Power

di Veronica_horses
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Mi svegliai, come sempre con la faccia rigata dalle lacrime.
Avevo passato tutta la notte a piangere, l'unico modo per sfogarmi.
Sì, piangere è semplicemente inutile, ma quando ero arrabbiata per evitare di rompere qualcosa, l'unica cosa da fare era quella. 
Pian piano mi asciugai le lacrime dal viso e feci un lungo respiro per prepararmi ad affrontare l'ennesima giornata che per fortuna non includeva la scuola.
Ormai era finita da quasi una settimana, per fortuna direi, la scuola non mi è mai piaciuta.
L'unica mia passione era sempre stata quella dei cavalli. 
È l'animale più bello, più elegante, più imponente che possa esistere.
Non ci sono parole per descriverlo.
E a ricordarmi di questa passione quando mi svegliavo ogni mattina, c'erano tutti quei poster che li raffiguravano sulle pareti della mia stanza.
Forse sbagliavo a tenerli lì di fronte a me, mi facevano rattristire ancora di più.
Per non parlare della piccola statuetta di un cavallo morello che mi era stata regalata, quella era una disgrazia per i miei occhi.
Mi piaceva così tanto che mi mettevo a piangere ogni volta che la vedevo.
E lo stesso anche quando desideravo cavalcare un cavallo o semplicemente stargli vicino.
Mi alzai dal letto controvoglia e scesi giù, al pian terreno, per fare colazione.
La mia era una colazione veloce: una tazza di latte con pochi cereali.
Come al solito scese anche mia madre con tutta velocità per non fare tardi a lavoro.
Anche quella mattina notò i miei occhi gonfi.

《Oh, tesoro dovresti smetterla di pensare a quegli animali, che sono anche pericolosi tra l'altro》, disse la sua opinione, che risuonava sempre la stessa, come se l'avesse imparata a memoria.

Poi salì al primo piano.
Non risposi, non ho mai risposto a quelle stupide affermazioni. 
Mi sedetti sul divano goffamente e accesi il televisore.
In tv c'era il telegiornale, e poi sarebbe seguito il meteo.
Così decisi di aspettare per sapere che esito avrebbe avuto la giornata e gli altri giorni successivi.
Il telegiornale era giunto quasi alla fine, quando mia madre riscese le scale tutta pronta e mi venne a dare un bacio sulla fronte per comunicarmi che andava via.

《Ci vediamo stasera, Jessica》.

《Ciao》, le risposi fredda, come lei.

Quando chiuse la porta, iniziò il meteo.
Come sempre annunciava gran caldo. 
Meno male, almeno sarei potuta uscire fuori di casa con il mio cane Bob.
Era un pastore tedesco e devo dire che era bravissimo a saltare gli ostacoli.
Era con me praticamente da quando è nato, per questo mi voleva e gli volevo molto bene.
Lui mi rispettava, mi obbediva, mi capiva.
Così, ci "allenavamo" a saltare gli ostacoli.
Proprio come avrei voluto allenarmi con un cavallo.
Era davvero bellissimo quando saltava gli ostacoli alti, tipo 1,20.
Sapeva davvero come rendermi felice.
Così mi diressi in bagno, mi lavai e mi vestii sportiva pronta per uscire con Bob.

《Bob! Ciccino vieni qui》.

Ed eccolo tutto scodinzolante che arrivava "trottando".
Avevo chiamato le andature del cane come quelle dei cavalli.

《Va' a prendere il guinzaglio, da bravo》.

Mentre lui correva a prenderlo, io mi diressi nello sgabuzzino dove tenevo il marsupio per i bocconcini.
Mi girai e vidi Bob che teneva il guinzaglio in bocca, sempre scodinzolante facendo gli occhi da cucciolo.

《Grazie mille, bello》, lo ringraziai con una carezza e con un bocconcino.

Agganciai il guinzaglio al collare e andammo fuori.
Mio padre mi aveva costruito una specie di campetto con gli ostacoli dietro casa.
Passavo la maggior parte del mio tempo lì, sognando di essere in groppa ad un cavallo, e dimenticando di essere di fianco al cane.
Mi divertivo molto anche a saltarli io stessa.
Arrivammo nel campo e tolsi il guinzaglio, facendo posizionare Bob al mio fianco.
Cominciammo a camminare al passo e poi passammo al trotto.
Dopo un pó, anche al galoppo. 
Poi ecco qualche salto, erano disposti in base alla loro altezza, dal maggiore al minore. 
Ed ecco Bob saltare magnificamente.
Quel cane era fatto per saltare.
Trascorremmo una mezz'ora ad allenarci, poi lo feci defaticare e ci avviammo verso casa.
Entrata, guardai velocemente l'orologio: mezogiorno.
Certo che di tempo ne era passato.
Lasciai libero Bob e salii in camera per cambiarmi. 
Buttai lo sguardo sui poster dei cavalli e sentii il cuore pieno di tristezza.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Distolsi lo sguardo dai poster e mi diressi verso il letto. Mi sdraiai e feci un grande respiro. Perché le passioni devono essere così dure da portare avanti? Mi chiedevo così tanto perché mi costasse avere una passione. D'altronde i miei genitori non avrebbero dovuto fare molti sacrifici per mandarmi ad un corso di equitazione. Magari non avrei più fatto gite durante l'anno, ma le gite per me non erano un problema da eliminare. Nulla sarebbe stato più bello di un corso di equitazione. Guardavo la parete senza poster, ed era come guardare il vuoto. Faceva molto meno male però. Poi mi ricordai dell'orario: avrei dovuto mangiare. Così mi alzai, visto che anche il mio stomaco brontolava, e scesi al piano di sotto. Mi avviai verso i fornelli e iniziai a pensare cosa cucinare. Mia madre lavorava sempre, quindi fin dall'età di undici anni mi aveva insegnato a cucinare e a fare i servizi di casa. Bé, ora dovevo solo ringraziarla. Decisi di cucinare qualcosa di veloce, quindi un hamburger e delle patatine fritte. Mentre pensavo a quel piatto, mi venne l'acquolina in bocca. Mi affrettai a friggere i cibi e dopo li posai su di un piatto. Preparai la tavola per una persona e accesi la TV. Non riuscivo a mangiare senza di essa. Poi ad un tratto mi ritrovai Bob seduto accanto alla mia sedia che mi guardava con degli occhioni enormi. 《Ah... capito》, dissi alzando gli occhi. Aveva fame e io l'avevo dimenticato. Così corsi verso lo sgabuzzino e presi le crocchette per metterle nella sua ciotola. Bob non ci pensò su due volte e mangiò facendo sentire il rumore delle crocchette. Io tornai frettolosamente al mio tavolo a mangiare l'hamburger e le patatine. Mangiai piano, gustandomi tutto e guardando un dvd di salto ostacoli che mi era stato regalato. Gli ostacoli... quanto desideravo saltarne qualcuno con un cavallo. Quanto volevo essere amica di un cavallo e poterlo cavalcare quando volevo. Pensando a questo e guardando i cavalli gareggiare sentii scendermi sul viso delle lacrime calde. Piangevo in silenzio e nemmeno me ne accorgevo. Ad un tratto sentii squillare il telefono di casa. Corsi a prenderlo, nella stanza affianco alla cucina, il salotto. 《Pronto?》,chiesi consapevole di chi fosse a telefono. 《Sono io, hai mangiato?》. Era papà che mi faceva la solita chiamata a pranzo. Lui lavorava per molti giorni, per due o tre di seguito e poi tornava a casa per un giorno. Mi mancava molto a volte. O forse mi mancava perché non avevo nessuno in casa con cui parlare. 《Sì, tutto okay. Tu che fai?》. 《Fra un'ora finisco e potrò mangiare anche io. Ora vado. Ti voglio bene》. 《Ti voglio bene》, finii di pronunciare la frase e riattaccai. Me me ritornai a mangiare, ma mi rimanevano solo pochi bocconi, per cui feci subito e mi alzai per spegnere la TV e sparecchiare. Salii di nuovo sopra per stendermi un pó sul letto. Presi il cellulare e guardai i messaggi. Il gruppo su Whatsapp della scuola era sempre stato pieno di messaggi. A volte li odiavo addirittura quando scrivevano a raffica perché non riuscivo a fare altro. Allora stanca e sul punto di avere una crisi di nervi, decisi di andare al computer sulla mi scrivania accanto alla finestra. Volevo ricercare video sui cavalli, perché non sapevo come occupare il mio tempo. Così accessi il mio computer e aprii la pagina di you tube. Trovai il video di come si puliva un cavallo e presi un foglio per segnarmi il tutto. Sapevo che era solo una gran perdita di tempo, ma almeno scrivermi qualcosa su di loro mi faceva stare "meglio". Poi però mi venne un'altra idea. Perché non cercare qualche maneggio nelle vicinanze? Non ci pensai due volte e scrissi il nome del mio paese. Per fortuna il mio era un paesino che assomigliava ad una periferia e la cosa bella era che in bici ci mettevo solo dieci minuti per arrivare al mare. Non stavo più nella pelle e attesi impaziente la risposta sul monitor. Finalmente apparve il risultato: c'era un maneggio di nome Lo zoccolo dorato. C'era anche la mappa per arrivarci così decisi di stamparla. L'avrei letta dopo, ora volevo informarmi meglio su quel maneggio. Osservai meglio le foto, visto che quello era un vero e proprio sito della struttura, e mi accorsi che c'era il mare! Il maneggio e il mare si fondono perfettamente bene, pensai. Diedi uno sguardo ai cavalli e individuai alcuni dei loro manti: morello, sauro, baio. I miei preferiti erano i cavalli morelli. Poi da quanto erano alti e dalla loro struttura mi sembravano cavalli saltatori, ma non ne ero sicura. Fatto stava che erano stupendi. Passai tutto il pomeriggio a guardare foto su quel maneggio. Poi mi resi conto dell'ora che si era fatta e scesi giù ad attendere mia madre. Infatti arrivò dopo pochi minuti. La cena la preparava lei. Mangiammo della pizza, che aveva preso mentre ritornava da lavoro. Poi l'aiutai a sparecchiare e andai a letto, contenta di aver fatto qualche nuova scoperta. Avevo già un piano: l'indomani sarei andata alla ricerca di quel maneggio insieme a Bob.

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