O mi salva o mi uccide.

di _Naira
(/viewuser.php?uid=460514)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** my first day of life ***
Capitolo 2: *** Christmas. (part 1) ***
Capitolo 3: *** Christmas. (part 2) ***
Capitolo 4: *** Goodbye. ***
Capitolo 5: *** New life, old memories ***
Capitolo 6: *** alone. ***
Capitolo 7: *** She misses you. ***
Capitolo 8: *** The past behind. ***
Capitolo 9: *** Come back. ***
Capitolo 10: *** Our baby. ***
Capitolo 11: *** Caos and eyes. ***
Capitolo 12: *** My Mountains. ***
Capitolo 13: *** You can hear the sound of a heart that is broken? ***
Capitolo 14: *** Stay. ***
Capitolo 15: *** Friends. ***
Capitolo 16: *** Unexpected surprises ***
Capitolo 17: *** Life. ***
Capitolo 18: *** Dear diary. ***
Capitolo 19: *** Big men. ***
Capitolo 20: *** Hi! My name is Marta! ***
Capitolo 21: *** Treasure hunt. ***
Capitolo 22: *** promises ***
Capitolo 23: *** Hi! This is your family! ***
Capitolo 24: *** 'Cause nothin' lasts forever even cold november rain. (Pt 1) ***
Capitolo 25: *** 'Cause nothin' lasts forever even cold november rain. (Pt 2) ***
Capitolo 26: *** Pov Enrico ***
Capitolo 27: *** Memories and happy b-day ***
Capitolo 28: *** Happy b-day Enry and Naira. ***
Capitolo 29: *** New York part 1. ***
Capitolo 30: *** New York part 2. ***
Capitolo 31: *** Goodbye. ***
Capitolo 32: *** Without you. ***
Capitolo 33: *** I found you. ***
Capitolo 34: *** I miss you. ***
Capitolo 35: *** Tattoo and Happy Valentine's Day. ***



Capitolo 1
*** my first day of life ***


Il mio primo giorno di vita me lo ricordo bene, è stata la prima volta che l'ho vista. Era la sera del 22 novembre, una serata cupa con la nebbia fitta che scendeva a livello del terreno. L'ho vista, una ragazza seduta in un angolo lontano dagli sguardi degli altri clienti, aveva una sigaretta fra le dita, uno sguardo triste, il viso scarnato, mi fece impressione. Mi avvicinai con cautela e mi presentai. 
"Ciao, sono Marco, piacere." Le tesi la mano sorridendole. 
"Naira." Rispose ingoiando le lacrime. 
"Tutto bene?" Chiesi cercando di essere delicato. 
"Si...si..gr..grazie." esitò incatenando i suoi occhi ai miei.
Mi soffermai a guardarla, gli occhi azzurri velati di tristezza sembravano diventati grigi, i capelli ricci tinti di un rosso fuoco brillavano alle luci dei lampioni lontani pochi metri, la osservai qualche secondo ancora prima di vederla scoppiare a piangere. Rimasi pietrificato, decisi di stare vicino, di aiutarla come meglio potevo, conoscendo solo il suo nome, mi sedetti al suo fianco e cercai di consolarla. Mi parlò tutta la notte, quando l'alba ci avvolse mi resi conto di quanto fosse magra; mi congedò con un 'grazie'. Ogni sera tornavo in quel locale con la speranza di rincontrarla, non successe. Pensavo a lei ogni giorno, mi aveva impressionato, conoscevo il suo nome, la sua età e una piccola porzione della sua vita ma non era abbastanza per me, volevo vederla, conoscerla, ascoltarla.
La sera del 24 dicembre ero perso ad osservare la neve cadere silenziosa quando un'ombra dietro di me colpì la mia attenzione, mi girai e vidi una persona talmente magra da sembrare il riflesso di sé stessa. Era lei, ne ero pienamente convinto, avevo desiderato così tanto rivederla che credevo fermamente che qualcuno mia avesse dato quest'opportunità proprio alla vigilia di Natale. Scesi dalla macchina e ricalcai i suoi passi, la raggiunsi poco dopo, la chiamai. 
"Naira!" Urlai.
"Oh, ciao." Rispose squadrandomi. 
"Come stai?" Le chiesi felice di guardarla di nuovo.
"Bene, grazie." Mentì sforzandosi di sorridere.
"Dovrei crederti?" Domandai sarcastico. 
"Cosa dovrei dirti? Che non riesco più a mangiare, che sono quasi 4 mesi che non vedo più i miei genitori, che non arrivo a fine mese, che sono sola, che cosa devo dirti?" Sbottò iniziando a tremare.
Mi si strinse il cuore vedendo tutta quella sofferenza, quanta ne poteva sopportare ancora prima di cadere a pezzi? La strinsi a me cercando di farla calmare, le sue ossa sbucavano ovunque sotto le mie braccia, mi venne la pelle d'oca a quel tocco.
"Ti prego, dimmi cosa posso fare per te." La supplicai. 
Alzò lo sguardo carico di lacrime all'altezza del mio.
"Niente." Una sola parola, una piccola ed insignificante parola che mi congelò, allentai la stretta e lei se ne andò. 
Tornai a casa pensieroso, quando arrivai mio papà mi guardò alzando un sopracciglio. 
"Come mai hai sta faccia?" Mi chiese.
"C'è una ragazza…"
"E?" Mi incitò mio padre.
"Non lo so, ha una brutta situazione e mi respinge. Non so né che pensare né che fare." Spiegai abbassando la testa.
"Consolala, stalle vicino, falle vedere che ci sei nonostante ti respinga." Concluse lui con un sorriso.
"Ci proverò." In quel momento suonò il mio telefono. 
"Ale, dimmi." Risposi.
"Oh Marco, dovresti accompagnarmi un attimo da una mia amica." La sua voce era allarmata. 
"Ok, dove?" Chiesi.
"Poi te lo spiego." Chiuse la chiamata.
Presi telefono e chiavi, entrai in macchina e mi diressi verso casa sua; mi guidò fino al paese dove avevo incontrato Naira poche ore prima, mi disse di aspettarlo un attimo che sarebbe tornato subito; si allontanò qualche metro, lo guardai vedendo che dal buio sbucò lei, quell'ombra umana, mi ci volle tutta la forza d'animo che avevo per non scendere e raggiungerli. 
Li osservai dallo specchietto retrovisore pensando tutto il tempo a cosa potessi fare per lei, non capivo che effetto mi facesse questa ragazza, dato che ero rimasto deluso dalle persone, non capivo la sensazione di felicità vedendola, il buco allo stomaco toccandola, il dispiacere osservando le sue lacrime, non capivo il perché di tutto questo, io non provavo certe emozioni per le altre ragazze, per me le altre andavano bene per pura amicizia, ma con lei questo pensiero non mi sfiorava minimamente e questo mi impauriva. 
Lo scatto della portiera mi fece sobbalzare, mi voltai di colpo ritrovando Ale e Naira, li guardai scettico non capendo il motivo della sua presenza.
"Marco, potresti accompagnarla al rifugio?" Mi chiese Ale. 
"Dove?" Domandai guardandola. 
"Poco fuori Imperia, per favore." Sussurrò imbarazzata.
Acconsentii con un cenno del capo facendola salire nei sedili posteriori, partii, pochi minuti dopo spindola dallo specchietto notai che si era addormentata.
"Ale, perché va a dormire al rifugio?" Chiesi al ragazzo vicino a me.
"Dice che si sente meno sola se alzandosi incontra qualcuno. Non ha una bella situazione." 
"Racconta." Lo incitai. 
"Non dirlo a nessuno però." Mi raccomandò prima di continuare a parlare.
"Lei è crescita da sola, i suoi genitori non si sono mai accorti della sua sofferenza, del suo dolore, la sua unica salvezza era il suo cavallo che le hanno portato via 6/7 anni fa e da allora non si è mai più ripresa, ha creduto di averlo fatto, ma poi è caduta nell'anoressia, ha avuto qualche ragazzo che la trattava come un essere inutile... i risultati di tutto ciò li puoi vedere tu stesso, aggiungici che i suoi un anno fa si sono separati e da 4 mesi a questa parte se ne sono andati lasciandola sola." Concluse con lo sguardo rivolto verso la ragazza dietro di noi.
"Io...non so cosa fare." Ammisi rassegnato. 
"Non fare cazzate, sei fidanzato." Mi ammonì. 
Mollai Ale a casa sua per dirigermi verso il rifugio, poi un'idea molto impulsiva mi suggerì di portarla a casa mia, in fondo c'erano sia cavalli sia persone, chiamai la mia ragazza, mi sembrava giusto che sapesse cosa stavo per fare nonostante sapessi che avremo litigato e così facemmo, non l'avrei mai tradita e lo sapeva, tuttavia mi diceva tutt'altra cosa. Arrivai a casa, mio padre era appoggiato allo stipite della porta che mi aspettava, gli spiegai la situazione e lui mi disse di svegliarla;  voleva che sapesse dov'era, così feci: la svegliai dolcemente e le spiegai tutto, sembrava un cerbiatto davanti al suo cacciatore, aveva gli occhi spaventati osservando alternativamente me e mio papà, pochi secondi dopo il suo sguardo si posò sull'uomo, lo fissò qualche istante assottigliando gli occhi, poi parlò. 
"Angelo?!" Chiese stupita.
"Ciao bambina, come sei cambiata." Rispose sorridendo. 
Li guardai scioccato, si conoscevano?! Come?! Perché?! E perché non mi aveva mai parlato di lei?
 
 
 
 
Spazio autrice 
Buona sera o Buongiorno, finalmente sono tornata con un'altra storia, stavolta voglio superare me stessa, speriamo in bene... Comunque, che ne pensate di questo capitolo? Vi piace?  Un bacione enorme :) _Naira.  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Christmas. (part 1) ***


... E perché non mi ha mai parlato di lei? 
"L'ho vista crescere, ogni anno alla transumanza arrivava correndo per salutarmi e coccolare Gordon." Mi spiegò l'uomo guardandomi. Poi aggiunse, guardando la ragazza, che poteva fermarsi tutto il tempo che voleva, lei gli rivolse un mezzo sorriso cordiale per poi guardarmi, in attesa che le mostrassi la casa e così feci. Le mostrai tutta la casa dicendole di dormire in camera mia, io avrei dormito sul divano.
Era la vigilia di Natale e nevicava, il camino acceso mi faceva volare in altri mondi, chiusi gli occhi e mi immaginai il sorriso innocente di una bimba dagli occhi blu, il luccichio di essi, cosa potesse provare, il cigolio inconfondibile della porta di camera mia mi fece aprire gli occhi di scatto, alzai lo sguardo e trovai quello di Naira con una sigaretta in bocca, mi indicava la porta d'ingresso, le mimai un si con la testa e tornai con gli occhi chiusi ai miei pensieri. Immaginai la delicatezza delle sue carezza, il suo sguardo affascinato, la sua felicità; immaginai lei felice di essere in un mondo che ama, che non sa di falsità e dolore, ma di innocenza e amore; immaginai come doveva essere stato bello vederla crescere giorno dopo giorno, anno dopo anno, sentire la sua risata, asciugare le sue lacrime; pensai che se fossi arrivato prima non le avrei permesso di ridursi così, che sicuramente l'avrei amata più della mia stessa vita, ma è possibile innamorarsi di un involucro, delle ceneri di una persona ormai scomparsa, vuota? 
Il suono della sveglia mi fece sobbalzare, guardai l'ora: 9 e 20, mi alzai controvoglia e salutai mio padre seduto in cucina, andai in camera mia per prendere i vestiti, bussai, silenzio, aprii lentamente notando Naira ancora addormentata, aveva il viso tirato, la svegliai delicatamente per dirle che prendevo il cambio.
"Mi alzo." Disse aprendo un occhio.
"Nono, stai tranquilla. Dormi pure." Risposi sentendomi in colpa.
"Non ho più sonno." Concluse alzandosi e stiracchiandosi. 
Arrivammo in cucina e mio padre ci squadrò poi muovendo il capo disse:
"Vestitevi bene, è Natale e si va al ristorante."
Eseguimmo il suo ordine, mi cambiai mettendo un paio di jeans scuri, una camicia nera e una felpa grigia, raggiunsi l'uomo sorridendogli poi ci sedemmo aspettando Naira, quando arrivò il mio cuore perse un battito, indossava un maglione di lana nero attillato, lungo fino a metà coscia, un paio di jeans bianchi sempre attillati, stivaletti neri, capelli sciolti... Mi ci volle qualche secondo per ritornare in me, partimmo e dopo alcuni minuti arrivammo al ristorante, lei con mio papà si sciolse un po e scambiarono qualche parola, le strappò anche un mezzo sorriso, tuttavia i suoi occhi erano sempre velati di tristezza; finito di pranzare la vidi diventare improvvisamente bianca, mettersi una mano davanti alla bocca e correre verso il bagno, la seguii preoccupato trovandola accovacciata che vomitava, le raccolsi i capelli e l'accarezzai, poco dopo si riprese.
"Scusami, scusatemi, mi dispiace, io..." le lacrime iniziarono ad accumularsi nei suoi occhi, la interruppi prima che potesse dire altro. 
"Non scusarti, non è successo niente, stai bene?"
"Si.. Ma.."
"Niente ma. Vieni. Andiamo a casa." Conclusi sorridendole. 
Tornammo a casa, mio padre la chiamò un attimo, lei gli si avvicinò e lui le diede un anello.
"Era di mia moglie, voglio che tu lo tenga sempre e che ti ricorderai di noi quando avrai bisogno o quando ti sentirai sola, voglio che tu quando lo guarderai saprai che qualcuno è sempre accanto a te, anche se non lo vedi, anche se pensi che non ci sia, ci sarà." Le disse sorridendole teneramente. 
Ascoltai le sue parole una ad una facendomele entrare in ogni cellula, aveva conservato quell'anello per 24 anni, non aveva mai voluto darlo a nessuno, perché ora? Perché a lei e non alla ragazza che fra qualche mese diventerà mia moglie? 
"Grazie, io non so cosa dire." Rispose Naira. 
A quel punto mio papà le sussurrò qualcosa nell'orecchio lei mi guardò un secondo e gli sorrise, decisi che volevo portarla in passeggiata, le dissi di cambiarsi nel frattempo andai a preparare due cavalli, per tutto il tragitto regnò un silenzio imbarazzante, tornammo a casa verso l'imbrunire, cenammo poi lei uscì a fumare, ci guadammo un film; finito andò in camera e rimasi solo con i miei pensieri, mi arrivò un messaggio dalla mia ragazza, lo lessi: 
'Buon Natale amore, sei il mio principe azzurro, ti amo <3'
Mi ritrovai a domandarmi per quale motivo per me fosse più importante un sorriso di Naira piuttosto che un messaggio così dalla ragazza che amo.
Le risposi un 'grazie, anche a te.' chiusi gli occhi e cercai di dormire. 
A metà nottata delle urla mi svegliarono, corsi da Naira, era seduta sul letto con le ginocchia strette al petto, fissava il vuoto con gli occhi colmi di terrore, mi avvicinai lentamente e le sfiorai un braccio.
"Hey, tutto bene?" Le chiesi, si voltò verso di me e.... non avrei mai potuto dimenticare quello sguardo assente, vuoto, privo di ogni emozione e carico di ricordi rimasti troppo presenti. 
"Un incubo."




Spazio autrice 
Salve a tutte, inizio col chiedervi Scusa per il fatto che questi capitoli siano un po corti, ma se li facessi più lunghi diventerebbero troppo pesanti, spero vi piacciano. Chiedo scusa anche per eventuali errori sia nei tempi che nelle parole.. aspetto recensioni e critiche... un bacione enorme la vostra _Naira.  :) 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Christmas. (part 2) ***


"Un incubo."
"Stai tranquilla, ora ci sono io ok?" L'abbracciai.
"Grazie." Mi rispose prima di rilassarsi fra le mie braccia. 
Si addormentò così: rannicchiata contro il mio corpo, lasciai passare un'oretta e poi cercai di andarmene, Naira aprì gli occhi di colpo stringendomi un braccio.
"Non mi abbandonare, ti prego." Quella supplica detta con gli occhi colmi di panico mi strinsero lo stomaco, la guardai ancora qualche secondo poi mi risistemai e chiusi gli occhi abbracciandola, mi addormentai avvolto dal suo profumo. Il mattino dopo mi svegliai verso le 10, lei come mi sentì muovere aprì gli occhi, aveva uno sguardo diverso, più limpido, più vivo, ne rimasi pietrificato. 
"Buongiorno." Mi sussurrò e il mio cuore perse un battito, la guardai ancora un po prima di alzarmi per andare in cucina, salutai mio papà che mi sorrise complice. 
"Stamattina quando non ti ho visto sul divano sono venuto in camera ed eravate talmente tranquilli che non vi ho voluto svegliare." Spiegò trattenendo una risata. 
"Ringrazia che sei mio padre, altrimenti ti avrei già mandato a fanculo. E togliti quel sorrisino compiaciuto!" Lo rimproverai ridendo. 
Il cigolio della porta mi fece voltare, aveva rimesso lo stesso sguardo vuoto, salutò Angelo lasciandogli un bacio sulla guancia poi andò a rannicchiarsi davanti al camino, lo squillo del mio telefono mi fece spaventare, guardai lo schermo, era la mia ragazza, risposi. 
Mi raccontò cosa aveva fatto in questi giorni, feci lo stesso cercando di nominare Naira il meno possibile, poi arrivò quella domanda che speravo non facesse: 'è ancora lì?' Non sapevo che dirle, mentirle non potevo in quanto l'indomani sarebbe venuta a dormire qui e dovevo ancora avvisare Naira; Maria, la mia ragazza, mi richiamò.
"Ohi, scusami, Comunque è ancora qui, penso che domani andrà via." Spiegai, lei iniziò ad urlare arrabbiata, la lasciai sfogare, la capivo. Finita la chiamata andai a parlare con la nostra ospite.
"Hey, ascolta... domani dovrebbe venire la mia ragazza, ti dispiace se dormiamo in camera?" Chiesi dolcemente, il suo sguardo divenne di ghiaccio, mi congelò il sangue.
"Vado via, non vorrei essere di troppo." Sputò parole e veleno poi si voltò e se ne andò, mio papà l'accompagnò a casa. Mi sentii come impotente, non volevo che andasse via, mi piaceva averla in casa, conoscerla dai suoi modi, dai suoi sguardi, dalle sue paure. La sera mi trovai solo, ebbi la sensazione che mi mancasse qualcosa, non riuscì a dormire, la mattina arrivò troppo presto, andai a pulire i box aspettando l'arrivo della mia ragazza, quando arrivò mi accorsi che non ero così felice quanto lo ero con o per Naira, la salutai e lei iniziò a farmi il culo, non ascoltai una sola parola, non potevo, quegli occhi vuoti mi riempivano i pensieri. Volevo vederla, si! Volevo vederla ne sentivo il bisogno.
"Marco! Marco mi ascolti?!" Urlò Maria. 
"Oh, si, scusa mi è venuto in mente che dopo pranzo devo andare via." Cercai di essere convincente.
"Dove?" Chiese furiosa.
"Da Ale, devo dargli una mano." Mentii, guardandola negli occhi; ci credette e dopo pranzo se ne andò. Parlai con mio papà che mi ordinò di prendere due cavalli, un'oretta dopo arrivai nel paese dove abitava, la cercai e la trovai poco lontano seduta che fissava il vuoto, la chiamai, non si mosse, mi avvicinai e le chiesi se veniva a cavallo con me, era titubante ma accettò, partimmo iniziando a percorrere una strada innevata, il respiro dei cavalli era l'unica cosa che interrompeva il silenzio, decisi di parlarle. 
"Mi dispiace di essere stato brusco."
"Non da niente, capisco quando sono di troppo." Mi rispose gelida. 
"Non eri di troppo,  mio padre ti adora e a me non dai fastidio." Mi trattenni dal dirle che la volevo perché ne sentivo il bisogno.
"Angelo è un uomo fantastico, sei fortunato ad averlo come papà." Disse amaramente. 
"Come l'hai conosciuto?" Chiesi curioso.
"Permettendo che i miei primi ricordi li ho con loro, con Aldo, Giacumassu e tuo papà. Avevo 6 anni, correvo per andare dai cavalli e quando arrivai lo vidi lì appoggiato che mi sorride, scappai perché mi faceva paura..." Sorrise. "Tornai poco dopo e gli chiesi se potevo accarezzare Gordon, poi iniziammo a parlare, gli ho rotto tanto le palle che alla fine mi ha fatto salire su Gordon." Rise con gli occhi lucidi di ricordi, fu la risata più bella che avessi mai visto. "Ogni volta aspettavo con ansia solo per farmi portare in giro sul vostro stallone!" Le sorrisi dolcemente scoprendo quanto fossero belli i suoi occhi con un bagliore, con un luccichio che solitamente non c'era. Cavalcammo due ore parlando di qualsiasi cosa, la convinsi a tornare a stare qualche giorno giù da noi, quando arrivammo a casa mio papà l'abbracciò, una vocina nella mia testa disse: 
'È lei quella giusta.'





Spazio autrice 
Sbam! Sorpresa! Ve li aspettavate questo finale? Comunque, scleri a parte.... spero vi sia piaciuto, aspetto critiche e vostri pareri su tutto... :) un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Goodbye. ***


'È lei quella giusta.'
Scacciai quel pensiero in un nanosecondo, mi allontanai e chiamai Maria, ci mettemmo d'accordo perché potessi passare 3 giorni a casa sua, dovevo staccare. Quando chiusi la chiamata tornai in casa per prepararmi la roba da portare, cenammo e subito dopo me ne andai. Arrivai da Maria e la volevo, volevo sentirla mia, la volevo stretta a me, passai 3 giorni attaccato a lei, forse come non lo ero mai stato, era quello che mi ci voleva, tornai a casa il 30 pomeriggio, quando entrai trovai mio papà con gli occhi lucidi seduto in salotto.
"Papi, che succede?" Chiesi preoccupato.
"È partita. Se n'è andata." Quelle parole mi gelarono il sangue nelle vene, una sensazione di panico mi investì come un treno in corsa, lo guardai sgranando gli occhi e sedendomi di fronte a lui 
"Dove?" Domandai per inerzia nonostante fossi terrorizzato dalla risposta.
"Non lo so." Concluse l'uomo guardandomi per la prima volta da quando entrai. 


...Naira...
Quel ragazzo mi aveva colpito, fu l'unico che mi rimase accanto nonostante fossi un mostro. Ne rimasi colpita dal primo momento in cui lo vidi: un ragazzo alto con un fisico longilineo e scolpito, i capelli neri schiariti dal sole erano diventati quasi biondi, occhi color cioccolato con incastonate scaglie color smeraldo, un sorriso dolce; era un ragazzo veramente stupendo ma non volevo soffrire di nuovo e lo respinsi, niente da fare, Marco era sempre lì, sempre pronto ad aiutarmi, sempre a cercare di farmi sorridere. Quando andò 3 giorni dalla sua ragazza rimasi sola con i miei pensieri che mi facevano esplodere la testa e giunsi ad una conclusione: dovevo andare via, cambiare vita così da poter cambiare anche me stessa. Ne parlai con Angelo e prima ritornasse partii, lo feci con la morte nel cuore, ma non sarei riuscita a dirglielo guardando i suoi occhi sorridenti venire invasi dalla delusione, dalla tristezza; ero scappata come un ladro, andai lontano 10000 chilometri per dimenticare ma ciò non avvenne, lui mi tormentava. Era passato ormai un mese, trovai lavoro e anche una piccolo appartamento a poco, era mattina presto, mi stavo dirigendo a passo svelto verso la metropolitana quando una ragazza bionda mi fermò. 
"Ehm, tu parli italiano?" Mi chiese.
"Si, sono italiana." Risposi cortesemente. 
"Oh, grazie a dio! È un mese che giro in tondo, potresti dormire come arrivo a Central park?" 
"Certo! Però ora devo lavorare, puoi venire con me e quando esco ti ci accompagno." Proposi,.mi incuriosiva, mi sembrava una brava persona. 
"Grazie mille, davvero! Sono Isabel." Mi porse la mano 
"Naira." Conclusi stringendogliela ed invitandola a seguirmi. 
Più tardi sedute a Central park ci raccontammo le nostre vite, scoprii che era di Imperia e che conosceva sia Angelo che gli altri pastori, parlammo tutto il pomeriggio, mi stavo affezionando a lei, tanto da invitarla per cena. I giorni passavano e noi ci legammo sempre di più, ci vedevamo praticamente tutta la giornata, la mia vita stava migliorando ma sarebbe stata una cosa temporanea perché fra 3 mesi tornava a casa e la mia casa ormai era qui, quella sera andammo in un locale dove facevano festa, mentre eravamo sedute al bancone notai un ragazzo poco distante che assomigliava moltissimo a Marco, mi venne una fitta al cuore, misi una mano sopra esso andando avanti con la schiena, Isabel mi guardò preoccupata chiedendomi se andasse tutto bene, le risposi di si nonostante non fosse così. Verso mezzanotte iniziò il karaoke così decidemmo di andare a casa, quando arrivai decisi di pesarmi, presi la bilancia e ci salii ansiosa, l'ago si fermò sui 35 chili, mi stupii erano veramente pochi, presi atto di quanto poco pesassi e mi impegnai per cercare di ingrassare, non potevo continuare così. La mattina dopo ne parlai a Isabel e lei senza perdere tempo mi rispose: 
"Era ora che te ne accorgessi, iniziavo a preoccuparmi, comunque ti aiuterò." Mi sorrise complice. 
"Grazie, davvero." Conclusi abbracciandola. 
La sera stessa mi preparò una  teglia di lasagne fumanti obbligandomi a mangiarne almeno metà porzione, finita andai di corsa a vomitare, quando iniziai a sentirmi meglio mi venne in mente il giorno di Natale quando, nella stessa situazione,  Marco era lì, vicino a me, il ricordo delle sue carezze mi fece venire i brividi, mi alzai tornando in cucina e trovando un'altra mezza porzione di lasagne nel mio piatto. 
"Facciamole vedere che siamo più forti." Affermò la bionda con un sorriso dolce.




Spazio autrice
Buona sera, inizio col dire che il titolo è più azzeccato per la prima parte ma mi piaceva troppo per cambiarlo: )
Comunque, spero vi piaccia, aspetto (come sempre) critiche e recensioni *-* un bacione la vostra _Naira.          

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** New life, old memories ***


"Facciamole vedere che siamo più forti." Affermò la bionda con un sorriso dolce. 
Mangiai di nuovo e nonostante che la nausea non mi abbia abbandonato un solo secondo riuscii a tenere tutto nello stomaco, dopo cena andammo in un pub poco distante, Isabel si mise a cercare di parlare con due ragazzi e una ragazza, mentre la osservavo divertita seduta al bancone si voltò facendomi cenno di raggiungerli, parlammo tutta la sera; uno si chiamava Axel aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi, suo fratello, William aveva i suoi stessi occhi e i capelli neri, la ragazza invece si chiamava Amber ed era bionda scura con due occhi verdi. In poche ore diventammo amici, gli raccontai ben poco di me, non era nel mio carattere fidarmi sin da subito e raccontare di me stessa, poche persone riuscirono ad evadere questa regola non scritta; fin ora solo due erano riusciti a farlo: Isabel e... Marco, in un istante il mio pensiero volò a lui e giurai di averlo visto di fronte a me, sbarrai gli occhi sussurrando il suo nome, il tocco di Isabel mi fece tornare alla realtà, la guardai spaventata. 
"Chi è Marco?" Chiese. 
Non le avevo ancora raccontato questa porzione della mia vita.
"Nessuno." Le risposi tornando in me.
"Ah, l'altro giorno ho trovato questa.." trafficò nella sua borsa estraendone una busta bianca col mio nome scritto sopra "Ti sarà caduta dalla valigia." Concluse porgendomela, me la rigirai nelle mani un paio di volte dopodiché decisi di aprirla.
Poche righe scritte in corsivo: 
'Ricordi?! Sempre vicino a te. Ci saremo sempre, torna presto bambina, il tuo posto è qui insieme a noi, a tutti noi. Guardati intorno e cercaci con lo sguardo, noi saremo lì... Ovunque tu sia. Ricordati di noi bambina.
              
               Un bacio e un 'a presto'              Angelo.  '
 
Iniziai a piangere e sorridere allo stesso tempo, passai la lettera a Isabel che lesse con le lacrime agli occhi, alzò lo sguardo.
"Torna." Una parola, quella parola scatenò il panico dentro di me. 
"No, non posso." Risposi sfidandola.
"Perché? Hai delle persone che ti amano, perché scappi da loro? "  domandò furiosa. 
"Perché mi amano solo per il fatto che non mi conoscono bene, non voglio farli soffrire e non voglio soffrire." Risposi esaperata. 
"Ma perché uno dei due deve per forza soffrire? " continuò urlando. 
"Perché io ne sono innamorata! Ok? E lui sta per sposarsi! È possibile che voglia dimenticarlo? Dimenticare le sue carezze, i  suoi abbracci, i  suoi sguardi, le sue parole!" Urlai in lacrime. 
Isabel sgranò gli occhi confusa.
"Chi vuoi dimenticare?" Chiese tranquilla.
"Marco." Conclusi atona. 
Lei mi guardò ancora qualche secondo poi si alzò, si sedette affianco a me e mi abbracciò, ricambiai iniziando a singhiozzare, mi tenne stretta a lei finché non smisi, dopodiché mi portò a casa, mi infilai nel letto e mi addormentai. 
La sveglia suonò, mi svegliai di colpo,.mi guardai intorno e mi ritrovai nella mia stanza, stamattina dovevo chiamare Angelo, almeno per avvisarlo che stavo bene, guardai l'ora: 7e15 quindi in Italia era mezzogiorno, composi il numero con le mani che tremavano. Primo squillo: tremavo, secondo squillo: cuore in gola, terzo squillo.
"Pronto?" Inghiottii a vuoto.
"Ciao Angelo." Parlai.
"Ciao bambina, stai bene?" Chiese apprensivo. 
"Si, ti ho chiamato per farti sapere che sto bene, ho trovato lavoro e casa." Dissi con le lacrime agli occhi.
Sentii un lungo sospiro, passarono svariati secondi prima che l'uomo parlasse nuovamente. 
"Quindi non torni a casa?" Domandò rassegnato.
"La mia casa è qui, ora." Conclusi, mi salutò e chiuse la chiamata, ero distrutta, quella voce mi aveva ucciso, il ricordo e il passato mi avevano ucciso,  non potevo tornare, no; stavo bene qui. Mi preparai e andai al lavoro, parlai a Isabel di quella telefonata, lei mi guardò qualche secondo poi decise di dare voce ai suoi pensieri: 
"Secondo me dovresti tornare e risolvere tutto, una volta fatto questo nessuno ti impedisce di tornare qui." Mi ritrovai apensare che il suo ragionamento non faceva una piega ma non lo ammisi ad alta voce, tornando dal lavoro incontrammo Axel, William e Amber, decidemmo di andare a mangiare  al mc donald's, quando ordinai un menù da bambini il commesso mi guardò male, ridemmo tutta la sera raccontando barzellette, quando uscimmo vidi una coppia che stava salendo su una carrozza, quanto mi mancava andare a cavallo, sentire l'adrenalina scorrere nelle vene quando si partiva al galoppo, il vento che scorreva e faceva venire la pelle d'oca...
"Naira!" Sentii la voce di Axel che mi chiamava.
"Eh, dimmi." Risposi. 
"Andiamo." Concluse avviandosi insieme agli altri, mi voltai e li seguii. 
 
 
 
 
 
Spazio autrice 
Non mi entusiasma molto come capitolo, esclusa la parte della lettera ovviamente :')  fatemi sapere che ne pensate , un bacione la vostra _Naira.  

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** alone. ***


"Andiamo." Concluse avviandosi insieme agli altri, mi voltai e li seguii. 
Era passato ormai un mese dalla sera in cui decisi di uscire da quella merda chiamata anoressia, dopo cena decisi di pesarmi, l'ago della bilancia si fermò sui 40 chili, sorrisi, ero riuscita a prendere 5 chili in un mese ed erano tanti considerando la situazione in cui ero, andai di corsa a dirlo alla mia amica che mi aspettava in salotto, quando la informai si mise a saltellare battendo le mani, ero felice, per una volta nella vita potevo usare questa parola, ma si sa che quando si è felici c'è qualcosa che ce la toglie e quel qualcosa era che mancava un mese e mezzo alla sua partenza; ci guardammo un film e andammo a dormire. 
I giorni successivi passarono veloci e pian piano anche il mio peso aumentava, li trascorremmo spensierate fino a due settimane prima del momento dell'addio; eravamo sedute a Central park, mi informò che mi aveva comprato il biglietto e che sarei scesa con lei per combattere i fantasmi del mio passato, queste parole scatenarono il panico in ogni cellula del mio corpo, non volevo tornare laggiù, io stavo bene qui! Non volevo tornare in quel posto carico di dolore ma Isabel non volle sentir ragioni, non volle sentire una sola parola;  iniziai a contare i giorni, le ore, iniziai a mangiare sempre meno, a sorridere meno, dopo due settimane avevo perso i chili che avevo guadagnato. Il panico aumentava ogni giorno che passava, fino alla sera prima, saremmo dovute partire l'indomani alle 4 così da essere in Italia per le 20, non riuscii a dormire, ero nel letto con gli occhi sbarrati a fissare il soffitto, rimasi in quella posizione tutto il tempo restante alla nostra partenza, alle 3 e un quarto Isabel si lanciò sul mio letto felicissima, quando vide che non mossi un muscolo si placò, mi chiese se ero pronta, le risposi di no, lei mi strinse forte la mano e mi disse:
"Non avere paura, io sarò con te, combatterò insieme a te, ne usciremo insieme, non vado da nessuna parte."

Quelle parole mi diedero coraggio, ricambiai la sua stretta guardandola negli occhi e le risposi: "sono pronta." 
Ci alzammo, prendemmo le valigie ed uscimmo. Entrammo in aeroporto, come potevo affrontare 16 ore di volo se già adesso non riuscivo a contenere il mille nervosismo? Dopo aver passato il check-in salimmo sull'aereo e pochi minuti dopo partimmo, passarono due ore, il mio nervosismo se possibile aumentava, la mano di Isabel intrecciata alla mia stringeva la presa ogni volta che tremavo, la ringraziai mentalmente credo un milione di volte, dopo 4 ore mi addormentai. 
L'aria famigliare dell'aereoporto di Villanova ci accolse insieme al suo cielo stellato.


...Marco…
Una voce, quella voce, mi chiamava, mi guardai intorno, non la trovavo, urlai il suo nome, niente, non vedevo niente, dov'era? Dove? Continuai a guardarmi intorno senza risultati, poi il volto di Ale mi comparve davanti. 
"È troppo tardi. Apri i tuoi occhi ma nulla è cambiato." Aprii gli occhi di colpo, era un sogno, un fottutissimo sogno, presi il telefono e sbloccai la tastiera. 
Erano le 4 e 20 del 5 dicembre, erano passati solo 6 interminabili giorni da quando era partita e ogni notte era la stessa storia, lo stesso sogno, la stessa fottuta frasi senza senso, mi alzai andando in cucina a farmi un caffè, mi mancava Naira, la sera che partì andai in camera mia per dormire, quando mi sdraiai venni avvolto dal suo profumo, mi alzai e da quel giorno dormivo sul divano. Versai il caffè nel bicchiere e iniziai a scorrere le immagini nella galleria del mio telefono, nel frattempo la radio iniziò a trasmettere Estranged dei guns n' roses, l'ascoltai svogliatamente, dopo le prime note mi venne in mente lei, non capivo il perché dovessi pensare a lei, così cercai la traduzione: 
'Quando parli da solo 
E non c'è nessuno in casa
Puoi fingere con te stesso 
Di essere venuto al mondo solo
(Solo)

Così nessuno ti ha mai detto piccola 
Come sarebbe stato
Così cosa ti succederà piccola 
Mi sa che dovremmo aspettare e vedremo

Vecchio nel cuore, ma ho solo 28 anni 
E sono troppo giovane 
Per lasciare che l'amore mi spezzi il cuore
giovane nel cuore, ma si sta facendo troppo tardi 
Per ritrovarci cosi distanti 

Non so come tu ti possa aspettare 
Di trovarmi ultimamente 
E che altro potresti chiedere da me 
Come hai potuto dire che non ho bisogno di te 
Quando hai preso tutto
Dico hai preso tutto da me 

Giovane nel cuore e diventa cosi difficile aspettare 
Quando nessuno che conosco sembra potermi aiutare ora 
Vecchio nel cuore, ma non devo esitare 
Se devo trovare la mia via di uscita 

Sto ancora parlando da solo 
E non c'è nessuno in casa 
(Solo)  

Cosi nessuno ci hai mai detto piccola 
Come sarebbe stato 
Cosi cosa ci succederà piccola 
Mi sa che dovremmo aspettare e  vedremo 

Quando troverò tutte le ragioni
Forse troverò un'altra via
Troverò un altro giorno 
Con tutte le stagioni mutevoli della mia vita
Magari la farò giusta, la prossima volta 
E ora che sei stata spezzata 
Hai la testa fuori dalle nuvole 
Sei tornata giù sulla terra 
E non parli cosi forte 
E non cammini così orgogliosa 
Non più, e per cosa 

Beh sono saltato dentro al fiume 
Troppe volte per arrivare fino a casa 
Sono qua fuori per conto mio, e vado alla deriva tutto solo 
Se non si nota dategli tempo 
Per leggere tra le righe
Perché vedo che la tempesta si sta avvicinando 
E le onde sono cosi alte
Sembra che tutto quello che abbia mai conosciuto sia qui 
Perché deve andare alla deriva e morire? 

Non troverò mai qualcuno per sostituirti 
Temo che dovrò farcela questa volta… oh, questa volta 
Senza di te 

Sapevo che la tempesta si stava avvicinando 
E tutti i miei amici dicevano che ero su di giri 
Ma tutto quello che abbiamo mai conosciuto è qui
Non ho mai voluto che morisse.'




Spazio autrice 
Scusate la lunghezza ma volevo mettere la traduzione in modo da poter capire meglio i sentimenti di Marco. Spero vi piaccia e non vi abbia annoiato, fatemi sapere le vostre opinioni *-* un bacio. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** She misses you. ***


Lessi ogni parola due o tre volte cercando di associare il senso di esse a Naira, alzai lo sguardo trovando quello accigliato di mio padre.
"Che fai sveglio alle 5 di mattina?" Mi chiese.
"Non avevo più sonno." Mentii spudoratamente. 
"Ti manca vero?" Chiese ancora.
"No." Risposi secco.
"E invece si,  perché se non fosse stato così mi avresti chiesto a chi mi riferivo." Concluse consapevole di aver vinto.
Mi alzai andando e andai nella stalla per iniziare a lavorare, Gordon mi guardò un secondo poi si girò dandomi la schiena, mi affacciai nel suo box, non aveva mangiato, erano 5 giorni che andava avanti così, non capivo cosa avesse che lo turbata, lo chiamai, non mi considerò di striscio, entrai per pulirlo e a momenti non mi uccise, chiusi tutto per poi dedicarmi agli altri cavalli, mentre stavo pulendo Mora il mio telefono iniziò a suonare, guardai il display: Maria, non risposi, volevo stare solo con i miei pensieri, posai il forcone ed entrai ad accarezzare la giumenta che appoggiò la testa contro il mio petto, mi beai di quell'amore che solo gli animali sono in grado di regalare, l'amore con la 'A' maiuscola, quello vero, puro, senza ne sé ne ma, ti regalano amore per tutta la loro vita senza freni; rimasi in quella posizione svariati minuti poi tornai a finire il mio lavoro, di dopo caricai Mora e mi diressi verso le montagne che avevano visto crescere generazioni su generazioni di tutti coloro che le hanno amate, di tutti i pastori che ci hanno vissuto, di tutti i loro figli che correvano su quei prati incontaminati, dove il cielo si scontra con la terra, dov'è cresciuta Naira. Cavalcai fino al tramonto osservando il mare seduto in sella, quando tornai a casa trovai Maria in piedi con le braccia incrociate ed uno sguardo impaziente, scesi tranquillamente salutandola ed aprendo le porte dietro, non si mosse, non appena mi trovai davanti a lei con la giumenta attaccata alla corda iniziò a parlare.
"Perché non mi hai risposto?" Chiese cercando di rimanere calma.

"Stavo lavorando." Risposi tranquillo. 
"E perché non mi hai chiamato dopo?" Continuò. 
"Sono andato a cavallo e non prendeva." Spiegai.
"Non ti dimentichi niente?!" Domandò alzando la voce. 
"Cosa?" Il mio tono era freddo quasi come il vento che soffiava rabbioso. 
"Cosa?! Cosaa! Oggi è il nostro anniversario! Dovevi venire al ristorante con me e i miei e tu che fai? Vai su questo stupido animale! Ho fatto una figuraccia! Non eri così, come mai sei sempre silenzioso? perché eviti le persone? Si può sapere cosa ti passa per la testa?" Sbottò urlando. 
"Non ho niente. Scusa se mi sono dimenticato." Cercai di tagliare corto, ma quando cercai di fare un passo avanti mi bloccò la strada.
"Non ho ancora finito! Non mi bastano le scuse, voglio sapere perché fai così!" Continuò imperterrita.
"E cosa devo fare?! Inginocchiarmi e implorare il tuo perdono?! O strapparmi il cuore perché non sopporto questo dolore causato dal fatto che mi sono dimenticato del nostro fottuto anniversario?! Lascia stare, lasciami stare! Ho del lavoro da fare e non ho intenzione di sentire le tue cazzate!" Conclusi urlando per poi riportare Mora sul camion, chiudere tutto e salire.
"Bravo, scappa di nuovo! Le cose non si risolvono così!" Concluse Maria mentre mettevo in moto e me ne andavo.
Chiamai Aldo per chiedergli se potevo cenare con lui, mi rispose con un: 'ma sei scemo? Me lo chiedi pure?! Ti aspetto.' 
Sorrisi alle sue parole, ingranai la quinta prendendo l'autostrada; quando arrivai mi corse incontro con un enorme sorriso a piegargli le labbra, cenammo parlando del più e del meno, poi pulii il camion e andai nel paese di Naira, mi sdraiai vicino alla giumenta coricata in un angolo, misi la testa sulla sua pancia e mi addormentai così,  col calore del suo corpo a rilassarmi. 



Spazio autrice
Scusate infinitamente per il ritardo, ma con la transumanza, l'influenza e le ultime notizie che ho ricevuto sono stata molto impegnata.
Aspetto i vostri pareri su questo capitolo:) un bacio _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** The past behind. ***


È passato più di un mese dalla sua partenza e mi rendevo conto sempre di più che mi mancava, mi sentivo incompleto, quella sera dovevo andare a ballare con Maria, mi preparai velocemente, salutai mio papà e andai ad aspettarla sotto casa, quando arrivò mi diressi verso il locale, entrammo, ordinammo da bere e mentre lei andò a ballare con delle sue amiche io presi posto al tavolo dove erano seduti i miei amici, li salita ed iniziammo a parlare. Verso l'una e mezza iniziò il karaoke, una ragazza si mise a cantare 'ti scatterò una foto' di Tiziano Ferro, ascoltartai quelle parole una per una, non mi piaceva particolarmente come artista, ma quella canzone, in quel momento ebbe un effetto devastante, ci furono un paio di frasi che colpirono, la prima fu: 'e tutto ciò che hai di me di colpo non tornasse.' 
La seconda l'ascoltai incidendola all'interno del cuore: 'e riconobbi il tuo sguardo in quello di un passante, ma pur avendoti qui ti sentirei distante.' Alzai gli occhi, la vidi, vidi la sua faccia, sbattei le palpebre due volte e non la trovai più, mi guardai intorno terrorizzato, mi alzai immergendomi nella folla per cercarla, fu tutto inutile, non la trovai, non più; quando tornai i miei amici mi guardarono preoccupati, li rassicurai per poi salutarli e tornare a casa, scrissi un messaggio a Maria dicendole di tornare con le sue amiche, arrivato mi sdraiai sul divano e mi addormentai poco dopo. Mi svegliai di soprassalto, stesso sogno, stessa ora, ormai era più di un mese che non mi faceva dormire bene la notte, stessa routine, caffè, stalle, pranzo, Maria con una delle sue sfuriate, stalle, cena e letto; la mia vita era caduta nella monotonia. Quella sera avevamo organizzato una grigliata con pastori e amici, invitai la mia ragazza solo per educazione, procedeva tutto tranquillamente finché Giacumassu tirò in ballo Naira, mio padre, vedendo la tempesta scatenatasi nei miei occhi, chiuse il discorso brevemente, finimmo di mangiare e ci mettemmo a guardare un film con tanto di popcorn e birre. Passò lentamente un'altra settimana, Maria iniziò ad organizzare il matrimonio, fra qualche mese ci saremmo sposati, e qualche settimana prima sarebbe andata a comprare il vestito, iniziò a preparare gli inviti e mi arruolò per andare dal fioraio a ordinare vari tipi di rose, andare a cercare una carrozza come quella di cenerentola ed altre cose che non mi ricordai dal minuto dopo che ne le elencò. Sbrigai tutto in un paio d'ore poi come ogni sabato presi Mora ed andai su quelle montagne, mi rilassava, riuscivo ad ascoltare i miei pensieri, in mezzo a quel mondo innevato e silenzioso, lontano dalla frenesia della città, quel giorno mentre osservavo due stambecchi correre lungo un dirupo mi domandai se quello che volevo era davvero sposare Maria, di certo non potevo dirle di no quando me l'ha chiesto, come non potevo mollarla all'altare, che potevo fare? Il solo pensiero di iniziare una vita con lei mi faceva venire voglia di fare le valigie e sparire, mi domandai il perché di questa ribellione, di questa sensazione di prigionia quando pensavo al matrimonio, in fondo doveva essere una cosa emozionante per me, non un obbligo. Pensai che forse dovevo chiederle di posticipare il tutto, poi riflettei sul fatto che molto probabilmente tutte queste brutte sensazione erano collegate alla speranza di rivedere Naira, mi feci coraggio e decisi di lasciarmela alle spalle, che averono sposato Maria perché era lei la donna della mia vita, tornai a casa con una nuova carica, presi in mano la mia vita ed iniziai a cambiarla. 
Entrai in casa, senza salutare nessuno mi diressi dritto in camera mia, tolsi le coperte e le lenzuola, le lanciai a lavare mettendo quelle pulite, sprazzi deodorante ovunque, quando mio papà entrò e vide tutto buttato per aria mise una faccia preoccupata, non lo considerai minimamente continuando col mio lavoro, aprii un cassetto e trovai una foto di una bambina che ride in sella a Gordon, l'uomo mi si avvicinò, mi appoggiò una mano sulla spalla.
"Non è così che puoi lasciartela alle spalle." Mi sussurrò battendo un paio di volte la mano per poi allontanarsi e uscire, rimasi con la foto in mano a fissare il punto in cui era uscito per svariati secondi, dopodiché scossi la testa tornando alle mie faccende, finite esse feci cena e mi misi a dormire, l'indomani mattina sarei dovuto andare fino a Bardi a prendere del cavalli. 
Un altro mese era passato, non avevo più fatto quel sogno, non pensavo più a lei, non spesso come prima per lo meno, quella sera era il mio addio al celibato, ci saremmo sposati il 22 aprile, cioè fra 2 settimane, organizzammo festa con i pastori e dopo andammo a ballare, ci ritrovammo distrutti, seduti al batteria a fare colazione; guardavo le persone che mi hanno visto crescere con orgoglio, esso derivava dal fatto che ero il motivo del loro sorriso in una vita che non è mai stata gentile con nessuna di queste persone, le rughe sui loro volti ne erano la prova, per una volta si erano distese lasciando il posto a larghi sorrisi, ridemmo fino all'ora di pranzo, dopodiché pranzammo tutti insieme, una volta finito li salutai, dovevo accompagnare Maria ad Albenga per cercare il vestito; partii andando a casa sua, scese di corsa e salì in macchina con un enorme sorriso, mi diede un bacio veloce mentre ripartii.






Spazio autrice 
Buongiorno a tutte/i spero vi piaccia questo capitolo, vi do un piccolo spoiler sul prossimo capitolo: ci sarà una comparsa: ) aspetto le vostre recensioni. Un bacione _Naira, 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Come back. ***


Quando arrivammo si mise a saltellare sotto i portici come una bambina alle giostre, la guardai sorridendo, si fermò di colpo, fece due passi indietro appoggiandosi ad una vetrina, la raggiunsi, mi prese per mano e mi trascinò dentro.
"Buongiorno! Avete bisogno?" Chiese cortese la commessa.
"Si, vorremmo vedere dei vestiti." Rispose Maria.
"Ok, ma dovresti provarli." Continuò la ragazza. 
"Ok. Amore esci?" La mia fidanzata si voltò verso di me.
"Ma? Va bene, ti aspetto fuori." Conclusi uscendo e dirigendomi verso il centro di Albenga. 
Mentre giravo lungo le strade e i viali ebbi l'impressione di vederla, era insieme ad una ragazza bionda, il mio cuore perse uno, due, tre, quattro battiti per poi riprendere con ritmi disumani, mi convinsi che era tutto frutto della mia mente come quel giorno in discoteca, mi voltai tornando indietro, rassegnato ormai a non vederla mai più,  Maria mi scrisse che aveva finito, tornammo a casa, quella sera mi fermai a dormire da lei, la mattina presto mi alzai per andare a lavorare, passai da casa salutando velocemente mio padre che mi chiese di andare a prendere due cavalli nel paese dov'era cresciuta Naira, gli risposi senza problemi che sarei andato su e ritornato qualche ora dopo, partii tranquillamente accendendo la radio, iniziarono a trasmettere papaoutai di stromae. Caricai i due castroni, presi un caffè con i loro vecchi padroni poi ripartii, mentre percorrevo un pezzo di strada all'interno del paese vidi Aldo e Giacumassu che mi fecero segno di fermarmi, parcheggiai e li raggiunsi.
"È tornata Isabel." Mi dissero in coro.
"Chi?" Domandai.
"Sai quella ragazza bionda che ogni anno è alla transumanza." Spiegò Aldo. 
"Saranno 3 anni che non salgo." Continuai. 
"Giusto! Era insieme ad una ragazza che so di aver già visto ma non saprei dove." Giacumassu sancì riflettendo. 
Parlammo ancora un'oretta, poi li salutai per tornare a casa, arrivai, scaricai i nuovi arrivi chiamando Maria per andare in passeggiata così da provarli. Cavalcammo due ore ridendo come bambini, era bello stare con lei, quando entrammo in casa trovammo mio padre con lo sguardo fisso nel vuoto ed un sorriso enorme che piegava le sue labbra in un modo che in questi mesi non era capitato, lo scrutai non capendo, poi vidi che teneva in mano il telefono appoggiato all'orecchio, si voltò accorgendosi della nostra presenza, chiuse la chiamata e mi abbracciò, ricambiai tranquillo, si avvicinò al mio orecchio.
"È tornata," sussurrò ed improvvisamente tutti i miei muscoli divennero di pietra, una valanga di immagini turbinò prepotente nella mia testa e davanti ai miei occhi, si staccò guardandomi, tornai velocemente in me, presi per mano Maria e l'accompagnai alla macchina, la salutai dandole un casto bacio a stampo dopodiché tornai da Angelo che mi accolse a braccia incrociate ed uno sguardo furioso.
"Hai capito cosa ti ho detto un minuto fa?" Chiese duro. 
"Si, e sono felice per te pa." Risposi freddo.
"Cosa? Non ci credo! Non ti tocca minimamente la cosa?!" Urlò infuriato.
"Perché dovrebbe? Sono passati 4 mesi! 4 mesi da quando è andata via, sto per sposare la ragazza che amo, perché dovrebbe toccarmi il fatto che un robot di sembianze umane sia tornato?" Urlai anch'io.
"Non era così, sai?! Lo sai cos'ha passato? Lo sai eh? L'hai mai vista cadere a pezzi nelle tue mani? Hai mai visto il suo sorriso diventare inesistente? L'hai mai visto? L'hai mai cresciuta, abbracciata, consolata come una figlia per poi non vederla più e ritrovarla come dici tu ad essere un robot umano? No, tu non lo sai, non lo sai perché non hai mai messo un bricciolo di impegno per scavare sotto quelle macerie!" Concluse con voce dura per poi voltarsi ed allontanarsi, dopo due passi si girò nuovamente verso di me.
"Quella che stai per sposare non è la ragazza che ami, ma quella Chd ti sei imposto di amare." Tornò sui suoi passi lasciandomi con quelle parole che iniziarono a turbinarmi in testa, a incidermisi nell'anima, quella notte non riuscii a dormire,possibile che avesse ragione mio papà? No, non mi ero imposto di amarla, eppure perché il mio cuore aveva iniziato a battere impazzito quando udii quelle due semplici parole? Perché ebbi l'impressione di essermi appena ridestato da un coma iniziando nuovamente a vivere?
Decisi che dovevo salutarla ed invitarla al matrimonio, quando arrivò la mattina mi alzai, presi un caffè e scrissi un biglietto a mio papà:
'Vado a mettere un bricciolo di impegno per scavare sotto le macerie, non aspettarmi.' 





Spazio autrice
Allora, buonasera: ) 
Tadaaaaaa ecco la nuova comparsa,  chiedo scusa per gli eventuali errori grammaticali, scrivendo col telefono non li noto.
Fatemi sapere che ne pensate: )
Un bacione la vostra _Naira. 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Our baby. ***


Presi le chiavi e uscii nell''aria mite di metà aprile, caricai Mora dopodiché cercai di prendere Gordon, cosa che fallì miseramente. 
"Smettila bestione, andiamo da Naira!" Sbottai guardandolo. 
A quel nome lo stallone portò in avanti le orecchie, mi guardò avvicinandosi tranquillo, lo guardai scettico poi lo legai, caricandolo qualche passo più avanti, gli buttai un po' di fieno ed infine partii. 
Arrivai un'oretta dopo, lasciai i cavalli a pascolare in un prato ed iniziai a cercarla nel frattempo chiamai Aldo chiedendogli se l'avesse vista, lui mi rispose di cercarla al chiosco o in pizzeria visto che si sarebbero visti tutti lì fra un'ora, andai al chiosco ma non la trovai, tornai indietro incamminandomi verso la pizzeria, fu li che la vidi, in piedi a qualche metro da me, non mi aveva ancora visto, mi fermai per osservarla, aveva un paio di jeans abbastanza larghi da nascondere le ossa, una felpa bianca larga anch'essa, e una giacca nera, osservai le sue mani, il suo viso, era ancora più magra di come la ricordassi, le sue dita erano talmente ossute da sembrare stuzzicadenti, il suo viso sembrava un teschio rivestito da un sottile strato di pelle, mi si gelò il sangue nelle vene quando la vidi barcollare, presi coraggio e mi avvicinai.
"Naira!" Esclama a un metro da lei che si girò guardandomi come se fossi uno sconosciuto, ok, i miei capelli erano tornati corvini e forse un po' più lunghi, ma ero sempre uguale, la osservai cercando di capire se mi avesse riconosciuto. 
"Mi riconosci?" Diedi voce ai miei dubbi. 
"No... mi dispiace." Rispose scandendo ogni sillaba.
"Sono Marco." Le risposi deluso, vidi i suoi occhi venire invasi dallo stupore, dal panico, dal buio, iniziò a tremare barcollando leggere di più, mi avvicinai preoccupato, lei cercò di fare un passo indietro ma le sue gambe non ressero, crollò davanti ai miei occhi, riuscii a prenderla prima di farle toccare il suolo, la bionda che parlava al telefono poco lontano quando vide quella scena corse da noi, iniziò a chiamare la ragazza fra le mie braccia che non le rispose, la guardai, era svenuta, in quel momento arrivarono i pastori che me la strapparono dalle mani per caricarla in macchina e portarla in pronto soccorso, io e Isabel rimanemmo lì immobili, poi si girò a guardarmi. 
"Tu sei il figlio di Angelo?" Chiese tranquilla. 
"Si, per..." Uno schiaffo mi arrivò prima che potessi finire la frase.
"Coglione!" Esclamò la ragazza prima di girare sui tacchi e sparire dietro un angolo. 
Chiamai Aldo chiedendogli se potevo scendere, mi rispose un 'no' secco, presi Mora e mi incamminai lungo un sentiero ancora innevato aspettando il via libera per saltare sul camion ed andare da lei, il suo del mio telefono mi fece sobbalzare, guardai il display: mio papà, risposi.
"Prendi Isabel e venite giù." Aprì e chiuse la chiamata senza darmi tempo di emettere un fiato. Lanciai Mora al galoppo ricalcando le nostre impronte, girai mezzo paese prima di trovarla, mollammo la giumenta nel prato, prendemmo la macchina di Nevio e scendemmo giù ad una velocità sconsiderata, 15 minuti dopo eravamo all'ingresso dell'ospedale, entrammo trovando i pastori seduti in sala d'attesa, ci avvicinò un medico.
"Ci siete tutti?" Chiese l'uomo inespressivo. 
"Si." Rispose Nevio. 
"Bene, non sto a girarci intorno, le sue condizioni sono critiche, molto critiche, di solito quando si arriva a questi livelli non c'è più niente da fare." Spiegò il medico, lo guardammo scioccati.
"Allora dimettetela che ci pensiamo noi a fare qualcosa, se voi non ne siete in grado." Sbottò Giacumassu iniziando ad urlare, le persone sedute nella stanza lo guardarono.
"Si calmi o la farò portare via." Lo minacciò il medico. 
Non mi dica di calmarmi! Lei è forte e grazie a noi supererà anche questa, quindi voglio che dimettiate la nostra bambina! Perché per noi, per tutti noi lei è la bambina che non abbiamo mai avuto, quella con cui non abbiamo mai sbagliato! E la strapperò dalle mani di quel bastardo che sta lassù se necessario." Concluse il pastore con gli occhi lucidi, non l'avevo mai visto così fragile.
"Ok, preparo i fogli." Detto questo il medici sparì dietro la porta, usciamo a controllare Giacumassu, ci rassicurò del fatto che stesse bene, un'infermiera ci chiamò, ci spiegò cosa fare finché non ci fossero miglioramenti, ci spiegò anche che qualcuno di noi sarebbe dovuto entrare per prendere lei con le flebo, Aldo mandò me ed Isabel, entrai in quella stanza e quando la vidi un senso di angoscia si impadronì di ogni cellula del mio corpo, la presi delicatamente tra le braccia sentendo una scarica di brividi invadermi, la strinsi per paura di farla cadere e ricalcando i nostri passi uscimmo, le persone ci tenevano gli occhi puntati addosso con sguardi dispiaciuti, era terrificante, la portammo a casa mia.
Isabel avrebbe dormito sul divano creato sotto la finestra di camera mia, Naira nel mio letto, io e mio papà sul divano, Aldo e Giacumassu in camera di Angelo,  invece Nevio, che abitava a 10 minuti di strada, avrebbe fatto avanti e indietro. 
L'adagiai sul mio letto, mi guardai intorno, ero solo, le lasciai un bacio in fronte, non capii il motivo di questo gesto, fu una cosa involontaria, la guardai ancora un attimo e mi sedetti vicino a lei iniziando ad accarezzarla, la porta che si aprii mi fece scattare in piedi, mio papà entrò dicendo che la cena era pronta, uscii dalla stanza con la testa bassa. Mangiammo in silenzio, cosa che fino a quel giorno pensavo fosse impossibile fare, Isabel fu la prima a finire, si alzò dirigendosi in camera mia, quando finii di mangiare passai davanti ad essa, c'era la porta socchiusa e udii la bionda parlare a Naira, mi fermai cercando di captare qualcosa.






Spazio autrice
Buona sera ragazze, mi sono trovata molto in difficoltà cercando un titolo che rispecchiasse questo capitolo e nonostante sia triste questo mi sembra quello più azzeccato.
Fatemi sapere che ne pensate, la vostra _Naira. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Caos and eyes. ***


"Avevi ragione, non eri ancora pronta a tornare qui, a vederlo, se solo ti avessi ascoltato e invece sono stata egoista con la mia fottuta paura di perderti, ce l'ho perché quando sorridi non sei il mostro che pensi di essere, perché quando ti apri con le persone sei la ragazza migliore che conosco e qui lo sanno tutti, tranne l'unico che vorresti se ne accorgesse... ti prego torna a sorridere e vedrai che imparerà ad amarti." Un singhiozzo sancì la fine discorso intriso dal senso di colpa, riflettei ancora un secondo, bussai poi aprii la porta.
"Hey, tutto apposto?" Chiesi alla ragazza che si asciugò le lacrime.
"Mi manca la mia migliore amica." Confessò con un sorriso amaro.
"Si rimetterà presto vedrai." Cercai di consolarla. 
"No, non lo farà, ha smesso di lottare." Concluse.
Chiusi la porta, entrai in bagno, mi spogliai dopodiché mi infilai sotto l'acqua bollente della doccia, non so come ma quelle parole avevano scatenato un turbinio di emozioni che non riuscivo a scacciare, rimasi a fissare il vuoto finché l'acqua che scorreva lungo il mio corpo divenne gelida; uscii avvolgendomi un asciugamano in vita e ripensando alle parole di Isabel, chi doveva imparare ad amarla? chi doveva capire che non era un mostro? Una sensazione di fastidio mi attanagliò lo stomaco, uscii scuotendo la testa, mi vestii e mi buttai a dormire.
Buio, buio ovunque, dov'ero? Mi guardai intorno, non capivo neanche se avevo gli occhi aperti o chiusi, una voce mi fece sobbalzare. 
"Non è ancora troppo tardi. Amala o rifiutala, hai due opzioni: salvarla o ucciderla." 
Da dove arrivava quella voce? Sembrava la sua, urlai il suo nome svariate volte, un'altra voce che proveniva da lontano mi chiamò. 
Mi svegliai di colpo, mentre scattai seduto tirai una testata contro qualcosa, alzando lo sguardo vidi mio papà che teneva una mano sulla fronte.
"Ma sei impazzito?" Mi chiese massaggiandosi la parte colpita.
"Sto bene." Risposi.
"No figliolo, tu non stai bene, mi sembra di avere un fantasma al  posto di un figlio." Confessò l'uomo in tono preoccupato.
"Sto bene papi era solo un incubo." Tentai di tagliare corto, lui mi guardò ancora un secondo poi tornò in cucina.
Era passata una settimana e sedersi vicino a Naira parlandole era ormai diventata routine, chi dopo pranzo, chi dopo cena si sedeva vicino a lei parlandole di qualsiasi cosa, quella sera, dopo che mio padre ebbe finito di cambiarle la flebo, decidi di sedermi vicino a lei e parlarle anch'io, le parlai di quel che da una settimana mi tormentava, tentai di spiegarle quel turbinio di emozioni che non mi abbandonava, delle mie paure e domande sul matrimonio, delle mie cavalcate sulle nostre montagne poi l'arrivo di Isabel mi costrinse ad interrompere, si scusò ed uscì, ripresi a parlare.
"Sai, è strana la vita, guarda noi due, eravamo ogni anno, nello stesso paese con le stesse persone eppure non ci siamo mai incontrati, com'eri una volta? Cosa ti faceva ridere? Potresti aiutarmi? Vedi, da quando ti sei sentita male mio padre, come tutti gli altri pastori, non sorride più, i suoi capelli diventano ogni giorno più bianchi, come posso farlo sorridere di nuovo? Sembra che sia calata un'oscurità, una tristezza nelle loro vite che non so come combattere, e poi ci sei tu; che sei prigioniera dell'oscurità, che mi mandi in tilt il cervello, come fai? Perché lo fai? Non capisco per quale ragione, dal momento in cui ti ho conosciuta, la mia vita ha preso una piega diversa, come mai quello che prima ritenevo importante ora non lo è più, perché mi sento prigioniero dove prima mi sentivo a casa..." Un gemito mi bloccò facendomi perdere un battito, mi lanciai in cucina per dire agli altri di correre, sembravamo una mandria di bufali, aspettai che finissero di ammassarsi e tornai in camera, mio papà in piedi alla fine del letto mi fece cenno di raggiungerlo, così feci vedendo che apriva gli occhi, mi guardò e il mio cuore impazzì, le sorrisi dolcemente sentendomi libero da quel macigno che mi opprimeva da più di quattro mesi.



....Naira....
Ricordavo il contatto e la stretta della sue braccia ogni secondo, sentivo tutto ma non riuscivo né a muovermi né a parlare, sentivo piangere Isabel, sentivo le preoccupazioni di Angelo, le paure di Giacumassu, le rare risate di Aldo e sentivo lui, il suo bacio umido, le sue carezze, il suo profumo quando passava, poi quel giorno sentii la sua voce, le sue parole, avrei voluto aiutarlo, mi si spezzò il cuore quando lo sentii così, raccolsi tutte le mie forze cercando di parlare, ma tutto ciò che venne fuori fu un gemito sommesso, lo ascoltai alzarsi e correre via, mi riposai, pochi secondi dopo alle mie orecchie giunse il rumore di molti passi che si accalcavano, silenzio. Raccolsi nuovamente tutte la mie forze per provare ad aprire gli occhi, ci riuscii, la prima cosa che apparve nel mio campo visivo fu lui con i suoi occhi tormentati che ritornarono limpidi, la tempesta che li aveva colpiti si placò, mi sorrise e giurai di non aver visto niente di più bello al mondo.
Angelo fu il primo ad avvicinarsi, mi sorrise di un sorriso puro, commosso, si sporse un po' di più abbracciandomi delicatamente, provai a ricambiare ma non ne avevo le forze, Isabel mi si buttò letteralmente addosso piangendo e ridendo, toccandomi ed urlando: 'oh mio dio! Sei viva! Sei tu!' .
Marco uscì abbassando la testa, lo seguii con lo sguardo, Angelo captò il mio dispiacere e si congedò sussurrandomi che andava a parlarci, chiesi ad Aldo se mi portava ad origliare e lui sorridendo disse: "E me lo chiedi pure?! Ti ci avrei portato lo stesso, cosa credi?" 
Mi portò in soggiorno lasciando la luce spenta, tesi l'orecchio e iniziai ad ascoltare, seguita dagli altri.
"Non mi posso sposare! Non fra una settimana! Quella ragazza mi manderà al manicomio! Stavo tanto bene quando non c'era, perché è tornata?" Quelle parole mi spezzarono il cuore. 
"Perché quando c'è nonostante faccia qualche danno migliora la vita a tutti? Migliora anche la mia da un lato, ma da altri 50 la   incasina! E sai perché? Perché fra esattamente 7 giorni dovrei sposare la ragazza che amo ma tutto ciò a cui riesco a pensare sono le sue labbra, i suoi occhi tormentati, il suo profumo, i suoi capelli, tutto a cui riesco a pensare è che vorrei stringerla per non farmela più portare via e questo non va bene, perché non posso provare tutto ciò per una conoscente, non posso permettermi di pensarlo per nessun'altra al di fuori della mia fidanzata!" La voce di Marco era esasperata, un lungo silenzio sancì la fine della conversazione, Isabel accese velocemente luce e TV, mentre Aldo fece finta di entrare nel momento in cui lo fece Angelo, ci informò che suo figlio sarebbe rimasto fuori a parere con Maria. 
Quando rientrò andammo tutti a dormire, nella notte sentii la porta aprirsi, aprii un occhio e lo vidi sdraiarsi vicino a me.
"Posso dormire qui?" Mi chiese con una voce che mi fece esplodere il cuore, gli mimai un 'si' con la testa, lui mi si avvicinò e mi tirò a sé, mi accocolai contro il suo corpo scivolando in un sonno profondo.







Spazio autrice 
Buonasera ragazze, eccomi col nuovo capitolo, come per quello precedente mi sono trovata un po in difficoltà con il titolo e alla fine ho deciso per caos and eyes, fatemi sapere che ne pensate.
Un bacione la vostra _Naira.  

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** My Mountains. ***


Non ci fu un solo minuto di quella notte magica in cui si staccò da me; sentivo il suo respiro regolare, il suo battito tranquillo, il suo calore che mi accompagnarono fino all'indomani, non so che ora fosse quando si alzò, mi lasciò un dolce bacio sulla fronte e sgaiattolò via, aspettai un paio di minuti dopodiché provai ad alzarmi, crollai per terra, tirai un pugno al parquet tentando di rialzarmi, niente da fare, dopo qualche istante sentii delle braccia sollevarmi senza fatica, mi fecero venire i brividi in tutto il corpo, riconoscevo quel contatto, sorrisi e lo guardai grata, fece per rimettermi sul letto ma lo bloccai.
"Voglio andare a cavallo." Sussurrai per non svegliare la mia migliore amica.
"Ma sei pazza?! Non ti reggi in piede." Disse Marco sottovoce.
"Sarò seduta, ti prego." Lo supplicai.
"Oh! Va bene, va bene! Ma sali con me." Concluse tirandomi su di peso e portando in bagno.
Mi portò i vestiti per poi uscire, mi cambiai con non poca fatica, finito lo chiamai, mi prese in braccio, mi sedette sul camion e partimmo; mi portò sulle nostre montagne, erano più di 6 anni che non ci andavo, mi ero dimenticata di quanto fossero belle, di quanta pace erano capaci di regalarti, di quanto si potesse respirare, di quanto queste montagne, questi posti inospitali ed incontaminati erano in grado di portare un sorriso dove prima c'erano le lacrime, di portare pace dove prima c'era caos, respiro dove c'era apnea, vita dove c'era morte.
Image and video hosting by TinyPic
Respirai a pieni polmoni mentre aspettavo che Marco scaricasse Gordon, mi prese in braccio mettendomi in sella, dopodiché saltò dietro di me, passò il suo braccio intorno alla mia vita stringendomi contro il suo corpo.
"Sei pronta?" Soffiò sul mio collo, il mio cuore impazzì, tutti i miei muscoli si contrassero, mimai un si deglutendo a vuoto, lui prese le redini facendo partire lo stallone, cavalcammo tutto il giorno lungo le pendici innevate, punzecchiandoci di tanto in tanto, ridendo, scherzando e parlando di qualsiasi cosa,osservando stambecchi, aquile, lepri, vedemmo anche un lupo, ero felice, ammaliata da questi spettacoli, al tramonto riucimmo ad intravedere il mare sbucare timido in fondo alle montagne. A quello psicopatico venne l'idea di fermarsi a dormire quassù, lo squadrai scettica lui mise dli occhi dolci e mi convinse.
Pulimmo il camion, demmo da mangiare a Gordon, prendemmo il sacco a pelo e ci coricammo su una distesa innevata a guardare le stelle.
"Dici che se allungo la mano le tocco?" Chiesi sottovoce.
"Perché parli sottovoce?" Domandò col mio stesso tono.
"Potrei farti la stessa domanda." Lo punzecchiai sarcastica, sbuffò per poi sorridermi.
"Com'era la tua nuova casa?" Continuò guardandomi.
"Non come questa, era caotica, indaffarata, piena di possibilità per tutti ma non era questa, avevo dimenticato la bellezza quanto fossi legta a questi magnifici posti. Grazie per avermelo ricordato." Conclusi girandomi verso di lui che mi guardò sorridendo.
Pochi minuti dopo Gordon arrivò coricandosi dietro di noi che usammo il suo corpo come cuscino, appoggiò la testa sulle mie gambe e si mise a dormire, passammo tutta la notte così; con gli occhi puntati nel cielo appoggiati ad un bestione nero che risaltava sul manto nevoso, quando il sole sbucò timidamente lo stallone tirò su la testa e si alzò seguito da noi due che raggiungemmo il camion sistemando tutto, dopodiché partimmo per tornare a casa. Quando arrivammo trovammo i pastori preoccupati ed incazzati neri, ops! Non li avevamo avvisati! 
Ci fecero un'ora e mezza di cazziatone, poi mi concessero di farmi dormire un paio d'ore, dissero che qualcosa era cambiato in me, che sembravo rinata; non avevano tutti i torti.
Lui mi stava salvando a poco a poco senza neanche accorgersene, peccato che da lì a poco si sarebbe sposato, trasferito, avrebbe creato una famiglia con lei. 
Quei 4 giorni furono più brevi di quanto potessi immaginare, avevo fatto enormi progressi, camminavo bene, avevo addirittura preso un paio di chili,  cavalcavo Gordon ogni giorno, ridevo! Ancora non mi sembrava vero che mi ricordassi cosa significasse ridere, come si faceva; poi quella sera il mio mondo crollò. 





Spazio autrice 
Scusate il ritardo, chiedo umilmente perdono, spero vi sia piaciuto e come al solito aspetto i vostri pareri: )
Un bacione la vostra _Naira.
 :)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** You can hear the sound of a heart that is broken? ***


You can hear the sound of a heart that is broken?



Era il 19 aprile, avevamo appena finito di cenare, Marco ed Angelo si erano assentati pochi minuti prima, noi ci eravamo seduti sul divano a raccontare battute e vecchie vicende, quando il moro comparve davanti a noi in smoking. 
"Come sto?" Chiese allargando le braccia.
"Vai a lavorare in un ristorante per pinguini?" Lo prese in giro Aldo, scoppiammo tutti in una fragorosa risata.
"No. Lo metterò al matrimonio." Sancì serio.
Silenzio. L'unica cosa che si udì fu il rumore del mio cuore che si frantumò. Nessuno disse una parola, i loro sguardi erano invasi dalla delusione, mi alzai ed uscii fuori, appena chiusi la porta scoppiai a piangere, entrai nel box di Gordon abbracciandomi al suo collo e singhiozzando sempre di più, lo stallone mise il muso dietro la mia schiena stringendomi a lui, non so esattamente quanto passò prima che il rumore di alcuni passi giunsero alle mie orecchie, mi asciugai le lacrime ma non mi voltai, sapevo chi era e non avevo intenzione di guardarlo in faccia.
"Hey, fa freddo, vieni in casa." Disse in tono pacato.
"Va via!" Lo respinsi urlando.
"Non mandarmi via, parlami, ti prego." Mi supplicò. 
"Va via ho detto! Non ho niente da dirti!" Continuai testarda.
"Naira ti prego, capisci che non ho altra scelta?" Chiese.
"Ce l'hai un'altra scelta ma hai paura di accettarne le conseguenze." Conclusi voltandomi verso di lui.
Mi guardò un lunghissimo istante in cui sembrava che i suoi occhi mi stessero perforando l'anima, distolsi lo sguardo per paura che capisse la preghiera che i miei occhi gli urlavano, uscì dando un pugno alla porta della scuderia, sobbalzai e tornai ad accarezzare lo stallone, non so quanto tempo passò prima di crollare in un sonno tormentato.


...Marco...
Mio padre non capiva, nessuno poteva farlo, non lo capivo neanche io il motivo per il quale non avevo ancora mandato tutto a puttane, mentre guardavo le stelle con lei era a questo che pensavo: al perché non avevo ancora chiuso con Maria dato che stanotte mi sono sentito completo, in tutto il giorno che ho passato con lei, con Naira ero completo, non con Maria, con lei. Anche ora che era vicino a me mi sentivo al mio posto, l'ho osservata senza farmi vedere tutta la notte, cercavo di capire cosa volevo, se c'era qualcosa in particolare che mi ha fatto scattare queste emozioni, ma niente, mentre la guardavo tutto ciò che riuscivo a vedere era lei, quella ragazza dagli occhi tormentati con un abbozzo di sorriso ed uno sguardo nuovo che non gli avevo ancora visto, quella ragazza che mi aveva sconvolto la vita. 
All'alba ci alzammo per tornare a casa, quando arrivammo i pastori preoccupati, perché eravamo spariti 24 ore, ci sbraitarono contro di tutto, dopodiché lei andò a dormire mentre io iniziai a lavorare, puliti tutti i box parlottando con Aldo, Isabel mi aiutò a dar da mangiare, la sera iniziammo un film che non riuscimmo a finire per il fatto che eravamo tutti troppo stanchi, mi sdraiai provando a chiudere gli occhi ma non prendevo sonno, mi mancava lei, vicino a me, mi alzai dirigendomi in camera, era sveglia e quando mi vide un largo sorriso si aprì sulle sue labbra, ricambiai infilandomi nel letto per poi tirarla a me, si accocolò contro il mio corpo chiudendo gli occhi, la sentii rilassarsi e successivamente addormentarsi stretta come se avesse paura di perdermi, mi addormentai anch'io tenendola stretta con, inconsciamente, la stessa paura.
Quando la sveglia suonò non volevo alzarmi, non volevo rinunciare al calore del suo corpo contro il mio, tuttavia si svegliò per poi alzarsi salutandomi con un leggero bacio sulla guancia, la seguii alzandomi controvoglia, andai in cucina a prendere una tazza di caffè poi uscii a lavorare. 
La giornata passò tranquilla come accadde anche per quella dopo, quella sera mi chiamò Maria avvisandomi che fra un paio di giorni mi avrebbero consegnato il vestito, vacillai al pensiero del matrimonio imminente,  conclusi la chiamata invaso dal panico, non potevo più temporeggiare, lasciar scorrere i  giorni facendo finta di niente, come d'abitudine ormai, la notte sgattaiolai da Naira che mi accolse con un sorriso, mi accomodai vicino a lei ed iniziammo a parlare, non le raccontai ciò che mi tormentava, si addormentò sotto le mie carezza, la osservai dormire tutta la notte pensando a cosa dovevo fare, a cosa fosse più giusto fare, a chi tenessi veramente, quando arrivò l'ora di alzarsi non avevo ancora trovato una risposta.
Il giorno successivo arrivò il mio vestito, lo provai facendolo vedere a tutti, la delusione che riempì i loro sguardi era quasi palpabile, guardai Naira che si alzò ed uscì, la seguii trovandola nel box di Gordon che piangeva, mi avvicinai e lei mi mandò via, poi quella frase mi sgretolò il cuore: 'ce l'hai un'altra scelta ma hai paura di accettarne le conseguenze.' 
Me ne andai tirando un pugno contro la porta, saltai su Mora e mi incamminai lungo un sentiero illuminato dalla luna, cavalcai per un'oretta, credo, poi smontai sdraiandomi in un prato.
Pensai tutta la notte poi mi alzai per prendere il telefono componendo il numero di Maria, squillò un paio di volte poi rispose. 
"Amore sono le 4 e mezza. Che succede?" Rispose con voce impastata. 
"Non ce la faccio, mi dispiace." Ammisi tirando un lungo sospiro.
"A fare cosa, scusa?" Continuò. 
"A sposarti, a continuare così." Spiegai freddo. 
"Cosa? Ma Perché? È per lei, vero?" Chiese scoppiando a piangere.
"No, non è per lei." Risposi impassibile. 
"Si invece! Ti ha portato via da me." Urlò singhiozzando. 
"No! Lei non c'entra, non ti amo più! Non posso farci niente!" Sbottai urlando anch'io. 
"Non...non mi ami più? Ho capito." Continuò abbassando la voce.
"Mi dispiace." Dissi addolcendo il tono.
Un lungo silenzio poi chiuse la chiamata, rimisi il telefono in tasca mettendo la radio, mi fermai ancora un po con Mora, poi quando il cielo iniziò a schiarirsi ci incamminammo verso casa, quando arrivai, portando la giumenta nel suo box, notai che Naira si era addormentata abbracciata a Gordon, entrai avvicinandomi a lei, non volevo svegliarla così la presi in braccio sotto lo sguardo vigile dello stallone, la portai in camera, salutai tutti spiegando loro quello che era successo con Maria, poi uscii a lavorare.







Spazio autrice 
Come sempre chiedo infinitamente scusa per l'attesa, ho sempre molte cose da fare... Comunque, ecco un bel colpo di scena, che ve ne pare? Fatemi sapere.
Un bacione la vostra _Naira. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Stay. ***


Mentre portavo fuori i puledri una canzone colpì la mia attenzione, si chiamava stay, cercai la tradizione.

'Per tutta la mia vita 
ho atteso il momento giusto 
Per dirti quello che provo. 
Sai che sto tentando di dirti che ho bisogno di te. 
Eccomi qui, senza di te 
Mi sento smarrito, ma cosa posso fare? 
Perché so che questo amore sembra reale 
Ma non so come sentirmi. 

Ci diciamo addio sotto la pioggia battente 
Ed io cado a pezzi mentre tu vai via. 
Resta, resta! 
Perché per tutta la mia vita mi sono sentito così 
Ma non sono mai riuscito a trovare le parole per dirti 
Resta, resta! 

Va bene, va tutto bene 
Da quando sei arrivata 
E prima di te 
Non avevo alcun posto in cui correre 
Niente a cui aggrapparmi 
Sono quasi arrivato ad arrendermi 
E mi domando se sai 
Cosa si prova a lasciarti andar via 

Tu dici addio sotto la pioggia battente 
E io cado a pezzi mentre tu va via. 
Resta, resta! 
Perché per tutta la mia vita mi sono sentito così 
Ma non sono mai riuscito a trovare le parole per dirti 
Resta, resta! 

Quindi cambia idea 
E di’ che sei mia! 
Non andartene stanotte 
Resta! 

Tu dici addio sotto la pioggia battente 
E io cado a pezzi mentre tu va via. 
Resta, resta! 
Perché per tutta la mia vita mi sono sentito così 
Ma non sono mai riuscito a trovare le parole per dirti 
Resta, resta! 

resta con me, resta con me 
resta con me, resta con me 
resta, resta, resta, resta con me.'

Un brutto presentimento si fece largo in me, alzai lo sguardo al cielo che minacciava pioggia, una mano che mi sfiorò il braccio mi fece sobbalzare, mi voltai di scatto trovando lo sguardo di mio padre.
"Dovresti andare a parlare con Naira." Esordì l'uomo. 
"Perché?" Domandai alzando un sopracciglio. 
"Vuole andare via. Ha quasi finito di fare le valige." Lo guardai sgranando gli occhi poi corsi verso la sua stanza, entrai senza bussare per bloccarmi appena varcata la soglia.
"Perché te ne vai?" Lei si girò a guardarmi impaurita.
"Non voglio vederti mentre ti sposi." Affermò gelida.
"Rimani qui, ti prego." La supplicai.
"Non ho più niente da fare qui." Continuò chiudendo la valigia ed uscendo fuori.
"Ti prego." La pregai nuovamente mentre ci immergevamo sotto lq pioggia che scendeva copiosa.
"Perché dovrei?!" Chiese voltandosi verso di me.
"Perché ti voglio qui! Perché ho mandato tutto a puttane! Perché solo con te sono completo." Urlai esasperato.
"Io.... io non posso." Concluse mentre le due lacrime che le rigarono le guance si mischiarono alla pioggia.
"Promettimi solo una cosa: Promettimi che ascolterai questa canzone." Le scrissi il titolo sul telefono prima di vederla salire in macchina con Isabel e andarsene.
Quella giornata sembrava non dovesse finire mai, continuava a piovere, lavorai fino alla sera tardi, entrai in casa andando dritto a dormire, non mangiai neanche, non avevo fame, mi rigirai nel letto senza riuscire a dormire tutta la notte, mi mancava lei, il suo corpo stretto tra le mie braccia, la sua voce, i suoi baci spontanei, mi mancavano quei contatti che al giorno d'oggi sono divenuti scontati, banali, mentre con lei avevano un'importanza enorme come per un bambino che impara a camminare e ha paura di cadere.
Avevo atteso troppo e avevo rovinato tutto, lei non sarebbe tornata, non una seconda volta, non dopo quello che era successo. Passai tutta la notte e tutto il giorno dopo con quella canzone nelle orecchie, nel primo pomeriggio presi Mora per andare a farmi una passeggiata, era strano andare da solo, anche uscire in passeggiata con lei era ormai un'abitudine, tornai verso sera trovando i miei amici davanti alla porta di casa. 
"Cambiati! Andiamo a ballare." Ordinò Manuel. 
"Ma..." Tentai di ribattere. 
"Niente ma, muoviti, siamo in ritardo." Mi fecero cambiare in fretta e fuori, poi salito in macchina mi portarono in un locale dove facevano una festa a tema, guardai la locandina: 'Dove i single trovano l'amore.' Ecco il tema della festa, scossi la testa rassegnato mentre varcavo la soglia, ci sedemmo in un tavolo ordinando da bere. La serata sembrava scorrere tranquilla, fino a mezzanotte, una ragazza iniziò a cantare, la prima canzone era: 'here without you.' dei 3 doors down, la seconda. Beh, la seconda era 'stay' mi guardai intorno come se sperassi di vederla, per un momento ebbi l'impressione che fosse a qualche metro da me, mentre leggeva quelle parole con le lacrime a solcarle il viso, chiusi un secondo gli occhi come a far passare quest'allucinazione, ma quando li riaprii era ancora là, solo che ora mi guardava, mi alzai allargando le braccia, mi sorrise, ricambiai; la vidi corrermi incontro per poi saltarmi in braccio, aggrappandosi con le braccia al mio collo e le gambe a cingermi la vita, la strinsi forte.
La strinsi perché non mi sembrava vero che potessi farlo realmente, perché lei si attaccò a me come se avesse paura che potessi sgretolarmi sotto alle sue mani, perché forse era il suo corpo avvinghiato al mio o le parole di quella canzone che mi avevano fatto impazzire, perché non c'era cosa che desiderassi di più al mondo; mi diede un bacio sulla guancia sussurrandomi: 'non me ne andrò.' la strinsi ancora più forte per poi allentare la presa, lei si aggrappò ancora di più. 
"Tienimi tra le tue braccia." Quelle parole fecero partire una scarica di brividi che corse lungo tutto il mio corpo, tornai a stringerla sedendomi. 
Rimanemmo così per tutta la sera parlando e ridendo con gli altri, dopo qualche ora si addormentò, la lasciai dormire fino a poco prima di tornare a casa, arrivammo e ci sdraiammo nel letto, si abbracciò a me addormentandosi poco dopo; non c'era luogo, momento o situazione migliore che potessi chiedere, in cui volessi essere se non in quel luogo, in quella situazione in cui mi resi conto di amarla, perché potevo farmi milioni di domande, avere miliardi di dubbi ma in quel momento una cosa era certa: l'amavo. 







Spazio autrice
Buonasera ragazze, che dire, un altro colpo di scena, che ne dite? 
Aspetto commenti e critiche, un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Friends. ***


Mi svegliai da solo, mi guardai intorno cercandola, mi alzai e cambiai per poi andare in cucina, non c'era nessuno in casa, guardai l'ora: 10.15, uscii trovando il muso di Mora fuori dalla porta.
"Buongiorno dormiglione! Salta su dai." La voce di Naira mi accolse.
"dove vuoi andare?" Domandai guardandola seduta in sella a Gordon.
"Al mare!" Sentenziò sorridendo, quel sorriso mi abbagliò.
"Al mare? siamo ad aprile." Continuai scettico.
"Dai, sali." Concluse porgendomi le redini della giumenta.
Saltai in sella guardandola, lei sorrise poi dirò lo stallone incamminandosi sulla strada; la seguii per tutta la città, dove la gente ci osservava incredula, erano anni che dei cavalli non passavano, un ragazzo le si avvicinò chiedendole se poteva accarezzare Gordon, Naira acconsentì facendo fermare lo stallone, lui la guardava come se volesse spogliarla con gli occhi, mi affiancai alla ragazza osservando in cagnesco quel tipo, poco dopo ripartimmo arrivando sulla spiaggia.
Lei mi guardò per poi partire al galoppo ridendo, iniziai ad inseguirla, entrò in acqua, colsi l'occasione e quando la raggiunsi le saltai addosso facendoci cadere in acqua.
"Ah! é gelida!" urlò stringendosi a me.
"Volevi andare al mare, no?" La schernì ridendo, lei mi schizzò per poi uscire e salire di nuovo su Gordon, uscii anch'io salendo su Mora, passammo lungo il centro storico sempre sotto gli sguardi increduli della gente, tornammo a casa nel primo pomeriggio, decidemmo di fare una grigliata quella sera.
Aldo, Giacumassu e Nevio si sarebbero occupati del tavolo, del fuoco e della legna; mio papà e Silvio, un suo amico, della carne; io, Naira e Isabel delle bibite, dell'insalata russa, del condiglione, ecc; andammo al centro commerciale a prendere tutto, sembravamo dei bambini, facevamo la gara e gli autoscontri con i carrelli; quando arrivammo alla cassa con:
-4 casse di birra;
-3 bottiglie di genepì;
-2 bottiglie di bourbon;
-5 bottiglie di moscato;
-ben 3 kg di pomodori;
-altri 3 di insalata,
Il commesso ci squadrò scioccato.
Ritornammo a casa, scaricammo tutto poi mio padre chiamò Naira.
“Lui è Silvio, un mio grande amico, e lui è suo figlio Enrico. Ragazzi lei è la mia bambina.” Li presentò.
“Naira, piacere.” Strinse la mano a tutti e due sorridendo.
“Angelo ci ha parlato tanto di te; finalmente ti conosciamo! Sei la ragazza che monta Gordon, vero?” Chiese Silvio.
“Si, proprio io.” Continuò cortese lei.
“Facci vedere che sai fare.” Concluse Enrico lanciandole un’occhiata maliziosa.
Naira guardò mio papà che le sorrise, ricambiò per poi correre nella stalla, tornò con Gordon, ci salì beccandosi sguardi increduli da parte di Enrico e Silvio, iniziò a giocare con lo stallone che le obbediva placido, mi avvicinai ad Angelo guardandolo e ridendo.
“Eh bravo ragazzo! Te la sei trovata bella tosta.” Esclamò Enrico battendomi una mano sulla scapola.
“Non stiamo insieme.”
“Cosa?? Ma ti sei rincoglionito? L’hai vista bene?” Continuò il biondo.
“No, e si l’ho vista.” Risposi tranquillo.
“Beh, se non la vuoi tu me la prendo io.” Concluse avvicinandosi a lei.
Passammo una serata tranquilla, Isabel e Naira parlavano un po’ con Silvio, Enrico e mio papà, io chiacchieravo con Aldo, Giacumassu e Nevio; verso le 11 a Silvio venne in mente di andare a guardare le stelle, lo assecondammo andandoci a sdraiare in un prato lontano dalle luci.
Naira si sdraiò affianco a me appoggiandomi la testa sul petto, Isabel appoggiò la sua testa sulla pancia della ragazza, mentre gli altri, sdraiati affianco a noi, usavano le proprie mani da cuscino. Iniziammo a disegnare figure, animali e persino lettere con le stelle, cercammo la stella polare, il grande carro, quello piccolo, i vari segni zodiacali, rimanemmo lì fino all’alba che ci avvolse tingendo tutto di un rosso fuoco, guardai la ragazza appoggiata sul mio cuore dormire rilassata, con un morbido sorriso a piegarle le labbra; la presi delicatamente in braccio portandola a casa per sdraiarla nel letto stendendomi vicino a lei, mi addormentai stringendola a me, cullato dal suo profumo.
 
 
 
 
 
Spazio autrice
Buonasera :)  chiedo umilmente perdono, come sempre, per il ritardo. Questo capitolo è un po’ di passaggio, ma conosciamo due personaggi che più avanti saranno indispensabili nella vita di Naira, spero vi sia piaciuto, come sempre fatemi sapere cosa pensate :)
Un bacione, la vostra _Naira.
P.S. scusatemi anche per gli eventuali errori di ortografia.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Unexpected surprises ***


….Naira….
Mi svegliai di soprassalto trovandomi in camera, mi alzai scorrendo mentalmente la sera prima, iniziai a prepararmi la valigia poi entrai in cucina, notai Angelo che parlava sottovoce con gli altri pastori, appena mi videro smisero di parlare guardandomi interrogativi.
“Me ne vado, sono solo venuta a prendere la felpa.” Sentenziai tranquilla.
“Cosa? Perché?” Domandò Aldo.
“Sono di nuovo in grado di badare a me stessa.” Cercai di tagliare corto.
Angelo si alzò uscendo, lo seguii con lo sguardo per poi ritornare in camera a finire il mio lavoro, pochi minuti dopo l’ingresso di Marco mi fece sobbalzare, chiusi la valigia cercando di rimanere il più fredda possibile con lui, poi, quelle parole fecero crollare ogni mia certezza: ‘perché ti voglio qui! Perché ho mandato tutto a puttane! Perché solo con te sono completo.’
Iniziai a piangere, le mie lacrime si mischiarono con la pioggia, aveva mandato tutto a puttane per me? No, non c’era nessun motivo, non ero abbastanza per lui, mi allontanai; l’unica cosa che mi rimaneva di lui era il titolo di una canzone, tornai nella mia casa ormai inabitata da mesi, Isabel mi diede una mano a ripulire tutto, sistemammo le cose, cenammo poi mi soffermai a guardare il titolo di quella canzone, non avevo la forza di ascoltarla. Passarono due giorni in cui non facevo altro che scrivere il titolo su youtube per poi cancellarlo; quella sera la bionda mi trascinò a ballare, annunciarono quella canzone, una fitta al cuore mi colpì, iniziai a scorrere i volti delle persone presenti con la speranza di incrociare il suo, lo trovai, qualche metro distante, i suoi occhi puntati nei miei mi fecero perdere un battito, quando allargò le braccia sorridendo non ebbi altra scelta che corrergli incontro per rifugiarmici, mi strinsi a lui con tutta la forza che avevo.  Non so per quale motivo volevo con tutto il cuore rimanere stretta a quel corpo, incatenata in quelle braccia, gli lasciai un bacio sulla guancia sussurrandogli che non me ne sarei mai andata, la sua risposta fu l’aumento della pressione esercitata sul mio corpo, pochi secondi dopo l’allentò, mi aggrappai di più a lui dando voce ai miei pensieri con voce impaurita, avevo paura che se mi fossi allontanata da lui mi avrebbe detto che era solo un’illusione. Rimasi abbracciata a lui tutta la sera mentre parlavo con i suoi amici, non so esattamente quando mi addormentai, tornammo a casa e mi addormentai di nuovo stretta a lui, i fantasmi del mio passato potevano andare a farsi fottere, non i spaventavano più, non finché avevo lui vicino.
Un raggio di sole colpì i miei occhi costringendomi ad aprirli, mi alzai, marco dormiva ancora, andai a salutare tutti dopodiché sellai Mora e Gordon, pochi minuti dopo mi misi davanti alla porta d’ingresso. Quando uscì si spaventò, gli esposi la mia idea la mia idea di andare al mare, ci andammo divertendoci come due bambini, quando tornammo a casa i pastori ci informarono che volevano fare una grigliata dandoci la lista della spesa. Partimmo insieme a Isabel, mentre giocavamo con i carrelli prendemmo anche l’occorrente, tornati a casa Angelo mi presentò un suo amico e il figlio. Silvio aveva i capelli bianchi cortissimi, gli occhi di un azzurro talmente chiaro da sembrare bianco; Enrico, invece, aveva i capelli biondo scuro e due occhi nocciola che mi diedero la sensazione di perforarmi l’anima, ma non mi interessava, non capii bene il perché preferivo Marco a lui, preferivo Marco a chiunque altro. La serata passò tranquillamente, andammo a guardare le stelle sdraiandoci uno affianco all’altro, non so bene quando crollai in un sonno profondo cullata dal battito del suo cuore, so solo che mi risvegliai nel letto vicina a lui. Mi alzai, cambiai e uscii per andare a pulire i box, appena aprii la porta trovai una ragazza che mi spaventò a morte.
“Marco è qui?” chiese brusca.
“Chi lo cerca?” chiesi a mia volta usando il suo stesso tono.
“Un’amica.” Continuò cercando di entrare.
“Non è qui.” Risposi secca.
Nel frattempo il cigolio inconfondibile della porta di camera sua si espanse nell’aria, mi girai giusto in temo per vedere il suo viso invadersi di sorpresa.
“Maria! Che vuoi?” Domandò il moro con un tono che mi gelò il sangue. Quella era Maria?! La sua quasi ex moglie, la guardai con occhi infuocati uscendo per evitare di combinare omicidi.
Entrai nella stalla furiosa, cosa voleva? Perché era qui? Gordon sbuffò per ricordarmi di salutarlo, mi avvicinai a lui accarezzandolo, nel frattempo Angelo entrò allarmato chiamandomi, gli risposi facendomi vedere.
“Naira, abbiamo un problema.” L’uomo mi guardò con la paura negli occhi.
“Che succede?” chiesi scrutandolo.
“Nevio mi ha chiamato che ha trovato un cavallo, ma non riesce ad avvicinarlo, ha detto che perde sangue.” Continuò.
“E che cazzo ci facciamo ancora qui a parlare?” Domandai retorica incamminandomi verso il camion.
“Chiamo Marco.” Concluse Angelo avviandosi verso il camion.
“NO! Ehm, non svegliarlo.” Dissi allarmata, placando subito il tono.
 
 
Spazio autrice
Chiedo infinitamente scusa per il ritardo galattico ma fra feste, ribotte e casini sentimentali non ho più avuto tempo. È un capitolo di passaggio e non mi entusiasma molto, spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate. Un bacione la vostra _Naira. 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Life. ***


L'uomo mi guardò scettico poi riprese i suoi passi raggiungendomi, salimmo, partimmo per andare da Nevio, arrivammo mezz'ora dopo, quando lo salutammo ci indicò un punto in mezzo agli alberi.
"È là, sto bastardo mi ha quasi preso con una doppietta." Disse l'uomo guardandoci. 
"Bambina stai qui, vado prima io." Mi raccomandò Angelo. 
Entrò nel bosco, silenzio, un nitrito terrorizzato, di nuovo silenzio, trattenemmo il fiato finché la figura dell'uomo non fece capolino dalla vegetazione. 
"Ora vado io." Sancii sicura.
"No! È pericoloso." Sentenziò Nevio. 
"Mi terrò a debita distanza, lasciatemi provare." Cercai di convincerli. 
"Va bene, ma noi rimaniamo ad un metro da te." Concluse Angelo.
Mi incamminai guardandomi intorno, il mio cuore batteva a mille, feci un respiro   profondo, lo vidi, era un cavalli stupendo. Era alto più o meno un metro e 75, pezzato bianco, marrone e nero, aveva lunghe gambe slanciate ed un portamento fiero, mi avvicinai tanto da lasciare 10 metri fra me e lui che mi osservava con i muscoli tesi e le orecchie basse, pronto a scattare, mi accovacciai per terra aspettando che fosse il cavallo a fare la prima mossa.
Attesi 3 ore immobile, seduta a gambe incrociate, prima di sentire i suoi zoccoli muoversi per avvicinarsi, alzai lo sguardo trovando il suo muso sopra la mia testa, alzai una mano per cercare di accarezzarlo ma si spostò sbuffando, tornai nella mia posizione di prima continuando ad aspettare che si fidasse tanto da farsi prendere. 
Era appena trascorsa un'altra ora quando prese coraggio avvicinandosi nuovamente, privai ad accarezzarlo, me lo permise, piano piano mi alzai, non appena lo feci il cavallo poggiò il suo enorme muso contro il mio petto, mi immobilizzai, non era un gesto consueto dei cavalli, mi fece una tenerezza immensa. Pensai che un bestione di 7 quintali era diventato piccolo come un cagnolino, quel gesto non significava solo fiducia, no; era qualcosa di più profondo. Era bisogno, bisogno di amore, bisogno di sostegno, voleva dire sono nelle tue mani. Chiuse gli occhi sotto il mio tocco leggero, si era arreso alla consapevolezza che l'uomo può, in alcuni casi, donargli l'amore e la cura di cui aveva bisogno nella sua vita. Passarono svariati minuti prima che mosse la testa portandola all'altezza della mia, lo legai portandolo verso i due uomini che mi guardavano a dir poco scioccati.
Mi fermai davanti a loro che iniziarono a girarci intorno scrutando l'animale, Nevio disse che aveva una lunga ferita sul fianco che si era infettata, bisognava abbatterlo poiché nessuno disponeva dei soldi e delle attrezzature adeguate per curarlo, mi opposi con tutte le mie forze ma il pastore venne affiancato da Angelo che non volle sentir ragioni, li guardai sconcertata, non potevo crederci, si erano arresi senza lottare, persi le staffe.
"Bene! Volete abbatterlo?! Prima però prendetelo!" Urlai staccando la corda e dando una pacca sul culo di Romeo (il nome inciso sulla targhetta attaccata alla capezza) che corse verso la boscaglia.
"Naira! Cazzo! Perché l'hai fatto?" Rispose Nevio urlando anche lui.
"Perché non voglio che venga abbattuto! Se non volete curarlo lo farò io! Anche a costo di tornare a casa mia!" Conclusi ricalcando i passi di Romeo. 
E così feci: tornai nel mio paese, nella mia vecchia casa, presi martello, chiodi e legno costruendo una piccola tettoia costeggiata da un recinto abbastanza ampio, non appena lo conclusi ci misi il cavallo che iniziò ad annusare ogni centimetro, tornai in casa, accesi il computer cercando un rimedio contro le infezioni, quando lo trovai mi misi all'opera creando un impacco con aglio e acqua. Presi bende, asciugamani e la pentola contenente il tutto e tornai nuovamente dal castrone.
Pulii e sciacquai la ferita poi stesi l'impacco e cercai di bendarlo in un modo in cui non poteva liberarsene, gli diedi da bere e da mangiare poi iniziai ad accarezzarlo lungo tutto il corpo.
Mi mancava Marco, non l'avevo neanche salutato, avevo avuto l'esigenza impellente di salvare una vita, anziché aggiustare la mia, ma una ragazza di 35 kg non ha futuro, non sarei mai uscita dall'anoressia, da quel mostro che ruba un po' di vita giorno dopo giorno fino a quando non ce n'è più, è un mostro che non si può uccidere, bisogna lottarci fino a che la forza non viene meno, a quel punto si ci arrende e si soccombe. 
Con questi pensieri rimasi ad accarezzare Romeo un tempo indefinito, poi, d'un tratto il rumore familiare di un camion mi costrinse ad interrompere l'operazione, mi voltai trovando Marco davanti al camion con uno sguardo cupo, si avvicinò a me.
"Te ne vai, sei sempre scappata da me, dalle persone che ti amano. Io non voglio vederti scappare, voglio trovarti al mattino quando apro gli occhi, voglio trovarti fra le mie braccia la sera prima di dormire, voglio tenerti vicino a me perché sotto tutto quel dolore, sotto quegl'occhi carichi di oscurità c'è una luce, c'è la luce che mi da un motivo per essere completo. Io voglio tenerti qui, nel mio cuore, voglio vederti sorridere come facevi un tempo; te li ricordi i giorni in cui eri felice? Voglio farti ritornare la ragazza che eri quei giorni e te lo giuro che se me lo permetterai ti tirerò fuori da tutta questa merda perché ti amo, ho imparato ad amarti giorno dopo giorno, senza che me ne accorgessi, ho imparato ad amare tutto di te, dei tuoi giorni bui e ora voglio imparare a farlo in quelli felici. Non scappare da me, non farlo, resta vicino a me cosicché possa farti vedere come si ci sente ad essere amati." Il suo tono era dolce, quelle parole mi fecero rinascere, non credevo che qualcuno potesse amarmi, tanto meno lui.
Lo guardai immobile, incapace di muovermi e credere, credere che fosse reale. Mi si avvicinò mettendomi una mano dietro il collo e lasciandomi un lungo bacio sulla fronte, quel gesto valeva più di qualsiasi altra parola al mondo, lo abbracciai appoggiando la testa sul suo cuore impazzito, da quel momento la mia vita cambiò, ma questo lo scoprii in seguito.
Sciolsi l'abbraccio sorridendo, lui mi prese per mano facendomi salire sul camion, andammo sulle nostre montagne ancora innevate a guardare il mare, le stelle, ad osservare il mondo dall'alto, da un luogo in cui non esisteva passato o futuro, solo quegl'attimi incisi nel cuore.
Non parlammo, non avevamo bisogno di parole, i nostro occhi comunicavano da soli; lo baciai, un lungo bacio delicato che sapeva di bisogno, il bisogno che avevo per poter uscire da quella malattia; in quel mondo, con lui accanto, mi sentivo invincibile e forse lo ero davvero. 
La mattina dopo tornammo a casa, lui aveva due giorni di riposo così gli chiesi di fermarsi con me, accettò e dato che fuori pioveva, Isabel era a scuola ci mettemmo a guardare un film abbracciati, il calore della stufa ci permetteva di tenere una coperta addosso senza sentire troppo caldo.


 
 
 
 
 
 
Spazio autrice
Buongiorno ragazzuole! Allora, che dire di questo capitolo? C'è qualche cambiamento, direi grande cambiamento! Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate. 
Un bacione la vostra _Naira. 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Dear diary. ***


Ci fu un momento di quella giornata che mi si incise nel cuore: eravamo sdraiati sul letto, lui mi guardò e mi chiese ‘stai bene? ’ Quella domanda non mi veniva posta da tempo, il tono voleva anzi, pretendeva di conoscere davvero come stavo, beh, non lo sapevo neanch’io; non sapevo se ero felice oppure rassegnata al fatto che non merito la felicità e che tutto questo sarebbe finito presto, non sapevo se ero ancora in grado di provare emozioni, eccetto il dolore. Erano questi gesti insignificanti che mi facevano convincere del fatto che forse lui era diverso, che forse vedeva qualcosa di buono in me; rimanemmo sdraiati, abbracciati tutto il pomeriggio, quando Isabel arrivò e lo vide le venne un infarto, ci alzammo sedendoci al tavolo e parlando di cosa avevamo intenzione di fare in futuro.
“Tu a luglio hai finito la scuola, che vuoi fare?” chiese il moro alla mia migliore amica.
“Non lo so. Tu Naira che vuoi fare?” lei mi guardò.
“Voglio fare qualcosa per non far morire il mio paese, ma non so da dove iniziare.” Confessai abbassando la testa.
“Facciamo così: tu Isy te la sentiresti di lavorare con le persone?” continuò Marco.
“Si, credo di si.” Rispose la bionda.
“Se creassimo un centro di ippoterapia con camere e fattoria didattica?” tentò il moro con gli occhi che luccicavano.
“Fammi capire…. Tu vuoi mischiare agriturismo, pastorizia, ippoterapia, maneggio e fattoria?” chiesi contando con le dita. “Si, esatto!” concluse il ragazzo alzando la testa in modo trionfante.
Finito di parlare con noi Marco fece il giro dei pastori chiedendo se volevano unirsi, le risposte erano tutte positive, iniziammo a fare domande, progetti, stalle e una volta arrivato tutto il necessario completammo l’opera.
 Avevamo creato due strutture, in una c’erano i box e le due stalle per le mucche, le pecore e le capre, l’altra era un casolare a tre piano, dove nel primo c’era la sala da pranzo e la cucina, gli altri erano composti da camere e bagno; per un totale di 22 camere con quasi 50 posti letto.
All’inaugurazione parteciparono circa 100 persone fra amici, parenti e curiosi. Fu una giornata magnifica, Marco mi regalava dolci baci improvvisi, i pastori ridevano; Romeo, finalmente guarito, si lasciava coccolare da tutti, mangiammo come maiali e quando finimmo decidemmo di andare a cavallo. C’erano 63 cavalli così io, Marco, Silvio, Angelo, Enrico, Nevio e Isabel portammo alcuni invitati in passeggiata mentre gli altri rimasero a tavola persi in milioni di discorsi.
Tornammo a casa verso sera, era il 12 maggio, la ricordo bene quella data, è la data in cui ho capito di amarlo, lo capii in un determinato momento: era sera, eravamo sdraiati sul letto, stavamo parlando di quello che era successo con Maria qualche settimana prima, mi guardò negli occhi e mi disse:
“Sai, quando ti ho visto quella sera mi hai colpito, avevi così tanta tristezza intorno a te che mi domandai quanto ancora potevi sopportarne prima di crollare, invece hai lottato, con tutte le tue forze e ora dopo tanto tempo mi hai regalato la cosa più bella che potessi chiedere: il tuo sorriso. Grazie per avermi permesso di starti accanto e poter vedere questa meraviglia.” I suoi occhi erano così dolci, così pieni di amore e sinceri che mi catapultarono addosso tutti i sentimenti che avevo sempre represso, quel giorno, in quel preciso momento ammisi a me stessa che lo amavo, che lui era la persona con la quale volevo trascorrere la vita.
Fu strano ammettere questa consapevolezza, sono sempre stata convinta di aver amato una sola persona in vita mia e che così sarebbe stato per sempre, invece mi resi conto che con quella persona non era amore, no; era una cotta, durata qualche anno, l’amore era diverso, l’amore era lui, erano quegl’occhi particolari, magnetici, era quel sorriso semplice, puro, magnifico, erano i suoi baci, i suoi gesti spontanei, le sue labbra perfette, le sue carezze che davano vita a milioni di brividi, l’amore era lui, lo era sempre stato, solo che non lo sapevo, non lo conoscevo. Mi addormentai guardandolo dormire abbracciato a me, fu la cosa più bella che vidi in tutta la mia vita.
 
 
 
…Marco…
 
 ‘caro diario, è giusto iniziare così? Voglio dire, tu non sei propriamente un diario, tu sei dei fogli sparsi con, racchiusi in poche righe, i momenti più belli di questa vita, i progressi della ragazza che amo, la storia di come Naira combatte a testa alta la sua malattia, sei fogli scarabocchiati che rileggeremo fra 20 anni, ricordando questi giorni, questi momenti, queste emozioni. Ok, riinizio: ciao chiunque tu sia! Io sono Marco, oggi è il 22 luglio, abbiamo appena inaugurato l’agriturismo che abbiamo chiamato Whitemind, finalmente la nostra vita inizia ad andare bene, sai, sono qui a 2200 metri in mezzo alle montagne che ci hanno visto crescere e ho la sensazione di poter osservare il mondo dall’altro, vedere quelle persone infelici vivere in un posto che non amano, di fare un lavoro che odiano, di aver perso la gioia di star bene nella loro famiglia, quelle persone hanno dimenticato il vero significato della parola famiglia, poi ci siamo noi, tutti noi che viviamo la nostra vita a testa alta, orgogliosi dei sacrifici che facciamo ogni giorno, orgogliosi di vivere la nostra vita, con la nostra famiglia, perché si: noi siamo una famiglia. Amiamo il nostro paese, il nostro lavoro, noi amiamo la nostra vita. Sono felice sai?! Ho la ragazza che amo stretta a me, l’ho vista rinascere giorno dopo giorno, ho visto i suoi occhi ritornare a brillare piano piano, le sue ossa coprirsi giorno dopo giorno e da adesso in poi su queste pagine ci sarà incisa la sua storia. Tutto è iniziato circa 8 mesi fa, ho visto quell’ombra umana seduta in un angolo ad osservare la vita degli altri andare avanti, mentre lei rimaneva, in un qualche modo, bloccata in una sorta di incubo senza fine; non hai idea del dolore che aveva intriso negli occhi e di quanto, con un solo sguardo, potessi trasmettermi quel dolore, non so bene per quale motivo preciso decisi di iniziare a lottare per lei, forse speravo che un giorno il ‘per lei’ si trasformasse in ‘con lei’ o forse perché quando mi guardò i suoi occhi mi urlavano di salvarla, ciò non toglie che ho combattuto e ora posso essere orgoglioso di dire che ho vinto, perché finalmente questa splendida ragazza mi ama ed è ritornata a vivere. Ha combattuto ora dopo ora e io con lei, che lo sapesse o no io ero al suo fianco in ogni momento della giornata, anche quando era a New York io ero con lei.’
Chiusi il quadernino girandomi verso di lei, mi guardò così profondamente che pensai stesse cercando di entrarmi nell’anima, la baciai a stampo, poi di nuovo, solo che questa volta cercai la sua lingua, che non tardò a sfiorare la mia.
Quella notte facemmo l’amore e fu come risvegliarsi da un coma, fu come ritornare a vedere dopo essere stati ciechi, fu la cosa più bella che avessi mai vissuto, ci facemmo promesse silenziose sulle note di ‘forever’ dei kiss:
Ti devo dire come mi sento dentro, potrei mentire a me stesso, ma è vero
Non sono falso quando ti guardo negli occhi, piccola, sono pazzo di te
Ho vissuto così tanto tempo pensando che l’amore fosse completamente cieco
Ma ogni cosa su di te mi sta dicendo che è ora

Rit.:
è per sempre, questa volta lo so e non ho nessun dubbio
per sempre, fino alla fine della mia vita, piccola ti amerò per sempre

sento l’eco di una promessa che ho fatto
quando sei forte puoi startene da solo
ma queste parole si fanno più lontane quando ti guardo in faccia
non non voglio andrmene da solo
non ho mai pensato che avrei lasciato il muo cuore per terra
Ma ogni cosa su di te mi sta dicendo che è ora

Rit. – sì!

Vedo il mio futuro quando ti guardo negli occhi
Prendo il tuo amore per far risorgere il mio cuore
Perché ho vissuto così tanto tempo pensando che l’amore fosse completamente cieco
Ma ogni cosa su di te mi sta dicendo che è ora

Rip. Rit. X2



spazio autrice
buona sera raggazzuole, chiedo infinitamente scusa per il ritardo infinito di questo capitolo, ma fra stage, corso e amore non ho più tempo neanche per respirare, vi chiedo scusa e fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo. 
un bacione la vostra _Naira. 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Big men. ***


Rimasi tutta la notte ad accarezzarle i capelli, sentendo il suo respiro regolare, quella notte promisi a me stesso che qualunque cosa fosse successa di lì in avanti, qualunque dubbio, qualunque incertezza, qualsiasi litigio o incomprensione ci fosse stata avrei dovuto ricordare quel giorno, avrei dovuto ricordare ciò che provai quella notte, perché sarebbe stato per sempre, perché quella canzone aveva ragione, vedevo il mio futuro nei suoi occhi e sarebbe stato cosi per sempre.
Quando guardi una persona devi essere in grado di leggere i suoi occhi per poterla capire pienamente, ed ogni persona, con il suo sguardo, ti trasmette qualcosa di diverso rispetto ad un’altra; chi ti trasmette calma, chi agitazione, chi dolore, chi, come lei, milioni di emozioni diverse, lei oltre a quelle emozioni mi trasmetteva la voglia di essere parte di qualcosa, di rischiare tutto per le persone che si amano, lei mi trasmetteva vita.
I giorni passavano veloci, nuove promesse silenziose, ogni giorno che passava mi rendevo conto di quanto amore provassi per lei, di quanto ancora potessi provarne; dopo due mesi ci fu il mio secondo giorno di vita, quello in cui mi disse ‘ti amo’: eravamo sdraiati sul letto a parlare di cosa avremmo dovuto fare il giorno dopo, lei mi guardò e mi chiese:
“Domani saremo ancora insieme?” quella domanda mi stupì.
“Certo principessa, domani saremo ancora insieme.” Le risposi sorridendo.
“non voglio perderti.” Mi guardò col terrore negli occhi.
“non mi perderai, te lo prometto.” Le presi il viso fra le mani.
“ti amo, ti amo più di quanto sia umanamente possibile.” Confessò appoggiandosi su una delle mie mani.
Quelle parole, quell’intensità con cui lo disse e mi guardò mi fecero venire i brividi, l’abbracciai promettendole che l’avrei fatto per sempre, che il mio ultimo minuto di vita sarebbe stato con lei appoggiata al mio cuore.
 
‘Hey tu! Oggi è il 21 settembre, il primo giorno di transumanza, finalmente, dopo tanti anni questa festa è tornata ad avere un significato importante per noi, è la festa in cui siamo persone senza passato, senza dolore, solo con la voglia di stare insieme e ridere, oggi è un giorno speciale, diventerò papà, sai? L’ho saputo stamattina e wow! Non riuscivo a crederci, ti spiego com’è andata:
da una settimana a questa parte Naira si alzava a vomitare quasi 4 volte al giorno, si sentiva debole, ha pensato fosse un po’ di influenza, è andata dal dottore che, dopo gli esami del sangue, le ha detto che era incinta, quando l’ho vista arrivare con quel sorriso e le lacrime agli occhi, non capivo perché, ma qualcosa dentro di me ha detto che era la cosa più bella che potesse esistere.
 Mancano 8 mesi e non vedo l’ora che passino anche se ho una paura fottuta di non esserne all’altezza, in fondo è una vita che va educata, cresciuta e amata, per l’ultima non ci sarà problema ma sarò in grado di riuscirci? Sarò un buon padre? E se non lo fossi?
Ora vado, ciao!’
Riposi il diario, nell’ultimo cassetto del comò per poi tornare nel letto con Naira.
“Buonanotte vita.” La ragazza mi si accoccolò con la testa contro il mio cuore dandomi prima un bacio a stampo.
“Buonanotte principessa.” L’abbracciai ricambiando il bacio.
Le luci dell’alba del 22 settembre si diffusero nella nostra stanza, la mia ragazza mi svegliò saltellando sul letto, vederla così felice aprendo gli occhi era forse il modo migliore per iniziare la giornata.
“buongiorno sorriso mio! Sai che giorno è?” Mi chiese con un sorriso a 32 denti e gli occhi luccicanti di una bambina.
“sabato?!” domandai titubante.
“e cosa c’è sabato, cioè oggi? Cosa dobbiamo fare?” continuò speranzosa.
“giiusto! Dobbiamo fare il corteo storico a cavallo.” Conclusi scattando in piedi.
“amore, ho una sorpresa per te.” Affermò Naira alle mie spalle, mi voltai guardandola sorpreso.
“a dir la verità è un regalo che ci hanno fatto i pastori. Ma ce n’è uno anche da parte mia.” Spiegò suscitandomi ancora più sorpresa e curiosità.
Mi prese per mano portandomi fuori casa, salimmo a cavallo e mentre passavamo lungo le vie del paese la gente ci guardava con fare sognante.
Arrivammo al campo e ciò che vidi mi fece pietrificare: lungo il muro di una delle case più alte del paese sventolava un cartellone enorme contenente la nostra foto e una lunga lettera.
‘cari ragazzi, vi chiederete il perché di tutto questo, d’altronde siamo pastori, non siamo abituati alle dimostrazioni d’affetto, ma le rare volte in cui le mettiamo in atto lo facciamo in grande stile!
Vi starete anche chiedendo il perché di tutto questo, ve lo diciamo subito:
vi vogliamo ringraziare.
Voi siete stati i figli che non abbiamo mai avuto, quelli con cui non abbiamo mai sbagliato, quelli che sono la ragione del nostro andare avanti a testa alta, quelli che ci hanno dimostrato che le difficoltà più grandi possono essere superate solo insieme, quelli che hanno creduto in noi, quelli che ci amano. Perché è così: voi siete la nostra famiglia, la nostra vita e non potremmo chiedere di meglio! Per noi siete qualcosa di unico e speciale, che va custodito; che va protetto e lo faremo sempre. Grazie aa voi, al vostro amore, al vostro aiuto ci avete fatto ricredere sul mondo e sulle persone che lo abitano. Siamo uomini migliori oggi ed è tutto merito vostro.
                                                                                                                                            I vostri pazzi e psicopatici pastori
                                                                                                                                              Aldo, Angelo, Giacumassu e Nevio.’
 
 
Lessi tutto d’un fiato sentendo il cuore esplodermi dalla gioia, Naira piangeva e rideva abbracciata a me, la guardai stringendola, lasciandole un bacio sulla fronte, le persone intorno a noi erano commosse, pensai a quanto fossi fortunato ad avere quei grandi uomini accanto a me, a poter essere orgoglioso di poterli definire la mia famiglia e in quel momento era sicuro che con loro accanto sarei diventato un grande uomo, ma soprattutto un gran padre.
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio autrice
Scusate, come sempre, il mostruoso ritardo. Comunque, fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo, a me personalmente piace un sacco, penso sia uno dei migliori che ho scritto, scusate ancora e alla prossima.
Un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Hi! My name is Marta! ***


La giornata trascorse al meglio, nel pomeriggio salì anche Enrico, ero felice di poter avere anche il mio migliore amico insieme a noi, lo informai della gravidanza di Naira e delle mie preoccupazioni.
"Amico, sarai un padre esemplare! Smettila di farti paranoie da checca!" Esordì il biondo sorridendo.
"E se dovesse succedermi qualcosa? Chi si prenderà cura di loro?" Gli domandai con un tono amaro.
"Non ti succederà niente e se mai capiterà, se vorrai, me ne occuperò io." Mi rassicurò serio.
"Promettimelo." Continuai guardandolo negli occhi.
"Te lo prometto." Concluse sostenendo il mio sguardo. 
Gli ero grato per questo, sapevo che l'avrebbe fatto senza neanche pensarci, era fatto così, impulsivo, testardo, orgoglioso e leale, gli volevo bene per questo e speravo che un giorno anche lui trovasse una persona da amare e che lo amasse tanto quanto ci amavamo io e Naira. 
All'improvviso una chiamata mi riportò alla realtà, presi il telefono e risposi senza neanche guardare il mittente. 
"Pronto."
"Non finirà qui! Non ti lascerò amare lei! " una voce femminile urlò queste parole.
"Maria?" Chiesi aggrottando le sopracciglia. 
"Si! Tu non sarai felice con lei! Non ti permetterò di mettere fine a noi!" Continuò. 
"Peccato! Perché noi siamo finiti 5 mesi fa! In più sarò felice con lei e sai perché? Perché ci amiamo, perché saremo genitori!" Urlai furioso per poi buttare giù. 
La giornata si concluse fra risate e birre, andammo a dormire verso le 4, eravamo stanchi morti ma felici da fare schifo.
 
 
 
...Naira...
Dopo quella prima notte ce ne furono altre, tutte indimenticabili, mi convincevo sempre di più che lui sarebbe diventato l'uomo della mia vita.
Ci fu una sera in particolare che avrei ricordato per sempre: stavamo facendo l'amore, lui smise di baciarmi e affondò il suo sguardo nel mio, rimanemmo incatenati qualche minuto, mi sorpresi di quanto fossero belli i suoi occhi, di quanto brillassero in quel momento, nonostante il loro colore scuro in quel momento brillavanodi luce propria, mi sorprese l'intensità dello sguardo, mi entrò sotto la pelle, dentro le ossa e mi perforò l'anima. 
In quei momenti mi sentii completamente disarmata davanti a lui, mi annullai e mi resi conto che mai nessun altro nella mia vita, con un semplice sguardo, era riuscito a creare le emozioni che mi avvolsero in quel momento, era come se fosse diventato parte del mio essere; lì, in quell'istante capii che non sarei più riuscita a sfuggirgli, ero sua, completamente ed incondizionatamente sua. 
Questa riflessione mi spaventò a morte.
Arrivò settembre, verso il 16 ogni mattina mi alzavo e andavo a vomitare, anche durante il giorno dovevo correre in bagno, dopo qualche giorno decisi di andare dal dottore. 
"Buongiorno Naira! Dimmi tutto!" Mi accolse l'uomo sorridendo.
"Ciao Camillo! È qualche giorno che ho la nausea, mal di testa e alcune volte mal di pancia." Gli spiegai.
"Mh, può essere influenza, però mi sembri in forma, sei fidanzata?" 
"Si, da qualche mese." 
"Allora hai voglia di fare un test?" Chiese porgendomi una scatolina rettangolare. 
"Ma? Ok." Risposi incerta prendendo quella confezione. 
Andai in bagno, feci il test, lo richiusi con le mani che iniziavano a tremare, dopodiché tornai dal medico per attendere che comparisse il risultato; guardavamo tutti e due il punto in cui, di lì a poco, sarebbero comparse le linee positive o negative. 
Dopo 10 minuti vidi quelle due linee diventare sempre più scure e sul viso dell'uomo che avevo davanti comparve un enorme sorriso, alzò lo sguardo all'altezza del mio e disse: 'ciao neomamma.' 
Il mio cuore di fermò qualche secondo per poi riprendere il suo battito all'impazzata, batteva talmente veloce che stentai a credere battesse effettivamente. Rimasi bloccata a fissare quel test svariati minuti, poi corsi da Marco, volevo dirgli che lo amavo, che era l'uomo della mia vita, che sarebbe diventato papà, wow! Papà e Marco nella stessa frase mi vennero i brividi, fu stranissimo, non mi ero ancora abituata.
Il tempo trascorreva veloce ed arrivò la transumanza, saltai sul letto per svegliare l'uomo della mia vita dovevo dirgli che i pastori ci avevano preparato una sorpresa. Quando aprì gli occhi mi si mozzò il fiato, erano la cosa più bella che avessi mai visto.
Andammo al campo e lessimo quella lettera con le lacrime agli occhi, era davvero bellissima, tornammo verso i pastori e li abbracciammo forte, la nostra famiglia ricambiò. In quei momenti non chiedevo nient'altro che loro, ero felice e in quel preciso istante credevo di poter esserlo per sempre.
Il secondo giorno di transumanza lo passammo a cavallo fra passeggiate e corteo; conobbi una ragazza (ancora non sapevo che sarebbe diventata parte della mia famiglia) si chiamava Marta, era siciliana in vacanza coi genitori, mi sembrò subito un'anima vagante in cerca del suo posto nel mondo. 
"Ciao! Io sono Marta." Si presentò la ragazza allungando la mano.
"Ciao, piacere, io sono Naira." Risposi stringendola. 
"Wow, è un nome strano, sei straniera?" Chiese.
"Nono, sono italiana, i miei genitori mi hanno chiamato così perché significa 'grandi occhi' in indiano." Le spiegai sorridendo.
"Fino! Tutti quelli che conosco hanno dei nomi con significati fighi; solo il mio fa cagare." 
"Perché fa cagare?" Domandai interessata.
"I miei genitori mi hanno chiamato Marta perché era il nome più simile a martello, ero un po rompicoglioni da piccola." Rise seguita da me. 
D'un tratto si ammutolì fissandomi negli occhi, ricambiai il suo sguardo indagatore con uno basito.
"Tu, ragazza dai grandi occhi hai sofferto molto, vero?! Loro parlano." Esordì continuando a sostenere il mio sguardo sempre più stupito.
"Beh... si, ma ora ho trovato un ragazzo che nuovo ama da morire e che amo ancora di più." 
"Vorrei sentire la tua storia." Continuò e così iniziai a raccontargliela. 
 
 
 
 
 
 
Spazio autrice 
Scusate il ritardo, spero che questo capitolo vi piaccia, forse è un po corto, ditemi voi. Aspetto i vostri pareri.
Un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Treasure hunt. ***



Lei ascoltò ogni mia parola attentamente, sembrava in trance mentre parlavo, rivivendo ogni singola lacrima, ogni sorriso, ogni abbraccio ed ogni bacio dato e ricevuto, mi resi conto di quanto sia Marco che i pastori avessero fatto per me ed un sorriso spontaneo mi allargò le labbra.
Quando ebbo finito col mio passato lei si mise a raccontarmi il suo: era cresciuta in una cittadina che non le era mai piaciuta, in un mondo ricco di posti bellissimi ma anche di brutta gente, la sua famiglia aveva lottato e sofferto tanto per non essere disintegrata ed ora, dopo 18 anni dalla sua nascita, Marta poteva concedersi una vacanza, una fuga con la sua famiglia per poter prendere un po' di respiro lontani da quello che lei definì inferno; voleva trovare lavoro lontano dalla sua casa, mi si strinse il cuore nel vederla asciugarsi una lacrima sfuggita al suo controllo.
Decisi di offrirle due settimane di prova per vedere se si trovava bene con noi, dopodiche se voleva, aveva trovato un lavoro, non appena gli e lo dissi mi saltò in braccio piangendo di gioia.
Le settimane ed i mesi passarono in fretta, Marta accettò il lavoro, i pastori accettarono Marta, oggi, il 18 febbraio, è il suo compleanno ed il mio regalo per lei è un video con scritto ciò: 
'Auguri tesoro <3
L'altro giorno mo hai chiesto cosa avrei scritto per il tuo compleanno e ti ho risposto che non lo sapevo, è vero, ci sono troppe cose da dire e non so da dove iniziare, ma ci proverò... 
Tutto è iniziato un giorno di settembre, te lo ricordi? Quando mi hai guardato da lontano e sei venuta a presentarti...
Volevo ringraziarti per tutte le volte che sei stata vicino a me, per tutte le volte che mi hai fatto ridere quando avevo solo voglia di piangere, per tutte le notti che abbiamo passato a parlare, perché nonostante tutto tu sei sempre vicino a me, grazie perché mi vuoi bene. 
Sei la persona più sincera e dolce che abbia mai conosciuto, non sai quanto vorrei poter fare di più per te, stringerti quando vuoi un   abbraccio, consolarti quando piangi, renderti la vita migliore, farti vedere che non sei sola in questo mondo di merda. 
Vivere le tue risate, le tue cazzate, esserti sempre vicino... 
Ti voglio bene, non puoi immaginare quanto.... 
Sei una persona meravigliosa e non permettere mai a nessuno di distruggerti... neanche a quel coglione di merda, perché nessuno può permettersi di toglierti il sorriso... non finché ci sarò io..
Ricordati una cosa: che tutte le volte che piangerai starò ore a parlare con te, che tutte le volte che sarai felice ti ascolterò e riderò con te, che tutte le volte in cui sarai incazzata lo sarò con te..    ti voglio bene... 
Ricordati questo.. 
Ricordati che sarò sempre vicino a te, anche se non mi vedi, anche se sono distante, nonostante tutto... sarò sempre vicino a te.
          Buon compleanno amore mio!'
Scrissi tutto sulle note di you'll be in my heart di Phil Collins. 
Marta lesse ogni riga con le lacrime agli occhi, quando finì la canzone mi corse incontro saltandomi in braccio e dandomi un bacio sulla guancia, la strinsi forte ridendo, in tutta risposta mi diede un pugno sul braccio dandomi della stronza; risi ancora di più poi Marco e gli altri presenti ci abbracciarono.
In un baleno arrivò maggio e con esso il mio compleanno, il compleanno di una ragazza col pancione, 22 anni di sofferenze, paure, lacrime il tutto cosparso da un pizzico di felicità raggiunta negli ultimi anni. 
Un raggio di sole ed una tempesta di baci mi svegliarono, aprii gli occhi trovando Marco con le braccia appoggiate affianco alla mia faccia ed il bacino comodamente adagiato sul letto che sfiorava la mia pancia; gli lasciai un morbido bacio su quelle labbra perfette che sorrisero appena.
"Buon compleanno principessa mia." Mi salutò dolcemente. 
"Grazie amore, buongiorno." Ricambiai sorridendo. 
Mi alzai piano piano andando in cucina per la colazione, un urlo collettivo mi fece sobbalzare, i pastori mi augurarono buon compleanno urlando e fischiando, mi tirarono le orecchie, abbracciarono e baciarono (sulla guancia).
I minuti si rincorsero uno dopo l'altro dino ad arrivare all'imbrunire; stanca morta per colpa del pancione decisi di sdraiarmi nel letto, convinta anche di non ricevere sorprese inaspettate, non dopo i 'festeggiamenti' del mattino. Chiusi gli occhi cullata dal tepore delle coperte, erano circa le 6 quando mi addormentai. Sognai di risvegliarmi in un posti sconosciuto, immerso nel buio e nel silenzio, di risvegliarmi completamente sola. 
Sognai di correre lungo strade senza meta col panico che scorreva nelle mie vene, con un solo, martellante pensiero in testa: dovevo trovare Marco, lui aveva bisogno di me. Corsi fino a perdere tutta l'energia ed il fiato che possedevo senza trovarlo, mi fermai stremata crollando su una panchina quando il mio sguardo si posò poco lontano su di una figura riversa per terra, mi avvicinai cauta, rimasi immobile qualche secondo ragionando sul fatto di voltarlo oppure no. Presi coraggio e decisi di voltarlo, lo feci e vidi...
"Buongiorno raggio di sole! È ora di alzarsi!" Aldo irruppe in camera mia facendomi sobbalzare. 
"Cosa vuoi?" Biasciacai aprendo un occhio.
"Sono le 8, è ora di mangiare bestiola o sparisci." Continuò il pastore con un tono paterno.
"Va bene 'paparino' , mi alzo." Conclusi mimando le virgolette con le dita.
Mi alzai per raggiungere gli altri in cucina, era tutto buio, ma non si doveva mangiare?! 
Accesi la luce della cucina trovando un vestito immenso, formato dal corpetto bianco e nero, la gonna bianca finemente decorata con lo stesso colore del corpetto, lo fissai a bocca aperta, notando l'aggiustamento per fare spazio al pancione, in quel momento notai anche un biglietto appuntato con uno spillo, andai a prenderlo e lo lessi: 
' vestiti principessa e corri a sposarmi, è una vita che ti aspetto <3.' 
Riconobbi la calligrafia di Marco e rileggendolo per la 50esima volta mi si strinse lo stomaco dall'emozione, dio mio! Stavo per sposarmi! 
Misi il vestito più velocemente possibile mentre la mia mente iniziò a lavorare su dove potesse essere, cioè praticamente ovunque, infilai le scarpe e mentre uscivo Marta mi si parò davanti.
"Ciao! Io sono il tuo primo indizio e ti accompagnerò per tutta la caccia al tesoro che ti premierà col matrimonio dei tuoi sogni. Ecco il primo indizio: sono in giorni felici, con allegri sorrisi, sono la figlia acquisita di una splendida famiglia, sono 'settembre andiam è tempo di migrar'; dove sono?" Recitò la mora con un sorriso.
Iniziai a pensare, cosa voleva dire la figlia acquisita di una splendida famiglia?  Per non parlare della pertinenza di 'pastori d'Abruzzo' , noi eravamo in Liguria!  Poi un lampo mi diede la risposta: la transumanza! 
Guardai Marta che mi prese la mano per poi avviarci verso il campo, arrivate trovammo Romeo legato al suo solito posto; quando mi vide alzò il muso nitrendo leggermente, mi avvicinai per accarezzarlo, con la mano scontrai qualcosa di cartaceo appeso alla criniera, lo staccai ed iniziai a leggere.
''Te ne vai, sei sempre scappata da me, dalle persone che ti amano […] perché ti amo, ho imparato ad amarti giorno dopo giorno...  non scappare da me, non farlo, resta al mio fianco cosicché possa farti vedere come si ci sente ad essere amati.' Sono verde e rigoglioso d'estate e bianco e silenzioso d'inverno. Sono davanti al fuoco ed alla neve, cercandoti con gli occhi,  dove sono?." 
Lessi il foglietto con le lacrime agli occhi,  ricordavo bene quel giorno, era quello in cui Marco dichiarò di amarmi, ricordo il suo discorso a memoria; sapevo dov'era era nel prato dove avevo curato Romeo. Il fuoco e la neve non mi erano chiari, poi dopo svariati minuti passati a pensare mentre sellavo il castrone capii: lui era davanti al camion quando mi parlò,  rosso come il fuoco e bianco come i fiocchi di neve! Salii su un muretto per poter arrivare sopra la sella, dopodiche ci incamminammo verso quel prato.
Arrivate a destinazione trovammo Enrico appoggiato alla sua macchina col trailer, mi guardò scuotendo la testa rassegnato.
"Non posso credere di essere caduto così in basso!" Disse prendendo un foglietto per e poi leggere ad alta voce il contenuto con un toni svogliato.
"Sono la notte fatta di note ed alcool, parole dette sotto la pioggia; sono uno sguardo carico di lacrime, un sorriso ed un abbraccio, dove sono?" Recitò il biondo guardando poi Marta. 
"Ti do un altro indizio: resta." Guardai tutti e due perplessa, ragionando sulle parole appena sentite, bon avevo veramente idea di cosa volessero dire. Continuai a guardarli finché Enrico non iniziò a farmi analizzare bene tutto:
"Allora, cos'é quella cosa che c'è di notte dove ci sono l'alcool e la musica?" Chiese con un tono simile a quando si parla con un ritardato.
"Una discoteca?" Domandai.
"Qual è la canzone in cui si parla sotto la pioggia?" Continuò. 
"Ce ne sono mille!" Risposi esasperata.
"Ah si?! Ci sono mille canzoni in cui vi siete guardati, avete sorriso e vi siete abbracciati? Quando c'ero anch'io." Spiegò testardo. 
"Ma certo! Stay!" Urlai esaltata, il biondo mi fece un applauso sarcastico poi caricammo Romeo e ci dirigemmo al locale.
Entrammo trovando Giacumassu seduto al bancone con i gomiti appoggiati su di esso che ci fissava, praticamente era seduto girato al contrario. 
"A te Enry ti han pagato per farlo? A me hanno pagato l'alcool che serve per farmi ubricare, anche perché da sobrio non farei una cosa del genere!" Biascicò un po' ma niente di eccessivo.
"Ehm ehm ehm; uno.due.tre prova; provaaa! Ok! 
Sono con le braccia incrociate, fra cucchiai e coltelli, sono fra cioccolate e risate, di detriti e di verità parliamo. Il sorriso di chi ha atteso 4 mesi il tuo ritorno. " concluse il pastore facendo un cerchio con le mani e mettendoselo sopra la testa.
Lo guardai esasperata, ma perché devono rendermi difficile pure il giorno del mio compleanno?!  Che cazzo hanno bevuto o fumato per partorire quest'idea geniale?! 
"Ti di un aiuto, cos'ho in testa?" Chiese. 
"Le dita." Risposi secca.
"È un'aureola cogliona!" Ribattè l'uomo. 
"Sei un angelo oppure Angelo?" Il pastore applaudì sarcastico.
"Marco ti ha mai raccontato perché è salito quella mattina?" Scossi la testa.
"Quando hai chiamato Angelo per dirgli che eri tornata lui e Marco poi hanno litigato per il fatto che Marco fosse cieco, dopo quel litigio il suo neurone gli ha detto che Angelo aveva ragione, per quello te lo sei ritrovato davanti quando sei entrata in coma." Una lacrima mi rigò il viso al ricordo di quei giorni bui. 
Salimmo in macchina per andare a casa di Angelo, dive mi sarebbe aspettata l'ultima tappa di questo assurdo viaggio. 




Spazio autrice 
Scusate il mio colossale ritardo, come sempre ormai, fatemi sapere se vi è piaciuto.... :)   
Un bacione la vostra _Naira. 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** promises ***


Aprii la porta di casa col cuore carico di adrenalina, era tutto buio, accesi la luce sobbalzando alla vista di Angelo in piedi nella sala.
“Il giorno di natale ti regalai l’anello che porti tutt’ora al dito, te lo regalai dicendoti di ricordarti di noi, di appoggiarti a noi quando avevi bisogno; ma te lo diedi anche come augurio, ti auguro di vivere una storia come ho vissuto con mia moglie, una di quelle storie che esistono nei film, nelle canzoni, nelle fiabe, che, anche se sono rare esistono davvero. Lei era la mia favola e lo sarà per sempre, anche se il mio amore non è bastato a tenerla con me.” Fece una pausa per asciugarsi le lacrime che gli scorrevano lungo le guance, piansi anch’io sentendo quanto quelle parole fossero cariche di dolore e rimorso.
“Quel giorno ti dissi che se c’era un amore vero e stupendo era quello che vedevo fra te e mio figlio; ti dissi di avere pazienza con lui perché se ne sarebbe accorto anche lui, con i suoi tempi1 quindi ora vai a sposarlo: sono luci e nebbia, sono una mano tesa ed un sorriso timido, sono l’alba che ci avvolge dopo una notte di parole. Sono dove la mia vita è iniziata. Dove sono?”
Pensai un secondo a tutto quello che era successo nell’ultimo anno, poi ripensai al giorno in cui vidi Marco per la prima volta, mi pettinai, truccai, poi salimmo in macchina tutti insieme per andare da lui, era in quel bar, quello in cui vidi il suo splendido sorriso.
Varcai la soglia del parcheggio di ghiaia camminando su di un sentiero fatto di petali di rosa, quando aprii la porta del bar vidi un sacco di persone, c’era Nevio, Silvio, un altro amico di Angelo, Aldo.
Partì la musica mentre le persone aprirono un varco, le parole di ‘All of me’ John Legend giunsero alle mie orecchie:

“Cosa farei senza la tua bocca intelligente
che mi attrae, mentre tu mi respingi?
La mia testa gira, non scherzo
non riesco ad immobilizzarti
che succede a quella bella mente?
sono il tuo magico viaggio del mistero
e sono così confuso, non so cosa mi abbia colpito
ma starò bene

La mia testa è sott’acqua
ma respiro benissimo
tu sei pazza e io sono fuori di testa

Perché tutto di me ama tutto di te
amo le tue curve e i tuoi spigoli
tutte le tue perfette imperfezioni
dammi tutto di te, darò tutto me stesso a te
sei la mia fine e il mio inizio
anche quando perdo, alla fine sto vincendo
perché ti do tutto di me
e tu mi dai tutto di te

Quante volte devo dirti che
anche quando piangi, sei bellissima comunque?
il mondo ti abbatte, sono lì vicino a te in ogni movimento
sei ciò che mi fa crollare, sei la mia musa
la mia peggior distrazione, il mio rhythm and blues
non riesco a smettere di cantare, suona in testa per te

La mia testa è sott’acqua
ma respiro benissimo
tu sei pazza e io sono fuori di testa

Perché tutto di me ama tutto di te
amo le tue curve e i tuoi spigoli
tutte le tue perfette imperfezioni
dammi tutto di te, darò tutto me stesso a te
sei la mia fine e il mio inizio
anche quando perdo, alla fine sto vincendo
perché ti do tutto di me
e tu mi dai tutto di te

scopriamo le carte,
entrambi stiamo mettendo a nudo i nostri cuori
rischiamo il tutto per tutto, sebbene sia difficile

Perché tutto di me ama tutto di te
amo le tue curve e i tuoi spigoli
tutte le tue perfette imperfezioni
dammi tutto di te, darò tutto me stesso a te
sei la mia fine e il mio inizio
anche quando perdo, alla fine sto vincendo
perché ti do tutto di me
e tu mi dai tutto di te
ti do tutto di me
e tu mi dai tutto di te.”

Calde lacrime di gioia riempirono i miei occhi quando lo scorsi in fondo al bar con lo smoking che mi aspettava sorridendo.
Giurai che fosse la cosa, l’uomo più bello che avessi mai visto, con quegl’occhi frammentati, quel sorriso caldo, quei capelli morbidi, mutanti, biondi d’estate e corvini d’inverno; con quello smoking bianco e la camicia nera, abbinata ai suoi stivali da cowboy preferiti.
Arrivai al suo fianco togliendo la mano da quella di Angelo e salutandolo con un bacio sulla guancia salata, rimasi ad affondare nei suoi occhi fino alle promesse. Panico! Non avevo preparato niente, non sapevo cosa dire, aiuto! Marco vide il panico nei miei occhi e decise di parlare per primo.

“Naira, amore mio, la mia vita è iniziata qui, una sera come tante altre, solo più cupa, più triste delle altre; c’era qualcosa di… di disperato nell’aria, poi ti ho visto, avevi un aspetto distrutto e mi è venuto in mente il giorno in cui Gordon è arrivato, aveva il muso che toccava terra, era magro e giuro di aver visto i suoi occhi pieni di lacrime, poi sentì le risate di una bambina di 4 anni, alzò la testa a mezz’aria, quando ella le corse incontro lo stallone drizzò le orecchie, bastarono due occhi blu come il cielo d’estate per placare i suoi demoni, ed è stato così fino ad oggi. Tu sei come il tuo cavallo, quando ti ho visto la sensazione di conoscerti era fortissima, ma i tuoi occhi erano così spenti che non li riconobbi, non erano quella della ragazzina felice che avevo lasciato, no erano una pozza di ghiaccio, gelido ghiaccio intriso di oscurità e fantasmi. Quella sera del 22 novembre giurai a me stesso che ti avrei salvato, che avrei lottato per poter vedere il tuo sorriso raggiungere anche gli occhi. Ti amo Naira, ti amo da tutta la vita, da quando avevi 6 anni e saltavi sul mio letto alle 6 di mattina per convincermi ad aiutarti ad aprire i regali di natale; oppure quando ne avevi 7 e ti beccavo mentre tentavi di uscire di nascosto per andare a portare i ghiaccioli a Gordon e guardandomi dicevi: solo uno marcolino, Gordon si offende se no. Il 22 novembre mi sono innamorato di nuovo di te, senza avere la minima idea di chi fossi e oggi dopo un anno e più ti amo come quel giorno, ti amo con tutto me stesso e voglio vivere la mia vita insieme a te.”
Concluse il suo discorso con le lacrime, mentre il mio trucco si era a dir poco dissolto nel nulla data la mole di lacrime versate, presi coraggio e parlai:

“Marco, vita mia, oggi ti ho promessi che ti avrei sposato, ma credo di averlo promesso la stessa sera in cui hai iniziato a vivere, lo stesso giorno di natale in cui mi facevi dormire con te altre due ore perché dicevi che babbo natale si arrabbiava se aprivo i regali troppo presto dato che tutti i bambini del mondo non li avevano già ricevuti; ho promesso di sposarti quando mi davi la mano per accompagnarmi da Gordon, o quando mi portavi un cioccolatino perché mi vedevi triste; quando a 15 anni dopo che fui stata scaricata dal mio primo amore mi portasti un mazzo enorme di rose, una scatola enorme di Ferrero rochet e sellasti Gordon portandomi di peso in passeggiata. Credo che lui non fosse il mio primo amore, bensì il secondo, tu eri e sei il mio primo amore, per quanto ho creduto di amare qualcuno nella mia vita tu eri quello che amavo di più; quella cavalcata segnò la fine del nostro rapporto, tu avevi 22 anni io 15, non so bene perché da quel giorno non ti vidi più, ma mi rimase addosso una sensazione di vuoto. Il 22 novembre quella sensazione si placò quando vidi il tuo sorriso, da quella sera passai ogni giorno cercando di nasconderlo a me stessa, invece alla fine capii che non potevo nascondermi dietro un dito, ma tu stavi per sposarti ed io ero un relitto umano, che altro potevo fare? Poi il giorno in cui mi hai detto che mi amavi il mondo ha preso una piega diversa, i mio mondo sei diventato tu, sei diventato la mia vita e non potrei essere più fiera e felice di diventare tua moglie.”
Conclusi sorridendo tra le lacrime, lui non aspettò un altro secondo e mi baciò, un lungo, dolce bacio d’amore.
“beh direi che orami è superfluo ma lo dirò lo stesso: puoi baciare la sposa!” annunciò il prete ridacchiando.
Quando ci staccammo per riprendere fiato gli invitati applaudirono e fischiarono.
Quella notte andando a dormire ebbi la bellissima convinzione che saremmo stati felici per sempre. Beh, ancora non lo sapevo, ma mi sbagliavo di grosso.

 

 


 Spazio autrice
Saalveee, non uccidetemi, né per la lunghezza nel per il presagio imminente, fatemi sapere se vi piace.
Un bacione, come sempre, la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Hi! This is your family! ***


Pov Marco
'Hey, ciao!
Ti ho scritto perché, dopo un mese,  finalmente ho finito il regalo di compleanno per Naira: le chiederò di sposarmi, sai? Sono così felice per come sta andando che potrebbe esplodermi il cuore, in più diventa ogni giorno più bella, con le sue rotondità da donna incinta, spero che le piacerà la caccia al tesoro per trovarmi, ahahah, già me la immagino che impreca mentre gira per il paese, la parte più difficile è stata convincere Enrico e gli altri; al biondo ho promesso una scorta di ragazze da una botta e via per un mese, nessuna può resistere al suo fascino e le ragazze che girano nei dintorni del mio vecchio paese sono molto... come dire... incuriosite dalle nuove prede?! Diciamo di sì dai. A Giacumassu una cosa come 10 litri di alcool, minimo! Marta e mio papà invece sono stati una passeggiata, come lo ho informati sono partiti in quarta parlando di fiori, addobbi, carrozze, ecc..
La festa dopo la cerimonia si sarebbe svolta a casa mia e di mio padre, festeggiammo fino alle 2, poi tutti stremati andammo a dormire, Naira era così stanca che non si tolse neanche il vestito. Non avendo sonno mentre riassumo a te tutto la guardo dormire beata, ora mi sa proprio che vado, ti scriverò quando sarò padre! Ciao amico mio, a presto!' Chiusi il quadernino, lo misi a posto e tornai nel letto ad abbracciare la mia stupenda moglie, un brivido mi percorse lungo la spina dorsale quando la chiamai così, finalmente era ufficialmente ed indissolubilmente mia, era la mia vita e lo sarebbe stata per sempre. Le spostato una ciocca ribelle dal viso, alzai delicatamente le coperte, mettendo una mano sul materasso per baciarle il pancione, quando lo feci sentii le lenzuola bagnate, la svegliai dolcemente. 
"Principessa, che hai fatto?" Le sussurrai all'orecchio.
"Perché? " chiese nel sonno.
"C'è tutto bagnato qui, ti sei fatta la pipì addosso?" Le domandai senza riuscire a trattenere una risata.
"Oddio!" Gridò alzandosi di botto.
"Mi si sono rotte le acque! Daitesta di cazzo, non ridere! Andiamo in ospedale!" Continuò dandomi una spinta mentre ridevo, la guardai e le diedi un bacio sulla guancia, svegliai gli altri che senza neanche ascoltarmi mi mandarono a fanculo, l'unico che poi si alzò corrotto dalle mie suppliche fu Enrico. Arrivammo 10 minuti dopo e la nostra entrata regale furono le imprecazioni di Naira in preda ai dolori, gli insulti di Enrico in preda alla rabbia post-convincimento e le mie risate su la loro fantasia nel creare cose nuove tipo: 'Marco sei un calamaro sveglia amici!' O: 'dio scatoletta di tonno è troppo chiedere un medico o devo partorire in corridoio?!' 
Pochi minuti dopo arrivò l'infermiera e condusse Naira in sala parto, dopo due ore di travaglio e spinte la mia bellissima principessa diede alla luce nostro figlio, un bellissimo maschietto coi capelli corvino e gli occhi blu, lo stesso blu della sua mamma, lo chiamammo Axel; erano le 5 di mattina del 20 maggio ed ero papà! 
Dopo averlo tenuto in braccio ammirandolo decisi che anche il mio migliore amico avrebbe provato l'emozione di stringere una cosa così bella e preziosa. Gli passai mio figlio, lo accolse fra le braccia fissandolo timidamente; dopo qualche secondo una nuova luce riempì lo sguardo del biondo, qualcosa che mi fece capire che forse era cambiato,  era diventato un uomo adesso, aveva solo 6 mesi più di Naira, ma è sempre stato un figlio ed un amico difficile da gestire, invece da quando ha visto la mia vita con mia moglie si è lentamente calmato, che questo sia buon segno? Speriamo.

Due anni dopo..

'Hey tu! Ti scrivo dopo tanto perché, beh, fare il papà è impegnativo! Ahah! So che sono passati quasi due anni, ma quando sei felice il tempo vola, che dirti? axel cresce ogni giorno di più, Naira è felice, ride! tu non sai quanto abbia desiderato vederla ridere di nuovo, mi ama così tanto, mi sento fortunato ad averla. Enrico , il mio migliore amico, ha deciso di trasferirsi insieme a noi. lui dice che è perché voleva cambiare lavoro, ma lo so che l'ha fatto perché ormai è zio enry e perché si sentiva solo... lui non vuole relazioni, è stato ferito molto tempo fa e da allora preferisce divertirsi; anche se un giorno  (da ubriaco) mi ha fatto capire che gli manca non avere più una famiglia, scherzando gli ho detto che se muoio prima io può prendersi la mia. 
Comunque, un'altra novità è che da qualche giorno vedo sempre una macchina nera parcheggiata davanti a casa nostra e ogni giorno alle 8 di mattina ricevo lo stesso messaggio:
'Guardati bene le spalle, far del male alle persone comporta un sacrificio per pagarne lo scotto.' 
Non so chi sia a minacciarmi, tuttavia non me ne preoccupo e ho deciso di non dire niente a Naira, non voglio farla preoccupare inutilmente. 
Ora devo proprio andare, un bambino in lacrime e uno zio infuriato mi cercano!' Scrivo in fretta le ultime parole prima di andare ad aprire la porta trovandomi Enrico sbraitante.
"Tuo figlio mi ha rotto la macchinina!" Urla a denti stretti. 
"Enry ha due anni e mezzo." Dico in tono pacato. 
"Che succede piccolo enry?" Interviene mia moglie prendendolo in giro. 
"Non sfottermi tu!" Continua il biondo. 
"Dai, non ti arrabbiare, domani la mamma ti compra una macchinina nuova." Naira lo guarda imitando un tono dolce, ma dopo poco esplode in una risata beccandosi un'occhiataccia dal ragazzo. 
"Mamma! non l'ho fatto arrabbiare a potta." Axel piange attaccato all'orlo della maglia di sua mamma.  Lei lo prende in braccio per calmarlo poi guarda il biondo e lo saluta con un occhiolino ironico avviandosi verso la cucina. 
Il giorno dopo Enrico obbliga Naira ad andare con lui in un negozio di giocattoli per comprare la macchinina nuova. Non vanno sempre d'accordo, anzi diciamo che non sempre sono in disaccordo, ecco, così mi sembra più giusto, il 90% del tempo che passano insieme litigano, però si vogliono bene. 





Spazio autrice 
Buon salve! Auguri a tutti/e quelli che mi seguono, spero abbiate passato un buon natale.
Allora questo capitolo vede come protagonista un nuovo membro della famiglia, nonostante questo è un capitolo di passaggio, vi annuncio già di prepararvi, perché fra un capitolo, massimo due ci sarà una brutta sorpresa che mentre scrivevo mi è costata montagne di fazzoletti. 
Un bacione grande grande la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 'Cause nothin' lasts forever even cold november rain. (Pt 1) ***


Rettifico: quella cosa brutta succederà in questo capitolo.. pronte?  

Pov Marco
Quando tornano a casa Naira viene a sdraiarsi vicino a me nel letto mentre aspettiamo l'una per riprendere a lavorare. 
"Sai, non credevo di poter essere così felice e tutto grazie a te." Confessa guardandomi con occhi dolci. 
"No, è grazie a te principessa, che mi hai permesso di stare al tuo fianco. Ti amo." La bacio dolcemente sulla fronte, so che ama essere baciata così. 
Le lascio un altro bacio sulla guancia, poi uno sul collo,  sento le sue mani infilarsi fra i miei capelli, mi stacca dal suo collo per baciarmi, le nostre lingue iniziano una danza infuocata, ci spogliano il più in fretta possibile e facciamo l'amore, quanto mi è mancato il suo corpo contro il mio, ora che siamo mamma e papà il tempo per poter essere anche una coppia è poco, tuttavia riusciamo a trovarlo sempre. 
Esco di casa con Enrico, mi suona il telefono, rispondo:
"Tu mi hai distrutta! Ora distruggerò te!" La voce di Maria incazzata nera mi prende alla sprovvista. dopo un minuto di silenzio in cui cerco di capire cosa significhi il suo avviso sento di nuovo altre parole:
"Come sta il piccolo Axel? non dovrebbe giocare tutto solo davanti alle scuderie." 
Intona una canzoncina orribile, le chiudo il telefono in faccia e mi precipitò verso le stalle, come fa a saperlo? quella frase mi trafigge come una coltellata, quando arrivo non c'è nessuno li davanti, panico. 
"Axel era in casa vero? " Chiedo ad Enrico quando mi raggiunge. 
"Mi sembra di sì, perché? Marco che succede?" Il suo viso si rabbuia. 
Gli spiego tutto e gli faccio promettere solennemente di non dire niente a Naira e di proteggerli se mi succedesse qualcosa.  
Quando torniamo  a casa abbraccio mio figlio, mi sono preoccupato pensando che qualcuno potesse portarmelo via. 
I giorni passano, non ho più ricevuto messaggi ne chiamate, dopo una settimana, mentre Naira, Axel e Marta sono a fare la spesa Enrico mi prende da parte.
"Amico, sta attento, mi sono informato su Maria, è pazza. Dopo un mese che l'hai mollata l'hanno ricoverata in psichiatria, è pazza nel vero senso della parola, è sotto psicofarmaci, ti prego stai attento." Il timore nei suoi occhi mi stupisce convincendomi che è davvero pericolosa. 
Dopo un'altra settimana in città danno una festa, così decidiamo di andarci, scendiamo solo noi ragazzi, i pastori si sono offerti di fare da babysitter ad Axel malato.
"Amore c'è lo zucchero filato!" Urla Naira esaltata. 
"Mettetevi in fila principessa, io vado a comprare le sigarette e la ricarica." La incito spingendola verso la cosa, poi svolto l'angolo per andare dal tabacchino. 
Continuo a testa bassa svoltando un altro angolo, alzo lo sguardo e mi pietrifico. 
"Ciao amore." Mi saluta Maria con un ghigno malefico stampato in faccia ed una pistola fra le mani. Cerco di indietreggiare ma se ne accorge e mi ordina di fermarmi, la gente intorno a noi scappa velocemente.
"Ora si che hai paura di me, eh?" Sputa ridendo.
"No,  mi fai solo pena, guardati, sei in mezzi ad una festa, dove potresti essere felice invece sei troppo occupata a darmi la caccia." Le rispondo calmo.
"Io ti amo!" Urla piangendo.
La guardo pensando se mentirementirle, avvicinarmi e prenderle la pistola, oppure dirle la verità è sperare che non mi spari. 
"Maria..." cerco di prendere tempo mentre decido il da farsi.
"Ti ho amata anch'io, sarai sempre una parte di me." Continuò e vedi che mi ascolta abbassando la pistola. Avanzo piano e continuo a guardarla.
"Però ora ti scongiuro, lasciami vivere la mia vita." Concludo sfiorando la sua  mano ed il metallo freddo. Sono attimi di attesa quello che passano fra le mie parole e la sua battaglia interiore.
"NO!" strilla piangendo.

Bum.

Una fitta di dolore che parte dalle costole mi fa accasciare, mi porto le mani sotto il cuore e sento la maglietta bagnata, alzo gli occhi per guardare colei che mi ha appena rovinato la vita e vedo Enrico alle sue spalle che avanza silenzioso, voglio avviarlo che rischia di essere colpito anche lui, tendo un braccio verso di lui cercando di dirgli qualcosa ma un'altra fitta mi fa urlare. Maria, notando che il mio sguardo è fisso dietro di lei, cerca di voltarsi,  ma il biondo la bocca. 

Bum.

Un altro dolore lancinante mi colpisce proprio sopra al cuore, urlo.
Voglio Naira, dov'è, vedo la gente che corre urlando terrorizzata, ma lei non c'è,  mi gira la testa, sto per svenire, sto per morire, dov'è lei, dov'è l'amore della mia vita, ho bisogno di un suo bacio per poterlo portare con me all'inferno, di un suo abbraccio per proteggermi dal fuoco.
Sento la sua mano dolce che mi sfiora il braccio, ho gli occhi chiusi ma mi sforzo di aprirli per vederla.
"Principessa." Le sorrido grato, sollevato che sia qui.
"Resta con me ti prego." Singhiozza accarezzandomi la guancia, i suoi occhi si stanno sciogliendo, spegnendo lacrima dopo lacrima, mi fa così male vederla scossa dai singhiozzi, vederla morire piano piano.
"Amore 5 minuti e l'ambulanza arriva,"Tu! Tu brutta puttana! L'hai ucciso! Come hai osato?! Io ti faccio fuori!" Le sue grida furibonda assomigliano molto ad un ringhio, sento qualcosa sbattere, un vaffanculo,  poi le sue mani mi sfiorano di nuovo, che bella sensazione, mh, solo ora mi accorgo che ho sonno, quasi quasi dormo un po.
"Marco, amore ti scongiuro! Guardami!" Le preghiere urlate di Naira mi disturbano, riapro gli occhi, non vedo niente, buio.
"Noooo! Principessa dove sei?" Sento la mia voce incrinato dal dolore affievolirsi piano piano. 
Mi manca l'aria, cerco di muovermi ma non sento ne  braccia ne gambe, è così quando si muore?! Sento il mio cuore battere, perché batte così piano quando dovrebbe galoppare!?

TUM,  un altro battito, fanne ancora uno ti prego.

TUM, non voglio lasciarla, per favore batti ancora.

TUM, dai ragazzo, non tradirmi proprio ora, batti dai.
I secondi passano veloci, niente, sto perdendo coscienza. Naira sii forte, ti scongiuro non crollare con me.

TUM, si! Ti prego continua a battere, loro hanno bisogno di me. 

TUM,  dai dai, continua! Devo andare da Axel! Cosa gli dirà Naira se non torno?

TUM, so che questo è l'ultimo, me lo sento, ti prego, fammi ricredere. 








Spazio autrice 
Salve ragazze, ehm non so cosa dire. Questo capitolo è molto forte e non è ancora finito. Nel prossimo vedremo il tutto con gli occhi di Naira e preparatevi perché forse è ancora peggio. Non odiatemi per questo .
Un bacio la vostra _Naira. 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 'Cause nothin' lasts forever even cold november rain. (Pt 2) ***


Pov Naira 
Sono passati quasi 3 anni da quando ho avuto Axel, mi sembra ieri. mi addormento fra le braccia di Marco sorridendo. 
Di nuovo quel sogno, sento che devo correre da Marco, ma dov'è? ha bisogno di me lo sento... 
corro per strade illuminate tetramente dai lampioni urlando il suo nome, corro fino a perdere il fiato svolto l'angolo e mi inginocchio a terra. Dopo qualche secondo alzo la testa e vedo un corpo riverso a terra girato su un fianco, mi alzo avvicinandomi lentamente. Esiti un attimo poi lo volto, vedo due colpi di pistola, alzo lo sguardo per vedere il volto dello sconosciuto e...
Mi sveglio di soprassalto, guardo l'ora: le 3 e 40, mi alzo, facendo attenzione a non svegliare mio marito, dirigendomi in cucina, c'è la luce accesa ed Enrico seduto a tavola con una tazza in mano e lo sguardo perso nel vuoto.
"Ciao." Lo saluto.
"Oh, Caio." Ricambia sobbalzando.
Prendo un bicchiere, lo riempio d'acqua e vado a sedermi davanti a lui.
"Posso farti una domanda?" Annuisce per rispondergli. 
"Diresti ad un uomo sposato che lo ami? Se non fossi fidanzata con Marco intendo." Mi fissa tranquillo, ma nei suoi occhi vedo una tempesta, la domanda mi coglie alla sprovvista, non so cosa rispondere.
"Non saprei, perché dovrei dirglielo? Fammi un esempio." 
"Se un tuo amico, anzi, se io fossi sposato e tu mi ami, me lo diresti?" Chiedo. 
"Non lo so, tu cosa provi per me e per tua moglie?" 
"A te voglio bene, mentre lei la amo e non la lascerei mai." Ipotizza.
"Mh, penso che te lo direi per essere onesta con te, ma non te lo direi per non perderti. Devi scegliere a quali conseguenze sei più pronto: perderla o mentire. " Concludo con un sorriso.
Lui non sembra sollevato dalla mia risposta, tuttavia sorride e torna a letto.
Sono in coda con Enrico per prendere lo zucchero filato, Marco è andato a comprare le sigarette, ma quanto ci mette? È passata mezz'ora e di lui neanche l'ombra.
"Vado a vedere se tuo marito è scappato con un'altra." Esordisce il biondo.
"Simpatico." Rispondo sarcastica. 
Pochi minuti dopo una sensazione di panico mi stringe lo stomaco, vedo della gente impaurita correre verso la fila.
Bum! 
Era un colpo di pistola? Urla terrorizzate coprono la musica e il panico prende il sopravvento su tutti, quella sensazione mi spinge a correre dalla parte opposta di dove scappano le persone, ho in testa un solo martellante pemsiero: Marco. 
Continuo a correre, svoltando un angolo dopo l'altro, il mio più grande incubo sta diventando realtà, ho i polmoni in fiamme, le gambe indolenzite, svolto ancora un angolo.
Bum! 
È così vicino, corro ancora qualche metro poi mi volto a sinistra e ciò che vedo mi fa rabbrividire. 
Maria tra le braccia di Enrico che cerca di immobilizzarla, ha una pistola in mano, sposto lo sguardo, oh mio dio! Mi tappo la bocca con le mani per non urlare, Marco è a terra e la sua maglia grigia è sporca di sangue, tanto, troppo sangue, corro da lui, ha gli occhi chiusi, lo accarezzo sperando di sentire il suo cuore battere.
"Principessa." Apre gli occhi guardandomi e il mio cuore si crepa, ho la  brutta sensazione di vederli solo quest'ultima volta.
Piango implorandolo di stare con me, sento che sta lentamente scivolando via da me e mi spezza il cuore; cerco di tenerlo sveglio il più possibile ma in un secondo mi chiedo quale sia stata la dinamica dell'accaduto, alzo gli occhi e vedo Maria tenuta ferma vicino ad un muro da Enrico. 
Una furia cieca mi incendia, mi alzo e li raggiungo urlandole il mio odio, quando arrivo le prendo la testa e gliela sbatto, anzi schiaccio contro il muro, vorrei spaccargliela, mi manda a fanculo e torno da Marco, che non appena lo sfioro riapre gli occhi, ma c'è qualcosa che non va, non mi vede, mi chiede dove sono in un sussurro, eccolo di nuovo il mio cuore che si frantuma.
Lo sto perdendo me lo sento, non mi resta che aspettare, contare i suoi battiti e pregare.
TUM bravo amore combatti;
TUM non mi lasciare;
TUM continua a lottare dai;
TUM bravo vita mia dai che stanno arrivando.
TUM per favore non mi lasciarmi e non lasciare Axel; 
TUM ti amo, per sempre.
I secondi passano e sembra che tutto il mondo sia in attesa con noi, in attesa di un solo, piccolo battito, ma non succede niente, sto sperando con tutta me stessa di sentire di nuovo il suo cuore ma non accade, ha smesso di lottare. Mentre mi abbandono a questa consapevolezza arriva la polizia che arresta Maria, alzo lo sguardo su Enrico che mi si avvicina e mi abbraccia, mi stringo a lui tenendo una mano sul cuore di Marco, arriva l'ambulanza e gli infermieri me lo strappano dalle braccia, cercando poi di strapparmi anche da Enrico che mi stringe ancora di più e li manda a fanculo. Le sue braccia forti tremano e so che ha gli occhi gonfi ma è troppo testardo ed orgoglioso per piangere davanti a tutti.
"Scusate ragazzi, dovremmo farvi visita e portarvi in centrale per testimoniare." Un poliziotto ci sta parlando, si avvicina ed Enrico si tira indietro portandomi con lui.
"Lasciateci in pace." La sua voce minacciosa simile ad un ringhio mi fa rabbrividire. 
"Vi prego, non siamo noi i nemici, so che siete spaventati, distrutti e pensate che siano tutti cattivi, ma possiamo farvi stare un po meglio, se ce lo permettete." Un medici è affianco al poliziotto e ci guarda con compassione.
"Vi ho detto di lasciarci in pace! Il mio migliore amico, nonché suo marito ci è appena stato ucciso davanti! Lasciateci stare! Non vogliamo morfina o camomilla e non vogliamo mettere in ordine quanto accaduto per parlare con persone a cui facciamo pena!" Urla stringendomi e quelle parole danno voce alla mia paura più grande facendomi letteralmente crollare. La sua presa tremante mi accompagna fino al suolo, dove mi accovaccio vicino a dov'era Marco fino a poco fa.
"Vedi ragazzo, non sta bene, fammela curare." Continua il medico. 
"La medicina non cura i cuori spezzati, quello lo faceva Marco. Ne ha curati tanti sa? Il mio, il suo è quello di altre milioni di persone e per farlo ne ha spezzato solo uno, ma solo per il bene di tanti, per crearne un altro ed essere il papà migliore del mondo, si perché è papà  lui, è stato il fratello che non ho mai avuto, l'amico migliore è l'amore più grande che Naira meritava; ora mi dica perché, chiunque ci sia lassù, è così stronzo da prendersi una persona tanto buona al posto di prendersi la troia che l'ha ucciso." Le parole del biondo sono così pacate, così incolore e atone che ho paura di vederlo crollare con me, ma è rimasto in piedi, è un combattente nato.
"Gli ho promesso che se gli fosse accaduto qualcosa mi sarei preso cura della sua famiglia ed ho iniziato ora, quindi, prima di portare via sua moglie dovrete passare sul mio cadavere!" L'ultima frase l'ha pronunciata come un ringhio molto minaccioso.
Recupero tutte la forza che ho in corpo e mi rialzo barcollando, voglio vederlo un'ultima volta, sono sicura che non è morto.
"Voglio vederlo, andiamo con loro." Guardo Enrico che ricambia.
"Promettetemi che mi farete vedere mio marito e verremo con voi." Continuo.
"Certo, tutto quello che vuoi." Concorda il medico.





Spazio autrice 
Buon giorno ragazze. Questo è il tutto visto sotto gli occhi di Naira, è molto straziante.
Dal prossimo capitolo avremo il pov di Enrico. Ditemi se vi è piaciuto e le vostre critiche.
Un bacione la vostra _Naira.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Pov Enrico ***


Pov Enrico 
Quando ho visto Marco accasciarsi il mio stomaco si è chiuso, ho visto coi miei occhi il secondo proiettile ma speravo che non sarebbe morto, non potevo perdere anche lui, dopo la mia famiglia. 
Vedere Naira piangere così tanto ed in modo così straziante ha fatto scattare qualcosa dentro di me che non capisco. Ho il bisogno impellente di difenderla da tutto, era ed è così piccola e fragile fra le mie braccia che quando la stringo ho paura di romperla. La polizia e i medici continuano a cercare di fregarci, quegli stronzi sono arrivati tardi e il mio migliore amico è morto, colui che mi ha sempre aiutato, guidato e cazziato come un fratello ora non c'è più, era la mia famiglia e se n'è andato. Continuo a mandarli via ma non demordono, alla fine Naira decide di andar con loro e non posso fare a meno di seguirla, saliamo su un'ambulanza e ci portano in ospedale, li due o tre medici ci esaminano.
"Ora posso vedere mio marito?" Chiedo Naira al medico che le sta cercando una vena. 
"Finiti gli esami si." Risponde lui.
"È un'ora che lo dite, quanti cazzo di esami dovete fare?" La bionda lo guarda male, so che si sta alterando, odio gli ospedali e i medici.
"Altri 10 minuti signorina." 
 
Osservo divertito la scena di Naira che lo insulta perché non trova la vena e perché sa che fra 10 minuti le dirà di attendere altri 10; la ragazza mi guarda e mi pietrifico; quegli occhi hanno sempre avuto uno strano effetto sul mio corpo, capisco come mai Marco l'amasse così tanto. 
Due ore dopo stiamo seguendo un infermiere che ci porterà dal mio migliore amico, scendiamo due piani di scale, che strano, il pronto soccorso è al pian terreno,  l'urlo inumano di Naira mi distoglie da quella riflessione, alzo la testa e la vedo inginocchiata davanti ad una porta con scritto il nostro peggior incubo: OBITORIO.
Una lacrima sfugge al mio controllo,  l'asciugo e vado affianco alla mia amica che sta lentamente morendo, l'abbraccio sperando; pregando che questo dolore finisca presto. 
Apro lo sportello del passeggero, prendo in braccio Naira e mi dirigo verso casa, continua a piangere, anche quando i pastori ci accolgono distrutti anche loro.
"Axel dorme e Angelo penso sia a bere in qualche bar. Vuoi una mano enry?" Chiedo Aldo con voce dolce, ha gli occhi rossi, non è l'unico, gli faccio cenno di no e mi accascio su una poltrona posandomi Naira sulle gambe che scivola leggermente così mi passa le braccia intorno al collo e si tira su.
Dopo un'altra ora di pianto e quando ha finito la sua dose di lacrime quotidiana si addormenta, tendo un orecchio per vedere se dormono tutti e quando ne ho la conferma finalmente anch'io mi lascio andare abbandonandomi ad un pianto liberatorio.
La settimana dopo trascorre come se il tasto repeat si fosse bloccato: Naira si sveglia, piange, si riaddormenta poi si risveglia e così via, non ci siamo mossi dalla poltrona, non me l'ha permesso. Una sera l'ho portata in camera mia mentre dormiva e quando si è svegliata ha avuto un attacco di panico. 
Oggi è il giorno del funerale, mi sto mettendo la cravatta, mi giro e trovo Naira seduta sul mio letto in mutande e reggiseno con un vestito fra le mani, sussulto.
"Mi potresti aiutare?" Mi chiede allungandomi il vestito.
"Ehm... s...si." Deglutisco a vuoto e le infilo il capo.
"Grazie. Per tutti." Mi da un bacio sulla guancia battuta ed il mio cuore impazzisce. Non dovrei provare ciò che provo, ma finché lo so solo io non è un problema. 
La cerimonia è quasi finita ed è stata straziante, Naira mi si è aggrappata al petto piangendo ed urlando, io l'ho fatto silenziosamente, come tutti i pastori. Quando hanno calato la bara ho trattenuto la bionda con tutte le mie forze per impedirle di andargli dietro. Il mio cuore oggi ha perso un pezzo che ora è tre metri sotto terra.
*una settimana dopo* 
"Vado a bere." Saluto tutti ed esco di casa, ho un bisogno disperato di dimenticare chi sono. Non so quanto sia passato, so solo che ho bevuto una bottiglia di Montenegro e sono brillo, mi guardo intorno, c'è pieno di gente che ride, che si bacia o abbraccia, che schifo.
"Hey biondo, c'è spazio per un'amica?" La voce di Naira mi fa sobbalzare, mi giro e rimango abbagliato, ha un paio di leggins bianchi ed un vestito nero, si è truccata un po' per nascondere le occhiaie e si sforza di sorridermi; è così bella..
"Certo, vieni." Mi sposto e la faccio sedere al mio posto.
"Monica! Una bottiglia di Montenegro e 4 menabrea!" Urla la bionda alla barista che la saluta con un bacio. 
"Come stai?" Le chiedo appena siamo di nuovo soli.
"Come una vedova. Tiro avanti per Axel, se non ci fosse lui non so che fine farei." Mi risponde guardandomi negli occhi. Se solo sapessi cosa vorrei fare per te. Continuiamo a parlare per tutta la sera, o almeno finché Naira non è ubriaca marcia.
"Ti prego. Fammi dimenticare." Un attimo prima rideva e ora dice questa frase serissima mettendomi una mano sugli addominali.
"Non posso. No." Le rispondo raccogliendo tutta la mia forza di volontà.
"Perché no?"
"Perché vorrei che fossi sobria per ricordarlo."
"Ti prego." Ha gli occhi lucidi.
"No Naira per favore." La imploro sperando che si accorga della mia disperazione. 
"No, ti prego. Ho bisogno di dimenticarlo." Continua testarda.
"È... era il mio migliore amico, mi dispiace, non posso tradirlo così." Concludo alzandomi  ed allontanandomi. 
Una ragazza mi passa affianco guardandomi in modo strano le faccio un cenno col capo poi mi accendo una sigaretta ed inevitabilmente i miei pensieri volano a quella sera: 
-"Marco devo dirti una cosa... credo di essermi preso una cotta per una ragazza." Confesso guardandomi le mani che sono impegnate a strappare della carta.
"Enry, amico mio; è facile innamorarsi di mia moglie, non ti preoccupare." Mi poggia una mano sulla spalla e mi sorride.
"Ma....ma io... come hai fatto? Mi dispiace." Dico guardandolo negli occhi e poi riababssando lo sguardo. 
"Non fa niente, capita, non è colpa tua... almeno sono sicuro che la proteggerai." Lo guardo scioccato, una persona normale mi avrebbe ucciso, come minimo castrato, invece lui capiva e mi chiedeva di proteggerla, di starle vicino. Non credo di aver sentito bene, magari oggi è la giornata dei contrari e mi sta dicendo che mi ucciderà lentamente.
"Te lo prometto." Gli rispondo nonostante le mille domande.-
Un coglione si è avvicinato a Naira e le dice qualcosa nell'orecchio mettendole una mano poco sopra il culo, mi avvio verso di loro come una furia, devo proteggerla. 
"Hey mister mollusco togliti dalle palle." Ringhio avvicinandomi a loro.
"Sei il suo fidanzato?" Chiede. 
"No!" Risponde subito Naira. 
"Si ma vedi abbiamo discusso e ora me la fa pagare." Continuo guardandolo in cagnesco. 
"Ok, tieniti la tua troia." Conclude girandosi.
Lo prendo per un braccio facendolo voltare e tirandogli un pugni sullo zigomo che lo fa cadere a terra.
"Chiedile scusa!" Urlo prendendolo di peso e schiacciandogli la testa sul tavolino davanti alla bionda.
"Scu...scusa.." Sussurra il mollusco. 
"Non ha sentito!" Urlo di nuovo risbattendogli la testa.
"Scusa!" Urla lui di rimando.
Lo sposo e lo lancio per terra distante da noi intimandogli di sparire, così inizia a correre senza guardarsi indietro, rilasso i muscoli e mi giro a guardare Naira. Un attimo, ma sta piangendo? 
"Mi manca!" Urla fra le lacrime alzando la testa dalle mani.
"Mi dispiace biondina, vieni qui." Le dico allargando le braccia, lei in un secondo annulla la distanza che ci separava e si abbandona ai singhiozzi contro il mio collo. Consolala enry, rimani immobile così che vai alla grande, non baciarla, non puoi. 
"Portami a casa per favore." Mi supplica dopo un po', l'abbraccio di nuovo e ci incamminiamo alla macchina, nel viaggio si addormenta così quando arriviamo la prendo in braccio, la metto in camera mia e vado a dormire sul divano. 
Dopo non so quanto tempo da quando mi sono addormentato sento qualcosa infilarsi sotto la coperta ed appoggiarsi al mio braccio, apro un occhio vedendola accoccolarsi contro di me. 
"Non riesco a dormire sola e qui fa un freddo cane." Sussurra scusandosi. Le sorrido dandole un bacio sulla fronte e tirandola più vicino a me per poi rimettermi a dormire, come se fosse facile con lei avvinghiata. 
 
 
 
 
Spazio autrice
Mi scuso infinitamente per il ritardo ma non riesco più a fare niente col lavoro. Allora questo capitolo è tutto un pov Enrico, scopriamo cose che prima non sapevamo e spero vi sia piaciuto... fatemi sapere e non odiatemi... un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Memories and happy b-day ***


Pov Naira 
 
Ho sentito Enrico piangere quella notte, come l'ho sentito piangere al funerale, ho sentito la sua sofferenza mischiarsi con la mia e mi ha annientata, dopo ben 8 giorni di lacrime e digiuno mi sono fatta un discorsetto davanti allo specchio e ho deciso di combattere, ho preso Axel in braccio e gli ho detto che papà non sarebbe tornato per un bel po', gli ho detto che era andato in un bel posto e che prima o poi lo avremmo raggiunto; sono uscita di casa dopo tanto, sono andata nella stalla, ho sellato Romeo e ho cavalcato due ore, dopo le quali sono scesa e... beh, è ho iniziato a piangere, quel senso di vuoto non se n'è andato, il vuoto al posto del mio cuore, ho pianto ed urlato, dopo un'ora mi sono rialzata, sono rimontata in sella e sono andata al cimitero, sulla sua tomba ci sono mille mazzi di fiori e ghirlande, stento ancora a credere che sia davvero li sotto quel pezzo di pietra con scritte le date il nome e: 
'A te che hai messo le ali troppo presto, insegna agli angeli cosa vuol dire essere il padre, il marito, il figlio e l'amico migliore che esista.' 
Calde lacrime mi rigano di nuovo le guance, l'ho perso per sempre e troppo presto, una mano calda si appoggia sulla mia schiena, ruoto la testa trovando Enrico al mio fianco con un debole sorriso, mi butto fra le sue braccia tremando,  non lo ringrazierò mai abbastanza per tutto questo.
Italo il suo profumo che sa di casa, la casa felice e con tutti i suoi membri vivi e sa di Marco, ancora non capisco com'è possibile ma non m'importa, la sera quando il biondo è uscito per andare a bere sono entrata in camera mia e ho aperto l'ultimo cassetto del comò, quello dedicato a tutti i ricordi: c'è il braccialetto di Axel dell'ospedale, il primo ferro del puledro che abbiamo allattato perché gli era morta la mamma, i biberon di Axel e storm (il puledro). Un sacco di foto con tutti noi, una colpisce la mia attenzione ritrae me, Marco ed Axel sorridenti, l'avevamo scattata un pomeriggio che eravamo a Gardaland, sullo sfondo c'è Raptor e stavamo ridendo perché Angelo era rimasto scioccato dalla montagna russa e continuava ad insultarci, sorrido al ricordo. 
Rovisto ancora un po' e trovo quello che stavo cercando: le nostre promesse ed il video della cerimonia, lo riguardo due volte piangendo sempre di più, mi asciugo le lacrime e decido di raggiungere Enrico al bar, in fondo anch'io ho bisogno di bere.
È notte fonda e la testa mi fa malissimo, mi ricordo le urla infuriate di qualcuno ma non ricordo ne cosa dicevano ne chi fosse ad urlare, mi alzo e vado in salotto, mi accoccolo al biondo che mi stringe, so che è sbagliato, ma lui che odora di ciò che ho perso mi fa calmare e sopravvivere, forse dovrei imparare a farlo da sola, mio marito è morto e io sono abbracciata al suo migliore amico, sono veramente una brutta persona.
Sento il battito di Enrico rallentare, segno che dorme di nuovo, mi alzo lentamente ed esci sul terrazzo a fumare. 
"Ciao bambina." La voce di Angelo mi fa sobbalzare. 
"Ciao Angelo, sono una persona merdosa." Abbasso delusa la testa.
"Sai, quando mia moglie ha iniziato a stare male mi ha fatto giurare che avrei trovato un modo per riprendermi nel momento in cui lei non ci fosse più stata. Disse che dovevo essere felice, anche se avessi trovato quella felicità in un'altra donna; disse che lei voleva la mia felicità ed il mio bene, indipendentemente da cosa o chi me lo facesse avere. Silvio è stato la mia ancora e Marco la mia felicità. Bambina mia non è sbagliato che tu ti stia avvicinando ad Enrico, sono convinto che Marco ne sarebbe felice perché entrambi state cercando di superare la sua perdita fianco a fianco. Axel è la tua ancora ma lascia che Enrico diventi la tua felicità. Non c'è niente ne di male ne di sbagliato in questo." Lo guardo con gli occhi sgranati, com'è possibile che mi capisca così bene, che sia così comprensivo, forse ha ragione, ma io mi sento ugualmente sporca e traditrice. 
" Ma Angelo mi sento così sporca." Do voce ai miei dubbi con le lacrime agli occhi. 
"Vedrai che piano piano capirai cos'è giusto fare." Conclude dandomi un bacio sulla guancia e mandandomi a dormire.
 
*due mesi dopo*
 
Sono passati esattamente 70 giorni da quel giorno ed è come se fosse successo stamattina, sono quasi 50 giorni che ogni notte lo sogno... mi dice che mi ama e di lasciar entrare Enrico nel mio cuore, io gli chiedo il perché e la sua risposta è sempre la stessa: 'chiedilo a lui.' 
Mi sveglio di soprassalto trovandomi sola nel mio letto, sono in camera mia, perché? Cerco il telefono per guardare l'ora e trovo un messaggio di Enrico con scritto: 'Sono andato a cercarti un vestito degno per il mio compleanno, quindi vai a fare le tue magie da donna che stasera si festeggia e tu sarai la mia dama! È un ordine!' Fisso lo schermo indispettita, poi mi viene in mente che non gli ho regalato niente. Panico. Dovrei comprargli qualcosa, ma forse dovrei trovare il modo per ringraziarlo, ma cosa.... trovato! Urlo nei miei pensieri poi vado a prendere il pc e mi metto al lavoro. 
Alle 5 del pomeriggio ho finito e vado a prepararmi, la festa inizia alle 7, andiamo a cena poi ci cambiamo per andare in un locale dove fanno festa a tema ottocentesco e che, conoscendo il festeggiato da quando è nato,  i padroni del locale hanno deciso di dedicarla a lui facendo entrate gratis tutti coloro che sono invitati. Per la cena Marta mi obbliga a mettere un vestito blu senza spalline corto davanti e lungo fino a terra dietro, metto anche calze e coprispalle bianco, stivaletti e cappotto neri, mi trucco leggermente e sono pronta, spero che il mio regalo gli piaccia.
"Il tuo vestito per dopo è in macchina. Sei bellissima." Il biondo mi da un bacio sulla guancia e ci avviamo al ristorante...
 
 
 
 
Spazio autrice 
Salve salve, come sempre scusate l'attesa... spero vi piaccia.... fatemi sapere che ve ne pare... 
Un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Happy b-day Enry and Naira. ***


È l'ora di cambiarsi, io e Marta andiamo a prendere le scatole dei nostri vestiti e ci andiamo a cambiare nello spogliatoio del personale, apriamo le scatole e io rimango sbalordita, è il vestito più bello che ho visto (dopo quello del mio matrimonio) è composto da due parti: la seta nera decorata sopra e  bellissimo pizzo bianco sotto. Senza spalline e la seta forma 5 punte lunghe quasi come la sotto gonna, il tutto completato da un girocollo di velluto nero, delle decoltè dello stesso colore e guanti in pizzo. In fondo alla scatola c'è un biglietto, lo prendo e lo apro: 
'Dato che voi signorine siete lente a vestirvi ci vediamo al locale. P.s. sarai la più bella questa sera. Enry.' 
Sorrido alle sue parole e dopo che finalmente riusciamo a metterci i vestiti ci avviamo al locale. Un buttafuori ci sbarra la strada, lo guardiamo in cagnesco, ci porge due maschere e ci informa che dovremmo trovare da sole il nostro cavaliere.
"C'è un sacco di gente e loro ci hanno regalato i vestiti, come cazzo facciamo a trovarli?" Chiede Marta guardandosi intorno, la imito pensando. 
"Non ne ho idea, tu?" 
"Chiediamo a tutti come si chiamano?" Ipotizza, ma ormai la mia attenzione è stata catturata da un ragazzo in fondo alla sala, ha un completo nero con la camicia bianca, di cui due bottoni sono aperti ed indossa una maschera bianca; i suoi occhi mi scrutano e devo dire che sono stupendi, un mezzo sorriso gli increspa le labbra, non so perché ma vengo attirata verso di lui, come se fosse una calamita e io un pezzo di ferro. 
"Sapevo che non ti saresti sbagliata." Il suo tono è dolce e quando capisco che è Enrico rimango stupita. 
"Grazie per il vestito." È l'unica cosa che mi passa per la testa a parte 'sei stupendo' e 'questa maschera ti trasforma. In cosa non l'ho ancora capito.' 
"Figurati. Balliamo?" Mi tende una mano ed andiamo a ballare.
È l'ora di dargli il mio regalo e voglio farlo in grande stile; il vocalist annuncia l'arrivo della torta e ci ordina di guardare lo schermo, sorrido quando le prime note di 'cry James Blunt' e le immagini dei nostri ricordi si rincorrono sul grande schermo. Pochi secondi dopo arriva la mia piccola lettera scritta su una foto di tutti noi alla transumanza: 'Ciao Enry, sarò breve e poco sdolcinata, volevo dirti grazie. 
Grazie di essermi rimasto vicino quando ne avevo più bisogno, grazie per avermi stretto a te, avermi fatto addormentare, ubriacare, ridere. Grazie per avermi restituito la voglia di vivere, è grazie a te se oggi sono qui. 
Grazie a tuo papà per aver cresciuto un uomo così speciale che mi ha salvata. Ti voglio bene. Buon compleanno. <3 

Mi avvicino al biondo che fissa lo schermo con gli occhi lucidi, non mi guarda, ma sa che sono affianco a lui perché allunga la mano e mi tira contro il suo petto, appoggia il viso fra i miei capelli.
"Grazie biondina. Sei speciale." Sussurra e mi stringe ancora di più. 

*1 anno e 6 mesi dopo*
Pov Enrico 

Il mio rapporto con Naira è sempre fermi come prima che Marco morisse, oggi è il giorno del suo compleanno, il giorno in cui si sono sposati e domani è quello di Axel, non so ancora come andranno queste due giornate in cui il dolore si impossessa di lei.
"Ciao." Mi saluta con un filo di voce fissando il vuoto. Direi che andranno male.
"Ciao bellissima, come stai?" Le chiedo dolcemente.
"Non lo so, male, malissimo." Inizia a piangere, non perdo un altro secondo e la stringo in un abbraccio ferreo.
Le ho comprato un viaggio di 4 giorni e può portare chi vuole, può scegliere fra New York, Miami, Rio, El Cairo e Dubai. 
"Grazie mille! È quello che mi ci voleva." Mi ringrazia con un bacio sulla guancia. 
Sono passati 2 giorni e non ha ancora deciso chi portare con sé. 
"Enry, Naira ci vuole tutti in sala, vieni?" Marta interrompe i miei pensieri, annuisco e la seguo. 
"Ragazzi, vi ho riunito tutti perché ho bisogno di un vostro parere è consiglio." Annuncia la bionda con un sorriso. Dopo un 'dai,cosa aspetti!?' E un 'dicci tutto.' La ragazza continua.
"Oggi ho conosciuto un ragazzo..." 
"E quindi?" Chiede Aldo.
"Vorrei uscirci insieme, è molto carino." 
Un coro di 'Si!' ed applausi si espande, mi è appena arrivata una pugnalata, sopra le costole a sinistra, rimango in silenzio e la guardo, sorride, mi alzo, so che sto per impazzire quindi decido di uscire da li, sento una mano sul mio avambraccio, mi volto e la osservo mentre il suo sorriso scompare poco alla volta.
"Fanculo!" Urlo dando un pugno alla porta che si vena ed esco sbattendola così forte che salta dai cardini cadendo per terra con un botto violento.
Dopo un'ora che sono seduto in cima al fienile sento dei passi avvicinarsi ed una testa mora sbuca dalla scala a pioli.
"Enrico. Posso farti una domanda?" Mi chiede Marta seria.
"Vai subito al punto te eh?!" Mi guarda in cagnesco così acconsento.
"Cosa provi per Naira?" Domanda sottovoce e con un sguardo che mi prega di non farla impazzire per ottenere una risposta.
"La amo." Sancisco serio guardandola, le si apre la bocca per lo stupore, so già che mi dirà che sono un coglione, torno a guardare il fieno. 
"Diglielo." Ora sono io quello stupito,era meglio se mi dava del coglione ed una sberla.
"Sei pazza? E perderla? Neanche per sogno!" Ringhio e lei mi posa una mano sulla mia. 
"Non la perderai. Penso che anche lei abbia dei dubbi su ciò che prova per te!" Apro la bocca per dire qualcosa, poi la richiudo, non ho niente da dire. Mi alzo e vado in camera mia, so già che Naira sarà lì. 
"Mi dispiace per prima." Mi scuso sulla soglia, lei si spaventa, poi si volta e mi guarda, mi si avvicina ed il mio cuore inizia a galoppare. 
"Vieni con me." Sussurra abbracciandomi. 
"Dove?" 
"Andiamo a New York, ti va?" Capisco che si sta riferendo al mio regalo e dei gatti iperattivi si svegliano nel mio stomaco. 
"Certo! Quando partiamo?" Sorrido. 
"Fra un'ora." Conclude lanciandomi un borsone. 




Spazio autrice 
Buon giorno ragazze... volevo aspettare le vostre recensioni prima di mettere un altro capitolo ma le mie dita non erano d'accordo... perciò voilà il nuovo capitolo... allora diciamo che è importante perché finalmente sappiamo cosa prova Enrico ma allo stesso tempo è un po' un capitolo di passaggio. Spero vi sia piaciuto... fatemi sapere.
Un abbraccio la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** New York part 1. ***


18 ore dopo siamo in albergo, ha uno stile molto sobrio ed antico; non appena Naira lo vede le si illuminano gli occhi, saliamo in camera, vado a farmi una doccia mentre la bionda accende la tv. Sono esausto per via del jet leg, giù sono le 6 di mattina, invece qui è mezzanotte, esco dal bagno notando che Naira è nel letto e quando mi vede si innervosisce, devo dirle che la amo prima di tornare a casa, mi corico vicino a lei tirandola a me e dandole un bacio sulla fronte. L'indomani quando apriamo gli occhi è mezzogiorno, andiamo a mangiare sulla 5th Avenue e poi Naira mi trascina in giro per negozi fino alle 4 del pomeriggio, ora in cui la prendo di peso e la porto al luna park, facciamo tutti i giochi più pericolosi, quando abbiamo finito è ora di cena, così andiamo nel primo pub che troviamo e ordiniamo. 
"Enry, ti prego restiamo fino a mezzanotte? C'è il dj e si balla." Mi supplica la mia amica leggendo un manifesto. Acconsento e dopo qualche ora i tavoli vengono spostati in un angolo cosicché si possa ballare, dopo le prime 3 canzoni in cui dei ragazzi fanno ballare Naira decido che è il mio turno; la porto al centro della pista mentre 'Give me love' di Ed Sheeran si diffonde strappandomi un sorriso.
"Che belle parole." Esordisce la bionda ascoltando il testo.
"Posso chiederti una cosa?" Non ho idea di cosa chiederle ma le parole mi sono uscite dalla bocca prima di poterle fermare. Lei acconsente con un sorriso.
"Cosa provi per me?" Tanto ormai il danno è fatto, i suoi occhi s'ingrandiscono, la sua bocca si apre leggermente e sento il suo cuore accelerare il battito.
"Ti voglio bene, credo." Ora mi sono rotto il cazzo e la sua incertezza mi fa agire, le prendo il viso e prima che capisca cosa sto per fare la bacio. Pensavo mi respingesse, invece dopo qualche secondo la sua lingua tocca la mia scatenando una nuova strana sensazione che si espande fino al midollo, continuo a baciarla per un minuto buono, poi lei si allontana per riprendere fiato e mi guarda in modo strano, direi diverso dal solito, poi la paura le invade lo sguardo e, prima che possa scappare, la stringo unendo le mani sopra la sua vita.
"Io...noi...non possiamo... È sbagliato... Io non posso.." Due lacrime fanno capolino sopra le sue ciglia.
"Uscire con uno qualunque è giusto, perché con me è sbagliato?" Chiedo confuso.
"Perché uno qualunque non è il suo migliore amico." Capisco il suo stato d'animo, ma ciò non impedisce alla rabbia di espandersi.
" Marco sarebbe più felice di vederti con me che con uno qualunque." Sputo acido mentre le lacrime le bagnano il viso.
"Tu non puoi saperlo!" Urla puntandomi un dito sul petto. 
"Me l'hadetto lui!" Urlo a mia volta, la musica si è fermata e tutto il locale ci guarda, ma continuo lo stesso:
"Lui lo sapeva! Sapeva che sono innamorato di te e anziché staccarmi la faccia come avrebbe fatto chiunque ha capito e mi ha fatto promettere che mi sarei preso cura di voi! Quindi se permetti con quel coglione non ci esci!" Ho il fiatone per aver parlato veloce e i suoi occhi da cerbiatto terrorizzato mi fissano increduli.
"Cosa aveva capito?" Come se fosse quella la cosa importante.
"Hai capito benissimo, non te lo ripeterò." Ringhio serio.
"Per favore." 
"Lui aveva capito che ero innamorato di te." Ammetto abbassando la voce e la testa.
Mi fa alzare lo sguardo fino ad incontrare il suo.
"E lo sei ancora?" Domanda seria.
"Secondo te?!" Concludo allontanandomi subito dopo ed avviandomi in albergo. 
Due ore dopo sento la porta aprirsi e faccio finta di dormire, ma Naira mi chiama dicendo che lo sa che non dormo realmente; mi giro a guardarla, si cambia in bagno e dopo si sdraia il più possibile lontano da me, vorrei tanto tirarla a me e dormire così, ma ciò nonostante non mi muovo. 
Non ho chiuso occhio tutta la notte, alla fine decido di alzarmi, lascio un biglietto sul cuscino con scritto: 'Sono in giro, ci vediamo prima o poi, buona vacanza. Ah la camera è tutta tua, io vado da un'altra parte.' Chiudo la porta dolcemente e poi vado a fare un giro per le strade affollate della Grande Mela, come fa ad esserci così tanta gente alle 5 di mattina? 
Dopo qualche ora il mio telefono inizia a squillare, è Naira, non le rispondo; alla decima o forse quindicesima chiamata sono abbastanza alterato da dargliela vinta.
"Che cazzo vuoi?" Rispondo brusco.
"Torna qui, per favore." 
"No! Continua la tua vacanza da sola, ci vediamo all'aeroporto." Finisco la frase e le butto giù. 



Pov Naira 

Lancio il telefono contro il muro e mi alzo, perché è così testardo? Perché è il migliore amico del mio defunto marito? E soprattutto perché provo per lui qualcosa che non dovrei provare? 
Entro nell'aria tiepida di New York decisa a trovarlo e risolvere questo groviglio interiore, so che ha ragione quando dice che se va bene un'altra persona va bene anche lui, alla fine lui non è un'altra persona qualunque, lui è Enrico e sono convinta che se avessi conosciuto prima lui di Marco me ne sarei innamorata, del suo essere così maledettamente uguale a me, del suo leggermi nell'anima con un solo sguardo. 
Continuo a camminare e pensare per ore,  mi fermo alle 14 per mettere qualcosa sotto i denti, non appena finisco il mio panino mi rincammino per altre 4 ore,  sono distrutta e non ho idea di come trovarlo o dove.
Il mio sguardo viene attirato da un'ombra che dura 1 secondo, mi volto e vedo un pezzo di montagna russa, segno che c'è un parco divertimenti poco distante, lui ama le roller coaster quindi sicuramente posso trovarlo li.
Quando arrivo vedo la sua sagoma andare verso un'attrazione, vista l'ora non c'è molta gente, lo inseguo ma quando lui prende il corridoio VIP io devo mettermi in coda, arrivo in fondo al convoglio ed inizio a cercarlo fra i sedili, so che sarà nei primi posti quindi accelero il passo.
"Signorina prenda posto!" Mi ordina un addetto alla giostra.
"Cosa?! No! Io sto cercando una persona!" Cerco di spiegare mentre l'ansia e la paura mi chiudono lo stomaco.
Il ragazzo mi spinge e mi fa sedere in prima fila, ci sono 5 posti, chiude l'imbragatura, non ho il tempo di guardarmi intorno perché i binari scorrono sotto i miei piedi e tutto inizia a muoversi. Ok. Ora muoio. Sento una mano che prende la mia è la stringe, non riesco a vedere chi ho affianco,  ma so che l'ho trovato,  riconoscerei le sue mani ovunque.
Dopo quasi due minuti di terrore la corsa a 130 km/h termina e le cinture si mollano, mi alzo tenendo la presa salda nella sua mano e non appena lo vedo mi lancio fra le sue braccia, ho sempre avuto paura delle roller coaster e farle in prima fila è stato qualcosa di traumatico. 



Spazio autrice
Tadaaaaa bene bene... sono molta contenta di questo capitolo anche se ho dovuto dividerlo in due... 
Spero vi piaccia anche a voi e spero di essere riuscita a spiegare bene sia i sentimenti di Enrico che le sensazioni di Naira... fatemi sapere.. 
Come sempre un abbraccio dalla vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** New York part 2. ***


Ci allontaniamo in silenzio dalla giostra, lui recupera il suo borsone da un armadietto e poi andiamo a sederci su una panchina. 
"Dobbiamo parlare." Rompo il silenzio alzando lo sguardo. 
"Di cosa?" Chiede Enrico, ma capisco che lo sa già. 
"Torna con me in albergo, per favore." 
"No! Ti ho detto che non ho intenzione di starti tra i piedi." 
"Perché?" Urlo imitando il suo tono furibondo. 
"Perché no! Chiuso! Vattene!" 
"Vaffanculo! Sei un coglione! Ho girato mezza città perché mi sentivo in colpa e tu che fai? Mi urli contro?! Vaffanculo!" 
"Non ti ho detto io di venirmi a cercare! Se ti senti in colpa perché pensi di fare le corna a tuo marito crepato sono cazzi tuoi, ma non raccontarmi la cazzata che non è giusto solo con me! Vatti a scopare  il primo che passa così si che fai la cosa giusta!" Mi urla a due centimetri dalla faccia, non mi sono neanche accorta che ci siamo alzati in piedi.
"Mi stai dando della puttana?! Io volevo risolvere le cose fra noi! Dirti che averti vicino mi provoca strane sensazioni o che forse inizio a vederti in modo diverso, ma non si può! Perché con te non si può mai parlare che ti incazzi e sbotti! Vaffanculo! Tornatene da dove sei venuto e non dico ora, dico quando torniamo in Italia! Non voglio uno stronzo scorbutico in casa mia!" Urlo così tanto che quando finisco la gola mi si serra ed inizio a tossire.
"Se è quello che vuoi bene! Partirò oggi stesso! E vaffanculo tu! Sei una stronza! Marco è morto per colpa tua! Se fosse rimasto con Maria adesso avrei ancora mio fratello che mi ha cresciuto mentre mia madre era in giro per cazzi e mio padre in camera a bere! Ma tu non lo sai perché non ti è mai importato di nessuno! Puttana! Vaffanculo!" Calde lacrime mi rigano le guance mentre le sue parole mi spezzano, alzo la mano e lo colpisco con tutta la forza che ho. 
"Non provare mai più a rinfacciarmi la morte di mio marito, è stato lui a scegliere e purtroppo le conseguenze sono state troppo brutte per tutti. Secondo sei stato tu a non aver mai voluto parlarmi della tua famiglia, ogni cazzo di volta che ti chiedevo qualcosa tu mi mandavi a fanculo! Terzo mi importa molto di tutti tanto che ho passato nottate a piangere sulla spalla di Angelo perché mi sentivo in colpa nei suoi confronti ed in quelli di suo figlio ed è stato Angelo a suggerirmi di portare te nel mio viaggio, perché era giusto che mi sentissi una ragazza di 25 anni solo un po' incasinata e per capire cosa provo per te, lui è convinto che Anch'io ho il diritto di ritrovare il sorriso e se è con te ben venga perché pensa che Marco ne sarebbe stato molto felice!" Ora parlo piano fra le lacrime e qualche singhiozzo, mi volto e me ne vado in albergo, mi lascio cadere sul letto continuando a piangere finché non mi addormento. 
"Naira mi dispiace tantissimo." La sua voce mi arriva all'orecchio accompagnato dalle sue carezze, penso che sia un sogno, così non apro gli occhi e mi lascio cullare dal suo tocco. 
"Ti amo." Spalanco le palpebre capendo che è affianco a me e lo vedo seduto sul bordo del letto che mi guarda sorpreso. 
"Co..cos'hai detto?!" Chiedo paralizzata da uno sguardo nuovo che gli fa luccicare le iridi nocciola diventando color ambra.
"Credevo dormissi." Svia il discorso.
"Si, ma mi hai svegliato, dimmi cos'hai detto prima." 
"Ho detto che ti amo." Sancisce avvicinandosi e posando le sue labbra sulle mie, fa per allontanarsi ma gli metti le mani dietro il collo e lo attiro a me dandogli un bacio più passionale.
"Naira, noi." Gli metto un dito sulla bocca per zittirlo, gli do un altro bacio poi gli sfilo la maglia coprendo con le labbra ogni centimetro della sua pelle nuda e bollente, lui fa lo stesso con me. Mi ritrovo sdraiata sotto il suo peso e completamente avvolta dal suo corpo che mi provoca immensi brividi dal basso ventre in su. Mi sfila i pantaloni baciandomi le gambe, lo prendo tirandolo fino ad avere il suo sguardo all'altezza del mio e finisco di spogliarlo baciandolo con avidità, so che tantissime ragazze hanno già fatto quello che ho appena terminato, ma spero che sia come se fosse la prima volta. 
I suo occhi sono così limpidi e carichi di desiderio che mi fanno tremare, mi cattura un seno iniziando a baciarlo, dio! Potrei esplodere da un momento all'altro! 
Si alza tirandomi con lui e schiacciandomi contro il muro affianco al letto, non resisto più.  
"Ti voglio!" Gli dico con la voce roca. Lui si stacca dal mio collo guardandomi in modo eccitato e sorpreso per la mia affermazione, poi mi tira su di peso entrandomi dentro. 
"Non abbandonarmi mai." Lo supplico mentre mi appoggia sul tappeto ai piedi del letto.
"Ho smesso di essere quella persona quando ti ho stretto fra le braccia." Risponde puntellandosi sui gomiti per poi affondare di nuovo dentro di me, il ché mi strappa un gemito, il resto è tutto confuso,mi ricordo un lavandino e dopo una doccia, ma ero totalmente presa da lui e dalle emozioni che mi regalava che non ho prestato attenzione a dove fossimo. 
Due ore dopo siamo  sdraiati nudi, stremati ed abbracciati sotto le coperte. 
"Ho fame. Vestiti andiamo a cena." 
"Ma c'è un momento in cui non hai fame tu?" 
"Si, quando mangio te biondina!" Mi sorride malizioso. 
Mi vesto poi dopo la sua doccia usciamo e nella hall incrociamo un concierge che ci chiede se era tutto a posto visti i rumori che provenivano dalla stanza, io abbasso lo sguardo arrossendo mentre Enrico scoppia a ridere.


"Allora cosa facciamo domani?" Chiede il biondo, oggi è l'ultimo giorno ed il volo è alle 20 quindi abbiamo tutto il giorno. 
"Direi mettere il naso fuori dalla stanza prima del volo." Scherzo riferendomi al giorno prima in cui abbiamo passato tutto il giorno a fare l'amore e dormire. 
"Ok, ma non hai detto quanto prima!" Finita la frase mi tira sopra di lui facendomi ridere. 
Dopo aver fatto di nuovo l'amore usciamo, andiamo sull'empire street building, da Starbucks, sulla statua della libertà,  da kfc per pranzo, da Tiffany  (per la mia gioia e la sua disperazione) ed infine in un ristorante cinese per cena, poco dopo ci avviamo all'aeroporto e saliamo sull'aereo. 
Per l'una del pomeriggio siamo a casa, non sappiamo come entrare e come o cosa dire agli altri,  decidiamo di parlarne con calma; così, dopo esserci accertati di essere soli, ci diamo un bacio poi entriamo in casa come amici. Sentiamo qualcuno correre, Axel sbuca dalla sua camera correndoci incontro, mi salta in braccio ridendo felice. 
"Mamma, papà siete tornati!" Mi si congela il sangue nelle vene. 
"Chi è papà Axel?" Gli domando sperando che sia frutto della sua immaginazione. 
"Lui!" Seguo il suo ditino che indica un Enrico a dir poco scioccato, i suoi muscoli sono contratti e dopo avermi lanciato un'occhiata terrorizzata esce di corsa. 
Angelo fa capolino dalla cucina con uno sguardo di chi ha sentito tutto, Marta va dietro ad Enrico, Aldo mi si avvicina prendendo mio figlio ed andando nelle stalle. 
Crollo per terra piangendo, fa un male cane, eppure volevo poter iniziare una nuova storia, forse, con una persona che mi ha aiutato, ma sentire Axel chiamare quella persona 'papà' ponendo fine all'esistenza di Marco, cancellando dalla sua memoria di bambino mi fa un male cane. Ma Axel è troppo piccolo per capire, troppo piccolo per ricordare e troppo piccolo per rendersi conto dell'enormità del suo gesto. 
"Dovresti andare avanti bambina." L'uomo che ho accanto mi solleva abbracciandomi. 
 "Non ce la faccio." Singhiozzo. 
"Vi ho visti arrivare, eravate così felici, lasciati andare... Axel capirà col tempo cosa gli dirai, ma è felice perché lo sei anche tu. Non c'è niente di male in questo e nel fatto che tuo figlio abbia superato la sua perdita attribuendo la sua vita a chi ha salvato sia mamma, lascialo fare." 
"Angelo, non voglio costringerlo in una vita che non è la sua." Continuo a piangere. 
"Bambina.. sono passati 2 anni e lui non ha battuto ciglio, si è preso cura di te e di Axel come avrebbe fatto Marco, lo ha fatto perché ti ama, si lo so,  me l'ha detto. Comunque il fatto che sia qui non esclude che sia impaurito, è innamorato di una vedova che amerà per sempre suo marito, si sente chiamare papà anziché zio, tu non saresti confusa ed impaurita?" Annuisce calmandomi e l'uomo riprende a parlare. 
"Ecco, ora Naira sii sincera con te stessa e con lui, ammetti ciò che provi, ma non aver paura di ciò, fallo diventare la tua forza e torna ad essere felice. Te lo meriti." Conclude sorridendomi. 





Spazio autrice 
Bammm pensavate che finalmente ci fosse un po' di pace, invece no! Ahah! Non odiatemi. Innanzitutto vi chiedo scusa per la lunghezza è per questo colpa di scena, nel prossimo capitolo vedremo la cosa con gli occhi di Enrico e negli altri vedremo come la affrontano. Spero vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate... come sempre: 
Un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Goodbye. ***


Pov Enrico 

'Fare l'amore con lei è stato come se lo facessi per la prima volta, e forse è così, ho sempre sostenuto di aver amato una sola ragazza, quella che dopo averle chiesto di sposarmi al suo 18esimo compleanno ho beccato mentre stava scopando con Andrea che all'epoca era uno dei miei migliori amici. Inutile dire che l'ho lasciata e non ho mai più permesso a nessuna di entrarmi nel cuore, tranne ad una bionda un po' pazza. Quando penso a ciò che provo per lei tutto il resto mi sembra frivolo, insignificante e quando le ho detto che la amo ho perso 10 kg, mi sono sentito libero, quando mi bacia mi sembra di iniziare a vivere in quell'istante. 
Oggi quando siamo tornati ero così felice, finché Axel non mi ha distrutto, mi ha chiamato papà.  
Ed indovina un po'? Mi ritrovo a scrivere su uno stupido quaderno come suo padre, forse non è così grave, ma quando ho guardato Naira ho visto il suo cuore frantumarsi dentro l'oceano dei suoi occhi e non ce l'ho fatta a sopportarlo, non mi amerà mai e devo farmene una ragione. 
Ora ti saluto, vado a sbronzarmi.' 
Chiudo il quaderno, lo metto nella tasca interna della giacca ed ordino vodka liscia. 
Dopo una decina di bicchieri sono ubriaco e mi sento più leggero, rido con un mio amico, poi una mano si appoggia sul mio avambraccio, tremo appena mi sfiora, mi giro e la vedo, è così bella, ha pianto lo capisco dagli occhi rossi, apro la bocca ma lei alza il dito facendomi zittire. 
"Sei ubriaco, andiamo a casa e quando torni in te parliamo." Ordina  tirandomi giù dallo sgabello. 
Torniamo a casa a piedi, sono 6 chilometri e quando finalmente arriviamo sono totalmente sobrio, selliamo due cavalli e ci incamminiamo verso le montagne, abbiamo ancora qualche ora di luce e sono convinto che Naira voglia un posto in cui possiamo urlare senza che nessuno ci sente. 
Un'ora e mezza dopo ferma Romeo, smonta e gli toglie il morso, la imito iniziando a sentire l'ansia impadronirsi di me. Mi avvicino a lei deglutendo a vuoto, si siede sull'erba facendomi segno di mettermi davanti a lei e così faccio. 
"Ascoltami bene, se fossi libero di scegliere cosa faresti? Staresti al mio fianco?" Annuisco, lei continua. 
"Hai mai pensato a crearti una famiglia?" Annuisco nuovamente. 
"Bene, ho pensato tanto e ora ho capito come risolvere tutto: vattene, sei libero dalla tua promessa, va via da qui e creati un futuro senza di noi." Qualcosa all'altezza del cuore mi si spezza, mi manca la terra da sotto il culo, non può dire sul serio. 
"Cosa? No! Non voglio andare viam" Rispondo cercando di controllare il terrore nella voce che mi riempie ogni cellula al pensiero di perderla. 
"Ho visto come hai reagito quando Axel ti ha chiamato papà, non sei ancora pronto a sacrificare la tua vita per noi ed io non sono così egoista da chiedertelo, ma ti conosco abbastanza da sapere che ti senti in debito, quindi ti sto dicendo che puoi sentirti libero di scegliere quello che vuoi senza bisogno di sdebitarti con nessuno." Sento due lacrime spingere per uscire, mi sta dicendo addio, lo sento. 
"Ma non me ne voglio andare, la mia reazione di oggi è perché ho visto nei tuoi occhi il terrore, cazzo! Naira credi che sia facile per me?! Pensi che non mi domandi mai se sto facendo una cazzata colossale? Che non mi senta mai perso e solo da quando lui non c'è più? Che non mi sia costato tanto maturare e darmi una calmata? Aprire il mio cuore a te col rischio di essere distrutto? Credi che essere quello forte che ti consola, tu asciuga le lacrime, ti impedisce di autodistruggerti per me sia una passeggiata? Io ti amo Naira! E ogni giorno penso che se ti avessi conosciuto io quella sera al bar forse ora non dovresti affrontare tutto questo dolore. Vorrei essere morto io al suo posto per poterti saper felice con lui! Ora non azzardarti a scappare, perché è questo che stai facendo! Come hai sempre fatto! Problemi in famiglia? Scappiamo! Marco è fidanzato? Scappiamo! Abbiamo paura del futuro? Scappiamo! Ora basta! Naira smettila di scappare da ciò che provi e da me, alza la testa, guardami negli occhi e prendiamo a calci in culo la vita tenendoci per mano!" Il mio tono si è alternato tra Urla e voce autoritaria ma dolce, continuo a guardarla sperando si averla convinta una volta per tutte a combattere per ciò che ama. 
Lei mi fissa qualche istante poi abbassa la testa scuotendola, la sto perdendo, cazzo! Perché mi fa questo?! 
"Non sto scappando, sto lasciando la possibilità a te di farlo. Detto ciò per favore va via e non voltarti indietro." Conclude lasciandomi immobile con un dolore al centro del petto; si alza, salta a cavallo e se ne va. Torno a casa Anch'io, corro verso la camera di Naira, sta volta non ho intenzione di farmela scappare, apro la porta ma è vuota, noto che sembra più vuota del solito e il panico mi fa irrigidire, mi lancio sul letto a pancia in giù atterrando su qualcosa di cartaceo, alzo la testa e trovo una busta sul cuscino, la apro e ci sono scritte poche righe che hanno il potere di distruggermi:
'Ti amo, va avanti per la tua strada e dimenticaci, non torneremo più a casa.' Mi ributto con la faccia nei cuscini ispirando il suo profumo ed inizio a piangere.
Apro gli occhi e vedo che furono è ancora buio, non so quanto ho pianto prima di crollare, spero che sia soltanto un incubo ma il foglio che stringo con la mano destra mi fa ricredere, sento pizzicare gli occhi ma cerco di ricacciare indietro le lacrime, prendo il telefono e chiamo un mio vecchio amico.
"Hey bro, sono Enrico, mi chiedevo se avevi tempo per tatuare un tuo vecchio amico." 
"Certo coglione, vieni pure, ho tre ore libere." Conclude. 




Spazio autrice 
Doppio Bammm! In questo capitolo scopriamo come Naira affronta la cosa, ovviamente scappa lontano da tutto e tutti.... nel prossimo scopriremo dov'è andata. Fino ad allora non odiatemi vi prego. 
Fatemi sapere cosa ne pensate 
Un bacio la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Without you. ***


Pov Naira 

"Mamma, perché siamo in Montana?" Axel apre gli occhi mentre oltrepassiamo il cartello dello stato.
"Io e te andiamo in vacanza." Rispondo dolcemente. 
"È perché non c'è anche papà Enry?" Un nodo mi si forma in gola mentre il mio stomaco viene colpito da un pugno.
"Amore, il tuo papà non è Enrico, il tuo papà è un angelo adesso. Per questo siamo solo noi." 
"Lo so mamma." Mi giro con la bocca e gli occhi spalancati.
"Io ho i capelli neri come nonno Angelo ed Enry li ha biondi, ma all'asilo ho sentito che il papà è chi cura la mamma e me, quindi per questo il mio papà è Enry." Sono pietrificata con le lacrime che strabordano, mi ha stupito il suo pensiero e se solo l'avesse detto prima forse saremo ancora in Italia, da lui. 
Dopo due ore di viaggio dispersi nel nulla mi arrendo al fatto che ci siamo persi e decido di seguire le indicazioni per un ranch così da chiedere informazioni; qualche minuto ed una cancellata di legno con scritto 'Apache' ci accoglie. Storgo il naso alla vista delle buche profonde provando dispiacere per la mia bimba e dopo 100 metri mi fermo affianco ad un pick-up rosso, scendo e mi guardo intorno, non c'è nessuno, solo prati e cavalli, Axel decide che un puledro lo sta guardando e gli corre incontro. 
"Amore, sai che devi fare piano." Lo ammonisco. 
"Posso aiutarvi?" Una voce profonda alle mie spalle mi fa sobbalzare, mi volto e wow. 
Un ragazzo con lunghi dread biondi, occhi azzurri e cappello da cowboy mi fissa a braccia conserte, è a torso nudo e completamente sudato, una visione davvero piacevole.  
"È tua la bestiolina là?" Chiede indicando la mia focus.
"Mica tanto ina." Ribatto offesa.
"St?" 
"No, RS gioia." Un sorriso soddisfatto mi increspa le labbra. 
"Di a tuo figlio di star lontano dai miei cavalli, sono mustang, non sono domati." 
"Penso sia un po' impossibile dato che ci è nato in mezzo." Mi volto chiamando Axel che sbuffa affiancandomisi. 
"Volevo chiedere un'informazione, sto cercando un albergo più o meno decente ed un posto dove vengono deposte le richieste di lavoro." 
"Non siete in vacanza?" Chiede il tipo perplesso.
"No, ed ho bisogno di lavorare." 
"Ci sai fare con i cavalli?" Mi guarda dall'alto al basso.
"Mettimi alla prova." Concludo alzando solo un lato della bocca.
"Sono Rule." Mi tende la mano.
"Naira." Gliela stringo.
"Un nome azzeccato devo dire, laggiù c'è tutto il necessario per pulire i box, più tardi parliamo di paga ed alloggio." Conclude voltandosi. 
Mi metto a lavorare finché non ho finito tutti i compiti che Rule mi ha scritto, vedo un cavallo nero che, da solo nel recinto, mi fissa dal punto più lontano, mi guardo intorno un paio di volte poi decido di avvicinarmi. 
Arrivo allo steccato e mi siedo sul legno a metà altezza, dopo pochi secondi lo stallone si avvicina tranquillo mettendosi parallelo al recinto, girando il testone per vedermi.
"Mi stai invitando a salire?" Gli domando e lui sbuffa in risposta, guardo ancora una volta sia a destra che a sinistra poi mi calo dolcemente sulla sua schiena aggrappandomi a due ciuffi di criniera, apro il recinto e controllo lora: 11.30, ho ancora mezz'ora prima che Rule venga a cercarmi, decido di vedere com'è lo stallone, lui percepisce le mie intenzioni e parte al passo.
"Axel! La mamma torna subito, ok? Stai qui!" Dico a mio figlio.
"Certo mamma, devo strigliare blu." Si gira e continua a lavorare sul pony.
Faccio ripartire lo stallone indirizzandolo sulla strada da dove sono arrivata, lo lancio al galoppo; è  veramente veloce. Mi aggrappo meglio e dopo una quindicina di minuti torno indietro al passo, quando arrivo trovo Rule con Axel ad aspettarmi sull'ingresso del ranch, ha uno sguardo a dir poco furioso.
"Perché sei su Ahiga  (colui che combatte)? Le donne non possono domare i mustang!" Ringhia stringendo la mano di mio figlio.
"È stato lui ad invitarmi a salire!" Rispondo a tono.
Dopo aver battibeccato un po' ci rimettiamo a lavorare, verso sera il telefono in borsa a riprodurre le note di 'what if jamaica' di Alborosie, guardo il display: Angelo <3, tengo il dito sull'icona rossa un po', poi decido che devo almeno dirgli che Axel sta bene così rispondo.
"Angelo... ciao..." Dico con la voce che trema.
"Ciaooo... ehm.. ciao Maria!" Sento che sta trattenendo una risata. "Come stai?" 
"Stiamo bene ma non posso dirti dove siamo, voi siete tutti interi? Mi mancate da morire." 
"Torna a casa, siamo tutti distrutti.  Soprattutto Enrico. Ti prego bambina, torna da noi, torna da lui." Inizio a piangere e Rule mi guarda perplesso, butto giù mentre mi scappa un singhiozzo.
"Tutto bene?" Chiede il biondo. 
"No." Lancio il telefono contro il muro che si frantuma. 
"Vuoi parlarne?" 
"No!" Quasi Urlo e corro in camera, mi sdraio vicino a mio figlio che dorme, piango tutta la notte. 


Pov Enrico 

"Devo dire che il tatuaggio è venuto da dio!" Guardo la costola nello specchio, ora è coperta da inchiostro nero e blu, il blu dei suoi occhi. Sulla costola sotto il cuore ho tatuato una frase di 'all of me' che tradotta è: darò tutto me stesso a te, sei la mia fine ed il mio inizio, Naira. 
La frase finisce nella pupilla di un suo occhio. Sono due tatuaggi abbastanza piccoli ma così reali da sembrare una foto. 
Quando torno a casa mi lancio sul letto iniziando a piangere, l'ho persa per sempre e fa dannatamente male, non riesco quasi a respirare.
"Toc toc, enry?" Marta bussa sulla porta aperta e si stende affianco a me.
"Mi manca!" Piagnucolo tirando su col naso.
"Anche a me, promettimi che la troverai e la riporterai qui da noi." Piange anche lei ora.
"Te lo giuro." Dico ricomponendomi.






Spazio autrice 
Et voilà! Abbiamo scoperto dov'è scappata Naira. E vogliamo parlare del triplo BAM carpiato di Axel? Spero non vi abbia annoiato ...
Attendo con ansia i vostri pareri..
Un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** I found you. ***


...11 mesi dopo... 

Ho provato a chiamarla penso 1 milione di volte, il numero è inattivo, ho cercato su internet senza ottenere niente, è quasi passato un anno, ma è come se fosse sparita nel nulla, non va su Facebook da quando era qui, non compare in nessun articolo, niente di niente, sto chiamando un mio amico che si occupa delle telecamere in autostrada.
"Enry!" La voce maschile mi distoglie dai miei pensieri.
"Ciao Tommy! Ho bisogno di un favore, mi serve che cerchi una focus RS che viaggiava il 20 maggio, puoi?" 
"Certo! Aspetta un attimo..." resto in attesa per un minuto buono, sto per impazzire. 
"Eccomi, allora... vediamo, è uscita a Milano malpensa." Tiro un sospiro di sollievo, ora so che è andata in aereoporto, lo ringrazio, prendo una foto, il portafoglio e parto per Milano. 
Appena arrivo vado dalla sicurezza, c'è un ragazzo che ha più o meno la mia età.
"Ciao, scusa, posso chiederti una cosa?" Uso il tono più amichevole che conosco.
"Certo! Se posso aiutarti, spara!" Bene, è collaborativo. 
"Questa ragazza è partita da qui un anno fa, suo marito è stato ucciso e vorrei sapere se sta bene." 
Scruta me è poi la foto per un po', non riesco a stare fermo. 
"Per la privacy non posso dirti dov'è andata." 
"Ti prego amico, ho perso un fratello e non so dov'è la mia migliore amica con mio nipote... ti prego." Sento le lacrime spingere.
"Forse posso fare uno strappo alle regole!" Vorrei abbracciarlo ma mi trattengo.
Andiamo in una stanza piena si telecamere e lui si mette a rovistare in un malloppo di fogli.
"Trovata! Sono atterrati in Montana; ma non posso sapere altro." Stavolta lo abbraccio davvero! 
"Grazie! Davvero grazie!" Esco fuori e prendo il primo volo per il Montana.

Atterro verso sera, prendo una macchina a noleggio e mi fermo nel primo motel con il WiFi, inizio a pensare a dove può essere, è fottutamente enorme questo dannato stato. 
Dopo ore di ricerche a vuoto mi metto a ragionare come lei, dove potrebbe voler andare? Dove ci sono i cavalli, ok, negli ippodromi o nei ranch? Ranch sicuro, ok, quanti ranch ci sono? Tantissimi! Fanculo! Scrivo tutti i nomi su un foglio poi mi metto a dormire.
Il mattino dopo alle 5 sono già in viaggio verso il primo della lista, quando arrivo faccio vedere la foto e  il tipo scuote la testa, risalgo in macchina e passo al prossimo, anche lì niente, neanche negli altri 10 che ho visto, mi fermo nel nulla e crollo, non la troverò mai e anche se la trovassi magari è andata avanti, si è fidanzata. Tiro un pugno sul volante ed alzo lo sguardo, qualche metro affianco a me vedo una cancellata troneggiata dalla scritta 'Apache' guardo la lista è noto che il nome non c'è, tentenno, non posso perdere tempo in un posto dove non dovrei andare, ma il mio istinto dice, anzi Urla, di provare lì, decido di seguirlo e svolto sulla strada piena di buche. Sono le 8 di sera, è quasi completamente buio e l'unica cosa che si vede è un piazzale con un pick-up rosso in un angolo, parcheggio li affianco e scendo, un rastaman biondo esce dalla porta di una casa a 3 piani enorme.
"Posso esserti utile? Ti sei perso?" Chiede scocciato.
"Si e no, sono venuto a cercare una persona." Rispondo duro.
"PAPÀ!" Quella parola e quella voce mi fanno sobbalzare e rinascere, Axel mi corre incontro saltando in braccio, lo prendo al volo stringendolo a me ed ispirando il suo dolce profumo.
"Ciao ometto! Mi sei mancato da morire." Due lacrime di gioia mi rigano le guance.
"Lo sapevo che saresti tornato! Mamma è sotto la doccia! Rule! Rule lui è il mio papà." Non riesco quasi a tenerlo tanto che si dimena felice.
"Quindi è per te che Naira piange la notte?" Ringhia Rule.
"No, Rule la mamma piange anche perché le manca il mio vero papà che ora è un angelo, lui invece è il mio papà perché all'asilo mi hanno detto che il papà è chi cura la mamma e me, quindi Enry è il mio papà!" Guardo Axel pietrificato, ecco perché all'improvviso mi ha chiamato papà, se solo l'avesse saputo Naira 1 anno fa..
Sposto lo sguardo e la vedo sulla soglia immobile con la bocca spalancata e le mani poggiate sopra, mio dio quant'è bella, le sorrido mentre la osservo avvicinarsi con cautela, si ferma a qualche metro e mi fissa, Axel scende e la prende per mano tirandola verso di me.
"Io..Tu! Sei tu? Sei qui?" Non riesce a parlare, ha gli occhi gonfi di lacrime.
"Sono io e sono qui." Sorrido ancora allargando le braccia; la bionda mi fissa con i muscoli tesi, vedo nei suoi occhi la lotta fra correre da me e scappare via. 
"Finalmente ti ho trovato principessa." Continuo e vedo una luce illuminarle lo sguardo un secondo prima di trovarmela avvinghiata addosso con le sue mani che mi toccano la faccia, le lacrime che cadono sulla mia maglietta, il suo odore che mi apre i polmoni e la sua voce che non smette di dire parole a caso. 
La stringo più forte cercando di convincermi che non sto sognando, ispiro il suo profumo a pieni polmoni ed alcune lacrime si mischiano alle sue.
"Mio dio, pensavo che non ti avrei mai più rivisto!" Singhiozza guardandomi negli occhi.
"Troverò sempre un modo per tornare da te, anche se non mi vorrai più, perché ti amo e l'ho promesso." Il suo sguardo si addolcisce e un sorriso le increspa le labbra. 
"Mi ami ancora nonostante tutto?" 
"Ti amo di più nonostante ti ami da morire." Sorrido dandole un bacio sul naso.
Rimette la testa nell'incavo del mio collo sussurrandomi: 'Portami a casa.' 






Spazio autrice 
Buon salve, bene c'è stata una svolta direi... questo capitolo mi piace molto, ma sarete voi a decidere se è venuto bene o no.. fatemi sapere cosa ne pensate. 
Un abbraccio forte forte dalla vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** I miss you. ***


Pov Naira 

Sono passati 5 mesi, Rule si è rivelato un ragazzo d'oro... si occupa di noi senza dire niente a proposito dei miei silenzi o dei miei pianti serali. Enrico mi manca da morire ed Axel ne parla sempre a Rule. Mi manca in un modo inspiegabile, sapere che è vivo che potrei vederlo quando voglio e passare la vita con lui ma mi sono imposta di non farlo mi fa diventare matta! Avrei venduto l'anima al diavolo per avere questa possibilità con Marco, ora che ho trovato una persona da amare quasi come mio marito che faccio? Spreco il mio tempo. Complimenti Naira! 
Ultimamente sto scrivendo delle lettere che non vedranno mai la luce, scrivere è il mio modo per ricordare. Ricordarmi di lui, del suo sorriso, della sua pelle, dei suoi baci infuocati, Ricordarmi quanto sono stata stupida a scappare ma ora non si torna indietro. Chissà cosa farà ora, con chi sarà e se si ricorderà di me, se mi amerà ancora o si è reso conto che non mi ha mai amato... chissà chissà tutti se e ma. Un giorno di questi diventerò davvero matta.
"Sei di nuovo con la testa in Italia?" La voce di Rule mi fa sobbalzare. Noto il secchio davanti ai miei piedi che straborda di acqua, chissà quando si è riempito. 
"Scusa. Stavo pensando alle mie montagne." Mento chiudendo il rubinetto  dell'acqua.
"Stavi pensando al papà di Axel?" Lui non sa tutta la storia sa solo di un certo Enrico che Axel chiama papà. 
"Più o meno." Rispondo chiedendomi se sarebbe più facile esporre a lui le mie paure.
"Lo sai che potrei aiutarti se mi parli?" Continua il rasta.
"Sto bene così. Davvero." Concludo entrando nel box di Ahiga. 
Rule non ci mette piedi perché fra i due non scorre buon sangue. Diciamo che non è mai riuscito a domarlo. 

...6 mesi dopo...
"Ciao principessa." Marco appare davanti a me.
"Oddio. Sei qui?" Sfioro la sua guancia iniziando a piangere.
"Certo. Ma prima di dirti quanto mi mancate devo parlarti di Enrico." Lo guardo con gli occhi sgranati.
"Vi vedo ogni giorno e sono convito che lui sia la parte della tua anima che manca. Siete perfetti insieme Uniti dall'amore e dal dolore. Non sono mai stato fiero di te e di lui come lo sono ora perché avete trovato il coraggio e la forza in voi stessi e state andando avanti nonostante tutto. Sono fiero del vostro amore che cresce giorno dopo giorno. Principessa io e te ci vedremo fra tanti anni, se saremo nello stesso angolo di cielo, quindi vivi la tua vita con lui al 100% delle vostre possibilità perché prima o poi il tempo finisce e rimpiangerai di averlo sprecato senza di lui. Ti amerò per sempre ma io non potrò mai tornare da te. Lui si. Lui tornerà da te." Piango a dirotto. 
"E se non lo volesse?" Singhiozzo.
"Fidati di me principessa. Lui tornerà sempre da te." Mi da un bacio sulla fronte per poi voltarsi ed iniziare a camminare. Sono rimasta immobile nel prato in cui ero, sto fissando il punto in cui mio marito è sparito e piango. 
Mi sveglio di soprassalto sono le 5 di mattina, mi alzo lentamente cercando di tenere vivido il più possibile il ricordo del sogno che ho appena fatto. Vado a lavorare con una strana sensazione. 
Sto preparando la cena mentre penso a quanti mesi sono passati, è quasi un anno che non lo vedo. Oramai sarà andato avanti. Appena finiamo di mangiare decido di andare a fare una doccia. Mentre cerco di rilassarmi sotto il getto bollente sento Axel urlare una parola, ma non capisco cosa dice, esco veloce poi mi vesto e scendo a vedere il motivo di tutto quel casino. 
Apro la porta e rimango immobile, scrollo la testa, chiudo e riapro gli occhi convinta che sia frutto della mia immaginazione ma niente, Enrico è ancora davanti a me con Axel in braccio ed il sorriso più bello che abbia mai visto, abbaglia il mondo. Dopo qualche secondo mi vede e si blocca, mi sorride di nuovo, mi muovi verso di lui fermandomi a pochi metri, addosso ho la stessa sensazione di quella sera in cui aveva il viso mascherato, la sera del suo compleanno. In testa ho le parole di mio marito: lui tornerà sempre da te. 
Axel mi prende per mano portandomi proprio davanti ad Enrico, non mi accorgo neanche delle lacrime che spingono per uscire.
Balletto parole a caso. Lui allarga le braccia, sto lottando contro il mio cuore che dice di saltargli in braccio ed il mio stupido cervello che dice di non fare cose strane.
"Finalmente ti ho trovato principessa." Quella parola mi fa scattare, gli salto in braccio avvinghiandomi al suo bacino con le gambe. Dio mio quanto mi è mancato. Ispiro il suo profumo aprendomi i polmoni. Lui mi stringe più forte, posso sentire il suo cuore impazzito battere contro la cassa toracica e contro il mio. Non riesco ancora a credere che sia veramente lui, veramente qui.
"Mio dio pensavo che non ti avrei mai più rivisto." Singhiozzo vedendo le sue lacrime mischiarsi alle mie.
"Troverò sempre un modo per tornare da te." Quelle parole mi annientano, il peso della consapevolezza di quanto tempo ho sprecato senza di lui mi si posa addosso come una coperta di 200 kg. Devo chiedergli se mi ama ancora.
Sorrido alle sue parole sentendo un ti amo pronunciato da quelle labbra perfette. 
"Mi ami ancora nonostante tutto?" Chiedo per eliminare tutti i dubbi.
"Ti amo di più nonostante ti ami da morire." Se non stessi già piangendo probabilmente inizierei ora. Appoggio la testa nell'incavo del suo collo e gli sussurro di portarmi a casa. La mia "punizione" può farsi fottere, voglio tornare dalla mia famiglia.







Spazio autrice
Salve, su consiglio della mia miglior lettrice ho decido di aggiungere un pov Naira dei mesi in cui ha vissuto al ranch. Spero vi sia piaciuto e aspetto con ansia le vostre critiche ed i vostri pareri. 
Un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Tattoo and Happy Valentine's Day. ***


Pov Enrico 
 
Io e Rule ci presentiamo e Naira gli racconta in breve tutto ciò che è successo, poi l'aiuto a fare le valigie e partiamo con la macchina a noleggio e quella di Naira; due ore dopo siamo in aeroporto e ci imbarchiamo. 
Quando arriviamo a casa sono le 8 e mezza di mattina apro piano la porta per vedere se c'è qualcuno, silenzio, perfetto!
Convinco Naira e Axel a chiudersi in camera e chiamo a raccolta la nostra famiglia, arrivano in pochi minuti. 
"Allora?" Chiede Marta.
"Allora cosa?" Uso un tono scorbutico mascherando un sorriso.
"L'hai trovata?" 
"È una lunga storia, sediamoci in cucina." Parlo vicino alla porta cosicché senta anche Naira, ci avviamo in cucina e faccio in modo di essere l'unico a vedere l'arco di ingresso. 
Inizio a raccontare di Milano e del viaggio aereo mentre Naira si appoggia silenziosamente al muro ed Axel striscia a toccare una coscia ad Angelo, lui muove la mano convinto che sia uno dei nostri cani, Axel lo tocca nuovamente, a quel punto l'uomo si volta infastidito ma si pietrifica quando si rende conto che non è un cane. 
"Oh.mio.dio." Sussurra senza fiato con gli occhi colmi di lacrime.
"Ciao nonno! Mi sei mancato!" Urla il bimbi saltandogli fra le braccia, gli altri si alzano piangendo e lo vanno ad abbracciare.
"Dov'è la mia migliore amica? Hai trovato anche lei?" Chiede Marta piangendo.
"Sono qui vita!" Naira le sorride correndo ad abbracciarla. 
"Non ci credo! Mio dio Naira!" Urla la mora piangendo.
"Sapevo che ti avrebbe riportata a casa!" Continua.
Dopo che anche i pastori l'hanno stritolata e dopo fiumi di lacrime loro tornano a lavorare mentre io e lei rimaniamo soli a disfare i bagagli, la stringo a me appoggiandole le labbra sulla fronte, mi è mancata da morire. 
Osservo il suo braccio coperto da una piuma che di frantuma in tutti i nostri nomi, le arriva alla spalla, noto che il primo è quello di Marco ed affianco ha due piccole ali, accanto al mio c'è un piccolo cuore rosso; lo sfioro e lei sorride alzando la maglia, lungo le costole c'è un altro tatuaggio: 
'Dicono che il vero amore sia uno solo e sia il primo, a me l'hanno portato via ma me ne hanno dato un secondo: l'ultimo! L'amore vero non è il primo ma l'ultimo ed il mio ultimo sei tu, Enrico.' La scritta tutta contorta termina in un mio occhio tatuato appena sotto il seno, spalanco la bocca perché il mio è molto simile al suo e non ne avevi la minima idea. Mi sfilo la maglia dalla testa facendole vedere il mio, lei rimane scioccata e lo sfiora con le lacrime agli occhi, si avvicina dandomi un bacio a stampo, l'abbraccio e la porto con me nel letto a far l'amore.
"Quando l'hai fatto?" Mi chiede abbracciata a me creando dei piccoli cerchi sul mio petto.
"Appena sei partita, tu?" Le accarezzo i capelli.
"Appena sono arrivata!" Ride poi torna seri guardandomi intensamente.
"Mi mancavi da morire, ma dovevi chiarirmi le idee, dovevo capire cosa provo per te e cosa volevo per me.
Appena siamo atterrati Axel mi ha detto il perché ha deciso di chiamarti papà e li, proprio in quel momento, tutti i miei dubbi hanno trovato risposta. Amerò Marco per sempre ma tu, beh tu sei qui e ci sei per me e non posso fare a meno di amarti, io ti amo davvero e voglio passare la mia vita con te, nonostante la pista che qualcuno possa portarti via da me o che tu voglia andar via." 
La guardo scioccato, non so cosa dire. Il mio cuore ha fatto le capriole ed inizio ad avvertire qualcosa a cui decido di attribuire il significato di 'felicità'. Sento che potrebbe veramente esplodermi il cuore dall'amore che provo per lei. Vorrei metterle un anello al dito in questo istante ma devo trattenermi per il bene di tutti, la stritolo a me assaporando la sua dolce pelle.
"Non ho parole per risponderti. Non ne esistono di più belle. So solo che finalmente sono felice da far schifo e ti giuro che verrò a recuperati anche in capo al mondo se necessario. Ti voglio accanto a me ogni secondi della mia vita. Ti sposerei oggi stesso. Non hai idea di cosa sei per me." La bacio sulla fronte mentre le catturo una lacrima col pollice. 
Ci vestiamo ed usciamo per raggiungere gli altri.
 
Pov Naira...
Finalmente gli ho detto ciò che provo per lui, mi sono tolta un peso immenso dalle spalle e dal cuore.
'Ti sposerei oggi stesso' quelle parole mi fanno ancora i brividi dopo ben 2 giorni in cui mi tornano in mente ogni 5 minuti. 
Sono al cimitero con un mazzo di rose, in fondo oggi è San Valentino, mi in ginocchio davanti alla tomba di mio marito e poso i fiori sulla terra davanti alla lapide. Due lacrime mi rigano le guance, le asciugo sin rabbia fissando la foto sbiadita. Perché mi hai lasciato sola?! Vorrei urlarlo al cielo sperando in una fottuta risposta. 
"Perché te ne sei andato?! Sei stato un coglione!" Urlo alzando la testa.
"Fottuto stronzo! Perché eri così buono?! Perché?" Urlo nuovamente iniziando a singhiozzare. 
Una mano calda si appoggia alla mia spalla, un corpo che ho imparato ad amare si siede vicino a me tirandomi contro il suo petto per lasciarmi sfogare.
"Manca anche a me." Sussurra Enrico fra i miei capelli. Piango ancora si più perché so che gli sto causando dolore e mi sento una merda per questo. 
Dopo più di un'ora riesco a smettere di piangere così ci alziamo in silenzio andando  via per mano; so che dovrò convivere per sempre con questo dolore, ma spero che col tempo si affievolisca. Quando torniamo a casa Enrico mi minaccia di morte se mi azzardo ad aprire la porta e mi spedisce a pulire le stalle.
'Ora sei autorizzata! Vieni pure a casa biondina!'
Leggo il messaggio sorridendo e mi avvio verso casa. 
Apro la porta e vedo dei petali di rosa rossa appoggiati per terra creare un sentiero, le luci spente, candele sparse ovunque; seguo le rise che girano a destra verso la stanza cinema, apro la porta e vedo il portatile aperto sul tavolo circondati da un cuore formato da piccole candele rosse; spengo quella davanti e muovo la freccia del mouse. L'icona triangolare del play compare davanti ai miei occhi, la schiaccio con la freccia e 'photograph', di Ed Sheeran risuona nelle casse; sullo sfondo della sua traduzione italiana c'è una foto di me addormentata sulle gambe di Enrico che mi stringe ridendo verso Angelo seduto al suo fianco. Leggo parola dopo parola, sillaba dopo sillaba:
Amare può ferire, amare può ferire a volte,
Ma è l'unica cosa che conosco
Quando ci saranno difficoltà, sai, potrebbero presentarsi delle difficoltà a volte,
è l'unica cosa che ci fa sentire vivi.
 
Custodiamo questo amore in una fotografia,
Abbiamo creato questi ricordi per noi stessi,
Dove i nostri occhi non sono mai chiusi,
I nostri cuori non erano mai spezzati,
Ed il tempo è sempre congelato, ancora
 
Così puoi custodirmi,
Nella tasca dei tuoi jeans strappati,
Tenendomi stretto finchè i nostri sguardi non s'incrociano.
Non sarai mai sola, aspetta che io torni a casa.
 
Amare può guarire, amare può riparare la tua anima,
Ed è l'unica cosa che so, che so
Giuro che diventerà più facile ricordarlo con ogni pezzo di te,
Ed è l'unica cosa che portiamo con noi quando moriamo. 
 
Custodiamo questo amore in una fotografia,
Abbiamo creato questi ricordi per noi stessi,
Dove i nostri occhi non sono mai chiusi,
I nostri cuori non erano mai spezzati,
Ed il tempo è sempre congelato, ancora
 
Così puoi custodirmi,
Nella tasca dei tuoi jeans strappati,
Tenendomi stretto finchè i nostri sguardi non s'incrociano.
Non sarai mai sola,
E se mi ferisci,
E’ tutto okay piccola, solo le parole sanguinano.
dentro queste pagine, tienimi stretto
E non ti lascerò mai andare,
Aspetta che io torni a casa
Aspetta che io torni a casa
Aspetta che io torni a casa
Aspetta che io torni a casa
 
E puoi custodirmi,
Nella collana che hai comprato quando avevi sedici anni,
Accanto al cuore che batte, dove dovrei stare io,
Custodiscila nel profondo della tua anima,
E se mi ferisci,
E’ tutto okay piccola, solo le parole sanguinano.
dentro queste pagine, tienimi stretto
E non ti lascerò mai andare,
 
Quando sarò via, mi ricorderò come mi baciavi,
Sotto i lampioni della Sesta strada,
Ascoltandoti sussurrare al telefono,
Aspetta che io torni a casa.
 
Appena finisce un brivido mi corre lungo la schiena, possibile che esista davvero una canzone tanto giusta, tanto, azzeccata al momento che sto vivendo?! Un'altra foto colpisce la mia attenzione accompagnata dalle dolci note di 'river flows in you' è una foto di me ed Enrico scattata qualche settimana fa, mi sta dando un bacio in fronte. Alcune lettere iniziano a rincorrersi formando le parole: 
'Ciao biondina,
Beh sono un po' una frana con le parole, per questo ho scelto Ed Sheeran per farlo. 
Voglio dirti che non potrò mai capire a fondo il tuo dolore, ma voglio cercare di alleggerirlo un po', so che per lui ma cazzo io ti amo più di qualsiasi altra cosa e lo farò per sempre. Quindi non sentirti in colpa se ogni tanto il tuo dolore può farmi star male, è normale. So che anche tu mi ami quindi perché non urlarlo al mondo? Voglio che chiunque sappia che tu sei MIA! Buon san Valentino amore mio! Ti amo!' Il video si chiude ma io rimango li impalata a piangere, due braccia mi stringono, il suo profumo mi avvolge, mi giro abbracciandolo con forza.
"Ti amo." Sussurro fra i singhiozzi.
"Anch'io biondina." 
"Voglio che tu sia la mia fidanzata, voglio festeggiare il nostro fidanzamento, voglio farti ridere fino a che avrai male a tutti i muscoli." Alzo gli occhi per incontrare i suoi e sorrido.
Lui tira fuori una scatola dalla tasca posteriore dei jeans aprendola. Dentro c'è un anello a forma di infinito con un piccolo brillantini azzurro in centro, vicino ce n'è un altro di oro bianco, liscio con inciso qualcosa all'interno. Spalanco gli occhi stupita, sono perfetti. Prendo l'anello più grande e lo metto all'anulare destro di Enrico dandogli un bacio sulle labbra, lui mi imita mettendomi quello a forma di infinito e dandomi un bacio in fronte. 
"È bellissimo." Non riesco a smettere di guardarlo.
"Come te! Ed ora andiamo a festeggiare!" Mi trascina fuori casa ridendo.
 
 


 
 
 
Spazio autrice
Buona sera a tutti.. scusate il ritardo ma volevo buttare giù un Po di idee prima di mettere questo capitolo.. allora che ne pensate? Non vedo l'ora di leggere i vostri pareri.
Un bacione la vostra _Naira.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2814587