Legame

di MeliaMalia
(/viewuser.php?uid=4956)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** agfxhs ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** Quarto. ***
Capitolo 5: *** 5 - Quinto. ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** Undici ***
Capitolo 12: *** Episodio Speciale - Coco Ren ***
Capitolo 13: *** Dodici. ***
Capitolo 14: *** F ***
Capitolo 15: *** Quattordici ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo ***
Capitolo 18: *** 16 ***
Capitolo 19: *** Ultimo. ***
Capitolo 20: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Iniziò con un rimescolio alle viscere, come un senso di vertigine. Quasi stesse cadendo nel vuoto.
Kylo Ren conosceva bene quella sensazione. Mesi e mesi di precedenti lo avevano addestrato a riconoscerla senza esitazione alcuna. Piantò saldamente i piedi a terra, rizzando la schiena in modo del tutto istintivo, come un guerriero pronto all’imminente battaglia.
Che non sarebbe stata fisica, ma dialettica. Come sempre.
Il suo stomaco si contrasse con uno spasmo quasi doloroso.
Quello era l’ultimo segnale. Di lì a pochi istanti sarebbe apparsa.
Il loro collegamento non era morto con Snoke. Affatto. Dapprima avevano pensato che la cosa sarebbe andata scemando con il tempo. Poi, passati sei mesi, si erano ritrovati costretti ad ammettere che, molto probabilmente, quel maledetto legame sarebbe potuto durare in eterno.
Dannazione.
Un conto è non avere nemmeno trenta primavere sulle spalle e dover già affrontare una sanguinosa guerra per il futuro della propria galassia, un altro è ritrovarsi la persona al comando della fazione opposta alla propria davanti al naso nei momenti meno opportuni.
Percepì la Forza tendere una corda tra le loro menti, un ponte di emozioni e pensieri.
Talvolta lei appariva davanti a lui, o alle sue spalle. In certe occasioni, al suo fianco. Così vicina da causargli una misteriosa contrazione al muscolo cardiaco. Poteva vederlo chiaramente ma non distingueva l’ambiente o le persone che lo circondavano. Stessa regola valeva per lui: ecco perché non era ancora riuscito a sfruttare quella connessione per ottenere da lei l’esatta posizione della Resistenza.
Fortunatamente lo aveva interrotto durante l’allenamento giornaliero. Il che implicava due vantaggi: primo, non sarebbe stato costretto ad allontanarsi rapidamente dall’ambiente per evitare che qualche sottoposto lo vedesse dialogare con gli spettri come un matto e, secondo, che lo avrebbe visto mezzo nudo. Cosa che la infastidiva alquanto e quando lei era infastidita lui non era esattamente felice ma, insomma, guadagnava uno stato d’animo meno malmostoso del solito.
“Così hai riaperto le comunicazioni?” mormorò, senza neppure attendere che la fanciulla apparisse. Piegò le labbra in una smorfia, il volto seminascosto dai capelli che l’addestramento aveva reso umidicci e disordinati. “Cos’hai fatto per interrompere il legame, Rey? Ti sei chiusa alla forza? Per tre mesi?”
Centodieci giorni, per essere precisi. Ma contarli sarebbe risultato patetico.
Il loro canale preferenziale, ad un certo punto, si era semplicemente spento. Come un sole morente. Qualcuno aveva pigiato un interruttore ed esso era divenuto un buco nero, interrompendo i loro incontri.
Nel contempo, la percezione dell’esistenza di lei – vaga, eterea, come quella che lo informava del fatto che sua madre fosse ancora viva – era scomparsa nel nulla.
Proprio come Luke Skywalker, quando, anni prima, aveva scelto l’esilio. Kylo Ren aveva dedotto da quelle informazioni che la scelta della sua nemica numero uno fosse stata preferire una chiusura totale alla Forza piuttosto che sopportare un solo altro dei loro convegni intimi.
Peggio per lei, si era detto. Chiudersi alla Forza l’avrebbe resa meno abile e pericolosa il giorno in cui si fossero incontrati per la resa dei conti. La sciocca aveva appena scelto d’indebolirsi da sola.
E lo sciocco aveva preso a contare i giorni.
Vide la figura di lei materializzarsi. Ma non in piedi, non al suo fianco. La sua sagoma apparve distesa a terra, in posizione fetale. La cosa gli strappò un mezzo sorriso divertito, chiedendosi in quale situazione imbarazzante la Forza l’avesse interrotta.
Una volta gli era spuntata davanti al naso mentre stava beato sul cesso, per cui aveva diritto a una degna vendetta.
Il sorriso gli morì sulle labbra quasi subito, non appena altri dettagli fecero la loro comparsa, dandogli un quadro d’insieme più chiaro. Il Cavaliere di Ren impallidì, socchiudendo la bocca in un’espressione di sgomento.
Rey non era sdraiata a terra, ma bensì riversa al suolo, il corpo ferito in più punti, la tunica lacerata e sozza di sangue. Il volto era pesto, i capelli un groviglio appiccicato alla pelle sudaticcia. Qualcuno o qualcosa doveva essere riuscito nell’impresa di ridurla in fin di vita.
“Dove sei?” disse lui, con un’urgenza nella voce che non gli riuscì di controllare.
Rey non gli badò; alzò il braccio destro e spalancò la mano, forse facendo appello alla Forza. Sembrava intenta a richiamare qualcosa che doveva essere davanti a lei.
Emise un rantolo per quello sforzo e sputò sangue, riabbassando subito l’arto. Inspirò a fatica, poggiando il capo contro il pavimento – terreno, doveva essere terreno, poiché la sporcò di fango – e solo a quel punto cercò il suo sguardo con il proprio.
Kylo Ren era impietrito. Qualcosa dentro di lui bramava il bisogno di accosciarsi ed esaminare le condizioni della donna. Qualcos’altro, invece, voleva soltanto estrarre la spada laser e finire il lavoro, tacitare lei e la sua voce, che ormai identificava con il richiamo della Luce.
“Ti sei riaperta alla Forza perché sei in pericolo” comprese, cercando di mantenere la lucidità attraverso una fredda analisi della situazione.
“Sì” esalò Rey.
Centodieci giorni senza sentirla parlare. Non era pronto a subire questo per l’eternità. Non ancora, almeno.
“Dimmi dove ti trovi” la incitò nuovamente.
Rey lo fissò con tutto il disprezzo di cui era capace. Assunse un’espressione determinata e tornò a sollevare il braccio, richiamando un oggetto davanti a sé. Forse la spada laser?
Il suo corpo venne travolto, sollevato e gettato a terra da qualcosa che lui non vide. La sentì urlare per il dolore, un suono che scese fin nei crepacci più profondi del suo animo oscuro e lì si depositò sotto forma di un incubo nuovo di zecca.
Il collegamento s’interruppe e lui rimase a fissare il pavimento di freddo metallo, teso come una corda di violino. Sudava freddo.

SEI MESI PRIMA

“Quindi il legame non è morto con Snoke”
Rey avrebbe voluto pronunciare due battute. Una avrebbe ruotato attorno al concetto che la cosa era lapalissiana, visto che il Malvagio era perito da ben una settimana e, nonostante ciò, il fantasma di Kylo Ren stava dritto davanti a lei, fiero e dannato come il cattivo di una qualche fiaba per bambini. Quindi sì, caro, il legame è vivo e vegeto e tu mi sei di nuovo tra i piedi, grazie.
La seconda, invece, avrebbe riguardato la più che fondata ipotesi che il suo nemico numero uno soffrisse di una forma di allergia ai vestiti, o, quantomeno, di una dermatite che lo costringeva a rimanere nudo più dovuto. Non si spiegava, altrimenti, perché lui fosse riuscito a farsi beccare privo di veli anche quella volta.
Se non altro, aveva un telo avvolto attorno ai fianchi, che magnanimo celava faccende di cui Rey aveva sentito solo parlare e che non aveva certo voglia di scoprire dal corpo nudo di lui. Il suo nemico doveva essere appena uscito dalla doccia, come indicavano i capelli ancora umidi o le gocce d’acqua che gli scivolavano lungo il corpo statuario, giocando con le forme dei suoi muscoli e delle sue cicatrici come danzatrici provocanti.
Alla fine, la giovane decise di non giocare sull’umorismo. Avrebbe potuto fargli pensare che non fosse arrabbiata, o che tra loro vi fosse ancora un possibile spiraglio comunicativo. Invece non era così. Kylo Ren era, ormai, un bambino perduto. Aveva tentato di trovarlo, salvarlo e portarlo in salvo. Aveva voltato le spalle al suo Maestro per tendergli una mano e probabilmente Luke aveva perso la vita anche a causa della sua scelta scellerata.
Non gli avrebbe permesso d’incasinarle la testa di nuovo.
Era rimasta in silenzio. La cosa lo aveva corrucciato, ma solo per un istante.
“Se vuoi fingere che non accada” sussurrò lui, con voce bassa ma decisa. “Mi trovi perfettamente d’accordo. Non siamo costretti a parlare.”
“Non lo siamo” concordò la ragazza. Si trovava nella piccola, spoglia e disastrata cabina che le avevano assegnato. Vi era una mappa del pianeta dove la Resistenza aveva trovato momentaneo asilo, ma lui non la stava considerando. Evidentemente, poteva vedere solo lei. Perfetto. Questo non rendeva il loro legame un pericolo per gli altri. “Aspettiamo che svanisca come le altre volte.”
Attesero.
Rey sedette sul proprio giaciglio – basso e pieno di spiacevoli bozzi – e lui dovette accomodarsi a sua volta da qualche parte, forse una sedia o, chissà, magari proprio il suo letto. Immaginò fosse una branda assai più confortevole della propria. La vita di Kylo era sempre stata più comoda della sua: figlio di genitori che non avevano mai smesso di amarlo, cresciuto senza la paura di dover procacciarsi il cibo giorno dopo giorno, padrone del proprio destino al punto da poter compiere scelte infelici e pericolose.
Dopo il fallito tentativo di riportarlo all’ovile, l’inconscio di Rey aveva iniziato a lavorare a una strategia emotiva difensiva, ridipingendo quel ragazzo tormentato come un moccioso viziato e isterico. Sapeva di stare peccando di superficialità e forse anche di ottusità ma, al momento, quella visione di lui le era necessario per odiarlo con tenacia. Perché quando dimenticava di farlo, in lei rifioriva il germe della speranza, il bisogno di cercarlo e di guidarlo verso la luce. Cosa che l’avrebbe inevitabilmente portata alla morte e, cosa ancora peggiore, forse alla rovina della Resistenza stessa. Per difendere coloro che aveva attorno e la sua vita, Rey si era resa conto di non potersi permettere altre debolezze. Doveva odiare Kylo Ren con tutto il suo cuore e la sua anima.
Come farebbe un vero Sith, giusto?
Scacciò quel pensiero – no, era un dubbio, e anche uno bello grosso – continuando a fissare il vuoto innanzi a sé, tentando di non badare alla sagoma scura di lui. Avrebbe anche potuto vestirsi, dannazione a lui. Leia si era mai preoccupata d’insegnare un po’ di senso del pudore al figlio?
“Suo figlio è morto”
Quelle parole risuonarono tra loro, pronunciate da lui con una rudezza che la spiazzò. Rey alzò il viso, incontrando gli occhi scuri del suo nemico, neri e disperati come l’abisso che doveva albergare dentro di lui.
“Non leggere i miei pensieri” lo redarguì, secca.
“E tu non sbattermeli in faccia” fu la pronta replica. Ma, con una certa stizza, egli si alzò e le diede le spalle, cercando qualcosa in quello che Rey intuì fosse il ripiano di un armadio a muro. Lo vide afferrare della stoffa nera e distolse lo sguardo appena in tempo per evitare che lui facesse cadere a terra il telo che gli avvolgeva i fianchi davanti al suo naso.
Udì rumore di stoffe e osò guardarlo solo dopo diversi minuti. Aveva indossato la sua solita divisa nera, che cadeva sgraziata e ingiustamente informe su quel fisico scolpito da anni di doloroso addestramento e tremende battaglie.
Rivederlo le rammentò la loro sfida su Starkiller. Nella foresta, tra gli alberi e la neve. In quel contesto, lui era apparso come il mostro d’un racconto per l’infanzia, un principe nero portatore di morte, dolore e distruzione. Lo aveva affrontato in preda al terrore, al panico più profondo. Odiandolo, desiderando distruggerlo, farlo a pezzi per ciò che aveva fatto a Han e a Finn.
Eppure non era riuscito a sconfiggerlo con l’odio. C’era riuscita solo grazie alla Forza.
La stessa Forza che ora li stava connettendo.
“Mi hai sconfitto perché ero ferito.”
“Smettila di leggere i miei pensieri.”
“Allora impara a custodirli.”
“So già farlo.”
“Ti ho dimostrato che non è così.” La umiliò ancora, desideroso di farla sentire inferiore. Probabilmente ricordare la sconfitta subita gli aveva aperto un bello squarcio nell’orgoglio. “Ti mancano disciplina e addestramento. Finirai col permettermi di leggere la vostra posizione.”
“Ti ho sconfitto perché avevi appena ucciso tuo padre e questo ti dilaniava.”
Quella risposta andò a fondo e lo fece per bene. Lo vide aprire e chiudere le mani, quasi pronto a colpirla. Se fossero stati corporei e tangibili, avrebbe forse pagato con il sangue la sua affermazione. Ma la Forza era beffarda e li costringeva a quei confronti dove solo le parole potevano colpire e lei si era appena aggiudicata un buon punteggio per quel round. Che finì proprio in quel momento, poiché la sua sagoma piena di furia scomparve nel nulla, lasciandola sola e piena d’adrenalina.
Rey ricadde all’indietro, sdraiandosi sul materasso vecchio e rovinato. Alzò lo sguardo, fissando la luce giallognola che veniva irrorata in quella stanza da un sistema d’illuminazioni che certamente doveva avere più anni di lei e si morse il labbro inferiore, in pieno conflitto.
Luke le aveva insegnato poche cose, durante il suo breve addestramento. Lei lo aveva interrotto perché le era preso un delirio da crocerossina ed era corsa a salvare un imbecille. Il quale aveva tentato di farla sedere al suo fianco su un trono composto delle ossa e del sangue dei suoi amici. Per colpa della sua esitazione Luke e molti appartenenti alla Resistenza avevano perso la vita. Per colpa della sua debolezza Kylo Ren era ancora vivo e costituiva il pericolo maggiore, una nube scura che aleggiava sulle vite di coloro che lei amava.
Distruggerlo era l’unica via percorribile, arrivati a quel punto della storia. Per quanto fosse piacevole alla vista senza vestiti addosso. Per quanto la sua voce fosse un suono amabile, forse perché ormai familiare, o forse, chi lo sa, forse perché era davvero bella.
Per quanto, al sentire nominare il padre, i suoi occhi avessero assunto un’espressione smarrita e ferita. Per quanto avesse desiderato rassicurarlo e dirgli che vi era ancora una redenzione possibile, insieme a lei, al suo fianco.
Doveva distruggerlo. E forse morire nell’impresa. Questo avrebbe tacitato la tempesta nel suo cuore.


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** agfxhs ***


CAPITOLO SECONDO

Trascorsero nove ore dal loro ultimo contatto, quello che si era interrotto con urla lancinanti di Rey e il suo corpo scaraventato chissà dove da chissà cosa. Kylo Ren passò quel lasso di tempo nella rabbia più cieca e sorda. Non sapeva neppure lui per quale motivo il non conoscere la sorte della donna lo facesse infuriare tanto e ciò, paradossalmente, aumentava a dismisura la sua collera.
Gli venne difficile occuparsi delle sue incombenze quotidiane – prima di ammazzarlo, non si era del tutto reso conto di quante decisioni Snoke dovesse prendere ogni giorno. Il suo era un ruolo complicato – e fu evitato con grande attenzione da quasi tutti i suoi sottoposti, tranne ovviamente Hux, perché Hux stava alla selezione naturale come Rey stava all’elasticità morale.
“Leader Supremo” gli andò incontro il rosso in divisa, quando lo vide sopraggiungere sul ponte di comando. Il principe di Alderaan gli rivolse uno sguardo che avrebbe indotto anche il meno saggio degli uomini a fermarsi, zittirsi e fingersi morto, ma quello non vi badò minimamente e proseguì: “Abbiamo ricevuto una segnalazione sulla posizione della Resistenza.”
Kylo Ren rimandò il seducente desiderio di aprirlo in due con la propria spada laser e gli concesse tutta la propria attenzione. “Come sapete che la fonte è attendibile?”
“Proviene da un uomo di fiducia, signore. Se mi permette, io …”
Lo stomaco del giovane Leader Supremo si contrasse all’improvviso, ed egli ebbe la sensazione di stare precipitando pur con tutt’edue i piedi ben saldi a terra. Stava succedendo. Proprio in quel momento.
“Proceda come ritiene più giusto e porti con sé tutti gli uomini che ritiene necessari” tagliò corto. Le sue viscere ebbero un secondo spasmo, più forte. “Ci aggiorneremo a breve.”
“Signore…?” esalò Hux, mentre il suo superiore gli dava le spalle e usciva dalla sala comandi in un’unica mossa, fluida e imperiale ma non per questo poco frettolosa. L’uomo cercò incerto lo sguardo di un addetto alle comunicazioni seduto poco distante, il quale corrugò le sopracciglia e fece spallucce.
Il cavaliere di Ren fece appena in tempo a gettarsi in un corridoio secondario, al riparo da sguardi indiscreti. Poi, accadde. Il ponte tra loro divenne solido, tangibile e reale. Rey apparve davanti ai suoi occhi.
Stava seduta – o meglio, rannicchiata – a terra, la schiena appoggiata a una parete. Le gambe raccolte al petto, la spada laser spenta stretta in una presa spasmodica. Il capo piegato di lato e… gli occhi scuri che fissavano il vuoto.
Lui dimenticò di respirare. Era morta? Poi, con un moto di sollievo per il quale non trovò spiegazioni razionali, si rese conto del movimento ritmico del suo petto e delle sue spalle. No, era viva. Non in ottima forma, ma sopravvissuta.
Sembrò rendersi conto della sua presenza a fatica. Mosse il capo, senza però riuscire ad orientare lo sguardo nella sua direzione.
“Ben?” sussurrò, la voce ridotta a un suono flebile, debole.
“Non chiamarmi così” la riprese, più per abitudine che per altro. “Dove sei?” le pose la stessa, identica domanda del loro precedente incontro, cui lei rispose scuotendo il capo e mordendosi il labbro inferiore, come impaurita. Ma da cosa?
Comprese che non riusciva a vederlo, per motivi che gli erano ignoti, dato che lui poteva distinguere con terrificante chiarezza ogni ferita che le deformava il corpo: uno squarcio aperto sul bicipite sinistro, diversi tagli sulle gambe e parecchie ecchimosi sul volto. Per non parlare di quello che la sua posizione celava. Tremava impercettibilmente ed era pallida.
Si accasciò al suo fianco e Rey sembrò rendersi conto della sua presenza da quel movimento. Girò il viso nella sua direzione, senza guardarlo davvero, ma fissando qualcosa oltre la sua spalla.
“Dove sei?” ripeté egli, vincendo ogni esitazione e alzando una mano. Si chiese se la Forza gli avrebbe concesso di toccarla, magari di tirarla via da quella situazione pericolosa, come un pescatore che ritira la lenza e trascina a sé la propria preda.
Sfiorò la mano destra di lei, ritrovando la sensazione della sua pelle, giovane e liscia. E bollente. Ecco perché tremava in quel modo. Era preda della febbre.
“Sei con la Resistenza?” insistette, ritraendo le dita, quasi il suo calore fosse stato in grado di ustionarlo. “Smetti di proteggerli. Dove ti trovi?”
“Sono sola” biascicò la giovane, socchiudendo le palpebre per la sofferenza e aggrappandosi maggiormente all’elsa della sua spada laser.
“E allora dimmi dove ti trovi.”
“No.” Esitò, prima di proseguire. “Questa… è una trappola. Qui c’è solo… morte. Se ti dicessi dove sono, tu verresti a cercarm…”
Le spalancò la mente con una furia e un’energia che non sapeva neppure di possedere. Prima di quell’occasione, aveva frugato tra i suoi pensieri con tanta irruenza solo due volte: cercando la mappa che conduceva a Luke Skywalker e, successivamente, tentando di costringerla a rivelargli la posizione dell’ultimo maestro Jedi. Ma mai era affondato così rapido e così deciso. L’aprì senza ritegno, dividendola in due come un frutto maturo. Le fece male.
Sordo all’urlo di protesta della donna, trovò e afferrò ciò che stava cercando; uscì rapido, lasciandola agonizzante e debilitata. Memorizzò le coordinate spaziali appena ottenute e la fissò con determinazione. Doveva averle procurato una bella cefalea, ma stabilì che quello era l’ultimo dei suoi problemi.
“Dimmi chi è il nemico” le ordinò. Nonostante la furia e il bisogno impellente di raggiungerla, qualcosa del suo vecchio addestramento lo frenò e lo costrinse a cercare cosa lo attendesse. Sarebbe stato stupido gettarsi in una battaglia alla cieca.
“Non venire.” Fu il bisbiglio con il quale lei scomparve dalla sua vista.

SEI MESI PRIMA

Quella cosa del non considerarsi vicendevolmente sembrava funzionare assai più di quanto avessero pensato.
Rey impugnò saldamente l’elsa della propria spada laser e si concentrò. La Resistenza aveva trovato asilo presso un pianetino poco abitato, un vecchio insediamento abbandonato da secoli. Campi dimenticati si estendevano a perdita d’occhio davanti a lei, dove le piantagioni crescevano ancora, seppur inselvatichite e prive di controllo. Steli dritti e verdi, che si piegavano flessuosi al vento e la superavano in altezza di un metro buono. Erano radi e, tra di essi, le era possibile intravedere l’alta sagoma scura del suo nemico numero uno.
Le dava le spalle e sembrava intento ad esaminare dei documenti. Era straniante osservarlo muoversi, poiché gli schermi olografici apparivano e sparivano man mano che lui li toccava. Rey ipotizzò che fosse loro concesso dalla Forza vedere soltanto gli oggetti a diretto contatto con il corpo dell’altro. Quel fenomeno era davvero bizzarro, oltre che fastidioso.
Continuò ad allenarsi, menando fendenti con tutta la precisione di cui era capace. Ogni tanto Kylo Ren pronunciava dei monosillabi e lanciava dei cenni a qualcuno davanti a lui, stando bene attento che i propri discorsi non significassero nulla alle orecchie di lei.
Si ignoravano a vicenda e la cosa funzionava.
Fino a che lui, ad un certo punto – e con una certa stizza – non sbottò: “Allinea quei piedi, sembri uno K’naary!” e lo disse con tanta energia che era evidente per quanti minuti avesse covato dentro di sé quell’osservazione.
Nella sala del trono del nuovo Leader Supremo, il povero Hux abbassò lo sguardo e si fissò le scarpe, cercando di capire cosa ci fosse di così sbagliato nella propria postura da farlo somigliare a uno K’naary. Smarrito, rialzò gli occhi sul tizio fuori di melone che aveva preso il comando del loro esercito e costui lo liquidò con un gesto secco, invitandolo ad uscire e a lasciarlo solo. Si affrettò ad obbedire, preferendo mettere quanta più distanza possibile tra sé e Kylo Ren in uno dei suoi momenti di poca lucidità mentale.
Rey era rimasta impietrita. Si fissò le gambe, incerta. Poi, sistemò il piede destro, in modo che fosse in linea con il sinistro. Tentò di affondare la spada in quella posizione, ma le non riuscì al meglio. Si sentiva in equilibrio precario.
Kylo Ren si girò a fissarla. Gli occhiacci neri erano più cupi del solito e la mano guantata reggeva l’elsa della spada. L’accese e l’impugnò con sicumera, alzandola e mostrandole un movimento fluido, perfetto.
La sua eleganza la colpì. Era un gesto ben diverso dalle mosse furiose e omicide che aveva usato contro di lei durante il loro primo scontro su Starkiller. Le parve di stare osservando un ballerino.
“Luke Skywalker non ti ha insegnato niente?” sbottò lui quando si fermò, irato. “Mi ha costretto a ripetere questo movimento un giorno intero, una volta.”
“Mi ha insegnato a pescare” replicò Rey, con voce torva. L’osservò ripetere il gesto ancora una volta e infine lo imitò, riuscendo a compiere una mossa fluente, rapida e letale.
Il suo nemico annuì una volta soltanto, secco. Poi, tornò a darle le spalle, riprendendo ad esaminare qualcosa davanti a lui. La giovane lo fissò, incerta.
“Secondo te perché?” disse infine, dopo un lungo silenzio assorto.
Ottenne la sua attenzione. Tornò a girarsi nella sua direzione e il lungo manto nero accompagnò il movimento del suo corpo come un’ombra. “Perché cosa?”
“Perché proprio noi due?”
Non le rispose. Ma il modo in cui abbassò il volto e l’espressione riflessiva che assunse le diedero da pensare. Probabilmente quel dubbio gli rodeva la mente già da parecchio tempo. E non gli era mai riuscito di risolverlo.
“Forse perché…” proseguì Rey, incerta. “Ci siamo solo noi?”
“Non dire sciocchezze. Esistono decine di creature sensibili alla Forza, nella galassia. Non le percepisci?” la rimbeccò il principe di Alderaan, come sempre pronto a darle torto. “E non ero certo l’unico Jedi addestrato da Skywalker.”
“Già. Peccato che tu abbia provveduto a ucciderli tutti.”
“Si svegliarono e credettero di dover difendere il Maestro da un discepolo impazzito. O la loro vita o la mia.” Kylo scrollò le spalle, forse infastidito da quel ricordo. “In ogni caso, nessuno di loro ha mai avuto un legame con me. Soltanto tu. Sei diversa e non so il perché.”
Scomparve in quel momento, privandola del diritto di replica senza volerlo realmente fare. Rey rimase sola nel mezzo della vegetazione che ondeggiava tutt’attorno a lei, con le ultime parole del ragazzo che le riecheggiavano nella mente.
Spense la spada laser e osservò la luce della lama sparire nel nulla, proprio come aveva appena fatto il cavaliere di Ren. Sei diversa e non so il perché. Qualcosa in quel discorso le suonava storto, sbagliato. Era più di una sensazione, era qualcosa nel profondo della sua anima che le indicava l’errore presente nella frase con la pazienza di una maestra.
Forse il segreto del loro legame era qualcosa di completamente diverso.
E forse c’era una persona, su quel pianeta, che avrebbe potuto aiutarla a scoprire cosa fosse. Pregò che Leia Organa fosse disposta ad affrontare gli spettri del suo passato e a narrarle qualcosa dell’infanzia di Ben Solo.
Non la trovò facilmente. Dovette cercarla dapprima nella sala comando che i pochi membri della Resistenza avevano imbastito in una delle aree più grandi. Passò nei dintorni dei suoi alloggi, che il Generale aveva scelto il più vicino possibile ad un grande fiume che scorreva silenzioso. C’era pace, in quel mondo, una pace che sembrava impossibile per loro, profughi di una guerra ancora in corso. Talvolta, Rey si chiedeva dove fossero finiti gli abitanti, che cosa li avesse allontanati da campi così floridi e acque così limpide. Per una giovane trovatella cresciuta su Jakku, quel posto era qualcosa di simile al paradiso.
Individuò il soggetto delle sue ricerche seduta in disparte, in una delle ultime aree comuni che esaminò. La principessa Leia stava leggendo dei rapporti su un piccolo schermo portatile, concentrata e attenta. Nel vederla, la giovane jedi non poté non paragonare i suoi modi di fare con quelli del figlio; riconobbe il modo in cui le dita si piegavano sull’oggetto che teneva, il lieve aggrottare delle sopracciglia quando qualcosa richiedeva massimo interesse e anche la smorfietta che piegava l’angolo destro della bocca. Non c’era dubbio che il capo del loro esercito nemico fosse il sangue del sangue di quella donna e Rey non osava neppure immaginare quanta sofferenza albergasse nel cuore della sua condottiera, costretta a piangere un compagno e un fratello uccisi dallo stesso figlio.
Kylo Ren era solo un’ombra portatrice di dolore e morte. Che andava fermata.
E ci sarebbe riuscita solo spezzando il loro dannato legame.
Sedette al suo fianco e raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo. Poi le pose una lunga serie di domande, che furono capaci di inumidire gli occhi del coraggioso comandante della Resistenza.

“Non lo cercammo. Arrivò.” Leia sorrise con imbarazzo nel dirlo, schernendosi il volto con una mano. “Tra me e Han il rapporto era… molto elastico. Ci appartenevamo senza la necessità d’essere sempre presenti l’uno per l’altra. Lui partiva e tornava, partiva e tornava… e per me andava bene così. Il patimento di vederlo salire sul Millenium veniva compensato dalla gioia nel saperlo di ritorno. Un giorno, lui scese a terra e mi trovò al quinto mese di gravidanza. Oh, di che colore diventò!” rise piano, scuotendo il capo.
Rey ascoltava in silenzio, la schiena dritta e le mani intrecciate tra loro. Con sua grande sorpresa, la principessa Organa aveva accettato di rispondere al suo interrogatorio senza chiedere spiegazione alcuna, quasi sapesse – o percepisse – che le informazioni richieste dalla giovane Jedi non erano un capriccio ma una necessità vitale.
“Sai, ero intimamente convinta che sarebbe scappato dall’altra parte della galassia, lontano da quel cambiamento. Secondo me ha esitato parecchio su questa decisione. Ma infine è rimasto. Due sciocchi giovani le cui vite vennero travolte dall’uragano Ben.”
Non essendo la massima esperta nell’argomento famiglia, Rey rimase in silenzio. Ma, in cuor suo, sentì che quella non era la corretta scelta di parole per descrivere l’arrivo di un bambino.
“Io non ero pronta” confessò Leia, d’un fiato. “Avevo affrontato la guerra, il pericolo e la morte stessa, ma per quello… non mi sentivo pronta. Ricordo che, in gravidanza, guardavo il mio ventre crescere e, con esso, la mia paura. Sapevo che non sarei mai, mai stata in grado d’essere un buon genitore. E Han sembrava condividere il mio terrore. Ben si ritrovò in mano a due genitori spaventati, seppur pieni di buone intenzioni.
“Non era un bambino facile. Ci sono cuccioli umani dei quali si può dire che siano angelici, docili e silenziosi. Ben, no. Oh, no.” Fece spallucce, come scusandosi di quell’opinione. “Lui era… energico. E piangeva. Quanto piangeva! Passavo le ore cercando di capire se avesse fame, sete, fosse sporco o che altro. C’erano volte” ammise, gli occhi lucidi al ricordo. “Che singhiozzavo con lui. Perché non avevo la più pallida idea di cosa gli servisse. Sentivo di non capirlo e mi ritenevo una madre incapace. Sai cosa lo calmava? Chewie. Bastava che Chewbecca lo prendesse in braccio. Smetteva di piangere come per magia. Chissà cosa mai ci vedeva, in lui. Forse il pelo, il calore, chissà...? Arrivavo a pregare Han di lasciare a terra il suo copilota, con me. Durante il primo anno di vita di Ben, Chewie è stato il mio trucco per calmarlo. Mi bastava lasciarlo a lui e tutto funzionava a meraviglia.”
Rey ricordò il momento in cui Kylo aveva trafitto Han Solo e il colpo esploso da Chewbecca proprio contro di lui. Quanto era stato terribile, per il Wookie, dover far del male a un bambino di cui si era preso cura per così tanto tempo? Ecco perché non lo aveva ucciso, ma solo ferito.
“E mi sentivo ancora più incapace. Voglio dire, che razza… che razza di madre ha bisogno di un Wookie per allevare il proprio bambino?” Leia sospirò e si passò il dorso della mano sulle ciglia, con una mossa delicata e non del tutto ferma. “L’abbiamo cresciuto così, a tentativi ed errori. Sentendoci pessimi e avendo la percezione di non azzeccarne una. Avevo la continua sensazione che… chiunque fosse in grado di prendersi cura di lui, chiunque tranne noi. Chewie venne sostituito da una, due, tre tate diverse. Capisci, Han era sempre in giro e io avevo molte cose di cui occuparmi, non avevamo il tempo... E poi ritenevo che delle istitutrici fossero… insomma, fossero da considerarsi delle educatrici migliori di noi due. Ma lo amavamo, Rey, noi… io… lo amavamo con tutta la nostra anima. Non avremmo fatto così tante sciocchezze, se non fossimo stati accecati dall’affetto.”
“Lo so.” Era ancora una ragazza giovane e con poca esperienza di vita alle spalle, ma la jedi aveva già una mezza idea di quante idiozie potesse combinare un cervello distorto dal sentimento.
“Aveva un carattere molto forte, Ben. Nonostante l’educazione e le regole, spesso eccedeva nell’ira. Non c’erano punizioni che tenessero. Quando s’innervosiva, aveva questi… questi scatti di rabbia… Poi, quando tornava a mente lucida, quando si rendeva conto d’aver sbagliato, piangeva e correva ad abbracciarci. Ero confusa, le istitutrici non riuscivano a spiegarmi da cosa dipendesse questo comportamento. Han iniziò a parlare di somiglianze con Vader.” Tacque, dopo aver pronunciato quel nome a fatica. “Fu una battuta di un giorno, capisci? Qualcosa del tipo: è proprio uguale a suo nonno. Ci ridemmo su. Poi il tarlo che quello non fosse uno scherzo iniziò a roderci entrambi. E Ben cresceva, divenendo bello, forte e sano. La sua spiccata sensibilità per la forza esplose all’improvviso.”
Leia guardò lontano, oltre lei. Fissò il fiume e lo scorrere silenzioso delle sue acque, una striscia d’argento che spaccava in due i campi abbandonati, illuminata dai tre soli di quel sistema, due piccoli e freddi e uno più grande, più caloroso.
“Era potente nonostante la giovane età. Già peccava di autocontrollo prima… io… e poi c’erano i problemi con Han, insomma… non… non eravamo l’esempio di una famiglia felice. Ben soffriva nel vedere partire il padre. Spesso ci vedeva discutere. Sciocchezze, sia chiaro, ma… il modo in cui ci guardava… Ho creduto che avrebbe potuto essere più felice ovunque nella galassia, ovunque, a patto che fosse lontano da noi. Sapevo che Luke era andato a rifugiarsi da qualche parte e stava raccogliendo giovani promettenti, li stava addestrando. Ho pensato fosse la cosa migliore per Ben” sospirò e Rey percepì il suo dolore, quasi fosse stato un’entità tangibile che vibrava sopra di lei, uno sciacallo che le divorava l’anima e le curvava le spalle. “Oggi, con la saggezza degli anni, mi rendo conto che averlo mandato da Luke fu come lasciarlo con Chewie. Mi ritenevo incapace di gestire la situazione e l’ho affidato a qualcuno che credevo sarebbe stato più competente di me. L’ho perso allora, Rey. Non aveva bisogno di un maestro, ma di una mamma pronta a capirlo, pronta ad accettarlo. E io? L’ho abbandonato.”
“Le sue azioni future non sono state colpa vostra.”
“Ogni azione di un uomo è, direttamente o indirettamente, colpa di coloro che l’hanno generato. Questa è la dannazione d’essere genitori, Rey.” Leia sorrise amaramente. “E, paradossalmente, è anche la dannazione dell’essere figli.”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. ***


CAPITOLO TERZO
Mai gli era capitata una sensazione del genere. Le coordinate strappate a viva forza dalle mente della sua nemica lo avevano condotto a un piccolo mondo di un sistema solare minore.
Era un complesso planetario piuttosto semplice, composto da una stella non particolarmente calda e dai cinque satelliti che le orbitavano attorno. Il computer di bordo informò Kylo Ren di alcune curiosità scientifiche sulla zona, come il fatto che essa fosse straordinariamente antica – cosa non facile, in una galassia vecchia miliardi di anni – e che i cinque corpi celesti compissero moti di rotazione e rivoluzione decisamente più rapidi della media. Gli anni duravano mesi e le giornate poche ore, sulle superfici di quei pianeti.
Il giovane uomo catalogò tutti quei dettagli come melma inutile e tacitò la voce del computer. Era partito con la prima navetta disponibile e si era ritrovato ad affrontare un viaggio iperspaziale a bordo di un mezzo solitamente in uso alle squadre scientifiche. Era dotato di un dormitorio, laboratori vari e una plancia di comando alquanto spaziosa, dove adesso stazionava egli, in attesa di compiere l’atterraggio.
Avrebbe dovuto sedere ai comandi e occuparsene personalmente, ma la nuova sensazione che lo aveva colpito all’improvviso era riuscito a congelarlo al centro del ponte, ritto e sull’attenti come un predatore in stato d’allerta.
C’era qualcosa, su quel pianeta. Qualcosa che non aveva mai percepito prima. Era… era sfuggevole, indefinito, sfiorava i suoi sensi e sfumava via come uno spettro prima che lui potesse tentare d’identificarlo.
Sentì i capelli rizzarglisi alla base della nuca. Studiò la superficie di quel pianetino – roccioso e coperto per buona parte da acqua allo stato liquido – osservando i profili frastagliati dei continenti emersi e il verde che li copriva interamente. Nell’emisfero boreale era in atto quella che sembrava una grande tempesta. Ma lui non era diretto lì.
Si aggrappò alla Forza e la usò per scandagliare il pianeta. Percepì nuovamente quel qualcosa – un richiamo, una minaccia, un ricordo ancestrale – e infine, debole ma palpitante, la familiare sensazione della presenza di Rey.
Con due ampie falcate sedette al posto di comando. Riattivò la noiosa voce del computer, sopportando le sue spiegazioni circa il clima tropicale che lo attendeva una volta disceso dal mezzo, e preparò l’atterraggio.
Il familiare e fedele peso dell’elsa della sua spada gli premeva contro il fianco. Kylo Ren attraversò l’atmosfera azzurrina di quel mondo sconosciuto e cercò una radura il più vicina possibile al punto in cui era riuscito a identificare il soffio vitale della sua nemica. Cercò di posarsi a terra nel modo più dolce e silenzioso possibile, digrignando i denti al pensiero del terribile svantaggio tattico che gli era toccato: se qualcuno lo stava aspettando per fargli fare la fine di Rey, certamente ora sapeva del suo arrivo. Non è possibile atterrare su un pianeta senza farsi notare.
Spense i motori e alzò lo sguardo. L’erba era un mare tutt’attorno a lui, bassa e regolare, d’un bel verde brillante intervallato qua e là da fiori colorati e dalle forme vezzose. Tutt’attorno a quella radura vi erano alberi fitti e maestosi, alti decine di metri, il cui sottobosco appariva nero e umido. Una caverna composta da arbusti e rampicanti. Lei era là, da qualche parte, davanti a lui.
Si apprestò all’uscita del mezzo e aprì il portello, osservando quella silenziosa sfida che lo attendeva. Scandagliò i dintorni, cercando presenze a lui ostili, tentando di anticipare le mosse del misterioso nemico che aveva ridotto Rey in fin di vita. Nulla.
Rizzò la schiena e scostò il mantello nero, fiero e pronto a combattere chiunque gli si fosse parato davanti. Pronto a morire, se la situazione lo avesse reso necessario.
Discese dal mezzo a grandi passi. Attraversò la radura, pronto a tuffarsi in quella spelonca vegetale che lo attendeva e sembrava pronto a fagocitarlo nell’oscurità più totale. Rey era là davanti. La sentiva sempre con maggior chiarezza.
Un’esca messa lì per attirare mosche, pensò.
Nella semioscurità di quegli alberi, in un territorio a lui sconosciuto e forse ostile, probabilmente qualcuno lo attendeva. Quel qualcuno ne sarebbe uscito senza un arto. Giusto per cominciare. Poi avrebbe continuato ad infierire su di lui fino a saziare la sete che rabbia e desiderio di vendetta gli avevano acceso in gola, rendendola riarsa e desiderosa di sangue.
Accadde in quel momento.
Il terreno tremò. Come un terremoto in lontananza. Kylo Ren piantò bene i piedi a terra, posando una mano sull’elsa della propria spada e attese, cercando di capire da quale punto stesse arrivando il pericolo.
Il movimento della terra proseguì, facendosi sempre più intenso, sempre più destabilizzante; poi, con sua somma sorpresa, gli alberi davanti a lui vennero spostati.
Semplicemente questo: vennero spostati. Una mano invisibile li prese – radici e fronte – e schiacciò il terreno ove essi sorgevano, trascinandoli in due file bene ordinate. I rami e le foglie, decine di metri più in alto, aggrovigliati tra loro da centinaia d’anni di crescita incontrollata, si strapparono e caddero a terra in una pioggia rumorosa e caotica.
Il cavaliere di Ren socchiuse le labbra, sorpreso. Davanti a lui, ora, vi era un bel corridoio luminoso. Si srotolava davanti ai suoi occhi per diversi chilometri e Rey sembrava trovarsi proprio nella direzione in cui esso conduceva.
Vi fu un boato alle sue spalle. Si girò giusto in tempo per vedere spuntoni di roccia marrone e grigia esplodere dalla superficie del pianeta e infilzare la sua navetta in più punti. Accartocciarono la lamiera, spezzandola e bucandola. La trapassarono come se fosse stata fatta di neve fresca.
Poi, tutto si fermò. Il brusio del terreno in movimento divenne pian piano sempre più impalpabile, fino a sparire del tutto. Kylo Ren fissò il proprio mezzo di trasporto – ormai inutilizzabile – e la stradina che lo attendeva, silenziosa e illuminata da caldi raggi solari.
Inspirò una lunga boccata d’aria, che gli dilatò il petto e gli allargò le spalle. Poi, la mano sull’elsa della spada, s’incamminò.

CINQUE MESI PRIMA

La sensazione di vertigine fermò Rey. Tornava da una battuta di caccia piuttosto fruttuosa – se quello che aveva preso era commestibile; il numero di zampe e di occhi delle bestie in questione non la convincevano del tutto di ciò – e stava per attraversare il grande fiume che delimitava un lato del loro accampamento.
Ma sapeva bene cosa quelle contrazioni allo stomaco anticipassero e decise che non aveva intenzione di tornare dagli altri con la presenza di Kylo Ren al suo fianco. Aveva sempre paura di dire o fare qualcosa che potesse tradire la posizione della Resistenza. E, cosa non meno importante, aveva il cieco terrore di cosa gli altri avessero pensato di lei se avessero scoperto di quel loro maledetto legame. La faceva sentire sporca, inquinata.
Lui le aveva detto di non sapere perché quel fenomeno fosse nato proprio tra di loro. Aveva ammesso di non sapere cosa rendesse Rey diversa dagli altri.
Ma lei aveva capito, ormai. Il racconto di Leia le aveva spalancato un mondo, permettendole di comprendere meglio non solo la natura del cavaliere di Ren, ma anche quella del loro dannato legame. Il quale, secondo l’opinione della giovane, non era nato perché lei fosse diversa. Ma, piuttosto, perché era fin troppo simile a lui.
Quanto l’avrebbero disprezzata Finn, Rose e gli altri, sapendolo? Avrebbero ancora potuto fidarsi di lei? Di una creatura legata a doppio filo al mostro, allo spauracchio che li costringeva a vivere da esuli? Probabilmente l’avrebbero cacciata.
Sarebbe stata la scelta più giusta e logica.
La Resistenza era l’unica famiglia che l’avesse mai accolta. Erano l’unico ideale, l’unico futuro per lei. Cresciuta su Jakku con l’unico obiettivo di attendere qualcuno che non sarebbe mai tornato, aveva tornato negli ideali dei suoi compagni d’arme modo e motivo per andare avanti. Una nuova speranza.
Aveva creduto di poter essere come loro.
Ma la Forza le aveva ricordato che c’era qualcosa che non andava, in lei. Qualcosa che la legava al tizio vestito di nero che apparve a poca distanza dalla sua persona, sdraiato a mezz’aria.
La cosa le fece sgranare gli occhi nocciola, sorpresa. Kylo Ren stava steso su un fianco, una mano posata sotto il volto e l’altra che si aggrappava a qualcosa. Le palpebre erano abbassate e l’espressione appena corrucciata.
Dormiva.
Ovviamente lo faceva senza la maglietta.
Si era dimenticata di chiedere al generale Organa se il ragazzo soffrisse di qualche forma di allergia ai tessuti.
Quando cresci con la preoccupazione di raccogliere un tozzo di pane che ti faccia sopravvivere fino al giorno successivo dimentichi di elaborare cose poco utili per la tua sopravvivenza, del tipo che aspetto potrebbe avere un ragazzo per attrarti. Quindi Rey non avrebbe saputo dire se quell’insieme di muscoli tesi che guizzavano sottopelle fossero o meno qualcosa di accattivante per lei. Certamente erano piacevoli alla vista, nonostante le cicatrici che deformavano l’epidermide qua e là.
Ma, se proprio avesse avuto un blaster puntato alla testa, se proprio fosse stata costretta a cercare qualcosa che davvero le piacesse in lui, beh certamente avrebbe indicato il modo in cui le sue labbra si arricciavano mentre espirava il pesante respiro del sonno. Ebbe la sensazione che osservarlo dormire fosse qualcosa di più intimo del dovuto e distolse lo sguardo.
Certamente ora tornare dagli altri era fuori questione. Il cuore le batteva troppo forte. Pensò che lo avrebbe svegliato, tanto era il rumore che faceva.
Sedette a terra, posando le sue prede. Presto il legame si sarebbe interrotto e lui sarebbe scomparso. Si augurò che ciò accadesse prima del tramonto e abbassò le palpebre, incrociando le gambe. Posò le mani sulle cosce, cercando nella meditazione calma e pace.
Trascorsero diversi minuti. Lui riposava e lei meditava. Una coppia di amici pacifica, non fosse stato per le migliaia di chilometri, la guerra e gli ideali che li separavano.
Kylo Ren si svegliò dopo poco, battendo le palpebre per la sorpresa. Schizzò a sedere, irrigidendosi, e la vide dargli le spalle, la schiena dritta e i capelli raccolti in quelle tre palline che lei si ostinava a tenere sul capo. Stava meditando, baciata dal sole del tramonto, fiera come un arbusto secolare, eppure flessibile e sinuosa come una canna smossa dal vento.
La sentì cercare calma e pace. Percepì un tumulto senza precedenti, che le ingarbugliava le corde dell’anima. Si chiese da quanto tempo fossero in collegamento.
“Non li ho uccisi tutti” mormorò piano, passandosi una mano tra i capelli scuri che gli ricadevano sul viso, per liberarlo dalla loro fastidiosa presenza.
Rey interruppe la propria meditazione. Si girò per tre quarti e lo fissò di sottecchi.
“Hai detto che ho ucciso tutti i miei compagni d’addestramento.” Le spiegò ancora. Aveva la sua piena attenzione. Rey si alzò in piedi e incrociò le braccia sotto il poco generoso seno, ascoltandolo. “Non è così. Molti erano d’accordo con me. Hanno combattuto al mio fianco. Sono divenuti i cavalieri di Ren.”
“E dove sono, adesso?”
“Non sono affari tuoi.”
“Allora perché me lo hai detto?”
Anche Kylo Ren si alzò. Abbandonò il proprio giaciglio e andò alla ricerca della tunica. Ma, vedendo il disagio di Rey per il suo corpo non del tutto vestito, fece le cose con la dovuta lentezza.
“Perché il tuo maestro Jedi ti ha raccontato una favola di cui non riesci a vedere gli errori.” Le rispose infine, indossando il capo d’abbigliamento e dando un po’ di pace al pudore della sua interlocutrice.
“Sei tu che non riesci a capire. O forse non vuoi.” Lo rimbeccò lei. “Luke, quella sera, venne da te per farti del male. Nel sonno. Una mossa vigliacca, orrenda. Lo ha ammesso. Ma ci ripensò. Stai agendo in questo modo per colpa di un malinteso!”
“Quella notte! Secondo te, Rey, il problema fu tutto in quella notte? Sei davvero convinta che io abbia fatto quello che ho fatto perché mi sono trovato con mio zio armato ai piedi del letto?” il giovane pronunciò quelle parole con voce tremante d’ira. “Ci furono dei precedenti! Quella notte fu solo l’apoteosi di discussioni che si trascinavano da mesi… anni.”
“Luke mi ha detto che Snoke ti aveva plagiato da tempo.”
“Plagiato?” Kylo Ren sorrise, scuotendo il capo con pazienza. “Snoke mi ha mostrato qualcosa di diverso. Ha sollevato il tappeto e mi ha mostrato lo sporco che c’era sotto.”
“No, Ben, ti ha solo lusingato con il potere del lato oscuro.”
“Non chiamarmi così!” ruggì egli, avvicinandola a grandi passi, minaccioso. “Perché, invece di ripetere la lezione da brava scolaretta, non provi a ragionare? A vedere oltre l’orizzonte che ti hanno imposto? Pensi davvero che questa divisione tra Forza e lato oscuro della Forza esista?”
Rey fece un ampio gesto eloquente, volto a indicare la totalità della persona di Ben. “Il lato oscuro esiste e corrompe.”
“Non capisci. Luke ti ha proprio insegnato bene. Sei la bambina che lui voleva tutti noi fossimo.”
“Bambina?”
“Riassumiamo un po’ cosa succede a qualcuno che, disgraziatamente, nasca sensibile alla Forza. Questa persona sarà condannata a: non poter amare. Non poter odiare. Non poter… vivere. Che razza di esistenza è? Perché dovrei desiderare di essere un asceta? Per quale motivo c’è chi è libero di ammazzare, corrompere e imbrogliare il prossimo senza, per questo, essere considerato un demonio seguace del lato oscuro?”
“Non atteggiarti a vittima. Nascere sensibili alla forza è una responsabilità. Gestirla nel modo corretto un dovere.”
“Smettila, Rey. Stai ripetendo una favola antica e irreale. Come possono i cavalieri Jedi pensare di portare equilibrio e pace nella galassia, se loro per primi rifiutano di vivere una vita completa? Come si può essere un uomo integro, a tutto tondo, quando non si può odiare, amare, generare vita o distruggerla, dove sia necessario?”
“Questi sono deliri di onnipotenza.” Replicò lei, determinata.
“Lo sono? Per te e per altri adepti del vecchio Skywalker lo erano, sì, lo ammetto. Ma altri trovavano che le parole di Snoke fossero sagge. Eravamo un bel numero, a pensarlo. Mio zio mi odiava perché ero stato il primo a portare quei dubbi tra gli altri allievi. Litigavamo spesso.”
“Questo non significa che lui volesse…”
“Perché pensi che dormissi con una spada laser al mio fianco? Lo avrei fatto, se mi fossi fidato di lui? Adesso stavo dormendo. Hai visto spade laser accanto a me?”
“No” si ritrovò costretta ad ammettere la giovane, suo malgrado.
“Secondo te perché?”
“Perché ti fidi della lealtà di chi ti circonda?”
“No, perché ho una porta blindata con accesso a doppia combinazione che farebbe un casino dannato se provassero a forzarla, ma non è questo il punto.”
“D’accordo” capitolò Rey. “C’erano altri d’accordo con te. Ma non tutto l’universo è può essere concorde con la tua visione. Non puoi imporre il tuo pensiero con la forza.”
Kylo Ren fissò qualcosa alla sua destra. Pensieroso, combattuto. Infine mormorò: “Chi non intende adeguarsi all’ordine che sto portando nella galassia può bruciare.”
“Ucciderai anche tua madre?” la giovane gli si fece più vicina d’un passo, alzando il viso e sfidandolo con uno sguardo che lui raramente aveva visto sul suo volto. “Anche me?”
Il cavaliere di Ren la fissò di rimando. Non con rabbia cieca, né con furia omicida. Bensì, con un velo di tristezza.
“Ci ucciderai?” lo incalzò ancora lei.
“Potreste sempre cambiare opinione.” borbottò infine egli, senza dargli una vera risposta.
“No. Io non cambierò mai idea. >Mai!” “Se solo provassi a capire…”
“Allenati sin d’ora, Ben. Allenati ad ammazzarci.”
“Non chiamarmi così.” sparì nel nulla, lasciandola col fiatone e gli occhi lucidi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarto. ***


CAPITOLO QUARTO

Non dovette camminare molto, prima di riuscire a trovarla. Individuò la sua presenza dapprima grazie alla Forza, poi con la vista.
Tra gli alti alberi secolari che delimitavano il sentiero che una mano aveva creato per lui vi era un corpo riverso al suolo. Rey. Era crollata a terra supina, le braccia contro il corpo e le gambe rannicchiate. Piena di graffi, lividi e ferite. Pallida, come morta.
Il Cavaliere di Ren non si precipitò dalla donna, limitandosi a controllare che ella respirasse ancora. Notò un impercettibile movimento del suo petto e qualcosa dentro il suo parve sciogliersi. Sollievo.
Afferrò l’elsa della propria spada e l’accese, scandagliando i dintorni con i sensi all’erta. Non vi erano creature nei dintorni, nessuna presenza tangibile. L’uomo spalancò la mano libera in direzione del corpo di Rey. Si concentrò e la sollevò con delicatezza dal suolo, facendola fluttuare nell’aria.
La ferita peggiore sembrava quella sul fianco destro, appena al di sotto del seno. Lì la tunica era strappata e sozza di sangue. Il principe di Alderaan digrignò i denti ma non perse la concentrazione, continuando a controllare possibili movimenti attorno a loro e non smettendo di richiamarla a sé.
Quando fu contro di lui, l’avvolse con il braccio rimasto libero e la strinse, sostenendola contro il proprio petto, il capo riverso contro la sua spalla e piedi che sfioravano terra.
Scottava e respirava a fatica. Che fosse ancora viva era un miracolo che non sarebbe durato a lungo. Doveva tornare alla navetta semidistrutta e cercare delle patch curative. In fretta.
Si guardò attorno un’ultima volta. Il sole era caldo, il vento una brezza fresca. Nessun essere vivente attorno a loro. Solo gli alberi e le loro fronde. Il cavaliere di Ren spense la spada laser, se l’appese il fianco e usò il braccio ora libero per sistemare meglio la giovane contro di sé.
Diede le spalle al luogo in cui l’aveva raccolta e s’incamminò con una certa fretta, lanciando una sola occhiata a quel volto smunto, pallido, morente.

CINQUE MESI PRIMA

Rey stava occupandosi della manutenzione della sua elsa quando Kylo Ren comparve all’improvviso davanti ai suoi occhi. Quella volta fu capace di strapparle una mezza esclamazione di sorpresa mista a panico.
Era sempre riuscita a controllare la propria voce e le proprie reazioni, quando lui appariva dal nulla come uno spettro, specie se ciò accadeva – come quel giorno – all’interno della sua piccola cella, così pericolosamente vicina alle orecchie degli altri membri della Resistenza.
Ma, in effetti, non è facile mantenere calma e compostezza quando un tizio di quasi due metri quasi ti rotola contro travolto da la Forza sola sa cosa e finisce riverso ai tuoi piedi. Rey rimase immobile mentre egli scrollava il capo, come per riprendere il controllo di sé dopo un forte colpo alla testa, e si rialzava in piedi, sovrastandola come suo solito. Le dava le spalle e fissava con ira qualcosa davanti a sé.
“Cos’è successo?” domandò immediatamente, girandogli attorno e cercando indizi che l’aiutassero a ricostruire cosa fosse accaduto al giovane. Notò che la sua manica destra era strappata in più punti. No. Ne osservò i bordi frastagliati e arricciati. Bruciata. Sotto di essa vide carne viva, probabilmente arsa dal fuoco.
Probabilmente doveva aver alzato il braccio per proteggersi il viso. Ma da cosa?
“Sto bene” replicò in fretta lui, sottovoce. Era in compagnia di qualcuno. Quale battaglia stava combattendo? Chi era riuscito a ferirlo così?
“Stai bene? Il tuo mantello va a fuoco.”
Kylo Ren abbassò lo sguardo. Effettivamente, un angolo dell’ampio drappo nero che riusciva sempre a dare maggior drammaticità alla sua persona stava bruciando, divorato da allegre fiammelle rossastre. Se lo tolse e lo calpestò con rabbia, spegnendole in poche mosse.
“Lui è morto?” domandò poi il Cavaliere di Ren, non a lei ma alla persona che doveva avere al suo fianco. La risposta che ricevette dovette risultare positiva, poiché egli annuì, seppur senza alcuna soddisfazione sul volto. “Allora è stato fortunato” commentò, causticamente.
Ciò che gli occhi colmi di preoccupazione – sì, era innegabilmente preoccupata per lui. Ah! – non potevano vedere era la seguente scena: lui, Hux e un drappello di soldati erano discesi a terra, in una delle poche basi rimaste al Primo Ordine. Un ingegnere li aveva richiamati lì sostenendo di aver ideato una nuova arma a corto raggio, un blaster modificato e capace di uccidere venti ribelli in un colpo solo. “Nonostante la pessima mira di chi lo impugni!”, aveva precisato con tono trionfante il disgraziato.
Kylo Ren e Hux si erano guardati e poi lo avevano fissato ancora. L’ingegnere era un ometto tondo e dalla barba rossastra, che sprizzava voglia di fare ed entusiasmo da tutti i pori. Il principe di Alderaan non avrebbe investito mezzo soldo su quel piccolo essere umano sudaticcio ed emozionato, ma il suo Primo Ufficiale aveva annuito con fare autoritario e aveva autorizzato l’inventore a mostrare loro la prodigiosa scoperta.
Poi c’era stata l’esplosione che aveva gettato nel panico metà dei soldati e ucciso l’altra metà. Il prode ingegnere era arso vivo con la sua creatura. La faccia che aveva fatto quando questa lo aveva tradito e gli era scoppiata tra le mani era stata addirittura comica. Hux si era salvato per miracolo e Kylo Ren era sopravvissuto sacrificando un braccio.
“Ben, cos’è successo?” insistette Rey, non disposta a rimanere ignorata com’era nei loro accordi. Non quella volta.
“Vado in infermeria. Lei ripulisca questo casino” ordinò Kylo Ren, dando le spalle alla scena di fiamme, morte e distruzione e avviandosi a grandi passi lungo il corridoio della loro base a terra, in direzione dell’infermeria. “Non chiamarmi così” borbottò a bassa voce, non appena la solitudine e l’eco dei suoi passi sul pavimento metallico furono le sue uniche compagne.
“Era uno dei nostri?” bisbigliò la ragazza, cercando di fare mente locale. La Resistenza era, ormai, ridotta a un pugno di combattenti, cosa che rendeva possibile fare un conteggio delle teste e indovinare se qualcuno mancasse. Forse Leia aveva mandato qualcuno in missione segreta, tenendo lei ed altri all’oscuro. Sarebbe stata una cosa tipica del Generale Organa.
“Per quanto fosse un idiota quanto gli appartenenti la vostra deprecabile Ribellione” iniziò a dire Kylo Ren, fermandosi e zittendosi quando due guardie passarono di corsa accanto a lui, pronte a portare aiuto sul ponte ove l’esplosione era avvenuta. “Mi duole ammettere che fosse dei miei.”
“Hai subito un attentato? Un tradimento?”
“No, ho subito un deficiente” il cavaliere di Ren entrò in uno stanzino adibito a infermeria e lì si guardò attorno, alla ricerca di una patch curativa che facesse al caso proprio. Cresciuto con un maestro comprensivo e amorevole quale Snoke, aveva ormai tale dimestichezza con le ferite da bruciatura che quasi non sentiva il dolore. Ma conosceva la loro velocità nell’infettarsi e aveva già rischiato di crepare per setticemia un paio di volte nella vita, quando ancora le sottovalutava per mostrarsi più forte e sicuro agli occhi del suo sadico addestratore.
Per un attimo, tra loro calò il silenzio. Rey fissò le grandi mani callose del combattente attivare e posizionare un robot curativo sulla sua pelle ustionata. Distolse lo sguardo quand’esso si mise al lavoro e si ritrovò a fissare il profilo di lui. Quando pensava a Ben Solo – Kylo Ren, questo era, il suo cuore doveva solo imparare ad accettarlo – la prima immagine che le veniva in mente era quella di un mare in tempesta sotto un cielo notturno. Nero, minaccioso, enorme ed incontenibile. Eppure in tutta quella furia, in tutta quella pericolosità, vi erano anche baie silenziose, calme e tranquille. Luoghi dove le onde lambivano la pelle, carezzandola mansuete. Luoghi dove sedere e lasciarsi cullare dall’acqua fresca, nella pace e nel silenzio, udendo soltanto i battiti del proprio cuore.
“Chi te l’ha aggiustata?” domandò lui, d’un tratto.
Rey venne strappata dalle proprie riflessioni e notò che l’uomo la stava fissando, gli occhi scuri accesi da una luce di curiosità. Le indicò con un cenno secco del capo l’elsa che ancora teneva tra le dita e lei la strinse inconsapevolmente, tornando con la memoria al momento in cui l’avevano rotta, contendendosela.
Già. Dopo che aveva abbandonato il suo insegnante, dopo che aveva attraversato la galassia per lui…
Ricordò quanto era stata stupida, quel giorno. Capita alle ragazzine, di esserlo. Non è che crescere sola e abbandonata da tutti in una tomba di sabbia e fame come Jakku ti renda immune a ciò.
Prima o poi arriva il tizio che ti fa credere d’aver bisogno del tuo aiuto, ti fa pensare di essere l’unica nella galassia in grado di salvarlo, ti fa sperare d’aver trovato qualcuno che ti reputa la cosa più importante dell’universo. Insomma, quello per cui ti sciogli i capelli perché sai di somigliare a una ranocchia kretoriana ma vuoi tentare di apparire giusto un po’ più carina del solito. E per lui mandi all’aria ogni cosa credendo di aver infine trovato il tuo posto nell’universo.
Aveva ucciso Snoke, per lei – no, per sé stesso. L’aveva usata per distrarlo, lei era l’esca stata e Ben il cacciatore nascosto tra le fronde – e poi aveva fissato il suo trono con quello sguardo…
Quello sguardo che le aveva fatto capire d’aver commesso un’enorme idiozia.
Poi si erano litigati la spada laser come due bambini. Fine del loro primo appuntamento.
“Non sono affari tuoi” replicò, dandogli le spalle e tornando a sedere sul proprio giaciglio. Era abbastanza in salute per porle domande inopportune, per cui smise di preoccuparsi per lui e iniziò a preoccuparsi del fatto che si preoccupava per lui.
Il cavaliere di Ren sembrò leggerle nella mente.
“Torna da me, Rey.” Mormorò, così inaspettatamente da rischiare di farle cadere la spada dalle mani. Lo aveva detto con un tono di voce più basso, gentile. E triste.
Si ritrovò costretta a ingoiare a vuoto un paio di volte, prima di trovare la freddezza necessaria per rispondere: “Spero tu stia scherzando”
“Affatto. Questa commedia non è durata già abbastanza?”
“Commedia.” Rey ripeté la parola scelta da lui con disprezzo. “Non è una commedia, Ben. Questo non è un palcoscenico e le cose accadono per davvero. Le persone muoiono, non escono di scena.”
“Quando parlo di commedia, intendo quella che tu stai recitando” il cavaliere di Ren la raggiunse e le girò attorno, tornando nel suo campo visivo. “La Forza mi ha mostrato che saresti stata al mio fianco. Sappiamo che accadrà. Smettila di tergiversare, torna da me.” Pronunciò le ultime tre parole con una morbidezza che fu capace di farle fare un paio di capriole al cuore nel petto.
La donna mantenne determinatamente lo sguardo puntato sulla cintura di lui, studiandone la fattura e i materiali per impedirsi di alzare gli occhi e lasciarsi fregare dall’espressione del suo viso. Sarebbe stata bisognosa, speranzosa e lei non sarebbe stata in grado di sopportarla senza cedere. Per quanto si allenasse ad odiarlo.
“Io ho visto te al mio fianco” disse soltanto.
Ben Solo fece una gran carognata, dimostrando di essere il più grosso bastardo che l’universo avesse mai conosciuto: si accucciò, appoggiando le braccia sulle ginocchia e la costrinse a specchiarsi nel suo sguardo. Era tormentato, ardente, colmo di un furore capace di bruciarla.
“Ragiona: potrebbe mai accadere?” le spiegò, con il tono di chi tiene una lezione ad una bambina particolarmente testarda. “Io posso prenderti al mio fianco. Posso costringere i miei soldati ad accettarti come loro regina. Posso farlo. Non mi seguono per passione, ma per paura del mio potere. E tu?” scosse il capo con un sorriso mefistofelico. “Se io lasciassi tutto, se venissi da te, tu cosa potresti fare per impedire ai tuoi compagni di farmi a pezzi, di ammazzarmi sul posto?”
“C’è tua madre, qui”
Ben Solo parve reagire a quelle parole; vide il suo braccio ferito avere un breve spasmo, ed egli si inumidì le labbra prima di proseguire: “Non basterebbe a salvarmi. Se io tradisco per te, muoio. La tua visione non può avverarsi, Rey. Non mi hai visto al tuo fianco.”
“Sì, invece”
“Eri tu ad essere accanto a me.”
“No!” era riuscito a farla urlare. Rey si alzò in piedi di scatto, troneggiando sull’uomo accucciato davanti a lei. Era la prima volta che lo sovrastava in altezza e la furia con cui si era animata diede un’apparenza ancora più epica a quella novità. “Eravamo io e te, nella luce! E se non sarà così, allora morirai.”
“Per mano tua?” Kylo Ren si alzò in piedi e riportò le loro differenze di statura ad una situazione normale. Erano così vicini che, se non avessero avuto sistemi solari a dividerli, lei forse avrebbe percepito il calore sprigionato dal suo corpo. “Sei già mia complice, Rey.”
“Cosa stai dicendo?” balbettò la ragazza, credendo che egli stesse delirando.
“Dopo l’esplosione della spada. Abbiamo perso i sensi. Quando mi sono risvegliato, tu eri sparita.”
Rey rammentò quel momento. Quando si era risvegliata intontita sia dall’esplosione che dalla delusione che le aveva spezzato il cuore. Aveva fissato il corpo del Cavaliere di Ren riverso a terra a una certa distanza da lei. Aveva controllato che respirasse. Poi, si era voltata ed era fuggita.
“Potevi uccidermi” proseguì egli, quasi con una nota perversa nella voce.
Ucciderlo? Si era solo preoccupata di saperlo ancora vivo.
“Hai scelto di lasciarmi vivere. Tutto ciò che è accaduto da quel momento in poi ricade anche su di te.”
“Non osare darmi la colpa di…”
“Tutto quello che ho fatto dopo, l’ho fatto con la tua complicità.”
“Non è così!”
“Sei già al mio fianco, stai scivolando accanto a me, al posto che ti compete. Se solo la smettessi di opporre così tanta resistenza…”
Il collegamento s’interruppe in quel momento. Ben Solo la vide sparire nel momento stesso in cui notò una lacrima che le solcava il volto, silenziosa.
Rey posò l’elsa sul letto perché sapeva che, se l’avesse tenuta ancora tra le dita, avrebbe potuto lanciarla contro il muro. Questo avrebbe costretto la persona che l’aveva aggiustata a lavorarci ancora, ed era una tipa troppo impegnata per chiederle altri favori.
Anche se, si rese conto la fanciulla, forse proprio quella persona poteva aiutarla a capire in che razza di situazione si fosse cacciata e, soprattutto, come uscirne.
Lei, e gli antichi testi dei jedi prelevati dal tempio.


Oh, cari, riesco infine a parlare un po’!
Dunque, piacere, ho una vita incasinata e dunque riesco a malapena a scrivere. Approfitto del giorno di festa per rispondere un po’ a tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione!
zezze: la tua è stata primissina recensione! Come vedi cerco di aggiornare rapidamente, per quello che la vita mi concede! Non so se i cuccioli facciano sognare, cerco di renderli nel modo più realistico.
Instabilmente: Va beh, tu sei la mia addetta stampa e la mia recensitrice ... recensitrice … recensora … insomma, di fiducia ed è fantastico averti anche qui. Almeno ti consoli della zoccola spaziale che ho lasciato in sospeso. Se tu adori come io scrivo io adoro come tu recensisci perché mi racconti quali sono state le tue sensazioni e i tuoi pezzi preferiti e questa è una cosa che adoro.
lally93: come vedi sta continuando! Divertiti con noi!
Andrechan: Colei che inciampa nei miei scritti da ormai quattordici anni, si può dire che abbiamo vissuto un bel po’ di vita assieme, becchiamo sempre le stesse ship e ce la spassiamo in questo modo. Ho bisogno delle tue opinioni, continua a darmele.
sofismi: Ehilà! Anche tu autrice su Kylo… è un duro compito ma qualcuno deve pur farlo. Noi. Gratis. A quanto pare. Ti ringrazio moltissimo, ogni volta che mi scrivi lo fai raccontandomi cosa ti è piaciuto, cosa ti ha trasmesso la mia scrittura e io ho proprio bisogno di ciò, mi auguro che il resto ti piaccia.
Morganeccetera: Io so chi sei e tu sai chi sono. Niente ansie e avanti tutta. Cazzo.
Yuliya: Mi hai scritto un complimento che ogni tanto rileggo e sbatto gli occhi, emozionata a dir poco. Di solito non brillo mai in un fandom e sentirmi dire che la mia è la seconda che leggi a piacerti m’ha colpito. Grazie.
Angel Of Fire: Grazie per la tua fantastica recensione! Mi fa piacere che si veda quanto impegno metto nel tentare di mantenere i personaggi IC e io so dove porterà questa storia… non so se vi piacerà, onestamente non credo che sarà di gradimento a tutti quanti! Stay with us!
Kairi83: Maaa… ci conosciamo? X°D Cmq sì, la casa Vianello Ben/Rey è anche la mia cosa preferita. Ho iniziato a scrivere la fanfiction per quello. Spaccano.

Saluto ringraziando tutti, preciso che non so quando riuscirò ancora a rispondere alle recensioni perché appunto la mia vita è un sacco infarcita e chiedo un piccolo favore: sono un’autrice perennemente convinta di scrivere cose ORRENDE e insicura come una bestia (tra i recensori chi mi conosce meglio lo sa) perciò se un capitolo vi piace, o se anche vi fa schifo, o se ci sono cose che vorreste dirmi, insomma lasciatemi un segno del vostro passaggio! Ché se io vedo visualizzazioni e non commenti penso soltanto: è passato qualcuno a cui questa roba ha fatto vomitare e non ha avuto il cuore di farmelo sapere. La vita da insicuri è tosta.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5 - Quinto. ***


CAPITOLO QUINTO

Andava concesso un fatto, agli ingegneri del Primo Ordine: progettavano navette alquanto resistenti.
Persino il mezzo scientifico con cui era arrivato su quel pianeta, non certo pensato per resistere a battaglie particolarmente violenti, stava dimostrando di possedere una certa dignità, nonostante fosse stato perforato in più punti da spuntoni di roccia.
Per motivi che non erano chiari al cavaliere di Ren, i danni maggiori erano stati apportati unicamente alla zona motori e, conseguentemente, alla cambusa che si trovava proprio lì sotto. Chiunque aveva mosso il terreno contro il suo vettore, dilaniandone le lamiere senza pietà, lo aveva fatto con straordinaria attenzione, stando bene attento che i danni strutturali non causassero un incendio o un’esplosione del mezzo.
Gli fu possibile tornare a bordo con quello spettro di donna che portava tra le braccia. Evitò una zona irrimediabilmente devastata e riuscì a raggiungere l’infermeria, dove trovò una lettiga sulla quale depositare Rey con una delicatezza che non credeva di possedere.
Mise poi a soqquadro i vani contenenti vari patch medici, alla ricerca di qualcosa in grado di porre rimedio alla situazione della ragazza. La febbre era una conseguenza delle ferite? Non le aveva esaminate con attenzione, per cui era possibile che una di esse si fosse infettata. Decise di prelevare un campione del suo sangue e di affidarlo a un robot predisposto a quella funzione, per capire con esattezza cosa vi fosse di sbagliato nel suo organismo. Una precauzione che non avrebbe avuto neppure per se stesso.
Tornò dal suo corpo inerme carico di medicamenti e buone intenzioni. Sentiva la forza vitale della giovane farsi sempre più flebile, come la fiamma d’una candela rimasta ormai priva d’ossigeno. Pensò che non poteva vederla morire. Semplicemente, non poteva.
Le strappò la tunica di dosso. Aveva così tanta adrenalina in corpo da non riflettere in modo lucido su quanto quel gesto l’avrebbe potuta far arrabbiare e scandalizzare. Quasi non badò alla nudità del suo petto – quasi. Vide due collinette tiepide e morbide e vi posò sopra un telo, non tanto per premura verso di lei quanto verso di sé – ed esaminò il taglio che le percorreva il fianco destro. Corrugò la fronte.
Non era stato fatto con un’arma. Né quello, né gli altri segni che le deturpavano il corpo. Erano ferite da collisione, danni incidentali conseguenti a brutte cadute, magari contro rocce aguzze. Chi era riuscito a farle questo? In che modo?
Ripensò agli spuntoni rocciosi che erano apparsi dal nulla, riducendogli la navetta a uno spiedino.
Procedette a medicarla, lasciando che gli automi cauterizzassero le ferite e le riducessero. Seguitò a ispezionarne il corpo, cercando di non badare a quanto fosse morbida la sua pelle e di non pensare quanto fosse bello non essere più a miliardi di chilometri di distanza.
Trovò, su un polpaccio, un segno diverso dagli altri. Era stata morsa. Da qualcosa di piccolo e dotato di denti aguzzi. Erano andati in profondità, fin quasi all’osso. La pelle tutt’attorno era divenuta nera; sembrava quasi in necrosi. Sembravano le conseguenze di un avvelenamento da parte di una tossina molto aggressiva.
L’esame del sangue di Rey fu pronto in quel momento. Kylo Ren ascoltò il responso datogli dal computer e sgranò gli occhi per la sorpresa, tornando a fissare quel morso con rabbia. Vi posizionò sopra una patch medica e lei sospirò per il sollievo, senza però aprire gli occhi.
L’uomo si allontanò di qualche passo, dandole la schiena. Fissò la parete bianca e asettica di quell’ambiente, ascoltando il rumore dei robot medici. Un pensiero sembrava tormentarlo, tanto che il cavaliere di Ren afferrò l’elsa della propria spada e l’accese, scagliandosi proprio contro il pannello metallico davanti a lui.
Lo colpì più e più volte, sfogando, come sempre, la sua ansia e la sua paura in un picco di aggressività.

CENTODIECI GIORNI PRIMA

Dopo il loro ultimo scontro verbale i due giovani avevano ripreso a ignorarsi vicendevolmente con incredibile solerzia. Nonostante fosse stata una decisione presa in comune accordo e nonostante la ritenessero l’unica scelta logica per rimanere sani di mente, la cosa sembrava mandare ai matti entrambi.
La Forza sembrava mettercela tutta per spingerli a cambiare idea. O, perlomeno, per costringerli a confrontarsi ancora. Rey apparve davanti al naso del cavaliere di Ren mentre lui sedeva sul gabinetto, concentrato non tanto per attirare qualcosa a sé quanto per far uscire qualcosa da sé. Fu una situazione che comportò molte urla, diverse imprecazioni e il volo di un rotolo di carta igienica.
Per contraltare, lei se lo ritrovò accanto proprio la sera del compleanno di Rose, durante una piccola festicciola organizzata da Finn e dagli altri della Resistenza. La ragazza tentò di continuare ad essere allegra e felice, ma infine l’ombra nera che gravava sulla sua vita ebbe la meglio e lei s’adombrò, cercando la solitudine in un angolo della sala.
Non si rivolsero la parola una sola volta.
Quella volta, lui apparve mentre lei dormiva. Rimase sorpreso. Si era steso da poco nel proprio giaciglio; fissò le palpebre abbassate della sua nemica numero uno e pensò che in quella situazione vi fosse della malcelata ironia: era una buffa coincidenza che, pur trovandosi a interi sistemi solari di distanza, per entrambi fosse l’orario del riposo notturno.
Notò però una brezza leggera smuovere quei pochi capelli che sfuggivano dall’acconciatura di Rey e comprese che quello di lei doveva essere un pisolino diurno, probabilmente all’aperto. Questo spiegava la sua posa rilassata, il volto illuminato da una luce dorata e l’espressione da gattona soddisfatta. Stava godendosi un riposino al sole.
Era bella, di una bellezza che Kylo non comprendeva. Non era un esteta, un amante della perfezione o un ricercatore di ciò che poteva dare piacere allo sguardo. Ma Rey era bella. Era dotata di quel fascino che assume un volto quando lo conosci alla perfezione, quando l’intimità e l’affetto ti hanno spinto a registrarne ogni più piccolo dettaglio. Il suo aspetto lo attraeva perché lui aveva permesso al proprio animo di riconoscerla come sua simile, come sua complice. Era bella perché il suo cuore l’aveva autorizzata ad esserlo.
Ed era, questo, un onore concesso ad una sola altra donna in tutta la galassia. La stessa che lui non era riuscito ad uccidere, mesi prima.
Si sdraiò sul proprio giaciglio e fu come coricarsi accanto a lei. Distesosi su un fianco, puntò gli occhi sulla ragazza. Percorse con lo sguardo quel profilo giovane, privo di difetti, addirittura anonimo. I suoi tratti fisici ne rispecchiavano il carattere: semplici e dritti, regolari e puliti.
Era piacevole averla accanto in quel modo, rilassata e tranquilla; si concentrò sul regolare suono del suo respiro, sul battito del suo cuore. Per un attimo, dopo anni di straziante ricerca di un qualcosa che neppure lui riusciva a definire, ottenne pace. Completa e a tutto tondo.
Dovette disturbarla in qualche modo, perché lei aprì gli occhi e li sgranò quasi subito.
Aprì la bocca per dire qualcosa, forse per lamentarsi di quell’eccessiva vicinanza, ma sbuffò e distolse lo sguardo. Si scostò, allontanandosi di qualche centimetro da lui, e fissò il sole che brillava nel cielo. Continuava ad ignorarlo come si erano ripromessi. Era brava a farlo. Fin troppo.
“Sei pessima, come Jedi”
Rey inarcò le sopracciglia sottili e tornò a fissarlo, lievemente scandalizzata. Sapeva perfettamente di essere stata una padawan deludente e di non poter neppure aspirare ad essere paragonata a un vero adepto della Forza, ma quella critica gli era arrivata in modo così gratuito da risultare offensiva. Inoltre, proveniva dall’unico altro tizio nella galassia che, se possibile, aveva fatto più schifo di lei, come Jedi.
“Faccio quello che posso con gli insegnamenti che ho ricevuto” rispose infine, attenta e sulla difensiva. “Non tutti i presenti hanno avuto la fortuna di ricevere un buon addestramento sin dall’infanzia.”
“La fortuna” ripeté Kylo Ren, piegando un braccio e puntellando il gomito contro il materasso della propria branda. Appoggiò il volto sulla mano, sollevando appena la schiena dal giaciglio, e la guardò dall’alto in basso, con ironia.
La giovane non parve apprezzare né quella posizione, né l’intimità tra loro che essa trasmetteva. “Perché sarei una pessima Jedi?” domandò, quasi sfidandolo a farla arrabbiare. Forse desiderando qualcosa che le desse una scusa per allontanarsi da lui senza che la cosa sembrasse una fuga.
“Ci sono svariati motivi.” Iniziò a dire il cavaliere di Ren, vago. “Il primo è il modo in cui ti opponi alla Forza.”
“Non mi oppongo alla Forza.”
“Questo legame che ci unisce è voluto da essa. Abbiamo deciso d’ignorarlo, di andare contro la sua volontà. A me va benissimo” fu rapido nel precisare. Forse eccessivamente. “Ma tu dovresti porti delle domande, immagino. Chiederti cosa voglia la Forza da noi. Cercare di assecondarla, di seguire il flusso della sua volontà, di compierla. Questo fa un vero Jedi.”
Rey smise di osservare il sole e fissò il giovane uomo sopra di lei. Per quanto lui cercasse di mantenere un atteggiamento superiore e beffardo, quei suoi occhiacci neri parevano pozzi bui e profondi, dove un’anima disperata e ferita si dibatteva alla continua ricerca d’una fonte di luce.
“Il nostro legame non è voluto dalla Forza” replicò infine la ragazza, distogliendo a fatica lo sguardo dal suo e abbassandolo. Si ritrovò a fissare la tunica che egli indossava, una veste comoda e pratica, adatta per il riposo notturno, di un tessuto grezzo e scuro. “Lo abbiamo creato noi, al nostro primo incontro.”
“Parli come se fossi certa della cosa.”
“Lo sono.” Confessò lei, senza però fornirgli altre spiegazioni sul come o quando avesse ottenuto una simile conoscenza di quel fenomeno che li interessava così da vicino. “Ci siamo riconosciuti l’uno nell’altro. Abbiamo compreso quanto fossimo simili. Questo ci ha legato.”
Kylo Ren rimase in silenzio, colpito dalla sua spiegazione. Rammentò il primo interrogatorio cui l’aveva sottoposta, la sorpresa che aveva provato nello scoprirla così tanto potente e… l’intima meraviglia di trovare, in lei, sentimenti simili ai propri.
Vedendolo tentennare, Rey aggiunse: “Ci siamo sentiti entrambi abbandonati. Abbiamo dovuto lottare e adattarci per sopravvivere.”
“Io volevo solo il potere.” Minimizzò egli, con una smorfia.
“Certo. Per salvarti. Quando, quella notte, hai aperto gli occhi e hai visto Luke… il tuo Maestro… puntarti una spada laser addosso, immagino che quello sia stato il tuo unico pensiero: salvarti.”
Lui non replicò e la giovane proseguì:
“Ed è diventato il tuo chiodo fisso, sbaglio? Salvarti. Una volta sconfittolo, sapevi che non vi era un posto nella galassia dove poterti nascondere da lui. Sapevi che nessuno sarebbe mai stato in grado di proteggerti, se Luke Skywalker ti voleva morto. Nemmeno i tuoi genitori. E, onestamente, credo che tu non li ritenessi neppure disposti a ergersi in tua difesa. Eri solo con gli allievi che eri riuscito a trascinare dalla tua parte. L’unica tua speranza era Snoke. Così lo avete raggiunto.” Rey tacque, posizionandosi a sua volta su un fianco. La cosa la riavvicinò a lui, ma le diede anche la possibilità di fissarlo con determinazione negli occhi, decisa a osservare le sue reazioni man mano che portava avanti quel discorso. “Ma anche con Snoke è diventato un gioco di sopravvivenza, vero? Non… non posso immaginare ciò che ti abbia fatto. Quali prove tu abbia dovuto superare, per dimostrargli che eri all’altezza delle sue aspettative. Avevi già deluso un maestro e sapevi che, scontentando anche questo, per te ci sarebbe stata solo morte. Ti sei aggrappato al potere, al bisogno di sentirlo crescere, hai fatto in modo che la tua paura di finire ammazzato diventasse quella di coloro che ti circondavano. E infine, non appena hai avuto l’occasione, ti sei liberato anche di Snoke. Sei solo una scheggia impazzita, Ben, stai cercando qualcosa che non puoi trovare perché hai imboccato un sentiero che non conduce da nessuna parte.”
Era stata capace di fargli dimenticare come si respirava. Dopo quel lungo discorso, lui prese attentamente fiato, il volto animato da una rabbia così profonda da scavargli crepacci in quel rimasuglio di cuore che ancora gli batteva nel petto. Riuscì a dire soltanto: “Non chiamarmi così.”
“Perché no?” lo sfidò Rey, rannicchiandosi e sistemandosi più comoda, come se quella discussione non la stesse tendendo come la corda d’un violino. “Il nostro legame esiste proprio grazie a Ben Solo. Non mi sono sentita simile a Kylo Ren. C’è ancora una luce, in te, debole e flebile. L’anima di Ben Solo. Ed è quella che ci rende simili.”
Il cavaliere di Ren abbassò leggermente il viso, arrivando quasi a sfiorare il naso di lei con il proprio. “O forse siamo simili perché c’è dell’oscurità in te.” Sussurrò. “Non sei adatta per essere una Jedi, Rey. Non hai l’indole adatta. Non la fantomatica luce che dici di vedere dentro di me, ad avvicinarci. Ma è la corruzione in te.”
“Non hai idea di cosa…”
“Quando abbiamo combattuto su Starkiller.” La interruppe lui. “Dopo la morte di Han Solo…”
“… di tuo padre”
Non badò a quella precisazione, impedendole di capire se essa lo avesse ferito o meno, e proseguì: “… Volevi uccidermi, vero?”
Rey rimase in silenzio, incapace di rispondergli. Ovvio che aveva desiderato di ucciderlo. Quel mostro nero e spaventoso aveva appena ammazzato l’unica figura paterna che lei avesse mai incontrato, e stava cercando di fare del male al suo primo e vero amico. Le era venuto naturale cercare di distruggerlo. Cancellarlo dalla galassia le era parsa l’unica scelta accettabile.
“La situazione era…”
“Qualunque fosse, tu sai bene che questa non è una cosa da Jedi.” Il principe di Alderaan piegò la bocca in un ghigno che manifestava apertamente la sua soddisfazione nel vederla smarrita e incerta. “Non sei un Jedi. Non hai lo spirito dell’asceta. Hai un carattere troppo sanguigno. E” Bisbigliò, con voce più bassa. “C’è qualcosa che non va, in te. Ormai lo hai capito anche tu, giusto? Vorresti fare del bene, solo quello. Ma c’è una vocina… vero? Ogni tanto la senti. Nei momenti di furia. Nei momenti di passione. Una voce che ti suggerisce di fare la cosa sbagliata. E non riesci a tacitarla. Vorresti, ma non ne sei in grado. Perché un po’ ti piace, sentirla. Un po’ ti eccita chiederti… quanto sarebbe bello, seguire i suoi consigli.”
Avrebbe potuto percepire il suo alito sul proprio viso, se la loro vicinanza fosse stata fisica. Rey sentì gli occhi divenirle lucidi, costretta a guardare in faccia una realtà che aveva più volte tentato di seppellire in profondità dentro di sé. Per quanto tentasse in tutti i modi di essere buona e virtuosa, c’era qualcosa in lei che la faceva continuamente inciampare e cadere. Forse era davvero una persona nata storta, sbagliata.
“L’unico… ostacolo di percorso, per me, sei tu” bisbigliò infine, cercando di riversargli addosso tutta la responsabilità.
Non fu per niente piacevole sentirle dire una cosa del genere. Sapeva di essere una creatura velenosa, un essere portatore di morte, violenza e caos. Ma quando udiva Rey mettere dare voce a quella amara e tremenda verità qualcosa dentro di lui scattava. Rabbia, mista a disperazione, mista a bisogno di vendetta.
“Se vuoi darmi la colpa per ogni tuoi errore” proclamò il cavaliere di Ren, allungando un braccio e afferrandole la vita. La trascinò contro di sé e abbassò lo sguardo, fissandola con occhi accesi di un sentimento che la donna non seppe come interpretare. “Allora inseriamone anche uno piacevole.”
E prese possesso della sua bocca, con un tocco impacciato e imbranato, ma possessivo e dominatore. Non dovette trattenerla, né costringerla a subire quel contatto: Rey alzò le mani e si aggrappò alla sua tunica. Fu uno dei baci più male organizzati della storia, un incontro confuso e bisognoso, la realizzazione delle fantasia di due giovani con zero esperienza in materia alle spalle.
Quando infine si divisero, lui la fissò. Si perdette per un attimo nei suoi occhi resi lucidi dall’emozione, sentì qualcosa nella zona del suo basso ventre risvegliarsi quando notò il rossore che le aveva acceso le gote. Desiderò di più, e non solo per quel giorno, ma per ogni altro giorno che gli sarebbe stato concesso di vivere.
Alzò una mano e gliela posò sui seni, sul cuore. Martellava come impazzito. Rey sospirò nel sentire quel palmo caldo contro di lei.
“Un vero Jedi non ha questi desideri, Rey” mormorò il cavaliere di Ren, la voce arrochita. “Specialmente con una creatura corrotta quanto me. Ecco cosa ci lega. Sei sbagliata, sei mia. Non riuscirai mai ad uccidermi. Ci apparteniamo.”
Aveva visto qualcosa, nel viso di lei. Delusione, forse, nel sentirlo parlare così dopo quel bacio. Quasi l’avesse tradita, le avesse spezzato il cuore. Poi lei sparì dalle sue braccia, lasciandolo solo nella piccola branda della sua cuccetta, un ragazzo dai capelli neri che strinse l’aria con dita bisognose.
Cercò la sua presenza. Scandagliò la galassia, tentando di ritrovarla. Non vi riuscì, ovviamente, e non gli restò che attendere di rivederla grazie al loro legame.
Ma quello fu il loro ultimo incontro.
Rey, quel giorno stesso, corse da colei che aveva riparato la sua spada laser, colei che l’aveva aiutata a interpretare molti dei passi contenuti negli antichi testi jedi e crollò tra le sue braccia, implorando aiuto, implorando un miracolo.
Dopo molto tentennare, lei glielo concesse.


Ho pochissimo tempo e non riesco a rispondere alle recensioni, ma grazie GRAZIE per le emozioni che mi avete trasmesso lasciandomi un vostro parere!
Due piccole precisazioni, dovute. La prima: so benissimo che nelle astronavi non ci sono rotoli di carta igienica ma ehi, in quella scena un rotolo di carta igienica ci stava alla grande, non trovate?
Un grazie a Elettra che mi ha ispirato buona parte del capitolo precedente, ero così presa a rispondere a tutti da scordare questa precisazione. Orbene, i salti nel passato sono finiti, da questo momento in poi guardiamo al futuro. Beh, non tutti ci riusciranno.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 ***


CAPITOLO SESTO

“Rapporto completo.”
Il computer di bordo si prese qualche secondo di tempo per elaborare la risposta corretta. Infine, una voce femminile spiegò con molta calma quale fosse la loro situazione attuale.
I danni arrecati al mezzo impedivano la ripartenza. Non solo: la distruzione dei motori ausiliari rendeva impossibile anche lo spostamento a terra, oltre ad inficiare altre funzioni basilari, quali controllo temperatura e areazione degli ambienti interni. Ciliegina sulla torta, l’attacco roccioso aveva perforato la cambusa, rendendola di fatto inagibile: erano senza cibo e senza acqua in territorio ostile. Reso ostile da cosa, non era ancora chiaro.
Le scansioni ambientali operate dal mezzo non avevano portato a risultati significativi: quel pianeta presentava forme di vita vegetale e animale, ma nulla che sembrasse rappresentare una minaccia. L’atmosfera era respirabile e non presentava agenti tossici nella sua composizione.
E c’era la sensazione provata da Kylo Ren, qualcosa che il computer logicamente non poteva rilevare. Come un ronzio che s’irradiava dal nucleo di quel pianeta, qualcosa di antico. Ma dormiente.
La paziente era stabile. Stabilmente in punto di morte.
La febbre si era alzata al punto da causarle delle convulsioni, poche ore prima.
L’aveva vista irrigidirsi sulla lettiga e poi sbattere gli arti senza controllo, reclinando la testa all’indietro. I robot medici avevano reagito alla cosa con suoni allarmanti e Kylo Ren si era precipitato dal corpo della giovane jedi, chinandosi su di lei nel tentativo di comprendere cosa stesse accadendo. Inerme, indebolita, la mente di lei gli si era spalancata davanti come burro: dolore, paura, solitudine, sofferenza. Si era ritrovato a posarle una mano guantata sul capo, incapace di aiutarla.
Non era un problema risolvibile con un colpo di spada laser, con un’uccisione o con della distruzione. Non vi era un nemico da terrorizzare e piegare al proprio comando. Rey stava soffrendo le pene dell’inferno e tutto il suo potere non gli sarebbe servito in alcun modo.
Si era ritrovato a compiere una scelta disperata. Aveva cercato dentro di sé qualcosa, qualsiasi cosa che potesse lenire il dolore della giovane donna. Era stato il suo istinto a scegliere, pescando quel ricordo e donandoglielo spontaneamente.
Rey si era calmata quasi subito. La pace era discesa sulle sue membra, rilassandole. Kylo Ren aveva sospirato con sofferenza, abbassando le palpebre e appoggiando il capo contro la morbida superficie della branda dove lei riposava. E aveva continuato a condividere quel pensiero con la giovane trasmettendolo alla sua mente per ore, ininterrottamente.
Era l’immagine di un bambino dai capelli neri e occhi scuri, che accoglieva il ritorno della madre con un gridolino di gioia, dopo un’intera giornata d’attesa. Stanco morto, il piccolo si rannicchiava tra le braccia di lei, il capo contro il suo seno, un pollice in bocca. Si addormentava avvolto dalla sua calda stretta, un bozzolo di sicurezza capace di proteggerlo dall’universo intero.
Rey aveva dormito con il sorriso. Lui si era infine distaccato da lei, più nervoso e scosso che mai, con gli occhi lucidi.
Ma lei, ora, era stabile. Il computer lo informò del fatto che vi erano addirittura dei margini di miglioramento, anche se una guarigione completa, al momento, era da considerarsi impossibile. Probabilmente lui si aspettava una notizia del genere, poiché si limitò ad annuire, riflessivo.
I robot medici erano riusciti a creare un mix di medicine capace di combattere la tossina che aveva preso il controllo dell’organismo di Rey. Ma era una soluzione momentanea, non definitiva. L’unico modo per guarirla definitivamente sarebbe stato cercare l’essere che l’aveva morsa e prelevare un campione del suo veleno.
Come no. Al momento avevano problemi più urgenti. Come evitare la morte per fame o per sete. O per ipotermia.
Le temperature su quel pianeta sembravano calde e stabili, ma il computer di bordo lo aveva avvisato del fatto che una tempesta di proporzioni titaniche attraversava regolarmente la superficie di quel corpo celeste. Gli alberi erano in grado di sopravvivere ad essa, e gli animali del posto anche. Ma loro?
Non vi erano altre soluzioni. Doveva mettersi in contatto con il quartier generale. Chiedere aiuto. Rey avrebbe dovuto accontentarsi di una vita resa possibile da continue iniezioni di medicine. Un giorno l’avrebbe riportata lì, forse, alla ricerca della tossina che l’aveva conciata in quel modo. Ma al momento la cosa non era possibile.
Lui aveva una posizione importante da mantenere; aveva preso il potere da poco e non era saggio rimanere assente troppo a lungo. Già sparire all’improvviso non era stata una mossa molto intelligente, da parte sua.
Quando si lascia libera la sedia del potere, raramente le persone attorno a essa permettono che il suo sedile si raffreddi.
“Inoltra la chiamata” decise infine, attendendo che, sullo schermo, apparisse lo sciocco e anonimo faccione di Hux.
Doveva esserci qualche problema di comunicazione, probabilmente dovuto ai danni subiti dalla navetta. L’immagine del suo sottoposto non comparve, ma la sua voce risuonò all’interno dell’abitacolo.
“A rapporto, signore.”
Kylo Ren si girò e fissò la porta che conduceva all’infermeria. Al di là di essa Rey riposava, in preda a tremori febbrili.
Nessuno dei suoi sottoposti avrebbe criticato la scelta di portarla al quartiere generale. Sarebbe stata l’animaletto del Leader Supremo. Gli balenò in mente l’idea di spacciarla per la propria schiava sessuale; era l’unico modo per giustificare le continue cure cui l’avrebbe dovuta sottoporre per il resto della sua vita.
Immaginò la giovane jedi rinchiusa nella sua cabina. Rabbiosa, furibonda, perennemente in collera con lui. Avrebbe dovuto tenerla legata, imprigionata e incatenata. Non gli avrebbe mai concesso perdono, né possibilità di dialogo.
Sarebbe stata la fine di qualsiasi cosa ci fosse tra loro. Oltre che la fine di Rey, poiché lei sarebbe morta pur di non sopportare quell’esistenza.
“Dovrò trattenermi su questo pianeta più a lungo di quanto pensassi” spiegò infine il cavaliere di Ren, la schiena orgogliosamente dritta e le braccia incrociate su di essa, la voce calma e tranquilla. Solo gli occhi erano colmi di tormento, e fissavano le luci della consolle di comando come cercando delle risposte in esse.
“La situazione richiederebbe la sua presenza, signore” azzardò Hux, con tono incerto. “Qui ci sono…”
“Sono certo che lei sarà in grado di sostituirmi appieno”
“La ringrazio per la fiducia. Ma la presenza del Leader Supremo sarebbe opportuna visto che…”
“Sto affrontando una questione della massima importanza” Kylo Ren lo disse con rabbia, stufo dell’insistenza dell’altro.
Logico che Hux non accettasse la sua mancanza senza protestare. Era un ottimo leader militare, ma un pessimo concorrente politico. Un altro uomo, al suo posto, avrebbe approfittato dell’assenza del proprio superiore per rosicchiargli il potere e migliorare la propria posizione. La cosa non avrebbe certo impensierito il principe di Alderaan, il quale sapeva bene che qualsiasi primadonna può essere fermata da un osso del collo rotto di netto. Ma quest’atteggiamento, questo spasmodico insistere sul suo ritorno, era l’ultima cosa di cui lui aveva bisogno.
Una lampadina gli s’illuminò nella mente. Vi era un argomento che, negli anni, aveva escluso Hux da qualsiasi discorso tra lui e Snoke. Capace di zittirlo. Uno soltanto.
“Sono con i cavalieri di Ren” spiegò, ottenendo un silenzio attonito da parte del suo sottoposto.
“Lei… si trova…” esitazione. “… Con i cavalieri di Ren, signore?” chiese conferma l’altro, la voce incerta.
“Ci sono problemi di audio, oltre che di video?” replicò con stizza il Leader Supremo. “Tornerò appena possibile. Lascio a lei ogni decisione. Veda di non deludermi.”
Chiuse la comunicazione.
A miliardi di chilometri di distanza, Hux trattenne il fiato e sgranò gli occhi per la sorpresa. Si trovava sul ponte comando e sembrava fortemente in imbarazzo. Esitò, prima di voltarsi e fissare cinque figure alle sue spalle, nerovestite. Una donna, tre uomini e un ragazzino.
“Mi dispiace” balbettò. “Ma il Leader Supremo non può vedervi. A quanto pare, si trova già in vostra compagnia.”

Il Generale Organa sorrise in un modo che non piacque per niente a Finn. La conosceva da poco, ma anni di vita in un esercito poco incline al rispetto della vita dei suoi soldati gli avevano permesso d’imparare a riconoscere al volo la menzogna di un graduato.
E Leia stava mentendo.
Spudoratamente.
Avrebbe potuto arrabbiarsi. Per la verità, inveire contro di lei sarebbe stato nel pieno dei suoi diritti. Invece si limitò a chiedere, quasi con fare arrendevole: “Perché non vuole dirmelo?”
La donna venne presa in contropiede da quella richiesta così sommessa e implorante. Sedeva al centro della grande postazione di comando che la Resistenza aveva organizzato in quella nuova base, al fianco di una creatura ben conosciuta dall’uomo.
Fu quest’ultima a rispondere: “Vedo nei tuoi occhi molta preoccupazione. Ma poca fede. Abbi fede, ragazzo.”
Finn masticò una risposta ben poco cortese, che però non pronunciò a voce troppo alta. Lanciò un’occhiataccia a colei che gli aveva parlato in quel modo, infine diede loro le spalle e se ne andò, sconfitto per quel giorno ma non per sempre.
Leia osservò le sue ampie spalle e sospirò. Sapeva che tenerlo lontano dalla sua prima e vera amica non le sarebbe riuscito a lungo. Si girò, fissando colei che stava al suo fianco ed emise un secondo sospiro, carico di tormento.
Maz Kanata, perché proprio di lei si trattava, sorrise divertita. “Dubiti del mio piano, principessa.” Commentò, senza bisogno di domandarle cosa lei pensasse. Glielo si poteva leggere dal viso anche senza millenni d’esperienza sulle spalle.
“Solo…” il generale Organa abbassò la voce, chinandosi su di lei. “Solo spero che tu non abbia sacrificato Rey per… qualcuno che non può essere salvato.” Concluse, pronunciando con un certo sforzo la seconda parte di quella frase.
La piratessa le fece l’occhiolino. “Rey non è in pericolo. Non in pericolo di vita, ecco.”
“Ma sei sicura che lui possa riuscire a…”
“Non ho avuto altre idee che questa, Leia. Una flebile speranza. Credi in essa, credi nella Forza. Credi in lui.” Lei tacque un lungo istante, prima di aggiungere: “E credi in tuo figlio.”

Rey riprese conoscenza poche ore dopo, per un breve attimo. Sollevò a fatica le palpebre, rivelando occhi lucidi e affaticati. Fissò il vuoto, muovendo le mani sulla brandina, alla cieca. Non riusciva a capire dove fosse e la testa gli faceva così tanto male da non riuscire, quasi a ricordare chi fosse.
Aveva le labbra riarse. Cercò di puntellare i gomiti contro il materasso su chi stava riposando, ma una grande mano calda le si appoggiò sullo sterno, impedendole di alzarsi.
Cercò di spiegare quanta sete avesse, ma non trovò la forza di parlare. Lo trasmise con la forza, inviando quel pensiero come una disperata richiesta di soccorso. Sentì la mano che la teneva contrarsi, ma non fece altro. Non le offrì dell’acqua. La chiese nuovamente, senza ottenere nulla.
“Rey” mormorò una voce maschile a lei familiare. “Il nemico. Dimmi chi è il nemico.”
Concentrò tutte le sue forze nel tentare di coordinare la risposta. Infine, debolmente, sussurrò: “Il pianeta.”


Rispondiamo alle recensioni, approfittando d'un sprazzo di tempo libero.
zezze: Cara, non serve talento nelle recensioni, l'importante è il cuore e ti ringrazio tanto di lasciarmi ogni volta un tuo saluto e un tuo pensiero!
andrechan: Non mi succede spesso, ma al momento ho una chiara idea della trama! Quindi so dove stiamo andando almeno credo! La roba arriva in breve tempo perché se attendessi sparirebbe tutto e non avrei più la voglia di andare avanti... ed ecco perché ho decine di racconti in sospeso ahah.
WhiteSwan: Sono lieta che il fandom Reylo sia attivo, qui in Italia siamo poche rispetto all'estero dobbiamo un po' farci vedere! Ti ringrazio moltissimo di aver perso del tempo a lasciarmi i tuoi pensieri, come dico sempre mi emoziono nel sapere cosa provano i lettori quando leggono un mio scritto.
Madworld: Oddio che è una delle tue reylo in preferito mi onora un sacco! Sì, il mio stile di scrittura è sempre stato molto diretto al nocciolo, al succo della questione. Il che ha sempre comportato due fronti netti tra le mie insegnanti d'italiano, chi lo amava alla follia e chi lo odiava dandomi 3 continui! Dimmi se i personaggi continuano a piacerti miraccomando!
quake: cara, tu hai visto appieno lo sforzo che faccio ogni volta per mantenerli IC. Ci sono volte che finisco un capitolo, patisco e vado a leggermi qualcosa di smielato per compensare. Purtroppo Kylo Ren e Rey non possono essere dolci, non nel senso comune del termine. Scrivere di loro è faticosissimo ti ringrazio per la tua recensione!
queenofthedarkness: la tua è una delle recensioni che mi ha emozionato di più! Grazie davvero per le tue parole, quando io scrivo e cerco di trasmettere emozioni quello che mi torna indietro sono le emozioni di coloro che mi leggono e quello che mi hai scritto corrisponde in pieno a ciò! Guarda, sono una persona che dà molta importanza alla figura materna, quindi sì ti posso confessare che Leia potrebbe avere l'occasione di fare qualcosa per tornare con suo figlio.
giadaplumply: grazie mille tesoro per le tue parole! Se non trovi cose che ti soddisfino qui, ti posso consigliare AO3, alcune fan fiction sono italiane e sono molto belle!
San: E chi non l'avrebbe presa la mano di quel cucciolo bastonato? Siamo tutte affette dalla sindrome della crocerossina. Si spera che Rey non abbia investito nel cucciolo sbagliato, che ne dici?
sempreugualemai: cara, come ti capisco! Anche io dall'ultimo film ho iniziato a vagare alla ricerca di ff che mi soddisfacessero. Solitamente quando finisco a scrivere una fan fiction levando tempo allo scrivere libri è perché non ho trovato niente che sia come dico io. Attenzione, non intendo bello, intendo come dico io. Volevo una storia incasinata e in giro trovavo poco ambientato dopo l'ultimo film. Così sono finita col scriverla. Ho seguito il tuo consiglio e pubblicato oggi su Wattpad, ma non ho ricevuto molti riscontri, forse ho sbagliato qualcosa. Non so.
sofismi: SEI STATA NOMINATAAA Se ti può consolare cara io non ricevo soldi manco per i libri seri che ho scritto, quindi accettiamo che la vita degli scrittori è fatta di FAME e POVERTA'
herion: ti ringrazio per le tue parole, come ho scritto sopra per me è un grande sforzo mantenere IC questi personaggi, specie Rey. Credo non sia stata approfondita abbastanza. Mi resta complicato certe volte colmare delle lacune.
kairi: TU DONNA CHE AZZECCHI LE COSE PRIMA CHE IO LE SCRIVA hai anche colto la citazione del codice Sith ma perché sei sposata? I want you.
chris: Qualcuno che ha apprezzato la frase sullo sforzo al cesso XDDD Nessuno l'ha notata tranne te! Ti adoro! Ma, soprattutto, t'è piaciuto il modo in cui lui vede la bellezza di Rey, che è una delle poche frasi da me scritte a convincermi.
Ethilien: sono lieta di averti con noi! Mi auguro che la storia continui a piacerti!
malessereblu: inizio col dire che hai un nick che mi attira un botto. Ti ringrazio molto per le tue parole, una creaturina insicura come me abbisogna di sicurezze ogni giorno, povero mio marito! Non essere una personaccia e continua a farti sentire, ogni volta che non scrivi c'è un Ben Solo che ti guarda con gli occhi da cucciolo!
angel of fire: Se questo fosse il copione di Ep IX avrei una serie di fan puristi ad attendermi fuori dalla porta per ammazzarmi temo! Ma ti ringrazio tanto per le tue parole!
Dovrei aver risposto a tutti! Se ho dimenticato qualcuno/sbagliato qualche nick abbiate pietà di me! La settimana prossima riprenderò a lavorare e non so quanto saranno regolari gli aggiornamenti, ma ce la sto mettendo tutta per offrirvi una storia piacevole da leggere!
Adesso entriamo nel vivo della storia. Fine delle premesse, ragazzi!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


CAPITOLO SETTIMO

Kylo Ren aveva due grandi problemi, al momento.
Il primo era che la donna per la quale aveva lasciato un trono agognato per una vita intera gli aveva confessato che la minaccia gravante su di loro era costituita dal pianeta dove erano rimasti imprigionati.
Il secondo era che… il pianeta stesso stava cercando di smentirla.
Lei si era ripresa implorando qualcosa da bere, diverse ore prima. Logico. La febbre doveva averla disidratata.
Ma i danni subiti dalla navetta erano riusciti a distruggere ogni riserva d’acqua presente sul mezzo. Per cui il cavaliere di Ren non era stato in grado di accontentare la sua richiesta, cosa che gli aveva incrinato il cuore.
Dopo aver tergiversato mezza giornata, consapevole della necessità di avventurarsi sulla superficie di quel corpo celeste alla ricerca di liquidi ma incapace di abbandonare la donna in quelle condizioni, lui si era infine deciso.
“Innalza gli scudi e non permettere a nessuno di accedere al mezzo” aveva ordinato al computer di bordo, avviandosi in direzione del portello d’uscita.
Aveva quasi sbattuto il naso contro un enorme contenitore di roccia. Un quadrato alto quasi quanto lui e largo due metri, cavo all’interno.
Pieno fino all’orlo di acqua limpida.
Accanto a esso, vi erano due animaletti piumati, piccoli e grassocci, morti stecchiti. Qualcosa aveva rotto loro la testa e li aveva abbandonati lì, senza una spiegazione logica.
Il cavaliere di Ren aveva fissato la scena per un paio di minuti buoni, prima di riaversi e costringere il computer di bordo a minuziose analisi del materiale appena rinvenuto. Venne fuori che non erano avvelenati, tossici o pericolosi in qualche altro modo.
Aveva dissetato Rey e trasformato i due cadaveri in un pasto. Ne aveva consumato metà, lasciando il resto per quanto la donna si fosse risvegliata.
Cosa che avvenne in quel momento.
La giovane sbatté le palpebre, con fatica. Una volta che i robot medici erano riusciti ad azzeccare il giusto mix di medicine per controllare le tossine presenti nel suo corpo, la febbre aveva preso a discendere rapida. Non era ancora passata del tutto, ma la guarigione era da considerarsi ormai prossima.
Il cavaliere di Ren la osservò in silenzio mentre lei apriva gli occhi. Era meno pallida del giorno precedente, anche se occhiaie violacee le segnavano il volto, segno della sofferenza appena affrontata.
Le si fece vicino mentre lei puntellava le mani sulla branda, cercando a fatica di alzarsi a sedere. Non ci riuscì e infine lui le posò una mano sulla schiena, aiutandola in quell’impresa con gentilezza. Rey si girò nella sua direzione, fissando un punto oltre il suo volto, le labbra spaccate dalla sete dischiuse per la sorpresa.
“Ben?” bisbigliò, la voce ridotta a un sussurro.
“Non chiamarmi così” replicò istintivamente egli, usando il braccio rimasto libero per recuperare il bicchiere con cui l’aveva già dissetata durante il riposo e mettendoglielo in mano.
Lei bevve avidamente. Abbassò il contenitore quando ormai fu vuoto e si pulì la bocca con il dorso della mano. Kylo Ren glielo riempì senza dirle una parola e smise di sostenerla quando la sentì più forte e sicura.
“Sei venuto” considerò la giovane, sorseggiando altra acqua.
Ebbe quasi voglia di prenderla a testate. Certo che era venuto. Vederla in fin di vita lo aveva fatto letteralmente impazzire. Saperla in pericolo lo aveva privato di ogni pensiero logico, trasformandolo in un animale pronto a distruggere la galassia intera. La odiò per il potere che la sua esistenza poteva esercitare su di lui.
“Chi è stato?” la interrogò, cambiando argomento per evitare risposte poco felici. “Chi ti ha ridotto così?”
Sperò che lei fosse in grado d’indicargli un nemico in carne e ossa e che quello dettogli ore prima fosse stato semplicemente il parto della sua immaginazione resa delirante dalla febbre.
Rey esitò, tenendo il bicchiere tra le dita. “Il pianeta” sussurrò infine, confermando la risposta già datagli durante il tormento della malattia. “Questo pianeta… sa usare la Forza.”
Kylo Ren non scoppiò a ridere nell’udire un discorso del genere, ma poco ci mancò. “Non dire idiozie” la sgridò quasi, riempiendole di nuovo il bicchiere. “L’uso della Forza è riservato agli esseri senzienti.”
“Allora questo pianeta dev’essere un bel genio, perché sa usarla.” Insistette lei, abbassando il viso per bere. Non si rese conto del fatto che il contenitore fosse pieno fino all’orlo e qualche goccia d’acqua le cadde addosso. Così domandò: “Perché siamo al buio?”
Il cavaliere di Ren avrebbe preferito rimandare in eterno quel momento. Lentamente, con gentilezza, le tolse l’oggetto dalle dita. Rey si rese conto del fatto che la sua tunica era stata sostituita da una fascia appoggiata sul seno e arrossì, per poi impallidire subito dopo. Premette le braccia contro il proprio petto, aprendo la bocca per domandare due questioni importanti, del tipo dove fossero finiti i suoi vestiti e chi glieli avesse tolti, ma la risposta di lui fu capace di tacitarla.
“Non siamo al buio.”
La giovane azzardò una smorfia fintamente divertita, credendo quella risposta uno scherzo. Ma il silenzio e la tensione che percepì dall’uomo al suo fianco le cancellò quell’espressione dal volto. Mosse una mano nel buio, e trovò quella di lui, che accolse le sue dita e le strinse. Rifuggì dal suo tocco e se la portò al volto, sfiorandosi gli occhi con un tocco incerto, impaurito.
“No” balbettò, con un tremolio nella voce. “Che cosa… cosa mi è successo?”
“Questo dovresti raccontarmelo tu.” Spiegò il cavaliere di Ren, con pazienza. “Qualcosa ti ha morso, immagino. Era velenoso. Hai in circolo una tossina che ti ha quasi ucciso. Per combatterla, il tuo corpo ha sviluppato una forte forma influenzale. Sono riuscito a fermarla. Presto starai meglio. Anche gli occhi. Al momento, il tuo apparato visivo è sotto l’attacco della tossina. Ma le medicine che stai assumendo dovrebbero farti migliorare rapidamente.”
“Quindi… non è definitivo?”
“Il computer di bordo sostiene di no. Al momento è il massimo esperto di medicina di cui dispongo.”
“Come sarebbe a dire…”
“Siamo bloccati su questo pianeta e ti ho curato con gli unici mezzi che avevo. Ringrazia che io sia partito a bordo di una navetta scientifica. L’unica speranza per curarti definitivamente è trovare la creatura che ti ha morso e ottenere un campione del suo veleno.”
Rey pronunciò una parolaccia molto brutta, che lui approvò annuendo.
“Il Millennium Falcon è stato distrutto non appena sono atterrata” raccontò la ragazza, cercando di vagliare le alternative a loro disposizione. “Ridotto a un mucchio di macerie inservibili. Forse… forse potrei tentare di contattare la Resistenza. Loro potrebbero aiutarci…”
Kylo Ren s’irrigidì. Pregò che lei non se ne accorgesse, poi ricordò che non poteva farlo e si rilassò. Non era rimasto lì con lei per vederla chiamare i suoi amici della Resistenza e fuggire prima che loro giungessero in suo soccorso come cavalieri dall'armatura scintillante. Con il tono più morbido e tranquillo di cui disponeva, enunciò bugia più grossa della giornata: “I miei sistemi di comunicazione non funzionano.”
“Dannazione.” Quasi gli parve di vedere le rotelle di lei in azione. “Potremmo tentare di aggiustarli e…”
“Siamo anche senza acqua e senza cibo” la informò quindi, distogliendola da quell’argomento.
La giovane si picchiò un pugno sulla coscia, rabbrividendo poi per il dolore: si era colpita una ferita appena cicatrizzata, non vedendola. “Tutto questo su un pianeta che ci vuole morti.”
“I pianeti non hanno volontà propria.” La corresse egli, con un sospiro. “Hai fame?” aggiunse, offrendole parte della carne cotta poco prima con un po’ di legna e molto affumicamento del ponte di comando.
Rey accettò quel dono e prese a mangiucchiare, con poco appetito. Ma il sapore parve risollevarla di poco, poiché commentò: “Buono. Dove l’hai preso?”
Il principe di Alderaan esitò un lungo istante, prima di ritrovarsi costretto ad ammettere suo malgrado: “Credo che me l’abbia offerto il pianeta.”

Yazuuz era certamente il più spaventoso dei cinque.
Certo, anche Raza e i suoi occhi di ghiaccio mettevano spavento. Per non parlare di Fermor e la sua ragguardevole altezza, o di Stermo e il suo modo di metterti a disagio semplicemente rimanendo in silenzio. In effetti, tutti i cavalieri di Ren inducevano timore solo con la propria presenza, tranne il più piccolo, Syz, un bambino di forse dieci anni che stava appresso ai grandi con incredibile solerzia.
Ma era Yazuuz il più tremendo. Lo si poteva percepire solo standogli accanto. Dopo Kylo Ren, quello doveva essere il più terribile dei cavalieri.
Non troppo alto, dotato di spalle ampie. Pelle rossastra, occhi violacei. Aveva cicatrici che gli percorrevano il volto e buona parte del corpo, laddove la tunica – uno smanicato nero lungo alle caviglie in parte celato da un drappo del medesimo colore che gli copriva la spalla destra e parte della schiena – lasciava scoperto il suo fisico proporzionato e muscoloso.
La lingua era biforcuta, la voce sibilante, bassa, capace far drizzare i peli dalla paura a chiunque l’ascoltasse. Hux ingoiò a vuoto quando Yazuuz prese a interrogarlo, girandogli attorno come un predatore.
“Disponiamo delle coordinate?”
“N-no, signore…” balbettò il poveretto, mantenendo una postura quanto più possibile ritta.
“Impossibile. Deve essere rimasta traccia, da qualche parte.”
“Il… Leader Supremo ha… fatto in modo che il suo viaggio non fosse tracciabile, signore… i tecnici stanno facendo il possibile, ma…”
Raza roteò gli occhi al cielo, puntando poi le iridi azzurre su Yazuuz. Era una donna dal fisico slanciato, i lunghi capelli castani raccolti in una coda alta. C’era qualcosa di affilato, in lei, a partire dai tratti del volto sino al modo rapido e coinciso con cui esprimeva i propri pensieri.
“Probabilmente ha i suoi buoni motivi per non voler essere rintracciato.” Opinò, ottenendo l’approvazione del giovane Syz. Il più giovane e basso dei cavalieri di Ren si fece vicino a Stermo, appoggiandosi a lui. Dopo un attimo, egli lo raccolse da terra e lo tenne in braccio senza alcuno sforzo, rimanedo in silenzio.
“Non ci sono buoni motivi che tengano, Raza. Snoke è stato ucciso. Non esiste una sola ragione in tutta la galassia che possa giustificare l’assenza di Kylo Ren in un momento come questo”
“Senza considerare l’aggravante” intervenne Fermor, col suo solito tono strascicato. Parlava come se gli pesasse avere una conversazione con qualcuno, come se la cosa gli costasse uno sforzo che non era disposto ad affrontare. “Di ciò che Yazuuz ha visto.”
Il loro compagno si era svegliato in piena notte con la consapevolezza che Snoke non esisteva più. Nulla di speciale: loro erano stati destati dalla stessa sensazione.
Ma Yazuuz aveva visto qualcosa di diverso, a quanto pareva. Il Leader Supremo, poco prima di spirare, era riuscito a inviargli una visione, un messaggio, un avvertimento.
Tradimento. Sono stato ucciso da un tradimento.

Non ho il tempo di rispondere alla recensioni, lo farò al prossimo capitolo! Promesso.
E al prossimo capitolo... si fangirla! Punto. Sto scrivendo una fanfiction e ho ogni tanto il bisogno di fangirlare. Quindi al prossimo si fangirla!
Poi tornerà crudele quindi godetevela finché dura.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. ***


CAPITOLO OTTAVO

Il cavaliere di Ren rimproverò se stesso per non aver compreso quanto sarebbe stata complicata la cosa.
E dire che il tutto era partito nel più innocente dei modi. Forse era stato questo a fregarlo.
Rey aveva chiesto di darsi una ripulita, e vuoi non concedere ciò a una pover’anima che, sino a poche ore prima, agonizzava in preda a una febbre mortale? Per di più la disgraziata aveva avanzato quella proposta fissando il vuoto, con gli occhi ciechi persi nel nulla, osservando un punto imprecisato al di sopra del capo di lui. Aveva ceduto alla sua pretesa ancora prima di comprenderla appieno.
Dopo, si era ritrovato costretto a elaborare un modo per rendere possibile il suo desiderio. E, da bravo imbecille qual era, s’era detto che la risoluzione alla cosa fosse semplice: dietro sua richiesta, il computer individuò un piccolo specchio d’acqua a poca distanza da loro.
Buttaci la jedi, fai sciacquare la jedi, tira fuori la jedi.
Facile, veloce e indolore.
Rey non sembrò del tutto convinta della sua idea, ritenendola poco prudente. Lui non le diede retta: prima o poi avrebbero dovuto affrontare quel pianeta. Restare tappati dentro la navetta non era pensabile: là fuori, da qualche parte, c’era la creatura che aveva morso la ragazza. Dovevano trovarla e far analizzare il suo veleno dal computer di bordo.
Quando il cavaliere di Ren le aveva chiesto di descrivergli l’animale in questione, la giovane lo aveva fatto con dovizia di dettagli: pelo rossastro e giallastro, quadrupede, sei occhi neri e un possente muso zannuto. Il principe di Alderaan aveva segnato l’uccisione della creatura in questione nella sua agenda di cose da fare il prima possibile e aveva spiegato alla giovane che non gli sarebbe certo stato possibile ottenere quel risultato senza mettere piede a terra.
Inoltre, se quel pianeta desiderava ammazzarli, poteva farlo in qualsiasi momento: niente e nessuno gli impediva di trafiggere ancora la navetta del Primo Ordine, infilzandoli. Tanto valeva uscire e permetterle di ripulirsi. Se il pianeta avesse deciso di ucciderli, loro non avrebbero potuto fare molto per difendersi.
Già. Il cavaliere di Ren lo comprese nel momento in cui lo spiegava alla sua compagna d’avventure. Quella era la prima volta che si ritrovava affrontare una realtà del genere: la sua sopravvivenza non dipendeva dalla propria forza e dal proprio potere ma dalla benevolenza di una qualche creatura che, almeno al momento, appariva infinitamente più potente di lui.
La cosa più logica sarebbe stato chiamare i soccorsi e scappare da lì. Ma il futuro di Ren era legato a quel luogo, attualmente. E lui non aveva esitato a sacrificare il proprio.
Scacciò quel pensiero e cercò di concentrarsi su questioni più immediate, tanto per tenere la mente impegnata. Ad esempio, gli abiti della donna erano ridotti a uno straccio. Inoltre, sembravano l’unica cosa su quel mezzo più sporca di lei. Insomma, Rey necessitava un cambio, di cui lui non disponeva. Rinvenne nella propria cabina una tunica scura, di quelle da lui usate per il riposo notturno. Pensò che la giovane vi avrebbe praticamente nuotato dentro, ma al momento non aveva nulla di meglio da offrirle. Recuperò dall’armeria una cintura e un paio di stivali.
“Possiamo avviarci” le disse poi, raggiungendola in prossimità del portello d’uscita.
La jedi, gli occhi castani fissi nel vuoto, annuì una volta soltanto. La ferita da morso era una chiazza nera sulla pelle del suo polpaccio. Forse lavarsi avrebbe anche portato sollievo a quella situazione.
Uscirono e i caldi raggi del sole colpirono entrambi. Il giovane orientò i propri passi nella direzione indicata loro dal computer di bordo e in quel momento accadde: gli alberi davanti a loro vennero presi e spostati con violenza, mentre la terra tremava sotto i loro piedi.
Rey urlò e lo cercò istintivamente, aggrappandosi al suo braccio. Il principe di Alderaan abbassò lo sguardo per un attimo, osservando le dita di lei che, convulse, si stringevano attorno alla stoffa nera dei suoi abiti.
“Cosa sta succedendo?” domandò la giovane, i sensi all’erta. La sua prima esperienza con le stranezze di quel pianeta si era conclusa con lo svenire credendo di essere ormai destinata alla morte, per cui un po’ di nervosismo da parte sua era più che comprensibile. E la cecità non l’aiutava di certo.
“Gli alberi ci fanno strada” le spiegò in un mormorio Kylo Ren. “Per quanto strano possa essere.”
“Ci fanno strada?” ripeté la ragazza, credendolo impazzito.
“Lo hanno fatto anche al mio arrivo. Si sono disposti sui lati, creando un sentiero. Che conduceva a te.” Il giovane uomo iniziò a camminare in quella direzione e, nel farlo, irrigidì il braccio cui lei si era appesa, dandole sostegno e guida. Rey parve comprendere le sue intenzioni, poiché rimase attaccata a lui, lasciando che le facesse strada come un cavaliere.
“Come sei finita su questo pianeta?” domandò l’uomo, di punto in bianco, dopo una decina di minuti di cammino.
Percepì la presa della giovane su di lui farsi più rigida. Curioso, abbassò lo sguardo, studiandola dall’alto verso il basso.
Non gli rispose.
“Posso, almeno, sapere cosa sei venuta a fare?”
Il lungo silenzio che seguì a quella domanda gli fece pensare che Rey non avrebbe soddisfatto nemmeno quella curiosità, ma infine lei replicò: “Ricordi quello che mi hai detto? Di uccidere il passato?”
“Certo.”
“Avevi ragione. Bisogna uccidere il proprio passato per impedire che le sue catene t’impediscano di muoverti liberamente nel futuro. Qui c’è qualcosa che poteva darmi l’occasione di riuscirci.”
Kylo Ren si guardò attorno, stupito. Studiò le fronde degli alberi, alte centinaia di metri sopra di loro, e il cielo terso che le sovrastava.
“La tua storia personale è legata a questo pianeta?” domandò infine, ripassando le informazioni che aveva raccolto su di lei. Che Rey avesse scoperto qualcosa riguardo la reale identità dei suoi genitori era fuori questione, poiché quel corpo celeste su cui si trovavano non c’entrava minimamente con essi.
“No. Ma lo è… la storia dei Jedi.”
“Ne dubito fortemente. Sono stato costretto a studiare l’Antica Religione, purtroppo. E in nessun racconto veniva menzionato quest’angolo della galassia.”
“La conoscenza che ho acquisito io non proviene da racconti, ma da libri sacri. Molto antichi.”
Il cavaliere di Ren aggrottò le sopracciglia. Dunque Luke era andato alla ricerca di quelli, quando si era autoesiliato. Povero vecchio pazzo. Come se le risposte per il futuro della galassia si potessero trovare in volumi scritti da uomini periti millenni prima.
“E chi ti avrebbe aiutato a tradurre un testo del genere? Ci vogliono conoscenze che in pochi hanno.”
Ancora una volta, lei fu omertosa. La cosa iniziava a innervosirlo.
“Sei ancora viva grazie a me. Non pensi di dovermi delle risposte?” sbottò, facendola sussultare.
Rey chinò il capo, comprendendo che lui aveva decisamente ragione, almeno su quel punto.
“Qui c’è qualcosa che mi serve.” Gli spiegò, cercando le parole per proseguire con quella spiegazione. Ma non le trovò e richiuse la bocca.
“Qualcosa che ti avrebbe permesso di uccidere il tuo passato” Kylo Ren ponderò quelle parole, passeggiandole accanto. La guardò ancora, chiedendosi cosa lei gli stesse nascondendo.
La cecità dava un’espressione un po’ vacua al suo volto. Sembrava talvolta smarrita, e si aggrappava più forte al suo braccio. Sostenerla era una pratica che richiedeva pazienza e dolcezza, doti di cui lui non credeva di disporre. Eppure, stava godendosi quel momento con ogni fibra di se stesso.
Ma c’era qualcosa che lei gli stava nascondendo. Un dettaglio capace di farlo infuriare, comprese dai sentimenti che riuscì a leggere nel suo animo. Prima che Rey gli chiudesse le porte in faccia, difendendo l’intimità dei suoi pensieri dalle sue intrusioni.
Giunsero in prossimità del piccolo lago indicato loro dal computer. Era uno specchio d’acqua limpida e placida. In effetti, era vicino proprio come il calcolatore elettronico della navetta gli aveva prospettato. Il cavaliere di Ren disciolse la loro unione, ancora concentrato sui misteri che la sua compagna d’avventure gli stava nascondendo. Non aveva certo idea del fatto che, di lì a pochi secondi, lei sarebbe stata in grado di spazzare via ogni suo pensiero con una semplice, innocente richiesta.
Che arrivò come un fulmine a ciel sereno: Rey gli domandò la dovuta privacy e lui ebbe un tuffo al cuore.
Fu solo in quel momento che Kylo Ren, colui che aveva ucciso il Leader Supremo del Primo Ordine, il figlio di Han Solo, il nipote di Darh Vader, l’erede diretto di Leia Organa e Luke Skywalker comprese di non aver pensato a un piccolo ma terrificante dettaglio: quando desidera lavarsi, la gente tende a spogliarsi nuda.
La lasciò andare e le diede le spalle. Assassino, mostro perverso e distruttore di mondi, si rese conto d’essere totalmente non pronto per una prova del genere. Vedere il corpo nudo di Rey avrebbe significato dare una forma, un senso e un profumo alle già devastanti visioni notturne che talvolta una parte di lui si concedeva. Un conto era immaginare qualcosa che la ragazza non gli avrebbe mai concesso di possedere. Un conto era vederlo.
Udì il frusciare della stoffa che cadeva a terra. Implorò il pianeta di attaccarli proprio in quel momento, magari con intenti letali. Il corpo celeste lo ignorò bellamente.
“Si tocca?” mormorò lei, distogliendolo dalle sue riflessioni.
“Chi tocca cosa?” rispose lui, come un perfetto imbecille. Si morse la lingua e girò appena il capo, intravedendo dietro di sé una figura color carne, le braccia premute sul seno e sul pube. Cedette e la guardò del tutto.
Era proprio come se l’era immaginata. Un corpo imperfetto, reso muscoloso dall’addestramento e dalla fatica. La pelle cotta dal sole di Jakku, le cicatrici di una vita in solitudine che si univano a quelle nuove, guarite dai robot medici che lui le aveva messo addosso quasi venti ore prima. Aveva sciolto i capelli, che ricadevano attorno al volto come una criniera, disordinata e spettinata. Era stupenda e indifesa. E il modo in cui fissava il vuoto, alla ricerca di… lui... gli rimescolò le budella…
Era cieca. Lo cercava. Aveva bisogno della sua presenza. Si morse il labbro inferiore e distolse nuovamente lo sguardo.
“Nell’acqua. Voglio dire. Non sono abituata a… stare nell’acqua.” Spiegò Rey, a disagio. “Io… si tocca il fondo?”
E in quel momento la comprensione della stupidaggine fatta concedendole quel bagno crollò sulle spalle di Kylo Ren. Il poverino si ritrovò a chiederle, come un martire: “Stai dicendo che non sai nuotare?”
“Su Jakku si usava l’acqua per sopravvivere” la giovane passò il peso da un piede all’altro, a disagio. “Non per organizzare corsi di nuoto.”
Lo sentì pronunciare un’imprecazione molto elaborata. Udì i suoi passi mentre egli raggiungeva la riva del lago e ne studiava le acque, poi lo sentì tornare verso di sé. Quindi, con sua somma inquietudine, percepì il suono di stoffa che veniva lasciata cadere a terra.
“Che fai?” pigolò, la voce lievemente isterica.
“L’acqua è profonda” fu la risposta del principe di Alderaan, il quale stava maledicendo metà del creato per quella situazione e benedendo l’altra metà per il fatto che lei fosse incapace di vederlo. “Ti accompagno io. Dammi la mano.”
“Non… non guardarmi.”
“Credi forse che ti abbia curato tenendo chiusi gli occhi? Dammi la mano e finiamola in fretta. Abbiamo problemi più urgenti a cui pensare.”
Rey si rese conto che la sua obiezione era da considerarsi perfettamente sensata. Stavano dedicando fin troppo tempo a quella sciocchezza, per di più sulla superficie di un pianeta che aveva già tentato di ammazzarla. Forse era stato frivolo chiedere di lavarsi, ma la jedi avvertiva il bisogno fisiologico di ripulirsi dal sudore febbrile, dal fango e dal sangue. Sentiva che altrimenti non sarebbe mai riuscita a guarire del tutto.
Risvegliarsi priva della vista, dopo aver pensato di morire, era stato uno shock.
Il ritrovarsi al fianco di Ben Solo lo aveva attenuato solo in parte, poiché in sua compagnia Rey viveva una buffa dicotomia: da un lato lui la era capace di farla sentire protetta e dall’altro le trasmetteva la certezza di essere in pericolo mortale. Era come possedere un serpente da guardia cui nessuno aveva insegnato a non attaccare la padrona.
E adesso aveva bisogno della sua presenza. Disperatamente, totalmente. La febbre l’aveva lasciata troppo debole per pensare di compensare alla mancanza della vista con l’uso della Forza. Fino a che non fosse stata più in forma, il principe di Alderaan era la sua unica speranza di salvezza.
E, insieme, il suo biglietto di sola andata per la dannazione.
Liberò i seni dalla protezione della propria mano e allungò le dita nell’aria tiepida. La mano di lui l’accolse quasi subito, con una presa non del tutto salda. Forse un po’ tremante. Si chiese se Ben sentisse freddo, nonostante il caldo sole che li illuminava.
Lui la tirò in avanti, facendole sentire il punto in cui il terreno finiva nel vuoto, finendo a picco sul lago. “C’è un salto di pochi palmi. Forse un paio” le spiegò, la voce lievemente arrochita. “Ti precedo.”
La fece sedere sul bordo e l’abbandonò lì. Rey udì il suono di qualcosa che cadeva in acqua, un breve silenzio, poi il rumore della sua presenza poco più in basso. Si chiese se avesse poi così tanto bisogno di lavarsi. Forse croste e infezioni erano da preferire alla situazione in cui si era appena cacciata.
E lui ancora non sapeva quale fosse il motivo che l’aveva spinta su quel pianeta. Doveva fare in modo che non lo scoprisse o, almeno, che lo venisse a sapere solo quando i suoi occhi fossero tornati a funzionare. Perché era certa che la sua reazione non sarebbe stata diplomatica.
Si tuffò.
Fu una sensazione spaventosa. Era in un luogo alieno, priva della vista, e si era lasciata cadere nel vuoto, consapevole che ad aspettarla vi era un lago. L’acqua l’accolse con il suo abbraccio fresco e Rey annaspò. Subito dopo, due grandi mani l’afferrarono per i fianchi, tenendola a galla.
La ragazza trattenne il fiato. La differenza termica tra l’acqua e la pelle di Ben resero quasi bruciante il contatto tra le sue dita e il suo corpo. Pensò che lui non la stava semplicemente sostenendo, ma marchiando a fuoco e che il ricordo della sua presa su di lei le sarebbe rimasto impresso nella mente per sempre.
Alzò le mani, cercando di aggrapparsi a qualcosa. Le posò sulle sue braccia, sfiorandone la pelle tiepida. Non vide ma percepì lo sguardo dell’uomo su di sé e ancora una volta affrontò una dicotomia, ritrovandosi sia a benedire la propria cecità che le impediva di osservarlo di rimando, sia a benedirla. Non sarebbe stata in grado di affrontare una prova del genere senza affogare.
La gamba morsa ebbe immediato sollievo da quella nuova situazione. Il dolore si fece più tenue e contenuto. Forse bagnarla non era la risposta per guarirla, ma certamente poteva essere un buon palliativo in attesa di una risoluzione definitiva.
Lo sentì sospingerla nell’acqua, sino a che non percepì una superficie rocciosa nei pressi dei polpacci. La sfiorò con il punto ferito dal morso e mugolò dal dolore, ma comprese ciò che lui le stava suggerendo: usò quel punto di fondale rialzato per avere qualcosa cui appoggiarsi senza il bisogno del suo sostegno.
Kylo Ren la lasciò andare quasi subito. “Lavati e fai in fretta” le ordinò, burbero. Si affrettò ad obbedirgli.
Il poveretto diede un paio di bracciate, ponendosi a una distanza di sicurezza da lei. La fissò da lontano, così dilaniato dal tumulto di emozioni portato da quell’esperienza da desiderare di baciarla, possederla e affogarla tutto in una volta. Si passò le mani tra i capelli, bagnandoli. La frescura raggiunse il suo cervello e gli permise di rallentare i pensieri. Si calmò un poco.
Sarebbe andato tutto bene se avesse smesso di guardarla.
Quindi si girò a fissarla.
Doveva essersi appoggiata sul fondale rialzato e la sua pelle emergeva dall’acqua da sopra il seno.
Era imbranata e impacciata, non solo come una donna che all’improvviso deve lavarsi senza l’uso della vista, ma proprio come una persona che, nella vita, non ha mai avuto diritto a un bagno completo. Cercava di strofinarsi lo sporco di dosso con mosse rapide e poco precise. Era in imbarazzo quanto lui, comprese.
“Ho finito” mormorò dopo poco la donna.
Non aveva finito per niente. C’erano ancora diversi punti sporchi sul suo corpo, ma Kylo Ren pensò che avrebbe preferito altri dieci anni di addestramento sotto Snoke che prolungare oltre quella tortura fisica e psicologica. La raggiunse, guardandosi attorno alla ricerca di un luogo che gli permettesse di risalire a riva senza troppo problemi. Stabilì che l’unico punto ideale era quello da cui l’aveva fatta saltare in acqua.
Quando fu di fronte a lei, specchiandosi in quegli occhi resi vuoti dalla malattia, ebbe un tuffo al cuore. La nostalgia provata in quei tre, lunghi mesi d’assenza ai quali Rey lo aveva costretto gli calò addosso tutt’assieme e pensò che forse avrebbe dovuto scusarsi. Per quel bacio rubato, per le parole dettole dopo di esso. Ma non lo fece.
La prese tra le braccia come prima, tenendola per i fianchi, stando bene attento a mantenere il corpo di lei a distanza di sicurezza dal proprio. Rey annaspò prima di lasciarsi andare alla sua presa e gli posò le dita sulle spalle, provocandogli un brivido di languore. Sospirò sul suo volto, notando una chiazza di sporco rimasta sulla fronte di lei. Le lasciò andare un fianco, alzando una mano e portandogliela al viso.
La ragazza sussultò per la sorpresa, sentendo le sue dita sfiorala. Gli permise di pulirla in silenzio, aggrappandosi maggiormente a lui. Kylo Ren vide, attraverso l’acqua, le candide forme del suo corpo, così vicino al proprio. Ne percepì il calore. Scivolò con la mano rimasta a sostenerla lungo il suo fianco, giungendo alla sua schiena. Avvicinandola a sé.
Poi comprese che se non l’avesse portata a riva subito un bacio rubato sarebbe stato l’ultimo dei suoi problemi. Per cui cercò di stringerla un po’ meno forte, conducendola verso il punto d’uscita.
Uscirono dall’acqua, prima lei sospinta dalla Forza che lui manovrò, poi il giovane con l’erezione più dolorosa di quel quadrante di galassia. Le porse in silenzio gli abiti che le aveva portato e si allontanò da lei, recuperando i propri.
Mentre si vestiva, Rey sussurrò: “Non so perché tu sia qui. Ma grazie, Ben.”
Chissà perché, quelle parole furono capaci di procurargli una raffica di rabbia sorda.
“Non chiamarmi così” sbottò, reso di malumore da una carica di desiderio che non aveva accontentato e che non avrebbe mai potuto accontentare. “E” aggiunse, al momento poco incline alla diplomazia o a qualsivoglia giochetto psicologico, ma solo voglioso di urlare la verità in faccia. “Sai benissimo perché sono qui.”
La lasciò senza parole e continuò a vestirsi senza più rivolgerle uno sguardo.



D'accordo, abbiamo fangirlato un po', adesso si torna seri. Nei prossimi due capitoli la trama dovrà lievitare un poco.
Giuro che se riesco al prossimo o, al massimo, a quello dopo rispondo alle recensioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. ***


CAPITOLO NONO

Una volta tornati alla navetta furono costretti a rivolgersi nuovamente la parola, quantomeno per fare il punto della situazione e approntare una strategia per affrontarla. La giovane non rimase stupida nello scoprire che lui non aveva una chiara idea su come muoversi. Kylo Ren stava alla figura del calcolatore e dello stratega quanto Hux stava alla selezione naturale; la parete che il Principe di Alderaan aveva devastato con la propria spada laser mentre Rey era in bilico tra la vita e la morte dimostrava appieno ciò.
Condotta nei pressi della branda che l’aveva accolta nelle ore di febbre e delirio, la giovane vi si lasciò cadere seduta con un sospiro di stanchezza. I capelli, rimasti sciolti dopo il bagno, scivolarono in avanti quando lei chinò il capo, passandosi una mano sulla fronte.
Il cavaliere di Ren la osservò di sfuggita, preferendo distogliere lo sguardo quasi subito.
Vestirla con la sua tunica da notte e pezzi delle divise del Primo Ordine era stata una scelta sbagliata almeno quanto concederle quella dannata gita al lago. Era uscito dall’acqua convinto che niente avrebbe potuto stordirlo nel profondo come la visione del corpo di Rey denudato, poi si era voltato e l’aveva vista con quella stoffa nera addosso.
Ecco come sarebbe apparsa, se avesse scelto di appartenere al suo esercito. O meglio: se avesse accettato d’essere la sua regina e di sedere accanto a lui sul trono di Snoke. Fu come guardare un universo alternativo in cui lui non era rimasto solo a capo dell’esercito, in cui lei non lo aveva abbandonato come un cane rognoso, chiudendogli in faccia ogni porta.
Attese che i robot medici le somministrassero la dose curativa necessaria, prima di affrontare l’unico discorso possibile tra loro: come risolvere quella maledetta faccenda.
“Il computer mostra tracce di vita animale, su questo pianeta” spiegò. “Ma non ne ho visto nessuno” ripensò ai due volatili che si era ritrovato davanti al portello dell’astronave, dono d’una mano misteriosa insieme al cubo pieno d’acqua. “Nessuno vivo.” Precisò a quel punto.
“Sono rari” convenne Rey. “Appena atterrata, ho fatto in tempo a scendere dal Falcon. Poi il terreno si è spalancato, inglobandolo. Ho visto spuntoni di roccia infilzarlo e distruggerlo come se… come se fosse stato fatto di gomma. Lì c’erano tutte le mie provviste, quindi ho pensato di raggiungere un punto rialzato della zona, per individuare un fiume, o un lago.”
Kylo Ren annuì. Era una buona strategia. Rimanere nelle vicinanze dell’acqua, per un esule su un pianeta sconosciuto, significava avere pieno accesso ai liquidi necessari per la sopravvivenza e, contemporaneamente, trovarsi in un luogo ove gli animali del posto prima o poi si sarebbero recati, per dissetarsi. Il suo racconto gli diede la possibilità d’intuire un particolare non di secondaria importanza.
“Non eri preoccupata per la perdita del Falcon” comprese. “Hai lasciato le lamiere e hai pensato alla tua sussistenza. Forse anche di portare a termine la missione che ti ha portata in questo pianeta. Questo significa che qualcuno della Resistenza sa dove ti trovi. E che ti aspettavi di essere salvata, prima o dopo. ”
Rey arrossì in modo assai vistoso. Le capitava molto di rado, quando si arrabbiava molto o quando si sentiva terribilmente in colpa. Non era un rossore pudico, ma una tinta portata da un’emozione particolarmente violenta.
“Tua madre lo sa” gli confessò infine, tesa. Ma il suo volto rimase paonazzo.
“E…?”
“E la persona che ha tradotto per me gli antichi testi jedi.”
La ragazza serrò le labbra in una linea sottile, dopo quell’ammissione, e lui comprese che non le avrebbe rubato altre risposte, non in quel momento almeno. Pensò che avrebbe risolto tutti i suoi problemi estraendo la propria spada laser e tagliandole la testa di netto, poi ricordò a se stesso quanto stesse bene vestita di nero. Emise un sospiro impercettibile.
“Quando hai incontrato l’animale che ti ha morso, dov’eri?”
“Stavo raggiungendo una cima rialzata. Ero alla sua base. Poi il pianeta mi ha attaccata usando la Forza.”
“I pianeti non attaccano le persone e non usano la Forza.”
“Questo pianeta lo fa. Ed è forte. Possibile che tu non lo percepisca?” sbottò la donna, cogliendolo in fallo.
Certo che lo sentiva. Si era reso conto della presenza celata all’interno di quell’ammasso roccioso ancora prima di atterrarvi sopra, quasi ventiquattro ore prima. Era come udire un mugghio continuo, il suono di qualcosa che riposava sotto di loro, antico e potente.
Ma fino a che quella cosa fosse rimasta dormiente e si fosse limitata a spostare alberi per loro, il principe di Alderaan non era intenzionato a considerarla un problema. Perché ne avevano già troppi a cui stare dietro. E poi darle torto era così soddisfacente.
“Dopo il primo attacco” proseguì il suo racconto Rey. “Ho compreso che non sarei sopravvissuta. Ho cercato di tornare al Falcon, per cercare tra le sue lamiere qualcosa che mi permettesse di realizzare un trasmettitore d’emergenza. Il pianeta deve aver capito la mia strategia, perché mi ha impedito di proseguire.”
“I pianeti non posso capire le strategie dell’avversario.”
“Continua a ripeterlo e vedi se riesci a convincertene. Perché è quello che ha fatto.”
Il Principe di Alderaan non permise a quell’obiezione di scalfire le proprie convinzioni. Aveva dieci anni di conoscenza dell’universo in più di lei e il vantaggio di non essere cresciuto schiavo e ignorante su Jakku. Per cui, sapeva con assoluta certezza che i corpi celesti non dispongono né di una mente né, tantomeno, di una volontà propria. Qualunque cosa stesse giocando con le loro vite, era escluso che si trattasse dell’intero pianeta.
“Se questo sasso alla deriva della galassia è senziente, come tu dici” le concesse. “Mi sembra che ce l’abbia con te. Finora si è limitato ad aiutarmi e null’altro.”
“Quindi ammetti la possibilità che questo corpo celeste sia dotato di una mente pensante?”
“Ammetto” replicò lui, scegliendo con molta attenzione le parole. “Che tu possa essere abbastanza insopportabile da risvegliare l’odio di un pianeta intero, sì.”
La giovane Jedi indirizzò al suo indirizzo un epiteto molto poco felice, avente a che fare con la professione del Generale Organa. Kylo Ren lo incassò senza replicare, ma piegò le labbra in un ghigno, come un bambino soddisfatto all’idea d’aver fatto infuriare la mocciosa di suo interesse.
“Fornisci al computer le coordinate del tuo atterraggio.” Le ordinò quindi, lanciando un’ultima occhiata alla figura della giovane sulla branda. Stava così bene, vestita di nero. “Con quelle, risaliremo alla posizione in cui ti trovavi quando sei stata attaccata e morsa. Probabilmente l’animale che ti ha morsa vive da quelle parti, se si trovava lì.”

“Maz, ho bisogno di te. Ho bisogno d’aiuto!”
Rey era entrata nella sua cabina senza bussare e si era gettata con il capo sul suo grembo, piangente. Maz Kanata si era ritrovata a pensare che, dopo un millennio di vita, c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere: era, infatti, la prima volta che qualcuno si prendeva con lei una tale confidenza.
Aveva provato un dispiacere enorme, nel vedere le spalle della giovane donna scosse da singhiozzi disperati. Dopo un’iniziale esitazione, le aveva posato le mani sul corpo, cercando di calmarla. Quella poverina non aveva idea di cosa fosse un abbraccio materno, né di cosa si provasse ad avere qualcuno disposto a consolarla. Con quel pensiero in mente, la piratessa spaziale le aveva concesso qualche carezza extra, aiutandola a ritrovare una parvenza di pace.
“Cosa succede, bambina?” le aveva sussurrato, la voce bassa e comprensiva. Rey non le aveva risposto subito. Come se le parole per spiegare la propria situazione non esistessero. L’aveva fissata dispiaciuta, quasi aspettandosi che la sua interlocutrice la giudicasse con severità.
“Sono sbagliata. C’è qualcosa di oscuro in me.”
E poi aveva vuotato il sacco. Confessandole il legame con Kylo Ren, i loro continui incontri. Le parole terribili che lui le aveva rivolto, i dubbi che le aveva sollevato. Il fatto di averlo lasciato vivere e di non riuscire a odiare quel mostro, per quanto sforzo ci mettesse. La pallida luce che vedeva in lui glielo impediva, semplicemente. E vederlo regolarmente rendeva la sua esistenza un inferno.
“Sono un pericolo, per la Resistenza. Presto potrebbe riuscire a scoprire dove mi trovo, attraverso questo Legame.” Rey aveva esitato, prima di aggiungere. “O io stessa potrei condannarvi tutti, se dovessi scegliere tra la vostra vita e la sua.”
“Non lo faresti mai, bambina.”
“L’ho già fatto. Aiutami, Maz.”
“Ma come posso…?”
“I testi sacri dei jedi. Forse lì si trovano risposte sul legame e su come spezzarlo. Io… io li ho rubati, ma non riesco a decifrarli. Forse tu… insomma, hai una certa età, no…?”
Ed era stato così, beccandosi una botta di anziana, che Maz Kanata aveva accettato di aiutarla.
Si era fatta portare i volumi prelevati dal primo tempio Jedi della galassia e aveva iniziato a tradurli pazientemente, mentre Rey si chiudeva saldamente alla Forza per impedirsi di avere altri incontri con Kylo Ren.
Le ci erano voluti ben tre mesi di studio, prima di concludere che in quei volumi non vi era alcuna soluzione per quella bambina spaventata e il suo doloroso problema.
Allora, usando la sua saggezza, aveva preso una decisione. Difficile e sofferta, ma doverosa.
“Ho scoperto qualcosa. Un pianeta. Un luogo sacro. Lì troverai il modo per spezzare il vostro legame.”
“Come? Dove? Voglio dire… c’è un tempio, o devo trovare un talismano, o…”
“Non ti preoccupare, bambina. Quando arriverai, lo capirai.”
L’aveva osservata allontanarsi e iniziare a fare provviste per il viaggio con il senso di colpa che gli opprimeva il cuore. Era, infine, andata dal Generale Organa, perché la poveretta meritava di conoscere quelle notizie riguardanti il suo bambino perduto.
Venuta a sapere la verità, Leia era crollata seduta sulla sua postazione del centro di comando. Si era portata una mano al cuore, con un sorriso incerto, combattuta sul reale significato della situazione venutasi a creare tra Rey e Ben.
“Dove l’hai mandata, Maz?” aveva infine sussurrato.
“Da Rez” lei aveva fatto spallucce. “Non mi è venuto in mente nessun altro che possa risolvere il problema.”
“Non… ammetto di non conoscerlo.”
“Lui è a posto. Un po’ troppo diretto nei modi, forse. Ma è a posto.”

Kylo Ren rubò qualche coperta dalle cuccette destinate a un equipaggio che non c’era, patch medici e qualche altra diavoleria che pensò potesse servire durante l’esplorazione a terra di un pianeta ostile, quindi caricò tutto su un droide semovente e diede alla sua compagna d’avventura l’ordine di ripartire.
Camminarono per cinque ore, con gli alberi che venivano spostati rapidi davanti a loro, creando un sentiero qualunque fosse la direzione scelta. Rey cercò di fargli notare quanto la cosa dimostrasse la veridicità della sua tesi sul pianeta capace di usare la Forza, ma lui negò ancora una volta quell’ipotesi.
La jedi non disse altro. Il Principe di Alderaan registrò con una certa dose di stizza quanto la ragazza sembrasse brava ad ignorarlo sia quando si trovavano a miliardi di chilometri di distanza sia stando aggrappata al suo braccio, mentre lo usava come un bastone per ciechi.
Si chiese se quella vicinanza fisica provasse in lei la medesima confusione che, al momento, sferzava il suo cuore.
Nei mesi, negli anni passati sotto il giogo costituito dall’addestramento di Snoke, l’oscurità era lentamente scivolata dentro di lui, fino a penetrargli le ossa. Quando, durante una delle loro discussioni, Rey aveva ipotizzato il suo passato, era riuscita a indovinare la verità solo in parte in parte: sì, era fuggito dal Leader Supremo perché lo riteneva l’unico in grado di proteggerlo da Luke Skywalker. Ma non solo per questo.
Snoke non era spaventato da lui come tutti gli altri. Non riteneva che le sue capacità fossero eccessivamente pericolose, non provava un brivido lungo la spina dorsale quando vedeva la sua potenza esplodere, quando lui perdeva il controllo di essa e di se stesso.
Non gl’imponeva di zittire, sotterrare e dimenticare i sentimenti che gli dilaniavano il cuore. La rabbia per l’abbandono subito dai genitori. Quella per il tradimento del suo maestro. La straniante sensazione di non essersi mai sentito giusto, corretto. E il desiderio di piegare, distruggere chiunque lo minacciasse. Ben Solo era un cagnolino spaventato e rabbioso che aveva appena trovato un padrone disposto a credere in lui.
L’addestramento era stato lungo e spietato. Snoke lo aveva dapprima smembrato, pezzo dopo pezzo, e poi assemblato a suo piacimento, creando un cavaliere di Ren irruento, potente e feroce. Il più forte di tutti, l’alfiere che mancava alla sua scacchiera: pronto a distruggere interi mondi, pur di obbedire al suo re. Pur di seguire il credo impostogli.
Kylo Ren ricordò la prima volta che si era ritrovato a uccidere. L’esecuzione di un traditore. Quell’atto riuscì a spezzare qualcosa dentro di lui. Trapassò la sua anima e l’oscurità che l’avvolgeva, fratturando entrambe irrimediabilmente.
E qualcosa d’impensabile entrò da quella spaccatura: un barlume di luce, flebile e impercettibile. Troppo debole per disturbare l’ombra che gli avvolgeva l’anima, ma abbastanza forte per resistere ad essa. Era rimasta lì. Latente.
Il Leader Supremo se ne era avveduto da subito. E lo aveva preso da parte, spiegandogli cosa fosse necessario fare: sommare a quell’uccisione altre morti. Tante quante gliene sarebbero servite per riportare dentro di lui il buio più nero e totale.
Kylo Ren aveva trascorso gli anni successivi accumulando sulla propria sua coscienza cadaveri su cadaveri, alla ricerca di modo per spegnere la luce dentro di lui. E infine, comprendendo che non v’erano altre strade per far sì che il lato oscuro prendesse pieno possesso del suo allievo, Snoke gli aveva suggerito l’omicidio finale: distruggere colui che lo aveva generato, spegnere il sorriso dell’uomo che lo aveva cullato nei suoi primi giorni di prima. Uccidere suo padre e rinascere dal suo sangue, rinvigorito e rinnovato.
Ma qualcosa era andato storto, di nuovo. Ben Solo non sapeva se ciò fosse dovuto unicamente a un errore di programmazione della sua anima, o se la causa di tutto fosse la giovane che adesso camminava attaccata al suo braccio, nerovestita e dagli occhi ciechi. Forse una commistione tra le due cose.
Ma ormai sapeva – quei centodieci giorni senza vederla lo avevano costretto ad ammetterlo – che qualunque fosse stato il suo futuro, sarebbe stata Rey a influenzarlo.
“Potremmo fermarci?” mormorò la ragazza, distogliendolo dalle sue meditazioni. “Solo qualche minuto.”
La studiò di sottecchi. Una precauzione inutile, dato che la giovane non era certo in grado d’accorgersi dei suoi sguardi. Eppure, nonostante le sue condizioni, lui non riusciva a liberarsi dell’abitudine di guardarla di nascosto. Quel dannato legame lo aveva ridotto all’ombra di se stesso.
“Devi dormire.” Comprese monocorde, dividendosi da lei e richiamando a sé il robottino sul quale aveva caricato i generi di prima necessità prelevati dalla navetta. “Inoltre, mi sembra che il crepuscolo si stia avvicinando. Cerco della legna e accendo un fuoco. Purtroppo non abbiamo niente da mangiare.”
“Forse possiamo esaminare gli esemplari vegetali qui attorno e vedere se uno di loro è commestibile” ipotizzò Rey e lui annuì. Ovviamente la giovane non se ne avvide, per cui l’uomo fu costretto a risponderle verbalmente.
“Programmo il droide per…” s’interruppe, fissando basito la scena davanti a loro.
Un piccolo volatile atterrò a una decina di metri di distanza, in mezzo agli alberi che delimitavano il sentiero percorso fino a quel momento. Portava con sé una decina di rametti di legno, piccoli e sottili, l’ideale per dare iniziò a un bel falò. Kylo Ren fece istintivamente due passi, ponendosi a protezione della donna in sua compagnia e osservò quello che l’animale stava facendo.
La creatura posizionò i legni con grande cura. Quindi, si girò e cercò un sasso bello grosso. Trovatolo, sculettò nella sua direzione, appollaiandosi innanzi ad esso.
Poi, iniziò a colpirlo con testate orribilmente forti. Si ruppe il becco, si fracassò il cranio e continuò fino a che non fu morto stecchito.
Il principe di Alderaan dischiuse la bocca in una O di sorpresa. Percependo il suo stupore e avendo udito quella serie di suoni poco convenzionali, Rey domandò cosa fosse accaduto.
Lui distolse lo sguardo dal cadavere dell’uccello con molta fatica. “Se te lo dico non ci credi.”






Ragazze, ho ricevuto delle recensioni bellissime. Dolcissime. Incredibilmente toccanti, approfondite e gentili. Se mi fossi fermata a rispondere, non avrei avuto il tempo di scrivere il capitolo.
Ma vi assicuro che al prossimo rispondo a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. ***


CAPITOLO DECIMO

Insomma, mangiarono carne d’uccello arrosto. Poi Kylo Ren le diede un paio di coperte e lasciò che lei se le sistemasse a terra, una sotto e l’altra sopra il corpo, mentre il crepuscolo lasciava lentamente spazio alla notte. Un cielo alieno comparve sulle loro teste, privo di luna, trapuntato da centinaia di stelle.
Seduto a terra, la schiena appoggiata ad uno degli alberi che delimitavano il loro sentiero, il Principe di Alderaan alzò il viso e fissò silenziosamente quei soli a miliardi e miliardi di chilometri da loro. Lassù, da qualche parte, vi erano la Resistenza e il Primo Ordine, sua madre e Hux. I cavalieri di Ren e il Credo che avevano giurato di portare avanti.
Portare ordine laddove vi era il caos, usare la paura laddove la calma aveva fallito. Snoke soleva dire che l’unico modo per rimettere a posto un campo mal seminato è avere il coraggio di prendere la falce e livellare l’insieme, dando omogeneità e forma laddove la natura aveva previsto disparità e caos. Con il tempo, Kylo Ren aveva compreso quanto quel pensiero fosse sbagliato. L’unico modo per rimettere a posto un campo mal seminato è dare fuoco a tutto e ricominciare da capo.
Non aveva mai osato dissentire apertamente il suo maestro. Snoke non era stato esattamente un modello di persona aperto e democratico. Per cui aveva covato i propri dubbi in silenzio e la sua disapprovazione per il pensiero del Leader Supremo era cresciuta giorno dopo giorno. Se non fosse stato un ipocrita vigliacco spaventato all’idea di rimanere solo contro tutto l’universo, avrebbe ucciso il suo Maestro molto prima. Ma si era sempre limitato a carezzare quell’idea, senza mai osare metterla in atto.
Fino a che non aveva condotto Rey al suo cospetto.
Sciocco, si disse. Era stato uno sciocco.
Il legame cui la Forza li costringeva avevano portato nella vita di Kylo Ren qualcosa diverso, che non provava da molti anni: speranza. La speranza di non essere più l’unica creatura sola, confusa e dilaniata di tutta la galassia. Rey era come lui, con i suoi stessi dubbi e le sue medesime incertezze. Provava una solitudine infinita mista al disperato bisogno di qualcuno che l’amasse e l’approvasse. Incredibilmente, il buio che albergava dentro la jedi aveva ravvivato la scintilla di luce dentro il cavaliere di Ren.
Perché l’aveva condotta da Snoke? Per un pensiero molto puerile. Davvero ridicolo.
Aveva sperato che lui le concedesse di… tenerla. Se solo il suo maestro si fosse accorto dello straordinario potenziale oscuro celato nell’anima della giovane. Se solo… si fosse fidato delle sue parole. La giovane jedi sarebbe rimasta al suo fianco. Dapprima prigioniera. Poi, con il tempo e con le parole, con l’addestramento e con la sua vicinanza… chi lo sa? Alleata. Compagna.
Invece Snoke, anziché spiare nel cuore di Rey, aveva guardato dentro il suo. E aveva compreso cosa lei rappresentasse davvero. Il modo in cui aveva riacceso la luce nella sua anima.
Per cui gli aveva dato l’unico ordine possibile. Pur di non obbedirgli, lo aveva eliminato.
Dapprima si era sentito ringalluzzito da quell’uccisione e dalla lotta che ne era conseguita. Combattere al fianco di Rey era stato eccezionale. Forse anche più erotico di fare il bagno insieme a lei. Ma il castello di certezze dentro il suo cuore era crollato al rifiuto della ragazza di rimanergli accanto. Era tornato ad essere spaventosamente solo, anche più di prima.
Il terrore per l’omicidio appena compiuto lo aveva assalito non appena si era risvegliato sotto lo sguardo critico di Hux. Si era ritrovato ad essere il solito, patetico Ben Solo. Senza un solo alleato nell’universo. L’aveva accusata della morte di Snoke, per quanto ciò potesse risultare pericoloso per lei. Ma non gliene importava.
Il sentirsi nuovamente abbandonato aveva riacceso in lui una furia cieca, omicida. Aveva perso il controllo, più del solito. Il desiderio di sangue si era fatto più acuto che mai. Aveva deciso di usarlo per soffocare la scintilla accesa da lei.
Avrebbe ucciso tutti i ribelli, uno per uno, sfoltendo la resistenza come la corolla d’un fiore. E infine l’avrebbe ritrovata, messa in catene e tenuta con sé per tutta la vita. Volente o nolente.
La sentì rigirarsi nel sonno e abbassò il volto, studiandone la figura avvolta dalla coperta. Sembrava sofferente. Si chiese quali incubi stesse affrontando e se essi fossero più o meno spaventosi dei suoi. Rammentò di non averle cambiato la fasciatura e l’avvicinò in silenzio, attento a non svegliarla.
Si era tolta gli stivali e si era buttata sotto la copertura che il cavaliere di Ren le aveva procurato, rannicchiandosi sotto di essa in posizione fetale. Sollevò il tessuto grezzo che la proteggeva dal freddo della notte e studiò la ferita da morso. Notò che il colore necrotico della carne stava lentamente diminuendo. Le cure si erano rivelate efficaci. Probabilmente si sarebbe risvegliata con un netto miglioramento.
Le cambiò la medicazione rapidamente e in silenzio, con mosse metodiche. Nonostante il fuoco che il principe di Alderaan aveva mantenuto acceso nelle prime ore della notte, ormai ridotto a un mucchietto di carboni ardenti, la pelle della giovane era gelida, così come il resto di lei.
Sebbene quel luogo godesse d’un piacevole clima tropicale, il calare del sole aveva causato un discreto sbalzo termico.
Disse a se stesso di lasciar perdere la questione. Quella era pur sempre una ragazzina nata e cresciuta in un deserto. Certamente era abituata a cose del genere e dormire al freddo non l’avrebbe sicuramente uccisa.
L’attimo dopo, l’avvolse nella coperta e la sollevò tra le braccia, in silenzio. Sedette laddove lei era stata coricata sino a quel momento, percependo sotto di sé il tepore lasciato dal suo corpo. Divaricò le gambe e la sistemò tra di esse, semisdraiata, lasciando che il suo busto si appoggiasse al proprio petto e il suo capo alla propria spalla.
Rey sospirò nel sonno, troppo stanca per svegliarsi. La malattia l’aveva debilitata. Alzò le mani, portandosele all’altezza del volto, e si arricciò contro di lui, sistemandosi meglio. Poi si abbandonò al suo calore.
Una fresca brezza smosse le fronde degli alberi sopra di loro, facendo sussurrare le foglie. Un animale sconosciuto in lontananza emise un verso garrulo, per poi tacere. Rey sorrise nel sonno.
Kylo Ren esitò a lungo, prima di far scivolare le braccia lungo il suo corpo, per abbracciarla maggiormente. La strinse in una presa delicata e quasi timorosa, che si fece via via sempre più forte e salda. Percepì il cuore della donna battere quasi all’unisono con il proprio. Il suo respiro gli smuoveva un ciuffo di capelli e gli solleticava la pelle del volto. Piegò il volto, fissandola come smarrito.
Sei come una fiamma che arde in me, dolorosa e terrificante. Sei la dannazione di una redenzione impossibile. Sei la più grave minaccia che abbia mai incontrato, più pericolosa di Snoke, più subdola di Luke. Dovrei annientarti qui e adesso. Dovrei distruggerti.
Alzò nuovamente il viso in direzione delle stelle. Lassù c’erano la Resistenza e il Primo Ordine, sua madre e Hux. I Cavalieri di Ren e il loro Credo. Eppure, in quel momento, Kylo Ren si ritrovò a desiderare che tutti loro sparissero, che la galassia intera esplodesse, dandogli la possibilità di rincominciare a esistere laggiù, su quel pianeta dimenticato, con quella donna terribilmente cocciuta tra le braccia.

Lassù, tra le stelle, in mezzo a miliardi di mondi, Yazuuz accese l’ologramma della scena di un crimine avvenuto ormai più di sei mesi prima. Percorse la sala del trono fittizia che apparve attorno a loro – palcoscenico di una furia omicida capace di rendere orgoglioso Snoke, non fosse per il fatto che c’era rimasto secco – ad ampi passi, studiando ogni dettaglio registrato quel giorno, cercando di ricostruire come fossero andate le cose. Vi erano corpi a terra, sangue sulle pareti e sul pavimento.
“Ne ha uccisi due lì. Uno là. Un altro lì” spiegò infine, rivolto a Fermor. L’enorme cavaliere di Ren annuì a quelle deduzioni, indicandogli qualcosa con l’indice.
“E altri due là” lo corresse, ottenendo la sua approvazione.
“State semplicemente indicando i cadaveri a terra.” Li riprese Raza, con disprezzo. “Anche Syz sarebbe capace di ricostruire quello che è successo, così.”
Stermo, in disparte, li osservava silenzioso come suo solito. Il suo sguardo scivolò su Syz, il più piccolo di loro, il quale stava fissando con occhi smarriti il trono rimasto sozzo del sangue del fu Leader Supremo. Lo richiamò mentalmente, invitandolo ad allontanarsi da esso, ma il ragazzino scosse il capo.
“Lo ha ucciso qui” dichiarò, la voce ancora bianca e innocente di chi non ha raggiunto del tutto la pubertà. “Senza che si alzasse. Com’è possibile?”
“Dev’essere straordinariamente potente” commentò Raza, facendo spallucce con una mossa pratica. Riteneva quel sopralluogo una mastodontica perdita di tempo. “Lasciamo perdere questo sfacelo e occupiamoci di tenere le fila di quello che è rimasto, fino al ritorno di Kylo.”
“Già. Kylo” Yazuuz ripeté quel nome, assaporandolo ed esibendosi in una smorfia, quasi esso fosse stato amaro, o addirittura velenoso. “Come ne è uscito vivo?”
“Hux ha detto di averlo trovato a terra” rispose Fermor, con la sua solita voce baritonale. “Privo di sensi.”
“Forse la ragazza pensava che fosse morto.” Replicò la donna.
“Questi sono errori da soldati comuni. La Forza le avrebbe permesso di capire che non era così.”
“Magari era terrorizzata e voleva soltanto fuggire” ipotizzò Raza. “Lo ha visto a terra e ha pensato che uccidere Snoke fosse abbastanza. Non ha voluto sfidare oltre la sua buona stella. Sappiamo tutti che Ben può rivelarsi un avversario mortale. Quindi è scappata.”
“Lui era ferito?” insistette il cavaliere più alto e impoente.
Syz ripensò al racconto fatto loro dal primo ufficiale. “No” rammentò, intervenendo in quella discussione senza che nessuno lo avesse coinvolto. Raggiunse Stermo, come annoiato dal loro continuo vociare. Costui abbassò una mano e lui gliela prese, giocherellando distrattamente con le sue dita. “Non ha richiesto patch medici né cure. Era indenne.”
“Allora cosa lo ha steso?” Yazuuz allargò le braccia nel proclamare quella domanda. O meglio, quella sfida. “Me lo sai spiegare, Raza?”
La giovane dagli occhi di ghiaccio rimase in silenzio. No, non sapeva spiegarglielo. Ma non era disposta ad accettare le congetture fatte dal suo compagno d’armi. Non che ritenesse il tradimento di Ben impensabile. Ma, a suo modesto parere, quello era da considerarsi l’ultimo dei loro problemi.
“Chiedigli spiegazioni quando tornerà” lo incitò quindi, alzando il mento con un moto di rabbia. “Anzi, ti dirò di più: vai. Cercalo. Trova Kylo Ren e sottoponilo ad un interrogatorio. Vediamo in quanti pezzetti tornerai indietro.”
“Già. E a proposito: dove si trova?” Yazuuz pose quel quesito raggiungendola e girandole attorno, con quel suo modo di fare da saprofago capace di mettere i brividi. Lei ebbe la tentazione di fargli lo sgambetto e guardarlo cadere miseramente a terra.
“Probabilmente è impegnato in qualcosa di grande importanza.” Sbuffò invece, preferendo non causare una guerra civile tra i cavalieri di Ren solo per togliersi la soddisfazione di umiliarlo. “Forse sta eseguendo le ultime volontà del Maestro. Cosa vuoi saperne, tu? Certo” aggiunse, con un ghigno colmo di derisione. “Non eri il suo preferito.”
Certo che no. Solo Ben Solo era divenuto il favorito di Snoke. Ben e la sua innata potenza. Ben e le sue capacità in battaglia. Ben e quel suo carattere da psicopatico. Yazuuz incassò quella stoccata e smise di girarle attorno, distogliendo lo sguardo da quello di lei.
“Se sta portando a termine compiti datigli dal Maetro prima di morire, perché ha mentito a Hux?”
“Ma ti ascolti? Stiamo parlando di Hux. Tu lo metteresti a parte di un dettaglio importante?”
“Se fosse il mio nuovo luogotenente? Sì.”
“Ricordi come lo definiva, il Maestro?”
“Ricordo che gli ha dato incarichi di grande responsabilità.”
“Yazuuz, se inizi a sostenere che Hux sia un uomo degno di fiducia non ho intenzione di continuare a discutere con te.”
“Forse non capisci la gravità della situazione. Sono accadute cose che nessuno ha saputo spiegarci. La morte del Maestro. E l’apparizione di Skywalker.”
“Ben ha riferito che quel bastardo è riuscito a proiettare un’immagine di sé usando la Forza. Non si è mai presentato per davvero.”
“E se avesse mentito? Se la sua comparsa fosse parte di un piano?”
“Stai dicendo che Ben ha convinto il nostro ex Maestro ad apparire in pubblico e umiliarlo davanti al suo esercito? Quale… razza di pervertito piano potrebbe prevedere una mossa del genere?”
“Chiedilo a Ben.”
Fermor aggrottò le sopracciglia. “Il criceto idiota. Lo chiamava così” rammentò, facendo schioccare le dita con soddisfazione.
“Ho posto quella domanda almeno cinque minuti fa. Stai al passo” lo redarguì la donna.
“Siamo tutti scossi.” Intervenne Stermo. Udire la sua voce era una rarità tale da zittire tutti gli altri automaticamente. I tre cavalieri di Ren impegnati in quella discussione si voltarono e lo fissarono, in aspettativa.
Ma da lui non venne nessun’altra parola. Si era limitato a quel dato lapalissiano. Raza roteò gli occhi color ghiaccio in direzione del cielo e Syz si lasciò scappare un sorrisino divertito.
“Snooke mi ha parlato” insistette Yazuuz, dopo una breve riflessione. “Ha detto di essere stato vittima di un traditore. Dobbiamo individuarlo. Dobbiamo estirpare la radice del tradimento.”
Lei si accigliò, tormentata da quel dubbio. Il silenzio ricadde nuovamente su di loro. Fu Syx a romperlo, con quella sua voce chiara e cristallina: “Se Ben ha tradito il Maestro, lo faremo a pezzi. Ma finché non avremo delle risposte, smettiamola di litigare. Cerchiamo di mantenere l’eredità del Maestro integra e salda. Aiutiamo il Primo Ordine a superare questo momento.” Sembrava un discorso propositivo e speranzoso. Tutti lo ascoltarono, colpiti. Lui andò avanti, con quel suo sorriso da angelo e quel suo tono soave: “Bruciamo tutti coloro che si opporranno a noi. Distruggiamo la Resistenza. Troviamo questa Rey e facciamole implorare la morte.”
Zara e Yazuuz si guardarono, per poi annuire. Fermor si fece loro vicino, sorridendo compiaciuto nel vedere il bimbetto del loro gruppo crescere pieno di sani principi quali l’eccidio e la vendetta. Stermo non ebbe quasi reazione alle sue parole, limitandosi a stringergli la mano un poco più forte.
Spensero l’ologramma e solo a quel punto Zara domandò: “Non dovremmo chiamare Elthyenne?”
Yazuuz tese la mascella e irrigidì le spalle udendo quel nome. “Solo se le cose dovessero farsi davvero difficili.”



Ok, ho il tempo per rispondere alle recensioni. Non sarò prolissa, ma almeno ci provo.
scsfever: non ti preoccupare, sono una persona dal finale allegro e felice. Collaboreranno. Che lo vogliano o no.
Giadapumply: Grazie per la tua costante presenza e le tue impressioni, mi auguro che la storia continui a piacerti! I cavalieri avranno una parte molto importante, anche se gestirli è una faticaccia!
sempreugualemai: Guarda, poi ho scoperto che non avevo mica pubblicato su Wattpad. Ed ero convinta di sì. Per dirti come sono messa. Appena ho tempo mi ci picchio di nuovo.
San_90: Hai fangirlato bene, eh? XD
Imadreamer: il pianeta che shippa reylo ormai è opinione comune dei lettori, nei prossimi capitolo arriverà una conferma o una smentita di ciò. Misteeero.
Morganaroeccetera: Un giorno leggerò anche la tua fic, quando avrò tempo per respirare XD
sofismi: No, nessuno mi paga nemmeno per i libri seri X°D Cmq non agitarti per l'invio dei racconti, le case editrici al massimo non cagano, non rispondono per insultare. Se mai volessi fare qualcosa a 4 mani, io sono disponibile!
Chris: La cecità è un cliché da fangirl, sono anni che vorrei metterla in un libro ma mi dico: no, è una merdata da fangirl. Così visto che questa è una fanfiction la sto usando a piene mani.
namary: grazie per il tuo commento, Hux è stato bravo a dissimulare trovi? X°D
Andrechan: Allora. Devo fare una confessione. Io so che Hux non somiglia affatto al generale che sto descrivendo io. Questa è una delle poche cose di cui ho detto: fanculo il realismo. Voglio la versione mia. Non so dirti nemmeno perché. Come pelo rosso, dovrebbe essere il mio preferito.
zezze81: Hai sclerato cara? Perché a breve si sclererà il doppio.
Topillosky: ma che cosa tenera che mi hai detto!
gasolina: ti ringrazio molto per i tuoi appunti, finita la storia potrei riguardarla e correggere molti errori. Ammetto di essere abbastanza lassista. Un tempo non lo ero, ma erano cinque anni che non mi concedevo una fanfiction e cerco di lasciare da parte il nevrotico bisogno di livellare per divertirmi.
Rowena84: minchia che nick ho letto. Ciao cara, tanti discorsi che siamo adulte e poi eccoci tutte qua da brave minchione. Sì la tua teoria è approvata da molti e forse anche da me. X°D
WhiteSwan: ma quanto è rilassante fangirlare un po', ogni tanto? Vedrai che nei prossimi capitoli ti darò altre occasioni. Siamo qui per divertirci! X°D
andrechan: siete vicine, sei contenta tesoro? Cmq ti dico, la battuta del "Si tocca cosa" ha steso anche me. Mentre la rileggevo. Perciò presumo sia efficace. X°D
Instabilmente: Tesoro, più che te forse adoro le tue recensioni. Ti vedo sclerare e sclero con te. E poi spesso sottolinei le uniche parti che mi siano piaciute, si vede che siamo in sintonia. La zoccola spaziale al momento non ha speranze mi dispiace. X°D
Angel of Fire: Sono contenta che ti piaccia, ti ringrazio molto per le parole che mi hai scritto! I cavalieri sono in ballo adesso! E gestirli è una faticaccia. Ma teniamo duro. A testa bassa. Andando avanti velocizzeremo le cose! XD
Yulyia: Ma che brutta persona, essere shipper nell'anima è una scelta ottimale! Guarda, se ti piace il mio stile ti consiglio vivamente di leggere Guareschi (assolutamente non mi reputo al suo livello, sia chiaro) perché è molto simile. Eri anche tu un'autrice di fanfiction? Io lo sono a balzi. Tipo, sparisco cinque o sei anni, poi trovo un fandom su cui devo scrivere e riappaio. Sono su questo sito da oltre un decennio. XD
Pillya: Le tue teorie sono molto interessanti. Faccio un cenno ma non ti dico a quale. Ahah. XD
Lhea: Grazie di aver lasciato un tuo pensiero, mi fa piacere ti sia piaciuta!
Ethilien: caso o fortuna il tuo nick ha una sonorità molto simile con il cavaliere di Ren citato in questo capitolo. Anche se è diverso, seppur di poco!
Hanna sophie Lewis: Ciao cara malata di Reylo! Fai pare del gruppo ita su fb? Lì scleriamo tutte insieme. Hai ragione, il mio Ben è un po' più risoluto del finale di TLJ anche se io l'ho visto così perché Rey gli ha proposto d'ignorarsi a vicenda. Tra quello e l'essere stato abbandonato, il suo orgoglio ha preso il controllo. Cmq è un pg di cui anche io parlerei ore, come vedi spesso mi perdo a scrivere pezzi introspettivi su di lui, e dire che anche la povera Rey con i trascorsi che ha potrebbe offrire molti spunti di riflessione.
Loki: Che onore. Il non erede di Asgard in persona che mi scrive. Immagino per quali motivi egli sia fan di Kylo Ren. Ci sono somiglianze evidenti. XD Sclero a parte, ti ringrazio per le tue parole. Adesso la storia inizia a prendere una piega più rapida!
Sofiaway77: grazie mille per le tue parole un bacio!
Kairi 83: questa volta è come se mi avesse scritto un uomo. Non capisco.
ALLORA ci sono riuscita! X°D Mi ci è voluta un'ora d'orologio, voi direte che sia uno spreco di tempo e che potrei usarlo per scrivere altri capitoli, il che è vero, ma che senso ha mettere delle parole in fila una dietro l'altra se poi non si risponde a chi ha deciso di fermarsi e lasciarti un parere? Un atto inutile.
Credo molto nel rapporto con i miei lettori, come ho già detto secondo me la scrittura - così come il teatro, per fare un parallelismo - è composta da due operatori principali, ovvero colui che scrive e colui che legge. Come un attore senza un pubblico sarebbe solo un imbecille su un pianale di legno, così gli inventori di storie sarebbero solo dei pazzi se nessuno si fermasse ad ascoltarli e a donare loro un sorriso.
Vi saluto promettendovi fangirlismo al capitolo 12°.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Undici ***


CAPITOLO UNDICESIMO

Rey si risvegliò avvolta da un torpore cui non era assolutamente abituata: il contatto umano.
Percepì stoffa premuta contro il suo volto e, sotto di essa, una cassa toracica ampia, forte. Udì un battito cardiaco vigoroso ma lento, un suono regolare capace di cullarla e farla sentire… a casa.
Comprese dove si trovasse, o meglio: tra le braccia di chi fosse. Si prese un lungo istante, prima di sollevare le palpebre.
Inspirò il suo odore, la cosa meno familiare di lui: quando si entra in confidenza attraverso il legame della Forza, l’olfatto è un senso che rimane indietro rispetto alla vista, l’udito o il tatto. Percepire l’aroma di Ben era la prova che lui fosse davvero lì, fisicamente: non sapeva di buono, né era esotico o particolarmente piacevole. Ma era la sua fragranza e Rey stabilì che fosse perfetta per lui.
Percepì il moto del suo respiro; era lento, ritmato. Forse il cavaliere di Ren stava dormendo.
Sì. Avvertì il volto di lui appoggiato contro il proprio capo. Riposava. Le parve incredibile essere a contatto con Ben nel momento in cui lui era più vulnerabile e indifeso. Si chiese quanta fiducia l’uomo riponesse in lei per concederle il fianco in quel modo.
Fece scivolare una mano lungo il suo petto, esplorandolo con un tocco incerto, timorosa di svegliarlo. Quando fu giunta al termine di esso, allargò le dita, in un accenno di carezza. Sorrise imbarazzata, come una dodicenne alla prima cotta.
Rey era una persona pratica e sincera. Caratteristiche, le sue, che la costringevano più e più volte a confrontarsi apertamente con se stessa. Dialogava con la sua coscienza, con i suoi desideri e, forse più spesso di quanto avesse desiderato, con quella metà oscura che il rapporto con il Principe di Alderaan aveva risvegliato.
Ben Solo era un imbecille titanico, su questo ogni lato di lei concordava senza porre obiezioni. In quale altro modo si potrebbe definire un ragazzino che, pur sentendosi terribilmente attratto dal rapporto con una fanciulla, preferisce ad esso un dannato trono?
Forse la fanciulla in questione non è un granché. Questa era l’opposizione che la parte più insicura e masochista di lei ogni tanto adduceva. La giovane jedi sapeva bene di non essere una bella ragazza, o una persona particolarmente carismatica. Non aveva modi di fare civettuoli, né sapeva far girare la tesa con mosse sensuali e voce seducente. Lei era… brava coi rottami.
E lui era il suo rottame. Aveva intravisto, nella sua struttura incrinata, spezzata e logorata, la possibilità di aggiustare tutto, di riportare quel fanciullo smarrito sulla retta via. Perché, perché aveva preferito il trono al desiderio di stare con lei?
Il dolore per quel pensiero la costrinse a puntellare le mani contro il suo petto, staccandosi da esso in un’unica mossa fluida, che lo svegliò di soprassalto. Il Principe di Alderaan ebbe il tempo di provare un brivido di piacere nel rammentare il gradevole calore provato tenendola tra le braccia che lei già si era allontanata, sedendo lontana da lui.
Vedendola cercare così rapidamente distanza dalla sua persona, l’uomo pensò che gli sarebbe toccato passare la successiva mezz’ora spiegandole cosa accidenti gli fosse passato per la testa e per quale dannato motivo avessero dormito abbracciati in quel modo – domande per le quali lui aveva già un sacco di risposte pronte, nella speranza che un paio di esse risultassero credibili – ma, non appena aveva aperto gli occhi, Rey era stata distratta da un piccolo miracolo.
“Ci vedo” sussurrò la giovane, distendendo le labbra in un sorriso colmo di meraviglia. “I colori sono sbiaditi. Le immagini un po’ sfocate. Ma va meglio!”
Il cavaliere di Ren emise un mugolio indifferente a commento di quella notizia, alzandosi e ordinando al droide di raccogliere le loro cose. “Perciò puoi camminare senza usarmi come bastone?” volle sapere, scrutando l’orizzonte davanti a loro. Alberi a perdita d’occhio, tutti disposti attorno al sentiero che attendeva i loro passi.
La jedi forse non si aspettava quella domanda, posta con un tale malgarbo. “Credo di sì” replicò, sentendosi abbastanza in forze da poter usare la Forza come accessorio aggiuntivo alla sua vista.
“Molto bene. Cerchiamo la bestiaccia che ti ha morso e sistemiamo la questione una volta per tutte.”
Qualcuno si era alzato col piede storto. Rey non riuscì a capire il perché, ma non permise a quel misterioso cambiamento d’inquinare il suo buon umore. Batté le palpebre e si guardò attorno, lieta di stare meglio, felice di essere di nuovo indipendente.

Syz apparve nel comunicatore olografico di una donna poco più che trentenne. Una bellezza sfigurata da allenamenti intensi e battaglie sanguinose, che stava mollemente seduta su una navicella spaziale, in orbita nel nulla.
“Ehi, faccia da O’yilg.” Lo salutò lei, seppur di malavoglia. Indossava una cappa scura, sulla quale i suoi capelli, lunghi e argentei, ricadevano come onde d’un mare in tempesta. “Come vanno le cose?”
“Nessuno ha capito la verità. Ma Yazuuz sospetta.” Le spiegazioni del ragazzino furono un sussurro basso e complice. “Elthyenne, sta convincendo gli altri a indagare su Ben.”
“Ben ha ammazzato Snoke. Merita un’indagine. Un’esecuzione, anche” replicò ella, piatta. “E non vedo come questo possa interessarmi.”
“Tutti noi volevamo Snoke morto. Ben ci ha semplicemente preceduto. Yazuuz non vuole capire…” Syz esitò, prima di proseguire: “Non voglio che lo uccidano.”
“Ben Solo non esiterebbe a far ammazzare te e tutti noi, se la cosa gli portasse un minimo vantaggio. Liberati di questi sentimentalismi, Syz. Sono davvero poco degni di un Sith.”
“Elthyenne…”
La donna sospirò. “Che cosa vuoi, moccioso?”
“Il tuo aiuto.”
“Non ne hai bisogno. Puoi uccidere gli altri quattro a occhi chiusi.”
“So che Luke parla anche con te”
La donne spense l’ologramma e chiuse in quel modo la comunicazione. Sospirò e piegò il capo verso il basso, chiudendo gli occhi. Decise di concedersi una bella dormita.

La vista era migliorata parecchio. Verso sera, i colori tornarono ad animare il campo visivo di Rey e lei quasi pianse dalla gioia.
Una volta trovato l’animale che l’aveva morsa e usato il suo veleno per sintetizzare una cura che mantenesse stabili le sue condizioni, la ragazza non avrebbe più avuto bisogno di Kylo Ren e del suo aiuto. Il che non lo rendeva di buon umore come lei aveva pensato.
“Oggi sei stato molto cupo” osservò, e quelle parole parvero al cavaliere di Ren così inopportune e fuori luogo che, se a pronunciarle fosse stato un altro essere umano, probabilmente la cosa si sarebbe conclusa con un’esecuzione rapida ma non per questo poco dolorosa. Ma a dirle era stata Rey e il fatto di stare giocando al viandante nei boschi in sua compagnia anziché essere al fianco di Hux nella conduzione del Primo Ordine già faceva ben capire di quali e quanti dispense speciale la ragazza disponesse.
“Non vige, tra noi, l’obbligo a comunicare il meno possibile?” rispose quindi. Più lei pareva di buon umore per il fatto di essere di nuovo indipendente, più lui s’incupiva. “Mi limitavo a rispettarlo.”
“Semplicemente sembri più tetro del solito” commentò con leggerezza la ragazza, la quale proprio non era in grado di capire quanto poco distasse il pericolo di venire decapitata in un colpo solo. “Chiedevo perché.”
“Magari riflettevo sul fatto che tu sei guarita ed evviva, ma noi due siamo sempre prigionieri di questo dannato pianeta.” Replicò egli, preferendo rigirare la questione per farle dimenticare la sua richiesta di spiegazioni. “Per questo problema non c’è cura, al momento.”
“I tuoi uomini non sanno dove ti trovi?”
“Sono venuto in soccorso di un membro della Resistenza. Pensi che abbia lasciato le mie coordinate?”
Rey perse parte del sorriso, lanciandogli un’occhiata furtiva. Sino a quel momento non si era soffermata a riflettere su cosa i sottoposti del Principe di Alderaan avrebbero detto, se si fosse diffusa la novità che egli aveva lasciato il trono del potere per precipitarsi a salvarla. Nonostante tutto il potere e il terrore che lui usava per piegarli alla propria volontà, la fuga di una notizia del genere lo avrebbe inequivocabilmente destabilizzato.
“Qualcuno della Resistenza sa dove mi trovo. Verranno loro” concluse, pratica. Ma, mentre pronunciava quelle parole, provò un brivido gelido al cuore. “Tu… tu non vuoi tentare di ucciderli e di prendere la loro navetta, vero?”
“Leva tentare.“
“Non farlo. O dovrò fermarti.”
“Sarò lieto di vederti tentare.”
“Animalaccio!”
Il Principe di Alderaan si girò a fissarla, per metà perplesso e per metà deluso. “Di solito sei più brava, con gli insulti.” Le fece notare, piatto.
“No! No, accidenti! Là! C’è quel dannato animalaccio che mi ha morsa!” urlò concitata lei, indicandogli qualcosa tra gli alberi. Una creatura dal pelo rossiccio e giallastro, che corse via rapido non appena si vide indicare.
Kylo Ren alzò il braccio nella sua direzione e divaricò le dita, richiamando a sé il mormorio cupo e gelido del proprio potere. L’animale si fermò di botto. Era proprio la creatura descritta dalla ragazza: sei occhietti neri, fauci zannute e quattro zampe pelose. Lo sollevò nell’aria, pronto a trascinarlo verso di loro.
“Lo hai preso!” esultò la giovane donna, che già si vedeva finalmente libera dal bisogno di cure giornaliere. Ma evidentemente non conosceva un antico proverbio popolare, il quale recitava più o meno: l’uomo propone e la Forza dispone.
Una potenza estranea, sconosciuta e antica, si oppose alla presa del cavaliere di Ren. L’uomo digrignò istintivamente i denti, mentre l’animale, sospeso a mezz’aria, emetteva un verso strozzato.
La giovane jedi non comprese subito ciò che stava avvenendo. Lo vide irrigidirsi e tendere ogni muscolo, ma non capì per quale motivo. “Ben?” domandò, raggiungendo il suo compagno d’avventura con fare incerto. “Non chiamarmi così” ringhiò egli, muovendo un passo in avanti, in direzione della sua preda.
Che avrebbe potuto non essere più sua. Era arrivato un contendente, in campo. Una forza misteriosa che lo costrinse a un tiro alla fune per il possesso della creatura. Se il principe di Alderaan trascinava l’animale verso di sé, quella forza misteriosa lo trainava lontana da lui, in un tira e molla feroce.
Il risultato fu piuttosto doloroso per l’oggetto del loro contendere, il quale guaì disperato.
Rey comprese solo in quel momento cosa stesse accadendo. Alzò il braccio a sua volta, pronta ad aiutare il proprio alleato.
Ma in quel momento il terreno franò sotto i suoi piedi, facendola crollare in una buca profonda quasi due metri. La donna vi precipitò con un urlo e ciò bastò a distrarre Kylo Ren. L’uomo si girò per verificare le condizioni di lei e, quando tornò a fissare il punto dove aveva catturato e trattenuto l’animale, lo trovò ormai vuoto: la bestia era volata via, sfrecciando lontana da loro, zigzagando tra i tronchi degli alberi.
Con un’imprecazione, lui abbassò il braccio. Urlò di rabbia, sentendosi sconfitto e umiliato da un avversario che non si era neppure disturbato a presentarsi di persona.
“Vieni fuori e affrontami!” ruggì all’aria, contro i tronchi degli alberi che li circondavano. “Avanti!”
Ma nessuno si presentò, aumentando a dismisura la sua ira. Il cavaleire di Ren raggiunse la buca dove la poveretta era caduta. Si chinò sul bordo, lanciandole un’occhiata e verificando rapidamente le sue condizioni di salute; giudicandole poco preoccupanti, allungò un braccio, offrendole un appiglio per risalire.
Rey lo accettò con il broncio. Che non migliorò di certo quando egli, seppur di umore nero, la dileggiò: “Non ho proprio mai incontrato una persona così antipatica a un pianeta.”
Risponderò alle recensioni. Non questa volta. Forse la prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Episodio Speciale - Coco Ren ***


Il guaio è che sono andata a vedere Coco. Che è Disney come Star Wars e mi è piaciuto un sacco.
E niente.

Coco, detto Kylo, detto Ben è finito nel mondo dei morti. Può tornare soltanto con la benedizione di uno dei suoi familiari. Cosa non facile, con la famiglia che si ritrova.

Kylo: Ricapitolando: nessuno di voi vuole aiutarmi.
Han: Non abbiamo detto questo.
Luke: Affatto.
Yoda: Capito niente tu hai.
Kylo: *A Yoda* Cosa ci fai tu qui? Non siamo imparentati.
Yoda: Annoiato io ero. Mia foto nessuno espone.
Kylo: ... Tornando a noi, ribadisco: non mi state aiutando.
Han: Affatto. Io ti ho proposto la mia benedizione, a patto che tu ti arrenda all'esercito di tua madre.
Kylo: Non lo farò mai e lo sai.
Luke: E io a patto che ti suicidi.
Kylo: Ti sorprenderà, ma non intendo fare neanche questo!
Yoda: Situazione di stallo sembra essere. Arrivare una donna vedo io. Lei soluzione al problema porrà.
Padmé: *li raggiunge, sorridendo serena* Ben, nipotino. Che cosa ci fai qui?
Kylo: Come ci sono finito non è stato spiegato. A quanto pare, potrò andarmene solo con la benedizione di uno di voi. Papà pretende che vada ad arrendermi e zio che mi suicidi.
Han: Puoi anche fare entrambe le cose, eh.
Luke: E non necessariamente in questo ordine.
Kylo: Nonna, vuoi aiutarmi?
Padmè: Ma certo, nipotino adorato. Prima, però, vorrei avere qualche informazione in più sulla tua vita. Dall'altra parte c'è, per caso, qualche persona capace di farti battere il cuore?
Kylo: Ho affogato il mio cuore nell'abisso dell'oscurità e in fiumi di sangue.
Padmé: Quindi non intendi trovare l'amore?
Kylo: La mia capacità di provare sentimenti è stata spezzata da torture, sofferenze e privazioni.
Padmè: Sicuro? Nemmeno una storiella senza pretese?
Kylo: L'unica cosa in grado di risvegliare la mia passione è il Potere.
Padmè: Ottimo! Ecco la mia benedizione.
Kylo: Finalmente qualcuno che ragiona.
Padmè: Puoi averla a patto che, una volta tornato indietro, tu non abbia alcun tipo di relazione amorosa.
Kylo: MA PERCHE'
Padmè: Che t'importa? Accetta la benedizione.
Kylo: NON HA SENSO
Padmè: Ha senso, invece. Ogni volta che nasce uno Skywalker, nasce un depravato. Guarda te. Guarda tuo nonno. Guarda tuo zio.
Luke: Ehi. Io non ho fatto niente di male.
Padmé: Hai abbandonato la galassia al giogo del Primo Ordine.
Kylo: Mi hai quasi ucciso.
Han: Hai baciato tua sorella.
Kylo: COSA?
Yoda: Famiglia problematica voi siete. *prende dei pop corn*
Padmè: Ben, tesoro, cerca di capirmi: voglio solo fermare la vostra stirpe. Lo faccio per il bene della galassia. Su, accetta la mia benedizione.
Kylo: Non ci penso nemmeno!
Padmè: Perché no? Hai detto di non avere alcun interesse per le relazioni.
Han: Come no. E Rey?
Kylo: Papà, smettila. Subito.
Padmé: Chi è questa Rey?
Han: Una ragazza molto in gamba. Incredibile. Davvero tosta.
Luke: Ti auguro che sia tua sorella.
Kylo: Ci rinuncio. Troverò un altro modo per tornare dall'altra parte.
Yoda: Soluzione io vedo. Anakin in arrivo è.
Kylo: Nonno!
Anakin: Cosa sta succedendo? Sei morto, alla fine? Ti credevo più resistente.
Kylo: Sono vivo. Ho bisogno della benedizione di qualcuno di voi per tornare dall'altra parte. Papà dice che devo arrendermi, zio che devo suicidarmi e nonna che non posso avere relazioni.
Anakin: *a Padmè* Sei scema? Il mio esempio non è servito a nulla? Bisogna farli scopare, questi ragazzi, o diventano dei sith.
Padmè: La situazione è diversa. Ben è già un sith. Sto solo cercando di fermare la vostra stirpe. Non siete adatti alla riproduzione, ragazzi. Voglio dire, guardatevi. C'è un papà, qui, che non sia morto per parricidio?
*nessuno alza la mano*
Padmè: E c'è uno Skywalker che sia arrivato ai trentacinque anni conservando entrambi gli arti superiori?
*Luke e Anakin scuotono il capo. Ben si guarda le mani con preoccupazione*
Padmè: Ragazzi, non è colpa vostra. Avete... un tipo di sangue caldo. Mettiamola così. Ragionate poco, quando i sentimenti vi prendono la pancia. Talvolta agite in modo poco logico. Spesso con slanci privi di logica.
Anakin: NON E' VERO! FIGLIOLO, ECCO LA MIA BENEDIZIONE! PUOI TORNARE DALL'ALTRA PARTE!
Han: Vader, no!
Luke: Padre, no!
Padmè: Di questo parlavo.
Kylo: GRAZIE NONNO. DISTRUGGERO' GALASSIE IN TUO NOME.
Anakin: Aspetta. Cosa?
*Kylo va via*
*Anakin si gira verso Padmè*
Anakin: Ma è un sith?
Padmé: Te l'ho detto. Solo che non mi ascolti mai.
Anakin: Ma quando me lo hai detto?
Padmè: Prima. E tutte le volte che ti incontro. Dico qualcosa del tipo: la tua stirpe ha dato vita a un altro sith.
Anakin: Ma non faceva il giardiniere?
Padmè: No, caro. Fa il sith.
Anakin: Ero convinto facesse il giardiniere.
Padmè: Lo vedi? Non mi ascolti mai.
Anakin: Ma... non ha mai praticato giardinaggio, quindi?
Luke: Papà, non fa il giardiniere!
Anakin: Nemmeno per hobby?
Han: In tutto questo, più che per la galassia, sono dispiaciuto per Rey.
Luke: *torvo* Gemella. Gli auguro che sia sua sorella gemella.
Yoda: Andare avanti tu deve. Dimenticare questa storia bene ti farebbe. Problemi tu hai.



Sorry not sorry. Poi arriverà un capitolo serio. Ma era dovuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Dodici. ***


CAPITOLO DODICESIMO

Rey accese la propria spada laser e sorrise, contemplandone la luce azzurrognola. Quando si era risvegliata privata della vista per un attimo aveva temuto, con orrore, di aver perso per sempre il privilegio di poter ammirare con i propri occhi tutte le meraviglie che la galassia aveva offrire, prima tra tutte quell’arma che la Forza aveva destinato a lei.
Ogni volta che la guardava un rimescolio di emozioni si agitava a lei. Faticava addirittura a controllarle, cosa che contribuiva a farla sentire la peggiore delle padawan mai esistite prima.
Innanzitutto, quella spada le ricordava la visione avuta la prima volta che l’aveva sfiorata – la neve, la foresta, una figura nerovestita e poi morte, distruzione e altre ombre nere accanto ad essa – e il terrore che scorgere quel futuro aveva provocato in lei.
Poi altri ricordi si erano aggiunti. Nessuno troppo piacevole. Il gesto di Luke, non appena l’aveva presa in mano: se l’era gettata alle spalle, senza esitazione alcuna. Quasi quell’oggetto fosse da considerarsi ormai il ferrovecchio di una filosofia lontana, perduta e inutile. Lo aveva fatto perché sinceramente convinto di ciò o perché ormai disilluso dalla vita e deluso dai suoi allievi, oltre che da se stesso? Più ci pensava, più non riusciva a decidere quale fosse la risposta corretta. Forse una commistione di entrambe le ipotesi.
Quella era la spada che aveva ucciso Snoke. Non l’arma instabile e dai tratti frastagliati di Kylo Ren. Ma la spada laser tra le sue dita. Era stata la protagonista di un tradimento. Ancora oggi, Rey non era riuscita a stabilire se fosse grata a Kylo Ren per l’omicidio di Snoke o disgustata dal fatto che lui avesse approfittato della distrazione causata da lei per liberarsi del proprio Maestro.
Rammentò il momento in cui l’avevano rotta, lei e Kylo. L’istante dopo essersela contesa con rabbia, quasi essa fosse stata una metafora della loro malata, complicata relazione. Entrambi erano stati così impegnati a tirare l’acqua al proprio mulino da arrivare a spezzarla. Ne avevano spento la luce, riducendola a un ferrovecchio che solo Maz Kanata era riuscita ad aggiustare.
Rey la impugnò con entrambe le mani e la fece roteare. Chiuse gli occhi e inspirò l’aria frizzantina della sera, cercando d’imporsi la calma.
Ognuno di loro reagiva allo stress a modo proprio.
Kylo Ren, ad esempio aveva acceso la sua spada e l’aveva usata per demolire due o tre alberi secolari, rischiando di farla finire schiacciata come l’ultima delle cretine. A quanto pareva, l’essere stato sconfitto dal pianeta e dalla maestria con cui esso era riuscito a manipolare la Forza lo aveva mandato su tutte le furie.
Avevano percorso altri chilometri a piedi, mentre la potenza che governava quel corpo celeste spostava per loro alberi e infine avevano deciso di fermarsi nei pressi di un corso d’acqua, in una radura. Qui, lui aveva urlato al cielo qualcosa come:
“Beh? Questa sera non ci fornisci legna e carne, bastardo?”
Sfida cui era seguito l’arrivo di un uccello che reggeva un bel po’ di bastoncini tra gli artigli. Mentre la povera bestia posava a terra il carico trasportato, lo sistemava co grande cura e, infine, andava ad affogarsi da sola nel fiume, Kylo Ren era stato colto da un altro eccesso di rabbia che l’aveva portato a distruggere l’animale a colpi di spada.
Così si erano ritrovati senza cena. O per meglio dire: con uno spezzatino fino fino d’uccello, tutto bruciacchiato dal laser e inzuppato d’acqua.
Vedendolo di umore piuttosto nero, Rey si era medicata da sola e, approfittando delle forze che stavano ormai tornandole appieno, si era allontanata da lui, cercando un po’ di privacy e un po’ di calma nel proprio allenamento.
Il cavaliere di Ren le aveva concesso circa mezz’ora di pausa dalla sua presenza. Poi l’aveva raggiunta a grandi passi e già nel vederlo incedere a quel modo verso di lei la giovane aveva compreso ch’egli era infine riuscito a trovare un modo per rigirare la colpa di tutto il proprio nervosismo su di lei. Si preparò mentalmente e finse indifferenza al suo arrivo, seguitando ad allenarsi.
“Dimmi perché sei venuta qui” la interrogò il principe di Alderaan, non appena le fu vicino.
Aveva iniziato con la domanda peggiore di tutte. Rey mantenne lo sguardo sulla lama della propria spada, cercando di concentrarsi sul controllo dei propri movimenti e, se possibile, anche della propria lingua.
“Qui c’è qualcosa che…”
Kylo Ren sguainò la spada e una lama rossastra, seghettata, si oppose alla sua, con forza. Rey faticò a incassare il colpo. Le due spade di luce sfrigolarono al contatto.
“Voglio sapere cosa cerchi” lui menò un altro fendente, che la ragazza parò rapida. “E cos’è che si è opposto a me prima.”
“La cosa può sorprenderti” Rey giocava in difesa, al momento. Sia verbalmente che fisicamente. Si limitava a rispondere alle sue mosse, senza prendere l’iniziativa. “Ma non so rispondere a nessuno dei due quesiti.”
“NON PRENDERMI IN GIRO!” lui scagliò l’arma verso il terreno, facendo esplodere scintille sulla sua avversaria, dunque la roteò e le fu nuovamente addosso, rabbioso. “Questa è una trappola, Rey? Per tenermi lontano dal mio esercito?”
“Di cosa stai parlando?” non era facile, reagire ai suoi colpi e alle sue domande. Ben doveva saperlo. Per questo l’aveva attaccata e la stava costringendo a subire il suo interrogatorio sottoposta a quello stress. Sperava di strapparle la verità.
“Sei in combutta con qualunque cosa si trovi su questo pianeta?”
“Ben, ti sbagli.”
“NON CHIAMARMI COSI’” si era arrabbiato sul serio. Menava fendenti su fendenti. Era davvero quello il ragazzo che, sino a poche ore prima, l’aveva curata, abbracciata e aiutata a nuotare?
Se non fosse stata ancora convalescente, avrebbe retto con maggior energia a quello scontro. Ma le sue forze erano inferiori a quelle di lui, almeno al momento. Iniziò a rallentare e la cosa non parve intenerirlo affatto. La costrinse a retrocedere verso il limitare della radura, furioso.
“Non so cosa dovessi cercare su questo pianeta!” spiegò. “Mi è stato detto che qui avrei trovato… una soluzione… un modo…”
“Per cosa?”
Rey tacque e cercò ancora una volta di opporsi. Balzò in avanti, alzando l’arma, ma lui fu più rapido: riuscì a parare e a volteggiare all’indietro, per poi tornare all’attacco. La colpì con un calcio alla mano, disarmandola. La spada, spenta, ricadde lontano da loro. Kylo Ren le puntò la propria alla gola e Rey cadde all’indietro, finendo seduta a terra. Puntellò le mani sul terreno erboso, alzando gli occhi nocciola alla ricerca di quelli di lui. Sperò di trovare comprensione e gentilezza, ma vide unicamente sospetto e diffidenza.
“Per cosa?” ripeté il cavaliere di Ren, avanzando nella sua direzione, l’arma ancora puntata su di lei.
“Per spezzare il legame!” urlò infine Rey, esausta.
Persino il leggero venticello che soleva scuotere le chiome degli alberi attorno a loro parve fermarsi, a quella notizia. Un’espressione di furia cieca deformò i tratti del principe di Alderaan. Per un attimo, confusamente, la giovane pensò che l’avrebbe trafitta lì, sul momento.
Forse quel pensiero sfiorò davvero la mente dell’uomo. Sarebbe stata la soluzione più rapida e indolore per entrambi.
Si fissarono, ansanti per lo scontro appena avvenuto. Kylo Ren spense l’arma e ripose la sua elsa, non staccando gli occhi da quelli di lei.
“Ben” sussurrò Rey, con un filo di voce.
“Non chiamarmi così.” L’uomo si passò una mano tra i capelli. L’abbassò rendendosi confusamente conto del fatto che non compiva quel gesto da quando era un ragazzino impacciato e solo, triste per la lontananza dei suoi genitori. La odiò ancora di più per questo.
Quel silenzio tra loro spezzò qualcosa dentro di lei. “Dopo il nostro ultimo incontro, credevi davvero che sarei rimasta in silenzio, che avrei subito ancora questo maledetto legame?”
“Tutto ciò per un bacio? Che, tra parentesi, è piaciuto forse più a te che a me.” Sputò quella menzogna crudele e comprese quanto essa riuscì a farle male quando la vide arrossire lievemente.
“Ci sta logorando entrambi, Ben. Inizialmente… speravo mi permettesse di salvarti… ma…”
“Ma hai capito che non meritavo lo sforzo.” Ovviamente. Anche lei. Come tutti gli altri che l’avevano preceduta. I suoi genitori, in primis. E poi Luke. E tutto il resto dell’universo.
“Non ho detto questo.”
“Mi avresti avvertito?”
“Come?”
“Dopo tre mesi senza vederci. Anzi. Centodieci giorni. Ti saresti degnata di concedermi un’ultima udienza, prima di spezzare il nostro legame? O avresti lasciato che ti attendessi per mesi, inutilmente, e che lo scoprissi il giorno in cui ti avessi incontrato in battaglia?”
“Io… io onestamente non lo so…”
Il principe di Alderaan scosse il capo, con un sorriso crudele sulle labbra. “No, non me lo avresti detto. Perché in fondo questo sei, vero? Una vigliacca. Proprio come me. Ah, certo. La gente pensa che tu sia una guerriera coraggiosa, ma in fondo possiamo considerare davvero coraggio l’andare in battaglia e il mettere a repentaglio una vita di cui non importa a nessuno? Ci sono ben altre forme di codardia e noi siamo esperti in esse. Puoi ingannare la Resistenza, Rey. Ma io vedo oltre le apparenze. Tu sei una vigliacca. Ecco perché ci sentiamo affini. Fai schifo quanto me.”
Le diede le spalle e tornò dal loro droide semovente. Lo superò, abbandonando la radura e lei. Rey non mosse un passo per seguirlo.

Maz Kanata si risvegliò dal proprio pisolino pomeridiano e si stiracchiò come una gattona. Rimase ancora un po’ sotto le coperte, godendo del loro tepore. Quando si hanno mille anni sulle spalle, la vecchiaia inizia un po’ a farsi sentire. Inoltre, voleva riflettere sul sogno appena fatto.
Si alzò dopo una mezz’oretta buona. Uscì dalla cabina che la Resistenza le aveva momentaneamente concesso e andò alla ricerca del Generale Organa. La trovò china su un piano di espansione della base, necessario per l’arrivo di nuovi ribelli da diversi angoli della galassia.
La piratessa chiese e ottenne qualche minuto di udienza privata. Rimasta sola con Leia, azzardò: “Rey dovrà rimanere dove si trova più a lungo di quanto pensassi.”
“Oh. Ma… come se la sta cavando?”
“Un disastro. Tuo figlio è con lei. Risultato: due disastri.”
Il Generale Organa sorrise incerta, scuotendo il capo. “Che la forza sia con loro.”
“Il cervello, cara mia. Che il cervello sia con loro. Cominciamo ad augurargli questo, potrebbe andare meglio.”


Ho pochissimo tempo. Due parole veloci. Ecco, siamo ai ferri corti, devono trovare un modo per risolvere la situazione.
Risponderò alle recensioni con il prossimo, quando esulteremo (o piangeremo. O entrambe le cose). Al momento rispondo rapidissimamente a chi mi ha chiesto se io abbia scritto dei libri. Sì, due collegati tra loro. Li trovate su amazon a questo link:
https://www.amazon.it/s/ref=dp_byline_sr_book_1?ie=UTF8&field-author=Suellen+Regys&search-alias=stripbooks
E questa, invece, è la mia pagina autore su facebook.
https://www.facebook.com/SuellenRegys/

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** F ***


CAPITOLO TREDICESIMO

La notte calò su di loro senza che lui tornasse. Rey pensò che non fosse compito suo andare a cercarlo e che qualche ora di reciproca lontananza avrebbe fatto bene ad entrambi.
E se il pianeta lo attaccasse?, domandò una parte di lei, quel pezzetto della sua anima che provava gioia alla vicinanza di Ben.
In quel caso, non saprei come aiutarlo. E poi, al pianeta sono antipatica io. Starà benissimo ed è meglio lasciarlo sbollire. Al momento è troppo arrabbiato per ragionare.
No, mia cara. Al momento ti senti in colpa perché sai di essere nel torto e ti rifiuti di affrontarlo. Ben ha ragione. Sei una vigliacca.
“Io non mi sopporto” sbuffò la ragazza, rivolta al cielo stellato sopra di lei. Le ossa avevano preso a farle male, e si sentiva più accaldata del solito. Erano chiari segnali di un ritorno della febbre. Rammentò che aveva dimenticato la medicazione.
Si alzò in piedi con stizza e raggiunse il droide che avevano portato con loro, prelevando dal suo carico una patch medica; appoggiandosi all’oggetto in metallo, Rey alzò una gamba, cercando di cambiarsi la medicazione da sola.
Nel compiere quel gesto, ricordò le dita di Ben e la delicatezza con cui lui l’aveva eseguito quando lei non era stata in grado di badare a se stessa. Non solo. Come l’apertura di una diga, quel pensiero diede vita a un fiume di sensazioni e ricordi, tutti ambientati su quel pianeta. Le mani del Principe di Alderaan sul suo corpo nell’acqua. Il battito del suo cuore, quando avevano dormito abbracciati. Il modo in cui aveva tenuto rigido il braccio cui lei si era aggrappata per ore.
Alzò lo sguardo e spiò l’oscurità attorno a lei. Percepiva il placido scorrere del corso d’acqua nei pressi del quale si erano fermati, e il frusciare dell’erba smossa da una leggera brezza. Con il tramontare del sole le temperature erano scese drasticamente, tanto da farla rabbrividire.
Forse Ben aveva bisogno di una coperta. Dove accidenti era andato a cacciarsi? Guardò in lontananza, nel buio. Scorse, minuscolo e lontano, l’alone una luce rossastra. Lui doveva essere laggiù. Evidentemente aveva camminato un bel po’, prima di fermarsi.
Lo sguardo che le aveva rivolto era stato capace di farla sentire sporca come mai nella vita. Eppure non gli aveva certo teso una trappola, o aveva tentato di fargli del male con qualche sotterfugio. Semplicemente, era venuta su quel pianeta con l’intento di liberarsi del loro legame.
Se Ben considerava tanto importante la sua presenza, avrebbe potuto scegliere lei al posto del trono.
Eppure aveva messo da parte tutto, quando l’aveva saputa in pericolo. Si era precipitato in suo soccorso. Rey fissò quella luce rossastra in lontananza. Chissà cosa aveva provato, quando aveva scoperto la verità.
Resa, ecco cosa. Una resa totale e incondizionata.
Kylo Ren comprese di essere ormai ad un punto critico e impiantò la spada nel terreno, lasciandovela. Inspirò l’aria fredda della notte e la fissò, il volto illuminato dalla sua luce sfrigolante e instabile. Gli accese le iridi neri d’un lampo rossastro, disegnando sui suoi tratti l’ombra dei capelli neri che vi spiovevano in parte.
Era a torso nudo. Snoke lo aveva costretto ad affrontare più e più allenamenti al freddo. Sosteneva che l’ipotermia fosse la migliore amica d’un sith: gl’impedisce di pensare troppo e lo costringe a rimanere in continuo movimento, come uno squalo.
Ma il principe di Alderaan, al momento, era immobile. Si era allontanato da lei di gran carriera, ponendo quanta più distanza possibile tra loro, come desiderando proteggerla dalla rabbia che aveva sentito montargli nell’anima, sempre più forte e opprimente.
Sedeva ora tra gli spessi e secolari tronchi, la schiena nuda appoggiata a uno di essi, lo sguardo fisso sulla propria spada. Era stata pensata e costruita per accogliere il cristallo di kyber donatogli da Leader Supremo: un oggetto incrinato, spezzato e instabile. Proprio come lui.
Per rendere l’arma operativa era stato necessario costruire due sfiatatoi laterali, dai quali esplodeva il potere in sovrappiù. Il difetto strutturale del cristallo era anche la principale causa della forma della lama di luce, non perfetta, ma frastagliata e tormentata proprio come l’anima di chi la impugnava.
Un uomo che, al momento, si sentiva pronto ad arrendersi.
Buffo.
Era convinto di averlo fatto già diversi anni prima. Quando Luke si era rivelato un vigliacco bastardo, tentando di ucciderlo nel sonno. E lui era fuggito, portando altri allievi con sé, arrendendosi al richiamo del Lato Oscuro. Non lo aveva scelto, ma era capitolato ad esso. Forse per questo era rimasto un uomo tormentato, dilaniato.
Per anni aveva pensato di essere ormai uno schiavo consenziente dell’oscurità e del Leader Supremo. Eppure non si era mai arreso del tutto. Qualcosa, in lui, aveva continuato a dibattersi. Una piccola, flebile luce di speranza. Quella che Snoke aveva tentato di soffocare spingendolo a compiere eccidi. Spingendolo ad uccidere Han Solo.
Ma nessuno sembrava in grado di cogliere quella fiammella in lui.
No, si corresse. Han Solo… suo padre… aveva tentato di farlo.
Quando ormai era troppo tardi. Non era mai stato un tipo puntuale. Né gli era mai interessato esserlo. Dopo anni trascorsi a vagare nello spazio – fingendo di non essere il padre del mostro che Leia stava combattendo con la Resistenza – improvvisamente si era ricordato di lui e aveva tentato di ravvivare la luce nel suo cuore.
Per un attimo, Ben aveva pensato di cedere. Di abbandonarsi a quella carezza che aspettava sin da quando era bambino e di tradire Snoke per lui.
Ma non c’era riuscito. Perché temeva eccessivamente il potere del Leader Supremo. Perché una volta traditolo nessuno lo avrebbe più voluto. Da chi sarebbe tornato? Da sua madre, leader del movimento politico opposto al suo? Lei non avrebbe lasciato mai la sua posizione per lui. E suo padre sarebbe ripartito. Non l’indomani, forse, non la settimana successiva, ma prima o poi sì.
L’unica scelta possibile era stata quella di accontentare Snoke. Anche se questo aveva significato perdere Han Solo.
Vi era una sola persona in tutta la galassia per la quale aveva trovato il coraggio di tradire il suo maestro. Ed era la stessa che aveva rifiutato di sedere accanto a lui sul trono. La stessa che aveva deciso di troncare il loro legame.
Non era certo stato così stupido da pensare che lei non lo avrebbe mai abbandonato. Sapeva che prima o poi la giovane si sarebbe stufata di provare a cercare qualcosa di buono in lui. Eppure, per quanto fosse arrivato pronto a quel momento, era sorpreso di sentire così tanto dolore.
Udì dei passi alla propria destra. Comprese chi fosse prima ancora di voltarsi e fissare la figura che lo stava raggiungendo nella semioscurità. Rey. Si era gettata una coperta sulle spalle, per proteggersi dal freddo, ed era venuta a cercarlo.
La fissò con disprezzo e, non appena fu abbastanza vicina da poter scorgerlo con maggior nitidezza, lei roteò gli occhi al cielo.
“Devo proprio chiedertelo: hai una qualche forma di allergia alle maglie?”
“Vattene e lasciami in pace.”
Dal momento che era una ragazza piuttosto saggia e posata, Rey rifletté su quanto sarebbe stato controproducente iniziare una lunga spiegazione volta a fargli capire che il suo modo di fare era degno di un’adolescente in crisi.
Raggiunse la sua spada laser, impiantata nel terreno come un monito, e si fermò a poca distanza da essa, ammirandone la luce in silenzio.
“Ben” iniziò, ma lui subito la interruppe.
“Non chiamarmi così.”
“Ben” si ostinò, rialzando il viso e specchiandosi nel suo sguardo. “Sì, ho preso questa decisione a causa di quel bacio. Ma non nel senso che pensi tu.”
Lui rimase in silenzio e la donna oltrepassò l’arma, avvicinandolo con cautela. Si fermò a pochi passi di distanza da lui, tenendosi la coperta addosso. Notò che le zone esposte al gelido vento di lui presentavano una vistosa pelle d’oca e si chiese perché accidenti stesse sopportando un simile freddo.
“Mi ha sconvolta” sussurrò, la voce più bassa, quasi quello fosse stato un segreto che le stelle sopra di loro non potevano udire. “Mi hai messo in una brutta situazione, Ben. Lo capisci?”
“Non chiamarmi così!”
“Perché” continuò la giovane, con ostinazione. “Io devo combattere ciò che rappresenti. E non posso farlo, non così. Se solo, dopo la morte di Snoke, tu avessi lasciato perdere quel trono maledetto, se solo fossi venuto via con me…” abbassò il capo, stringendosi maggiormente nella coperta. “Ma hai stabilito quali fossero le tue priorità. E io devo agire di conseguenza.”
“No, Rey. Tu hai stabilito le tue priorità. Sei tornata con i ribelli, invece di governare al mio fianco.”
“Govern…” la donna sbatté le palpebre, forse per scacciare lacrime di dolore. “Perché mai io dovrei desiderare di governare qualsiasi cosa? Non ne ho la capacità. Ho già fatto un casino della mia vita. Come… con che coscienza potrei pormi a guida di altri?”
“Se la Resistenza ti scegliesse come leader, accetteresti.”
Rey esitò, prima di rispondere. “Probabilmente.”
“Perché? Loro sono nel giusto e noi nel torto?”
“Non si tratta di valori corretti o errati. Si tratta di giustizia. Percepisco un maggior senso di giustizia nei principi della Resistenza. Credo maggiormente nei valori della democrazia che loro portano avanti. Mi fido del governo che vogliono restaurare.”
“La democrazia è solo un vociare confuso, senza risoluzioni effettive. Il potere deve essere nelle mani di una sola persona, o è inefficace.”
“E quella persona sarai tu?”
“Lo sono già.”
“Sei sicuro di meritare il potere?”
“Ho ucciso Snoke.”
“Questo non risponde alla mia domanda.”
Rey gli diede le spalle e fissò nuovamente la spada, la sua luce rossastra. Fece una smorfia. “Sono condannata” confessò, flebilmente.
Fu in grado di riscuotere il suo interesse. Kylo Ren ammirò la sua schiena e i capelli che ricadevano in onde scure sulle sue spalle; mosse un passo nella sua direzione, incerto.
“Di cosa parli?” domandò, con una certa preoccupazione nella voce. “Di questa situazione” bisbigliò ancora lei, con voce incrinata. “Per… per questo ho cercato un modo d’interrompere il legame. Il problema non stava nel fatto che tu mi avessi baciato, ma… in quanto quel bacio mi fosse piaciuto. Ben”
“Non chiamarmi così” la riprese lui. Anche se più debolmente del solito.
“Ho capito che potrei far bruciare interi mondi, far morire i miei amici e persone innocenti, pur di… non liberarmi di te.”
Ogni persona ha la dichiarazione d’amore che si merita. E quella era degna di un Leader Supremo. Il principe di Alderaan l’afferrò per un gomito e la costrinse a voltarsi, facendo scivolare una mano sulla sua nuca.
Si abbassò per colmare il divario d’altezza tra loro e la baciò.


Avevo promesso di rispondere alle recensioni, ma non è così. Sorry.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Quattordici ***


CAPITOLO QUATTORDICESIMO

“Che cosa sta succedendo?” Syz pose quella domanda con un certo fastidio, raggiungendo Yazuuz e Fermor.
I due cavalieri di Ren stavano ritti innanzi al trono rimasto vuoto. Qualcuno aveva provveduto a ripulire quella stanza dal sangue, mesi prima, ma l’odore di morte ancora aleggiava lì dentro, sospeso come uno spettro.
Era stato mandato a chiamare, insieme a Raza e Stermo. Quest’ultimo aveva preferito non presentarsi all’appuntamento e la sua assenza spiccava al fianco del ragazzino. A disagio, lui raggiunse l’unica donna presente e le lanciò un’occhiata. Lei finse di non vederlo; si guardarono per un breve istante, prima di riportare la loro attenzione sugli altri due cavalieri di Ren.
“Kylo Ren è scomparso da tre giorni” spiegò Yazuuz. Hux annuì già all’incipit del discorso e Raza comprese che i due dovevano esserselo preparato a tavolino. Pessimo segnale. Davvero brutto. “Il Primo Ordine è allo sbando.”
“Non certo per l’assenza di Kylo Ren” lo corresse lei, sbrigativa. “Questo esercito ha perduto il suo Leader Supremo da pochi mesi. Dopo di ciò, ha subito una grave perdita in termini di flotta e personale. Non puoi attribuire ogni problema che lo affligge al fatto che il nuovo Leader Supremo abbia scelto di assentarsi per poco più di settantadue ore.”
“Raza” intervenne Fermor, con quel suo solito vocione. “Non ha lasciato detto dove andasse, né quando intendesse tornare. Ci sono gli estremi per considerarlo un tradimento.”
“Se Ben fosse qui, non avresti il coraggio di dirglielo in faccia.” Sputò Syz, incapace di trattenere quel commento.
“Fortunatamente” intervenne Yazuuz, prima che lo scontro tra i due passasse dal verbale al fisico. “I nostri tecnici sono riusciti a risalire alle coordinate del suo viaggio. Possiamo raggiungerlo.”
“Bene” commentò la donna, piatta. Non badò allo sguardo che il ragazzino le lanciò e fece spallucce, spiccia. “Andate e chiedetegli spiegazioni.”
“Naturalmente.” Annuì egli. Tacque un istante, fingendo una profonda riflessione. Quindi, aggiunse: “Ma non possiamo ignorare che l’attuale situazione di instabilità debba essere sistemata. Anche soltanto momentaneamente.”
“Non c’è alcuna instabilità” intervenne Syx, la voce d’angelo ricolma di collera a stento trattenuta. “Ben tornerà presto. Specie ora che sapete dove cercarlo Non appena sarà qui…”
“… Fino ad allora, io e il comandante Hux abbiamo convenuto sul fatto che sarebbe alquanto opportuno, da parte nostra, prendere le redini del potere e condurre il Primo Ordine su un sentiero non più d’incertezze, ma di sicurezze. Il nostro esercito ha bisogno di figure solide.”
Il cavaliere di Ren più giovane trattenne il fiato, con ira. Raza gli fu subito vicina e, non vista, gli premette una mano sulla schiena, una carezza volta a calmarlo.
“Non ora” bisbigliò. “Non ora e non qui.”
“Un drappello di soldati partirà con Fermor alla ricerca dell’attuale Leader Supremo” proseguì Yazuuz. “Mi auguro che riescano a trovarlo… indenne.”
Raza incrociò le braccia all’altezza del petto. “Dovremmo metterla ai voti.”
“Ai voti? Raza. Parli come una dei ribelli. Non esiste democrazia, tra noi. Esistono forza e debolezza. Il nostro esercito ha bisogno di potere e di una figura stabile. Fino al… ritorno… di Ben, quella figura sarò io. E Hux mi affiancherà”
“Che accoppiata vincente” sospirò la donna. “In tutto questo, immagino tu abbia dimenticato di chiamare Elthyenne.”
“Quella sciagurata non ha alcun interesse per le nostre questioni.”
“Forse” concesse la donna, con un sorriso colmo di spregio. “Lei potrebbe spiegarti un paio di cose circa chi sia il debole e chi il vincente tra te e Ben.”
“Non puoi escluderla dalla vicenda, Yazuuz” intervenne Syz, con energia. “Non hai il diritto di farlo.”
Il cavaliere di Ren roteò gli occhi al cielo, per poi ammettere: “Elthyenne non risponde alle mie chiamate.”
“Allora proverò a contattarla io.” Dichiarò Raza.
“Allo scopo di cosa? Non mostra interesse per la nostra causa dalla morte di Snoke. La considero, ormai, ufficialmente una fuorilegge.”
“Ah.” Raza afferrò Syz per una spalla, ormai ridotta a trattenerlo apertamente. “Hai una gran sete di potere, Yazuuz, l’hai sempre avuta. Cerca di non permetterle di annegarti. Ci sei vicino e non te ne rendi neanche conto.”
Tirò Syz, dando le spalle ai presenti e uscendo con lui dalla sala. Il ragazzino si dibatté sotto le sue dita, ma lei aumentò la stretta, facendogli capire che non era il caso di abbandonarsi ad azioni scellerate e poco produttive. Quando furono lontani da orecchie indiscrete, lui mormorò:
“Vogliono uccidere Ben.”
“Sì.” Raza lo lasciò andare, lanciando un’occhiata alle proprie spalle. Nessuno in ascolto. Bene.
“E Elthyenne” proseguì il giovane. “Vogliono liberarsi anche di lei.”
“Così pare.”
“Intendi fare qualcosa?”
Raza abbassò gli occhi color ghiaccio, specchiandosi in quelli di lui. Vide il dolore di troppe primavere e troppi inverni gravare su quelle deboli spalle da ragazzino. La malattia di Syz era insieme benedizione e condanna. La ragazza avrebbe potuto definire in altro modo la sua sindrome. Aveva l’aspetto di un bambino di dieci anni da ormai quasi quaranta. Era il più grande, il più saggio e il più potente di loro. Ma anche il più problematico, da un punto di vista emotivo.
Beh, se si escludeva Ben dal discorso.
“Intendo rimanere al di fuori di tutto questo.” Disse infine ella, con convinzione. “Quando si saranno uccisi tra loro, prenderò il trono e ciò che resta.”
“Il trono, avete tutti la fissa di questo trono. Che cosa vorresti fartene? Regnare su un esercito ormai in rovina?”
“Syz…”
“Io voglio evitare di vedervi morire tutti per… per niente! Raza, apri gli occhi: vuoi davvero una guerra civile tra noi? Desideri questo?”
Lei trattenne il fiato. La prospettiva di combattere contro i suoi compagni d’arme non l’allettava. Erano la sua unica famiglia.
“Aiutami a convincere Elthyenne. Con lei possiamo fermare tutto questo.”
“Parli come se Kylo Ren fosse morto” sbottò la donna. “Risolverà tutto lui. Lascia solo che Fermor lo raggiunga.”
“Non so se hai compreso il discorso di Yazuuz, ma Fermor ha il compito di ucciderlo.”
“Kylo gli è superiore in molti aspetti. Si limiterà a spezzargli tutti gli arti.”
“Raza” Syz esitò a lungo, prima di parlare. “Ben ha ucciso Snoke.”
Lei non gli credette da subito. Roteò gli occhi al cielo, infastidita. “Ancora con questa storia. Non sappiamo se…”
“No, Raza, tu non sai. Ma io so. Io so. Ben ha ucciso Snoke e adesso si trova con l’unica persona nella galassia che ritiene più importante della propria vita. Se Fermor dovesse trovarli... Si distruggeranno a vicenda. Io non voglio questo. Non… non voglio perdere nessuno di voi. Forse è tardi per far ragionare Yazuuz, lo ammetto. Ma… posso ancora salvare tutti voi.”
Raza rischiò un arresto cardiaco. Non dubitò neppure per un istante di quelle rivelazioni. Soggetto particolarmente sensibile a certi sentieri della Forza che favorivano una visione della galassia assai più completa di quella cui avevano accesso gli altri, era sempre stato un passo avanti a tutti loro.
Non visto, Stermo li aveva raggiunti. Nessuno gli aveva comunicato dove si fossero nascosti per intavolare quella conversazione, eppure lui parve trovarli senza alcuno sforzo. Il suo legame molto stretto con Syz gli permetteva giochi del genere. Erano fratelli di sangue. E Stermo era il minore.
“Ho preparato una navetta” annunciò, placido. “Raza, se vuoi partire questa è l’unica occasione che avrai. Syz, vieni. Elthyenne ci aspetta.”

Ben Solo rinacque quella notte, sotto un cielo stellato alieno, tra le braccia di un’orfana di Jakku.
I primi baci furono impacciati, dolci, colmi di bisogno. Poi il desiderio iniziò a farsi sentire, specie in lui. Rey si ritrovò stesa sulla coperta che aveva tenuto sulle spalle sino a quel momento, rabbrividendo per l’aria frizzantina della notte. Lo sentì coprirla con il proprio corpo e lo accolse, offrendo il collo ai suoi morsi d’amore che le rimescolavano il basso ventre.
Tutto ciò che poteva vedere erano i contorni di lui appena abbozzati dalla luce della lama rossastra della sua spada. Le ombre danzavano sul torso nudo del giovane, delineandone i muscoli. Azzardò un sorriso imbarazzato, alzando una mano per sfiorarne la pelle. Fu in grado di fargli girare la testa soltanto così.
Erano entrambi giovani, entrambi alla prima esperienza. Un detto vecchio di millenni diceva: aiutati che la Forza t’aiuta, e per loro funzionò in senso letterale.
Il principe di Alderaan insinuò le mani sotto quella tunica nera che le aveva prestato, rabbrividendo nel trovarla interamente, a disposizione. La privò dell’indumento con urgenza e Rey sentì un’energia straordinariamente potente immobilizzarle braccia e gambe mentre l’uomo si chinava su di lei.
“Tranquillo” bisbigliò, prima di perdere la voce a causa di ciò che lui fece: le prese un seno tra le labbra, suggendolo. La giovane chiuse gli occhi e inarcò la schiena per la smisurata emozione che quel bacio così scandaloso le provocò. “Lasciami andare. Sono qui. Tranquillo” ripeté, quando riuscì a ritrovare il fiato.
Lui la fissò, confuso. Poi si rese conto. La stava tenendo senza quasi accorgersene, tanta era la paura di vedersela scivolare via dalle dita. La morsa della Forza le lasciò liberi gli arti e lei si aggrappò al suo corpo mentre il cavaliere di Ren sorrideva nervoso.
“Non mi sono accorto…” cercò di giustificarsi, ma la giovane gli tappò la bocca con un altro bacio.
Entrambi avevano una vaga idea di come la cosa dovesse funzionare e si divertirono a esplorarla con continui tentativi ed errori.
Ma infine, quando furono una cosa sola, quando lei si avvinghiò alla sua schiena con le gambe e si aggrappò alle sue spalle, affondandogli le unghie nella pelle, quando i loro respiri divennero uno solo, il loro istinto li guidò e li fece volare.
“Ancora” si ritrovò a dire il cavaliere di Ren. “Chiamami ancora così.”
E Rey lo fece.
Ben. Ben, Ben, Ben, Ben… una litania che gli riempì le orecchie e il cuore, in un salendo che condusse entrambi a una gioia e a una completezza che non avrebbero mai pensato di meritare nella loro vita.



Ok, ci siamo... il capitolo che tutte aspettavano XD
Dato che sono ferma a causa di una gastrite possente riesco persino a rispondervi. Prima di farlo, visto che nei prossimi capitoli mi avvierò in direzione del finale, ritengo necessarie un paio di precisazioni.
1) Quello che ho scritto è ciò che vorrei in Episodio IX? No, assolutamente no. Io voglio spade laser, sangue, roba che esplode, gente che urla. Ci mancherebbe, voglio anche questi due che si arrotolano come anguille ingrifate, ma la fan fiction che state leggendo è un volo pindarico e non quello che mi auguro di vedere nel prossimo film.
2) Risolverò tutte le questioni lasciate aperte dai film? Per la verità, le cose stanno così: avevo un piano di ampio respiro, con coinvolgimento dei cavalieri, distruzione del Primo Ordine, vittoria della Resistenza e cazzi e mazzi. Ma se lo avessi portato avanti ci avrei messo... non esagero, almeno un anno. Conoscendomi, non lo avrei mai finito. Per cui andrò al finale in modo più diretto: esattamente come questa ff si concentra su loro due, il finale sarà più incentrato su di loro e non su tutto il resto. Per il resto, ci sono drabble e altre amenità varie che potrei postare ogni tanto.
DirtyWriter: grazie mille per le tue osservazioni, molto tecniche! Qualcuno che si è accorto del lato interpretativo! XD Talvolta faccio fatica perché cose che vorrei far accadere non possono succedere a causa dei loro caratteri.
sofismi: Poi allora sentiamoci, scrivimi! E il pianeta, voglio dire, Rey è una cara ragazza, ma vogliamo dargli torto?
San_90: Come vedi, Kylo l'ha costretta a darsi una bella svegliata!
PillyA: Le tue recensioni sono tenerissime! Non smettere mai di lasciarmele! XD Anzi, vai sul mio profilo e lasciale ovunque! X°D Scherzi a parte, come vedi è arrivata ben più di una stretta di mano!
GiadaPumply: Ce lo vedo Luke che è un vecchio acido ancora al 'se non fosse stata mia sorella me la sarei fatta', tutto imbronciato. Cmq sono contenta che l'andare avanti della fic ti convinca!
ImmaDreame: Non mi dare questi consigli, che poi sospendo la ff perché li adoro e li seguo e la gente finisce che insegue te. XD
Angel of Fire: Va beh, con Anakin giocavo facile. <3
NoraJackson: Coco ren alla fine è un manifesto a quanto Luke è trituracoglioni e quanto Anakin un demente. X°D
Instabilmente: Tu sai perché la ff avrà un finale più breve e sai a che sto lavorando. Sssh!
Morganaect: Sono contenta che continui a piacerti!
Kairi: Padme è una santa, ha sposato il tizio che ha sbucciato una pera usando la forza.
Paola92: Ehilà, benvenuta nel club! Siamo dei fattoni ma gentili. Mi fa molto piacere che ti abbia colpita positivamente, ho adorato le parole che mi hai scritto, come ho detto altre volte mi fa proprio bene leggere analisi dettagliate di quello che creo.
zezze81: Ué, sopravvissuta al cocoren? E a questo capitolo? X°D
Diomache: Meglio tardi che mai, grazie per la tua recensione!
Eithilien: Facciamo finta che l'adolescenza non sia mai andata via. XD
Hanna Sophie Lewis: Guarda, non sai quanto mi piacerebbe poter rispondere regolarmente alle recensioni. Purtroppo questo è un periodaccio. Non ho mai il tempo per niente. Letteralmente. Mi piace tantissimo il contatto coi lettori e patisco ogni volta che non riesco a rispondere, ma talvolta o faccio così o vi costringo ad attese di settimane.
Vi saluto, torno a vomitare bile.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Quindicesimo ***


CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Era sveglio da un po’. Il sole era sorto da poche ore, riscaldando l’aria attorno a loro e riportando la temperatura a un piacevole tepore. Ben solo, un braccio ripiegato dietro il capo, l’altro attorno al corpo della fanciulla che dormiva sopra di lui, alzò gli occhi neri e fissò il cielo sgombro da nubi.
Avevano dormito avvolti nella coperta, stretti l’uno all’altra. Nudi, cuore contro cuore. Rey si stringeva a lui quasi disperatamente, come una bambina terrorizzata dall’abbandono. Di tanto in tanto, lui scivolava con una carezza lasciva lungo la sua spina dorsale, percorrendogliela lentamente, assaporandone la pelle.
Si chiese cosa sarebbe avvenuto adesso. Di una cosa era certo: tornare indietro non era possibile, né figurava tra le sue volontà. Quella notte lo aveva sconvolto nello spirito e nel corpo. Non tanto per un fattore di piacere – era stato tanto, era stato incredibile, ancora meglio di come l’avesse immaginato – quanto per ciò che era accaduto dentro di lui.
Rey mugolò, svegliandosi a poco a poco. Si strofinò un occhio, assonnata, e poi parve ricordare dove fosse, sopra chi fosse ma, soprattutto, quanta poca stoffa indossasse. Alzò il viso, fissandolo con un’espressione che riuscì a strappargli una piccola risata.
La giovane jedi ritenne quella reazione offensiva, e abbassò lo sguardo. Sospirò, appoggiando nuovamente il capo contro il suo petto e abbassò le palpebre, ascoltando il suono del suo respiro. Lo strinse più forte e da quel gesto lui parve comprendere ciò che stava pensando.
“Non dirlo” l’ammonì, con un mormorio basso e quasi minaccioso.
“E adesso?” sussurrò Rey, contrita.
“Ecco. Lo hai detto.”
La ragazza puntellò le mani sul terreno e si staccò leggermente dal suo corpo, rivolgendogli uno sguardo combattuto. Il cavaliere di Ren fece scivolare lo sguardo sulla sua figura nuda, indugiando con un sorriso malizioso sui suoi seni. L’afferrò per un polso e la tirò di nuovo contro di sé, con espressione mefistofelica.
Ma lei evitò il bacio che l’uomo tentò di darle. “Ben” disse soltanto, richiamandolo all’ordine.
L’uomo la fissò con ben poca cordialità, per poi fare spallucce. “E adesso cosa, Rey?”
“Esatto. Adesso cosa?”
“Quel che è successo è successo. Presto le conseguenze ci pioveranno addosso e saranno pesanti come tutta la massa della galassia messa insieme. Io ne sono consapevole e lo accetto. Questo non ci vieta di trascorrere qualche altro minuto in piace. Solo io e te. Poi affronteremo tutto il resto.”
Le parve una proposta ragionevole. E poi aveva preso a mordicchiarle il collo, cosa che le provocò vertigini e un certo languore. Rey pensò che Kylo Ren avesse infine trovato il pulsante giusto per renderla inoffensiva.
Fu a quel punto che una voce maschile disse soddisfatta: “Quale giubilo ammirarvi!”

“Fermor arriverà certamente prima di noi.”
“Pensi che Ben potrebbe decidere di risparmiarlo?” Raza lo disse poco convinta, alzando gli occhi in direzione di quelli di Stermo, alla ricerca di conferme. Lui scosse il capo, silenzioso.
Erano decollati da poco meno di mezz’ora. Senza richieste di permessi. Che Yazuuz pensasse un po’ quello che volesse. Se desiderava considerarli dei traditori, gli avrebbe messo alle calcagna delle navette da distruggere. E se avesse deciso di non considerarli, beh, tanto meglio. Avevano già troppe cose a cui pensare.
Syz piegò le labbra in un pallido sorriso. “Ricordi la notte quando Ben ci portò via dal tempio?” mormorò, cambiando argomento così di netto da attirare l’attenzione di Stermo. “Era come impazzito. Diede tutto alle fiamme. Ma ci svegliò. Tutti. Nessuno escluso. Destò anche coloro che sapeva gli avrebbero dato contro. Spiegò quello che era accaduto e disse che chi voleva poteva seguirlo.”
“Noi fummo d’accordo, gli altri no. Alcuni presero a male quello che era successo a Luke. Si scatenò uno scontro” mormorò Raza, adombrandosi al solo ricordo. “Vincemmo a scapito loro.”
“Quello che è accaduto non ha alcun senso. I nostri compagni sono morti a causa di uno scontro che non può avere né vincitori né vinti, poiché semplicemente privo di significato. ”
“Tesoro, non metterti a filosofeggiare con me. Ho odiato sia gli insegnamenti di Snoke che quelli di Luke. Ancora non capisco perché accidenti qualcuno dovesse addestrarmi a tutti i costi.” Borbottò lei. “E quella sera ho ucciso per legittima difesa. Non potevo permettere che eliminassero Ben. Luke aveva tentato di ucciderlo solo perché lui non si era limitato a rimanere nei confini che ci erano stati imposti.”
“Se avessero vinto loro, quest’oggi non vi sarebbe il Primo Ordine? Ne dubito. Abbiamo vinto noi, eppure esiste la Resistenza.”
“Non capisco dove tu voglia arrivare.”
“Il punto è questo, Raza, cerca di capirlo bene: io, te, Stermo… Elthyenne… e Ben… noi abbiamo davvero creduto nei principi di Snoke? O capitammo sotto il suo giogo, una volta tradito Skywalker, per scoprire che esso non era meno determinista del precedente?”
“Yazuuz e Fermor hanno sposato alla grande la sua causa. Noi…” Raza esitò, lanciando un’occhiata a Stermo, il quale scosse la testa. “Noi ci siamo adeguati. Qualcuno doveva pur addestrarci. E Ben aveva eliminato l’unico altro maestro della galassia.”
“Il problema sta tutto qui. O Luke o Snoke. O bene o male. O luce o oscurità. Non esistono vie di mezzo.”
“Lo hai scoperto adesso?”
“No, Raza, io ho scoperto altro. Io ho trovato un cammino… grigio.” Syz la guardò dal basso all’alto, la voce giovanile carica di una maturità che stonava non poco con quel suo tono da cherubino. “Mastro Skywalker è venuto da me, qualche mese fa. Abbiamo parlato a lungo.”
La donna perse un battito, a quella notizia. Lo fissò con una certa diffidenza, per poi notare qualcosa nel radar della navetta che stava guidando: qualcuno si era affiancato a loro. Un mezzo piccolo, monoposto, piuttosto malandato.
“Ed è andato anche da Elthyenne” proseguì la sua spiegazione Syz, con sicumera. “Ci ha parlato di un’altra via. La via dell’equilibrio.”
“Syz, chi c’è sul mezzo vicino a noi?” domandò lei, nervosamente.
“Elthyenne. L’ho convinta a venire con noi. Abbiamo preso una decisione. Vogliamo percorrere un nuovo sentiero e vorremmo che Kylo Ren guidasse il nostro cammino”
“Quindi è per questo motivo che lo stiamo raggiungendo? Per dirgli: Ben, lascia perdere il potere, il Primo Ordine e la Galassia e andiamo a spaccarci di risate in un nuovo tempio con un nuovo credo? Sei pazzo?”
Syz rispose pacato. “Io voglio iniziare qualcosa di nuovo, Raza.”
“E chi non sarà d’accordo con te? Morirà?” lei piegò le labbra in una smorfia.
“No. Rimarrà indietro.”
“Quante belle parole” replicò lei, con un sorriso nervoso. “Vedremo che farai, quando Ben te le rinfilerà tutte tra i denti. A colpi di spada. Ancora sporca del sangue di Fermor.”

L’uomo era apparso dal nulla, vestito con una tunica simile a quella dell’ordine jedi. Anche se vi era qualcosa di stonato, in essa: il taglio era più grezzo, antico. Il cappuccio non esisteva e il mantello era più avvitato, più corto.
Rey, al momento, avrebbe pagato monete sonanti per avere quel mantello sopra di sé. O qualsiasi altro capo d’abbigliamento. Quando il tizio era comparso alle loro spalle, causandole un mezzo arresto cardiaco, la poveretta aveva tentato di coprirsi per metà con la coperta e per la metà con il corpo di Ben.
Ricordando a se stessa che non stava bene stare nuda abbracciata al tizio – nudo – che al momento rappresentava il male incarnato della galassia, lei si era avvolta nella stoffa della trapunta, somigliando a un buffo involtino umano.
Kylo Ren, invece, si era alzato gloriosamente privo di vesti, impugnando l’arma e accendendola. Se un cabarettista fosse stato presente avrebbe certamente commentato la scena con un colorato paragone tra lo spadone del cavaliere di Ren e l’altro suo spadone, quello al laser.
Ma l’unica persona presente era quel tizio: uno spettro impalpabile, attraverso il quale i due giovani innamorati potevano scorgere gli alberi secolari che li circondavano. Le braccia incrociate dietro la schiena, il petto in fuori, l’uomo li fissava divertito. Aveva capelli corti e un buffo pizzetto a ornamento del mento.
“Non essere così avventato, mio buon giovine” derise il Principe di Alderaan, aggrottando le sopracciglia e accennando un sorriso. “Vengo invero in pace. Sono confidente stretto della mia buona amica, Maz Kanata. Lei ha deliberato che io dovessi intervenire in aiuto del vostro sfortunato rapporto, e così ho fatto. Quello per cui sei venuta qui è avvenuto, Rey.”
Kylo Ren provò un tuffo al cuore. Chiunque fosse quell’idiota d’un fantasma, era certamente il tizio che governava le strane proprietà di quel pianeta. Tra le quali, come aveva scoperto la sera precedente, vi era la capacità di spezzare il suo legame con la jedi. Pensò di averla perduta per sempre. Se non più costretta a sopportarlo a causa delle loro visioni, cos’altro avrebbe tenuto Rey in contatto con un mostro come lui?
Un mostro con il quale si era rotolata tra l’erba, sotto una coperta, ma questi erano dettagli.
“Cioè?” domandò la jedi, la cui poca cultura non l’aiutava certo a stare dietro ai discorsi del nuovo arrivato, il cui gergo era quantomeno desueto. “Sono riuscita a… spezzare il legame?”
“Perbacco, no! Hai copulato con lo stallone!”
“Cos-“ Rey impallidì e sgranò gli occhi, nascondendosi maggiormente nella coperta.
Kylo Ren aggrottò le sopracciglia e si girò a fissarla, confuso. La botta di stallone non gli era dispiaciuta, ma decise di non soffermarcisi. “Di che cosa sta parlando?” volle sapere invece.
“Ne so quanto te! Maz Kanata mi ha detto di venire qui per risolvere il mio problema!”
Quel nome non gli disse nulla. O forse sì. Scavò nella memoria, rammentando un ricordo lontano. Suo padre che la nominava, parlando con sua madre. Doveva essere un’amica di famiglia. Di almeno mille anni, se la sua testa non lo ingannava. Altre storie su di lei riaffiorarono, aiutandolo a delineare un quadro completo sul soggetto in questione.
“Ti sei fidata di Maz Kanata” disse soltanto, ironico. “Devi essere proprio una…
“Ha detto che qui avrei trovato aiuto!”
“Mi sono prodigato per soccorrerti immantinentemente !” esclamò garrulo il tizio. “Tu, mia povera donzella, eri assillata dallo sciabordio dei tuoi sentimenti erranti. Il tuo orgoglio, la tua codardia deceleravano l’immane potenza della tua saudade. Maz ha estrinsecato il disio che io ti soccorressi. E così ho fatto.”
“CERCANDO DI UCCIDERMI?”
L’uomo fece un eloquente cenno in direzione di Ben Solo e del suo spadone. Non quello laser.
“Invero, hai vinto l’amore del giovinotto.”
Kylo Ren avrebbe avuto tante cose da dire. Ma il tizio non sembrava un pericolo imminente e lui era ancora con le chiappe al vento. Ripose l’arma e prese a vestirsi, mentre Rey lo tempestava di ulteriori domande.
“Ma tu… tu chi sei?”
“In vita, fui amico di Maz. Morii all’età di cinquecentodiciotto anni, centinaia di lustri fa. Lei era una giovincella, molto alla mano, molto gagliarda. Siamo rimasti in contatto. La vita del defunto è assai noiosa, purtroppo. In particolar modo se l’ultimo luogo di riposo è un pianeta spopolato.”
“Hai usato la Forza. Puoi farlo anche da morto?”
“Poffarre. Certo. Tu no?”
Rey lo guardò come se fosse pazzo. “Io sono viva.”
“Oh. Sacrosanto. Ho errato io.”
“E non sono certo viva grazie a te.”
“Devo concederti la veridicità anche di ciò.”
“Eri un Jedi?” il principe di Alderaan, finalmente con un paio di pantaloni addosso, gli rivolse quella domanda con malgarbo. “Non credo. Hai volutamente fatto del male a un’innocente. Eri un sith?”
L’uomo ridacchiò a quelle parole, trovandole incredibilmente buffe. “Sono abbastanza antico da appartenere fieramente un’era antecedente la buffa divisione tra luce e oscurità. E credimi, giovinotto: allora si stava meglio.”
Rey rimase colpita dalle sue parole. Chiese spiegazioni e lui sorrise gentilmente, annuendo. “Venite con me. Dove il mio corpo riposa. Attorno alla mia ultima dimora, i miei allievi incisero moniti per le generazioni future. Credo sia tempo che le generazioni future possano ammirarli.”
Fecero per incamminarsi, ma la jedi si schiarì la gola. Notarono che la poveretta era ancora nuda e lo spettro le diede la privacy necessaria per indossare la tunica nera prestatale da Kylo Ren. Quest’ultimo, invece, non le staccò gli occhi di dosso. Non tanto con languore, quanto con preoccupazione.
Le parve di leggergli nella mente. Potevano fidarsi di quello spettro? E di ciò che stava dicendo loro?
Ma, al momento, Rey aveva un problema più pressante di cui occuparsi. Una questione rimasta in sospeso tra loro troppo a lungo. Un dettaglio che non era più in grado di sopportare.
“Ben?”
“Sì?” gli venne naturale rispondere al proprio nome, senza più ribellarsi a esso.
“Mettiti una maglia.”
Certe volte è indispensabile togliersi dei sassolini dalle scarpe.


Ho poco tempo, come al solito, e non riesco a rispondere. Non succede mai. Perdonatemi.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Sedicesimo ***


CAPITOLO QUINDICESIMO

Era strano, seguire i passi di un fantasma. L’uomo veleggiava davanti a loro, di tanto in tanto trapassando i tronchi degli alberi. Ben avanzava dietro di lui a grandi passi, non faticando certo a reggere la sua velocità di spostamento. L’unica del trio a non disporre di un corpo fluttuante o di un’altezza che sfiorava i due metri era costretta – di tanto in tanto – a rompere il passo in una breve corsetta atta a raggiungerli. Quando lo faceva, l’uomo le rivolgeva un’occhiata di sottecchi e un sorriso di scherno.
Si mossero in direzione della loro navicella, la quale distava ormai poche ore di cammino. Ma non la raggiunsero, fermandosi ben prima di essa, ai piedi di un tronco identico a tanti altri. Lo spettro giunse le mani con un sospiro e lo fissò, scuotendo il capo.
“Non ho, invero, mai compreso perché i miei allievi abbiano scelto codesto loco obliato come mia ultima dimora” confessò infine. “Io odiavo gli alberi.”
“Se eri simpatico in vita come lo sei nella morte, forse i tuoi studenti odiavano te” propose quella soluzione il cavaliere di Ren, spiccio. “Beh? Cosa stiamo guardando? Non hai detto che la tua tomba era ricoperta di iscrizioni?”
“Legittima domanda. Rimirala con maggiorato impegno.”
“Sto guardando e non c’è niente.”
“Osserva, Ben Solo, usa gli occhi e la mente.”
“Ben” disse Rey, la voce resa metallica dall’emozione che la pervase. Raggiunse il principe di Alderaan, posandogli una mano sul braccio e indicandogli qualcosa sul tronco davanti a lui.
L’uomo aggrottò le sopracciglia scure, cercando di capire che accidenti l’avesse colpita tanto. Poi, improvvisamente, capì.
Le venature che attraversavano quel legno antico di secoli non erano disposte casualmente. Studiandole, concentrandosi su di esse, era possibile intravedere il disegno che andavano a comporre. Anzi. Gli innumerevoli disegni. Kylo Ren li distinse uno dopo l’altro con sorpresa crescente.
Vide la raffigurazione di un jedi, chiuso in un cerchio. Per metà chiaro, per metà scuro. Era sereno, pacifico. Meditava. Vide un altro jedi carezzare un vegetale morente. E un terzo uccidere un nemico. La composizione era stata studiata con attenzione per i dettagli, in modo da creare un perfetto…
“Equilibrio” sussurrò Rey, colpita.
Lo spettro sorrise con dolcezza.
“Nella galassia” mormorò. “Nell’universo. Dentro di noi. Ovunque vi è l’equilibrio. Qualcuno nasce più sensibile ad esso. Può manipolarlo, usarlo. Voi oggi la chiamate Forza. Un tempo eravamo molto pochi. Alcuni di noi radunavano allievi. Altri li istruivano. Vi era pace. Solidarietà.”
“Eravate Jedi?” domandò Ben, di punto in bianco. Distolse lo sguardo dalle immagini sul tronco, come se messo a disagio da esse.
“Eravamo buone anime propense a rispettare la vita e l’equilibrio che la rende possibile.”
“Qual era il vostro credo, allora?”
“L’Equilibrio.”
“Come i Jedi? Vi affidavate al volere della Forza?”
“Ci affidavamo a noi stessi, giovine. Comprendevamo di essere più fortunati di altri. Alcuni di noi abbandonavano la famiglia e gli amici, ritirandosi a vita solitaria, per meditare. Ma chi desiderava continuare a condurre la propria esistenza, era libero di farlo.”
“Nessuna distinzione tra lato chiaro e scuro” mormorò Rey. “Solo…”
“… rispetto per l’equilibrio e la vita.”
La ragazza aggrottò le sopracciglia. Ricordò l’immagine vista nel primo tempio jedi, quello visitato in compagnia di Skywalker. Era identica a quella raffigurata sul tronco. Il cuore le batté forte nel petto, mentre lei si rendeva lentamente conto d’avere di fronte una risposta rimasta celata in quell’angolo di galassia per un millennio.
“Poi le cose sono cambiate, vero?” domandò, a voce bassa. “Qualcuno ha iniziato a dire… che i vostri poteri… erano un dono. Che eravate nati per il volere di un bene superiore e che, quindi, dovevate servirlo.”
“Qualcosa del genere, sì. Ma io ero già defunto.”
“Iniziarono i primi templi. Venne scritta una scuola di pensiero. Si iniziò a parlare di Forza, di Jedi, di predestinazione. La cosa iniziò ad avere un alone di sacro e vennero stabilite regole d’appartenenza molto ferree.” proseguì Kylo per lei, rammentando alcuni stralci di storia appresi durante il suo primo apprendistato. “Alcuni si ribellarono, ostili all’idea di vivere una vita casta, priva di affetti e di radici. Nacque il lato oscuro.”
“Quanta poca saggezza, in quei secoli. Quanta presunzione. Quanti morti.” Si addolorò lo spettro. “Da questo lontano pianeta ho osservato tutto ciò con molto dolore. Senza mai rivelarmi. Lo scontro era troppo feroce. Avrebbero bruciato la mia ultima dimora e il ricordo di me, cercando di uccidersi tra loro. Ho atteso. Atteso che qualcuno fosse pronto per udire la verità” guardò Rey e Ben. Sorrise. “Poi Maz mi ha parlato del vostro legame. Quando sei arrivata sul mio pianeta, ho avvertito che ti eri chiusa all’Equilibrio, cercando di scacciare la tua connessione con il giovinotto. Sono dovuto intervenire.”
“Lo hai fatto con una delicatezza discutibile” commentò Kylo Ren, strappandogli un sorriso.
“Ora ho il dovere di accomiatarmi, giovini.” Mormorò lo spettro. “Non cercatemi. Non mi rivedrete mai più.” Esitò. Sorrise. “Forse nei vostri sogni.”

Elthyenne salì a bordo e Raza le rivolse un’occhiata poco condiscendente. Era una donna di carnagione scura, alta e ben piantata, i cui capelli color argento le cadevano in onde selvagge sino ai fianchi; portava l’elsa di una spada appesa alla cintola e fissava i presenti con quei suoi occhi selvaggi, di un intenso verde smeraldo. Sorrideva, ma solo in apparenza.
“Non ci vediamo da un po’.” Disse infine, come se quello potesse mettere tutto a posto.
Non ci vediamo da un po’ era il riassunto di qualcosa come: siamo state amanti, abbiamo cercato di rendere la relazione qualcosa di più e la faccenda ci è scoppiata tra le mani come una bolla di sapone; a quel punto, approfittando della confusione causata dalla morte di Snoke, io sono scappata senza neppure salutare e sono andata a vagabondare nello spazio, non degnandoti di una chiamata ma continuando a sentirmi in modo assai assiduo con il ragazzino del nostro gruppo.
Non ci vediamo da un po’. Eh già.
Raza sedette al posto di comando e rivolse un’occhiata in tralice a Syz. Il quale non la ricambiò neppure, limitandosi a sorridere tra sé e sé. Cosa ci trovasse di divertente lo sapeva solo lui.
“Quindi avete parlato con Luke Skywalker” riassunse infine la donna dagli occhi di ghiaccio, cercando di traghettare i suoi pensieri verso lidi meno spiacevoli. “Credevo fossimo amici, Syz. Mi hai tenuto nascosto un mucchio di cose.”
Non rivolse la medesima accusa a Elthyenne, né le concesse una seconda occhiata. Si limitò a fingere che non esistesse e l’altra parve trovare ottimale quella soluzione, poiché andò ad accomodarsi in un posto libero e lì rimase, apparentemente sonnacchiosa.
“Ti chiedo perdono, Raza” mormorò il ragazzino, la voce bianca bassa e tesa. “Le visioni sono esplose nella mia testa con la morte di Snoke. Ho scorto Ben che lo uccideva. Ho visto Ben implorare la ragazza di unirsi a lui.”
“Figuriamoci. Ben implorare” ridacchiò l’altra, per poi perdere il sorriso quando notò che lui era spaventosamente serio. “Porca Forza. Tu dicevi sul serio.”
“Ti ho sempre detto di non imprecare” la riprese una voce conosciuta, appartenente a un passato che la donna aveva più e più volte tentato di cancellare dal proprio cuore, nel tentativo di accettare il proprio presente.
La voce di Luke Skywalker.

Ben e Rey tornarono alla navetta in silenzio. Lei con il capo chino, persa tra pensieri confusi e rapidi. Lui con una bestiola dal pelo rossiccio e giallastro che gli sbavava in braccio, amichevole e fin troppo affettuosa.
“Ecco il mio Retrog” aveva spiegato loro lo spettro, poco prima di sparire dalla loro vista. “Estrai il veleno da lui e usalo per curare la tua fanciulla. Poi lascialo andare. Sa come tornare da me.”
Kylo Ren abbassò lo sguardo sulla creatura che stava trasportando. Quella se ne accorse e allungò la lingua di mezzo metro, riempiendogli la faccia di bava. Com’era possibile che Rey fosse stata morta e quasi ammazzata da un imbecille del genere?
Gli alberi si aprirono al loro passaggio, creando un sentiero che percorsero rapidi. Trovarono i resti del mezzo di lui e vi salirono. Nessuno dei due pronunciò una parola.
C’era un solo discorso da fare e dire una parola sbagliata avrebbe significato rovina.

Raza scattò in piedi, cercando automaticamente l’arma che portava appesa dietro la schiena. Fu l’unica a reagire all’apparizione avvenuta al centro della loro navetta. Tutti gli altri rimasero calmi, come se l’uomo davanti a loro non fosse il loro ex maestro ma un amico fidato. Stermo sorrise della sua ingenuità e Syz le posò una mano sul braccio, con gentilezza.
“Calmati. Questo è solo il suo spirito.”
“Beh” straparlò la donna, ancora piena di adrenalina. “Ancora peggio, no? Mandalo via.”
“Io e Elthyenne parliamo con lui da mesi, Raza. Da quando è morto.”
“Fammi capire, è morto e noi non abbiamo organizzato una festa?” riuscì a fare ridacchiare Elthyenne con quel commentò e odio quanto il suono della sua risata fosse ancora piacevole da ascoltare.
Luke Skywalker la guardò con incredibile dolcezza. Le parve di rivedere, in quegli occhi stanchi e appannati da una vita d’esilio, la vivacità di un maestro da lei molto amato in gioventù.
“Raza” mormorò infine lui, teneramente. “Sei diventata una donna incredibilmente bella e potente.”
“E tu un vecchio morto” borbottò in risposta la donna, seppur rilassandosi di poco. “Hai approfittato del passaggio a miglior vita per fare il lavaggio del cervello ai miei compagni?”
“Ho approfittato della mia fine per capire gli errori compiuti in vita, Raza. Sono stati tanti, troppi. E uno spicca più degli altri.”
“Aver quasi ammazzato Ben?”
“Vorrei poter dire che non è andata così” sospirò il Jedi. “Per amor della cronaca, quando Ben aprì gli occhi io già avevo deciso di non torcergli un capello. Ma questo non conta. Lo so anche io. Per un attimo ho tentennato, ho immaginato di uccidere mio nipote. Un ragazzo. Sono stato un pessimo insegnante. Invece di credere in lui, l’ho sospinto verso un maestro che lo ha incamminato sulla via della morte e della distruzione. Però, mia cara Raza, ti sorprenderà sapere che non è questo il mio più grave errore.”
“Cosa puoi aver fatto di peggio?”
Luke Skywalker guardò fuori, in direzione delle stelle. Spiccavano nell’oscurità come torce nella notte. Come fari di speranza nella disperazione più nera.
“Ho visto mio padre redimersi e morire” sussurrò infine, debolmente. “L’ho visto dilaniato dalla dualità. Eppure, invece di apprendere la lezione, sono stato così sciocco e vanesio da addestrarvi allo stesso modo. Costringendovi a scegliere tra luce e oscurità. Imponendo a dei bambini a schierarsi. Credevo di stare facendo qualcosa di buono, ne ero onestamente convinto. Riportare in vita l’ordine dei Jedi. Un errore, un grave errore. Non siamo nati per schierarci. Non veniamo al mondo per ucciderci a vicenda. Ma per salvaguardare l’Equilibrio e la vita che esso rende possibile. Dove c’è vita, c’è morte. Dove c’è bene, c’è male.” Sorrise debolmente. “Dove c’è uno Skywalker, c’è qualcuno che dovrà rimediare ai danni da lui combinati.”

“Ben.”
“Il robot medico ha usato un campione di veleno di quell’animale per sintetizzare un antidoto.” Lui lo disse meccanicamente, concentrato sulla medicazione che le aveva appena applicato sulla gamba. “Dovrebbe farti stare meglio.”
“Ben.”
“L’ho già lasciato andare ed è corso via. In capo a ventiquattrore dovresti essere libera dalla tossina” aggiunse il cavaliere di Ren “E non necessitare di altre medicazioni.”
Gli posò una mano sotto il mento, costringendolo ad alzare il viso e a fissarla negli occhi. Quello che vide nel suo sguardo non le piacque per niente. Istintivamente, gli afferrò una mano, quasi temesse che l’uomo potesse scegliere di abbandonarla lì, sparendo nel nulla nonostante la navetta in disuso e l’inesistenza di mezzi con i quali abbandonare il pianeta.
“Ben.” Sussurrò per la terza volta, contrita.
“Non chiamarmi così” mormorò Kylo Ren, seppur senza troppa convinzione.
“Siamo tornati a questo punto?”
“L’abbiamo superato.” Le concesse il cavaliere di Ren, abbassando nuovamente il viso e osservando le dita di lei che trattenevano le proprie. “Ma ora tu sei guarita. Presto sarai di nuovo con la Resistenza e noi torneremo a questo punto.”
“Non possiamo parlarne?” propose la ragazza, con gentilezza e cautela.
Il cavaliere di Ren piegò le labbra in una smorfia, cercando di liberarsi dalla sua presa. Rey non glielo permise e lui smise quasi subito di opporre resistenza, ritrovandosi ad intrecciare le loro dita con uno sguardo riflessivo.
Si erano momentaneamente rifugiati nell’infermeria della navetta con la quale Kylo Ren era atterrato su quel corpo celeste. La giovane sedeva su una branda ed egli era in piedi innanzi a lei, alto e oscuro come suo solito. Il tormento nel suo sguardo le stringeva il cuore in una morsa d’incertezza.
“Parliamone” le concesse infine il principe di Alderaan, dopo una lunga ponderazione.
Lei prese fiato, prima di iniziare. “Tu che cosa desideri?”
“Il potere.” Rispose il cavaliere di Ren, senza esitazione alcuna.
Rey roteò gli occhi al cielo ma non demorse. “Che cosa desideri?” ripeté.
Tornò a guardarla e fu in grado di provocarle una vertigine. Vide sul suo volto una passione oscura, possessiva. E desidero. Misti a qualcos’altro. Qualcosa che avrebbero potuto allontanarlo per sempre da lei.
Infine rispose: “Te.”
Riuscì a strapparle un sorriso. Aumentò la stretta sulla sua mano, tirandolo verso di sé.
“Io sono qui.” Bisbigliò, cercando di rassicurarlo.
Gli carezzò il volto, laddove il loro primo scontro aveva lasciato una cicatrice. La percorse con un tocco delicato e infine lui abbassò le palpebre, voltando il viso e baciandole le dita.
“E tu cosa desideri?” le rigirò quella domanda, ancora con gli occhi chiusi, il fiato che le solleticò i polpastrelli. “Portarmi con te? Dai tuoi amici? Mi vuoi tra le vostre fila, redento? Non mi accetteranno mai. Vorranno uccidermi e basta.”
“Lo so.” Ammise la ragazza, abbassando la mano con una punta di disagio. “Lo so benissimo, Ben, mi scervello su questa cosa da più tempo di quanto tu creda. Siamo ad un punto morto. Io non verrò mai con te. E tu non verrai mai con me. Ma for…”
Il computer di bordo emise un suono d’allarme. Il cavaliere di Ren si liberò allontanò da lei all’improvviso e uscì a grandi passi dall’infermeria, subito seguito dalla donna. Raggiunsero il ponte di comando e la consolle principale, cercando di capire cosa avesse attivato quel segnale. Una volta scopertolo, Kylo Ren pronunciò una parola decisamente inadatta ad ambienti formali.
“Cosa succede?” volle sapere lei, facendoglisi vicina.
“Una navetta del Primo Ordine. Non so come mi abbiano trovati. Il comunicatore era spento.”
“Spento? Avevi detto rotto.” Nella sua mente, il povero Ben Solo vide la cristalleria cadere, si lanciò come un disperato e fece un recupero miracoloso: “Rotto. Infatti. Rotto.” Confermò, e per sua fortuna la preoccupazione per gli ospiti in arrivo fecero dimenticare alla donna la questione.


Al prossimo capitolo rispondo alle recensioni. A costo di rimandarlo. Ma lo faccio.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 16 ***


CAPITOLO SEDICESIMO

“Sono atterrati qui vicino” sussurrò il cavaliere di Ren, meditabondo. “Probabilmente sono riusciti a risalire alle coordinate di questa navetta, in qualche modo. Dannazione. Credevo di averle mascherate bene.”
“Ben, dobbiamo decidere cosa fare.” Sussurrò lei, nervosamente.
“Non avere tutta questa fretta. Possiamo ancora guadagnare un po’ di tempo.” Kylo Ren lo disse in fretta, quasi senza riflettere. “Posso fingere di averti preso prigioniera. Ti porteremo alla nostra base e nessuno ti torcerà un cap…”
Tacque nel momento in cui si rese conto dello sguardo che lei gli stava rivolgendo. Non sembrava per nulla convinta dalla sua idea. Anzi. Era riuscito a farla arrabbiare, chissà come. Aprì la bocca per aggiungere qualcosa nel tentativo di convincerla, ma una particolare sensazione lo bloccò, facendogli morire le parole sulle labbra.
Rizzò la schiena e girò il volto in direzione del mezzo appena atterrato a pochi metri dal loro. S’irrigidì, schiaffeggiato dalla percezione che lo colpì. La quale, nel medesimo istante, colse anche Rey, facendole correre un brivido lungo la schiena.
La giovane gli si fece istintivamente più vicina, usando la Forza per scandagliare le presenze sul vettore lì accanto. Boccheggiò per la sorpresa, afferrando l’elsa della propria spada laser, appesa alla cinta nera che lui le aveva prestato.
“Chi è?” domandò, basita. Sentiva la presenza dell’uomo appena giunto e la giudicò oscura. Terribile. Terrificante.
Lui deglutì a vuoto. “Fermor. Uno dei cavalieri di Ren. In qualche modo, è arrivato qui con dei soldati.” Sussurrò, e l’agitazione che lei avvertì nella sua voce le diede bene a intendere quanto la situazione fosse pericolosa. “Devi nasc…” tacque, rendendosi conto di quanto quell’idea fosse sciocca. Se lei stava percependo Fermor, era logico che lui potesse fare la stessa cosa. Tentare di celarla sarebbe stato completamente inutile.
“Ben.” Disse Rey, la voce ridotta a un sussurro. “Adesso devi decidere.”
Il principe di Alderaan non la guardò per diversi istanti.
“Sicura di non voler giocare alla prigioniera?” domandò infine, riuscendo a beccarsi un’occhiata fulminante da parte di lei. “Sarebbe erotico, se ci pensi bene.”
“Piuttosto la morte.”
“Sei melodrammatica.”
“Tu lo dici a me? Ho sentito bene?”
“Se ti abbassassi a fingere d’essere mia prigioniera, solo per qualche giorno, guadagneremmo tempo per…”
“Non c’è tempo da guadagnare, Ben. Ma solo scelte da fare.” Sbottò Rey, ormai stufa di quel tira e molla tra loro. “Avrei preferito parlare, farti ragionare, aiutarti a scegliere con calma, ma non possiamo. Quindi così è come stanno le cose: o scegli o lo farò io per entrambi. Ti è chiaro?”
“Cocciuta.” Sibilò l’uomo. “Un difetto di te che non sopporto: la tua cocciutaggine.”
Ma afferrò l’elsa della spada e l’accese, avviandosi in direzione del portello d’uscita. Pronto a morire al suo fianco, pur di difenderla. Si fermò poco prima di oltrepassare la soglia, voltandosi e fissandola.
“Rey” disse, con un accenno d’incertezza. “Dopo aver fatto questo, perderò la mia posizione. Il mio potere. I miei alleati." esitò, prima di concludere. "Sarò solo.”
La donna scosse il capo, raggiungendolo. La determinazione nei suoi occhi color nocciola parve colpirlo. Ancora una volta, nonostante fosse il principe di Alderaan la persona più forte della loro coppia, era lei a guidare i loro passi.
“Dopo aver fatto questo, non sarai mai più solo.”
“Mi porterai dalla Resistenza?”
“Ti porterò lontano, dove luce e buio diventano una cosa sola.”
Ben piegò le labbra in un sorriso ironico. “Suicidio in un buco nero?”
Riuscì a farla ridere. Nonostante i nemici in arrivo. Nonostante la battaglia imminente. Tutto ciò che aveva importanza, in quel momento, era che lui avesse deciso di rimanerle accanto. In qualsiasi circostanza.
“Andremo via e nessuno saprà più niente di noi.” Rispose infine, con sicurezza. Avvertì una fitta di senso di colpa al pensiero di Finn, Rose e gli altri. Amici che era disposta ad abbandonare quasi senza voltarsi indietro. Se fosse stata una scelta atta a rendere felice soltanto se stessa, non l’avrebbe mai presa. Ma era l’unico modo per salvare Ben da Kylo Ren: portarlo lontano da quella guerra e dai suoi errori.
Si rese conto di aver preso quella decisione mentre lo aveva dentro di sé, ore prima. O forse no. Lo aveva stabilito durante il loro bacio.
O magari lo aveva desiderato già dopo avergli sfiorato le dita per la prima volta, senza nemmeno accorgersi di averlo fatto.
“Credevo che… il tuo impegno con la Resistenza…” il cavaliere di Ren non proseguì, ma distolse lentamente lo sguardo da lei. Temendo quasi di averle ricordato un motivo abbastanza valido per non fuggire insieme.
La ragazza fece spallucce, con un sorriso astuto. “Senza di te, il Primo Ordine non può costituire un grave pericolo. Portandoti via con te farei solo il loro gioco. Mi considererò in missione speciale a vita.”
Ben Solo ridacchiò di cuore, trovandola una risposta a dir poco geniale. Era la prima volta che Rey assisteva ad un fenomeno del genere e lo ritenne un suono meraviglioso. Ammirò l’espressione distesa su quel volto solitamente contratto e infelice. Si chiese se un miracolo del genere fosse davvero tutto merito suo.
La navetta del Primo Ordine atterrò in quel momento, a ben poca distanza dalla loro. Ben tornò serio. Si chinò su di lei, rubandole un bacio. Fu un contatto pieno, colmo di passione. Strinse la schiena della ragazza in una stretta capace di romperla e sospirò sulla sua bocca, per poi distaccarsi fin troppo velocemente da lei.
Udirono il rumore dei soldati che marciavano nella loro direzione. Rey fremette.
Accesero le loro spade laser e discesero dal mezzo.

Luke Skywalker abbassò il capo con un sorriso colmo di tristezza. “Fermor ha raggiunto Ben.”
Stermo vide Syx agitarsi sulla sedia ove si era accomodato e lo raggiunse, posandogli una mano sulla spalla, in silenzio. Dopo un breve istante, quello che sembrava suo fratello minore ma in realtà era il maggiore sovrappose le proprie dita alle sue, in una silenziosa e disperata richiesta di conforto.
“Erano inseparabili da ragazzi, durante l’addestramento.” commentò, la sua voce da ragazzino accesa da una nota fin troppo matura. “Sarà un duello fratricida”
Lo spettro dell’ultimo maestro jedi annuì. “Questa è una guerra fratricida da ormai troppi secoli.” Commentò, tetro. Poi, scomparve nel nulla. Non vi era altro che potesse fare per i suoi ex allievi.

Fermor vide i suoi uomini cadere come mosche e non ne rimase sorpreso. Dopo aver disposto l’atterraggio del proprio mezzo e aver predisposto i soldati per l’uscita sul campo, aveva dato loro l’ordine di muoversi.
All’arrivo, aveva percepito la presenza di Kylo Ren e, al suo fianco, quella di una persona straordinariamente sensibile alla Forza. Per quanto fosse un uomo poco rapido nei ragionamenti, quel particolare dettaglio così inaspettato gli aveva permesso di comprendere la verità: quelle di Yazuuz non erano solo ipotesi. Ben Solo, o per meglio dire Kylo Ren, il più forte e magnifico dei cavalieri di Ren era davvero un traditore. E lui avrebbe dovuto affrontarlo, di lì a poco.
I soldati erano discesi dal mezzo. Parallelamente, il loro avversario si mostrato a loro, apparendo fiero e oscuro come suo solito, sulla soglia della propria navetta.
Con una ragazza accanto. Lei.
La Jedi accusata di aver assassinato Snoke. La spina nel fianco del Primo Ordine.
I due si erano guardati, poi erano partiti all’attacco, le spade puntate sugli uomini in divisa. Vederli combattere insieme era stato a dir poco ipnotico. Si muovevano come una coppia di danzatori, quasi fossero venuti al mondo per compiere quello, duellare fianco a fianco. Laddove il cavaliere di Ren era carente la giovane interveniva e, parimenti, nel momento del bisogno di lei lui appariva, come uno spettro protettore. Nel giro di pochi istanti i soldati caddero a terra, tutti, l’uno dopo l’altro. Corpi racchiusi in armature bianche, che si accasciarono sull’erba verde e tenera di quel pianeta disabitato.
Fermor avanzò tra di essi, prendendo il proprio posto sul campo di battaglia. Rey lo studiò. Era un uomo alto, addirittura più di Ben, e ben piantato. Non disponeva di una spada laser. Forse non era mai riuscito a procurarsi un cristallo Kyber, o forse Snoke non lo aveva ancora ritenuto pronto per esso. Lo vide estrarre una mazza grossolana e rozza, dal manico corto e bitorzoluto, e si chiese se quell’arma rudimentale fosse una specie di scherzo.
Poi, lui l’accese. Un velo di luce ricoprì la parte aguzza dell’oggetto, sfrigolante e minacciosa. Rossa come il sangue.
“Kylo Ren!” chiamò, la voce baritonale ricolma di sfida. “Sei stato formalmente dichiarato un traditore.”
“Posso avere l’onore di sapere da chi?” chiese Ben, con tale educazione da riuscire, paradossalmente, ad apparire sfrontatamente irrispettoso.
“Yazuuz” gli fu risposto. “Siede sul trono, adesso, con accanto Hux. E me.”
“Oh.” Commentò il principe di Alderaan, non senza una punta di ironia nella voce. “Mia madre avrà la vittoria in tasca, da oggi in poi.”
“Sei un traditore, Kylo Ren. In quanto tale, sei stato condannato a morte.”
“Intendi eseguire tu la sentenza, Fermor?” replicò Ben, con scherno. “Ti chiederei con quale esercito, ma credo di averlo appena distrutto. Due sole truppe per abbattermi? Veramente?”
“Per fermarti basto io.”
“Non è necessario, Fermor. Lasciami andare e io ti lascerò vivere.”
“I traditori meritano di morire.”
“Chi avrei tradito?” Ben allargò le braccia, in un gesto che indicava quanto quelle parole suonassero vuote alle sue orecchie. “Snoke? Ci ha istruiti a inseguire il potere. A rispettare l’autorità del più forte. Sono diventato più potente di lui, per cui l’ho ucciso. Il trono è mio di diritto.”
“Il Primo Ordine non può tollerare che l’assassino del Leader Supremo continui a vivere.”
“No, Fermor, Yazuuz non può tollerare che io continui a vivere perché è terrorizzato da me. E ne ha ben donde. Ma tu, amico mio, davvero non capisci di essere stato mandato qui a morire? Vuole liberarsi anche di te.”
“Smettila. Yazuuz mi ha avvertito. Sapeva che avresti tentato di portarmi dalla tua parte.”
“Sto solo cercando di risparmiarti.” Ben lo disse avanzando di un paio di passi e lasciando indietro Rey. Lei fece per seguirlo, ma lo vide scuotere il capo, in un cenno evidentemente rivolto alla sua persona.
Era una questione personale e il principe di Alderaan non desiderava interferenze di sorta. Decise di concedergli quel bisogno del suo orgoglio fino a che non lo avesse visto in pericolo di vita e si fermò.
Ben Solo, con la morte del cuore, fece sfrigolare la lama della propria spada. Fissò l’avversario davanti a sé, gli occhi scuri colmi di determinazione mista a dolore. Era lo stesso sguardo che aveva rivolto a suo padre, poco prima di trafiggerlo a morte. Provò il medesimo senso di straniamento, quasi potesse vedere se stesso dall’esterno, una bambola dalle giunture rigide mossa dai fili del destino.
E poi si mossero l’uno contro l’altro, magnifici e possenti come guerrieri corazzati d’un passato lontano e dimenticato. Il primo scontro fra le loro armi causò un riverbero sanguigno, al quale ne seguirono molti altri.
Rey si rese conto di quanto il loro stile si somigliasse. Tutt’edue impugnavano l’arma con entrambe le mani, roteandola e picchiandola sull’avversario con più fiducia nella forza bruta che nella propria abilità. Vi fu lo spazio d’un paio di tafferugli, prima che Fermor apparisse in netta difficoltà. Kylo gli era semplicemente superiore, senza se e senza ma.
Sì, comprese la ragazza, con un moto di orrore. Chiunque avesse mandato lì l’avversario di Ben non si era preoccupato che la sua pedina tornasse viva. Per la verità, non vi aveva sperato un solo momento. Il cavaliere di Ren stava facendo il lavoro sporco di qualcun altro.
Il principe di Alderaan lo ferì al torace, strappandogli un urlo di dolore. Si divisero, ansanti, e Fermor si portò una mano al punto colpito.
Kylo Ren mosse le dita per sistemare la propria presa sull’elsa, non perché ne avesse bisogno, ma per dargli la possibilità di prendere fiato.
“Fermati adesso e vivrai.” Gli propose, la voce ridotta a un sussurro.
“No.”
“Non te lo chiederò ancora.”
Fermor ripartì all’attacco. Ben scartò di lato e abbassò l’arma.
Un colpo solo. Letale. Approfittò della sua guardia abbassata a causa della foga con cui gli si era lanciato addosso per trafiggerlo dal basso all’alto, trapassandolo dalla gola alla cima del capo.
L’arma di Fermor cadde a terra, con un tonfo, e lì rimase, accesa. Un barlume rossastro tra l’erba verde.
Il suo proprietario emise un rantolo, il massiccio corpo scosso dai nervi che davano gli ultimi spasmi. Poi, con un mugolio, morì.
Kylo Ren spense la propria spada solo allora, cosa che fece crollare il cadavere del suo avversario terra. Rimase su di lui, fissandolo dall’alto al basso. Rey si permise di raggiungerlo solo in quel momento, incapace di pronunciare una sola sillaba.
Incerta, gli sfiorò una mano, per poi afferrargliela. Non sapeva cosa dire. Semplicemente, lo tirò indietro, lontano dal cadavere di Fermor, dai suoi occhi spalancati e dal suo cranio devastato.
“Come stai?” domandò, la voce ridotta a un bisbiglio.
Lui si girò, passandole un braccio attorno alle spalle. La strinse e la tirò verso di sé, costringendola ad appoggiare il capo contro il proprio petto ancora ansante. Ripose la spada per avere anche l’altra mano libera e la usò per abbracciarla più forte, posando il volto contro i suoi capelli.
Non le rispose.

Ormai giunti in prossimità della loro meta, i quattro occupanti della navetta tacquero di colpo, inebetiti da ciò che stavano percependo. Raza scosse il capo e si allontanò da tutti loro, dando le spalle al resto del gruppo. Batté le palpebre per scacciare una lacrima.
“Hai ragione, Syz. Non sopporto più questa guerra inutile” mormorò, la voce arrochita.


Riesco a rispondervi! Di corsa ma meglio che niente! Ethilien: come vedi dopo la gioia a Ben ho già dato un dolore, ma in effetti è un personaggio piacevole da torturare! XD
Paola92: Credo che rimarrai sorpresa da quello che faranno i cavalieri, inizialmente avevo un'idea che m'è parsa un cliché e l'ho ribaltata. Il risultato può dirsi discutibile, ma è qualcosa che mi ha convinta.
scsforever: Ci avviamo al finale e mi auguro che non ti deluda, il prossimo capitolo è l'ultimo!
namary: Uno ha già dovuto ammazzarlo, vediamo gli altri! XD
Morganaetc: beh non si sono proprio rotolati, i miei sono alle prime armi XD
Chris: Alla fine i rotolamenti sono arrivati XDDD Guarda, ho un casino di back story per tutti i cavalieri di Ren, ma ahimé come dicevo addietro il tempo mi è contro e quindi ho dovuto fare una chiusura senza tutto quello che volevo inserire. Difatti se noti qua e là c'è qualche abbozzo di mie idee. Ma non le vedremo mai.
pillyA: Guarda, di rotolamenti non so se ce ne saranno ancora (odio scrivere scene d'amore non ne sono in grado) ma posso assicurarti che sono miss happy ending. E che non vedevo l'ora d'inserire una battuta sullo spadone laser di Ben. Sono anche Miss Battute a Doppio Senso e non sai quante ne ho dovute tagliare dai libri che ho scritto XD
San_90: Il fantasmino vintage m'è piaciuto un sacco XD Che fatica gestirlo! XD
Angel Of Fire: Me sa che abbiamo visioni proprio opposte di Ben XD Cioè, ai miei occhi è proprio uno sfigato galattico XD Io lo vedevo proprio verginello XD
Andrechan: non so se sono io prevedibile o tu a conoscermi troppo bene ma SMETTILA DI SPOILERARTI da sola
Kairi83: Guarda, come dicevo sopra, io odio scrivere le scene d'amore, non sono proprio capace XD Cmq come vedi in questo capitolo le cose coi cavalieri di Ren stanno andando verso un crescendo. Vediamo.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Ultimo. ***


CAPITOLO DICIOTTESIMO.

“Era tuo amico?”
“Nei termini in cui si possa avere amici quando si passa al lato oscuro.” Fu la risposta che lui le diede, la quale significava tutto e niente.
La stava ancora tenendo stretta a sé. Rey provava disagio al pensiero di essere al centro d’un campo di cadaveri, e non riteneva quel luogo il posto ideale per qualche coccola rassicurante, ma Ben le sembrava così colpito dall’omicidio che era appena stato spinto a compiere che non ebbe il cuore di porre alcuna obiezione.
Vennero interrotti da un rumore a loro noto. L’arrivo di una navetta. La giovane fu in grado di percepire la potenza dei suoi occupanti prima ancora di vederla, così come il principe di Alderaan: coloro che stavano giungendo su quel mezzo erano dei mostri spaventosi, ancora più potenti di Fermor.
Ben la lasciò andare e alzò il capo in direzione del vettore nero in rapida discesa. Con un moto di orrore, la ragazza vide sul suo volto un’espressione che mai aveva osservato prima: resa incondizionata. Negli occhi dell’uomo vi era la chiara consapevolezza di essere destinato alla sconfitta.
“Sono in arrivo tutto i cavalieri di Ren” bisbigliò egli, posandole le mani sulle spalle. “Non ne usciremo vivi.”
La ragazza sovrappose le proprie dita a quelle di lui. “C’è sempre speranza.”
L’uomo sorrise e scosse il capo, evidentemente non molto concorde con la sua filosofia. “In questo momento, no.”
“Il pianeta può aiutarci.”
Ma il tempo delle parole finì lì: la navetta atterrò davanti a loro. Il portello si aprì e i cavalieri di Ren ne discesero. Erano due donne, un uomo e un ragazzino. Rey li scandagliò con la Forza, cercando di comprenderli meglio.
Con sua somma sorpresa, il bambino risultò quello più forte dell’insieme. A lui seguiva la guerriera dai capelli d’argento, l’uomo e infine l’altra donna. Nessuno di loro poteva sperare di sconfiggere Kylo in un duello individuale, ma l’essere in gruppo era la loro forza.
Elthyenne aggrottò le sottili sopracciglia, lanciando un’occhiata ai corpi dei soldati ma, soprattutto, a quello di Fermor.
“Ben” disse infine, soffermando il proprio sguardo felino sull’uomo accanto a Rey. “Non siamo qui in cerca di guai. E non vogliamo fare del male al tuo animaletto”
“Hai un animaletto?” domandò Rey. L’animaletto in questione.
“Di cosa stai parlando?” chiese invece Kylo Ren, minaccioso e possente come mai le era parso prima di allora. Era come se il pensiero di difendere lei lo avesse reso ancora più grande e potente. Sembrava una fiera pronta a lottare con le unghie e con i denti, sino al suo ultimo alito di vita.
“Ecco la ragazza” disse Syz, con un sorriso allegro. Fece un cenno di saluto alla giovane jedi, la quale esitò diversi attimi, prima di rispondere con una certa perplessità. “Credevo fosse più bella. Perché ti sei dannato tanto per una fanciulla del genere?”
“Beh” intervenne Raza, pratica. “Lui non è certo un uomo affascinante.”
“No, non lo è per niente” fece eco Elthyenne.
“Credo che abbia il suo carisma, è un tipo” intervenne Stermo, sprecando una delle poche volte nella propria vita in cui apriva bocca per un commento sull’aspetto fisico del principe di Alderaan.
Quest’ultimo era mortalmente all’erta. Rey vedeva il suo sguardo saettare su ognuno dei cavalieri ed ebbe quasi la sensazione di poter percepire i pensieri di lui. Stava calcolando le loro probabilità nello scontro che sarebbe esploso di lì a poco. A giudicare dall’espressione che gli corrucciava il viso, non erano molte.
“Abbiamo diritto a delle spiegazioni.” Elthyenne sorrise spavalda, sistemandosi una ciocca di capelli argentei con una mossa rapida e fluida. “Per esempio: cosa ci fai imboscato su questo pianeta in dolce compagnia dell’ultima allieva di Luke Skywalker?”
Non avevano speranze. Non contro tutti loro insieme. Presi separatamente potevano essere sconfitti, ma non così. Dovevano guadagnare tempo e Ben lo sapeva bene.
“Le cose sono diverse da come sembra” disse infine il principe di Alderaan, dopo aver attentamente meditato le parole da pronunciare.
“Non dirlo” avvisò Rey.
“Lei è mia prigionie…” proclamò Kylo Ren, beccandosi il più doloroso calcio allo stinco della sua vita. Boccheggiò dalla sofferenza e la guardò di sbieco.
Fu Syz a intervenire, muovendo un passo verso di loro e alzando le mani, in segno di pace. “Non vogliamo combattere.”
Kylo Ren non parve fidarsi di quelle parole. Rimase all’erta e pronto a scattare, un passo davanti a Rey. Il ragazzino sospirò.
“So che hai affrontato dubbi e paure, in queste ultime ore” mormorò ancora Syz, pacato. “E noi anche. Abbiamo tenuto conciliabolo a lungo, abbiamo discusso. E infine abbiamo deciso. Siamo stati trascinati in una guerra della quale non c’importa nulla. Vogliamo andarcene. Lasciarcela alle spalle. Speravamo” esitò, e guardò Elthyenne. Lei annuì. “Speravamo che Fermor capisse l’assurdità della cosa. E si fermasse. Ma è sempre stato così…”
Cercò la parola, ma non gli venne. Sorrise con tristezza e Kylo si ritrovò a fare la stessa cosa.
“Ben, noi siamo in partenza.” Lo informò Elthyenne, diretta com’era sempre stata.
“In partenza per dove?”
“Raza conosce un pianetino disabitato, all’angolo opposto della galassia. Un posto dove lato oscuro e lato chiaro della forza perdono ogni significato. Un luogo dove essere ciò che siamo e basta.”
Kylo Ren era il ritratto della sorpresa. Finalmente, dimenticò di rimanere sulla difensiva e si dedicò ad osservare i suoi compagni. Non li vedeva da parecchio tempo, ma erano diversi. La tensione tra Raza ed Elthyenne era ancora vivida, come un’energia elettrica che aleggiava nell’aria. Ma entrambe sembravano meno combattive, meno feroci. E così Stermo: silenzioso e metodico, il cavaliere di Ren gli parve adesso solo lo spettro di se stesso. Anche se quello che lo colpì maggiormente fu il sorriso sul volto di Syz: doveva essere giunto alla decisione che gli aveva comunicato dopo molti soliloqui carichi di ansie e sofferenza. Si sentì di capirlo. E lui non aveva dovuto affrontare un simile inferno con accanto il frutto proibito di un peccato che non poteva concedersi.
“Vi ho lasciati soli qualche mese” commentò, basito. “Cosa vi è successo? Non sembrate più voi.”
Syz allungò il collo, osservando ancora una volta Rey al suo fianco. “Senti chi parla.” Lo prese in giro, bonario.
La giovane jedi aveva seguito quello scambio di battute dapprima con apprensione, poi con un filo di speranza. “Stanno dicendo sul serio?” volle sapere, rivolta all’uomo al proprio fianco. “O è tutto uno scherzo prima di cominciare a farci a pezzi?”
“Non siamo soliti scherzare su argomenti di questo tipo.” Replicò lui. “Il vostro piano è… quanto più vicino all’idea di prossimo futuro che mi ero fatto io.” Ammise, rivolto a Elthyenne. “Ma le cose non possono andare come sperate voi. Non se volete coinvolgermi nelle vostre idee. Kylo Ren non può limitarsi a sparire.”
Elthyenne annuì a quelle parole. “Deve essere ucciso.” Completò il concetto al posto suo. “O Yazuuz continuerà a cercarti, senza darti tregua. Senza dare pace a nessuno di noi.”
Ben Solo chinò il capo, comprendendo dove stessero andando a parare. Poi, piegò le labbra in un sorriso. “Rey” sussurrò. “Ti piacerebbe avermi come tuo prigioniero?”
Lei lo guardò confusamente, non comprendendo cosa gli fosse balzato in mente. Ma i suoi compagni d’arme, abituati al suo modo di pensare, reagirono con prontezza, quasi fossero in comunicazione telepatica con lui.
“Useremo la navetta di Fermor.” Decise Elthyenne. “Carichiamo il suo cadavere e quello dei soldati. Dobbiamo far pensare che Rey sia sfuggita a una battaglia.”
“Allora dovremo farle male.” Argomentò Syz.
“Altrimenti non sarebbe credibile.” Annuì la donna dai capelli argentei. “Le rompiamo il naso?”
“Tanto per incominciare, sì.”
“Ben, non riesco a seguire nessuno di questi discorsi” Argomentò Rey, ben poco serena. “eppure sono certa che non mi piacciano.”
Il principe di Alderaan abbassò il volto, osservandola con intensità. Le prese le mani e azzardò una smorfia. “Dicevi di essere disposta a partire. Era vero?”
“Sì. Ma…”
“Anche se io non riuscissi a venire con te?”
“Ben” disse soltanto lei, la voce arrochita.
“Rey” Lui le passò una carezza sul volto, sfiorandole la pelle con un tocco impalpabile. “Credo sia giunto il momento di consegnarmi alla Resistenza.”
“Ben, ti uccideranno.”
“Sì, lo faranno. Indubbiamente.” L’uomo piegò il capo di lato, donandole uno di quei suoi rari e meravigliosi sorrisi. “Ma c’è sempre speranza, giusto?”
“Posso essere io a farle male?” volle sapere Raza, pratica. “Sono brava e originale in quanto a ferite.”

Il Generale Organa venne contattata di prima mattina, dopo una notte trascorsa insonne. Ormai dormiva poco. Forse a causa dell’età ormai avanzata o forse, più semplicemente, per i rimorsi che le rodevano l’anima a ogni ora del giorno e della notte. Un medico della Resistenza, una volta, le aveva prescritto delle gocce che l’avrebbero aiutata a dimenticare i dolori e rilassarsi, almeno per il riposo notturno.
Lei non le aveva mai prese. Un po’ perché non gradiva l’idea d’intontirsi con sostanze che avrebbero potuto minare, seppur di poco, la sua capacità decisionale. E un po’ perché riteneva di non meritare la pace.
“Generale” le fu riferito. “Una chiamata per lei. Privata.”
“Allora lasciami sola” sorrise la donna. Si trovava nel luogo dove stazionava più frequentemente dopo il centro di comando: la sua cabina affacciata sul placido scorrere del fiume. Non appena rimase sola, alzò lo sguardo sull’unico schermo della stanza, assumendo un’espressione sorpresa quando vide Rey.
“Generale” salutò la ragazza, nervosamente. Aveva un occhio nero e il labbro spezzato. Un taglio le attraversava il sopracciglio destro. “Ho bisogno di parlare.”
Leia intravide qualcuno, alle sue spalle. Un bel ragazzo dalle spalle larghe e dal naso importante. I capelli neri e il corpo ricoperto da una divisa scura. Il cuore le andò a mille.
“Ti ascolto.” Sussurrò, con la speranza nel cuore.


Non riesco a rispondere alle recensioni, anche se sono poche. Il prossimo sarà l'epilogo.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Epilogo. ***


EPILOGO

Accorsero tutti a vedere. Kylo Ren discese dalla navetta come una fiera in catene, una belva resa mansueta da una resa che nessuno riusciva ancora a spiegarsi. Un mostro oscuro dal volto celato, che spaventò i più giovani. Sovrastava i ribelli che lo tenevano sotto tiro con l’altezza e il carisma, le spalle dritte e il petto in fuori. Non sembrava minimamente spaventato, o impensierito da ciò che stava accadendo. Quello era il destino che lui aveva scelto e vi stava andando incontro senza esitazione.
La nave con la quale Rey lo aveva condotto lì era piena di cadaveri nemici. Compreso quello di un altro cavaliere di Ren. I ribelli non rimasero tanto stupiti di come la ragazza fosse conciata – piena di lividi e ferite – quanto del fatto che fosse uscita viva da uno scontro come quello.
Fu allestito un piccolo tribunale, in una zona limitrofa al campo base. Leia Organa, saggia e composta, lo attendeva lì, seduta dietro un grosso tavolo in legno scuro. Alla sua destra, Poe Dameron. Alla sua sinistra, Maz Kanata.
Rey era la più vicina al mostro. Lo teneva sotto tiro con la spada laser, e aveva, attaccata alla propria cinta, l’elsa di quella di lui. Gli occhi lucidi, l’espressione dissoluta, la donna lo condusse laddove le persone in attesa di giudicarlo lo attendevano.
Il Generale Organa non batté ciglio, quando egli venne introdotto alla sua presenza. Dameron le lanciò un’occhiata di sottecchi, ma non vide alcuna esitazione sul suo volto. Solo, attentamente nascosto nel suo sguardo, un profondo e terribile dolore. Misto a rimpianto.
Vennero letti diversi capi di accusa. Terribili. L’omicidio di Han Solo non faceva parte di quell’elenco. Una parte di Rey si soffermò su quel dettaglio, cercando di comprenderne il significato. Ma non vi riuscì. Kylo Ren ascoltò quell’elenco con la fierezza di un leone, senza mai battere ciglio.
“L’imputato ha qualcosa da dichiarare?” volle sapere infine il Generale Organa, la voce monocolore, priva di qualsivoglia sentimento
Kylo Ren esitò, per la prima volta. Alzò la maschera che gli copriva il volto, svelando quei suoi occhiacci neri e colmi di dolore. La fissò per un istante che parve eterno.
Poi disse soltanto due parole: “Mi dispiace.”
“Lo so” rispose lei.
Il Generale Organa dichiarò sospesa la seduta e radunò presso di sé una piccola delegazione di ribelli, con i quali discusse la questione. Rose era tra loro.
Infine, dopo una breve consultazione, la principessa di Alderaan si alzò fieramente in piedi e pronunciò a piena voce la condanna scelta dalla maggioranza: “Morte.”
Vi fu un brusio di approvazione da parte dei presenti e Rey batté le palpebre un paio di volte, per scacciare le lacrime. Morte. Non vi era un’altra sanzione possibile. Un mostro come Kylo Ren meritava di essere cancellato dalla galassia.
“Tuttavia, valutato il fatto che tu abbia deciso di costituirti ed arrenderti di tua spontanea volontà” proseguì sua madre. “Ti consento di scegliere l’arma.”
“Allora” replicò Kylo Ren, la morbidezza della voce resa sferzante dalla vena d’ironia con la quale lui le rispose. “Considerata la vostra benevolenza, Generale, credo avrò la sfrontatezza di decidere anche il boia”
Indicò Rey con un secco cenno del capo. La ragazza sentì l’elsa tremarle tra le dita. Si concentrò e tornò ad avere una presa salda, annuendo. Il Generale Organa fece un cenno d’assenso.
Le gambe della giovane Jedi la ressero a stento. Lei avanzò sotto lo sguardo di tutti, raggiungendo Kylo Ren. Alzò il viso e studiò la maschera che lui aveva alzato sulla fronte, l’immagine del mostro che aveva terrorizzato una galassia intera. Prese fiato.
“Mira bene” disse soltanto il cavaliere di Ren, con voce bassa.
Affondò la lama di luce nel suo petto. Attese. La estrasse. Il corpo di Kylo Ren resse un paio di secondi, fiero e dritto come un vero guerriero. Poi, semplicemente, egli si accasciò al suolo.
“Bruciatelo” disse soltanto il Generale Organa, giocherellando sovrappensiero con l’anello adornato da pietre blu che portava da sempre all’indice destro. “Bruciatelo e disperdete i resti. Non deve restare nulla di lui.”
Rey si voltò, fissandola. Vide il luccicare delle sue lacrime a stento trattenute e dovette mordersi il labbro inferiore per non scoppiare a piangere. Spense la spada, riponendo l’elsa ad un gancio della propria cintura. La sentì cozzare contro quella affidatagli da Ben e il cuore le si incrinò.

Incontrò il loro Generale poche ore dopo, in privato. Maz Kanata fu l’unica testimone di quella riunione, la quale avvenne nei campi a ridosso la base della Resistenza poco prima del tramonto.
Una fredda brezza soffiava, piegando gli alti steli d’erba di quel luogo e portando un’atmosfera di pace. Leia rabbrividì nel sentire quell’arietta frizzantina e si strinse nella giacca scura che aveva indossato, rivolgendo un sorriso colmo di tristezza a Rey.
“E adesso?” sussurrò la Jedi, dopo averla abbracciata con forza, bisognosa del suo calore materno, della sicurezza che lei riusciva a trasmetterle anche solo con sfiorandola.
“Adesso il Primo Ordine è indebolito. I cavalieri di Ren si sono resi irrintracciabili, tutti fuorché uno, il quale al momento siede sul trono. Certo, non posso dire che la guerra sia finita. Ma una risoluzione è molto vicina.” la donna parlò con calma e compostezza. Esitò, prima di aggiungere: “Lui sta bene?”
“Lo spero” bisbigliò Rey, con il cuore in subbuglio. “Non potevamo fare altro. Usare l’espediente di Luke. Mostrare un corpo fittizio. Ho cercato di colpirlo in modo… come dire… insomma... non mortale, ma… non sono nulla.”
L’idea era balenata in mente proprio a Ben. Ironico, che la vittima di quel trucchetto avesse pensato di usarlo a proprio vantaggio. Luke, nuovamente apparso ai suoi allievi come il dannato fantasma della dannata fata madrina, era stato prodigo di spiegazioni su come farlo.
Quella che Rey aveva infilzato era stata un’immagine di Kylo. Il quale, seppur gravemente ferito attraverso la sua proiezione creata con la Forza, era stato immediatamente soccorso dai Cavalieri di Ren rimasti con lui. Di una cosa Rey era certa: era sopravvissuto. Altrimenti, l’immagine del suo corpo sarebbe svanita nel nulla. I ribelli lo avevano bruciato e avevano sparso i resti nel vento. Il tutto con fiumi di alcool e urla di giubilo.
Né lei né Leia erano riuscite a guardare.
Il Generale sfilò l’anello che portava al dito. Lo guardò e sorrise tristemente. “Alderaan venne fatto esplodere” raccontò, pensierosa. “E per uno scherzo del caso, la mia pietra preziosa preferita veniva estratta proprio nelle sue miniere. Han lo scoprì.” Ridacchiò piano. “E divenne pazzo, per trovarne qualcuna. Venuto a mancare il loro pianeta d’origine, erano divenute rarissime. Oltre che eccezionalmente costose. Mi donò quest’anello poco prima dell’arrivo di Ben. Due gemme blu di Alderaan. Disse che ci raffigurava. Vedi come sono lontane tra loro, eppure sempre in contatto? Secondo lui, ci rappresentava alla perfezione.”
Rey temette di vederla scoppiare in lacrime. E la cosa la terrorizzava tantissimo perché, se ciò fosse avvenuto, lei l’avrebbe seguita. Aprendo un rubinetto che difficilmente sarebbe riuscita a chiudere: era esausta, sia emotivamente che fisicamente. Oltre che in ansia per Ben.
Leia le mise l’anello in mano. Sospirò, guardando un’ultima volta, poi la costrinse a chiudere le dita sul gioiello, celandolo alla propria vista.
“Portalo a mio figlio e digli che adesso appartiene a lui.”
Una lacrima solcò il volto di Rey. Poi una seconda e una terza. La giovane jedi trattenne un singhiozzo, stringendo forte il monile e annuendo una volta soltanto.
Maz Kanata piegò le labbra in una smorfia. Raggiunse Rey e le tirò le mani, costringendola ad abbassarsi alla sua altezza. L’abbracciò forte, con affetto.
“Sei una brava bambina” le disse soltanto, una frase che voleva dire tutto e niente.
“Mi hai mandato a morire, sai?” Rey rise singhiozzando, staccandosi da lei e asciugandosi il volto. “Quel tizio… e… il pianeta…”
“Ha soltanto sveltito le cose” Maz le fece l’occhiolino. “Cosa dirai agli altri?”
“Non ne ho idea” ed era vero. Stava per abbandonare tutto. Tutti. La guerra era sul finire, ma non certo terminata. Forse qualcuno di loro sarebbe morto. Forse avrebbero perso. Ma il suo posto non era più lì. Ben aveva bisogno di lei per rimanere lontano da Kylo Ren. Dal Primo Ordine.
L’aliena dalla pelle arancione si girò verso Leia. Le posò una pacca sul braccio, e sorrise nel vedere i suoi occhi arrossati e contriti. “Potresti andare a trovarlo, di tanto in tanto.”
“Oh, non credo” confessò la donna, dispiaciuta. “Sono una persona… importante. Se mi seguissero… se scoprissero…”
“Puoi chiamarlo, allora” insistette la piratessa spaziale.
“Non credo avrebbe piacere a vedermi, né a sentirmi.”
Rey scosse il capo, negando quell’ipotesi. “Lo costringerò” balbettò, la voce ancora rotta dal pianto. “Lo costringerò a chiamarti. Spesso. Vuole vederti, vuole sentirti, e non importa quanto possa farvi male, all’inizio, io vi costringerò a farlo. Perché entrambi ve lo meritate.”
Leia sorrise commossa e le donò un ultimo abbraccio.

Le ci vollero due giorni di viaggio, prima di giungere alle coordinate indicatele da Syz. Esse la condussero a un pianeta eccezionalmente grande, all’interno di un sistema solare a due soli. La donna si affacciò, ammirando il paesaggio dove stava atterrando: oceani, continenti e vegetazione abbondante. Avvicinandosi al suolo, notò una fauna ricca e variegata. E resti di antichi insediamenti ormai abbandonati da secoli.
“Ho scoperto questo pianetucolo per caso” si era vantata Raza, quando aveva lanciato loro quella proposta. “Una vera oasi. Pare che la popolazione originaria sia morta per una qualche infezione, o qualcosa del genere. Che importa?”
“A me importa. Se c’è un pericolo biologico…” aveva obiettato lei.
“Pericolo biologico, quello? Si vede che non sei mai andata al bagno dopo Stermo.”
Il mezzo non aveva ancora toccato terra, che già Elthyenne era giunta ad accoglierla. Le fece cenno non appena ella discese dal vettore, con quel suo solito sguardo annoiato dalla galassia intera. Sorrideva.
“Sta bene” la precedette, alzando le mani e anticipando la domanda con la quale Rey aveva intenzione di salutarla. “C’è quasi rimasto secco, ma eravamo vicini a lui e pronti a curarlo. Sta riposando. Ci siamo sistemati nel rudere di un vecchio palazzo, per il momento. Stermo sta studiando un modo per portare l’acqua potabile da un fiume qua vicino. Syz ha già riattivato le batterie a energia solare. Non siamo in un ritrovo di lusso, ma neppure nell’ultimo dei tuguri. Seguimi.”
L’accompagnò in quel nuovo paesaggio. Salirono scale di pietra antiche di secoli, raggiungendo una costruzione bassa e allargata, piuttosto grande. L’interno era suddiviso in parecchie stanze, alcune prive di tetto, altre dotate di un canale per il passaggio dell’acqua piovana. Era un luogo semplice ma incredibilmente bello.
Infine, dietro una porta in legno vecchio e consumato, trovò Ben. Lo avevano adagiato su una branda prelevata dal mezzo con cui erano giunti lì e posato a terra, in modo che riposasse. Era a torso nudo – ovviamente.
“Come Skywalker ci aveva detto” mormorò Elthyenne, attenta a non disturbarlo. “Il tuo colpo si è riflesso sul suo corpo reale, seppur con minor gravità. Invece le fiamme con cui hanno bruciato il corpo non sono riuscite ad apportare alcun danno. Forse perché aveva già perso i sensi, chissà”
“Credo, più semplicemente” Rey sorrise debolmente nel dirlo. “Che la Forza volesse questo.”
Elthyenne la guardò dall’alto in basso, inarcando un sopracciglio argenteo. “Non cominciare a blaterare stronzate sulla Forza. Già mi sei poco simpatica” l’ammonì. “Vi lascio soli. I ragazzi hanno bisogno d’aiuto. E io odio gli sbaciucchiamenti.”
Riuscì a farla arrossire. Se ne andò prima che Rey potesse mentire sul fatto che non vi sarebbe stato nessuno sbaciucchiamento e, con un sorriso mesto, la giovane jedi raggiunse il sith dormiente. Gli avevano fasciato il petto. Là, sotto le bende, vi doveva essere una cicatrice nuova di zecca. L’ultima procuratagli da lei. O almeno, così si augurò.
Ben si risvegliò dopo parecchie ore. Quando si accorse della sua presenza, le rivolse un sorriso sghembo, orgoglioso dell’impresa in cui era riuscito. Alzò una mano, sfiorandole il volto. Rey andò incontro a quella carezza con un singhiozzo di gioia, tenendo le dita di lui contro il proprio viso e rimirando l’uomo davanti a lei con occhi commossi.
“Sei morto” scherzò, la voce rotta.
“Sono rinato.” La corresse lui, accogliendola con calore quando la donna si abbassò, baciandolo dolcemente.
Rey gli mise in mano l’anello della madre, gli parlò del suo desiderio che loro rimanessero in contatto. Non ricevette risposta. Ben glissò e sorrise debolmente, criticando il modo in cui lei gli aveva sferrato quel colpo quasi mortale. Riuscì a farla arrabbiare e a farle dimenticare l’argomento principale.

I mesi passarono e le cose iniziarono a girare per il verso giusto. Kylo Ren divenne soltanto Ben, un anonimo Ben dalle spalle larghe e dai muscoli tesi, facente parte del primo tempio dedicato ai Jedi grigi. Un credo nuovo, acerbo e ancora da definire.
L’intenzione di Syz era quella di raccogliere giovani sensibili alla forza e insegnare loro non come affrontare la condanna dei propri poteri, ma come convivere con essi e con il resto della galassia senza forzatamente finire a compiere un dannato patricidio.
Elthyenne non vedeva l’ora di avere nei pupilli cui urlare addosso e Syz si era già messa nell’ottica di dover urlare addosso a lei per difenderli. Raza aveva già iniziato a urlare contro entrambi, perché in disaccordo con tutt’e due. Sosteneva che il tempio sarebbe stato perfetto senza ragazzini rompiscatole e che era necessario reclutare nuovi adepti solo quando essi fossero stati adulti. Possibilmente adulti, muscolosi e carini. Tentò di persino di mettere la cosa ai voti, ma ebbe solo l’appoggio di Stermo. Dietro minaccia.
“Cerca d’ingelosire Elthyenne” le spiegò Ben, la sera della votazione. Rey annuì e finse di capire.
La poveretta, in effetti, faticava a inserirsi nel gruppo. Non erano come i membri della Resistenza, così pieni di ottimismo e di sfrontatezza. Quei ragazzi avevano patito e sofferto scelte difficili e sembravano uno specchio nero dei ribelli: cauti, ombrosi e spesso pessimisti.
Ma avevano un’idea in comune. E questo era un ottimo collante.
Infine le cose iniziarono ad andare meglio.
Lei e Ben non erano inseparabili. Dormivano insieme, certo, e si cercavano, ovviamente. Erano pur sempre due giovani innamorati. Ma ognuno rispettava lo spazio dell’altro.
Lui spesso si ritirava in solitudine, talvolta anche per ore intere. La giovane Jedi glielo concedeva senza mai emettere un lamento: sapeva che il silenzio e la riflessione erano divenuti indispensabili per l’ex Kylo Ren. Un modo per espiare, per purificarsi. Avrebbe dovuto trascorrere il resto dei suoi giorni facendo i conti con la propria coscienza. Come tutti i cavalieri di Ren. Beh, tranne Elthyenne. Sosteneva di non avercela, la coscienza.
Quella volta, il principe di Alderaan tornò da uno dei suoi ritiri individuali sull’imbrunire, trovandola intenta a discutere con Elthyenne e Raza.
“Non puoi farlo” stava dicendo Rey, scuotendo il capo divertita. “Non è semplicemente possibile”
“E invece sì. So farlo” replicò la donna dagli occhi di ghiaccio.
“Può farlo” le fece eco l’altra. “Falle sentire, Raz.”
“Ora te lo faccio sentire.”
Iniziò a cantare l’inno di Rukkyd, un pianetino lontano e dimenticato, la cui canzone simbolo conteneva parole così lunghe che richiedevano almeno cinque minuti per essere pronunciate per intero. Raza la enunciò tutta ruttando.
Rey sorrise meravigliata. Elthyenne annuì, orgogliosa della sua ex fiamma. Kylo Ren, rimasto in disparte, applaudì un paio di volte, con approvazione.
Vedendolo, Rey si alzò in piedi e lo salutò con un cenno del capo. Le era mancato, come ogni volta in cui cercava la solitudine. Le due rimaste a terra si fissarono per un breve istante.
“Vi lasciamo soli, piccioncini. Sbaciucchiatevi quando sarò lontana” proclamò poi Elthyenne, strappando una risata a Raza. Essendo Rey e Ben l’unica coppia del pianeta, prenderli in giro era il loro sport favorito.
Si alzarono a loro volta e se ne andarono, lasciandoli soli.
Rey si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio – aveva preso a tenerli sciolti, ma non perché a lui piacessero di più, piacevano di più anche a lei, ecco. Solo per quello... – e lo avvicinò con un sorriso prendendogli una mano tra le proprie.
Ben la costrinse ad alzarle, soffiandovi sopra un bacio. Si specchiò nei suoi occhi neri e si chiese quand’è che la cotta le sarebbe passata. Ci sarebbe stato un momento dopo il quale guardarlo avrebbe smesso di farle esplodere il muscolo cardiaco? Perché altrimenti non sarebbe vissuta a lungo.
“Mi sei mancato” confessò, pentendosene subito dopo. Non voleva fargli pesare nulla, neppure quelle ore che lui prendeva per se stesso.
Ma l’uomo che era stato Kylo Ren non parve prendersela a male. “Tu anche.” Mormorò. “Ah, a proposito” gli venne in mente, frugando nelle tasche dei pantaloni. Estrasse qualcosa, che le mise in mano. “Questo non mi serve. Tienitelo.”
Era l’anello di Leia. Rey aggrottò le sopracciglia nel guardarlo, dispiaciuta.
“Ben, ha espressamente richiesto che lo avessi tu.” Glielo restituì.
“Cosa vuoi che me ne faccia?” il principe di Alderaan lo rimise tra le sue dita. “Si vede che è un anello da donna.”
La giovane non l’accettò, rimandandolo al mittente, e questi sbuffò vigorosamente scuotendo il capo.
“Non intendi rendermela facile, vero?” borbottò a mezza voce.
“Renderti facile cosa?”
Lo vide inginocchiarsi. Alzare il gioiello. La fissò e Rey pensò che l’avrebbero trovata lì, morta disciolta, una pozzanghera che un tempo era stata un Jedi.
“Voglio questo anello al tuo dito.” Fu la dichiarazione di Ben, pronunciata con voce scandita e persino intimidatoria. “Ti prego” aggiunse, più incerto.
E quella volta non poté proprio rifiutare.
Ed eccolo qua, il nostro epilogo. Un epilogo che non è esattamente un epilogo. La galassia non ha trovato la pace, i cavalieri di Ren stanno organizzando un nuovo credo. Nulla è pacifico e tutto è ancora in fermento. Possiamo definirlo un finale? Certamente no.
Questo è un crocevia per un nuovo inizio. Un'apertura per nuove storie. Ma al momento io mi fermo qui. Avevo intenzione di concentrare la mia attenzione su Ben e Rey e questo ho fatto; mi sono divertita. Anche voi, magari?
Se a qualcuno è piaciuto come scrivo può provare ad aprire questo link: https://www.amazon.it/s/ref=dp_byline_sr_book_1?ie=UTF8&field-author=Suellen+Regys&search-alias=stripbooks
Sono i miei libri. Dico solo: le prime pagine sono gratuite. Provateli. Tra i protagonisti c'è amore/odio/tensionesessuale/odio/odio come tra il nostro Ben e la nostra Rey, potrebbero piacervi, sapete.
Ringrazio Elettra che mi ha parlato dell'anello di Leia (che avevo già notato nel film, ma le nozioni fornitemi da lei sono state fondamentali) e tutti coloro che mi hanno lasciato un commento.
Rispondo:
Instabilmente: Tu, mia cara, sai troppe cose. Finirò col farti fare la fine dell'uccellino. Per proteggere i miei segreti.
Morganaetc: sei stata molto gentile ad avermi seguita fino a qui!
Loki: Sempre onorata di ricevere commenti dal fratello del mio biondino preferito e grazie d'avermi rammentato il nome dell'arma di Kylo, mi sfuggiva da giorni!
Tamani: Dai, siamo arrivati in fondo con le coronarie tutte intere (o quasi)!
scsforever: Te l'avevo detto che sono Miss Happy Ending :)
PillyA: Tesoro, per me è un dolore dividerci. Seguimi su faccialibro, davvero, stay with me! XD
Angel of Fire: Come avevo detto addietro, avevo una trama molto ad ampio respiro, che prevedeva anche Hux e Yazuuz e tanti altri casini, ma avrebbe richiesto almeno un anno di lavoro. Per adesso mi fermo qua. Potrei continuare. Anche se al momento è difficile.
Vi saluto tutti, è stato piacevole scrivere per farvi divertire.
Onestamente credo che questa ship non sarà canon e, se lo sarà, finirà nel sangue. Ma ehy lasciarsi cullare dalla fantasia è stato bello.
E se sei arrivato sino a qua senza aver chiuso, grazie molto!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3732291