Nero deturpato

di Deceptia_Tenebris
(/viewuser.php?uid=331984)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


______________________________________________________________________________________________________________________________________


Ciò che scalcia rumorosamente nella mia testa è questo lamento muto che s’incrementa assieme agli altri in un coro snodato di ricordi sempre più indistinti. Il calore nella pelle, l’odore indistinto di grasso bruciato. Ma la prima cosa che probabilmente mi rievocherà il tutto è il fuoco. 
Un fuoco talmente feroce da sembrare assente, che allungava le sue articolazioni per bruciare le mie senza mai andare troppo vicino per raggiungere il suo scopo, derisorio fino all’ultima scintilla o granello di cenere. Questa malattia che costituisce la memoria aveva infettato la mia mente fino a diffondersi fino alle radici dell’espressione, a tratti resa assente per la presenza troppo opprimente di alcuni pensieri che salutavano nei dintorni del quartiere. Non potrei descrivere con esattezza come avevo vissuto dopo quel fatto. Non mi ricordo all’inizio di aver pianto granché, né di essere stata di sostegno alle mie lacrime che probabilmente volevano solo sfogarsi e andarsene ma che ho lasciato rinchiuse dentro le palpebre socchiuse, con la speranza sciocca che sarebbero marcite e scomparse. Forse non rievoco neanche un dolore all’inizio, ma solo un inatteso tepore gelido che si era insinuato viscidamente sotto l’epidermide fino a raggiungere quel battito cardiaco che, per l’inattesa visita, si era fermato per lo sbalordimento e poi aveva ricominciato a lavorare accettando a malincuore la presenza della nuova coinquilina. 
Un gelo si addentrato rapidamente e senza nessun ostacolo anche nei miei pensieri, nelle mie espressioni e che aveva trovato accoglienza in un rifugio ormai del tutto svuotato. Tutto si era cristallizzato per auto conservarsi ma evitavo il più possibile che il contatto di un qualcosa di autentico, di stimolante li potesse sciogliere. Problemi che relativamente sorgevano raramente dato lo strato sintetico d’irrealtà di cui mi sentivo avvolta. Vivevo con la costanza della notte e la capricciosità del giorno, gremendo della mia stessa presenza e di quella degli altri con la mia autodistruzione che si è manifestata con estrema cautela, librando gioiosamente le sue ali tarpate e piene di cicatrici come la mia schiena. Forse soffrivo e non me ne rendevo conto. Non dormivo più e la mia incapacità di contatto con la realtà mi portarono a non sentire il morso della fame, né a comprendere cosa fosse. L’assenza di sonno mi portò lentamente in una dimensione di cui varie volte facevo fatica a distinguere le due realtà, in cui le allucinazioni a volte diventavano ricordi e dove l’immaginazione prendeva sopravvento nel mio controllo, scagliandomi in un bivio che veniva accompagnato a braccetto dalla mia sanità mentale. A volte mi sembrava d’impazzire, di non comprendere niente e che ogni cosa che ricordavo in realtà fosse frutto della mia immaginazione e fossi schizofrenica in modo confermato. Tutt’ora ho vari sospetti. Ma i loro ricordi invece erano inizialmente reali, vividi e mi ricordo sere in cui mi contorcevo nel letto nella speranza che mi abbandonassero, priva di ogni illusione che potessero tornare. A volte gemevo, mi partiva il panico e mi scagliavo in un oltraggio temporale che mi portava direttamente all’inferno. Sembra un ciclo senza fine, un masochismo sfiancante quanto il mio attuale umore che però non volevo abbandonare almeno per un po’.
Ma l’umanità è corrotta e questo si sa. La volontà non cede, ma il tempo sì. E quando anche nelle allucinazioni scomparivano le immagine dei loro volti - ma solo di lingue di fiamme nere -, rimasi per un po’ un guscio privo di una speranza che potesse rispecchiare ed esaudire i miei desideri. E sebbene siano passati anni da quel giorno, da quelle apatie e da quegli umori, i postumi di questa sbronza vitale li sto ancora assorbendo e il sapore di una mortalità umana imbratta ancora la mia bocca.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


____________________________________________________________________________________________________________
 
Il cuore sussulta
e discende nello stomaco:
sembra che se lo sia divorato
ferocemente,
ma gli avanzi ritornano al proprio posto
e si cuciono fra di loro
con i fili di un sapore deteriorato dell’affetto perduto
e tu, io,
facciamo finta di niente.
Conosco tutto questo:
ogni vena e  nervatura,
ogni laccio di muscolo
intriso di veleno,
ogni cellula che costituisce
la struttura di quel sangue
sporco
che pulsa dentro i loro enti materiali;
perché queste emozioni,
questi sentimenti
hanno un corpo proprio
e risiedono come
parassiti
dentro l’ organismo,
consumando
la mia carne.
 
***

 
Questi lamenti
perduti
s'incastrano
nel ghiaccio
dell'anima
e si consumano
singhiozzando
in labbra
di brace.


______________________________________________________________________________________________________________________________________



 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. ***


________________________________________________________________________________________________________

Bocca di rovi,

velenosa e letale,
cosa celi così gelosamente all'ignoto degli altri 
con la lingua affilata che ti ritrovi? 
Il sangue di un peccato v'incornicia i bei occhi languidi,
che lo scempio sia così grave? 
Guardate la pozza di sangue sprecato fra di noi: 
non siete stanca di combattere? 
Con una supplica nello sguardo
ascoltate la mia implorazione, e non ritraetevi nelle mura che avete fortificato. 
So che le mie parole vi sono insensibili, 
come lo è l'acqua con il fuoco, 
so per certo che nulla creperebbe quelle mura 
se non la stessa persona che le ha fortificate, 
ma rendetemi degno della vostra attenzione almeno per un istante. 
Il mio cuore pullula di venerazione e di adorazione per voi 
quanto l'amore disinteressato di una madre per il figlio, 
quindi non maleditemi 
se la mia perseveranza può sfociare nella tenacia, 
nella morbosità o 
persino nell'ossessione, 
perché esso è tenuto solo dall'affetto che provo verso i vostri confronti. 
No!,
Non ritraetevi assottigliando le labbra o pugnalandomi con i vostri occhi simili a spade sguainate. 
Non lo sopporterei.

_____________________________________________________________________________________________________________

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. ***


 
Tu
fragile illusione
in una mente incompresa,
carezza dopo bacio,
mi tarpavi le ali
e la mia libertà scemava
come il mio battito cardiaco indebolito.
Non c'era nutrimento 
tra le tue membra fosche
e le tua bocca, sospiro di petrolio,
mi rendevano schiava di te,
che mi impedivi di lasciarti.
Prima volavo tra atmosfere avvelenate,
era vero,
ma potevo andarmene e volare lontano,
sempre più lontano.
Dio! Non potevi lasciarmi andare
nel mio mondo di dolore
privo di questa sofferenza?
Oh, quelle labbra di petrolio!
Ustionavano l'anima, fragile piuma, 
quanto il paradiso
e mi annegavano dentro di sè,
mentre annaspavo in cerca
di membra limpide 
in cui poter scappare.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. ***


___________________________________________________________________________________________________

"Difetti chimici, acidi granulosi, sono questi sentimenti,
nessuna purezza hanno questi liquidi che penetrano anche nelle carni più dure,
corrodono il congegno della riflessione umana -questo essere imperfetto-,
distorcono e smenbrano le rughe del cervello,
organo così tenero da essere mangiato,
che talvolta può assumenre anche la tonalità dell'amore o dell'odio (o sono forse la stessa cosa?).
Ma ripeto, questi sentimenti non sono puri, oh no, figurati!
Ci sono dettagli polverosi che possono soffocarti, 
sfaccettature appuntite che possono inchiodare e farti dissanguare,
e nel cielo del nostro cuore (o forse è solo il mio, unito ad un altro che non mi appartiene?),
dipinto di sangue passionale, ci invaghisce, ci potrebbe distruggere...eppure!
Eccomi, eccoci qua, ad accogliere tutto,
sentimenti, emozioni, ci rigurgitano tutto addosso
e ripudiamo la pulizia della ragione con disprezzo così ridente e sofferto.
Oh, la mia mente è così incalzante, così folle! 
Va un passo così rapido che sembra che nemmeno mi appartiene, 
il corpo a stento riesce a reggerlo, ma amo, adoro, tutto questo!
Questa mancanza di controllo che mi permette di non avere catene, di rimbalzare.
Un tocca e fuggi sono diventate adesso, si gioca, si scappa, ogni tocco è intenso,
può bastare a riempire una vita.
Il mio cervello dovrebbe essere diventato indigesto, dovrebbe vomitare i personaggi che si scannano dentro
-perché ormai, tutto dentro di me ha vita e si stanno prendendo a botte a vicenda-,
per poi riordinare ormai questo posto così disordinato e sporco,
dovrebbe pulire, questo cervello, la sua casa, le paretti sporche di voglie e istinti,
ma ahimé non lo fa, è troppo stanca, troppo impegnata!
Oh questa strana mente, questo cuore, chi comanda dei due? Chi è chi?
Sono separati o si sono fusi?
Oh povera me, questi difetti chimici mi hanno strappato i fili che mi legavano i polsi,
la mia carne peccaminosa è vogliosa quasi quanto la carne del cuore,
stracolma di bizzarri capricci!
Oh, ancora, povera me!
Sono una marionetta senza padrone, un animale privo di società e regole.
Dove finirò?
Tormenti inebrianti sono questi sentimenti e ormai tormento mi sono trasformata, con un abito di sole, 
un sentimento che cammina, un difetto con un cuore e senz'anima che mangia, strappa,
divora e accoglie con un latte materno avvelenato, leggermente speziato.
E sebbene tutto è così chiaro all'apparenza, 
niente è mai stato così confuso.
Oh signori miei, sto per caso perdendo la testa?"

_____________________________________________________________________________________________________

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. ***



_________________________________________________________________________________________________________________________________

Se i pensieri si stillassero in gocce di materia grigia
pronti a impregnarsi nelle fibre di carne delle labbra, 
per comprendere meglio l’umanità,
saresti stato da tempo intollerante alla mia natura,
ostentando un goccio di miele per non guastare il tuo desiderio di vanità.
Oh, avevi ambito per caso nell’immutabilità di quell’istante,
che durasse in eterno?
Hai semplicemente sfibrato il tempo
di una precarietà che ha giovato alla mia lucidità di pensiero,
e forse non te ne sei nemmeno reso conto.
Mi avevi svuotato nella luce sintetica,
in una nullità di percezione.
Hai fatto promesse
per spillarmi la chiave segreta che apre il mio cranio,
mentre a volte avevo il desiderio di spaccare il tuo,
che non ti accorgevi minimamente dell’inquietudine
che mi scavava da dentro pelle
con fibre di sangue mentre respiravi fiele e vittoria di una virilità infantile.
Sai, a volte non vorrei dubitare dell’effetto che ostenti
ma sei sordo all’avvertenze
e vuoi essere intento di fiaba nel sconfiggere i draghi altrui
con la tua impotenza,
mentre non riesci nemmeno a levarmi di dosso
la stanchezza assidua che costringe il mio corpo
a chiudersi.
Ti faccio i complimenti perché sei bravo
ad apprezzare la luce e pensi di sconfiggere il buio,
ma sbuffi appena il freddo t’invade.
E sai che ti dico a questo punto?
Comprati una candela, che almeno quella riesci ad accenderla
e a farla sciogliere.



Poesia scritta all'età di 14 anni. 
_____________________________________________________________________________________________________________________________

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. ***




In mancanza di sostanza
ti abbandoni al rumore della vita
in silenzio.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. ***


Questa è una premessa per avvisarvi che è una sottospecie di dialogo/poetico, un pò lungo, scritto sempre come sfogo e che ho desiderato modificare in minima parte. Spero che scorgiate oltre alla forma, e vi pongo una sfida, miei cari lettori: riuscite a scorgermi dentro queste parole? 
__________________________________________________________________________________________________________________________________

Ecco bambini, su su, venite, venite!
Non abbiate paura, fatevi avanti,
levate quella patina di orrore,
non fatevi spaventare da queste occhiaie vampiresche,
da questi occhi stravolti ma luminosi,
da questo pallore livido,
non mi nutro mica di sangue io!
Suvvia, eccovi un bel sorriso,
siete contenti?
Oh bene, vedo che ricambiate!
Bene bene, allora, possiamo incominciare!
Su bambini, volete fare un bel gioco?
Quante testoline tenere che annuiscono
convinti e speranzosi, 
anche se certi spezzano l'armonia 
con il loro sospetto,
quegli sgardi freddi e indagatori,
troppo seri per far parte del gioco.
Ma proviamoci!
Signorini e signorine, 
vi va di giocare
alla veglia funebre della vostra infanzia?
Ma come, non sapete cos'è'^
Oh, ahi ahi.
Male, maluccio, ma ahimé,
quanta pazienza, quanta speranza,
vi dovrò spiegare come si gioca.
Oh, vedo per caso qualche mano alzata?
Ah sì, eccola una lì, che si tende verso l'alto
come il becco acuminato di un corvo affamato.
Dimmi tutto, bella bambina dagli occhi cerulei,
come fai a conoscerlo?
Ma attenta però, non svelare le regole del gioco!
Mi stai dicendo che hai visto in faccia
la violenza della tua famiglia,
di uno schiaffo che vibrava nel tuo volto,
di urla che trappassavano i tuoi sensibili timpani?
Oh beh, sì capisco, capisco...
in questo caso allora, allontanati dal gruppo,
supongo che la tua veglia l'hai vissuta tanto tempo fa.
Vedo nasini carini, piccini picciò, 
che si abbassano, sguardi che si allontano
da questo posto ormai dimenticato.
Beh, i bambini che hanno vissuto queste esperienze
hanno bisogno di essere compatiti (o forse no?),
e allontanati,
non sia mai che rovini tutto il divertimento agli altri!
Quindi sciò sciò e ritornate a capire la realtà amara,
ma ricordatevi,
aggiungetici almeno un pò di zucchero!
Bene, dove eravamo rimasti? Ah sì, a voi!
Oh non fate appassire i vostri occhi con quelle lacrime, 
troppa acqua può fargli male a quei boccioli.
Suvvia, un altro sorriso vi regalo e in omaggio
anche una carezza o un abbraccio.
Bene, state meglio ora, perfetto!
E ora si gioca, bambini!
Non saprei dirvi se per voi ci sono regole
se non quelle della società
e di quelle che mi verranno in mente al momento, 
ma non pensiamoci! 
Questo gioco viene donato dall'aria tossica
di questa terra corrotta,  che vi dirà di non giocarci
ma che essenzialmente voglia che facciate
perché si deve fare, parlare agire!
E voi sarete i protagonisti, di questo spettacolo, di questo teatro!
Dovrete abbandonare le vostre illusioni, ingerirne altre
forse ci starete un pò male, ma si va avanti
perché ci sono cose peggiori nella vita!
Fa paura questo gioco?
Devi farvi paura. 
Perchè ci sono regole, inganni e voi rimarrete ugualmente
quasi tutti fregati. 
Quindi state attenti e giocate alla veglia funebre della vostra infanzia.

___________________________________________________________________________________________________________________


 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. ***


___________________________________________________________________________________________________________________________________

Lui
fragile illusione
in una mente incompresa.

______________________________________________________________________________________________

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3718307