2nd Chance: Hope

di Recchan8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome back ***
Capitolo 2: *** Hi ***
Capitolo 3: *** What the fu...?! ***
Capitolo 4: *** Get off my back! ***
Capitolo 5: *** G'night ***
Capitolo 6: *** Useless, yup ***
Capitolo 7: *** Burn it ***
Capitolo 8: *** Too much blood, mate ***
Capitolo 9: *** Boom baby! ***
Capitolo 10: *** Begone! ***
Capitolo 11: *** River ***
Capitolo 12: *** Negotiations ***
Capitolo 13: *** Leave me alone ***
Capitolo 14: *** A picture of you ***
Capitolo 15: *** To want ***
Capitolo 16: *** Listen to me ***



Capitolo 1
*** Welcome back ***


Aprii gli occhi e mi accorsi di trovarmi nel camerino di un negozio di vestiti. Sullo sgabellino si trovava un abito da sera nero. Sconvolta, lo presi in mano e iniziai a toccarlo, le mani che mi tremavano.
-"No... Non può essere..."- mormorai.
Aprii di scatto la tenda del camerino e venni immediatamente assalita da una commessa.
-"La taglia andava bene?"- mi chiese sorridendo.
La guardai stralunata e le misi frettolosamente l'abito sulle braccia.
-"Ehm... No, guardi, era troppo grande"- mentii, e mi diressi a grandi passi verso l'uscita.
-"Ma è una XS..."- le sentii dire.
Uscii dal negozio e mi fermai a guardare la città. Non era la mia città, proprio per niente. La strada era piena di macchine che viaggiavano a una certa velocità e numerosi grattacieli si stanziavano nel cielo. Il panico prese il sopravvento. Dove mi trovavo? Che razza di città era quella? Perché non ero a scuola nel bagno? Possibile che soffrissi di una qualche malattia mentale?
Decisi di rientrare nel negozio; forse "passando" dallo stesso camerino sarei riuscita a tornare a casa. Nonostante lo sguardo incuriosito delle commesse, tornai dentro il camerino di prima. Chiusi gli occhi, visualizzai la mia scuola e desiderai ardentemente di tornarci. Riaprii gli occhi. Ero ancora nello stesso posto.
-"Eh no, dai!"-.
Uscii dal camerino, ignorai le commesse (di nuovo) e tornai fuori.
Panico generale.
Un senso di smarrimento mi colpì e per poco non mi misi a piangere. Con la disperazione dipinta in volto mi guardai intorno, sperando in un qualche miracolo divino.
E miracolo fu.
Notai a pochi metri da me un ragazzo coi capelli rossi e uno strambo look da aviatore innovativo che stava prendendo un pacchetto di sigarette dal distributore del tabacchino. Si chinò a prendere le sigarette e io lo guardai meglio. La maglia a righe, gli occhiali da aviatore arancioni, gli stivali dentro ai jeans...
-"Che sia...Matt?"- sussurrai.
Poteva anche trattarsi di un ragazzo in cosplay, ma notai che nessuno lo stava guardando stupefatto o stava gesticolando dicendo qualcosa come "Guarda, è Matt di Death Note!".
Il ragazzo si allontanò e io, istintivamente, lo seguii. Pochi metri dopo si fermò e per un attimo presi in considerazione l'idea di saltargli al collo. Mi tornarono in mente i ricordi dell'estate precedente, quando mi ero misteriosamente ritrovata alla Wammy's House e avevo avuto Mello e Matt come vicini di stanza. All'epoca erano adolescenti come me, ma vedere Matt ventenne e dal vivo era tutta un'altra cosa. Era proprio un bel ragazzo.
Dopo essersi fermato per accendersi una sigaretta, riprese a camminare e io lo seguii. Una mezz'oretta dopo raggiungemmo un quartiere un po' più trasandato della città. Stetti dietro a Matt cercando di non perderlo di vista e di non farmi scoprire; avvertivo un presentimento che mi diceva che per il momento era meglio restare nascosta. Poco dopo arrivammo all'entrata di un palazzo. Il portone era aperto e Matt entrò. Fortunatamente non chiuse il portone, così continuai a seguirlo. Era rimasto il solito ragazzo con la testa tra le nuvole. Saliti alcuni piani, tirò fuori dalla tasca dei jeans delle chiavi ed aprì la porta di un appartamento, il numero 12.
-"Ecco, sono fregata..."- mi dissi.
Invece quello stupido di Matt lasciò aperta anche quella porta. Mi affacciai timorosamente dentro e lo vidi chiudersi in una stanza, probabilmente il bagno.
"Ora o mai più" pensai, e, facendo meno rumore possibile, entrai nell'appartamento: mi ritrovai in un trilocale abbastanza ampio con, nella stanza centrale, due divani, un armadio, e un tavolo. Non credevo che abitasse in un appartamento del genere.
Improvvisamente sentii la porta del bagno aprirsi e, con uno scatto felino, mi buttai nello spazio tra il muro e uno dei due divani. Sentii un rumore di passi.
-"Ma guarda, ho lasciato la porta aperta"- si disse Matt.
Tonfo. Altri passi.
-"Guarda che ore sono!"- esclamò allegramente.
Che ore erano? Guardai il mio orologio. Le... 17 e 40?! Trasalii; fino a un'ora prima erano le 11 e 40.
-"17 e 40"- disse Matt. -"Potrei mangiarmi qualcosa"-. Lo sentii dirigersi in cucina e chiudere la porta.
Uscii dal mio nascondiglio e raggiunsi il bagno a carponi. Mi chiusi in bagno, cercando di non far rumore con la porta e la chiave. Mi sedetti per terra e provai a calmarmi. Forse dovevo riflettere... Riflettere su cosa? Non c'era alcun senso in quello che mi stava accadendo!
Dopo qualche minuto qualcuno si appoggiò alla porta. Sussultai e scattai in piedi.
-"Dì un po', da quanto tempo sei qui?"- mi chiese Matt.
Stupita, mi voltai verso la porta chiusa.
-"Guarda che so benissimo che sei qui dentro"-.
Qualcosa fece uno strano rumore. Matt stava caricando una pistola.
-"Avanti... Che si fa? Esci tu o entro io?"-.
Cosa dovevo fare? Provare a parlargli?
-"Quando te ne sei accorto?"- gli domandai. Mi sorpresi nel constatare che la mia voce era perfettamente ferma.
-"Quando sono uscito dal bagno. Avevo lasciato la porta d'ingresso socchiusa, e invece l'ho trovata spalancata"-.
Che errore stupido avevo commesso...!
-"Non sei esperta, donna"- commentò.
-"Evidentemente no"- risposi.
Matt picchiettò la pistola sulla porta.
-"Su su, vedi di uscire da qui!"-.
Uscire o non uscire? Pensai che se non fossi uscita forse avrebbe sparato senza nemmeno chiedersi chi si trovava dentro il bagno.
-"D'accordo"- dissi.
Girai la chiave, posai la mano sulla maniglia e aprii lentamente la porta. Davanti mi ritrovai un Matt ventenne con la pistola puntata verso di me e una sigaretta accesa in bocca. Mi girai completamente verso di lui e lo guardai dritto negli occhi. Lui spalancò gli occhi e lentamente abbassò l'arma. La sigaretta gli cadde di bocca, ma lui sembrò non farci caso. Mi chinai a raccoglierla e la spensi.
Calò un silenzio di tomba. Matt continuava a guardarmi a bocca aperta senza spiccicare parola.
-"E' passato un po' di tempo dall'ultima volta, vero?"- dissi.
-"Ma-ma-ma..."- balbettò.
-"Sì?"- lo incalzai.
-"...Tu eri scomparsa! Dopo che Mello se n'è andato, tu sei scomparsa!"- iniziò a dire.
-"Be', sono tornata. A quanto pare. Adesso sono qui"- risposi.
-"No, no, tu non dovresti essere qui! Ti sei suicidata dopo...!"-.
Mi avvicinai a lui e gli tirai un nocchino al petto.
-"Idiota, non vedi che sono qui? Sono viva!"- cercai di convincerlo.
All'improvviso gettò a terra la pistola e mi abbracciò.
-"Revi! Non ci posso credere! Allora sei viva!"- disse.
-"Matt, mi sembra ovvio"-.
Sorrise.
E Mello? Ripensai a lui e a tutto quello che era successo "anni prima" alla Wammy's House. Chissà dov'era finito.
-"Matt..."- dissi, sempre abbracciata a lui.
-"Sì?"-. Si sciolse dall'abbraccio per guardarmi.
-"Dov'è Mello?"-.
-"Mello? Solitamente torna sempre verso quest'ora..."-.
La porta d'ingresso si aprì lentamente cigolando.





NOTE DELL'AUTRICE
Oh yes, questo è il primo capitolo del seguito di "Chance", scritto un anno dopo la stesura della precedente fanfiction (quindi avevo quindici anni). Come ho già detto nel capitolo finale di "Chance", "2nd Chance: Hope" è incompleta, ma la porterò a termine ^^
Spero che seguirete anche questa fic! :)
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Hi ***


Matt si girò di scatto verso la porta.
-"Tornatene in bagno!"- mi sussurrò.
-"Perché?"-.
-"Non so come potrebbe reagire Mello a questa situazione. E' meglio prepararlo"- rispose.
Mi spinse via e si gettò sulla porta, impedendo così a Mello di entrare nell'appartamento.
-"Chi è?"- chiese rivolto alla porta d'ingresso.
Corsi in bagno e mi ci chiusi dentro.
Che enorme stupidaggine” pensai.
-"Come sarebbe a dire chi è?!"- rispose di rimando Mello. -"Idiota, secondo te?"-.
-"Mh..."- fece finta di pensarci su. -"Il Coniglio Pasquale! Ho indovinato?"-.
-"Coglione, apri questa cazzo di porta o ti ficco un proiettile un mezzo alla fronte!"- ringhiò Mello.
-"Certo, come no. Provaci"- lo sfidò Matt.
-"Ho detto di aprire la porta! Vuoi che ci scoprano?!"-.
Silenzio.
Sentii il cigolio dei cardini della porta e dei passi, poi un lieve tonfo, come il rumore di una persona che si lascia cadere su di un divano.
-"Mi dici che cavolo ti è saltato in mente?"- domandò Mello irritato.
-"Non si può mai sapere chi viene a bussare alla porta"-. 
Si stava forse riferendo a me? Mi scappò un sorriso.
-"Coglione sei e coglione rimarrai"- borbottò Mello.
-"Vai in culo"- rispose Matt, chiaramente udibile.
Sembrava di essere tornati ai tempi della Wammy's House. Improvvisamente mi prese un attacco di nostalgia. Avrei voluto tantissimo tornare indietro nel tempo.
-"Matt"- disse Mello a un tratto.
-"Che vuoi?"-.
-"Ho dimenticato di prendere la cioccolata. Esci?"-.
-"Assolutamente no, sono appena rientrato!"- esclamò Matt.
-"Anche io sono appena rientrato. Non ho voglia di uscire di nuovo, sono stanco. Esci tu, così ti compri anche le sigarette"-.
-"Ho detto no. Le ho già comprate"-.
Sentii qualcuno avvicinarsi alla porta del bagno. Mi gettai dentro la vasca da bagno e mi rannicchiai, nascondendomi dietro la tenda di plastica.
-"Sai, ho visto, passando davanti alla vetrina di un negozio di videogiochi, il quarto capitolo della saga di Assassin's Creed..."- iniziò Mello.
-"No, è già uscito?!"- saltò su Matt. -"Okay, facciamo così: esco, prendo il videogioco, la cioccolata e torno!"- disse rapidamente, e si fiondò fuori.
La porta si chiuse e calò di nuovo il silenzio.
Ecco, e adesso?”.
Quel geniaccio di Matt si era dimenticato di avere una ragazza proveninete da un'altra dimensione e un pazzo scatenato nello stesso appartamento?
Mello doveva trovarsi seduto sul divano, e, molto probabilmente, non stava facendo nulla dato che non sentivo alcun rumore. Presi a mordicchiarmi un'unghia dall'agitazione. E se fossi uscita all'improvviso esclamando qualcosa del tipo “Sorpresa!?
Sì, fantastico, a che scopo? A fargli prendere un accidente? Assolutamente no”.
Decisi che la cosa migliore da fare era starsene lì fermi ad attendere il ritorno di quello svampito di Matt.
Passarono circa dieci minuti quando sentii Mello alzarsi dal divano. Si spostò verso sinistra e aprì qualcosa, forse un cassetto. Ci frugò dentro per qualche secondo e poi lo richiuse. Si risedette sul divano. Sospirò.
-"Idiota, ecco cosa eri... idiota e basta"- disse, forse rivolto all' oggetto che aveva tra le mani. Una fotografia?
Stava dicendo qualcos'altro. Spinta dalla curiosità mi avvicinai alla porta ma inciampai sul tappetino del lavandino. Andai a sbattere rovinosamente contro la porta. Pochi attimi dopo, quella si aprì lentamente e il buio penetrò all'interno del bagno, invadendo anche me. Mello doveva aver spento la luce e tirato le tende. Confusa, mi alzai in piedi e mossi qualche passo incerto.
Accidenti a me e alla mia curiosità.
Appena uscii dal bagno venni atterrata da Mello. Supina, una mano mi copriva la bocca e un corpo caldo bloccava qualsiasi mio movimento. Sentii qualcosa di freddo puntato alla mia tempia sinistra.
-"Muoviti o di' qualcosa e ti spedisco direttamente da Caronte"- disse Mello minacciosamente.
Iniziai a tremare. Mello era sempre stato un ragazzo impulsivo, avrebbe potuto sparare in qualsiasi momento, senza pensare alle conseguenze.
-"Ah, adesso tremi?"- constatò divertito.
Mi rialzò, mi bloccò un braccio dietro la schiena e continuò a puntarmi la pistola alla testa.
-"Ora hai il permesso di parlare, ma sappi che se provi a urlare..."- mi sussurrò all'orecchio.
-"Piantala"- lo interruppi.
Nello stesso istante in cui lo zittii, Mello accese la luce. Mollò immediatamente la presa su di me e si allontanò. Mi guardò stupefatto, con la stessa espressione che aveva avuto Matt prima.
-"...Buonasera"- dissi.
Questa volta fu lui a rimanere scioccato. Non era cambiato molto. Era diventato più alto, ma aveva sempre gli stessi capelli biondi a cui, però, aveva dato un taglio sfilacciato. Ad essere sincera, era molto più carino. Forse era la cicatrice sul viso a renderlo più affascinante e misterioso. Indossava un cappotto nero col cappuccio, un paio di pantaloni di pelle nera e degli anfibi, sempre neri.
Fece un passo indietro e tornò subito alla sua solita espressione da ragazzo menefreghista e impassibile. Mi ripuntò la pistola addosso.
-"Chi sei?"- domandò.
-"Come sarebbe a dire chi sono?!"- esclamai. -"Non ti ricordi più di me?"-.
-"Tu sei morta. Ti sei suicidata dopo che me ne sono andato via"- disse convinto.
-"Si può sapere chi diamine vi ha messo in testa questa cosa? Non vedi che sono qui? Se sono davanti a te significa che sono viva! Viva!"- quasi urlai.
-"Allora spiegami perché sei uguale a cinque anni fa! Perché non sei cresciuta e cambiata?"-.
-"Ecco..."-. Mi zittii subito. Come potevo spiegarglielo?
-"Cos'è, sei uno spirito? Un fantasma? Uno shinigami?"- domandò ridendo.
-"Solo perché hai visto un vero shinigami non sei autorizzato a pensare che io..."-.
Mi bloccai. Non avrei mai dovuto dirglielo. Come gli avrei spiegato il motivo per cui lo sapevo?
Fortunatamente la porta d'ingresso di aprì ed entrò Matt.
Appena in tempo!” pensai sollevata.
-"Mello, sei uno stronzo! Assassin's Creed non è ancora uscito!"- disse.
Si fermò sulla soglia a guardarci.
-"Matt, che cazzo sta succedendo?"- chiese Mello.
Lo sguardo di Matt passò rapidamente da me, a Mello e alla sua pistola.
-"Be', sì, sembra che sia tornata"- disse con un'alzata di spalle.

 

 

 

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Capitolo 3
*** What the fu...?! ***


Che bel quadretto.
Io, Matt e Mello seduti attorno al tavolo della cucina a guardarci imbarazzati.
Matt si accese una sigaretta e incrociò le braccia al petto.

-"Te l'avrei detto subito, ma ho preferito aspettare"- disse rivolgendosi a Mello.
-"Perché?"- domandò Mello sprezzante.
-"Perché, come ho immaginato, ci sei rimasto di sasso"-. Aspirò una boccata di fumo e lo espirò dal naso.
-"E perché, tu no?"-.
-"Certo che sì. Pensavo si fosse suicidata"- rispose.
-"Ecco"- confermò Mello.
Picchiettai l'indice contro la superficie del tavolo.
-"Adesso voi mi spiegate perché continuate ad affermare che io mi sia suicidata”-.
-"No, non hai capito"- disse Mello. Mi lanciò un'occhiataccia. -"Sei tu quella che deve dare spiegazioni"-.
Guardai Matt in cerca di sostegno; lui, invece. assunse la stessa espressione di Mello.
Grandioso, semplicemente grandioso”.
-"Certo, posso darvi tutte le spiegazioni che desiderate, ma sono più che sicura che non mi credereste mai"-.
Dopo avermi lanciato un'occhiataccia in cagnesco, Mello si alzò dalla sedia e prese Matt per un braccio.
-"Che c'è?"-.
-"Matt, esci da qui e lasciami parlare con lei"-.
-"Ma..."- tentò di ribattere.
-"Esci e non rompere"- sbottò, e lo chiuse fuori dalla cucina.
Tornò al tavolo e si sedette. Tirò fuori da una tasca del cappotto una tavoletta di cioccolata della stessa marca di quella che mi aveva dato prima di andarsene. Mi guardò negli occhi. Lo guardai. Guardò dietro di me e io posai lo sguardo sulla cioccolata.
-"Sempre la solita, eh?"- dissi, spezzando il silenzio.
-"Cosa?"-.
-"La solita marca di cioccolata"- risposi.
Si bloccò un attimo e posò la tavoletta sul tavolo. Gli era passata la voglia di mangiarla.
-"Revi..."- disse a un tratto.
-"Che c'è?"-.
-"Revi..."-. Incrociò le braccia al petto e mi squadrò.
-"Che vuoi?"- dissi nuovamente.
-"Sei davvero tu?"- mi chiese tirandosi su il cappuccio del cappotto.
-"Ovvio. Che stai facendo?"- domandai.
Borbottò qualcosa di incomprensibile, si appoggiò allo schienale della sedia e guardò da un'altra parte.
-"Qual era la tua camera alla Wammy's House?"- domandò a un tratto.
-"45"- risposi prontamente. Avevo immaginato che mi avrebbe fatto delle domande del genere.
-"Il tuo compagno di camera?"-.
-"Non ce l'avevo"-.
-"Con chi sei andata al Ballo?"-.
Esitai. Me l'aveva chiesto davvero?
-"...Con te"-.
-"Tu hai parlato con Elle, vero?"-.
Spostò lo sguardo su di me e sussultai. I suoi occhi azzurro ghiaccio mi facevano sempre uno strano effetto. Non riuscii a sostenere il suo sguardo e abbassai gli occhi sul tavolo.
-"Sì, ma adesso questo cosa c'entra?"-.
-"Avete parlato di me e Near, giusto?"-.
Mello e Near, i successori di Elle. L'impulsività e la riflessione.
-"Già..."- mi arresi.
-"Be', anche io una volta ho parlato con lui. Mi disse che gli sarebbe piaciuto rivederti perché lo incuriosivi"-.
Che strana affermazione da parte sua” pensai.
-"Quindi...?"- lo incalzai.
-"Mi ha detto che aveva intenzione di darti il suo cognome. Ma io non ho mai saputo quale fosse, e mai lo saprò"-. Sospirò.
-"Okay...”- dissi cauta. -“Ma mi vuoi dire cosa c'entra questo discorso con...?"- chiesi per la seconda volta.
-"Non lo so"- rispose brusco.
Si alzò e andò ad appoggiarsi al muro della cucina. Mi squadrò per bene.
-"Dillo"- lo precedetti. Avevo capito cosa stava per chiedermi.
-"Quanti anni avevi quando eri con noi alla Wammy's House?"-.
Che fare? Dirgli la verità o mentire?
-"Allora?"- mi incalzò.
-"Quattordici"- risposi.
-"E adesso?"-.
-"Diciannove"- mentii spudoratamente.
-"Non dire cazzate!"- rise amaramente.
-"Lo vuoi proprio sapere?"- gli domandai.
-"Certo, altrimenti non te l'avrei chiesto"-.
Esitai.
-"Quindici"-.
Mi guardò negli occhi e un brivido mi percorse la schiena. Si avvicinò al tavolo e improvvisamente sbattè il pugno sulla sua superficie. Sobbalzai.
-"Ma che cazzo...?!"-. Detto ciò uscì dalla cucina senza dare ulteriori spiegazioni.
Semplicemente figo.


 

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Capitolo 4
*** Get off my back! ***


Ormai si erano fatte le dieci di sera, e io non sapevo più che fare. Più che altro, non avevo un posto dove andare.
Che situazione del cavolo”.
-"Come hai fatto a trovarci?"- mi chiese Matt. Era sdraiato per terra prono e stava giocando alla PSP.
-"Io..."-. Cosa dovevo dire? Tentai di radunare tutta la mia immaginazione e mi misi a elaborare una spiegazione abbastanza credibile. Non potevo dirgli che provenivo da un' altra dimensione, assolutamente no.
-"Bah, non mi importa"-.
Sorrisi rivolta a Matt e guardai Mello, seduto sull'altro divano. Lui, al contrario, non sembrava per niente contento.
-"Per quanto tempo hai intenzione di startene qui?"- mi domandò con poco garbo.
-"Per quanto tempo?"- ripetei. Non capivo dove stesse cercando di andare a parare.
-"Pensavi che ti avremmo ospitata qui?"-.
-"Ehm..."-. Cos'è, voleva cacciarmi via?
Matt si alzò e posò la PSP sul divano accanto a me.
-"Io la ospito volentieri"- ribattè Matt.
-"Ma che cazzo stai dicendo? Abbiamo delle faccende da sbrigare! Ci sarà soltanto d'intralcio!"- rispose Mello.
Io d'intralcio? Io che sapevo come sarebbe andata a finire e che avevo il potere di cambiare gli avvenimenti ero d'intralcio?
Mi alzai, mi avvicinai a Mello e, per la prima, volta ebbi il coraggio di parlargli direttamente e di toccarlo. Gli puntai l'indice al petto.
-"Capisco che voi abbiate le vostre indagini su Kira da svolgere, ma hai idea di come potrebbe andare a finire se rimaneste solo in due? Il quartier generale della polizia giapponese conta circa 5 membri, l'SPK di Near circa 4. Non sono in molti di più rispetto a voi, ma vi avviso che potrebbe andarvi male. In più, Mello, Kira sa il tuo vero nome e se non fosse per il fatto che non conosce il tuo aspetto, potrebbe ucciderti in qualunque momento. Per non parlare poi della minaccia del secondo Kira con gli Occhi dello Shinigami!"-.
Lui scansò la mia mano con un gesto brusco, si alzò a sua volta e indietreggiò di un passo. Con la coda dell'occhio vidi Matt pronto ad agire nel caso in cui la situazione si fosse fatta più "scottante". Mello si guardò la maglia, poi posò lo sguardo su di me.
-"Adesso esigo da te delle spiegazioni. Come fai a sapere tutte queste cose? Chi sei realmente?"-.
Come facevo a saperle? “Sì, sai, c'è un manga che racconta la storia del Death Note, niente di che. In sostanza tu, Mello, sei solo un personaggio frutto della fantasia degli autori del manga. Non esisti”. Non avrei mai potuto dirgli una cosa del genere.
-"Buonanotte!"- dissi, e mi fiondai sul mio divano.
-"Ehi, cosa credi di fare?!"- mi richiamò Mello.
-"Voglio dormire. Sono stanca ed è tardi"- risposi.
-"Che cosa stai dicendo?! Scendi da lì!"-.
A grandi passi raggiunse il divano dove mi ero acciambellata e mi afferrò per una gamba.
-"Ehi!"- esclamai.
Mi buttò giù e presi una schienata stratosferica.
-"Mello! Che stai facendo? Mollami! Matt!"- urlai.
Prontamente intervenne Matt, che fece mollare la presa a Mello. Mi ritrovai sdraiata sul pavimento. Mello fissava incredulo l'amico.
-"Matt, che cazzo fai?!"-.
-"No, che cazzo fai tu!"- ribattè Matt.
-"Non ti rendi conto che stai dando troppa confidenza a una persona estranea?!"- urlò Mello.
-"Io? No, qui sei tu quello che non si rende conto della situazione! Guardala!"-.
Mi indicò. Mello volse lo sguardo da un'altra parte.
-"Guardala ho detto!"- gridò Matt.
Mello si voltò controvoglia verso di me.
-"Non la vedi? E' Revi, la nostra amica della Wammy's House, la persona che..."-.
-"Sì Matt, certo”- lo interruppe. -“Revi che ha quindici anni e non diciannove. Ma fammi il piacere!"-.
Mello gli lanciò un'occhiataccia carica di odio e si diresse verso la porta d'ingresso. Si fermò un attimo, ci guardò e uscì, sbattendola rumorosamente. Io mi alzai da terra lentamente e mi avvicinai a Matt, massaggiandomi la schiena.
-"Dove sta andando?"- chiesi un po' preoccupata.
-"Tranquilla, lo fa sempre quando si incazza"-.
Sentii il rumore di una moto che si accendeva.
-"Prende la moto e se ne va a fare un giro. Poi, verso il tardi, torna"-. Mi guardò. -"Ascolta, mettiamo subito le cose in chiaro: a me fa piacere che tu sia viva e che sia qui con noi, perciò non ho problemi a farti stare qui; anche perché, diciamocelo, credo che ci saresti molto utile nelle indagini che stiamo svolgendo, sei sempre stata una ragazza sveglia. L'unica cosa che mi lascia perplesso è la tua età. Quanti anni hai? Sinceramente"-.
-"Ne ho quindici"- ammisi.
Socchiuse gli occhi e piegò la testa di lato. Alla fine fece spallucce
-"C'è qualcosa che non mi torna... Be', sinceramente non mi importa. E' tardi. Puoi dormire su quel divano, io mi accontenterò del pavimento"- mi disse sorridendomi.
-"Sei sicuro? Mi dispiace fregarti il posto di riposo"-.
-"Nah, è tutto a posto. Ora vai e dormi"-.
Mi sdraiai sul divano con gli stessi vestiti che avevo indosso a scuola. Matt si sedette per terra e tornò alla sua PSP.
-"Ah, un'altra cosa"- disse improvvisamente.
-"Che c'è?"-.
-"Se al ritorno di Mello sei ancora sveglia, fai finta di dormire. Odia rientrare e trovare gente sveglia che lo aspetta. Lo fa imbestialire"-.
Riflettei su quanto mi aveva appena detto Matt.
-"E' cambiato, vero?"- gli domandai.
-"Eh?"-.
-"Mello è...?"-.
-"Sì"- mi interruppe. -"Scordati il Mello della Wammy's House. Non esiste più, e con lui i vecchi sentimenti"-.


 

 

 

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Capitolo 5
*** G'night ***


Stranamente la notte riuscii a dormire abbastanza bene, e quando mi svegliai mi accorsi che, purtroppo, erano solamente le 6:30 di mattina.
Che seccatura”.
Mi stropicciai gli occhi, mi stiracchiai e mi tirai su a sedere. Qualcuno mi aveva messo una coperta addosso. Mi guardai intorno ma non vidi né Matt né Mello. Perplessa, feci per chiamarli quando sentii le loro voci provenire dalla cucina.
-"...Io non sono d'accordo. Per niente. Non mi fido e basta"-.
-"Perché? A me sembra ovvio"-. Questo era Matt.
-"A te sembra ovvio? A me sembra completamente anormale!"- ribatté Mello.
-"Anormale? E perché?"-.
-"Me lo stai davvero chiedendo? Una ragazza che davamo per morta è ricomparsa all'improvviso!"-.
-"E allora? Non sei felice di rivederla?"-.
-"Matt, cazzo, ma l'hai vista?! Ha ancora quindici anni, solamente un anno in più rispetto a cinque anni fa!".
-"Ma chi te lo dice che ne ha davvero quindici?"-.
-"Adesso tu mi vuoi far credere che ne ha diciannove?”-.
-"D'accordo, non può averne diciannove. Ma perché ti scandalizzi tanto? Se esiste un Quaderno della Morte, perché non può esistere un'Immortale?"-.
-"Matt... Ma che cazzo stai blaterando?"-.
-"E se fosse un Homunculus? Che figo, dai!"-.
-"Nerd-otaku di merda, finiscila!"- disse Mello.
-"Okay, okay. Comunque, seriamente, ascoltami: esiste un Quaderno della Morte, no? Allora che c'è di tanto strano nell'arrivo improvviso di una nostra amica che ha quindici anni quando dovrebbe averne di più e che sa cose che solo noi e l'SPK sappiamo? Io dico..."-. Si interruppe.
-"Cosa?"-.
-"Io dico che lei viene da un'altra dimensione"-.
Calò il silenzio.
-"Assurdo!"-. Mello scoppiò a ridere. -"Tu mi vuoi far credere che lei non è di questo mondo? Che non lo è mai stata? Ma mi prendi per il culo?! Dai Matt, sii realista!"-.
-"Io sono realista"- rispose Matt offeso.
-"Per niente. Vuoi sapere la mia opinione a riguardo?"-.
Non ne potevo più. Sentire quei due che sparlavano di me in mia "assenza"... Non riuscii più a sopportarlo. Mi alzai e mi diressi in cucina a passi spediti.
-"Certamente, Mr. SonoIoQuelloRealista. Ma, più che altro, mi piacerebbe sapere se ciò che provavi un tempo per lei non è cambiato"- disse Matt.
Mi bloccai con la mano sulla maniglia della porta. Lì per lì Mello non rispose, poi parlò.
-"Potrebbe anche non essere lei, ma una ragazza che le somiglia in modo impressionante..."- disse Mello eludendo la domanda.
-"Non ti avevo chiesto quello. Ti ho domandato se..."-.
-"Buongiorno"-.
Entrai in cucina e, senza tanti complimenti, mi sedetti al tavolo. Quelli mi guardarono senza spiccicare parola, poi, facendo finta di niente, cambiarono discorso.
-"Sì, dovrebbe essere tutto pronto..."- iniziò Matt.
-"Mh, bisognerebbe iniziare il prima possibile"- annuì Mello.
Mello scostò la sedia, si alzò e andò ad aprire una credenza. Prese due tazze ma poi ci ripensò e ne afferrò un'altra. Senza guardarmi in volto me ne porse una, tentando di evitare qualsiasi tipo di contatto tra le nostre dita.
-"...Grazie"- dissi.
Non ottenni risposta e lui si risedette. Guardò fisso Matt, come se stesse aspettando che lui facesse qualcosa. Matt si accorse dello sguardo di Mello e si girò verso di lui.
-"Che c'è?"- chiese.
-"Mi sa che ci siamo dimenticati di far compere"- rispose Mello.
-"Che?!"-. Matt era sconvolto.
-"Siamo senza cibo!"- ribadì Mello
-"Grazie tante Capitan Ovvio, questo l'avevo capito!"-.
Vedere quei due che litigavano per un motivo tanto futile mi divertì così tanto che scoppiai a ridere.
-"Ti sembra che ci sia da ridere?"- mi chiese sprezzante Mello.
-"In realtà sì, perché non pensavo deste tanto peso a una cosa simile"- risposi.
-"Ci diamo peso eccome! Io senza cibo non lavoro. Mi vengono i cali di zuccheri"- disse Matt.
-"Be', allora provvedete. Uscite e andate a comprare qualcosa"-.
Silenzio.
-"Ti sembro Gesù?"- mi domandò Mello.
-"Gesù?!"-. Scoppiai nuovamente a ridere.
-"Mello, che c'entra adesso Gesù col cibo?"- chiese Matt.
-"Gesù faceva miracoli, no? Io ti sembro uno che fa miracoli?"- rispose Mello.
-"Quindi il problema sono i soldi?"- chiesi.
-"Diciamo sì e no. Li abbiamo, ma ci servono per cose un po' più importanti"-. Matt si accese una sigaretta e si strinse nelle spalle.
-"In sostanza siete due tirchi"- conclusi.
-"...Punti di vista"- biascicò Mello.
Sospirai e frugai nella tasca dei jeans. Come pensavo trovai una banconota da dieci euro, soldi destinati al pranzo che avrei dovuto fare con dei miei amici. Li presi e li misi sul tavolo.
-"Dieci euro dovrebbero bastare, vero? Per lo meno per oggi"-.
Matt li prese e si mise ad esaminarli. Mello appoggiò i piedi sul bordo del tavolo, inclinando leggermente la sedia. Io guardai incuriosita Matt, tentando di capire cosa stesse facendo.
-"Sono dieci euro italiani"- disse a un tratto.
-"Non lo so, credo di sì"-.
-"Non era una domanda, era un'affermazione"-.
Li diede a Mello, il quale se li infilò in tasca. Mi lanciò un'occhiata e io sostenni il suo sguardo. A un tratto sbuffò, tirò fuori i soldi dalla tasca dei suoi pantaloni e li gettò sul tavolo.
-“Tieniteli. Potrebbero servirti”-.
Ripresi la banconota e non riuscii a impedire a un leggero sorrisino di far capolino sulle mie labbra.
-"Quindi sei italiana?"- continuò Matt, il quale aveva seguito lo scambio di battute in silenzio.
-"Sì"-.
-"Adesso si spiega la tua sparizione!"- esclamò. -“Eri nei guai con la mafia?”- scherzò.
-"Idiota, ha ancora..."- inziò Mello.
-"Lo so, lo so"- lo interruppe Matt.
-"La mia sparizione... Ci tengo a precisare che, come potete vedere, non mi sono suicidata. Chi è che vi ha raccontato questa idiozia?"-.
Matt guardò per aria.
-"Roger"- rispose a disagio.
Ah, quello stupido vecchietto! Quanto lo odiavo.
-"E per quale motivo mi sarei dovuta suicidare?"- chiesi nuovamente.
Matt sussultò e guardò Mello in cerca di supporto. Quello distolse lo sguardo dal tavolo e si girò verso Matt.
-"Che vuoi?"-.
-"Ha chiesto il motivo per il quale si sarebbe suicidata. Secondo Roger"-.
-"Disperazione"- rispose piatto Mello.
-"Disperazione?"- ripetei.
Mi accorsi che sia Matt che Mello mi stava guardando, come in attesa di una risposta. Aggrottai la fronte e pensai alla disperazione.
Lampo di genio.
-"Dio, no!"- esclamai indignata.
-"No?"- chiese Matt.
-"Io non mi sarei mai suicidata per un essere come quello!"- esclamai indicando Mello.
Quello mi rivolse uno sguardo sprezzante.
-"Bene, la cosa è reciproca!"-.
-"Ma che stai dicendo?! Ti ricordo che quel giorno mi hai baciata in cortile!"-. Stavo iniziando a perdere le staffe.
-"Che?! Io non ho mai fatto una cosa del genere! E non mi passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello!"- disse Mello scattando in piedi.
-"Che hai detto?!"-.
Mi alzai in piedi a mia volta facendo cadere la sedia.
Questo era troppo. Ma cosa diamine era successo a Mello? Va bene che le persone negli anni cambiano, ma non in maniera così radicale o per lo meno non così tanto da negare addirittura azioni passate! Cos'è, si vergognava di me di fronte a Matt? Ma se c'era anche lui il giorno della partenza di Mello dalla Wammy's House! Purtroppo non mi venne in mente nessuna spiegazione plausibile. Le uniche cose che stavano crescendo dentro di me erano tristezza, delusione e rabbia.
Scostai con un calcio la sedia per terra e afferrai per il colletto della maglia Mello. Non era tanto più alto di me, forse cinque centimetri.
-"Ripeti un po', credo di non aver capito quello che hai detto..."- sibilai.
-"Ragazzi, non mi sembra il caso di discutere ora. E, per favore, non alzate la voce, altrimenti rischiamo di attirare l'attenzione, cosa che preferirei evitare"- disse Matt.
Perché non si levava di torno? Ora anche lui mi faceva saltare i nervi. Lì, seduto tranquillo al tavolo a fumarsi l'ennesima sigaretta.
-"Levami le mani di dosso"- disse Mello con voce pacata.
-"Non ci penso nemmeno"- ringhiai, e strinsi di più la presa. -"Ripeti quello che hai detto!"-.
-"Revi, per piacere..."- iniziò Matt.
-"Dillo!"- gli ordinai.
-"Io non ti ho mai baciata, e ti dirò di più: non farei mai una cosa del genere. Non ti posso né vedere né patire. Anzi, non l'ho mai fatto"- disse Mello.
Non so come, fatto sta che tirai un pugno a Mello. Non è una cosa normale! Solitamente quando noi ragazze ci arrabbiamo, la prima cosa che ci viene in mente è di tirare un schiaffio (anche perché è molto più elegante rispetto a un pugno). Invece gli mollai un bel cazzotto sulla guancia sinistra, e mi feci anche male alla mano.
-"Ma che cazzo ti passa per la testa, idiota?!"- mi urlò contro.
-"Rispetto a te io sono normale! Sei tu quello che ha dei problemi!"- ribattei.
Non feci in tempo a vederlo arrivare che in meno di tre secondi mi aveva atterrata e si era seduto a cavalcioni su di me.
-"Che stai facendo?! Spostati!"-.
-"Mi hai tirato un pugno? Che ragazzina manesca e infantile! Ti restituisco subito il favore!"-.
Ed ecco che anche lui mi tirò un pugno. Mi iniziò a sanguinare il labbro.
-"Mello, stai esagerando!"- si intromise Matt.
-"Stai zitto!"-.
Avevo le mani libere, così gli mollai uno schiaffo sonoro. Ora sì che ero più femminile!
-"Ti sembra questo il modo di trattare una ragazza?!"- gli urlai contro.
Mello si sdraiò su di me e mi bloccò i polsi. Avvicinò le labbra al mio orecchio.
-"Un giorno capirai e mi ringrazierai"- sussurrò.
-"Che diamine...?!"- iniziai.
-"Gute Nacht, kleine"-.
E persi i sensi.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Useless, yup ***


Quando mi svegliai mi trovai accoccolata sui sedili posteriori di un' automobile.
-"D-dove sono?"-.
Mi tirai su a sedere e in pochi secondi realizzai di essere in macchina con un estraneo che non mi rivolgeva nemmeno la parola.
Panico.
Ero stata rapita! Pensai subito a Mello e mi rimproverai per essermi fidata così facilmente di quei due ragazzi. Me lo sarei dovuto aspettare!
-"Aiuto! Mi hanno rapita! Aiuto!"- urlai.
Qualcuno avrebbe dovuto sentirmi per forza anche se la macchina era in moto.
-"Ehi! Che stai facendo?!"- mi disse il conducente.
Mi girai e mi accorsi che era Matt.
-"Matt?"-.
Mi rimisi a sedere.
-"Inizio a pensare che Mello abbia ragione riguardo alla tua sanità mentale"- disse.
-"Stai zitto. Sappiamo entrambi che qui quello che ha torto è lui"- sbottai.
Con mosse da contorsionista raggiunsi il sedile anteriore. Mi legai la cintura di sicurezza.
-"Be', che ci facciamo qui?"- gli chiesi.
-"Mh..."-.
Matt accostò la macchina al marciapiede e spense il motore. Si accese una sigaretta.
-"Questo"- disse indicando qualcosa.
Seguii la direzione indicata dal suo indice e il mio sguardo incappò in una ragazza bionda. Doveva avere intorno ai 25 anni e si agitava di fronte alla vetrina di un negozio di vestiti. Effettivamente ce ne erano alcuni davvero carini! Era seguita da un uomo che veniva trascinato da negozio a negozio di controvoglia.
Guardai Matt e mi sorpresi nel vederlo attento a ogni minima mossa della strana coppia.
-"Matt, guarda che se continui a fissarli così se ne accorgeranno presto"- gli dissi.
-"Non sono mica scemo. Ho i vetri oscurati"- rispose.
Continuammo a seguirli e, ogni volta che si allontanavano troppo per la via, Matt metteva in moto l'auto per poi riaccostare più vicino. Strano che nessuno facesse caso a noi. Quando poi la ragazza si girò verso la strada per dare un'occhiata alle insegne sull'altro lato, mi venne in mente tutto. Finalmente la riconobbi.
-"Matt, stiamo pedinando Misa Amane!"-.
-"Uh, la conosci?"- mi domandò sorpreso.
-"E' un'idol..."-.
Ed eccoci al solito punto: dire tutta la verità e prepararsi alle conseguenze, oppure far finta di niente e permettere che la stora si ripeta? Abbassai lo sguardo e mi guardai le scarpe. In questi casi la cosa migliore è il silenzio.
-"Sapevi che so che lo sai?"- mi domandò a un certo punto.
-"Come, scusa?"-.
Mise in moto la macchina e poi la riparcheggiò.
-"Potrò anche sembrare un nerd-otaku svampito, ma il cervello mi funziona"- mi sorrise.
-"Matt, lei è il secondo Kira"- ammisi.
-"Bingo!"- esclamò sarcastico. -"C'è un piccolo errore, però"-.
Un piccolo errore? Possibile che...?
-"Lei non è più il secondo Kira. Il potere del Quaderno è stato ceduto a un'altra persona"-.
Ci rimasi di sasso. Ecco come ci rimasi.
-"No no no no!"-. Mi slegai la cintura e mi girai completamente verso di lui. -"Come dimine fate a saperlo? L'hai capito solo pedinandola?"- domandai.
-"Informazione riservata, ragazza"-.
-"Allora perché la stiamo ancora seguendo se ormai sapete la verità?"-.
Ci fu un attimo di pausa, poi Matt aprì le portiere dell'auto e mi spinse fuori. Uscì anche lui, fece il giro, si appoggiò con nonchalance al cofano e si mise gli occhiali da aviatore che portava sempre in testa. E ovviamente si accese l'ennesima sigaretta.
-"Non stare lì in mezzo al marciapiede a fissarmi, vieni qui"- sussurrò.
Mi avvicinai e lui mi mise in mano la sua PSP.
-"Questione di secondi, non l'accendere"-.
Questione di secondi? Non potevamo restare in macchina? Piuttosto, che stava succedendo? Nell'attesa di non so cosa iniziai a rigirarmi tra le mani la PSP nera di Matt. Aprii la slot del disco e vidi che il gioco era Assassin's Creed Bloodlines.
-"Matt, non posso proprio accenderla?"- chiesi.
-"Assolutamente no"- rispose secco.
-"Che seccatura che sei! Tanto ci metto poco!"- insistetti.
-"E' una giapponesina niente male, ma si vede lontano un miglio che è un'idiota. Mi chiedo come abbia fatto a diventare il secondo Kira"- disse.
-"Con chi parli?"-.
Mi girai per guardare male Matt e vidi che Mello era comparso dal nulla in sella alla sua moto. Non l'avevo nemmeno sentito arrivare.
Scese dalla moto e tirò fuori dalla tasca del cappotto una tavoletta di cioccolata.
-"Si può sapere il motivo di tutto ciò?"- domandai.
Quelli mi guardarono ma non mi risposero.
-"Senti Matt, devo andare a fare una cosa abbastanza urgente. Tu tornatene pure a casa ma non smettere di tenere sott'occhio certe persone. Ah, e portati dietro la ragazzina"- disse Mello.
Buttò a terra la tavoletta appena iniziata e si mise il casco. Fece per partire quando lo bloccai. Sapevo dove sarebbe andato.
-"Vengo anch'io!"- esclamai.
-"No, rimani con Matt. Non ti voglio tra i piedi"- rispose secco.
Montai sulla moto dietro a lui.
-"So dove vuoi andare e voglio venire anche io. In fondo, anche lui era un mio amico"- gli sussurrai.
Ci pensò su un po', poi mi disse di scendere. Feci come mi aveva detto, convinta che mi avrebbe dato un casco, quando invece rimise in moto e se ne andò.
-"Vaffanculo!"- gli urlai dietro.
-"Su, andiamo a casa. Ti insegno a giocare a un gioco della PSP. Scegli tu quale"- mi disse Matt.
-"Stai cercando di tenermi buona? Ti sembro un bambina?"- sbottai.
-"Abbastanza. Avanti, sali in macchina"-.
Presi posto accanto al conducente e Matt mise in moto l'auto rossa.
-"E' ancora valida l'offerta di prima?"- chiesi dopo un po'.
-"Certo"-.
-"Allora insegnami a giocare ad Assassin's Creed"-.
Gli scappò un sorrisetto.
Calò il silenzio.
-"Dì un po' Matt, è una mia impressione o questa giornata è priva di senso?"-.
-"Priva di senso?"- domandò.
-"Inutile dico. Hai pedinato una persona della quale sai già tutto"- risposi.
-"Nah. Comunque, sotto un certo punto di vista, la possiamo definire una giornata abbastanza inutile, sì"-.
Detto ciò, si accese una sigaretta dimenticandosi di aprire i finestrini. Morii affumicata.


 

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Capitolo 7
*** Burn it ***


-"E' tardi, perché non è ancora tornato?"-.
-"Revi, sono solo le 22:30"-.
Erano appunto le 22:30 e Mello non era ancora rientrato. Mi chiedevo cosa fosse a trattenerlo fuori così a lungo. Io e Matt avevamo finito di cenare da più di due ore, e ora eravamo seduti su uno dei due divani.
Mi venne in mente una cosa.
-"Matt, non vorrei essere di disturbo, ma non è che hai dei vestiti da prestarmi?"- gli domandai timidamente.
-"Che?"-.
-"Mi bastano un paio di pantaloni e una maglia, niente di che"-.
Mi squadrò.
-"E va bene"-.
Si alzò e si diresse verso l'armadio nell'angolo della stanza. Buttò fuori una maglia bianca a maniche corte e un paio di jeans, poi li raccolse e me li lanciò.
-"Grazie"- dissi.
Lui tornò a sedersi e si mise a fissarmi.
-"Matt..."-.
-"Che c'è?"-.
-"Non starai mica pensando che mi spo..."-.
-"Ah no?"- mi rispose sorpreso.
-"Direi proprio di no!"-.
-"Stavo scherzando, non ti scaldare! Me ne vado di là. Buonanotte!"- disse.
Lo fermai.
-"Di là dove?"-.
-"Nell'altra stanza"-.
-"C'è un'altra stanza?"- domandai sorpresa.
-"Certo, non l'hai mai vista?"- mi chiese.
-"...No”-.
-"Fa niente. A domani"-.
Detto ciò, Matt mi lasciò da sola con in mano i suoi vestiti. Mi cambiai rapidamente e mi sdraiai sul divano. Davvero, non avevo mai notato che c'era un'altra stanza. Mi chiesi cosa mai ci potesse essere. Forse c'erano tutte le attrezzature per le indagini, chissà. Comunque, rimasi sul divano a fissare il soffitto fino alle 23:40 circa. Quando poi mi decisi a spegnere le luci e a provare ad addormentarmi, la porta d'ingresso si aprì ed entrò Mello con in mano il suo casco. Si bloccò sull'uscio, sorpreso nel vedermi ancora in piedi, poi si riprese e chiuse la porta alle sue spalle. Lanciò il casco sull'altro divano ed entrò in cucina. Nemmeno un saluto, niente di niente. Evidentemente ce l'aveva ancora per la litigata della mattinata, anche se quella offesa avrei dovuto essere io.
Notai che dentro al casco di Mello c'era qualcosa. Mi alzai e andai a vedere. Si trattava di una foto: il soggetto era Mello ai tempi della Wammy's House. Nonostante già lo sapessi, mi sorprese il fatto che esistessero ancora delle foto che ritraevano i bambini allievi di Elle. Quella era la foto che Mello era andato a prendere da Near ore prima. Era carino. Il taglio di capelli era più netto e deciso e sul viso non c'era nessuna traccia della cicatrice. Sorrideva anche se debolmente e sullo sfondo c'erano gli alberi del cortile.
Mentre continuavo a osservare la foto, Mello uscì dalla cucina e mi strappò di mano la fotografia senza tanti complimenti. Protestai con scarsi risultati e lui tirò fuori dalla tasca del giacchetto di pelle (che non si era ancora tolto) un accendino. Lo accese e avvicinò la fiamma alla foto.
-"Fermati!"- dissi.
Mi alzai dal divano e gli levai l'immagine dalle mani. Lui spense l'accendino e si girò a guardarmi male.
-"Ridammi la foto"- disse.
-"Non ti azzardare a bruciarla"- ribattei tornando a sedere.
-"Dammi quella maledetta fotografia"-.
-"Mi rifiuto!"-.
Restammo a fissarci negli occhi per qualche secondo, poi si infilò l'accendino in tasca e si sedette accanto a me sul divano. Sospirai.
-"Eri davvero un bravo ragazzo..."- mormorai
-"A cosa ti stai riferendo?"-.
Guardai il soffitto.
-"A cinque anni fa"- risposi.
-"Dovresti saperlo, le persone cambiano nel tempo"-.
Mi girai a guardarlo. Si era levato il giacchetto ed era rimasto con una specie di cannottiera nera e i suoi fantastici pantaloni neri di pelle attillati. Aveva una collana lunga con un crocifisso.
-“Non tutte, a quanto pare”- disse, alludendo chiaramente a me.
-"Perché vuoi cancellare questa foto?"- gli chiesi.
-"E' l'unica mia foto rimasta in circolazione. Se dovesse capitare nelle mani di Kira, per me sarebbe la fine"-.
Continuava a non guardarmi. Aveva lo sguardo fisso di fronte a sé.
-"Non solo per questo. Eliminandola sei convinto di cancellare il passato, ammettilo"-.
Per un po' non rispose.
-"In ogni caso non sono affari che ti riguardano"- sbottò.
Mi rigirai la fotografia tra le mani, finché non mi decisi a porgergliela. Lui la prese senza esitare e la bruciò immediatamente. La stanza si riempì di odore di bruciato.
-"Ora sei soddisfatto?"- gli domandai.
-"Ovviamente"-.
Piombò un'altra volta il silenzio. Nessuno sapeva cosa dire.
-"Matt dov'è?"-.
-"E' nell'altra stanza, credo stia dormendo"-.
Lui era sempre deciso a non guardarmi. Nonostante mi volgesse il lato del viso coperto dalla cicatrice, trovavo il suo profilo davvero intrigante. Mi misi a quattro zampe e ricorii in due secondi il breve spazio che ci separava sul divano. Posai la mia mano sul suo viso e lui si girò verso di me di scatto. Non so perché lo feci, ma ne avevo voglia. Il suo sguardo era pieno di stupore.
-"Che stai...?"-.
-"Le persone potranno anche cambiare fisicamente, ma interioramente conserveranno per sempre un pezzo del loro passato"-.
-"Questo...non è il mio caso"- disse.
Si alzò e andò a sdraiarsi sull'altro divano. Sorrisi.
-"Ne sei davvero sicuro?"-.
-"Stai zitta e dormi"-.
Spense le luci. Dopo un po' trovai il coraggio di parlargli.
-"Mello?"- dissi.
-"Che vuoi ancora?"- rispose.
Esitai.
-"Mi...mi dispiace per stamattina"- sbottai.
Non ottenni nessuna risposta. Ma come, uno ti porge le sue scuse e tu non lo caghi minimamente? E io che ci avevo pensato un po' prima di chiedergli di scusarmi! Mi rigirai nel divano e mi volsi dove doveva trovarsi Mello. Con le luci spente e le tende tirate non riuscivo a vedere un accidente.
-"Mello?"- insistetti.
Sentii un fruscìo. Forse anche lui si era girato verso di me!
-"Ma che cazzo vuoi? Dormi e non rompere i coglioni!"- mi disse.
Okay, forse si era rigirato dall'altra parte.
-"Anche se hai un caratteraccio, ti voglio bene lo stesso"- sussurrai.
-"Hai detto qualcosa?"- mi chiese all'improvviso.
-"Ma che vuoi? Tanto a te non interessa quello che dico!"- dissi.
-"E state un po' zitti, cazzo...!"-.
Dovevamo aver svegliato Matt. Quel povero ragazzo si era sorbito tutte le nostre litigate senza dire mai nulla. Era davvero una brava persona, anche se un po' asociale e timido.
-"Andate tutti e due a farvi fottere"- disse Mello.
Sorrisi e finalmente mi decisi a cercare di dormire.




 

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Capitolo 8
*** Too much blood, mate ***


Passarono sei giorni dal mio arrivo. Tutti i giorni Matt e Mello mi lasciavano sola nell'appartamento senza niente da fare mentre loro due continuavano a pedinare Misa Amane. Ma perché? Che scopo aveva seguire una persona di cui si sa già tutto? Erano già a conoscenza che lei era l'originale secondo Kira, che aveva perso i suoi poteri da "Dio del nuovo mondo" e che adesso questi poteri erano in possesso di un'altra persona di cui io, ovviamente, conoscevo vita, opere e miracoli. Pensavano forse di riuscire a scoprire l'identità di questo nuovo secondo Kira tramite Amane? Non potevano chiedere a me? Già, e come lo avrei spiegato? "Semplice intuizione, semplice intuizione". In ogni caso, non mi andava giù che mi lasciassero da sola in casa.
-"Ci sarai solo d'intralcio"-.
Era la frase preferita di Mello, magari provava piacere nel pronunciarla. "Vocaboli piacevoli alla pronuncia", in questo caso "frasi".
-"Effettivamente anche io preferisco lavorare da solo"-.
Tradimento da parte di Matt!
In sintesi, passavo le giornate sdraiata sul divano a sonnecchiare oppure a gironzolare per il trilocale esplorando le varie camere. Una volta uscii a fare la spesa, un'altra a cercare di comprare dei vestiti con i miei famosi dieci euro.
Quella mattina mi svegliai che quei due se n'erano già andati. Feci colazione e tornai al mio adorato divano. Non so come, ma mi addormentai con estrema facilità (conoscendo Mello, non era da escludere la presenza di sonnifero nel latte). Sembravo un ghiro. A stare con loro avevo completamente perso la mia reattività. Dopo un bel po' di ore di sonno, mi svegliai (probabilmente verso le 14). Mi rigirai un po' sul divano, mi sporsi troppo dal bordo e caddi per terra su un fianco. Mi feci parecchio male perché avevo qualcosa nella tasca dei miei jeans che aveva fatto pressione contro il mio fianco durante il colpo. Mi rialzai e frugai in tasca trovando... il mio cellulare!
Lo avevo ormai dato per disperso, credevo di averlo lasciato nello zaino a scuola, se non addirittura a casa, ma evidentemente mi sbagliavo. Me lo rigirai tra le mani accarezzandolo come una cosa davvero preziosa. Sembravo Gollum de "Il Signore degli Anelli".
-"Amorino mio, mio piccolo telefono, così carino e coccoloso!"-.
Mi venne poi in mente un'idea folgorante: se avevo il mio telefono, avrei potuto contattare qualcuno della mia dimensione. Avrei finalmente ricevuto soccorso, anche se non avevo la più pallida idea di come. Andai alla rubrica e chiamai casa mia.
-"Il numero da lei chiamato è insesistente..."-.
-"Che stai dicendo?!"-.
Buttai giù e provai a chiamare una mia amica.
-"Il numero da lei chiamat..."-.
Rassegnata, chiusi anche quella "conversazione" e mi sdraiai sul pavimento, crogiolandomi nella depressione. Un emo era niente in confronto a me. La solitudine unita alla tristezza dovuta al fatto che non ero in grado di contattare in alcun modo le mie conoscenze della realtà in cui vivevo, creavano un mix di depressione assurdo.
-"Se c'è una cosa che desidero davvero, è poter tornare dai miei genitori e dai miei amici..."- dissi rivolta a non so chi.
Mi misi il telefono in tasca e andai a frugare tra le poche magliette di Matt. Volevo cambiarmi per lo meno la maglia, e dato che lui mi aveva dato il permesso di frugare tra la sua roba, mi presi una maglia a righe nere e rosse. Ma allora ce ne aveva una così!
Verso le 18, mentre ero sdraiata sul pavimento a canticchiare tra me e me, improvvisamente successe una cosa che non mi sarei mai aspettata: squillò il mio cellulare. Mi spaventai tantissimo, lì per lì non riuscii a crederci; attesi un po' prima di rispondere.
-"...Pronto?"- dissi esitante.
Mi rispose una voce familiare.
-"Matt è lì?"-.
Mello? Era Mello?
-"...Mello?"- domandai titubante.
-"No, sono il Coniglio Pasquale. Idiota, chi vuoi che sia?"- rispose brusco.
-"Non mi aspettavo proprio che potessi essere tu! Com'è che hai il mio numero di cellulare?"- dissi alquanto scocciata.
-"Non sono cose che ti riguardano, e adesso dimmi se Matt è lì"-.
-"Certo che sono cose che mi riguardano, il numero è del mio cellulare! E comunque Matt non c'è, perché?"-.
Silenzio.
-"Mello?"-.
-"Doveva essere a casa per le 15"- si riprese.
-"Be', non c'è. Si sarà fermato da qualche parte"- dissi.
-"Non l'ha mai fatto e non lo farebbe mai. Esce di casa malvolentieri"-.
Dio, quante paranoie si stava facendo quel ragazzo! Va bene che Matt era il suo unico amico, ma non mi sembrava il caso di andare a pensare chissà che!
-"L'hai chiamato al cellulare?"- domandai.
-"Squilla a vuoto"-.
-"L'avrà spento..."-.
-"Scendi"- mi interruppe.
-"Come, scusa?"-.
-"Scendi giù. Lo andiamo a cercare"-.
Rimasi per qualche attimo immobile e in silenzio, con il telefono in mano e un'espressione da idiota. Non potevo credere a quello che aveva appena detto. Allora la cosa lo preoccupava davvero.
-"Ehm, va bene, dammi un minuto e arrivo"-.
Chiusi la chiamata, mi rimisi i miei vestiti (che nel frattempo avevo lavato) e scesi. Mello mi stava aspettando in fondo alla via sulla sua moto. Appena mi vide arrivare mi lanciò un casco, si calò su il suo e accese la moto nera.
-"Sei stato qui tutto il tempo?"- domandai salendo in sella.
-"No. Reggiti"- disse.
-"E dove?"- chiesi guardandomi intorno.
-"A me, cretina"-.
Levò il cavalletto e partimmo velocemente. Passai le braccia attorno al suo torso e mi strinsi a lui. Sorrisi quando mi accorsi che persino i vestiti di Mello odoravano di cioccolata.
-“Quand'è stata l'ultima volta che l'hai visto?”-. La voce di Mello riecheggiò nel mio casco; doveva aver installato un sistema di comunicazione Bluetooth tra i due caschi.
-“Mai. Oggi mi sono svegliata e voi due eravate già usciti”-.
Ci fermammo a un semaforo e sentii Mello sospirare.
-“Sei preoccupato?”- gli domandai.
Non fece in tempo a rispondere che un'ambulanza ci superò nell'altra corsia e sfrecciò a tutta velocità giù per la strada.
-“Merda!”- esclamò Mello.
Non era ancora scattato il verde, ma Mello partì lo stesso. Si lanciò all'inseguimento dell'ambulanza.
-“Cosa stai facendo?!”-.
-“Ho un brutto presentimento”- si limitò a rispondere.
-“Oh, andiamo! Non penso che...”-.
-“Stai un po' zitta”- mi freddò.
Offesa, obbedii subito. Me la sarei presa ancora di più se non mi fossi accorta di quella nota di preoccupazione che macchiava la sua voce. Matt era sparito e Mello era convinto che gli fosse successo qualcosa. Io, da parte mia, ero tranquilla: sapevo benissimo che Matt non doveva morire quel giorno.
A meno che...”.
A meno che il mio arrivo non avesse scombussolato gli eventi che il manga raccontava. In un attimo la paura si impadronì di me, e quando l'ambulanza inchiodò e i volontari uscirono da essa con la barella, non lasciai il tempo a Mello di fermarsi. Scesi dalla moto, inciampai, mi levai il casco e...
-“Non è possibile...”- sussurrai tappandomi la bocca.
Matt era steso sulla strada in un bagno di sangue, i vestiti trinciati e il pacchetto di sigarette ammaccato. I volontari si fecero strada tra la folla radunata attorno a Matt.
-“Porca puttana!”- esclamò Mello a denti stretti, raggiungendomi.
-“Dobbiamo salire sull'ambulanza con lui!”- esclamai.
-“Non possiamo. Salterebbe il nostro anonimato”- disse Mello, inspiegabilmente calmo.
Non riuscii più a trattenermi e scoppiai a piangere a dirotto. Mi sentivo responsabile di quello che era accaduto a Matt. I volontari caricarono Matt sull'ambulanza e lo portarono via a sirene spiegate.
Sussultai quando Mello mi passò un braccio attorno alle spalle.
-“Andrà tutto bene”- mi sussurrò.
-“Sei sicuro?”-.
Il suo silenzio valse più di mille parole. Scoppiai nuovamente a piangere.
Un passante che stava osservando la scena si voltò e mi scontrò. Si scusò immediatamente ma non se ne andò. Mello gli lanciò un'occhiataccia.
-“Signorina”- mi disse. -“Suppongo sia un'amica del ragazzo che è stato investito. Non si preoccupi, sopravvivrà”-.
Alzai la testa e lo guardai, desiderando ringraziarlo per le sue parole di conforto, ma mi si raggelò il sangue nelle vene quando mi resi conto di chi si trattava. Mi irrigidii, e molto probabilmente Mello se ne accorse.
-“La sua ora non è ancora giunta”- disse Teru Mikami, il secondo Kira.

 

 

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Capitolo 9
*** Boom baby! ***


Non cenammo.
Passammo la serata ognuno seduto su di un divano, io rannicchiata sotto una coperta leggera, Mello sdraiato con le cuffie e la musica a tutto volume. Nessuno disse una sola parola su Matt e Mikami; non sapevo nemmeno se Mello si fosse accorto degli Occhi dello Shinigami di Mikami.
A un certo punto mi alzai, lasciando la coperta sul divano, e mi diressi in cucina alla ricerca di qualcosa di veloce da mettere sotto i denti. Non avendo trovato niente, feci per fare dietrofront ma trovai Mello appoggito allo stipite della porta della cucina.
-“Hai ancora gli occhi rossi”- constatò.
Feci spallucce e gli voltai le spalle; non volevo mi vedesse in quello stato.
Nonostante le parole di Mikami, non ero riuscita a calmarmi. La vista di Matt riverso in strada in un bagno di sangue mi aveva spaventata e non ero ancora riuscita a ricacciare indietro la paura. “E' tutto a posto” continuavo a ripetermi, ma non riuscivo a calmarmi, per niente.
-“Dannazione”- sentii borbottare a Mello. Si avvicinò e mi abbracciò da dietro. Io sobbalzai e arrossii di botto. Fortunatamente non poteva vedermi.
Restammo così in silenzio per due minuti buoni.
-“Sei incoerente”- gli dissi a un tratto.
-“Non farti strane idee”- ribatté prontamente.
-“Troppo tardi”- risposi, lasciandomi sfuggire un sorriso.
Mi liberai dal suo abbraccio e lo guardai in viso. Esultai dentro di me quando notai una traccia di rossore nel suo volto. Mello si accorse che lo stavo scrutando e si affrettò a lasciare la cucina.
-“Domani sera andrò in ospedale e farò tornare Matt qui prima che qualche sua foto inizi a circolare sui notiziari o sui giornali”- mi disse dal divano.
-“Perché mi hai abbracciata?”-.
La mia domanda lo spiazzò. Lo raggiunsi sul divano e mi sedetti accanto a lui. Il mio desiderio di capire Mello era riuscito a farmi mettere da parte la preoccupazione per Matt.
Fidati degli Occhi di Mikami”, mi dissi.
-“Lo caricherò in macchina e lo porterò qui”- mi ignorò, continuando il suo discorso.
-“Allora il vecchio Mello non se n'è ancora andato”- constatai, iniziando il suo stesso gioco.
-“Col senno di poi mi sono reso conto che le sue ferite non sono poi così gravi. Se la caverà alla grande”-.
-“Di cosa hai paura, Mello? Di te stesso? Dei tuoi sentimenti? Sempre che tu ce li abbia”-.
-“Riprenderemo subito le indagini”-.
-“Questa volta non fallirò”-.
Mello mi lanciò una rapida occhiata e i miei occhi incrociarono i suoi azzurro ghiaccio. Ribadii quello che avevo appena detto, sotto lo sguardo scettico di Mello.
-“Riuscirò a salvarti”- spiegai.
Lui alzò un sopracciglio e scosse lievemente il capo.
-“Che stai dicen...?”-.
-“La domanda è: tu me lo lascerai fare?”- lo interruppi.
Mello mi squadrò da capo a piedi.
-“Completamente pazza”- borbottò girandosi dall'altra parte.

 

 

La notte successiva litigai pesantemente con Mello: volevo andare con lui a “soccorrere” Matt, ma Mello era più che contrario.
-“Mi saresti solo d'intralcio!”- aveva esclamato con le chiavi della macchina in mano. -“Come al solito!”-.
-“Bugiardo! So essere utile!”- avevo risposto con foga.
Il litigio era andato avanti per un'ora buona, finché Mello non mi aveva praticamente urlato contro.
-“Sei solo un'inutile quindicenne del cazzo!”-.
Senza darmi il tempo di replicare mi aveva voltato le spalle e se n'era andato sbattendo la porta.
Idiota...” pensai un'ora e mezza dopo la discussione. “Se solo fossi cresciuta come voi...”.
Mi accasciai sul divano e, contro la mia volontà mi addormentai.
Feci un sogno stranissimo, fu come se qualcuno mi avesse mostrato alcuni eventi dei miei sedici, diciassette e diciotto anni; una specie di occhiata al futuro.
Mi svegliai di soprassalto e intontita, ma stupita perché ricordavo ogni singolo dettaglio del mio sogno.
Lanciai un'occhiata al display del cellulare e vidi che erano le tre di notte. Mello non era ancora tornato? Iniziai a preoccuparmi.
Come se l'avessi evocato, sentii la chiave girare nella toppa e la porta si aprì lentamente. L'appartamento venne inondato dalla luce del corridoio, e Mello e Matt fecero il loro ingresso.
-“Ragazzi!”- esclamai. -“Ce l'avete fatta!”-.
-“Già”- disse piano Matt. A tentoni raggiunse il divano e ci si sdraiò sopra. Mello andò ad accendere la luce.
-“Come stai? Cosa ti è successo?”- gli domandai andandomi a sedere sul bracciolo del divano. -“Ci hai fatti preoccupare!”-.
-“Sto bene, sto bene. Che ti devo dire? Mi hanno investito mentre stavo attraversando la strada”-.
-“Eri sulle striscie?”-.
-“Ma che ne so...”-.
-“Stupido”- borbottai.
Matt, che aveva ancora indosso il camice dell'ospedale, socchiuse un occhio e mi lanciò un rapido sguardo. Improvvisamente strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.
-“Che succede?”- chiesi allarmata.
Matt boccheggiò per qualche secondo.
-“Mello! Cazzo, Mello!”- chiamò poi l'amico. -“Vieni qui!”-.
Mello riemerse dalla cucina con una tavoletta di cioccolato in mano e uno sguardo decisamene contrariato. Matt mi indicò con quella che a me parve troppa foga e Mello seguì il suo indice.
-“Cosa sta succedendo?”- domandai esasperata.
-“E' quello che...”-. Mello si interruppe. Mi guardò, lasciò cadere a terra la tavoletta di cioccolata e arrossì di botto.
-“Porca troia!”- esclamò.
Scattai in piedi, dimenticando di avere solamente una maglia XL di Matt e l'intimo, e spalancai le braccia.
-“Cosa c'è?!”-.
-“Questo sì che è un bel culo!”- esclamò Matt dietro di me.
Mi voltai di scatto e lo fulminai con un'occhiata. Alzai un sopracciglio e mi posai una mano sul fianco, pronta a dirgliene quattro, quando mi accorsi che avevo qualcosa che non andava. I miei fianchi si erano... allargati? Abbassai lo sguardo e notai che mi era cresciuto il seno; in effetti il reggiseno mi stava un po' stretto.
-“Cazzo, sono ingrassata!”- esclamai.
Mi tastai il viso ma lo trovai solo più asciutto. Mi voltai di scatto verso Mello e i capelli mi finirono sul viso. Mi erano cresciuti anche quelli, mi arrivavano a un terzo della schiena.
-“Porca puttana...”- mormorai.
Matt e Mello continuavano a guardarmi stralunati. Corsi in bagno e mi guardai allo specchio; per poco non svenni.
-“Porca merda!”- urlai. -“Cazzo!”-.
Mi levai la maglia di Matt e guardai il mio corpo. Non potevo credere ai miei occhi.
-“Revi?”- mi chiamò titubante Matt.
Uscii dal bagno e guardai i due ragazzi, sperando che uno dei due dicesse qualcosa di intelligente a riguardo.
-“Belle gambe”- commentò Matt, invece. -“Ho sempre pensato che tu avessi del potenziale”-.
Lo ignorai e guardai Mello, il quale distolse immediatamente gli occhi da me. Era arrossito di nuovo?
-“E questo come lo spiegate?!”- gridai indicandomi. -“Ho... Ho diciannove anni, cazzo!”-.
-“Mello, ammettilo, mi hai drogato prima di farmi uscire dall'ospedale”- disse Matt coprendosi il viso con le mani.
-“Idiota, cosa stai dicendo?!”-.
-“State un attimo zitti, coglioni!”- esclamai. I due mi guardarono come se avessi appena parlato in aramaico.
-“All'improvviso sei diventata... sboccata”- constatò Matt.
-“Ho iniziato a dare libero sfogo ai miei pensieri a sedici anni”- risposi. Un'improvvisa ondata di tranquillità e autocontrollo prese il posto del panico. Andai a recuperare la maglietta in bagno e tornai a sedermi sul bracciolo del divano.
-“A sedici... anni?”- disse Mello titubante.
-“Così pare. Mentre voi non c'eravate mi sono addormentata e ho avuto una specie di... sogno premonitore? Ho sognato i miei sedici, diciassette e diciotto anni, e quando mi sono svegliata mi sono ritrovata in questo stato”- spiegai indicandomi. -“In terza superiore ho rischiato di essere rimandata. Interessante...”- mormorai pensando al mio sogno. -“Ah, in quarta mi hanno rimandata. Fantastico. Oddio, ho finito il liceo! Aspettate... Sono uscita con quello?!”-.
-“Con chi?”- domandò Mello.
Sia io che Matt gli lanciammo un'occhiata incuriosita. Lui ci fulminò con lo sguardo e si voltò dall'altra parte.
-“Be', pazienza. Adesso ho diciannove anni ed è come se avessi davvero vissuto i quattro anni di differenza. Non siete contenti?”-.
Matt si tirò lentamente su a sedere e fece spallucce.
-“Ormai non so più che pensare”- disse. Andò ad aprire l'armadio e si tirò fuori dei vestiti. Si cambiò davanti a me e a Mello. Le fasciature attorno al suo torso e alle sue braccia erano immacolate; buon segno.
-“Tu, Mello?”- domandò all'amico.
-“Io...”-.
-“Lasciami indovinare”- lo interruppi. -“Stavi per prendere le chiavi della moto e uscire di casa, mandandoci a fanculo. Dammene una”- mi rivolsi poi a Matt. Lui mi guardò scettico e mi allungò una sigaretta, prendendone poi una anche per sé. Gli presi l'accendino di mano e mi accesi la sigaretta sotto lo sguardo sbigottito dei ragazzi.
-“Quando...?”- mi chiese Mello.
-“A diciassette anni. A quanto pare”- risposi dopo aver preso una boccata di fumo. -“D'estate, se vogliamo essere precisi”-.
Tenendo la sigaretta tra le labbra, mi legai i capelli in una crocchia alta col gommino che portavo al polso. Avendo alzato le braccia, la maglietta si era alzata di qualche centimetro mettendo in mostra i miei slip fucsia.
-“Questo è troppo”- sbottò a un certo punto Mello.
Sotto il mio sguardo divertito andò a prendere un giubotto, le chiavi della moto e il casco; praticamente scappò di casa. Mi lasciai cadere sul divano e feci vagare lo sguardo per la stanza, in cerca di un posacenere dove poter smicciare.
-“Fai impressione”- disse Matt dopo un po'.
-“Lo so”- risposi sorridendo. -“E' divertente”-.
Matt, che era tornato a sdraiarsi sull'altro divano, mi indicò con un cenno del capo la cucina. Andai a prendere il posacenere.
-“Non ti senti... strana?”-.
-“Inizialmente sì, ma... Sai, è elettrizzante. Elettrizzante e sconvolgente allo stesso tempo. E poi... Sono più che sicura che non si tratti di un cambiamento definitivo”-.
-“Perché?”-.
Perché vengo da un'altra dimensione, imbecille”.
Mi strinsi nelle spalle e non risposi. Appoggiai il posacenere sul comodino posizionato tra i due divani e ci feci cadere dentro un po' di cenere della mia sigaretta. Mentre io ero ancora a metà, Matt l'aveva quasi finita.
-“Mello era sconvolto”- constatò.
-“Abbastanza”- concordai.
-“Non dev'essere per niente facile per lui”-.
-“Che cosa?”-.
-“Tutto”-. Spense la sigaretta e si stiracchiò. -“Mentre io ormai mi sono arreso di fronte alla tua natura... speciale, Mello continua a lottare. Voglio dire... Esiste un Quaderno della Morte: cosa c'è di così strano in te? La tua crescita improvvisa deve averlo scombussolato parecchio. Visto poi come ti guardava...”-.
-“Perché, come mi guardava?”- domandai incuriosita e attenta.
Matt mi lanciò un'occhiata fugace e scoppiò a ridere.
-“Avrai pure il corpo di una diciannovenne, ma il tuo cervello è ancora quello di una quidicenne!”-.
-“Porta pazienza, giovanotto”- lo beffeggiai, un poco offesa. -“Devo ancora abituarmi alla mia nuova età”-.
Ormai si erano fatte le quattro del mattino; a beneficio di Matt spensi le luci, ma mentre lui, lentamente, cadde in un sonno profondo, io mi imposi di aspettare sveglia il ritorno di Mello.

 


 

NOTE DELL'AUTRICE
Mi scuso subito per l'enorme quantità di parolacce in questo capitolo, ma è tutto voluto: Revi, la nostra cara, pura e casta quindicenne, in una sola notte è cresciuta di quattro anni; il misterioso evento l'ha sorpresa, e si sa, da una certa età in poi si impreca come se non ci fosse un domani >w< 
Svolta insolita. Non so a cosa avesse pensato la me di cinque anni fa, ma apprezzo l'idea. Voi che ne dite?
Alla prossima! ^^

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Capitolo 10
*** Begone! ***


Ero arrivata a metà della terza sigaretta quando Mello rientrò. Dal suo viso capii subito che non era per niente contento di vedermi sveglia.
-“Questa è già la seconda volta”- disse a denti stretti. -“Matt non ti ha detto che odio che mi si aspetti?”-.
Aspirai una boccata di fumo e mi strinsi nelle spalle.
-“Allora dovresti detestarmi, visto che ti ho aspettato per... cinque anni”- risposi facendo qualche calcolo mentale. In realtà era passato solamente un anno, ma nel loro mondo ne erano trascorsi cinque; decisi così di adattarmi al loro tempo.
-“Infatti mi stai sul cazzo”- borbottò buttando casco, chiavi e giacchetto sul divano.
-“Interessante”- commentai sarcastica.
Dopo avermi fulminata con un'occhiata (se ne avesse avuto la capacità mi avrebbe uccisa sul momento), mi voltò le spalle e fece per andare in cucina. Io mi alzai dal divano e mi avvicinai al comodino per prendere il posacenere e seguire la primadonna, quando questa si voltò di scatto, mi raggiunse e mi afferrò il polso con violenza. Lo guardai negli occhi con un misto di sorpresa e paura. Lo sguardo di Mello scivolò sul posacenere che tenevo in mano e il mio polso fu improvvisamente libero di muoversi.
-“Che ti prende?”- gli domandai. -“Pensavi che stessi per svegliare Matt? Poveraccio, non lo farei mai”-.
-“Niente”- si limitò a dire.
Lo seguii in cucina e mi sedetti al tavolo, posando il posacenere di fronte a me. Mello aprì il frigorifero e si stappò una lattina di birra; aprì la credenza e lanciò sul tavolo una tavoletta di cioccolato.
-“Toglimi una curiosità. Dove vai tutte le volte che ti incazzi e ti defili in moto?”-.
-“Dove cazzo mi pare”-.
-“E' uno spreco di benzina”- dissi guardandolo attraverso il fumo della sigaretta.
-“Sono cazzi miei”- rispose addentando la tavoletta di cioccolato.
-“E' pericoloso andarsene in giro a fare l'offeso. Vista poi la velocità a cui ti muovi...”- continuai.
Mello non rispose. Spensi la sigaretta nel posacenere e osservai il fumo arricciarsi svogliatamente verso l'alto.
-“Potresti venir riconosciuto da qualcuno”- insistetti.
-“Ne hai ancora per molto?”- sbottò.
-“Non puoi immaginare per quanto”- risposi sogghignando.
Non lo stavo provocando. Cioè, in realtà sì, ma principalmente stavo cercando un modo per introdurre l'argomento “Mikami”.
Addocchiai un pacchetto di sigarette abbandonato sopra il frigorifero. Lo presi e tornai a sedermi al tavolo, sotto lo sguardo incazzato di Mello.
-“Mi dispiace, ma non penso che riuscirai a uccidermi solo guardandomi”- gli dissi dopo essermi accesa la quarta sigaretta della serata. -“A meno che tu non mi stia fissando per un altro motivo”-.
-“Voglio che ti levi dai coglioni”- disse freddamente.
-“Spiacente, non ho sonno e non voglio andare di là e svegliare Matt”- ribattei piatta.
-“Definitivamente”-.
Le sue parole furono come un pugno ben assestato allo stomaco. La sigaretta mi scivolò dalle dita e cadde per terra.
-“La tua esistenza è sbagliata. Sei un errore. Dovresti essere morta”- continuò.
-“Solo perché un imbecille vi ha detto che mi sono ammazzata allora dovete credergli?”- riuscii a ribattere con un fil di voce.
-“Perché no?”-.
-“Perché è impossibile che abbia visto il mio corpo”-.
Mello sorrise e si appoggiò allo schienale della sedia, le braccia incrociate al petto. Mi resi conto troppo tardi di quello che avevo appena detto.
-“Esattamente. Allora sei scappata? Impossibile, Roger ti avrebbe trovata subito. Non ti sei uccisa e non sei fuggita. Quindi? Sparita nel nulla. Sei ricomparsa cinque anni dopo, alla veneranda età di quindici anni, quando avresti dovuto averne diciannove. Ah, ma niente panico! In una notte hai recuperato i quattro anni mancanti. Sorge spontanea una domanda, Revi”-.
Mi puntò contro la sua pistola, tirata fuori da chissà dove, e i suoi occhi azzurri si indurirono di colpo.
-“Chi cazzo sei?”-.
Ormai non lo sapevo più nemmeno io chi cazzo ero. Mi avrebbe creduta se gli avessi detto la verità? Chissà. Avrei potuto supplicarlo di credermi in nome di quella nostra strana amicizia che ci aveva legati ai tempo della Wammy's House, ma ero più che sicura che non sarebbe servito a niente.
-“Non posso rispondere. O almeno, non ancora”- dissi dopo aver trovato la forza per parlare.
-“In questo caso sparisci, prima che non riesca più a tenere sotto controllo la voglia di piantarti un proiettile in fronte”-.
-“Oh, non lo faresti mai”- dissi con una risatina nervosa.
-“Mi stai sfidando? Non ti conviene”-.
Stava facendo sul serio? Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla canna della pistola. Le mani di Mello non tremavano, erano perfettamente immobili; non c'era traccia di sudore sul suo viso e i suoi occhi erano puntati nei miei; nessuna esitazione nello sguardo. Stava facendo sul serio.
-“Capisco il tuo smarrimento, ma cazzo, esiste un Quaderno della Morte! Hai visto uno Shinigami, sai dell'esistenza degli Occhi dello Shinigami...! Perché io...?!”-.
-“Perché non è possibile che tu sia qui”- mi interruppe. -“Non è assolutamente possibile. Ci sono cose a cui sono disposto a credere e altre no. La tua esistenza appartiene alla seconda categoria. Il tuo corpo venne ritrovato; Roger ti identificò”-.
-“Cazzate!”- saltai su. -“Non è vero! Quel vecchio rincoglionito...!”-.
-“Ti riconobbero tutti, comprese Agata e Caroline”- continuò Mello. -“Sei riuscita a impiccarti in camera tua usando come corda una mia maglietta trinciata. I miei più sentiti complimenti!”-.
Non potevo credere a quello che mi stava dicendo. Lentamente mi chinai a raccogliere la sigaretta, che nel frattempo si era spenta. La posai sul tavolo con mani tremanti.
-“Tu non dovresti essere qui”- ripeté scandendo bene le parole.
La mia copertura era saltata; era in bilico fin dall'inizio, ma mentirei se dicessi che non avevo riposto alcuna speranza in lei. Mi accasciai sulla sedia, consapevole del mio sguardo vitreo fisso oltre la spalla di Mello. Stavo per fallire una seconda volta.
Improvvisamente una voce a me familiare si fece strada nella mia mente.
Gioca con la Morte”, disse. “Se va male hai ancora un'ultima spiaggia”.
Fu come una manna dal cielo. Non era ancora tutto perduto.
Armandomi di sangue freddo, ripresi tra le labbra la sigaretta e la accesi nuovamente. Negli occhi di Mello passò un lampo di sorpresa e la pistola si abbassò di qualche centimetro.
Qui mi gioco tutto”, pensai.
-“Cinque anni fa incontrai Elle”- iniziai. -“Come già sai, parlammo di te e di Near. Prima di andarsene mi fece promettere una cosa: di starti vicina. E così ho fatto. Già, sono morta, ma sono tornata per tenere fede alla promessa fatta a Elle”- mentii con la migliore faccia da poker che riuscii a tirare fuori.
-“Stai ammettendo la tua natura non umana?”-.
-“Sono un fantasma. A te le conclusioni”-.
-“Mi fai ribrezzo lo stesso”- sibilò con cattiveria.
-“Come se me ne importasse qualcosa”-.
Una lacrima all'angolo dell'occhio sinistro mi tradì. Mello se ne accorse e la pistola tornò al suo posto.
-“Vattene”- disse lapidario.
-“N-non posso”-.
-“Sparisci!”-.
-“Non...!”-.
Lì per lì la mia mente si rifiutò di accettarlo. Non mi resi conto nemmeno di aver fumato la sigaretta fino al filtro; non mi resi conto di essere caduta in ginocchio; non mi resi conto del respiro irregolare di Mello; non mi resi conto di niente finché le orecchie non iniziarono a fischiarmi e del fumo non uscì dalla canna della pistola di Mello. Mi voltai lentamente e vidi un foro dalle dimensioni di un proiettile nel muro dietro di me.
Aveva sparato.
Mello mi aveva sparato.
E mi aveva mancata.
Nonostante la testa mi girasse incredibilmente, mi alzai in piedi reggendomi al tavolo. Scoppiai a piangere silenziosamente, e, scossa dai singhiozzi muti, andai a radunare le mie poche cose ficcandole in uno zaino che trovai dietro al divano.
Mello aveva tentato di uccidermi.
Raggiunsi la porta dell'appartamento e mi voltai indietro un'ultima volta: Mello era lì, in mezzo alla stanza. Il suo viso non lasciava trapelare nessuna emozione.
Conscia del punto debole di Mello, richiamando il mio orgoglio e la mia stronzaggine, mi costrinsi a sorridere beffardamente.
-“Che stupida sono stata”- dissi con le lacrime che mi rigavano ancora le guance. -“Che altro ci si poteva aspettare dall'eterno secondo?”-.
Mello si irrigidì e io gli diedi le spalle, aprendo la porta.
-“Non meriti la protezione del vero secondo Elle. Già, Elle aveva scelto me”- mentii con una punta di orgoglio. -“Saluti da Revi Lawliet. Perché sai, Lawliet era il cognome di Elle”-.
Chiusi la porta con un tonfo sonoro e mi pentii di non essermi girata per gustarmi l'espressione scioccata dipinta sul viso di Mello. Scesi le scale e uscii in strada, dirigendomi verso la mia ultima spiaggia, o meglio, il mio ultimo fiume: Nate River, Near.

 
 

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Capitolo 11
*** River ***


Non avevo la più pallida idea di dove si trovasse il quartier generale dell'SPK, l'organo fondato con la collaborazione degli Stati Uniti al solo scopo di trovare ed eliminare Kira. Avevo riposto tutte le mie speranze in un numero di telefono trovato per caso nel cellulare di Mello; il numero rispondeva alla voce “Nano di merda”. Chi poteva essere se non Near?
Posai lo zaino ai miei piedi e mi sedetti su una panchina del parco pubblico. Erano solo le sette del mattino ma ero più che sicura che avrei trovato qualcuno dall'altra parte della linea. Composi il numero sul mio cellulare e attesi, il ginocchio che tremava per l'impazienza. Appena sentii lo scatto della risposta, radunai tutte le mie forze e mi feci coraggio.
-“SPK, suppongo”- dissi con voce ferma.
-“Suppone bene”- rispose una voce maschile dopo un attimo di esitazione.
-“Ho bisogno di parlare con Near”- andai dritta al punto.
Il mio interlocutore non rispose; una voce poco distante dall'uomo domandò chi fosse.
-“E' una ragazza, credo. Chiede di... te”- rispose.
-“Passamela”- ordinò svogliatamente la voce. -“Sì?”-.
-“Near”- lo salutai, sperando che a un genio come lui bastasse il suono della mia voce per ricordare chi fossi.
-“Ma non mi dire!”- esclamò con finto entusiasmo. -“Eppure dovresti essere morta. Sbaglio, Revi?”-.
-“A quanto pare sbagli. Sono viva e vegeta”-.
-“Come hai avuto questo numero?”- domandò serio.
-“Chiedilo alle paperelle di gomma”-.
-“Capisco...”-.
-“Near, ho bisogno di parlarti”-.
-“Lo stai già facendo”-.
Alzai gli occhi al cielo.
-“Di persona”- specificai a denti stretti. Odiavo quando faceva il finto tonto.
-“Oh”- disse con finta meraviglia. -“Questo è impossibile”-.
Lo sospettavo. Sospirai e mi passai una mano sul viso. Non avevo altra scelta se non mostrare parte delle mie carte.
-“Si dia il caso che io sia in possesso di numerose informazioni su Kira che potrebbero farti molto, molto comodo; e si dia nuovamente il caso che tu possa fare qualcosa per me...”-.
-“Mi stai proponendo uno scambio?”- mi interruppe.
-“Be', chiamalo come vuoi”- risposi alzando le spalle.
Near non rispose. Per un attimo pensai che la linea fosse caduta, ma dovetti ricredermi quando sentii un “Quack” provenire dall'altro capo del telefono. Near stava ragionando.
-“Non ti fidi di me? Avanti, sai benissimo con chi stai parlando. Il cognome che porto non l'ho certo vinto coi punti del supermercato...”-.
-“Ti aspetto, Miss Lawliet”- mi interruppe nuovamente. -“Gevanni, dalle le istruzioni per raggiungere l'SPK”-.
Era fatta.

 

 

NOTE DELL'AUTRICE
Capitolo brevissimo >w< Per farmi perdonare caricherò presto il prossimo :>

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Capitolo 12
*** Negotiations ***


Fu esattamente come me l'aspettavo: stessa stanza disegnata nel manga, computer e apparecchiature di vario genere in ogni angolo, Near sdraiato per terra, giocattoli ovunque. E nessun altro oltre a me e a Near.
-“Accomodati”- mi disse senza degnarmi di uno sguardo. -“Ho fatto uscire i miei... uomini. Ho pensato che avrebbero potuto metterti in soggezione”-.
-“Grazie”- mormorai sedendomi per terra.
Non era cambiato di una virgola: stessi capelli bianchi, stesso pigiama bianco, stesso comportamento da bambino viziato. Strinsi le labbra. La parte più difficile stava per arrivare.
-“Come penso tu sappia”- disse iniziando una torre di fiammiferi. -“Sono molto occupato con le indagini sul caso Kira; ti chiedo perciò di andare dritta al punto e di mettermi al corrente sulle condizioni del nostro scambio. Non ti chiederò né cosa hai fatto negli scorsi cinque anni, né il modo in cui hai messo le mani sulle informazioni che mi darai. Lo sai, odio perdere tempo”-.
-“Disse quello che giocava ancora con le papere di gomma e i fiammiferi”- sbottai stizzita.
Near mi lanciò una rapida occhiata, quanto bastava per sbagliare a posizionare il fiammifero e a far cadere la torre.
-“Fantastico”- borbottò. -“Devo ricominciare. Avanti, Miss Lawliet, le condizioni”-.
Non mi piacque per niente il modo in cui mi chiamò. Avevo giocato col cognome di Elle, è vero, ma mi infastidì non poco il fatto che Near mi stesse reggendo il gioco.
-“Chiamami pure col mio nome, non c'è bisogno di ricorrere a tutte queste formalità”-.
Near si strinse nelle spalle e continuò la sua costruzione. Mi trattenni dal prendere l'accendino di tasca e dare fuoco a tutti i fiammiferi.
-“Ho una sola richiesta”- riuscii a dire dopo qualche minuto di silenzio. -”Voglio che salvaguardiate la vita di una persona. Anzi, di due”-.
-“Tutto dipende dalla qualità delle tue informazioni”-.
Come sospettavo. Mi feci coraggio e svelai a Near le mie carte. Lo misi al corrente dell'identità del secondo Kira, della portavoce di Kira, del falso secondo Elle e del primo Kira; gli descrissi la morte di Elle e i vari stratagemmi messi in atto da Light Yagami per non farsi scoprire. Per conferire maggiore veridicità alle mie parole, gli raccontai ogni fatto per filo e per segno, con tanto di date.
Alla fine del mio racconto Near si era tirato su a sedere e stringeva tra i denti il becco di una paperella di gomma.
-“Hai avuto una premonizione?”- mi domandò.
-“Avevi detto che non mi avresti chiesto niente”- ribattei, già iniziando a preoccuparmi.
-“Capisci che mi è impossibile non farlo”-.
-“Ti chiedo di fidarti”-.
-“Mi chiedi troppo”-.
Sospirai e mi passai una mano sul viso.
-“Allora ho un'altra richiesta”-.
-“Revi...”-.
-“Non permettere a Mello di morire”-.
Near, il volto inespressivo, lasciò cadere a terra la papera di gomma. Le lanciò una rapida occhiata corrucciata, come se non fosse riuscito a capire come quella fosse caduta.
-“Che intendi dire?”-.
-“Matt e Mello rapiranno la portavoce di Kira. Matt verrà ucciso durante la fuga, Mello verrà ucciso dalla portavoce stessa tramite un foglio del Quaderno. Takada verrà uccisa a sua volta da Mikami. Io non voglio che questo accada. Tu, grazie al sacrificio di Mello, avresti capito tutto e saresti riuscito a incastrare Kira. Ma adesso sai tutto! Puoi elaborare un nuovo piano e...!”-.
-“Cinque anni fa sei sparita dalla Wammy's House, in seguito alla partenza di Mello”- mi interruppe Near. -“Roger andò nel pallone: Elle era morto, uno dei suoi successori se n'era andato e una ragazzina promettente era svanita nel nulla. Cosa sarebbe successo se gli altri orfani fossero venuti a saperlo? Decise allora di inscenare il tuo suicidio; probabilmente pensò di prendere due piccioni con una fava. Il tuo suicidio avrebbe spiegato la tua misteriosa sparizione e, al tempo stesso, avrebbe riportato a casa Mello. Sai qual è stata la cosa comica? Che io, che ti conoscevo poco, non cascai nella trappola di Roger, mentre Agata, Caroline, Matt e Mello sì. Eppure, nonostante ciò, Mello non tornò”-.
Finalmente qualcuno mi aveva spiegato la storia del mio suicidio. Maledissi Roger e mi domandai come fosse stato possibile che Agata e Caroline avessero creduto alla storia.
Belle amiche!”.
-“Tu non sei sparita nel nulla, Revi. Tu sei tornata nel mondo a cui appartieni”- sussurrò.
Per un attimo mi si bloccò il respiro. Guardai Near, scioccata, sorpresa e sconvolta. Avevo sentito bene? Aveva detto “mondo”?
-“Near... Tu...?”-.
-“L'ho sempre sospettato, ma solo l'esistenza del Quaderno della Morte ha potuto confermare la mia tesi. D'accordo, Revi, prenderò come certe le tue informazioni, ma a Mello dovrai pensare tu”-.
Una parte di me ringraziò Near, l'altra lo mandò a quel paese.
-“Non erano questi i patti”- ribattei piatta.
Near sospirò e prese ad arricciarsi una ciocca di capelli attorno alle dita.
-“Capisci che con tre uomini mi è impossibile incastrare Kira e sorvegliare Mello? Solo per la seconda operazione me ne servirebbero almeno dieci. E, ovviamente, non posso chiedere aiuto alla polizia giapponese, visto che Kira ne fa parte”- mi fece notare. -“Ti propongo un nuovo patto: io mi occuperò del caso Kira e mi assicurerò che Mello non compia mosse azzardate e pericolose. Tu starai da Mello e lo sorveglierai. Nel caso in cui stia per compiere una pazzia, non esitare a chiamare l'SPK”-.
-“Near, io non posso tornare da Mello”-.
-“Oh”- esclamò, questa volta realmente sorpreso. -“Sei stata da Mello? Sai dove abita?”-.
-“Sì, ma non posso tornarci. Mi ha cacciata”-.
Near si lasciò sfuggire un sorrisetto e tornò a sdraiarsi e a crogiolarsi tra i suoi giocattoli.
-“Perché ti avrebbe cacciata?”- mi domandò divertito.
-“Perché...”-.
Perché quando sono ricomparsa nel vostro mondo avevo quindici anni, e in una notte ho recuperato i quattro anni perduti”. Dio, come avrei potuto spiegarlo a Near?
-“Perché quando sono ricomparsa nel vostro mondo avevo quindici anni, e in una notte ho recuperato i quattro anni perduti”- dissi.
Ma che cazzo ho detto?!”, mi trovai a pensare. “Questo ora mi caccia!”.
-“Capisco...”- disse invece Near, per niente sorpreso. -“Quindi nella tua dimensione il tempo scorre in maniera differente rispetto alla nostra... Posso immaginare che per Mello sia stata una discreta sorpresa rivederti... D'accordo, ecco le condizioni definitive del nostro patto: in cambio delle tue preziose informazioni, io mi occuperò del caso Kira e ti farò tornare a casa di Mello”-.
-“Andata”- risposi senza pensarci su.
-“Faremo pressione sui suoi due punti deboli”- mi disse, indicandomi con un cenno del capo il telefono. -“Il suo complesso di inferiorità nei miei confronti e... tu”-.

 

 

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Capitolo 13
*** Leave me alone ***


Near posizionò il telefono per terra tra me e lui, e attivò il vivavoce.
-“Mi raccomando, non dire una sola parola”- mi aveva detto un paio di minuti prima.
Dopo quattro o cinque squilli Mello rispose.
-“Cosa vuoi?”- domandò brusco.
-“Sapevi che Revi è ancora viva?”-.
Ci fu un attimo di silenzio, spezzato dalla successiva risata amara di Mello.
-“Non posso crederci, è riuscita a trovare l'SPK?”-.
-“Già. Curioso, vero? E pensare che doveva essere morta... Ad ogni modo, adesso si trova al quartier generale dell'SPK. L'ho fatta catturare da Lidner”-.
-“Bravo. Vuoi un applauso? Mi hai chiamato per compiacerti? Be', sappi che fino a poco tempo fa quella ragazza stava da me!”- ringhiò Mello. Il suo complesso di inferiorità stava cominciando a mostrarsi.
Near mi lanciò un'occhiata e, a gesti, mi fece intendere di stare in silenzio.
-“Oh, lo so”- rispose Near. -“E' stato difficile farla parlare, ma pian piano sta vuotando il sacco”-.
-“...Che intendi dire?”-. Notai una punta di preoccupazione nella voce di Mello.
-“Gevanni e Lidner la stanno... interrogando. A quanto pare sa un sacco di cose sul caso Kira, cose che non puoi lontanamente immaginare. Mi sono raccomandato coi miei uomini di non farle troppo male, ma sai com'è... Efficienza americana!”-.
-“Non ti azzardare a toccarla”- sibilò.
Le sue parole e la sua preoccupazione nei miei confronti mi fecero arrossire. Abbassai il viso per non farmi notare da Near.
-“Non l'ho toccata, non la sto toccando e non la toccherò. Perché dovrei? Lo stanno già facendo Lidner e Gevanni”- rispose il ragazzo albino lasciandosi sfuggire un sorriso compiaciuto.
-“Se tra dieci minuti non trovo Revi fuori dal tuo cazzo di SPK giuro che faccio saltare in aria il palazzo!”- urlò Mello dall'altro capo del telefono.
-“As you wish”- cantilenò Near, e buttò giù.
Era fatta. Mello era caduto nella nostra trappola. Esultai interiormente.
-”So... Do we have a deal?”- disse Near lanciandomi un'occhiata di sottecchi.
-”Damn yes”-.
-”Meraviglioso”- commentò gettandosi il telefono alle spalle. Gattonò fino alla sua scrivania e premette il pulsante verde di un dispositivo grigio e nero. -”Gevanni, accompagna Miss Lawliet all'uscita”- gli ordinò piatto.
Mi alzai in piedi e attesi pazientemente l'arrivo di Gevanni. Near, concluso il suo lavoro e stipulato il nostro patto, tornò nel suo mondo fatto di paperelle di gomma, dadi, fiammiferi e pupazzetti. Non riuscii a evitare di pensare a come fosse possibile che un ragazzo autistico come lui sarebbe riuscito a incastrare Kira.
Ce la farà solo grazie al sacrificio di Mello”, mi fece notare una vocina sentenziosa nella mia testa.
Un brivido mi corse lungo la schiena e mi ritrovai a stringere i pugni lungo i fianchi. No, avrei fatto il possibile per impedire a Mello di morire così tragicamente. Adesso Near sapeva tutto, persino il futuro; per lui sarebbe stato un gioco da ragazzi escogitare un piano per battere Kira. Tutto quello che rimaneva da fare era tenere Mello a bada. Ce l'avrei fatta?
Le porte automatiche si aprirono e Gevanni fece il suo ingresso nella stanza. Salutai Near con un cenno della mano al quale lui rispose con una rapida occhiata complice e seguii Gevanni lungo i corridoi dell'SPK. Una volta che fummo in strada, l'uomo mi augurò una buona giornata e si congedò silenziosamente. Mi sistemai lo zaino su una spalla e mi appoggiai al muro esterno dell'edificio in trepidante attesa del mio cavaliere. Me ne avrebbe dette di tutti i colori, oh se me ne avrebbe dette! Mi preparai mentalmente all'inevitabile scenata della primadonna. Una manciata di secondi più tardi il rombo di una moto sovrastò tutti gli altri rumori della strada. La moto nera di Mello apparve di fronte a me, come magicamente evocata dal nulla. Non feci in tempo ad aprir bocca che il mio cavaliere mi lanciò con poco garbo un casco e mi ordinò con un cenno della mano di salire. Esibendo la mia migliore faccia impassibile, indossai il casco e obbedii all'ordine di Mello, il quale, non appena fui salita, mise in moto e partì velocemente, quasi come se si volesse allontanare il prima possibile da Near. Be', molto probabilmente le cose stavano davvero così.
Arrivammo all'appartamento in meno di dieci minuti. Scesi entrambi dalla moto, senza neanche darmi il tempo di sfilarmi il casco integrale dalla testa, Mello mi afferrò per un braccio e mi trascinò oltre il poltrone del palazzo, facendomi salire alcune rampe di scale e gettandomi come un animale dentro al nostro appartamento. Mi tolsi il casco, buttandolo sul divano, e guardai con gli occhi spalancati Mello chiudersi la porta alle spalle con un calcio e tirare il casco per terra.
-”Che cazzo ti è preso?!”- quasi gridò allargando le braccia. -”Farti catturare dall'SPK?!”-.
-”Come se l'avessi fatto di proposito”- borbottai, mentendo spudoratamente. Mi lasciai cadere sul divano e ringraziai Matt quando vidi un pacchetto di sigarette sul comodino. Allungai una mano per prenderlo ma Mello mi afferrò il polso e con uno strattone mi costrinse ad alzarmi in piedi. Provai a lamentarmi e a ribattere, ma un'occhiata feroce lanciatami dai suoi occhi color ghiaccio mi zittì immediatamente.
-”Cos'hai rivelato?! Quali informazioni hai dato a quel nano di merda?!”-.
Lo guardai con tanto d'occhi e, con tutta la calma che riuscii a radunare, lo pregai cortesemente di ripetere le domande. E così la cosa a cui teneva più di tutte era mantenere le proprie informazioni e la propria posizione segrete. Non gli importava un accidente di me.
-”Rispondi!”- mi esortò.
Con la mano libera gli tirai uno schiaffo sonoro in pieno viso. Mello si zittì subito e mi lanciò un'occhiata in cagnesco. Mi liberai con uno strattone dalla sua presa e retrocedetti di qualche passo.
-”Sparisci dal mio campo visivo”- gli ordinai a denti stretti. Lui mi guardò come se avessi appena parlato in arabo e sbatté più volte le palpebre. Teneva una mano sulla guancia, esattamente dove lo avevo appena colpito. -”Ho detto di sparire dal mio campo visivo!”- gridai lanciandogli un cuscino.
Mello schivò il colpo e alzò un sopracciglio.
-”Io dovrei sparire? Guarda che questa è casa mia”- mi fece notare con una nota di derisione nella voce. -”Sei tu che te ne devi andare!”-.
Allargai le braccia e scoppiai a ridere malignamente.
-”Allora perché sei venuto a riprendermi? Perché non mi hai lasciata da Near? Stavo meglio sotto le torture di Lidner che qui con te!”-.
Eccolo.
Eccolo, era lui, quello sguardo che pensavo Mello non fosse più in grado di fare.
Non c'erano dubbi, era davvero lui.
Anche se per pochissimo, fui in grado di intravedere la sua anima. Non sapevo in che modo ci fossi riuscita, ma avevo toccato un nervo scoperto. Mello mi guardò con lo stesso sguardo che mi aveva riservato la sera del Ballo della Wammy's House, quando lo avevo piantato in asso nel giardino del palazzo: sorpresa, tristezza, senso di colpa e rimorso, emozioni che, stando alle parole di Matt, il nuovo Mello non sarebbe dovuto essere in grado di provare.
-”Ti hanno messo le mani addosso?”- riuscì a domandarmi con un filo di voce.
Mi strinsi nelle spalle e sentii le lacrime bruciarmi gli occhi. Tirai su col naso e mi voltai, dirigendomi in bagno. Mi erano tornati in mente troppi ricordi nostalgici e io in quel momento ero tremendamente debole per riuscire a trattenere le mie emozioni. Mi chiusi in bagno e scivolai a sedere per terra, la schiena contro la porta.
-”Revi, dimmi cosa ti hanno fatto!”- esclamò Mello battendo un pugno contro il legno della porta.
-”Vatti a fare un giro”- dissi asciugandomi il viso dalle lacrime.
-”Revi...!”-.
-”Ho detto vai via!”- gridai.
I colpi contro la porta cessarono di colpo. Sentii i passi di Mello spostarsi verso l'ingresso dell'appartamento e fermarsi. Per qualche secondo il silenzio regnò sovrano; poi Mello uscì e si chiuse la porta alle spalle con un tonfo rabbioso. Nascosi il volto tra le mani e lasciai che le mille emozioni che avevo represso fino a quel momento potessero fuoriuscire liberamente.

 

 

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Capitolo 14
*** A picture of you ***


La mia sicurezza, i miei sentimenti, la mia risolutezza: tutto aveva iniziato a vacillare nel momento esatto in cui Mello mi aveva guardata in quel modo.
Che cosa ne stavo facendo della mia nuova vita? Perché mi stavo dannando l'anima per salvare una persona estremamente bipolare come Mello?
Perché provavo qualcosa per lui.
Diglielo!”, continuava a esortarmi una vocina nella mia testa.
Che stupidaggine. Come potevo essermi innamorata di Mello, un personaggio fittizio di un mondo che non esisteva? Stavo forse rasentando la follia?
Finii per credere di star vivendo il lunghissimo sogno di un coma causato da un incidente.
-”Revi, te lo chiederò gentilmente per la
terza volta: potresti uscire dal bagno?”- disse la voce scocciata di Matt dall'altro lato della porta. -”Mello non è in casa e tu ti sei chiusa qui dentro da ore. Vuoi spiegarmi cosa è successo?”-.
La mia immagine riflessa allo specchio era orribile; non mi ero mai vista ridotta in uno stato talmente pietoso. Distolsi lo sguardo e lo gettai a terra, le suppliche irritate di Matt che mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall'altro.
-”Ti si riapriranno le ferite se continuerai ad agitarti”- riuscii a dire dopo un po'.
-”Ti si riapriranno le ferite se continuerai ad agitarti”- mi scimmiottò. -”Cosa cazzo è successo mentre dormivo?!”-.
Titubante, posai la mano sulla maniglia e aprii la porta. Matt abbassò il pugno che teneva sollevato sopra la testa e sospirò rumorosamente. Strinse le labbra, squadrandomi più volte; dal suo sguardo capii di non essere la sola a sostenere di sembrare appena uscita da una centrifuga.
-”Cosa è successo?”- ripeté, questa volta con un filo di voce.
Gli occhi presero tutto a un tratto a bruciare e la vista mi si offuscò. Tirai su col naso, le labbra tremanti e le braccia incrociate al petto. In mezzo alle lacrime che avevano preso a scendere lungo le mie guance, alzai gli occhi e incrociai lo sguardo spaesato di Matt.
-”Non mi vuole”- sorrisi. Mi inginocchiai a terra e scoppiai a piangere fragorosamente. -”Non mi vuole!”- ripetei nascondendo il viso tra le mani.
Sentii Matt chinarsi su di me e abbracciarmi; le sue labbra, vicine al mio orecchio, continuavano a dirmi di stare tranquilla, di essere forte, di non dare peso alle parole di Mello...
-”E' confuso, dannatamente confuso”- sussurrò, cercando di giustificare l'amico.
-”Anche io lo sono!”- quasi gridai, il volto affondato nel petto di Matt.
-”Revi, cerca di capirlo: la tua esistenza, per lui, è completamente sbagliata. Nella sua mente tu sei morta, morta suicida per causa sua. La tua apparizione l'ha mandato in tilt”-.
-”A me non ci pensa nessuno?! Eh?! A me chi cazzo ci pensa?!”-.
A quel punto si alzò, lasciandomi vaneggiare nella mia disperazione, e, con passo malfermo (dovuto sicuramente alle ferite dell'incidente), si avvicinò al mobiletto che stava tra i due divani di quello che ero solita definire “salotto scialbo”. Si voltò verso di me e picchiettò l'indice della mano sinistra sul cassetto.
-”Hai mai provato a vedere cosa c'è qui dentro?”- mi domandò.
Mi asciugai gli occhi con un lembo della maglietta e scossi il capo. Non mi era mai passata per la testa l'idea di aprire quel banale cassetto; in quell'appartamento c'erano altre cose che avevano da sempre destato la mia curiosità.
-”Hai notato che Mello lo tiene sempre sott'occhio?”-.
Aggrottai le sopracciglia. Ripercorsi con la mente tutte le volte che io e Mello ci eravamo trovati insieme seduti sul divano o semplicemente in piedi nel salotto, e qualcosa fece “clic” nella mia testa. Matt vide il mio sguardo cambiare e sorrise debolmente.
-”Ogni volta che mi sono avvicinata a quel mobiletto, Mello è diventato improvvisamente irritato e violento...”-.
-”Esattamente”- confermò Matt puntando un dito contro di me. -”E ciò è dovuto al suo contenuto”-. Fissò gli stanchi occhi verdi nei miei e mi spronò ad aprire il cassetto. Mi lanciai un'occhiata alle spalle, spaventata all'idea di un possibile e fulmineo ritorno di Mello. Cosa avrebbe fatto se mi avesse vista con la mano protesa verso quel maledetto mobile di legno pieno di tarli? Nonostante il mio timore sorrisi. Ero talmente abituata a vederlo incazzato che ormai non ci facevo più caso.
Con un gesto deciso compii l'azione proibita e, immediatamente, l'unico oggetto presente all'interno del cassetto mi saltò agli occhi: era una fotografia. Guardai Matt con aria interrogativa; lui mi rispose con un cenno del capo, incitandomi a prenderla in mano e a osservarla. Obbedii.
-”Dio...!”- mormorai. Alzai gli occhi dalla foto e spalancai la bocca per la sorpresa. Matt annuì più volte e si accese una sigaretta.
Le mie mani tremanti cercavano invano di tenere ferma la fotografia a colori raffigurante una giovane ragazza dai capelli castani seduta sul ramo di uno dei grandi pini del cortile della Whammy's House.
-”Dammi una sigaretta, porca miseria”- ordinai a Matt, gli occhi pieni di lacrime e la voce incrinata.
-”Hai visto?”- mi disse con dolcezza avvicinandosi e passandomi la sigaretta. -”Qualcuno ti pensa. Da anni”-.
Piansi.
Piansi lacrime amare su quella foto. Avevo frainteso tutto, avevo frainteso Mello e i suoi sentimenti. Chi sarebbe stato così patetico da tenere chiusa in un cassetto per anni la foto di una cotta adolescenziale? Mi sarei aspettata di tutto da Mello, ma non questo.
Piansi lacrime di felicità su quella foto, guardando la me quattordicenne seduta sul ramo del pino della Whammy's House.

 









NOTE DELL'AUTRICE
Non ho davvero la più pallida idea di quando sia stata l'ultima volta che ho aggiornato "2nd Chance: Hope" (e, porca miseria, non lo voglio sapere; ho paura ahahah), ma desidero che sappiate che ho intenzione di darmi una mossa e di portare a termine tutte le mie storie incomplete. Purtroppo l'ispirazione viene quando viene, ma farò il possibile per mettere a tutte la parola "fine" :>
Grazie a tutti per la pazienza e per il sostegno!
Alla prossima! ^^

 

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Capitolo 15
*** To want ***


Come di consueto, Mello non si fece vedere per tutta la giornata. Era sparito nel nulla: lui, la sua moto e il suo cellulare.
In attesa del suo tanto sperato ma improbabile ritorno, mi ero presa cura di Matt, accertandomi che le ferite non si riaprissero e che non fumasse troppo.
-”Il fatto che tu fumi le sigarette per non farle fumare a me non mi è molto chiaro”- aveva continuato a ripetere per un paio d'ore consecutive.
In realtà non era chiaro neanche a me per quale motivo mi fossi così attaccata a quel pacchetto malconcio di sigarette. Stavo rannicchiata sul divano con le ginocchia strette al petto, una sigaretta in una mano e la mia vecchia fotografia nell'altra. Mi guardavo, mi osservavo, mi fissavo. Matt rispettava il mio silenzio e raramente apriva bocca per dire o chiedermi qualcosa. Continuavo a rimuginare sulla nostra situazione, mia e di Mello, e su come, fondamentalmente, ci fossimo presi per i fondelli a vicenda. Io ero una bugiarda tanto quanto lo era lui: non gli avevo mai rivelato la mia vera identità, quali fossero le mie fonti, e non ero mai stata completamente sincera per quanto riguardava i miei sentimenti nei suoi confronti; Mello, dal canto suo, non aveva fatto altro che farmi dannare, farmi prima sperare e un secondo dopo disperare.
Spensi l'ennesima sigaretta nel posacenere e fissai il mozzicone accartocciato per più tempo di quanto non fosse necessario, come se si potesse realmente spegnere solo grazie al mio sguardo. Matt notò il mio indugio e si alzò sui gomiti, volgendomi un'occhiata interrogativa.
-”Credo di dover andare a cercarlo”- dissi. L'affermazione era incerta e traballante, me ne resi conto. Non sapevo cosa fare, cosa fosse meglio per me, per Mello, per entrambi.
-”Credi di dovere o credi di volere?”- mi domandò lanciandomi un'occhiata di sottecchi. -”O credi di voler dovere?”-.
-”Non capisco”- sussurrai confusa.
Matt sospirò e, dopo aver borbottato quella che alle mie orecchie parve un'imprecazione, riuscì a tirarsi su a sedere. Appoggiò la schiena allo schienale morbido del divano e sospirò nuovamente, questa volta a causa dello sforzo appena compiuto.
-”Se io non ti avessi svelato il mistero del cassetto, pensi che saresti andata ugualmente a cercarlo?”-.
-”Che domanda idiota”- mugugnai. -”Ovviamente”-.
-”Non fraintendermi. Quello che sto cercando di capire è per quale motivo tu voglia salvare Mello”- continuò. -”Salvarlo da cosa, poi, è un'altra questione. Ah, non fare quella faccia sorpresa! Credi che da quando sei comparsa in casa nostra io non ti abbia osservata? Ho capito che il tuo obiettivo è salvare Mello, ma non sono riuscito a comprendere il movente. Non che mi importi più di tanto, s'intende”- concluse con un'alzata di spalle.
-”E allora?”- lo incalzai sempre più confusa. -”Non capisco dove tu voglia andare a parare”-.
-”Posso avere una sigaretta prima?”-.
-”No”- risposi lapidaria e nascondendo il pacchetto dietro la schiena.
-”E dai!”- sbottò esasperato. Alzai gli occhi al cielo e gliene porsi una. Lui mi ringraziò e se la accese subito. -”Supponiamo che tu conosca il futuro e che sappia quale sia la sorte di Mello...”-.
Hai colto nel segno”, pensai sconsolata.
-”...E che questa sia piuttosto... brutta. Ovviamente, in quanto sentimentalmente legata a lui, desideri salvarlo, ma la domanda è: per il bene di chi?”- disse puntandomi la sigaretta contro.
-”Per il bene di chi?”- ripetei spaesata. -”Non ti seguo”-.
-”Ti pongo la questione in un altro modo, allora: a chi stai cercando di risparmiare una sofferenza immensa? A Mello o a te? Chi pensi che soffrirebbe maggiormente nel caso in cui Mello morisse?”-.
Socchiusi le labbra e non risposi. Riuscii a sostenere lo sguardo indagatore di Matt per una scarsa manciata di secondi, poi dovetti gettarlo a terra, imbarazzata e a disagio come non mai. Tutto mi sarei aspettata da Matt in quel momento, ma non una ramanzina etico-morale; una ramanzina che, purtroppo, mi fece soffermare a riflettere attentamente su quali fossero le mie reali intenzioni. Se Matt non mi avesse mostrato la fotografia che Mello custodiva con così tanta cura, sarei corsa al suo inseguimento? Se non avessi avuto una conferma dei suoi sentimenti nei miei confronti, sarei stata disposta ad adoperarmi e a usare ogni mezzo in mio possesso per cambiare il suo destino?
-”...Sì”- mormorai con gli occhi fissi nel vuoto. -”Sì”-.
-”cosa?”- mi chiese Matt.
Non c'era bisogno di farsi un esame di coscienza perché la risposta stava esattamente davanti ai miei occhi. Fino ad allora avevo agito spinta da un unico obiettivo e con nessuna certezza circa i sentimenti di Mello. Volevo salvarlo, che lui mi amasse o meno. Lui e Matt meritavano una vita e una morte migliore, indipendentemente da quello che c'era (o non c'era) tra me e il maniaco del cioccolato.
-”Voglio andare a cercarlo”- stabilii alzandomi in piedi. -”Voglio parlare con lui e mettere le cose in chiaro una volta per tutte”-.
Matt sorrise ed espirò il fumo dal naso. Tossì un poco e scosse lievemente la testa. Non disse nulla; si limitò a guardarmi e a continuare a sorridere.
-”Pensi che io stia sbagliando?”- gli domandai un poco indispettita.
-”Mi stavo solamente chiedendo come pensi di trovarlo, visto che non risponde nemmeno al cellulare”- sogghignò.
-”Oh, Matt...”- gongolai avvicinandomi al divano e chinandomi su di Matt. -”Ho una sorta di déjà-vu. Tu no?”-.
Lo vidi impallidire e lasciarsi cadere la sigaretta dalle dita. Distolse lo sguardo dai miei occhi e tentò di recuperare il mozzicone caduto sul pavimento.
-”Porca puttana!”- sibilò a denti stretti. Incrociò nuovamente il mio sguardo e scoppiò a ridere. -”Come quella volta alla Whammy's House, eh?”-.
Mio malgrado sorrisi debolmente.
-”Mi era bastato chiamarti per nome per convincerti ad aiutarmi”- mormorai malinconica.
Allungò una mano e mi accarezzò la testa.
-”Fallo di nuovo e io ti aiuterò. Un'altra volta”-.
Mi morsi il labbro inferiore e tentai di ricacciare indietro le lacrime. Feci un respiro profondo e annuii. Mi bruciavano gli occhi.
-”Mail... Ti prego”-.
-”...D'accordo”-.
Si alzò lentamente e, zoppicando un poco, si avvicinò alla finestra. Mi fece cenno di avvicinarmi e io obbedii.
-”C'è un parco poco fuori città famoso per la sua vista sulla città. Solitamente è frequentato da coppiette perché è considerato un posto molto romantico. Per qualche motivo è uno dei luoghi preferiti di Mello. Sono pronto a giocarmi la Play che adesso si trova là. Comunque, ti basta prendere la metro a quella fermata laggiù e scendere dopo altre nove fermate. Una volta uscita dalla metro, segui le indicazioni per il parco. Non ti puoi sbagliare, c'è solo un parco in quella zona. Se parti tra poco dovresti arrivare a destinazione prima del tramonto. Te la senti di andare da sola?”-.
-”Nessun problema”- lo tranquillizzai. -”Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di uscire da questo appartamento da sola”-.
-”Bene, allora”- sospirò tornando a sdraiarsi sul divano. -”Buona fortuna”-.
Mi infilai il cellulare in tasca, sorrisi a Matt e mi diressi verso la porta d'ingresso. Posai la mano sulla maniglia e mi fermai. Mi voltai sotto lo sguardo incuriosito di Matt.
-”Ricordi quando tu e Mello stavate speculando su di me?”- gli domandai. -”Inizialmente avevi sostenuto che io fossi un'Immortale o un Homunculus”-.
Matt si passò una mano tra i capelli e scosse la testa, un poco imbarazzato.
-”Ci hai sentiti, eh? Be', dovevamo valutare tutte le alternative...”- si giustificò.
-”Hai anche detto che secondo te provenivo da un'altra dimensione”-.
-”Okay, Revi, d'accordo, ti chiedo scusa, io non...”-.
-”Bingo”- sussurrai facendogli l'occhiolino.
Me ne andai lasciando un Matt sbalordito sdraiato sul divano, con i suoi occhi verdi spalancati e le labbra socchiuse.

 

 

 

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Capitolo 16
*** Listen to me ***


Il parco indicatomi da Matt era situato sul dolce versante di un piccolo colle da cui era possibile godere di una romantica vista sul centro della città. Il cielo stava iniziando a imbrunire e piccoli puntini luminosi erano apparsi sugli edifici della città. La stradicciola asfaltata che attraversava il parco svoltava nei pressi di quello che i cartelli definivano come “Il promontorio dell'amore”, ovvero uno spiazzo che dava su uno strapiombo, delimitato da una ringhiera e sul cui perimetro a semicerchio vi erano alcune panchine. Su una di queste, come una macchia nera su una tela arancione, stava seduto Mello con accanto il suo casco integrale. Mi volgeva le spalle ed era perciò rivolto al panorama che si estendeva di fronte a lui.
Eravamo soli, due solitarie anime in pena incapaci di comunicare tra loro. Sapevo benissimo che quello che stavo per fare non sarebbe stata una passeggiata, tutt'altro: discutere con Mello e pretendere di avere ragione equivaleva a gettarsi nelle fauci di un leone. Le mie labbra sussurrarono il suo nome e quella parola mormorata come un incantesimo antico raggiunse misteriosamente le sue orecchie. I suoi gelidi occhi azzurri, in pieno contrasto col nero dei suoi abiti, mi trapassarono da parte a parte e per un attimo credetti di aver perso anche quell'ultimo barlume di sicurezza che mi era rimasto. Vedevo solo odio nel suo sguardo, un odio talmente radicato nel suo cuore da sembrare un groviglio di rovi stretto attorno a un ormai senza vita pettirosso. I miei passi erano malfermi, le ginocchia mi tremavano, le gambe non volevano che io avanzassi. “Torna indietro!”, mi gridavano, “Lui è troppo per te!”.
Una forza della natura, ecco che cos'era Mello; capace di ucciderti anche con un semplice sguardo. Ma lui con quegli occhi non mi aveva uccisa, anzi: mi aveva donato la speranza di un finale alternativo.
-”Cinque anni fa ho tentato di impedirti di lasciare la Wammy's House”- esordii dopo aver radunato tutto il coraggio che avevo in corpo. -”Sai perché?”-.
La mano di Mello si allungò verso il casco. Lo afferrò, si alzò in piedi e mi passò oltre, il tutto senza proferire una sola parola. Lo fermai per un braccio e lo strattonai all'indietro. Gli misi le mani sul volto e strinsi. Tremavo da capo a piedi, non avevo il pieno controllo del mio corpo e le parole continuavano a morirmi sulle labbra. Mello mi guardava con sufficienza e ribrezzo, come si guarda una persona che detestiamo con tutto il cuore.
-”...S-Sai perché?”- gli domandai nuovamente con un filo di voce strozzata.
Ridusse gli occhi a due fessure taglienti e contorse la bocca in una smorfia. Lasciò cadere il casco per terra, mi afferrò i polsi e mi spinse via.
-”Non toccarmi”- disse piatto.
-”Ti sto solo chiedendo di ascoltarmi!”- dissi alla sua schiena. Mi scostai i capelli dal viso e mi morsi il labbro inferiore. Sentii le lacrime salirmi agli occhi e in pochi secondi mi offuscarono la vista. La nerissima figura di Mello ondulava e tremolava mentre, seguendo una diramazione del sentiero, si inoltrava in un boschetto. Mossa dall'istinto, dalla rabbia e dalla disperazione raccolsi un sassolino da terra e, dopo essermi passata il dorso della mano sugli occhi, glielo lanciai contro, colpendolo alla nuca. Mello chinò il capo verso il basso e si fermò. La sua immobilità fu seguita da un pesantissimo silenzio; in quegli attimi ansiosi riuscii a udire perfettamente i battiti impazziti del mio cuore.
-”M-Mentre non eri in casa, Matt mi ha...”- iniziai con voce insicura.
Mello si voltò di scatto. A passi furiosi si gettò contro di me, lanciò il casco per terra con una rabbia inaudita e mi afferrò per il colletto della maglia. La sua presa era talmente forte e stretta che le sue nocche erano sbiancate. La paura mi sigillò le labbra e mi spalancò gli occhi terrorizzati.
-”Si può sapere che cazzo vuoi da me?!”- mi urlò in faccia. -”Ti sei fatta rapire dall'SPK, ti sei fatta torturare, hai parlato e poi sei tornata!”-.
Alzai le mani e le posai sui polsi di Mello, cercando di calmarlo. Quel contatto lo innervosì ancora di più e prese a strattonarmi a ogni parola che pronunciava.
-”Voglio sapere chi sei!”-.
-”...Non mi hanno rapita”- mormorai tra le lacrime.
Le sue mani mollarono subito la presa e avvertii il peso dei suoi occhi azzurri su di me.
-”Che cosa hai detto?”-.
Presi un gran respiro e lo guardai negli occhi.
-”Sono stata io a contattare l'SPK e a richiedere un colloquio con Near”- vuotai il sacco. -”Nessuno mi ha torturata, nessuno mi ha toccata”-.
Vidi Mello boccheggiare per qualche secondo finché il suo sguardo non si indurì e non vidi i suoi pugni tremare. Voleva forse tirarmi un cazzotto? Abbassai subito lo sguardo. Iniziai a sudare freddo e sentii il mio istinto urlarmi di darmela a gambe, di tornarmene immediatamente all'appartamento e di sperare che Matt fosse abbastanza in forze da difendermi e proteggermi dalla furia omicida di Mello.
-”Da sola... Ci sei andata di tua spontanea volontà”- disse sottovoce e a denti stretti.
-”Mello, posso spiegarti tutto!”- dissi subito. -”Anzi, sono qui proprio per questo!”-.
-”Io mi domando cosa cazzo ti frulli in quella testa di merda che ti ritrovi!”- gridò puntandomi un dito contro. -”Hai la minima idea del disagio che mi hai causato?!”-.
Lo guardai spaesata.
-”Disagio?”- ripetei. -”Hai tentato di uccidermi e mi hai sbattuta fuori di casa”- gli ricordai con quanta più calma possibile. -”Ho tentato di aiutarti ma tu me l'hai impedito. Cosa avrei dovuto fare?”-.
-”Gli stracazzo di affari tuoi!”-. Tirò un calcio al casco.
Addio, piccolo angelo”, pensò la mia parte ironica guardandolo rotolare un paio di metri più in là.
Soffermai lo sguardo prima sul piede di Mello e poi sulla sua faccia. Aveva stretto le labbra.
-”Ti sei fatto male?”- gli chiesi.
-”Stai zitta!”- sbraitò. -”Mi stai dando sui nervi! Anzi, sai cosa? Mi sei sempre stata sul cazzo!”- riprese.
-”Sappiamo entrambi che è una stronzata”- borbottai.
Grazie al calcio al casco la tensione si era allentata: Mello aveva sfogato il suo scatto d'ira su qualcosa che non fosse la mia persona, e io, col mio commento ironico, avevo iniziato a tranquillizzarmi e a padroneggiare la situazione. Si trattava di tenere sotto controllo Mello e di contenere la sua aggressività.
Ce la posso fare”.
La mia mano tremante, però, tradiva la mia costante inquietudine. Mi tastai la tasca dei jeans e sospirai di sollievo quando incontrai la silhouette del pacchetto di sigarette che avevo fregato a Matt. Al suo interno c'era anche un accendino. Distolsi lo sguardo da Mello e gli voltai le spalle per accendermi una sigaretta. La vista sulla città era davvero magnifica. Mi si strinse il cuore al solo pensiero che quella stessa città avrebbe trucidato Matt e ucciso Mello. Le striature scarlatte che rigavano il cielo bruno mi ricordarono il rosso degli occhi di uno Shinigami. Del fumo si elevò dalle mie narici. Solitamente non espiravo in quella maniera, ma in quel momento le mie labbra erano serrate, la gola arida e la lingua dura come la pietra. Non sarei mai riuscita a togliermi di dosso quel triste presagio di morte.
-”Tu morirai”- dissi con voce roca.
Sentii Mello sospirare.
-”Tutti sono destinati a morire”- ribatté.
-”Rapirai Kiyomi Takada. Mentre Matt attaccherà e distrarrà il convoglio di Takada, tu, coperto in volto da un casco, le offrirai di portarla al sicuro e la farai salire sulla tua moto. Takada, spaventata dall'attacco di Matt, accetterà il tuo aiuto, ma quando ti riconoscerà sarà troppo tardi. Riuscirai a depistare le guardie del corpo che ti inseguivano e rinchiuderai Takada in un camion per le consegne. Ti travestirai da fattorino e ordinerai a Takada di spogliarsi, ma, da galantuomo, commetterai un errore fatale: le permetterai di coprirsi con una coperta mentre si spoglia. Grazie a ciò, la coperta le permetterà di non farti vedere un pezzo di carta del Death Note che aveva nascosto nei suoi vestiti da usare in caso di necessità. Mentre starai guidando, vedrai in una televisione portatile che Matt è stato catturato dalle guardie del corpo di Takada ed è stato ucciso. Ti scuserai con lui. Takada, che aveva saputo il tuo nome da Light Yagami, userà il foglio del Death Note per ucciderti. Mikami nel frattempo recupererà il suo Death Note per ammazzare Takada, non sapendo però che Light l'aveva già uccisa con un pezzo di carta del Death Note che teneva nascosto nel suo orologio al polso. Grazie a ciò l'SPK verrà a sapere della posizione del vero Death Note di Mikami, e con questa informazione riuscirà a sconfiggere Kira”- dissi con le lacrime che mi rigavano le guance.
Mello serrò le labbra e spalancò gli occhi. La sua iride era talmente chiara da confondersi con la sclera e le sue pupille erano diventate due spilli appuntiti.
-”Non... Il mio piano... Matt non lo sa... Io... Nessuno lo...”- balbettò. Si portò una mano alla testa, continuando a guardarmi con gli occhi sbarrati. -”Come fai a sapere del mio piano?”- riuscì finalmente a dire. -”Non ne avevo ancora parlato con Matt”-.
-”Sono anni che cerco di dirtelo”- mormorai con la sigaretta tra le labbra.
-”Revi...”- sussurrò coi pugni stretti lungo i fianchi.
-”Chiudi la bocca e ascoltami. Dobbiamo parlare”-. Tirai su col naso, gettai la sigaretta per terra e lo guardai negli occhi, sperando che la risolutezza del mio sguardo bastasse a convincerlo ad ascoltare la mia confessione.
Strinse nella mano il rosario che teneva al collo e, con mia grande sorpresa, obbedì senza fiatare. Avvertii il calo di tensione nel mio corpo e per un attimo mi sentii mancare. Strinsi i denti e ricacciai indietro le ultime lacrime. Gli occhi mi caddero sulla sua mano e lui se ne accorse perché notai un piccolo spasimo, come se volesse muoverla ma ci avesse subito ripensato. Lo invitai a seguirmi e tornammo alla panchina dove lo avevo trovato. Ci sedemmo agli estremi opposti della panchina e io, tenendo lo sguardo fisso sulle mie ginocchia, vuotai il sacco.

 

 










NOTE DELL'AUTRICE
Come al solito torno quando meno ve l'aspettate e, come al solito, arranco ^^"
Posso dirvi con un margine di sicurezza del 70% che tra pochi capitoli "2nd Chance: Hope" terminerà ;) Ormai siamo arrivati al capolinea; è giunto il momento di tirare le fila della storia di Revi e Mello e di scoprire se la nostra eroina riuscirà, almeno stavolta, a salvare il maniaco del cioccolato.
Chiedo scusa per gli aggiornamenti "bislacchi" ma, se seguite anche altre mie storie, ormai sapete che tra università e impegni irl non mi so muovere e gestire molto bene ><
Grazie a tutti coloro che continueranno a sostenermi nonostante io sia una ritardataria cronica e a chi segue le mie storie nonostante gli aggiornamenti lenti <3
Ciao a tutti e alla prossima! ^^

 

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