Frammenti della stessa Conchiglia

di floricienta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frammenti della stessa Conchiglia - Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Frammenti della stessa Conchiglia - Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** Frammenti della stessa Conchiglia - Parte Prima ***


FRAMMENTI della stessa CONCHIGLIA

Parte Prima

 

 

Luglio, anno 441 del XII periodo

«È tutto pronto per la partenza» Ari fece capolino nella stanza da letto, dove vide Nael sdraiato sul materasso. «Ma tu sei ancora mezzo nudo e stai dormendo.»
«Non sto dormendo» Nael si mise seduto e sgranchì le braccia. «Stavo aspettando te.»

Ari sorrise e gli si avvicinò, si incurvò in avanti e gli diede un bacio, poggiando il palmo destro sulla sua guancia. «Muoviti che facciamo tardi.»
Natanael lo afferrò per la vita. «Possiamo anche fare tardi per una volta, non credi?» Sapeva che Ari non avrebbe mai resistito a quella sua espressione sorniona e a quel tono pieno di libidine e amore, difatti, al minore si imporporarono le guance e il sorriso divenne imbarazzato.
«Non possiamo» Ari gli diede un colpetto sulla testa, attingendo alla propria forza di volontà per non cedere ai desideri dell'altro. Cosa che succedeva davvero raramente.

«Peccato...» Nael abbassò le mani fino a quei glutei che aveva imparato ad assaggiare fin troppe volte, ma Ari gliele prese e le portò tra i loro corpi, per poi baciarne le nocche. Il maggiore non poté che guardarlo ancora più malizioso. «Stai cercando di convincermi a desistere?» Ari fece una piccola risata e Nael continuò. «No, perché stai ottenendo tutto il contrario.»
«Smettila...» sussurrò Ari e gli lasciò andare le mani, sebbene con poca convinzione.

«Perché passare una settimana insieme a quel mago scorbutico del buio, quando possiamo rintanarci solo tu e io nel nostro paradiso in mezzo al verde, il fiume, le vacche della stalla...» Nael strabuzzò gli occhi.«E passarla pure con la figlia temibile del mago scorbutico! Da brividi.»
Ari non contenne una risata e diede una piccola spinta al suo compagno, poi si portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli cenere. «Vestiti, così partiamo, che ci stanno aspettando.»

Nael sbuffò e l'obbligò ad abbassarsi per farsi dare un ultimo bacio. Ari non si oppose e giocò con le sue labbra per un minuto intero prima di uscire dalla stanza e scendere le scale.
Nael, rimasto da solo, si guardò intorno, respirando a pieni polmoni.

Posso farcela.

Cominciò a vestirsi, arraffando i primi abiti che gli capitarono sotto mano. Non aveva mai badato a quelle cose, ancora custodiva il primo gilet che aveva rubato quando non era che un ragazzo di strada.
«Mi sono ritrovato in situazioni ben peggiori, no?» parlò a se stesso. «Tipo, essere ucciso e riportato in vita. Due volte.» Si passò una mano tra i capelli scuri. «Avere una divinità maligna dentro di me, non poter essere sentito da Ari...»

Quando si rese conto di conversare da solo, si bloccò e si umettò le labbra. Non era mai stato così nervoso come in quel momento e, se già lo era adesso, chissà come sarebbe stato quando ci sarebbe stato davvero il bisogno di essere agitato.

Raggiunse in fretta Ari, che si trovava all'esterno della cascina. Due borsoni erano ai suoi piedi, mentre lui era a occhi chiusi, intento nella meditazione.
Nael l'osservò con un'espressione più innamorata che mai. Non era mai svanito il vizio di perdersi nella figura di quel ragazzo che amava da così tanti anni e, adesso che ne erano passati poco più di due da quando si erano dichiarati, non riusciva ancora a farne a meno.

Il ricordo di poterlo amare solo in silenzio, tra un bacio rubato e qualche carezza, era ormai lontano e si era sostituito con quell'amore potente e indistruttibile che li aveva ricoperti come un'armatura. D'altro canto, Nael non avrebbe mai smesso di essere il cavaliere personale di Ari, nemmeno la morte l'aveva permesso.

Natanael fece un solo passo verso di lui, arrestandosi per poterlo ammirare ancora. Ari non era cambiato molto, a parte un orecchino in più accanto a quello nel padiglione sinistro, i capelli cenere lunghi fino alle spalle – sebbene continuasse ad avere la stessa capigliatura con la parte sinistra quasi del tutto rasata – e quella buona dose di determinazione che lo rendeva più spigliato e combattivo nelle sue decisioni.

Un tempo avrebbe soltanto eseguito il volere di qualcun altro, adesso è in grado di decidere per conto suo.

Nael sorrise, orgoglioso di come Ari fosse diventato ancora più prezioso. Lo amava e non c'era nessun'altra parola che potesse esprimere i suoi sentimenti se non amore.

Ari aprì lentamente le palpebre e Nael affogò in quelle iridi più cristalline del fiume dietro casa. Quello era lo stesso sguardo del bambino che aveva trovato nella stalla, lo stesso del ragazzo del quale si era innamorato, di quello che l'aveva lasciato per sperare in un futuro migliore, che gli aveva ridato un'anima. La purezza insita in quegli occhi era tutto ciò che bastava a Natanael per rimanere aggrappato alla realtà e disperso nelle acque dell'oceano nello stesso tempo.

Ari allungò un braccio e Nael si affrettò ad afferrare la mano che gli stava porgendo. Gli diede un lungo bacio a stampo, sentiva il bisogno di quel contatto continuo con lui.

«Credi che staranno bene gli animali?» domandò Ari con un filo di voce.
«Non preoccuparti, sono in ottime mani. I ragazzi della banda sono troppo spaventati da ciò che potresti fare con la tua magia, per non curarsi della fattoria.»
Ari abbassò il capo, non ancora abituato al fatto che qualcuno potesse avere paura dei suoi poteri, quelli che formicolavano in lui e che gli ricordavano ogni giorno la propria discendenza.

«A proposito della tua magia,» proseguì Nael, «sei sicuro di voler viaggiare in questo modo?»
Sul volto di Ari sbucò una smorfia corrucciata. «Sono mesi che mi alleno e, ormai, sono in grado di aprire un portale. Ho avuto qualche problema ai primi tempi, ma adesso è tutto sotto controllo.»

Natanael l'aveva provocato apposta per vedere quell'espressione. Sapeva quante ore passava Ari ad allenarsi con il Mana, trascorreva persino giorni senza fare nient'altro, intento a perfezionare sempre di più i suoi poteri. C'erano dei pomeriggi in cui Nael rimaneva a osservarlo, incantato dai movimenti, dalle parole a lui sconosciute, dalla bellezza che trasudava in ogni incantesimo.
Capitava anche che Ari si allontanasse per studiare assieme ad altri maghi, che venisse convocato dal Sommo Keyondre per testare i suoi progressi, a volte era la Somma Keneke in persona, ancora a capo del Consiglio Maggiore dei Maghi, che lo chiamava a rapporto. Ari non aveva mai abbandonato quel mondo e la cosa non dava più fastidio a Nael.

Perché questo è il suo mondo.

Se Ari si era abituato, poteva farlo benissimo anche lui.

E adesso è anche il mio.

Natanael gli rubò un secondo bacio. «Allora, forza, mostrami di cosa sei capace.»
Ari gli disse di mettersi dietro di lui e prese un respiro profondo. Si concentrò totalmente e una fioca luce azzurrina si espanse dalla Pietra del Mana che portava al collo. Questa divenne sempre più luminosa, fino a irradiare tutto lo spazio circostante. Ari pronunciò una frase in lingua antica e tutto attorno a loro cominciò a tremare.

Nael ebbe paura per un breve istante, poi si ricordò che era Ari quello che stava compiendo l'incantesimo, perciò non aveva nulla di cui temere.
Una luce abbagliante, di un bianco puro, si propagò di fronte a loro. Dapprima un piccolo puntino, si trasformò in un bagliore delle dimensioni di una porta ovale. Era talmente accecante che Nael dovette riparare le sguardo dietro la mano. La terra non tremò più tutto d'un tratto, soltanto un flebile fischio si poteva udire al di là di quella luce.

Ari si voltò verso di lui, soddisfatto. «Ecco, è pronto.»
«Sei meraviglioso, non smetterò mai di ripeterlo.» Natanael era così orgoglioso di Ari, talmente tanto da non riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra. Lo prese per mano e si beò delle sue guance rosate più del normale, poi camminarono verso il portale e lo attraversarono.


***


Un senso di nausea lo colpì non appena mise piede sulla sabbia. Era la terza volta che viaggiava con un portale, non poteva essersi ancora abituato. Erano passati quasi due anni dalla prima esperienza, quella terribile esperienza in cui era stato trasferito sull'aeronave per il sacrificio. Natanael cacciò quei ricordi, non era il momento di perdersi in quelle sciocchezze.

«Stai bene?» Ari gli mise la mano sulla schiena e lo massaggiò lievemente. In risposta, il maggiore annuì e si offrì di portare anche la sua valigia.
Alzò gli occhi e vide una villetta stupenda, a pochi passi dalla riva. C'era già stato l'estate precedente, ma non poteva che trovarla sempre più affascinante. Non aveva nulla di somigliante con la loro cascina, quella era una villa da ricchi maghi potenti.

Si affrettarono verso la porta e suonarono il campanello. Fu questione di pochi istanti perché venne ad aprire una ragazza dalla pelle mulatta; i lunghi capelli blu notte erano raccolti in una crocchia sulla testa solo in parte, il resto scendeva oltre le spalle in una cascata di treccine su cui era stata spruzzata una buona dose di glitter argentato, altre ciocche pendevano ai lati del volto in boccoli dalla forma perfetta e una molletta a forma di orchidea completava il tutto.

«Ari! Nael!» la ragazza si gettò letteralmente addosso ai due e li stritolò in un abbraccio di gruppo.
«Inaya, che bello vederti» Ari ricambiò la stretta e le diede un bacio sulla testa.
«Finalmente siete arrivati» continuò lei.
«Scommetto che stai stressando tuo padre da quando ti sei svegliata, dicendo frasi come: "Allora, quando arrivano? Non ce la faccio più ad aspettare!”» Nael la prese in giro, nonostante le carezze sulla schiena di lei e Inaya lo rimbeccò all'istante, aggiungendo un pizzicotto sul fianco.
«Non cominciate a litigare, vi prego.»

Sciolsero l'abbraccio e Inaya li accolse con un enorme sorriso, invitandoli a entrare.
Si respirava odore di bucato appena fatto, aggiunto all'aria salmastra che proveniva dall'esterno; forse era impossibile, ma sembrava che il suono delle onde fosse enfatizzato all'interno di quella villa, l'atmosfera non poteva essere più rilassante e calorosa di così. Dopo le rovine che Inaya e suo padre si erano ritrovati davanti a causa della divinità dell'oceano, Tangaroa, che aveva sommerso gran parte della Terra, si erano rimboccati le maniche e, con l'aiuto della magia, era tornato tutto come un tempo, forse era anche migliore di prima.

«Padre!» Inaya mise le mani intorno alla bocca per amplificare il suono. «Sono qui!»
«Mi ha già stordito e non sono nemmeno passati cinque minuti.»

L'ennesima presa per i fondelli da parte di Nael e l'ennesima occhiataccia da parte di Inaya, seguita da un colpetto al fianco con il gomito da parte di Ari. Tra loro tre non era mai cambiato niente, sebbene non avessero avuto modo di trascorrere insieme molto tempo: Natanael e Inaya si comportavano come fratello e sorella che adoravano bisticciare e Ari faceva il maturo della situazione frapponendosi tra loro, facendo tornare la calma. Il tutto si risolveva sempre con un volto luminoso su tutti e tre.

Anche la gelosia di Nael nei confronti di Inaya non era mai svanita del tutto, a volte non sopportava la troppa vicinanza tra la ragazza e il suo compagno; riempiva Ari di raccomandazioni, quando questo veniva richiamato da Keyondre, e faticava a lasciarlo andare senza di lui, comportandosi davvero come un bambino. Per fortuna che Ari riusciva sempre a tranquillizzarlo con qualche parola dolce e la promessa che non esisteva nessun amore più grande del proprio verso di lui.
Natanael doveva ammettere che lo faceva spesso apposta, solo per sentirsi dire quanto lo amava e per ricevere un bacio in più. Ari ci cascava ogni volta, nonostante Nael non fosse sicuro che l'altro non l'avesse ancora capito e, probabilmente, gli faceva credere che non fosse così solo per dargliela vinta.

«Ben arrivati.» Keyondre scese le scale e andò subito verso Ari, abbracciandolo. Il ragazzo si lasciò cullare per un breve momento dal mago e affondò la faccia nella tunica color panna senza maniche di questo. Era adornata da ghirigori neri lungo tutto il perimetro, vi era impresso il simbolo del Buio di un nero lucente proprio al centro del petto ed era di una stoffa leggera adatta all'estate.
Nael gli porse la mano e la strinse con forza. «Da quanto tempo, Keyondre.» Si permise di chiamarlo senza onorifico, così come aveva sempre fatto. Il mago ricambiò la stretta e sorrise con i suoi occhi grigi.

Si sedettero sui divani del salotto e si persero in piccole chiacchiere e convenevoli. Parlarono della fattoria e di come i due ragazzi avessero ripreso l'attività grazie al sostentamento del Consiglio dei Maghi. Poi la conversazione virò su come procedesse il progetto dei catalizzatori, quelli che Keyondre assieme al padre di Ari, Temaru, avevano ideato durante l'adolescenza; quegli strumenti sarebbero stati il futuro dell'umanità, avrebbero permesso agli uomini privi di Mana di usufruire proprio di esso, eliminando le differenze di classe per una convivenza pacifica. Era stata un'intuizione di Inaya e a lei Tangaroa aveva affidato l'incarico, che la maga stava conducendo in maniera esemplare, insieme alla costruzione delle cisterne per eliminare ciò che stava inquinando le acque. Ben presto, ci sarebbero stati enormi serbatoi di purificazione dei rifiuti in tutto il mondo.

Nael prese poche volte la parola, non era da lui, ma aveva la testa completamente da un'altra parte. A un certo punto picchiettò sulle cosce e fece un lungo sospiro. «Credo che questi discorsi da maghi non faranno mai per me. Mi assento per qualche minuto e porto le valige in camera.»
«Nael...?» provò a dire Ari.
Gli sguardi di Natanael e Ari si incontrarono e il primo sorrise al secondo, lasciandogli uno schiocco sulla guancia. «Non preoccuparti, tu continua pure a parlare con il tuo tutore.» Si alzò dal divano, non prima di avergli dato una gentile carezza tra i capelli, e prese una borsa.

«Aspetta, ti aiuto» si offrì Inaya.
«Per tutte le divinità, una dolce fanciulla mi porge la sua elegante forza. Che uomo fortunato.»

Inutile a dirsi, Natanael venne ripreso ancora una volta, non gli sfuggì l'occhiataccia del padre, a cui rispose con un piccolo ghigno. Salirono le scale e si diressero verso la stanza in cui avrebbero dormito i due ragazzi per il resto della settimana. Nael si guardò intorno, poi spiò verso il corridoio e chiuse lentamente la porta fino a farla scattare.

Si girò di colpo verso Inaya, intenta a posare una valigia sul letto. «Hai fatto quello che dovevi?»
La ragazza si portò un boccolo dietro l'orecchio e sorrise gioiosa. «È già tutto organizzato e ho quello che ti serve proprio nella mia camera.»
Nael lasciò andare il respiro, portandosi una mano sul cuore che batteva troppo veloce.

Non ci credo che lo sto per fare davvero.

«Per quando ti serve?» domandò Inaya.
«Domani sera...» Nael puntò i suoi occhi, adesso entrambi verde oceano, in quelli verde smeraldo di lei. «Vorrei farlo domani sera.»

Anche se non resisto più, vorrei togliermelo il prima possibile e nello stesso tempo ho troppa paura.

Serrò una mano a pugno e si appoggiò con la schiena alla porta. Ingoiò più volte, fino a sentire la salivazione mancare. Da quando era diventato così impacciato, non lo sapeva nemmeno lui.
«Andrà tutto bene» Inaya gli posò tre dita sulla spalla sinistra.
«Ehi, quella è la mia battuta.»

La ragazza fece una piccola risata e si alzò sulle punte dei piedi per stampare un bacio sulla sua guancia. «Non vedo l'ora!» Era tutta euforica e lo scostò per aprire la porta e andarsene, ma Nael la bloccò per un polso.
«Come facciamo se se ne accorge?»
«Impossibile! C'è una barriera, non si vede. Quante volte te l'ho ripetuto?»
Nael ridacchiò nervoso e si grattò il capo. «Scusa, è che...» scrollò la testa.

Davvero aveva architettato tutto alle spalle di Ari, era stato così difficile non metterlo al corrente; difficile era stato anche contattare Inaya senza che Ari lo venisse a sapere. Per due maghi erano facili le comunicazioni, per lui era stato ben più complicato e c'era stato il bisogno di far intervenire il Sommo Keyondre. Avrebbe dovuto ringraziarlo come si deve, considerando come il loro fosse stato un rapporto ostile fino a quando Nael non era tornato in vita, il mago era stato di vitale importanza e, d'ora in avanti, il ragazzo si era ripromesso che avrebbe messo da parte ogni avversione nei suoi confronti.

«Smettila e scendi giù, prima che Ari si insospettisca sul serio e mandi all'aria tutti i tuoi piani.»
Nael aggrottò le sopracciglia e riconobbe la grande forza di persuasione di cui era capace Inaya, con una punta di autorità che aveva preso tutta dal padre. Non poteva che ribadire quanto si assomigliassero.

Posò una mano appena sotto l'ombelico, sentendo il rilievo del tatuaggio che gli era stato impresso il giorno del sacrificio. Una conchiglia bivalve che lo accompagnava da allora, il messaggio che le divinità gli avevano assegnato.

Ari sostiene che è il desiderio celato nella mia anima.

Sorrise e contornò la conchiglia con la punta delle dita.
«Allora, andiamo?» insistette Inaya.

Nael tornò per un secondo alla realtà, per poi rituffarsi nei suoi pensieri. Mentre seguiva la ragazza giù per le scale sentì con chiarezza qualcosa fluire attraverso il tatuaggio, una sensazione gradevole e fresca.
Scorse il volto di Ari e sorrise più luminoso di prima; gli si avvicinò da dietro e lo avvolse attorno al collo con entrambe le braccia, baciandogli la testa. «Ti sono mancato?» Non si curò di aver interrotto il discorso che stava tenendo con Keyondre, nel suo mondo c'era solo Ari.
Questo gli afferrò una mano e voltò appena il capo per dargli un bacio sulle labbra.

Il tatuaggio pizzicò ancora più piacevolmente.

Voglio che il mio desiderio diventi realtà.

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Capitolo 2
*** Frammenti della stessa Conchiglia - Parte Seconda ***


 

FRAMMENTI della stessa CONCHIGLIA

Parte Seconda


Luglio, anno 441 del XII periodo

Ari camminava mano nella mano con Nael sulla riva, il sole stava tramontando dietro di loro e gli ultimi raggi si specchiavano sulle acque dell'oceano creando dei giochi di luce meravigliosi.
Nael l'aveva invitato a stare da soli per un po', voleva dedicargli una serata romantica sulla spiaggia e Keyondre e Inaya non si erano opposti. Ormai erano abituati al fatto che per i due ragazzi non esistesse nient'altro all'infuori di loro stessi, erano racchiusi nel loro mondo a cui a pochi era concesso entrare per creare il minimo disequilibrio.

«Secondo te, è tutto a posto alla fattoria?» domandò Ari a capo basso.
«Ancora? Quante volte te l'ho detto di non preoccuparti.»

Si ammutolì. Non poteva non preoccuparsi della cascina, non da quando era tornato a vivere sulla Terra. Era tutto ciò che gli era rimasto dei suoi genitori, a quella casa erano legati tutti i suoi ricordi, tutta la sua vita. Aveva dovuto lavorare sodo con Nael per rimetterla in sesto e far ripartire l'attività, era la casa a cui sarebbe sempre appartenuto, sebbene non fosse più uguale a com'era un tempo.

Nael gli circondò le spalle con un braccio e continuarono a camminare in quella posizione, con Ari che avvolse la sua vita. Bastò quel semplice gesto per ritrovare la pace, le braccia di Nael erano sempre state il suo conforto.

L'acqua salata gli bagnava i piedi nudi, la sabbia si attaccava tra le dita e scricchiolava al di sotto di esse; c'era una leggera brezza che gli spostava i capelli all'indietro e gli faceva socchiudere gli occhi di tanto in tanto. Ari sollevò il mento e guardò il cielo che ben presto sarebbe stato dello stesso colore dei capelli dei due maghi che li stavano ospitando, poi, d'un tratto, scorse qualcosa distante un centinaio di metri, qualcosa che era sicuro prima non esserci.
Sbirciò con la coda dell'occhio Nael e lo vide sereno e sorridente, forse fin troppo silenzioso rispetto al solito. Riuscì appena ad ammirare le sue iridi, ormai entrambe verdi.

La prova che ti ho riportato da me e che ho sconfitto Tinirau.

A volte non ci credeva neppure lui, nonostante fossero passati tutti quei mesi. Tangaroa gli si era presentato ancora in sogno, così come aveva promesso avrebbe fatto, ma soltanto per far da tramite tra il genere umano e se stesso. Ari era colui a cui era stato affidato il cambiamento dell'umanità, colui che aveva eliminato la classe dei Sacrifici, colui che si interessava del benessere delle persone e che le metteva alla pari dei maghi. Era troppo per un ragazzo come lui, ma non era mai riuscito ad abbandonare del tutto quel mondo che girava attorno al Mana; più volte la Somma Keneke gli aveva ripetuto di entrare a far parte del Consiglio, tuttavia Ari aveva sempre rifiutato e si limitava a partecipare da esterno alle decisioni più importanti, come consigliere ufficiale della maga del fuoco.

«A che stai pensando?» Nael si accorse che lo stava fissando. «Hai un sorriso bellissimo.»
Ari arrossì e si sentì avvampare. «Pensavo che sei qui con me.»
«E dove altro dovrei essere, secondo te?» Natanael ridacchiò appena e rafforzò la stretta attorno alle spalle. «Non avrebbe senso se fossi da qualsiasi altra parte, non sarebbe il posto adatto a me.»

Ari annuì e si sentì riempire di gioia. Quelle frasi venivano pronunciate sempre con schiettezza, non ne aveva mai abbastanza, pensò che non sarebbe mai cambiata l'emozione nel sentirle. Gli premeva lo stomaco, gli formicolava il mana nel corpo e si concentrava tutto nel riccio sul suo ventre. Forse perché era in quei momenti che sentiva di essere luce.

La luce nell'oscurità della vita di Nael.

«Non ti permetterei di essere da altre parti se non con me» ammise e si premette di più contro di lui.

Rimasero in silenzio per qualche metro ancora, poi, quando furono abbastanza vicini, Ari si accorse che la costruzione che aveva visto da lontano altro non era che un gazebo bianco. Le colonne che lo tenevano in piedi erano impregnate di Mana della Luce, di un violetto tenue che si scontrava in continuazione e creava scintille abbaglianti; la cupola era adornata da tendaggi anch'essi bianchi e cadevano dolcemente a formare piccoli archi. Sulla sabbia era stato creato un vialetto contornato da conchiglie di ogni genere, colorate e bellissime, disposte con scrupolosità; questo conduceva proprio al gazebo.

«Vieni con me.» Nael lo prese per mano e lo condusse verso di esso.
Ari ci mise una frazione di secondo per collegare tutto quanto. «L'hai fatto tu?»
«Con un piccolo aiuto esterno.»
«E come? Quando?»
«Segreto professionale.»

Ari era confuso, tuttavia gli mancò il fiato dalla sorpresa. Seguì Nael fino al gazebo, una montagna di cuscini bianchi era disposta per terra e si sedettero proprio su di essa, affondando nella sua morbidezza. Il mago continuò a guardarsi intorno, meravigliato dal gesto che l'altro aveva compiuto per lui.
«Ti piace?»
«È tutto stupendo» soffiò fuori con un debole sussurro. Si protese verso di lui e gli diede un bacio sulle labbra. «Grazie.»

Non smetterai mai di viziarmi.

Sorrise e solo in quel momento notò un cestino di fianco a Nael, dal quale quest'ultimo cominciò a tirare fuori del cibo. «Vogliamo mangiare?»

La cena fu a base di piatti freddi e dolci squisiti, che entrambi divorarono con gusto. Non la smisero un secondo di chiacchierare e ridere, si imboccarono a vicenda e Ari ringraziò Nael troppe volte per poterle contare, ricevendosi in cambio un bacio per ogni grazie.
Quella era la vita che avevano imparato a condividere da tempo, soltanto loro due, felici e senza preoccupazioni. La vita che Ari aveva finalmente conosciuto e alla quale si era aggrappato per non ripiombare più nei suoi timori, quella che Nael aveva sempre agognato ma che non aveva mai potuto apprezzare a causa di Tinirau dentro di sé.

Nael si alzò e si sgranchì le gambe, poi allungò una mano. «Vuoi ballare con me?»
Ari accettò senza rifletterci sopra, venne trascinato fuori dal gazebo con estrema lentezza e si ritrovarono l'uno di fronte all'altro, specchiati negli occhi reciproci, l'azzurro cristallino immerso nel verde acqua. Insieme completavano le tonalità dell'oceano.

Non esiste più quel nero profondo...

Se da una parte l'iride nera di Nael era una caratteristica che aveva da sempre affascinato Ari, che gli mancava non vederla più e sentirsi intrappolata da essa, dall'altra la purezza del nuovo sguardo di Nael lo incantava ancora con maggior intensità. Perché quello era il vero Nael, quello che aveva sempre prevalso da quando si erano conosciuti, senza che un'anima malvagia boicottasse il loro rapporto.

«Su quali note?» domandò poi Ari. «Non c'è musica.»
Nael circondò la sua vita e avvicinò i petti fino a sentirli andare a tempo con il respiro. «Sul piacevole canto delle acque.»

Ari sorrise e gli si aggrappò al collo, ondeggiarono sul posto e le onde fecero da orchestra per quel ballo dolce e armonioso. Non staccarono mai per un secondo gli occhi dall'altro, cantarono con essi, esprimettero tutto quello che avevano nel cuore e danzarono innamorati come non mai.

Solo dopo qualche minuto, Nael premette la fronte su quella di Ari e deglutì a vuoto. «Sai che ti amo?»
Quale domanda più sciocca, non aveva bisogno di una risposta, malgrado ciò Ari la diede comunque. «Certo.»
Fu intento a continuare, ma Nael gli parlò sopra. «In qualsiasi forma continuerei ad amarti, non riesco a pensare a una vita nella quale le nostre strade non si incrocino.»

Ari sentì una nota tremula nella sua voce, non capì cosa stava succedendo, lasciò soltanto che Natanael proseguisse. «Ma ho capito che non mi basta, non voglio solo camminare mano nella mano su due strade adiacenti che si affiancano e uniscono a un certo punto.»
Il cuore di Ari batteva troppo velocemente, ancora non riusciva a seguire il discorso, non sapeva dove volesse andare a parare. L'ansia si impossessò del suo corpo e poté solamente rimanere immobile.

«Voglio che la tua strada sia anche la mia, voglio poter lasciare andare quella mano e non preoccuparmi di perderti, perché basterebbe volgermi indietro o guardare avanti per trovarti...» Nael prese un respiro profondo e si inginocchiò. «Perciò...»
Estrasse dalla tasca una scatoletta e l'aprì in direzione di Ari. Questo rimase a bocca spalancata nel vedere due anelli d'oro l'uno di fianco all'altro, splendevano anche se cominciava a fare buio, avevano un minuscolo brillantino incastonato, una punta di luce azzurra al cui interno sembrava scorrere Mana.

«Vuoi sposarmi?»
Ari sentì le gambe cedere, non si sarebbe mai aspettato una proposta di matrimonio in quel modo, non aveva idea che Nael volesse compiere quel passo. Non ne avevano mai discusso, anche perché credeva che sarebbe stato un gesto superficiale per ciò che erano, era come se già fossero sposati.

Siamo legati indissolubilmente nell'anima.

Le lacrime solcarono le guance senza controllo.
«Ari, ho detto qualcosa di male?» Natanael si preoccupò nell'immediato e si rimise in piedi.
Il mago scosse la testa più volte, senza smettere di piangere, sfregandosi le mani sugli occhi per fermare quelle lacrime. «Sono felice» ammise con un sorriso enorme.

Adesso lo saremo per l'eternità.

«Non desidero altro che rimanere con te per sempre.» Serrò tra i propri palmi le mani di Nael, che ancora tenevano la scatolina con gli anelli. «Certo che voglio sposarti.»
Nael si gettò su di lui coinvolgendolo in un abbraccio vigoroso che mozzò il fiato a entrambi. Stava tremando e Ari lo percepì bene contro il proprio corpo, forse si aspettava una risposta negativa, o forse era solo la tensione che si era smorzata di colpo.

Adesso ho capito perché era così silenzioso.

Sorrise contro il suo collo e gli diede un bacio.
Nael sciolse l'abbraccio e nascose gli anelli nella tasca. «Sposiamoci prima di tornare a casa, che ne dici?»
«Dico che è perfetto» Ari singhiozzò e dentro di sé non vide l'ora di avere quella fede attorno al suo dito. Era soltanto un simbolo che mostrava al mondo intero la loro unione, ma era anche ciò che Nael aveva scelto per farlo. Era talmente emozionato da non riuscire a smettere di piangere.

Natanael, tuttavia, lo baciò e così le lacrime si interruppero. La lingua scivolò nella sua bocca, accarezzò la propria e le salive si mischiarono lentamente, ancora zuccherate per via dei dolci mangiati poco prima.

Ari si sentì attraversare da una nuova energia, il Mana pulsava nelle sue vene e voleva riversarsi fuori. Per quanto fosse capace di domare il suo potere, alcune volte le emozioni lo frastornavano e faticava a mantenere il controllo. Baciò Nael come se avesse bisogno di lui per respirare, come se i suoi polmoni fossero pieni d'acqua, come se il suo corpo necessitasse di quel ragazzo per continuare a vivere.

Natanael lo portò di nuovo al gazebo, senza mai liberarlo dalla sua morsa, accarezzandolo lungo tutta la schiena, baciandolo dapprima dolcemente e poi con più irruenza. Con lui era passione e sentimento sempre insieme.
Le ginocchia di Ari ancora erano instabili, ma non ci volle molto che si ritrovò sdraiato in mezzo ai cuscini. I polpastrelli di Nael passarono al di sotto della maglia e lo lambirono sul torace, poi più giù e si soffermarono sul bordo dei pantaloni. Il maggiore lo guardò malizioso e cercò il suo consenso, che venne concesso all'istante.

«Però così, sulla spiaggia...» esitò Ari. «Potrebbe vederci qualcuno.»
«Che ragazzo puro e casto.» Nael gli morse il labbro, poi il collo e si arrestò su uno specifico punto.
Ari non ci pensò due volte che agitò la mano destra in aria, la Pietra si illuminò e una serie di rivoli d'acqua uscì fuori dalla punta delle sue dita. Questi si intrecciarono tra loro, formarono una rete intricata, li ricoprirono interamente e li rinchiusero in una bolla.

«E questo?» Natanael si osservò attorno.
Ari estese il braccio e accarezzò quel muro di mana; era fresco ma non bagnato, gli ricordava la sensazione che aveva provato quando aveva trasceso l'anima di Nael sul ponte dell'aeronave molto tempo addietro. «Così non possono vederci da fuori» disse imbarazzato.
«Tu...» Nael scrollò il capo e gli baciò la fronte. «Sei sempre...» gli diede un altro bacio sullo zigomo sinistro. «Più stupendo» infine lo coinvolse in un bacio mozzafiato.

Le vesti finirono sotto ai cuscini, i corpi si fusero in uno solo e lo zampillare delle pareti d'acqua attorno a loro accompagnò ogni movimento. Donarono all'altro tutto l'amore che custodivano gelosamente nella loro anima, ci misero tutto l'ardore che risiedeva nel loro cuore, unirono i tatuaggi per plasmarne uno nuovo dove l'unico significato possibile era l'accostamento dei loro nomi.

Ari e Nael.

Due ragazzi che non potevano esistere separati.
Due ragazzi che non potevano che amarsi in questa e in tutte le vite.

 


***


Ari respirò profondamente mentre si allacciava la camicia bianca davanti allo specchio, ancora non aveva deciso se abbottonarsi fino al collo o se lasciare qualche centimetro scoperto. Arrotolò le maniche fino al gomito e prese un altro respiro. Era agitato più che mai.

Non vedeva Nael da un paio d'ore, Inaya li aveva divisi poco dopo pranzo per la preparazione del matrimonio e aveva aggiunto un: «Non si possono vedere gli sposi prima della cerimonia! Porta sfortuna!» Nessuno dei due ragazzi aveva potuto ribattere di fronte al temperamento della maga.
Ari si era ritrovato chiuso in una camera degli ospiti, assieme ai vestiti che avrebbe dovuto indossare adagiati sul letto. Era così contento che il cuore gli sarebbe balzato fuori dal petto, ma era anche così nervoso da non riuscire a sorridere.

Si sedette sul materasso e accarezzò la stoffa leggera dei pantaloni, anch'essi bianchi; li infilò e tornò allo specchio per osservarsi con cura. Voleva essere perfetto, voleva che Nael si illuminasse non appena avrebbe posato gli occhi su di lui, voleva che quel giorno fosse il più speciale di sempre e doveva esserne all'altezza.

Controllò che gli orecchini fossero al loro posto e si pettinò in modo tale da creare un'onda perfetta con il ciuffo; alla fine optò per tenere aperti i primi tre bottoni della camicia e sentì premere la Pietra del Mana sul petto, una freschezza piacevole si trasmise per tutto il corpo e chiuse gli occhi per assaporarsi quell'ebbrezza. Quando li riaprì, si sentì pronto per affrontare ogni cosa.

 

***



Nael stava aspettando sulla spiaggia. Aveva caldo, ma nessuna intenzione di togliersi la giacca nera che indossava. Doveva essere semplicemente perfetto per quella giornata importante, Ari doveva scorgere in lui l'impeccabilità, ogni minimo dettaglio doveva essere preciso per essere scolpito nella memoria per sempre.
Al di sotto della giacca, Nael portava una maglietta a mezze maniche blu e dei pantaloni leggeri dello stesso colore. I piedi nudi erano affondati nella sabbia e giocavano con essa per far passare l'agitazione.

Spostò lo sguardo dietro di sé, sperando di vedere Ari, invece gli occhi caddero sul Sommo Keyondre, seduto su una sedia in vimini sulla quale era stato posto un cuscino dorato decorato da filo bianco. Il mago indossava una tunica del tutto simile a quella con cui era solito vederlo, ma i ghirigori avevano forme diverse, Keyondre gli aveva spiegato che erano i simboli del matrimonio, tra questi svettava anche quello che ricordava una conchiglia.

Inaya raggiunse il padre e si sedette al suo fianco, facendo l'occhiolino a Nael. I suoi capelli erano stranamente sciolti, scendevano perfettamente dritti fino al petto, poi si scatenavano in infiniti ricci e boccoli, resi luminosi grazie a glitter di vari colori, sembrava una cascata impetuosa e sgargiante; la tunica di Inaya era simile a quella del padre ma con i ricami lilla.

Nael posò la mano sotto l'ombelico, prese un respiro profondo e fu in quel momento che accadde.

Un azzurro cristallino si concentrò nel suo verde acqua.

Tutto svanì, non c'era nessun altro su quella spiaggia, non c'era neppure la sabbia o le onde che suonavano la sinfonia che accompagnò Ari fino a lui.
Sul volto di Ari risplendeva un sorriso maestoso, uno di quelli che raramente aveva avuto l'onore di vedere in tutti quegli anni e non poté che sorridere a sua volta con la stessa passione.

Ari socchiuse le labbra, tutto ciò che percepiva era Natanael in piedi davanti a lui che aveva allungato un braccio non appena gli fu abbastanza vicino. Racchiuse la sua mano nella propria e gli si parò di fronte, afferrando anche l'altra.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, persi nelle loro espressioni, cercando di far rallentare i cuori che battevano all'unisono come se si trovassero in una tempesta.

Non era stato organizzato nulla di speciale, si erano detti che avrebbero scambiato le promesse e gli anelli di fronte a Inaya e Keyondre, non avevano voluto nemmeno che qualcuno facesse da celebrante. Non ne avevano bisogno.
Il canto di qualche uccello li risvegliò e scoppiarono a ridere dal nulla. Ari abbassò il capo e si guardò i piedi nudi, sentendo la sabbia scorrere attraverso le dita, Nael lo richiamò all'attenzione.

«Forse dovremmo iniziare» indicò con il mento i due maghi. «Abbiamo degli spettatori che sono in attesa.»
Ari si accorse che Inaya aveva già un fazzoletto in mano, pronta a versare le sue lacrime da ragazza sentimentale e sensibile la quale era. Fece un cenno di assenso e strinse con maggior vigore le mani dell'altro.

«Comincio io?» chiese ancora Nael e il biondo annuì di nuovo. «Credo che non ci sia bisogno di ripetere la storia della nostra vita. Nemmeno come mi sono innamorato di te, lo sa a memoria persino Keyondre dato che...» si bloccò un istante e si voltò verso Inaya. «Quante volte l'hai raccontato a tuo padre?»
Inaya gli fece la linguaccia e Ari rise, Natanael non era capace di rimanere serio neanche in quell'occasione.

«Sappiamo bene entrambi come ci siamo avvicinati e come il nostro rapporto si sia evoluto fino a quello che è oggi. Se ripenso che la persona davanti a me è la stessa che ho incontrato nella stalla dieci anni fa...» Nael fece un'altra pausa, lasciando il discorso in sospeso. «Non solo mi hai ridato un'anima; mi hai consegnato una vita che sono felice di vivere, mi hai regalato una famiglia, mi hai reso importante per qualcuno. Credimi se ti dico che saresti stato incredibilmente stupendo anche senza ciò che è successo da quando siamo finiti su quell'aeronave, tu avevi già tutto dentro di te e la persona che sei è ciò che mi spinge a voler rimanere con te per l'eternità.»

Ari non trattenne qualche lacrima che cadde leggera sulla sabbia.
«Ti ho già promesso tutto ciò che era in mio potere» disse ancora Nael, «e prometto di continuare a darti tutto me stesso. Non posseggo altro, se non la bellissima anima che tu mi hai donato e che voglio sia tua.» Gli asciugò la guancia prima di tornare mano nella mano.

Ari prese l'ennesimo respiro e si sforzò di parlare. «Ho pensato per tutta la settimana quale sarebbe potuto essere il mio discorso, ma non ho trovato nulla. Ogni frase mi sembra troppo banale per esprimere il legame che c'è tra noi, tutto mi sembra già detto e ripetuto troppe volte anche non a parole.»
Nael lo incitò a proseguire quando Ari si perse per un breve istante nel suo sguardo. «Avevo paura di te, poi sei riuscito a far breccia nel mio cuore e hai ragione nell'affermare che non c'è bisogno di raccontare di nuovo la storia di noi due. Chi altri la conosce meglio di noi? Sappiamo quello che abbiamo vissuto e come abbiamo combattuto per poter finalmente vivere felici come abbiamo sempre meritato.»

Ari guardò l'oceano e sentì il potere sgorgare fuori dal suo ventre, non erano soltanto Inaya e Keyondre spettatori di quella cerimonia.
«Avresti anche potuto vivere per sempre con l'anima di Tinirau dentro di te, non me ne sarei mai accorto perché io non vedevo altro che la persona magnifica che sei. Tu eri combattuto, ma adesso sono io che ti dico di credermi: sei sempre stato il mio Nael.»

Il maggiore arrossì, era inusuale per lui, tuttavia non poteva altrimenti di fronte a quel discorso serio e toccante.
«Adesso lo sarai per sempre, sotto ogni forma. Non posso prometterti che non ti darò mai altri problemi, nemmeno che non piangerò più dalla tristezza... Insomma, guardami, non smetterò mai di piangere» risero assieme e Nael dovette ricacciare indietro un singhiozzo dovuto al pianto incastrato ai lati degli occhi. «Però ti prometto che avrò sempre la forza di superare ogni ostacolo, che non ti nasconderò nulla, che sarò anche il tuo scoglio a cui aggrapparti quando sarai tu ad aver bisogno di conforto e un posto sicuro. Forse non vale niente, ma...»
«Ehi...» Nael lo interruppe e lo avvicinò a sé. «Vale eccome, non potevo chiedere di meglio.»

«Ti amo, Nael.»
«Ti amo anche io, Ari.»

Inaya portò loro le fedi, adagiate su un cuscinetto dorato. Nael prese quella più piccola e la inserì lentamente sull'anulare sinistro dell'altro senza mai staccargli gli occhi di dosso. Poi fu la volta di Ari, osservò l'anello, al cui interno vi erano le loro iniziali divise da una conchiglia, il tutto lo ricondusse al significato del tatuaggio di Nael; lo fece scivolare sul dito del ragazzo e ammirò il brillantino azzurro che rifletté la luce del sole.

«Direi che è il momento in cui lo sposo bacia lo sposo» Inaya si asciugò una lacrima con il fazzoletto, parlando con il naso tappato. Era un miracolo che fosse riuscita a portare le fedi, dato che i suoi occhi erano appannati.

Tenendosi ancora per mano, Ari e Nael si diedero un casto bacio che durò qualche secondo. Su di loro caddero luccichii lanciati con un incantesimo dal mago del buio e questi si posarono sulle loro spalle e i loro capelli, mischiandosi con essi.
Risero e premettero i reciproci nasi, scambiandosi un ulteriore schiocco. Era indescrivibile ciò che provavano nei loro petti, il sentimento era talmente intenso da stordire, il sorriso talmente ampio da dolere alle guance. Entrambi si sentirono rinati, un'energia briosa zampillò dentro di loro e si concentrò tutta negli anelli.

Inaya si fiondò su di loro per stringerli in un abbraccio, anche Keyondre si congratulò con i due ragazzi, che lo ringraziarono per tutto ciò che aveva fatto da quando le loro vite si erano incrociate.

«Che le vostre anime possano vivere felici.»

Ari scattò con il volto verso il mare.
Quella voce era così familiare che la riconobbe all'istante.
«Tangaroa...»
Si rese conto che non era stato l'unico a udirlo: i visi di Keyondre e Inaya erano sbalorditi, quello di Nael sorrideva compiaciuto. Proprio quest'ultimo trascinò Ari fino a immergere i piedi nudi nell'acqua, bagnando anche i pantaloni.

«Facciamo in modo che tutte le creature dell'oceano possano sapere che ci siamo uniti in matrimonio.» Nael gli fece l'occhiolino e prese un respiro profondo indirizzando il proprio sguardo verso l'orizzonte. «Ti amo, Ari!» urlò con quanto fiato aveva in gola, la sua voce si disperse.
Ari arrossì e prese coraggio per compiere lo stesso gesto. «Ti amo, Nael!»

Le acque sembrarono rallegrarsi con loro, un'onda più alta delle altre andò a bagnare appena al di sopra delle caviglie; dietro di loro, i singhiozzi di Inaya avevano ripreso da capo. Si fissarono con amore, più completi che mai. Avrebbero vissuto insieme fino alla fine, con anche la benedizione di Tangaroa. C'era solo un'ultima promessa da suggellare.
Ari rafforzò la presa sulla mano di Nael e la pronunciò con un sussurro.

«Che le nostre anime possano incontrarsi in ogni vita e ritrovarsi sempre.»







NOTA DELL'AUTRICE:
Questa storia è dedicata ad Ari e Nael.
Può sembrare da pazzi, ma è tutto grazie a loro se la scrittura è diventata parte della mia vita in modo radicale. Sono già passati due anni da quando sono nati, ricordo alla perfezione ogni dettaglio di quel sogno che mi ha dato l'idea della loro storia e ancora conservo tutte le bozze delle scene che pensavo mano a mano che i mesi passavano, ahah.
Questa è la giusta fine (davvero davvero la fine? Non credo che potrò mai mettere un vero punto a loro due) che si meritavano, uniti in tutti i sensi. Adesso in vita e dopo la morte.
Ho in testa il loro matrimonio da ancora prima che finissi di scrivere la storia originale, ma non l'ho mai messo per iscritto prima di questi giorni. Riprendere in mano i loro pensieri e i loro gesti è stato stupendo, mi ha messo addosso nostalgia e quel sorriso ebete che ha sempre Nael quando guarda Ari e si perde nel nulla, ahah!
Un perfetto regalo di compleanno per i miei ragazzi speciali.
Che le vostre anime possano essere sempre quel frammento che completa la conchiglia dell'altro.
Tanti auguri Ari e Nael <3

E grazie a tutti voi che avete letto fino a qua <3

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