Quando meno te lo aspetti

di Eveine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Sull'espresso per Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Grandi Novità ***



Capitolo 1
*** 1. Sull'espresso per Hogwarts ***


Capitolo 1
Sull’espresso per Hogwarts
 
 
 
 
 
 
 
Era arrivato. Il momento che tanto aspettava e temeva l’aveva travolta come una valanga, iniziare l’ultimo anno di scuola significava molte cose, significava crescere, maturare, avvicinarsi all’età adulta, affrontare l’ignoto. Keylee era una ragazza che già possedeva queste qualità, era stata costretta a diventare adulta prima del tempo ed era per questo motivo che, per lei, il traguardo dell’ultimo anno rappresentava solo la fine di una tortura e, forse, l’inizio di qualcosa di migliore.
La stazione di King’s Cross era immersa nella nebbia, i treni arrivavano e partivano mentre una leggera pioggerellina li investiva, ogni mattina quel luogo era attraversato da migliaia di persone e quel 1 settembre non faceva eccezione. Una strana famiglia cercava di farsi spazio tra i viaggiatori che si accalcavano sulla banchina tra i binari 9 e 10, i Malfoy, come al solito, era tra i primi ad arrivare e mischiarsi tra i babbani, a loro piaceva la puntualità. All’apparenza potevano sembrare una normale famiglia, il capostipite aveva i capelli biondi tirati all’indietro e indossava un pesante cappotto nero che gli arrivava alle ginocchia, la moglie teneva i lunghi capelli castani sciolti e anch’ella aveva un cappotto elegante ma verde smeraldo, per non tradire la sua vecchia Casa di appartenenza. Il figlio minore era la copia sputata del padre, viso allungato con lineamenti spigolosi, capelli quasi color platino portati esattamente come quelli del genitore per mostrare che voleva assomigliargli in ogni aspetto, gli occhi erano grigi e non tradivano mai le sue emozioni. E quella era la perfetta famigliola che si avvicinava furtivamente alla barriera che divideva il mondo babbano da quello magico, una madre amorevole che non faceva altro che sistemare il colletto della giacca del figlio e un padre premuroso che lo aiutava a trasportare il carrello con sopra il baule per la scuola tenendogli un braccio sulle spalle. Purtroppo, però, c’era qualcosa che stonava, che inficiava la parola “perfezione”, infatti, poco più dietro, c’era anche la loro figlia maggiore che aveva disonorato il cognome più di una volta.
La ragazza esteriormente sembrava una Malfoy, il colore degli occhi e dei capelli erano i marchi di fabbrica che si tramandavano da anni, ma lei, a differenza dei suoi famigliari, non era interessata all’ordine e alla precisione, bastava vedere i suoi capelli spettinati che le arrivavano solo al collo e alla lunga frangia che teneva dietro l’orecchio destro. Gli occhi erano spiccicati a quelli del fratello ma, al contrario di quelli del ragazzo, erano pieni di vita, rispecchiavano esattamente ogni suo stato d’animo tanto che, spesso, l’avevano anche cacciata nei guai, insomma non potevano certo essere descritti come inespressivi.
Keylee, questo era il nome della maggiore dei figli di Draco Malfoy, osservò i suoi genitori e il fratello oltrepassare insieme la barriera, nessuno si era voltato per sincerarsi se lei li avesse raggiunti o meno, per quanto interessava loro poteva anche finire sotto un treno. Fece un profondo respiro e si allacciò il giacchetto rosso, era solo il 1 settembre ma l’aria era fredda e quella leggera pioggia non aiutava la temperatura a rimanere mite, strinse forte le mani sul carrello e presa la rincorsa chiudendo gli occhi. In un attimo si ritrovò in una stazione completamente diversa ma la sua solitudine era esattamente la stessa, le persone non correvano da una parte all’altra senza neanche parlarsi ma si fermavano per salutarsi, per raccontarsi delle vacanze appena trascorse e le paure per il nuovo anno scolastico, i versi dei vari animali riempivano l’aria tanto da coprire, addirittura, il vociare dei maghi.
Il treno, una vecchia locomotiva a vapore, era già in funzione, il fumo che usciva dai fumaroli si mescolava con la nebbia rendendola ancora più densa, poco lontano da lei Keylee vide i suoi genitori che, nel frattempo, erano rimasti soli con il carrello di suo fratello Scorpius che era andato a salutare gli innumerevoli amici che non vedeva dal giugno scorso. Li osservò mentre si scambiavano poche parole, fieri di avere un figlio così bello e popolare, per un attimo ebbe l’impulso di salire senza salutarli con l’intento di non tornare a casa a giugno, sparire per sempre e crearsi, finalmente, una vita lontano da loro ma, soprattutto, fuori dall’ombra di suo fratello. Inaspettatamente ci ripensò, contro ogni sua aspettativa si ritrovò ad avvicinarsi a loro, dopotutto erano i suoi genitori, l’avevano messa al mondo donandole la vita, le permettevano di frequentare Hogwarts senza farle mancare nulla di materiale, le facevano vivere una vita agiata anche se completamente priva di affetti.
-Mamma, papà, io vado. Ci rivediamo a Natale!- così dicendo li baciò leggermente sulla guancia, prima il padre e poi la madre, uno dei pochi insegnamenti che aveva ricevuto a Malfoy Manor era l’educazione e non mancava mai di mostrarla di fronte a quei due ghiaccioli che si facevano chiamare genitori.
Le parole di commiato che si scambiarono potevano contarsi sulle dita di una mano, con il cuore pesante si allontanò da loro e decise di salire sul primo vagone del treno che, di solito, era frequentato da studenti dei primi anni e non dai suoi compagni di corso. Salire le scale e trascinarsi dietro il baule era stata un’impresa decisamente complicata, era una ragazza forte e indipendente ma aveva anche i suoi limiti ma mai avrebbe chiesto aiuto a qualcuno. Una volta all’interno si fermò per riprendere fiato e anche per rilassare i muscoli delle braccia, in quello spazio chiudo l’aria era calda e stantia, l’arredamento era vecchio quasi quanto Hogwarts, si ritrovò a domandarsi quanti studenti avevano calpestato il pavimento di quel corridoio o si erano seduti sui morbidi sedili. Il primo scompartimento era ancora completamente vuoto così vi entrò e si sedette sul logoro sedile vicino al finestrino nella direzione di viaggio, siccome la sua altezza poteva tranquillamente tradursi in bassezza decise che il suo baglio sarebbe rimasto in basso, posizionato in verticale nello spazio tra i sedili di destra e quelli di sinistra.
Finalmente poté rilassarsi guardando fuori attraverso il vetro, la banchina ormai era stracolma di persone, le undici si avvicinavano e i ritardatari si affrettavano a raggiungere il treno. Era strano stare lì seduta, quello sarebbe stato il suo ultimo 1 settembre, entro pochi minuti sarebbe stata ufficialmente una studentessa del settimo anno. Le sue emozioni erano contrastanti, era felice di dover affrontare solo un altro anno e potersi, poi, lasciare alle spalle un mondo che era convinta non le appartenesse, dove non si sentiva apprezzata. Dall’altra parte, però, era in ansia e preoccupata perché finire la scuola significava lasciare qualcosa che conosceva per avventurarsi verso l’ignoto, avrebbe dovuto abbandonare la sua comfort zone, da sola. Non aveva ancora deciso cosa fare del suo futuro ma di una cosa era certa: aveva addosso una paura tremenda che, di solito, non le apparteneva.
Coloro che erano rimasti fuori dal treno, a quel punto, erano solo le famiglie degli studenti visto che, quest’ultimi, erano tutti saliti, fu felice di constatare che il suo vagone era rimasto vuoto. Quella banchina era piena di genitori amorevoli  che salutavano con la mano i propri figli, tristi per doversi separare da loro per tre mesi, sua madre e suo padre, probabilmente, si stavano preoccupando dei sentimenti di uno solo dei loro figli mentre, per l’altra, ciò che provavano era solo indifferenza. Era difficile dover ammettere che, almeno per una volta, le sarebbe piaciuto sapere che quei saluti fossero destinati a lei, sognava che quelle persone fossero lì per lei, che fossero tristi di separarsi da lei. Quello che più desiderava, però, era sapere cosa si provava a ricevere un abbraccio paterno e materno, le sarebbe bastato riceverne uno fraterno ma niente, l’unica che nella sua famiglia le aveva mostrato un po’ di affetto era sua nonna paterna, Narcissa.
La nascita di Keylee era stata sin da subito un disonore, nella famiglia Malfoy il primogenito era sempre stato un maschio e, proprio per questo, non avevano bisogno di fare altri figli, gliene bastava uno. Dopo la Seconda Guerra Magica erano quasi scomparse le famiglie che davano importanza alla discendenza, i purosangue non esistevano quasi più ma, questo, non valeva per Draco e sua moglie Astoria. L’uomo si era sentito offeso ad essere stato il primo Malfoy ad aver generato una figlia femmina e ad essere stato costretto ad avere un secondogenito per poter permettere al cognome di proseguire nelle generazioni successive. Keylee si era ritrovata, sin dalla nascita, a dover pagare una colpa non sua, non era stato facile crescere con due genitori che la odiavano solo perché era femmina, per di più, con il passare degli anni, la situazione era andata peggiorando, infatti la bambina, crescendo, aveva dimostrato caratteristiche non proprio degne del suo cognome, non le piaceva la popolarità, amava rimanere in disparte, non desiderava occupare posti di prestigio, aveva sogni umili che contrastavano con i desideri di grandezza della sua famiglia. La goccia che fece traboccare il vaso arrivò durante lo smistamento a Hogwarts, la piccola ragazzina indifesa aveva provato anche a chiedere al Cappello Parlante di assegnarla a Serpeverde ma quello era stato irremovibile, secondo lui la sua Casa di appartenenza era quella di Grifondoro. Quel magico oggetto le aveva sussurrato all’orecchio che aveva dimostrato un così grande coraggio ad affrontare una famiglia come la sua che non poteva non indossare colori diversi dal rosso e oro, si era dimostrata una vera leonessa a tener testa a genitori e nonni pur di non cambiare se stessa.
-Malfoy!-
La voce dal tono basso e delicato ma allo stesso tempo affilata e sgradevole la riportò alla realtà, una realtà dove lei era sola ed essere una leonessa non l’aveva aiutata nella vita. La giovane si voltò verso il ragazzo che era appena entrato nel suo scompartimento sperando di aver sbagliato a riconoscere la voce, ma non appena lo vide meglio alzò gli occhi al cielo e tornò a guardare fuori dal finestrino sapendo di aver indovinato.
-Neanche un ciao, sei proprio maleducata!- continuò lui, sedendosi nel posto vicino alla porta visto che il baule impediva di sedersi negli altri.
-Non credevo fossi tipo da convenevoli.- cercò di scherzare lei senza neanche guardarlo.
-Invece ti sbagli, adoro essere salutato!-
Keylee si voltò di nuovo mostrandogli un viso con un’espressione perplessa.
-Non fare quella faccia che sembri quasi simpatica.- così dicendo James scoppiò a ridere.
-Grazie!- la parola fu accompagnata da un gesto non proprio gentile. –Oh, guarda, il treno è in movimento. Dovresti raggiungere i tuoi compagni.- continuò lei.
-Stavo andando da loro, infatti. Solo che passando qui davanti ho visto una nana che non è stata in grado di issare il suo baule sulla retina.- senza neanche aspettare risposta prese il baule di Keylee e lo mise nel posto dove sarebbe dovuto stare.
-Per la cronaca anche tu sei una mia compagna e, probabilmente, da giugno non ci vedremo più… per fortuna.-  uscì dalla porta senza darle modo di controbattere o ringraziarlo.
I due avevano un rapporto particolare, si conoscevano sin da bambini ma non c’era mai stato buon sangue tra di loro, ogni conversazione, anche la più innocua, terminava con un litigio, si stuzzicavano e offendevano a vicenda ma, alla fine, si aiutavano a vicenda. James era il tipico ragazzo cresciuto in una famiglia agiata con genitori e parenti famosi, si sentiva bello e importante e questo lo rendeva uno sbruffone. Con gli anni, la giovane, aveva scoperto che, in fondo, aveva un cuore generoso e un lato gentile, non a caso era venuto appositamente da lei per aiutarla con il baule, sarebbe potuto salire direttamente nei vagoni più avanti ma, probabilmente, l’aveva vista in difficoltà nel far salire la valigia sul treno e aveva deciso di intervenire. C’era qualcosa di surreale nel vederlo aiutare gli altri, soprattutto i bambini dei primi anni, era terribilmente premuroso verso i suoi fratelli e cugini minori, insomma era un tenerone nascosto dalla maschera della popolarità. Indubbiamente aveva un bell’aspetto, aveva ereditato l’altezza della famiglia Weasley, i capelli corvini e disordinati del padre e gli occhi grandi e marroni della madre. Era contenta di avere un piccolo alleato in quella grande scuola.
L’ingresso di alcuni ragazzini del secondo anno interruppero la linea dei suoi pensieri, li salutò e prese un libro dalla sua borsa e iniziò a leggere intervallando con lunghe osservazioni del panorama. Adorava la natura incontaminata.

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Capitolo 2
*** Grandi Novità ***


Capitolo 2
Grandi novità

Con il passare degli anni quasi nulla era mutato nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e questo si notava non appena gli studenti mettevano un piede fuori dal treno e si sparpagliavano lungo la banchina della stazione di Hogsmeade che riusciva ad ospitare comodamente tutti i ragazzi che si apprestavano ad iniziare un nuovo anno scolastico. Non erano trascorsi nemmeno due minuti dall’arrivo del treno che un vocione greve ma gentile sovrastò il vociare degli alunni.
-Primo anno! Primo anno da questa parte.- Hagrid, come ogni anno, richiamava a sé i ragazzini che avrebbero dovuto attraversare il Lago Nero sulle barche in sua compagnia.
Keylee affrettò il passo per poter essere una delle prime a salire al castello ed evitare, nuovamente, i suoi compagni. Uscì dalla stazione e si trovò di fronte una lunga fila di carrozze bianche che splendevano sotto i raggi della luna, si avvicinò lentamente al cavallo che trascinava la seconda e lo accarezzò delicatamente. La ragazza era una delle poche persone che riuscivano a vedere quegli animali neri e scheletrici e la cosa le piaceva, normalmente i maghi e le streghe si tenevano alla larga dai thestral visto che erano considerati come presagi di morte ma lei no, si sentiva speciale nel poterli osservare. Quegli occhi bianchi la ipnotizzavano, quelle perfette ali da pipistrello le associava alle ali della libertà, una libertà tanto agognata da diventare quasi impossibile da raggiungere. La giovane Malfoy aveva un legame speciale con i thestral, si sentiva esattamente come loro, invisibile alla maggior parte delle persone ed evitata dai  pochi che erano in grado di vederla, ed era per questo motivo che passava parecchi pomeriggi al limitare della Foresta Proibita in compagnia di quegli splenditi animali che, secondo lei, rappresentavano in pieno il modo di dire “l’abito non fa il monaco” visto che al primo impatto sembravano terrificanti ma avevano un’anima gentile.
Nel giro di poco la carrozza si riempì di ragazzini del terzo anno e, così, i thestral iniziarono ad avviarsi verso il castello ma impiegarono più del solito per attraversare il grande cancello sormontato dai soliti cinghiali alati. Lungo il tragitto Keylee si ritrovò ad osservare quei giovani studenti che avevano stampato sul viso un sorriso enorme, erano felici di andare a scuola e di aver ritrovato gli amici con cui avrebbero condiviso le avventure per i prossimi mesi. Quando aveva ricevuto la sua lettera ad undici anni sperava che tra quelle parole si nascondesse la sua libertà e la sua gioia, sperava che, finalmente, avrebbe avuto degli amici che non la temevano per i suoi genitori, sperava che frequentare Hogwarts la facesse diventare quella ragazza spigliata, socievole e allegra che non era. Erano passati sette anni dal suo primo 1° settembre ma nulla era cambiato, non era riuscita a realizzare i suoi sogni, era rimasta la solita Keylee, non era stata in grado di liberarsi dalle catene che la rendevano quasi schiava dei suoi genitori, quello che le era mancato era il coraggio di uscire dalla sua stanza e fare amicizie con i suoi coetanei, purtroppo era rimasta esattamente lei, chiusa in se stessa e isolata dal resto del mondo. Ogni anno che passava si allontanava sempre di più dall’essere quello che desiderava, aveva imparato ad accettare ciò che era, niente l’avrebbe fatta cambiare e, in fondo, le stava bene così.
 
Entrare nella Sala Grande era ogni volta una fantastica visione, il soffitto era così bello da lasciare con la bocca spalancata sia nelle belle giornate di sole sia in quelle tempestose e piene di nuvole. I tavoli erano ancora divisi per Case ma gli studenti rimanevano separati solo per il banchetto d’inizio e di fine anno, durante gli altri giorni i colori si mischiavano e ognuno si sedeva vicino ai propri amici anche se non appartenevano alla stessa Casa. Dopo la sconfitta di Lord Voldemort le divisioni all’interno di Hogwarts erano state praticamente annullate, l’unico astio che rimaneva si poteva trovare durante le partite di Quidditch dove ogni studente faceva un tifo sfegatato per la propria squadra. Certo, non tutti andavano d’accordo, le simpatie e le antipatie erano normali tra ragazzi adolescenti, ogni tanto si creavano piccoli screzi causati da divergenze ma per il resto regnava una bella armonia.
Il leggero brusio che si sentiva nella stanza si arrestò nel momento esatto in cui il professor Paciock aprì la porta ed entrò con uno sgabello nella mano sinistra, un cappello nella mano destra e una grande pergamena sotto il braccio. L’uomo si fermò tra il tavolo degli studenti e quello degli insegnanti, esattamente di fronte alla sedia della Preside, posò il vecchio cappello rattoppato sullo sgabello e attese. Il Cappello Parlante non si fece attendere e la toppa che aveva davanti iniziò a muoversi e una voce gioviale iniziò a cantare la consueta filastrocca pre-smistamento. Neville Paciock aspettò garbatamente che il Cappello finisse di parlare e poi srotolò la pergamena che risultò essere piuttosto lunga, si schiarì la voce anche se l’attenzione della sala era già rivolta verso di lui e parlò.
-Benvenuti, giovani studenti. Come ogni anno procederemo alla cerimonia dello Smistamento prima del buonissimo banchetto, vi chiamerò in ordine alfabetico e voi dovrete solo sedervi e indossare il Cappello Parlante, sarà lui, leggendo nella vostra mente, a scegliere la vostra Casa. State tranquilli, non è nessuna prova di bravura e coraggio, semplicemente una chiacchierata.- così dicendo soffermò il suo sguardo sulla lista.
Il primo nome che venne pronunciato era quello di Jerry Beatman, dalla fila uscì un bambino dai capelli scuri, era impaurito ma cercò di darsi un contegno mentre si sedeva sullo sgabello. Il Cappello impiegò qualche minuto per assegnare Jerry ai Tassorosso, nel tavolo all’estrema sinistra ci fu uno scroscio di applausi, Simon Brent e Jordan Dremer furono, invece, i primi Serpeverde, a quel punto fu il tavolo all’estrema destra ad applaudire. La cerimonia durò una mezz’ora e lo stomaco della giovane Malfoy iniziava ad avere grossi problemi di contegno, le brontolava così forte che credeva che la Preside McGranitt lo sentisse.
Era servita un’altra lunga ora prima che lo smistamento terminasse e si potesse iniziare il banchetto che, come il solito, era ricco e abbondante, tutti si riempivano piatti e pance cercando di parlare il meno possibile, la bocca doveva essere impegnata per mangiare. Keylee era stanca, sazia e non vedeva l’ora di abbandonare quella confusione per rintanarsi nel suo letto a baldacchino su alla torre, mancava ancora il discorso della Preside ma, di solito, non durava molto a lungo, quello strazio sarebbe durato ancora per poco. Come da copione Minerva McGranitt si alzò e cercò di attirare l’attenzione di tutti gli studenti.
-Ora che tutti abbiamo le pance piene vorrei accodarmi al professor Paciock nel darvi un caloroso bentornato e benvenuto nella nostra scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Questo sarà un anno movimentato e carico di novità e sorprese, tanto per cominciare vi annuncio che avremmo un nuovo professore di Cura delle Creature Magiche visto che il professor Rubeus Hagrid ha deciso di lasciare l’insegnamento e rimanere solo il nostro guardiacaccia.- la professoressa McGranitt dovette fermarsi a causa del chiacchiericcio che si era alzato. I ragazzi erano rimasti di stucco, non si sarebbero mai aspettati il pensionamento di Hagrid così presto ed erano eccitati all’idea di avere un nuovo insegnante.
-Per sostituirlo.- proseguì la donna alzando la voce. –abbiamo pensato a un ragazzo giovane e volenteroso, visto che il corpo docente ha bisogno di un ringiovanimento. Il nuovo professore di Cura delle Creature Magiche è Teddy Lupin.- ci fu un grosso applauso mentre il ragazzo entrava e salutando gli studenti si sedette al fianco di Hagrid al tavolo degli insegnanti.
-Il professor Lupin ha passato tutta l’estate al fianco del professor Hagrid per poter studiare i programmi seguiti dal suo predecessore, mi auguro che ognuno di voi lo accolga nel modo più gentile possibile.-
La Preside McGranitt fece un profondo respiro, il prossimo sarebbe stato l’annuncio più importante della serata.
-I cambiamenti non sono finiti, però, visto che anche la cattedra di Erbologia avrà un nuovo insegnante.-questa volta i mormorii furono ancora più forti, tutti si domandavano che fine avrebbe fatto il professor Paciock.
-Ragazzi, silenzio! Non preoccupatevi, il vostro amato professore avrà un’onorificenza ancora più alta. Il signor Neville Paciock non sarà più professore ma sarà il nuovo Preside di Hogwarts.- si fermò qualche secondo per far assimilare ai ragazzi la notizia, poi riprese. –Ora facciamo un bell’applauso al nuovo Preside.-
Il neopromosso si alzò dal tavolo degli insegnanti e prese la parola, non era per niente nervoso, al contrario era sicuro di sé.
-Buonasera, ragazzi! Sono così onorato di questo nuovo incarico che non sono riuscito a trovare le parole giuste per scrivere un discorso. La cosa più importante da dire è che ringrazio immensamente la Preside McGranitt, è grazie a lei che sono migliorato negli anni, ha fatto parte del mio percorso da bambino che aveva paura di essere un magono a professore e poi preside di questa meravigliosa scuola. La lettera è arrivata circa due mesi fa e la notizia ha reso felice me e la mia famiglia, non avevo mai immaginato che sarei arrivato ad occupare questa carica, spero di essere in grado di portare avanti questo incarico nel migliore dei modi, spero di poter avvicinarmi il più possibile al lavoro dei miei predecessori.- si fermò per guardare il volto sei suoi studenti, pensava di trovare espressioni preoccupate, invece, quello che vide erano solo sorrisi di gioia e incoraggiamento.
-Non ho molti anni di lavoro sulle spalle e, proprio per questo, la professoressa McGranitt rimarrà ad affiancarmi ancora per un anno per insegnarmi tutti i segreti per tenervi testa. –
Lo scroscio di applausi invase nuovamente la Sala Grande, erano anni che non avvenivano così tanti cambiamenti in un anno scolastico.
-Il primo annuncio che vi faccio da nuovo preside è quello di presentarvi il mio sostituto alla cattedra di Erbologia.- proseguì. –Anche lui, come Teddy Lupin, è un ragazzo giovane a cui ho insegnato non molti anni fa, vi presento il professor Marcus Jett.-

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