Never
surrender
I
don't wanna feel like this tomorrow I
don't wanna live like this today Make
me feel better I
wanna feel better Stay
with me here now And
never surrender
(Never
surrender – Skillet)
Martedì 7 aprile 1931
Percival stava finendo di
vestirsi.
Quella mattina avrebbe avuto
lezione con la sua classe solo alle undici, ma preferiva arrivare
prima per preparare l'aula, sfogliare le schede deggli allievi del
corso di duello, e decidere se farli esercitare o andare avanti ed
insegnare loro nuovi incantesimi.
Credeva che sarebbe arrivato
in oraro come al solito, almeno finché Credence non fece
irruzione nella stanza da letto facendo sbattere la porta.
Non appena Percival si girò
a guardarlo vide che c'era qualcosa che non andava.
Era una sensazione di
freddo, come gli era capitata solo poche volte nella vita, qualcosa
di più profondo dell'istinto che gridava dentro di lui.
Non ebbe il tempo di
chiedere "che è successo?" che Credence aveva
sbattuto sul comodino il giornale.
-Stava per fuggire- disse
solo.
In una frazione di secondo
Percival sentì tutti i pezzetti del puzzle rimettersi insieme
da soli: Credence era pallido e sconvolto, e l'unica conoscenza in
comune che loro due avevano a cui si potesse adattare il termine
"fuggire" era Grindelwald, per cui...
Percival ebbe la spiacevole
sensazione di stare per svenire. Il mondo all'improvviso era
distante, i suoni ovattati... stava respirando oppure no?
Si appoggiò al bordo
del mobile da toletta e tentò di concentrare la sua attenzione
sul primo oggetto a portata di vista: il pomello del cassetto del
comodino; era così che gli avevano insegnato a fare quando
sentiva avvicinarsi un attacco di panico, quando era ancora in
ospedale perché quel bastardo schifoso figlio di...
-Non è fuggito, non è
vero?- chiese inciampando nelle parole.
Credence scosse la testa.
-No, questa volta no. Ma
santo cielo, quelli che volevano liberarlo sono arrivati dentro
la prigione! Non sono arrivati a lui solo perché era nella
torre più alta, ma... ma le guardie! Hanno dato dura battaglia
alle guardie. Sono arrivati a tanto così, dal liberarlo. Hanno
dichiarato di aver sentito la sua voce. Sul giornale assicurano che
non è affatto difficile sentirlo anche da lontano a causa di
fenomeni di acustica, ma... secondo me è una fottuta bugia.
Gli sono arrivati vicino, Percival!-
Era chiaro perché
Credence avesse un aspetto tanto scarmigliato: mentre parlava non
aveva fatto altro che muoversi per la stanza, stropicciando
alternativamente i suoi capelli o il colletto della camicia.
Percival si sentì
stupido a prestare attenzione a certi dettagli, soprattutto quando si
accorse che lui stesso era rimasto con la cravatta che non riusciva
ad allacciare che gli penzolava ai lati del collo.
-Credence, va tutto bene.
Non è fuggito. È ancora in prigione-
-Ma ci riproveranno-
-Non tanto presto, stai
tranquillo. Adesso forse il governo tedesco lo trasferirà in
segreto, oppure prenderanno ancora più precazioni per isolare
la prigione. Non riproveranno tanto presto-
Percival sapeva che stava
parlando per esperienza e non stava mentendo, però sapeva
anche che stava tentando di rassicurarsi.
Credence prese un respiro
profondo e finalmente si fermò.
-Sì, ha senso quello
che dici tu. Ma prima o poi abbasseranno di nuovo la guardia, oppure
i suoi seguaci assalteranno la prigione e le guardie non riusciranno
a fermarli. E poi lui sarà di nuovo libero-
Percival non sapeva cosa
rispondere. Avrebbe voluto chiamare in causa decine di ragioni
logiche, ma la verità era che tutto poteva accadere, ed il
pensiero di Grindelwald quasi libero lo aveva scosso più
di quanto volesse ammettere.
Alla fine disse l'unica cosa
di cui era assolutamente certo.
-Anche io ho paura,
Credence-
Era la verità.
Non aveva senso mentire a sé
stesso e mostrasi forte sicuro di sé se non lo era, e mentire
a Credence equivaleva ad insultarlo.
Il suo compagno lo guardò
un po' prima di parlare.
Percival poteva capire che
Credence fosse sorpreso dalla sua ammissione, ma era meglio essere
sincero.
-Davvero hai paura?-
-Sì. Non ho pausa di
qualcosa di concreto, ma il ricordo di cosa mi ha fatto mi fa ancora
paura. Non credo che riuscirò mai a superarlo completamente-
Vide Credence stringere i
pugni ed aggrottare il viso in un'espressione che Percival non aveva
ancora visto in lui.
-Grindelwald ha fatto del
male a così tante persone-
Il tono sordo, basso, così
freddo, sembrava solo il preludio di qualcosa che Percival cominciava
a temere.
-Lo so, Credence-
-E allora perché non
lo uccidono?!-
Ecco, era quello che
Percival temeva.
Credence era sbottato con un
astio che mai nessuno aveva visto in lui.
Ed una volta che era venuto
fuori non c'era modo di fermarlo, proprio come una volta era accaduto
con l'obscurus dentro di lui.
Percival non potè
fare altro che stare ad ascoltarlo.
-Gli Stati Uniti hanno la
pena di morte, in Inghilterra hanno i Dissennatori, ed in Germania
gli Auror hanno molta più libertà di utilizzare gli
anatemi mortali. Perché Grindelwald è ancora vivo?-
-Credence, mi dispiace. So
che non potrai mai perdonare quello che ti ha fatto-
Credence feca un gesto con
la mano come per scacciare qualcosa dall'aria.
-Non è per quello.
Non è rancore verso di lui, Percival, è che non capisco
perché maghi che hanno commesso crimini minori sono stati
condannati a morte o al bacio dei dissennatori e lui no. Io sono
stato condannato a morte, ricordi?-
-Credence, io...-
-Hanno mandato te a
prendermi quando io non ero più una minaccia per nessuno, te
lo ricordi? Quello che voglio sapere è perché, quando
io ero inconsapevole delle mie azioni sono stato condannato senza
nemmeno un processo, e perché invece lui che sa perfettamente
quello che fa viene lasciato in vita, libero di fuggire di nuovo e
libero di fare del male ad altre persone-
Percival non aveva mai
sentito Credence alzare la voce in quel modo, mai aveva visto il suo
viso prendere colore per la rabbia ed i suoi occhi bruciare di una
fiamma distruttiva.
Quando Credence si fermò
e rimase a guardarlo negli occhi Percival seppe che doveva scegliere
bene cosa dire, perché in effetti quello che diceva il ragazzo
era giusto; ciò che Credence non sapeva era che in certe
circostanze essere nel giusto contava molto poco.
-Credence. Io lo so perché-
-E allora spiegamelo-
-Perché ucciderlo
farebbe di lui un martire-
-Un martire? Che vuoi dire?-
-Riflettici. Lui è
freddo, cinico e calcolatore fino in fondo, ma la maggior parte dei
suoi seguaci sono degli invasati fanatici. Sono incontrollabili, e
gli attentati del mese scorso lo dimostrano. Il fatto che siano stati
disposti a tentare un attacco suicida per liberarlo lo dimostra-
Credence scrollò le
spalle.
-Sarebbe un motivo in più
per ucciderlo, così non potrebbe più guidarli-
In quel momento Percival
odiò Grindelwald molto più di quanto lo odiasse già
per averlo sequestrato e torturato.
Quelle erano cose con cui
avrebbe fatto i conti, cicatrici che forse con il tempo sarebbero
sbiadite.
Ma Percival non poteva
tollerare che a causa di Grindelwald Credence fosse così
arrabbiato da parlare a sangue freddo di uccidere.
In quel modo Grindelwald
stava facendo del male all'uomo che lui amava e senza che Percival
potesse fare nulla per evitarlo.
Se Grindelwald avesse
avvelenato Credence, Percival non lo avrebbe mai perdonato.
Tentò di spiegare la
ragione dietro quel modo di agire, sperando che Credence
comprendesse.
-Smetterebbe di dare loro
ordini diretti, ma i suoi ideali non morirebbero con lui. Se venisse
giustiziato diventerebbe un martire per la causa, capisci? Uccidere
Grindelwald vorrebbe dire scatenare una rabbia repressa da secoli.
Sarebbe più pericoloso da morto che da vivo, perché
tenerlo a marcire in prigione vuol dire ricordare ogni giorno la sua
sconfitta, ed aver evitato la sua evasione vuol dire dimostrare di
essere capaci di tenerlo sotto controllo. Dovrebbe fare perdere
fiducia ai suoi seguaci-
Era né più né
meno che la verità. Percival sperava con tutto il cuore che
Credence la comprendesse e l'accettasse.
-Ma se riuscisse a fuggire?-
insistette ancora.
-È un rischio che si
deve correre, almeno finché non saranno state individuate e
fermate a loro volta le persone a lui più vicine. In questo
modo il suo "esercito" sarà allo sbando-
Credence scosse la testa. La
tensione che lo aveva tenuto rigido fino a quel momento si allentò
un po', per lasciare spazio ad una specie di stanca rassegnazione.
-Capisco il ragionamento, ma
preferirei lo stesso che fosse morto-
Era ancora il veleno della
rabbia che parlava per lui, e Percival decise di lasciarlo sfogare.
In realtà le parole
di Credence avevano riacceso anche la sua indignazione, riportandolo
ai tempi in cui per lui la giustizia era un ideale assoluto che
troppe volte aveva visto scendere a compromessi.
-Sì, anche io
preferirei così- ammise alla fine Percival -Fosse dipeso da me
avrei organizzato un incidente. Una passaporta malfunzionante, una
smaterializzazione mal riuscita... possono succedere tante cose, e
vorrei che una fosse capitata a lui-
-Allora anche tu lo odi?-
Percival dovette respirare a
fondo.
Senza accorgersene aveva
iniziato a tremare, ed i sentimenti che provava erano gli stessi di
quando era appena stato liberato dalla prigionia.
Paura, rabbia, una
disperazione che era solo un abbisso nero a cui più si
dibatteva per sfuggire e più si avvicinava.
-Sì, io lo odio. Odio
tutto quello che ha fatto, non solo a me. Sarei un ipocrita se non
ammettessi che vorrei vederlo impiccato. Ma so che esistono più
motivi per tenerlo in vita che per ucciderlo, ed allora, nonostante i
suoi crimini ed i miei sentimenti personali, che resti in prigione-
Credence gli scoccò
un'occhiata strana, che Percival non riuscì a decifrare perché
lui abbassò subito gli occhi.
Tanto per fare qualcosa,
riprese a tentare di fare il nodo alla cravatta.
Dopo un paio di minuti e di
tentativi falliti sentì di nuovo la voce di Credence alle sue
spalle.
-Ed allora... allora io? So
che a me toccerebbe la pena di morte se rientrassi negli Stati Uniti.
Perché voler punire me a tutti i costi?-
Percival non si era
aspettato una domanda del genere, e stava già abbastanza male
anche senza dover fare i conti anche con quello.
Scosse la testa.
-Credence, lascia perdere-
-No! Devo saperlo- Credence
fece un passo verso di lui -Per favore, Percival-
Sapeva che doveva dirgli la
verità. Ne andava della fiducia che c'era tra loro e del
rispetto che lui aveva per Credence.
Se anche la verità
fosse stata brutta, Percival gliela doveva.
-Perché tu eri
nessuno- non si fermò nemmeno quando Credence lo guardò
come se lui lo avesse schiaffeggiato -Nessuno avrebbe mai protestato
per la tua morte, o almeno nessuno di importante. La parola di
un'Auror destituita dalle sue manzioni e di un britannico colpevole
di aver turbato l'ordine pubblico non avrebbero avuto un gran peso-
Credence si fece pallido,
gli occhi pieni di un dolore che non sarebbe riuscito ad esprimere.
La mano stretta a pugno
tremava ma Percival non se la sentì di raggiungerlo per dargli
un conforto.
La verità era che
aver rievocato quella storia lo aveva fatto sentire sporco, perché
sapeva perfettamente che, se quel giorno ci fosse stato lui nella
metropolitana di New York dove si stava scatenando il primo
obscuriale documentato degli Stati Uniti, sarebbe stato in prima fila
a fare fuoco.
Il pensiero lo fece stare
male.
Si sarebbe sentito un
ipocrita se avesse tentato di confortare Credence, e se il ragazzo
avesse voluto evitarlo Percival lo avrebbe compreso.
Gli si sarebbe spezzato il
cuore ma lo avrebbe compeso.
Ancora una volta odiò
Grindelwald perchè rischiava di portargli via Credence e la
vita che avevano costruito insieme.
-Allora è così
che funziona- disse Credence con voce sorda.
Non era una domanda, era
solo un'amara constatazione che Percival non avrebbe potuto
controbattere in nessun modo.
-Sì. È così-
-Ma non è giusto-
-No-
-E allora perché
esiste la giustizia, se non è giusta?-
Percival sospirò.
C'erano cose che lui avrebbe voluto dimenticare, dinamiche da cui si
sarebbe voluto allontanare, ma forse non poteva proprio perché
la sua vera natura era quella.
-Credence, la giustizia è
un'ideale, e come tutti gli ideali è irragiungibile. Le leggi
sono create dagli uomini per avvicinarsi il più possibile
all'ideale, ma... ma come puoi vedere, non sempre ci riescono. Forse
arriverà un giorno in cui gli uomini impareranno a vivere
senza ammazzarsi a vicenda anche senza il deterrente delle pene, ma
fino ad allora possiamo solo arrangiarci e tentare di fare del nostro
meglio-
-Ed il vostro meglio è
accanirvi su chi non può difendersi?-
Quello lo ferì a
fondo. Troppo a fondo.
Se la stessa accusa fosse
venuta da un'altra persona Percival non ci avrebbe nemmeno fatto
caso, ma da Credence era insopportabile.
Lui era forte, ma non poteva
sopportare una cosa del genere.
-Oh, no, per favore, non
metterla in questi termini!- lo implorò.
-Sono gli unici che mi
vengano in mente. E lo sai anche tu che è così-
Dovette abbassare lo sguardo
perché non riusciva più a sostenere la rabbia ed il
dolore negli occhi di Credence.
-Lo so. E vorrei cambiare le
cose. E non posso. Posso solo limitare i danni-
Tornò a guardarlo.
Aveva paura di trovare
rifiuto nei suoi occhi, ma l'incertezza era peggiore.
Credence si mordeva le
labbra come faceva sempre quando era molto nervoso, e gli sembrò
che avesse gli occhi lucidi.
Il bisogno di stringerlo tra
le braccia per rassicurarlo era insopportabile, eppure Percival
doveva resistere; era una scelta che spettava solo a Credence.
-Dimmi solo una cosa,
Percival: se non fossi stato mandato tu, quattro anni fa, un altro
Auror avrebbe mentito pur di riportarmi negli Stati Uniti?-
Era una domanda terribile a
cui rispondere. La verità non la sapeva nemmeno lui.
-Non lo so. Dipende da chi
fosse stato incaricato. Non so darti una risposta e credo che anche
se potessi non ti servirebbe a nulla-
-Davvero non lo sai?-
-No, non lo so. All'interno
del MACUSA ho conosciuto gli uomini migliori ed i peggiori. Quindi
non lo so-
-Allora sono stato fortunato
che abbiano mandato te-
Percival si concesse di
provare una stilla di sollievo.
Forse era una cosa egoista,
ma sapere che Credence non dubitava di lui gli aveva un po' allentato
la morsa attorno al cuore.
Non si sentì di
rispondere nulla ma lasciò tempo a Credence di assimilare
tutto ciò di cui avevano appena discusso.
Avrebbe voluto solo
attraversare la stanza, stringerlo tra le braccia e giurare sulla sua
vita che avrebbe fatto l'impossibile pur di proteggerlo, ma non era
il momento giusto.
Aspettò paziente,
guardandolo ma senza forzarlo a stabilire un contatto.
Credence era una persona
emotiva, nessuno lo sapeva meglio di Percival, ma da quando lo aveva
conosciuto non lo aveva mai visto davvero arrabbiato.
Solo una volta, quando si
erano appena conosciuti e Percival era stato meschino e si era
meritato tutto il suo disprezzo.
Rivedere Credence in quel
modo lo faceva stare male.
Era a testa bassa, che si
mordeva le labbra, e stringeva con la destra il gomito sinistro,
mentre con la sinistra stritolava qualcosa di invisibile.
Dopo un tempo che gli sembrò
interminabile, finalmente Credence si rivolse di nuovo a lui.
-Scusa. Questa storia mi ha
sconvolto- ammise, e Percival non poteva certo biasimarlo.
-Sì, è
comprensibile. Sei ancora arrabbiato?-
-Non lo so. Credo di sì-
-Ne hai tutto il diritto-
-Davvero?-
-Certo. Non devi chiedere il
permesso a me né a nessun altro-
Credence scosse la testa,
poi fu lui ad attraversare la stanza per cercarlo.
Gli passò le braccia
attorno al torace per stringere forte e nascondere il viso
nell'incavo del suo collo.
Finalmente! Percival non
aveva aspettato altro.
Lo strinse anche lui come
avrebbe voluto fare fin dall'inizio, lasciando che i battiti dei loro
cuori si cercassero per dire tutto ciòche per loro era troppo
difficile.
C'era paura, certo, ma più
forte era la determinazione ad affrontare le cose insieme.
Percival non gli promise che
sarebbe andato tutto bene; sarebbe stato come prenderlo in giro.
Gli promise però che
sarebbe stato sempre al suo fianco, come avevano giurato quando si
erano sposati.
Tenendolo tra le braccia non
sapeva come espimersi. Per Credence avrebbe combattuto più di
come aveva fatto fino ad allora.
Perché Credence era
la cosa migliore che fosse capitata nella sua vita e meritava di
essere protetto da tutto.
Rimasero a stringersi per
paura e per amore, per non perdersi e semplicemente perché in
quel momento avevano bisogno di sentire la vicinanza uno dell'altro.
-E adesso come faremo?-
chiese Credence senza staccarsi da lui -Adesso che sappiamo che
potrebbe scappare di nuovo, come faremo a non vivere nella paura che,
quando ci ritroviamo la sera, uno di noi due possa essere un
impostore?-
Una fitta attraversò
Percival dritto al cuore, perché no, sapeva che non avrebbe
sopportato che Credence lo guardasse con la domanda "Sei davvero
tu?" che leggiava nell'aria tra loro.
Perché anche quello?
Non aveva già sopportato abbastanza dalla vita?
Doveva pensare ad una
soluzione, ed alla svelta.
-Percival?-
Una soluzione c'era.
Allontanò il compagno
da sé per guardarlo negli occhi.
-Esiste un incantesimo,
Credence. Ci porterà via un po' di tempo, ma con quello saremo
al sicuro-
-Allora dobbiamo farlo!
Dobbiamo, Percival!-
-Sono d'accordo. Oggi
prenderemo una giornata libera, va bene? Ne varrà la pena,
perché francamente so che se uscissimo dalla porta di casa,
quando torneremmo niente sarebbe più come prima-
-Sì, è così
che mi sento anche io-
-Allora dobbiamo farlo.
Dimmi cosa devo fare-
-L'incantesimo non è
complesso, ma è molto potente perché è uno di
quelli che richiedono sangue-
-Va bene-
Percival non si era
aspettato niente di meno. Sapeva che Credence era coraggioso, e
qualche goccia di sangue non lo avrebbe certo fermato.
-Andiamo-
***
Si tenevano per mano in
cucina, mentre il calderone sul bracere bolliva a fuoco bassissimo.
Dall'interno proveniva un
tintinnio metallico che avrebbe potuto essere allegro se non ne
avessero conosciuto la vera causa.
Sulla mano sinistra di
Credence, stretta nella destra di Graves, si notava il segno lasciato
dall'anello adesso che se lo era tolto.
Percival continuava a
passare il pollice sul segno che anche lui aveva all'anulare
sinistro.
Era stato strano togliersi
la fede, e solo in quel momento aveva realizzato quanto fosse
familiare la sua presenza e quanto gli mancasse averla indosso.
-Con questo saremo al
sicuro, non è vero?-
-È la soluzione
migliore che ho trovato. Sì, questa è una prova
impossibile da falsificare-
Credence annuì, ma
ancora non lasciò la sua mano.
Sul polpastrello dell'indice
la pelle appena guarita con l'essenza di dittamo era molto sensibile,
ed ogni tanto lo faceva trasalire se gli capitava di urtare.
Gli unici rumori tornarono
ad essere lo scoppiettio del fuoco, il tintinnio metallico dentro il
calderone, ed i loro respiri nella stanza.
-Come hai imparato questo
incantesimo?- gli chiese Credence, forse solo per ammazzare il tempo.
-Quando sono entrato nei
reparti speciali. La paura delle spie era molto alta dopo la guerra
civile, ed allora tutte le matricole auror avevano questo incantesimo
sulla medaglietta di riconoscimento-
-Tu ce l'avevi? Ed allora
come ha fatto Grindelwald a prenderla?-
-Non l'ha presa. Una volta
fuori dai corpi speciali e nella mia posizione non avevo bisogno di
controlli così severi. Ma forse sarebbe stato meglio aver
mantenuto quella prassi, dato come sono andate le cose-
Percival sentì
Credence stringerlo appena più forte.
Sapeva che cercava di
rassicurarlo, ed allora strinse anche lui.
Non voleva perderlo. Non
l'avrebbe perso, giurò a sé stesso.
-Però è
efficace-
-Sì, la tipica
soluzione pragmatica americana: veritaserum, una pozione urticante,
il suo antidoto ed il sangue dell'interessato-
-Ed un oggetto personale che
possa assorbire la pozione, in modo che non possa essere indossato da
nessun altro che il proprietario a meno di non voler incorrere in una
fattura urticante- completò Credence -Ingegnoso, davvero. I
miei complimenti agli auror americani che l'hanno inventata-
Percival rise piano.
-Lo sai che hai appena fatto
i complimenti a tuo suocero?-
Credence sussultò e
si girò verso di lui.
-Davvero? L'ha inventata tuo
padre?-
-Eh, sì. Proprio lui:
Robert Graves-
Per la prima volta Perival
provò un po' di nostalgia per il genitore.
Le tipiche cose non dette
tra padre e figlio.
Scosse la testa.
-Sarebbe fiero dell'uso che
ne stiamo facendo. È lui che mi ha insegnato a sapermi
difendere in ogni circostanza. Senza di lui sarei finito molto peggio
e molto prima di Grindelwald-
-Allora dovrei ringraziarlo
anche io, se tu sei qui con me adesso-
Dal calderone proveniva un
ticchettio più rapido adesso, segno che la pozione era quasi
completamente penetrata negli anelli.
Una volta completato
l'incantesimo nessuno avrebbe potuto indossarli a parte loro due, ed
aggiungere il sangue di entrambi era stata un'idea di Credence per
poterli eventualmente scambiare e poter fare un'altra prova.
-E se il governo avesse
insabbiato la sua fuga per non diffondere il panico?-
Chiese Credence.
Percival dovette pensarci.
Adesso che la prima ondata di emotività era passata riusciva
di nuovo a riflettere a mente lucida.
-No, non sarebbe stato
possibile insabbiare: Grindelwald o uno dei suoi avrebbero fatto
sapere che lui ce l'aveva fatta ad evadere. Magari sarebbe sparito
per molto tempo come ha fatto dopo- esitò, con un accenno di
paura che rischiava di trapelare dalla sua voce -dopo la prima volta,
ma stai certo che l'avrebbe fatto sapere-
Credence annuì
convinto.
-Va bene. L'importante è
che, se mai dovesse riuscirci, non potrebbe più ingannarci-
-No. Non potrebbe più-
Per la prima volta Percival
si sentì sicuro di quello che diceva.
Nel calderone il tintinnio
era cessato, segno che non era rimasto più liquido in cui gli
anelli potessero muoversi.
Percival si sporse oltre il
bordo per controllare e Credence fece lo stesso.
Il ragazzo stava per
allungare la mano per prenderli, ma Percival lo bloccò dal
polso.
-No, non puoi. Hai idea di
quanto possano bruciare adesso? E non posso raffreddarli con nessun
incantesimo o potrebbe interferire con quello principale. Dobbiamo
avere ancora un po' di pazienza, enfant terrible-
-D'accordo, non li toccherò.
Però potrebbero volerci delle ore, lo sai, non è vero?-
-Certo che lo so. Ma ormai
abbiamo la giornata libera, dico bene?-
-Eh, sì... ormai
siamo liberi... ehi, ci prendiamo una vacanza?-
Percival lo guardò
senza capire.
-Una vacanza?-
-Sì. Improvvisiamo ed
andiamo in qualche posto. Insieme, tanto per non perderci di vista ma
senza stare qui a contare i minuti-
La proposta era fatta con il
giusto equilibrio di entusiasmo e buonsenso, e Percival pensò
immediatamente che sarebbe stata un'ottima idea uscire a prendere
aria.
-Hai ragione, stare fuori ci
farà bene. Dove andiamo?-
Credence sorrise e riprese
le mani tra le sue.
-Sorprendimi- gli disse
solo.
Non si rendeva conto di
quanto il suo gesto fosse stato importante: aveva lasciato a Percival
la decisione, e dunque si fidava di lui.
Per Percival la fiducia di
Credence contava più di tutto il resto del mondo.
Ora sapeva dove voleva
portarlo.
-Vestiti pesante, perché
dove andiamo farà freddo-
Credence annuì senza
domandare nulla, e poco dopo entrambi, con sciarpa e cappotti
pesanti, si erano smaterializzati.
Al loro ritorno gli anelli
non sarebbero stati più incandescenti ed avrebbero potuto
indossarli di nuovo, e per il momento ognuno dei due non aveva
nessuna intenzione di separarsi dall'altro.
_________________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Ecco: era QUESTO
il capitolo che volevo scrivere davvero!
Qualcosa che mi riportasse
ai tempi ed alle atmosfere del Percival Graves di "Iniquity"
ma con Credence al suo fianco stavolta.
E con Grindelwald presente
anche se non sulla scena.
Robert Graves esiste
davvero: è uno scrittore.
Grazie a chi segue la storia
con tanta pazienza.
Lady Samhain
|