Il battito del cuore

di kunoichi_chan009
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1\3 Questo è il cuore ***
Capitolo 2: *** 2\3 Al ritmo del suo cuore ***
Capitolo 3: *** 3\3 Sento il suo cuore ***



Capitolo 1
*** 1\3 Questo è il cuore ***


               1/3                   Questo è il cuore
 
 


 
Stringendomi nel cappotto rosso cammino per le vie di Konoha guardando fissa davanti a me, non presto attenzione né alle insegne colorate né ai negozianti che si sbracciano per incentivare le persone ad entrare e completare da loro gli ultimi acquisti prima di Natale. Con un sospiro affondo i piedi nella neve già piena di impronte ripensando al pomeriggio passato con Chouchou nel negozio di dango: il profumo delizioso dei dolci, la cortesia del personale, le chiacchere allegre e, sul finale, la tremenda nausea nel sentire l’odore del nuovo impasto che la proprietaria ci voleva far assaggiare prima del debutto ufficiale in quanto clienti affezionate. Un odore talmente forte e disturbante da costringermi a correre fuori dal negozio per non rimettere i dango appena mangiati,  tra l’altro una porzione fin troppo abbondante secondo i miei standard.
Immediatamente dopo di me era uscita Chouchou che, con sguardo critico, mi aveva fissata mentre cercavo di riprendere fiato e tenere il contenuto del mio stomaco al suo interno. Pulendosi le dita dal dolce che mi aveva ridotta in quello stato aveva messo fine alla nostra giornata con l’ultima frase che mi sarei aspettata da lei “Sarada, non è che sei incinta?”.

Con un altro sospiro calcio il cumulo di neve davanti al cancello di casa mia e tiro fuori le chiavi ripensando sconsolata alla faccia basita e la risata nervosa che avevo mostrato subito dopo quelle parole, Chouchou mi aveva guardata senza cambiare minimamente espressione mentre andavo nel panico facendo qualche rapido conto.
Ma che diamine! Come avevo fatto a non pensarci prima? Avevo associato la mancanza del ciclo allo stress dello studio, non sarebbe stata la prima volta, ma Chouchou poteva tranquillamente avere ragione. Fisso l’ingresso di casa senza vederlo realmente in preda all’angoscia nel rendermi conto che non posso aspettare domani per comprare un test di gravidanza e, indecisa, tiro fuori dalla tasca il cellulare per chiamare la mia migliore amica
-Sarada?
-Chouchou non posso aspettare domani, devo saperlo adesso!
-Vai subito a comprare un test di gravidanza allora… o vuoi che ci vada io? C’è un nuovo commesso molto carino a cui sono certa di piacere e, oltre a farmi uno sconto, forse potrebbe far ingelosire un po’ Mitsuki. Sai ultimamente…- inizia lei ma la interrompo non avendo la forza di ascoltare uno dei suoi piani per smuovere il mio compagno di team –Mitsuki è fatto così, non ti farà mai delle scenate di gelosia.
-Lo so, ma nulla mi fermerà dal provarci. Infondo ogni fidanzato che si rispetti dovrebbe essere almeno un po’ geloso no? Comunque sono vicina alla farmacia, ci faccio un salto?
-Mi faresti un favore, grazie.
-Figurati… Oh no, Sarada! – esclama improvvisamente facendomi sobbalzare e stringere di più il telefono mentre mi accorgo di essere ancora sulla soglia e con la neve che sgocciola dai capelli lunghi
-Cosa succede?!
-Hanno assunto Kunio! Non posso entrare e comprare una cosa del genere, in meno di un’ora lo saprebbe tutta Konoha e mia madre mi inseguirebbe a spada sguainata senza darmi la possibilità di spiegare!
-Lascia stare Chouchou, quel ragazzo fa fede al suo nome*. Ma ora che faccio? Quella vicino casa tua era l’unica farmacia in cui non lavorava qualcuno che conosco.
-Vai in ospedale.
-Chouchou non voglio dirlo a mia madre, non ne sono neppure sicura.- sbuffo smuovendo i fiori sulla scarpiera iniziando a sentire caldo con ancora il giacchetto addosso
-E cosa c’entra tua madre? Ascolta il mio piano, non puoi fallire se segui passo passo le mie indicazioni! Sono due anni che studi per diventare un ninja medico no?
-Si, in missione ci fa comodo e poi devo pur fare qualcosa tra una missione e l’altra. Io…
-….si lo so, tu vuoi aiutare il più possibile prima di realizzare il tuo sogno perché a quel punto staresti sempre in ufficio e non avresti più tempo né per le missioni né per farti chiamare “Dottoressa Uchiha”.
-Non mi sono mai fatta chiamare così.- le rispondo sbuffando per suo il tono derisorio
-Certo certo, comunque ne devi approfittare. In ospedale è semplice entrare, il personale ti conosce da sempre e da quando sei diventata l’allieva di tua madre ormai si può dire che sei sempre lì. Nessuno si stupirà nel vederti e potrai intrufolarti senza destare sospetti in ginecologia, hai fatto spesso ecografie no?
-Si, ne ho fatte molte ma…-
-Perfetto allora! Vai e se tua madre ti becca inventati qualcosa, tipo che volevi sapere cosa le andava per cena. Il cibo è sempre la soluzione!- mi interrompe lei restando in silenzio mentre in sottofondo sento il rumore sospetto di qualcosa che viene aperto e sgranocchiato.
Guardo per un momento davanti a me poi mi decido a girare i tacchi e riaprire la porta di casa fiondandomi fuori, con Chouchou che si fa i complimenti per il piano geniale.
 

 
Saluto senza fermarmi l’ennesima infermiera che mi passa davanti, tutte mi guardano sorridenti ma nessuna si ferma ad indagare sulla mia presenza nonostante oggi sia il mio giorno libero. La mia recita sta funzionando. Con finta tranquillità mi incammino verso il reparto di ginecologia al quinto piano tenendo gli occhi aperti così da individuare in fretta mia madre nel caso comparisse all’improvviso, quando mi ricordo un particolare importantissimo: dopo aver scambiato i turni con una sua collega mia madre ha cambiato il proprio giorno libero facendolo coincidere con il mio. Non può essere in ospedale visto che voleva andare a cena fuori con Ino. E pensare che le ho prenotato io il tavolo!
Improvvisamente più leggera mi do della stupida per averlo dimenticato e controllo la sala d’attesa, talmente piena da rendere impossibile l’idea di trovare una stanza vuota. Non mi preoccupo troppo perché l’assenza di mia madre cambia tutto così, girando su me stessa, ripercorro i miei passi fino al terzo piano dove ci sono gli studi dei dottori.
Spiego velocemente al segretario nel panico che non aspetto pazienti, ma che volevo approfittare del mio giorno libero per finire di analizzare dei campioni importanti.
Scuotendo la testa per la mia decisione mi lascia andare con un sorriso sollevato nel constatare che non aveva sbagliato nulla e io esulto vittoriosa appena chiudo la porta alle mie spalle, è una fortuna condividere lo studio con mamma.
Il sorriso si spenge appena poso gli occhi sull’angolo più lontano della stanza e vedo il monitor poco distante dal lettino, con un sospiro mi allontano dalla porta mentre mi tolgo il giaccone e lo piego ordinatamente sulla sedia cercando di non bagnare tutto.
Mi avvicino alla mensola per prendere gel e carta dopo aver acceso il monitor, sdraiandomi subito dopo iniziando ad alzare la maglietta quando l’ultima persona che avrei voluto incontrare oggi fa il suo ingresso dalla porta che non ho chiuso perché sicura di non incontrare nessuno. Boruto.
-Sarada, eccoti finalmente! È da prima che ti cerco, ti ho vista entrare in ospedale e ho provato a chiamarti ma non mi hai sentito. Stavo vagando non so da quanto per i corridoi quando sono finito qui davanti e il segretario mi ha detto che eri qui e stavi sprecando il tuo giorno libero per… Ehm… Sarada? Che stai facendo?- mi chiede abbassando gradualmente il tono mentre prende atto della scena che ha davanti. Anche se la sua comparsa improvvisa non mi avesse mandata in confusione non saprei comunque cosa inventarmi, con la pancia scoperta e il gel a mezzaria non sono molte le alternative. Gli dico la verità.
La sua faccia sbianca e poi si arrossa in un attimo mentre mi guarda con le sopracciglia aggrottate –Perché non me l’hai detto? Pensavi non fossero affari miei?- mi chiede leggermente arrabbiato torturandosi il copri-fronte.
-Mi è venuto il sospetto circa due ore fa- gli rispondo cercando di trattenere l’irritazione per la sua accusa neanche troppo velata e immediatamente la rabbia lascia i suoi lineamenti –Non ci avevo minimamente pensato finché Chouchou non mi ci ha fatto ragionare questo pomeriggio. Volevo controllare prima di dirtelo, che senso avrebbe far andare nel panico anche te se è un falso allarme?
Restiamo alcuni istanti in silenzio con lui che mi guarda e io che evito il suo sguardo sentendo pizzicare gli occhi, ho paura di guardarlo e leggere nel suo viso la delusione o peggio, la voglia di lasciarmi. Fortunatamente riprende a parlare distogliendomi dai miei nefasti pensieri.
-Lo capisco, ma sono il tuo ragazzo. Non puoi affrontare certe situazioni da sola, dattebasa!- esclama con veemenza facendosi avanti e stringendomi la mano, a quel punto una lacrima mi scende solitaria sulla guancia, subito raccolta dal suo pollice mentre mi stringe a sé.
-Sono terrorizzata, se dovessi essere incinta cosa faremo Boruto? Abbiamo diciannove anni, andiamo continuamente in missioni pericolose e abbiamo anche i  nostri apprendistati. Come la prenderanno i nostri genitori?- dico parlando a raffica con la faccia premuta contro la sua maglietta bianca, la cerniera della giacca quasi si fonde con la mia guancia ma non mi muovo di un centimetro.
-Quel vecchio idiota di mio padre farà una festa e mia madre inizierà a cucire tutine, ecco come la prenderanno!- mi risponde facendomi scappare un risolino – Tra l’altro i nostri genitori ci hanno avuti a ventidue anni, non credo ci sia tanta differenza. Anche se probabilmente Sasuke-sensei mi ucciderà durante un allenamento simulando un incidente, dattebasa!
A questo punto non mi trattengo più e scoppio a ridere immaginando perfettamente le varie situazioni, tutte più che reali. Boruto si china su di me dandomi un bacio veloce e stranamente mi tranquillizzo. Stropiccio un po’ gli occhi e mi tolgo gli occhiali appannati pulendoli con la maglietta mentre lui si asciuga velocemente una lacrima che cerca di non farmi vedere.
Ci guardiamo per un istante e non posso che rimproverarmi per aver pensato che mi avrebbe lasciata, non Boruto.
Mi rimetto gli occhiali e prendo il gel abbandonato al mio fianco mettendone una dose abbondante sul ventre, con titubanza prendo la sonda addominale e ce la poso sopra iniziando a muoverla ma mi fermo quasi subito. Ho trovato ciò che cercavo.
Boruto trattiene il fiato, non per ciò che mostra il monitor (non ha idea di come si legga un’ecografia) ma per la mia faccia anche se non saprei dire esattamente che espressione ho adesso, perché davanti a me c’è la conferma dei miei dubbi. Facendo qualche calcolo e un rapido controllo posso dire di essere verso la fine del primo trimestre e che il bambino è un po’ piccolo, altrimenti la pancia si inizierebbe già a vedere.
-Allora?- la voce di Boruto mi riscuote dai miei pensieri e, voltandomi a guardarlo, mi stupisco nel vedere eccitazione sul suo volto.
Mi sfugge un sorriso nel constatare che non ha preso male la situazione ma lui fraintende la mia espressione e, con le guance rosse, si porta una mano tra i capelli biondi scompigliandoli ancora di più. –Ah, un falso allarme. Beh… emh… ti sentirai più tranquilla immagino, si insomma…-
-Boruto- lo interrompo aspettando che riporti l’attenzione su di me, una volta incrociati i suoi occhi estendo leggermente il sorriso indicando un punto preciso sul monitor e mentre la sua espressione si fa raggiante inizio a descrivere ciò che lui non riesce a vedere

-Questo è il cuore.
 
 
 
 
*Kunio significa “Ragazzo delle campane”, spiego meglio la scelta del nome nelle note.
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Salve a tutti!
Vi ringrazio per aver letto fin qui, dico  davvero. So che ci sono alcune cose che vi potrebbero mandare in confusione quindi tranquilli, ho fatto una lista e ora vi spiego tutto. Per comodità scrivo in grassetto la questione almeno sarà più semplice andare subito alla parte interessata (almeno spero). Prima di cominciare piccola domanda: avete visto quei disegni bellissimi di Sarada e Boruto genitori ad un’età di tipo diciassette anni? Non li metto perché non conosco l’autore ma andateli a cercare!

Chouchou a mio parere non è tanto da spiegare, ma per sicurezza specifico che non mette la pulce nell’orecchio a Sarada per qualche motivo che non sia l’intuito e il sospetto. Semplicemente sa che la sua amica ha un ragazzo e che negli ultimi tempi mangiava qualche dolce in più, tra l’altro voglio immaginarle molto aperte l’una con l’altra quindi durante le chiacchere non ci vedrei nulla di male se Sarada le avesse detto di non avere il ciclo a causa dello stress. Le è venuto il dubbio sulla possibile gravidanza dell’amica quando l’ha vista correre via in preda ai coniati di vomito, ma solo perché quando si pensa alla gravidanza chi non vi ha avuto a che fare abbastanza da vicino di solito pensa allo stereotipo del “tanto cibo, voglie, nausee improvvise”. Finendo con lei voglio parlarvi della MitsuCho  (sperando di aver azzeccato il nome), una delle mie coppie preferite. Non posso sapere come si comporterebbero nell’immaginario del loro autore ma nel mio Chouchou cercherebbe di sottoporre Mitsuki a queste piccole prove. Guai a chi dice che Mitsuki non può provare amore, per me sono perfetti!

Kunio, secondo la pagina di “nostrofiglio.it”, significa per l’appunto “ragazzo delle campane”. È un gioco di parole, dato che un tempo si usavano le campane per diffondere notizie (l’ora del pranzo, il momento di tornare a lavoro, il momento della preghiera, i giorni di festa…) ho pensato a questo ragazzo un po’ comare che diffonde notizie per Konoha. Forse non è molto divertente, ma a me piace molto.

Sarada sta studiando per diventare un ninja medico non perché ha rinunciato al sogno di diventare Hokage, ma per ampliare la sua conoscenza. Nel fandom si trovano spesso fanart di Sarada intenta a curare qualcuno e lo trovo molto realistico. Forse può sembrare presto ma Sakura è diventata allieva di Tsunade quando era più piccola dell’età che ho dato alla figlia e in tre anni è diventata una delle migliori. Quindi spero non troviate troppo strano il fatto che dopo soli due anni Sarada esegua visite da sola e abbia anche il “giorno libero” diverso dalla sua maestra. Diciamo che è molto brava a gestire gli appuntamenti dato che è reperibile in ospedale unicamente quando non è in missione ma ehi! È un’Uchiha quindi può. Tra l’altro, mano sul cuore, mi dispiacerebbe davvero sapere che non si è cimentata neppure un po’ nella medicina con la madre che si ritrova. Finisco col dire che condivide lo studio con la madre perché, a parte i primi tempi in cui la seguiva passo passo, da quando è in grado di gestire da sola le visite mediche Sakura non resta con lei e gira per l’ospedale (con le sue conoscenze penso venga chiamata tutto il giorno da una parte all’altra) e che sarebbe inutile darle uno studio solo suo dato che spesso non c’è e che non lo occupano mai contemporaneamente se non quando Sakura le insegna qualcosa di nuovo.

Parlando del carattere di Sarada so che spesso viene dipinta come una senza sentimenti, ma direi che non è proprio vero soprattutto dopo aver visto gli episodi disponibili della nuova serie. Trovo normale il suo atteggiamento in una situazione del genere. E per Boruto spero davvero di non aver fatto un casino. Ho provato a far leggere la storia prima di postarla ma mi hanno detto che il suo atteggiamento non è così assurdo, voglio fidarmi. Il mio unico dubbio in realtà è la velocità con cui accetta tutto e anzi, sembra anche deluso nel sapere che potrebbe essere un falso allarme. Notare i “dattebasa”.

Dato che queste note stanno diventando più lunghe del capitolo mi sbrigo con l’ultimo punto, ossia: Non sono una ginecologa quindi prendete con le pinze ciò che ho scritto. Ho cercato delle informazioni al riguardo, innanzitutto da un mio amico che sta per laurearsi come infermiere e poi sulla “somma” Wikipedia. Mi ha detto che le nausee arrivano verso il terzo mese e che si inizia a vedere la pancia all’incirca tra il terzo e il quarto. Per questo non le si vede minimamente la pancia (oltre ad essere piccolo il bambino). La prima ecografia si fa verso la terza settimana ma ovviamente Sarada non sapeva di essere incinta e ha saltato l’appuntamento. Comunque mi sembra di far combaciare bene le date. La sola cosa che non ho trovato è proprio la questione del cuore, non ho idea del tempo che ci sia da aspettare per vederlo. Diciamo che la prendo come licenza dato che “il cuore” sarà un po’ il filo conduttore della triologia.
 
Scusate per la lunghezza delle note ma volevo fare chiarezza, a presto.

Kunoichi_chan009
 
p.s. stavo dimenticando di dirvi che ho inventato l’età in cui i loro genitori li hanno avuti.
p.p.s. credo che basti il raiting giallo, ma nel caso fatemi sapere.
 

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Capitolo 2
*** 2\3 Al ritmo del suo cuore ***


 
 
2\3                                                Al ritmo del suo cuore



 
Sarada fissava il soffitto.
Lo fissava cercando di calmare l’irritazione che la stava prendendo sempre di più nel sentire su di se lo sguardo del suo ragazzo che, senza sbattere le palpebre, la guardava assente cercando di riconnettersi con la realtà.
Boruto Uzumaki, con un pigiama a dir poco ridicolo regalatogli dal padre (neanche a dirlo: aveva ricamate delle ciotole di ramen), se ne stava in piedi sulla soglia della camera e fissava la sua ragazza con sguardo leggermente disperato.
Una delle prime cose che gli aveva detto suo padre una volta saputo del bambino, dopo essere svenuto ovviamente, era di cercarsi una casa con vicino un supermercato. Inizialmente il biondo era rimasto basito, soprattutto perché Sasuke, il suo sensei, aveva annuito impercettibilmente alle parole dell’amico.
Boruto aveva deciso di sorridere e annuire, il padre di Sarada era armato ma non aveva ancora cercato di ucciderlo e per il momento non gli importava altro.
I due giovani avevano trovato un appartamento adatto ai loro bisogni in un quartiere tranquillo, con vicini simpatici e l’affitto non era troppo alto. La sola pecca era la distanza dal supermercato ma Boruto, già dimentico dei consigli del padre, non ci fece troppo caso.
Inizialmente era andato tutto bene, avevano il loro ritmo e vivevano tranquilli.
Poi arrivarono loro: le voglie.
La prima volta Sarada lo sorprese, stavano ammirando le tutine che Hinata aveva appena finto di cucire –tutte senza lo stemma del Clan, su cui ancora discutevano- ed improvvisamente aveva alzato lo sguardo chiedendogli di andarle a prendere un po’ di frutta fresca. Avevano appena fatto la spesa quindi non ci mise molto a porgerle quello che aveva chiesto, anche se un po’ confuso.
Le cose peggiorarono andando avanti con la gravidanza.
Non importava l’ora o il tempo atmosferico, se Sarada aveva le voglie lui doveva scattare o si sarebbe ritrovato la ragazza in lacrime in preda agli ormoni. In quei momenti gli faceva una gran tenerezza,  diventava triste perché si sentiva ridicola ma non poteva farne a meno, quindi qualche lacrima di frustrazione era sempre pronta a colarle sulle guance.
Boruto non se ne faceva un problema, gli piaceva prendersi cura di lei e se ciò significava andare in piena notte a prenderle un onigiri lo avrebbe fatto. Il supermercato era lontano ma lui era veloce e non ci metteva mai molto.

Ma in quel momento era diverso.
Aveva affrontato una giornata difficile: Sasuke-sensei lo aveva sottoposto ad un duro allenamento (dal quale era uscito con un paio di contusioni e alcune ferite accidentali), nel pomeriggio aveva fatto da scorta a dei documenti molto importanti ritrovandosi a combattere per difenderli e, una volta a letto, si era dovuto rialzare per andare a chiedere\intimare ai vicini di risolvere le loro divergenze coniugali durante il giorno. E pensare che sembravano tanto tranquilli.
Tornato in casa aveva sperato di trovare Sarada ancora addormentata, da quando il pancione la affaticava le capitava a volte di avere il sonno più pesante, ma non era stato fortunato e la ragazza si era sbrigata a comunicargli l’ennesima voglia.
-Potresti ripetere?- chiese sperando di aver sentito male, speranza abbastanza vana
-Ho voglia dei dolci del Villaggio della Nebbia
-E dove li dovrei trovare?
-Prova a vedere da quella vecchietta dall’aria losca
-Sarada sono esausto: tuo padre ha cercato di farmi fuori, sono stato sballonzolato da una parte all’altra per tutto il giorno,  e sono le tre di notte!
-Scusami, hai ragione…- gli disse la ragazza sorprendendolo, con un sorriso alzò le coperte e si stese accanto a lei posandole le mani sul pancione, già pronto a sprofondare nel sonno –mi dispiace di essere così fastidiosa-
E Boruto Uzumaki, con il suo pigiama imbarazzante, si ritrovò a correre tra i tetti di Konoha.
 
 
-Fammi capire Boruto, non vuoi ancora sapere il sesso del bambino? Ma non sono le donne a volere la sorpresa di solito?
-Immagino di si Shikadai, ma in questo caso è diverso! Sarada è un ninja medico, le sa leggere le ecografie.- protestò il ragazzo bevendo un sorso di bibita per rinfrescarsi, ormai Giugno era alle porte e il caldo si faceva già sentire
-Piuttosto, so che hai sfilato con un bel pigiamino la notte scorsa- lo prese in giro Inojin addentando un hamburger –questa volta cosa ti ha chiesto?
-I dolci del Villaggio della Nebbia, sono riuscito a recuperarli da quella vecchia irascibile, ma in cambio le ho dovuto cedere il mio buono omaggio per il nuovo hamburger che presenteranno tra poco, dattebasa!
-Un momento!- lo fermò il giovane Nara con gli occhi sgranati –intendi dire quel buono omaggio? Boruto ce ne sono solo dieci in circolazione, lo hai davvero barattato per dei dolci?
-Che altro potevo fare? Quella accetta solo scambi del genere! Non potevo tornare a casa senza, a Sarada sarebbe venuta una crisi isterica.- rispose sconsolato Boruto per la preziosa perdita, perlomeno la ragazza si era calmata una volta mangiati i dolci.
-Questo è vero amore- ridacchiò Mitsuki – piuttosto, avete deciso per l’altra questione?
A quella domanda Shikadai e Inojin si fissarono per un istante soppesando la situazione, erano davvero pronti a sentire il loro amico lamentarsi per la situazione, di nuovo?
-Potete anche non guardarvi così- li riprese subito Boruto leggermente risentito, si era sfogato con loro qualche volta nei mesi passati ma quella era una reazione esagerata!
-Comunque si, abbiamo risolto.
-Cosa? E che avete deciso, vi sposerete?- chiesero quasi all’unisono agitandosi e facendo cadere briciole ovunque
-Beh il problema principale non è mai stato sposarsi, un giorno lo faremo. Ma nessuno dei due vuole farlo perché sta per arrivare un bambino, aspetteremo che nasca e cresca un po’, dattebasa.
-Ma il bambino dovrà prendere un cognome, a quale Clan apparterrà?- chiese Mitsuki esprimendo il dubbio di tutti, motivo delle liti che non si erano risparmiate nei mesi precedenti.
-Questa questione è complicata lo sai- gli rispose –Sarada è l’ultima Uchiha, oltre a suo padre, e non vuole che il suo Clan termini con lei, ma in questo modo come Uzumaki ci sarà solo Himawari. Se in futuro si sposerà dovrà far prendere al marito il suo cognome altrimenti anche il nostro Clan finirà. Nessuno dei due voleva cedere.
-E quindi? Che avete deciso?- domandò curioso sporgendosi oltre il tavolino
-Sarò sincero, è stata Himawari a decidere.
-Himawari?- chiese Inojin curioso, la sua ragazza non gli aveva detto nulla.
-Si è presentata da noi mentre discutevamo dicendo che era sciocco e che la soluzione era semplicissima.
Boruto si zittì tirando fuori dalla borsa una tutina bianca, con delicatezza la voltò mettendo in vista il simbolo ricamato sulla schiena
-Quindi sarà un’Uchiha!- esclamarono i suoi amici guardando il simbolo
-Si, Himawari ha detto che secondo lei era la scelta migliore. Il Clan non si può estinguere così e lei è più che decisa a restare un Uzumaki anche dopo il matrimonio, quindi ha risolto il solo problema che mi fermava dall’entrare nel Clan di Sarada. Ci ha regalato questa.- spiegò sorridente lanciando uno sguardo al ragazzo accanto a lui –Mia sorella non ti ha detto nulla? Se intendi restare con lei dovrai cambiare il tuo cognome Inojin.
-Cerchi ancora di farci lasciare, Fratellone?- lo prese in giro Inojin ricordando i primi tempi della sua relazione con la piccola Uzumaki –No, non mi ha detto nulla ma non mi preoccupo. Non ci sposeremo tanto presto e comunque cambiare cognome non sarà una tragedia, alla fine la cosa importante per la mia famiglia è che io abbia un erede a cui affibbiare il nome “Ino-qualcosa”. Più o meno come Shikadai e Chouchou- spiegò ridacchiando nervosamente ricordando le raccomandazioni della madre. Dopo quella frase iniziarono tutti a ridere pensando alla possibile generazione di Ino-Shika-Cho che si sarebbe formata.
 

-Oh, ciao Chouchou
-Ciao paparino, già di ritorno?- lo salutò la ragazza uscendo dall’abitazione. La luce del tramonto tingeva i muri chiari di un caldo arancione e le piantine che avevano sistemato vicino alla porta avevano tutti i fiori chiusi, già pronti per la notte.
-Puoi piantarla con questo soprannome?- chiese scocciato il ragazzo arrossendo leggermente e superando l’amica mettendo finalmente piede in casa
-Che cattivo che sei, e pensare che ho riportato qui la tua amata fidanzatina. Mi merito un premio.
-Perché? Si è sentita di nuovo male?- chiese preoccupato Boruto fissando Chouchou in attesa di risposte, la ragazza cambiò espressione e annuì seria –Niente di grave, ha avuto un leggero mancamento. Ma sua madre le ha detto di venire a casa e riposarsi  fin dopo il parto, ormai è tempo che vada in maternità.
-Capisco, grazie per averla accompagnata.
-Figurati- rispose la ragazza sorridendo beffarda –dopotutto è colui o colei che porta in grembo, a proposito grazie di nuovo per averle fatto promettere di non rivelare il sesso a nessuno, che la fa stancare tanto. E quel qualcuno mi chiamerà zietta!
Boruto la guardò allontanarsi prima di chiudere la porta e andare dalla sua ragazza. Sarada se ne stava comodamente sdraiata sul divano con i piedi a penzoloni, le mani intrecciate sul ventre prominente e lo sguardo serio, di chi è pronto a combattere una guerra. E vincerla.
-Non sono affatto d’accordo, sappilo.- lo accolse irritata –non c’è bisogno di mandarmi in congedo, è da quando ha saputo della gravidanza che mia madre cerca di togliermi la mole di lavoro. Sono passata dal prendere parte alle operazioni all’analizzare campioni di sangue, io! L’ultima volta che l’ho fatto avevo appena iniziato ad essere la sua allieva!- si sfogò gonfiando le guance irritata
-Ma ti ha lasciata comunque lavorare ben oltre quanto consigliato viste le tue condizioni, deve essersi preoccupata molto se ha deciso di metterti in congedo all’improvviso- cercò di rabbonirla lui arreso all’evidenza che quel giorno non avrebbe ricevuto nessun bacio di “bentornato”
-Ho solo esagerato un po’ con i prelievi della vecchietta losca
-La vecchia? Cosa ha fatto?- chiese confuso sedendosi dopo che Sarada aveva rannicchiato le gambe per fargli spazio
-Sembra abbia avuto un problema e il medico le ha prescritto molte analisi. Normalmente si devono aspettare diversi giorni per averle ma lei le voleva subito, quando le ho spiegato la situazione mi ha proposto uno scambio interessante.
-Quale scambio?- chiese curioso il ragazzo. Sarada allungò il braccio per prendere la borsa blu abbandonata vicino a lei e si mise seduta, tirando fuori dal portafoglio un piccolo tagliando.
-Mi ha detto che ieri lo avevi barattato per i dolci. Me lo ha ridato e, in cambio, ho allungato il mio turno e le ho fatto tutti gli esami in giornata. Per questo ho avuto quel mancamento e mia madre si è agitata.
Boruto fissò il buono con gli occhi sgranati, lo prese in mano e senza darle tempo di reagire l’abbracciò teneramente posandole un bacio tra i capelli
-Non avresti dovuto, ti sei affaticata per un hamburger. Se ti fossi sentita male?
-Non è forse quello che fai sempre tu per me?- chiese lei abbracciandolo stretto, per quanto possibile con la pancia che si ritrovava –hai faticato tanto per avere questo buono, non volevo tu rinunciassi solo perché mi era venuta la dannata voglia di un dolce quasi irreperibile.
-Questo hamburger sarà sul mercato tra qualche mese, sarei sopravvissuto. Tu ne avevi più bisogno.
-Se i dieci che hanno il buono non approveranno l’hamburger il produttore non lo produrrà più, non credere che non lo sappia. Se non avesse tanto valore la vecchietta non lo avrebbe accettato come pagamento, la conosco.- lo riprese Sarada posandogli la testa sulla spalla –doveva essere davvero in ansia per rinunciare ad un occasione del genere.
Boruto sorrise beffardo e alzò il mento della sua testarda, irascibile e fantastica ragazza, dandole uno dei baci più dolci che mai si erano scambiati.
 
 

Stava per andare nel panico. Anzi, stava per avere una crisi isterica.
Sarada gli stringeva la mano, che scricchiolava in maniera sinistra, mentre cercava di regolare il respiro per spingere al meglio. Sakura cercava di mantenere la calma ignorando il fatto che a partorire era sua figlia, ma la semplice presenza della donna ricordava  a Boruto che quel parto non era normale.
Inizialmente era andato tutto come aveva pensato: a Sarada si erano rotte le acque all’improvviso, lui l’aveva portata in ospedale e, dopo aver aspettato qualche ora di travaglio, la stavano per portare in sala parto. Improvvisamente la sua ragazza aveva gridato il nome della madre che aveva subito fatto irruzione nella stanza, Boruto era riuscito a vedere per un istante suo padre che cercava di sorridergli rassicurante dal corridoio prima che la porta si richiudesse, e aveva ascoltato la figlia dirle che qualcosa non andava ma che non riusciva a capire cosa fosse a causa del dolore che la distraeva. Si erano trovati così a dover affrontare un parto difficile a causa della posizione improvvisa presa dal bambino ma, grazie alla presenza di Sakura, erano riusciti ad evitare una tragedia.
Per Sarada e il piccolo, non per la sua mano.

In quel momento Boruto non pensava più a nulla, Sarada riposava tranquilla nel letto e lui, seduto vicino a lei, stringeva tra le braccia la sua bambina. Una femminuccia.
La lacrima di commozione che aveva trattenuto nel sapere che sarebbe diventato padre era finalmente scesa, seguita da molte altre. La piccola dormicchiava serena nonostante la nascita difficile e Boruto sapeva che presto la sua pelle avrebbe iniziato a schiarirsi prendendo il colore della madre, d’altronde era la sua copia in miniatura. I corti capcapelli neri si erano asciugati e si arricciavano leggermente sulle punte e gli occhi, in quel momento chiusi, erano due piccole gocce di ossidiana. Inizialmente aveva anche un “baffo” su entrambe le guance, ma quando si era calmata era scomparso. Per poi ricomparire quando aveva ripreso a piangere poco dopo, Boruto era davvero curioso di sapere a cosa avrebbe portato tutto ciò in futuro.
-Come la chiamiamo?- chiese Sarada riscuotendolo dai suoi pensieri
-Già sveglia? Come ti senti?- domandò girandosi verso di lei
-Sto bene, vista la situazione. Dunque?
-Tu sapevi che era una femmina, non dirmi che non ci hai pensato- ridacchiò lui continuando a cullare la piccola
-Beh…- iniziò la ragazza con le guance leggermente rosse, a quella vista Boruto inarcò un sopracciglio -Avanti, dimmi
-Non sarà come per Chouchou, Shikadai e Inojin ma vorrei portare avanti una piccola tradizione che si è appena creata nella mia famiglia
-Quale? Il “Sa”*?
-I miei mi hanno chiamata Sarada perché i loro nomi iniziano con quella sillaba, vorrei continuare così. Per i primogeniti almeno- chiarì la ragazza portandosi una lunga ciocca nera dietro l’orecchio
-Quindi è appena nata una nuova tradizione? Va bene dattebasa! E a cosa avresti pensato?
-Sayuri- esalò senza la minima esitazione
-“Giglio”? Mhm… Sayuri Uchiha. Mi piace!- affermò Boruto guardando felice la bambina e Sarada sorrise di rimando, più tranquilla.
-Chissà, magari da grande non vorrà portarla avanti, ma sono felice di averlo fatto.
-Lei non lo porterà avanti perché per farlo le servirebbe un figlio, e nessuno le si avvicinerà altrimenti papino gli spaccherò le gambe.
-Boruto, questa è nostra figlia. Se qualcuno farà qualcosa che non vorrà ci penserà lei a spaccargli le gambe- lo rassicurò Sarada ridendo divertita per la gelosia del suo ragazzo. Proprio in quel momento scattò l’orario delle visite e la piccola folla che aveva atteso in sala d’aspetto fece irruzione nella camera.
 
Alcune ore più tardi la giovane coppia era di nuova sola nella stanza, solo Sakura passava ogni tanto perché aveva il turno di notte e continuavano a chiamarla per degli accertamenti nel reparto, ma i due sapevano che era solo una scusa per non allontanarsi troppo dalla nipotina. Intorno a loro c’era una quantità imbarazzante di regali, probabilmente non sarebbero riusciti a fa entrare tutto nella camera della piccola e Boruto già prevedeva sonagli e giocattoli in giro per il soggiorno e il resto della casa. Non se ne preoccupò molto e restò a guardare la sua bambina che dormiva serena, con il piccolo petto che si alzava e abbassava al ritmo del suo cuore.
 







 
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Ed eccoci qui con la seconda parte!
Ma salve a tutti, come va? Tutto bene spero.
Saltiamo i convenevoli e andiamo alle spiegazioni (che spero non durino come la volta scorsa):
ci tengo a ribadire una cosa, ossia che non sono un’esperta in materia e sto scrivendo usando un po’ di informazioni prese in giro, stereotipi comuni sulla gravidanza e, in generale, ciò che mi è utile per scrivere il capitolo.
Non voglio far sembrare le donne incinte delle isteriche, ma personalmente mi ha sempre fatta divertire l’idea che mandino nel mezzo della notte qualcuno a comprare del cibo. Se mai avrò un figlio ci proverò almeno una volta, solo per il gusto di vedere la persona con cui starò andare nel panico.
A parte gli scherzi, prendete come sempre con le pinze ciò che scrivo riguardo l’ambito medico.
Per finire la questione “voglie”, il discorso del “scusa se sono fastidiosa” l’ho preso da un video di youtube in cui è Sakura a dirlo a Sasuke, non saprei dirvi il nome perché non sono riuscita a ritrovarlo.
Ebbene si, la piccola è un’Uchiha. Mi dispiace ma non volevo proprio far terminare il Clan di Sarada.
*Probabilmente è solo una coincidenza se i nomi di Sasuke, Sakura e Sarada iniziano con il “Sa”, ma a me piace pensare che la piccola sia stata chiamata in quel modo per questo. Parlo di “sillaba” perché in giapponese i nomi di solito vengono divisi in quel modo.
Che altro dire? Mi piace pensare che Himawari e Inojin si metteranno insieme un giorno, come si chiamerà la ship? Inowari? Boh.
La vecchietta dall’aria losca compare due volte nell’anime di Boruto e mi sono divertita a includerla, specifico che Sarada non ha fatto nulla di illegale; ha solo protratto il suo turno per fare le analisi che altri medici avrebbero fatto e analizzato nei giorni seguenti, lo può fare tranquillamente.
Forse qualcuno sperava in una bambina che somigliasse a Boruto, ma ho preferito farla simile alla madre (il parto è stato difficile quindi la piccola ha il volto gonfio e violaceo, è una cosa normale) aggiungendo un “baffo” che le compare sulle guance quando piange. So che dovrebbe essere fisso visto che per il padre è così, ma lei è la terza generazione quindi lascio vagare la mia fantasia.
Non mi sembra di dover dire altro. Chiarisco solo un’altra cosa: la mia fisioterapista appena ha scoperto di essere incinta è stata subito mandata in maternità, mi hanno spiegato che a nessuna di loro è permesso continuare a lavorare finché non partoriscono perché potrebbero stare a contatto con chi ha una qualche malattia trasmettibile. Non mi sono informata, ma se questa regola vale per le fisioterapiste che di solito lavorano con persone con problemi non trasmettibili, allora dovrebbe valere anche per le altre donne nel campo della medicina. Diciamo che Sarada è molto convincente.
 
A presto con l’ultima parte.
Konny
 
p.s. dai, questa volta le note sono durate poco.
p.p.s. non ho descritto nel dettaglio il parto anzi, sono rimasta molto sul vago. Spero non vi dia l'impressione di una cosa affrettata ma ho preferito così.
 

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Capitolo 3
*** 3\3 Sento il suo cuore ***


3\3                             Sento il suo cuore
 
 
 

Sayuri saltellava agilmente per il viale bagnato, si sentiva un po’ in imbarazzo a  pestare i piedi nelle pozzanghere ma non riusciva proprio ad impedirselo, era troppo divertente. Gli stivaletti rossi erano macchiati in più punti, ma essendo di gomma ci avrebbe messo pochissimo a ripulirli.
Poco più avanti la sua migliore amica si guardava attorno mangiando l’ennesimo pacchetto di caramelle gommose della giornata, per poi tornare con lo sguardo sulla bambina che schizzava acqua ovunque.
-Quando eravamo piccole non vivevi da queste parti?- chiese masticando con gusto, Sayuri si guardò attorno per un attimo e, riconoscendo la zona, annuì –Oltre questa casa c’è il palazzo in cui abitavamo, puoi vedere il tetto anche da qui.
-Era un bell’appartamento se ricordo bene
-Lo era, ma quando sono nati Shota e Ryu è diventato troppo piccolo. Papà dice sempre che o entravano le culle o entravamo noi. Un po’ mi dispiace aver cambiato casa, ma nella nuova ho avuto una camera più grande e un giardino immenso per giocare.- le rispose Sayuri ricordando il giorno in cui era diventata sorella maggiore quattro anni prima.
Improvvisamente le cadde l’occhio sull’orologio che aveva al polso e quasi divenne più pallida del solito
-Choko è tardissimo, il pranzo inizierà tra poco!
-Oh no, Nonna Karui mi ha minacciata di dimezzare il dolce  se arrivo in ritardo!- esclamò preoccupata l’altra bambina correndo verso casa insieme all’amica.
 

Choko Akimichi era identica alla madre, sia nei colori che nella forma fisica, la sola cosa in cui si differenziava era l’acconciatura, dato che la bambina preferiva un taglio corto e comodo. Quando Chouchou si era accorta di essere incinta, poco dopo la nascita di Sayuri, quasi non era riuscita a crederci.
Quando era toccato a Sarada, pochi mesi prima, si era ripromessa di stare ancora più attenta del solito per non fare lo stesso errore, invece c’era cascata anche lei. Come aveva previsto sua madre si era infuriata ed era toccato a suo padre calmarla, quando lei e Mitsuki avevano comunicato la notizia ai coniugi Akimichi il ragazzo si era persino messo tra la sua ragazza e Karui tanto spaventosa era la faccia della donna.
Orochimaru si era limitato a fissarli con sguardo vacuo iniziando subito dopo a chiedersi come avesse fatto il figlio a generare una vita, dato che non aveva fatto tanta attenzione a quel particolare quando l’aveva creato. Inutile dire che il ragazzo si era rifiutato di fare da puntaspilli al genitore per qualche esperimento di dubbio gusto. Una volta accettata la realtà dei fatti, grazie anche alla presenza della piccola Sayuri, Karui aveva iniziato a prendersi cura della figlia cucinando con ancora più dedizione di prima e Chouchou, che si era già data della stupida per aver definito “errore” la gravidanza di Sarada dopo aver visto la gioia dei suoi amici una volta risolti i malintesi, si era completamente pentita per aver pensato la stessa cosa del suo bambino. Come poteva non amarlo? Per quanto impossibile avrebbe giurato di sentirlo crescere. Fu una sorpresa scoprire di aspettare dei gemelli, e una sorpresa ancora più grande vederli per la prima volta. Un maschio e una femmina, lui identico a Mitsuki e lei alla madre. Per il colore della pelle della bambina e la golosità della ragazza che durante la gravidanza era triplicata avevano chiamato la piccola Choko*, e il maschietto, chiaro come la luna, Choshira**.
I gemelli erano nati in tempo per finire nella stessa classe di Sayuri***, ma anche prima di avere l’età per andare all’asilo era stato impossibile separare i tre bambini. Mitsuki e gli altri si divertivano a dire che un giorno Sayuri e Choshira si sarebbero messi insieme, tanto per dare fastidio a Boruto che ormai era perfettamente calato nella parte del papà geloso, ma a Sarada e Chouchou sarebbe davvero piaciuta quella prospettiva. Quando sentivano quei commenti i bambini reagivano tutti in maniera diversa: Sayuri dimostrava la sua appartenenza agli Uchiha fissando gli adulti con sguardo impenetrabile, Choshira esibiva lo stesso sorriso enigmatico del padre e Choko fissava i due con occhi sardonici, quasi si preparasse già al momento in cui avrebbe potuto prendere in giro i futuri piccioncini.
 
-Sayuri, potresti svegliare Shota e Ryu?- chiese Boruto mettendo il riso nelle ciotole mentre Sarada finiva di preparare il salmone, la bambina annuì leggermente scendendo dalla sedia e avviandosi verso la stanza dei fratelli pronta a passare i successivi minuti cercando di svegliarli.
Shota e Ryu Uchiha, gemelli eterozigoti, dormivano profondamente in pose, a parere della sorella, poco umane. Entrambi con la testa fuori dal letto che quasi toccava il pavimento sembravano la quintessenza della comodità. Come sempre condividevano il letto, neppure i loro genitori avrebbero saputo dire a chi appartenesse dato che non avevano mai dormito separati, tanto che Sayuri iniziava a chiedersi perché ce ne fossero ancora due nella camera.
Con un sospiro si avvicinò ai fratelli studiando il piano d’azione: svegliando prima Shota, tutto occhi azzurri e capelli biondi, avrebbe ottenuto solo un gran pianto che si sarebbe protratto per minimo mezzora, svegliando prima Ryu la situazione poteva essere salvata, Shota si calmava sempre nel vedere che il fratello era già sveglio, ma Sayuri aveva notato che il bambino sembrava indispettito nell’essere sempre il primo a svegliarsi. Dopo qualche istante allungò la mano verso i capelli neri del fratellino e li scompigliò dolcemente, subito due occhi neri come i suoi si aprirono per guardarla leggermente accigliati. Aveva nuovamente scelto la via più sicura.
Continuando a mantenere una degna espressione contrita Ryu fissò la sorella cercare di svegliare Shota, chiedendosi se non fosse meglio iniziare a seguirne l’esempio e piangere appena svegliato.

 
Quando Sayuri aveva compiuto due anni i suoi genitori si erano sposati e a cinque era diventata sorella maggiore, era stato strano scoprire che la mamma aspettava dei gemelli, non erano molto comuni a Konoha e lei se li era ritrovata in famiglia e come migliori amici.
I suoi genitori avevano sempre lavorato molto ma non le avevano mai fatto pesare la loro assenza, erano presenti tutte le volte che potevano e, quando non era possibile, famiglia e amici arrivavano in aiuto. C’era da dire che Sarada e Boruto erano stati fortunati con la loro primogenita, Sayuri era una bambina tranquilla che non creava mai problemi, aveva anche accolto con gioia l’arrivo dei fratellini per nulla preoccupata nel non essere più la piccola di casa. Lo stesso non si poteva dire dei gemelli. Sarada sapeva perfettamente che il carattere non andava con la genetica, lo sapeva, eppure ogni volta che guardava Shota e Ryu si chiedeva se non fosse meglio avviare un qualche studio per dimostrare il contrario. Quando lei e Boruto avevano comunicato l’arrivo del loro quartogenito era scoppiato il pandemonio. Di base Ryu non era contrario, ma Shota riusciva sempre a trasportarlo e poi beh, nonostante le continue litigate i due rappresentavano ciò che si dice “complicità tra gemelli”, quindi non passava giorno che non guardassero male la pancia della loro mamma che lievitava lentamente.
Subito dopo la colazione Sayuri si precipitò in bagno per prepararsi e, una volta uscita, si assicurò che i fratelli facessero lo stesso. Notando che erano particolarmente collaborativi tornò dai suoi genitori che, tanto per cambiare, stavano discutendo.
-Ti dico che Meruto è un bel nome!- esclamò Boruto insaponando le ciotole con vigore
-Dovrai passare sul mio cadavere- replicò senza battere ciglio Sarada sistemando le pentole asciutte nella credenza
-Eravamo d’accordo nel chiamarlo in assonanza con me e mio padre! Volevamo farlo già la volta scorsa ma abbiamo lasciato perdere quando abbiamo saputo che erano due, non dirmi che hai cambiato di nuovo idea!
-Non ho cambiato idea ma Meruto è orrendo!
-Sono stato d’accordo sin dall’inizio nel chiamare Sayuri con il “Sa” come iniziale, ma avevamo detto di usarlo solo per i primogeniti. Quindi perché dovremmo chiamarlo Saruto?- chiese l’uomo girandosi verso la moglie con sguardo arrabbiato e pronto a dar battaglia, sgonfiandosi subito dopo nel vedere l’espressione confusa di Sarada.
-Fammi capire- iniziò lei riscuotendosi e fissandolo male –stai facendo tutte queste storie perché credi che io voglia mettergli il “Sa” davanti per me?
Boruto, dopo anni di esperienza e pieno di istinto di sopravvivenza, decise di restare in silenzio e guardare la moglie in attesa, senza compromettere ancora di più la situazione
-Boruto ricordi quando parlavamo del nome da dare ai gemelli? Quando pensavamo di chiamarne uno in assonanza con te e tuo padre e uno con il Maestro Konohamaru?
-…Si?- chiese esitante l’uomo non capendo il filo del discorso
-Come si chiama il Maestro? Il nome completo.
-Konohamaru Saruto…bi, Sarutobi.- rispose sorpreso Boruto prestando attenzione per la prima volta al cognome dell’uomo che ancora chiamava “fratellone”.
-Non lo avevi notato eh? È un caso se c’è il “Sa” davanti, in questo modo il nome è in assonanza e possiamo anche dire che è in onore del Maestro.
Subito dopo Sayuri chiuse gli occhi allontanandosi dalla cucina, aveva ancora nove anni e le scene piene di baci non le interessavano molto, né in tv né da parte dei suoi genitori.
Si mise comoda sul divano aspettando l’arrivo della madre, per completare un rituale mattutino iniziato quando dovevano arrivare i gemelli e che la bambina era felice di continuare anche per il nuovo arrivato, che a quanto pare si sarebbe chiamato Saruto.
Sarada si mise accanto a lei e le sorrise dolcemente mentre Sayuri posava l’orecchio sul suo ventre, ascoltando in silenzio e godendosi le carezze della mamma sulla sua testa. Poteva quasi sentire gli sguardi di fuoco dei gemelli verso di lei, erano terribilmente possessivi nei suoi confronti e quasi non riuscì a trattenere un sospiro al pensiero delle scenate che si sarebbe dovuta sorbire quando il piccolo sarebbe nato. Suo padre le fissava appoggiato leggermente allo stipite della porta con le braccia incrociate e un sorriso intenerito in volto, Sayuri non lo vedeva ma sapeva che lo stava facendo, era la routine.
Ignorando tutto ciò che la circondava alzò leggermente il viso per incontrare gli occhi d’onice della mamma che non smise di carezzarle la testa mentre lei sussurrava –Sento il suo cuore.
 

 
*Aggiungere –ko  alla fine di un nome lo rende femminile
**Shira significa “bianco”
***In Giappone le classi non si formano come qui da noi, hanno un sistema diverso per quanto riguarda l’età. Nelle note lo spiego meglio.
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Ciao a tutti!
Finalmente ecco l’ultimo capito di questa piccola raccolta, ma bando alle ciance ci sono tante cose da spiegare, quindi iniziamo.
*Dunque come ho già scritto aggiungere –ko dopo un nome lo rende femminile, inizialmente non mi ero resa conto dell’assonanza di Choko con Choco (ossia chocolate), semplicemente non avevo altre idee per dare alla piccola un nome che iniziasse con Cho.
**Choshira forse non suonerà benissimo, inizialmente volevo chiamarlo Choro, ma non mi sembrava carino che la sorella avesse un nome con un significato e lui no. Shira significa “Bianco”, dato che somiglia a Mitsuki è venuto fuori con la pelle chiarissima e il nome è venuto da se. Sarebbe stato divertente chiamare la sorella “Chokuro” ma ho trovato più divertente Choko (kuro significa nero).
*** Okay, scusatemi ma con una sola riga non mi sarei riuscita a spiegare. Una volta ho letto che il sistema delle classi in Giappone è diverso, non sono riuscita a ritrovare l’informazione e non posso darvi il link preciso ma era una fonte attendibile. Mi spiego meglio: qui da noi nella stessa classe vengono messi i bambini nati dal 01\01\XXXX al 31\12\XXXX, insomma andiamo per millesimo. Se si è nati nello stesso anno si è in classe insieme. Come ho già detto non ho ritrovato l’informazione e non posso esserne sicura, ma mi sembra di ricordare che loro vadano da Aprile a Marzo nella scelta della classe. Sayuri è nata a Giugno, quindi i gemelli hanno fatto appena in tempo a nascere a Marzo e finire in classe con lei. (Non so se avete presente “Piccoli problemi di cuore”, ma i protagonisti sono in classe insieme anche se non sono nati lo stesso anno, appunto per il sistema giapponese).
Okay, finisco col dire che forse è stato un po’ un cliché far restare incinta Chouchou, ma volevo troppo farle avere quei gemelli e impostare una possibile parentela futura tra lei e Sarada grazie all’unione dei loro figli. Semplicemente la storia in cui avrei voluto farlo accadere non credo vedrà mai la luce, sapete quando nella vostra mente create una situazione ma per iscritto non  avrebbe né capo né coda? Ecco, se dovessi scriverla tutto girerebbe intorno al fatto che i loro figli devono stare insieme e non sarebbe poi così piacevole da leggere, quindi realizzo questo piccolo proposito qui.
Grazie mille per aver letto.
A presto

Konny

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