Unspeakables' adventures

di Le_Fleur_du_Mal
(/viewuser.php?uid=1054813)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo




Cara signorina Burke,
siamo lieti di informarla che i suoi test psico-attitudinali nonché i risultati scolastici ottenuti nei M.A.G.O. sono risultati sufficienti per l'accesso al corso di formazione degli Indicibili presso il Ministero della Magia, in sede Londra, per la specializzazione richiesta. Il corso avrà durata annuale e tutti i particolari verranno esposti il giorno primo settembre, alle ore otto, nell'Auditorium del Dipartimento Misteri, nei sotterranei, dai capo-uffici incaricati di seguire la vostra istruzione. Acclusa troverà una lista delle materie con annesso orario. Le ricordiamo vivamente che qualsiasi informazione divulgata agli esterni le costerà l'immediata espulsione dal corso e l'impossibilità di lavorare in futuro presso il Ministero e che non è possibile introdurre oggetti babbani all'interno delle classi.
Distinti saluti,
Dmitrij L'vovič Sokovol



Medea Burke dovette leggere tre volte quella lettera prima di realizzare cosa vi fosse effettivamente scritto e quando la nebbia nella mente si fu schiarita abbastanza da permetterle di capirci qualcosa, non poté trattenere un gridolino di pura gioia. Peccato avesse le corde vocali di una banshee e quelli che per gli altri sarebbe stati dei semplici squittii, per lei fossero l'urlo belluino di una dea della guerra.
Il bel barbagianni che le aveva consegnato la missiva la scrutava con quegli occhi gialli e intelligenti, come un vecchio saggio turbato dalle follie di una matta, ma Medea non se ne curò e si limitò a offrigli un biscottino prima di fargli cenno di riprendere il viaggio, cosa che il volatile fece molto volentieri.
Come se l'avesse appellato, suo fratello apparve sulla soglia, in canotta e pantaloni della tuta che usava come pigiama, la guancia destra ricoperta di spumosa schiuma da barba, i capelli sparati come se avesse preso la scossa e gli occhi verde-azzurri ancora assonnati, le palpebre pesanti di chi domandava a gran voce una tazza di caffè bollente.
S'era tagliato sulla guancia sinistra e un rivolo di sangue gli scendeva fino al mento volitivo, ma non sembrò curarsene, impegnato com'era a guardarsi intorno, bacchetta alla mano, per cercare solo lui sapeva cosa.
Era davvero utile avere un Auror in famiglia. Erano talmente reattivi al pericolo da balzare a ogni minima e presunta minaccia.
« Che c'è? Ragni, pantegane, l'Oscuro Signore redivivo?» sciorinò concitato, senza neanche curarsi del fatto che sua sorella stesse trattenendo una risatina divertita nel vederlo così sollecito.
« Sono stata ammessa,» asserì con un certo orgoglio prettamente Serpeverde che le ricordò la voce di sua madre. Si stupì di quanto potesse essere normale il suo tono pur avendo un tumulto nel cuore, una felicità che le era nata nel petto alla sola prospettiva di mettere piede nel Dipartimento Misteri. Era stata educata come una Purosangue, come ci si attendeva da un membro delle Sacre Ventotto, ma erano passati anni da quando poteva dirsi una perfetta signorina dell'alta società.
« Dea, mi hai fatto prendere un colpo,» borbottò lamentoso, abbassando la bacchetta per poi passarsi la mano sinistra sulla guancia e cancellare la scia di sangue. Medea arricciò il naso e si alzò alla ricerca del disinfettante che teneva sempre da quando suo fratello era diventato un Auror a tutti gli effetti, l'estate precedente. Fosse stato per Hector non si sarebbe mai curato neanche il morso di un Basilisco, lo riteneva poco virile, non importava quante volte Medea l'avesse ripreso come un bambino dinanzi a quella testardaggine dannosa e insensata.
« Scusa, Hec,» esclamò più divertita che altro, passandogli il batuffolo sul piccolo segno rosso e slabbrato, « Pantegane? » domandò in uno sbuffo sardonico. Hector le tirò un pizzicotto sui fianchi fasciati dalla semplice camicia da notte bianca che indossava e le arrivava fino al ginocchio, confondendosi con la pelle eburnea, appena spruzzata di lentiggini.
« Sai che i topi mi fanno ribrezzo,» si limitò a scrollare le ampie spalle da nuotatore, i muscoli guizzanti che aveva acquisito con il diploma dell'Accademia, « Complimenti, foxy,» mormorò più gentile, gli occhi caldi e orgogliosi, il sorriso dolce. Medea si sentì arrossire sotto quello sguardo paterno. Hector era l'unica famiglia che aveva e sapere di averlo reso fiero di lei le scaldava il cuore come poco altro al mondo, « Non potevi essere una completa incapace. Insomma mi sarei vergognato di essere tuo fratello.»
« Oh, sta zitto, Ectoplasm,» lo rimbrottò scherzosa, dandogli un colpetto sul petto, gli occhi scuri colmi di gratitudine.
« Mettiti in tiro e chiama la pazza. Questa sera si festeggia,» esclamò esaltato, accennando un passo di danza e battendole la destra sul braccio in quella che voleva essere una pacca virile e che risultò, invece, una carezza.
La pazza altri non era che la sua migliore amica, Havana Davies, che non le aveva ancora scritto nulla circa la lettera d'ammissione. Come lei, anche Havana aveva fatto richiesta al Dipartimento Misteri, per la specializzazione nel campo astronomico, e sperò con tutta se stessa che avesse passato le selezioni. Non che ne dubitasse, in realtà: Havana era di un'intelligenza e di un acume straordinari e non era stata smistata a Corvonero senza motivo, ma il fato era strano e Medea era ancora lontana da capire quanto.











Mit'ja appose l'ultima firma sulla lettera d'ammissione di una tale Havana Davies, - certo che i britannici ne avevano di fantasia,- e l'affidò al gufo che tubò e gli mordicchiò il dito prima di partire lesto verso la futura studentessa. Poi chiuse gli occhi scuri abbandonandosi contro lo schienale della poltrona, le spalle stanche per le lunghe ore passate in ufficio.
« Finito, Mit'ja?» domandò una voce conosciuta, qualcuno che era entrato senza neanche bussare. Mit'ja non si offese. Kit era il suo superiore e non aveva di certo bisogno del suo permesso per accertarsi che andasse tutto bene. Si limitò ad annuire, rivolgendogli un sorriso a occhi chiusi, « Una Burrobirra?» soggiunse in una proposta che avrebbe volentieri accettato non fosse stato per l'esperimento che aveva in atto. Kit era un buon amico e un buon ascoltatore, il migliore che avesse trovato in quel marasma di cortesia inglese che lui, da bravo pragmatico russo, trovava inconsistente e quasi svilente. Non amava le persone troppo affabili e cordiali, le reputava false, e di falsità ne aveva proprio avuto abbastanza.
« No, grazie, Kit,» rispose in un sospiro esausto, « Devo finire un esperimento.»
Kit s'era fermato sulla soglia, la divisa violetta che gli fasciava il petto ampio come una seconda pelle, i capelli rossicci che cadevano in ricci scomposti sulle tempie.
Nonostante avesse dodici anni più di lui, l'età non aveva per niente scalfito la sua bellezza. Era un uomo gradevole e distinto, di fama internazionale e lavorare con di lui era un onore per Mit'ja.
« Sarà qui anche domani, sai?» ribatté sardonico il capo-ufficio della Sala del Tempo, scrutandolo con quegli occhi azzurri e intelligenti che l'avevano tanto colpito anni prima, appena sbarcato a Londra e sbattuto in una realtà ben diversa da quella russa.
« Quando arriveranno i ragazzini, non avremo tempo neanche per pensare a qualcosa di utile,» gli ricordò l'altro, stirando le braccia dinanzi a sé e scrocchiando il collo, assumendo una posa di certo più dignitosa alla sua posizione.
« Ogni anno sempre la stessa storia. Li fai scappare via urlando,» lo riprese Kit bonario, come un padre dinanzi alle trovate fantasiose di suo figlio. Mit'ja, il cui padre non era degno di quel nome, sorrise dinanzi a quella premura, le labbra carnose e rosse tirate in una smorfia ironica che celava riconoscenza e affetto.
« Sono sempre più impressionabili,» sminuì ridacchiando e ricordando che davvero aveva fatto fuggire a gambe levate una matricola un paio di anni prima. Non era di certo colpa sua se il Velo aveva deciso di muoversi durante la lezione teorica.
« Vedono quest'orso della tundra e si spaventano. Non posso biasimarli,» scherzò il suo capo, in un brivido finto che lo fece sghignazzare. Dannati inglesi e il loro umorismo nero come il loro tè.
« Torna ai tuoi ticchettii, leprotto bisestile,» esclamò caustico, la confidenza data da quasi sette anni di amicizia e lavoro fianco a fianco, mentre gli scoccava una pacca amichevole sulla spalla destra.
« Davaj, Mitenka,» lo pregò l'altro, gli occhi azzurri resi enormi come quelli di un gatto. E Mit'ja aveva un debole per quelle bestiole, pur preferendo gli occhi scuri.
« Non avrei mai dovuto insegnarti il russo,» bofonchiò con falsa irritazione per poi sciogliersi in un sorriso appena accennato.
In fondo la vodka non si negava a nessuno, neanche a un inglese.




Angolo autrice
Salve a tutti e buon ultimo dell'anno. Spero che il prologo vi abbia incuriosito tanto da partecipare e grazie per essere arrivati sin qui.
Regolamento


 
  • Massimo 2 OC a partecipante;
  • La scheda va inviata esclusivamente per messaggio privato, nel rispetto del regolamento, entro l'11/01.
  • accetto soltanto OC provenienti da Hogwarts e che abbiano dai 18 ai 20 anni;
  • accetto Istruttori (le materie sono scritte più in basso) di età compresa dai 25 anni in su. Loro possono anche non essere stati studenti di Hogwarts, ma in quel caso dev'essere specificato perché hanno deciso di trasfersi in Inghilterra;
  • non accetto personaggi imparentati con i Canon né Mary Sue, Gary Stu, Ibridi, Veela, Licantropi.


Scheda comune (allievi e istruttori)
Nome:
Soprannome:
Cognome:
Età:
Ex Casa:
Aspetto fisico:
Prestavolto:
Carattere:
Famiglia e rapporto con essa:
Amicizie:
Inimicizie:
Amore e orientamento sessuale:


(Allievi)
Materie preferite/odiate:
Patronus e ricordo felice:
Molliccio e paura più grande:
Amortentia:
Perché vuole diventare un Indicibile? Che specializzazione vorrebbe avere?


Istruttori (Camera del Pensiero, Camera della Amore, Camera dello Spazio)
Specializzazione:
Perché ha deciso di specializzarsi in quel campo?





 
Medea Burke (Madelaine Petsch), ex-Serpeverde, Purosangue, 19 anni, aspirante Indicibile, specializzazione nella Camera del Tempo. Eterosessuale. Libera per flirt/impegnata per relazione.


Hector Burke (Matt Daddario), ex-Grifondoro, Purosangue, 24 anni, Auror. Eterosessuale. Libero per flirt/relazione.


Havana Davies (Merritt Patterson), ex-Corvonero, Nata Babbana, 19 anni, aspirante Indicibile, specializzazione nella Camera dello Spazio. Bisessuale. Libera per flirt/relazione.



Istruttori


Christopher “Kit” Jones (Tom Hiddleston), ex-Corvonero, Mezzosangue, 37 anni, Indicibile specializzato nella Camera del Tempo. Capo Dipartimento Misteri. Non disponibile per relazione.




Dmitrij L'vovič “Mit'ja” Sokovol (Jules Hamilton), ex studente di Durmstrang, Mezzosangue, 25 anni, Indicibile specializzato nella Sala della Morte. Eterosessuale. Occupato per relazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primo capitolo ***


Primo Capitolo

 


Il Sole stava tramontando dietro le nuvole e i fumi di Londra quando Havana schiuse il chiavistello della finestra per permettere al gufo di entrare in camera sua. Il volatile tubò allegro come per infonderle calma e serenità e la ragazza gli carezzò la testolina con affetto, seppur non lo conoscesse. Aveva sempre desiderato un animale domestico, ma sua madre non avrebbe approvato.
Si lasciò cadere sulle lenzuola fresche di bucato, ricamate di nero e blu con al centro una riproduzione estremamente fedele del sistema solare, e aprì la missiva con dita tremanti, gli occhi azzurri serrati come se non volesse vederne il contenuto.
Aveva ricevuto la lettera, quella che aveva aspettato con ansia per tutta l'Estate, e l'aveva accolta con un batticuore che non avrebbe saputo spiegare neanche a Medea, la sua migliore amica, quella sorella mancata che aveva conosciuto cinque anni prima.
Havana non era così. Era sempre stata abituata ad essere la migliore della classe, la ragazza più intelligente del suo anno, colei che aveva persino incominciato a studiare Incantesimi Avanzati perché il programma del settimo non l'aveva soddisfatta a dovere. Era abituata sin da bambina a nascondere le sue emozioni, a mostrare serietà e compostezza mentre un tumulto dirompente le sconquassava il cuore.
Le poche righe erano vergate con cura da una mano attenta, nessuna sbavatura, e Havana non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto dinanzi a quelle parole. Era stata ammessa.
Fece per alzarsi e andare al piano di sotto, nel salotto dove sua madre trascorreva tutto il suo tempo, poi si morse il labbro inferiore e si diede della sciocca. Tamara non avrebbe mai capito, non le sarebbe importato e certamente non l'avrebbe abbracciata dichiarandosi orgogliosa di lei.
Non l'aveva fatto dinanzi ai suoi dieci Eccezionale ai M.A.G.O. e di certo non si sarebbe scomodata per un impiego tanto assurdo, una scelta che reputava insensata e deleteria.
Sospirò, si ravvivò i capelli biondo cenere e frugò nel cassetto del comodino alla ricerca delle sigarette al mentolo che aveva rubato a Hector pochi giorni prima. Quello che si dichiarava un Auror esemplare non s'era neanche accorto che gliel'avesse sfilate dalla tasca del gilet.
Aspirò un generoso tiro ed espirò una nuvoletta candida che si confuse verso il soffitto dipinto. Ritraeva le costellazioni del cielo notturno, il suo settimo regalo di compleanno da parte del padre. Suo padre. Lui sì che sarebbe stato fiero di lei, della sua piccola bambina intelligente, della sua regina degli astri, ma non l'avrebbe mai saputo, non avrebbe mai potuto condividere con lei quella gioia.
Il trillio del cellulare la distolse da quei pensieri infausti. C'era soltanto una persona nel Mondo Magico che usasse quell'apparecchio babbano e non poteva essere altri che la sua migliore amica.
Ci vediamo al Paiolo Magico per le otto? Hec offre da bere.
Havana sorrise tra sé e si affrettò a sfilare il pigiama per gettarlo ai piedi del letto. La sua camera era un trionfo di studi dell'astronomia e di disordine cosmico come fosse stata attraversata da un tornado. Gli unici oggetti in ordine e privo di vestiti erano il suo telescopio e il tavolino su cui erano posati i fogli dei suoi studi sul cielo.
Indossò un vestito azzurro come i suoi occhi dal taglio semplice, appena bordato di pizzo sulle spalline larghe, e un paio di ballerine. Poi si strinse le spalle esili in un giubbotto di pelle e scese al piano inferiore, senza neanche badare alla trousse. Non ricordava neanche dove fosse sepolta e poi era certa che Dea non si sarebbe truccata.
« Mamma, esco con Hec, Dea e Gus,» annunciò senza troppe speranze di ricevere una risposta, anche soltanto un cenno. Non fu delusa. La donna in salotto, colei che un tempo aveva chiamato mamma e che le sorrideva piena d'affetto, non si voltò neanche a guardarla, lo sguardo sempre fisso nel vuoto, perso in pensieri che esulavano dal mondo.
A volte sua madre le faceva quasi spavento per quell'indolenza, ma nessun Guaritore aveva saputo aiutarla e Havana cominciava a nutrire seri dubbi che qualcosa sarebbe mai cambiato. Tamara Davies era morta con suo marito anni prima, quello che restava era un involucro vuoto, un'ameba minuscola e insignificante. Forse era crudele nel pensarlo, ma poteva evitarlo, non quando s'era dovuta fare da madre e da padre negli ultimi nove anni.
Lo studio era diventato un'ossessione, l'unico sprone che l'aveva aiutata ad andare avanti, la consapevolezza che, se fosse diventata la migliore, forse avrebbe potuto costruire qualcosa e lasciarsi quella casa orribile alle spalle.
Era anche la ragione per cui Hector l'aveva lasciata un paio di anni prima, ovviamente. Non riusciva più a sopportare quell'invasamento deleterio che la teneva sveglia per notti e giorni, quel carattere irascibile e quella voglia di primeggiare che le erano valsi l'appellativo di pazza furiosa.
Nonostante tutto erano rimasti amici, per Medea, perché entrambi l'amavano e non avrebbero mai potuto separarsi da lei, dal suo cuore di bambina e dalla sua dolcezza infinita.
Le strade di Londra erano caotiche e caleidoscopiche, un insieme di vite e speranze che si confondevano tra loro. Havana arricciò il nasino delicato, non abituata a tutto quel frastuono, e alzò il passo, macinando asfalto e sporcizia sotto le scarpe fino a quando non vide spuntare l'insegna del Paiolo Magico dietro l'angolo.
Si accomodò al bancone, facendosi largo tra gli avventori a suon di spallate e sibili contriti, e individuò l'inconfondibile ciuffo azzurro di Augustus Cor, a pochi sgabelli da un paio di individui che avevano tutta l'aria di volersi scolare una bottiglia di vodka da soli. Entrambi con i capelli rossi sembravano quasi padre e figlio.
Gus scattò in piedi nel riconoscerla, un sorriso gentile sulle belle labbra carnose e gli occhi di un verde chiaro e slavato che la osservavano come se avesse dinanzi a sé la reincarnazione di Morgana, una sorta di venerazione che l'aveva sempre imbarazzata più che lusingata. Gli posò un bacio sullo zigomo e Gus la strinse a sé, facendole i complimenti come se già sapesse tutto della lettera. Forse lo dava per scontato visto che era sempre riuscita ad ottenere qualunque cosa volesse in ambito scolastico. Havana ricambiò ben sapendo che Gus non fosse da meno e il ragazzo sorrise, le guance rosse e lo sguardo brillante. Non avevano mai avuto il rapporto stretto che condivideva con Medea, ma durante l'ultimo anno avevano studiato insieme molte volte e aveva trovato in Gus un ascoltatore attento e un amico premuroso, sempre pronto ad aiutare e consigliare.
Si accomodò accanto a lui, accavallando le lunghe gambe abbronzate e afferrò il boccale di birra di Gus, saggiandone un generoso sorso. Il ragazzo le rivolse un sorrisetto in tralice prima che il suo sguardo si perdesse verso l'entrata. Havana lo seguì incuriosita e notò l'entrata trionfale dei fratelli Burke.
Havana era sempre stata invidiosa del rapporto che c'era tra loro, lei che aveva sempre voluto un fratello o una sorella, ma non poteva fare a meno di pensare che fossero anime gemelle. Si amavano di un amore incondizionato e avrebbero fatto di tutto l'uno per l'altra, un sentimento che avrebbe voluto provare sulla propria pelle.
La sua migliore amica indossava un prendisole bianco come la sua pelle che la faceva apparire ancora di più come una Banshee e Havana trattenne una risata sardonica. Medea era sempre impeccabile e calata nella parte. Forse era un'eredità dell'educazione Purosangue che le era stata impartita sin dalla culla, ma Hector era molto più spontaneo di lei, molto meno etereo, qualcuno con cui scontrarsi e con cui fare a pugni, ma con la consapevolezza che ci sarebbe sempre stato.
Hector stava gesticolando come un giocoliere, espressioni buffe si rincorrevano sui suoi tratti cesellati, e Dea rideva, il bel viso di bambina disteso come non lo vedeva da tempo. Era appoggiata al gomito del fratello e lo guardava come se stesse osservando il Sole, l'astro più brillante del firmamento. Suo malgrado l'ex Corvonero si ritrovò a sorridere per quell'innocenza e si affrettò ad abbracciarla quando fu abbastanza vicina, grata per aver ricevuto dal destino quella piccola supernova.
« Vi è arrivata la lettera, sì?» domandò con aspettativa, guardando da Havana ad Gus con ansia crescente, come se non potesse sopportare il pensiero che i suoi amici, tanto bravi e motivati, non avessero superato le selezioni.
« Avevi dubbi?» ribatté sagace Havana fugando ogni dubbio e rivolgendole un sorriso che sapeva tanto di bonaria presa in giro.
Dea esultò con un strillo dei suoi, battendo le mani come una bambina. Essendo per un sesto una Banshee, non era affatto letale, ma sapeva essere abbastanza spaventoso da far voltare metà del locale.
« Tranquilli. Nessuno sta per morire,» annunciò Hector abbastanza esasperato, scoccando a suo sorella uno sguardo ammonitore.
Havana notò che il rosso, quello che sembrava il figlio dell'altro, stava guardando Dea con un'espressione che non riuscì a decifrate, un misto di interesse e tedio, come cenere ardente sotto un fuoco.
« Sempre simpatico come una Nimbus dove non batte il Sole, Burke,» sogghignò Havana, scuotendo i lunghi capelli biondi e tirandogli un calcetto scherzoso al ginocchio.
Hector arrossì suo malgrado e balbettò qualcosa di intellegibile. Non era abituato a ragazze così spigliate, non con una sorella gentile e cortese come Dea. Era stata una delle ragioni per cui aveva accettato di essere la sua ragazza. Scandalizzare uno dei ragazzi più belli e seducenti di Hogwarts era stata una sfida con se stessa.
« Ora non litigate. Dobbiamo festeggiare,» li rimbeccò Gus seguito a ruota da Dea che annuì spaventata da un loro possibile battibecco. Da quando s'erano lasciati, tentava di fare da cuscinetto, un atteggiamento tenero che faceva nascere un bocciolo di calore nel petto di Havana.
« Faremo cose indicibili,» esclamò la bionda, ridendo tra sé sebbene sapesse fosse abbastanza squallida. Aveva un senso dell'umorismo surreale, cosa che Hector non mancava mai di farle notare.
« Ascoltami bene, Davies. Non puoi continuare a fare queste battute in eterno,» replicò infatti il ragazzo, non nascondendo un sorrisetto su quelle labbra carnose che erano state la sua delizia anni prima.
« Certo che posso,» ribatté altezzosa come una regina, sfidandolo a controbattere ancora.
« Sono indecenti,» confermò Gus dando manforte all'Auror. Solidarietà maschile, che tedio.
Non s'era accorta che il ragazzo e l'uomo s'erano alzati, la bottiglia di vodka magicamente scomparsa nei loro fegati. L'uomo barcollava un po', appoggiandosi al minore, gli occhi azzurri velati e la voce strascicata che biascicava qualcosa che la bionda non riusciva a capire. Uno sbandamento più azzardato degli altri fece perdere l'equilibrio al più giovane che, per istinto e per non cadere, si aggrappò al braccio di Medea, una presa appena accennata. Hector lo fulminò con lo sguardo già pronto a intimargli di allontanarsi dalla sorella, ma il ragazzo sciolse la presa tanto velocemente da precederlo.
« Chiedo scusa,» esclamò il rosso dalle belle labbra imbronciate, la voce ben più salda dell'altro, come se fosse abituato a quell'abnorme quantità d'alcol in corpo.
Tipico di Dea. Attirava ragazzi senza neanche rendersene conto.
« Prego,» squittì la rossa, il viso in fiamme e gli occhi scuri enormi come quelli di un cerbiatto braccato.
Il ragazzo le rivolse un sorriso tirato e un ultimo sguardo ambiguo prima di voltarsi e stringere la presa sull'uomo.
« Queen's Inn?» domandò Gus strappandoli tutti da quella scena surreale, la voce divertita e furba, così tanto poco da Tassorosso che Havana si chiese cosa ne avesse fatto del ragazzo che balbettava persino dinanzi a Vitious.
« Ho proprio voglia di sfottere qualche diddycoy,» borbottò Hector contrito, stringendo sua sorella a sé abbastanza possessivo da far sollevare le sopracciglia ad entrambe le ragazze. Certe cose non cambiavano proprio mai.



 

 
Angolo autrice
Salve a tutte. Perdonate il ritardo, ma sono oberata di esami e la sessione non perdona. Spero che le autrici dei personaggi non scelti non se la prendono perché tutte le schede erano interessanti. Ho ricevuto molte ragazze e quasi nessun ragazzo, quindi ho operato una selezione per avere un numero abbastanza equo. Ho aggiunto anche un mio OC (Augustus “Gus” Cor) appunto per appianare questo dislivello. Per il resto ho scelto personaggi su cui mi sento abbastanza sicura di poter lavorare. Chiedo alle autrici la cortesia di farsi sentire ogni due capitoli e di rispondere alle eventuali domande che porrò a fine capitolo, nello spirito di questo genere di storie. Conto di aggiornare una volta a settimana, se per voi va bene. A domenica prossima.


Alunni

Augustus “Gus” Cor (Aleksander Gajzler), 19 anni, Ex Tassorosso, aspirante specializzando nella Camera del Pensiero




Alexander “Alex” Selwyn ( Cody Christian) 20 anni, ex Corvonero, aspirante specializzando nella Camera del Pensiero


Mavis Lloyd ( India Gants)18 anni, ex Tassorosso, aspirante specializzanda nella Camera dell'Amore


Alhena Crawley (Alexandra Daddario), 20 anni, ex Serpeverde, aspirante specializzanda nella Camera del Tempo


Helios Rosier ( Travis Fimmel), 20 anni, ex Serpeverde, aspirante specializzando nella Camera della Morte


William Brecht (Jamie Campbell Bower), 20 anni, ex Serpeverde, aspirante specializzando nella Camera dell'Amore


Maëlys Éclat (Jane Levy), 19 anni, ex Corvonero, aspirante specializzanda nella Camera della Morte


Istruttori

Theodore Mark Ceartis (Dylan O'Brien) 26 anni, Ex-Grifondoro. Indicibile specializzato nella Camera dello Spazio.



Oswald Edward Kruger (Colin Farrell), 29 anni, Ex studente di Durmstrang. Indicibile specializzato nella Camera del Pensiero.


Viktoria Amèlie Hartmann (Tilda Swinton), 25 anni, Ex studentessa di Durmstrang. Indicibile specializzata nella Camera dell'Amore

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3732734