It better be just my size

di addict_with_a_pen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It better be just my size ***
Capitolo 2: *** It better be black and it better be tight ***



Capitolo 1
*** It better be just my size ***


Gerard ha sempre odiato il mondo della moda. Per lui tutti gli stilisti, le sfilate e i nuovi outfit, a suo avviso ridicoli, che vengono propinati alla gente, non sono altro che un mucchio di fesserie che, in un modo o nell’altro, riescono sempre ad abbindolare qualche povero ignorante.
Ma non lui.
È da quando è piccolo che fatica a trovare dei vestiti normali, vestiti che possano anche entrare a qualcuno che non abbia proprio il fisico di un Adone e vestiti che non debbano per forza segnarti in vita e far vedere a tutti quanto tu e la tua pancetta siate amici, ma oramai andare a fare shopping è diventata una lotta che, col passare degli anni, non ha fatto altro che diventare sempre e sempre più faticosa.
È proprio per questo motivo che ora si trova seduto dietro a una scrivania con mille fogli colmi di disegni e idee per la sua nuova collezione autunno-inverno che tra poco lancerà sul mercato.
Paradossale che proprio lui, nemico acerrimo degli stilisti, ora sia diventato uno di loro, ma le camicie XL che sua madre gli compra coi saldi sono davvero un pungo in un occhio, un tendone informe da circo, qualcosa che non vuole più indossare e qualcosa che non vuole nemmeno vedere addosso ad altri poveri sfortunati rotondi e con le cosce piene.
“Buongiorno Signor Way! Pronto per cominciare?”
A volte la vita prende una piega totalmente inaspettata.
Oggi è uno dei giorni più cruciali, il giorno decisivo, quello che potrà far volare la sua appena nata compagnia o quello che potrà farla affondare miseramente mentre è ancora nel porto. Oggi sceglierà il suo promoter.
È stato vagamente imbarazzante a pensarci, ma la sua segretaria ha insistito così tanto affinché ne scegliesse uno direttamente lui, così che si è ritrovato con centinaia di foto di persone tra le mani di cui una sola sarebbe stata quella giusta.
Dopo un’attenta e a volte comica osservazione, è riuscito a scegliere tre soggetti che, a suo avviso, possono andare bene e possono risultare vincenti con i suoi abiti addosso come pubblicità.
Il primo, un certo Albert, è un uomo di trentasette anni con una discreta pancia e un mucchio di capelli rossi in testa; il secondo, Steve, è un ragazzo di venticinque anni con una certa rotondità diffusa un po’ ovunque, e infine il terzo… il terzo è Frank. Dopo aver visto la foto di questo ragazzo colmo di tatuaggi e con quel sorriso dolce sulle labbra, ha cercato di pregare in tutti i modi la sua segretaria di chiamare solo lui, che è perfetto in tutto e per tutto, ma alla fine si è fatto convincere arrivando alla conclusione che forse un minimo di scelta in più sarebbe servita.
“Umh… buongiorno a te Jamia.”
“Oh non sarà mica agitato!”
Beh, in effetti lo è, dato che il primo nome che legge sulla lista è proprio quello di Frank e dato che l’idea di incontrarlo di persona gli fa, se ne vergogna a dirlo, battere il cuore all’impazzata.
“No, ma cosa vai a pensare!”
“Okay” ridacchia “Allora non vedo perché aspettare ancora, non crede?”
Ingoia saliva a vuoto un paio di volte, per poi convincersi che il suo comportamento è totalmente inaccettabile e imbarazzante e fare cenno di assenso con il capo.
“Bene, buon lavoro allora!”
Non appena la porta si richiude alle sue spalle, un moto di nervosismo e vergogna lo attraversano da capo a piedi, facendolo pentire di aver fissato quella foto così tante volte, di essere arrossito nel mentre, di essersi immaginato Frank senza maglietta che gli mostra quei bei fianchetti tondi che si ritrova e di-
“Permesso?”
Ecco, è giunta la sua ora.
“Oh s-si accomodi!”
“Ti prego, dammi del tu! Siamo qui per lo stesso motivo immagino, se mi dai del lei mi fai sentire vecchio.”
Sentita quella frase, Gerard non capisce di cosa diavolo stia parlando. Scuote appena la testa, confuso e senza la minima idea di cosa dire, e fissa stranito il ragazzo sorridente davanti ai suoi occhi.
Cavolo se è bello…
“M-Mi scusi?”
“Beh, il provino, no?” Si siede, o meglio si butta sulla sedia davanti alla scrivania di Gerard e ruba un po’ della sua acqua versandosela nel bicchiere fatto mettere apposta per i suoi “ospiti".
“Anche se, parliamoci chiaro, ora che ti vedo bene mi pare ovvio a chi andrà il lavoro, caro mio…” E il sorriso malizioso che gli rivolge gli fa letteralmente ribollire il sangue nelle vene e colorare le guance di un rosso acceso.
Questo è il peggiore dei malintesi in cui Gerard si sia mai ritrovato in vita sua, perché onestamente l’essere scambiato per modello era una delle cose che mai avrebbe creduto possibili, e invece apparentemente si sbagliava, e pure di grosso.
“Comunque io sono Frank, e tu, splendore?”
È tutto così dannatamente sbagliato.
“I-Io sono Gerar- Volevo dire! Sono il signor Way, l-lo stilista, s-sono io che ti ho convocato qui oggi.”
Passano alcuni istanti di silenzio, un silenzio teso e colmo di imbarazzo in cui gli occhi di Frank si spalancano per la sorpresa e la realizzazione della figura di merda appena fatta gli fa sputare tutta l’acqua appena messa in bocca direttamente sulla scrivania che, grazie a Dio, ha pochi fogli sopra.
“I-Io… mi dispiace, davvero, mi scusi, credevo che lei… che lei fosse qua per il lavoro, non che lei fosse il lavoro!” Ride istericamente, con le guance arrossate e gli occhi bassi per l’imbarazzo, poiché se Gerard è arrossito per uno stupido “splendore”, lui ha appena improvvisato un tentativo di flirt con il suo ipotetico futuro capo e la cosa è decisamente molto più imbarazzante di quello che può sembrare.
“Non preoccuparti Frank, non è un problema. Ricominciamo da capo, okay?”
“Okay…” Mugugna a bassa voce, mangiandosi le unghie per la vergogna e la tensione calategli addosso.
“Io sono Gerard Way e oggi ti ho chiesto di venire qui da me perché credo che tu possa essere un buon promoter per la mia azienda” sorride imbarazzato “Ora vai tu…”
“Beh, i-io… io sono Frank, Frank Iero, e sono una testa di cazzo perché ci ho appena provato col mio forse futuro capo e vorrei morire sul colpo!” Si nasconde il viso tra le mani e mugugna addolorato al pensiero di ciò appena fatto, mentre Gerard si morde il labbro e fantastica su un ipotetico mondo in cui lui non è uno stilista e in cui ha ceduto alle avances di Frank.
“N-Non è un problema Frank, te l’ho detto!” si schiarisce la voce, cercando di mantenere un minimo di superiorità andata oramai persa “Ora vorrei che tu ti togliessi la maglia, così che io possa osservarti bene e decidere se i tuoi tatuaggi potranno essere un punto a favore o meno per una tua futura assunzione.” Sorride timidamente davanti agli occhi di Frank, ora di nuovo incollati alla sua figura, e attende una risposta che, però, non arriva.
“Mmmh qualcosa non va?”
“No, niente, solo che mi sono appena scusato per averti chiamato splendore e tu ora mi dici di togliermi la maglietta. È strano, tutto qui.”
Gerard non ha più così tanta fiducia nella sua superiorità, dubita fortemente in lei e anche di averne mai avuta una, poiché non si è mai visto un capo così poco autorevole come lo è lui.
Ridicolo.
“Frank.”
Gli basta solo dire il suo nome per vederlo alzarsi e togliersi la maglietta alla velocità della luce, rimanendo a torso nudo nel mezzo della stanza in tutto il suo splendore. Cavolo se i tatuaggi sono un punto a favore e cavolo se i suoi fianchi e la sua appena accennata pancia non sono la cosa più soffice che abbia mai visto in vita sua. Desidererebbe così tanto toccarlo…
“Pronto? Posso rivestirmi ora? Fa un freddo dannato qua dentro…”
Come risvegliato da un sogno ad occhi aperti, Gerard annuisce velocemente e controlla di non avere un filo di bava all’angolo della bocca dopo ciò appena visto, per poi mettersi a posto la cravatta, tossire appena e cercare qualcosa di intelligente da dire.
“Okay, può bastare così. Ci faremo sentire nei prossimi giorni, sai, per dirti se sei assunto o no…”
“Tutto qui?” Dice Frank con un sorriso da scherzo in faccia e le mani poggiate sui suoi fianchetti tondi.
Come si può mantenere la serietà in questi casi?
“Umh… sì, tutto qui Frank” si schiarisce per l’ennesima volta la voce “Puoi rivestirti…”
Cala un’altra volta silenzio, anche se stavolta Gerard non ne capisce la ragione, e anche se stavolta il viso di Frank non è rosso come un pomodoro ma illuminato da un sorrisino strafottente che lo fa apparire ancora più sexy di quanto già non sembrasse fino a poco fa.
“Sai una cosa Gerard? So benissimo che mai avrò questo lavoro, insomma, è stato da… cafoni cominciare un colloquio come ho fatto io, quindi voglio togliermi questo sassolino dalla scarpa prima che scompaia definitivamente dalla tua vita.”
Scenari di Frank che l’afferra per la cravatta e gli ficca la sua lingua in bocca gli fanno scendere un paio di goccioline di sudore lungo la schiena e arrossire appena ma, al contrario delle sue stupide fantasie, tutto ciò che riceve è un codino che gli tiene indietro i capelli, un’aggiustatina al colletto della camicia e alla cravatta e un sorriso compiaciuto nel vedere il risultato del suo veloce restauro.
“Dovresti guardarti allo specchio prima di andare a cercare qualcosa che in realtà non ti serve, dato che un promoter la tua azienda già ce l’ha, eccome se ce l’ha, e dato che non riesco ad immaginarmi nessun altro sulla copertina del nuovo catalogo di abiti se non tu.”
Si rimette finalmente la maglia, mette ulteriormente a posto un ciuffo di capelli del povero Gerard senza parole e gli tende una mano.
“È stato un piacere venire qua stamattina, un po’ meno avermi qui per te immagino, ma se sulla vostra dannata rivista non vedrò te in prima pagina, allora vuol dire che nemmeno il mio patetico e imbarazzante intervento è servito a qualcosa.”
Incapace di formulare una risposta coerente, tutto ciò che Gerard riesce a fare è un patetico saluto perché, ad essere onesti, non crede proprio di poter sopportare un solo altro minuto in compagnia di Frank senza dire ulteriori cazzate.
“Umh… è-è stato un piacere anche per me…” gli stringe timidamente la mano “Arrivederci…”
“Arrivederci, splendore.” E se ne va, lasciandolo con un occhiolino, i capelli raccolti in una stupida coda e tanto tanto imbarazzo in corpo.
Questo non è decisamente stato un colloquio lavorativo, oh no! Ma dopotutto Gerard non ci capisce niente di queste cose e ancor meno ci capisce di moda, stilisti e sfilate.
“Allora? Com’è andato il primo incontro?”
Sorride in risposta.
*****
Ma quella non fu l’ultima volta in cui Frank mise piede nell’azienda.
Gerard si è guardato più volte allo specchio, rigirandosi e mettendosi ogni genere di vestito addosso, ma l’unica cosa che è riuscito a vedere non è altro che un povero demente in sovrappeso che tenta di apparire bello quando in realtà è a malapena guardabile. Dopo aver visto qualcuno bello come lo è Frank, anche la sua piccola, minuscola, parte di autostima gli è scesa sotto i piedi, sotterratasi imbarazzata e offesa dalla bellezza di Frank che, non ci sono dubbi, sarà il nuovo promoter per la sua azienda.
“Quindi… sono ancora qui!”
Già, è ancora qui…
È stato imbarazzante rimettersi in contatto con lui, chiedergli di tornare e di essere il promoter ufficiale della sua stupida azienda, ma non ha avuto scelta. Sa fin troppo bene che Frank ci ha provato spudoratamente con lui, che pensa che lui sia bello e degno di diventare il “ragazzo immagine” della sua stessa azienda, ma una cosa che non sa è che Gerard mai e poi mai si farà scattare delle foto che milioni di persone vedranno.
“Esatto, sei ancora qui…”
Perciò, oggi sarà una delle giornate più imbarazzanti di tutta la sua inutile vita.
“E, se posso chiedere, per quale ragione?”
“In che senso…?” Sa fin troppo bene in che senso, come sa che Frank è irritato dal fatto di trovarsi ancora in sua presenza dopo il discorso motivazionale fattogli due settimane fa e dopo tutte le situazioni imbarazzanti in cui si è ficcato, perché “tanto non rimetterò mai più piede qui”.
“Come sarebbe a dire in che senso! Te ne ho dette di tutte, nessuna persona normale mi avrebbe assunto dopo ciò che ho fatto!” grugnisce infastidito “Dio, non dovrei trovarmi qui… che figura di merda.”
Gerard può benissimo capire il perché di tanta frustrazione, ma non ha potuto fare a meno di dire alla sua segretaria che sì, Frank è esattamente la persona che fa al caso suo.
Non mente, una “minima parte” della sua scelta è stata condizionata da ciò che Frank gli ha detto, dallo “splendore”, dall’occhiolino e dal fatto che gli abbia fatto capire che lo trova bello quanto un modello, ma in fin dei conti Gerard è solo umano, umano e solo come un cane da troppo tempo e appena qualcuno gli fa capire di avere un minimo di interesse in lui, allora non può che cedere da bravo perdente che non è altro.
“Frank, non ti seguo. Lo vuoi il lavoro o no?” Dice cercando di mantenere un minimo di superiorità che sta un’altra volta vacillando.
“Sì, cioè, no perché mi sembrava di aver parlato chiaro l’altra volta, mi sembrava di aver accennato…” sorride “…al fatto che in questo posto un modello coi fiocchi già c’è e che quindi la mia presenza qui è totalmente inutile.”
“Beh, il modello…” fa segno delle virgolette con le dita “…non vuole il lavoro, quindi ora gradirei se dimostrassi un minimo di serietà e ti mettessi gli abiti che troverai nel camerino laggiù dietro la porta e mi facessi vedere come ti stanno.” Subito dopo aver pronunciato queste parole, Gerard si sorprende di se stesso. Non è da lui usare un tono così autorevole, mai in vita sua ha parlato così chiaro come in questo momento, ma in fin dei conti, per quanto comica possa risultare la cosa, lui è uno stilista adesso.
“Okay, va bene, scusa!” alza le mani in segno di resa “Ora mi cambio, signor modello che non vuole il lavoro.”
“Fai poco lo spiritoso Frank.” Prova a dire mantenendo ancora la sua autorevolezza, ma fallendo miseramente quando sente le sue guance andare a fuoco.
Ha già ceduto, benissimo oltretutto...
Non appena Frank si chiude la porta alle spalle, Gerard ha finalmente modo di riprendere fiato e versarsi un po’ d’acqua nel bicchiere. Non è affatto stata una buona idea assumere Frank… Avrebbe potuto chiedere a quello Steve di venire a lavorare per lui, o ad Albert, ma purtroppo entrambi si erano rivelati essere due sacchi di merda presuntuosi e convinti di essere dei dell’Olimpo solo perché uno stilista di un’azienda di vestiti per taglie comode li aveva adocchiati.
Patetico.
“Eccomi, signor stilista, le piaccio?”
Perso com’era nei suoi pensieri di odio e disgusto per gli altri due ipotetici promoter, nemmeno si è reso conto che Frank è uscito dal camerino e indossa la camicia e i pantaloni da lui propostigli.
Mentirebbe se dicesse che gli abiti non sono un tantino grandi, magari una taglia in meno, o magari cinque centimetri in meno di lunghezza per i pantaloni, dato che così Frank non può che sembrare un bimbo che prova degli abiti acquistati dalla madre a sua insaputa. Sorride alla vista.
“Sono un po’ grossi.”
“Oh, ma non mi dire? Scusa se sono alto quanto due piedi e mezzo!” Risponde lui tutto piccato, cercando di rimboccarsi le maniche, essendo pure quelle troppo lunghe e grosse. Gerard non può fare a meno di pensare che sia adorabile.
“E non sorridere!”
“Oh, s-scusami” si schiarisce la voce “Ora chiamo la mia segretaria e le chiedo di portare altri abiti della taglia giu-”
“Oppure sai che potremmo fare?” Il tono basso e vagamente provocatorio appena usato allarma subito Gerard e gli fa capire che la situazione non promette nulla di buono.
“Umh… no?”
“Alzati.”
“Cosa?”
“Alzati! Questi vestiti sono fatti apposta per te! Alzati e provali.”
Effettivamente, ora che la guarda bene, capisce che quella camicia è esattamente della sua taglia, anche se non è informe e non è una XL pagata dieci dollari con gli sconti, ma provarla lui non è una opzione valida.
“Frank, smettila. Ti ho già detto che non voglio farlo, è chiaro?” Il tono usato stavolta però è tutto meno che serio ed autorevole, ed il sorriso comparso sul volto di Frank ne è una prova. Accidenti a lui!
“Beh, qual è la cosa peggiore che tu possa fare? Licenziarmi? Non credo proprio, dato che i due palloni gonfiati venuti qui dopo di me non penso facciano esattamente al caso tuo e dato che io non dovrei nemmeno essere qui.”
Il fatto che abbia ragione, non può che mandare Gerard nel panico e fargli capire di aver perso nuovamente e di essere solo un grande e grosso idiota che non riesce nemmeno a farsi rispettare dai suoi dipendenti.
Lui odia aver torto, ma se in questa occasione non ne ha, allora non capisce proprio in quale altra potrebbe averne.
“Avanti, in piedi!”
È tutto così sbagliato…
“Tu sai che io sono il tuo capo, non è vero?” Chiede con un sorriso sulle labbra alzandosi in piedi e cedendo dunque alle richieste del suo neo dipendente tremendamente sexy che ogni singola volta da quando lo conosce non ha fatto altro che mandarlo in tilt.
“Oh, certo che lo so!” comincia a sbottonarsi la camicia velocemente “E tu sai che io ho ragione e sono qui per dimostrartelo?”
“N-No…” Arrossisce ancora.
“Beh, allora aspetta che te lo dimostri.”
Ciò che succede dopo, è riassumibile con la parola panico. Un attimo prima la camicia era addosso a Frank, e uno dopo è a terra ai suoi piedi, mentre la sua attenzione si è spostata sul maglione informe indossato da Gerard quel giorno ed un sorriso malizioso ha preso spazio sul suo volto.
“Dovresti valorizzarti di più splendore, lo sai?” Incrocia le braccia al petto e continua a fissare la povera faccia bordeaux di Gerard, per poi convincersi e sfilargli il maglione alla velocità della luce, lanciandolo a sua volta a terra.
Solo dopo qualche secondo, Gerard ha modo di capire che quel giorno ciò che indossa sotto al maglione è una maglietta super-oversize rosa con sopra stampato un unicorno che, probabilmente, suo fratello metteva per stare comodo in casa quando aveva quindici anni.
Mai come in questo momento i livelli di odio per la sua vita sono stati così alti.
Cosa può mai fare Frank se non scoppiare a ridere?
“Oooh dammi quella cazzo di camicia e girati!”
Ancora ridendo, Frank ubbidisce e si gira di spalle, dando modo a Gerard di liberarsi da quella oscenità che indossa e infilarsi la camicia. Dubita seriamente che questo capo d’abbigliamento possa donargli, ma se questo è il modo per far capire una volta per tutte a Frank che il solo ed unico promoter che gli serve è lui, allora lo farà.
“Okay, girati…” Dice con voce rattristata, incrociando le braccia al petto nel tentativo di coprirsi e attendendo che Frank, suo impiegato, gli scoppi a ridere in faccia.
“Hey, togli quelle braccia, fatti vedere!” Si precipita a dire lui, abbassandogli immediatamente le braccia e sorridendo davanti alla visione di Gerard con la nuova camicia addosso. Ma non è un sorriso di scherno...
“Oooh Gerard, a cosa ti servo qui dentro, me lo vuoi dire?” Chiede intento a mettergli a posto maniche e colletto e non perdendo il sorriso per nessuna ragione al mondo. A quanto pare, il “perfetto piano” per convincere Frank della sua bruttezza non ha funzionato, non ha funzionato nemmeno un po’…
“Frank, ti prego, accetti questo dannato lavoro e mi lasci in pace?”
“Solo se tu acconsenti a posare per almeno la metà delle foto che metterete sul catalogo.”
“No, questo è fuori discussione. Sono lo stilista, non il modello, io no-”
“Gerard! Sei stupendo, lo vuoi capire o no?” Poggia entrambe le mani sulle sue spalle, tenendolo ben fermo e fissandolo negli occhi, sebbene essi siano incollati al suolo.
“Guardami…” Alza gli occhi riluttante e subito incontra quelli di Frank, i meravigliosi occhi dei quali è rimasto stregato fin dalla prima volta in cui ha visto la sua foto.
“Sei bellissimo, e non lo dico tanto per cercare di acquistarmi la tua simpatia dopo la figura fatta qualche giorno fa…” ride al ricordo “…ma perché lo penso davvero e credo che mettere solo la mia stupida faccia da coglione come pubblicità sia uno degli errori più grandi che potresti mai fare, quindi, ripeto la mia proposta, accetterò di lavorare per te solo se tu accetterai a tua volta di posare per la metà delle foto del catalogo” porta un dito sotto al mento di Gerard e gli alza il viso “Allora, splendore?”
Questo è senz’altro uno dei rapporti capo-dipendente più sbagliato che possa esistere al mondo, Gerard lo sa, ma allo stesso tempo sa anche che le sue difese hanno ceduto e che Frank ha vinto, stravinto, e che purtroppo la sua risposta stavolta sarà positiva.
“E va bene, accetto il tuo compromesso! Contento ora?” Dice aprendo le braccia in segno di resa e roteando gli occhi al cielo, sorridendo nel mentre e sentendo il suo cuore bucargli il petto per l’emozione e per l’adrenalina che ha in corpo. Sa già che questa idea è totalmente sbagliata, che se ne pentirà, ma chi mai avrebbe potuto dire di no ad una persona bella come lo è Frank che ti chiama splendore e ti sorride in quella maniera?
“Oooh bravissimo!” Lo abbraccia stretto a sé, rendendo la situazione ancora più sbagliata e ambigua di quanto già non sia, per poi stampargli un bacio sulla guancia e raggiungere livelli di errore sempre più alti.
“Continuo a farti presente che io sono il tuo capo, Frank...” Borbotta Gerard con le guance rosse e un sorrisino beato sulle labbra al pensiero che Frank lo abbia davvero appena baciato.
“E io continuo a farti presente che sei uno splendore, che tu lo voglia oppure no.”
È tutto partito da un errore, chi vuole prendere in giro? È stato un errore convocare Frank quel giorno, non sbatterlo fuori dal suo ufficio dopo il suo tentativo di flirt, assumerlo e ancora cedere alla sua proposta fuori luogo di cui già si sta pentendo, ma prima di tutto è stato un errore decidere di utilizzare le sue doti artistiche per entrare nel mondo della moda.
“Ma se io dovrò posare per metà delle foto che in teoria dovrebbero essere tue, allora tutti gli outfit che avevo pensato apposta per mettere in luce i tuoi tatuaggi andranno in fumo… Dovrò rifare tutto da capo.” Mugugna a bassa voce Gerard dopo essersi reso conto che in pratica gran parte del suo lavoro non servirà a nulla.
“Sai quale potrebbe essere un buon modo per mettere in risalto i miei tatuaggi…?” Gli chiede Frank, bisbigliandogli la domanda dritta nell’orecchio e facendogli perciò scendere una serie di brividi lungo la schiena.
“N-No?”
“Mai sentito parlare di collezione di intimo…?”
È tutto partito da un errore, dato che Gerard odia il mondo della moda, le sfilate, gli stilisti, e dato che proprio lui, per qualche strano scherzo del destino, si è ritrovato impantanato fino al collo in questo mondo.
“C-Ci penserò…”
Ma se questo errore lo ha portato a dover disegnare abbigliamento intimo per Frank, allora non può che ammettere che rifarebbe questo errore, questa serie di errori, senza rifletterci sopra se gli si ripresentasse l’occasione.

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Capitolo 2
*** It better be black and it better be tight ***


*It better be black and it better be tight*


A volte, svegliandosi al mattino, Gerard ancora non capisce se stia sognando o se invece è davvero diventato uno stilista, pronto a sfondare nel mondo della moda e pronto a comparire in foto nella sua stessa rivista.
Si chiede anche spesso come e perchè si sia ritrovato in una situazione del genere, come si sia ridotto a posare e farsi scattare foto per far sì che migliaia e migliaia di persone lo vedano e vengano ad acquistare nel suo negozio.
“Gee cos’è quella faccia?”
Ma poi si ricorda immediatamente e ritorna alla realtà grazie al forse errore o forse successo più grande della sua vita.
“Niente, un po’ agitato, forse…”
Lui e Frank alla fine hanno instaurato tutto meno che un rapporto capo-dipendente, poiché chiunque osservando la scena dall’esterno potrebbe benissimo credere che loro due siano una coppia di amici un po’ troppo affiatata… Ogni sabato sera escono insieme per “parlare di lavoro”, a volte anche non solo il sabato e a volte non solo in qualche bar davanti ad una birra o un caffè, ma proprio a casa di Gerard stesso.
“Oooh non dire scemenze! Sarai bravissimo e piacerai a tutti, vedrai quanti clienti!”
Certo, spesso le serate lavorative, se così le si vogliono definire, sono cominciate parlando di lavoro, provando qualche modello e scherzando come ogni amico fa, ma alcune invece, sono decisamente cominciate nella maniera sbagliata…
“Hai una compagna tu?”
“N-No! Perchè me lo chiedi?”
“Così, curiosità.”
Sono momenti così imbarazzanti che spesso e volentieri Frank l’ha vinta, ottenendo dunque due guance rosse in risposta e concludendo il tutto con una risata e un bacio sulla guancia in fiamme del povero Gerard che ci capisce sempre meno della situazione.
“Spero bene, sono sempre meno convinto di questa storia del posare, lo sai bene.”
Non sa nemmeno lui cosa voglia, cosa stia succedendo e come andrà a finire il tutto, ma sa solo che più guance rosse gli provoca Frank e allora più il suo cuore batte veloce e il suo umore migliora. Mentirebbe se dicesse che non adora questa situazione, ma purtroppo il loro rapporto, strano o meno che sia, rimane sempre capo-dipendente e ciò che gli unisce sono solo le foto che a breve andranno a scattare.
“Andrà bene! Credi a me, okay?”
E gli crede per davvero.
Lo studio fotografico al quale si sono rivolti lo ha scelto Jamia, sostenendo che sia uno dei migliori fotografi della città e ovviamente Gerard si è fidato con tutto se stesso. Jamia lavora per lui da sempre e il loro rapporto è davvero bello, un vero rapporto capo-dipendente, ma allo stesso tempo qualcosa che lascia spazio anche a qualche scherzo e leggerezza. Certo, paragonato al rapporto che ha con Frank è davvero tutta un’altra cosa, una rapporto serio e professionale, ma comunque considera Jamia più come collega-amica che come dipendente a tutti gli effetti.
“Eccoci! Tra poco si comincia Gee!”
Ma allora cosa caspita sono lui e Frank!?
Appena entrati nello studio, pronto ad accogliergli vi è un uomo alto e scheletrico con una faccia che incuterebbe terrore a chiunque.
“Piacere, lei deve essere il signor Way, la stavo aspettando.”
“Oh si, è un piacere anche mio.” Mente Gerard, stringendo l’ossuta mano dell’uomo e aspettando che si presenti anche a Frank, subito dietro di lui con uno sguardo da bambino quando è al Luna Park per la prima volta.
“Bene, se vuole seguirmi…”
“Aspetti!” dice voltandosi verso Frank “Lasci che le presenti il vero protagonista di questo servizio fotografico, il mio dipendente…” gli viene da ridere a pronunciare questa parola “Frank Iero.”
Passano un bel dieci secondi di silenzio dove la mano tatuata di Frank rimane a mezz’aria, senza nessuno che la stringa e Gerard comincia a percepire un certo disagio.
“Qualcosa non va?”
“Lei sa che in questo studio facciamo solo foto destinate a finire su riviste di moda e che, in un modo o nell’altro, diventeranno famose, non è così?”
Annuisce deciso.
“Bene, allora mi chiedo come possa pensare che da un individuo del genere io possa ottenere foto almeno lontanamente decenti.”
Cala subito un silenzio teso e la mano di Frank si sposta velocemente dietro la schiena, il suo sguardo si abbassa e il sorriso che prima gli illuminava il volto scompare.
“Mi scusi, ma ciò che ha detto è davvero irrispettoso” dice Gerard con un certo fastidio e rabbia “Gli accordi erano che sarei venuto io per fare un terzo delle foto e un mio dipendente per fare le altre, non ci vedo nulla di strano o sbagliato nell’aver portato lui qui con me oggi.”
“Vede, signor Way, questa azienda ha una certa fama, non vorrei che-”
“Se vuole ricevere i soldi che le sono stati promessi, le consiglio di stare in silenzio e fare il suo lavoro.”
Dopo altri dieci secondi di silenzio teso, il fotografo si volta con aria di stizza e sussurra un “seguitemi” a denti stretti.
“Gee io n-non so se mi va ancora di farlo… Insomma, non sono a mio agio…”
“Andrà tutto bene Frank, non devi preoccuparti, è solo uno spocchioso con la puzza sotto il naso, non devi nemmeno pensare di non essere adatto.”
Prova a rassicurarlo Gerard, avvertendo una sensazione mai provata prima in vita sua. Si sente importante, come se fosse una sorta di guardia del corpo di Frank, pronto a difenderlo a tutti i costi.
Se quello stronzo provasse a fare ancora qualche commento inutile e irrispettoso, potrebbe addirittura scendere alle mani.
“Bene! È il momento del restauro cari!”
Tutta la sensazione di superiorità provata fino a poco prima, immediatamente scompare non appena un omuncolo armato di pennello e quello che Gerard crede sia fondotinta gli si para davanti.
Effettivamente sia lui che Frank non avevano pensato al fatto che per fare foto professionali come lo sono quelle su una rivista di moda sia assolutamente necessario un ritocco e, soprattutto, il trucco…
Intendiamoci, non è che Gerard odi proprio del tutto il trucco, a volte gli è capitato di mettersi un po’ di matita perchè pensa che gli doni, ma fondotinta, correttore e illuminante sono cose che non vorrebbe mettere sulla sua faccia né ora né mai.
“Vedrete come sarete belli dopo!” Ma apparentemente stavolta non ha scelta…
Dopo quelle che paiono tre ore di spennellate e nomi di prodotti per il viso inutili, finalmente ad entrambi viene dato il permesso di alzarsi e andarsi a cambiare per posare.
Prima di andare ognuno nel rispettivo camerino però, Gerard ha modo di incontrare lo sguardo di Frank che, come lui, sta trattenendo una risata visto come li hanno conciati.
“Sicuramente siamo ringiovaniti di qualche annetto, ma mi sembra di avere in faccia un elefante tanto è il trucco che mi hanno messo addosso!” Dice Frank a bassa voce, per poi scoppiare a ridere piano e far dunque nascere un sorriso enorme sul volto di Gerard.
Adora la sua risata, la trova così dolce e allegra, non ci sono mai state occasioni nelle quali non lo abbia tirato su di morale sentire la sua sciocca risata.
“Mangiamo insieme dopo? C’è un posto dove puoi assemblarti tu i panini come vuoi e, ora come ora, ne vorrei mangiare dieci!” Dice continuando a ridere, ma Gerard invece di rispondere immediatamente con un bel “certo”, arrossisce.
Non capisce, tutte le volte che sono usciti insieme fino a quel momento era sempre per mettersi d’accordo sul lavoro, o almeno così diceva Frank, ma questa volta sembra proprio un appuntamento, un “voglio uscire con te perchè mi va” e Gerard non sa cosa pensare.
“Gee?”
“C-Certo, va benissimo.”
“Perfetto.” Gli sorride Frank in risposta, per poi correre nel suo camerino e andare a cambiarsi, poiché il primo scatto sarà il suo.
Pensare inoltre quale sarà il primo outfit di Frank non aiuta affatto, poiché Gerard ricorda fin troppo bene quale “capo d’abbigliamento” la sua mano ha disegnato come prima cosa per Frank… Un completo di intimo comprendente un paio di boxer semplicissimi neri con una lineetta verticale rosa per ogni gamba e una canottiera ancora nera abbinata con l’unica differenza di avere il logo della casa, sempre in rosa, sul petto spostato verso sinistra.
In questo caso, Gerard vorrebbe aver disegnato abiti decisamente diversi…
“Oh no! Non ci siamo affatto!”
La sua mente viene riportata subito alla realtà da questo urlo sgraziato lanciato dal fotografo che, con aria du sdengo, si è voltato dando le spalle al povero Frank che ha appena fatto il suo ingresso sul set. Nemmeno se ne era accorto tanto era perso nel suo mondo di mutande e Frank…
“Qual è il problema?” Dice Gerard cercando di mantenere la serietà che quelle mutande gli hanno parzialmente portato via.
“Il problema è che questo suo dipendente è totalmente non qualificato e inadatto! Lo guardi!”
Gerard comincia a spazientirsi poiché questa persona è davvero sgradevole e maleducata e anche perchè guardando Frank non vede nulla di sbagliato: è solo un uomo in mutande e canottiera pronto per farsi scattare delle fotografie, un uomo bello tra l’altro, ma questi sono solo pensieri soggettivi.
“E quale sarebbe il problema?” Chiede con voce spazientita e irritata.
“Il problema è che non ha la minima idea di cosa significhi posare, di come si faccia, come ci si atteggi e, per carità, non ha nemmeno idea di cosa significhi essere un modello! Sembra che si sia vestito per andare a letto a casa sua!”
“Gee puoi passarmi qualcosa per coprirmi…?” Dice Frank con un filo di voce e la testa bassa per la vergogna e, davanti a questa scena, Gerard non può più stare zitto.
“Okay, sa cosa? Lei è davvero un maleducato e non riceverà nemmeno un decimo di quanto pattuito” passa un accappatoio a Frank e gli si para istintivamente davanti, come per proteggerlo “Se ha avuto a che fare solo con modelli accreditati da anni, allora mi spiace, ma non mi è stato a sentire quando le ho spiegato al telefono come stavano le cose. Ho esplicitamente detto che Frank non è un modello e dunque è implicito che avrebbe avuto bisogno di aiuto per sapere come comportarsi e indossare gli abiti, ma se lei non ascolta, non è un problema nostro!” Continua lui con non poca rabbia nella voce, per poi voltarsi verso Frank e sentire il suo cuore piangere visto quanto in imbarazzo e triste è.
“Certo che l’ho ascoltata ma non credevo mi avrebbe portato un individuo del genere!” Si prova a difendere lui indicando Frank come se fosse un oggetto, ma ormai è inutile; Gerard già ha deciso cosa fare, così che prende le sue cose e porta un braccio attorno alla vita di Frank, per poi dirigersi verso l’uscita dal set.
“Non merita nemmeno il mio saluto, spero di non rivederla mi più.”
“Non farà mai successo se non sceglie dei veri modelli!”
Ma ormai a Gerard non frega più nulla delle sue parole. Un individuo così sgradevole, non merita nulla se non il silenzio.
“Andiamo Frank, dov’è quel posto coi panini componibili che dicevi? Così ora ti aiuto a rimetterti maglietta e pantaloni e ci andiamo.” Ma non riceve nulla in risposta, se non un piccolo singhiozzo di pianto.
“No… hey, non piangere.” Prova a consolarlo inutilmente Gerard, poiché non è mai stato bravo in situazioni di crisi del genere.
“Mi dispiace così tanto… Non avresti mai dovuto scegliere me come modello, faccio pena…”
“Fa pena lui, non tu, assolutamente!” Ma naturalmente, non funziona.
Veder piangere Frank è davvero orribile, lui è una di quelle persone che si da per scontato siano sempre allegre e che mai si fanno buttar giù, ma vederlo così è davvero sconfortante.
“Gee non sono un modello io! Ho fatto quella audizione solo perchè mi sembrava una bella idea, qualcosa di divertente, non credevo mi avresti davvero scelto e ora ti farò fare delle foto orrende e mi dispiace.”
“Okay, sai cosa?” Che senso ha mentire ancora?
“N-No…?” Dice lui titubante con ancora qualche lacrima negli occhi.
“Avevo deciso di prendere te ancora prima dell’audizione. Fin dal primo momento, quando hai mandato le tue foto, io ho capito che eri la persona adatta, che tutte le audizioni sarebbero state una farsa, perchè io avevo deciso che Frank Iero sarebbe stato il mio modello.”
Vede un sorriso timido nascere sul volto di Frank che lo fa automaticamente sorridere a sua volta.
“Dici davvero?”
Annuisce in risposta, per poi passargli maglietta e pantaloni e aspettare che si rivesta.
“Però non ti saresti aspettato di vedermi provarci con te, non è vero?”
Ridono insieme, ma una risata vera e non imbarazzata e Gerard per la prima volta non arrossisce.
“No Frank, non me lo sarei mai sognato.” E continuano a ridere.
Una volta che Frank si è rivestito e si è allacciato anche l’ultima scarpa, possono finalmente andare a fare il loro tanto atteso pranzo.
“Cazzo no…”
Appena messo piede fuori però, Frank si porta una mano sulla fronte e abbozza un sorriso.
“Che succede?”
“Siamo ancora truccati!” Gli fa notare con orrore, poiché entrambi si erano scordati del mascherone sui loro volti.
“Oooh senti, ho troppa fame per pensarci, non me ne frega niente!” Sbotta Gerard con la sola intenzione di allontanarsi il più in fretta possibile da quel posto di ignoranti e andare a mangiare quel maledetto panino che tanto gli fa gola.
“Chi lo sa? Magari ci prendono per dei veri modelli e ci fanno lo sconto!” dice Frank puntandosi le mani sui fianchi e beandosi tutto “Anzi, magari rimangono colpiti solo dalla tua bellezza, quel cavolo di fondotinta e illuminante ti donano, lo sai?”
Ma stavolta, Gerard arrossisce come suo solito.
Decisamente il rapporto capo-dipendente più inusuale del mondo…
​*****
"Non posso credere che vi abbia trattati così, mi dispiace davvero moltissimo.” Si era inutilmente scusata Jamia una volta visti tornare i due al lavoro senza foto e abbastanza arrabbiati.
“Jamia non è colpa tua.” Aveva provato a convincerla Gerard, ma ovviamente lei si era accollata tutte le colpe di quel gruppo di dementi.
Si era anche immediatamente offerta di cercare una nuova compagnia, degli altri fotografi, ma visto lo sguardo terrorizzato di Frank all’idea di doversi rimettere in mutande davanti a degli estranei dopo l’esperienza, aveva abbandonato anche quella idea.
“Farò io le foto.” E questa è forse stata l’idea più stupida mai avuta da Gerard.
Più stupida di aver disegnato per la prima volta degli abiti quando era al liceo, più stupida di aver deciso di entrare nel mondo della moda e addirittura più stupida di aver scelto Frank come modello.
Una cazzata colossale, se proprio bisogna dirla tutta.
“Oh, va bene.” Era stata la risposta un po’ stranita di Jamia, anche se in fondo sapeva bene che il rapporto tra i due è un po’ poco lavorativo e un po’ più affettivo, così che non aveva fatto altro che uscire dalla stanza e lasciarli al loro lavoro.
“Tu sei tutto Gee! Stilista, modello, fotografo, non finisci mai di sorprendermi!” Era stata la risposta di Frank, seguita da un “grazie” sincero e un bacio rapido sulla guancia, per poi sparire nel camerino e togliersi i vestiti.
Onestamente, Gerard crede che sia un’idea terribile, ma ormai si è offerto e ormai non può più tirarsi indietro.
Il fatto è che Frank è bello, tanto bello, e Gerard ha un grande debole per lui, così che questa idea proprio non se la doveva far uscire della bocca.
Cosa pensava di fare? Come poteva credere che scattare lui le foto sarebbe stata una buona idea? Oltre all’imbarazzo dell’avere Frank mezzo nudo davanti, c’è anche il non poco rilevante problema del non essere minimamente qualificato per far foto, così che poco gli serve per capire che si sta giocando in un colpo solo la dignità e la carriera.
“Eccomi signor fotografo!” Sì, decisamente un’idea stupida.
“Oh, mettiti qua…” Mormora con lo sguardo incollato a terra e brandendo la fotocamera che tengono sul lavoro da usare solo in casi disperati, tipo quando uno stupido contendente per il posto di modello si era presentato per farsi scattare le foto direttamente lì non capendo che invece andavano inviate per e-mail.
“Se non alzi lo sguardo Gee non capirò mai dove devo mettermi!”
Gerard capisce subito che effettivamente non ha tutti i torti e che per scattare le foto è purtroppo necessario alzare gli occhi da terra.
Appena i suo occhi incontrano la figura di Frank, non può che naturalmente sentire le guance scaldarsi, poiché ciò che vede gli piace, e anche tanto, e poiché stavolta sono solo loro due senza nessun idiota spocchioso a rovinare l’atmosfera.
“Mettiti più in centro Frank, anche se poi non importa se lo sfondo non è adatto, tanto chiederò a qualche fotografo non stronzo di cambiare gli sfondi” sorridono entrambi “Mi basta solo che stai sul muro bianco.”
Non disponendo di sfondi verdi professionali, Gerard ha deciso che la parete bianca in fondo al suo studio sia comunque adatta anche se, ovviamente, così non è. Avrebbe dovuto comprare attrezzature migliori, ma soprattutto non avrebbe mai dovuto scegliere di far le foto da sé.
“Va bene signor fotografo.” Dice Frank beffardo, per poi spostarsi più verso il centro e aspettare i nuovi comandi.
“Okay, così va bene…” Bisbiglia Gerard schiarendosi la voce, per poi osservare meglio la scena e cominciare a far funzionare i neuroni.
È ovvio che lo sguardo gli è caduto per un po’ troppo tempo sul davanti delle mutande decisamente troppo attillate di Frank, ed è dunque altrettanto ovvio che lui se ne sia accorto e sia scoppiato a ridere di gusto.
Patetico…
“Devo mettermi in qualche posizione, fare qualcosa, non so, dimmi tu.”
“Sì, cioè, as-aspetta un attimo però, prima devo mettere a posto una cosa…” E Gerard odia davvero molto il fatto che stia proprio per andargli incontro per mettergli a posto mutande e canottiera ma, come aveva detto precedentemente a quell’idiota del fotografo, Frank è totalmente inesperto e non sa come si indossano gli abiti per uno scatto.
Senza aggiungere una parola, poggia la fotocamera sulla scrivania e gli va incontro, con lo sguardo incollato a terra e tanto tanto imbarazzo in corpo.
“Okay, mi dispiace per quello che sto per fare, quindi ti prego di non pensare male, ma devo metterti un po’ a posto gli… abiti.” Bofonchia Gerard, tutto meno che dispiaciuto per ciò che sta per fare.
“Oh non preoccuparti! Sono davvero un disastro, scusa.” Risponde Frank con, Gerard può scommetterci, imbarazzo nella voce. Non credeva davvero che Frank potesse imbarazzarsi, mai l’avrebbe detto, e invece eccolo lì, anche lui con lo sguardo fisso a terra e le mani dietro la schiena in attesa del ritocco.
“Tranquillo…” Mormora Gerard, per poi finalmente trovare il coraggio e portare le sue mani sull’elastico delle mutande di Frank.
“T-Te le tiro un pochino più giù, sennò non si vedono bene i tatuaggi…” dice sfilando leggermente i boxer “…e invece lei un pochino più s-su…” aggiunge tirando la canottiera vagamente più sopra, in modo che i fianchi si vedano bene e i tatuaggi insieme a loro.
Questo sarebbe un momento più che opportuno per girare i tacchi, tornare indietro, prendere la camera e scattare foto, ma per qualche strana ragione, ciò non accade. Le mani di Gerard scendono lentamente verso i fianchi e l’addome di Frank, intente ad accarezzare sia loro che i tatuaggi e nella stanza non vola una mosca.
“Sono davvero belli, lo sai..?” Chiede piano, continuando a sfiorare le due colombe disegnate.
“G-Grazie…” È la risposta secca e bisbigliata di Frank, non ancora del tutto convinto di quello che sta accadendo, ma invece sempre più convinto che il momento sia talmente insolito e allo stesso perfetto che lasciarselo scappare potrebbe diventare il suo più grande rimpianto.
“B-Bene, ora possiamo scat-” Ma Gerard fa ben poca strada.
Una mano di Frank va a mettersi dietro la sua schiena in basso, immobilizzandolo, e l’altra sotto il suo mento, per poi fare unire le loro labbra in un bacio che entrambi volevano da troppo tempo.
Andare avanti a mentirsi sarebbe stato inutile, è ormai palese da tempo che ciò che c’è tra loro sia più di un rapporto di lavoro, ed è proprio per questo che il bacio non si interrompe, ma anzi va avanti con una certa enfasi da parte di entrambi.
Gerard si dimentica momentaneamente di essere sul lavoro, di essere il capo di colui che sta baciando così appassionatamente e si fa trascinare totalmente dal momento.
Era da così tanto che aspettavano accadesse…
Per un bel minuto intero, nessuno dei due osa far nulla se non continuare a baciare l’altro, abbracciandosi con una certa disperazione e non desiderando altro che continuare a baciarsi.
Gerard non ha idea di come farà a guardare in faccia in Frank dopo questo, ma onestamente non gliene frega nulla, perchè si sente bene, va tutto bene, e Frank bacia così bene… È tutto perfetto, fino a quando la sua mano non viene magicamente presa e spostata in altre zone che non sono assolutamente i fianchi di Frank.
“C-Che fai…?”
Interrompe il bacio e incolla i suoi occhi verso il basso, dove la sua mano è stata magicamente traslata da un’altra mano tatuata sulle mutande nuove di zecca che, in teoria, Gerard avrebbe dovuto fotografare.
“Gerard non far finta che non sia quello che vuoi anche tu…” si porta la mano addosso con maggior decisione “È dal primo giorno che mi guardi con quegli occhi e, mio Dio, avrei voluto saltarti addosso già da tempo ma, sai, sei il mio capo…” Dice per poi ritornare a baciare con foga quelle labbra che già adora alla follia.
“S-Sì ma siamo in ufficio Frank…”
“Beh, allora sposta la mano dal mio cazzo se le cose stanno così…”
Il fatto è che Gerard sa benissimo che è tutto sbagliato, che il problema non è solo che sono in ufficio, ma è ben diverso e più grosso, anche se non abbastanza grosso da poterlo convincere a staccarsi dal suo tanto desiderato modello e cominciare a scattare foto.
Non abbastanza grosso da fermarlo dal baciare ancora e ancora il suo dipendente, non abbastanza grosso da convincerlo a togliere la mano dal pacco del suo dipendente e non abbastanza grosso da bloccarlo dal mettersi in ginocchio davanti al suo dipendente, al suo Frank, con tutto meno che voglia di fermarsi.
“Qualcosa mi fa pensare che dovrò togliere le mutande…”
In fin dei conti, chi è che stabilisce le regole in ufficio? Chi è che decide cosa è professionale e cosa non lo è? Chi se non il capo?
“Come tuo capo, ti chiedo di fare esattamente quello che hai appena detto.” Ed è dunque così che la giornata si è evoluta.
Decisamente il rapporto capo-dipendente più sbagliato di sempre ma, come ha detto Frank, ormai è inutile far finta che non lo voglia pure lui.

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