Almeno stavolta

di marica99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distruzione e rinascita ***
Capitolo 2: *** Quegli occhi dicevano molto ***
Capitolo 3: *** In nome del bene comune ***



Capitolo 1
*** Distruzione e rinascita ***


Era ormai da anni che Sasuke non respirava quella fresca brezza mattutina che tanto caratterizzava Konoha; era il profumo di casa sua,e, come uno stolto ingrato, quasi lo aveva dimenticato.

Se ne stava appoggiato alla ringhiera, sul terrazzo di un edificio pericolante che minacciava di crollare da un momento all’altro mentre si cominciavano ad udire i primi allegri cinguettii degli uccellini più mattinieri. Era quasi l’alba, infatti, ma l’intero villaggio dormiva ancora sonni sereni: la guerra era ormai terminata da solo qualche giorno e la gente avrebbe certamente preferito godersi quelle ore di meritata pace fino all’ultimo minuto concesso . Una pace che infatti albergava nei cuori di tutti, ma non nel suo. Ma su ciò, questa volta, davvero non era ancora riuscito a darsi una spiegazione; pur di trovarla aveva rimuginato per tutta la notte e non aveva ancora smesso di farlo. Cercava di auto-convincersi del fatto che ormai non aveva più nulla da vendicare, nulla per cui combattere e soprattutto più nulla da perdere, perché ci aveva già pensato Naruto a sconfiggerlo; sorrideva con rassegnazione al recente ricordo dell’ultimo scontro con questo, e dopotutto, non era più il caso di portarsi tanto amaro nel cuore,pensava;  la soluzione migliore sarebbe stata quella di ritrovare la pace e ricominciare, eppure, con gli occhi puntati verso l’alba, il sorriso lasciava sul suo volto spazio alla cupezza, perché i ricordi di tutto ciò che di inopportuno aveva fatto in quei ultimi anni trascorsi lontano lo impensierivano ancora molto, e, più il chiaro colore del sole faceva capolino lungo l’orizzonte contrastando con i suoi occhi color tenebra, più quegli errori si facevano nitidi, come cominciavano ad esserlo anche le sofferenze delle persone che avevano sempre tentato di essergli vicino e di impedirgli di precipitare nell’abisso. Adesso sì che li comprendeva. Solo adesso le cose si facevano più chiare, ma purtroppo lui le tenebre le aveva viste, e le aveva anche abitate per così tanto da esser stato per molto un tutt’uno con loro. 

“Che idiota.”- diceva a se stesso stingendo con forza i pugni e i denti; e non per il ricordo dei propri sbagli, ma perché per potervi porre rimedio e per ripulirsi l’animo l’unica soluzione sarebbe stata quella di andare via da Konoha ancora, seppur a malincuore, e purificarsi altrove facendo questa volta qualcosa di utile per il villaggio che di certo avrebbe reso fiero anche Itachi; e di nuovo, chiudendo gli occhi, si rilassava e sorrideva al ricordo del viso felice del proprio amato fratello e, essendo ormai sia lui stesso che il villaggio inondato dalla primissima luce del sole, saltò dalla ringhiera ,per scendere giù per la strada: doveva partire il prima possibile. Scese dandosi una spinta così energica da far crollare quel che rimaneva della già pericolante costruzione; ma del resto, pensava guardando con poca preoccupazione quelle macerie dietro di sé, una rinascita può avvenire solo dai detriti di ciò che un tempo è stato; e Sasuke questo adesso lo sapeva bene.

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Capitolo 2
*** Quegli occhi dicevano molto ***


Era mattino, e le strade di Konoha, già del tutto illuminate dal sole, ricominciavano poco a poco a popolarsi di persone sbadiglianti e ancora mezze assonnate  ma vogliose di aiutare a rimettere in sesto il villaggio per lo più rovinato dalla guerra. La tranquillità  e la spensieratezza aleggiavano tra tutte quelle vie, ma ancora una volta queste emozioni intrise di pacifica serenità non contagiavano Sasuke che invece correva tra la gente per strade e sentieri come una saetta: doveva assolutamente parlare almeno con Kakashi riguardo ciò che aveva in mente di fare, senza però spiegargli il vero motivo che lo spingeva a partire. Sapeva già che così lo avrebbe deluso e sapeva anche che quello avrebbe cercato di persuaderlo a restare per il bene di tutti, soprattutto adesso che le cose tra loro si erano finalmente aggiustate, pensava mentre si affrettava; ma Sasuke non poteva far finta che per tutti quegli anni non fosse accaduto nulla: lo stesso odio che in quel periodo si era portato dentro lo aveva seminato per tutte le strade che aveva percorso rovinando così la sua reputazione di buon ninja, e quel viaggio era l’unica possibilità che gli restava per porvi rimedio e potersi finalmente sentire in seguito un degno cittadino del villaggio della Foglia. Avrebbe dovuto solo cercare di sembrare al maestro convincete e sicuro della propria scelta, anche se nel profondo sapeva bene che non era questo ciò che voleva, ma aveva il dovere di farlo e per riuscirci non poteva permettersi di lasciar trapelare nessuna emozione, nessuna debolezza umana gli era concessa .

Non appena arrivò di fronte la casa del maestro, dopo aver ripreso fiato e aver bussato energicamente alla sua porta, non si sorprese molto di ritrovarselo dietro di essa con gli occhi semichiusi per la troppa luce ed il cuscino stretto tra le braccia. Ma dopo aver strabuzzato gli occhi assonnati, tra uno sbadiglio e l’altro, Kakashi mostrò la sua perplessità:

 “Ma cosa ci fai qui Sasuke? Tu dovresti essere ancora a casa a riposare!” Disse mentre contemporaneamente sbadigliava con la bocca coperta dalla mano. 

“Ho già recuperato abbastanza energie, maestro Kakashi, e non ho alcuna voglia di perdere altro tempo”. Rispose quello con arrogante fermezza. Ma notando la confusione sul volto dell’altro, con altrettanta ed estrema decisione aggiunse:

 “Non ho nessuna intenzione di rimanere qui con le mani in mano ancora per molto, devo partire. Sono solo passato a salutarla e a chiederle di non aspettarmi: le posso solo assicurare che il mio non sarà un viaggio senza ritorno, ma impiegherà tutto il tempo necessario affinché io possa migliorarmi e diventare più forte. Lei mi conosce abbastanza bene da sapere che la mia sete di potere non sarà mai placata ”. 

Kakashi ascoltò con tutta l’attenzione che al momento era riuscito ad accumulare:

“Capisco. E quindi tu vorresti diventare più forte...”. Disse grattandosi il mento; e, limitandosi ad una semplice alzata di spalle e ad un’espressione rassegnata riprese:

“ Si, ti conosco abbastanza bene. Talmente tanto da sapere che se fosse stato realmente questo il motivo della tua partenza, te ne saresti già andato da qualche giorno senza perdere tempo a parlarne con me, come facesti già anni fa del resto, ragazzo”.

“Maledizione”-pensava Sasuke digrignando i denti. 

“Puoi star tranquillo.” Kakashi interruppe nuovamente i pensieri di quello: “Conosco e comprendo il subbuglio che ti porti dentro e non sarò di certo io a giudicare la tua scelta, ma hai il dovere di parlarne con gli altri proprio perché il tuo non è un desiderio ma una necessità. Non lasciare che credano in un altro abbandono da parte tua, non dopo tutto quello che hanno passato per riaverti.”

Sorpreso dalla parole del maestro, senza volerlo Sasuke ripensò al corpo in fin di vita di Naruto che giaceva accanto al suo, solo qualche giorno prima, durante il loro ultimo scontro,e alla gioia che emanava il suo sorriso quando quello comprese di aver ritrovato il compagno. Come un flash, gli ritornò in mente l’immagine di Sakura che tentò in ogni modo di ripescarlo da un’altra dimensione consumando anche l’ultima goccia di chakra rimastole con la sua conseguente caduta che lui stesso era riuscito a sostenere, e poi quello sguardo. Quegli occhi dicevano molto..troppo, abbastanza da non meritare altre bugie. 

Sasuke riaprì i propri, colmi di  stanchezza e riprese:

“Naruto è ancora in ospedale, potrò parlarne solo con Sakura e...”

“Di che cosa vorresti parlarmi??” Il discorso fu interrotto da una voce femminile verso la quale i due si girarono ritrovandosi di fronte Sakura stessa.

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Capitolo 3
*** In nome del bene comune ***


Quel giorno Sakura era uscita presto per poter correre subito in ospedale: Tsunade era in difficoltà con l’elevato numero di feriti di guerra lì presenti e l’aveva supplicata di affiancarla il più possibile durante quei giorni di estenuante lavoro. Aveva infatti cercato di fare il più in fretta possibile rinunciando addirittura alla colazione: non poteva permettere che quei pazienti rimanessero senza adeguate cure per troppo tempo. Così imbucò una scorciatoia lungo la quale vi era la casa del suo maestro e quando vi si trovò davanti, avendo involontariamente ascoltato l’ultimissima parte della conversazione tra quello e Sasuke, si fermò passando con innocente curiosità lo sguardo dall’uno all’altro; chiedendosi quale potesse essere la novità di cui non era ancora al corrente. 

“Quindi?” Domandava ancora notando lo sguardo dei due colti di sorpresa dal suo arrivo. “Ditemi in fretta ciò che dovete, ho molto da fare oggi”. Continuò la ragazza con sempre meno pazienza. 

“Ehilà Sakura!” Subito la salutò con la sua tipica spensieratezza il maestro; “Per quel che mi riguarda io non ho nulla di cui informarti, e se proprio lo vuoi sapere...... stavo giusto per ritornarmene a dormire” concluse tra un altro sbadiglio particolarmente profondo. 

“Nemmeno io ho nulla da dirti; - tuonò Sasuke rispondendo allo sguardo interrogativo di quella- o per lo meno nulla che possa interessarti, ma il maestro insiste affinché ti avverta della mia partenza. E no, le mie motivazioni non ti riguardano”. Aggiunse notando anche il suo disappunto. “Possibile che quel ragazzo proprio non riesca ad essere più sincero?” Sospirava rassegnato Kakashi mentre rientrava in casa chiudendosi la porta alle spalle e soffocando un altro sbadiglio contro il cuscino ancora saldamente stretto tra le braccia. “E pensare che è proprio perché avevo avvertito il chakra di Sakura che gli ho facilitato il dialogo dilungando il discorso fino a quando lei non fosse stata abbastanza vicina!......Chissà se imparerà mai a cogliere queste dannate occasioni” si chiedeva lasciandosi cadere nuovamente sul letto sprofondando nel sonno.

“Ah! Tutti qui??” Sogghignava Sakura stingendo i pugni con testa bassa e occhi chiusi. “Io credo tu sia abbastanza autonomo per fare tutto ciò che ti passi per la testa senza aver bisogno di avvertire nessuno; e poi- aggiunse sollevando il viso e facendo spallucce- la tua notizia non mi meraviglia affatto: non vedo dove sia la novità” Gli disse disinteressatamente; ma solo dopo aver puntato un piano di chiari occhi fiammeggiante in quelli scuri di lui che aggiunse con decisione:”Io alla tua assenza ormai ci sono abituata”. E detto ciò a quello non rimase che guardarla allontanarsi per poi sparire dietro l’angolo più vicino. Ora più che mai Sasuke si rendeva conto di ciò che avrebbe dovuto pagare per gli errori commessi: quel disinteresse che Sakura aveva provato ad ostentare non le apparteneva affatto, era solo il suo conseguente tentativo di difesa dai suoi modi scontrosi e intolleranti; gli era bastato osservare quel velo di tristezza intrappolato tra i suoi verdi occhi dardeggianti per capirlo al volo; del resto quello sguardo di rabbia mista a tristezza e risentimento era lo stesso che lei gli riservava ogni volta, era la caratteristica che la distingueva da qualunque altra persona. Che ironia doverle dare l’ennesima delusione proprio ora che dopo averla ritrovata non avrebbe più voluto ferirla.

Ma ormai era mattino inoltrato e certamente gli sarebbe convenuto partire subito così che potesse ritrovarsi nel villaggio più vicino prima del pomeriggio, del resto non c’era nessun altra persona che avrebbe voluto rivedere prima di andare; o forse..... E così, con occhi sbarrati e passo veloce, l’Uchiha fece dietrofront rifiondandosi per le strade del villaggio: “Come ho potuto dimenticarlo?” Si chiedeva dirigendosi verso la periferia di Konoha: mai sarebbe potuto partire per un viaggio tanto lungo senza che prima non fosse ritornato alla propria casa. 

Era passato molto tempo dall’ultima volta in cui vi era entrato, eppure subito notò come dall’esterno nulla fosse cambiato in quegli ultimi anni di totale abbandono. Col cuore impazzito Sasuke ripercorse ancora una volta il piccolo viale nel giardino, mai avrebbe pensato di poterlo fare di nuovo; e camminando in punta dei piedi fino all’ingresso della villa spinse con i polpastrelli la porta semichiusa e subito, quella che un tempo era l’imponente abitazione della gloriosa famiglia Uchiha, aprì le porte ad un’ormai desolata, sporca e malandata costruzione. Con passo felpato ripercorse il lungo corridoio interno  scandito da grandi finestre sbarrate sbirciando qua e là per le stanze in cui aveva vissuto gli anni più felici e spensierati della propria infanzia: le immagini più divertenti ritraenti un bambino dagli occhi e dai capelli scuri che trotterellava gioiosamente per tutta la casa gli balenarono tra i pensieri; sorrideva con nostalgia al ricordo di ciò che un tempo era stato. Lì appoggiato sul muro c’era ancora il suo banchetto dei disegni e al centro della sua vecchia stanza da letto vi era il tavolino con le vecchie foto di famiglia ancora del tutto intatte, tra le quali scorse quella che era sempre stata la sua preferita raffigurante un ragazzino dai lunghi capelli raccolti in una coda che sorrideva amorevolmente ad un neonato che dormiva beatamente stretto tra quelle braccia. Ricordava bene quanto da piccolo riuscisse a sentirsi al sicuro solo raccolto nell’abbraccio di Itachi; ma dopotutto, proprio perché ora lui non era più al suo fianco, quella foto l’avrebbe portata con sé, così che riguardandola una volta lontano potesse continuare a contare sul suo eterno conforto. Ma, proseguendo lungo il corridoio, i suoi ricordi felici furono ancora una volta interrotti dalla visione di una grande porta,anzi,della porta. Facendovi pressione Sasuke la riapri con uno scatto deciso, e subito gli si spalancò  davanti una stanza enorme, buia e del tutto vuota con al centro disegnate ancora le sagome bianche dei cadaveri dei proprio genitori. E da qui, circa dieci anni prima, ogni cosa ebbe inizio, e quelle che erano la spensieratezza e la felicità di un bimbo di soli sette anni furono trasformate in perenni sensazioni di inadeguatezza, panico e tanto risentimento che lo avrebbero poi portato a diventare ciò che in quel momento era. Essendo ora al corrente di ciò che realmente accadde quella notte sapeva che per tutta la sua vita mai aveva provato solo la metà dolore che Itachi dovette sopportare quella notte, ma sentiva come dovere poterlo almeno immaginare: questa volta sarebbe stato diverso, per la prima volta sarebbe stato lui a sacrificare la propria felicità in nome del bene comune: in nome dello stesso villaggio che suo fratello aveva tenacemente difeso fino all’ultimo giorno della sua vita.

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