L'ascesa dei leggendari

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incidente elettrico ***
Capitolo 2: *** La minaccia del ghiaccio ***
Capitolo 3: *** La furia del fuoco ***
Capitolo 4: *** La creatura artificiale ***
Capitolo 5: *** Il gemello ritrovato ***
Capitolo 6: *** Il cammino del fulmine ***
Capitolo 7: *** Il suono del vento ***
Capitolo 8: *** Il fragore del vulcano ***
Capitolo 9: *** Combattere con il cuore ***
Capitolo 10: *** Il dolce suono della luce ***
Capitolo 11: *** Il guardiano della foresta ***
Capitolo 12: *** Il sergente di roccia ***
Capitolo 13: *** Il demone di ghiaccio ***
Capitolo 14: *** Indistruttibile come l'acciaio ***
Capitolo 15: *** Blu come il cielo ***
Capitolo 16: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 17: *** La furia della terra ***
Capitolo 18: *** Il creatore di oceani ***
Capitolo 19: *** Avventura nella Torre dei Cieli ***
Capitolo 20: *** Il desiderio più grande ***
Capitolo 21: *** Un virus spaziale ***
Capitolo 22: *** L'essere della conoscenza ***
Capitolo 23: *** L'essere delle emozioni ***
Capitolo 24: *** L'essere delle volontà ***
Capitolo 25: *** Il padrone del tempo ***
Capitolo 26: *** Lo spazio parallelo ***
Capitolo 27: *** Il risveglio del vulcano ***
Capitolo 28: *** L'invasione del tempio ***
Capitolo 29: *** Una dimensione sconosciuta ***
Capitolo 30: *** Sogni lunari ***
Capitolo 31: *** Un ricordo da cambiare ***
Capitolo 32: *** Il paradiso dei fiori ***
Capitolo 33: *** Il creatore dell'Universo ***



Capitolo 1
*** Un incidente elettrico ***


Nel percorso 10, ad est di Celestopoli, si stava costruendo una centrale elettrica che avrebbe illuminato tutta la regione di Kanto.
I lavori erano ben avviati e gli operai che facevano parte dei lavori, erano i più bravi della regione.
«Mizuiko, quanto può mancare alla fine della realizzazione di questo edificio?» domandò il capo cantiere ad un suo fedele operaio.
«Credo all’incirca un paio di giorni.»
«Molto bene. Abbiamo speso un sacco di soldi in questo progetto. Dobbiamo far sì che la centrale elettrica sia la più innovativa di tutto il Giappone.»
«Stia pure tranquillo, signor Takana. Questa sarà la centrale elettrica più innovativa non del Giappone, ma del mondo.»
«Speriamo.»
Erano quasi le sei del pomeriggio.
Il sole stava scendendo dietro le montagne per fare spazio alla sera.
«Molto bene, ragazzi. La giornata è finita. Torneremo domani per ultimare gli ultimi lavori» fece Mizuiko agli operai.
«Buona serata, signor Takana.»
»Altrettanto Mizuiko.»

Durante la notte, i pokémon nelle vicinanze erano molto nervosi e irrequieti.
Stavano sentendo degli strani rumori provenienti dalla centrale elettrica.
Un rumore acuto di elettricità e di corto circuito.
Che cosa potrebbe succedere in quelle occasioni?
Incuriosito, un Kangaskhan con in grembo il suo piccoletto, entrò di soppiatto dentro l’edificio.
All’inizio sembrava tutto normale.
Ma guardando più a fondo, vide che un pokémon che non aveva mai visto prima si stava generando.
Un pokémon dal becco lungo e dalle ali appuntite.
Un pokémon che emanava pura elettricità.
Spaventato, il pokémon selvatico fuggì rintanandosi nel tunnel roccioso poco sopra la centrale elettrica, mettendo al riparo tutta la sua famiglia da un imminente attacco del mostro.

Dopo all’incirca tre giorni, la centrale elettrica fu ultimata.
Gli operai che erano parte del progetto si complimentarono a vicenda per il lavoro svolto.
Dopo le prime prove, notarono che la centrale era perfettamente funzionante.
«Molto bene. Tra poco, durante l’inaugurazione, accenderemo la centrale per illuminare tutta la regione di Kanto.»
Il signor Takana non stava più nella pelle.
Il suo investimento che ammontava a miliardi di Yen, presto sarebbe stato proficuo e pieno di ricavi.
Gli operai, insieme al capo del progetto, radunarono gli abitanti più vicini alla centrale per essere i primi a vedere l’accensione della nuova centrale elettrica.
Anche gli avventurieri che si aggirarono nelle vicinanze poterono godere di questa inaugurazione.
C’erano all’incirca un centinaio di persone.
Tutte curiose di verificare la potenza della costruzione dell’uomo.
«Buonasera a tutti e benvenuti all’inaugurazione della centrale elettrice che tra poco illuminerà tutta Kanto.
Dopo vari progetti e tempo sprecato nel costruire questo mostro di tecnologia, oggi incomincerà una nuova era per Kanto.
Un’era che tutti noi aspettiamo da una vita.
Basta elettricità alimentata da pochi pokémon stanchi e deboli.
Questa sarà il fiore all’occhiello di questa regione.
Ma adesso non voglio perdermi in altri simili chiacchere… Mizuiko, puoi iniziare.»
Dopo aver fatto un segno con la mano, il giovane operaio accese tutti gli interruttori della centrale.
Subito dopo, la luce elettrica nelle vicinanze cominciò ad inondare ogni singola cittadina di Kanto.
Il signor Takana e i suoi operai avevano vinto la scommessa.
Stava cominciando una nuova era.
Ma non si potevano aspettare che dovevano fare i conti con il pokémon più potente che abbiano mai visto.
Dopo pochi minuti che la centrale era in funzione, iniziò ad avere dei black out improvvisi.
«Ma cosa sta succedendo?»
Allarmato, Mizuiko andò a vedere che cosa poteva aver causato tutti quei black out.
Dopo una rapida occhiata, Mizuiko dovette scappare immediatamente prima che potesse venire fulminato all’istante.
«Allora? Che cosa hai visto?»
«Signor Takana, qualcosa sta mandando in sovraccarico l’intera centrale. Ma non riesco a capire cosa.»
Intanto, le centinaia di persone che stavano assistendo alla distruzione della centrale, scapparono all’istante per evitare che potesse accadere qualcosa di spiacevole.
«Non capisco… sembrava tutto così in ordine…»
Dopo un boato improvviso, un essere volante che schizzava scariche elettriche ovunque, si alzò in volo seminando il panico tra la folla.
«Ma che bestia è quella?»
il pokémon, che minacciava di colpire tutti i presenti, scappò a gran velocità per scomparire tra le nubi che stavano avvolgendo quella giornata oscura
«Mizuiko, chiama subito il Professor Oak. È urgente.»

Il professore dei pokémon, incuriosito dalla scoperta che i due uomini avevano fatto quel giorno, accorse immediatamente alla centrale elettrica che intanto, aveva cominciato a emanare senza alcun intoppo, la luce elettrica in tutta la regione.
«Potete per favore descrivermi l’essere che avete visto?»
«Ecco, sembrava un pokémon diverso dagli altri…»
«Mizuiko, credi che quell’essere volante sia un pokémon?»
«E cosa sennò? Aveva le ali appuntite e un lungo becco…»
«Ecco. È questa la creatura in questione.»
Un viaggiatore che si aggirava da quelle parti aveva fatto la foto alla creatura.
Nel vederla, il professor Oak rimase completamente allibito.
«Cosa succede professor Oak? Conoscete la creatura?»
«Il suo nome è Zapdos.»
«Zapdos?»
«Il signore volante dell’elettricità…»
«Che cosa può dirci di lui?»
«Non ho molte notizie al riguardo… So soltanto che viveva in un’isola sperduta.»
«E perché avrebbe fatto irruzione nella mia centrale elettrica?»
«Zapdos si nutre di qualsiasi cosa che emani energia elettrica… E la sua centrale signor Takana, in questo momento è colei che può forniglierne in gran quantità.»
«Dannazione!» esclamò inviperito il capo del progetto.
«Quindi secondo voi tornerà?»
«E’ molto presto per dirlo… Ma sicuramente potrebbe riaggirarsi in queste zone.»
«Che cosa potremmo fare per contrastarlo?»
«Purtroppo niente, signor Takana. È un pokémon troppo potente.»
«Ma se riproverà a mandare in black out l’intera centrale?»
«Secondo me non risuccederà…»
«Come può esserne sicuro?»
«Lo studio dei pokémon non è così preciso come sembra… Dobbiamo solo aspettare…»
Nei giorni seguenti, non si registrò nessuna anomalia.
Sembrava che il pokémon fosse scomparso per sempre.
Scomparso o solo nascosto?

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Capitolo 2
*** La minaccia del ghiaccio ***


Le Isole Spumarine erano il posto più caldo di tutta la regione di Kanto.
Durante le vacanze estive, decine di migliaia di persone affollavano tutti gli alberghi della zona per godersi il sole di quel posto.
Fino a quando un uccello azzurro cristallino non iniziò a sorvolare l’intera città.
Molti di loro pensarono che fosse un pokémon come tutti gli altri.
Ma quando si avvicinò a terra, il terrore s’impadronì di tutti i villeggianti.
Iniziò ad attaccare chiunque gli capitò a tiro senza una valida ragione.
In pochi minuti, l’intera isola fu completamente congelata a causa dei suoi raggi gelati.
Ci furono molti feriti, ma fortunatamente nessuno morì.
L’isola che l’uccello prese di mira fu definitivamente abbandonata.
Fino a quando un avventuriero non osò invadere l’intera isola ghiacciata dalla furia dell’uccello.
 
 
Era una giornata come tutte le altre.
Il sole splendeva alto sulla testa della spedizione organizzata dagli scienziati di Kanto.
«Eccoci arrivati.»
Di fronte a loro, un’intera distesa di ghiaccio.
«Perché un pokémon potrebbe arrivare a fare questo?» domandò un giovane ragazzo.
«Noi non conosciamo il volere dei pokémon… Se ha attaccato, un motivo ci sarà.»
«Secondo me ha attaccato questa povera terra rigogliosa per il semplice fatto di colonizzarla e di farla diventare il suo nuovo nido.»
Dopo un solo mese dall’attacco del pokémon, le costruzioni dell’isola continuavano a crollare ininterrottamente.
Presto l’intera isola sarebbe stato solo un cumulo di ghiaccio, abitato da una creatura fredda e maligna.
«Secondo voi dov’è che dobbiamo cercare?»
«L’isola non è molto grande… Ci metteremo all’incirca tre giorni per perlustrarla.»
Anche se il sole emanava calore alla massima potenza, sull’isola si sentiva un freddo surreale.
«Odio sentire tutto questo freddo.»
«Nakano, se sentivi così tanto freddo, perché non sei rimasto a casa?»
«Perché sono uno scienziato, Takagi» fece il giovane uomo «E uno scienziato non può fermarsi di fronte a nulla.»
Camminarono per l’intera giornata, finché il sole non fece spazio alla sera.
«Dove potremmo rifugiarci?»
«Poco più in là c’è un edificio ancora in piedi. Potremmo passarci la notte.»
«E se crollasse da un momento all’altro?»
«Preferisci rimanere fuori al freddo, Nakano?»
«Preferisco vivere. Dentro o fuori, per me non ha importanza.»
«Parli tu che sei un tipo freddoloso.»
«In questo frangente avere caldo o freddo ha poca importanza… L’importante è vivere, Hiraki.»
Dopo essersi assicurati che l’edificio era ancora in grado di rimanere in piedi, i tre scienziati avventurieri accesero un gran fuoco per riscaldarsi.
«Secondo voi, oltre al pokémon leggendario, chi potrebbe vivere in questa terra desolata?»
«Nessuno, Nakano. Secondo le fonti di cui siamo in possesso, l’uccello leggendario ha completamente fatto fuori ogni forma di vita che si trova su questa isola.»
«Ma è davvero terribile come si pensa?»
«Dalle testimonianze delle persone che si sono messe in salvo, questo pokémon è impossibile da allenare o catturare… La sua furia è più forte di qualsiasi cosa.»
«Che cosa faremo quando saremo davanti a lui?»
«Faremo il nostro lavoro, Hiraki… Lo studieremo da vicino senza farci vedere, evitando così di rischiare notevolmente la vita.»
«Sembra facile a te.»
«So benissimo che non è facile… Ma cosa potremmo fare? Avete un’altra idea in mente da proporre?» domandò Takagi.
Nakano e Hiraki non dissero niente.
«Molto bene. Adesso riposiamo. Riprenderemo il cammino appena spunterà l’alba.»
«Chi farà la guardia al fuoco?»
«Faremo a turno, va bene?»
«Ok. Inizio io» fece Hiraki.
«Ottimo. Buonanotte a tutti» disse infine Takagi prima di sprofondare in un sonno profondo.
 
 
Erano passati alcune ore da quando i tre avventurieri si erano rifugiati nell’edifico abbandonato.
Sembrava tutto tranquillo.
Fino a quando un grande boato non mise in allerta tutti e tre.
«Che cos’è stato?»
«Non ne ho la minima idea» fece subito Nakano.
«Hiraki, hai sentito?»
«Come ho fatto a non sentirlo... È come se qualcuno avesse gridato a squarciagola.»
«Più che un grido mi sembrava un boato…»
Il primo ad uscire fuori dall’edificio fu Takagi.
La notte imperversava ancora sull’isola.
Il silenzio era tornato ad essere surreale.
«Vedi qualcosa?»
«Purtroppo no.»
«Meglio così…»
Ma subito dopo, il boato di pochi secondi prima echeggiò nell’aria una seconda volta.
«Accidenti! Che sia il mostro?»
«Non lo so, Hiraki. So soltanto che dobbiamo tenerci pronti.»
Anche se era ancora notte, Takagi riuscì ad intravedere un’enorme ombra che si stava avvicinando a loro.
«Presto! Al riparo!»
Subito dopo, la creatura che dominava l’isola cominciò ad aggredirli.
Con le sue enormi zampe e il suo becco, il pokémon fece crollare l’edificio dove i tre uomini avevano trovato riparo.
Cercarono di contrastarlo con tutti i mezzi di cui erano dotati.
Dai pokémon che avevano portato con sé alle armi.
Ma niente.
Il pokémon leggendario continuava a resistere.
«Se non troviamo subito un nuovo riparo, rischiamo di venire uccisi.»
Fortunatamente per loro, non molto lontano dall’edificio crollato, i tre avventurieri videro una grotta nascosta dietro un grande cumulo di ghiaccio.
«Ecco. Qui saremo al sicuro.»
Il pokémon volante perse le tracce dei tre uomini, facendo inversione di volo per tornare al suo nido che stava in cima alle montagne.
«Secondo voi è lassù il suo nascondiglio?»
«Sì, Hiraki. Non c’è altra spiegazione.»
«Quanto ci metteremo ad arrivarci?»
«Il problema non è quando ci arriveremo… Il problema è se c’arriveremo vivi.»
 
 
Ci vollero altri due giorni di cammino per arrivare in cima alla montagna dove la creatura si nascondeva.
Il freddo e il vento era più pungente e spietato che mai.
«Non ho mai sentito così freddo durante la mia vita. È davvero incredibile!» esclamò Nakano.
«Takagi, è troppo pericoloso rimanere fin quassù. Dobbiamo tornare indietro.»
Ma Takagi, che era il capo della spedizione, non ne voleva proprio sapere.
«Se volete tornate voi indietro. Io rimango qui. Ho giurato che avrei fotografato e studiato quel pokémon. E lo farò.»
Dopo essere arrivati in cima alla montagna, i tre avventurieri presero a scendere dall’altra parte.
Poco sotto di loro, un’immensa voragine di ghiaccio conteneva al suo interno un’enorme nido.
«Eccoci arrivati. Questo è il nascondiglio del pokémon.»
Una volta trovata la sistemazione, i tre scienziati cominciarono a scattare le foto dell’ambiente e del luogo in cui viveva il pokémon.
«Secondo voi dove potrà essere finito?»
«Non lo so. Ma qualcosa mi dice che presto sarà qui.»
«Allora sbrighiamoci. Non c’è un minuto da perdere.»
Mentre erano intenti a fare il loro lavoro, uno degli scienziati trovò uno scritta antica scolpita sulla roccia.
 
 
«Qui giace Articuno, signore del ghiaccio e dei venti.»
 
 
«Articuno? Allora è quello il suo nome» esclamò Hiraki.
«Sembrerebbe di sì.»
«Secondo voi chi potrebbe averlo scritto?»
«Non lo so, ragazzi… Il mistero si sta infittendo sempre di più…»
Guardando più a fondo, il Professor Nakano notò una firma.
«Qui c’è scritto che questo pokémon è stato scoperto per la prima volta dal Professor Oak!»
«Cosa? Ma se è stato lui ha mandarci fin qui per saperne di più…»
I tre scienziati erano confusi.
«Quindi la nostra è stata solo una prova?»
«Sembrerebbe di sì visto che il professore conosce benissimo questo pokémon. Dietro questa pietra ci sono scritte tutte le informazioni che desideriamo. Da quando è nato fino a quando ha attaccato l’isola.»
«Perché non prendiamo questa pietra scolpita e la facciamo vedere al professore?»
«Sì, Nakano ha ragione.»
«Va bene. Tanto ormai quello che dobbiamo sapere su di lui ora lo sappiamo.»
Mentre i tre avventurieri scienziati stavano scendendo la montagna, il pokémon leggendario fece la sua ennesima apparizione attaccando i tre uomini.
«Accidenti! Ci ha visti!»
Cominciò ad attaccarli senza pietà, causando la loro caduta in montagna.
«Perché continua ad attaccarci?»
«E’ un pokémon selvatico, Hiraki. Che cosa vuoi che faccia?»
Fortunatamente, i tre scienziati non riportarono nessuna ferita grave.
Per sfuggire agli attacchi del pokémon, essi si diressero verso la costa per cercare un salvataggio insperato.
Ma mentre Takagi era intento ad elaborare velocemente un piano, vide nei cieli un elicottero che stava sorvolando la zona.
«Guardate!» gridò.
«Attiriamo la sua attenzione. Solo così potremmo salvarci.»
Ma non ce ne fu bisogno.
L’elicottero atterrò sull’isola.
A bordo, oltre al pilota, c’era il Professor Oak.
«Professor Oak!» esclamò Nakano.
«Venite ragazzi. Vi portiamo in salvo.»
Una volta a bordo, l’elicottero si alzò immediatamente in volo scampando alla furia del pokémon leggendario.
I tre scienziati erano salvi.
«Ce la siamo davvero vista brutta> fece Hirai sospirando.
«Professor Oak, lei ci deve spiegare un sacco di cose» fece Takagi alquanto furioso.
«Non volevate sapere di più sul signore del ghiaccio e dei venti? Ecco fatto. L’unica maniera era andare sulla sua isola per poterlo vedere più da vicino.»
«E rischiare così la vita?!»
«Non avete rischiato la vita solo per voi stessi… ma anche per la scienza. O mi sbaglio?»
I tre scienziati rimasero ammutoliti.
«Comunque è stata una bella esperienza» fece Hiraki cambiando discorso.
«Chiudi il becco» ribatté Takagi.
«Professor Oak, ma non c’è un modo per cacciare quel pokémon e far ritornare l’isola allo splendore di un tempo?»
«Temo che non sia possibile, Nakano. Ormai quella è diventata la sua casa. E se non accadrà un fatto inspiegabile o apocalittico, quello rimarrà per sempre il suo rifugio.»

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Capitolo 3
*** La furia del fuoco ***


La Via Vittoria, il sentiero percorso dagli allenatori più coraggiosi del mondo, stava per crollare sotto la furia di un potente terremoto.
Se l’intera grotta fosse crollata, la Lega del Pokémon di Kanto sarebbe rimasta isolata per chissà quanto tempo.
Nessuno riusciva a capire il motivo di tutte quelle scosse sismiche.
Da cosa poteva essere causato?
O meglio, da chi?
Un giovane allenatore, che aveva appena conquistato l’ultima medaglia da poco, non riusciva a spiegarsi questa situazione.
Inizialmente diede colpa alla sfortuna.
Ma sapeva che non era solo quella.
Doveva elaborare un piano per superare questo problema.
Una volta entrato nei resti della grotta, egli notò delle crepe del terreno molto strane.
“Se ci fosse stato un terremoto di tali proporzioni, a quest’ora tutta Kanto sarebbe sprofondata nell’abisso… Tutto questo è molto strano.”
Più andava avanti, più si convinceva che tutto era strano.
I numerosi pokémon che abitarono quella zona erano tutti scappati a causa della forza della natura.
Ormai era diventato un luogo disabitato e pieno di distruzione.
Fortunatamente per il giovane allenatore di pokémon, la metà della grotta era ancora in piedi, rendendola ancora praticabile, ma molto pericolosa.
Per saperne di più su questo evento catastrofico, il giovane allenatore consultò la sua guida della regione di Kanto.
Ma purtroppo non trovò niente d’interessante.
Camminò per delle ore prima di trovare davvero qualcosa che potesse attirare la sua attenzione.
“Ma che diavolo è quel fuoco?”
Inspiegabilmente, notò il fondo della grotta illuminarsi improvvisamente.
Qualcosa stava sputando fiammate impetuose a ripetizione.
Avvicinandosi per curiosare di più, vide che tutto questo era causato da un pokémon volante dalle ali completamente ricoperte di fuoco.
“Ma quello è…”
Appena il giovane allenatore fece un movimento azzardato, il pokémon si girò di scatto, notando la sua presenza.
Il ragazzo sbiancò all’istante.
Egli si trovava dinanzi con il pokémon più potente che avesse mai visto.
“Credevo che fosse una leggenda… Invece è tutto vero… Moltres, l’uccello di fuoco.”
Il pokémon leggendario cominciò a sputare fiamme dappertutto cercando di colpire il ragazzo.
Ma l’abilità del giovane allenatore, s’eppur inesperto, riuscirono a salvargli la vita.
Solo con una battaglia pokémon l’allenatore sarebbe sopravvissuto.
«Dragonite, scelgo te!»
Il pokémon drago fece il suo ingresso in campo, contrastando la furia di Moltres.
«Dragonite, attacca Moltres con tuonopugno!»
A causa dell’agilità del pokémon leggendario, la mossa di Dragonite non andò a segno, venendo così colpito dal contrattacco di Moltres.
“Accidenti! Come farò a contrastarlo?”
Sembrava invincibile.
Ma l’allenatore sapeva che ogni pokémon ha il suo punto debole.
Mentre il ragazzo stava pensando ad un piano per attaccarlo, improvvisamente Moltres cominciò a brillare di luce propria.
“Oh, no. Non vorrà mica sferrarmi…”
Con velocità inaudita, Moltres si precipitò verso Dragonite.
«Dragonite, contrasta il suo aeroattacco con iper – raggio!»
Il raggio luminoso di Dragonite ebbe il suo effetto.
L’attacco di Moltres fu annientato.
Ma a caro prezzo.
Essendo già molto debole a causa delle numerose lotte pokémon che il suo allenatore frequentava, Dragonite era esausto.
Anche Moltres dovette arrendersi.
L’attacco fu molto più devastante del suo.
Il pokémon leggendario giaceva a terra senza energie.
“E se provassi a catturarlo?”
L’allenatore prese una poké ball dal suo zaino.
Ma mentre la stava per lanciarla, un terremoto lo riscosse dai suoi pensieri.
Se non fosse uscito di lì il più velocemente possibile, sarebbe morto schiacciato dai massi.
«Dragonite, ritorna!»
Fortunatamente, l’uscita della grotta non fu molto lontana, riuscendo così a salvarsi per il rotto della cuffia.
Purtroppo per lui, non si poteva dire lo stesso di Moltres.
Il povero pokémon leggendario giaceva sotto immensi cumuli di roccia.
L’allenatore era allibito.
In poche ore, aveva vissuto la più grande avventura della sua vita.
Doveva subito dirlo a qualcuno.
«Eiji, che bella sorpresa! Sei già arrivato alla Lega Pokémon?»
«Purtroppo no, professore… Ma devo raccontarle un fatto che mi è appena accaduto.»
«Che cosa è successo? Che cos’è tutto quel cumulo di macerie che si trova dietro di te?»
Il giovane allenatore raccontò al professore di pokémon di aver visto e combattuto faccia a faccia con il mitico uccello di fuoco leggendario.
«Cosa? Ti saresti battuto con Moltres?»
«Esatto, professore.»
«Questo è davvero incredibile…»
«Ma professore…»
«Dimmi, Eiji.»
«Credevo che fosse solo una leggenda senza un fondo di verità…»
«Ma tu hai dimostrato che non è così… Credo che tu sia stato uno dei primi a vederlo… La leggenda narra che era nato e si era nascosto per migliaia di anni nel sottosuolo… Ma grazie al tuo coraggio e ad un pizzico di fortuna, sei riuscito a vederlo.»
«Credo che però nessuno avrà il piacere di vederlo come me…»
«Che intendi dire?»
«Subito dopo che l’avevo sconfitto, cercai di catturarlo… ma l’intera grotta ha cominciato a crollare, riuscendomi a salvare per il rotto della cuffia.»
«Ma questo non si può dire di Moltres, vero?»
«Esatto. Purtroppo è rimasto seppellito dalle macerie della Via Vittoria… E’ una vera disgrazia.»
Ma mentre Eiji raccontò tutto quello che aveva visto e vissuto, il professore cominciò a ridere inspiegabilmente.
«Che cosa succede, professore? Perché sta ridendo?»
«Girati un po’ e alza gli occhi al cielo.»
Nel girarsi, l’allenatore non aveva visto che il pokémon leggendario aveva ripreso vita.
«Sta sorvolando i cieli di Kanto!» esclamò sorpreso.
«Lo vedi? Nessuno può sconfiggere un pokémon leggendario. Nessuno.»

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Capitolo 4
*** La creatura artificiale ***


Nei sotterranei di Azzurropoli un gruppo di scienziati era pronto per brevettare un nuovo pokémon che avrebbe per sempre cambiato il modo di lottare.
Il pokémon perfetto di ogni genere.
Il pokémon invincibile.
Una creatura capace di distruggere ogni cosa.
Erano passati troppi anni dall’inizio del progetto.
Ora dovevano saltare fuori risultati soddisfacenti.
«Professor Kazuko, ci siamo.»
«Molto bene.»
La creatura perfetta era pronta per venire alla luce con tutta la sua potenza.
La capsula che la conteneva si svuotò del liquido che la stava generando.
Era pronto.
Aprì subito gli occhi per vedere chi si trovava dinanzi.
Era un pokémon alto e robusto.
Capace di incutere terrore a chi lo fissava negli occhi.
«Professor Kazuko, che cosa ne pensa?»
«E’ giunta l’ora di testare la sua forza… Preparate lo scontro.»
La nuova creatura aveva lo sguardo impassibile.
Sembrava non emettere nessuna emozione.
«Secondo lei cosa sta pensando?»
«Sta pensando a come spazzare via il primo pokémon che gli si presenterà davanti… Puoi procedere, Fezuka.»
«Bene… Nidoqueen, scelgo te.»
La prima sfida della nuova creatura si preannunciava interessante.
«Professor Kazuko, come ha detto di chiamarlo quel pokémon?»
«Mewtwo.»
«Mewtwo?»
«E’ il nome perfetto. Il suo DNA è costituito da colui che l’ha generato: Mew… Ma adesso basta parlare. Mewtwo, togli di mezzo il tuo avversario.»
Lo sguardo della creatura artificiale si illuminò improvvisamente.
«Nidoqueen, attacco incornata.»
Il pokémon del professor Fezuka si apprestava a colpire Mewtwo a tutta potenza.
Ma non sarebbe stato facile come pensava.
Grazie ai suoi poteri psichici, Mewtwo evitò al suo avversario di avvicinarsi, scaraventandolo in maniera distruttiva contro il muro dell’arena.
Nidoqueen andò K. O. dopo il primo attacco.
«Non è possibile…» fece il professor Fezuka allibito.
«Incredibile! Avete visto, professor Kazuko?»
«E questo è soltanto l’inizio…»
Dopo Nidoqueen, Mewtwo dovette affrontare nuove sfide.
Ma i combattimenti durarono molto poco a causa della sua forza invincibile.
«Adesso basta. Abbiamo raccolto abbastanza risultati» fece il professor Kazuko interrompendo l’incontro.
Tutti gli scienziati che aderirono al progetto si riunirono attorno al pokémon da loro creato.
«Molto bene. Abbiamo creato un pokémon talmente potente capace di sconfiggere chiunque gli capiti dinanzi… Quando il nostro capo verrà a sapere del nostro successo, ci ricompenserà a dovere, e faremo sì che il Team Rocket diventi la banda più potente e ricca del mondo.»
Gli scienziati si strinsero la mano dandosi a vicenda le congratulazioni.
Ma una voce sconosciuta li riscosse dai loro festeggiamenti.
«No…»
«Come?»
«Io non sarò il pokémon di nessuno.»
«Che cosa vorresti dire?»
«Io non sono un pokémon che appartiene a un allenatore… Io sono libero… e dipendo solo da me.»
Kazuko rimase impassibile dalle parole della creatura.
«Che cosa vorresti dire?»
«Molto semplice… Voi, razza di umani molto deboli, verrete distrutti uno ad uno, facendo di me il pokémon più potente che regnerà su tutto il pianeta.»
«No! Tu appartieni a noi!> tuonò il professore.
«Ho detto che non appartengo a nessuno!»
Mewtwo, a causa della sua rabbia, iniziò a distruggere qualsiasi cosa che gli capitava dinanzi.
L’intero laboratorio stava per essere distrutto, mettendo in pericolo tutti gli scienziati.
Fortunatamente riuscirono tutti a salvarsi.
Tranne Kazuko.
«Allora? Cosa mi dici?»
«Non puoi… non puoi non essere comandato… Io ti ho creato…»
«Anche se sono stato creato da un essere infimo come te, la mia potenza è ineguagliabile. Hai sbagliato a metterti contro di me. E adesso pagherai con la vita.»
Con il suo attacco iper – raggio, Mewtwo ridusse in briciole il suo creatore, emanando una forte baraonda che si propagò per l’intera regione.
«Darò iniziò alla mia nuova era… E’ solo questione di tempo… Tra poco l’intera razza umana cesserà di esistere.»
 
 
Era una mattina come tutte le altre.
Il giovane allenatore James stava facendo colazione in cucina, pronto per iniziare una nuova giornata.
«Mamma, esco di casa. Ci vediamo stasera, ok?»
Ma la madre del ragazzo non rispose.
Era troppo occupata per sentire il notiziario della mattina.
«Mamma, mi hai sentito?»
«Che? Cosa hai detto, tesoro?»
«Che stai guardando?»
Come sua madre, anche James si mise ad ascoltare il notiziario del mattino.
«Durante l’ultima nottata, nel sottosuolo di Azzurropoli si è manifestato un terremoto di proporzioni gigantesche, distruggendo quasi l’intera città. Le autorità ci riferiscono che ci sono molti feriti ma nessun morto…»
«E’ andata bene a quelle persone, non trovi?»
«Molto bene… Ma secondo me, non è stato un terremoto a causare tutto quel disastro…»
«Che intendi dire?»
«Secondo me non solo loro hanno sentito la grande catastrofe» fece il ragazzo stranito.
«C’è qualcosa che non quadra in questa storia… E le autorità non stanno facendo nulla per scoprire la verità..»
«Vabbe’, lasciamo perdere… Ci vediamo stasera prima di cena, ok?»
«Dove stai andando?»
«Vado ad allenare i miei pokémon.»
«Ok, ma stai attento.»
«Tranquilla, mamma. So benissimo badare a me stesso» fece il ragazzo mentre stava uscendo di casa.
 
 
Mentre stava allenando i suoi pokémon, James s’imbatté nel Professor Oak.
«Ehi, professore!> lo salutò il ragazzo.
«Buongiorno, James. Come stai?»
«Io molto bene. Lei?»
«Non c’è male.»
«Ha sentito del terremoto che ha causato la distruzione di Azzurropoli?»
«Come ho potuto non sentirla... Ne parlano tutti i telegiornali.»
«Mia madre dice che non è stato un terremoto naturale…»
«Anche secondo me non lo è stato…»
«Come fa ad esserne sicuro?»
Lo sguardo del professor Oak si rabbuiò improvvisamente.
«La cosa più strana di questa storia è quello che è successo dopo…»
«E cosa sarebbe successo?»
«Gli sfollati della povera cittadina avrebbero visto nel cielo un creatura non identificata…»
«Una creatura non identificata?»
«Non so dirti con precisione se la notizia è vera, ma avrebbero visto questa creatura rifugiarsi in una grotta vicino Celestopoli… Io, insieme ad altri ricercatori, abbiamo deciso di andare a controllare la situazione.»
In quel momento, a James balenò in testa un’idea.
«Professore, non è che posso venire con voi?»
«Non credo che sia una buona idea, James… Potrebbe essere pericoloso.»
«Il pericolo è il mio mestiere, professore. E poi lei sa meglio di chiunque altro come posso cavarmela in certe situazioni.»
«Ma questa volta è diverso, James.»
«La prego… Non mi dica di no.»
«E tua madre? Cosa gli racconterai?»
«La verità. Che sono venuto con voi in questa spedizione che mi farà crescere come allenatore di pokémon.»
«Non credo che sarà d’accordo.»
«Lei non si preoccupi. Parlerò io con lei…»
Dopo alcuni secondi di riflessione, il professor Oak diede il suo assenso.
«Non so come ringraziala. Quando partiremo?»
«Immediatamente.»
 
 
La grotta in questione a Celestopoli era un vero e proprio labirinto.
«Come faremo a trovarlo?» domandò James.
«Pazienza, ragazzo. Riusciremo ad arrivare in fondo e a scovarlo.»
«E una volta trovato cosa faremo?»
«Ogni cosa a suo tempo…»
Con quella risposta, James capì che il professor Oak non aveva un piano ben preciso.
«E’ vero quello che dicono su di lui?»
«E cosa direbbero?»
«Che è molto pericoloso…»
«Ogni pokémon selvatico su questo pianeta è pericoloso alla sua maniera… Bisogna riuscire a capirlo…»
«Ma lui non è un pokémon come tutti gli altri…»
Il professor Oak si girò verso l’allenatore con sguardo torvo.
«Non dirglielo mai dinanzi se non vuoi morire seduta stante.»
James rimase impietrito e senza parole.
«Non dirmi che non immaginavi quali rischi comportava questa missione…»
«Ecco io veramente…»
«Finché saremo insieme, impedirò a quel pokémon di farti del male.»
«E se accadrà qualcosa a lei?»
«Non ti preoccupare. Non mi accadrà niente di male…»
James, il professor Oak e gli altri scienziati a loro seguito camminarono per circa due ore prima di trovarsi dinanzi ad un piccolo lago.
Il pokémon che gli faceva strada, ovvero l’Alakazam del Professor Oak, iniziò improvvisamente ad innervosirsi.
«Alakazam, cosa ti succede?»
I poteri psichici del pokémon del professore iniziarono a manifestarsi senza che lui gliel’ordinasse.
«Non dirmi che…»
Al di là del piccolo lago, una creatura viola con gli occhi fissi sul lago stava meditando sommessamente.
«E’ lui…»
Con l’aiuto del Lapras che James aveva in dotazione, il giovane allenatore e il Professor Oak si apprestarono ad attraversare il lago.
«Voi aspettatemi qua, va bene?»
«Sì, professore.»
«E’ meglio che rimanga anche tu, James.»
«Nemmeno per sogno. Non ora che ho dinanzi il pokémon più potente di tutti i tempi.»
Il Professor Oak non disse niente per controbattere.
«Come vuoi tu…»
Attraversato il lago, erano loro due e il pokémon artificiale.
«Chi siete voi?»
«Siamo venuti qui per fare la tua conoscenza, Mewtwo.»
«Io non faccio conoscenza con gli esseri inferiori a me» rispose il pokémon senza mezzi termini.
«Ah sì? Vedremo se sarai dello stesso parere quando la mia squadra di pokémon ti avrà annientato.»
James fece per tirare fuori dallo zaino una poké ball.
Ma il professor Oak lo bloccò sul nascere.
«Non cedere alle sue provocazioni. Così peggioreresti la situazione.»
«Ma professore…»
«Niente ma. Tu taci e lascia fare a me.»
James ubbidì al professore, rimanendo a contemplare la scena.
«Allora Mewtwo, quale è il tuo più grande desiderio?»
«Come?»
«Ti ho chiesto cosa desideri…»
«Sterminare le creature più deboli di me.»
«Perché li vorresti uccidere? Che cosa ti hanno fatto?»
«Mi hanno creato… Ed io non sopporto essere diverso dagli altri…»
«Essere diverso ti crea un grande problema?»
«Perché sto perdendo tempo nel parlare con te?»
Improvvisamente, Mewtwo si ritrovò dinanzi al professore fissandolo minaccioso.
L’alakazam era pronto per difenderlo.
«Fermati Alakazam. Non voglio essere aiutato. Se vuole farmi fuori, lascia che lo faccia pure.»
«Professore, cosa sta dicendo?!»
«Non t’immischiare, James. Questa è una faccenda che riguarda solo me e Mewtwo.»
«Sai una cosa? E’ sorprendente come tu rimanga impassibile… Hai per caso paura?»
«Sì, ho paura di morire… Ma prima o poi dovrò farmene una ragione, non credi? L’ora di morire viene per tutti.»
«E secondo lei verrà anche per me?»
«Questo non so dirtelo… Ma sicuramente vivrai molti anni. Spero solo che non le impiegherai a distruggere i pokémon e l’intera razza umana.»
«Non lo so. In questo momento, sento che la mia vita è inutile…»
«Se vuoi un consiglio da me, lascia che le persone vivano e facciano il loro corso come se niente fosse successo…»
«Ed io dovrei rimanere rinchiuso in questa grotta per l’eternità?»
«No. Magari potresti venire a lavorare nel mio laboratorio.»
«Lavorare?»
«Sì esatto. Sono sicuro che ti troverai molto bene con me e gli altri pokémon.»
«Lavorare con altri pokémon? Cosa significa?»
«Che potrai fare amicizia con una variegata quantità di pokémon che posseggo.»
«Non credo che sia una buona idea…»
«Questo lascialo decidere a me… Allora, cosa ne dici? Preferisci rimanere da solo in questa grotta oppure venire con me e vivere una vita diversa?»
La creatura artificiale rimase in silenzio per alcuni secondi.
«Ti do tutto il tempo di decidere, se vuoi…»
«Voglio provare a fidarmi di te, umano.»
Il Professor Oak era felicissimo.
Non avrebbe mai immaginato che la creatura che era nata per distruggere qualsiasi cosa potesse un giorno lavorare per lui.
«Sono sicuro che non te ne pentirai.»
James non credeva a quello che stava vedendo.
Il professor Oak era riuscito a convincerlo in maniera incredibile.
«Forza James. Fai uscire il tuo pokémon. Torniamo indietro.»
«Non ce ne sarà bisogno…» fece Mewtwo «Prendete la mia mano.»
Dopo aver toccato tutti il pokémon, essi si ritrovarono all’infuori della grotta.
«Incredibile. Ha usato il teletrasporto!> fece James incredulo.
«E questo non è tutto… Mewtwo, che ne dici di teletrasportarci nel mio laboratorio?»
Con un profondo respiro, Mewtwo acconsentì alla richiesta del professore, e in pochi secondi si ritrovarono tutti nel laboratorio.
«Molto bene. Sei pronto per la tua nuova vita, Mewtwo?»
«Credo di sì…»
«Bene. Seguimi. Devo farti vedere le specie di pokémon di cui possiedo.»

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Capitolo 5
*** Il gemello ritrovato ***


Sulle vette più alte della regione di Kanto, svolazzava senza pensieri una piccola creatura rosa.
Era in completa sintonia con la natura.
Sembrava in pace con se stesso.
Ma sapeva che gli mancava qualcosa.
O meglio, qualcuno.
Doveva trovarlo.
Doveva conoscerlo per colmare il vuoto che lo costituiva.
Il suo suono riecheggiava in tutta la regione.
Fino a quando non ricevette risposta.
Correndo alla velocità della luce, riuscì a raggiungerlo in pochi secondi.
Il pokémon in questione lo stava fissando senza che lui se ne accorgesse.
Quando alzò lo sguardo, egli si nascose dietro il laboratorio.
«Mewtwo, che cosa stai guardando?» domandò il professor Oak mentre sorseggiava la sua tazza di thè.
«Non lo so… Ho la sensazione che qualcuno mi stava fissando.»
«Dove? Fuori?»
Incuriosito, il professor Oak fece un rapido giro nel suo giardino.
«Fuori non c’è nessuno.»
«Lui è qui… E mi sta fissando…»
«Lui chi?»
«Mio fratello.»

Nel sentire quella parola, il professor Oak ebbe in mente di tempestarlo di domande.
«Non credevo che tu avessi un… Accidenti.»
«Non l’ho mai visto in faccia… Abbiamo solo il solito DNA.»
Il Professor Oak era perplesso.
Ma puoi un’idea gli balenò nella mente.
«Forse ho capito!»
Oak si diresse verso la sua biblioteca per cercare la risposta che aspettava.
«E’ lui!»
Il Professor Oak fece vedere l’immagine in questione a Mewtwo.
«Mew… E’ così che si chiama.»
«Che stupido sono stato. Come ho fatto a non pensare che potesse essere legato a te?»
Mewtwo non rispose.
Era in profondo stato di riflessione.
«Quindi tu l’avresti visto?»
«Si sta aggirando qui nelle vicinanze… Lo sento…»
«Perché ti dovrebbe cercare?»
«Per conoscermi…»
All’improvviso, un forte rumore echeggiò in tutto il laboratorio.
«Che cos’è stato?» domandò il Professor Oak allarmato.
Senza pensarci due volte, risalì il laboratorio per andare a controllare al piano di sopra.
Sembrava tutto in ordine.
Dal salotto alla cucina.
«E’ strano…»
«Professore…»
La voce di Mewtwo lo fece sobbalzare.
«Accidenti! Mi hai spaventato.»
«Non c’è altri dubbi… E’ Mew che ha causato rumore…»
«Ne sei sicuro?»
«In questo momento ci sta osservando e si sta prendendo gioco di noi…»
Mentre il Professor Oak si stava continuamente guardando attorno, qualcosa lo fece scaraventare a terra.
«Qualcuno mi ha spinto!»
Mentre Mewtwo era intento ad aiutare il professore, riuscì a vedere una figura piccola che stava svolazzando dietro la sua testa.
«Mew!»
Con un colpo psichico, Mewtwo colpì in pieno il pokémon che si stava prendendo gioco di lui, causando anche gravi danni al laboratorio del professore.
«Mewtwo! Cosa stai facendo?»
«L’ho colpito professore… Ho colpito Mew…»
«E c’era bisogno di fare tutto questo disastro? Per poco non mi distruggevi il laboratorio.»
Ma Mewtwo non ascoltò le critiche del professore.
Era troppo concentrato su Mew.
«Allora? Mi hai sentito?»
Mentre il professore continuava a conversare con la creatura artificiale, Mew si fece vedere.
«Adesso non ti nascondi più?» fece Mewtwo con ghigno divertito.
«Con chi stai parlando?»
Una volta girato lo sguardo, anche il Professor Oak poté vederlo.
Non credeva ai suoi occhi.
Il pokémon più raro della regione di Kanto si trovava proprio dinanzi a lui.
«Che cosa sei venuto a fare qui, Mew?»
Ma il pokémon si limitò a fare dei piccoli suoni.
Egli non riusciva a parlare come sua fratello.
Ma Mewtwo lo capiva lo stesso
«Che sta dicendo?»
«Vuole portarmi al di là delle montagne di questa regione… Vuole conoscermi meglio…»
«Perché?»
«Perché io e lui ci apparteniamo…»
Improvvisamente, Mew uscì fuori dal laboratorio del professore.
«Adesso dove sta andando?»
«Vuole che lo segua… Ora che mi ha ritrovato, non mi darà mai più pace…»
«Allora vai con lui.»
«Ma professore, io voglio rimanere qui con lei…»
«Non ce ne sarà bisogno… Il tuo posto è insieme al tuo fratello e agli altri pokémon selvatici. Non con me.»
«Ma con lei avevo trovato una famiglia che mi potesse volermi bene come se fossi stato un pokémon come tutti gli altri…»
«Lo so. Ma sotto sotto, anche tu sai che questo non è il tuo posto…»
Mewtwo rifletté un attimo.
«Purtroppo avete ragione…»
«Non ti sto mandando via. Ti prego di non fraintendermi.»
«No, lo capisco… Spero solo che dopo il mio viaggio, lei mi possa accogliere di nuovo qui.»
«Certo! Mi troverai sempre qui a sbrigare le mie faccende e a studiare altre specie di pokémon.»
La creatura artificiale fece un cenno d’assenso a suo fratello, dicendogli che sarebbe andato con lui.
«Grazie mille, professore. Per tutto quello che ha fatto per me. Non lo dimenticherò mai.»
Il professore, commosso, non riuscì a dire una parola, vedendo scomparire Mewtwo nel buio della notte.

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Capitolo 6
*** Il cammino del fulmine ***


Camminava in lungo e in largo senza una meta precisa.
Il suo sguardo torvo sembrava pieno di rancore.
Ma lui era così.
Era la tipica bestia selvaggia che non si ferma mai davanti a niente.
Se non per attaccare colui che credeva essere un pericolo per se stesso.
Vagava in continuazione per la regione di Jotho.
Preferiva muoversi di notte tra le immense foreste che costituivano il territorio.
Una notte come tutte le altre, Raikou decise di fermarsi di fronte ad una casetta che sembrava quasi abbandonata.
Dentro quell’abitazione, c’era una piccola famiglia composta da madre, padre e il figlioletto di circa 10 anni che giocava con alcuni pokémon.
Era una famiglia come tutte le altre.
Se non fosse che il padre del bambino era un abile cattura pokémon, visto la gran moltitudine di creature che abitavano la casetta.
Senza un motivo apparente, Raikou entrò di soppiatto dentro l’abitazione.
E quando uno dei pokémon notò la sua presenza, egli divenne più nervoso che mai.
Quando l’uomo notò l’espressione del suo pokémon cambiata radicalmente, si mise in allarme anche lui.

Il pokémon dell’uomo scaraventò tutto quello che aveva dinanzi, per poi trovarsi di fronte l’invasore.
«Ma quello è…»
Raikou fissava Umbreon e la famiglia con sguardo tetro e rabbioso.
«Papà, ma che pokémon è quello?»
L’uomo rimase in silenzio per alcuni secondi.
«È Raikou… La bestia del fulmine nata tra la fusione dei lampi del cielo.»
«Quindi è una bestia leggendaria?» domandò la donna.
«Esatto.»
«E cosa vuole da noi?»
«Ucciderci.»
 
 
La donna era spaventata, mentre il figlio e suo marito rimasero impassibili.
«Aiko, cosa vuoi fare?»
«Non lo so… Il pokémon continua a fissare imperterrito Umbreon… Sta aspettando il mio ordine…»
«Allora cosa aspetti? Vai!»
«Non è così facile come sembra, Ran!»
La donna non riusciva a capire le intenzioni del marito.
Alla fine Raikou fece la prima mossa colpendo gravemente Umbreon.
«Umbreon, attacco palla ombra.»
Il pokémon di Aiko si apprestava a colpire il suo avversario.
Ma era inutile.
Raikou era troppo veloce.
Veloce come un fulmine.
«Andate fuori a combattere! Se rimanete qui dentro distruggerete l’intera casa!» gridò Ran.
«Umbreon, attira Raikou nel cortile dietro casa.»
Evitando di essere ferito ulteriormente, Umbreon si allontanò fino ad arrivare vicino alla foresta.
Ora i due pokémon erano soli.
Chi avrebbe prevalso?
Mentre Umbreon continuava a colpire il suo avversario con attacchi di tipo buio o spettro, Raikou continuava a resistere schivandoli tutti.
Alla fine, con sguardo spazientito, Raikou concluse la battaglia con un potente tuono che andò a colpire il malcapitato pokémon di tipo buio.
Umbreon non era più in grado di combattere.
Era stato sconfitto.
«Umbreon! No!»
Le urla di Aiko risuonarono per metri e metri.
«Che cosa ti ha fatto?!» fece l’uomo con le lacrime agli occhi.
Aiko fissava il pokémon leggendario con odio.
«Maledetto! La pagherai molto cara.»
Raikou rimase immobile.
Sembrava che potesse capire le parole dell’umano.
Dopo aver sconfitto Umbreon, Raikou si apprestava a scomparire nel nulla.
Si addentrò nei boschi che si trovavano a sud di Amarantopoli.
«Non ti lascerò fuggire tanto facilmente… Houndoom, inseguilo!»
Il segugio di Aiko si mise alle calcagna della bestia leggendaria.
Il pokémon elettro lo condusse fino ad un’altura che dava un panorama spettacolare della città.
Ma purtroppo non aveva fatto ammenda di una cosa.
«Molto bene, Houndoom. È con le spalle al muro.»
«Umano… Io non sono mai con le spalle al muro…»
Nel sentire quella voce contraffatta, Aiko rimase visibilmente interdetto.
«Cosa? Ma tu parli?»
«Io, signore dei fulmini, ho camminato in lungo e in largo per cercare te, Aiko.»
«Cercare me?»
«Dopo essere nato dopo una tempesta di fulmini senza precedenti, ho deciso di cercare l’allenatore adatto per cui combattere… E l’allenatore adatto sei tu.»
Aiko non riusciva a credere a quello che stava sentendo.
«Cosa ho che gli altri non hanno?»
«Nessun uomo si sarebbe mai azzardato a seguirmi. Ma tu no. Tu sei diverso. E adesso devo capire la tua forza… Combattiamo!»
Raikou si stava apprestando a colpire il malcapitato Houndoom.
Ma qualcosa riuscì a fermarlo.
Un urlo acuto in lontananza lo bloccò improvvisamente.
«Mi stanno chiamando…» fece il pokémon leggendario «Me ne devo andare…»
«Cosa?! io e te non abbiamo ancora finito!»
«Per ora è tutto, Aiko. Ci rivedremo in un futuro prossimo» fece la bestia leggendaria prima di scomparire nel nulla.
 
 
Dopo alcuni giorni passati a curare il suo Umbreon ferito in battaglia, Aiko non vide più la bestia leggendaria.
Che cosa gli poteva essere successo?
Perché era dovuto scappare senza una ragione valida?
«Ran, me ne vado un po’ fuori a prendere una boccata d’aria.»
«Va bene» rispose la donna fissando gli strani modi di fare di suo marito.
Per poter pensare ancora a Raikou, Aiko si diresse dove l’aveva visto l’ultima volta.
Sembrava un posto come tanti.
Ma guardando più attentamente, capì che non era così.
«E questo…»
Vide che c’era qualcosa impresso nella pietra.
Sembrava una scrittura antica:
 
Qui giace Raikou, signore dei fulmini e delle tempeste.
 
«Qui giace? Quindi Raikou è…»
Aiko era confuso.
Come poteva essere che Raikou era seppellito in quella roccia?
Era impossibile.
«Credevi che fossi uno spirito reale?»
La voce di Raikou risuonò nelle orecchie dell’uomo.
«Sei morto, vero?»
«Sei molto perspicace eh?»
«Chi ti ha seppellito su questa altura?»
«I pokémon che vivono qui vicino alla foresta… Il mio cammino è iniziato qui e si è concluso sempre su questa altura.»
«Ma come sei morto?»
«Il volere dei pokémon superiori a me è troppo forte…»
«Che cosa vorresti dire?»
«Lo scoprirai più avanti… Sei pronto per cominciare una nuova avventura?»
«Quale avventura?»
«Dovrai ritrovare i miei fratelli. Solo così potrai saperne di più su di me… Addio.»
«Cosa? Aspetta!»
Ma ormai era troppo tardi.
Lo spirito di Raikou era sparito nel nulla, tralasciando in Aiko pensieri confusi e mille domande.
 
 
Non si aspettava ancora cosa volesse Raikou da lui.
Decise di non pensarci ulteriormente per tornare alla sua vita di tutti i giorni.
La notte era già scesa da un po’.
Dovette rincasare immediatamente prima che sua moglie lo potesse brontolare.
«Finalmente. Ma dov’eri andato?»
«È una lunga storia. Te la racconterò un’altra volta. Adesso sono molto stanco.»
Aiko si apprestava ad andare a dormire.
«Non ti riconosco più, Aiko. Sei così strano… Cosa mi nascondi?»
«Niente.»
«Allora perché ti comporti in modo schivo?»
Aiko fissò intensamente sua moglie.
«Una volta che avrò capito il mio vero destino, saprò risponderti… Buonanotte» fece infine l’uomo lasciando sua moglie completamente allibita e preoccupata.

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Capitolo 7
*** Il suono del vento ***


Era da un sacco di tempo che la regione di Jotho era colpita da un vento gelido e freddo che proveniva da est.
Sembrava che da un momento all’altro si potesse scatenare una tempesta di ghiaccio senza precedenti.
Gli abitanti di tutta la regione si stavano attrezzando al meglio per non incorrere in disagi o peggio ancora, venire feriti a causa dello spostamento di oggetti pesanti.
La città più colpita era Borgo Foglianova a causa del suo posizionamento a sud delle montagne.
«Questo vento è fuori dal comune… Che cosa starà succedendo?» si domandò il Professor Elm.
«Professore, il vento forte ha scoperchiato una delle case della cittadina.»
«Accidenti.»
«Dobbiamo trovare un rifugio al più presto se non vogliamo rischiare la vita.»
«Lo so… Tra poco vi raggiungo. Devo pensare un attimo ai pokémon che si trovano in questo laboratorio.»
«Ma non c’è tempo!»
«Il tempo si trova sempre. Tu vai pure avanti. Ci vediamo più tardi.»
L’assistente del professore lo fissò con sguardo stranito.
«Stia attento, professore.»
«Tranquillo. So badar benissimo a me stesso.»
Era rimasto solo lui.
Lui con i suoi pokémon.
Ripensava alle sue vecchie avventure quando era un giovane allenatore di pokémon.
“Eppure questo vento mi ricorda qualcosa…”
Il professor Elm ripensava alla sua avventura sul Monte Argento quando si ritrovò dinanzi ad una creatura simile ad un leopardo blu.
Inizialmente non lo riconobbe subito.
Ma una volta che si avvicinò sempre di più, si ricordo di averlo già visto in uno dei suoi libri che aveva consultato.
“Quel pokémon… non è possibile…”
Ululava alla luna in mezzo ad un laghetto che si trovava nei pressi della montagna.
Non fece caso al Professor Elm.
Era troppo concentrato nell’ululare alla luna.
Facendosi coraggio, il professor Elm si avvicinò sempre di più a lui, attirando la sua attenzione.
La creatura lo fissava con sguardo stranito.
Che cosa poteva volere mai da lui?
“Tu sei… tu sei Suicune…”
Il pokémon non fece nessun segno, scappando dal suo sguardo con rapidità fulminante.
Da quale giorno non l’aveva mai più rivisto.
Qualche anno più tardi era venuto a conoscenza che la bestia leggendaria vagava per la regione.
Ma lui non era più un giovane allenatore come un tempo.
Era visibilmente invecchiato.
Non aveva più le forze per fare un viaggio lungo come un tempo.
Anche se si era ripromesso che prima o poi l’avrebbe rincontrato.
“Ti ritroverò, Suicune… Fosse l’ultima cosa che faccio.

Dopo alcuni giorni, il forte vento che imperversava in tutta la regione si era placato.
Adesso la gente doveva contare i numerosi danni subiti.
E purtroppo non erano pochi.
«Professor Elm, finalmente sta bene.»
«Signora Shiratori! È bello rivederla.»
«Vedo che il suo laboratorio non ha subito danni.»
«Per fortuna no… La sua casa? È in ottime condizioni?»
«Sembrerebbe di sì…»
Ma mentre il professor Elm e la donna stavano parlando, videro un giovane uomo avvicinarsi a loro.
«Professore, lo riconosce?»
«Veramente no.»
«Professore, sono Aiko.»
Nel sentire quel nome, gli ritornò immediatamente la memoria.
«Ma certo! Sei il figlio della signora Shiratori. Come stai? È da un sacco di tempo che non ci vediamo.»
«Sono venuto a trovare mia madre dopo molto tempo.»
«A che punto è il tuo pokédex?»
«A buon punto… Ho quasi visto tutti i pokémon della regione.»
«Bravissimo. Sono molto fiero di te» fece il professore congratulandosi.
«Grazie… Mamma, potrei parlare in privato con il professore?»
«Certo figlio. Ci vediamo più tardi. A presto professore.»
«Arrivederci.»
Lo sguardo di Aiko si era rabbuiato improvvisamente.
«Che cosa c’è figliolo?»
«Vi ricordate della mia visione che feci non molto tempo fa’ su Raikou?»
«Sì.»
«Ebbene, dopo quella visione decisi di partire verso il Monte Argento per allenare il mio Umbreon.
Superate le vie impervie e l'erba piena di pokémon selvatici potenti, intravidi la creatura che avevate visto quando eravate un giovane allenatore come me.»
Il Professor Elm rimase sorpreso dalle parole del ragazzo.
«Mi stai forse dicendo che hai visto Suicune?»
«Non ne sono pienamente sicuro, ma molto probabilmente era lui.»
«E sei tornato fin qui per dirmelo?»
«Sapevo che ci teneva molto…»
«Ti ringrazio per aver pensato a me, ragazzo… Ma ormai quelle avventure per me sono finite… Sono vecchio ormai.»
«Questo non lo deve nemmeno dire» protestò il ragazzo.
«Purtroppo è vero, Aiko.»
«Le faccio una proposta…»
«Che genere di proposta?»
«Che ne dice di venire con me fino al Monte Argento per cercare quel pokémon?»
«È molto rischioso arrivare fin lassù.»
«E quindi? Insieme ce la faremo senz’altro. Si fidi di me.»
Il Professor Elm era molto titubante dalla richiesta del ragazzo.
Ma una proposta del genere non gli sarebbe capitata una seconda volta.
«Va bene. Mi hai convinto.»
«Stupendo. Partiremo immediatamente, va bene?»
«Certo. Come vuoi tu.»

Il cammino fu molto lungo e impervio.
Aiko e il Professor Elm ci misero circa due giorni per arrivarci partendo da Borgo Foglianova.
«Finalmente siamo arrivati» fece il professore stremato.
«Venga con me, professore. Potremmo ricaricare le energie fermandoci in quel centro pokémon.»
«Hanno costruito un centro pokémon? Hai miei tempi non esisteva! Che gran fortuna che hai avuto quando ci sei arrivato da solo.»
«Ahahah giusto.»
L’aria del Monte Argento era fredda e pungente.
«Spero solo che Suicune non abbia avuto la brillante idea di spostarsi da questo posto.»
«Secondo me c’è qualcosa che lo richiama, professore.»
«Che cosa potrebbe esserci di così strano al Monte Argento? Vabbé che è una montagna sacra, però…»
«E’ la vetta degli allenatori più forte della regione.»
«Sì, ma cosa potrebbe legare Suicune a questo posto?»
«Non lo so, professore. Ma è nostro dovere scoprirlo.»
Il sole stava calando dietro l’orizzonte.
«Che ore sono, Aiko?»
«Sono quasi le sei, professore.»
«Secondo me dovremmo aspettare domani prima di andare alla ricerca di Suicune.»
«A causa del buio? Di questo non c’è problema. Il mio Noctowl ci illuminerà la strada.»
«Aiko, secondo me per oggi dovremmo solo riposarci. Che fretta abbiamo?»
«Nessuna. Ma se poi Suicune domani non sarà qui tra noi?»
«E cosa mi dice che ci sia proprio oggi?»
«Il mio senso di allenatore.»
Aiko e il Professor Elm vagarono nell’erba alta del Monte Argento fino ad arrivare dinanzi ad un laghetto.
«E’ qui che l’ho avvistato l’ultima volta» fece il professore immerso nei suoi ricordi.
Una nebbia fitta avvolgeva quel posto mistico e misterioso.
Guardando più attentamente, Aiko notò una sagoma nera aggirarsi per il lago.
«Qualcuno sta camminando sull’acqua.»
«Con questa nebbia non si riesce a vedere nulla» protestò il professore.
«Ancora per poco… Lapras, vai!»
Il pokémon di Aiko fece il suo ingresso nel lago.
«Dissolvi la nebbia.»
In pochi secondi, la nebbia che ricopriva il lago sparì completamente.
La sorpresa si dipinse sugli occhi di Aiko e del professore appena videro chi fosse la sagoma misteriosa.
«E’ lui…»
La bestia leggendaria si trovava di fronte a loro con tutto il suo splendore.
Egli fissava i due uomini con sguardo serio.
«Adesso che l’abbiamo trovato cosa facciamo?» domandò il professore.
«Devo parlargli…»
«Cosa?»
«Devo parlargli dello spirito di Raikou…»
«Ma Aiko… cosa ti dice che Suicune possa parlare?»
L’allenatore non rispose.
Si avvicinò piano piano in mezzo al lago in groppa al suo Lapras.
«Aiko, cosa stai facendo? Torna subito qui!»
Ma il ragazzo non ascoltava.
Era troppo preso nell’avvicinarsi a pokémon leggendario.
«Suicune…» fece con voce flebile.
Il pokémon, per niente intimorito, si avvicinò al ragazzo.
«Sapevo che un giorno ti avrei incontrato» fece il pokémon con tono profondo.
«Cosa? Sta parlando?»
Il Professor Elm non riusciva a capire la situazione.
Sembrava tutto così surreale.
«Devo parlarti di Raikou…»
«Sì… Il suo spirito vaga ancora per queste terre in cerca di pace… Una pace che non riesce a trovare…»
«Che cosa dovrei fare?»
«Raikou ti ha dato il compito di farlo resuscitare, non è vero?»
«Sì.»
«Hai ancora bisogno della terza bestia leggendaria perché il suo volere si possa realizzare.»
«E cioè? Di chi?»
«La risposta si trova dentro il Monte Argento.»
Aiko fissava l’interno della grotta con il cuore in gola.
«Purtroppo non posso aiutarti, ragazzo. Questo compito pericoloso spetta solo a te e all’uomo che sta oltre questo lago.»
«Capisco…»
«Adesso me ne ritornerò nelle profondità di queste acque che mi hanno generato, aspettando con ansia il completamento della tua missione.»
«E se non ci riuscissi?»
«Raikou non potrebbe tornare in vita… A presto, ragazzo» fece la bestia leggendaria scomparendo nelle profondità delle acque del Monte Argento.

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Capitolo 8
*** Il fragore del vulcano ***


Aiko tornò verso il Professor Elm con sguardo sconsolato.
«Allora? Che cosa vi siete detti tu e Suicune?»
«La nostra missione non finisce qui, professore.»
«Che cosa dobbiamo fare adesso?»
«Dobbiamo addentrarci nel Monte Argento per cercare la terza bestia leggendaria.»
«Vuoi dire Entei?»
«Purtroppo ignoro il suo nome…»
«E’ lui quello che dobbiamo cercare. Ma addentrarci in quel luogo buio… Non credo che sia una buona idea.»
«Ho una missione da compiere, professore… Ovvero quello di riportare in vita lo spirito di Raikou.»
«Lascia fare ad allenatori e studiosi più esperti di noi.»
«Cosa? Crede che noi non siamo all’altezza?> fece il ragazzo con tono risentito.
«Credo che non dovremmo rischiare la vita così inutilmente.»
«Questo non è vero! Il mio è un compito molto importante! E devo portarlo a termine… Siete con me?»
La perplessità si dipinse sul volto del professore.
«Sai che ti seguirò ovunque tu vada…»
«Non è forzato a venire… se non vuole…»
«Non mi sta forzando nessuno. Andiamo a cercare questo Entei» fece il professore determinato più che mai.
«E’ questo il Professor Elm che conosco.»
 
 
Aiko e il Professor Elm si accingevano ad entrare dentro la grotta.
«Noctowl, vai!»
Il pokémon gufo uscì dalla sfera di Aiko.
«Grazie a lui la nostra strada sarà illuminata…»
Improvvisamente, un forte boato risuonò in tutto il territorio facendo tremare la terra.
«Che cosa sta succedendo?»
«Guardi in alto, professore.»
Sulla vetta della montagna stava uscendo del fumo nero.
«Non credevo che il Monte Argento fosse un vulcano… Come ho fatto a non rendermene mai conto?»
«Credo che non è l’unico ad averlo notato, professore.»
La scossa sismica durò pochi secondi.
«Fortunatamente è finita.»
Aiko non smetteva di fissare la montagna.
«Questo era solo un assaggio…»
«Credi?»
«Secondo me è tutta una prova che Entei vuole che superiamo…»
«Ecco. Ci mancava una prova da superare…»
«Molto presto il vulcano erutterà completamente, seppellendo questo posto.»
Dopo la scossa di terremoto, il centro pokémon fu completamente evacuato, mettendo in salvo tutti i pokémon malati e i suoi rispettivi allenatori.
«Spostiamoci verso il centro pokémon di Smeraldopoli. Li saremo al sicuro» fece l’infermiera scortando i pokémon insieme ai Chansey.
«Aiko, rimaniamo solo io e te in questo posto…»
«Allora andiamo. Non c’è più tempo da perdere.»
 
 
I due uomini dovettero arrivare fino alla fine della grotta per trovare la bestia leggendaria.
Esso era intento a meditare sulla sua forza sconosciuta.
«Eccolo là. Quello è Entei.»
La bestia leggendaria aveva gli occhi chiusi.
Era profondamente concentrato.
Concentrato nel causare l’ennesima scossa di terremoto.
«Allora sei tu che stai per causare questo disastro!»
Entei aprì improvvisamente gli occhi fissando l’audacia del giovane allenatore.
«Chi siete voi?»
«Colui che riuscirà a rispettare un giuramento fatto ad un pokémon che tu conosci molto bene…»
«Non mi inchinerò mai al volere di un essere umano.»
Entei si avvicinò con fare minaccioso ad Aiko.
«Aiko, stai attento!»
«Non ho paura di questo pokémon…»
«Presto ti ricrederai, umano senza un briciolo di forza.»
Entei stava per attaccare il giovane allenatore.
Ma Umbreon uscì fuori dalla sua sfera poké ball per proteggere il suo allenatore.
«Umbreon!»
«Stupido pokémon. Cosa credi di fare?»
Lo sguardo rabbioso del pokémon buio fulminò Entei.
Era pronto a tutto per proteggere il suo allenatore.
«Umbreon, fermati. È troppo pericoloso.»
Ma il pokémon buio non sentiva ragioni.
«Sciocchi che non siete altro. Adesso la pagherete tutti.»
Entei era pronto per attaccare ancora una volta.
«Umbreon, attacco palla ombra!»
L’attacco di Umbreon si infranse su Entei.
Ma la bestia leggendaria non aveva subito il minimo effetto dalla mossa di Umbreon.
«Cosa?»
«E’ incredibile» fece stupefatto il professore.
«Adesso conoscerete tutta la forza che posso manifestare.»
Entei stava per causare un altro terremoto.
Ma quel terremoto non sarebbe stato come i precedenti.
«Questo terremoto è molto più forte di quello precedente…»
«Aiko, dobbiamo andarcene subito da qui prima che la grotta crolli completamente!»
«Presto il vulcano del Monte Argento erutterà distruggendo l’intera regione.»
«Non moriremo mai a causa del tuo volere.»
Ma Aiko e il suo pokémon erano impotenti.
Come avrebbero sconfitto la bestia leggendaria?
«Non distruggerai mai niente finché ci sarò qui io.»
Suicune fece il suo ingresso in battaglia lasciando interdetti tutti i presenti.
«E tu che ci fai qui?»
«Salverò questi umani e tutta la regione… Preparati, Entei. Il tuo tempo di distruzione è finito.»
La battaglia tra Suicune e Entei era ponta per iniziare.
Chi avrebbe prevalso?
La forza di Entei o l’intelligenza di Suicune?
Il pokémon di fuoco non perse tempo.
Attaccò immediatamente Suicune recandogli non pochi danni.
«Non ce la farai a sconfiggermi. Sono troppo forte» fece Suicune.
«Questo non è vero. Sono nato in questa montagna! Non permetterò a nessuno di eliminarmi!»
Entei si apprestava a causare un altro dei suoi terremoti.
Ma Noctowl si mise in mezzo, abbagliandolo con il suo attacco flash.
«Maledetto!»
«Forza Suicune. È il momento!»
Con il suo attacco idropompa, Suicune spazzò via Entei mandandolo K. O.
«Questo non riuscirà a fermarmi…»
Entei era esausto.
Ma questo non impedì alla terra di continuare a tremare ancora.
«Se rimaniamo qui dentro rischiamo di essere seppelliti!» fece il professore.
«Sì, dobbiamo fuggire alla svelta.»
Aiko e il Professor Elm si diressero verso l’uscita.
Ma quando il ragazzo notò che Suicune non lo stava seguendo, si bloccò di colpo.
«Aiko, cosa stai facendo?!»
«Suicune… non è qui tra noi…»
«Cosa importa? Vuoi rischiare la vita?»
«Ma io…»
Aiko dovette essere trascinato fuori la grotta dal professore prima di fare una fine ingloriosa.
Dietro di loro, l’intero Monte Argento era crollato, lasciando solo un cumulo di massi sparsi per il territorio.
«Suicune… non lo rivedrò mai più…»
«Ce la siamo vista brutta, eh Aiko?»
Ma il ragazzo non rispose.
Inizialmente si limitò a fissare il professore con sguardo furente.
«Dovevo salvarlo! Era il mio compito per riportare Raikou in vita!»
«Riportare in vita un pokémon morto? Questo è impossibile, ragazzo! Quando lo capirai?»
«Lei mente! Dovevo compiere una missione… Ma ho miseramente fallito.»
Aiko cominciò inspiegabilmente a piangere.
«Ragazzo, non è colpa tua… A causa di tutti questi eventi, le ultime due bestie leggendarie hanno perso la vita… Ma il loro spirito vivrà in questa regione e dentro di noi…»
«Come fai a dirlo?»
«Alza lo sguardo e guarda dinanzi a te…»
Una volta asciugati gli occhi, Aiko vide lo spirito di Suicune e di Entei dirigersi verso di lui.
«Aiko, hai combattuto una battaglia incredibile, rischiando anche la tua vita… E adesso è venuto il momento di riunirci…»
«Riunirvi con chi?»
«Vieni con me.»
Aiko fu trasportato sull’altura dove era sepolto il corpo di Raikou.
«Grazie a te, adesso io, Entei e Raikou potremmo riunirci per vivere in pace per l’eternità…»
Aiko stava assistendo ad uno spettacolo surreale.
Tre spiriti di pokémon che si stavano riunendo.
«E adesso dove andrete?»
«Dove il nostro cuore avrà bisogno di ritemprare le sue energie… Ma non temere, giovane allenatore. Il nostro compito su questa terra non è finito» fece il leopardo blu prima di scomparire nel cielo oscuro che ricopriva la regione di Jotho.

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Capitolo 9
*** Combattere con il cuore ***


Fiorlisopoli era completamente scossa da turbinii di vento e di pioggia.
Gli abitanti della cittadina non riuscivano a comprendere da cosa potesse essere generato.
Solo una signora anziana era a conoscenza del mistero che si celava dietro quelle tempeste.
«Lui sta arrivando… E la sua furia sarà implacabile…»
L’energia elettrica era stata interrotta.
Se non fosse tornato il sereno al più presto, gli abitanti sarebbero rimaste senza luce per chissà quanto tempo.
«Furio, dobbiamo fare qualcosa al più presto> fece la donna anziana al capopalestra della città.
«E cosa?»
«Devi parlare con lui. Solo così potrai farlo ragionare.»
«Tu stai vaneggiando mamma» fece il capopalestra con tono rude «Perché non abbandoni le tue meditazioni e ti vai a riposare?»
«Vedo che nemmeno tu non mi credi… Fa lo stesso. Con il passare di giorni, Fiorlisopoli verrà sommersa dall’acqua e noi moriremo tutti affogati.»
Ma Furio non dette ascolto alle parole della madre.
Credeva che fosse colpita da demenza senile.
Da qualche tempo a questa parte non gli dava più ascolto.
«Il problema si risolverà da solo. Non ti preoccupare» fece Furio mentre sua madre si stava allontanando.
La donna ricambiò guardandolo con sguardo cupo.
«Quando capirai che non sarà così, sarà troppo tardi» rispose la donna chiudendosi nella sua stanza.
 
 
Il mattino seguente, il forte vento aveva spazzato via i tetti di alcune case e della palestra di Furio.
La situazione era davvero critica.
Fiorlisopoli era in pieno stato d’emergenza.
«Dobbiamo andarcene! Immediatamente!» tuonò Furio ai suoi abitanti.
«Andarcene dove? Siamo completamente intrappolati» fece un giovane ragazzo.
«Ha ragione. Finchè la tempesta non si placherà, rimarremo qui.»
Furio non aveva nessuna possibilità.
L’unica a cui poteva chiedere aiuto era a sua madre.
«Riparatevi nelle case ancora in piedi. Elaborerò un piano che ci metterà tutti in salvo» fece Furio prima di scomparire tra la folla.
 
 
La madre di Furio era intenta ancora a meditare e a parlare da sola.
«Oh Dio delle tempeste, interrompi la tua furia e fai tornare il sereno su questa terra…»
«Con chi stai parlando?» domandò Furio appena entrò nella camera della donna.
«La tempesta si sta abbattendo su tutta la regione di Jotho. Si è ingrandita e adesso sta colpendo Amarantopoli.»
«E tu come fai a saperlo?»
«Quando imparerai a darmi ascolto una volta nella tua vita? Non sono così pazza come credi…ۘ
Furio decise di non rispondere.
«Cosa devo fare?»
La donna si alzò lentamente dalla sua sedia.
«Devi trovare un giovane allenatore che possa fermare tutto questo…»
«Un giovane allenatore? Mamma, non ci sono giovani allenatori in questa cittadina…»
«Fidati, uno ce n’è…» disse infine sua madre ritornando alle sue meditazioni.
«Ma mamma…»
«Non perdere ancora tempo… Ogni secondo è prezioso. Vai.»
 
 
Furio vagava come un’anima in pena in giro per la cittadina semidistrutta.
Dove poteva cominciare a cercare il fatidico ragazzo?
E cosa ancora più importante, l’avrebbe trovato?
La tempesta continuava a mietere distruzione.
Ormai il 90 % degli abitanti era rimasta senza casa.
Si dovettero rifugiare in una grotta costruita centinaia di anni fa’ nelle vicinanze proprio per scampare a tempeste come quelle.
Gli abitanti erano affamati e infreddoliti.
A causa delle alte maree, non riuscivano ad arrivare gli aiuti necessari da Olivinopoli.
Fiorlisopoli era stata abbandonata a se stesso.
Ma il destino non è sempre crudele come la maggior parte delle persone pensano…
Un giovane ragazzino stava allenando il suo Kingler a resistere alle alte maree.
«Bravo Kingler. Così!»
Nel vederlo, Furio era sconcertato.
“Quel mingherlino che prova a resistere alle onde alte più di un metro… Incredibile.”
Subito dopo, gli venne in mente le parole di sua madre.
“Che sia lui quello che salverà la cittadina di Fiorlisopoli?”
L’uomo si avvicinò a lui, interrompendo il suo allenamento.
«Ragazzo, sei veramente bravo ad allenare il tuo Kingler.»
«Grazie» si limitò a dire il giovane allenatore senza guardarlo nemmeno negli occhi.
«Non è da tutti resistere alle intemperie di questo vento e di questa pioggia.»
«E’ da quando è nato che il mio Kingler resiste a questo tipo di maree. Ormai ci è abituato.»
«Capisco…»
Quando il ragazzino alzò lo sguardo per vedere con chi stava parlando, rimase improvvisamente folgorato.
«Ma tu sei Furio…»
«In persona, ragazzo mio.»
«Wow! Non ci posso credere! È da quando sono arrivato qui a Fiorlisopoli che speravo di incontrarti.»
«Perché? Non sei di questa città?»
«I miei genitori sono di Olivinopoli. Ma a causa del loro lavoro, ci siamo dovuti trasferire qui.»
«E dimmi, ti piace questa città?»
«Non è male.»
In un’altra occasione, Furio si sarebbe offeso per quel commento sulla sua città.
Ma adesso non era importante.
Doveva rivelargli la “Premonizione” di sua madre.
«La cosa che ha attirato la mia attenzione su questo territorio, sono le isole misteriose che stanno qui vicino.»
«Stai parlando delle Isole Vorticose?»
«Non so se quelle sono il suo vero nome…»
«Ci sono stato tanti anni fa’ e per poco non venivo risucchiato dai mulinelli che la ricoprono.»
Improvvisamente, a Furio gli venne in mente una cosa che poteva avere dell’incredibile.
“E se fosse a causa di quelle isole misteriose la tempesta che sta colpendo Fiorlisopoli?”
Furio era scosso.
Forse aveva capito il vero problema.
«Furio, che cosa succede?»
«Devo tornare immediatamente da mia madre… Potresti per favore venire con me?»
Il ragazzo non riusciva a capire le intenzioni dell’uomo.
Cosa poteva volere da lui?
«Va bene. Nessun problema.»
«Non ce ne sarà bisogno, ragazzi miei.»
Nel sentire una voce alle loro spalle, Furio sobbalzò per la paura.
«Mamma! Cosa ci fai qui?»
«Mi volevi, no? Quindi sono venuta a cercarti.»
«Vestita così? Rischi di prendere un brutto raffreddore.»
«Tranquillo. Anche se sono molto vecchia, queste cose non mi preoccupano.»
La donna stava fissando con sguardo interessato il giovane ragazzo.
«Bravo. L’hai trovato…»
«Come fai a credere che sia lui?»
«Lo vedo dai suoi occhi… Dalla sua determinazione… e dall’energia che sprigiona…»
«Ma di cosa state parlando?» domandò il ragazzo confuso.
«Non ti spaventare, ragazzo. Stiamo solo cercando il modo per salvare questa città da una tempesta senza precedenti.»
«E io cosa dovrei fare?»
«Adesso lo vedrai… Abra, vieni fuori.»
Il pokémon psico della donna uscì dalla sfera.
«Prendi la sua mano. Adesso andremo in un posto dove incontreremo il signore dei mari e delle tempeste.»
Il ragazzino non si fidava per niente delle parole della donna.
Ma non aveva niente da perdere.
«Mamma, dove vuoi andare a parare?»
«Non parlare, figliolo. Fallo anche tu. Prendi la mano del mio pokémon.»
Furio fissava sua madre con sguardo stranito.
«Bene, siete pronti?»
Furio e il ragazzino decisero di non rispondere.
«Abra, teletrasportaci nel buio più profondo delle Isole Vorticose.»
Gli occhi del pokémon della donna si illuminarono.
E subito dopo, la donna, Furio e il ragazzino si ritrovarono in mezzo al buio.
«Ma dove siamo finiti?»
Improvvisamente, qualcosa di fronte a loro si illuminò improvvisamente.
«Cosa sta succedendo?» domandò Furio.
«Eccoci. Il guardiano dei mari si è definitivamente risvegliato.»
 
 
La creatura dinanzi a loro emetteva ruggiti che facevano rabbrividire chiunque.
«Mamma, cosa sta succedendo?»
«Per ora niente…»
Una volta sbattuta le ali, la marea che inondava le isole cominciò a salire improvvisamente.
«Se rimaniamo qui per molto, rischiamo di venire affogati!»
«Non se il giovane ragazzo sfida il guardiano dei mari…»
«Perché dovrebbe sfidarlo?»
«Perché questa è tutta una prova… Allora ragazzo, sei pronto?»
«Ma veramente…»
«Sei la nostra unica speranza. Se farai vedere le tue capacità al pokémon leggendario, allora la tempesta si placherà. Altrimenti vedremo la nostra terra venire completamente sommersa dalla sua furia.»
«Ma perché il pokémon leggendario dovrebbe fare tutto questo?»
«Per riprendermi quello che mi appartiene.»
Una voce acuta e profonda risuonò nelle orecchie dei tre umani.
«Sono nato in questo luogo tetro e buio… Fino a quando la vostra razza non mi ha messo definitivamente da parte, trasportando la mia vecchia casa in uno dei vostri tanti rifugi… Ma adesso questa storia sta per finire. Presto morirete tutti affogati sotto la mia forza.»
«No! Noi te lo impediremo!» gridò Furio.
«Fermati. Tu non puoi fare niente.»
«Perché?»
«I tuoi pokémon non sono abbastanza forti.»
«E chi l’ha detto?»
«Il destino che è in serbo per te.»
«Al diavolo il destino! I miei pokémon lotta possono sconfiggere chiunque. Primeape, scelgo te!»
Il pokémon simile ad uno scimpanzè fece il suo ingresso in campo.
«Attacca il pokémon leggendario con il tuo dinamipugno.»
Il pokémon di Furio stava partendo alla carica.
«Non riuscirà a sconfiggerlo… Lugia è troppo forte» fece la donna.
«Lugia?»
«Sì, è questo il suo vero nome.»
Mentre Primeape stava attaccando il suo nemico, Lugia contrattaccò con un raggio luminoso che lo colpì in pieno.
«Primeape!»
Il pokémon di Furio era stato congelato.
«Lascia perdere, Furio. Il tuo pokémon non è più in grado di combattere.»
Alla fine Furio dovette dare ragione a sua madre.
«Tocca a te, figliolo.»
«Ma io ho un solo pokémon con me. Il mio Kingler.»
«Sarà sufficiente. Non ti preoccupare… Credi solo nelle tue capacità e tutto andrà per il meglio.»
Il ragazzino era spaventato.
Doveva affrontare un pokémon leggendario molto più forte di lui.
Ce l’avrebbe fatta?
«Kingler, tocca a te!»
Il pokémon granchio dell’allenatore sembrava una creatura insignificante rispetto al suo avversario.
Ma Lugia presto avrebbe capito che non si giudica mai un libro dalla copertina.
«Forza ragazzo. Ce la puoi fare» lo incitò Furio.
«Il mio nome è Akano» rispose risoluto il ragazzino «Kingler, attacca Lugia con martellata.»
Con la sua enorme chela, Kingler si stava dirigendo verso la creatura marina.
Ma purtroppo non riuscì ad avvicinarsi minimamente.
Era troppo lento rispetto al suo avversario.
Con un contrattacco fulminante, Kingler venne colpito con una potente raffica che lo fece gettare nelle acque fredde della grotta.
Fortunatamente il pokémon di Akano non riportò nessun danno.
«Adesso prova con l’attacco geloraggio.»
Ma era inutile.
Lugia riuscì a schivare anche quello.
«Povero sciocco. Non riuscirai a sconfiggermi.»
Improvvisamente, gli occhi del pokémon leggendario divennero viola.
Subito dopo, Kingler lievitò da terra contro il suo volere.
Non riusciva a muoversi in nessun caso.
Lugia lo stava bloccando con la forza della mente.
«Addio» fece Lugia colpendolo con tutta la forza che aveva.
Kingler fu scaraventato a terra malamente.
«Kingler!» gridò Akano.
Il giovane allenatore era preoccupato.
Senza il suo Kingler, avrebbe perso il combattimento.
Il destino degli abitanti di Fiorlisopoli dipendeva solo da quella lotta.
«Mamma, dobbiamo aiutarlo. Immediatamente!»
«No! Tu non ti devi immischiare in nessun caso. Mi hai capito?»
«Perché?! Non vedi che non ce la fa’?»
«Finché il suo pokémon non sarà fuori combattimento, continuerà a lottare senza problemi.»
«Ma se non riesce nemmeno ad alzarsi.»
«Ah davvero? Guarda tu stesso.»
Girando lo sguardo, Furio poté notare che Kingler era ancora in piedi, s’eppur dolorante.
«Kingler, se vuoi possiamo interrompere il combattimento qui.»
Ma il granchio non ne voleva sapere.
Avrebbe combattuto anche a costo della vita.
«Che cosa speri di fare, specie di inutile pokémon? Nessuno può sconfiggermi.»
Lugia si apprestava a finirlo con il suo attacco più forte: aerocolpo.
Senza che il suo allenatore gli impartisse nessun ordine, Kingler riprovò con il suo geloraggio.
L’attacco di Lugia fu completamente annientato, lasciando sbalorditi tutti i presenti.
«Non è possibile…»
«Bravissimo, Kingler» si congratulò Akano «Adesso vai con l’attacco martellata.»
Questa volta, l’attacco di Kingler andò a segno.
Lugia era esausto.
Sembrava rimasto senza forze.
«Molto bene. Adesso finiscilo con ghigliottina.»
«Povero illuso.»
«Kingler, attento!» gridò Furio.
La stanchezza di Lugia, fu solo un trucco per far abbassare la guardia al suo nemico.
Un trucco che funzionò alla perfezione.
Con il suo ennesimo attacco psichico, Kingler fu mandato K. O.
Il combattimento era finito.
Lugia era il vincitore.
Ed il destino degli abitanti di Fiorlisopoli e di tutta la gente di Jotho era in pericolo.
«Bravissimo Kingler. Sei stato fantastico» fece Akano al suo pokémon mentre lo fece rientrare nella sua sfera.
Il giovane allenatore fissava con sguardo truce e pieno di sfida il pokémon leggendario.
«Bravo. I miei complimenti. Sei riuscito a battermi.»
«No… Sono io che devo farti i complimenti.»
«Cosa?»
«Non ho mai combattuto una lotta come questa. È stato entusiasmante. Non avrei mai creduto che gli allenatori fossero così bravi ad addestrare i pokémon. Sono rimasto sbalordito.»
Akano, Furio e sua madre non credevano alle loro orecchie.
«Ma sto sognando o sta riempiendo di complimenti il ragazzo?»
«Ha capito benissimo, figliolo.»
«Ho sbagliato a minacciare la vostra terra… Giovane allenatore, tu come tutti gli altri abitanti vi meritate di vivere in pace sulla terraferma… Da questo momento ritornerò a riposare negli abissi più profondi del mare… Ma spero un giorno che ci rivedremo.»
«L-lo… Lo spero anch’io» ribatté il ragazzo.
«Addio» disse infine Lugia prima di scomparire definitivamente nelle profondità della grotta.
La felicità di Furio fu incontenibile.
«Grazie ragazzo. Ci hai salvati» fece l’uomo abbracciandolo.
«Ma io non ho fatto granché…»
«Questo non è vero, Akano.»
«Che intende dire?»
«Hai combattuto con il cuore, dimostrando al guardiano dei mari di che pasta sei fatto. Questa era solo una prova. Una prova che hai superato brillantemente. I miei complimenti.»
«Grazie, ma… sono ancora confuso.»
«Non ti preoccupare… Questo combattimento ti servirà da lezione. Non scordarlo.»
«No, signora. Non lo scorderò mai» fece il ragazzo ritrovando il sorriso.
«Molto bene. Adesso possiamo lasciare questo luogo tetro e buio per ritornare a casa. Che ne dite?»
«Mi sembra una buona idea, mamma.»
«Lo immaginavo… Abra, facci tornare a casa.»
Dopo aver chiuso gli occhi, Akano, Furio e sua madre si ritrovarono sulla spiaggia di Fiorlisopoli con il sole che splendeva in alto nel cielo.
«Ma è tutto ritornato alla normalità» fece Furio sorpreso «Come se non fosse successo nulla…»
«Lugia ha risistemato ogni cosa…»
«E come avrebbe fatto?»
«Chi lo sa…»

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Capitolo 10
*** Il dolce suono della luce ***


Da qualche tempo a questa parte, Amarantopoli sembrava una città come tutte le altre.
Con i nuovi metodi di vivere, presto o tardi tutte le persone più giovani che abitavano quella cittadina avrebbero completamente dimenticato le loro tradizioni.
Solo una giovane bambina era diversa da tutti loro.
La sua vita era cambiata quando lui gli era venuto in sogno: il guardiano dei cieli.
«Ayumi, che cosa stai facendo?»
«Non lo vedi, Masahiro? Sto fissando questo laghetto.»
«Tu e le tue stranezze… Mi dici cosa ci trovi di divertente?»
«Trovo che ogni bellezza della natura va rispettata e omaggiata.»
«Omaggiare un laghetto? Tu sei pazza.»
«Questo laghetto è molto sacro, sai? Qui mio nonno ha visto riflesso il guardiano dei cieli.»
«Il guardiano dei cieli non esiste. È solo una leggenda.»
«Ti sbagli Masahiro. Esiste e come. Vive in cima alla Torre di Latta.»
«La Torre di Latta è un luogo dove i saggi della cittadina perdono il loro tempo a pregare una creatura che non esiste.»
La bimba stava perdendo la pazienza.
«Adesso basta! Mi stai stufando. Come osi mancare di rispetto alle persone più grandi di me e di te?!»
«Non manco di rispetto a nessuno. Dico solo quello che penso» si difese il ragazzo.
«Ah sì? Allora la prossima volta è meglio se tieni questi commenti per te, va bene?»
«Perché? Ti danno fastidio?»
«Smettila di importunarmi!» gridò la bambina.
«Che sta succedendo qui?»
Un uomo di statura media con lo sguardo serio e la tonaca di un predicatore aveva raggiunto i due ragazzi.
«Nonno, finalmente sei qui» fece la bambina felice nel vederlo.
«Masahiro, lascia in pace mia nipote. Non hai nessun diritto di darle fastidio.»
«Io non ho fatto un bel niente. Stavamo parlando.»
«Adesso per favore, ci potresti lasciare soli? Devo parlare in privato con mia nipote.»
«Fate pure. Ho di meglio da fare che perdere tempo con due tipi strani come voi.»
«Mmh» rispose la bimba facendogli la linguaccia.
L’anziano uomo guardava sua nipote con felicità e gratitudine.
«Ogni volta che ti guardo credo sempre che sei stato un vero dono dal cielo, Ayumi.»
«Come lo è stato il guardiano dei cieli?»
«Vuoi sapere una storia su di lui?»
«Perché mi rispondi con un’altra domanda? È molto maleducato da parte tua, sai?»
«Ahahah hai ragione» fece l’uomo scoppiando a ridere «Vieni con me. Ti porto nella Torre Bruciata.»
«Ma è un luogo infestato dagli spiriti maligni» protestò la piccola.
«Chi ti avrebbe detto questa stupidaggine?»
«I miei compagni di classe.»
«Piccola mia, purtroppo devi ancora imparare molto sui comportamenti delle persone.»

La Torre Bruciata era un luogo decaduto e abbandonato da anni.
«Che luogo ostile» fece la bambina rabbrividendo «Perché mi hai portato qui?»
«Voglio raccontarti la leggenda sul guardiano dei cieli.»
«E dovevamo proprio venire qui?»
«Sì. Non sei curiosa?»
«Insomma…»
Il nonno della bambina vide che stava tremando sommessamente senza una valida ragione.
«Nonno, perché sto tremando in questo modo? Eppure non è così freddo…»
«Sono gli spiriti che abitano qui dentro…»
«Nonno, ho paura…»
«Non ti preoccupare. Non ti succederà niente di male… Devi sapere che ogni giorno vengo qui a pregare il guardiano del cieli per le nostre anime.»
«Ma tu l’hai mai visto?»
«Sì.»
«Vieni con me.»
L’anziano uomo trasportò la bambina fin in cima alla torre.
«Lo vedi quella figura nascosta sopra la Torre di Latta?»
«Sì. Sembra una figura luminosa… Ma non riesco a capire cosa sia.»
«E’ lui che sta riposando. È il guardiano dei cieli.»
«Chi? Ho – Oh?»
«La leggenda su di lui narra che molti millenni di anni fa’, la regione di Jotho venne scossa da un disastro naturale che veniva dal cielo.
Pioveva e tuonava da giorni.
Le inondazioni avevano colpito l’intera regione.
Ma un giorno, una creatura volante color arcobaleno riportò la pace e il sole sull’intera regione…»
«Io però so qualcos’altro sul suo conto…»
«E sarebbe?»
«E’ stato lui a distruggere questa torre, vero?»
Ma l’uomo non rispose.
Sembrava essere stato toccato nel profondo.
«E’ stato quando ha dovuto combattere con un altro pokémon leggendario: Lugia. Ma questa è un’altra storia… Questa torre, come la Torre di Latta, è molto sacra… Ed io, come gli altri anziani del villaggio, la veneriamo per ricordare quei fatti accaduti.»
La bambina ascoltò con grande interesse il racconto del nonno.
«Nonno, posso chiederti una cosa?»
«Tutto quello che vuoi…»
«Potrei vedere il guardiano dei cieli?»
«No, Ayumi» rispose secco suo nonno «Potrebbe essere pericoloso.»
«Perché?»
«Potrebbe non gradire la tua presenza…»
«Addirittura?»
«Ascolta, non so come spiegartelo ma… In questo momento non sei ancora pronta.»
«Ma nonno…»
«Niente ma. Ti prego di non chiedermelo di nuovo.»
L’anziano uomo prese sua nipote per una mano ed uscire dalla Torre Bruciata.
La bambina non riusciva a capire lo strano comportamento dell’uomo.
Per liberarsi, dovette tirare uno strattone a suo nonno.
«Ma che cosa…»
«Nonno, cosa devo fare per essere pronta?»
«Adesso basta, Ayumi. Ti ho già detto che non voglio più entrare nell’argomento… Purtroppo ho sbagliato a raccontarti quella storia…»
«Ma quale è il problema? Non riesco a capirlo…»
«Il guardiano dei cieli odia essere disturbato… La tua presenza potrebbe farlo arrabbiare di brutto.»
«Ma se non tento non riusciremo mai a saperlo…»
«Cosa?! Vorresti mettere a repentaglio la tua vita solo per vedere un pokémon leggendario?»
«È la mia occasione. Ti prego, nonno. Non negarmi questo mio desiderio.»
Ma l’uomo non sentiva ragioni.
Era fermamente intenzionato a impedirglielo.
«Ho promesso ai tuoi genitori che avrei badato a te e ti avrei protetta in qualsiasi occasione. Mi dispiace.»
La bambina non osò dire una parola, decidendo solo di fuggire da suo nonno per rifugiarsi nella palestra dove le Kimono girl si stavano allenando.

Ayumi rimase in un angolino per tutto il resto di quella giornata grigia e triste.
Non voleva parlare e vedere nessuno.
Non riusciva nemmeno a piangere a causa di tutta la rabbia che aveva in corpo.
«Ayumi, che cosa fai qui tutta sola? Perché non sei fuori a giocare con i tuoi amici?» gli domandò una giovane ragazza.
«Io non ho amici… Sono troppo diversa da loro…»
«Questo non è vero. Sei una bambina graziosa e intelligente come la maggior parte dei tuoi coetanei.»
«Scusa Sonoko, ma non voglio parlare di questo… Mi sento troppo triste.»
Sonoko fissava intensamente lo sguardo della bambina.
«Che cosa potrei fare per farti tornare felice?»
«Credo che in questo momento sia impossibile farmi tornare a sorridere.»
«Tu dimmi cosa vuoi e io cercherò di esaudire il tuo desiderio.»
La bambina girò lo sguardo verso la giovane ragazza.
«Voglio vedere il guardiano dei cieli.»
«Chi? La creatura che protegge questa città?»
«Non protegge solo questa città… Bensì tutti i cieli terrestri…»
«Perché vorresti vederlo?»
Ma la bambina non rispose.
«Allora, mi vuoi aiutare o no?»
«Purtroppo non ho l’autorizzazione ad entrare nella Torre di Latta… Anzi, credo che nessuna donna debba metterci piede.»
«Ah sì? Allora noi due saremo le prime che si avventureranno in quell’edificio misterioso… Forza. Andiamo!»
Ayumi aveva recuperato lo spirito intraprendente che la contraddistingueva.
«Cosa?! Ma sei pazza? Facendo così, finiremo in guai più grandi di noi.»
«Ma almeno avremmo provato il brivido dell’avventura… Ti prego, Sonoko. Esaudisci questo mio desiderio come mio regalo di compleanno in anticipo.»
Lo sguardo triste e dolce della bambina aveva toccato nel profondo il cuore di Sonoko.
«E va bene. Mi hai convinto.»
«Grazie! Sei un’amica!» fece la bambina al settimo cielo.
«Adesso dobbiamo elaborare un piano per entrare là dentro.»
«Dovremmo aspettare il tramonto… Quando gli anziani saggi si ritireranno nelle loro stanze per andare a dormire.»
«E tu come fai a saperlo?»
«Sono o non sono la nipote dell’anziano saggio?»
«Sì, hai ragione.»

Il tramonto stava facendo spazio ad una serata piena di stelle e contornata da una luna grandissima.
Ayumi e Sonoko si trovavano dinanzi al portale d’ingresso della Torre.
«Adesso come entreremo? Non possiamo forzarlo.»
Grazie ad alcune parole antiche pronunciate dalla bambina, il portone del palazzo si aprì come per magia.
«Ma… come hai fatto?» domandò stupita Sonoko.
«Mio nonno mi ha insegnato molti trucchetti che ci potranno essere utili.»
«Grande! Entriamo.»
La bambina e la fanciulla riuscirono a superare la moltitudine di tranelli e di passaggi segreti che la Torre di Latta era costituita.
«Siamo quasi arrivati in cima.»
«E tu come fai a saperlo?»
Improvvisamente, Ayumi sentì una strana melodia come se qualcuno stesse cantando sommessamente.
«Ayumi, perché ti sei fermata?»
«Non riesci a sentire questa melodia?»
«Quale melodia?»
«Questa voce soave… Sembra quasi un richiamo…»
Sonoko fissava la bambina come se avesse le traveggole.
«Ayumi, ti senti bene?»
«Mai stata meglio.»
Alla fine le due avventuriere riuscirono ad arrivare sul tetto del palazzo.
«Accidenti! Fa un freddo cane qua sopra» protestò Sonoko.
Ayumi si guardò intorno come in cerca di lui.
Di Ho – Oh.
Ma l’uccello leggendario non c’era.
«Ayumi, credi davvero che fosse qui il suo cosiddetto “rifugio”?
«Mio nonno non fa altro che venerare giorno e sera questo posto a causa della sua presenza… Non riesco a capire perché non ci sia…»
«Magari ti sarai sbagliata…»
«Tutto questo è assurdo… So per certo che si trova qui. Me lo sento.»
Ayumi non voleva darsi per vinta.
Era sicuro che l’avrebbe visto.
Ne era estremamente certa.
«Ayumi, torniamocene a casa. Qui fa molto freddo ed è tardi.»
«Tu vai pure se vuoi. Io rimarrò qui ad aspettare l’arrivo del guardiano dei cieli.»
«Neanche per sogno. Io non ti lascio qui da sola.»
«Non ci sarà niente e nessuno che riuscirà a distrarmi dalla mia missione… Mi sono spiegata?»
«Adesso basta fare la testarda» fece Sonoko rabbiosa «Se continui a rimanere qui, rischi di prendere un malanno.»
«Non m’importa. Io voglio rimanere.»
«Accidenti!»
Sonoko non sapeva come farla ragionare.
Se fosse stata per lei, l’avrebbe trascinata via con la forza.
Ma non era nel suo modo di fare.
«E va bene. Aspetterò qui insieme a te.»
«Grazie.»

Le due giovani ragazze passarono l’intera nottata sul tetto della torre.
Di Ho – Oh non c’era neanche l’ombra.
L’espressione della bambina era sciupato dal freddo e dalla notte passata a vegliare sul suo arrivo che non era accaduto.
“Il sole sta facendo capolino ad un’altra giornata vuota” fece Ayumi malinconicamente.
«Sonoko, svegliati.»
La Kimono girl aprì a fatica gli occhi.
Anche lei era stanchissima.
«Credo di non aver dormito questa notte…»
«Siamo in due.»
«L’alba sta spuntando» fece Sonoko stiracchiandosi.
«E di Ho – Oh nemmeno l’ombra… Forse avevi ragione tu. È stato un errore rimanere fin quassù…»
«Ayumi… mi dispiace…»
«E di cosa? Anzi, ti devo ringraziare. Grazie per essere rimasta accanto in questa notte folle.»
«Stranamente non ho sentito freddo» fece Sonoko mentre stava abbracciando la piccola «Altrimenti mi sarei svegliata con un brutto raffreddore.»
«Eh già.»
«Comunque non preoccuparti… Riuscirai a vederlo prima o poi. Ne sono certa.»
«Speriamo.»
 E di fatti, Sonoko ebbe ragione sulla sua premonizione.
«Ayumi, guarda.»
Vicino a loro, il guardiano dei cieli stava sorvolando la Torre di Latta, tralasciando dietro di sé una scia arcobaleno.
Ayumi e Sonoko rimasero visibilmente sbigottite.
Come il giorno prima, anche in quel momento Ayumi sentì quella melodia dolce e soave.
«Che cos’è questo canto?» domandò Sonoko.
«Allora lo senti anche tu!»
«Non ho mai sentito niente di simile… È meraviglioso.»
Dopo alcuni minuti, Ho – Oh scomparve dietro l’orizzonte che dava verso est.
«Hai visto, Ayumi? Che ti dicevo?»
«Questa è stata l’avventura più bella della mia vita» fece la bambina stringendo più forte Sonoko.
«Lo stesso vale per me.»

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Capitolo 11
*** Il guardiano della foresta ***


Il Bosco di Lecci era il luogo più tranquillo di tutta la regione di Jotho.
I pokémon della foresta abitavano in sintonia tra di loro, senza che l’essere umano potesse disturbarli in alcun modo.
Ma questa era solo la quiete prima della tempesta.
Un uomo non identificato, aveva appiccato un fuoco per scaldare il suo corpo completamente infreddolito.
Era in pieno inverno.
Il viandante stava sonnecchiando sommessamente quando improvvisamente il fuoco uscì dai suoi cardini per poi alimentarsi con gli alberi della foresta.
Spaventato, l’uomo scappò a gambe levate senza evitare di fermare il fuoco.
La prima città in cui si rifugiò era la piccola Azalina, una cittadina posta all’estremo sud di Jotho completamente ricoperta dagli alberi.
«Aiutatemi! Vi prego!» gridò il viandante svegliando l’intera cittadina.
I primi ad accorrere furono il capopalestra Raffaello e il costruttore di poké ball Bill.
«Che sta succedendo?» domandò Bill.
«La foresta… sta prendendo fuoco…» spiegò l’uomo.
«Com’è possibile?»
Il viandante non confessò inizialmente il suo grave danno.
Si limitò a dire di essere arrivato per caso nella foresta e aver visto l’incendio.
«Dobbiamo andare immediatamente al pozzo a prendere l’acqua. Sbrighiamoci!»
Con l’aiuto di tutti gli abitanti di Azalina, l’incendio fu completamente domato all’alba.
La foresta era metà distrutta.
Molti pokémon erano dovuti fuggire o peggio ancora, erano morti a causa delle fiamme.
Il compito di stanziare i danni della foresta era Raffaello.
«I pokémon… la foresta… non posso crederci…»
«E’ un vero disastro» fece Bill sconsolato.
«Passeranno anni prima che il verde torni ad essere rigoglioso in questa parte di foresta.»
Mentre Raffaello parlava tra sé sconsolato, Bill si recò al santuario della foresta.
«Raffaello, verresti un attimo qui?»
«Che cosa succede, Bill?»
«E’ un vero miracolo che il santuario non sia bruciato tra le fiamme. Tutto qua attorno è stato distrutto.»
«Che sia grazie al guardiano della foresta?»
«Non credo…»
«Perché?»
«Solo tu pensi che esista un pokémon leggendario che si aggira in questo territorio e che vegli sull’intera foresta…»
«Perché tu non ci credi?»
«Perché sono estremamente certo che non esista… Altrimenti non avrebbe mai permesso che potesse succedere tutto questo, non ti pare?»
Le parole di Bill fecero riflettere il capopalestra della città.
Ma questo non impedì ancora al giovane allenatore di credere ancora nella leggenda.
«Lui esiste… ne sono sicuro…»
«Sei libero di credere a chi vuoi… Io me ne ritorno nella mia casa. È stata una notte alquanto movimentata.»
«Vai pure… Io rimarrò qui ancora per un po’.»
«Ok. A presto.»
Raffaello era rimasto completamente solo in mezzo a quel cumulo di distruzione.
Sentiva ancora il fruscio del vento che accarezzava gli alberi morenti.
“Ti prego, dimmi che esisti…” si disse tra sé.
Preso dalla curiosità, decise di aprire il santuario.
Gli tremavano le mani e le ginocchia.
Dovette farsi coraggio.
Una paura incontrollabile lo prese in ostaggio.
Appena prese ad aprire la porticina del santuario, un vento forte iniziò ad alzarsi impetuosamente.
“Ma che diavolo…”
Raffaello fu sbattuto a terra a causa del forte vento.
Le porte del santuario rimasero aperte.
Quando si rialzò, Raffaello non vide niente di anomalo.
Nel santuario non c’era nessuno.
“Ma com’è possibile?”
Il pokémon leggendario che Raffaello stava cercando non c’era.
«Stavi cercando lui?»
Una voce dietro di lui lo fece riscuotere dai suoi pensieri.
Era il viandante che aveva dato l’allarme dell’incendio.
«Come scusa?»
«Cercavi il guardiano della foresta?»
«Come fai a sapere che…»
«Anch’io credo nella sua leggenda… Proprio come te.»
Raffaello era rimasto allibito dalle parole dell’uomo.
«Come ti chiami, ragazzo?»
«Mi chiamo Josuke.»
«Josuke, cosa puoi dirmi di lui?»
«A parte che l’ho visto solo per pochi secondi, non posso dirti altro…»
«L’hai visto?! E quando?»
«Ieri notte… Quando per sbaglio il fuoco che ho accesso mi è sfuggito al mio controllo.»
«Hai accesso un fuoco nel bosco? Ma lo sapevi che era proibito?!»
«Purtroppo sì… Ma volevo riscaldarmi. Faceva un gran freddo.»
«Questa non è una scusa accettabile!» gridò Raffaello «Hai rischiato di distruggere l'intera foresta!»
«È stato un incidente!»
Mentre i due uomini stavano litigando animatamente, qualcosa iniziò a brillare dal santuario.
«Ma cosa...»
Una figura piccola verde brillante iniziò a manifestarsi lasciando allibiti i due uomini.
Spaventato, Josuke iniziò a scappare.
Ma Raffaello decise di rimanere immobile.
Quando la figura misteriosa iniziò a prendere forma, la sorpresa di Raffaello si dipinse sul suo volto.
«Celebi...»
«Giovani allenatori di pokémon, cosa ci fate dinanzi alla mia casetta?»
Raffaello non riuscì a rispondere.
«Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
«Io... Ma sei proprio tu?»
«Sono Celebi, il guardiano di questa foresta.»
«Tutto ciò è incredibile» fece Josuke «Allora la mia non era un allucinazione...»
«No. Sono più vero di quanto voi possiate immaginare.»
Josuke e Raffaello fissavano Celebi con ammirazione.
«Volevamo il tuo aiuto...»
«Scommetto per far ritornare la foresta allo splendore di un tempo.»
«Ma tu come...»
«Non ci vuole un genio per capirlo» rispose Celebi come per prenderli in giro «Adesso state a guardare.»
Il pokémon leggendario chiuse gli occhi, iniziando a brillare di luce propria.
Josuke e Raffaello furono investiti da un'aria fresca e profumata.
Anche loro chiusero gli occhi.
Sembrava che fossero immersi in un sogno profondo.
E quando riaprirono gli occhi, il loro stupore toccò il culmine della sorpresa.
L'intera foresta era tornata ad essere verde e rigogliosa come un tempo.
«Ma come hai fatto?»
«L'avete voluto voi, no? Io mi sono limitato a esaudire il vostro desiderio.»
«Sei incredibile... Davvero» fece Josuke.
«Grazie.»
Raffaello fu più scettico sul presunto miracolo di Celebi.
«Celebi, so che hai il potere di viaggiare nel tempo. Non è che per caso hai usato questo potere per tornare indietro ed evitare tutto ciò?»
«Non ce ne è stato bisogno, giovane allenatore. I miei poteri di tipo erba sono stati sufficienti.»
«Capisco.»
«Credo che adesso sia venuto il momento di tornarmene nella mia casetta a riposare... Addio, giovani allenatori.»
«Addio? Questo vuol dire che non ti rivedremo più?» domandò Josuke sconsolato.
«È meglio che voi non sappiate della mia visione... Qualche malintenzionato potrebbe volermi catturare per i suoi scopi crudeli. E questo non deve accadere per nessun motivo. Il nostro incontro deve rimanere per sempre segreto. Avete capito?»
«Sì. Va bene» si limitò a dire Josuke.
«Come vuoi tu» disse invece Raffaello.
«È stato un piacere incontrarvi. Davvero. Erano secoli che non vedevo un essere umano di persona.»
«È stato un piacere anche per noi» rispose Josuke mentre fissava i nuvoloni neri che stavano minacciando la foresta.
«È meglio che andiate. Tra poco inizierà a piovere.»
«Grazie ancora di tutto e addio» disse infine Josuke.
Ma Raffaello non voleva congedarsi così.
Voleva sapere altre cose sul conto del guardiano della foresta.
«Raffaello, cosa stai facendo? Non vieni?»
«Tu vai pure avanti. Ti raggiungerò tra poco.»
«Ok.»
Celebi stava per tornare nel suo santuario.
Ma la voce del capopalestra interruppe il suo cammino.
«Ma come hai fatto a... come posso dire...»
«A nascere? Sai che non lo ricordo? Il mio compito è sempre stato quello di proteggere tutte le foreste del mondo. Soprattutto questa in cui sono nato.»
«Capisco.»
«Perchè lo volevi sapere?»
«Per raccontarlo un giorno ai miei figli o nipoti. Sempre che tu mi dia il permesso di raccontarlo.»
«Se i tuoi figli o i tuoi nipoti avranno un cuore grande come il tuo, allora avranno il privilegio di ascoltare la storia che racconterai.»
«Lo spero tanto» disse infine Raffaello prima di vederlo scomparire dentro il suo santuario tra la pioggia fitta che stava iniziando a cadere sul territorio.

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Capitolo 12
*** Il sergente di roccia ***


Nell’antichità, un pokémon dalle sembianze inusuali vagava per il deserto di Hoenn.
Era completamente costituito da rocce appuntite e acuminate.
I pokémon selvatici avevano paura di lui.
Non potevano stargli attorno.
Solo gli umani avevano il coraggio di poterlo affrontare.
«E’ lui… E’ lui il pokémon che dobbiamo affrontare…» fece uno scoprirovine al suo assistito «Golem, scelgo te!»
Il pokémon misterioso si apprestava a colpire Golem.
Ma l’allenatore non era uno sprovveduto come sembrava.
«Contrasta Regirock con l’attacco terremoto.»
Subito dopo, il nemico fu seppellito da una moltitudine di rocce che costituirono per molto tempo la sua tomba.
Fino a quando un giovane allenatore non decise di farlo risvegliare…
 
 
100 anni dopo
Un giovane ragazzo, fresco vincitore della Lega di Hoenn, vagava con il suo assistito tra le rovine sabbiose della regione di Hoenn.
«Sei sicuro che sia questo il posto?»
«Sì, Hiroya» rispose il campione «Un vecchio libro che ho trovato a casa di mio nonno dice che è qui che il pokémon leggendario Regirock sta riposando» rispose Ichiro.
La tempesta di sabbia imperversava su tutto il territorio.
A malapena si riusciva a vedere a pochi metri di distanza.
Dopo aver vagato in lungo e in largo, Hiroya e Ichiro arrivarono dinanzi ad una piccola grotta posta all’estremo sud del deserto di Hoenn.
L’entrata della grotta era veramente strettissima.
A malapena riusciva a passarci un pokémon di piccole dimensioni.
«Eccoci qua. Siamo dinanzi alle Rovine Sabbiose del deserto di Hoenn.»
«Ma adesso come faremo ad entrare, Ichiro?»
«Con l’aiuto di lui… Sandshrew, usa il tuo attacco fossa!»
Dopo che il pokémon di Ichiro scavò nel terreno, tutte le pietre che stavano ricoprendo il passaggio sparirono sotto i loro piedi.
Adesso il passaggio era libero.
Una volta entrati, videro che la strana grotta veniva interrotta improvvisamente.
«Tutto questo è molto strano…»
«Strano? Non è che per caso abbiamo sbagliato grotta?»
«No. Sono sicuro che sia questa.»
Guardando più attentamente, Ichiro notò delle parole in lingua antica scritte sulla roccia:
 
 
Qui giace Regirock, signore delle rocce e dei terremoti.
 
 
Con molta difficoltà, Ichiro riuscì a decifrare l’intera tavola scritta sulla pietra.
«Questo pokémon è nato millenni di anni fa come unione tra le rocce che ricoprono questo territorio…»
«E come si può spiegare la sua nascita?»
«Da un gigantesco terremoto che colpì l’intera regione millenni di anni fa’» spiegò Ichiro.
«Davvero interessante… Adesso ci manca di capire dove si trovi il pokémon leggendario e siamo apposto.»
«Molto probabilmente si trova al di là di questa roccia.»
«E come fai a saperlo?»
«Istinto di allenatore… Sandshrew, colpisci la parete rocciosa con l’attacco megapugno.»
Con tutte le forze che possedeva, il pokémon di Ichiro non riuscì minimamente a scalfire la roccia dinanzi a sé.
«Com’è possibile che la roccia sia così dura?»
«E’ talmente antica che è resistente più di qualsiasi cosa che conosciamo» fece Ichiro.
«E adesso cosa facciamo?»
«Dobbiamo trovare un modo per riuscire ad entrare qua dentro. Ma non so proprio da dove cominciare…»
Ichiro girovagò per la piccola grotta in cerca di una soluzione.
Mentre il campione era pensieroso, il suo pokémon si allenava con i massi caduti della grotta.
«Sandshrew, non è il momento di allenarsi.»
Ma magicamente, il pokémon riuscì ad aprire una crepa nella roccia, riportando alla luce la stanza nascosta.
«Ma come diavolo ha fatto?»
«Bravo Sandshrew, sei stato eccezionale!»
Nemmeno Ichiro riusciva a capire come potesse aver fatto.
Ma adesso quello non era l’importante.
Dinanzi a loro avevano Regirock, il pokémon leggendario rinchiuso da più di un secolo.
Con lo sguardo perso nel vuoto, stava meditando come poter uscire dalla sua prigione.
«Secondo te è sveglio?»
«Non lo so, Hiroya. Non si muove minimamente.»
Ma quando l’assistente di Ichiro si avvicinò al pokémon leggendario, questo iniziò a muoversi inspiegabilmente, ergendosi in tutta la sua potenza.
«Accidenti! Si è risvegliato!»
Regirock iniziò a colpire i due giovani ragazzi con potenza inaudita.
«Adesso come faremo a contrastarlo?» domandò preoccupato Hiroya.
«Sandshrew, usa il tuo attacco a sorpresa.»
Il pokémon terra di Ichiro scavò una fossa sotto di lui.
E quando tornò in superficie, colpì il malcapitato Regiorock.
«Grande!»
Ma a causa della sua enorme stazza e della sua difesa di ferro, Regirock non fu minimamente ferito.
Era troppo forte rispetto a Sandshrew.
Con una sola mossa, Regirock tolse di mezzo il suo avversario.
Hiroya e Ichiro erano senza difese.
«Non ti permetterò di uccidermi… Blaziken, scelgo te!»
Il pokémon vampata aveva gli occhi iniettati di fuoco.
Un ardore che riusciva a malapena a contenere.
«Blaziken, attaccalo con doppiocalcio.»
Il pokémon di Ichiro colpì Regirock alla massima potenza.
Ma era inutile.
Il pokémon leggendario continuava a resistere imperterrito.
«Ichiro, devi usare una mossa più efficace se vuoi sconfiggere Regirock.»
In quel momento, Ichiro ripensò alla storia che suo nonno gli raccontò su Regirock tanti anni fa’.
“Per eliminare quel pokémon devi usare la forza della roccia…”
“Usare la forza della roccia… ma com’è possibile?”
Intanto Regirock continuava a colpire Blaziken con tutta la forza che aveva in corpo.
«Adesso ho capito!> gridò Ichiro.
«Ichiro, cos’hai?»
«Blaziken, attacco terremoto!»
La terra iniziò a tremare con forza.
Le rocce sopra di loro iniziarono a cadere in continuazione.
«Dobbiamo fuggire immediatamente!»
Hiroya, Ichiro e Balziken riuscirono a mettersi in salvo in tempo, mentre Regirock sprofondò negli abissi della grotta scomparendo nel nulla.
«Ce la siamo davvero vista brutta» fece Hiroya.
«Adesso Regirock non sarà più un problema…»
«E se dovesse ritornare?»
«Noi saremo pronti per riaffrontarlo» rispose Ichiro mentre vagava con il suo assistente nelle impervie tempeste del deserto di Hoenn.

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Capitolo 13
*** Il demone di ghiaccio ***


Millenni di anni fa’, Hoenn fu colpita da una tempesta di neve senza precedenti.
La vita umana in quella regione stava per finire per sempre, dando vita a nuove creature sconosciute.
Ma grazie al miglioramento delle condizioni climatiche del posto, esso non è mai accaduto.
Ma cosa sarebbe successo se un pokémon leggendario sconosciuto completamente di ghiaccio avesse fatto la sua apparizione?
Che cosa sarebbe accaduto?
Solo un team di esperti poteva dare questa risposta.
«Esiste davvero?»
«A cosa ti riferisci, Goro?»
«A quella creatura che vorrebbe riportare Hoenn all’era glaciale.»
«Non ci sono prove certe che ammettano questo fatto» rispose Haru «Ma per esserne certi, dovremmo cercare nella Grotta Insulare che si trova a sud – ovest di Petalipoli.»
«A sud – ovest di Petalipoli? Ma lì non ci sono grotte.»
«Ne sei sicuro, Goro?»
Il giovane scienziato era confuso.
Non sapeva cosa credere.
Che una creatura sconosciuta completamente di ghiaccio potesse minacciare la regione di Hoenn, o peggio ancora, l’intera razza umana?
«Sei pronto per vederlo con i tuoi occhi?»
«Veramente non lo so. Questa avventura potrebbe essere molto pericolosa, Haru.»
«E quindi? Noi siamo degli abili scoprirovine, no? Oltre che ad essere scienziati.»
«Parla per te.»
«Avanti Haru, smettila di fare il fifone una volta tanto. Ti prometto che non ti succederà niente di male.»
«E chi me lo garantisce? Tu?»
«Ti do la mia parola.»
«La tua parola non basta in questa situazione.»
«Ma cosa vuoi che ci succeda? Stiamo solo andando a cercare un pokémon leggendario che ormai non farebbe mai del male a nessuno.»
«E come fai a esserne sicuro?»
«Sai cosa ti dico, Goro? Se vuoi venire con me fai pure. Altrimenti ci andrò da solo.»
Haru prese il suo zaino di provviste per uscire dal suo ufficio e partire per la missione.
«No, Haru. Non ti abbandonerò in nessun caso. Tu sei perso senza di me.»
«E quando mai?»
«Ti ricordi quella volta che ti sei perso in mezzo all’oceano?»
«Quello è successo perché ho sbagliato strada.»
«Esatto. E se non fosse stato per me, saremmo ancora là a cercare la via del ritorno.»
«Bravo, vuoi un applauso?» lo canzonò Haru.
«Non serve. Vengo con te.»
«Oh bene. Però non ti dare molte arie, ok?»
«Ricevuto.»
 
 
Il Lapras di Haru li aveva trasportati fino all’entrata della grotta in questione.
«Hai visto? L’entrata è aperta» fece Goro.
«Lo vedo. Non sono cieco.»
«Secondo te da quanto tempo potrebbe essere così?»
«Non è mai stata chiusa. Ne sono convinto.»
«Sei sicuro di voler entrare?»
«Non vorrai dirmi che te la stai facendo addosso dalla paura in questo momento.»
«No. È solo che…»
«Se vuoi essere più tranquillo, mi prenderò la responsabilità di entrare per primo. Va bene così?»
«Credo di sì.»
Una volta fatto rientrare il suo Lapras nella poké ball, Haru si accingeva ad entrare nella grotta.
A prima vista sembrava una grotta insignificante in mezzo al mare.
Ma guardando più attentamente, notò che c’era qualcosa di strano.
«Sembra un rifugio abbandonato» intervenne Goro.
Haru si guardò attorno circospetto.
«A me invece sembra quasi una tomba. Non c’è un filo di luce…»
«Una tomba? E dov’è la bara?»
Con le sue mani, Haru toccò la parete per cercare un’eventuale passaggio segreto.
«Questa grotta risale all’era glaciale come io pensavo… Li vedi questi stalattiti di ghiaccio?»
«Wow. Abbiamo riportato alla luce qualcosa risalente all’Era glaciale» fece sorpreso Goro.
«Ma noi non siamo qui per fare questo tipo di scoperta… Sono estremamente convinto che Regice si trovi qui nelle vicinanze.»
«Come l’hai chiamato?»
«E’ questo il nome che gli scienziato gli hanno attribuito.»
«Ah capisco…»
Haru arrivò al centro della parete rocciosa.
Sembrava che in quel punto la parete non fosse così resistente come gli altri punti.
«Che strano… In questo punto la roccia non è così resistente… Che sia…»
Dopo essersi appoggiato con tutto il suo corpo, la parete crollò, dando alla luce il passaggio segreto che Haru stava cercando.
«Bravissimo, Haru. L’hai trovato!»
Ma Haru non rispose.
Era profondamente concentrato a cercare il pokémon leggendario.
Andando ancora avanti di qualche passo, poté notare una sagoma imminente completamente cristallina distesa a terra.
«Eccolo qui, Goro. L’abbiamo trovato.»
Regice giaceva addormentato senza emettere nessun suono.
«Che sia morto?»
«Non credo…»
Haru analizzò il suo corpo completamente ricoperto di ghiaccio.
«E’ così che Regice è nato… Dalla fusione dei ghiacciai.»
«Accidenti! È freddissimo» fece Goro mentre lo toccò.
«Ma cosa fai?!»
«Tanto mica si risveglia…»
Ma una volta toccato il punto acuminato della sua testa, Regice cominciò ad alzarsi e prendere vita.
«Oh cielo…»
Goro l’aveva risvegliato involontariamente.
«Adesso cosa facciamo?»
«Semplice, Goro. Lo affrontiamo.»
Il pokémon leggendario si muoveva lentamente verso i due scienziati sparando raggi gelati che se l’avessero colpiti, sarebbero morti all’istante.
«Come faremo a contrastarlo?»
«Con lui… Torkoal, scelgo te!»
Il pachiderma di Haru fece il suo ingresso in campo.
«Torkoal, attacca Regice con ondacalda.»
L’attacco del pokémon di Haru non ebbe un grande effetto sul pokémon leggendario.
«Com’è possibile…»
Regice, sentendosi minacciato, continuò a colpire i due giovani ragazzi.
«E’ troppo forte! Nemmeno le mosse di tipo fuoco riescono a scalfirlo» fece Goro.
«Lo vedremo… Attacco fuocobomba, Torkoal.»
Ma era inutile.
Regice continuava a resistere in maniera incredibile.
«Avanti Goro, dammi una mano! Il mio Torkoal non riesce ad affrontarlo.»
«Ma io…»
«Usa il tuo Camerupt.»
«Ma non è abbastanza forte.»
«Basta indugiare! Fallo scendere in campo immediatamente.»
«Va bene… Camerupt, scelgo te!»
Il pokémon di Goro, dalla faccia da cammello, scese in campo con sguardo trasognato.
«Camerupt, attacca Regice con eruzione.»
Cumuli di massi infuocati uscirono dalla gobba del pokémon fuoco/roccia.
Ma nemmeno l’attacco di Camerupt riuscì a scalfirlo minimamente.
«E’ inutile, Haru… E’ troppo forte.»
«L’unica maniera per sconfiggerlo è distruggere la sua grotta con lui all’interno.»
«E come potremmo fare?»
«Così… Camerupt, usa il tuo attacco abisso!»
Haru aveva dato un ordine ad un pokémon che non gli apparteneva.
Con sguardo confuso, Camerupt lo fissò intensamente.
«Ma Haru…»
«Fidati. È l’unica soluzione.»
Lo sguardo di Goro si accese all’improvviso.
Come se volesse vincere la battaglia ad ogni costo.
«Hai sentito, Haru? Esegui il suo ordine.»
Camerupt, senza battere ulteriormente ciglio, eseguì la mossa impartita da Haru.
Il terreno sotto i piedi di Regice si sgretolò all’istante, facendolo scomparire negli inferi della terra.
La Grotta Insulare cominciò a crollare a sua volta a causa dell’energia sprigionata dalla mossa di Camerupt.
«Usciamo di qui!» gridò Haru correndo a più non posso.
I due giovani allenatori riuscirono a salvarsi per il rotto della cuffia.
«Haru… E’ finita…»
«Sembrerebbe proprio di sì.»
«Quest’avventura… non la scorderò mai.»
«E tutto grazie a te, amico mio» rispose Haru dandogli una pacca sulla spalla «Se non fosse stato per te, non sarei mai riuscito a sconfiggere Regice con il mio pokémon.»
«E se non fosse stato per la tua idea, saremmo ancora lì a combatterlo.»
I due ragazzi si fecero i complimenti a vicenda, fissando le rovine della grotta sprofondare nel mare di Hoenn.

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Capitolo 14
*** Indistruttibile come l'acciaio ***


Ken era un giovane avventuriero che amava il rischio e le scoperte sensazionali.
Vagava in lungo e in largo in tutto il mondo alla ricerca di oggetti preziosi e di creature sconosciute.
In una giornata di pioggia, il giovane ragazzo arrivò dinanzi ad una grotta in mezzo al verde e alle rocce corrose dal tempo.
La piccola grotta in questione si trovava poco più a sud della cittadina di Forestopoli.
La cosa alquanto strana era che, vedendo la sua cartina, Ken non notò nessuna grotta nelle vicinanze.
“Tutto questo è molto strano…” pensò tra sé.
La pioggia stava diventando sempre più insistente, obbligandolo a farlo entrare in questa grotta misteriosa.
Era un luogo poco illuminato e molto piccolo.
“Che ci possano essere tesori qua dentro?”
Guardando più attentamente, pensò che fosse una grotta insignificante e utilizzata solo dai viaggiatori come lui per ripararsi dalle piogge e dal maltempo.
Ma arrivando in fondo alla stanza, notò una scrittura antica che prese a illuminarsi d’argento di luce propria.
“Ma che diavolo…”
Sembrava un luogo mistico e singolare.
Un luogo nascosto e sconosciuto da tutti.
“E se questo posto fosse un covo di magia nera?”
Le domande erano tante, ma di risposte non ce n’erano.
“Ci deve essere un passaggio segreto” pensò.
«Sceptile, tocca a te.»
Il pokémon starter della terza generazione si ergeva in tutta la sua forza.
«Distruggi questo muro con l’attacco fendifoglia.»
Sceptile colpì il muro di roccia con tutta la sua potenza.
Ma non servì a nulla.
Non riuscì nemmeno a scalfire la roccia.
Sembrava più dura dell’acciaio.
La scritta misteriosa si illuminò sempre di più, accecando il giovane scoprirovine.
Quando il fasciò di luce si dissolse, la scritta incisa nella roccia sparì improvvisamente, creando così un passaggio segreto come Ken si immaginava.
Una volta entrato là dentro, una figura alta e possente si ergeva immobile in mezzo alla stanza.
Da vicino sembrava una statua completamente in acciaio.
“Non ho mai visto niente di simile…”
Incuriosito, Ken lo toccò con le sue mani.
“Che strano composto. Non sembra nemmeno acciaio...”
La presunta statua iniziò anch’essi a brillare improvvisamente.
Ken si ricoprì gli occhi.
E quando le riaprì, la statua iniziò ad alzarsi e a ergersi in tutta la sua grandezza.
Ken la fissò con sguardo allibito.
Guardandolo più attentamente, lo scoprirovine capì che era una figura già vista in precedenza.
«Hai risvegliato il Golem leggendario… Come hai potuto?»
La voce in questione era del Professor Birch.
«Professore…»
«Rispondimi, Ken.»
«Io… non volevo…»
Intanto il Golem leggendario si avvicinava sempre di più ai due uomini per attaccarli.
«Salamence, contrasta quell’essere!»
Il pokémon drago/volante si apprestò a colpirlo con il suo lanciafiamme.
Ma fu inutile.
«Registeel è composto da un acciaio sconosciuto. È indistruttibile.»
«Come l’ha chiamato?»
«Il suo nome è Registeel.»
Ken fissava il pokémon con sguardo rancoroso.
«Professore, come posso sconfiggerlo?»
«Bella domanda…»
Registeel, vedendo la distrazione dei due uomini, attaccò Salamence con i suoi ferrartigli ferendolo non poco.
«Accidenti!»
«Dobbiamo andarcene subito da qui. E alla svelta.»
«E rischiare che questo Golem leggendario diventi una minaccia per tutta la regione e per tutto il mondo? Nemmeno per sogno. Dovrà passare sul mio corpo e su quello del mio Salamence.»
«Stai tranquillo… Lo farà.»
«Cosa?»
«Registeel non si fermerà di fronte a niente. Distruggerà tutto quello che ha dinanzi.»
La preoccupazione di Ken si dipinse sul suo volto.
Non era mai stato così preoccupato prima d’ora.
Non sapeva cosa fare.
La forza del suo Salamence non era sufficiente per sconfiggerlo.
«L’unico modo per contrastarlo è sotterrarlo qui dentro la Tomba Antica.»
«E come possiamo fare?»
«Con il suo aiuto… Gardevoir, ferma Registeel!»
Il pokémon del Professor Birch fissava il suo nemico con indifferenza.
I suoi occhi si illuminarono per dar sfogo ai suoi poteri psichici ed entrare nella sua mente.
Registeel divenne completamente ricoperto da un’aura violetta.
«Ma cosa sta facendo, Gardevoir?»
«Sta parlando telepaticamente a Registeel…»
La scena durò all’incirca un paio di minuti.
Quando l’aura che ricoprì Registeel sparì, il pokémon leggendario continuò ad attaccare i due uomini.
«Purtroppo Gardevoir non è riuscito a fermarlo…»
«E adesso?»
«Gardevoir, attacco ipnosi!»
Gli occhi del pokémon psico si illuminarono ancora.
«Bene. L’ha colpito.»
Registeel si fermò improvvisamente, cadendo subito dopo.
«Adesso tocca a te, Ken. Seppelliscilo qua sotto.»
«Ok. Salamence, attacco terremoto.»
La Tomba Antica cominciò a crollare sotto i loro occhi.
Il Professor Birch e il giovane allenatore riuscirono ad uscire in tempo, lasciando Registeel sotto quel cumulo di macerie.
«Professore, ci potrebbe essere il rischio che si possa risvegliare?»
«Purtroppo sì…»
«E a quel punto cosa faremo?»
Il Professor Birch fece un respiro profondo.
«Dovremmo chiedere aiuto ad un pokémon che lo può comandare…»
«E cioè?»
«La risposta si trova nella regione di Sinnoh… Questo è tutto quello che ti posso dire.»
Ken fissava il professore con sguardo interrogativo.
«Ma adesso non è più un nostro problema, Ken.»
«Speriamo…»
«Puoi dormire sogni tranquilli e continuare il tuo viaggio come se niente fosse.»
«E lei cosa farà?»
«Tornerò nel mio laboratorio di Albanova… Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi, va bene?»
«Senz’altro, professore. Grazie di tutto.»
«A te» disse infine il professore sparendo nella Foresta del percorso 120.

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Capitolo 15
*** Blu come il cielo ***


Volava alla velocità della luce.
Sembrava un fulmine a ciel sereno.
Nessuno riusciva a vederlo da quanto andava veloce.
«Mamma, hai visto?» domandò un bambino affacciandosi su di un balcone nella cittadina di Forestopoli.
«Cosa? Cosa avrei dovuto vedere?»
La mamma non riusciva a vedere niente.
Sembrava che suo figlio stesse immaginando.
Ma quando ascoltò la notizia che una creatura volante non identificava stava attraversando tutta la regione di Hoenn, si ricredette subito.
«Eccolo, mamma. È lui.»
Aveva il corpo grigio e le ali blu cielo.
Lo sguardo serio e rancoroso.
«Ma cosa…»
Che potesse essere una nuova minaccia per Hoenn?
 
 
La notizia di questa creatura misteriosa non tardò ad arrivare nemmeno nella piccola cittadina di Albanova, dove il Professor Birch stava studiando nuove specie di pokémon rari.
«Professore, ha sentito alla tv?»
«Sì, ho sentito.»
«Lei crede che quella creatura possa essere pericolosa?»
«Certo che no. È innocua come pochi.»
«Cosa?»
«Il suo nome è Latios, e vive a nord della regione.»
«Ma questa creatura non ha un habitat fisso, professore.»
«Sta solo girovagando in cerca di sua sorella…»
«Questo pokémon ha anche una sorella?»
«Purtroppo è molto complicato da spiegarti» fece il professore tornando al suo lavoro.
«Professore, aspetti…»
«Latios non è un problema per questa regione. Non ti preoccupare. Molto presto arriverà anche qui da noi.»
L’assistente del professore fu molto spaventato dalla notizia di Birch.
«Ma io…»
«Isei, mi dici quale è il problema?»
«Problema? Non c’è nessun problema.»
«Hai la faccia spaventata. Come se tu avessi visto un Gastly.»
«Questo pokémon… mi da molta soggezione…»
«Dormi pure sogni tranquilli, Isei. Non ti farà mai del male.»
«Lo spero» disse Isei prima di tornare al suo lavoro.
 
 
Era una notte come tutte le altre nella cittadina di Albanova.
Il vento soffiava tra gli alberi mentre la quiete regnava sovrana.
Tutti stavano dormendo in attesa di un nuovo giorno.
Un giorno che sarebbe stato molto diverso per Isei.
Nel cuore della notte, l’assistente di Birch si svegliò di soprassalto.
Aveva sentito un forte rumore provenire dal di fuori della sua casa.
A causa del buio, inizialmente non vide niente.
Ma vicino al laghetto, notò una figura alta all’incirca due metri.
«Che fosse lui?…»
Incuriosito, si gettò fuori dalla sua casa.
E fu in quel momento che lo vide con i suoi occhi.
«Latios…»
Lo stupore si dipinse sul suo viso.
Preso dall’agitazione, Isei corse dinanzi alla casa del Professor Birch bussando ripetutamente.
«Isei, che cosa sta succedendo? Perché bussavi così forte?»
«Lui è qui, professore. È al laghetto a prendere un po’ d’acqua.»
Insonnolito, il professore non riuscì a capire di chi stesse parlando il suo assistente.
«Isei, se questo è uno scherzo…»
«Si fidi. È proprio qui.»
Ma una volta girato l’angolo, il pokémon era scomparso.
«Professore, le giuro che era qui…»
Il professore alzò lo sguardo al cielo per vedere se fosse nelle vicinanze.
Ma niente.
«Adesso smettila, Isei. Non lo vedi che non c’è nessuno?»
«Professore, se n’è andato…»
«No, non si è neanche avvicinato a questo posto… Il mio radar cerca – pokémon non mi ha dato nessuna notizia sul suo avvicinamento.»
Isei non sapeva cosa dire.
Era profondamente allibito.
«Adesso torniamocene a dormire facendo finta che non sia successo niente, va bene?»
«Sì… va bene» fece Isei sconsolato.
 
 
La mattina dopo, Isei stava curando il suo giardino.
Il professore gli aveva ordinato di prendere un periodo di riposo con la scusa che stava lavorando tanto.
Frustato, Isei non faceva altro che pensare a quel pokémon.
“Eppure era lì… L’ho visto… Mi guardava con quello sguardo serio e…”
«A cosa stai pensando, tesoro?»
La moglie di Isei lo riscosse dai suoi pensieri.
«A niente, amore. Stavo piantando queste rose.»
«Che belle. Spero che siano migliori di quelle dell’anno scorso.»
«Tranquilla, lo saranno.»
Lavorò un’intera giornata in quel giardino, saltando il pranzo e la cena.
«Isei, è molto tardi…»
«Lo so. Ma prima voglio finire qui.»
«Non puoi finire domani?»
«Domani non avrò tempo. Rientro in laboratorio con il professore.»
«Puoi sempre chiedergli un’altra giornata di riposo. Sai che non ti direbbe mai di no.»
«Non ci pensare nemmeno. Devo convincere il professore che ieri sera l’ho visto…»
«Isei, mi stai facendo preoccupare…»
L’uomo piantò a forza le radici della rosa con aggressività.
Sua moglie non lo riconosceva più.
Quel pokémon misterioso l’aveva cambiato profondamente.
«Adesso vai a dormire. Ti raggiungerò più tardi» fece Isei.
«D’accordo» rispose la donna senza fare ulteriori domande.
 
 
Era notte fonda.
Isei si svegliò di soprassalto.
Aveva sentito ancora quel rumore.
«Isei, cosa…»
«Silenzio. Tu aspetta qui.»
S’infilò la giacca e corse fuori di casa dirigendosi verso il laghetto.
Lui era ancora lì ad abbeverarsi.
“Questa volta non mi scapperai…”
«Altaria, scelgo te!»
Il pokémon canarino uscì dalla poké ball con sguardo determinato.
«Addormentalo con il tuo canto.»
Altaria emise un suono soave che risuonò in tutto l’ambiente.
Latios rimase fermo immobile.
Sembrava che l’attacco del pokémon di Isei fosse inefficace.
“Com’è possibile? Non si addormenta…”
Improvvisamente, Latios fece un balzo in aria scomparendo tra le nuvole.
«Non ti lascerò scappare! Altaria, inseguiamolo.»
Isei non si voleva dare per vinto.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Latios.
Anche andargli dietro fino alla fine del mondo.
Il pokémon leggendario andava velocissimo.
Altaria faceva fatica a stargli dietro.
«Non mollarlo Altaria.»
Alla fine Latios atterrò in un’isola remota tra Porto Selcepoli e Orocea.
Era un isolotto sperduto dove non c’era la traccia di nessun pokémon selvatico.
“Forse questo è il suo nascondiglio…”
Senza paura, Isei si immerse nella fitta foresta.
Camminando per alcuni metri, trovò il pokémon intento a fare una danza nel cielo dipinto di blu.
Che fosse un richiamo?
Dopo alcuni minuti intento a fissarlo, Isei capì che stava facendo tutto questo per richiamare Latias, la sua gemella.
Improvvisamente, il pokémon cominciò a brillare di luce propria e a rimpicciolirsi velocemente.
Incredibilmente, Latios era tornato ad essere un uovo pokémon.
Isei non credeva ai suoi occhi.
Perché quel pokémon leggendario avrebbe fatto tutto questo?
Che scopo aveva la sua missione?
Voleva farsi seguire dall’assistente del Professor Birch per mandare a termine il suo operato?
Molte domande albergavano nella mente del giovane uomo.
Domande che non avrebbero atteso molto tempo per una risposta…

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Capitolo 16
*** Ritrovarsi ***


Isei stringeva a sé l’uovo di Latios.
Il suo cuore batteva all’impazzata.
Era consapevole che stringeva a sé una creatura che presto o tardi sarebbe nata per la seconda volta.
In groppa al suo Altaria, Isei tornò ad Albanova nella casa del professore.
«Isei, adesso cosa succede? »
«Professore, Latios… non so come spiegarglielo…»
Il Professor Birch aveva lo sguardo assonnato e rabbioso.
«Sai Isei? Non mi fa per niente piacere essere svegliato nel cuore della notte senza una valida ragione. Soprattutto per due notti di fila. »
«Questa volta ho le prove, professore… E risiedono dentro questo uovo. »
Solo in quel momento il Professor Birch notò l’oggetto di Isei.
«E che uovo pokémon sarebbe? »
«Lei non ci crederà mai…»
«Smettila con i giri di parole e parla chiaro. »
Isei gli raccontò di aver seguito Latios e di averlo visto richiudersi nell’uovo che stava tenendo a sé.
«Tu sei impazzito, Isei… Quel pokémon ti ha fatto perdere il lume della ragione. »
«Professore, le giuro che è così. »
«Ma come potrebbe essere possibile? Spiegamelo. »
«Anch’io sarei scettico come lei. Ma le giuro che tutto quello che le ho raccontato, l’ho visto con questi occhi. »
Il Professor Birch non aveva mai visto il suo assistente così determinato prima d’ora.
«Va bene, supponiamo che sia vero… Adesso cosa credi di fare? »
«Secondo me Latios ha fatto tutto questo per richiamare la sua gemella, Latias. Vogliono rincontrarsi dopo tanti anni…»
«Dopo tanti anni? E tu che ne sai? »
«Si fidi. L’ho letto dal suo stato d’animo…»
«Adesso smettila con le stupidaggini, Isei. La tua versione dei fatti non sta né in cielo né in terra. »
«Molto bene… Se non vuole credermi, allora compirò la missione da solo. »
Isei corse via dalla casa del professore in groppa al suo Altaria.
«Isei, torna qui! »
«No! Lei non vuole aiutarmi. Mi crede un pazzo… Ma le farò capire che pazzo non sono. Vai Altaria!
Con un battito d’ali, Altaria si levò in alto a velocità supersonica.
 
 
Mentre Isei e Altaria erano in volo sopra Bluruvia, l’uovo di Latios cominciò a brillare improvvisamente.
«Atterra Altaria. Ci siamo. »
In mezzo alla spiaggia della cittadina, regnava pace e silenzio.
Isei si guardava attorno dalla curiosità.
Dopo che Isei gli ebbe parlato, l’uovo si schiuse.
«Bravissimo, Isei. E’ questo il posto che stavo cercando.»
Isei rimase completamente allibito.
«Ma... tu parli?»
«Ho la capacità di percepire e capire il vostro linguaggio umano...»
«Stupefacente.»
«È qui che si nasconde l'uovo di Latias. Lo sento.»
«Anche Latias deve rinascere?»
«Sì. Come me, ha deciso di ritornare ad essere un uovo pokémon in attesa di rincontrarmi.»
«Devi essere molto legato alla tua gemella, non è vero?»
«Senza di lei io non sono nulla.»
Arrivati sulla costa della cittadina, Isei e Latios non videro niente di sospetto.
«Siamo sicuri che sia questo il posto, Latios?»
Ma il pokémon non rispose.
Era profondamente concentrato sui suoi pensieri.
«È qui sotto la sabbia.»
«Cosa?»
Con i suoi poteri psichici, Latios riuscì a trovare l'uovo di Latias.
«Eccolo lì!» esclamò Isei mentre Latios stava per porgerglielo.
L'uovo pokémon era molto simile a quello di Latios.
Tranne per il fatto che quest'ultimo uovo aveva le sfumature rosse.
Una volta preso in mano, l'uovo iniziò a brillare e a schiudersi a sua volta.
Latias era rinata mediante un processo che Isei non riusciva ancora a capire.
Ma al giovane assistente non gli importava.
Gli importava solo vedere che Latios e Latias si erano rincontrati.
«Grazie, Isei. Per tutto.»
«Ma io non ho fatto niente di che...»
«E invece sì. Non ti sei arreso di fronte a nulla. Ed è questo quello che conta. Il tuo coraggio e la tua determinazione.»
«Ti ringrazio, Latios. È bello sentirtelo dire... Ma adesso dove andrete?»
«In un luogo per ritrovare la serenità e la pace in una famiglia che non ho mai avuto il piacere d'incontrare... Addio.»
Fu quella notte che Isei vide per l'ultima volta i due draghi leggendari che gli avevano per sempre cambiato l'idea di vedere il mondo dei pokémon.

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Capitolo 17
*** La furia della terra ***


Dopo alcuni giorni che le numerosi alluvioni avevano colpito la regione, Hoenn era stata messa in ginocchio da una siccità senza precedenti.
Il mare si stava ritirando a vista d’occhio, lasciando molte persone senza acqua potabile in casa.
Molte persone si dovettero rifugiare nell’estremo nord della regione per cercare l’acqua per vivere.
fece il capo dell’istituto meteo ai suoi collaboratori


Mentre i ricercatori dell’istituto meteo della regione erano in piena riunione, il Professor Birch s’intromise per fare il punto della situazione.






I componenti dell’Istituto Meteo si guardarono con occhi perplessi.


Le parole del professore di pokémon furono poche e coincise.

Mentre il professore se ne stava andando, venne fermato dal capo dell’Istituto Meteo.










Misao aveva gli occhi lucidi per le parole del professore.


Queste furono le ultime parole del Professor Birch prima della missione.
Una missione che avrebbe per sempre segnato il destino di un intero pianeta.
 
 
Il Professor Birch si ritrovò con Akane e i guardiani del Monte Pira poco lontano dalla cittadina di Brunifoglia.



Il Professore dei pokémon si guardò intorno con circospetto.




Un uomo alto e completamente vestito di rosso si mostrò al professore dei pokémon.


fece l’anziano saggio.
replicò il professore.
fece Max con sorrisetto compiaciuto.
Inizialmente, il professore si limitò a fissare l’uomo.

 
 
Akane e il Capo del Team Magma furono i primi ad entrare nella Grotta Terra.
fece Max.

Andando sempre più a fondo nella grotta, Akane percepì una strana sensazione.
domandò l’anziana signora.






Akane fissò lo sguardo da presa in giro che aveva Max.



fece il Professor Birch interrompendo la loro disputa

Una volta arrivati nel profondo della grotta, la terra cominciò inspiegabilmente a tremare.
domandò il professore.

Ancora pochi metri e si ritrovarono dinanzi a lui.
Groudon stava meditando ad occhi chiusi.
Come se stesse concentrando tutta la sua potenza.
domandò l’anziana signora a suo marito.

Una volta tirata fuori la sfera rossa, essa cominciò a brillare di luce propria.
Groudon aprì gli occhi, fissando gli umani con sguardo pieno di rancore.

Adesso non avrebbero avuto più via di scampo.
Se il pokémon leggendario avesse deciso di attaccarli, sarebbero morti in un solo colpo.
Ma fortunatamente il pokémon si limitò a lanciare un grido che scosse l’intera grotta.
domandò Akane.

domandò il giovane allenatore.

Da alcuni minuti, Groudon aveva ripreso a meditare.
Una luce accecante stava per uscire dalla sua bocca.
gridò Max.
fece l’anziano saggio.
Ma prima che il pokémon leggendario potesse scatenare la sua furia, un terremoto diverso dagli altri lo interruppe.
Dalle profondità laviche, fece il suo ingresso un altro pokémon di dimensioni gigantesche.
esclamò Akane.
esclamò il professore.
I due pokémon leggendari non persero tempo a fronteggiarsi tra di loro, dando vita alla più grande lotta pokémon che tutto il mondo abbia visto.
fece Max.
Ma Akane e tutti gli altri erano impegnati a godersi uno spettacolo che non avrebbero mai visto per tutto il resto della loro vita.
Dopo numerosi attacchi, Groudon crollò sotto la potenza dell’acqua di Kyogre, la sua più grande forza.
La lava cominciò a diventare crosta e cenere, mentre la grotta stava ancora crollando sotto i colpi di quella battaglia.
Akane e tutti gli altri riuscirono a mettersi in salvo in tempo.
Una volta usciti dalla grotta, videro che la siccità era completamente sparita.


fece il professore.

spiegò l’anziano saggio.


I due saggi, Max e il Professor Birch si guardarono tra di loro.
spiegò il professore con un sorrisetto.

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Capitolo 18
*** Il creatore di oceani ***


Da molte settimane, la regione di Hoenn era flagellata da continue piogge e alluvioni.
L'acqua era arrivata ovunque.
Persino nel deserto della regione.
Gli oceani si stavano ingrandendo a vista d'occhio.
Se la pioggia non sarebbe cessata, l'intera regione di Hoenn sarebbe sprofondata sott'acqua.
La prima città a rischiare di sprofondare nell'oceano era Ceneride.
I suoi abitanti erano stati tutti evacuati lontano dalla zona per evitare il peggio.
Solo l'ex capopalestra, nonchè campione della Lega Pokémon Adriano, era rimasto a vegliare sulla cittadina.
«Adriano, che cosa credi di fare rimanendo qui?»
«Sto aspettando lui... Il creatore di oceani...»
«Tu sei completamente pazzo! Così rischierai di morire!»
«L'acqua è il mio habitat. Non può uccidermi.»
L’uomo che parlava con Adriano lo fissava con sguardo allibito.





La forza della pioggia stava facendo crollare tutte le infrastrutture.
Solo la Grotta dei Tempi e la Palestra della città continuavano a resistere.
“Vai pure, stupido. Tanto il tuo tempo è segnato.”
 
 
Il Professor Birch stava studiando la situazione in compagnia dei suoi assistenti pokémon.
Gli altri suoi collaboratori erano fuggiti nell’estremo nord della regione per scampare alle numerose inondazioni.
Il professore dei pokémon era rimasto completamente solo.
Doveva trovare al più presto una soluzione per salvare l’intero pianeta.
Ma purtroppo non aveva molte idee.
Per cercare di fermare tutto questo doveva recarsi in mezzo all’oceano.
“Non ho nessuno che può aiutarmi… Come farò?”
Mentre il professore si stava esasperando, qualcuno entrò d’impeto nel suo laboratorio sfondando quasi la porta.







Ma Akane non voleva darsi per vinto.




Mentre stava conversando con il professore in cerca di una soluzione, ad Akane gli venne in mente un’idea.



Il Professor Birch fissava Akane con sguardo trasognato.




Il pokémon gabbiano uscì dalla sfera con determinazione.



 
 
Mentre Akane e il Professor Birch stavano sorvolando la regione in groppa al Pelipper, videro l’intera regione completamente sott’acqua.
fece il professore dei pokémon scuotendo la testa.
Il pokémon di Akane era velocissimo.
In soli pochi minuti riuscirono ad arrivare in cima al Monte Pira.
In mezzo alle tombe dei pokémon, i due guardiani stavano mettendo al riparo i pokémon che abitavano quella zona.
Con grande sorpresa dei due uomini, insieme ai due guardiani videro che in loro compagnia c’era Ivan, il capo del Team Idro.
domandò adirato Akane.

L’allenatore e il professore atterrarono vicino ai due guardiani e al capo del Team Idro attirando la loro attenzione.
domandò la signora anziana.



Per poco Akane e Ivan arrivarono alle mani.
Ci volle il professore e i due anziani per fermarli sul nascere.

intervenne il professore.



li interruppe l’anziano guardiano
rispose Akane con insistenza.

Akane fissava con rabbia il capo del Team Idro.

fece il professore.







domandò il professore.



fece Akane con indifferenza.

fece l’anziano guardiano.
 
 
Il nervosismo e la tensione erano alle stelle.
Akane fissava il fondo dell’oceano con sguardo impaurito.
domandò l’anziano saggio.



spiegò l’anziano






Mentre Akane e l’anziano saggio stavano parlando tra di loro, il sottomarino guidato da Ivan arrivò in una grotta sommersa.
fece il Professor Birch.


Le cinque persone uscirono dal sottomarino, ritrovandosi in una landa desolata.
fece Akane.




domandò incuriosito Akane.

 
 
Camminarono per più di un’ora.
Regnava un silenzio surreale.
domandò il professore.
fece Ivan.
Entrarono in una stanza dove al centro c’era un enorme lago.
Lui era lì intento a fissare i visitatori.

Non si muoveva minimamente.
Era come se li stesse aspettando.
domandò Akane.

Il primo che si avvicinò al pokémon fu l’anziano saggio.
Subito dopo, la sfera iniziò a brillare di luce propria.
L’intera grotta iniziò ad illuminarsi completamente di blu.
Il pokémon, come se fosse stato ammaliato da quella sfera, si avvicinò all’anziano saggio.
gridò il professore.
Ma egli non capì che l’avvicinamento del pokémon non era a fin di male.
L’orca preistorica aveva riconosciuto la potenza di quella sfera e chi la deteneva.
La scena durò alcuni minuti.
Sembrava che il tempo dinanzi a loro si fosse fermato.
Quando la sfera smise di brillare, il pokémon leggendario scomparve del nulla senza lasciare alcuna traccia.
domandò confuso il professore.



domandò Akane.



Akane, il Professor Birch e Ivan si guardarono a vicenda con sguardo confuso.

fece il professore.

 
Una volta usciti dalla grotta ed essere riemersi dall’oceano, videro che la pioggia aveva fatto spazio al sole.

fece Ivan.


spiegò l’anziano saggio.
domandò curioso Akane.
L’anziano saggio fece un respiro profondo prima di rispondere.




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Capitolo 19
*** Avventura nella Torre dei Cieli ***


Lo strato di nuvole nere copriva il cielo sopra Orocea.
Presto sarebbe incominciato a piovere.
Non accadeva spesso che la cittadina venisse colpita da acquazzoni.
Era rinnomata essere la città più calda della regione.
fece un bambino a suo nonno.


L’anziano uomo continuò a fissare il cielo tetro e scuro.


Ma l’uomo non rispose.
Sembrava alquanto irrequieto e pensieroso.

Girando lo sguardo verso ovest, l’anziano uomo fissava una torre decadente che faceva sfondo ad un bellissimo mare limpido.



La mia curiosità mi ha sempre spinto ad andare a darci un’occhiata.
Ma tra una cosa e l’altra, non ho mai avuto né il tempo né il coraggio.>

L’anziano uomo scoppiò a ridere.


L’uomo rifletté sulle parole di suo nipote.



gli spiegò il bambino tutto sorridente.





Il bambino, indispettito, uscì dalla vista di suo nonno precipitandosi fuori.

Il bambino corse via senza ascoltare le urla di suo nonno.
Si rifugiò nel centro pokémon del paese, dove le infermiere e i pokémon erano impegnati ad offrire dai pasticcini a tutti i visitatori.

Il bambino, intimidito, non rispose subito.




Senza pensarci due volte, Taro prese la mano dell’infermiera conducendola verso la finestra che dava verso la torre.

gli spiegò l’infermiera.

L’infermiera fissava il bambino con sguardo tenero.

Mentre la giovane donna accarezzava la testa del piccolo, il nonno del bambino entrò correndo nel centro pokémon.
Aveva lo sguardo preoccupato e spaventato.
fece l’uomo tirando un sospiro di sollievo.
gli domandò l’infermiera.




lo redarguì l’uomo.





la salutò la donna prima di scomparire dietro le porte della sala operatoria.
Mentre suo nonno era ancora distratto, si recò di nuovo verso la finestra che dava verso la torre.





fece il bambino saltandogli addosso.







 
 
La torre nascondeva un sacco di pericoli e di trappole.
Il terreno sotto cui camminavano era molto vecchio e pericolante.









Mentre l’anziano uomo e suo nipote stavano conversando tra di loro, riuscirono a superare tutte le difficoltà che gli si presentarono dinanzi.
Dal pavimento che crollava all’incontro dei pokémon selvatici.
fece l’uomo.
La cima della torre era la parte più resistente della torre.
Egli non mostrava il minimo cedimento da parte del terreno.
Il bambino era allibito.
Non riusciva ancora a crederci che fosse arrivato in cima.

L’uomo non rispose subito.
Si limitò a distogliere lo sguardo da suo nipote.




Mentre suo nonno stava per raccontare la storia, un forte boato scosse il bambino e l’anziano uomo.


Il pokémon leggendario si elevò in aria fissando il bambino e l’uomo.


La sguardo serio e truce di Rayquaza poteva fare accapponare la pelle a chiunque.


Con un ennesimo boato che scosse il cielo, Rayquaza sparì nel cielo.





Il nonno, distogliendo lo sguardo, si limitò a fare un sorrisetto compiaciuto.

«Perché non me lo vuoi raccontare? Non dirmi perché non sono pronto ad ascoltare questa storia, eh…»
«Quel pokémon… mi ha salvato la vita…»
«E come?»
«Tutto è iniziato tanti anni fa’ prima che tu nascesti.
La mia casa stava per affondare nel mare a causa delle inondazioni.
Con me, avevo un uovo che trovai su una scogliera qualche giorno prima.
Ormai non avevo più scampo.
Sarei definitivamente affogato.
Ma prima che il mare mi inghiottisse, l’uovo si schiuse, uscendo un pokémon che non avevo mai visto prima.»
«E chi era questo pokémon?»
«Rayquaza, figliolo. Una specie di pokémon sconosciuta a tutti.»
«Wow, nonno! Tu avevi con te un pokémon leggendario!»
«Sì, ma non potevo tenerlo con me. La sua indole selvatica e le sue enormi proporzioni me lo impedivano… Ma è grazie a lui se oggi sono vivo.»
«Ed è grazie alla mia insistenza se hai potuto rivederlo» fece il bambino con tono coraggioso.
«Questo è vero.»
«Mio nonno ha visto nascere un pokémon leggendario… incredibile.»
«Però gradirei che questa storia tu non la raccontassi a nessuno, va bene? Preferisco che sia un segreto tra me e te.»
«Ma nonno, lo sai che potresti diventare famoso…»
«A quest’età? Non mi interessa minimamente. Non mi interessava a quei tempi. Figuriamoci ora. Mi prenderebbero per pazzo.»
«Questo è vero.»
Senza nemmeno accorgersene, l’anziano uomo e suo nipote erano tornati a casa.
«Finalmente. Ma dove vi eravate cacciati?»
«Eravamo in giro» rispose il piccolo a sua madre.
«Questo lo so bene visto che non eravate a casa… Papà, dove eravate?»
«Te l’ha appena detto lui… Che cosa si mangia? Ho una gran fame?» fece l’uomo interrompendo la conversazione sul nascere per dedicarsi ad apparecchiare la tavola.
«Voi uomini… Sempre i soliti…»

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Capitolo 20
*** Il desiderio più grande ***


Il cielo era illuminato dalla luce delle stelle.
Era da molti anni che Verdeazzupoli non si godeva una nottata come quella.
Era tutto diverso.
C’era qualcosa di strano nell’aria.
E non erano solo le stelle.
Kinji, un giovane allenatore alle prime armi, si allenava giorno e sera nella grotta ondosa che si trovava a nord della città.
Quella notte, quando stava rincasando, vide che la misteriosa roccia bianca che era posta al centro di Verdeazzupoli, iniziò a brillare di luce propria.
“Ma cosa…”
Non aveva mia visto niente di simile.
Sembrava che qualcosa stesse uscendo da quella roccia.
A prima vista poteva sembrare la sua immaginazione.
Ma quando qualcosa si materializzò proprio dinanzi a lui, la sua sorpresa aumentò notevolmente.
«Ehi, ciao bambino. Vuoi giocare?»
«Cosa? Bambino?»
Kinji non sapeva cosa rispondere.
Se fosse stata una persona fifona, sarebbe scappato via a gambe levate.
Ma era tutto il contrario.
«E tu chi saresti? O meglio, cosa saresti?»
«Mi chiamo Jirachi, e sono un piccolo pokémon» rispose la creatura con tono dolce.
«Un pokémon? Ma se non ti ho mai visto prima…»
«Non mi faccio molto vedere in giro… Solo qualche volta ogni mille anni.»
«Che cosa?! Tu avresti…»
Ma prima che il giovane allenatore potesse finire la domanda, sua madre lo richiamò a gran voce dalla sua casa che si trovava nelle vicinanze.
«Kinji, ma cosa stai facendo?»
«Io? Niente, mamma.»
«Allora vieni immediatamente a casa. Domani mattina devi alzarti presto per andare a scuola.»
«Vengo subito.»
Una volta smesso di parlare con sua madre, il pokémon misterioso era scomparso nel nulla senza lasciare alcuna traccia.

Quando stava per addormentarsi, Kinji ripensò all’incontro con quel pokémon.
“Sarà stata la mia immaginazione… sicuramente…”
Stava per chiudere gli occhi.
Era molto stanco.
La mattina dopo avrebbe avuto un altro noiosissimo giorno di scuola.
Ma qualcosa non lo faceva dormire.
“Ma cosa diavolo sta succedendo?”
Alcuni rumori provenienti dalla cucina attirarono la sua attenzione.
Vide sua madre dormire sommessamente nel suo letto.
“Ma se lei è qui, chi può essere?”
Scese al piano di sotto con circospezione, senza fare il minimo rumore.
La cucina era illuminata dalla lampadina che stava in frigo.
Qualcuno stava frugando in cerca di qualcosa da mangiare.
Kinji, con il cuore in gola, pensava di cogliere la persona sula fatto.
Ma dinanzi al frigorifero non c’era nessuno.
“Non è possibile…”
Si guardò attorno ma non c’era nessuno.
Una volta chiuso il frigo, vide ancora quella strana luce provenire dalla roccia bianca.
“Ancora una volta…”
Uscì di casa con curiosità altissima.
E una volta che la luce si placò, quel bizzarro pokémon si mostro ancora a lui.
«Ehi, ciao bambino. Adesso siamo soli. Vuoi giocare?»
«Ancora tu!» gridò silenziosamente «Eri tu nella mia cucina poco fa’?»
«Sì. Volevo attirare la tua attenzione. E ci sono riuscito.»
«Ma cosa vuoi da me?»
«Giocare con te!»
«Non ho tempo di giocare, specie di creatura strana e bizzarra. Devo dormire. Domani ho una lunghissima giornata impegnativa.»
«Ma se non giocherò stasera, mi riaddormenterò come per magia per altri mille anni» fece il Jirachi con tono triste.
«È impossibile. Nessuna creatura si addormenta per magia» ribatté il ragazzino.
«Scommettiamo?»
«Sì. Fammi vedere.»
«Non voglio. Ho dormito fin troppo a lungo.»
«Lo vedi? Stai dicendo un mucchio di bugie.»
Il pokémon, con occhi lucidi, se n’andò piano piano.
«Nessuno mi aveva mai dato del bugiardo» rispose Jirachi singhiozzando.
«Scusa, non volevo…»
«Fa lo stesso.»
Il bambino fissava con sguardo curioso Jirachi.
«Perché mi stai fissando?»
«Sei molto buffo, sai?»
«E quindi?»
«Come sei nato?»
«Non ne ho la minima idea. So soltanto che ho la facoltà di esaudire tre desideri a tuo piacimento.»
«Quindi potrei desiderare qualsiasi cosa?»
«Sì, esatto.»
«Forte! Che cosa potrei desiderare?»
«Per esempio giocare con me…»
«Se desiderassi di diventare il più grande allenatore di tutti i tempi?»
«Scontato. Però potrei farlo.»
«Perché dici così?»
«Niente. Me l’aveva chiesto un bambino come te l’ultima volta che mi ero risvegliato.»
«E sei riuscito ad esaudirlo?»
«Certo.»
«E come si chiamava questo bambino?»
«Non ricordo il suo nome. So soltanto che una volta che avevo esaudito il suo desiderio era scomparso nel nulla, così che io non ho potuto giocare con nessuno. Ma questa volta non accadrà. Se vuoi un mio desiderio bene, ma prima dovrai giocare con me.»
«Ok… A cosa vorresti giocare?»
«Che ne dici se giochiamo a nascondino?»
«Va bene. Conti tu e io mi nascondo?»
«No, facciamo il contrario» propose Jirachi.
«Ok.»
Il bambino cominciò a contare piano piano fino a trenta.
Una volta riaperti gli occhi, adocchiò subito il pokémon.
Egli era nascosto dietro la sua roccia bianca intento a fissarlo.
«Ti ho trovato!» esclamò il bambino.
«Accidenti! Non è giusto!» protestò il pokémon.
«Ahahah, non sei stato molto furbo.»
«Fa lo stesso… Bene, hai vinto tu. Chiedimi pure qualsiasi cosa.»
«Perché? Abbiamo già finito di giocare?»
«Visto che domani hai una giornata molto lunga, forse è meglio che tu ritorni a dormire… Allora? Cosa vorresti?»
Il bambino si immerse nei suoi pensieri per alcuni secondi.
«Sai cosa vorrei? Vorrei che tu non esaudissi nessun desiderio.»
«Perché?»
«Perché il mio più grande desiderio è averti incontrato.»
Jirachi fu commosso dalle parole di Kinji.
«Grazie. Nessuno mi aveva mai detto niente del genere.»
Improvvisamente, Jirachi chiuse gli occhi e una luce accecante lo avvolse.
«Jirachi, adesso dove andrai?»
«Rimarrò per sempre racchiuso dentro i tuoi pensieri» fece il pokémon prima di cadere in un sonno profondo.

Quando Kinji si risvegliò era mattina.
Il sole splendeva alto su Verdeazzupoli.
Erano appena le otto del mattino.
«Kinji, svegliati. Altrimenti farai tardi» fece sua madre.
Una volta aperti gli occhi, vide con grande sorpresa che Jirachi non c’era più.
“E se fosse stato tutto un sogno?” pensò.
Ma girando il suo sguardo, vide un tanzaku appeso nella sua stanza, e il suo viso si riempì di un sorriso.
«No… Non è stato un sogno… È stato il mio più grande desiderio.»

P. S.: Tanzaku: I tanzaku (短冊) sono desideri o preghiere che vengono appesi ai rami degli alberi di bambù e sono tipici della festa giapponese di Tanabata (七夕)
Tanabata: Festa tradizionale giapponese.

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Capitolo 21
*** Un virus spaziale ***


La città di Verdeazzupoli era in fermento.
Stava per essere spedito nello spazio uno shuttle che avrebbe studiato altre forme di pokémon sconosciuti.
«Signore, siamo pronti al lancio» fece un giovane ragazzo al suo superiore.
«Molto bene. Procediamo.»
Era tutto pronto.
In questa missione facevano parte due giovani ragazzi e una donna più esperta.
«Allora ragazzi, siete pronti?»  domandò la donna.
«Sì, Sumi. Anche se ho le gambe che mi tremano dal nervosismo.»
«Ma è normale, Koan. È la prima volta che vai nello spazio, giusto?»
«Sì.»
«E per te, Shiko? È la prima volta?»
«Sì, lo è anche per me» rispose il ragazzo.
«Bene signori, siamo pronti per lanciarvi nello spazio» fece l’uomo dal centro spaziale.
«Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre…»
Ma prima che lo shuttle potesse partire nello spazio, una meteora cadde a velocità vertiginosa sulla costa della cittadina di Verdeazzupoli.
Il lancio fu completamente cancellando, rimandando la missione dei tre astronauti.
«Ma si può sapere cosa sta succedendo?» domandò Sumi imbufalita.
«Non hai visto? Un meteorite stava per colpire la nostra città.»
«E c’era bisogno di cancellare la nostra missione?»
«La vostra missione non è stata cancellata. È solo rimandata» rispose il capo del progetto che Lui e Sumi stavano mandando avanti da anni.
«Spero che tu abbia ragione, Shuzo. Non vorrei pentirmi di aver collaborato con te.»
«Stai tranquilla. La vostra missione riprenderà al massimo tra qualche giorno.»
 
 
Intanto la meteora aveva causato non pochi danni all’ambiente circostante.
L’acqua era diventata completamente nera.
Nessuno riusciva a capire da cosa potesse essere veramente causata.
«È impossibile che tutto questo dipenda dalla meteora… Secondo me c’è qualcosa sotto» fece Koan che in precedenza aveva studiato fenomeni del genere.
«Spero almeno che non ci siano feriti, o peggio ancora, morti.»
«Fortunatamente no. Tutte le persone erano ad assistere al nostro lancio.»
«Molto bene.»
Mentre Koan e Shiko stavano parlottando tra di loro, Sumi entrò nella loro stanza sbattendo violentemente la porta.
«Accidenti a quella meteora! Ha quasi cancellato il mio lavoro di una vita.»
«Stai tranquilla, Sumi. Vedrai che molto presto potremmo ripartire» la consolò Koan.
«Lo spero davvero…»
All’improvviso, in pieno giorno, l’acqua del mare tornò ad essere limpida come un tempo.
Ma non era l’unica cosa cambiata in quel momento.
Un cristallo circolare vagava nelle acque come una pietra preziosa.
Il primo ad accorgersi di tutto questo fu Shuzo insieme ad altri del centro spaziale.
«Guarda qui!» esclamò uno di loro «Che cosa potrebbe essere secondo te?»
«Ad occhi e croce sembra un cristallo» rispose Shuzo.
«Però sembra molto diverso dai cristalli che conosciamo…»
«Ne sei sicuro? Io non vedo nessuna differenza…»
Appena Shuzo lo toccò con le sue mani, il cristallo cominciò nuovamente a brillare di luce propria.
«Ma cosa sta succedendo?»
Impaurito, Shuzo lo fece cadere a terra.
Ma incredibilmente il cristallo non si ruppe.
Era resistente.
«Ragazzi, venite immediatamente a vedere!> fece Shuzo a Koan e Sumi.
«Che succede?»
«Un cristallo misterioso che ho trovato in pieno mare… è incredibile…»
Incuriositi, Koan e Sumi seguirono il loro amico fin dove aveva fatto cadere il cristallo.
Il cristallo misterioso stava levitando come se niente fosse.
«Ma cosa…»
Subito dopo, l’oggetto in questione venne ricoperto da qualcosa che nessuno di loro riuscì ad identificare.
Sembrava che si stesse creando qualcosa.
Una volta finita la metamorfosi del cristallo, dinanzi ai tre ragazzi era nata una creatura che non avevano mai visto prima.
Il suo viso aveva la forma di un alieno, mentre le sue braccia sembravano delle liane lunghe e sottili.
I tre ragazzi non avevano mai visto niente prima d’ora.
«Che… che cos’è?» domandò spaventato Koan.
«Non avrei mai creduto di vederne uno prima d’ora…»
La frase di Sumi lasciò spiazzati i due ragazzi.
«Che intendi dire, Sumi?»
«Deoxys… il pokémon venuto dallo spazio…»
«Cosa? Lui è Deoxys?»
«In carne ed ossa.»
«Allora esiste veramente» fece Koan.
Mentre i tre ragazzi erano allibiti dalla visione del pokémon, Deoxys fece un balzo sopra le loro teste, scomparendo nel nulla alla velocità della luce.
«E’ scappato. E adesso?»
«Dobbiamo avvertire tutta la regione di Hoenn dell’arrivo di un virus alieno prima che sia troppo tardi.»
«Addirittura quel pokémon è un virus?»
«Sì, Shuzo. Te l’ho raccontato un sacco di volte.»
Senza perdere ulteriormente tempo, Sumi si recò al centro spaziale della città per dare la notizia al suo superiore.
«Lui è qui! Lo abbiamo visto con i nostri occhi.»
«Deoxys?»
«Sì!»
Il capo del centro spaziale si limitò a fare un cenno negativo con la testa.
«Perché scuoti la testa? A cosa stai pensando?»
«Credo che tutto ciò sia surreale. Un virus alieno che è atterrato sulla terra. Impossibile.»
«Niente è impossibile! Soprattutto anomalie come questa» protestò Sumi.
«Sai cosa ti dico, Sumi? Secondo me dovresti prenderti un periodo di riposo. Sei molto stanca.»
«E questo cosa centra?!»
«Che devi assolutamente svagarti un po’. Da quant’è che non ti prendi le ferie?»
«Smettila di cambiare discorso! Non ti sopporto quando fai così.»
«Uscite di qui, ragazzi. Ho da sistemare alcune faccende.»
Sumi, furibonda, uscì dall’ufficio del direttore del centro spaziale.
«Non posso crederci che non ci abbia ascoltato!»
«La cosa più sorprendente è che ci crede tre pazzi.»
«Qui l’unico pazzo è lui! Non riesce a capire che l’intero pianeta è minacciato da questo virus alieno?»
«Che cosa potrebbe portare di così malvagio questa specie di pokémon?»
«La distruzione di tutti gli altri esseri di pokémon che conosciamo.»
«E’ terribile.»
«Ed è per questo che dobbiamo fermarlo. A qualsiasi costo.»
«Molto bene. Non c’è tempo da perdere.»
 
 
Deoxys vagava solitario nel centro spaziale di Verdeazzupoli.
Era notte fonda.
Nel centro non c’era anima viva.
Poteva fare qualsiasi cosa voleva.
Per prima cosa, mise a soqquadro tutti i computer del posto cancellando tutti i file e distruggendo tutti gli apparecchi spaziali.
L’allarme dell’attacco al centro spaziale fu dato dall’antincendio che cominciò a suonare ininterrottamente.
Tutte le persone del posto accorsero verso l’edificio che stava prendendo fuoco.
Il primo a disperarsi fu il direttore del centro.
«Chi… chi può aver fatto una cosa del genere?»
Subito dopo, anche Sumi, Koan e Shuzo accorsero sul posto disastrato.
«Qualcuno ha distrutto il centro…»
Mentre Koan e Shuzo parlottarono tra di loro, con la coda dell’occhio, Sumi vide qualcosa allontanarsi.
Per non perderlo di vista, corse più veloce che poté.
«Sumi, dove stai andando?» gridò Koan.
Ma la donna non rispose.
Arrivò fino alla spiaggia di Verdeazzupoli, dove ad attenderla c’era lui, Deoxys.
«Allora eri tu che hai distrutto il centro spaziale.»
Deoxys non rispose.
Sembrava non parlare la sua lingua.
«Molto bene. Adesso ti farò vedere io di che pasta sono fatta. Solrock, scelgo te!»
Il pokémon meteorite fissava il suo avversario con sguardo pacato.
Deoxys non perse tempo ad attaccarlo.
I suoi poteri psichici erano fuori dal normale.
«Solrock, attacco psicoraggio.»
La mossa di Solrock colpì in pieno il suo avversario, disintegrando parte del suo corpo.
«Bravo! Benissimo!»
Ma pochi minuti dopo, il corpo di Deoxys si rigenerò.
«Ma come…»
Con passo repentino, Deoxys saltò addosso al suo avversario, esplodendo subito dopo.
«Solrock!»
Il pokémon di Sumi fu messo K. O. in pochissimo tempo, mentre Deoxys si stava rigenerando una seconda volta.
Sembrava invincibile.
Come si poteva sconfiggere un pokémon che si rigenerava?
«Per sconfiggerlo, dobbiamo richiuderlo in una capsula talmente resistente da essere indistruttibile.»
Il capo del centro spaziale era andato incontro alla giovane donna.
«E come possiamo fare?»
«Lascia fare a me…»
Alcuni cannoni laser nascosti sotto il terreno di Verdeazzupoli, furono messi in funzione.
Sumi non sapeva di queste armi nascoste.
Solo il suo capo ne era a conoscenza.
«Ma cosa…»
«Questi cannoni satelliti rinchiuderanno quel virus spaziale per sempre. Fuoco!»
I raggi dei cannoni laser colpirono in pieno il pokémon venuto dallo spazio.
Egli cercò di contrastare l’attacco con i suoi attacchi psichici.
Ma era inutile.
I raggi laser erano troppo forti.
Deoxys venne rinchiuso in una speciale capsula come aveva predetto il capo del centro spaziale.
«Adesso rinchiudetelo nei sotterranei in attesa della ricostruzione del centro.»
«Che cosa vuoi fare?» domandò Sumi.
«Studiare le sue caratteristiche.»
«Gli farai del male?»
«Come lui lo ha fatto a noi? Vedremo… Adesso devo andare, Sumi. Ho un pokémon da studiare e devo coordinare la ricostruzione del centro spaziale.»
«E della mia missione?»
«Vedremo. Ogni cosa a suo tempo> fece infine il capo del centro spazile prima di scomparire tra le macerie dell’edificio mezzo distrutto.

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Capitolo 22
*** L'essere della conoscenza ***


Nevicava incessantemente nella città di Nevepoli.
I bambini più piccoli si divertivano in mezzo alla neve, mentre i più grandi cercavano in tutti i modi di contrastare l’ondata di freddo.
L’unica che non si divertiva a giocare con i bambini era Kimiko, che rimaneva ogni giorno (a parte quando era a scuola) rinchiusa in camera sua a giocare.
«Kimiko, perché non vai a giocare con gli altri bambini?»
«Non ne ho voglia, mamma. Ho ancora molto da studiare.»
«Puoi farlo benissimo più tardi. Domani non c’è scuola.»
«Preferisco rimanere con te e papà ad aiutarvi in casa.»
«Ok. Come vuoi tu.»
La mamma di Kimiko preferì non insistere ulteriormente.
La sua bambina era molto solitaria e tranquilla.
Quando il tempo lo permetteva, prendeva un blocco di carta e le sue matite per disegnare e per dirigersi poco più ad est della città.
Appena fuori Nevepoli, c’era un piccolo lago denominato Grotta Arguzia.
La bambina aveva domandato a tutte le persone come mai potesse avere questo nomignolo, ma nessuno sapeva cosa rispondergli.
Solo la capopalestra Bianca riuscì a dargli una risposta esaustiva.
“Si dice che in quella grotta si nasconda l’essere della conoscenza.”
“L’essere della conoscenza?”
“Sì, esatto. È un pokémon leggendario molto pericoloso perché si narra che se si guarda dritto negli occhi, si perda la memoria.”
“Tu l’hai mai incontrato questo pokémon?”
“No, e non ci tengo nemmeno. Spero anche che tu la pensi come me.”
Ma quella volta Kimiko non gli rispose, limitandosi a fargli un cenno con la mano e a cambiare completamente discorso.
“Quando sarò abbastanza grande, ti sfiderò nella tua capopalestra. Adesso mi limiterò ad allenare il mio Froslass. È un pokémon molto forte, sai?”
“Lo immagino. A presto, Kimiko.”
“Ciao Bianca.”
I suoi pensieri furono interrotti quando una forte volata di vento stava per spazzare il suo cappello che aveva in testa per coprirsi.
“Questo vento è più forte degli altri giorni” pensò.
Ci mise un po’ a cercare un posto abbastanza al riparo.
Si posizionò dietro alcuni alberi per disegnare la magnificenza della Grotta Arguzia ricoperta dalla neve.
“Non avevo mai notato che quella grotta fosse aperta…” pensò.
Incuriosita, attraverso il lago per entrare nella misteriosa grotta.
All’interno, Kimiko dovette stare all’erta per evitare numerosi bozzi d’acqua che gli stavano bagnando le scarpe.
Appena arrivò al centro della grotta, vide un piccolo pokémon che volteggiava nell’aria.
La sorpresa si dipinse sul suo volto.
Era proprio dinanzi a lui.
All’essere della conoscenza.
«Tu… tu sei il guardiano di questo lago?»
«Il mio nome è Uxie.»
«Cosa? Tu parli?»
Kimiko si era inizialmente dimenticata che fissare quel pokémon avrebbe comportato la perdita della memoria.
Ma magicamente, ciò non accadde.
«Perché distogli lo sguardo? Hai paura che io ti faccia del male?»
«Beh, ecco…»
«Stai tranquilla, non ti farò mai del male. Io ti conosco…»
«Cosa?»
«So che vivi nella città di Nevepoli con tua madre e con il tuo Froslass che porti sempre con te.»
«Sei per caso un pokémon veggente?»
«La conoscenza che ho sugli umani è imparagonabile… So tutto su di voi.»
Kimiko si stava rabbrividendo dalla paura.
«Perché continui a spaventarti?»
«Perché non ho mai visto nessun pokémon forte come te» rispose la bambina.
«Hai intenzione di sfidarmi?»
«Assolutamente no.»
«Perché? Hai paura di perdere?»
«Sì. Non mi sento pronta.»
«Avanti, non avere paura. Ci andrò leggero con te.»
«No… Ti prego, non insistere.»
Uxie non disse altro per ferire la bambina.
Cambiò discorso, limitandosi ad ascoltare le sue avventure della sua giovane età.
«E tu come sei nato?»
«Non ricordo di preciso… So che io, insieme agli altri miei due fratelli, dobbiamo mantenere la pace e l’equilibrio in questa regione prima che qualcuno con la mente malvagia possa distruggere l’intero pianeta.»
«E chi potrebbe fare una cosa del genere?»
«Mi dispiace, ma non posso dirtelo.»
«Io non avrei il coraggio di provare ad eliminare un cosino grazioso come te.»
«Cosino grazioso?»
«Scusa, mi sono espressa male… Volevo dire un guardiano leggendario come te.»
«Sai che ti dico? Sei la bambina più graziosa che da alcuni millenni a questa parte ho incontrato nel corso della mia vita.»
«Millenni? Hai così tanti anni?»
«Sì, esatto.»
«Caspita. Non l’avrei mai immaginato.»
Mentre il pokémon leggendario e la bambina stavano parlando assiduamente, si era fatto molto tardi.
Il sole era sceso e il freddo era aumentato.
«Accidenti! È già buio… Adesso come farò a tornarmene a casa?»
«Posso aiutarti io, se vuoi…»
«E come?»
«Chiudi gli occhi…»
La bambina ubbidì alla richiesta del pokémon, ritrovandosi subito dopo nella cucina della sua casa.
«Kimiko, allora sei qui!» esclamò sorpresa la madre «Quando sei tornata?»
«Ecco… ora.»
«Sei arrivata giusto in tempo per la cena. Vai a lavarti le mani, va bene?»
«Sì, mamma» fece la bambina senza riuscire ancora a capire le innumerevoli capacità che il guardiano del Lago Arguzia potesse avere.

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Capitolo 23
*** L'essere delle emozioni ***


Yuki era appena uscita dalla sua casa di Duefoglie.
Era una giornata bellissima e splendente.
Perfetta per andare a visitare il lago che si trovava nelle vicinanze.
In compagnia del suo Lopunny, Yuki fece il bagno nel misterioso Lago della Verità.
“Chissà come mai si chiama in questo modo” pensò.
Nessuno gli aveva mai tolto quel dubbio.
Nemmeno i più anziani abitanti di Duefoglie e di Sabbiafine.
Una volta lo provò a chiedere al Professor Rowan, ma nemmeno il professore dei pokémon di Sinnoh poté rispondergli.
Più che non saperlo, Yuki aveva intuito che il Professor Rowan non voleva parlare con nessuno di quella situazione.
Sembrava che stesse tenendo un segreto inconfessabile.
Ma mentre Yuki stava facendo il bagno nel lago, preferì non pensarci ulteriormente.
Pensava che la grotta misteriosa che stava dinanzi al lago fosse una grotta come tante.
Appena Yuki si avvicinò per controllare di persona, il suo Lopunny divenne improvvisamente nervoso e irrequieto.
«Lopunny, cosa ti prende?» gli domandò la giovane allenatrice.
Il pokémon stava farfugliando qualcosa di incomprensibile.
«Stai tranquillo» gli rispose la sua allenatrice «Andrò a darci un’occhiata e poi torneremo subito a casa.»
Impaurito, Lopunny decise di rimanere a fare il bagno nel lago.
«Tu non vieni?»
Il pokémon di Yuki fece cenno di no con la testa, abbandonando la sua allenatrice.
«Va bene, come vuoi tu.»
L’interno della grotta era molto piccola.
Quello che attirò la sua attenzione, fu una specie di disegno fatto con i bozzi dell’acqua.
Yuki non riusciva a capire cosa mai potesse significare.
Guardando più a fondo nella grotta, vide che dentro non c’era nessuno.
“Quindi la leggenda del guardiano di questo lago è solo pura falsità?”
Ma la giovane allenatrice non dovette aspettare molto.
Girando il suo sguardo, un piccolo pokémon con una chioma rosa e lo sguardo dispettoso si avvicinò alla giovane ragazza.
Stava levitando a terra grazie ai suoi poteri psichici.
La ragazza non riuscì a dire nulla e a muoversi minimamente.
Era impietrita dalla paura.
«Tu… tu sei…»
La giovane allenatrice non riuscì a completare la sua domanda che il guardiano del lago l’attaccò con i suoi poteri psichici.
Gli occhi del pokémon illuminarono tutta la grotta.
E quando la lice si assopì, Yuki cadde a terra svenuta.
 
 
Una volta che Yuki aprì gli occhi, essa non riusciva a rendersi conto di dove si trovava.
Ma guardando più a fondo, capì che si trovava sulla costa del lago.
La luce del giorno aveva fatto spazio al buio della sera.
«Lopunny… Mamma… dove siete?»
Furono le prime parole che la ragazza pronunciò.
Aveva lo sguardo corrucciato e stordito.
Come se qualcosa gli avesse risucchiato le sue emozioni.
Riusciva a malapena a reggersi in piedi.
Era ancora spossata dall’accaduto.
Quando la ragazza, con le poche forze che aveva riusciva a camminare, il suo Lopunny gli andò immediatamente in soccorso per sorreggerla.
«Lopunny… Torniamo a casa…»
Il suo pokémon fece cenno di sì con la testa, trasportandola con tutte le forze di cui disponeva.
 
 
Una volta tornata a casa, sua madre era intenta a preparare la cena.
«Yuki, ma dov’eri finita?» domandò sua madre.
«Ero al lago» ripose subito la ragazza.
«Vatti a preparare. Abbiamo un ospite speciale stasera.»
«Un ospite?»
«Sì. Il Professor Rowan.»
Una volta sentito il suo nome, il professore si fece avanti per salutare la primogenita della famiglia.
«Ciao Yuki. Come stai?»
«Bene» rispose la giovane allenatrice con sguardo inespressivo.
«Sicura? Hai un’aria strana.»
«Sto bene. Sono solo un po’ stanca.»
La ragazza, fregandosene dell’ospite, si rinchiuse in camera sua gettandosi sul letto.
Ma non dovette aspettare molto prima di ricevere la visita di sua madre.
«Yuki, cosa stai facendo? Vieni subito a cena» fece sua madre furibonda.
«Non mi hai sentito? Sono molto stanca.»
«Non m’interessa. Stanca o no, devi degnarci della tua presenza.»
«E per quale motivo?»
«Il professor Rowan è venuto fin qui per raccontarti un fatto interessante sul Lago verità… Avanti, adesso rivestiti. Non c’è tempo da perdere» disse infine sua madre prima di richiudere la porta della camera di sua figlia.
 
 
«Ah, eccola qui la più giovane allenatrice della città di Duefoglie> fece il professore accogliendola trionfante.
«Professore, mi ha detto mia madre che dovete dirmi una nuova rivelazione sul Lago Verità...»
«Oooh, vedo che non perdi tempo... Ok, come vuoi tu... Mesprit, il guardiano del Lago della Verità, ha il potere delle emozioni. E cioè, ha il potere di insegnare e togliere le emozioni ha tutti gli umani che incontra.»
Yuki rimase impassibile alle parole del professore.
«Yuki, mi hai sentito?»
«Forte e chiaro.»
«Mi scusi professore se mia figlia è così... indisponente. Credo che sia a causa delle sue numerose escursioni al Lago.»
«Sei stata di recente al lago, Yuki?»
«Sì. Oggi.»
«E posso chiederti che cosa è successo?»
«Niente d'importante. Ho nuotato nelle acque del lago insieme al mio Lopunny. E poi, presa dalla curiosità, sono entrata dentro la grotta posta in mezzo al lago.»
«E poi?»
«Sinceramente non ricordo... Mi ricordo che nella grotta non c'era nessuno e che subito dopo sono tornata a casa insieme al mio Lopunny...»
«Capisco.»
«Professore, lei crede che mia figlia abbia fatto un incontro con questo Mesprit e che lui gli abbia tolto la facoltà di avere emozioni?»
«È molto probabile, signora... Non vede il viso di sua figlia? Sembra quasi sbiancato.»
«Ha ragione. Se non sapessi che fosse stata al lago, direi che si sia presa un malanno.»
«Purtroppo credo che questo sia peggio di un malanno... Dobbiamo andare immediatamente al lago per incontrare questo pokémon e chiedergli di restituirgli le emozioni.»
«Ma cosa state farfugliano voi due?» domandò la ragazza con tono assonnato.
«Stiamo decidendo per il tuo bene, Yuki.»
«Ma se sto bene! Quante volte devo dirvelo?»
«Forza, vieni con noi Yuki.»
Mentre il professore cercava di trascinare la ragazza contro la sua volontà, Yuki cercava in tutti i modi di opporsi.
«Mi lasci immediatamente!»
Il Professor Rowan, essendo vecchio e senza forze, era riuscito a malapena a portarla fuori.
«Yuki, cerca di ragionare...»
«Voi due siete pazzi.»
Yuki sbraitava e urlava con tutta la voce che aveva in corpo.
Non si era mai sentita così.
Sembrava fuori di sé.
Ma mentre la giovane ragazza parlava con tutta la voce che aveva in corpo, un pokémon di piccole dimensioni si manifestò dinanzi alla ragazza.
«È lui... È Mesprit.»
Il guardiano del lago fece il percorso inverso di qualche ora fa', restituendo le emozioni della ragazza e sparendo nel nulla.
La povera Yuki svenne a terra come in precedenza.
«Yuki, svegliati!» gridò sua madre «Oh cielo, professore. Adesso cosa facciamo?!»
«Non si preoccupi, signora. Guardi. Si sta risvegliando.»
La ragazza aveva la sguardo sbiadito.
Riusciva a malapena a vedere chi gli stava dinanzi.
«Mamma, sei tu?»
«Sì, figlia mia. Come ti senti?»
«Alquanto spossata e stanca.»
«Professore, secondo me dobbiamo portarla subito in ospedale.»
«Non servirà, signora. Mesprit gli ha riconsegnato le sue rispettive emozioni.»
«Ne è sicuro?»
«Sicurissimo. Il piccolo pokémon è un gran giocherellone. Voleva solo fare un dispetto alla povera Yuki.»
«Bel modo di divertirsi» fece la donna con tono cupo.
«Vedrà che dopo un periodo di riposo, Yuki si ricostituirà completamente.»
«Lo spero bene.»
 
 
Yuki dormì per circa due giorni.
Non si era mai sentita così stanca prima d'ora.
Una volta riaperti gli occhi, aveva un forte mal di testa.
Come se gli stesse per esplodere da un momento all'altro.
«Yuki! Finalmente ti sei svegliata!» fece sua madre gettandosi su di lei per abbracciarla.
«Mamma, così mi fai male.»
«Oh, scusa...»
«Accidenti. Credo di non aver mai avuto un mal di testa così forte prima d'ora. Forse è meglio se vado a prendere una boccata d'aria.»
«Non è forse meglio se ti riposi un pochino?»
«Riposarmi ulteriormente? Non credi che ho dormito abbastanza?»
«Sì, forse hai ragione... Spero solo che non andrai a quel lago.»
«Certo che no. Ho imparato la lezione, tranquilla.»
«Bene. Se c'è qualche problema, non esitarmi a chiamarmi sul cellulare, ok?»
«Sì, senz'altro.»
 
 
Senza dirgli nulla, Yuki disubbidì a sua madre tornando al Lago Verità insieme al suo Lopunny.
"Voglio rincontrarlo un'altra volta..."
Ma fortunatamente (o sfortunatamente) quella volta non dovette andare dentro la grotta.
Mesprit si stava divertendo facendo il bagno nel lago.
Una volta uscito fuori, notò la presenza della giovane ragazza.
La stava fissando con sguardo curioso e divertito.
«Che cosa vuoi farmi? Cancellarmi le mie emozioni una seconda volta?»
Il guardiano del lago si limitò a fargli un piccolo sorrisetto e a scomparire dentro la folta foresta che ricopriva il lago.
«I pokémon... non li capirò mai.»

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Capitolo 24
*** L'essere delle volontà ***


Il Lago Valore non era mai stato così burrascoso e irrequieto prima d'ora.
L'acqua del lago aumentò improvvisamente.
Sembrava che qualcuno, o qualcosa, avesse rotto quell'equilibrio che il guardiano del lago aveva mantenuto con molta difficoltà.
Oltre alle numerose piogge che stavano imperversando in tutto il territorio, la regione fu scossa da numerosi esplosione che fecero tremare anche il terreno.
Ume, che si stava allenando nelle vicinanze, fu la prima ad andare a vedere cosa diavolo stava succedendo.
Il Lago Valore aveva rotto gli argini, inondando così il percorso che si trovava lì vicino.
Incuriosita, Ume andò a controllare personalmente dentro la grotta.
Degli uomini vestiti e pettinati in maniera bizzarra si erano radunati tutti in circolo.
«Eccolo, capo. L'abbiamo circondato» fece uno di loro.
«Molto bene, Adesso lasciate fare a me.»
Un uomo giovane e alto si fece spazio tra quelli che dovevano essere i suoi scagnozzi per avvicinarsi ad un pokémon completamente di colore blu che si levitava come per magia.
«Adesso non puoi più sfuggirmi...»
Con scatto repentino, la giovane allenatrice attirò l'attenzione di tutti loro.
«Fermatevi!» gridò.
Il capo di quella banda si girò all'istante con sguardo rancoroso.
«Chi sei tu?»
«Colei che riuscirà a fermare questa vostra pazzia... Cosa state facendo con il guardiano del Lago Valore?»
«Questi non sono affari tuoi» fece uno di loro.
«E invece sono affari miei eccome... Allora?»
«Intanto mi presento: il mio nome é Cyrus e sono il capo del Tema Galassia, un'organizzazione che vuole cambiare il nostro mondo in meglio.»
«In meglio? E per te cambiare il nostro mondo in meglio sarebbe catturare contro la sua volontà il guardiano di questo lago?»
«Sei troppo giovane per capire, ragazzina.»
«Ragazzina a chi?! Se voglio, posso sfidarti in una lotta pokémon. Così riuscirai a capire di che pasta sono fatta.»
«Ragazzina, non ho tempo da perdere in simili scempiaggini.»
«Che cos'è? Hai paura?»
Nel sentire quella parola, Cyrus assunse un’espressione di odio.
Si avvicinò con circospezione alla ragazza, fissandola con rancore.
«Tu non sai nemmeno che cosa significa la paura... Molto presto capirai le mie reali intenzioni...Reclute! Buttatela fuori da qui.»
«Non ci riuscirete!»
Ume fronteggiò gli scagnozzi di Cyrus con tutta l'energia che disponeva.
Ma purtroppo non servì a molto.
Le reclute erano in troppe e agguerrite fino ai denti.
Ume non riuscì a resistere per molto, venendo scaraventata al di fuori del perimetro del Lago Valore.
«Maledetti! Non finisce qui!» gridò.
Mentre Ume cercò di rialzarsi, la ragazza intravide il Professor Rowan avvicinarsi verso di lei.
«Ume, che cosa ci fai qui?»
«Potrei fare la stessa domanda anche a lei, professore.»
«Mi è giunta voce che il Team Galassia vuole catturare tutti i tre guardiani dei laghi...»
«Allora la notizia vi è giunta vera... Io, insieme al mio Drapion, abbiamo cercato di contrastarli. Ma è stato tutto inutile. Le reclute sono molto forti.»
«Non ti preoccupare, Ume. Io, insieme a te e alla mia assistente, riusciremo a sconfiggerli.»
«Allora andiamo. Non c'è tempo da perdere.»
 
 
Il professore, la sua assistente e Ume, si ritrovarono insieme all'entrata della Grotta Valore.
«I guardiani dei laghi... La leggenda dice che siano nati dallo stesso uovo... Quando uno di loro è in pericolo, gli altri due accoreranno per aiutarlo e uccideranno tutti coloro che hanno cercato di fargli del male.»
«E allora perchè gli altri due guardiani non sono venuti a soccorrere il guardiano del Lago Valore?»
«Questo non lo so, Ume. Non vorrei che Uxie e Mesprit siano in pericolo pure loro.»
«Professore, se fosse davvero così, Azelf sarebbe spacciato.»
«Lo so Kaoru...»
«Professore, sono molto preoccupata per le sorti di Sinnoh…»
«Ti capisco, Ume. Purtroppo dobbiamo rimboccarci le mani ed essere preparati per il peggio» replicò l’uomo anziano.
«Che cosa stiamo aspettando? Entriamo?»
«Sì, Kaoru. Andiamo.»
 
 
L’interno della grotta era buio.
Regnava un silenzio surreale.
«Azelf… L’avranno portato via?»
«E’ molto probabile che sia così…»
«Accidenti! Dobbiamo rintracciare subito il Team Galassia prima che sia troppo tardi. Il nostro mondo è in pericolo.»
«Credo che non ce ne sarà bisogno…»
La voce dell’assistente del professore fece riscuotere i pensieri dalla giovane allenatrice.
«Come?»
«Azelf… E’ qui.»
Una creatura azzurrognola vagava in giro per la grotta con aria felice e spensierata.
«Allora è riuscito a sconfiggere il capo del Team Galassia e tutti i suoi scagnozzi» fece Ume sorpresa.
«Sembrerebbe proprio di sì…»
Quando Azelf notò la presenza delle tre persone, si bloccò all’istante come se fosse spaventato.
«Professore, perché ci sta fissando in quella maniera?» domandò l’assistente.
Ma il professore dei pokémon non rispose immediatamente.
«Spostatevi!»
Rowan riuscì a mettere in salvo l’assistente e la giovane Ume per il rotto della cuffia.
«Perché ci attacca?» domandò Ume.
«Perché siamo dei nemici, è ovvio» replicò il professore.
Azelf non si voleva arrendere per nessun motivo, continuando ad attaccare i visitatori della sua grotta.
«Dobbiamo contrastarlo in qualche modo, altrimenti moriremo sotto i suoi colpi.»
«L’unico modo per fronteggiarlo e battersi con lui» fece l’assistente del professore.
«Ci penso io.»
«No!» tuonò io professore fermando l’allenatrice di pokémon.
«Ma professore…»
«Lui sta solo difendendo il suo territorio. Dobbiamo subito uscire di qui.»
Ma fu tutto inutile.
Azelf gli bloccò il passaggio, scatenando la sua forza.
«Accidenti! E adesso cosa facciamo?»
Il Professor Rowan, la sua assistente e Ume non avevano nessuna via di fuga.
Se non fosse per un aiuto insperato che non avrebbero mai pensato di avere.
«E quello chi è?» domandò Ume vedendo un pokémon leggendario simile ad Azelf.
«Quello è suo fratello… Mesprit.»
«E non solo! Chi è quel pokémon con la chioma bionda?»
«Quello è Uxie, il Guardiano del Lago Verità.»
«Straordinario!» esclamò Ume «I guardiani dei tre laghi si sono definitivamente riuniti.»
«E facendo questo ci hanno salvato la vita…»
I tre pokémon conversavano tra di loro in una lingua che nemmeno il più esperto dei pokémon poteva capire.
Aspettarono qualche minuto in attesa che i tre guardiani smisero di confabulare tra di loro, e subito dopo, Rowan, Kaoru e Ume si ritrovarono a Sabbiafine.
«Ma che cosa…»
«I tre guardiani ci hanno teletrasportato fino a qui» fece Kaoru.
«Avete visto? La volontà dei due guardiani è stata più forte di quella di Azelf.»
«Allora non è lui l’essere delle volontà.»
«No, certo che lo è… E’ soltanto che ultimamente era molto arrabbiato» spiegò il professore divertito.
«Comunque siamo stati molto fortunati.»
«La fortuna aiuta gli audaci, ragazza mia.»
«Chissà che fine ha fatto il Team Galassia.»
«Questo non lo so, Ume. So soltanto che ne sentiremo riparlare molto presto.»

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Capitolo 25
*** Il padrone del tempo ***


Era l’alba dei tempi.
Il mondo aveva appena cominciato a fare il suo corso.
Come il mondo, anche il tempo aveva iniziato a scorrere senza mai fermarsi.
E tutto questo grazie all’avvento di un pokémon leggendario di nome Dialga.
Questo pokémon aveva la facoltà di controllare il tempo mediante i suoi battiti del cuore e i suoi pensieri.
Un pokémon leggendario definito dagli abitanti di Sinnoh come una divinità sacra.
Molti scoprirovine hanno cercato di trovare il nascondiglio della leggendaria Vetta Lancia, ma nessuno è mai riuscito nell’intento.
Ma questo nascondiglio aveva i giorni contati.
Chi sarebbe riuscito a risvegliare Dialga? Quali conseguenza poteva avere tutto ciò?
 
 
Nevicava fittamente sul Monte Corona.
A malapena si riusciva a vedere da un palmo dal naso.
«Midori, sei sicura che sia questo il passaggio che dobbiamo intraprendere?»
«Sì, Eisen. Sono sicura.»
Due giovani scalatori avevano deciso di intraprendere un’avventura al limite dell’indicibile: andare alla ricerca del padrone del tempo.
«Midori, fa un freddo cane. Non c’è un riparo nelle vicinanze?»
«Oh, smettila di fare il fifone» protestò la ragazza «Non è ancora scesa la notte che tu vuoi subito cercare un riparo.»
«E tu come fai a sapere se è giorno o notte? Non si riesce a vedere niente!»
«Si vede che non sei mai stato sulle montagne.»
Il vento continuava a soffiare incessantemente.
Mentre i due ragazzi stavano risalendo una parte ripida di quella immensa montagna, Eisen mise male un piede, scivolando malamente per terra.
«Eisen!»
Il ragazzo riusciva a malapena a rimanere in piedi.
«Accidenti! Che male.»
«Come ti senti?» fece la ragazza accorrendo verso di lui.
«Stavo meglio prima.»
«Grazie della risposta scontata» lo canzonò la ragazza.
«Come vuoi che stia, Midori? Mi fa un male cane!»
«Vieni, mettiamoci al riparo.»
Eisen fu scortato da Midori dietro una grotta nelle vicinanze.
«Fa un gran freddo anche se siamo al riparo» fece il ragazzo.
«Stai zitto e fammi vedere la ferita.»
Diffidente, Eisen fece quello che Midori gli ordinò.
«Per fortuna non è niente di grave, altrimenti ti avrei dovuto lasciare qui.»
«Cosa?!»
«Ahahah scherzo.»
«Non sei affatto divertente.»
«Però un pizzico di umorismo non ti farebbe affatto male, sai?»
«Sì, certo.»
Una volta accasciato a terra, Eisen stava per chiudere gli occhi.
«Sei molto stanco?»
«Sì. Secondo te quanto potrebbe mancare alla meta?»
«Non lo so, Eisen. Questa Vetta Lancia non è stata scoperta da nessuno in precedenza… Ma sono convinta che si trovi qui nelle vicinanze. Me lo sento.»
«E cosa te lo fa pensare?»
«Istinto femminile.»
«Certo, come no. Sempre la solita risposta.»
«Perché? Voi uomini non avete un istinto?»
«Certo che sì.»
«Allora dovreste seguirlo più spesso.»
«Che fai? Vuoi farmi la morale?»
«No, tranquillo… Visto che siamo al riparo, che ne dici di riposarci un po’?»
«Lo sai? È la migliore idea che tu abbia avuto da quando siamo partiti da Mineropoli.»
«Ah ah ah simpatico. Buonanotte.»
«Notte, Midori.»
«Ah, Eisen?»
«Dimmi. Cosa c’è?»
«Ma tu sei contento di partecipare a questa avventura?»
«Perché me lo chiedi?»
«Perché se ci pensi bene, potremmo essere i primi a scoprire quelle rovine dimenticate da tutti. Potremmo scoprire dove è nato lo scorrere del tempo… Ogni volta che ci penso, mi si accappona la pelle.»
«Vuoi la verità? Sì, sono contento.»
«Bene, mi fa davvero piacere. Adesso dormi. Domani ti voglio bello pimpante e al 100% delle forze, ok?»
«Cercherò di fare il possibile.»
«Bene. Notte notte.»
 
 
I due ragazzi stavano dormendo sommessamente.
Non volava una mosca in quella grotta nascosta tra le montagne.
Fino a quando un forte boato non svegliò di soprassalto Eisen.
«Ma che diavolo…»
Recuperato le sue forze, Eisen si alzò d’impeto gettandosi verso Midori.
«Midori, svegliati!»
Ma la ragazza era talmente stanca che non riusciva ad aprire gli occhi.
I boati continuarono a susseguirsi regolarmente per un paio di minuti.
«Midori! Ti decidi a svegliarti?!»
«Cosa… Che succede?»
«Hai sentito quelle grida?»
«Quali grida?»
«Più che grida, direi boati…»
«Eisen, sei sicuro che non ti sei sognato?»
«Avevi ragione tu. Siamo vicini a scoprire Dialga… Forza, andiamo a cercarlo.»
«Ma Eisen, cosa stai…»
«Non c’è un minuto da perdere. Sono abbastanza sicuro che fossero sue quelle grida.»
Quando Eisen provò ad uscire dal rifugio, una folata di vento lo gettò a terra.
«Accidenti. Questo vento è interminabile.»
«Ma cosa credi di fare?»
«Te l’ho appena detto.»
«Il vento è troppo forte per uscire questa notte. Dobbiamo aspettare domattina.»
«Ma…»
«Lo vuoi capire che è troppo pericoloso?»
Alla fine, Eisen si convinse.
Gettò lo zaino per terra e si rimise sotto il sacco a pelo.
«Avrei voluto davvero sentirle queste grida…»
«Mi credi forse un bugiardo?»
«Certo che no, Eisen. È solo che mi sembra tutto strano.»
«Fidati. In questa montagna, niente sembra normale.»
«Come se tu la sapessi lunga…»
 
 
Eisen non riusciva a dormire.
Ripensava a quel boato che gli era entrato nelle orecchie.
Sapeva che era vicino.
Sapeva che era solo questione di tempo.
Con la speranza che il vento si fosse calmato, Eisen uscì allo scoperto.
La neve aveva smesso di cadere e il vento si era definitivamente placato.
Coraggiosamente e con un pizzico di pazzia in corpo, Eisen si avventurò fuori dal rifugio.
Anche se il maltempo si era placato, le basse temperature erano quasi al limite dell’estremo.
Ma al giovane scalatore non gli importava.
Avrebbe voluto vederlo ad ogni costo pur di fare felice la sua compagna.
Vagava senza una meta e andando dove gli diceva l’istinto.
Ad un certo punto, arrivò nel punto più alto della montagna.
E quando la nebbia notturna si dissipò, lo sguardo sorpreso si dipinse sul suo volto.
Lui era lì con gli occhi aperti intento a fissare l’essere umano.
Dialga era gigantesco.
Eisen non aveva mai visto niente di simile.
La sua magnificenza sovrastava l’intera catena del Monte Corona.
Interdetto, Eisen prese la sua macchina fotografica.
Ma il movimento del gigantesco pokémon gli fecero perdere l’equilibrio gettandolo ad un metro di altezza.
Fortunosamente, riuscì a rialzarsi senza essersi fatto minimamente male.
Una volta tornato nel punto dove l’aveva visto, Dialga non c’era più.
“E’ scomparso…”
Eisen era riuscito a vederlo solo per pochi secondi.
Mentre ripensava alla sua avventura, una figura incappucciata gli andò incontro.
«Eisen, ma sei impazzito ad uscire di notte qui?!> gli gridò incontro la ragazza.
«L’ho visto, Midori…»
«Che cosa hai visto?»
«Dialga, il padrone del tempo…»
«Non è possibile…»
«Si trovava proprio su questa altura. Ma adesso è scomparso chissà dove.»
Mentre Eisen stava spiegando l’accaduto, un nuovo forte boato riecheggiò in tutta la montagna.
«Hai sentito? Questo era lui.»
«Incredibile…»
Ma a causa del forte boato, Dialga provocò involontariamente una valanga che andò a causare numerosi danni sulla cima della montagna.
Fortunatamente, i due ragazzi riuscirono a salvarsi in tempo rifugiandosi all’interno delle cavità che costituivano il Monte Corona.
«Stupefacente… Allora Dialga esiste davvero…»
«Magari potremmo continuare a cercarlo…»
«Non ce né bisogno… Mi basta sapere che esiste» disse la ragazza prima di addormentarsi dalla stanchezza.

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Capitolo 26
*** Lo spazio parallelo ***


Il tempo correva via incessantemente.
Non si fermava dinanzi a niente.
La gente nasceva e moriva.
Questo era il corso della vita.
Ma cosa sarebbe successo se colui che controllava lo spazio avesse fermato tutto quello che lo circonda?
Il nostro mondo non sarebbe più esistito e tutta la razza umana e dei pokémon sarebbe estinta.
Chi poteva salvare il pianeta terra?
E soprattutto, ci sarebbero riusciti?
 
 
Il Monte Corona non era mai stato così mistico e misterioso prima di allora.
Solo il coraggio di due ragazzi poteva permettergli di concludere la missione.
«Izumo, mi dispiace riportarti su questa montagna» fece la ragazza.
«Non ti preoccupare, Sumiko. Ormai questa montagna fa parte di me.»
Izumo aveva un brutto ricordo di quella montagna.
Aveva perso i suoi genitori a causa di una valanga quando lui era ancora molto piccolo.
Dovette badare a se stesso per gran parte della sua vita.
Non una cosa facile per un bambino indifeso come lui.
«Se solo il freddo potesse cessare di esistere… Non lo sopporto» fece il ragazzo.
«Non sei l’unico. Purtroppo la Vetta Lancia si trova da queste parti.»
«Ma ne sei sicura?»
«Sicurissima. Me lo ha pure detto il Professor Rowan.»
«Bene.»
Il freddo imperversava nelle vene dei due giovani scalatori.
Ma questo non poteva fermarli in nessun modo.
Dovevano cercare il padrone dello spazio.
«Qui dentro c’è un passaggio.»
«Che sia il giusto passaggio?» domandò Izumo.
«Proviamo. Tanto non abbiano niente da perdere.»
«A parte il freddo, s’intende.»
«Sì, hai ragione.»
Il passaggio in questione era illuminato da una luce sconosciuta che i due ragazzi non sapevano da cosa potesse essere emanata.
«È un luogo davvero enigmatico questo posto.»
«Più delle Rovine di Fleminia, Sumiko?»
«Sì. Sembra di essere in un’altra dimensione.»
«In effetti…»
Camminarono per circa un’ora prima di arrivare in fondo alla grotta.
«Che cos’è quello che sto vedendo?»
«Non lo so, Izumo. Perché non andiamo a controllare?»
Ma l’istinto del giovane ragazzo era molto restio.
«Izumo, perché ti sei fermato?»
«Quel posto non mi piace per niente…»
«Ma Izumo, se fossimo arrivati a destinazione?»
Alla fine, il ragazzo diede ascolto alla sua compagna, proseguendo nel percorso.
Una volta usciti dalla grotta, si ritrovarono in un luogo mai visto prima d’ora.
Sembrava un posto parallelo al mondo conosciuto.
«È questa… Questa è la Vetta Lancia, Izumo.»
I due ragazzi si guardarono attorno, ma di Palkia nemmeno l’ombra.
«Sumiko, sei sicura che siamo sempre nella nostra dimensione?»
«Non so più a cosa pensare…»
Nel mentre i due ragazzi si guardavano attorno, una figura gigantesca si frappose tra loro due.
Era il più grande pokémon che avessero mai visto.
«Palkia…»
Il guardiano dello spazio fece il suo ingresso nella Vetta Lancia, minacciando i due ragazzi.
«Sumiko!»
Il pokémon si apprestava ad usare l’attacco fendispazio, ma grazie all’intervento di un pokémon molto più grande del precedente, riuscì ad evitare il peggio.
«Sumiko, che cos’era quell’ombra?»
«Non ne ho la più pallida idea…»
Improvvisamente, la grotta iniziò a tremare vistosamente.
Sotto i loro piedi si stavano formando crepe che avrebbero inghiottito qualsiasi cosa.
«Dobbiamo uscire da qui!» gridò Izumo.
«Non ce la faremo mai…»
Ma fortunatamente, c’era ancora una speranza.
Il guardiano del tempo, Dialga, riuscì a mettere in salvo i due ragazzi.
«Ma com’è possibile…»
Sumiko e Izumo furono riportati a Memoride sani e salvi, mentre il guardiano del tempo scomparì nel nulla.
 
 
I due ragazzi si svegliarono di soprassalto.
«Ma allora… era tutto un sogno…» fece Izumo appena vide avvicinarsi una signora anziana.
«Sì, figlioli. Il vostro viaggio dimensionale si è concluso.»
«Incredibile… Abbiamo visto Palkia, il guardiano dello spazio.»
«Che sembianze aveva? È come viene descritto nella mitologia?»
«È un pokémon gigantesco… Mai visto niente di simile» rispose Sumiko.
«Devo dire che questo viaggio ci ha stancati moltissimo» disse il ragazzo mentre si stava stiracchiando «Chissà se questa Vetta Lancia Esiste davvero…»
«Caro figliolo, esiste eccome… Ma per noi tutti rimarrà un luogo nascosto lontano dagli occhi di tutti.»

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Capitolo 27
*** Il risveglio del vulcano ***


«Jin, tu sai da quanto tempo non si risveglia il Monte Ostile?»
«Di preciso non lo so… Ma sono molti anni, ormai.»
«E’ molto strano… Gli abitanti di questo posto mi avevano sempre detto che eruttava più spesso.»
«Deve essere successo qualcosa che noi ignoriamo…»
«Ma è vero che in quel Monte Ostile vive un pokémon leggendario?»
Jin non rispose subito.
Era immerso nei suoi più totali pensieri.
«Jin, a cosa pensi?»
«Penso che prima o poi succederà qualcosa di molto brutto…»
«E sarebbe?»
Ma improvvisamente, la terra sotto i loro piedi cominciò a tremare violentemente.
«E’ un terremoto!» esclamò Oda.
I due ragazzi, spaventati, uscirono fuori dalla loro abitazione.
Il terremoto durò circa un minuto.
Ma la distruzione che portò dietro di sé era a dir poco incredibile.
«Fortunatamente è passato.»
«Sì, ma guardati intorno… E’ tutto distrutto» rispose Jin.
L’abitazione dei due ragazzi era una delle poche ad essere rimaste in piedi.
Tutta l’Area Provviste della regione di Sinnoh era stata completamente distrutta.
La notizia si diffuse in tutto il mondo.
Il piccolo paesino posto in mezzo alle montagne fu al centro di tutti i telegiornali.
«Secondo te da cosa potrebbe essere stato causato?» domandò Oda.
«Dalla terra instabile, è ovvio.»
«Solo dalla terra? Oppure dietro c’è qualcos’altro?»
«Ti riferisci al pokémon leggendario che si troverebbe nel vulcano? Ma non sappiamo nemmeno se esiste oppure no.»
«Secondo me esiste.»
«E cosa te lo farebbe pensare? Non dirmi il tuo istinto maschile perché non ci credo.»
«Tranquillo… L’istinto l’hanno solo le donne» fece Oda mettendosi a ridere.
«Ragazzi!»
«Che succede, Yamato?»
«Avete sentito la notizia alla televisione?»
«Che cosa è successo?»
«Sembrerebbe che il terremoto sia stato causato da una creatura che si trova al centro del vulcano.»
«Hai visto Jin? Che ti dicevo?»
«Come fanno ad esserne sicuri?»
«Questo non lo so… Credo che qualcuno l’abbia visto sulla cima del Monte Ostile… Ma per ora la notizia non è stata del tutto confermata…»
«La gente… Fa sempre delle ipotesi senza senso.»
«E se fosse la verità, Jin? Se fosse stato quella creatura?»
«Ma dai… Una creatura non può causare un terremoto udibile in tutta la regione. È impossibile.»
«In questo mondo niente è impossibile» rispose Yamato.
«Sì, certo.»
«Mi è venuta un’idea» fece Oda «Jin, che ne dici se facciamo un escursione sul Monte Ostile?»
«Per quale oscuro motivo dovremmo rischiare la vita così inutilmente?»
«Perché? Potrebbe essere una bella avventura.»
«Dopo la scossa di terremoto? A me non sembra per niente una bella idea.»
«Avanti Jin, non fare il difficile.»
«Ma lo vuoi capire che è pericoloso? Lo so che tu sei un tipo adrenalinico, però così è troppo.»
«E va bene, fai come vuoi. Tu Yamato vieni?»
«Perché no? Tanto non ho niente da perdere.»
«A parte la vita, s’intende.»
«Tu continua pure a fare il diffidente e a rimanere qui… Andando su quel vulcano, potremmo fare la scoperta della vita.»
«Già… ma poi sareste in grado di raccontarlo?»
Oda e Yamato non risposero, limitandosi a chiudere il discorso sul nascere.
«Va bene, fai come vuoi… Noi andiamo?»
«Sì certo.»
Ma alla fine Jin ci ripensò, accettando di venire con loro.
«Oh, bravo! È questo lo spirito giusto!» esclamò Oda.
«Spero solo di non pentirmene.»
«Tranquillo. Non succederà.»
 
 
L’interno del Monte Ostile era una cavità formata da passaggi lunghi che si andavano a collegare tra di loro.
«Ma quanto è grande?» domandò Jin «Non ho mai visto niente di simile.»
«Non sei il solo» rispose Oda.
«Ci sarà una fine…»
«Credo che siamo finiti in un labirinto senza una via d’uscita.»
«Bella scoperta, Yamato.»
«Adesso basta chiacchierare. La creatura leggendaria dovrebbe essere nelle vicinanze.»
I tre ragazzi camminarono per più di un’ora prima di trovare la via d’uscita.
Appena varcarono il passaggio, furono annebbiata da un denso fumo nero.
«Che sta succedendo? Non riesco a vedere niente!»
Appena il fumo si dissolse, la sorpresa dei tre ragazzi si dipinse sul loro volto.
La creatura tanto temuta era proprio dinanzi a loro.
Aveva la forma di una gigantesca tartaruga che perdeva lava da ogni sua parte del corpo.
«È davvero terribile…»
Vedendo i tre ragazzi, la creatura misteriosa emanò un grido che fece tremare l’interno del vulcano.
«Allora esiste davvero… Heatran…»
«Come l’hai chiamato?»
«È questo il suo nome. Heatran, il guardiano del vulcano.»
Non essendo molto veloce, Heatran si muoveva a malapena.
Ma i tre ragazzi non dovettero aspettare prima di conoscere la sua reale potenza.
Per cacciare e uccidere i tre ragazzi, il pokémon leggendario sbuffava lava da tutta la sua parte del corpo.
«Come faremo a contrastarlo?»
«In questa maniera… Garchomp, scelgo te!»
Il pokémon drago/terra di Jin fece il suo ingresso in campo.
«Jin, cosa credi di fare?»
«Secondo voi?»
«Non riuscirai a sconfiggerlo. È troppo potente» fece Yamato.
«Grazie per il supporto, ragazzi… Garchomp, attacco dragartigli!»
Gli artigli affilati di Garchomp non fecero minimamente del male al suo nemico.
Heatran continuava ad attaccarlo con rabbia.
«Non riuscirai a sconfiggere il mio Garchomp… Adesso attaccalo con dragofuria.»
Ma incredibilmente, Heatran riuscì ad evitare l’attacco, assestando il suo attacco speciale metaltestata.
Garchomp tentennava.
Era frastornato dall’attacco.
«Non è possibile…»
Heatran si stava preparando ad usare il suo attacco finale.
Ma non poteva immaginare che osso duro poteva essere il suo avversario.
«Garchomp, gigaimpatto!»
Il corpo robusto di Garchomp andò a colpire in pieno il suo avversario, distruggendo la sua corazza protettiva.
«Bravissimo! Adesso vai con l’attacco terremoto.»
Heatran fu messo K. O. dalla furia del pokémon di Jin.
«Grande! Ce l’hai fatta, Jin.»
«Avevate davvero qualche dubbio?»
«Ecco, veramente…»
Ma mentre i suoi due amici continuavano a complimentarsi con lui, un’ondata di scosse di terremoto colpì il territorio vulcanico.
«Il vulcano… sta per eruttare.»
«Dobbiamo uscire di qui.»
I tre ragazzi riuscirono a salvarsi per il rotto della cuffia, riuscendo a rifugiarsi in mare.
«Accidenti… Ce la siamo davvero vista brutta» fece Oda.
«Ma almeno siamo riusciti a salvare l’intera regione… O no?»
«Tu cosa ne dici, Jin?»
«Heatran… La prima volta che lo vidi era sul mio libro di scuola… Non avrei mai creduto di potermelo trovare un giorno dinanzi…»
«Hai visto che c’è un lato positivo in tutte le cose?»
«Che intendi dire?»
«Che se non fossimo riusciti a convincerti non avresti mai potuto vederlo» fece Oda dando una pacca sulla spalla al suo amico.
«Già… Hai ragione.»
«Ragazzi, credete che Heatran potrà mai tornare?»
«Non lo so, Oda. L’unica cosa che ti posso dire che è ancora vivo…»
«Ma tu l’hai sconfitto. Com’è possibile?»
«L’ho solo messo K. O… In questo momento lui si sta rigenerando grazie alla lava vulcanica.»
«È davvero sensazionale quel pokémon… Da cosa sarà stato generato? Tu lo sai, Jin?»
«Dalla roccia vulcanica e dalla lava. Il tutto risalendo a migliaia di anni fa’…»
«Jin, secondo te i terremoti potrebbero continuare?»
«Se Heatran non si risveglierà, i terremoti cesseranno di continuare. Ma se ciò non dovesse accadere… Comunque non dovete preoccuparvi. Garchomp l’ha messo a riposo per un po’.»

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Capitolo 28
*** L'invasione del tempio ***


Era una nottata tranquilla a Nevepoli.
La neve non smetteva di cadere, e il freddo si sopportava a malapena.
Tutto sembrava nella norma in quella piccola città posta all’estremo nord di Sinnoh.
Ma cosa sarebbe successo se tre creature leggendarie vagassero in giro per la città come se niente fosse?
Che cosa potevano mai volere dalla razza umana?
Erano in cerca di qualcosa? O di qualcuno?
Solo la capopalestra Bianca era a conoscenza del loro segreto.
Un segreto che avrebbe preferito non rivelare…
 
 
Nemmeno la neve riusciva a ricoprire tutte le orme sparse per la città.
«Mamma, secondo te di chi sono?» domandò un bambino.
La donna guardava le orme nella neve con curiosità e spavento.
«Non ne ho la minima idea, figliolo.»
«Se fosse di un orso? Un orso gigantesco?»
«Se fosse davvero così, vorrebbe dire che siamo in pericolo.»
Molti abitanti chiamarono la polizia per far luce su questo fatto.
La cosa più strana, era che le orme proseguivano verso il tempio di Nevepoli.
«Agente, secondo lei cosa poteva mai cercare nel tempio?»
«Non ne ho la minima idea…»
Le domande erano molte e non c’era nessuna risposta.
Come si sarebbero svolte le indagini?
«Agenti, avete trovato qualcosa?» domandò la capopalestra della città.
«Per ora niente.»
«È tutto così strano…»
«Lei per caso ha notato qualcosa di singolare ieri notte?»
«Purtroppo no. Ho chiuso la palestra molto presto e me ne sono andata dritta a casa a dormire. Ero veramente stanchissima.»
«Sembra che qui non circoli molta gente nelle ore notturne…»
«È plausibile, agente. Nevepoli non è il centro del mondo come Giubilopoli o Rupepoli.»
Bianca si comportava in maniera molto strana.
Un comportamento che non sfuggì agli occhi degli agenti.
Cosa poteva mai nascondere?
«Sì, ha ragione… Comunque per qualsiasi cosa, non esiti a chiamarci. Ok?»
«Senz’altro. Grazi per tutto quello che fate per la città.»
«Dovere.»
Bianca se ne stava andando.
Ma la voce di un agente la fece riscuotere dai suoi pensieri.
«Signorina?»
«Mi dica.»
«Sa per caso se c’è un posto dove alloggiare in questa città?»
«Purtroppo non ne abbiamo. L’unica abitazione che era in grado di ospitare qualcuno è in ristrutturazione» fece Bianca facendo finta di essere dispiaciuta.
«Capisco.»
«Potevo ospitarvi in casa mia, ma purtroppo è molto piccola.»
«Molto piccola? Ma la sua abitazione non è quella vicina al tempio?»
Bianca si sentiva colta con le mani nel sacco.
«Ecco…»
«Pensavo che la Lega Pokémon desse in dotazione anche un’abitazione degna di un capopalestra… O forse nel corso degli anni sono cambiate le regole?»
«Che io sappia non è cambiato nulla» fece il collega dell’agente.
«Lo dico perché, s’eppur per poco tempo, sono stata capopalestra nella città di Canalipoli.»
«Ah, buono a sapersi…»
«Comunque non è tenuta a ospitarci se non vuole… Ogni posto per noi va bene.»
Bianca decise di non rispondere, limitandosi a troncare la conversazione.
«Comunque per qualsiasi aiuto, sarò sempre a vostra disposizione. Arrivederci» fece prima di “rifugiarsi” nella sua abitazione.
«Akemi, pensi anche tu quello che penso io?»
«Sì, Yori… La ragazzina ci sta nascondendo qualcosa…»
«E sarà nostro dovere scoprirlo…»
 
 
Le due agenti di polizia si dovettero accontentare di pernottare nel centro pokémon della città.
«Almeno non moriremo di freddo» fece Yori.
«Yori, sistema le tue cose e usciamo subito da qui.»
«Perché, Akemi? Siamo appena arrivati.»
«Ti sei già scordata di cosa dobbiamo fare stanotte?»
«Credi davvero che quella “cosa” tornerà all’attacco?»
«Non si sa mai…»
Ma mentre le due agenti stavano conversando tra di loro, un urlo acuto attirò la loro attenzione.
«Che cos’è stato?!»
«Andiamo a vedere.»
Akemi e Yori si precipitarono fuori dal centro pokémon con il freddo pungente che gli penetravano dalle vene.
Una giovane ragazza si trovava a terra ricoperta dalla neve.
«Come stai? Tutto bene?» gli domandò subito Yori.
«Sì. Qualcosa mi ha attaccato dietro le spalle…»
«Sei riuscita a vedere chi era?»
«Non proprio. La figura in questione era completamente ricoperta dal buio della notte. Ho solo visto una sagoma altissima dietro di me, e subito dopo mi sono sentita sbattere violentemente a terra…»
«Sei riuscita a capire se fosse un uomo o una donna?»
Il volto della ragazza divenne più pallido che mai.
«Non credo che la figura che mi ha attaccato fosse umana…»
«Che cosa intendi dire?»
«Era troppo alta e possente per essere umana…»
«Hai visto dove si stava dirigendo?»
«Nel… nel tempio di Nevepoli.»
Akemi e Yori alzarono lo sguardo e videro proprio che le impronte andavano a concludersi proprio all’entrata di Nevepoli.
«Grazie mille per le informazione. Possiamo aiutarti in qualche modo?»
«Potrete scortarmi fino a casa?»
«Certo. Nessun problema.»
«Ci pensi tu, Yori?»
«Sì, tranquilla.»
«Nel mentre accompagni questa ragazza, io andrò a parlare con Bianca.»
«Che centra il capopalestra in questa situazione?»
«La sua versione dei fatti non riesce a convincermi in nessun modo… E poi è solo un interrogatorio di routine.»
«Ok. Dove ci incontriamo?»
«All’entrata del Tempio di Nevepoli tra venti minuti. Tanto non dovrei metterci molto.»
«Ok va bene» replicò Yori prima di continuare a consolare la ragazza aggredita.
 
 
Una volta arrivata dinanzi alla villetta di Bianca, Akemi bussò insistentemente alla sua porta.
«Bianca, apri immediatamente. Polizia.»
Ma nessuno rispondeva.
Sembrava che non ci fosse nessuno in quella casa.
Vedendo che non rispondeva, Akemi fece una rapida perlustrazione del perimetro della villetta.
Non riuscì a notare niente di strano.
Sembrava tutto perfettamente normale.
Sconsolata, Akemi si diresse verso l’entrata del Tempio dove la stava attendendo Yori.
«Eccoti. Tutto apposto?»
«Sì. La ragazza è tornata a casa tra le cure amorevoli di suo marito.»
«Meno male che c’è qualcuno che l’accudisce.»
«Hai notato qualcosa di strano nella casa della capopalestra?»
«In verità no. Anzi, non ha risposto alla mia chiamata.»
«Che non si trovi in casa?»
«Sembrerebbe di sì.»
La neve continuava a cadere fitta fitta sulla cittadina di Nevepoli.
«Lo sai Akane? Questo tempio mi da’ i brividi.»
«Sì. Il suo aspetto sinistro mette inquietudine pure a me> replicò la sua collega.
«E se noi decidessimo di entrare?»
«Per quale motivo, Yori? Vuoi morire di paura?»
«Non credevo che un agente di polizia come te potesse fargli paura l'entrata di un tempio...»
«Non è l'entrata del tempio che mi spaventa... Ma è quello che ci troverò dentro.»
«Molto probabilmente potremmo trovarci statue di pokémon leggendari.»
«E se così non fosse? Se questo tempio nascondesse segreti al di là della nostra immaginazione?»
«Come potremmo mai saperlo se non andiamo a controllare di persona?»
«Non so se sei scema o lo fai apposta, Yori.»
«Sono solo molto curiosa» rispose con tono innocente la ragazza.
«Allora sai che ti dico? È meglio se la curiosità la lasci da parte per questa volta.»
Ma mentre le due agenti di polizia stavano parlando tra di loro, un forte rumore di passi li mise in allarme, seguito poi da un forte grido.
«Che diavolo era?» domandò Akemi spaventata.
«Non lo so. Proveniva da dentro il tempio.»
«A pensarci bene, se la capopalestra della città fosse finita qua dento e fosse in pericolo?»
«Che cosa te lo fa pensare? Hai riconosciuto la sua voce?»
«Sì. Sembrava quello di lei...»
Il forte grido di poco fa', fu seguito da un "aiuto" disperato.
«È lei Akemi. Ne sono sicura.»
«Ma Yori...»
«Non c'è tempo da perdere. Dobbiamo salvarla a tutti i costi.»
Sbuffando scocciata, Akane accettò la richiesta della sua compagna d'avventure.
«E va bene. Ma vai prima tu.»
 
 
Il Tempio di Nevepoli era immenso e oscuro.
«Ahi!» gridò sottovoce Akane.
«Che cosa hai fatto?»
«Non lo so, Yori. Credo di aver battuto contro qualcosa di molto duro.»
«Dev'essere stato una roccia.»
«Lo credo anch'io.»
«Dobbiamo stare attente a dove mettiamo i piedi e...»
Ma mentre Yori stava spiegando alla sua amica di fare attenzione, costei scivolò sul pavimento andando a battere le testa nel muro.
«Meno male che avevi detto di stare attenta» fece Akane come stesse per redarguirla.
«Ah ah ah simpatica.»
«Spero però che tu non ti sia fatta del male.»
«No, stai tranquilla. Proseguiamo.»
Più le due ragazze scendevano ogni piano del tempio, più la temperatura si faceva più mite.
«Che bel caldino che c'è qui. Sembra di stare in piena primavera» fece Yori.
«È invece un luogo sempre più inquietante...»
«Credo che siamo arrivate all'ultimo piano sotterraneo, sai?»
Alzando lo sguardo per vedere cosa c'era dinanzi a loro, le due poliziotte videro una grande distesa di ghiaccio che ricopriva gran parte della stanza.
Ma al centro c'era una figura alta e possente che era illuminata da due piccole torce.
«Ma che diavolo...»
Akane e Yori non credevano ai loro occhi.
Nessuna delle due aveva mai visto niente di simile.
«E questo che cos'è?»
«È il guardiano del Tempio di Nevepoli.»
Una voce femminile dietro le loro spalle li fece ridestare dai loro pensieri.
«Bianca!»
«Sì, sono io... Vi presento Regigigas, il capo del trio dei Golem leggendari.»
«Golem leggendari? E chi sarebbero?»
«Coloro che risveglieranno il pokémon più forte e possente che l'intera regione di Sinnoh abbia mai visto. State a vedere. Tra poco assisterete ad uno spettacolo unico nel suo genere...»
Le parole di Bianca fecero rabbrividire le due poliziotte.
«Avanti Regirock, Regice e Registeel... Risvegliate il vostro padrone.»
I tre Golem Leggendari ubbidirono alla richiesta della ragazza.
Una volta inchinati dinanzi al loro sovrano, il pokémon leggendario iniziò ad emanare suoni indecifrabili e a risvegliarsi dal suo sonno.
«Perfetto...»
«Che cosa intendi fare con questo pokémoj?!» gridò Yori.
«Non l'hai capito? Con lui dominerò il mondo diventando la più grande allenatrice di pokémon di tutti i tempi. Ma prima devo liberarlo dalla sua prigionia e mostrarlo a tutto il mondo... Vai Regigigas, fai vedere a queste due poliziotte di che forza sei composto. Attacco iper - raggio.»
La mossa del pokémon leggendario fece crollare gran parte del Tempio di Nevepoli.
«Dobbiamo uscire immediatamente di qui prima che veniamo seppellite vive dalle macerie!» gridò Akane.
Le due ragazze risalirono in fretta e furia il tempio.
Ma Yori si bloccò appena era vicina all'uscita dell'edifico.
«Yori, cosa stai facendo?!»
«Dobbiamo salvare la capopalestra... Non possiamo lasciarla al suo destino.»
«Cosa?! Ma non ti rendi conto che è stata lei a causare tutto questo?!»
«E anche se fosse? Non merita di morire.»
«Yori, cerca di ragionare...»
«Mi dispiace ma ho già preso la mia decisione.»
Senza pensarci due volte, Yori ritorno nel punto sotterraneo più basso del tempio per salvare Bianca.
La Giovane capopalestra era ancora intenta a dare precisi ordini al pokémon leggendario.
«Bianca, avanti vieni con me.»
«Venire con te? Tu sei pazza. Ho qui con me il pokémon leggendario più forte della regione. Perchè dovrei andarmene proprio ora?»
«Per avere la tua vita in salvo!»
«La mia vita non ha nessun valore... È Regigigas quello che conta.»
Più Yori e Bianca continuavano ad aspettare, più il tempio crollava sotto i colpi di Regigigas.
Senza un attimo d'esitazione, Yori prese con sé la capopalestra trascinandola contro la sua volontà.
«Cosa stai facendo?! Lasciami andare immediatamente!»
«Stai un po' zitta. Hai rischiato di distruggere l'intera regione... Adesso verrai via con me, lasciando per sempre la tua voglia di dominare il mondo.»
Yori riuscì a risalire il tempio una seconda volta riuscendo a salvarsi per un pelo, mentre l'edificio era totalmente crollato.
«No!»
Dopo l'urlo acuto della ragazza, Bianca svenne improvvisamente.
Akane e Yori pensavano che gli ultimi avvenimenti l'avevano scossa visibilmente.
Ma più tardi avrebbero capito che non era così.
«Bianca, come ti senti?» gli domandò Akane appena la ragazza si risvegliò dal letto della sua camera.
«Alquanto frastornata... Ho un mal di testa atroce... Che cos'è successo?»
«Eri sotto l'influenza del volere dei tre Golem, che insieme volevano risvegliare il loro capo supremo.»
«I tre Golem? Non capisco...»
«Praticamente tutto è iniziato quando Regirock, Regice e Registeel erano fuggiti dalla loro prigione nella regione di Hoenn. Una volta approdati qui a Nevepoli, dovevano rintracciare colei che era la guardiana del Tempio, ovvero tu.»
«Quindi ero sotto l'influenza del loro incantesimo?»
«Esatto.»
«Quindi erano loro che stavano terrorizzando l'intera cittadina di Nevepoli?»
«Sì, Yori... Ma adesso non sarà più un problema. Almeno fino a quando non riusciranno a ritornare tutti e quattro in superficie.»
«Akane, credi che possa accadere tutto ciò?»
«Mai dire mai...»
«Se fosse davvero così, allora saremo nei guai un'altra volta.»
«State tranquille. Il Tempio di Nevepoli è talmente profondo che se i quattro regi cercassero di ritornare in superficie, ci metterebbero circa mille anni.»
«E tu come fai a saperlo?» domandò Yori incuriosita da tale sapienza.
«Mi sono informata a dovere grazie ai libri che la capopalestra ha in casa sua.»
«Cosa? Ti sei permessa di rovistare tra i miei libri?» fece furibonda Bianca.
«L'ho fatto per uno scopo ben preciso» fece Akane seria.
«Ahahah stavo scherzando.»
«Comunque tutto è bene quello che finisce bene... Quale sarà la nostra prossima missione, collega?»
«Riposarci ancora un po' di giorni in questa cittadina dimenticata da tutti.»
«Ma qui fa un gran freddo!» rpotestò Yori.
«Ricordati Yori: il freddo fa bene alla salute. Non il caldo afoso del sud.»
«Questo lo dici tu» replicò Yori ritornando dinanzi al camino acceso mentre Akane e Bianca stavano ridendo a più non posso.

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Capitolo 29
*** Una dimensione sconosciuta ***


La regione di Sinnoh era avvolta dall’oscurità.
Era da un paio di giorni che gli abitanti non vedevano il sole.
Tutto era tremendamente strano e inquietante.
Gli abitanti di Sinnoh non avevano mai visto niente di simile.
«Professor Rowan, crede che questo sia un fenomeno naturale?»
«No, Reiko. Tutto questo ha qualcosa di orribile e sinistro» replicò il professore di pokémon senza mezzi termini.
«Secondo lei da cosa potrebbe essere causato?»
«Le mie ricerche hanno portato ad una sola soluzione…»
«E sarebbe?»
Il volto del Professor Rowan si fece più serio e preoccupato.
«Da Giratina.»
«Da chi?»
«E’ un pokémon leggendario che abita in un mondo parallelo al nostro: il mondo distorto.»
Reiko, l’assistente del professor Rowan, ascoltava il tutto con vivo interesse.
«Ma se abita nel suo mondo, come ha fatto ad arrivare nel nostro?»
«Purtroppo è quello che mi sto chiedendo anch’io… Io, insieme ad altri miei collaboratori, non riusciamo a capire come abbia fatto ad uscire dalla sua dimensione.»
«Professore, ci potrebbe essere la probabilità che qualcuno l’abbia liberato?»
«Questo non lo so. Chi potrebbe essere così sciocco da liberare una creatura del genere?»
«E’ così terribile come lei pensa?»
«Guarda tu stesso.»
Il Professore fece vedere la foto del pokémon in questione al suo assistente.
«E’ davvero terribile» disse Reiko esterrefatto.
«Puoi ben dirlo…»
«E adesso come faremo a riportarlo nella sua dimensione?»
«Non ne ho proprio la minima idea. Io e i miei collaboratori stiamo cercando ogni modo per riuscire in questa impresa. Ma vedendo la potenza del pokémon e quello che potrebbe fare, la missione sembra quasi impossibile.»
«Oh no. Questo vuol dire che rimarrà per sempre in questa dimensione?»
«Non è detto. Forse potrebbe esserci qualcuno che potrebbe aiutarci…»
«E chi sarebbe costui?»
«Adesso non posso rivelartelo. Per il nostro bene…»
«Per il nostro bene? Professore, cosa ci sta nascondendo?»
«Reiko, adesso non posso dirtelo… Mi capisci?»
«Mi ha raccontato la storia fin dall’inizio. Perché non può dirmi cos’ha in mente?»
«Reiko, ti prego di non insistere.»
Alla fine, Reiko decise di non controbattere ulteriormente.
Era profondamente combattuto per quello che stava succedendo nel resto della regione.
«Prega soltanto che questo pokémon leggendario non faccia del male a nessuno. Potrebbe scatenare il caos tra la gente, capisci?»
«Ma se è già nella nostra dimensione, vuol dire che qualcuno lo ha visto…»
«No, grazie al cielo per ora non è così. Giratina si nasconde in una grotta nascosta in mezzo ad un lago e ricoperta da una folta vegetazione a sud di Rupepoli.»
«Una grotta vicino a Rupepoli?»
«Adesso basta fare domande. Ti ho già detto abbastanza.»
«Ma professore…»
«Torna a casa, Reiko. Si è già fatto molto tardi.»
«Ma se sono a malapena le cinque del pomeriggio.»
«Ho un appuntamento importante a Giubilopoli che non posso rimandare.»
«Riguarda questa situazione, vero?»
«Accidenti a me. Non dovevo parlarti di tutto ciò» fece il Professor Rowan inorridito.
«Mi scusi.»
«Reiko, vai pure a casa dalla tua famiglia e dormi sogni tranquilli. Vedrai che riusciremo a trovare una soluzione a tutto ciò.»
Dopo aver fatto un respiro profondo, Reiko si convinse delle parole del professore.
«Va bene, professore. Ci vediamo domani.»
«A domani, Reiko.»
 
 
Appena rincasò in casa, la moglie di Reiko fu alquanto sorpresa nel rivederlo così presto.
«Reiko, sei già tornato? Sono appena le cinque e mezzo.»
«Lo so ma il Professor Rowan ha deciso di mandarmi a casa prima. Ha un appuntamento importante a Giubilopoli.»
«Ah, capisco…»
Reiko notò con sguardo malinconico che sua moglie era sintonizzata sul notiziario del primo canale.
«Shizue, sei sempre sintonizzata sul notiziario?»
«Purtroppo le televisioni non fanno che parlare d’altro…»
Reiko fissò preoccupato lo schermo del televisore.
«Reiko…»
«Dimmi Shizue.»
«Credi che siamo dinanzi alla fine del mondo?»
«Certo che no, tesoro» rispose l’uomo accarezzando il viso della sua compagna «Vedrai che andrà tutto per il meglio.»
«Speriamo» ribatté la donna abbracciando il marito con affetto.
 
 
La mattina dopo, alle otto in punto, Reiko si trovava dinanzi al laboratorio del Professor Rowan.
Il giovane uomo provò ad aprire la porta, ma stranamente era chiusa a chiave.
“E’ molto strano. Di solito il professore è già nel suo laboratorio” pensò Reiko.
Subito dopo nella mente dell'uomo, cominciò a balenare le idee più disparate.
Ripensava alle sue parole su Giratina.
“E se gli fosse successo qualcosa?” pensò in un secondo momento “Devo andare a cercarlo.”
Ma prima che potesse correre con tutta la velocità che aveva in corpo, la nipote del professore lo fermò.
«Reiko!»
«Buongiorno, Lucinda. Come stai?»
«Non c’è male, te?> fece la ragazza sorridendo all’assistente di suo nonno.
«Bene. Anche se questo tempo mi mette alquanto a disagio.»
«Non sei il solo, sai? Anch’io è da un po’ di tempo a questa parte che mi sento molto strana… Anzi, direi preoccupata.»
«Sì. Bisogna aver paura di questo cielo terzo.»
«La cosa che mi preoccupa non è il cielo, ma mio nonno che non fa altro che rimanere nel suo laboratorio.>
«Sono venuto qui a lavorare ma il suo laboratorio è chiuso.»
«E’ andato ad un convegno di cervelloni come lui. Ha detto che deve risolvere la situazione su cosa sta succedendo alla regione di Sinnoh. Non te ne ha parlato?»
«Sì, certo. Ma credevo che stamattina l’avrei ritrovato qui…»
«Ah sì? A me ha detto che stava fuori un paio di giorni.»
La notizia della giovane nipote lo fece alquanto preoccupare.
«Ma come… Non è possibile…»
«Ti dico che è la verità> insistette la ragazza.
«Lucinda, se gli fosse successo qualcosa?»
«Non so cosa pensare, Reiko. La cosa molto strana è che ti abbia dato una versione sulla sua permanenza a Giubilopoli diversa dalla mia.»
«Già. Perché avrebbe dovuto mentirmi?»
«Secondo te nasconde qualcosa?»
«Sinceramente non so più a cosa pensare.»
«Forse è meglio se lo andiamo a cercare insieme.»
«Per me invece sarebbe meglio se tu rimanessi qua a Sabbiafine. In attesa che potesse ritornare, s’intende.»
«Ma se ciò non dovesse accadere?»
«Non ti preoccupare. Vedrai che tornerà.»
«Ok, voglio fidarmi di te.»
«Fai bene. Ci vediamo presto, Lucinda.»
«Va bene, Reiko. A presto» fece la ragazza vedendo l’assistente di suo nonno allontanarsi tra la vegetazione.
 
 
In pochi minuti, Reiko riuscì a raggiungere la città di Giubilopoli.
Fortunatamente non era molto lontana da Sabbiafine.
Senza perdere tempo, cominciò a interrogare i passanti e gli abitanti della città per farsi dire se avessero visto il Professor Rowan.
«Mi dispiace, ma non si è visto da queste parti» gli rispose un passante in bicicletta.
«Ne è sicuro?»
«Sì. È da circa una settimana che alloggio in questa città e se avessi adocchiato il più famose professore di pokémon della regione non avrei esitato a chiedergli un autografo.»
«Capisco. Grazie lo stesso.»
«Prego… Ah, scusa ragazzo.»
«Dimmi.»
«Perché non provi a sentire il presidente della Giubilo Tv? Quell’uomo è sempre informato su qualsiasi cosa. Se il professore si è fatto vivo da queste parti, lui ne sarà venuto sicuramente a conoscenza.»
«Ok, grazie ancora» fece Reiko raggiungendo subito l’entrata dell’edificio in questione.
Reiko si aspettava una moltitudine di gente che lavorava freneticamente in quel posto, ma esso riuscì solo a trovare la segretaria intenta a rispondere ad una moltitudine di chiamate.
«Mi dispiace, ma il Signor Presidente non è nel suo ufficio. La prego di contattarci più tardi» fece la segretaria con tono esasperato e stressato.
«Mi scusi signorina, non vorrei disturbarla...»
«Se anche lei sta cercando il Presidente, sappi che non si trova qui.»
«Mi scusi.»
«Mi scusi lei» disse subito la ragazza massaggiandosi la fronte «Non ho mai avuto una giornata infernale come oggi. Sa per caso spiegarmi cosa sta succedendo?»
«Mi piacerebbe saperlo pure a me» mentì Reiko «E comunque non sono qui propriamente per il Presidente della Giubilo tv, ma vorrei sapere se lei ha visto il Professor Rowan.»
«Il Professor Rowan? Il più famoso studioso di pokémon della regione?»
«Sì, proprio lui» rispose il ragazzo come se fosse stato rinfrancato.
«Aveva un appuntamento ieri con il Presidente, ma poi non li ho più visti…»
«Cosa? Sono scomparsi nel nulla?»
«Mi dispiace, ma non so cosa dirle.»
«Va bene. Grazie lo stesso.»
La momentanea felicità ritrovata da Reiko, scomparve in un solo istante.
«Signorina?»
«Mi dica.»
«Se ha notizie del Professor Rowan o del Presidente, non esiti a chiamarmi. Ok?»
«Tranquillo. Sarà il primo a saperlo.»
«Grazie.»
Mentre l’assistente del professore si stava dirigendo fuori dall’edificio, un urlo straziante attirò la sua attenzione.
Le persone che si erano riversate in spiaggia fuggivano disperate alla visione di un mostro volante che si stava abbattendo sulla città.
Inizialmente, Reiko non riuscì a capire di chi si trattasse.
“Quella creatura… Dove l’ho già vista?”
Immediatamente, gli ritornò in mente le parole di ieri del professore e della creatura che stava cercando estenuatamente.
«Giratina!»
L’urlo di Reiko si ripercosse nell’aria, mentre il pokémon drago/spettro minacciava gli abitanti.
La città di Giubilopoli fu rasa al suolo in pochi minuti a causa della sua forza inimmaginabile.
Tutte le persone avevano cercato rifugio fuori dalla città.
Erano rimasti solo lui e il pokémon leggendario.
Dopo l’ennesimo grido acuto di Giratina, il pokémon riuscì ad aprire un varco nel cielo.
“L’altra dimensione…”
Finalmente Reiko aveva trovato il nascondiglio di Giratina.
Ma sarebbe stato saggio seguirlo?
Avrebbe avuto ragione nel mettere la sua vita in pericolo?
Solo il tempo gliel’avrebbe detto.
Senza pensarci due volte, Reiko si gettò insieme a Giratina nell’altra dimensione.
Era un mondo oscuro e distorto.
Vedeva le cose dal basso in alto e capovolte.
“Ma dove sono finito?”
Reiko si lanciava da una roccia all’altra per evitare di cadere nel vuoto, mentre Giratina vagava per la dimensione con tutta tranquillità.
Adesso per l’assistente del professore era venuto il momento di fermare il pokémon e di impedirgli di poter causare una nuova distruzione.
Ma come poteva fare?
«Reiko…»
Una voce conosciuta lo fece riscuotere dai suoi pensieri.
Dietro di Sé, era apparso il Professor Rowan.
«Professore! Allora è vivo!» esclamò il ragazzo abbracciando il suo maestro.
«Reiko, come hai potuto entrare in questa dimensione?»
«L’ho fatto perché voglio fermare la distruzione di Giratina. Come lo volete voi.»
«Ragazzo, credo che tutto ciò sia impossibile.»
«Perché dice questo?»
«Giratina è troppo forte. Nessun pokémon può sconfiggerlo. Soprattutto se ci troviamo nella sua dimensione.»
«Professore, ho messo a repentaglio la mia vita a causa di questo pokémon e non voglio tirarmi indietro per nessun motivo. Mi sono spiegato?»
«Che cosa credi di fare?»
«Ancora non lo so. Io…»
Ma mentre Reiko era impegnato a parlare con il professore, essi furono attaccati da Giratina.
Il pokémon leggendario non perse tempo, sfoderando tutti i suoi attacchi migliori.
«Reiko… È finita…»
«No!»
Il grido aggressivo di Reiko aprì l’ennesimo varco dimensionale.
«Reiko, andiamocene immediatamente di qui.»
«Ma professore…»
«Quel varco è la nostra salvezza! Solo così potremmo uscire di qui.»
«Ma se noi proviamo a uscire, Giratina ci inseguirà. Dobbiamo trovare una maniera per evitare che ciò accada.»
Ma mentre Reiko stava studiando un piano, una creatura completamente bianca entrò nella dimensione di Giratina.
«Professore, guardi.»
La creatura misteriosa stava combattendo con Giratina, riuscendo a metterlo K. O. in pochi minuti.
Reiko e il Professor Rowan non assistirono a tutto ciò, approfittando della sfida per fuggire.
Una volta riattraversato il varco, i due uomini si ritrovarono a Sabbiafine dinanzi al laboratorio del professore.
Ma la cosa sensazionale era che il cielo oscuro era completamente sparito.
«Professore, ce l’abbiamo fatta.»
«A fare cosa?»
«Non lo capisce? Giratina è stato sconfitto! E tutto grazie a quella creatura che ci ha salvati.»
«Già… quella creatura…»
«Professore, non è felice?»
«Certo che sì… Ma quella creatura… Sembrava un pokémon che avevo visto in precedenza…»
«Davvero?»
«Ma non so dirti di preciso quando… Era quando avevo esplorato la leggendario e misteriosa Vetta Lancia…»
«Che si sia trattato di Dialga o di Palkia?»
«Assolutamente no. Era un pokémon diverso da loro.»
«Capisco.»
«Ma fa lo stesso. L’importante è che adesso siamo sani e salvi» fece il professore ritrovando il sorriso.
«Ben detto, professore. È questo lo spirito giusto.»
«Forza ragazzo, andiamo ad aiutare la povera gente di Giubilopoli. Dobbiamo ricostruire la loro città.»
«Con molto piacere.»

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Capitolo 30
*** Sogni lunari ***


Era una bellissima nottata sopra la città di Canalipoli.
Ryo, una piccola bambina figlia di un marinaio, giocava in cameretta sua ammirando la luna brillante alta nel cielo.
Voleva sempre ammirarla in compagnia di qualcuno, ma purtroppo il più delle volte era sempre sola o in compagnia di sua nonna.
Suo padre non faceva altro che viaggiare per tutti i mari del mondo, mentre sua madre era sempre impegnata in televisione per il notiziario di Sinnoh.
Una notte come tante, la bambina si svegliò di soprassalto.
Sudava freddo e piangeva a dirotto.
«Tesoro, che cos’è successo?» domandò sua nonna mentre la stava abbracciando.
«Ho visto i miei genitori che… è davvero terribile…»
«Piccola Ryo, hai fatto solo un brutto sogno.»
«Quello non era un sogno… Era tutto vero.»
Quella notte, la bambina non riuscì più a riprendere sonno.
Nemmeno le cure amorevoli di sua nonna potevano servire a qualcosa.
«Nonna, sai quando torneranno i miei genitori?»
«Purtroppo non lo so, piccola mia. Tua madre e tuo padre sono in giro per il mondo.»
«E dove di preciso?»
«Tua madre mi ha detto che deve fare un servizio importante alla cittadina di Arenipoli, mentre tuo padre dovrebbe trovarsi… Accidenti, non ricordo il nome del posto.»
«Avanti nonna, perché non ti sforzi?» gli domandò impazientemente la bambina.
«Un attimo, sto pensando… Vediamo… Ah sì! Si dovrebbe trovarsi in una piccola isola chiamata Isola Lunapiena.»
«Isola Lunapiena? Che strano nome… Non è che forse ti sarai sbagliata?»
«Ryo, sono vecchia, ma questo non vuol dire che io sia stupida» rispose la nonna pungente.
«Scusami. Non volevo mancarti di rispetto.»
«Adesso basta parlare. Devi ancora fare colazione e prepararti per andare a scuola. Intesi?»
 
 
La notte tornò a invadere la piccola cittadina di Canalipoli.
Era molto tardi e Ryo non ne voleva sapere di andarsene a dormire.
«Ryo, se rimarrai ancora sveglia, domattina non riuscirai nemmeno ad alzarti da quanto sei stanca» gli fece sua nonna.
«Questo non è vero. Anche ieri notte ho dormito molto poco e ho passato la giornata in piena forma.»
«Per una bambina della tua età, dormire poco fa molto male alla salute.»
«Nonna, non è colpa mia se non ho sonno.»
«Ma perché sei così testarda?»
«Ho paura ancora di fare un altro incubo.»
«Vuoi che io dorma con te?»
«Non servirebbe a niente.»
«E tu che ne sai?»
«Lo so e basta!»
«Smettila di fare la maleducata, Ryo.»
«E tu smettila di spedirmi a letto contro la mia volontà. Se non ho sonno, non è colpa mia.»
«Ok, fai come ti pare… Vedrai che domattina ti sentirai stanca come non mai.»
«Io non ci giurerei» rispose la bambina mettendosi a leggere un libro di animali.
 
 
Erano circa le tre del mattino quando Ryo crollò dal sonno.
Non era mai rimasta così in piedi tanto a lungo.
Era stanchissima.
Tutto sembrò essere una nottata tranquilla per lei.
Ma non era così.
Appena riaprì gli occhi, Ryo si ritrovò in compagnia di suo padre in una piccola isoletta in mezzo al mare di Sinnoh.
«Papà, ma dove siamo?»
«Sull’Isola Lunapiena, tesoro.»
«E cosa ci siamo venuti a fare? Perché non siamo a casa?»
«Perché voglio farti vedere una cosa…»
Ryo fu trascinata dal padre in mezzo alla piccola foresta che costituiva l’isola.
L’interno era completamente vuoto.
Se non fosse per la presenza di uno strano pokémon a forma di lui.
«Ma papà, che cos’è?»
«È Cresselia, figlia mia. Colei che ti proteggerà durante il sonno.»
«E perché mi dovrebbe proteggere? Che cosa mi accadrà?»
«Niente di particolare… Vieni con me.»
La bambina era molto titubante a seguire suo padre.
C’era qualcosa dentro di lei che la spaventava.
Non riusciva a fidarsi di suo padre.
Sembrava tutto così surreale.
Una volta trovatasi immersa dentro la foresta, la bambina vide una figura alta e completamente colorata.
«Papà, è lei…»
«Sì, lei è Cresselia.»
Facendosi coraggio, la bambina andò a toccare il pokémon leggendario.
Sembrava costituita da materiale sconosciuta, quasi come se fosse inanimato.
«E adesso cosa succederà?»
«Stai a vedere.»
Cresselia iniziò a illuminarsi di luce propria.
Era come se la bambina fosse stata catapultata in un’altra dimensione.
Si trovava da sola.
Senza suo padre.
«Papà, dove sei?» domandò spaventata la bambina.
«Papà…»
Ma l’uomo non rispondeva.
Era scomparso nel nulla.
«Papà… no…»
All’improvviso, la piccola Ryo si svegliò con le lacrime agli occhi e con il sudore freddo come era accaduto la notte precedente.
Ma questa volta non era stato un brutto sogno come l’altro.
«Ryo! Ryo, svegliati!» fece sua nonna gridando dalla gioia.
«Nonna, che succede?»
«Tuo padre è tornato!»
Immediatamente, l’infelicità che aveva colpito la bambina svanì.
Essa si precipitò di sotto andando ad abbracciare suo padre.
«Papà, sei tornato!»
«Sì, piccola mia. Mi mancavi molto e quindi ho deciso di tornare prima.»
«Prima ti ho sognato, sai? Ho sognato che eravamo in un’isola sperduta insieme ad un pokémon strano.»
«Un pokémon strano?»
«Sì. Tu l’avevi chiamato Cresselia.»
Nel sentire quelle parole, il papà della bambina sbiancò all’istante.
«Lo sai, Ryo? L’ho appena visto.»
«Chi? Cresselia?»
«Sì. Vagava in cielo durante la notte lasciando dietro di sé una scia di diamanti brillanti. Ecco, te ne ho portati un po’.»
La bambina rimase stupefatta dal dono di suo padre.
«Belli!»
«Sei contenta?»
La bambina fissava suo padre con sguardo fiero.
«Lo sai papà perché sono contenta? Perché sei qui con me.»
«Grazie, Ryo. È bello sentirtelo dire» rispose suo padre riabbracciandola una seconda volta. «Ma papà, non ho sonno> rispose la bimba sbadigliando.
«Vieni, furbettina. Stasera dormirai insieme a me.»
«Sììì, va bene» disse la bimba prima di addormentarsi tra le braccia di suo padre.

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Capitolo 31
*** Un ricordo da cambiare ***


Hiroe, una bambina di circa 16 anni, aveva appena vinto la medagli della palestra di Canalipoli.
Finalmente era riuscita a coronare il suo sogno vincendo nella sua città.
L’evento fu festeggiato da tutti gli abitanti del posto.
«Allora Hiroe, come ti senti con la medaglia che ti sei guadagnata?»
«Molto bene, grazie» replicò la ragazza sorridendo al capopalestra Ferruccio «Non vedo l’ora di ripartire per poter conquistare la mia settima medaglia.»
«Ahahah, non correre troppo piccola mia. Bianca, la capopalestra di Nevepoli nonché tua prossima sfidante, è molto più agguerrita di me.»
«Questo non fa nessuna differenza. Più si danno da fare, più riesco a vincere.»
«Spero che sia vero. Alla tua salute.»
«Grazie» fece la ragazza immergendosi tra la folla.
 
 
La festa si concluse molto tardi.
Hiroe doveva risistemare e ripulire tutto.
Ma era troppo stanca per farlo.
Avrebbe atteso domani.
Senza nemmeno cambiarsi, si gettò sul suo letto e chiuse immediatamente gli occhi.
Nei suoi sogni rivedeva la sfida tra lei e Ferruccio.
Ma c’era una particolarità che non fu presente durante la sua battaglia.
Una creatura completamente nera volteggiava verso di lei e verso la metà del suo campo di battaglia.
“Chi sei?” gli domandò subito la ragazza “Che cosa vuoi da me?”
La creatura in questione si limitò a emettere un sibilo insopportabile che scosse profondamente l’udito di Hiroe.
La ragazza dovette tapparsi le orecchie se non voleva rischiare di rimanere sorda.
Ma perché quella creatura la stava importunando?
Cosa voleva da lei?
“Basta! Lasciami andare!”
“Mai… Voglio la tua anima…” rispose la creatura nera.
All’improvviso la ragazza si svegliò dal sonno gridando a squarciagola e sudando freddo.
I genitori della ragazza accorsero subito in camera sua per vedere cosa stava succedendo.
«Niente» replicò Hiroe «Ho solo fatto un brutto sogno.»
«Sei sicura? Non è da te svegliarti così improvvisamente nella notte.»
«Devo essere ancora eccitata per la vittoria di oggi» fece la ragazza a suo padre.
«Talmente eccitata da fare gli incubi?»
«Mamma, non so cosa dirti… L’importante è che sia tutto passato.»
«Sì, certo.»
«Adesso torno a dormire. Ci vediamo domattina.»
«A domani. Buonanotte.»
Appena i genitori di Hiroe chiusero la porta, la bambina fu presa da un profondo senso di inquietudine.
Vedeva quella creatura ovunque.
Come se l’avesse presa di mira.
«Che cosa vuoi da me?!» gridò con tutta la voce che aveva in corpo.
Ma questa volta i suoi genitori non corsero in suo aiuto.
Era sola.
Sola con quella creatura.
«Non voglio farti del male…» replicò.
«Chi sei tu?»
«Il mio nome è Darkrai, il signore del buio oscuro.»
«E cosa vuoi da me?»
«Ho solo bisogno di un’anima da proteggere.»
«E perché hai scelto proprio la mia?»
«Perché mi ricordi un’altra ragazza della tua stessa età che mi salvò la vita tanto tempo fa’. Vieni, ti faccio vedere.»
All’improvviso, Hiroe fu trasportata in un posto che non aveva mai visto prima.
«Dove siamo?»
«Nella mia isola. L’Isola Lunanuova.»
«Non l’ho mai sentita nominare.»
«E’ il mio luogo di nascita. Ed è qui che continuo a vivere.»
«Capisco.»
Mentre Hiroe stava parlando con quel pokémon oscuro, vide una bambina quasi identica a lei che giocava spensierata sul quel piccolo quadretto dell’isola.
«E’ lei la ragazza di cui mi parlavi poco fa’?»
«Sì. Il suo nome è Mineko.»
«Che cosa ha fatto per salvarti la vita?»
«Con la mia rabbia volevo distruggere tutti i sogni dei bambini di tutto il mondo. Ma grazie alla sua bontà, ho capito che stavo facendo solo un grosso sbaglio… Quella graziosa ragazza ha cambiato per sempre la mia esistenza… Fino a quando non è accaduto il peggio…»
«Che cosa gli è successo?»
«Un giorno, mentre era nella sua casetta sull’Isola Ferrosa, la bambina cadde in un sonno profondo da cui non si è ancora risvegliata.»
«E adesso si trova sempre nella sua casa?»
«Sì. Vieni a vedere.»
Subito dopo, Darkrai trasportò Hiroe nella casa della ragazza.
«Eccola lì… Sta ancora molto male.»
La ragazza stava respirando con molta fatica, mentre i suoi genitori stavano cercando di curarla con le medicine di cui erano a disposizione.
«Ha la febbre molto alta» fece Hiroe appena toccò la fronte di Mineko.
«Che cosa posso fare per salvarla e per evitare che muoia?»
«Che muoia? Ma…»
«Siamo tornati indietro nel tempo. Questo sono i miei ricordi passati.»
«Darkrai, sinceramente non so cosa fare…»
il pokémon buio assunse un’espressione tetra e triste.
«Tu non puoi aiutarmi?»
«Non saprei da dove iniziare… A meno che non riusciamo a capire dove possa aver contratto la malattia.»
«Qualche giorno prima che si ammalasse, Mineko giocava sulla mia isola. Ma accidentalmente, cadde nelle fredde acque dei mari di Sinnoh.»
«Forse è in quel momento che si è ammalata.»
«Allora dobbiamo cambiare questo ricordo al più presto.»
«Portami subito a quel giorno.»
Dopo aver chiuso gli occhi, Hiroe si ritrovò insieme a quella ragazza che stava giocando con Darkrai.
«Darkrai, chi è quella ragazza?»
«Non lo so, Mineko. Non l’ho mai vista prima.»
«Sono colei che riuscirà a salvarti la vita» fece Hiroe.
«Salvarmi la vita? E come?»
«Torna subito a casa, Mineko. Non vedi che sta arrivando un tremendo temporale?»
«In effetti il tempo è molto cambiato» fece Darkrai «La ragazza potrebbe avere ragione.»
«Ma io voglio rimanere a giocare con te!» protestò Mineko.
«Potremmo giocare insieme un altro giorno» rispose Darkrai.
«Ma se non ti rivedessi mai più?»
«Perché non mi dovresti più rivedere?»
«Non lo so… Tutti gli amici e i pokémon con cui ho giocato mi hanno sempre abbandonato…»
«Ti prometto che con me non succederà.»
Le parole di Darkrai erano sincere e questo Mineko lo sapeva.
«Va bene. Riportami a casa.»
Subito dopo, Mineko, Darkrai e Hiroe si ritrovarono nella casa della ragazza.
«Spero di rivederti presto, Darkrai.»
«Domani ti passerò a trovare, Mineko. Promesso.»
«Ok. A domani.»
Dopo che Darkrai sparì, Hiroe si ritrovò solo con lui nella sua cameretta a Canalipoli.
«L’hai salvata, Hiroe. Adesso non rischierà più di morire.»
«Non è stato difficile» fece la ragazza congratulandosi con se stessa.
«Grazie ancora, Hiroe.»
«Di niente.»
«Se un giorno di questi vorrai venirmi a trovare, sei la benvenuta.»
«Certo… Adesso però sono molto stanca…»
«Va bene, ti lascio dormire. Buonanotte» disse infine Darkrai sparendo nel nulla.
Era la prima volta che Hiroe faceva un viaggio temporale.
Era stata un’esperienza unica al mondo.
Un’esperienza che non l’avrebbe mai dimenticata.

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Capitolo 32
*** Il paradiso dei fiori ***


Mina, appassionata fiorista, ha un piccolo negozio nella piccola cittadina di Giardinfiorito.
Quando era ancora molto piccola, suo nonno gli rivelò una via nascosta nella regione di Sinnoh, chiamata Via Frangimare.
Questa via conduceva al Paradiso di Fiori dove poteva incontrare Shaymin, il pokémon gratitudine nonché protettore di tutti i prati e i fiori rigogliosi.
Ma nel corso della sua vita, Mina non ha mai avuto l’occasione per intraprendere un simile viaggio.
Fino a quando il professore di pokémon della regione di Kanto, il Professor Oak, non gli fa una visita regalandogli un vaso di fiori con una lettera.
 
 
«E’ permesso?» domandò il Professor Oak entrando nel negozio di Mina.
«Buongiorno. Posso essergli utile in qualche modo?»
«Mina, non mi riconosci?»
Il Professor Oak fu molto sorpreso nel vedere che Mina non l’aveva riconosciuto.
«Perché? Dovrei?»
«Sono il Professor Oak, Mina. Il migliore amico di tuo nonno.»
Subito dopo, Mina fu colta da un senso di felicità e di contentezza.
«Professore! È un grande piacere rivederla!» replicò la ragazza andando ad abbracciare l’uomo «Come sta? È da un sacco di tempo che non ci vediamo.»
«Da quando tuo nonno ti raccontò quella storia sul quel luogo nascosto, ricordi?»
«Sì, professore. Non potrò mai scordarmelo.»
«In ricordo di tuo nonno e perché presto compirai 25 anni, che ne dici se ci avventuriamo verso questo Paradiso dei Fiori?»
La richiesta allettò molto la giovane fiorista.
Ma non poteva prendere un simile impegno per andare in un posto che non conosceva.
«Professore, chi mi dice che quella storia non sia frutto dell’immaginazione di mio nonno?»
«Mina, tu credi ancora che tuo nonno ti abbia mentito?»
«No… Credo solo che mi abbia raccontato questo per farmi felice su una storia dei fiori. Si ricorda? È stato il primo a credere in me su questa mia professione.»
«Allora vieni con me. Ti mostrerò che tutto ciò che ti ha raccontato è tutto vero.»
«Ma professore, non posso abbandonare il mio negozio.»
«Sarà solo un viaggio di breve periodo. Non ti preoccupare.»
Il pregio, o il difetto di Mina, era che non si fidava molto delle parole degli altri.
Anche se era un suo fidato conoscente.
«Ok. Accetto la sua richiesta.»
«Bene! Allora fai i bagagli. Partiamo immediatamente.»
 
 
Dopo un paio di giorni di cammino, il Professor Oak e Mina riuscirono ad arrivare dinanzi alla Via Frangimare.
Dovettero recarsi fino alla Lega Pokémon e scendere verso la Via Vittoria prima di trovare quel posto alquanto misterioso.
«Quanti fiori…» fece Mina alquanto sorpresa.
«Ti piace questo posto?»
«Altrochè! Non ho mai visto niente di simile.»
«E questo è solo l’inizio. Vieni con me.»
Mina era stanchissima di camminare.
Non aveva mai percorso così tanti chilometri in vita sua.
«Sei stanca, Mina?»
«Sono talmente eccitata che non riesco ad essere stanca minimamente.»
«Brava. È questo lo spirito giusto.»
Dopo aver percorso l’intera Via Frangimare, Mina e il professore arrivarono al Paradiso Fiore.
Il luogo in questione era posto all’estremo nord – est della regione di Sinnoh.
«Se solo potessi abitarci, io…»
Ma mentre Mina si stava guardando intorno, notò un pokémon piccolissimo aggirarsi tra la moltitudine di fiori.
«Professore, che cos’è quella creatura?»
«Quello è uno Shaymin!»
Sentendo il suo nome, Shaymin si trasformò in una creatura più alta simile ad una renna, spiccando il volo.
«Aspetta! Dove te ne vai?»
Ma ormai il pokémon era scappato chissà dove, sparendo dalla vista di Mina e del Professor Oak.
«Lui è fatto così, Mina. Non ti devi preoccupare. È molto timido nei confronti dei pokémon e degli esseri umani. Preferisce rimanere da solo in mezzo ad un prato rigoglioso.»
«Accidenti. Quindi il nostro viaggio è stato inutile.»
«Non direi, Mina. Adesso sai che questo posto esiste.»
«Sì, ha ragione professore.»
«Adesso andiamo. Non c’è nessun motivo per rimanere qui.»
«Oh no. Adesso dobbiamo fare il percorso inverso?» domandò scocciata la giovane donna.
«Direi di no… Dragonite, scelgo te!»
Il possente pokémon drago uscì dalla poké ball ergendosi con tutta la sua potenza.
«Grazie a lui ritorneremo a Giardinfiorito in un batter d’occhio.»
«Grande!»
 
 
In pochi minuti, Mina si ritrovò dinanzi al suo negozio di fiori.
«Professore, mi può togliere una curiosità?»
«Dimmi, Mina.»
«Se Dragonite ci ha trasportato fin qui, perché non poteva portarci anche all’andata?»
Il professore rimase interdetto per alcuni secondi.
«Mina, è questo il bello di raggiungere un luogo sconosciuto. Andarci a piedi!»
«Ma professore…»
«Ciao, a presto Mina» fece il professore scomparendo insieme al suo pokémon.
Mina era ritornata ad essere sola.
Lei e il suo negozio.
Ma non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi davanti ad un pokémon inaspettato.
«Shaymin!»
Il poKèmon gratitudine fissava ad occhi sgranati la giovane ragazza.
«Ti prego, non scappare. Non voglio farti del male.»
Shaymin sapeva di potersi fidare di lei.
Lo vedeva dai suoi occhi.
«Vieni con me. Ti porterò in un posto speciale.»
«Ma io sono già in un posto speciale» fece il pokémon con tono flebile.
«Ma tu parli?»
«Certo!»
«Questa si che è una sorpresa!» esclamo Mina «Allora… che intendi fare?»
«Rimanere qui da te immersa nel tuo giardino.»
«Davvero?»
«Sì. Mi piace questo posto. E mi piaci tu.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire» replicò la ragazza abbracciando il pokémon.
«Smettila di abbracciarmi. Così mi stritoli!»
«Oh, scusa… Vuoi venirmi ad aiutare nel mio negozio?»
«Che cosa potrei fare?»
«Non lo so… Potremo vedere insieme. Che ne dici?»
«Ottima idea» fece Shaymin entrando nel negozio insieme a Mina.

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Capitolo 33
*** Il creatore dell'Universo ***


Ninsei, uno scoprirovine di circa 40 anni, vagava in giro per la regione di Sinnoh in compagnia del suo Lucario.
Aveva l’abilità di comprare oggetti antichi e misteriosi ad un misero valore e a rivenderli a cifre astronomiche.
Un giorno, un’anziana signora di Memoride, gli regalò una specie di flauto antico.
Ma non era un flauto come tutti gli altri.
Infatti la signora anziani gli spiegò i suoi poteri “mistici”.
“Questo flauto ha la capacità di evocare il creatore dell’universo. Tienilo molto stretto. È un oggetto molto potente.”
“Perché lo vuole regalare a me?”
“Perché a me non serve un oggetto simile… Sono troppo vecchia per ritornare alla Vetta Lancia.”
“Cosa? Quindi il pokémon in questione si trova sulla Vetta Lancia?”
“Perché non vai a darci un’occhiata? Appena arriverai, il flauto magico si metterà a suonare come per magia. E sarà in quel momento che lo vedrai… Buona fortuna.”
La signora anziana lasciò Nisei tra mille dubbi e domande.
Avrebbe davvero avuto il coraggio di evocare un’entità sopra il normale rischiando la sua stessa vita?
Il giovane scoprirovine non aveva un habitat fisso.
Viaggiava in tutto il mondo alla scoperta di qualcosa di nuovo.
Per saperne di più su questo pokémon misterioso della Vetta Lancia, Nisei dovette recarsi fino alla biblioteca di Canalipoli.
Cercò in tutte le sezioni possibili, ma non riuscì a trovare niente.
Fu allora che dovette farsi aiutare dal bibliotecario.
«Mi scusi, sa per caso dirmi se c’è qualche libro sui pokémon leggendari che si trovano nella Vetta Lancia?»
«Certo. Mi segua.»
Il bibliotecario porse a Nisei un libro molto antico.
«Ecco qua. Qui c’è tutto quello che puoi sapere su Dialga, Palkia e Giratina.»
«Grazie.»
Sfogliando il libro, Nisei vide che non era quello che stava cercando.
«MI scusi ancora. Ma è vero che sulla Vetta Lancia ci sono solo questi tre pokémon leggendari? Magari non è che per caso esiste un altro pokémon di cui tutti noi ignoriamo, o vogliamo ignorare l’esistenza?
«Perché mi sta dicendo questo? Io non sono a conoscenza di nessun pokémon della Vetta Lancia oltre a Dialga, Palkia e Giratina. Mi dispiace. Se sta cercando altri tipi di pokémon, provi a guardare in altre sezioni.»
Improvvisamente, il tono del bibliotecario divenne più rude e maleducato.
«Perché stai cercando i pokémon leggendari della Vetta Lancia?»
Una voce alle spalle di Nisei lo fece riscuotere dai suoi pensieri.
«E a te cosa te ne importa?»
«Scusami, non mi sono presentato. Il mio nome è Yuji. E il tuo?»
«Perché ti interessi a me?»
«Perché sono uno scoprirovine. Proprio come te.»
«E tu come fai a saperlo?»
«Ho un ottimo intuito…»
«Si può sapere cosa vuoi da me?»
«Sono l’unica persona che può aiutarti… Guarda qua.»
Yuji porse a Nisei un documento molto antico dove c’era disegnato un pokémon che non aveva mai visto prima.
«Che diavolo è questo mostro?»
«Colui che stai cercando…» gli sussurrò Yuji all’orecchio «Il suo nome è Arceus ed è lui che può essere evocato tramite il flauto cielo.»
«Dove lo posso trovare?»
«Sul Monte Corona.»
«Cosa?»
«Vieni. Se vuoi te lo mostro… Ma prima vorrei vedere il tuo flauto cielo. Posso?»
Nisei porse a Yuji il famoso oggetto.
«Sì, è proprio lui…»
Yuji stava per toccarlo, ma Nisei glielo sfilò dalle sue grinfie.
«Grazie a questo oggetto potremmo evocarlo…»
«Potremmo?»
«Questa avventura riguarda tutti e due. Senza il mio aiuto, rimarrai sempre nella più totale ignoranza sul creatore dell’universo. Quindi, ti conviene collaborare.»
Nisei non si fidava di quell’uomo.
Ma non aveva altra scelta.
Doveva seguirlo in quella spedizione.
Doveva seguirlo per venire a conoscenza del più grande segreto celato di tutta Sinnoh.
 
 
Il cammino del Monte Corona era più impervio del previsto.
La neve continuava a cadere fitta sul terreno.
«Eccoci. Questo è il passaggio giusto» fece Yuji.
Una volta rientrati dentro il Monte Corona, dovettero proseguire ancora per un piccolo percorso, fino a quando non si ritrovarono dentro la Vetta Lancia.
«È questa la Vetta Lancia?»
«Sì, Nisei… Lo vedi questo pilastro sotto i nostri piedi?»
Quando il giovane scoprirovine lo vide, il suo viso sbiancò di colpo.
«Ma è uguale al flauto che tengo nella mia borsa.»
«Avvicinati.»
Nisei fece un passo avanti.
Improvvisamente, il flauto iniziò a suonare una melodia sconosciuta.
Appena la melodia si concluse, dinanzi a loro si presentò una scala brillante.
«E questa?»
«Allora la leggenda è vera…»
«Cosa?»
«Vieni, Nisei. Proseguiamo.»
«No. Io non vengo da nessuna parte.»
«Smettila di fare il difficile, Nisei. Non ora che siamo vicino alla meta.»
«Quale meta? Che stai farfugliando?»
«Sali con me e lo vedrai.»
Nisei, s’eppur contrariato, diede ascolto a Yuji.
Salì insieme a lui quella scala che sembrava portare fino in cielo.
Arrivati in cima, Yuji e Nisei si bloccarono all’istante.
Di fronte a loro c’era lui, il creatore dell’universo.
«Arceus…»
Il pokémon leggendario si avvicinò ai due scoprirovine con fare rabbioso.
«Chi di voi due mi ha risvegliato?» domandò il pokémon con tono tetro e scuro.
«È stato lui» fece Yuki indicando il suo compagno.
«Yuji, cosa stai facendo?!»
«Perché hai interrotto il mio riposo eterno?»
«Io… non volevo… mi dispiace…»
Nisei si sentiva mancare le parole dalla bocca.
Pensava che Arceus l’avrebbe ucciso senza pietà.
«Non è da tutti arrivare nello Spazio Origine… Chi ti ha dato il flauto per risvegliarmi?»
«Un’anziana signora di Memoride.»
«Allora sei tu il prescelto… Colui che mi guiderà verso un nuovo mondo…»
«Ma io non so…»
«Fatti da parte, Nisei. Lui non vuole te!»
Con uno spintone, per poco Yuji non fece cadere di sotto Nisei.
«Arceus, prendi me con te. Sono io quello che ti condurrà verso una nuova generazione.»
Arceus divenne sempre più minaccioso.
«Essere umano, che cosa credi di fare?»
«Ogni tuo desiderio è un ordine per me. Chiedimi ciò che vuoi. Io sarò il tuo schiavo prediletto.»
«Io non ho bisogno di schiavi impertinenti come te. Ho bisogno di una guida. E tu non ne fai parte.»
Con il suo attacco psichico, Arceus uccise in un solo colpo il povero Yuji.
«Cosa… Perché l’hai fatto?»
«Questo impiastro avrebbe per sempre rovinato la tua esistenza… Io invece ho bisogno di te.»
Nisei non sapeva cosa fare.
Come poteva aiutarlo?
«Ma cosa…»
«Mostrami il mondo.»
Senza dire una parola, Nisei condusse Arceus verso la città più vicina: Cuoripoli.
«Allora è qui dove è arrivata la razza umana. Davvero stupefacente.»
«Perché? Tu lo sapevi?»
«Io so predire il futuro di ogni essere umano che vive su questa Terra.»
«Davvero? E a me cosa succederà?»
«Mi dispiace, ma non posso rivelartelo. Dovrai scoprirlo da solo.»
Arceus stava per rimettersi in volo e lasciare la cittadina di Cuoripoli.
«Ma te ne vai di già?»
«Ho visto abbastanza.»
«E adesso dove andrai?»
«Guarderò tutte le magnificenze degli esseri umani da loro creati… Grazie di tutto, Nisei. Grazie per avermi risvegliato. Forse un giorno di questi ci rivedremo.»
«Addio… Arceus» fece lo scoprirovine prima di vedere il creatore dell’universo scomparire nel buio della notte.

 

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