Pioggia azzurra.

di HatoKosui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Possibilità ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Personalità ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Famiglie ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: C'è qualcosa che non va ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Decisione! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Passato ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: E si ricomincia! ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Sempre così ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Respiro ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Pioggia ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Decisione ***
Capitolo 13: *** capitolo 13: La barca ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Inizio ***


Capitolo 1: Inizio.

 

 

Il mare era nero, l'acqua era sporca, il cielo si tingeva di colori scuri e qui e lì rompeva il silenzio il rumore assordante di un fulmine che squarciava la visuale. Il vento sulla pelle, lo sguardo che non riusciva a mettere a fuoco ciò che era il paesaggio, il terrore di non riconoscere più nessuno intorno a se, sola in quell'assordante andirivieni di onde e frastuono. Allungò la mano, confusa, verso quello che le sembrava essere davanti a lei, a tratti il suo sguardo veniva bruscamente portato altrove, travolto, in pochi istanti. L'acqua fredda, poi ancora più giù. Il cielo diventava opaco, i rumori si cancellavano, gli occhi bruciavano per il sale dell'acqua. E ancora, da nero il mare divenne blu e da blu divenne rosso. Immersa nel sangue lei cercava di risalire, allungava le mani, cercava di non bere. Eppure non riusciva. Il suo corpo era bloccato dall'acqua, che le era ostile. Le lacrime uscirono copiose, provocando piccoli filamenti puri in quel mare rosso senza potersi amalgamare ad esso, come l'olio in un bicchiere di acqua. E ancora, sentire il dolore del petto che non riesce ad avere aria, poi una luce in lontananza, ma troppo lontana, troppo distante dal buio.

La mano, nell'oscurità, si tendeva, verso la salvezza impossibile da raggiungere...

 

<< AH! >> La ragazza scattò subito seduta, con la fronte madida di sudore e i capelli attaccati al viso impaurito. Il petto si abbassava e alzava velocemente, i suoi occhi azzurri riflettevano smarrimento. Si portò le ginocchia al petto, stringendole. Le lacrime scesero piano, una o due, non di più. Rimase sola, nel silenzio della stanza, cercando di metterla bene a fuoco, questa volta riuscendoci. E allora il suo cuore si calmò, riconoscendo intorno a lei un ambiente famigliare.

Il respiro piano piano si normalizzò e lei, distrutta, si buttò sdraiata sul letto.

<< Ancora lo stesso sogno... >> pensò. Sentì la porta aprirsi.

<< Ame? >> la chiamò una voce femminile. Sull'uscio comparve sua sorella minore, con indosso un grembiule marroncino e l'espressione preoccupata. << Va tutto bene? Ti ho sentita urlare... >>

<< Si >> disse flebile Ame, tirandosi su. << Ora scendo. >> La sorella allora sorrise, annuendo.

<< Dai, ti aspetto per fare colazione! >>

Ame rimase ferma a guardare la porta lasciata aperta e aggrottò le sopracciglia. << Ma che ti costa chiuderla, eh, Aoi?! >> Pensò, per poi alzarsi. Il corpo era snello e indossava solo un paio di pantaloncini e il reggiseno, perché le piaceva sentire le coperte scivolare sulla pelle specialmente in quel periodo che preannunciava l'aria calda dell'estate. Camminò fino alla finestrella della camera e aprì le tendine oltre le quali scorse chiaro il mare, che risplendeva in lontananza. Lo guardò per un po', pensando a quanto aveva pregato i suoi genitori affinché non la portassero in quel posto, senza riuscire a convincerli. Richiuse in fretta le tendine, seria.

 

La sorella minore di Ame, Aoi, aveva preparata la colazione per entrambe e quando furono pronte per andare a scuola uscirono dalla piccola casa presa in affitto dai genitori. Ame amava da sempre l'aria calda dell'estate, ma quel giorno si sentiva piuttosto infastidita da quell'umidità che le faceva scompigliare i capelli biondi più di quanto si potesse immaginare.

<< Hai preso le chiavi? >> chiese ad Aoi, una volta fuori dalla nuova casa che era piccola e dava su una strada in salita, piena di odiosi – a detta di Ame – ma funzionali – come credeva Aoi – scalini. La sorella sorrise, superandola. << Si, si, tranquillizzati! Ora andiamo. >>

Ame, senza dire nulla, iniziò a camminare, ma la sorella, che era al suo fianco le rivolse un'occhiata preoccupata. << Che c'è? >>

Aoi sorrise imbarazzata << Nulla, nulla! >>

Ame aggrottò un poco le sopracciglia. << Sicura? >>

La sorellina si girò aprendo le braccia e ispirando forte l'aria del mattino. << Ah, sono così contenta di stare qui! Questo posto è meraviglioso, con il mare, la spiaggia, la scuola... non trovi Onee-san? >>

Ame non rispose, ma continuò a camminare. << Mh, c'è troppa umidità... >> Disse piano, si potrebbe dire a mezza bocca, senza girarsi verso la sorella che fissò la sua figura di spalle con aria triste.

<< Ame... >> disse Aoi tra se e se. Sospirò pianissimo, per poi seguire la maggiore. << Senti, forse dovremmo chiedere indicazioni per arrivare a scuola. La mamma aveva detto che avremmo dovuto svoltare a destra dopo una o due case, ma qui ci sono vicoletti ovunque e sono tutte uguali e poi- >> Ame si avvicinò ad una vecchietta che stava pulendo l'entrata di casa, con una cuffietta bianca e un viso simpatico anche se anziano.

<< Mi scusi, sa indicarci la strada per arrivare alla Iwatobi? >> Aoi la seguì sbuffando

<< Ehi, fammi almeno finire di parlare... >> Le disse a bassa voce, ma la sorella fece spallucce, così Aoi si concentrò sulla vecchia signora che sorrise, imbarazzata.

<< Oh, mi dispiace ragazze, ma è da molto tempo che non vado in quella scuola e non saprei proprio dirvi come arrivarci! >> Le due sorelle rimasero lievemente deluse, ma subito Ame sorrise << Non si preoccupi, la ringraziamo comunque >>

La vecchia signora rise piano, poggiandosi sul vecchio manico della scopa. << Oh, che care ragazze... siete nuove? >>

Aoi indicò la casa non troppo lontana da quella della vecchietta. << Si, abitiamo proprio lì! >>

<< Oh, e siete da sole? >> Aoi esitò, guardando la sorella maggiore. Lei non disse nulla e la fissò con sguardo impassibile.

<< Si, ecco, i nostri genitori... >> Iniziò Aoi, mentre Ame si girava dall'altra parte, seria in volto. Fortunatamente la ragazza venne interrotta dalla vecchietta stessa.

<< Oh, scusami cara se ti interrompo >> Le poggiò una mano sul braccio facendosi avanti << Che fortuna! >> Disse felice guardando poco lontano da loro, sotto le scale << Makoto-chan! >>

Entrambe le ragazze si voltarono verso l'interessato, rimanendo perplesse. Era un ragazzo molto alto, con i capelli marrone chiaro, color nocciola e gli occhi verdi, che risplendevano su quel viso apparentemente pacato e sereno.

<< Ah, ecco, ci mancava il falso di turno tutto sorrisi. >> Pensò di getto Ame, vedendo che mentre si avvicinava sorrideva alla vecchietta – e forse anche a sua sorella Aoi, ma sperava per lui che non fosse così.

<< Buongiorno Tamura-san! >> La vecchietta gli fece cenno di avvicinarsi. Lui guardò le due ragazze: Aoi era molto più bassa di lui ed aveva una corporatura esile che sembrava conferirle quasi un'aria instabile, come se un soffio di vento sarebbe bastato a farla cadere a terra, mentre Ame era una ragazza nella media, con un corpo piuttosto formoso, ma del tutto equilibrato, anche se, come la sorella, non aveva un'ossatura possente, ma piccola e longilinea. La minore sbatté più volte le palpebre, fissando il ragazzo, mentre Ame gli dedicò solo una breve occhiata per poi girarsi dall'altra parte.

<< Loro sono... >> iniziò la vecchietta per poi bloccarsi << oh, cielo, qual'è il vostro nome? >>

Aoi parlò per entrambe. << Io sono Aoi e lei è mia sorella maggiore Ame...! >>

Makoto sorrise, molto pacifico, annuendo << Piacere! Io sono Tachibana Makoto e lei è la signora Tamura. >> Fece una pausa << Siete nuove di qui...? >>

Ame lo guardò di sottecchi. Cercava di capirne il carattere, poiché lo vedeva piuttosto... strano. Aveva un viso rilassato, era poco abbronzato, le spalle larghe e le gambe muscolose, proprio come quelle di un nuotatore. E lei, non sapeva spiegarsi il perché, provava fastidio nel vederlo lì accanto a sua sorella.

<< Un nuotatore... >> ripeté. D'un tratto vide sua sorella sorridergli con naturalezza, pronta per raccontargli la loro storia, la sua storia e reagì d'istinto.

<< Siamo qui per frequentare il liceo Iwatobi. Sai indicarci la strada? >> Sperava che in qualche modo lui la reputasse antipatica o strana – le sarebbe bastato anche solo un po di fastidio – e che le allontanasse, ma la cosa non si avverò.

<< Ma certo! Io frequento quella scuola, vi posso accompagnare. >>

<< Accidenti, no. >> Pensò senza dare a vedere il suo fastidio << Davvero?! >> Disse invece la sorella, guardandolo con occhi colmi di ammirazione. Lui si massaggiò la testa imbarazzato sorridendo alla più piccola, mentre annuiva. << Certo! >> Makoto poi guardò la più grande, ma non ricevette nessun'attenzione in cambio.

<< Pfui >> sbuffò lei con sarcasmo << Figurarsi... >> disse pianissimo. Aoi la fissò e non disse nulla, se non a Makoto, che le chiedeva tacitamente con lo sguardo che cosa avesse fatto di male. Aoi si limitò a scusarsi con occhi colpevoli.

Dopo aver salutato la vecchietta e ripreso il cammino Makoto non ebbe più modo di parlare con l'ambigua Ame.

 

Avevano percorso poco più di cinque metri, tra salite, scale, vicoli e case perfettamente curate, che Makoto fermò le due ragazze, davanti ad un'abitazione piuttosto carina, con un cortile pieno di erba verde. << Scusate, vado a chiamare un amico... di solito vado a scuola con lui quindi... >> Sembrava in difficoltà, come se non avesse voluto di certo farle aspettare fuori, ma non aveva altra scelta. << Makoto-san, non ti preoccupare noi aspettiamo qui! >>

<< Grazie! >> e scomparve oltre la porta. Le sorelle rimasero in silenzio, un silenzio che durò relativamente poco.

<< Ame! >> La sorella prontamente sbuffò come se se lo aspettasse << E dai, ti ho vista, sai?! Che ti prende? Siamo nuove, era l'occasione giusta per conoscere altra gente e tu ti comporti- >>

<< Non ho fatto nulla. >> La interruppe Ame e Aoi parve irritarsi. << Ho solamene preferito evitare di parlare con sconosciuti. >>

<< No, tu hai preferito non parlare con lui perché ha lo stesso sorriso di- >>

<< La smetti?! >> Ame le rivolse un'occhiata scocciata, che fece indietreggiare subito la più piccola. << Non sono costretta ad essere come te, io sono così. E quello non lo sopporto, tu fa come ti pare >>

<< Ame, sei davvero- >>

<< Ragazze! >> Le chiamò Makoto che uscì dalla casa sorridendo e portandosi dietro un'altro ragazzo. Si fermarono entrambi davanti alle sorelle che cercarono di ricomporsi e non dare nell'occhio << Lui è Haruka Nanase >>

Aoi sorrise, porgendogli la mano << Piacere Haruka io sono Aoi! >> Lui rimase freddo e impassibile, a guardare la mano di Aoi e solo dopo illimitati secondi contraccambiò la sua stretta. << Piacere >> disse solamente. Ame guardò anche lui, proprio come aveva fatto con Makoto. Stesse spalle grandi, anche se lui era più basso e stesso fisico asciutto, muscoloso e prestante. Doveva essere anche lui un nuotatore, a giudicare dai muscoli che riusciva a notare sulle braccia e attraverso i vestiti. << Oddio... >> Pensò, però, quando lui le rivolse uno sguardo. I suoi occhi era azzurri, ma non un'azzurro come gli altri, un colore acceso, che brillava, che gli donava tanto e che sembrava ricordare il colore dell'acqua. Acqua pura. Ame rimase ferma a guardarlo e lui fece lo stesso, sotto gli occhi incuriositi dei due ragazzi.

<< Haru? >> disse d'un tratto Makoto all'amico, vedendo che non era presente. Allora lui girò veloce il volto dall'altra parte ed Ame abbassò lo sguardo, perplessa.

<< Che figura... >> pensarono entrambi.

<< Beh, insomma, lei è Ame, comunque. >> Disse la sorella, sorridendo. Haruka annuì, senza guardarle e si girò, per riprendere a camminare. Tutti, in silenzio lo seguirono.

 

 

Il nuovo liceo era molto più piccolo di quello che le due sorelle erano abituate a frequentare in città. Varcarono la soglia senza neanche avere il cuore un po' emozionato, quanto piuttosto contento di osservare una realtà diversa da quella sempre conosciuta, con amici differenti – anche se strani, come Makoto – e con posti allegri e verde flora, come quel bellissimo albero che si vedeva poco dopo il cancello e che ora aveva quasi perso tutti i suoi magnifici petali rosa per lasciare spazio ai frutti e alle fronde verdi. Aoi continuava a parlare amabilmente con Makoto, del più e del meno e lui sembrava essere completamente a suo agio con lei, quasi dimenticandosi della presenza anche della sorella e, cosa più grave, dell'amico.

<< Makoto-san, davvero hai due fratelli? >> gli disse lei sorridendo allegra

<< Si, due gemelli, Ren e Ran. >> Ame, dietro ai due che parlavano alzò gli occhi al cielo << Ecco qua, ora non se la scollerà più di dosso... >> E infatti la sorella si illuminò, facendo risplendere gli occhi verde scuro. << Oh, dovranno sicuramente essere meravigliosi! >> Makoto sorrise un po' incuriosito da quella reazione << Ti piacciono i bambini? >> le chiese e lei arrossì un poco, calmandosi. << Scusa, mi sono fatta prendere dall'euforia... >> Lui fece cenno di no << Tranquilla, è una cosa... carina. >> Aoi lo guardò per qualche minuto e Ame, da dietro, gli lanciò occhiatacce piuttosto cattive, non sapendo che Haruka, la suo fianco, continuava a guardarla. << Grazie, Makoto-san. Io... nella nostra vecchia città lavoravo come baby-sitter e per questo mi sono lasciata prendere la mano, vedi... io amo l'innocenza dei bambini e quella loro voglia di vivere il mondo fino in fondo. >> Aoi sembrava essersi fatta piccola piccola, come se provasse vergogna a parlare di se, davanti a Makoto, o a chiunque altro fosse al suo posto. Il rossore sulle guance di solito candide la rendeva così carina da lasciare per un attimo lo stesso Makoto fermo senza dire nulla. Fortunatamente Haru aprì bocca, dopo molto tempo che nessuno lo sentiva.

<< Allora perchè non chiedi a lei di tenere Ran e Ren per un po'? >> Makoto fissò l'amico e poi ancora la ragazza che guardava Haruka. << S..si, sarebbe una bella cosa in effetti! >>

<< Ah-ah >> Li interruppe Ame << Aoi, non avevi detto che avresti smesso? >>

Aoi emise una risatina sommessa e imbarazzata, coprendosi la bocca con la mano << Ah... ehm... si, ma... insomma, se lui ha bisogno.... >> Makoto guardò le due sorelle e sorrise, capendo un po' le cose come stavano << Io avrei davvero bisogno di un'aiuto! >> Ame si girò e gli rivolse subito un'occhiataccia, che però svanì immediatamente quando il pensiero che anche Haru la stesse guardando l'attanagliò. Così, con un po' di rossore lievemente accennato sentenziò: << Ma guarda, fa come vuoi... >> e tutti e due scoppiarono a ridere all'unisono.

<< Mako-cha! Haru-chan! >> Una voce squillante in lontananza li distrasse.

 

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<< Rin? >> La voce femminile al telefono era squillante e vivace. Rin si tirò a sedere sul letto della camera.

<< Mamma? >>

<< Oh, ciao tesoro, come stai? >>

<< Tutto bene. È successo qualcosa? >>

<< No, no. Volevo solo avvisarti di una questione di cui forse puoi occuparti tu, perché io non ho veramente tempo, con questo lavoro... >>

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo preoccupato.

<< Dimmi. >>

<< Alla Iwatobi si è trasferita la famiglia Thoriko, ti ricordi? La donna molto bella e italiana che venne al funerale di tuo padre... >> Annuì al nulla.

<< Si, la ricordo, ma che centra? >>

<< Si è trasferita proprio in questo periodo e ha con se molte cose che appartenevano a tuo padre. Vorrei che tu andassi a riprenderne almeno alcune. >>

Il suo sguardo si fece attento e d'un tratto serio.

<< Di che cose si stratta? >>

<< Molto varie, poi ti farò avere la lista e la via dove andare! >>

<< Ok. >> Restò in silenzio e notando che la madre non aveva più nulla da dire continuò << Allora cia->>

<< Ah, salutami Souzuke-kun! >>

Rin sorrise.

<< Va bene, tranquilla. >>

<< Ciao tesoro >>

<< Ciao Mamma. >>

E riattaccò il telefono, sospirando pesantemente. Dal letto sopra di lui comparve la testa dell'amico.

<< Chi era? >>

<< Mia madre. Ti saluta. >> Sousuke annuì.

<< Grazie. >> Rin si buttò ancora sul letto. << Che ti ha detto? >>

<< Ha detto che devo andare a riprendere le cose di mio padre a casa della moglie del suo migliore amico, una donna italiana che si è trasferita da poco vicino all'Iwatobi. >>

<< Ah... >> Sousuke si sdraiò << E quando hai intenzione di andarci? >>

<< Non lo so >> Rispose Rin, facendo cadere il silenzio nella stanza.

<< Ma non ho proprio voglia di tornare a pensare a queste cose. >>

Si disse tra se e se, malinconico.

 

 

Autrice.

 

Salve a tutti! ^_^

è la prima volta che scrivo una storia su Free, anche se questa ff l'avevo lì, nascosta in qualche meandro del mio pc e proprio l'altro giorno una mia amica l'ha riscoperta e se ne è innamorata.
“Pubblicala, pubblicala o ti uccido” mi ha detto e voi che avreste fatto? XD

Comunque, purtroppo non ho molto tempo per scrivere, anzi per niente, così l'ho presa e l'ho pubblicata e spero che piaccia a qualcuno così pubblicherò anche gli altri capitoli che ho scritto!

Con la speranza che piaccia e che la scuola finisca presto, vi mando un abbraccio! ;D

 

-HK

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Possibilità ***



Capitolo 2: Possibilità.


Aoi e Ame andavano in classi separate, la prima con Nagisa e Rei, la seconda con Nanase e Makoto. Aoi era molto socievole, aveva una particolare propensione al sorriso e quando parlava con qualcuno lo teneva bloccato ore e ore a guardare il suo volto perfetto. Tuttavia, era timida. Timida quando si parlava di se, della sorella, di qualcosa che le interessava o anche solo quando le si chiedeva qualcosa. Per questo non era riuscita a fare amicizia con nessuno, nonostante tutti cercassero di avvicinarla. Fortunatamente con lei, in classe, poteva contare sull'allegria travolgente di Nagisa e sul temperamento tranquillo di Rei. Erano tutti seduti al cambio dell'ora, quando uno dei professori ritardava, che Nagisa le propose di andare, nel pomeriggio, a vedere gli allenamenti.
<< Allenamenti? >>
<< Si, noi facciamo parte del club di nuoto della Iwatobi e... siamo formidabili! >> Disse nagisa, con gli occhi puntati in un lontano posto indefinito oltre lo spazio conosciuto all'uomo.
<< L'allenamento inizia verso le 17:00 e di solito termina la sera, ma se vuoi puoi rimanere di meno... >> Precisò Rei, che sedeva accanto alla ragazza. Lei lo guardò molto sorpresa, rimanendo seria.
<< Ora capisco perché Ame ha fatto così, stamattina... >> Nagisa si sedette, girando la sedia e appoggiandosi con le braccia allo schienale.
<< Cos'ha fatto? >> chiese, vedendo Aoi preoccupata e assente. Rei spostò poco il banco.
<< C'è qualcosa che non va Aoi-san? >> La ragazza riprese vita, piano, con aria imbarazzata.
<< Oh, no, assolutamente. Io... pensavo allo strano comportamento di mia sorella, nulla di che. >>
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata veloce e Rei si tirò su gli occhiali.
<< Aoi-san... possiamo chiedere che cosa c'è che ti preoccupa così tanto? >>
La ragazza bionda sorrise, imbarazzata. << Ma niente... è che... lei odia l'acqua. >> I nuotatori la fissarono seri << E quindi non ama chi pratica nuoto. Cioè, è una storia lunga e lei forse ha le sue buone ragioni, quindi mi chiedevo se fosse una buona idea invitarla a- >> Nagisa la interruppe inclinando la sedia verso di lei.
<< Aoi-chan! >> Lei saltò dritta per lo spavento << Vedrai che cambierà idea! Lo farà vedendoci! Vedendo Haru-chan! >>
Rei annuì con le braccia strette al petto << Già già. >>
<< Cosa centra Nanase-san? >>
<< Centra perché lui è... il nostro Asso! >>
Aoi si girò verso Rei sperando in qualcosa di più logico come risposta. << Nagisa-kun se le urli cose senza senso non capisce nulla. >> Sospirò di poco mentre Nagisa sorrideva << Nanase-san è un nuotatore con grandi doti. Lui è completamente in sintonia con l'acqua che lo avvolge e le sue bracciate sono formidabili e i suoi movimenti precisi e puliti, il suo respiro è adatto e... >>
<< Rei-chan, così la fai dormire... >> Lo interruppe Nagisa, apposta per farlo arrabbiare. E infatti andò a finire così. Aoi sorrise sommessamente a sentire quei due che si urlavano contro cose tipo “Ho solo detto la verità!” o “così sembri innamorato di Haru-chan!”. D'un tratto in classe entrò il professore, che, trafelato, ordinò a tutti di mettersi seduti e l'allegria scomparve, come giusto che fosse. Tutto tornò calmo e la piccola Aoi rimase a pensare.
<< è possibile, Ame, che la cosa ti faccia ancora così male, fino a questo punto? >>


Il pomeriggio di quel primo giorno di scuola fu un disastro. Aoi aveva insistito molto, tanto, TROPPO perché la sorella l'accompagnasse almeno a vedere gli allenamenti dei nuovi amici. Ame si era rifiutata, con tutte le sue forze, con tutte le parole possibili, con tutto ciò che le capitava attorno, ma non era riuscita a persuadere la sorella. Aoi sapeva fin troppo bene quanto la cosa fosse difficile o dolorosa per la sorella, ma stava insistendo così tanto per cercare di aiutarla, per cercare di cambiarla... o sperare di farlo.
Alle 16:50 le ragazze stavano scendendo le scale per poi imboccare la prima porta a destra e uscire fuori, dove la piscina all'aperto le aspettava sfavillante. << Wow >> Disse Aoi, estasiata da quei colori così accesi. Ame si manteneva a debita distanza da tutto quello e dalla sorella stessa che avrebbe potuto trascinarla chissà dove. << Ame-chan, Aoi-chan! >> Le chiamò raggiante Gou avvicinandosi alle due. << Siete riuscite a venire! >> Gou era sempre stata in contatto con Ame, fin da quando erano piccole, perché il padre delle due sorelle conosceva molto bene il padre di Gou e di suo fratello del quale tuttavia le ragazze conoscevano poco. Si erano sempre scritte lettere su lettere, perché Ame era stata la prima bambina a picchiare Gou senza un motivo preciso, per poi farci amicizia e legarci come non mai. Aoi dal canto suo, le reputava piuttosto strane, ma le amava comunque entrambe.
<< Siamo venute per vedere questi fantomatici allenamenti! >>
<< Oh, si! >>
Aoi si avvicinò a Gou << E anche i ragazzi >> La rossa rise, insieme all'amica << Assolutamente! >> Poi si girò sorridente verso Ame, che però era seria e per nulla rilassata. << A... Ame? >> Disse incerta Gou << Ciao... >> Ame la guardò, sforzandosi di sorriderle. << Ciao, Gou! >> La rossa allora credette magari in una semplice "giornata no", quindi lasciò correre. <>
Urlò alle sue spalle, ma i ragazzi stavano uscendo proprio in quel momento << Oh, eccoli >>
Aoi sorrise salutando tutti. Li osservava uno ad uno, notando quanto fossero perfetti e muscolosi, sopratutto il caro Makoto, che con la sua altezza emanava un'aria di protezione infinita. Sorrise a Nagisa che le corse incontro << Aoi-chan! Sei venuta! >>
<< Si, Nagisa-kun! Grazie per averci invitate! >>
<< Ame-san, ci sei anche tu...! >> Disse Rei, con le braccia al petto, guardando la ragazza che era rimasta piuttosto lontana dagli altri e si appoggiava al cornicione dei scalini che davano sulla piscina. << Si, ha insistito così tanto... >>
Makoto le sorrise << Siamo contenti di vedervi >> Ame si girò dall'altro lato e Makoto sorrise imbarazzato e dispiaciuto. << Beh, forza, date spettacolo! >> Urlò Gou d'un tratto, pingendoli via. Nanase era già in acqua e nessuno se ne era accorto, ma tutti lo presero come normale.
<< Ame, vieni, siediti >> le disse Gou, seduta sulla panchina.
<< No, no grazie. >>
Ame si concentrò il più possibile sui ragazzi e non sulla piscina. I loro corpi erano perfetti e sua sorella aveva ragione quando diceva che Nanase era perfetto in acqua – che poi glielo aveva raccontato Nagisa. Era a suo agio, la dominava, ci giocava, l'amava... e lei amava lui. Erano così in sintonia che sarebbe stato stupido pensare a qualsiasi altro modo di intendere l'acqua e le sue proprietà. Nanase era tranquillo. E lei era lì, a fissarlo, come una scema, arrovellandosi il cuore ed il fegato mentre pensava al peggio. E se fosse scivolato, avesse sbattuto o bevuto o se fosse svenuto per il sole o per la fatica o per qualsiasi altra cosa... il cuore le mandava fitte forti al petto. L'acqua l'avrebbe divorato, anche se sembrava così tranquilla. Aggrottò d'istinto le sopracciglia, preoccupata.
<< Nanase-san, hai superato ancora il tuo record! >>
Gli urlò Gou, sorridendo. Al suo fianco Aoi faceva il tifo per Makoto che combatteva una gara senza  senso con Nagisa. Ame portò il suo sguardo su di Rei. Lui era quello più lento del gruppo. Si allenava solo a farfalla e sembrava avere dei problemi di respiro, eppure anche lui nuotava tranquillo.
<< Ma che diavolo di problema hanno tutti? >>  
Dopo due ore i ragazzi uscirono per fare una pausa e Ame, che si era forse un po' tranquillizzata, si staccò dalla ringhiera della scala e si avvicinò al gruppo, mantenendosi lontana dalla piscina, ma girando dall'altra parte rispetto al cornicione d'uscita, accanto alla sorella.
<< SIETE FORMIDABILI! >> Urlò in preda all'euforia Aoi, applaudendo a tutti che ringraziavano con una specie di finta umiltà – e Makoto sorrideva imbarazzato. Nanase rimaneva apatico a tutto ciò che gli stava intorno e, anzi, pensò bene di avvicinarsi ad Ame che rimaneva comunque in silenzio. << Nanase-san >> disse la ragazza vedendolo avvicinarsi a lei.
<< Ame-san. >> Disse lui, a voce bassa. << C'è qualcosa che non va? >> Le chiese con sua grande sorpresa. Lei distolse lo sguardo, incapace di sostenere l'acqua che era nei suoi occhi.
<< No, nulla. Semplicemente non mi piace stare qui >> Nanase parve inarcare le sopracciglia, forse dispiaciuto – o forse era un'allucinazione di Ame.
<< Cioè >> si affrettò a dire lei << nel senso che non amo la piscina, ecco. >>
<< Capisco. >> disse solamente lui, distogliendo lo sguardo.  << Però... forse tu ti poni male nei confronti dell'acqua. >> Ame lo guardò.
<< Come scusa? >>
<< Non dovresti odiarla, altrimenti lei odierà te... >> Disse piano, come se non volesse farsi sentire pienamente dalla ragazza che però l'aveva udito perfettamente.
<< Lei odierà me? >> Sentì il dolore salirle in gola, trasformarsi in rabbia e premere per uscire << t..tu non capisci, lei già mi odia, lei mi ha fatto del male, senza un motivo, mi ha ucciso e... tu non puoi capire. >> Sentenziò infine. Haru la guardò sorpreso, con quei suoi occhi colore del mare, che tremavano per una qualche sensazione sconosciuta. << Non guardarmi, per favore. >>
Gli sussurrò lei, con il viso nascosto nei capelli biondi e gli occhi che per qualche motivo avrebbero voluto versare lacrime amare, ma che si imponevano di tenerle strette nel petto. Gli occhi del ragazzo ricordavano troppo l'acqua che tanto odiava.
<< Vado via. >> Disse ad Haru, perché gli altri non ascoltavano, ma parlavano tra di loro.
<< Lo sapevo, non sarei mai dovuta venire qui >>
Per superare il gruppo decise di aggirarlo, anche se questo avrebbe significato avvicinarsi di poco all'acqua, ma, almeno, nessuno l'avrebbe interrotta né sarebbe stata costretta a dare spiegazioni circa le lacrime o gli occhi rossi. Si incamminò e Haru la seguì con lo sguardo, ma non fece in tempo ad avvertirla che Nagisa, muovendosi con entusiasmo visto che stava battibeccando con Gou, le diede una botta.
Ame non ebbe il tempo di capire quello che era successo e neanche i presenti, escluso Nanase. Perse l'equilibrio e cadde in acqua sbattendo la gamba sul bordo della piscina che le provocò un dolore molto forte. La vista si appannò di colpo, tutto divenne azzurro e opaco, gli occhi le bruciarono come mai, il corpo era paralizzato dalla paura, il respiro le si mozzò senza nessun preavviso e, per cercare di riprendere aria, stupidamente, finì quasi per strozzarsi bevendo dell'acqua. Il cuore sembrò voler scappare via.
Poi chiuse gli occhi e avvertì che qualcuno la stava riportando su, tenendola per le braccia, stretta al petto. Quando uscirono dall'acqua e Haru si affrettò a vedere se stava bene, Ame peggiorò la sua situazione. Tossì, sputando acqua, il corpo tremante, gli occhi pieni di lacrime, il cuore a mille e le mani completamente abbandonate al tremore. Sentiva solo il suo cuore e non le voci dei ragazzi, sentiva il rumore del mare, l'acqua sulla pelle e il freddo a colpirla. << A...aiuto... >> disse piano, tra un colpo di tosse e l'altro. << Aiuto >> Ma nessuno sembrava sentirla, forse lo stava dicendo troppo piano, ma non avrebbe potuto fare altrimenti poiché non riusciva a riprendere fiato.
<< Ame! O mio dio, Ame, rispondi! >> La voce della sorella, lontana, oltre il rumore del mare, proprio come quella volta; anche quella volta Aoi era lontana da lei, al sicuro.
<< Ame-san... >> Questa voce era invece quella di Haruka, più vicina, ma totalmente irriconoscibile. Lui non c'era, in mare. Non c'era. E allora cosa stava dicendo? Cosa sentiva?
Qualcosa la strattonò, tanto da farla girare e da farle guardare in faccia la realtà.
<< Ame-san, siamo qui >> Le disse Haru, con gli occhi che le fissavano l'anima. E finalmente, guardandolo, si rese conto di aver perso il controllo. Ame si era resa conto di non essere né in mare, né di essere tornata a quel giorno. E davanti a lei c'era una persona che non sapeva nulla di tutto quello. Era circondata. Il respiro si fece più regolare, ma i suoi occhi si riempirono di lacrime, tanto da farle perdere quasi la vista definita degli occhi di Haru che aveva abbandonato il suo atteggiamento apatico per guardarla quasi spaventato. Con la mano la ragazza si prese la maglia bagnata, stringendola proprio dove sentiva il cuore farle male.
<< Che vergogna... Io sono stata di nuovo salvata, io non... non me lo merito, solo io. Ho combinato un disastro, contro di tutti... io ho fatto una cosa orribile... Davanti a tutti, davanti a lui, io ho... >> E di scatto, si alzò con le gambe tremanti, quasi lanciandosi in avanti, pur di scappare da quella situazione, da quella gente, dalla sua stessa sorella e sopratutto dall'acqua che si trovava negli occhi di Haruka.



-Note Autrice.

Salve ^_^ Sono contenta che il primo capitolo sia piaciuto e spero che piaccia anche questo!
Perdonate gli errori che potrebbero esserci anche se ho ricontrollato velocemente e fatemi sapere i vostri pareri!
Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite e chi legge e sopratutto recensisce!

-HK

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Personalità ***


Capitolo 3: Peronalità

 

 

<< Aoi puoi spiegarci che cos'è successo? >>

Le disse Makoto, vedendo che la ragazza rimaneva ferma con lo sguardo puntato nella direzione dove era corsa via Ame.

<< Nulla. >> Disse solamente, fredda. Nagisa le si parò davanti e si inchinò profondamente.

<< SCUSA! >> Disse ed Aoi sembrò quasi riprendere il suo sguardo dolce << Scusami... io non l'ho fatto- >>

<< Nagisa-kun. >> Lo fermò, facendolo alzare. << Va tutto bene. È solo che... Ame... Ame ha un problema. Un grande problema. Con l'acqua. >> Stava parlando in modo lento e atono, ma il suo viso sorrideva nervosamente ed i suoi occhi erano lucidi. Nagisa la guardò attentamente rimanendo serio. Rei si avvicinò un po'. Aoi aveva davvero difficoltà a parlare di quell'argomento perciò cercò di sviare l'attenzione di tutti.

<< Ragazzi, è stato solo un colpo, non è successo nulla... lei... lei ha reagito male. Io- >>

<< Che cos'è successo, se posso chiederlo? >>

Disse Rei interrompendola, ma lei non rispose, guardandolo.

<< Forse non è affar nostro. >> Li distrasse Haru, che era in quel momento sotto lo sguardo di tutti.

<< Haru... >> Disse Makoto, dispiaciuto. << N..noi volevamo sapere solo come aiutarla, se fosse stato possibile. >> Continuò guardando Aoi, che fissava Haru.

<< No, non è cosa che vi possa riguardare in effetti... >> Disse piano la ragazza, abbassando lo sguardo colpevole, fissando il pavimento bagnato. << è che ci vuole... tempo. E voi, che siete tutti così gentili >> Prese un bel respiro << Potete solamente comportarvi come se nulla fosse successo. >>

Si mise davanti al gruppo e con un po' di rossore sulle guance si inchinò, anche lei profondamente. << Vi prego di scusarci per tutti questi guai! >>

Gou si avvicinò e piegandosi sulle ginocchia le posò una mano sulla spalla. << Aoi, non so che cosa le sia successo, ma... spero che sia la cosa giusta da fare. >>

<< Io non lo so... >> Lo sguardo di Aoi era triste, ma anche piuttosto arrabbiato. Gou lanciò una veloce occhiata a Makoto e gli altri capirono al volo.

<< Aoi-chan, qualsiasi cosa non esitare a parlarne con noi! >> Urlò Nagisa, riprendendo tutta la sua buona allegria. Makoto le rivolse uno sguardo dolce << Gia. >> Disse solamente. Haru tornò nella piscina, iniziando a nuotare sott'acqua, per non sentire altro. Aoi lo fissò per qualche secondo.

<< Per ora è meglio che tu torni a casa, Aoi. Magari è andata lì. >> le disse Gou.

<< Lo spero >> Disse solamente.

 

 

Aoi camminava lentamente, guardando i propri piedi, quasi ipnotizzata.

Ricordava le aprole dei ragazzi molto bene e le frullavano nella testa in modo veloce e ripetitivo.

<< Aoi-chan, qualsiasi cosa non esitare a parlarne con noi! >>

Erano tutti così gentili, così dannatamente rassicuranti... non aveva mai conosciuto persone così. Persone come Makoto, sorridenti, gentili, disponibili.

Era forse tutta una falsa? Dopotutto, tutta quella gentilezza, dopo neanche un giorno di conoscenza..

L'aria leggera della sera iniziava a farle rabbrividire un po' la pelle scoperta, mentre il sole era quasi del tutto scomparso oltre l'oceano. Dopo la fuga di Ame una strana sensazione di fastidio le aveva attanagliato lo stomaco.

Si spostò una ciocca bionda dal viso portandola dietro l'orecchio.

<< Come primo giorno è stato un completo disastro. >>

Le immagini di sua sorella in acqua le scorrevano veloci in mente, come molti flashback.

<< Maledizione. >>

Fin da quando erano piccole Ame si era rivelata la più emotiva, quella più fragile, rispetto alla sorella più piccola. Ed era bastato che entrasse alle medie per prendere coscienza di questa sua debolezza e far di tutto per nasconderla. Ame era davvero più fragile di lei. Aoi, che con il suo pizzico di menefreghismo era sempre riuscita a vivere bene, non riusciva del tutto a capirla.

<< Forse sono io sbagliata. >> Pensò, ricordando quanto da un mese a quella parte gli occhi della sorella fossero assenti e spaventati.

<< Però esagera... forse. >>

Il suo pensiero tornò veloce alla sua caduta in acqua. Aoi aveva sentito paura quando l'aveva vista cadere, ma non era rimasta senza fiato. E invece la sorella si era sentita inappropriata e subito era corsa via, scappando.

<< Come sempre. >> accelerò il passo, sentendo una strana sensazione di fastidio colpirle lo stomaco. << come sempre scappa, scappa da tutto, come se il centro di questo mondo fosse lei! Io... io capisco che sia scossa, colpita, preoccupata per quello, ma... fare così... >>

Si sentì subito in colpa per aver pensato quelle cose, così si fermò, chiudendo gli occhi e prendendo un bel respiro.

<< Mamma... sono davvero una brutta persona. Non sono capace di sostenere nessuno! Non ci riesco... >>

Ed il ricordo di quella volta le investì la mente, mentre continuava a camminare lentamente.

 

 

Le luci dell'ospedale erano accecanti, forse perché rimbalzavano sulle pareti bianche come la neve. La mamma era seduta sul letto immacolato e quel suono riempiva il silenzio.

 

Biip... biiip... biiip...

 

Le stava entrando nel cervello come la migliore delle ipnosi. Era tutto così spento, morto, nonostante quelle luci accecanti.

<< Aoi... >> Sussurrò la donna seduta. La mamma indossava il suo completo grigio da mare, le sue infradito – che Aoi riteneva inguardabili – la sua borsa gigantesca e quel cappello di paglia in mano. Accarezzava il volto di Ame con movimenti lenti e delicati, mentre i suoi occhi erano così lucidi da sembrare di vetro.

<< Dimmi. >> Disse Aoi, seduta sulla sedia in fondo alla stanza. Non una lacrima, non un solo sguardo aveva rivolto alla sorella.

Perchè avrebbe dovuto?

Non era ancora morta. Non lo era.

<< Tu non sei come tua sorella. >> Aoi fissò il volto serio della madre, credendo di vederla delirare, ma non fu così.

<< Cosa...? >>

<< Tu hai quel qualcosa che le manca. >> Il suono ripetitivo era sovrastato ora da quella voce soave. << Lei è come la sabbia, sfuggevole e instabile, che viene continuamente mossa, usata, modellata dal mare, senza sapere dove andare o cosa fare... il mare più essere così crudele. >>

<< Mamma, ma che stai dicendo? >>

<< Tu sei più forte. Sei come uno scoglio. O un'isola. Tu non ti muovi, tu puoi solamente accogliere l'acqua del mare senza sperare di cambiare. Tu puoi affiancare la sabbia, facendole da scudo... Tu devi sostenerla, perché sono sicura che solo tu ne sia in grado. >>

Aoi si riteneva una persona piuttosto intuitiva, ma fece fatica a capire perché d'un tratto la mamma si fosse messa a fare certi paragoni. Le condizioni di Ame la spaventavano a tal punto da divenire pazza?

<< Io sono la sorella minore... >>

<< Tu sei la sua forza. La forza di tutti noi, della tua famiglia. >>

 

 

Aoi riaprì gli occhi, sentendo il vento sulla pelle: si stava avvicinando a casa.

Fece ancora pochi metri e fu costretta a fermarsi, notando in strada, proprio davanti alla sua abitazione, un ragazzo. Era alto senza dubbio più di 170 centimetri e guardava con attenzione un foglio che aveva in mano, confrontandolo con il nome sul campanello. I suoi capelli erano lisci, un po' disordinati, di un colore strano, tendente al rosso, ma che rosso non era. Sembravano quasi viola, alla poca luce del sole che scompariva all'orizzonte. I suoi occhi erano affilati ed i suoi lineamenti non molto marcati. Indossava una divisa bianca perciò sicuramente non era del suo liceo.

Però era carino.

<< Oh, ma... a..accidenti, ed ora? >> Aoi fece mente locale fermandosi, cercando di ricordare se magari l'aveva già visto da qualche parte. Eppure il suo volto non le ricordava nulla. Cosa avrebbe dovuto fare, avvicinarsi? Magari facendo finta di nulla. E se poi gli avesse dato fastidio?

<< Magari cerca qualcuno, ma non mi sembra molto affidabile... >>

Mentre si perdeva nei suoi pensieri il ragazzo girò lo sguardo puntandolo verso di lei che subito annullò tutte le sue fantasticherie, bloccandosi.

<< Mh? >>

Rimase ferma ed il ragazzo fece viaggiare velocemente i suoi occhi sul suo corpo, per poi guardare il foglietto. Lei sentì che le sue guance si erano leggermente colorite di rosso.

<< Tu sei Aoi Thoriko? >>

Aoi annuì, avvicinandosi al ragazzo che serio le porse una lettera ancora chiusa. Aoi per istinto la prese, senza dire nulla.

<< Io sono Rin Matsuoka. >>

 

 

 

 

 

-Note Autrice

 

Salve a tutti ^_^

Allora, mi scuso in anticipo se farò ritardi in questo mese perché dal lunedì al venerdì lavoro come animatrice e il sabato e la domenica devo scrivere duecento cose diverse e spesso ho da fare con famiglia, amici, parenti e cose varie!

Quindi abbiate pietà se ritardo un po' la pubblicazione ^_^'

Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite/preferite/ricordate, e chi ha recensito/letto!


-HK

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Famiglie ***


Capitolo 4: Famiglie


<< Rin? >> Ripeté Aoi, guardandolo spaesata. 

<< La lettera é per tua sorella, da parte di un mio amico. >> Aoi mise al sicuro la lettera nella tasca della giacca << Sono venuto a prendere delle cose che tua madre ha in casa, appartengono a mio padre. >>

Lei continuò a guardarlo, un po' scettica, anche se sembrava serio. Lui alzò un sopracciglio, sospirando di poco. 

<< Tua madre non ti aveva avvertito della mia visita?>>

Disse, guardandola con quei suoi occhi leggermente affilati. Aoi provò a controllarsi ed anche se sentiva il viso un po' rosso, si sbrigò a cercare il telefono nella borsa, per vedere se sua madre l'avesse chiamata. << Oh, io... Devo aver dimenticato di controllare il telefono... sai oggi... Oggi è stata una giornata difficile e... >> alzò la gamba per tenera la borsa, ma la cosa le riuscì male, tanto che le scivolò dalle mani e cadde a terra, aprendosi e riversando tutti i libri sulla strada. << Oh, accidenti! >>

<< Perché questa giornata non può terminare in grazia di Dio, almeno alla fine?! >> 

Pensò, infastidita, mentre si piegava a raccogliere tutto.

<< Scusami, che imbranata >> Lui si avvicinò, ma la ragazza se ne accorse solo quando lo vide abbassarsi per aiutarla a rimettere a posto i libri. << Tieni... >> Disse solamente, porgendole dei quaderni. Lei alzò lo sguardo incontrando il suo, che serio la guardava, mettendola a disagio. Aoi usava l'istinto in quelle situazioni, per determinare se davvero qualcuno poteva andarle a genio oppure no - e quante volte la sorella l'aveva sgridata per questo! Ma Aoi sentiva in qualche modo di potersi fidare delle proprie sensazioni. Aveva fatto così con Makoto, quella mattina: aveva capito a pelle che ci si poteva fidare, o comunque che non era un tipo cattivo - e come poteva esserlo con quei modi di fare? Quel tipo, invece, era diverso. Il suo sguardo era particolare... completamente l'opposto del sorriso tranquillo di Makoto. 

Era magnetico. 

<< Il telefono >> Disse solamente, continuando a guardarla e lei si risvegliò notando che stava facendo proprio la figura della rimbambita, così decise di smetterla di fissarlo e puntò i suoi occhi sul telefonino che segnava l'avviso di più di una chiamata persa da parte di mia madre. 

<< Oh, ecco! >> Disse, alzandosi e ricomponendosi. Lui si alzò poco dopo e si mise le mani in tasca. << è vero, mia madre mi ha chiamata almeno un miliardo di volte!>> Lui sorrise, facendole vedere quanto i suoi denti fossero appuntiti, come quelli di un piccolo squalo.

<< Scusami, la chiamo un attimo... >> 

<< Si, chiamala, posso aspettare >> Aoi annuì, ma era sempre più convinta che il ragazzo avesse qualcosa in mente, e per quanto quel suo aspetto magnetico l'avesse stordita si sforzò di pensare a quante probabilità ci fossero che volesse derubarla o peggio. 

<< Pronto? >> 

<< Mamma? Una cosa velocissima, c'è... >> 

lei la interruppe << È arrivato Rin? >> la sua voce era molto più felice del solito, il che fece stranire Aoi.

<< Mamma, che sta succedendo? >> disse piano, abbassando la voce, per non farsi sentire, ma quando lo guardò lui sembrava essere preso dalla sua casa. Era strano che la guardasse così insistentemente, non la convinceva.

<< Cara, se tu mi avessi risposto, sapresti tutto. È venuto per prendere le cose che ti avevo mandato dentro quello scatolone nero. È il figlio di quella signora giapponese elegante, la madre di... Com'è che si chiamava? Gou? >>

Aoi Strabuzzò un po' gli occhi << Cosa? È il fratello di Gou?! >> 

<< Si, cara, ma forse voi non vi siete mai incontrati e- >>

<< Descrivimelo >> le quasi ordinò piano, portando la mano davanti alla bocca, per non farsi sentire.

<< Alto, occhi e capelli rossicci, dovrebbe fare nuoto, è... Oddio, saranno dieci o dodici anni che non lo vedo più... >> 

Aoi lo fissò ancora, con la coda dell'occhio. Combaciava, più o meno. 

<< Ok, sforzati, qualcosa di più preciso...?>>

<< Cara, calmati, sicuramente è lui, se è lì... >> 

Sospirò << Mamma, ti prego. >>

<< Aveva un bel sorriso, degli occhi vispi e dei denti come un piccolo squaletto ribelle! >> 

E scoppiò in una piccola risata, forse pensando a quei tempi lontani. Lei doveva davvero conoscerlo bene questo Rin, e quei denti poteva averli solo lui, così come quei capelli che erano dello stesso colore di Gou, quindi era più che certo che fosse suo fratello. Aoi si tranquillizzò e salutò velocemente sua madre per poi riattaccare.

Convinta che lui stesse fissando ancora la casa si girò, ma lo vide mentre la guardava, con uno strano ghigno sulle labbra. Distolse subito lo sguardo, indispettita per non essersene accorta. 

<< Scusami, non le avevo potuto rispondere prima, vieni Matsuoka-san, ti do tutto quello di cui hai bisogno >>

Lui sorrise malizioso, rispondendo con uno strano tono << Grazie... >>. Aoi non capì, ma seguendo quella strana sensazione che provava in pancia preferì far finta di nulla.

Camminò verso il cancelletto, con i suoi occhi puntati addosso ed aprì, con mani sudate, l'entrata. Entrarono subito e la ragazza notó che la casa era vuota, sua sorella ancora non era tornata. Posò le chiavi sul comodino appena dopo la porta e sentì di essere preoccupata.

<< Chissà che sta combinando... >> Si tolse le scarpe all'ingresso ed indossò le ciabatte

<< Matsuoka-San, scusami ma io e mia sorella viviamo da sole, quindi per le ciabatte non ne ho e... >> 

<< Tranquilla, vedo che è piuttosto pulito, rimarrò senza >> Lei annuì sorridendogli in modo tirato.

<< Vieni >> sibilò. Lui la seguì in salotto e si accomodò. 

<< Vuoi del tè o del caffè o... >> 

<< Del té va bene, voi italiani usate molto il caffè, non è vero? >> 

Aoi mise sul fuoco il bollitore per preparare il tè << Molto di più di voi giapponesi... Lo trovi strano? >> disse fissando il bollitore. << Anche gli americani lo fanno, non è poi così strano... >> Aoi si girò guardandolo curiosa << Sei andato in America? >> 

<< Australia, niente di che >> disse piano, come se non volesse vantarsene e la ragazza sorrise sommessamente, vedendo come cercava di non guardarla per non parlare di quell'argomento. 

<< Capisco, mi piacerebbe molto vivere in un posto come quello >> Aoi si mosse verso l'armadio dove teneva le scatole che ancora dovevano sistemare nel trasloco, e si sforzò di far cadere quello scatolone nero che sua sorella aveva messo in qualche modo molto più in alto delle sue possibilità. << Accidenti... >> Pensò, mettendosi in punta di piedi, e riuscendo a spostarlo di poco, inclinandolo verso di se. Vide la mano di Matsuoka prendere i lati dello scatolone, sovrastandola.

<< Sei troppo bassa >> disse in tono scherzoso e lei arrossì scendendo dalla posizione scomoda in punta di piedi. I loro corpo combaciarono por pochi secondi, ma Aoi non gradì quel contatto - così come non gradiva nessun genere di contatto - ed in preda alla vergogna si tirò istintivamente via spostandosi a destra, ma urtò contro il braccio di Rin e di conseguenza lo scatolone scivolò giù, verso di lei. 

Chiuse gli occhi, ma non avvertì il dolore dell'impatto. 

Aprì le palpebre e vide solamente qualcosa di bianco... La divisa del ragazzo. Alzò gli occhi di poco ed incontrò i suoi, il suo viso era tirato in una smorfia di dolore poco accennata, con una mano si massaggiava la testa e con l'altra le teneva stretta a se. Aoi ci mise un po' per capire cosa era appena successo.

<< Attenta, accidenti >> disse lui guardandola, ma appena si incontrarono i loro sguardi sia uno che l'altra arrossirono tirandosi via, immediatamente. Aoi si alzò con velocità sentendo il fischio del bollitore << V... Vado a v..vedere se è pronta l'acqua >> e Rin, dal canto suo, rimase seduto in modo innaturalmente rigido, sentendo il volto in fiamme. 

Sua madre non gli aveva detto che la figlia della sua amica era così... Carina. 

Ed in qualche modo l'atmosfera si era guastata. Cioè non era neanche arrivata a quello che si potrebbe definire normale, ma Rin non aveva idea del perché. Si mise a raccogliere le cose a terra e piano piano si calmò, d'altronde non era da lui fare così per una ragazza. Doveva esserci qualcosa che non andava. Aoi invece, sentiva ancora qualcosa stringerle la bocca dello stomaco, mentre faceva muovere il filtro del tè nel bollitore.

<< Con Makoto non è stato così, neanche con Nagisa o Rei... Che diavolo ho? >> Cercò di versare un po' di acqua nelle tazze da tè, ma le sue mani tremavano, così poggiò tutto sul bancone e si fermò un attimo, respirando piano << D...devo calmarmi, devo mantenere la calma. Ame non avrebbe combinato questo casino. Mi ha solamente toccata, nulla di che, non l'ha fatto apposta! Ok, ok, ok... Ecco, va meglio. Brava Aoi, continua così, respira >> Si disse e dopo uno, due e tre respiri finalmente si calmò e versò l'infuso correttamente. Prese un vassoio e lo portò al ragazzo, cercando di non arrossire nuovamente. Entrambi fecero finta di niente e non si guardarono, anche se erano uno davanti all'altra. Passarono svariati minuti di silenzio pesante ed alquanto fastidioso, durante il quale Aoi cercava di trovare qualcosa da dire, per intrattenere l'ospite - che non sapeva quando se ne sarebbe andato. 

Così decise di parlare, perché davvero non ce la faceva più a sopportare quella situazione.

<< Hai trovato quello che cercavi? >> gli chiese mentre sorseggiava un po' di tè. 

<< Oh, si. Sono tutte cose che sicuramente mia madre sarà felice di rivedere >>

Aoi annuì rivolgendogli un mezzo sorriso, finalmente. << Meno male. Anche se non capisco com'è stato possibile che non ci siamo mai visti prima... >> 

Rin la fissò per qualche secondo, con sguardo serio, che le sembrò per un attimo anche confuso. 

Fece spallucce scuotendo la testa << Mio padre rimaneva spesso qui e mia madre partiva con Gou per andare a trovare... I tuoi genitori suppongo. >> Lei bevve ancora qualche sorso di tè, ascoltandolo << Ma forse... Ero troppo piccolo per ricordare. Quanto tempo è passato dall'ultima visita? >> 

Aoi posò la tazza sul tavolino, assottigliando gli occhi, cercando di ricordare. Le vennero in mente le ultime vicende, tornò ancora più indietro, velocemente, ma si rese conto di ricordare solo qualcosa. 

<< Io... Penso che i tuoi abbiano smesso di venire quando c'è stato un funerale di- >> Aoi si bloccò di colpo, ricordandosi di stare parlando con il fratello di Gou e ricordandosi anche di cosa Gou le aveva raccontato. Fece due più due. Lo guardò sorpresa, essendosi resa conto di aver toccato un tasto difficile per entrambi, ancora l'istinto - maledetto. 

<< M..Matsuoka-San, ecco io- >> 

<< Eravamo molto piccoli, ecco perché non ricordavo bene. >> Lui mangiò un biscotto guardando altrove il che fece intendere ad Aoi che le sue idee erano piuttosto fondate

<< Matsuoka-san tuo padre è morto? >> Gielo chiese in un sussurro, quasi fosse stata la sua anima a parlare e non il suo corpo. Rin la guardò sorpreso, poi sul suo volto comparve un sorriso velato da tristi emozioni. << Già >> Disse solamente, ma Aoi si sentì davvero un verme. Toccare un argomento così delicato senza il minimo tatto era stata una cosa sgarbata, azzardata e maleducata, ma la cosa che le fece abbassare lo sguardo fu la consapevolezza che non era la prima volta che capitava - anche con Aoi era finita così, poco dopo il suo risveglio. 

<< Ehi, tutto ok? >> Le chiese Rin, fissandola, cercando si guardarle il volto che era abbassato e coperto dai capelli. Lei arrossì, stringendosi la gonna tra le mani. 

<< Scusami, sono talmente scortese oggi che non so cosa mi sia preso... >>

Rin sorrise in modo sghembo << In effetti una ragazza così diretta è difficile da trovare >> Emise una risata sommessa, mentre lei lo fissava alzando di colpo lo sguardo. 

<< Naturale, le altre hanno autocontrollo >> Gli fece notare accigliandosi, mentre lui la fissava divertito da qualcosa. 

<< Sono noiose... >> Lei sembrò confusa << Quelle con autocontrollo, dico, sono noiose. >> 

Non la stava allontanando, né la stava insultando perché lo aveva trattato male, anzi. Le faceva dei... Complimenti. Molto strani, ma pur sempre complimenti. Aoi sentì il volto andare in fiamme, ma non fece in tempo ad aprire bocca che il telefono squillò. Aoi si alzò subito e rispose, pregando chiunque che fosse sua sorella Ame e non una tariffa di qualche compagnia. 

<< Pronto? >> 

<< Aoi, sono Gou. >> 

<< Ah, Gou-chan... >> Rin guardò le spalle di Aoi sentendo il nome della sorella. 

<< Volevo dirti che... Si, ecco, tua sorella e qui! >> 

Aoi trattenne il respiro per qualche secondo. << Oh... >> disse solamente e Gou fece silenzio, probabilmente aspettandosi qualcos'altro << Oh, grazie al cielo! >> Disse allora Aoi, cercando di non deluderla << La vengo a prendere! >> Rin si alzò, andando vicino alla ragazza, incuriosito ed anche un pó preoccupato da quel tono che usava Aoi. 

<< No, no... E' meglio che rimanga per oggi qui, perché è tardi, non vorrai uscire a quest'ora! >> Aoi si girò prima verso la cucina, ma si ricordò di non avere avuto il tempo di attaccare l'orologio.

<< Che ore sono?! >> Disse con voce rotta dall'euforia. 

Rin guardò il telefono << Sono le 22:30 >> 

<< C...cosa?>> 

<< Aoi-chan, ma... Ti ho disturbata? Sei... Con un ragazzo? >> 

Gou tentennava, forse perché non ci credeva neanche lei a quello che diceva. Aoi arrossì << No, è tuo fratello! >> Seguirono attimi di silenzio, in cui si sentì solo un suono strozzato da parte di Gou. 

<< Gou-chan? >> Aoi era perplessa e non capiva la reazione dell'amica, ma il telefono le fu letteralmente strappato via dalle mani.

<< Da qua, certo che tu ti esprimi davvero male >> Le disse Rin, iniziando a parlare con la sorella, come se non avesse detto nulla. Aoi lo fissò male mentre tornava a sedersi al tavolo, ma non se la sentì di seguire il discorso del ragazzo, così si limitò ad estraniarsi. Pensò alla sorella, e non poté che sentirsi arrabbiata, poi dispiaciuta ed in fine preoccupata. Ame non era la persona che parlava molto con gli altri, ma era più propensa a farlo se Aoi non era nei paraggi. Forse era lei il problema è non gli altri. Comunque, se stava da Gou allora tutto poteva andare bene... Anche è il tempo le era sfuggito di mano e chissà per quanto tempo aveva perso da sola per strada mentre lei si trastullava con quello li. 

<< Eh, alla fine sono inutile, grazie a Dio non le è successo nulla >> 

Pensò Aoi mentre fissava Rin in piedi che parlava e si agitava contro il telefono. Dovevano stare litigando per chissà quale motivo... Rin era così preso che Aoi poté notare quanto si accigliasse. Sorrise inconsciamente, ricominciando a bere il tè. Ora avrebbe solo dovuto trovare un modo per sigillare la casa da eventuali ladri male intenzionati e una soluzione per addormentarsi da sola in una casa vuota, senza sua sorella. 

-Autrice 

Salve :) 

Spero che il capitolo sia uscito bene fuori, per ora mi scuso per eventuali errori che mi sono fuggiti e per le condizioni in cui il testo si presenta, poiché il mio pc è morto ed io sono stata costretta ad aggiornare dall'IPad... Ed è scomodissimo D: Spero di sentirvi, come sempre ringrazio chi ha letto e chi recensisce sempre (Grazie T.T) e chi ha messo la storia tra le recensite/preferite/seguite! . 

A presto :)

-HK

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: C'è qualcosa che non va ***


Capitolo 5: C'è qualcosa che non va



<< Che cosa vuol dire che è scattato il coprifuoco?! Che cosa dovrei fare ora, io?! >>

Erano passati ben 45 minuti da quando Rin aveva chiamato quel suo amico di scuola, ma la telefonata non accennava ad interrompersi. Aoi sbadigliò rumorosamente, senza farlo apposta, mentre cercava di non addormentarsi bevendo un bel po' di tè freddo. Stava letteralmente crollando, dato che doveva essere notte fonda e se prima l'idea di dover dormire da sola la spaventava, in quel momento sperava solamente di poter essere lasciata in pace.

Ma Rin non accennava ad andarsene.

Era in piedi e gironzolava nervosamente con il telefono in mano urlando contro ad un ragazzo, un certo Nitori, così lo chiamava. Rin iniziava davvero ad irritarsi.

<< Mah, pretende di tornare a scuola a dormire alle 2 di notte? È naturale che non lo facciano entrare... >> pensò la ragazza mentre lo osservava, seduta. Sembrava palesemente in difficoltà, tanto che la stessa Aoi per un attimo si sentì dispiaciuta per lui.

<< NO. >> Iniziò ad urlare ad un certo punto << Fammi parlare con Sousuke! >>

Disse e dopo alcuni secondi sembrò calmarsi, fermandosi da quel movimento frenetico.

<< Grazie a Dio, avevo il mal di testa >> pensò Aoi, toccandosi le tempie con gesto veloce.

<< Sousuke mi devi aiutare... >> disse, più calmo, mentre fissava un punto indefinito nella stanza.

<< Matsuoka-San, senti posso ospitarti io per oggi... >>

Azzardò lei, nel momento di silenzio, in cui probabilmente lui stava ascoltando il suo amico. Era troppo stanca per pensare a quello che diceva, le palpebre le sembravano così difficili da controllare, che constatò di aver parlato più per disperazione che per gentilezza. Comunque Rin non l'ascoltò, come se non avesse neanche sentito.

<< Mmmh... >> Aoi emise un suono gutturale piuttosto sommesso e lasciò cadere la testa sul tavolo che tremò per l'urto. Rin a quel punto la guardò, sempre più ansioso di poter togliere il disturbo: era ovvio che la ragazza volesse rimanere sola e loro non si conoscevano, quindi era meglio tornare alla Samezuka, ma non c'era verso, neanche Sousuke riusciva a dargli speranza.

<< Grazie. >> disse infine, sconsolato, cercando di controllare il fastidio e riattaccò.

<< Ehi, tu... >> disse avvicinandosi al tavolino e mettendosi il telefono in tasca. << Scusami, ma sono costretto a chiederti se puoi farmi dormire qui per oggi, quegli idioti non vogliono aiutarmi e... >>

Aoi non rispondeva così Rin le si avvicinò. << Che si sia offesa? >> pensò.

<< Scusami? >> la chiamò scuotendole il braccio, ma solo dopo aver visto il suo viso beato immerso nel sonno si rese conto della situazione.

<< Si è addormentata >>

 

Quando Aoi si svegliò la mattina seguente, si ritrovò nel suo letto, ancora vestita.

Era indecisa se credere a quello che ricordava o se lasciarselo alle spalle facendolo passare per un sogno. In entrambi i casi sarebbe comunque arrivata alla conclusione di aver fatto la figura della stupida. Per questo rimase più di mezzora a letto, seduta con le gambe al petto, ad arrossire ed arrabbiarsi nel ricordare la sua sbadataggine e quel viso perfetto.

Scese dal letto correndo e si sistemò velocemente, convinta che tutto sarebbe andato meglio se fosse tornata a scuola, ma qualcosa le suggerì il contrario quando ricevette il messaggio di Gou.

Io e Ame ti aspettiamo a scuola, sta bene...”

Rilesse più volte la frase e si concertò su quei puntini di sospensione che non le infondevano proprio nessun tipo di calma. Così sbuffò, prese le chiavi, la cartella ed uscì, ancora con la testa tra le nuvole e quella normale preoccupazione nei confronti della sorella. Qualcosa non andava e lei se lo sentiva a pelle.

Quindi, Aoi varcò la soglia del cancello piuttosto preoccupata.

<< Chissà come sta, che cosa avrà raccontato a Gou, che cosa le sarà passato per quella testa bacata... >>

Pensava guardandosi i piedi, mentre camminava. D'un tratto una voce la distrasse.

<< Aoi-chan! >>

La ragazza alzò gli occhi ed osservò a pochi metri da se Gou che agitava allegramente la mano in segno di saluto e accanto a lei vi era Ame, che con le mani sul manico della cartella non le rivolgeva lo sguardo.

Aoi però fu così felice di vederla che senza pensarci iniziò a correre nella loro direzione e sorridendo abbracciò la sorella come se non la vedesse da qualche mese. Le prese le spalle, sotto gli occhi contenti di Gou, fissandola, ma Ame, che si aspettava una reazione simile, non si scompose di un millimetro.

<< Ame! Stai bene? È successo qualcosa? Io ero- >>

<< Sto bene, tranquilla. >> Disse solamente la ragazza, spostando le mani della sorella dalle proprie spalle. Aoi aggrotto le sopracciglia, stranita ed il suo sorriso scomparve.

<< Ame...? >>

Gou le interruppe alquanto a disagio, prima che nessuna delle due potesse continuare a parlare.

<< Ame-chan ha dormito pochissimo questa notte, Aoi-chan! E' molto stanca >>

Aoi fece un passo indietro, continuando a guardare la sorella, non capendo perché quella freddezza da parte sua, con lei.

Ame dal canto suo, cercava di non guardarla per non incontrare il suo sguardo, come se si sentisse colpevole di non averla avvertita, di non averla voluta vicina, preferendo la compagnia di una sconosciuta come Gou.

<< Si lo so, che non ha dormito, lo vedo. >>

Disse seria e Gou notò quella punta di altezzosità velata nelle sue parole, che però fu subito nascosta dal magico sorriso perfetto che Aoi le rivolse dicendo molto piano:

<< Scusami Gou-chan potresti lasciarci parlare per un poco? >>

<< O...oh certo, senza dubbio! Io... Vado dagli altri! >>

<< Grazie, sei meravigliosa Gou-chan >>

La rossa scomparve correndo in direzione dell'istituto, pensando a quanto l'atmosfera si fosse guastata con poche battute. Gou sapeva che Ame ed Aoi erano unite in modo particolare, ma quell'intesa quasi soprannaturale era spaventosa. In lontananza avvistò la combriccola dei ragazzi, sotto al portico dell'entrata dell'istituto.

<< Gou-chan! Dove sono Ame e Aoi? >> Le chiese Nagisa, vedendola correre nella loro direzione da sola. I ragazzi le rivolsero tutti l'attenzione, ma la rossa sorrise imbarazzata.

<< Non verranno con noi oggi... penso che stiano litigando... >>

Makoto si fece avanti preoccupato << Cosa?! E perché...? >>

<< Non so dirtelo di preciso. Mi sono sembrate arrabbiate >>

Haru la fissò apatico << Per colpa nostra? >>

<< No, non penso. Penso che ci sia qualcosa sotto. >>

<< C'è per forza qualcosa sotto >> Costatò Rei tirandosi su gli occhiali, con fare preoccupato e accigliato. << E deve essere anche qualcosa di grosso! Mi sembra di aver letto che una paura può nascere da un trauma o da una brutta esperienza, quindi... >>

Nagisa e Gou si scambiarono sguardi esterrefatti e Makoto rimase sorpreso.

<< Pensi che abbia davvero avuto un incidente con l'acqua? >> Chiese Negisa, serio. Rei scrollò le spalle e poi la testa, sconsolato.

<< Non lo so... >>

<< Beh, se fosse così allora potremmo davvero aiutarla. >> Costatò Gou, girandosi verso Makoto, che rimaneva in silenzio.

<< è vero! Mako-chan tu hai avuto un problema simile, magari... >>

Makoto rivolse uno sguardo veloce ad Haru che ricambiò atono, poi annuì.

<< Si, potrei parlarci, magari per convincerla ad andare da qualche professore o psicologa >> Disse, infine.

<< Allora facciamo così: io chiamo mio fratello, in modo tale da mettermi in contatto con sua madre e poi vi faccio sapere cosa scopro >>

Haru sembrò sorpreso << Che centra Rin? >>

<< Ehm... si, diciamo che ha passato la notte a casa di Aoi ieri, quindi dovrebbe conoscerla >>

Tutti la guardarono e Makoto sembrò sorpreso più degli altri << H...ha passato la notte con Rin?! >> Disse, mentre Nagisa si scambiava occhiate divertite con Rei che arrossiva un po'.

<< S...si, ma a quel che dice lui era andato lì solo perché glielo ha chiesto nostra madre! Le nostre famiglie si conoscevano... >>

<< Capisco >> Disse Makoto, un po' più sollevato.

<< Certo, questa dovremmo farcela proprio raccontare dal caro furbetto Rin! >>

Insinuò Nagisa, sorridendo sotto ai baffi e mettendo un po' in imbarazzo tutti, tranne ovviamente Haru che rimaneva apatico, anche se comunque sorpreso.

<< Nagisa-kun! M...mio fratello non farebbe mai una cosa come quella! N...non sono neanche amici... >>

<< G...già! >> Sottolineò Makoto, mentre Nagisa scoppiava a ridere.

<< Su, su, stavo scherzando! Hahahaha, ma che avete, dovreste vedere lo vostre facce! >>

Entrambi si girarono a si guardarono e notando quell'insolito rossore e stupore si voltarono di scatto dall'altra parte.

<< Aaaaa, Nagisa-kun, sei davvero cattivo >> Disse Gou falsamente offesa.

Makoto sorrideva nervosamente e Rei scuoteva la testa rassegnato. Poi Makoto capitò ad incrociare lo sguardo di Haru che lo abbassò subito, guardando a terra.

<< Haru, qualcosa non va? >>

Il moro scosse la testa, piano e si girò per andarsene dicendo: << Andiamo, le lezioni iniziano. >>

<< Ok >>

 

 

 

Ame, quando vide il volto serio della sorella, poco dopo aver perso di vista Gou, si girò per entrare a scuola ed Aoi la segui in modo apparentemente normale, mentre entrambe pensavano a cosa dire. Aoi inizio per prima, come sempre.

<< Glielo hai raccontato? >>

<< No. >>

<< Avresti dovuto a questo punto. >>

<< No, non avrei dovuto. >>

<< Ame tutti sanno che c'è qualcosa che nn va. >>

<< Tutti devono farsi gli affari loro. >>

Le ragazze si fermarono in un angolo dietro alla scuola, dove all'ombra non c'era nessuno, quasi ci fossero arrivate seguendo i loro passi alla rinfusa.

<< Non lo pensi realmente >>

Disse Aoi, fissando la sorella negli occhi.

<< Cosa ne sai tu di quello che penso io >>

Le rispose Ame con un sopracciglio alzato. Aoi avrebbe voluto solamente passare una giornata in pace, ma doveva portare avanti quel discorso. Doveva farlo per Ame.

<< Lo so perché ti conosco, se non volevi che lo capissero avresti dovuto essere più controllata >>

Ame girò lo sguardo altrove, tristemente, sussurrando:

<< Vedi? tu non capisci nulla. >>

La sorella credette di aver esagerato e di dover essere più cauta così cercò di toccarle la spalla, come faceva la madre da piccole.

<< Ame, per favore cerca di... >>

Ame si allontanò come se stesse per essere bruciata.

<< Cosa? Devo cercare di essere forte? Di capire? Io penso che nessuno possa comprendere quello che provo ora >>

La sua voce era così incrinata, che sembrava che stesse per piangere, ma i suoi occhi non erano neanche lucidi, quasi torbidi nel loro colore blu.

<< Tu allontani tutti. >> Disse Aoi, quasi fosse dispiaciuta per Ame << Loro potrebbero- >>

<< No, loro non sono nessuno. >>

Questa volta Aoi sentì il fastidio tanto famigliare colpirla allo stomaco, come un pugnale inaspettato.

<< Ame, loro sono nostri amici... >>

<< Tu ti fidi troppo di loro... Solo perché sanno fare qualche sorriso non vuol dire che siano amici! >>

Aoi aggrotto le sopracciglia, come se avesse compreso qualche piccolo messaggio subliminale.

<< A chi ti stai inferendo? >>

<< A nessuno, parlavo in generale >> Si fece subito indietro Ame, abbassando il volto.

<< No, tu sei arrabbiata... con me, vero? >> Aoi cercava inutilmente di capire qualcosa, ora che era persa in una miriade di problemi.

<< Tu non hai fatto nulla. >>

E detto ciò Ame cercò di finire la conversazione andandosene, ma quando si girò la sorella la rimbeccò.

<< Ame piantala di essere così chiusa >> Disse seria e con voce dura, facendo stringere i denti alla sorella, che tratteneva a stento la rabbia.

<< Aoi mi stai stufando, sembri nostra madre sempre pronta a dire quello che è giusto e quello che non è giusto...! >>

<< Te lo dico perché sei stata molto scorretta nei confronti di chi ti vuole aiutare! Parlane di- >>

Ame si girò di scatto fissandola con i suoi occhi blu torbido e innaturale.

<< Di cosa?! Lasciami in pace, tu non puoi capire >>

<< Stai esagerando! Loro... >>

Ame perse la testa a sentire quelle parole.

<< Sai cosa? Io non voglio proprio più sentire quella tua lingua insulsa, voglio che tu mi lasci in pace! >>

E si girò iniziando a camminare a passo sostenuto, senza guardarsi indietro, verso la porta del corridoio.

<< Ame... >> Le urlò contro la sorella, seguendola.

<< Vai dai tuoi amici, sparisci! >>

<< Ame! Stai esagerando, davvero! >>

Attraversarono il corridoio quasi correndo, Ame molto arrabbiata, Aoi infastidita.

<< Non mi interessa, visito che esagero allora stammi lontana! >>

<< Ame, devi superare questa cosa, ascoltami >>

Ame si bloccò sull'uscio della porta, mentre guardava per terra arrabbiata.

<< Io... Non capisco come farlo. Non posso riuscirci! >>

Rivolgendole uno sguardo sommesso e quasi frustrato sparì oltre la porta della sua classe, lasciando Aoi ferma a pensare a quelle parole, completamente confusa e con una fitta al petto non indifferente.

E improvvisamente Aoi sentì di essere stata così crudele da farsi pena da sola.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Decisione! ***


Capitolo 6: Decisione!

 

Le giornate passarono molto lentamente.

Era chiaro a tutti che se Ame era giustificata nel vergognarsi dopo quell'episodio, Aoi non aveva davvero nessun motivo per scappare.

Però decisero di lasciarla stare. Decisero di lasciarle i suoi spazzi, dopotutto era appena arrivata, meritava un po' di riposo.

E poi Gou ancora stava cercando di scoprire qualcosa, quindi non c'era fretta.

La rossa, appena ebbe anche due soli secondi di tempo, arrivata a casa, quel pomeriggio, prese il telefono, si sedette sul suo letto e chiamò il fratello, sperando in una mano dal cielo.

<< Pronto? >>

<< Rin! >>

<< Gou... che c'è? >> Dalla voce roca sembrava essere molto assonnato.

<< A... ah, si, ecco ti ho chiamato perché mi servirebbe un'informazione >>

<< Dimmi >>

<< Mi serve di sapere qualcosa sulla famiglia di Aoi Thoriko >>

Ci furono strani momenti di silenzio << Non so nulla, chiedilo a mamma >>

<< No, Rin, mi serve il tuo aiuto! >> Quasi urlò Gou, preoccupata.

<< Ma si può sapere perché? Hai mamma a due centimetri, chiedi a lei... >>

<< Nooo, mi servi tu! Non posso far sapere nulla a mamma... >>

Rin sembrò essere molto più interessato << Che cosa stai dicendo? >>

<< Rin, abbiamo un problema. Cioè lei e sua sorella hanno un problema. E non possiamo farlo sapere a tutti, stiamo cercando di aiutarle dall'interno... >>

<< Aoi ha una sorella? >>

<< Ame Thoriko >>

<< E che genere di problema hanno entrambe? >>

<< Pensiamo che Ame, la più grande, abbia avuto un incidente in acqua e per questo non si fidi più di toccarla. Pensavamo di poterla aiutare almeno un po', facendola parlare con Makoto, sai per quella cosa del mare... >>

<< Ho capito, ma Aoi invece sta bene? >>

<< Mh, no, non sembra. Forse ha qualche problema anche lei, ma penso sia legato alla responsabilità della sorella. Ame... >> Gou si fermò, indecisa se dirglielo oppure no, ma poi sospirò << Si, non dirlo a nessuno, ma Ame mi ha raccontato che Aoi è stata poco bene da piccola, ma non mi ha detto cosa ha avuto. >>

Rin sembrava del tutto serio << Qualche malattia? >>

<< Probabile, non so. Comunque questo dovrebbe metterla in difficoltà, non è capace secondo me di sostenere il peso di entrambi i problemi: il suo e quello della sorella >> Rin rimase in silenzio e Gou continuò:

<< Ecco, per questo ci serve una mano. Makoto può forse convincere Ame, ma prima di provarci volevamo essere sicuri di non... >>

<< Di non peggiorare la situazione. E' per questo stai cercando di scoprire qualcos'altro? >>

<< Si. E poi tu sei quello più vicino a loro, ora come ora >>

<< Mah, non direi visto che non sapevo neanche che Lei avesse una sorella >>

<< Si, ma avete passato la notte insieme... >> Disse Gou, quasi senza pensarci.

<< C..cosa? G...guarda che non abbiamo fatto nulla, eh! >> Rispose improvvisamente agitato Rin, tradendosi da solo.

<< Si, si! Lo so... >> Gou era pronta a salutarlo e riattare, perché non era mai entrata in discussioni come quella, su quell'argomento, ma Rin la interruppe flebilmente.

<< L...lei si è addormentata... >> Disse e Gou strabuzzò gli occhi.

<< Cosa?! Oddio, fratellone, hai dovuto davvero passare anche questa umiliazione?! >>

<< M... ma di che parli! Io non sono stato umiliato! >>

<< Si, Rin, si... vedrai che la prossima volta andrà meglio, io ho fiducia in te! >>

Seguirono ancora attimi di silenzio e Gou giurò di aver sentito sospirare suo fratello << Senti, ti faccio sapere cosa scopro. >>

<< Grazie Onii-chan! >>

<< Mah... >> E riattaccò il telefono, lasciando Gou sorprendentemente divertita. All'inizio pensava che Rin avesse davvero perso la testa ad approfittarsi di una ragazza delicata come Aoi, ma averlo sentito balbettare in quel modo... la convinceva di essersi sbagliata.

<< Che Rin si sia davvero infatuato, questa volta... Quel tono che ha usato... se lei non si fosse addormentata che cosa avrebbero fatto?! >> E sorridendo si mise sdraiata, stringendo il cuscino tra le braccia. << Oh, Ame, Aoi, voglio davvero aiutarvi. Ci riuscirò vederete, andrà tutto per il meglio! >>

 

 

 

Ame, dal canto suo, aveva passato tutto il tempo a trattenere ora le lacrime ora gli istinti omicidi. Avrebbe voluto avere almeno un po' più di forza per ignorare davvero la sorella e fare finta che la cosa non la toccasse, ma ogni volta che entrava in quell'istituto sentiva di dover scappare via.

E puntualmente Gou la fermava.

Per fortuna, si diceva poi Ame, pentendosi della sua stessa codardia.

Fu proprio dopo tre giorni che Gou portò Ame sul tetto, dopo la scuola. La fece sedere, le diede un tramezzino per tranquillizzarla e poi fece comparire gli altri ragazzi, bloccandola a tradimento – ma Ame sapeva che Gou possedeva abbastanza intelletto da aver organizzato tutto, quindi non fece nulla di sconsiderato come scappare.

<< Che c'è...? >> Disse flebile e contrariata, guardando altrove. Tutti fecero silenzio e Gou prese un profondo respiro.

<< Ame-chan, non puoi rimanere a casa mia a vita... >> Ame la fissò di scatto e Gou si innervosì << C...cioè, non è che io non voglia, io ti voglio, anzi, con te sto molto bene, ma tu... tu devi chiarire, non per me, insomma >>

<< Chiarirò con Aoi, te l'ho detto >> E fissò oltre Gou, perché si sentiva improvvisamente accerchiata. Nagisa e Rei la fissavano senza pudore, ma quello che la metteva in imbarazzo era proprio lo sguardo impietosito di Makoto, davanti a lei. O forse era il suo sguardo normale.

Beh, insomma le dava fastidio a priori.

<< No, Ame. >> Disse seria Gou, con le mani stretta a pugno << Tu devi chiarire con te stessa >>

La ragazza bionda puntò i suoi occhi in quelli dell'amica, come se fosse stata colpita in pieno.

<< Cosa...? >>

Nagisa si fece avanti << Sappiamo che c'è qualcosa che non vuoi dirci, ma noi... crediamo che questo potrebbe rovinarti in qualche modo >>

Ame fissò stranita Nagisa << Cosa? >> Ripeté, più infastidita.

<< Ame, non ti stiamo costringendo a dirlo a noi, ma ad una persona adulta come... >>

<< Una psicologa >> Finì Ame, guardando Gou severa. << Sono andata almeno da quattro psicologhe diverse in tre mesi, pensate che qui ci sia una strega in grado di curarmi? Di farmi dimenticare? >>

Tutti fecero silenzio. Si sentivano tutti così in imbarazzo.

<< Ame-chan, so che è azzardato da parte nostra, ma niente è insormontabile >>

<< Makoto, non è vero. Voi non capite come stanno le cose, ok? >>

E si tirò indietro appoggiandosi al muro, con le gambe al petto.

<< Perché non ce lo racconti allora? >> Disse improvvisamente Makoto, fissandola serio. Niente sorrisi, niente sguardi compassionevoli, niente falsità.

Diceva sul serio.

Ame si sentì in colpa per qualcosa che non capiva. E distolse lo sguardo.

<< Ame puoi fidarti di noi, prometto che cercheremo e troveremo un modo per aiutarti! >> Disse Makoto, quasi avesse capito cosa Ame volesse dire.

<< Voi non.... >>

Nagisa le sorrise prendendole a sorpresa una mano e facendola trasalire. << Noi possiamo! >>

<< Si >> Confermò Rei, sorridendo appena. Ame allora si guardò intorno, quasi convinta a parlare. E si accorse che mancava Haru.

Stranamente si sentì molto più sollevata.

Poi però girandosi incontrò lo sguardo perplesso di Makoto e furono attimi, nei quali le sembrò che lui avesse intuito il motivo per cui lei poteva anche raccontare.

Se non c'era nessuno di importante che avrebbe potuto controbattere e ferirla davvero al cuore allora poteva parlare e raccontare, tanto, qualsiasi cosa avrebbero detto, loro sarebbero stati solo degli amici, né parenti né... persone importanti.

Così credeva.

O sperava.

 

 

 

 

 

Quel pomeriggio Aoi aveva avuto un'illuminazione. Dopo aver passato le ore di lezione ad escogitare un discorso che filasse liscio, si era diretta verso il club di nuoto. Camminava nervosamente per i corridoi, torturandosi un lembo della gonna, mordendosi le labbra. Sentiva il cuore battere all'impazzata, e nonostante fosse decisa a compiere la sua missione, si sentiva tremendamente nervosa.

<< Questa storia andrà a finire malissimo. Me lo sento... oh, poi la mamma... era così strana! C'e qualcosa che non mi quadra! Per nulla! >> Sospirò, girando l'angolo, mentre sentiva rimbombare i suoi stessi passi nel corridoio vuoto.

La sua mente ripensò a quella telefonata, quella telefonata che le aveva fatto venire quell'assurda idea.

 

 

 

<<... Hai capito cos'è successo? >>

La donna le aveva urlato subito:

<< E allora? Portala subito da quel Nanase! >>

Aoi le aveva risposto:

<< Mamma! Ma dico, stai parlando di un adolescente come lei... sei sicura di sentirti bene? >>

<< Tesoro, lo so. Però io sento che c'è qualcosa che potrebbe aiutarla. >>

<< Ma dai... davvero?! >>

<< Aoi, vale la pena di tentare no? Hai detto che lui è un tutt'uno con l'acqua >>

<< Si, ma questo che c'entra? >>

<< Dai, con la sua storia mi sembra più che adatto ad aiutarla... >>
<< Ame ha bisogno di una psicologa >>

<< Ame ha bisogno di Amici. Ha bisogno di persone che le stiano accanto come non abbiamo fatto noi in questi mesi. Ha bisogno di cambiare vita >>

<< Questa cosa non ha senso! >>

<< Aoi le cose fanno il loro corso... E non può essere tutto o bianco o nero! >>

<< Ancora con questa storia? Io non credo nel destino e tantomeno credo che le cose si risolvano da sole. >>

<< Aoi, lo so che ci tieni a tua sorella. Però devi capire che è stata molto male e lo è tutt'ora, però il suo danno non sarebbe stato così pesante se lei avesse avuto delle ancora di salvataggio... >>

<< Noi ci siamo stati. >>

Disse aggrottando le sopracciglia e pensò << Io ci sono stata >>

<< E noi non bastiamo. Abbiamo fatto il possibile, adesso, io l'ho lasciata a te, tu devi lasciarla a quell'Haruka >>

<< Mamma non lascio mia sorella nelle mani di un ragazzo per farle affrontare le sue paure! >>

E pensò << Se non ci sono riuscita io come può riuscirci lui! >>

<< Ma non è un ragazzo... è il ragazzo. Ame si è infatuata! >> Aoi fissò scettica il telefono e poi lo riportò all'orecchio.

<< E quindi? >>

<< E quindi... Oh, Aoi, sei senza speranze! >>

<< Che centro io ora?! >>

<< Non capisci che è importante ogni sentimento? E quanti sentimenti ha provato da quel giorno Ame? >>

<< Nessuno. >>

<< Nessuno a parte la rabbia, il dolore, il rancore, insicurezza, inadeguatezza ed il risentimento. >> Seguirono attimi di silenzio.

<< Mamma io... penso di aver paura di ferirla... o di averlo già fatto >>

<< Tesoro devi riaprire la ferita per togliere quello che potrebbe essere la causa del male. Vedrai che tutto si ricucirà! >>

<< Lo spero... >>

<< Si tesoro, sarà così. >>

Ed Aoi sorrise malinconicamente, accarezzando le coperte del letto dove era distesa.

<< Grazie Mamma... >>

<< Tesoro la sto lasciando tutta nelle tue mani. Mi fido di te >>

<< Io... Si, lo so. >>

Ed aveva riattaccato il telefono, sdraiandosi sul letto con una voglia immane di piangere ma non il coraggio di farlo sul serio.

 

 

 

Arrivò davanti alla piscina con il cuore in gola, ripensando a tutta quella responsabilità che le gravava sulle spalle, ma trovò solo Haruka, immerso nell'acqua.

<< Nanase-san >> Disse, avvicinandosi al bordo << Dove sono gli altri? >>

Haru si fermò e la fissò per alcuni momenti in silenzio, poi distolse lo sguardo e sussurrò apatico << Sul tetto con Ame >>

<< C...cosa? >> Disse Aoi sorpresa. << Ma... perché?! >>

<< Non lo so >>

Aoi si girò e guardò il tetto con aria accigliata << Ma dai... abbiamo avuto la stessa idea >>

Haru si avvicinò piano al bordo, guardando Aoi da dentro l'acqua << Che cosa intendi? >>

<< Nanase, posso... chiamarti Haru? >> Lui annuì, leggermente, guardando altrove, forse in imbarazzo << Ok, grazie Haru. Io, ero venuta qui per chiedere aiuto, in realtà. >>

Haru si dimostrò leggermente sorpreso, ma non fiatò, così Aoi continuò, stringendosi la gonna sempre con più forza.

<< Si, ecco, per Ame sopratutto. Vedi Haru, ripensandoci credo che non sia stato un caso avervi incontrati... >> Sorrise nervosamente, sedendosi improvvisamente sul bordo della piscina, togliendosi le scarpe. Haru seguì i suoi movimenti con attenzione, forse un po' confuso. Aoi era molto più strana del solito.

<< Allora, vediamo, da dove posso iniziare? >> Guardò il cielo << Mh, direi che innanzi tutto non dovrai mai dire ad Ame che ti ho detto una cosa del genere, altrimenti potrei morire sul serio. Poi... insomma >> Aoi quasi Arrossì, gesticolando nervosamente con le mani sudate. << Haru vorrei che tu dessi lezioni di nuoto ad Ame >>

Haru la fissò apatico, ma voleva che continuasse, così si sforzò di uscire dall'acqua e sedersi accanto alla bionda riccia. Lei lo fissò ancora più nervosa.

<< Perché? >> Domandò lui, fissandola. << Odia l'acqua >> Le ricordò.

<< No, non è così. Non è mai stato così. Lei... ha sempre vissuto in acqua, fin da quando eravamo piccole >>

Haru sembrò essere sorpreso, così Aoi si prese un po' per pensare di parlare davvero o restarsene zitta e rimangiarsi tutto.

<< Sono arrivata fin qui con un piano, non posso tornarmene indietro ora, a costo di farmi odiare a vita da mia sorella. Devo dirglielo. Ora. Forza, Aoi, puoi farcela! >>

Haru la interruppe prima che potesse dire nulla fissando l'acqua pensieroso << Le è successo qualcosa...? >>

<< Si, Haru. Io vorrei che tu ascoltassi la sua storia... perché forse, dico forse, sei la sua unica possibilità. >>

<< Io? >>

<< Tu >>

<< E perché?>>

<< Mh >> Scrollò le spalle << Me lo sento >>

Seguirono attimi di infinito silenzio, in cui entrambi fissavano l'acqua seri, mentre pensavano a cosa fare. Poi Haru non si girò verso la bionda e sussurrò flebilmente:

<< Ti ascolto >>

Ed Aoi sospirò molto più tranquilla.



-Autrice

OOOOk, salve ^_^
Come va? Io tra poco ricomincio la scuola T_T E voi?
Beh, questo cap è piuttosto lungo: 6 pagine. In confronto alle 3/4 che faccio di solito xD
Però nel prossimo di scoprirà tutto quello che è successo quindi spero che non scappiate hahaha

-HK

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Passato ***


Capitolo 7: Passato

 

 

Mio padre

si levò a notte e stanco

partì.

- Tristezza, Aldo Onorati.

 

Pov Aoi.

 

 

Quel giorno il sole splendeva come mai ed il caldo era soffocante. La nostra famiglia andava tutti gli anni in quel posto a passare le vacanze, perché non c'era molta gente, si respirava un po' di sana tranquillità, ottima per noi che abbiamo sempre vissuto in città.

I nostri genitori si erano preoccupati di farci imparare già da piccole a nuotare per evitare incidenti durante quel periodo estivo e quella che amava di più tutto questo era proprio Ame, già all'età di dieci anni era capace di fare cose strabilianti in acqua.

Io, al contrario di lei, invece, preferivo rimanere a galleggiare o sotto l'ombrellone al fresco, non ho mai amato troppo il movimento.

Però amavo il mare aperto.

Quella sensazione di infinito che trasmette... i miei genitori lo sapevano molto bene ed avevano organizzato qualcosa di speciale in quell'anno, ma purtroppo io non potei prenderne parte a causa di problemi di salute.

Quindi, quel giorno, mio padre e mia sorella furono gli unici a salire su quella piccola nave, mentre io e mia madre decidemmo di aspettarli sulla spiaggia. Li vedemmo scomparire oltre l'orizzonte, mentre Ame salutava entusiasta con la mano, come se fosse andata a scoprire Atlantide e non a fare una semplice “gita” un po' più in là di quelle acque basse che caratterizzavano il primo tratto di mare.

Aspettammo molto tempo, tantissimo tempo.

Sembrava che non tornassero più, finché improvvisamente iniziò ad alzarsi un forte vento.

Ricordo che la sabbia volteggiava seguendo le correnti in aria e dava così fastidio agli occhi ed alla pelle che tutti i pochi bagnanti furono costretti a correre ai ripari. Io e mia madre lasciammo persino l'ombrellone lì, in balia del vento, rifugiandoci in un grande Hotel proprio di fronte alla spiaggia, dove le grandi finestre di vetro lasciavano ammirare il mare.

In pochi istanti quest'ultimo si era trasformato in un orribile spettacolo macabro, fatto di cavalloni, di nubi nere e tempestose, di fulmini che squarciavano il cielo completamente oscuro.

Ricordo di aver passato tutto il tempo appoggiata al vetro della finestra, mentre mia madre rimaneva seduta accanto a me, stringendomi le mani, guardando anche lei quell'enorme distesa nera, dove non si riusciva ad intravedere né mio padre, né mia sorella, solo buio.

Speravo con tutto il cuore che la barca reggesse, che l'equipaggio a bordo facesse qualche manovra miracolosa, che tornassero sani e salvi, che non fosse nulla di pericoloso... era la prima volta che vedevo una cosa del genere.

E passarono le ore, fuori le temperature si erano abbassate notevolmente, ma proprio quando iniziavo a sentire gli occhi bruciare li vidi. In lontananza, all'orizzonte, c'era un piccolo gommone, che ondeggiava seguendo le onde del mare che si stava calmando. Piccoli sprazzi di luce si facevano largo tra le nuvole, illuminando le acque ancora non troppo limpide, ma molto più calme.

Ed uno di questi fasci li luce li indicò, chiaramente. C'erano molte persone che erano partite insieme a loro e che riconobbi, ma non ce la feci a trovarli con lo sguardo. Così corsi via, uscendo dall'albergo, insieme alla mamma, correndo ad aiutarli insieme ad altre persone.

E fu allora che li vidi entrambi, sdraiati sul gommone, mio padre con la testa appoggiata su di un salvagente, mia sorella in braccio ad una donna.

Entrambi zuppi d'acqua, entrambi feriti e freddi.

Ricordo che la mamma si mise a piangere subito, quando ci aiutarono a portarli a riva, ricordo che mi avvicinai ringraziando il Dio di poter rivedere mia sorella e mio padre, ma i loro corpi erano così freddi e immobili che mi resi conto subito che qualcosa non andava.

Qualcuno mi allontanò, qualcun altro cercò di coprirmi la vista, ma alla fine capì che qualcosa era andato storto.

Lo capì quando tutti intono a me abbracciavano i loro cari, mentre loro due rimanevano immobili sdraiati a terra, silenziosi. Mi resi conto che mia madre non avrebbe passato un bel periodo quando la vidi cadere a terra accanto ai due corpi in preda ai singhiozzi.

Mi sentì completamente vuota quando li vidi entrare entrambi sull'elicottero, aiutati dai medici.

E pensai – ti prego di non dirlo a nessuno, sarebbe imbarazzante – che il destino era stato crudele con Ame, che avrei dovuto essere io quella ridotta in condizioni critiche perché era per me che erano andati in barca.

Comunque da quel giorno mia madre seguì molte terapie per riuscire a riprendersi, mio padre ed Ame entrarono in coma, ma lei fortunatamente fu la prima a risvegliarsi, anche se la riabilitazione fu parecchio straziante.

Insomma Ame ce la fece a tornare in vita, mentre nostro padre è tutt'ora ricoverato in clinica.

Io non so cosa sia successo quel giorno, Ame non me ne ha voluto parlare, ma so che è stato qualcosa di terrificante. Eppure, sai Haru, sono convinta che non abbia a che fare completamente con l'acqua.

I medici che seguivano Ame parlarono a mia madre di lesioni differenti, dovute ad uno scontro o ad una colluttazione.

Però mia madre non era molto cosciente in quel periodo e tutto quello che fece fu affidare la risoluzione di tutto ai nonni, restando accanto al corpo di papà.

Ame non è mai stata molto... forte, ma sono sicura che stia facendo tutto il possibile per uscire fuori da questa situazione, ma sai, è difficile farlo quando non hai appigli, non hai ragioni.

Io penso che Ame creda di essere responsabile della situazione di nostro padre.

Ne sono convinta.

 

Pov Ame

 

Sapete sono io la responsabile della condizione di mio padre.

Quel giorno, quando partimmo per andare lontano dalla riva bassa e sabbiosa, ero così felice che avrei potuto toccare il cielo con un dito.

Ho sempre amato mio padre, fin da quando ero piccola e lo vedevo immergersi con i suoi amici o quando gareggiava in staffette proprio contro tuo padre, Gou. Ho sempre amato il suo rapporto con l'acqua, per questo quel giorno insistetti tanto per prendere parte a quella gita. L'equipaggio era formato da poca gente, ma erano tutti molto amichevoli e simpatici e con noi vi erano due o tre altre famiglie con figlie più piccole di me.

In fondo non è successo molto tempo fa.

Insomma, prendemmo il largo e dopo un po' ci fermammo, iniziando a tuffarci, ad immergerci... insomma tutti facevano quel che volevano, le donne sorseggiavano sedute al bar della piccola nave, alcuni si immergevano con pinne e boccaio ed io e mio padre giocavamo tranquilli in acqua.

Ricordo di essere stata distratta in quel momento da un movimento molto singolare delle onde. Ero così convinta di aver visto un grande animale simile ad un delfino che mi immersi e mi allontanai dalla barca per un po', ma senza trovare nulla.

Era stato un grande colpo di vento, forse. Perché ricordo essere riemersa in superficie e di aver sentito molto vento sulla pelle.

Era improvvisamente freddo.

Così, quasi fossi spaventata, ecco, ho cercato di ritornare sulla nave, ma la corrente era opposta. In pochi attimi il mare si era increspato, sopra di me le nuvole nere oscuravano il sole e per quanto ci provassi non riuscivo ad avvicinarmi. Mi feci prendere dal panico quando le onde divennero così forti da farmi annaspare e da oscurarmi la vista della barca. Sentivo qualcuno che mi chiamava, in lontananza, sentivo mio padre...

Scusate, io non... no, no. È giusto continuare a raccontare.

Da quel momento iniziò l'inferno. Vidi mio padre in lontananza, avvicinarsi, ma le mie braccia non ce la facevano più ed i miei occhi bruciavano talmente tanto che non riuscivo a distinguere il cielo dal mare.

Andai a fondo un paio di volte, trascinata dalla corrente fredda, mi ricordo che mi graffiai molto sbattendo su delle rocce, forse scogli.

Ricordo che ogni volta che tornavo a galla, che riuscivo a prendere fiato sentivo la sua voce, che mi chiamava, che mi cercava disperatamente.

Ed io non potevo rispondergli.

Poi ricordo che fui sbattuta violentemente contro uno scoglio, sbattendo la testa, tanto da farmi bere molta acqua, non riuscivo a respirare.

Scusate un attimo, perdonatemi, avrei bisogno di un fazzoletto.

Grazie.

Dopo di che ricordo si essere stata presa da mio padre per un braccio, finalmente, mi riportò su, stringendomi a lui. Nuotò con tutte le sue forze, contro la corrente, contro il vento, anche se io non riuscivo a fare nulla, anche che ero solo un peso sul suo corpo. Gli scogli erano troppo vicini, eravamo bloccati e molte volte la corrente ci spinse giù.

Poi, la volta decisiva, quella che ricordo peggio, fu proprio quella in cui mio padre rischiò la vita.

Un'onda più intensa, una più forte delle altre ci divise, spingendomi giù... o forse fui io a non avere la forza di tirarmi su. Lo vidi arrancare in acqua pur di prendermi, le nostre mani erano così vicine, ma non servì a nulla.

Il mare burrascoso lo scaraventò altrove e lo vidi chiaramente sbattere contro uno di quegli scogli.

Voi avete mai visto una persona morire in acqua?

Beh, io ricordo solo di aver visto molto sangue mischiarsi con la schiuma del mare e ricordo i suoi occhi fissi sui miei, mentre si chiudevano, freddi e disperati, mentre scendeva silenzioso verso l'abisso, senza più alcuna forza di tirarsi su.

Persi di vista mio padre e persi anche le forze, soffocando in acqua, andando giù e perdendo conoscenza, mentre ero sicurissima di essere vicina alla morte.

Non so se nessuno di voi ha mai provato un dolore simile, ma in quel momento l'acqua che mi attanagliava e mordeva la pelle sembrava avere delle zanne, ma la consapevolezza di non poter chiedere aiuto, perché nessuno mi avrebbe ascoltata, era molto più dolorosa e triste.

 

-Autrice

Insomma, ecco spiegato tutto direttamente dalle due ragazze... da ora in poi inizierà la parte più "romantica" quindi spero di sentirvi numerosi, anche solo per tifare per una delle due xD

-HK

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: E si ricomincia! ***


Capitolo 8: E si ricomincia!

 

 

 

Quando Aoi finì di parlare Haru era piuttosto sorpreso e stranamente la cosa era leggibile sul suo volto, ma la ragazza l'aveva calcolato. Così sorrise, fissando l'acqua immobile della piscina.

<< Capisci? >> Disse, sconsolata << Io voglio che lei torni a nuotare... io mi sentirei in colpa se non fosse così >>

Aoi non era molto aperta di solito, ma parlava. Eppure quella volta stava dicendo delle cose davvero personali. E non sapeva il perché, ma sentiva di volerle dire.

Haru la fissava in silenzio.

<< Io non so se funzionerà. >> Proferì in fine ed Aoi gli rivolse i suoi occhi preoccupati << Ma... posso provare qualcosa. >>

La ragazza per un attimo rimase basita, forse perchè non ci sperava davvero in una risposta affermativa, ma poi il suo volto si illuminò e sorrise, davvero contenta, abbracciando di slancio Haru.

<< Oh, grazie Haru, grazie! >>

Il ragazzo rimase completamente paralizzato e teso sotto il calore della giovane e biascicò qualcosa come “Di nulla” guardando altrove.

Aoi, con le gote un po' arrossate per la grande gioia, si alzò subito in piedi, prese le sue cose e fece per andarsene.

<< Allora domani farò in modo di portartela dopo il vostro allenamento! Grazie mille ancora! >>

E salutando con la mano prese il corridoio, uscendo.

“è meraviglioso... così abbiamo ancora una possibilità! Ce la possiamo fare... e così domani potrò anche andare lì. Spero che Ame mi dia retta. Altrimenti posso sempre imbavagliarla e trascinarcela, non c'è proble-”

I suoi pensieri si interruppero poiché la giovane aveva avvertito un rumore proprio vicino a se, nel corridoio dopo l'entrata in piscina. Un'ombra si era mossa velocemente, tanto che le era sembrato di averla immaginata.

Rimase ferma a guardarsi intorno, come per aspettare di veder qualcuno comparire da dietro quell'angolo, ma non si fece avanti nessuno.

“Che strano... l'avrò immaginato”

Pensò e prese la strada opposta.

 

°°°

 

Ame tornò per prima a casa sua, ma il tragitto fu estenuante. Pensò a qualsiasi cosa, qualsiasi pensiero le provocava angoscia... avrebbe anche potuto pensare alla cena di quella sera che si sarebbe sentita così triste da mettersi a piangere.

Dopo il suo racconto, doveva ammetterlo, i ragazzi erano stati molto particolari nelle loro reazioni.

E doveva ammettere che sentire la storia di Makoto, l'aveva shoccata. Makoto le si era rivolto con quello sguardo inusuale, serio, e le aveva raccontato della sua paura, di quello che era successo quella volta in spiaggia, di come Haru l'avesse salvato.

“Accidenti, avrei voluto anche io qualcuno come Haru quel giorno...”

Pensò, mentre si accingeva a cambiarsi i vestiti. Haru doveva davvero essere una brava persona e Ame si stava convincendo sempre di più che quel gruppo era davvero speciale. Solo che costava ammetterlo a se stessa. Poco dopo che si infilò la maglia azzurra che usava per casa, sentì la porta aprirsi.

<< Aoi... >> Disse, raggiungendo l'atrio dove c'era la sorella. << Bentornata >>

Aoi la guardò quasi imbambolata, non aspettandosi il suo ritorno e poi la saltò al collo.

<< Oh, Ame! Grazie a Dio sei tornata da me... scusami per quella volta, meno male che sei qui! >>

Ame abbracciò sempre molto piano la sorella, sorridendo di poco, sotto i baffi.

<< Senza di me questa casa finirebbe per diventare un circo. >>

Aoi la guardò, interrompendo l'abbraccio. << Si, invece quando ci sei tu assomiglia più alla casa degli orrori! >>
<< Ehi, ha comunque più stile del circo. >>

Entrambe scoppiarono a ridere e Aoi entrò in sala.

<< Ame >> Disse, d'un tratto, fissando la sorella << Vorrei parlarti di una cosa. Potresti sederti? >>

La ragazza annuì ed entrambe si sedettero una davanti all'altra.

<< Anche io devo dirti una cosa. >>

<< Bene, allora ti ascolto. >>

 

°°°

 

 

Il giorno dopo, verso le sei di pomeriggio, Ame aveva il cuore letteralmente in gola. Aveva parlato con la sorella ed aveva accettato di provare qualcosa con Haru, ma non si era sentita così sicura. E in quel momento, dentro lo spogliatoio, con il costume indosso, sentiva il cuore batterle a duemila e la bocca secca.

“Dopo tutte quelle figuracce che ho fatto, come farò... e tutto questo disturbo che gli sto arrecando... NO. Ame, l'hai promesso, ora devi farlo per forza”

Entrò con una lentezza tale che ci mise il doppio del tempo per fare quattro scalini. Davanti a se, stranamente, non trovò nessuno, ma solo Haru che galleggiava a stella marina sull'acqua, con gli occhi chiusi e l'aria tranquilla.

Come la prima volta che lo vide in acqua, il suo cuore perse qualche battito e la sua anima si ritrovò a pensare a quanto fosse perfetto in quello scenario.

Rimase in silenzio, osservandolo, finché fu lui ad accorgersi di lei ed a tirarsi in piedi.

<< Ah, sei qui >> Disse solamente, ma era chiaro che non l'aveva sentita arrivare. Ame, un po' in difficoltà biascicò qualche parola a basso tono di voce.

<< Si, sono un po' in ritardo >> E d'istinto cercò di coprirsi con me mani. Era un bel po' di tempo che non indossava un costume, probabilmente neanche le stava più bene. Il suo fisico asciutto era eprfeto in quelle vesti, ma la sua poca considerazione di se la rese d'un tratto timida.

Haru camminò nell'acqua e si avvicinò al bordo. Lei lo seguì, senza che i loro occhi si incontrassero.

<< Vuoi iniziare con i fondamentali teorici o... >>

Ame lo bloccò subito, vedendo che stava uscendo dall'acqua.

<< No, no! Io... so i fondamentali teorici >> disse, anche se non aveva mai usato quella parola per riferirsi al nuoto <>

Haru la guardò, mentre lei fissava un punto indefinito del pavimento alla destra. << Non è una rottura. >>

Ame gli rivolse un'occhiata di traverso, timidamente, per poi fare qualche passo avanti, verso il bordo, piano piano. Haru la guardava avvicinarsi.

<< E... ti ringrazio per avermi tirata via, qualche giorno fa, quando stavo affogando >>

“Ok, con questo dovrei aver detto tutto quello che dovevo... mi sento così tesa, maledizione. Se solo ci fosse qualcun altro al suo posto...”

Haru le fece segno di abbassarsi e di sedersi, senza dire nulla. Ame si sedette, lentamente e attentamente e quando fece per mettere i piedi in acqua tentennò, ma Haru aiutò le sue ambe a scendere e le immerse fino a sotto il ginocchio.

Il ragazzo sentì quel brivido che scosse tutto il corpo di Ame.

<< Sei troppo tesa >> Disse e lei lo guardò.

<< Lo so, ma è difficile... >>

<< Lo so. Puoi iniziare con il bagnarti un po', per prendere.... confidenza. >> haru non era sicuro di quello che cercava di fare, ma aveva chiesto aiuto a Makoto e persino a Rin, così, fidandosi dei loro consigli, ci stava andando piano.

Ame si portò un po' di acqua al corpo, respirando profondamente ad ogni contatto. Forse però quell'ansia che sentiva era dovuta alla sensazione di imbarazzo dovuta a lui. Ne era quasi certa.

<< Ok, ora prova ad entrare. >> Ame lo fissò, seria e poi guardò la piscina, che le sembrava fin troppo alta.

<< A-ah, n-no. Quanto è alta l'acqua? >>

Haru guardò la piscina << Non è molto alta. Dipende dalla tua altezza. >>

<< I-io sono 165 centimetri. >>

<< Dovresti toccare per un pelo.>>

L'ansia si impadronì di colpo del cuore di Ame. << Cosa?! >>

<< Ti terrò io. >> SI affrettò a dire Haru, rendendosi conto della difficoltà, ma rimanendo atono nelle sue parole e perciò non molto convincente. I loro sguardi si incontrarono.

<< Mi terrai tu? >> Ripeté la bionda.

Lui annuì al vento, guardandola atono. Ame allora cercò di calmarsi, prendendo un bel respiro profondo.

<< Oook. Va bene, io... ci provo. >>

“Ti prego Kami-sama, fa che non succeda nulla... Dai, Ame, pensa positivo. Non pensare all'acqua, ma pensa a...”

Mentre cercava di convincere se stessa, Haru le prese inavvertitamente i fianchi, alzandola dalla sua postazione e tirandola in acqua. Il suo corpo di irrigidì di colpo, le sue mani strinsero i polsi del moro e i suoi occhi si spalancarono, spaventati.

<< A... ah, aspetta, aspetta, non mi lasciare... >> Le sue parole suonarono come una supplica, che fu ascoltata da Haru, che non le lasciò i fianchi, ma che si rese conto del fatto che non toccava benissimo il fondo.

<< Tranquilla >> Provò a dire, ma quello che ricevette in risposta fu uno spostamento di una delle mani della ragazza sulla sua spalla. Lei fissava così distaccata l'acqua, la temeva.

<< Ame, non respingerla. >> La bionda lo guardò di scatto << La stai respingendo, così. Dei tranquillizzarti, non ti farà ancora del male se tu non la respingi. >>

Ame era tesa, imbarazzata, quasi si vergognava, ma sapeva che doveva fare per forza qualche passo avanti. L'aveva promesso alla sorella e tutti le stavano accanto per sorreggerla, quindi non poteva tirarsi indietro.

<< Haru... Haru non lasciarmi, io non so come accoglierla >> Disse, piano e d'istinto.

“M...ma che sto dicendo?! Oddio, che imbarazzo!”

Haru l'abbassò pianissimo verso l'acqua, immergendola fino a sotto il seno, sentendo come mano mano che l'immergeva la sua presa diventava più forte.

<< Guarda me, lascia stare la razionalità >>

Disse, allora, provando a distrarla. Lei lo guardò.

<< C-ci sono, ti sto guardando! >>

Ame si meravigliò di pensare, in momento come quello, a quanto quegli occhi fossero spettacolari. Le piacevano molto, erano così splendenti e tranquilli.

Sentì piano i suoi muscoli rilassarsi, anche se non del tutto. Haru la teneva ferma, poco lontano da se, avvertendo un certo imbarazzo.

<< Brava >> Disse, vedendo come riusciva anche a controllarsi.

<< Nanase-san, posso chiamarti Haru...? Prima l'ho fatto per sbaglio... >>

Il moro la fissò sorpreso, era la seconda persona che glielo chiedeva in de giorni. Però era diversa dalla sorella Aoi, con lei Haru fece fatica a controllare il battito cardiaco.

Annuì ed Ame sorrise in modo tirato, portando anche l'altra mano ad appoggiarsi alle spalle del moro.

Quest'ultimo le lasciò piano un fianco, portando la sua mano via, ma lei sembrò irrigidirsi di colpo ancora, quindi la rimise piano sulla vita, poco più su di dov'era prima. E lo stesso fece con l'altra.

<< Ame, cerca di trovare il tuo spazio, puoi farlo. Cerca di muovere le gambe, di bagnare la testa >>

Ame iniziò a muoversi impacciatamene, ma non mi la testa dentro l'acqua. Haru tolse una mano.

<< Puoi tenerti a me, ora toglierò l'altra >>

Ame annuì, deglutendo.

“ce la posso fare” Si disse. E muovendo le gambe notò come riusciva a ricordare quei momenti felici in cui nell'acqua si divertiva. Ed il suo corpo seguì la sua mente, rilassandosi di molto.

Gli occhi di Haru brillarono nel vederla fare quel tipo di progresso ed entrambi si fissarono piuttosto contenti.

 

°°°

 

Aoi aveva colto la palla al balzo per prendersi il pomeriggio libero e andare a trovare il padre in ospedale. Ora, si sarebbe dovuta fare ben quattro ore di viaggio, si all'andata che al ritorno con il pullman, ma ammesso che fosse tornata di sera tardi l'indomani non ci sarebbe stata scuola a causa di un giorno di ferie dovuto ad uno sciopero forse degli insegnanti.

Insomma, era un'opportunità unica. Dopo scuola era passata a prendere le sue cose a casa con Ame, poi l'aveva salutata e si era incamminata per le stradine di paese. Si sentiva felice per Ame, ma piuttosto triste per la visita che stava andando a fare.

“è passato del tempo. Il mio caro papà, chissà come sta...”

Pensò, attraversando i cortili. Arrivò alla fermata dell'autobus e si infilò le cuffiette nelle orecchie, iniziando a sentire un po' di Radio, visto che la musica l'avrebbe resa malinconica. Fissava così assorta davanti a se che non si rese conto del ragazzo che gli si appostò accanto,in silenzio.

Dopo un po' il giovane le diede un buffetto sulla spalla e lei si girò di colpo, togliendosi le cuffie con un gesto veloce.

<< Ma che... Ah! Rin-san! >>

Disse quasi sconcertata, nel vederlo lì. Era vestito con una canotta nera, dei pantaloni stretti grigi, una giacchetto nero e arancio e delle converse dello stesso modello. E naturalmente indossava un cappello nero che gli copriva dal sole gli occhi rossi.

<< Yo >> La salutò, con un gesto secco della mano. Lei rimase ferma a guardarlo e sorride in modo imbarazzato.

<< Che ci fai qui? Vai da qualche parte? >>

Lui scrollò le spalle, quasi annoiato.

<< Vado all'ospedale per prendere delle ricette per mia sorella. >>

<< Gou sta male? >>

<< Non penso, ma sembrava urgente. >>

Aoi annuì, ed entrambi guardarono la strada. << E tu? Vai da qualche parte? >> Provò a chiedere Rin guardandola di striscio, beandosi della vista di quel profilo perfetto e femminile.

<< Vado in ospedale a trovare un parente. >>

<< Perfetto. >>

Aoi ridacchiò sommessamente, portando una mano a coprirle la bocca e Rin allora la osservò con le sopracciglia aggrottate.

<< Perchè ridi? >>

<< Nulla, nulla. >> Lei lo fissò chiaramente più raggiante di prima, con il sole riflesso negli occhi chiari che lo scrutavano dalla loro postazione. << Sono solo contenta di avere qualcuno con cui parlare per le prossime quattro ore! >>

Rin si girò leggermente imbarazzato toccandosi la testa.

<< Capisco >>

 

 

-Note Autrice

 

Salve a tutti!

Come va?

Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto problemi con il pc ed ho dovuto comprarlo nuovo. Spero che il capitolo sia piaciuto e che la storia stia continuando per il verso giusto!

Al prossimo capitolo!

Grazie a tutti voi :*

 

 

-HK

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Sempre così ***


Capitolo 9: Sempre così.

 

 

Il viaggio iniziò male, dato il grande ritardo del autobus.

Aoi si trovava piuttosto in difficoltà nello scegliere cosa dire al ragazzo accanto a lei, che ondeggiava sui talloni e le rivolgeva ogni tanto qualche occhiata fortuita, come se si vergognasse. -Allora, Matsuoka-san, come va?

Il rosso la squadrò, alzando di pochissimo le spalle.

-Va bene. Tu stai... si, insomma, stai bene...?

Aoi trovò la domanda molto strana, posta in quel modo, con quel tono. Allora si girò, tenendo stretta la sua borsa.

-Si sto bene...

Disse e Rin la guardò per pochi secondi. Aoi continuò a fissarlo e notò quanto fosse alto vicino a lei, quanto fosse perfetto nel suo stile non troppo ricercato. La faceva sentire così inadeguata.

“Quella volta, anzi, l'unica volta che ci siamo parlati l'ho trattato davvero malissimo. Ho detto quelle cose, mi sono addormentata... dovrei ringraziarlo per quello che ha fatto, quella sera. Cioè forse più per quello che non ha fatto.”

La ragazza abbassò di colpo la testa, guardandosi i mocassini neri.

-Matsuoka-san, io vorrei chiederti scusa per quella volta, a casa mia...

Aoi preferì non vedere la sua reazione, per questo mantenne lo sguardo a terra, coprendosi il volto con i capelli. Rin non la guardò.

-Era chiaro che quello non era il momento di ricevere visite, eri distrutta

-Oh, si, lo ero - Rispose alzando gli occhi, un po' più tranquilla. - Però... mi ha fatto piacere parlare con te

-Già.

In lontananza si intravide la figura rettangolare dell'autobus, che si avvicinava alla fermata semi-deserta dove vi erano loro due e altri due vecchietti.

Le porte del bus si aprirono, ma Rin fece passare prima Aoi, che lo ringraziò con lo sguardo ed un sorriso dolce. Quest'ultimo non passò inosservato neanche ai due vecchietti dietro di loro, che, incontrando gli occhi imbarazzati di Rin sorrisero, facendolo sentire ancora di più a disagio.

Una volta sul bus, dopo aver pagato il biglietto, Aoi fece posto al rosso per sedersi uno accanto all'altro.

“è così strano non essere da sola, mi aspettavo un viaggio monotono e invece... sono con lui”

Pensò, dopo che lui si sedette. Si sentiva così bene, in quel piccolo spazio ristretto tra il finestrino e il corpo del giovane... le venne da sorridere.

-Sei da sola oggi, ma Gou mi ha raccontato che hai una sorella...

Azzardò il Rosso, guardandola, lei aggrottò le sopracciglia.

-Te lo ha raccontato? Davvero?

-Si, è stato così, per caso...

-Si, ho una sorella, Ame. Di solito andiamo sempre insieme in giro, ma è incredibile, quando sono con te lei non c'è mai!

E ridacchiò pensando a quanto fosse strano quel fenomeno, ma sopratutto al fatto che non le dispiaceva poi così tanto.

-Questa Ame è una nuotatrice?

Aoi si girò di scatto, questa volta sorpresa ed incontrò gli occhi seri del ragazzo.

-Si, lo era... perchè mi chiedi questo?

Rin sembrò guardare oltre il sedile davanti a se, come se stesse ricordando qualcosa.

-Perchè anche io nuoto, è stata un'intuizione

Inutile dire che Aoi non ci credette neanche un po'. Era impossibile che avesse indovinato una cosa del genere per intuizione, anche se magari avrebbe potuto raccontarglielo Gou, ma qualcosa non la convinceva. L'ultima volta non era stato così ambiguo.

Una strana sensazione di fastidio le strinse lo stomaco. “Giusto, allora sicuramente si prenderà di più con lei che con me”

-Nuoti, Matsuoka-san?

-Si, certo

Sul suo volto comparve un piccolo sorriso accennato.

-Fai nuoto nella tua scuola? Cioè, come attività del club?

Non sapeva cos'altro chiedergli. Rin annuì.

-Oh si, la Samezuka ha una piscina molto imponente!

Il suo tono era cambiato, Aoi si meravigliò di quanto fosse contento di parlare di quelle cose. Davvero ogni persona che incontrava amava nuotare. La cosa non le dava fastidio, ma... forse le dava proprio fastidio invece.

-Ci credo è una bella scuola

Disse, ma la sua voce risultò più fredda di quello che avrebbe voluto.

-Qualche volta gli allenamenti sono aperti al pubblico della scuola, con qualche aiuto potresti venire a vederla...

Aoi si girò verso il finestrino.

-è meglio di no, non ne capirei molto, sarebbe inutile e tu ti sentiresti sotto pressione.

Rin la guardò accigliandosi davvero molto.

-Perché dici così? Non nuotavi anche tu, in passato?

La ragazza si girò di scatto e lo fissò.

-E tu come fai a saperlo?

Rin si tirò indietro come piccato e sistemandosi sul sedile con aria si sufficienza ed un disagio mal celato, cercò di giustificarsi.

-Ehm, lo... immaginavo, naturalmente

“Qui c'è sotto qualcosa che non va.”

-Beh, io nuotavo da molto piccola. Non mi piace stressarmi troppo quando sono in acqua per questo ho lasciato.
Rin la guardò, ma Aoi aveva gli occhi puntati sul sedile davanti a lei, che guardavano altrove. Rin rimase in silenzio, ad esaminarla, finché lei si girò e sorrise in modo tirato.

-Matsuoka-san, non voglio offenderti, ma il nuoto è una cosa che ormai non mi appartiene.

Rin sospirò, girandosi dall'altra parte.

-Non è che deve piacere a tutti.

Aoi allora chiuse gli occhi girandosi dall'altra parte, concentrandosi sul panorama, che, guarda caso, era proprio il mare. Nei suoi occhi si riflesse tutto quel blu, tutta quella calma.

Ed il suo cuore divenne triste, per un motivo che neanche lei si spiegò.

 

Il viaggio, per le tre ore successive passò molto velocemente, visto che la piccola Aoi si addormentò quasi subito, abbandonandosi a Morfeo con la testa sul vetro dell'autobus.

-Ehi, tu... ma dai, non è possibile

Disse sconsolato Matsuoka, vedendola in quello stato, appoggiata al finestrino

-Perchè tutte le volte finisce così?

Si disse ad alta voce e cercò di svegliarla, scuotendola.

-Ehm, Aoi...?

Provò a chiamarla. Il bus, arrivato al capolinea rimaneva fermo nella sua posizione e tremolava al ritmo del motore.

-Mi scusi, aspetti un secondo per favore!

Urlò quasi Matsuoka, visto che non c'era nessuno sul bus oltre loro due.

-Muoviti ragazzo!

Con la pressione di doversi sbrigare e quella di non riuscire a svegliare Aoi, la tirò verso di se, la prese tra le braccia e con difficoltà scese dal bus, ringraziando il conducente che non esitò a guardarlo accigliato. Sistemò, una volta sceso dal bus, la ragazza tra le sue braccia e quest'ultima posò inconsciamente la testa sul suo petto, mentre dormiva profondamente. Rin l'osservò. L'aveva notato anche la prima volta, in realtà. Aveva delle labbra molto belle, carnose al punto giusto, rosee e perfette. Anche il viso era piccolo e delicato, come le mani. La ragazza mugugnò qualcosa nel sonno e lo riportò alla realtà, così arrossì di pochissimo rendendosi conto di quei pensieri ingiustificati ed iniziò a camminare verso l'ospedale.

-Meglio che mi sbrighi o chiuderà

Fortunatamente l'edificio non era poi così lontano, giusto una cinquantina di metri. Quando Rin arrivò con la ragazza davanti alle porta dell'ospedale, pensò di darla in affidamento a qualche medico, perché – con tutta la buona volontà – doveva avere qualche malattia del sonno se non si era svegliata minimamente dopo tutto quel tempo.

-Accidenti...

Disse, guardandola dormire profondamente, poi la sistemò ancora. Aoi era leggera e lui era allenato quindi aveva resistito, ma non poteva entrare con lei in braccio in un ospedale. Mentre era fermo vicino ad una delle colonne dell'ingresso, indeciso sul da farsi, che fissava il corpo inerme della ragazza, una donna si avvicinò, titubante.

-Aoi-chan?

Matsuoka si girò immediatamente verso la voce e rimase sorpreso nel vedere una donna ben vestita, con i capelli neri legati in una coda alta ed il viso maturo che incorniciava dei preoccupati occhi color castagna, che erano evidentemente di un'altra nazionalità, perché non avevano i consueti tratti orientali affilati, ma erano grandi e incavati, la pelle era più scura e la sua altezza, per una donna giapponese, era sicuramente sopra la media.

Matsuoka la fissò per qualche minuto convinto di averla già vista, ma la donna si avvicinò di più.

-Che cosa è successo, sta bene?!

Fece per toccare Aoi, ma d'istinto Rin l'allontanò guardingo.

-Lei chi è?

Disse, anche troppo freddamente, assottigliando gli occhi. La signora non si scompose, anzi, ritirò la mano, lo guardò negli occhi e rimase ferma così per qualche secondo, poi prese la sua borsa e si chinò davanti al ragazzo.

-Scusi tanto. Il mio nome è Lisa Thoriko e sono la madre di Aoi, la ragazza che lei tiene in braccio

 

°°°

 

Ame camminava per la strada completamente assorta nel guardare i suoi piedi che si muovevano, con Haru al suo fianco. Pensava alla piscina, all'acqua, alle sue gambe che si muovevano, dopo tanto... e quella sensazione sulla pelle, quella tranquillità. Si sentiva così eccitata che sicuramente questa notte non avrebbe chiuso occhio.

“Devo raccontare tutto ad Aoi, come sarà contenta...!”

Strinse le mani sulla borsa e sorrise al nulla, in modo spontaneo, credendo ancora una volta di non essere osservata - Haru era troppo atono a parer suo per stare lì a guardarla, no? - anche se non era così. Il moro la guardava, la fissava in modo sbieco, di soppiatto, perché non voleva che se ne accorgesse. Non che ci trovasse nulla di bello, solamente... solamente era piacevole guardarla.

Questo si ripeteva lui, giustificando quel suo comportamento da stolker.

Arrivarono davanti casa di Haru, prima di quella della ragazza e lei si fermò, Haru poco dopo.

-Haru, posso tornare a casa da sola...

Il moro la guardò impassibile.

-Sicura?

Lei annuì energica, in un atteggiamento che ricordò molto la sorella “In fondo si assomigliano”

-Si.- Il suo volto si piegò in un sorriso accennato e ironico -Non voglio crearti altri problemi!

Haru fece qualche passo indietro, tornando accanto a lei. Cercò di non fissarla negli occhi, anzi, si girò completamente dall'altra parte, accigliato.

-Non è un problema

Disse solamente, poi lanciò un'occhiata veloce alla ragazza che però lo stava guardando e così tornò a distogliere lo sguardo. Ame era confusa.

-Ah...ehm... beh.... sono contenta.

“Perché sono contenta?”

-Allora magari la prossima volta torneremo a casa passando dall'altra parte... che ne dici?

Haru la guardò, sentendo che l'imbarazzo era scomparso un po' e annuì, silenzioso.

Ame rispose con un mezzo inchino.

-A domani, Haru.

Il moro si chinò anch'egli, senza dire nulla. Ame lo fissò ancora negli occhi, lui fece lo stesso finché non ebbe il coraggio di aprire il cancelletto della casa ed entrarvi. La bionda rimase ferma sull'uscio per qualche secondo.

“Che faccio? Lo ringrazio? Dovrei ringraziarlo. Ma... non posso uscirmene con un grazie così del nulla. No, sarebbe troppo imbarazzante”

Haru ci mise qualche tempo in più per aprire la porta di casa. I suoi occhi non guardavano cosa facevano.

“Dovrei salutarla, forse. Magari se lo aspetta. Non voglio sembrare maleducato. Ma che faccio la saluto ora, dal nulla? Non posso, sarebbe troppo imbarazzante”

Pensò e prima di entrare si girò per guardare se fosse ancora lì. E lei lo fissò, ancora in quel posto. Entrambi strabuzzarono gli occhi per qualche secondo dalla sorpresa di essersi incontrati poi Ame fu la prima a girarsi e d'istinto a correre via. Haru entrò in casa.

 

-Note Autrice 


Eccomi, FINALMENTE.

Scusate il ritardo, ma ho dovuto far fronte a diverse cose, tra malattie (mie e di parenti) scuola (il programma che si moltiplica al 5° anno e non riesci più a capire perché hai continuato il liceo e ti sei condannata a questi infernali mesi di preparazione all'esame) e vari impegni famigliari.

Spero che non mi uccidiate. E spero che il capitolo comunque piaccia, anche se a parer mio è sciapo hahaha.

Fatemi sapere e grazie a tutti coloro che sono qui, che non hanno abbandonato.

Grazie<3

 

-HK

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Respiro ***


Capitolo 10: Respiro.

 

 

-La madre di...

Rin guardò la ragazza tra le sue braccia molto stupito, poi tornò alla signora. Qualcosa scattò nella sua mente, qualcosa che per qualche motivo fece accelerare in modo anormale il suo cuore.

-Lei è...!

La donna sorrise piegando la testa di lato, in modo gentile, proprio come faceva Aoi di solito.

-Non avrei mai immaginato che mia figlia si fosse fidanzata con un ragazzo così carino

Rin arrossì in po'.

-Cosa..?! -La guardò cercando di calmarsi -Si sta sbagliando, noi due non siamo fidanzati!

La donna si rabbuiò, facendosi più seria, con qualche venatura di preoccupazione negli occhi che non sfuggì a Rin.

-Davvero? Io pensavo che...

Il ragazzo la bloccò sul nascere.

-No, no. Il mio nome è Rin Matsuoka, sono solo un amico di sua figlia.

“Credo. O un conoscente...?”

La donna sembrò sorprendersi, tanto che si fece avanti e toccò con una mano il ragazzo, guardandolo con occhi sbarrati.

-Matsuoka?- Ripeté e Rin, molto confusa annuì -Non ci credo!

La donna si mise le mani sulla bocca e dopo un secondo di evidente stupore, scoppiò in una fragorosa risata. Rin continuò a fissarla, anche se quella risata gli sembrò la cosa più bella mai sentita la mondo. Era genuina, era un accessorio che fece della donna nella media che aveva davanti una donna con fascino, nonostante fosse adulta. Era veramente bella.
“Mi sembra di aver sentito solo un'altra volta una risata del genere... possibile che non mi ricordi da chi?”

-Tutto ok?

Chiese in fine il ragazzo, molto confuso. La donna si fermò, si pulì una lacrimuccia vicino all'occhio e poi accarezzò veloce la spalla del rosso.

-Caro Squaletto, sono io, ci siamo già incontrati! Non era un posto molto bello dove fare conoscenza, ma è impossibile che tu non ti ricordi di me...

Rin aprì gli occhi, la guardò, la fissò.

-Squaletto...?- Ancora una volta qualcosa scattò nella sua mente. -Oh, OH! Lei è... al funerale...!

La donna annuì contenta.

-Esatto, ci siamo visti al funerale di tuo padre. Ero così giovane allora, così bella... ed Aoi era piuttosto piccola, come te.

Rin sorrise, molto più contento, spiegandosi perché si ricordasse di quella risata.

-Si eravamo molto piccoli.

La donna guardò sua figlia in braccio al ragazzo ed improvvisamente aggrottò le sopracciglia.

-Rin, che ne dici se la sdrai su quella panchina? Così mi racconti un po' anche che cosa è successo.

Il ragazzo annuì, andando a sedersi, posando prima Aoi. La donna si sedette più lontano, dalla parte dei piedi, Rin esitò un attimo. Lisa, la signora, sorrise guardandolo.

-Aoi non ama essere troppo coccolata da me... anzi, di solito mi respinge, per questo forse è meglio che io rimanga qui.

Rin rimase basito. -Aoi la respinge?

-Aoi... Aoi non è molto aperta, ancora meno della sorella... ah, te la ricordi la sorella..?

Rin dissentì con la testa.

-Non l'ho mai incontrata... però l'ho vista in giro, a scuola.

-Capisco. Sai come sta?

-No, mi dispiace. Dovrebbe parlare con altre persone...

Il rosso, dicendo ciò, si mise seduto accanto alla testa di Ame, che però poggiava sul freddo marmo della panchina. Allora, sia Rin che la donna, fissarono il corpo della ragazza ed in fine Rin, imbarazzato, le alzò la testa, posandola sulle sue gambe. La donna sorrise di lato, alzando un po' le sopracciglia. Rin arrossì e si girò.

“Ma che sta succedendo?” Si domandava. Non c'era motivo di essere in imbarazzo.

-Insomma, Rin hai il numero di qualcuno che posso chiamare per avere delle notizie serie su mia figlia Ame?

Il rosso fissò la donna.

-Le posso dare il numero di mia sorella Gou, che dovrebbe conoscerla.

-Grazie mille.

-Si figuri.- Rin si sistemò, ma non sapendo dove appoggiare la mano, visto che Aoi era in mezzo, rimase fermo a mezz'aria, guardandola accigliato. Lisa gli prese di scatto l'arto, e lui sobbalzò un po', guardandola sorpreso.

-Dai, non guardarmi così.- Disse lei, sorridendo gentile. -Mettila qui, così.- Portò la mano del ragazzo sul ventre della pacifica Aoi, che seguitava a dormire in pace e continuò. -Con mia figlia devi essere deciso. Ha un carattere strano, non ti dico di no, ma quando si sente protetta, quando gli dimostri il tuo affetto lei... lei si fa trasportare e si scioglie.

Rin guardò prima la sua mano, sul ventre di Aoi, che sentiva i movimenti di quest'ultimo, che si abbassava e alzava a ritmo, pacifico e tranquillo. Poi guardò la donna, che fissava la figlia in modo tenero, con occhi lucidi e rimase sorpreso, quelle parole gli rimbombarono nella testa, facendogli uno strano effetto.

“Mi piacerebbe vedere come si scioglie. Forse non lo ha mai fatto.... ”

-Insomma, Rin- Cambiò improvvisamente discorso Lisa -Come sei arrivato a doverla portare in braccio?

Il rosso si tirò su di morale e sbuffò sconsolato.

-Non è la prima volta che si addormenta così. Vedi- Il ragazzo le diede subito del “tu” e la donna sorrise contenta per questo -tua figlia l'ho incontrata un po' di tempo fa.

Il rosso raccontò alla donna tutto quello che era accaduto nei giorni precedenti e quello che aveva fatto sul bus, per arrivare in fine al perché Aoi fosse addormentata su di una panchina dell'ospedale.

La donna sorrise in modo tirato, alla fine del discorso.

-Eeeeh, quanta pazienza che ci vuole.- Si lamentò, sventolando una mano -Come al solito Aoi non parla per niente.

Rin aggrottò lo sopracciglia.

-Che intende?

La donna fissò la figlia, poi sorrise ancora. -Nulla, anche da piccola faceva così. Una volta si è perfino addormentata nella vasca... quel giorno ritrovai il bagno allagato di quattro dita. Non ti dico la fatica per raccogliere tutta quell'acqua!

Rin sorrise al pensiero, emettendo una risata sommessa. La donna si poggiò con le mani alla panchina.

-Ti porgo le scuse da parte sua. Non è che ha qualche malattia, sai, ma ha sempre sofferto il sonno, perché non riusciva a dormire la notte. Poi, ultimamente era peggiorata....

-Perché?

Chiese, veramente curioso. Lo era davvero, si sentiva in dovere di esserlo, come se qualcosa dentro di lui gli gridasse “Aiutala, ha bisogno di questo.”

Forse si sentiva così perché ci era passato anche lui, dopo il funerale del padre.

-Ti ha raccontato del padre?

Rin sobbalzò di poco sul posto e si girò imbarazzato.

-No! Cioè si, mi ha detto qualcosa, anche se non direttamente, diciamo che so ...

La donna piegò la testa di lato e lo guardò in modo sghembo.

-Dunque l'hai spiata?

Rin fu colto nel segno e la guardò di scatto. “Come ha fatto a capirlo?!”

-No!

-Oh, beh, non fa nulla, insomma, non glielo dirò.

Rin guardò Lisa con occhi sgranati, poi abbassò la testa colpevole.

-Non volevo sentire quello che diceva. Io ero lì solamente per parlare. Poi lei stava raccontando e così ho aspettato.

-Ma lei questo non lo sa.- Finì la donna.

-Mh, no.

Lisa fece spallucce. Rin sorrise, rilassato.

-Beh, allora saprai che suo padre è qui in ospedale.- Rin Annuì. -E saprai anche che sua sorella Ame ha dei problemi riguardo questo.

Ancora Rin annuì, serio. La donna passò a fissare la figlia.

-Ebbene, quando Ame era piccola, Aoi non dormiva bene la notte, anzi, spesso non dormiva affatto. A differenza di Ame, che è sempre stata sana come un pesce, Aoi ha manifestato da subito problemi di respiro, dovuti a degli alti livelli di allergia. Così, insieme a suo padre, decidemmo di insegnarle a nuotare, per facilitare almeno un po', il suo respiro, portandola al mare.

Rin annuì, attento. “Ecco perché smise di nuotare”

-Sembrava che le cose andassero meglio, che respirasse meglio, così continuammo con le cure e con le vacanze al mare, dove oltretutto incontrammo i tuoi genitori!

Rin sorrise per un attimo. La donna si rabbuiò un po'.

-Poi successe l'incidente, Ame rimase ferita ed entrambi andarono in ospedale. Ora... Aoi non fece un fiato. Non pianse, non urlò, non chiese spiegazioni. Si tenne tutto dentro, come suo solito. Comparata alla mia debolezza, lei fu dieci volte migliore di me. Però io lo so, lo so che la notte non dorme, che non riesce a calmarsi, che fa finta di niente anche con la sorella. Lo so. E non posso farci nulla, perché non ci riesco... sai, probabilmente si addormenta sempre con te perché le dai sicurezza, quella che non riesco a darle né io né la sorella.

Rin rimase perplesso. Veramente sbigottito. Lui non conosceva Aoi da molto, certo, ma l'aveva sempre vista con un sorriso, un atteggiamento normale, spensierato e felice, preoccupato e stanco, ma molto allegro. Eppure era così differente da quello che sembrava....

-Non penso. Probabilmente è solo troppo stanca.

La donna annuì, ridendo.

-Probabile.

Rin fissò il viso della ragazza sopra le sue gambe.

“Non capisco come sia possibile nascondere in questo modo. Non è possibile...”
La bionda mugugnò qualcosa, proprio in quel momento, girandosi e mettendo anche una mano sulla coscia del rosso che la guardò falsatamene contrariato. Emise qualche suono strozzato e la madre si sporse in avanti.

-Si sta svegliando.

Rin continuò a guardarla ed in effetti dopo solo qualche secondo i suoi occhi iniziarono ad aprirsi, piano e con calma. Rin tenne la sua mano ferma sul suo ventre, forse senza neanche pensarci troppo, ma quando Aoi incontrò i suoi occhi entrambi arrossirono in modo istantaneo.

-WAAAA!- La ragazza si tirò su di scatto, bordeaux. -R...rin?! Che... che cos'è successo?!

Il rosso la guardò accigliato -Ti... ti sei addormentata.

Aoi, seduta in modo molto femminile sulla panchina, abbassò lo sguardo, in preda all'imbarazzo, completamente senza parole.

-G...giusto...

-Sei sempre la solita.

-WAAA, mamma!?

-Ciao tesoro.

-Ma... ma che ci fai qui! Che succede...?!

La donna sorrise, pacifica. -Nulla, ho incontrato il tuo bellissimo fidanzato e mi sono fermata a chiacchierare con lui riguardo i suoi progetti per la casa, i bambini, il cane...

Aoi arrossì di getto e strinse i pugni davanti a se, stizzita.

-MAMMA! Ma che dici, ti sembrano cose su cui scherzare..?

-Oh, scusa, ho detto cane? Volevo dire gatto, gatto!

Aoi aggrottò le sopracciglia, mentre Rin le fissava allibito, non sapendo se ridere o fare qualcosa per fermarle.

-Mi prendi in giro?- Disse Aoi, fissando male la madre, ma alla vista della sua faccia imbronciata, con le guance rosse come due fragole, la postura da bambina, sopra ad una panchina di un'ospedale, fu troppo per Rin, che esplose ridendo.

Aoi e la madre lo guardarono e Lisa si spostò, all'insaputa della figlia, a guardarla. E la vide, le lesse negli occhi l'interesse per quel ragazzo, la sorpresa di vederlo ridere in quel modo nonostante avesse fatto una figuraccia.

-Rin, non sei corretto ad allearti con il diavolo.

La madre sorrise e si alzò di scatto.

-Allora, il diavolo qui presente deve entrare prima che chiudano. Venite con me?

Aoi rimase ferma e fissò Rin, preoccupata di dover giustificare le condizioni del padre, ma il rosso si alzò dalla panchina e si asciugò una lacrima.

-No, io devo andare in un altro reparto, per delle ricette.

-Ah, giusto.

Aoi si alzò, fissando quei due, che andavano tanto d'accordo e rimase in silenzio.

-Allora ci sentiamo- Disse Lisa, intendendo anche per il numero di Gou.

Rin annuì e poi guardò Aoi, anche se non sapeva bene cosa dirle.

-Ehm... io vado, ci sentiamo a ritorno.

Aoi annuì, ancora rossa per il pensiero di aver combinato quel casino. La madre si intromise.

-Se volete posso riportarvi io al ritorno, ho la macchina.

Aoi annuì, senza pensarci due volte.

-No, io torno con il bus, perché ho gli allenamenti questa sera e devo tornare prima.

Aoi rimase dispiaciuta, ma si limitò a sorridere.

-Allora ci sentiamo al più presto -Disse Lisa. Rin sorrise.

-Assolutamente.

Aoi gli rivolse un largo sorriso – che tirò fuori con fatica.

-Grazie di tutto, Matsuoka-san.

-Prego.

E si salutarono prendendo strade diverse.

 

°°°

 

Aoi tornò a casa sua che era buio ed incontrò Ame che correva a perdifiato. Non le chiese nulla, perché la sorella, con un sorriso in faccia, ma l'atteggiamento di chi ha rischiato di essere sbranato da un cane, entrò in casa, si chiuse in camera e non uscì fino alla mattina dopo.

Passata un'altra giornata di scuola, Ame, che era stranamente accondiscendente, si fermò ad osservare gli allenamenti dei ragazzi in piscina. Aoi rimase con lei, veramente sbigottita nel vedere la sorella così pacifica.

-Ame tutto ok?

Le chiese, sedendosi sulla panchina vicino a lei, mentre guardavano i ragazzi nuotare.

-Si, certo.

Disse solamente, ma neanche la guardò.

-Se lo dici tu.

Aoi tornò a guardare i ragazzi ed incontrò lo sguardo di Makoto, che le sorrise. Allora lei si avvicinò, visto che era appoggiato al bordo.

-Makoto-san...

Il castano le sorrise amabile. -Anche solo Makoto va bene.

Aoi annuì, imbarazzata. Lui stranamente continuò. -Senti... volevo chiederti un favore. Si insomma, se ti va.

Aoi, vedendo nel panico, si abbassò alla sua altezza. Lui si grattò la testa con aria agitata.

-Si, insomma, avrei bisogno di qualcuno che controlli i bambini domani mattina e nel pomeriggio, perché ho gli allenamenti e...

Il volto di Aoi si illuminò. -Davvero?!

Makoto la fissò sorridendo. -Se per te non è un problema...

-Ma certo che no!- Portò le mani unite di fianco al viso, contenta -Sono disponibilissima, anzi, non vedo l'ora!

Il castano sorrise, vedendola così felice, ma una voce fuori campo lo portò alla realtà.

-Aoi-chan, da qui ti si vedono le mutandine...!

-Nagisa...!!!

Gli disse Rei, rosso in viso, dall'altra parte della piscina. Makoto si girò a guardare Aoi d'istinto, ma la ragazza di tirò immediatamente su, visto che aveva la gonna della divisa ed era piegata sulle ginocchia. Strinse i pugni e arrossì vistosamente, ma la sua faccia non era arrabbiata, anzi, gonfiò le guance e disse.

-Nagisa, ora vengo lì e ti soffoco!

E con passo spedito iniziò a fare il giro della piscina, per poi cercare di prendere Nagisa che era in acqua. Ame, seduta sulla panchina, guardava la sorella che poggiata sulle ginocchia, sul bordo della piscina, cercava di allungarsi per prendere Nagisa che ridendo scappava. La ragazzo sorrise, anche se per un attimo ebbe l'istinto di andarla a fermare.

“Aoi sa nuotare. Anche se cade....anche se cade c'è sempre Haru. E Nagisa, Makoto, Rei.”

Cosi si rimise seduta bene e sorrise di pochissimo, anche se il suo cuore ancora non si calmava dall'agitazione.


Note dell'autrice

Dopo un bel pò, sono contenta di potervi salutare! 
Mi dispiace per il grande ritardo, ma questo per me non è un bel periodo, anzi, ho fatto molta fatica a scrivere e spero vivamente che il capitolo piaccia e sia all'altezza degli altri... comunque, fatemi sapere, mi raccomando! 
Un Abbraccio :*

HK

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Pioggia ***


Pioggia

 

Il tempo ci mise molto poco a passare, quasi un battito di ciglia. Aoi si presentò a casa di Makoto quella mattina, come d'accordo, con una borsa a tracolla verde scuro, che usava sempre per i suoi lavori da Baby-Sitter, indossando solo dei pantaloni chiari ed una maglia leggera, bianca.

La casa di Makoto era completamente in ordine e quando la fece accomodare in salotto lei si sentì quasi a disagio.

-Makoto, i bambini hanno qualche particolare intolleranza?

-No- rispose lui dalla cucina, per poi comparire con un vassoio in mano -Non ne hanno!

Le assicurò, ma quel vassoio gli oscillò pericolosamente tra le mani, forse perché si stava muovendo troppo velocemente. Aoi si tirò su e lo aiutò, poggiando il tutto sul tavolino si legno.

-Grazie

Disse il castano e lei gli sorrise pacificamente, rimettendosi seduta.

-Io ora devo andare, Aoi-chan... per qualsiasi cosa puoi chiamare sul mio cellulare, ti ho scritto il numero proprio qui

Le passò un foglietto bianco con il suo numero impresso a caratteri cubitali e lei non fece neanche in tempo a ringraziarlo, che già era quasi uscito dalla porta.

-Ma...Makoto...

Il castano, praticamente fuori dalla porta, le rivolse lo sguardo, ma Aoi non sapendo cosa dire agitò la mano davanti a se in segno di saluto.

-Fai attenzione!

Disse, mentre Makoto le sorrise aperto, ricambiando il suo gesto. -Sto uscendo!*

E scomparve tra le scale ed il sole cocente di quella giornata afosa.

“Non ce la farei mai ad allenarmi con questi ritmi.” Pensò Aoi tornando dentro casa e chiudendo la porta “è vero che sono in acqua, ma non credo che cambi molto, il corpo si deve comunque muovere”

Si sedette nella sala illuminata dalla lampadina, dove piombava un silenzio innaturale.

“Bhe, Makoto ha un sacco di muscoli, ci scommetto”

Bevve un sorso di thè. Tutto le sembrava così noioso.

 

°°°

 

-Buongiorno.

Ame era entrata nell'aria piscina con passo veloce, pensando di essere in anticipo rispetto a tutti, ma in piscina vi era già lui, Haru.

I due si guardarono per qualche secondo, poi lui distolse gli occhi e sussurrò:

-Buongiorno.

La ragazza arrossì un pochino pensando di essere inadatta a parlare con le persone ed iniziò a togliersi il vestito, appoggiandolo proprio lì, sulla ringhiera.

Haru la fissò con occhi sbarrati, mentre lei era di spalle e preparava i capelli legandoli.

-P...perchè ti stai cambiando lì?

Ame si girò piano, con le mani ancora alzate tra i capelli.

-Ho indossato il costume sotto al vestito quindi non è un problema.

Haru rimase in silenzio e fissò il vestito, tanto che la ragazza pensò di averlo infastidito.

-Non è un problema, no? Dico, pensavo andasse bene comunque e....

-Va bene comunque infatti, si...

Seguirono attimi di silenzio. -Ok, allora io entro...

I passi di Ame erano più veloci del solito, anche se rimanevano instabili e maldestri. Haru le osservava le mani che tremavano, le vedeva la pelle d'oca sulle gambe. C'era qualcosa che non le aveva detto. Le si avvicinò, quasi contrariato, lei lo osservò di scatto, come un gatto sulla difensiva.

-Che fai?

Gli chiese.

-E' poco che ti alleni in acqua, mi sto avvicinando.

-Lo so, lo vedo, però... ecco, so entrare, ora. Capito? Cioè, dai, fammi entrare e spostati...

Il suo tono tremava, nonostante nel suo viso aleggiasse palese una voglia di imporsi sull'altro. Mentre Haru la guardava, in lontananza si avvertirono delle voci, che fecero girare il moro verso l'entrata. Ame invece non si girò.

Le figure di Nagisa e Rei comparvero per prima sulle scale, seguite da Makoto ed anche Rin.

-Haru-chan...?

Disse Nagisa, bloccato sul bordo della piscina con gli occhi sbarrati come tutto il resto della combriccola.

Ame, d'istinto si era lanciata verso Haru, abbracciandolo, prima che loro potessero vedere in che modo goffo l'avesse fatto. Era così avvinghiata che sembrava essere lì da molto, con il viso nell'incavo del collo del moro, i capelli sfatti che le pendevano oltre la spalla lasciando vedere il fascio di nervi che era la schiena.

-Andiamo a cambiarci.... Nagisa....

Sussurrava Makoto, guardando la faccia spaesata di Haru che era palesemente confuso ed ancora non aveva capito bene la situazione. Rin aveva le mani in tasca e con un sopracciglio alzato seguì gli altri verso lo spogliatoio.

-A..me?

Disse Haru e la sentì stringere la presa.

-Non volevo che mi vedessero entrare in acqua.

Il tono della ragazza somigliava al biascichio di una bambina che ha mangiato dolci di nascosto e si vergogna ad ammetterlo.

-Non c'è motivo di-

-SI CHE C'è!

Haru s'irrigidì, sentendola urlare. Passarono dei secondi, il moro abbassò le gambe per immergerla quasi del tutto nell'acqua, per evitare di sentire troppo il suo peso e sperando di farla staccare, ma peggiorò la situazione, perché l’acqua mossa dai loro movimenti ora li cullava e il suo repiro sul collo era così evidente che sembrava quasi rumoroso. Haru s’irrigidì tutto d’un tratto, ma lei non se ne accorse, anzi lo strinse ancora di più a se, forse per istinto.

-Quando ero piccola i ragazzi della scuola di nuoto che frequentavo prendevano in giro quelli che non sapevano tuffarsi – Ame alzò il viso e lo guardò da quei pochissimi centimetri che li dividevano -Voi siete ad un livello superiore e vedendomi in quello stato i tuoi amici sarebbero sicuramente scoppiati a ridere!

Haru aprì la bocca per parlare, ma alle loro spalle Rin li interruppe.

-Scoppieremo a ridere se non ti staccherai da Haru... lo farai svenire se continui ad appiccicarti così!

Ame girò di scatto lo sguardo verso il giovane, che di rimando le sorrise con quei denti aguzzi. Quasi come se fosse meccanico la ragazza lasciò andare il moro, scivolando vicino al bordo, dove era accovacciato Rin e arrossendo. Dopo qualche attimo lo guardò bene e strabuzzò gli occhi.

-Sei il fratello di Gou...- Sorrise -Vi assomigliate!!

-Grazie. Anche tu assomigli molto a tua sorella.

Ame si avvicinò ancora di più al giovane. -Tu conosci Aoi?

-Infatti Rin, la conosci?

Disse Nagisa, sistemandosi gli occhialini, poco più in la. Anche Rei e Makoto erano usciti.

-Si, l'ho incontrata qualche volta...

I ragazzi stavano per domandare qualcosa, ma Haru li interruppe.

-Possiamo continuare?

Chiese, guardando palesemente in disaccordo il fondo della piscina. I ragazzi rimasero un po' in silenzio, poi si guardarono e sorrisero.

-A LAVORO!

Urlò Nagisa e ognuno tornò alle sue cose. Ame li guardò sorridendo inconsciamente, si sentiva così strana, erano anni che non faceva qualcosa con altre persone, c’era sempre la sorella di mezzo.

Appoggiata al muro si perse a guardare i movimenti dei giovani e non si accorse di Haru che le si avvicinò furtivo, appoggiandosi vicino a lei.

-Ah, scusa mi ero distratta…

Disse lei, quando lo notò. Il ragazzo scosse poco la testa, ma sembrò essere pensieroso e puntò il suo sguardo sul bordo di marmo.

-Mi sembri più tranquilla.

Constatò e Ame lo guardò molto sorpresa.

-Si, forse un po'. Anche se l’acqua ancora mi spaventa, mi sento meglio qui… Però sembra che oggi il divertimento durerà poco.

Haru la guardò e lei puntò il suo sguardo all’insù, verso il cielo.

-Tra poco verrà a piovere, non ti pare?

Haru non guardò il cielo, non gli importava granché, ora era lei a catturarlo. I suoi occhi erano così grandi, le ciglia bagnate dall’acqua, i capelli poco umidi e lunghi, che sembravano fili di seta nelle parti che erano bagnate. Lei abbassò lo sguardo e si guardarono.

-Ah, si.

Disse lui, come per giustificare il suo silenzio e poi si allontanò un po' dal bordo.

-Andiamo, allora, prima che piova.

Ame lo guardò allontanarsi, leggermente insospettita. Guardò ancora il cielo.

Una brutta sensazione le pesò sul petto.

 

°°°

 

Mise una coperta per ognuno, accarezzò il viso della piccola Ran, poi diede un bacio al piccolo Ren, coprendolo per bene. Makoto entrò piano e Aoi si girò subito a guardarlo.

-Si sono addormentati, incredibile.

Disse il ragazzo sorridendo amabile. Aoi lo guardò teneramente.

-Non so, forse li ho fatti stancare troppo – Li guardò e poi sentì le voci ovattate di Nagisa e Rei, così sorrise -Vado a preparare qualcosa da mangiare…

Makoto annuì e la ragazza fece per uscire dalla stanza, ma il giovane la fermò poco prima.

-Aoi!- Lei si appoggiò allo stipite della porta e lo guardò curiosa, alzando le sopracciglia -Mi dispiace di averti creato problemi.

La ragazza scosse la testa. -Ma figurati, infondo non ho nessuno che mi aspetta a casa! E poi piove così tanto!

Scrollando le spalle scomparve e scese le scale, verso il salotto. Ci trovò tutti i ragazzi seduti, Gou e Rin parlavano tra di loro, Nagisa e Rei stavano bisticciando per non si sa quale motivo, mentre Haru era da solo vicino alla finestra.

-Ciao a tutti- Disse, sconsolata per il casino. Buttò un occhio verso Rin, che la guardò subito, rimanendo sorpreso. -Ciao…

Biascicò lei e Gou per un attimo sbatté così tanto le palpebre da sembrare una bambola immobile ed inquietante. Aoi preferì non avvicinarsi, così passò oltre, addentrandosi in cucina. Preparò le pentole e dopo poco sentì i passi di qualcuno entrare in cucina.

-Oh, Haru!

Lui la salutò in silenzio con un movimento ella testa, poi le si avvicinò un poco, mentre lei lo fissava curiosa.

-Ame è passata a casa a prendere la giacca, ha detto che portava qualcosa da mangiare.

Aoi si illuminò.

-Aaah, meno male! Avevo un sacco di cibo già pronto in frigo, ha avuto una bella idea!

Haru annuì, un po' cupo e la ragazza accese il gas, per poi guardarlo curiosa.

-è successo qualcosa?

Il moro distolse lo sguardo, un po' cupo e scosse la testa.

-Sicuro? Sai che non sei molto bravo a mentire?

I loro occhi s’incontrarono, per un attimo ad Haru sembrò di essere guardato dentro, come quando parlava con Makoto, ma peggio, perché Aoi era un’estranea per lui.

-Non è successo nulla.

Ribadì e per un attimo la ragazza lo guardò. Poi lasciò cadere lo sguardo sulle pentole e sorrise.

-Va bene allora, grazie di avermi informata!

Lui annuì, poi fece per uscire. Sull’uscio si fermò, la guardò e rimase fermo, indeciso. Dopo qualche attimo la porta suonò.

-Eccomi!- La voce di Ame si avvertì lungo il corridoio e Haru si decise a raggiungerla. Ame aveva cambiato abito, si era asciugata per bene i capelli e aveva preso una giacca epr la pioggia, che ora era completamente bagnata e gocciolante. Quando Haru arrivò lei stava dando il piatto a Rin e Gou l’aiutava a togliere la giacca, portandola ad asciugare.

-Ah, ciao- Disse lei, vedendolo. Haru sorrise poco poco, avvicinandosi. -Ho portato un sacco di cose da mangiare. Fuori piove così tanto che sembra di assistere al diluvio universale! Hai visto?

Stava facendo finta di nulla, ed Haru era piuttosto contento.

-Andiamo, gli altri sono a tavola.

-Saluto mia sorella e arrivo.

Ame si diresse veloce in cucina, sistemandosi la cintura della gonna, ma quando voltò l’angolo notò che la sorella non era sola. Si pietrificò sul posto, vicino l’uscio, perché Rin era così vicino ad Aoi da sembrare quasi che la stesse abbracciando, entrambi girati verso i fornelli stavano biascicando qualcosa che non si sentiva. Ame strabuzzò gli occhi.

“COSA?! Quei due… no, ma non ci credo!”

Era così contenta di vedere quella scena che le si creò un blocco di adrenalina tra la gola e lo stomaco, e per non scoppiare fu costretta a girarsi epr scappare via, ma sbattè contro Makoto, che invece non l’aveva proprio vista.

-Ahia!

-Attenzione!

Ame si massaggiò il naso e poi lo guardò mentre la teneva per le spalle, notando quanto fosse più alto se visto da vicino.

-Scusa… - Disse imbarazzata.

-Ame, che combini?

La richiamò la sorella, quasi shoccata, con il mestolo in mano, seguita da Rin. Ame sorrise imbarazzata, scuotendo le mani e scivolando via dalla prese di Makoto.

-Scusate, sono inciampata ahahaha...ha… beh, io vado di là eh. A dopo!

Ame scomparve, Aoi la guardò dileguarsi e confusa si rivolse a Makoto che era ancora più confuso di lei.

 

°°°

 

 

La sera era ormai arrivata, dopo mangiato si stavano preparando tutti ad andare via. Haru fece per uscire, seguito da Ame e Aoi, avvolte nei loro giacchetti.

-Grazie di tutto Makoto-san!

Lo ringraziò veloce Ame, sorridendogli e salutandolo con la mano. Aoi fece lo stesso e di girarono tutti e tre per tornare sulla strada di casa.

-Ah, o miseria, ho dimenticato il cellulare in camera dei bambini!

Ame guardò la sorella, piuttosto sconfortata.

-Non mi va di tornare in dietro, odio le scaleeee

Si lamentò. Haru la guardò e stringendosi nel giacchetto disse:

-Possiamo andare avanti, tanto non siete lontane da qui.

Ame lo guardò quasi sorpresa, poi Aoi capì al volo.

-Eh, si si, andate! Prendo il telefono e arrivo!

Le due sorelle si guardarono e Aoi le fece l’occhiolino, che ebbe come conseguenza un forte rossore sulle gote.

-E va bene, andiamo…

I ragazzi si divisero e Aoi ritornò sui suoi passi. Haru rimase in silenzio per un po', finché non arrivarono davanti al loro cancello.

-Ok, sono arrivata…- Ame fissò Haru con occhi lucidi dal freddo e dalla stanchezza. -Grazie ancora, questa.. questa è la seconda volta che mi accompagni, mi dispiace darti impiccio.

Haru scosse i capelli, senza risponder molto, ma piuttosto guardandola, con quei suoi occhi incredibili. Ame rimase ipnotizzata.

-Mi fa piacere che tu abiti così vicino.

Disse il moro. Lei sorrise, vedendolo imbarazzato. Neanche lui sapeva perché avesse detto quella cosa.

-Buonanotte.

Questa volta Ame si avvicinò poco, più sicura. Voleva dirgli grazie, ma sarebbe stato complicato, così si fece forza, si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, alzandosi in punta di piedi. Gli occhi di Haru si aprirono per la sorpresa e sembrarono danzare, come il mare in tempesta. Ame arrossì pesantemente, e con molta forza di volontà si allontanò da lui, girandosi per entrare.

-G...grazie.

Biascicò, sull’uscio. Dopo un ultimo sguardo aprì la porta di casa, fece un passo e sorrise.

Poi mise la mano sull’interruttore, acese la luce.

Non fece neanche in tempo ad alzare gli occhi, ma Haru vide bene tutto.

L’esplosione squarciò l’aria, lei cadde a terra, lui si coprì il volto.

Haru alzò gli occhi e lo vide, il fuoco che divampò quasi subito, nella notte.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Decisione ***


-Capitolo 12: Decisione-

 

L’esplosione durò poco, qualche secondo, ma stravolse subito entrambi i giovani. Haru alzò lo sguardo velocemente, completamente spaventato, e subito i suoi occhi videro il fuoco divampare oltre l’ingresso della vecchia casa di legno.

-Ame…

Disse, piano, cercandola subito con lo sguardo e per sua fortuna lei era ancora cosciente, poco più in là. Si avvicinò subito, la vide mentre si stava rialzando a fatica, ma non fece in tempo a spostarla, perché quelle assi di legno massiccio che reggevano l’entrata si staccarono emettendo un sinistro cigolio. La prima cadde veloce vicino alla ragazza che spaventata e frastornata non capì, saltò dritta per lo spavento. E quando anche l’altra cadde poco più in la lei si buttò a terra, sbattendo il lo sterno su un masso, pur di non farsi prendere. Un altro cigolio, della terza e ultima asse, quella che la stava per centrare.

La ragazza non vide nulla, sentì solo l’asse cadere più in là, ma quando alzò lo sguardo si trovò il volto del ragazzo a poca distanza dal suo.

Haru le strinse il polso, con il volto preoccupato e tirato in una smorfia dolorante.

-Andiamo, alzati, è pericoloso!

Lei non capì praticamente nulla, solo lo guardò negli occhi, il calore le arrivava ai piedi, si sentiva confusa e così si lasciò andare alle sue direttive, alzandosi in fretta ed allontanandosi dalla casa.

-AME! HARU!

La voce della sorella le arrivò un po' ovattata e la ragazza fu costretta a tenersi la testa che le girava un po', rendendola ancora più confusa. Aoi corse verso i ragazzi, del tutto preoccupata, del tutto shoccata. I suoi occhi si allargarono così tanto da sembrare quasi uscire fuori dalle orbite, mentre il rosso del fuoco vi si specchiava dentro. Il respiro le mancò.

-Ma che cosa è successo…?

Disse, guardando la casa prendere fuoco proprio lì, sotto i loro occhi!

Ame seguì il suo sguardo, poi si rivolse ad Haru, spaventata e scossa, ma lui era più spaesato di lei ed in più si teneva la spalla. Ame lo guardò bene e si preoccupò subito.

-Dobbiamo chiamare aiuto…- Constatò, vedendolo così. Haru distolse lo sguardo e si girò, nascondendo la spalla -Hai bisogno di un medico…

La sua voce era quasi rotta dalla paura, e i suoi occhi erano freddi, distanti e completamente privi di qualsiasi emozione. Come il mare in tempesta non vi si poteva più leggere dentro.

Aoi la guardò bene, le spostò i capelli con poca grazia.

-Anche tu hai questa ferita, hai sbattuto la testa? Stai bene?

Ame la guardò. -No.

La sorella non sapeva a quale domanda si riferisse di preciso, perciò aggrottò le sopracciglia, ma vedendola così scossa lasciò correre.

-Chiamo subito i pompieri, allontaniamoci da qui.

 

°°°

 

-Si mamma, non sappiamo com’è successo. Si, ora siamo a casa di Haru. Si, Ame sta bene… io non c'ero, sto bene per forza. Hai già parlato tu con i pompieri? Ok, capisco. Ok, allora quando arriverai fammi uno squillo.

Aoi abbassò il telefono cellulare e spense il collegamento. Rimase qualche attimo a fissarlo, senza dire nulla. La casa di Haru rimbombava del suo stesso silenzio ed il suo respiro la faceva sentire peggio che mai, perciò si affrettò a tornare dai due ragazzi, seduti a bere qualcosa di caldo, dopotutto si erano appena ripresi.

-Mamma ha detto che verrà tra qualche giorno, per vedere come sistemarci.

Ame la guardò, speranzosa, con gli occhi di quei bambini che credono di poter ricevere belle notizie. Aoi le sorrise.

-Siamo sfortunate in questo periodo… i pompieri hanno detto che non sarà agibile, è completamente andata.

Ame abbassò lo sguardo sulla tazza che stringeva tra le dita tremanti e sporche.

-Ma cos’è successo?

Domandò Haru, guardando Aoi, che scosse la testa.

-Hanno detto che non lo sanno con certezza, ma probabilmente è stata una perdita di gas, qualcosa è andato storto… una di noi deve aver lasciato la manopola aperta.

Haru continuò a guardarla e Aoi sostenne lo sguardo, cercando di capire che cosa il ragazzo provasse, ma non ci riuscì.

-Dove andremo ora? La mia divisa era lì.

-Ame, domani non abbiamo scuola. Troveremo un posto.

Haru prese il suo bicchiere e si fece avanti, un po' accigliato. -Potete rimanere qui, a dormire.

Aoi e Ame lo guardarono sorprese, ma Ame fu la prima ad abbassare lo sguardo sul suo tè caldo. Aoi scosse la testa.

-Ma no Haru non devi davvero preoccuparti!

-HARU!

La porta del salone si aprì di colpo, con un sonoro botto e comparve Makoto, affannato, con i pantaloni larghi, le ciabatte ed un maglia carinissima, con un orsetto stampato sopra, che era disordinata e spiegazzata. Le guardò in preda al panico e si butto a terra, vicino ad Aoi.

-State bene, che cos’è successo? Hai sbattuto? Qualcuno si è fatto male?

Ame lo guardò per bene, rimanendo molto sorpresa, perché quella reazione era vera, così vera che sembrava quasi da pazzo. Ame avrebbe sempre voluto riuscire ad esprimere la sua paura in quel modo e invece faceva fatica anche a farla venire fuori. E se prima Makoto poteva sembrare falso, adesso era ovvio che si erano sbagliate.

Aoi infatti lo guardava shoccata, battendo le ciglia.

-No… no, stiamo bene, siamo solo… scosse.

Makoto la guardò e poi guardò Haru che però prontamente si girò altrove e l’amico comprese subito che non tutti stavano così bene.

-Haru...- cantilenò il castano, guardandolo male -Che cos’hai?

Chiese e Ame rabbrividì sul posto. Fortunatamente quando Haru si girò per parlare furono interrotti dagli altri, che con la stessa furia entrarono in casa, facendosi spazio.

-Haru! -Urlò Nagisa, guardando l’amico -Meno male che stai bene!

Aoi lo guardò piuttosto male “Haru, Haru… la casa che è stata rasa al suolo è la nostra, perché chiamano Haru, grazie mille eh”

Mentre che si perdeva nei suoi strani risentimenti, una mano la costrinse a girarsi e proprio davanti al suo volto si trovò Rin.

Un preoccupatissimo e angosciatissimo Rin.

-Stai bene?!

Le sue mani tremavano! Aoi avrebbe giurato di sentirle anche umide di sudore. Gli occhi di Rin brillavano di una luce cupa, le sopracciglia erano corrugate, il suo bel volto da ragazzo che se ne sbatte aveva le sembianze di quello di un bambino preoccupato che il suo giocattolo preferito si fosse rotto. Aoi rimase per un attimo incantata da quell'espressione.

-Aoi, stai bene?

Ripeté lui, scuotendola leggermente per la spalle, sotto gli occhi di una shoccata Ame e della sorella Gou che si era avvicinata, mentre gli altri si assicuravano dell’incolumità di Haru che però li respingeva.

Aoi scosse la testa per riprendersi e sorrise, in modo tirato.

-Matsuoka, sto bene, io neanche c’ero sul momento!

I due Matsuoka si calmarono, ma mentre Gou tirò un sospiro di sollievo, Rin non fece altro che far scendere la mani sulle braccia di Aoi, quasi come se la stesse accarezzando. Cosa che non passò inosservata ad Ame, che li guardava di sottecchi, quasi come se stesse facendo peccato verso qualcuno.

-Accidenti – Disse Rin, sconsolato, mentre si rivolgeva agli altri -Che si fa ora? Saputo qualcosa della casa?

-Inagibile

Disse Haru e tutti guardarono le sorelle. Ame abbassò lo sguardo, Aoi sorrise falsamente.

-Aaaallora, non fate quelle facce – Disse, sventolando la mano davanti a tutti, ancora con Rin accanto. -Siamo vive, questo basta e avanza, un posto dove dormire lo troviamo. Ci sarà un B&B da qualche parte qui, no?

Nagisa si portò un dito sul mento, pensandoci.

-Ce ne è solo uno e a quest’ora non so quanto posto troverete.

-Ve l’ho detto, qui potete rimanere

Puntualizzò Haru, accigliandosi. Tutti si sedettero introno al tavolo, composti. Ame e Aoi si guardarono perché era così strano per loro avere tante attenzioni.

-Mi sembra di approfittarne e poi… siamo due…

Ame guardò la sorella si sottecchi. La vide molto vicina a Rin, che le stava seduto accanto, sembrava quasi che le loro gambe si toccassero.

Era una coincidenza? Perché lei era invece così lontana da Haru?

Lo guardò e in quell’istante anche lui fece lo stesso, così entrambi di girarono. Lei tornò, un po' confusa, a guardare Aoi.

-Dividiamoci, per il momento…

Propose, Ame. La sorella la fissò incredula.

-Dividerci?

Ame annuì, guardando qualche istante Rin, che non sembrava capire.

-Si, io posso… posso rimanere qui, tu puoi andare da qualcun altro, così sarai sola e non daremo fastidio e…

-Potresti venire a casa mia, visto che la conosci ormai.

Continuò Makoto, guardandola, ma si beccò un’occhiataccia fulminante da Ame.

Non da te, da Rin”

Pensò la sorella, che cercava di dare spazio ad Aoi per stare con quel tipo, quel tipo che sembrava tanto vicino a lei. Rin si poggiò con le mani sul tatami.

-Io devo tornare a casa solo per oggi, visto che il dormitorio ormai è chiuso e non credo che mi faranno un altro favore come l’ultima volta. Se vuoi puoi dormire anche da me....- Tutti lo guardarono e si corresse. -Cioè, da noi, con Gou.

Aoi si girò verso il ragazzo ed arrossì vistosamente, senza sapere cosa dire, in completa confusione.

-Io… oddio, io… non lo so, ma se dobbiamo fare una cosa del genere, voglio dire…

Ma con che coraggio? Io voglio tornarmene a casa mia… non voglio essere in debito con nessuno...”

Ame si avvicinò al tavolo ed aiutò la sorella.

-Io eviterei di dormire con i bambini con cui lavori…

Disse, piano ed Aoi la guardò solo per qualche istante, poi fissò il vuoto e dopo qualche minuto annuì.

-Ha ragione, non ci avevo pensato – Guardò Makoto, dispiaciuta -Mi sentirei molto in imbarazzo a doverlo spiegare ai tuoi genitori…

Makoto la guardò un po' deluso, poi scosse la testa.

-Non ci sarebbero problemi, ma come preferisci, dopotutto è un’emergenza.

-E poi Aoi-chan, tu e Rin avete già dormito insieme!

Tutti si girarono di colpo verso Nagisa che aveva praticamente urlato la frase con il tono più normale del mondo. Ame guardò scandalizzata la sorella.

-C...COSA?

Aoi arrossì fino alla punta dei capelli.

-Io… io non ho dormito con lui…

Lo indicò, poi si ricordò di quella sera nella quale era praticamente caduta addormentata sul tavolo e abbassò lo sguardo. -Cioè io ho dormito, ma…

Rin arrossì e si fece avanti verso Haru e Makoto che lo guardavano con sguardo incredulo.

-Smettetela di guardarmi così! Non ho fatto niente!

Gou emise una risatella e cercando – invano – di salvare la reputazione di suo fratello disse:

-Dai ragazzi, non hanno combinato nulla, sono stati insieme, ma non è successo niente, non rigiriamo il coltello nella piaga!

Aoi e Rin la fulminarono.

-Noi due non siamo stati insieme!

Dissero e un po' tutti risero di gusto, vedendoli così, perfino Ame. Aoi sospirò sconsolata.

-Accidenti, che casino che fate… - Guardò Gou, scettica. -In ogni caso -

La ragazza la bloccò.

-C’è un posto, non succederà nulla, posso darti un cambio… e lo porteremo anche ad Ame!

Calò il silenzio per qualche attimo. Aoi non era convinta perché la sorella era lì, e lei continuava a guardarla di sfuggita.

-Io vi ringrazio, ma Ame… Ame è qui ed io…

-Io sto bene.

-Qui c’è posto.

Ribadì Haru e Aoi si sentì piuttosto oppressa dalla combriccola, tanto da sospirare dolo qualche attimo.

-E va bene, va bene…

Non capisco tutta questa pressione, Rin non ha detto nulla, mi sento di troppo… chissà se andrà tutto bene… dormire con Gou dovrà essere bello, ma c’è anche lui e...”

I suoi occhi lo guardarono, ma lui già li aveva fissi su di lei. Aoi arrossì non poco, sentì perfino il naso andare in fiamme e così si girò altrove.

-E sia!

Disse sorridendo Gou, che adesso si sarebbe proprio divertita.

 

°°°

 

Era ormai notte fonda, Aoi aveva sistemato il suo futon in camera di Gou, poco lontano da dove la ragazza dormiva, ma lei non riusciva a chiudere un solo occhio. Ogni volta che ci provava, ogni singolo secondo le torturava la mente.

Ancora una volta tu non c’eri”

Le ricordava una vocina nella sua mente. I suoi occhi si aprirono nella penombra della stanza e si fissarono su di un punto qualsiasi del soffitto bianco.

Se le fosse successo qualcosa sarebbe stata colpa tua”

Ancora rimaneva fissa a guardare il vuoto, ma quella vocina non voleva smetterla.

Dovevi esserci tu al posto suo. Questo sarebbe stato giusto”

Sentì gli occhi bruciare, riempirsi di lacrime, ma ebbe il coraggio di ingoiare quel groppo che aveva in gola, di soffocare ogni rumore per non far svegliare Gou e solo una lacrima le scese sul fianco del viso. Si alzò piano dal letto e buttò un’occhio all’amica, che dormiva rivolta verso il muro, dandole la schiena. Aoi camminò scalza e con un pigiama imbarazzante per tutto il corridoio, con la testa bassa, nel silenzio della casa quasi vuota. I genitori non c’erano e lei, tanto era sovrappensiero non aveva neanche chiesto il perché. In fondo al corridoio vide il bagno e vi si fondò. Si chiuse la porta alle spalle, ci mise un po', ma poi, appoggiandosi al muro, calò verso il pavimentano, sentendo che quella malinconia se la stava portando via.

-Papà…

Sussurrò, appoggiando la fronte alle ginocchia. Il respiro era così basso che a malapena sembrava viva e gli occhi si riempivano di quel liquido salato che non ce la faceva a scendere, rimaneva intrappolato e trattenuto dalle palpebre.

Proprio in quegli attimi Rin aprì la porta, facendola girare di scatto.

Il ragazzo rimase sorpressissimo di trovarla lì davanti, ma quando Aoi lo vide sull’uscio sbatté le palpebre e quelle lacrime le scivolarono copiose ai lati della guance e lei forse neanche se ne reso conto subito.

-Ao...ma che succede?!

Sussurrò Matsuoka, che vedendola piangere rimase davvero sbalordito e dispiaciuto, tanto da abbassarsi e metterle una mano sul ginocchio alzato.

-Stai bene? Mi spiace, non ti avevo sentita entrare in bagno.

Aoi per un attimo non disse nulla, per qualche secondo stette in silenzio, ma poi capì e cercò di darsi una controllata, pulendosi le lacrime come la manica del pigiama.

-A...ah, oh cielo, tranquillo, io stavo solo… solo...stavo…. - Cercava di pulirsi il viso ma le lacrime non si fermavano, contro la sua volontà -Dio, che patetica…

Disse, girandosi un po' altrove, mentre Rin aggrottò le sopracciglia.

-Aoi, smettila…

Sussurrò, per poi chiudere la porta alle sue spalle. -Smettila!

Le ripeté e di scatto le allontanò i polsi dal viso, bloccandoli altrove. Aoi rimase sorpresa e lo guardò, con gli occhi gonfi.

-Rin?

Gli occhi del ragazzo erano torbidi, quasi tristi quanto i suoi, che la guardavano come mai le era capitato. Non era distacco, come quello dei suoi parenti, non era compassione, come quello della sua psicologa, non era paura, come quello della madre. Lei vedeva se stessa riflessa in quelle iridi tormentate.

-Smettila di farti male, hai la pelle rossa – Le disse, guardandole il viso -Se vuoi piangere puoi farlo… non c’è nulla di sbagliato.

Lei strabuzzò gli occhi e le lacrime si fermarono.

-Io non voglio piangere… - Gli disse, senza distogliere la sua attenzione dal ragazzo -Io non riuscivo a dormire e…

Rin sospirò, poi si poggiò a terra con le ginocchia, finendo per avvicinarsi così tanto al suo viso che per un attimo Aoi ne avvertì il calore del respiro.

-Conosco questo sguardo. Era da un po' che volevo dirtelo, ma non credo che fare finta di nulla ti aiuterà… hai un bel sorriso, ma usarlo come arma di difesa non ti fa onore.

Aoi rimase senza fiato.

-Rin, non so di cosa tu stia parlando… io sono solo stanca. Tu -

La ragazza si fermò perché quelle parole, le sue stesse parole le rimbombarono in testa.

“Tu non puoi capire”

Questo gli avrebbe detto.

E poi si lamentava di Ame. Era questo che la sorella provava? E lei? Avrebbe detto davvero una cosa del genere ad una persona che ha perso il padre?

I suoi occhi si puntarono a terra, sconvolti, quasi arrabbiati.

-Aoi, io ho perso mio padre.

La giovane lo guardò di scatto. Rin era serio, incredibilmente genuino.

-Tu ancora ce l’hai -Continuò - Di questo dovresti essere grata… e non sprecare il tuo tempo a piangere su quello che potrebbe diventare. Il tuo dolore... puoi farlo venire fuori adesso, ti aiuterà…

Aoi lo guardò per molto tempo, sapendo che il ragazzo si stava vergognando a dirle quelle cose e che forse le diceva proprio per farla stare meglio. Avrebbe dovuto crederci? Le venne in mente una cosa che il padre le diceva spesso.

Non aspettare di essere felice per sorridere, ma sorridi per essere felice!”

Il suo cuore si riempì di malinconia, perché sentiva quella fitta al petto, ma voleva rendere onore a quel piccolo ricordo.

Guardò Rin e gli sorrise, aperta, mentre le lacrime iniziarono a scendere, ancora.

-Hai ragione

Disse solamente, e fu lì che il cuore di Rin perse qualche battito, le strinse la mano che neanche si era reso conto di aver afferrato e la guardò.

Avrebbe dovuto fare per forza qualcosa per sollevarle il morale.

 

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Capitolo 13
*** capitolo 13: La barca ***


-Capitolo 13: La barca -

 

 

 

Quando Haru si era messo in gioco per farla rimanere a dormire da lui le era sembrato tutto molto normale, visto che le sue attenzioni si erano riversate verso la sorella e quel ragazzo, Rin.

Ma quando si tolse la maglia, davanti allo specchio del bagno freddo e silenzioso, una strana sensazione le attanagliò lo stomaco.

“Siamo da soli”

Si disse e inevitabilmente le sue guance si tinsero di rosso.

“Sarebbe stato meglio se fosse rimasta con me”

Continuò, sempre più convinta, mentre indossava una camicia da notte che aveva l’aria di essere piuttosto nuova. Haru ne aveva trovate un paio nell’armadio della mamma, così Gou era stata libera di andare subito via insieme a rin e Aoi.

Ame si guardò allo specchio, ora, con i capelli legati, gli occhi profondi e caldi, la camicia che le copriva bene il seno nudo e lasciava le gambe libere.

Era quasi contenta di notare che non aveva le occhiaie, che i capelli erano più folti, che le braccia avevano anche ripreso quel minimo di tono muscolare che avevano sempre avuto.

Era sicura che fosse merito di Haru.

Sorrise, nel pensarlo, ma fu interrotta da haru che bussò alla porta.

-S..si?

-Il letto è pronto…

La voce di Haru era bassa e quasi non si sentiva al di la della porta.

-Si, grazie, arrivo subito!

Ame amava quel tono di voce. Lo sentiva bene e la cullava quando erano in acqua, perché era calmo e sembrava quasi che solo lei potesse sentirlo, perché le dava l’impressione di essere l’unica così vicina da poterlo fare.

Uscì dal bagno con apparente calma, ma il suo cuore batteva forte per un motivo che non aveva ancora capito. Aprì la porta della sala dove si erano messi d'accordo per dormire e ci trovò il futon aperto, sistemato con immensa cura e precisione. Rimase qualche attimo ferma, un po' sorpresa, ma poi Haru le comparve alle spalle facendola sobbalzare.

-Dovresti riposare… tra poco farà mattino.

Ame lo guardò bene, accorgendosi solo in quel momento di quanto effettivamente fosse più alto di lei e più muscoloso e decisamente più bello.

-Ah, si… grazie.

La ragazza entrò e si inginocchiò sul futon, sentendo lo sguardo di Haru sulla sua schiena. Lo guardò.

-Haru...- iniziò -Devi dirmi qualcosa?

Gli occhi di Haru si aprirono di scatto e Ame vide ancora quelle emozioni liquide roteare velocemente, per poi scomparire quando lui si preoccupò di distogliere le sue attenzioni e guardare il pavimento.

-No…

Ame posò le mani sulle cosce, mentre era accovacciata a terra sul futon.

-Haru… - Iniziò piano, del tutto tranquilla -Tutti voi mi avete ascoltata, nonostante io non mi fossi espressa. So che hai qualcosa che non va, con me puoi parlare…

Il ragazzo le mandò ancora qualche occhiata, veloce, per poi appoggiarsi alla porta.

-Non ho niente che non vada.

Ame sentì chiaramente che Haru stava cercando di darle le distanze e qualcosa dentro di lei lo accettò.

-Va bene… - Disse, sorridendo in modo tirato -Se ti va di parlare… io sono qui.

Ame non era brava ad esprimersi, né ad ascoltare, ma in quel momento avrebbe voluto davvero tanto che lui le dicesse qualcosa. Non qualsiasi cosa, ma quello che provava.

Ma Haru la guardò, con profondo imbarazzo e si girò.

-Buonanotte

E chiuse la porta dietro di se.

 

 

La mattina arrivò veloce come un battito di ciglia e altrettanto veloce arrivò la stanchezza e la spossatezza, visto che nessuno aveva chiuso occhio. Giusto Nagisa e Rei sembravano essere svegli, mentre la combriccola camminava lungo la spiaggia.

-Ma che cosa avete fatto? Siete tutti così silenziosi!

C’erano persino Rin e Makoto che sembravano ondeggiare in preda alla confusione.

-Mako-chan, ma anche tu non hai dormito??

Il ragazzo sorrise in modo tirato, cercando di non destare altre discussioni.

-Non sono riuscito a chiudere occhio dopo lo spavento di ieri sera

Aoi gli si avvicinò piano.

-Mi dispiace tanto

Il castano la guardò tranquillo.

-Ah, sono io che sono impressionabile, tranquilla… -Diede una piccola occhiata a Rin, poco avanti a loro, che camminava ricurvo e assonnato -Piuttosto voi… avete dormito poco?

Aoi guardò la schiena del ragazzo dai capelli rossi e sorrise d’istinto, mentre le sue gote si tinsero leggermente di rosso, una cosa che non passò inosservata a Makoto.

-Si, anche se per poco. Tra una cosa e l’altra la mattina è arrivata presto.

-Tra una cosa e l’altra?

Aoi lo guardò un po' confusa.

-Si, sai… i pigiami, i letti, sistemarsi… un po' di casino.

Makoto si grattò la testa, imbarazzato.

-Aaah, certo, certo, immagino che ancora la paura non se ne sia andata…

Aoi sorrise e si voltò a guardare il mare che stavano costeggiando.

-No, quella non c'è più, dopotutto abbiamo passato cose peggiori.

Sul suo viso si aprì un sorriso del tutto tranquillo, che sembrava nascere da un ricordo bello e potente, che Makoto avvertì, ma che non poté far altro che ammirare da lontano, dispiaciuto per non essere lì, accanto a quel sentimento.

-Hai ragione.

Sussurrò solamente, per poi guardare i suoi piedi.

Ame, che era dietro, poco lontana da Haru, si alzò quasi sulla punta dei piedi.

-Scusate – Richiamò l’attenzione di tutti i presenti che si girarono. - Ma dove stiamo andando?

Gou guardò il fratello che arrossì poco e si girò altrove, così prese lei la parola.

-Visto che siete qui da poco e che sono successe molte cose pesanti, abbiamo pensato di portarvi in un luogo meraviglioso!

Aoi la guardò sorpresa e Ame aggrottò le sopracciglia.

-Un luogo?

-SI, guarda! - Gou corse verso di Ame, le si avvicinò e le mostrò il telefono -Vogliamo andare qui!

Ame guardò bene quell’immagine, talmente assorta che tutti videro la gioia nascere da quelle iridi azzurre.

-Ma è…

Gou l’anticipò. -Bellissima. E’ talmente tanto bella che non potevamo non andarci!

Ame prese il telefono mentre Gou allargò le mani al cielo.

-E’ un’isola del tutto lontana dalla città, ci si arriva con l’autobus e due traghetti, ma è bellissima e tutti dicono che quello che si può osservare una volta sbarcati lì riempie il cuore di gioia e fa rinascere l’anima!

Ame strinse il telefono, mentre Haru le si avvicinò con la scusa di guardare anche lui lo schermo e si trovarono di nuovo vicini.

Haru guardò la foto e nei suoi occhi si dipinse la stessa gioia che aveva pervaso quelli della ragazza.

-Bella, vero?

Gli chiese Ame mentre Gou cercava di convincere Aoi e Makoto che valeva la pena fare tre ore di viaggio. Haru la guardò senza rendersi pienamente conto che erano davvero vicini, non solo i loro volti, ma proprio i loro corpi.

-Ci possiamo arrivare a nuoto?

Chiese il ragazzo e Ame sorrise.

-Non credo. - Haru s’imbronciò. -Ma una volta arrivati potrai nuotare lì, vedi quanto mare libero c’è?

E indicò la foto, dove la spiaggia cristallina incontrava un mare altrettanto limpido.

Haru la guardò, non la foto, ma lei. Rimase a guardare come nei suoi occhi riusciva a rivedere l’amore per l’acqua, per il mare e per la libertà, che aveva solo intravisto quando l’aveva incontrata. Ora gli sembrava così naturale, gli pareva quasi che potesse capire anche le sue stesse sensazioni senza dire una parola. E per una volta era lui a sentirsi calmo, esattamente come quando era nell’acqua.

Ame lo guardò, destandolo dal suo stato di trance e gli sorrise.

-Oggi sei un po' strano, va tutto bene?

Gli chiese e lui si fece indietro come se lo avesse beccato a fare qualcosa che non doveva.

-Si tutto ok, vorrei solo… nuotare.

Ame sorrise nel guardarlo, ma quando fece per osservare anche cosa stavano dicendo gli altri, notò che tutti si erano ammutoliti e listavano guardando.

Ame arrossì.

-Cosa?

Chiese, la sorella soffocò una risata.

-Sempre la solita dissociata.

Disse ridendo e Gou piegò anche lei ridendo la testa da una parte.

-Allora, vi va?

Ame annuì, ancora un po' imbarazzata, senza sapere bene neanche cosa aveva accettato. Tutti gli altri furono d’accordo e Nagisa partì trascinando Rei per un braccio e urlò:

-ANDIAMOO

 

...

 

 

Ame non si era preoccupata minimamente di nulla finché, dopo ben quaranta minuti di viaggio in bus, scese e toccò terra. Anzi, sabbia. Aveva lo stomaco sottosopra, si erano addentrati per stradine piene di buche, curve e paesaggi rurali, che si ripetevano come stelle del firmamento. Aveva sudato, mangiato qualcosa per risollevare la pressione bassa che era diventata ancora pi

bassa e che le aveva tolto definitivamente tutte le energie.

E Aoi non era da meno. Aveva vomitato due volte, già. Si era preoccupata di chiudersi nel giacchetto pesante che si era portata per le evenienze che di certo non avrebbe mai pensato di usare, sopratutto per coprirsi dal freddo che l’aveva attanagliata.

-Stai meglio?

Le domandò Rin, avvicinandosi piano alle spalle e facendola sobbalzare.

-Perché ti avvicini sempre da dietro?

Lui sorrise mostrando i denti aguzzi.

-Mi piace metterti ansia

Aoi si strinse nelle spalle.

-Ti piace spaventarmi…

-Sono così brutto?

Chiese sogghignando e Aoi aggrottò le sopracciglia. “Sei bellissimo”

Pensò di getto, ma quello che fece vedere fu il contrario.

-Sei orribile.

-Addirittura, che cattiva.

-Eccola – Urlò Nagisa mentre Ame cercava di scendere da quel bus aiutata da Haru che cercava di capire come aiutarla. -La barca è li… sta partendo! Dobbiamo sbrigarci!

Rei caricò bene il suo zaino sulle spalle, mentre Gou preparò il telefono dove aveva comprato i biglietti e Ame si tenne lo stomaco.

-Barca?

Sussurrò con voce bassa, ma giusto il tempo di cercare invano gli occhi della sorella che tutti partirono correndo verso il battello e così li seguì anche lei. Mise piede in quella barca e si sedé con il fiatone, vicino a Nagisa che si era sdraiato sul sedile con poca grazia. Poi aprì gli occhi e vide davanti a se il muro bianco e realizzò.

Era di nuovo su di una barca. Sentiva l’ondeggiare del mare sotto di loro, anche perché era un piccolo battello, neanche troppo di lusso. Prese un bel respiro, quasi come se volesse prepararsi al peggio, ma quando l’odore del mare le arrivò fin dentro ai polmoni, improvvisamente il suo cuore si calmò. Non aveva il coraggio di girarsi o di distogliere lo sguardo dalla parete bianca del battello, ma di certo non si sentiva male, non sentiva il respiro mancarle, né il corpo tremare.

Stava bene.

Haru la osservava, poco distante. Makoto, con estrema calma gli si avvicinò.

-Haru- Il moro sobbalzò un poco e quando si rese conto di essere stato preso alla sprovvista distolse lo sguardo. -Va tutto bene?

-Perché continuate tutti a chiedermelo?

Makoto sorrise, abbassando un po' la voce e creando una bolla introno a loro, dove gli altri non sarebbero potuti entrare perché distratti da altro.

-Ultimamente sei distante e… distratto

-Non è vero.

Makoto piegò la testa.

-Haru, Nagisa voleva addirittura spiarti.

Gli occhi di Haru si aprirono dalla sorpresa, poi si corrugò.

-Ma perché?

Makoto lo guardò bene, dritto nell’anima, sorridendo pacificamente.

-Forse per Ame.

Il cuore di Haru fece il giro della morte, in preda all'agitazione esattamente come se fosse stato trafitto da una freccia. Fece silenzio, ma si accorse subito che Makoto aveva visto quel vorticoso ondeggiare di sentimenti nei suoi occhi. Guardò altrove e l’amico rise piano.

-Si vede.

Sussurrò e Haru sapeva a cosa si stesse riferendo, perciò non si girò a guardalo, finché non lo disse ad alta voce.

-Che ti piace.

Il suo cuore si fermò. Piacere? Poteva davvero provare cose del genere per una come Ame? E perché non avrebbe dovuto? La guardò d’istinto, mentre era distrutta su quella sedia. La guardò per la prima volta consapevole che davvero gli piaceva quella pelle che era era sudata, quei capelli morbidi e biondi che erano appiccicati per il sudore e quegli occhi azzurri torbidi ma avvolgenti.

Gli piaceva anche in quelle condizioni.

-Haru?

Lo chiamò l’amico, facendolo girare verso di lui.

-Non fare quella faccia -Gli disse – Non stai morendo…

Haru abbassò lo sguardo.

-Non sarà mai possibile…

Makoto alzò il mento e facendo così incontrò più in la, in linea d’aria, la figura di Aoi che era in piedi appoggiata saldamente al braccio di Rin. Sorrise amaramente.

-Però tu puoi provarci, non è lontana da te.

Haru mantenne il silenzio.

Se c’era una cosa che stando insieme ad Ame aveva capito era che con lei non c’era bisogno delle parole. Lei riusciva a sentire, avvertire, intuire quello che succedeva. Intuiva anche il ritmo dell’acqua e quello che voleva trasmettere e lui non conosceva nessun'altra in grado di farlo. E se questo fosse stato vero lei si sarebbe presto accorta di tutto.

….

 

Il battello era in acqua da forse venti minuti. Ame si era beatamente addormentata sulla spalla di Rei, che le era seduto accanto e aveva una mano stretta in quella di Nagisa, che aveva paura a lasciarla per on svegliarla. Così aveva finito per appisolarsi anche lui addosso alla ragazza. Rei continuava, invece a leggere i cartelli davanti a loro, nella speranza di non lasciarsi andare al sonno come quei due.

-Non sono durati molto – Disse Gou, con le mani sulle anche. Rei li guardò, pensieroso

-Nagisa non ha dormito molto, quando Rin l’ha chiamato per organizzare questa gita… lui era già sveglio.

Gou vece scivolare la mani lungo il corpo.

-E’ stata una cosa improvvisa, ma ne avevamo tutti bisogno.

Rei sorrise vedendo come anche Ame sembrava sognare qualcosa.

-Ci farà sicuramente bene un po' di tranquillità. Ci hanno portato una dose di preoccupazione non indifferente

Gou sorrise.

-Sono contenta che però Haru sia riuscito a farla stare meglio.

Rei sembrò essere perplesso e la guardò.

-Ma Haru e gli altri dove sono?

Gou guardò la porta che dava verso il mare.

-Haru voleva buttarsi in acqua, così Makoto l’ha seguito fuori. Mio fratello invece…

Si guardò intorno.

-E’ sparito da un po, in effetti. Credo che sia con Aoi, che non stava bene. Forse dovrei andare a cercarli…

Rei guardò il corridoio piccolo e stretto del battello.

-Ti accompagnerei ma….

Gou si mise a ridere.

-Vado e torno.

E si diresse verso il corridoio quasi correndo. Non c’era molta luce, ma si poteva bene vedere che sulla nave non c’era altra gente oltre a loro. Forse per l’ora, forse per la meta poco quotata, ma di fatto sembrava essere una nave fantasma. Eppure non metteva ansia, né angoscia, perché le pareti erano bianche candide, il pavimento era pulito e c’erano foto e oggetti a tema marino ovunque. Era rassicurante.

Davanti a lei vide la porta del bagno, socchiusa. Era un bagno di servizio, quindi era misto, per donne e uomini, perciò pensò bene di entrare senza esitazione, ma quando aprì la porta senza far rumore li vide lì davanti a se, appoggiati al lavandino.

Rin la teneva per i fianchi, tirandola a se, stringendole le spalle con l’altra mano, ferma e grande, che sembrava quasi non darle modo di muoversi. E lei, avvinghiata al suo collo, con una mano nei capelli che dipendeva dalle labbra del ragazzo che erano vicine alle sue, vicine e con gli occhi incatenati.

Gou trattenne il respiro, rimase ferma in apnea perché loro non l0avevano notata e perciò dopo solo qualche attimo, le labbra s’incontrarono.

Gou eraa sicura di star per svenire, ma ebbe il coraggio di fare due passi indietro, piano, trascinando la porta con se, senza fare rumore, esattamente come l’aveva aperta.

Quando si chiuse davanti a lei, sputò fuori l’aria che aveva nei polmoni.

Una cosa del genere avrebbe dovuto farla contenta.

Eppure, si sentiva decisamente inquieta.

Si strinse tra le spalle.

Doveva capire perché.

 

 

Autrice

 

Ciao a tutti! Sono molto contenta di essere riuscita ad aggiornare, perdonate come al solito il mio immenso ritardo, ma tra lavoro, università e problemi personali sono stata mooolto rallentata.

Ho cercato di fare il capitolo un po' piu lungo, spero che vi piaccia!!

Fatemi sapere, mi raccomando!

Un grazie immenso a tutti coloro che continuano a leggere, seguire ed anche a spronarmi, vi ringrazio immensamente!

:*

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