Fredda oscurità di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Un dolce incubo ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Passato ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Prison ***
Capitolo 4: *** Cap.4 La decisione di Jack ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Il palazzo sulla luna ***
Capitolo 6: *** Cap.6 La figlia di Pitch ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Jack racconta la verità ai Guardiani ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Tutti sulla luna ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Battaglia sulla Luna ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Seraphina ***
Capitolo 11: *** Cap.11 La fiducia dei bambini ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Addio meraviglioso amore ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Un dolce incubo ***
Ringrazio anche solo chi legge.
E poi boh. Scopri che Pitch lo fa Jude Law, l’attore di
Watson e Calmoniglio lo fa Hugh Jackman e capisci perché
è un coniglio
Wolverine … cough, volevo dire
d’azione xD.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
-Jack Frost, Pitch Black
Prompt: eppure anche lui aveva gli incubi, ma nessuno lo poteva
confortare.
FREDDA OSCURITA'
Cap.1 Un dolce incubo
Jack conficcò
il bastone per terra, vi si arrampicò fino alla punta e si
piegò in avanti. Rimase aggrappato al legno con le mani,
strofinando contro di esso i piedi nudi, le ciocche argentee
gli sferzavano il viso pallido. Jack chinò il
capo e guardò il letto sfondato, socchiuse gli occhi
osservando le assi
spezzate e si leccò le labbra.
“Nessuno vede
questo posto come nessuno vede me” sussurrò.
Un agglomerato oscuro si formò dietro di lui. Una mano
grigiastra si appoggiò
sulle sue labbra premendo e un’altra gli passò
sotto la maglia azzurra
accarezzandogli il ventre. Jack
tirò una
testata all’indietro colpendo un viso allungato
e si sfilò il cappuccio
della sua giacca della tuta, lasciandogli la testa scoperta. Jack si
girò e
saltò nella voragine, nel buco al centro del letto marcito e
precipitò, atterrò su un terreno di roccia
sgranando gli occhi, afferrò
il bastone e lo sollevò.
“Vattene! E, se
non vuoi che ti uccida, non
fare mai più una cosa del genere!”
gridò Frost.
“Non puoi
sconfiggere la paura, Jack” sussurrò Pitch. Le
iridi nere brillarono e della sabbia nera si allargò
sotto di loro.
“Io non ho paura
di te! Neanche ti conosco” sibilò Frost.
Alzò il bastone e lanciò un attacco di energia
biancastra. Dei fiocchi di neve
schizzarono tutt’intorno e comparve una mano di ghiaccio,
dagli spuntoni aguzzi
lunghi quanto il ragazzino.
“Perché
tu ti conosci? Sai per caso come mai sei qui?”
domandò Black. Sorrise mostrando una chiostra di denti
aguzzi e
guardò il ragazzino
rabbrividire.
"No. Perché
sono qui e quale sia il mio scopo non l'ho
mai saputo e una parte di me si chiede se lo saprò
mai…" bisbigliò con
voce inudibile Jack. Ansimò, il respiro gli divenne
irregolare e le iridi
azzurre liquide. L’oscurità
s’insinuò nella costruzione di ghiaccio che
divenne ghiaccio nero.
“Permettimi che
mi presenti. Io sono l’incubo, io sono la
paura, io sono il terrore che ti assale quando non sai cosa
c’è sotto il letto. Sono colui che vuole che i bei
sogni finiscano per vendetta”
spiegò Black.
Allargò le braccia smunte, l’abito nero aderiva al
suo corpo ossuto e le frange
finali tremavano mosse dal vento.
“Jack, tutti
ridono, si divertono e si dimenticano di noi. E
invece guarda!” gridò. Indicò la
costruzione con una mano, le dita esili e
grigie furono scosse da tremiti.
“Guarda che
mondo potrebbero creare l’oscurità e il freddo
insieme. Un tempo dominavo questo mondo, ma mi mancavi tu”
sussurrò Pitch.
Avanzò, Jack indietreggiò, le gambe sbatterono
contro il fianco del letto,
cadde all’indietro e precipitò nella voragine con
un urlo. Atterrò sul terreno
con un gemito, tossì un po’ di polvere nera
e batté le palpebre. Indietreggiò
strisciando aderendo con la schiena e si diede la spinta con i
piedi
nudi. Delle gabbie ondeggiavano sul tetto della caverna, alle sue
spalle, tintinnando con suoni metallici. Pitch Black atterrò
davanti
a Jack, afferrò il bastone di Frost precipitato sul
pavimento e se lo appoggiò sulla spalla. Apparve alle
spalle di Jack, in ginocchio e
gli avvicinò le labbra all’orecchio.
“Anche noi
soffriamo, come loro, ma non abbiamo chi ci
sta accanto. Anche io ho gl’incubi, ma nessuno mi ha mai
potuto consolare. Con
te, però, persino i miei
incubi sarebbero dolci” sussurrò. Jack strinse i
pugni voltandosi di scatto,
ghignò e scosse il capo.
"E io che pensavo che i
pazzi fossero tutti rinchiusi in manicomio" disse ironico.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Passato ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2
Passato
I tintinii metallici
risuonavano all'interno della caverna sotterranea.
L’oscurità
avvolse Jack, trascinandolo verso Pitch. Il giovane gridò,
scivolò verso Black e si dimenò. Vide nero e
perse i sensi.
Jack mugolò,
avvertì
la testa pulsare e socchiuse gli occhi.
Gemette, socchiuse gli occhi e sentì qualcosa di gelido
sotto le dita. Percepiva
qualcosa premere sulle sue spalle, aprì gli occhi e vide
delle sbarre di
metallo.
“Questa
è una
cella! Fatemi uscire!” gridò. Si
dimenò,
facendo oscillare la gabbia. Questa sbatté contro quelle
intorno, facendole
tutte ondeggiare, tonfi metallici rimbombarono tutt’intorno.
Una serie di
pipistrelli, appesi al soffitto della caverna tra le catene
metalliche, spalancarono gli occhi e volarono via con versi striduli.
Jack si coprì la testa
con le mani e si
piegò in avanti, strofinando la fronte contro le sbarre
metalliche. Rabbrividì scorgendo la figura di Pitch
passargli davanti, quest’ultimo
teneva tra le mani
il bastone del ragazzo.
“Tu temi me, ma
a essere
veramente crudele è l’omino sulla
luna” sussurrò. Raggiunse un tavolo, vi
appoggiò il bastone e prese una
scatolina di legno intarsiato appoggiata su di esso.
“Non siamo
sempre stati
così. Tu un tempo eri un ragazzo
normale, morto in un tragico incidente sul ghiaccio per salvare sua
sorella minore”
spiegò.
Jack
rabbrividì, mentre
Pitch apriva una scatolina e ne
tirava fuori un dente. L’essere di oscurità si
voltò verso il giovane, le sue
iridi erano liquide e una lacrima gli rigò il viso.
“Io avevo una
moglie e una
figlia” mormorò. Jack piegò
all’indietro
la testa, strofinandola con la sbarra della gabbia dall’altro
lato.
“Mi ha dato i
poteri del
freddo perché la mia morte aveva a
che fare con il ghiaccio?” chiese. Pitch socchiuse gli occhi
e rimise il dente
nella scatolina.
“Perché
era
l’unico modo per risvegliare un corpo affondato
nel lago ghiacciato. L’oscurità era
l’unico modo per riportare alla vita un
uomo annegato nel catrame” spiegò. Jack si deterse
le labbra con la lingua,
tirando la testa per metà dentro la felpa che indossava.
“La tua famiglia
è sopravvissuta?” chiese. Pitch rimise la
scatolina sul tavolo e si diresse verso il ragazzo.
“No. Sono morto
suicida.
Tua sorella si è salvata al tuo
posto perché si è fidata di te, nasci dalla
speranza, per questo miri
all’essere creduto” mormorò.
“Suicida?”
domandò Jack.
“Mia moglie e
mia figlia
erano già morte di malattia tempo
prima. Io sono nato nella paura di perdere ciò che amavo ed
è di quello che mi nutro:
di paure” spiegò.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Prison ***
sapore di sangue
Ringrazio anche solo chi
legge. Scritta sentendo: Gustavo Santaolalla, Endless Flight
Partecipa alla fanfiction challenge
II:
Prompt: Prigione
Cap.3 Prison
Jack appoggiò
la testa
sulle sbarre della prigione, i suoi
occhi erano arrossati. Si passò le mani sulle braccia e
sospirò, chiudendo gli
occhi.
“Ho perso il
conto, da
quanto sono qui?” domandò. Udì dei
passi e alzò lo sguardo, vedendo Pitch camminare verso di
lui.
“Ben svegliato.
Vuoi di
nuovo parlare?” chiese l’omino
degl’incubi.
Jack allontanò la fronte dalla gabbia ed annuì,
facendo ondeggiare delle ciocche
di capelli argentee.
“Vedi,
l’omino
della luna si portò via mia figlia”
spiegò
Pitch. Jack sgranò gli occhi.
“Hai detto che
era morta di
malattia” ribatté, alzando la
voce. Pitch camminò tra le altre gambe che pendevano dal
soffitto, legate a
delle catene.
“Ed è
così, ma all’epoca non sapevo che lui riportasse
in
vita i morti. Li trasforma in creature magiche, aspettando il momento
in cui lo
possano servire” rispose Pitch. Accarezzò il
metallo di una delle gabbie.
“Servire?”
chiese
Jack. Si udirono dei bassi nitriti
provenire in lontananza da un’altra parte della caverna.
“Sì.
Ne sceglie
alcuni e li trasforma in guardiani: un modo
carino per dire schiavi” spiegò Pitch. Si
leccò le labbra, i capelli neri
aguzzi ondeggiavano. Il respiro di Jack si mozzo.
“E ti possono
vedere solo
se sei un guardiano?” chiese il
ragazzo con tono concitato. Pitch ghignò, mostrando i denti
aguzzi.
“Esattamente, ma
negli anni
si è anche fatto ipocrita. Ora
sceglie come guardiani solo coloro che possono farlo passare per un
santo”
rispose con tono affabile. Jack si mise il cappuccio della felpa
azzurra sulla
testa.
“Perché
non mi
ha scelto?” domandò con voce tremante. Pitch
fece qualche passo verso di lui.
“Perché
il
ghiaccio fa paura, esattamente come me, come
l’oscurità”.
I nitriti si fecero più forti e si udì anche uno
scalpiccio di zoccoli.
“E tua figlia
è
un guardiano?” chiese Jack, coprendo i
rumori con la sua voce. Pitch arricciò le labbra.
“Peggio, ha
fatto di lei la
sua concubina. E non mi sembra
giusto che lui possa avere ciò che vuole ed io no”
sussurrò roco. Jack cercò di
alzarsi in piedi nella prigione, sbatté la testa contro il
metallo e ricadde
seduto.
“E tu
cos’è che vuoi? Salvare tua figlia?”
domandò alzando
la voce. La prigione ondeggiò, la catena che la teneva
cigolo. Pitch corrugò
la fronte dalla pelle grigia.
“Mia figlia non
vuole
essere salvata. Come molte altre
sventurate, ormai si sono convinte di volere quella vita. Vedi, tu sei
in
una
prigione fisica. Lei è in una prigione ben più
pericolosa, una prigione …
mentale” spiegò. Jack sentì
salire la nausea, mentre la prigione ondeggiava sempre di meno.
“Hai detto che
ti nutri di
paura? Vuoi divorare la mia?”
chiese Frost. La sua gabbia smise di ondeggiare. Pitch si
portò l’indice alle
labbra e si morse l’unghia aguzza.
“Di paura di
persone vive,
Jack. Da te voglio altro”
ribatté. Jack inarcò un sopracciglio argenteo.
“Ossia?”
bisbigliò.
“Te”
sussurrò Pitch e Jack rabbrividì.
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Capitolo 4 *** Cap.4 La decisione di Jack ***
sapore di sangue
Ringrazio anche solo chi
legge.
Cap.4
La decisione di Jack
Jack
giocherellò con il proprio cappuccio della tuta, sentiva la
stoffa calda sulla pelle.
"S-se
mi fai uscire, possiamo parlarne meglio" propose.
Pitch strofinò il proprio bastone di legno contro le sbarre
di altre gabbie metalliche appese al soffitto della caverna, facendole
ondeggiare. Jack si coprì le orecchie e si piegò
nuovamente su se stesso. Sopra la sua fronte c'erano i segni rossi
dovuti alla pelle premuta ripetutamente sulle sbarre.
Il
fragore diminuì man mano e fu sostituito dai passi
frettolosi di Pitch.
"E
se mi scappassi?" ringhiò l'omino degl'incubi.
Jack batté un paio di volte le palpebre e abbassò
le mani.
"Stai
cercando anche tu di fregarmi?" ringhiò Black.
"L'ombra
arriva ovunque. Potresti ricatturarmi senza difficoltà"
sussurrò Jack. Si mise le mani nelle tasche della felpa e
schioccò la lingua sul palato.
"D'accordo
che sei un po' fuori di testa, ma almeno tu mi vedi. Inoltre
così non rischio di finire nelle mani di questo fantomatico
omino dei sogni" disse gentilmente. Chiuse gli occhi e sorrise. L'uomo
di oscurità fece un cerchio davanti a sé con il
bastone del giovane, creando dei cavallini di oscurità
grossi un pollice.
"Capisco.
Vuoi accertarti di persona che quello che ti dico corrisponda a
verità. Desideri andare sulla luna, ragazzino?"
domandò. I minuscoli equini nitrirono, s'impennarono e si
misero a correre in aria. Raggiunsero l'apertura della caverna e
scapparono da esso al galoppo.
"Sì,
vorrei andare sulla luna!" gridò Jack.
Pitch arricciò le labbra e aprì la gabbia. Jack
balzò fuori e cadde in ginocchio, le gambe gli
formicolavano. Pitch gli sollevò il mento con la parte
finale del bastone, puntandoglielo alla gola. Frost deglutì
rumorosamente e mise le mani per terra.
"Se
sono persone buone, basterà spiegargli. Magari l'omino dei
sogni ci capirà". Pitch fece una risata roca, gelida.
"Ma
non temeranno me" rispose Jack. Si rialzò in piedi.
"Come
desideri. Ti condurrò lì e sarai tu a implorarmi
a rimanere al mio fianco, pur di non finire tra le loro grinfie"
sibilò Pitch.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Il palazzo sulla luna ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=x3lwmLxE0TY.
Cap.5 Il palazzo sulla luna
Il cielo blu-notte era solcato da
delle stelle cadenti, la
cui scia azzurro ghiaccio che emanavano faceva risplendere le altre
stelle.
Jack alzò il capo,
osservando le grandi lune nere che
spiccavano nel cielo. Si calò il cappuccio che indossava con
entrambe le mani
pallide. Strinse le labbra fino a farle sbiancare e avanzò.
Il bastone che
teneva legato sulla schiena, sotto il mantello blu che indossava,
ondeggiava.
Pitch fece scattare la mano e lo
afferrò per il polso,
trascinandolo con sé.
< Non ha ancora cercato di
fuggire, è davvero
intenzionato a seguirmi in questa follia sulla luna. Quanto ci
metterà ad
accorgersi che non c’è via di fuga da questo
luogo, per coloro che vi vengono
imprigionati? > pensò.
I due incappucciati proseguirono
lungo il grande ponte di
pietra. Le lampade emananti luce blu tenue, spiccavano sopra le torri
di pietra
blu scuro. Percorsero
tutto il ponte,
fino a una scalinata di pietra.
Jack sentì la terra umida
sotto le piante dei piedi. Osservò
le cortecce scure dei giganteschi abeti tra cui camminarono.
Pitch allungò il braccio
coperto dal proprio mantello e
indicò in cima alla scalinata con il dito aguzzo.
“Il palazzo
dell’Omino della luna si trova lì in
cima”
disse.
Jack annuì, una ciocca
grigia gli solleticò il collo pallido.
< Voglio trovare le prove per
far capire agli altri
Guardiani chi è veramente l’omino della luna. Se
Pitch non ha mentito, sono
sicuro che Sandman ci aiuterà a salvare sua figlia.
Sempre che trovi il modo per
trovarli…> pensò.
Delle lanterne di carta volavano
intorno al palazzo,
emanando della luce rosata.
Pitch iniziò a risalire le
scalinate, seguito da Jack.
Superarono un tempietto di legno, posizionato su una gigantesca e
aguzza roccia
adiacente alle scale, alto due volte Pitch, sulla cui
sommità splendeva una
gemma rosa chiaro.
Jack alzò lo sguardo e
sgranò gli occhi, scorgendo il
palazzo che si avvicinava. L’edificio emanava una luce
azzurra abbagliate. Le
sue guglie aguzze erano decorate da incisioni, la parte centrale della
sommità
era formata da una titanica cupola e anche le finestre brillavano della
stessa
luce.
Man mano che si avvicinavano, udivano
una melodia farsi sempre
più forte. Risuonava con tonalità dolci, non
troppo veloce, ma si ripeteva più
volte cambiando uno o due strumenti.
Jack riconobbe un pianoforte e degli
archi. Incrociò le
braccia al petto e curvò leggermente la schiena in avanti.
“Sembra un luogo da favola,
vero?” bisbigliò Pitch.
Jack negò con il capo.
“Ora che siamo qui, mi
rendo conto che nella tua follia,
avevi ben compreso questo luogo. Qui non si sentono voci umane e la sua
perfezione è statica. Sicuramente chi ci vive è
imprigionato in un incantesimo
eterno” sussurrò.
Pitch ghignò, mostrando i
denti candidi e aguzzi.
“Sei davvero astuto, mio
piccolo fiocco di neve” bisbigliò
con tono seducente. Sfiorò la spalla di Jack, sotto il
mantello nero.
< Mi chiedo se in questo luogo
riuscirò a possederti,
perché finalmente sembri star divenendo mio succube >
pensò. Le sue iridi
dorate divennero liquide.
< Anche se mi fai sperare di
riavere mia figlia,
pur sapendo che è impossibile >.
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Capitolo 6 *** Cap.6 La figlia di Pitch ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=S_xWf81Us2Y.
Cap.6 La figlia di Pitch
La sala era illuminata da una luce
argentea che si
riverberava nelle iridi della giovane, illuminandola
tutt’intorno.
La giovane donna teneva il capo
chino, era accomodata su un
trono di marmo su cui erano cresciuti dei tralci di rampicanti che
l’avvolgevano,
tenendola immobilizzata. Una serie di foglie verde smeraldo le cadevano
tutt’intorno,
le lunghe ciocche ondulate dei suoi capelli neri si muovevano intorno
al suo
viso minuto. Una foglia sfiorò la coroncina di fiori candidi
che la ragazza
teneva sulla testa.
Delle felci bianco latte le
stringevano i piedi nudi e
delicati, arrossandole la pelle.
Intorno a lei danzavano delle
ragazze, mentre lei indossava
un lungo vestito di seta verde chiaro, le altre giovani avevano dei
costumi da
danzatrici del ventre color perla, i loro visi erano nascosti da dei
sottili
veli color argento.
Jack si strinse al traliccio di
pietra e si affacciò,
guardando la ragazza sotto di lui. Osservò la pelle diafana
della figlia di
Pitch, le sue lunghe ciglia tremavano ogni volta che la giovane batteva
le
palpebre, stringeva un portafoto di legno macchiato di sangue. Al suo
interno c’era
una pergamena ingiallita in cui era raffigurata una lei bambina in
braccio a un
uomo sorridente. La bambinetta era emaciata, al contrario
dell’adulto.
< Ora fisicamente la cosa si
è ribaltata > pensò.
Con un gesto fulmineo le tolse la
fotografia di mano, si
raddrizzò e si mise in piedi sul traliccio, si mise a
correre e raggiunse il
lucernario. Uscì sul tetto, ansimando.
< Non sono mai stato
più felice di essere difficile da
notare > pensò.
Pitch gli si avvicinò.
“Ho controllato
l’Omino della luna. È ancora nella sala del
trono principale, non si è accorto che siamo qui. Ci
conviene andarcene” disse
gelido.
< Poteva scappare e non
l’ha fatto… quanto è ingenuo >
pensò.
Jack annuì, nascondendosi
la fotografia dentro una delle
capienti tasche della giacca ce indossava.
“Hai ragione a dire che
quello è pazzo, ma tu non sei da
meno. Ti ricordo che mi hai rapito” borbottò.
Pitch gli sorrise, mostrando i denti
lattei e aguzzi.
“Io non ti ho forzato a
venire a letto con me. Inoltre mi
sembra tu sia ancora in possesso della tua
volontà” gli ricordò.
Jack rabbrividì e
deglutì rumorosamente.
“D’accordo, lui
è peggio. Però questo non vuol dire che tu
sia sano” ribatté.
Nell’oscurità,
le iridi dorate dell’uomo nero brillarono.
“Te l’ho detto.
Non mi sembrava giusto che lui potesse avere
ciò che voleva ed io no. Inoltre, tu hai solo
l’aspetto di un ragazzo, in
realtà hai davvero parecchi secoli” disse lascivo.
Jack strinse con forza le gambe e
indietreggiò, facendo
ondeggiare il bastone che teneva legato sulle spalle.
“Anche tu. Mi ricordo che
già c’eri quando sono diventato
guardiano” borbottò.
Pitch gli porse nuovamente il
mantello blu notte.
“Da nemmeno
vent’anni più di te. Sei solo morto più
giovane”
ribatté.
Jack lo afferrò e lo
indossò, mentre Pitch si rimetteva il
cappuccio del proprio.
“Se amavi tanto tua moglie,
perché ora ti piace un ragazzo?”
domandò Frost.
Pitch si passò la lingua
sulle labbra.
“Credo che gli umani adesso
la chiamino bisessualità”
rispose.
“Sono convinto che in quel
termine non rientrino i rapimenti.
In ogni caso, tua figlia mi sembra più la sua sposa che la
sua concubina.
Quelle intorno…” borbottò Jack.
Pitch tamburellò con le
dita sul proprio fianco.
“No, ha una concubina per
ogni stanza del palazzo. Quelle
altre che vedi sono fate, quelle nemmeno le considera”
sibilò.
Jack impallidì e si morse
l’interno della guancia.
“Ah. Beh, come rompiamo
l’incantesimo?” domandò.
Pitch assottigliò gli
occhi.
“Non volevi solo parlargli?
Ti ricordo che ci ha riportato
in vita lui. Non abbiamo la potenza per batterlo” gli
ricordò.
Jack si alzò un paio di
volte sulle punte dei piedi.
“Magari se riusciamo a
trovare un modo per risvegliare tua
figlia e la facciamo scappare, la lascerà perdere. Ne ha
altre, lo hai detto tu
stesso. E ne può creare quante ne vuole”
rifletté.
Pitch si grattò una
guancia.
“Sì, potrebbe
dimenticarsela con il tempo. Potremmo provare”
valutò.
Jack si passò la mano
sotto il cappuccio del mantello e si
grattò la testa.
“Se salvo tua figlia, non
mi guadagno la libertà, vero?”
chiese. Un paio di ciocche grigie gli finirono davanti al viso.
“No, per niente”
rispose gelido Pitch.
Jack sospirò.
“Ti prometto che se mi
aiuti a farmi vedere, non tenterò più
la fuga” capitolò.
Pitch si piegò in avanti e
insinuò la mano sotto il suo
mantello, accarezzandogli la guancia gelida.
“Come pensi di trovare la
forza necessaria a liberarla?” gli
chiese, accarezzandogli le labbra con il pollice.
Le iridi di Jack divennero liquide e
il ragazzo si scostò.
“Per ora ho preso delle
prove e poi andrò a parlare con i
Guardiani. Fidati, vedendo una ragazzina così piccola in una
situazione simile,
vorranno sicuramente salvarla” disse, cercando
d’indurire il tono.
< Mi fa paura, ma i miei
poteri sono attratti dai suoi.
Quanto li odio! > pensò Jack.
“Quegli idioti sfiderebbero
l’Omino della luna e si
farebbero uccidere” borbottò Pitch. Strinse gli
occhi e si massaggiò le tempie
con le dita adunche.
“Dici che a quel punto
vorrebbero salvarle tutte?” domandò
il più giovane.
Pitch si grattò il naso
adunco.
“Dico”
esalò.
Jack scrollò le spalle e
mise entrambe le mani nelle tasche.
“Beh, al massimo diventeranno un ottimo diversivo per noi”
ribatté.
Pitch roteò gli occhi e
sospirò.
“Torniamo sulla Terra,
allora” disse.
Jack accarezzò la
superficie gelida della fotografia nella
sua tasca e socchiuse gli occhi.
< Giuro che tornerò
a salvarti > promise mentalmente.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Jack racconta la verità ai Guardiani ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.7 Jack racconta la
verità ai Guardiani
Jack congelò i folletti
davanti alla porta, rimanendo
acquattato nella neve davanti all’ingresso.
< Oggi ho visto
l’aurora boreale attivata. Ergo ha
richiamato tutta la ‘compagnia’. Lo sapevo
è bastato far credere che anche
quest’anno volessi attentare al Natale, per farli radunare
tutti > pensò.
“Oh, mio adorato. Fai sul
serio?” gli sibilò Pitch all’orecchio,
passandogli la mano tra i corti capelli argentei.
Jack arrossì e
rabbrividì, scostandosi.
“Perché?”
bisbigliò.
“I folletti sono uno
specchietto per le allodole confezionato per i
bambini. Sono gli uomini delle nevi che fanno tutto il lavoro e non
basteranno
trucchetti del genere per fermarli” disse Pitch.
Jack corrugò le
sopracciglia argentee.
“Idee migliori?”
domandò
*****
“Natale è
più importante!” borbottò Nord, tenendo
i pugni
serrati appoggiati sui fianchi.
Alle sue spalle, sopra il camino in
cui sfrigolava un fuoco
scoppiettante, erano appese due sciabole e c’era un arazzo
rappresentante una
sua battaglia.
Dirimpetto c’era il
coniglio di Pasqua, che lo fissava con
una smorfia e un’espressione accigliata. Teneva le braccia
strette al petto
muscoloso.
“Pasqua è una
festa ugualmente importante!” ribatté secco
quest’ultimo.
“Oh, andiamo, tutti sanno
che Natale conta di più” ribadì
Nord.
Un forte vento si alzò,
alcuni folletti si nascosero sotto
il tavolo portando con loro i biscotti.
Gli uomini delle nevi grugnirono,
accerchiando Babbo Natale
e gl’indicarono il pianeta.
Fiocchi di neve iniziarono a
ondeggiare nella stanza. La
raffigurazione del globo sospesa a metà salone, grande fino
al tetto, si ricoprì
di filamenti d’oscurità che
l’avvilupparono completamente.
Altri folletti iniziarono a correre
per tutta la stanza,
facendo ondeggiare i campanelli sui loro cappellini rossi a punta.
Nord sfoderò la spada,
intravedendo un’ombra acquattata a
una delle tre finestre dalla forma orientale. Si udì una
risata e Calmoniglio
lanciò il suo boomerang, questo trafisse un grumo di
oscurità e tornò indietro,
il coniglietto pasquale lo riprese al volo.
Sandy-man arrivò
dall’altra stanza, volando, lasciando delle
scie d’oro al suo passaggio, in piedi su una nuvoletta di
sabbia dorata.
Seguito dalla fatina dei denti che gli volava intorno, muovendosi a
scatti, con
gli occhi sporgenti e le dita delle mani febbricitanti.
“Che diamine
succede?” domandò quest’ultima.
“L’omino
degl’incubi è qui” ringhiò
Nord.
La fatina dei denti fu scossa da
tremiti e nascose le sue
fatine dietro di sé.
Le candele iniziarono a spegnersi una
dopo l’altra.
“Pitch Black…
è qui” esalò la fatina dei denti.
“Felici di
vedermi?” domandò Pitch, comparendo seduto sopra
il globo.
“All’attacco!”
gridò Nord, puntando la spada nella sua
direzione. Il Coniglio Pasquale afferrò una serie di bombe
uova.
Jack atterrò al centro del
cerchio dipinto sul pavimento di
marmo grigio e alzò le braccia, teneva il proprio bastone in
una mano e la
rappresentazione della figlia di Pitch nell’altra.
“Aspettate!”
sbraitò. Sgranò gli occhi e fu scosso da
tremiti. “È vero, lui è pazzo e
cattivo, ma c’è una bambina da salvare!”
gridò con voce rauca. Tutti i guardiani si voltarono verso di lui.
Pitch gli atterrò alle
spalle e inarcò un sopracciglio.
“Non mi hai descritto in
modo molto lusinghiero” si lamentò.
La fatina dei denti
abbracciò Jack e lo trascinò con sé,
guardando Black con gli occhi sottili.
“Che gli hai fatto?!
È sconvolto, poverino, trema e…”.
Aprì
la bocca di Jack, che mugugnò e vi guardò dentro.
“… fortunatamente i suoi
denti sono salvi. Non si sono scheggiati, buon per te”
borbottò.
Jack si liberò dal suo
abbraccio e ansimò, indietreggiando.
“Voi siete guardiani,
dovete salvarla… anzi, dovete salvarli
tutti!” gridò.
< Non voglio che si facciano
ammazzare dall’uomo della
luna, perciò, se li faccio preparare dall’inizio,
riusciranno a vincere >
pensò Jack.
Pitch indietreggiò e si
appoggiò al pannello dei comandi.
“Non ti ascolteranno.
Credono troppo nella buona fede del
loro ‘signore’ per ascoltare le tue
parole” disse acido.
Nord si avvicinò e prese
la raffigurazione della ragazzina e
la guardò.
“È prigioniera
dove?” domandò con forte accento russo.
Jack rabbrividì guardando
i tatuaggi sulle braccia nerborute
dell’uomo.
Sandy-man gli fece comparire un
giacchetto di sabbia dorata.
“Come facciamo a sapere che
non è alleato anche lui nel
trucco? Io non mi fido” ringhiò il Coniglio
Pasquale, puntando il boomerang
nella sua direzione.
“Rilassati e dicci le cose
come stanno” lo invogliò la
fatina dei denti.
Jack annuì.
“Però, sappiate
che l’Omino della luna è colui che vi ha
dato i poteri, quindi capiremo se non vorrete aiutarci. Non so nemmeno
cosa
potreste fare senza” mormorò.
“L’Omino ci ha
reso guardiani, ma sono i bambini e le loro
speranze a darci la forza. Lui non può toglierceli. Ora
parla” ordinò Nord.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Tutti sulla luna ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.8
Tutti sulla luna
Il
cielo sopra il gruppetto era blu-notte ed era
solcato da stelle cadenti che risplendevano, illuminandolo.
Sfrecciavano
davanti alle altre stelle, passando vicino alle lune nere che solcavano
nel
cielo.
Tutti
quelli che facevano parte del gruppetto
indossavano dei pesanti cappucci che li coprivano completamente.
Uno
dei più alti si avvicinò alla figura
incappucciata
che volava a due mani da terra.
“Come
possiamo davvero credergli? Pitch è il retaggio
dei secoli bui” sussurrò Calmoniglio.
“Però
Jack mi sembra così sincero” rispose la fatina
dei denti.
“È
anche quello che manda le gelate a Pasqua… è
addirittura peggio della marmotta” si lamentò il
Coniglietto di Pasqua.
“Noi dobbiamo
dargli chance. Vedremo se hanno loro mentito noi”
rispose Nord, alle loro
spalle.
Frost
era rimasto indietro, camminando fianco a fianco
di Pitch.
<
La luna cacciava il buio, m’impediva di avere
paura. Eppure… la prima cosa che ho visto è stata
il buio. Ne avevo così
terrore che non mi sono mai chiesto se alla fine non fosse quello il
mio scopo
> pensò. Quando la mano dell’omino
degl’incubi sfiorò la sua pallida,
rabbrividì sia di paura che di piacere. < Mi sento
così ignorato, come
sempre, tranne che da lui. Ed ora che ho di nuovo terrore, mi sembra
quasi che
la sua insania sia più sopportabile >
rifletté.
“So
che pensi che io sia un mostro, ma finalmente sto
per salvare mia figlia” disse Black.
Jack
annuì, aveva il bastone legato sulla schiena,
sotto il mantello blu che indossava. Proseguirono lungo un ponte di
pietra,
illuminato dalla luce blu tenue emanata da delle torri di pietra blu
scuro.
Alla fine del ponte proseguirono su una scalinata del medesimo
materiale,
coperte in alcuni punti da terra umida.
Sand-man
rabbrividì vedendo le cortecce scure dei
giganteschi abeti che disseminavano il luogo, tra cui erano costretti a
camminare facendo lo slalom.
Superarono
un tempietto di legno, posizionato su una
gigantesca e aguzza roccia adiacente alle scale sulla cui
sommità splendeva una
gemma rosa chiaro.
La
fatina dei denti socchiuse le labbra, vedendo delle
lanterne di carta intente a volare, emanavano luce rosata.
<
Questo luogo sembra un posto incantato, eppure
anche inquietante. Mi ricorda il giorno della mia rinascita >
pensò.
Calmoniglio
sgranò gli occhi, guardando il palazzo che
si avvicinava man mano che risalivano le scalinate. Venne abbagliato
dalla luce
azzurra che l’edificio emanava. Batté le palpebre,
riconoscendo delle guglie
aguzze.
Su
di esse, Sandyman notò delle incisioni.
La
parte centrale dell’edificio aveva una titanica
cupola sulla sommità, anche le finestre brillavano del
medesimo colore.
Nord
corrugò la fronte, udendo una musica farsi sempre
più nitida e forte man mano che si avvicinavano. Aveva dei
toni dolci, non
andava troppo veloce e, benché ripetesse sempre il medesimo
motivo, cambiavano
gli strumenti, un clavicembalo lasciò il posto a delle
viole.
<
È tutto come l’altra volta. Non vedo guardie,
eppure mi chiedo se ce la possiamo fare > si chiese Jack.
Pitch
tremava, il suo respiro era affannoso e, sotto
il cappuccio, il suo viso febbricitante. Si detergeva le labbra sottili
di
continuo e la sua pelle era più grigia del solito. Cercava
di nascondere l’eccitazione,
ma le sue dita adunche, nascoste sotto le maniche del mantello,
scattavano
senza sosta.
“Il
momento è giunto” biascicò con voce
inudibile.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Battaglia sulla Luna ***
Ha partecipato al
#12DaysAfterChristmasChallenge di Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart.
Cap.9 Battaglia sulla Luna
La fata dei denti e le sue fatine si
fronteggiavano con le
fate dell'Omino della luna in un incessante frullio d'ali.
Il Calmoniglio balzava da una parte
all'altra di portali
dimensionali, spalancando le porte delle concubine.
In un clangore di lame e urla, Babbo
Natale era intento a
far di spada con delle armature nere, guidate dalla magia, con dei
vistosi
pennacchi rossi.
Sandman si accorse che l'Omino della
luna era entrato in
sala e avvertì con degli scoppiettii di sabbia dorata.
“Potrei cancellarvi, ma mi
limiterò a rimettervi nei ranghi”
disse la creatura con voce innaturale. Le sue parole risuonarono come
un eco.
Un getto di argentea luce lunare
colpì Jack, che venne
sbalzato via. Dei profondi squarci si aprirono sulla sua mano.
Dentolina lo issò e lo
fece entrare in un ripostiglio colmo
di vecchie foto ingiallite.
“Tu resta con Dente da
latte, la mia fatina più piccola. La
fuori ce la vediamo noi" ordinò.
< Questa volta non sembra
preoccupata per i miei denti,
ma per me> pensò Jack.
“Non voglio essere inutile"
implorò.
“Non lo sarai. Approfitta
di questo per rivedere i tuoi
ricordi e trovare il tuo centro. Questo ti darà forza" lo
invogliò la fata
dei denti.
Lo chiuse dentro e Jack cadde
pesantemente a terra,
rimanendo seduto in stato di prostrazione.
Una piccola fatina simile a un
colibrì gli porse un cilindro
dorato colmo di dentini.
Jack lo prese con la mano sana e fu
investito dai flashback.
Dente da latte lo guardò
irrigidirsi, con lo sguardo spento.
Fece un paio di versetti e frugò tra foto e pergamene.
Trovò una scopa
abbandonata e scosse il capino, proseguendo a frugare.
La sua figura si rifletté
sulla superficie di una scatola
d'ottone. La fatina a fatica riuscì a forzarne il coperchio
e lo lasciò cadere
a terra con un tintinnio, a fatica sollevò un ago lungo
quanto lei. Srotolò a
fatica uno spesso filo nero, lo passò dentro l'asola,
raggiunse con l'ago la
ferita e lasciò cadere della polvere sul taglio. Richiuse il
taglio con dei
punti di sutura, recuperò un fazzoletto e lo
utilizzò per fasciargli la mano.
Jack lasciò cadere il suo
cilindro e si alzò di scatto.
“Ora ricordo chi
sono!” gridò. Alzò il pugno e si
accorse
della fasciatura; si guardò intorno con aria smarrita e,
notando la fatina, le
porse l'altra mano.
“Sei tu quella che devo
ringraziare?” chiese.
La fatina annuì e gli
sorrise, posandosi sul suo naso.
Frost rise e si sfilò il
bastone da dietro le spalle, aveva
perso il mantello.
“Ti sono debitore per
esserti occupato di me” disse con tono
riconoscente.
“Che scena
sdolcinata… Ora sono stanco".
La voce di Pitch risuonò e
Dente da latte si mise a
svolazzare in giro.
“Potremmo morire da un
momento all'altro. Non posso più
aspettare, ti desidero. Voglio il tuo corpo di giglio, sentire i tuoi
gemiti,
possedere la tua gelida carne" disse Pitch con tono predatorio.
Comparve nella stanza ammantato
dall'oscurità.
Jack si mise davanti il bastone e
rabbrividì.
“Dovresti essere fuori a
combattere con gli altri. Anzi
dovremmo entrambi!” gridò.
Pitch gli apparve alle spalle e lo
bloccò, sbattendolo a
terra accanto alla scopa.
La fatina fece un trillo deciso, a
fatica sollevò lo
scatolino e lo fece cadere in testa a Black. Frost
approfittò della sua
distrazione per liberarsi e lo allontanò con un calcio.
Jack rotolò e si mise
davanti alla fatina, creando degli
spuntoni di ghiaccio come barriera
“Andiamo. Sei Jack Frost,
non hai bisogno di essere protetto
da uno sciocco esserino" lo richiamò Pitch.
Jack avvertì una
sensazione di vertigini, sul pavimento
c'era il sangue che aveva perso dalla mano.
“Sì, lo so chi
sono. Ora lo so ed io voglio aiutare i
bambini. Vederli divertirsi con me nella neve” disse Jack
deciso.
Dente da latte annuì,
trillando.
“Sei diventato proprio un
‘guardiano’” disse Pitch Black
astioso. Calcò con fastidio sull’ultima parola,
facendo una smorfia.
“Smetterò di
piacerti?” tentò Jack.
Pitch fece un ghigno che gli prese
gran parte del volto.
“Non contarci”
disse cambiando il tono. Guardò lì dove gli
aveva sollevato la felpa, lasciando la sua pelle scoperta.
“Boogie man, non possiamo
non aiutare gli altri guardiani.
Loro sono importanti per i bambini.
Bambini come lo era mia sorella, come
lo è stata tua figlia
e forse lo è ancora. L’Omino ci avrà
anche ingannati, ma è solo negli uomini
che troveremo la nostra forza.
Se loro credessero in
noi…” disse
Pitch, con un gesto aristocratico, si
pulì la giacca nero
pece.
“Neanche ti
vedono” lo rimbeccò secco.
“Abbiamo il Natale dalla
nostra. Tutti adorano Santa!
Dobbiamo solo usarlo. Da qui l'Omino manda messaggi, possiamo farlo
anche noi
verso i bambini chiedendo aiuto” gemette Jack. Una lacrima
gli solcò il viso,
la fatina gliela tolse con la manina e gli posò un bacino.
Jack le sorrise.
< Lei sta attenta a me come
faceva la mia sorellina. È
come se la conoscessi da sempre > pensò.
“Tu sei Jack Frost.
Piantala con i sentimentalismi!” lo
rimproverò Pitch.
“Vuoi salvarla o no tua
figlia?!” sbraitò Jack.
“Ti troverò un
comunicatore. Tu usa quella finestrella per
andare sul tetto e calarti in un altro corridoio per salvarla"
ordinò
Pitch, sparendo.
“Seguimi Dente da latte.
Non voglio vanificare il tuo
esserti presa cura di me, ricucendomi anche” disse Jack.
La fatina gli assicurò
più stretta la benda, guardando
ansiosa le cuciture nere.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Seraphina ***
Scritta
per I prompt del lunedì di Il giardino di Efp.
Prompt:
-
Catena del comando.
Cap.10
Seraphina
La
sala era illuminata da una luce argentea che si riverberava nelle iridi
della giovane, illuminandola tutt’intorno.
La
giovane donna teneva il capo chino, era accomodata su un trono di marmo
su cui erano cresciuti dei tralci di rampicanti che
l’avvolgevano, tenendola
immobilizzata. Una serie di foglie verde smeraldo le cadevano
tutt’intorno, le
lunghe ciocche ondulate dei suoi capelli neri si muovevano intorno al
suo viso
minuto. Una foglia sfiorò la coroncina di fiori candidi che
la ragazza teneva
sulla testa.
Delle
felci bianco latte le stringevano i piedi nudi e delicati,
arrossandole la pelle.
Intorno
a lei danzavano delle ragazze, mentre lei indossava un lungo
vestito di seta verde chiaro, le altre giovani avevano dei costumi da
danzatrici del ventre color perla, i loro visi erano nascosti da dei
sottili
veli color argento.
Jack
spalancò il portone e si nascose nella sala, ansante,
socchiudendolo a
fatica alle proprie spalle. Aveva Dente da latte appoggiata su una
spalla e la
mano ancora ricucita.
“Vieni,
dobbiamo andare” disse alla ragazza, andandole incontro.
“Ti
è sfuggita la catena di comando, ragazzino. Il padrone di
questo luogo:
l’Omino della luna, ti da ordini e tu obbedisci”
spiegò la ragazza, alzandosi
in piedi.
Jack guardò la pelle diafana della figlia di Pitch, i lunghi
capelli mori. Le
lunghe ciglia di lei tremavano ogni volta che la giovane batteva le
palpebre.
“Catena
di comando? Senti, non sono qui per questo genere di cose. Voglio
salvarti” le disse Frost.
“Lui
mi ha riportato alla vita dopo la malattia. Perché dovrei
tradirlo?”
chiese la giovane.
L’omino
della luna
piegò di lato il capo tondo, facendo ondeggiare il ricciolo
d’oro che aveva
sulla testa per il resto calva. Indossava dei vestiti riccamente
decorati,
allungò la mano verso la giovane, che
l’afferrò.
<
Suo padre ha detto che è convinta di voler essere
prigioniera >
pensò Jack.
“Lo
so cosa vuol dire essere grati a qualcuno, ha resuscitato anche me, ma
c'è un mondo che puoi scoprire là fuori. Credimi"
le disse conciliante.
<
Sono nato per far credere in me, secondo quanto dice Pitch, vediamo se
è vero > si disse.
“Tu
parli così in nome di mio padre. Lui ti ha mandato qui, ma
è diventato
un mostro. Ha terrorizzato così tante persone”
gemette la giovane.
<
Qualcuno ce lo ha fatto rinascere così, però.
Anche la paura è
adattiva, so cosa fanno i ragazzi se ne hanno troppa poca: Si lanciano
in
strada su uno slittino tra i camion.
Poi
che Pitch non sia apposto con la testa, posso concordare >
rifletté
Frost.
“Senti
ho visto abbastanza da non voler finire nelle grinfie né di
tuo padre,
né dell'Omino. Sono qui per liberarti e basta. Vieni" la
implorò. Allungò
la mano verso di lei, la ragazza sfiorò le cuciture e
socchiuse gli occhi.
“Chi
ti ha fatto questo?” esalò.
“Il
suddetto apice della catena di comando. Senti, ha ingannato anche me,
vieni, ti prego” gemette Frost.
<
Non so perché, ma quando mi parla, mi dà fiducia
> pensò la
giovane, prendendola.
“Io
sono Seraphina” si presentò.
“Io
sono Jack… Jack Frost” rispose il giovane e la
condusse con sé fino a
una delle colonne. Le danzatrici del ventre continuavano a danzare, in
trance.
Dente
da latte sorrise alla giovane che salì sulle spalle del
ragazzo, Seraphina
le sorrise di rimando, aggrappandosi.
Jack
si arrampicò sull’edera fino al tetto, uscendo da
una delle fenditure
di quest’ultimo.
|
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Capitolo 11 *** Cap.11 La fiducia dei bambini ***
Cap.11 La fiducia dei bambini
Jamie spalancò la bocca ad
o, correndo in strada, stringendo
a sé il proprio slittino. Altri bambini, in pigiama si
accalcarono nella via,
tenendo il capo sollevato.
“Quello è Santa
Clause” disse il piccolo, alzando la mano
verso uno schermo gigantesco di magia che era apparso in cielo,
illuminato
dalla luce della luna.
“Sì,
è Babbo Natale” gli fecero eco diverse voci.
“Sono in colpa, un
criminale se abbandono ora questa mia
crociata! Io voglio continuare a proteggere voi bambini.
Datemi la forza di diventare nuovo
guardiano più potente, di
sostituire Omino della luna” pregò North.
“Datti una
mossa!” gridò Dentolina in lontananza. La si
vedeva volare da una parte all’altra, schivando i colpi del
nemico.
“Non capisco
perché abbiamo dovuto usare lui! I bambini
avrebbero ascoltato di più me, sono così
coccoloso” disse Calmoniglio. Attivò
un uovo di pasqua granata e lo lanciò contro
l’avversario.
L’esplosione fece tremare
le colonne del palazzo e un po’ di
stucco del soffitto si staccò, cadendo a terra.
“Natale più
importante” ribatté Babbo Natale, voltandosi
verso il coniglio pasquale.
Jack si affacciò nel
comunicatore, la sua figura era
illuminata dalla luce argentea della luna.
“Bambini, probabilmente voi
non mi vedete…”. Iniziò a dire.
“Perché ora
stanno tutti zitti?” chiese la bulletta del
quartiere.
“Santa Clause guarda il
vuoto, forse è una trovata
pubblicitaria… In fondo questo schermo lo sembra”
disse
“No,
c’è un ragazzino che ci sta parlando. Ha detto di
chiamarsi Jack Frost” s’intromise Bennett.
“Un ragazzino? Noi non
vediamo niente” brontolò una bambina.
“Io lo vedo”
disse Jamie.
“… Dovete
credere in me per riuscirci e dovete credere in
noi per farci vincere. Vi prego, Babbo Natale ha bisogno di voi per
sconfiggere
il male. Salvate Santa Clause, salvate non solo il Natale, ma anche
tutte le
altre feste” li implorò Jack.
“Oh, non lo vedete
perché non ci credete. Ascoltatemi,
dovete credere che c’è un ragazzo dai capelli
grigi che ci sta parlando” spiegò
Bennett.
La bulletta serrò gli
occhi, si concentrò e li riaprì.
“Ora lo vedo
anch’io questo Jack Frost!” gridò. Uno
dopo l’altro
i vari bambini iniziarono a gridare di vederlo, tranne uno che si
allontanò
dicendo: “Io non vedo più nulla, neanche lo
schermo”.
“Dobbiamo credere nelle
feste! Crediamo nel Natale, salviamo
Babbo Natale!” gridò Jamie alzando la mano. Gli
altri bambini sbraitarono a
loro volta, alzando i pugni al cielo.
Iniziarono ad intonare dei cori
natalizi.
Dalla finestra si era affacciata
anche la sorellina di Jamie
e cantava sbagliando le parole, fischiando ogni tanto a causa dei due
denti
davanti mancanti.
“Sì!
Così! Voi non arrendetevi neanche!
Vinceremo questa crociata!”
gridò Babbo Natale, applaudendo.
Pitch, nascosto dietro una colonna,
roteò gli occhi e
sospirò, guardandosi le mani.
“Tutti questi buoni
sentimenti mi fanno venire la nausea.
Preferivo le care vecchie crociate che si vincevano con la morte, il
sangue e
tanto sacrificio, ma soprattutto un’incredibile paura in
corpo” si lamentò.
Osservò di sottecchi Jack
intento ad incitare i ragazzini,
la testa circondata da fatine dei denti grandi un pugno che si
esprimevano con
eccitati versetti striduli.
< Però lo
spettacolo tutto sommato è sopportabile, è
così
seducente così luminoso.
Sì, penso proprio che
riusciranno in questa loro folle
crociata e finalmente mia figlia sarà al sicuro >
pensò.
Seraphina, nascosta accanto al padre,
guardava lo scontro
dei Guardiani contro l’Omino della luna.
< Stanno facendo tutto questo
solo per ‘salvarmi’. Soprattutto
Jack, avevo ragione a volermi fidare di lui >
rifletté.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Addio meraviglioso amore ***
“Questa storia partecipa a
“Garden in love (attività miste)”
indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Songfic sul testo:
https://www.teamworld.it/testi-traduzioni/emozione-senza-fine-gigi-dalessio-testo-singolo/;
https://www.youtube.com/watch?v=GMmaoonu5qo&feature=youtu.be&fbclid=IwAR2nuUFQmhl9cTt45YfMSyuFBGbyp9UKACRrues0Tmd5wkWKuIotvJpUk-c.
Prompt: Gigi D'Alessio - Emozione
senza fine.
Cap.12 Addio meraviglioso amore
Seraphina si sedette sotto
l’albero e tra le mani creò una
piccola foglia d’edera, Jack si sedette accanto a lei,
sentendo l’erba umida e
si appoggiò con la schiena contro il tronco
dell’albero.
“La trovo
bellissima” sussurrò.
L’accarezzò e su di essa si
creò una ragnatela di ghiaccio, arrossì e
ritirò la mano. “Scusa”
mormorò.
Seraphina socchiuse gli occhi e
scosse il capo, sorridendogli.
“No, la rende
più bella”. Sollevò la mano e la sotto
la luce
del sole che si rifletté sul ghiaccio, sciogliendolo in
brina e creando dei
piccoli arcobaleni con i suoi raggi. “Ora sembra una
stella”.
Jack si mordicchiò il
labbro.
< A me sembra lei una stella
irraggiungibile > pensò.
Una farfalla si posò tra i
capelli mori di lei che ridacchiò,
socchiudendo gli occhi.
“Sai, ti
somiglia” sussurrò Jack.
Seraphina lasciò che il
vento si portasse via la foglia e la
farfalla le si posò sulle dita affusolate.
“A me fa pensare
all’amore, che ti permette di volare anche
se hai delle ali fragili” sussurrò, guardandolo di
sottecchi con le gote
vermiglie.
“Io le proteggerei le tue
ali… Ti difenderei da ogni
tormento. Tu mi hai dato il coraggio che mi ha permesso di essere un
guardiano,
di farmi vedere dai bambini” disse Jack.
Pitch roteò gli occhi,
nascosto tra le fronde degli alberi,
sdraiato a pancia in giù.
< Io volevo essere
l’unico per te, ragazzino, ma il tuo
cuore se lo sta portando via la creatura più bella del
creato > rifletté.
“Tu credi
nell’amore?” chiese Seraphina, mentre la farfalla
spiccava il volo.
“Sì,
è lui che permette la vita. Un’emozione
così semplice
che puoi provare solo perdutamente” rispose Jack,
accarezzandole l’altra mano.
“Sì,
è una ragione sufficiente per fidarsi di qualcuno ed
iniziare una nuova vita” rispose Seraphina.
< Mia figlia si beve ogni sua
parola. Oh, destino
crudele. Se dovesse affascinare la mia piccola, per affetto, mi
toccherebbe
farmi da parte. Lei in lui vede uno sciocco salvatore.
Forse è davvero sempre
meno il buontempone del ghiaccio,
avviato verso via del male, e sempre più un guardiano
> pensò Pitch,
scuotendo il capo con aria sconsolata.
“Tu ti sei fidata di me,
quel giorno, quando sei venuta via
dalla luna e sei tornata con me sulla Terra” disse Jack. Le
avvolse
delicatamente il fianco con un braccio e lei si sedette sulle sue gambe.
“Ho capito che vivere,
morire, il giusto o lo sbagliato, non
sono regole che possono ingabbiare i sentimenti. Volevo tornare a poter
essere
felice o triste, poter piangere ed essere libera… Amare
veramente” esalò
Seraphina, rossa in volto, il battito cardiaco accelerato.
“Io penso che non possa
esistere inverno senza primavera”
esalò Jack, posandole un bacio sulla guancia.
Pitch scomparve e ricomparve,
nascosto nell’oscurità, dietro
il tronco di un altro albero, continuando a sbirciarli.
< L’amore
è quella cosa che ti acceca e t’impedisce di
comprendere cosa non bisogna fare. Può unire, come sta
facendo con voi, o
dividere, come ha fatto con me ed il mio oggetto del desiderio
>. Allungò la
mano verso di lui, le sue dita grigie fremettero, serrò il
pugno e lo ritirò,
portandoselo al petto.
“L’amore
è l’unico vero volto tra le maschere…
Ed io non
sono che una di esse…
Addio Jack, mio meraviglioso amore.
Non c’è più spazio per
la paura nella tua vita d’amore” gemette. Una
lacrima gli scivolò lungo il viso
appuntito.
Seraphina chiuse gli occhi, mentre
Jack la baciava
delicatamente sulle labbra.
Pitch scomparve in una serie di
scintille d’oscurità.
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