Devotion

di mietze
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come i Non-Ti-Scordar-Di-Me ***
Capitolo 2: *** Se proprio insisti ***
Capitolo 3: *** Dovresti stare più attenta, dolcezza ***
Capitolo 4: *** Linny Blue ***
Capitolo 5: *** La profezia mutilata ***
Capitolo 6: *** Hogwarts' blues ***
Capitolo 7: *** Promesse antiche ***
Capitolo 8: *** La Giostra dei Quattro Volti ***
Capitolo 9: *** I Quattro Volti ***
Capitolo 10: *** Il villaggio di Hogsmeade ***
Capitolo 11: *** Scala di grigi ***
Capitolo 12: *** Diffindo ***



Capitolo 1
*** Come i Non-Ti-Scordar-Di-Me ***


Non scrivo da parecchio tempo, ma appena ho visto una fanart Jily, la mia mente ha iniziato a produrre i più svariati scenari e quindi eccomi qui. Spero che vi piaccia e che mi diate anche qualche riscontro, mi piacerebbe poter migliorare. Ringrazio già tutti coloro che dedicheranno un po' del loro tempo per leggere questa storia. Buona lettura :3 ... Lily

DEVOTION.

Capitolo 1 # Come i non-ti-scordar-di-me.

 
Hogwarts Express, 1 settembre 1977.
Il Binario 9¾, come ogni anno, pullulava sempre di gente. Intere famiglie di maghi e streghe si riversavano in quel lungo binario. Molti genitori tentavano di tenere a bada i figli che, per l’eccitazione di andare ad Hogwarts per la prima volta, erano totalmente fuori controllo. Altri invece si profondevano nelle solite raccomandazioni. In quest’ultima categoria rientravano anche Fleamont ed Euphemia Potter, che avevano cercato di infondere un po’ di buonsenso in James e Sirius, ma avevano la netta sensazione che qualsiasi cosa avessero detto, non sarebbe servito a molto. Prima che sparissero all’interno dell’Espresso per Hogwarts ricordarono a Sirius che contavano sulla sua presenza per le vacanze di Natale. Sirius sorrise e annuì energicamente, per poi raggiungere l’amico all’interno del treno. Quando entrarono furono subito bersaglio di sguardi sdolcinati e di pura venerazione da parte di svariate ammiratrici che, tra saluti e complimenti, cercavano disperatamente di ingraziarseli. Proseguirono gettando occhiate veloci nei vari scompartimenti, mentre l’Espresso per Hogwarts non aveva tardato neanche un minuto a partire. Si fermarono solo quando trovarono Frank Paciock intento a leggere. Irruppero nello scompartimento come due trottole; erano inarrestabili. Due uragani. Frank Paciock sospirò e chiuse il libro ben cosciente del fatto che la calma era finita.
« Frank, vecchio mio! Via via, ci sarà tutto il tempo per deprimersi, non indugiare su questi brutti oggetti! » disse James scagliandosi sul sedile di fronte a lui, per poi prendere il libro e scaraventarlo nella cappelliera.
« Felpato, io credo che il nostro vecchio caro Frank abbia molto da raccontarci. » disse con un ghigno malefico.
« Ramoso, hai assolutamente ragione. Non erano deliziosi ? Dividere una coppa gigante di gelato da Florian Fortebraccio. Che cosa romantica! » continuò a punzecchiarlo a dovere Sirius con fare teatrale, mentre si stravaccò sul sedile di fianco a James, ridendo a più non posso. Poi presero ad imitare una coppietta che si teneva mano per mano e Sirius faceva finta di imboccare James, sbattendo ridicolmente le ciglia. James, che non perdeva mai l’occasione di fare l’idiota, diede manforte a Sirius gettandosi sopra di lui, imitando Frank mentre sbaciucchiava Alice.
« Oh sì, Frank! Così! » disse Sirius imitando una voce femminile, prima di scoppiare in una risata quasi canina, alla quale si aggiunse anche James.
« Siete due canaglie irrecuperabili, lo sapete ? Non è affatto divertente! » sbottò Frank roteando gli occhi e sbuffando. Aveva raggiunto una tonalità di rosso tale da assomigliare ad un pomodoro maturo.
« Un giorno vi innamorerete di qualcuno e finalmente vi metterete la testa a posto! » continuò accigliato. Sirius fece una faccia schifata e stava per controbattere, ma la porta dello scompartimento si aprì e furono interrotti.
« Remus ? » chiese una voce femminile. James si allontanò da Sirius, scattando in piedi. Gli erano bastate due sillabe per riconoscere quella voce. La sua Lily. Cercò di assumere un atteggiamento spavaldo e noncurante.
« Ciao Evans! Che dolce, sei venuta a cercarmi perché ti mancavo troppo ? » disse passandosi istintivamente una mano tra i capelli già indomabili, con un sorriso da ebete mentre si perdeva nei suoi occhioni verdi. Il fatto che lo stesse guardando corrucciata era del tutto irrilevante.
« Oh su, non guardarmi così. Prometto che non ti trascurerò più! » disse accarezzandole la guancia con un sorriso spavaldo in viso. Prima ancora che potesse continuare con quella scena pietosa, Lily cominciò a prenderlo a librate.
« SEI-UN-IDIOTA-JAMES-POTTER! » sbottò lei inviperita. Era esasperante. Fin da quando si erano conosciuti, quell’idiota l’aveva perseguitata. Ovunque andasse, lui era lì ad esasperarla. Continuò a tirargli il libro addosso, farfugliando parole come “Non mi sei mancato affatto”, “Sei insopportabile”, “Idiota”. Quando il libro lo colpì sul braccio sinistro, notò qualcosa scintillare sul petto di lui. Si bloccò improvvisamente e rimase a fissarlo con il braccio ancora a mezz’aria, la presa sul libro sempre ben salda.
« Non è possibile. È uno scherzo, vero ? Tu caposcuola ? » farfugliò lei. I suoi pensieri andavano così veloce che non riusciva a star loro dietro. Non era possibile. Remus doveva essere caposcuola, non quell’idiota di Potter. Non faceva altro che cacciarsi nei guai e non rispettare le regole! Com’era potuto accadere ? Lily Evans giunse alla conclusione che si trattava solamente di uno scherzo orribile.
« Sì, bella trovata Potter. Per un momento quasi ci stavo cascando. » sbottò guardandolo torva, scuotendo la testa con disapprovazione massima.
« Oh, non si tratta affatto di uno scherzo. Non vedo l’ora delle ronde notture insieme a te, Evans. » disse James ammiccando, che aveva riacquistato tutta la sua sbruffonaggine. Sirius raggiunse il compagno di merendine e ridacchiò.
« Oh … Hai portato un’amica Evans ? Che pensiero gentile. E io che pensavo che mi odiassi! » disse Sirius in un ghigno, superandola. Solo in quel momento James si accorse della ragazza appena dietro di lei. Era senza dubbio una bella ragazza. Aveva lunghi capelli ondulati corvini e due grandi occhioni blu. La pelle diafana e le labbra rosse come le rose. Sirius, nel frattempo, non aveva indugiato neanche un momento e si era presentato alla ragazza, che rispose timidamente, stringendogli la mano.
« Andiamo El, Remus non è qui. Stai lontana da questi due; dietro a quei sorrisi patetici e balordi si celano due idioti. » disse risoluta, mentre faceva dietrofront. La sua amica fece altrettanto, probabilmente reputava saggio ascoltare l’amica e non incappare nelle sue ire.
« Oh, sarà proprio questo sorriso patetico e balordo a farti innamorare, Evans! » le urlò ridendo James, che continuava a sperarci, nonostante tutto. Sentì solo un “Ti piacerebbe!” di rimando.
 
*
 
Era passata quasi un’ora da quando Lily Evans aveva smollato James Potter in quello scompartimento, dandogli due di picche per l’ennesima volta. All’inizio aveva farfugliato qualcosa come “Chi se ne frega. Posso avere tutte le ragazze che voglio”, seguito da Sirius che annuiva approvando totalmente, per poi ammutolirsi e guardare fuori dal finestrino con aria contrita.
Per quanto si sforzasse di apparire spavaldo e irriverente, dentro si sentiva male. Non era la prima volta che Lily Evans lo rifiutava con tale ferocia, ma mai prima di allora ci era rimasto veramente male. Si era sempre divertito ad esasperarla e non aveva mai fatto sul serio con lei. Certo, era una bella ragazza e fino a quel momento, gli sarebbe bastata la soddisfazione di uscire con lei e potersi vantare di esserci riuscito, ma qualcosa stava cambiando e, per quanto si rifiutasse di accettarlo, prima o poi avrebbe dovuto farci i conti.
Il fiume di pensieri che stava tormentando James Potter fu interrotto dal rumore della porta che sbatteva. Remus Lupin aveva preso posto accanto a Frank Paciock che stava dibattendo animatamente con Sirius, il quale sosteneva che innamorarsi era una disgrazia e che era un totale spreco farsi accalappiare da una, quando poteva avere qualunque ragazza della scuola. Remus non entrò in merito. James lo guardò e gli sorrise.
« Evans, ti stava cercando. Ti ha trovato ? » disse impaziente. Voleva sapere qualsiasi cosa avesse a che fare con lei.
« Oh sì, niente di che, voleva iniziare il giro di ricognizione. Sono ancora prefetto. » disse sbuffando, mentre si godeva la comodità di quel sedile. Remus fece un riassunto veloce del suo giro. Aveva già ripreso alcuni studenti indisciplinati e si era già beccato le solite minacce che ne seguivano.
« C’era anche la sua amica con i capelli neri ? Te l’ha presentata ? » s’intromise Sirius curioso. Era rimasto piacevolmente sorpreso da quell’incontro. Forse sarebbe riuscito a sbandierarla come trofeo ancora prima che iniziassero le lezioni.
Remus si guardò attorno, cercando qualsiasi tipo di via d’uscita da quella domanda, ma non ne trovò. Sembrava che tutti fossero curiosi di conoscere la risposta a quella domanda.
« È nuova. Prima studiava a Beauxbatons, ma ha deciso di finire gli studi ad Hogwarts. Si chiama Lyanna Morland. » disse conciso. Cercò di tenere a bada la loro curiosità, ma sapeva che prima o poi l’avrebbero messo alle strette. Trascorsero il resto del viaggio addentrandosi e scartando le più svariate congetture. Sirius sembrava intenzionato a non voler desistere dal suo obiettivo. Quando arrivarono alla stazione di Hogsmeade, si affrettarono a prendere i bagagli e si diressero alle carrozze. Pioveva a catinelle e quando arrivarono ad Hogwarts erano del tutto fradici, ma a loro importava poco, perché presto si sarebbero trovati nella Sala Grande e si sarebbero abbuffati e avrebbero scoperto in che casa sarebbe finita l’amica di Lily Evans. Sirius fremeva dall’eccitazione. Non vedeva l’ora di esibirsi in tutto il suo charme. James Potter gli diede una pacca sulla spalla, non facendo altro che incoraggiarlo ancora di più.
« Allora Lunastorta, cosa ci stai nascondendo ? » disse James, guardandolo con un sorriso vittorioso, avendo colto di sorpresa l’amico. Tuttavia la mente di Remus fu riportata ad un ricordo specifico della sua estate. Al giorno in cui si era dovuto trasformare di nuovo da solo, dopo dieci mesi in cui non aveva dovuto affrontare quella tortura da solo. La sua mente fu riportata esattamente a due mesi prima.
 
Era il primo luglio 1977.
Di tutte le stagioni, l’estate era quella che Remus Lupin meno sopportava. Perché? Be’, il motivo era davvero ovvio: perché non sarebbe stato ad Hogwarts. Perché non ci sarebbero stati i suoi amici a supportarlo. Perché si sarebbe dovuto trasformare da solo. Erano già passate tre settimane da quando aveva salutato James, Sirius e Peter alla stazione di King’s Cross. La solitudine l’aveva assalito nel momento stesso in cui si era separato da loro e aveva svoltato all’angolo, diretto verso casa. Ogni anno si ripeteva che le cose sarebbero cambiate, che sarebbe stato diverso, che avrebbe affrontato la cosa, ma puntualmente l’angoscia s’insidiava dapprima nei suoi sogni, per poi impossessarsi di ogni centimetro del suo corpo, ancora prima che la scuola finisse. Cominciava tutto con la fine degli esami, quando i giorni ad Hogwarts erano agli sgoccioli. Mentre tutti erano in fibrillazione per l’estate, le vacanze e si rincorrevano l’un l’altro per organizzare i vari incontri, Remus Lupin sentiva montargli dentro lo stesso senso d’irrequietezza che pensava di aver abbandonato per sempre quando aveva varcato il muro del Binario 9 ¾ dieci mesi prima. James e Sirius avevano tentato di alleviare un po’ il dolore con la promessa che sarebbero andati a trovarlo, ma sapeva che sarebbe stato difficile con i tempi che correvano. Non avrebbe certo biasimato i loro genitori se avessero proibito loro di allontanarsi troppo e senza scorta, visto che Lord Voldemort era in cerca di seguaci e il consenso a suo favore non faceva altro che crescere. Ma tutto ciò non era per nulla rilevante. Non importava quanto comprendesse la situazione o le motivazioni altrui, perché per quanto si trovasse concorde con i timori dei genitori, niente importava davanti ad una semplice, disperata domanda: quanto tempo avrebbe dovuto trascorrere solo prima di poter rivedere i suoi amici ? Il bisogno di avere qualcuno vicino era viscerale. Il bisogno di non essere più solo era così radicato in lui, come se le sue viscere si fossero annodate.
Era stato uno sciocco a pensare di avere una speranza di felicità.
Sarebbe sempre stato l’incubo peggiore di ogni genitore.
Sarebbe sempre stato un mostro.
Sarebbe sempre stato un reietto, uno scarto della società
Sarebbe sempre rimasto solo.
Non era cambiato proprio nulla. Si odiava. Si odiava con tutto se stesso, perché non imparava mai la lezione. Perché non riusciva mai ad accettare quello che era. Come poteva ? Era disgustato da quello che provava quando si trasformava. Ma si odiava soprattutto perché, dopo tutti quegli anni, permetteva ancora alla solitudine di avere un potere su di lui; il potere di farlo soffrire.
Aveva passato le ultime tre settimane in fase di negazione sotto le coperte, abbandonandole solo per soddisfare i bisogni primari. Nell’ultima settimana poi, con l’avvicinarsi della luna piena, aveva pure smesso di recarsi in sala da pranzo per i pasti. “Forse se m’indebolisco, non avrò le forze necessarie per trasformarmi” aveva pensato dopo aver sentito sua mamma chiamarlo per cena. Per un momento, un solo momento, aveva avuto un barlume di speranza. Ma poi aveva capito quanto quel pensiero fosse disperato. Era un povero illuso; niente avrebbe posto una parola fine all’irrimediabile. Si odiava ancora di più la sera, quando sentiva sua madre crollare e piangere disperatamente, perché non poteva fare nulla, perché non c’era nulla che potesse aiutare il suo bambino. Sapeva che, dietro ai loro sorrisi, ai loro incoraggiamenti, ai loro sforzi di apparire forti per lui, i suoi genitori stavano crollando. Non si meritavano di soffrire in quel modo. L’aveva sempre pensato, certo, ma ad ogni luna piena se ne convinceva sempre di più; non meritavano di avere un mostro, una creatura ripugnante come figlio.
Il fatidico giorno era arrivato. Il tramonto era inesorabilmente iniziato e Remus Lupin, più stanco e afflitto che mai rotolò giù dal letto di malavoglia e si diresse il più lontano possibile da casa sua. Il passo trascinato si era presto trasformato in una corsa. Si stava inoltrando nel cuore del bosco, diretto verso quella montagna disabitata. Voleva allontanarsi il più possibile dove nessuno avrebbe potuto vederlo, dove non avrebbe potuto fare del male a nessuno. Nonostante il fiatone, non indugiò nemmeno per un momento. Non gli importava delle ferite a causa dei rami, non gli importava di quanti animali pericolosi potevano esserci in quel momento. Presto, molto presto, sarebbe diventato lui stesso un animale pericoloso. Forse il più pericoloso. Si fermò solo quando fu sicuro di essere così lontano da non costituire più una minaccia. Le lacrime avevano preso a rigargli il viso ancora prima che potesse fare qualcosa per fermarle e non fecero che aumentare quando i canini presero ad allungarsi e curvarsi in due spaventose zanne, le unghie crescere e diventare artigli affilati, il pelo spuntare con forza dalla pelle e ogni osso del suo corpo fratturarsi, flettersi, allungarsi, ricostituirsi fino a quando non raggiunse la fisionomia di quella di un lupo. Le urla di dolore squarciarono la calma di quella calda notte di mezza estate, ma nessuno avrebbe potuto salvarlo da quella sofferenza.
Scorazzò in lungo e in largo, si morse e si lacerò la sua stessa carne con i suoi artigli, rifiutandosi di accettare di essere anche quella bestia. Si scagliò contro un tasso, che, per quanto fosse un animale tendenzialmente pacifico, se provocato si trasformava in un animale tenace e minaccioso. Infatti aveva avanzato una difesa degna di nota, assalendolo con tutta la forza che i suoi 13kg gli conferivano e affondando i lunghi artigli nella carne, approfittando di un momento di debolezza per sfuggirgli. Non che Remus si fosse poi impegnato davvero. Si fiondava su animali grossi per distrarsi dalla sete di sangue che lo portava a desiderare di lacerare la carne degli abitanti del villaggio. Si inoltrò nuovamente nel bosco, trovando un piccolo ruscello. Vi affondò il muso, cercando di ripulirsi le zanne dal sangue. Dopo essersi dissetato, riprese ad affondare gli artigli nella sua stessa carne finché non si ritrovò di nuovo nella sua forma umana. Non sapeva quanto tempo fosse passato; doveva essersi addormentato per la stanchezza. Udì un rumore e si alzò di scatto. Fu in quel momento che il suo sguardo si posò su due occhioni blu come i non-ti-scordar-di-me.
 
« Hogwarts chiama Lunastorta. Hey vecchio mio, ci sei ? Ma che diavolo ti prende oggi ? » sbottò piano Ramoso con fare impaziente. Di tutta risposta sembrava che Remus Lupin si fosse ripreso e lo fissò per un momento, prima di scuotere il capo e sussurrare un “Non ora, Ramoso”, con sguardo eloquente. Doveva essere qualcosa di grosso. Qualcosa che nessun altro, oltre a loro, doveva sentire. Questo non fece altro che aumentare la sua curiosità. Cosa poteva essere successo durante l’estate ? Cosa poteva essere successo di così importante, da non poterne parlare lì ? In sei anni James Potter non aveva mai sperato che il banchetto d’inizio anno durasse il meno possibile. 

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Capitolo 2
*** Se proprio insisti ***


DEVOTION.
Capitolo 2 # “Se proprio insisti”.
 
Hogwarts, 1 settembre 1977.
« Questo comportamento è inqualificabile Lunastorta, mi hai sentito ? Inqualificabile! Come puoi farmi questo ?! » mormorò James, sillabando con la massima cura e indignazione la parola “inqualificabile”, per poi borbottare per tutto il resto del tempo come una pentola di fagioli. Remus fu solo in grado di udire un “dovrò indire un consiglio”, “non ho parole”, “ammutinamento”.
« James, noi non abbiamo un consiglio, lo sai vero ? » lo canzonò Lunastorta cercando di soffocare le risate. James si stava comportando in modo infantile; per una volta non era al centro dell’attenzione, non veniva viziato e coccolato e quello era il risultato.
« Be’ dovremmo averlo! Ti stai ammutinando! E smettila di guardarti in giro, mi dà sui nervi! Digli qualcosa Felpato! » mugugnò disperato. Ormai l’aveva presa come una battaglia personale.
« La vera domanda, Remus, è: perché Evans sembra saperne più di noi ? » disse Sirius dando manforte al compagno di merendine, mentre con il capo faceva cenno alla rossa che era intenta a parlare con aria divertita con Emmeline Vance, Marlene McKinnon, Mary McDonald e la ragazza dai capelli neri, che, intercettando i loro sguardi, disse qualcosa alle ragazze e si diresse verso di loro.
Lyanna Morland fece capolino proprio davanti a Remus e chiese se poteva unirsi a loro per un momento. Il ragazzo dai capelli castano chiaro aveva annuito automaticamente e prim’ancora che James e Sirius riuscissero a negarglielo si sedette accanto a Remus, con gli altri tre Malandrini di fronte.
« Ma che fine hai fatto ? Tra poco c’è lo smistamento! » mormorò Remus del tutto noncurante della discussione in sospeso con i due amici.
« Scusami, volevo avvisarti ma non ho fatto in tempo. » mormorò lei dispiaciuta. « La professoressa McGranitt ha pensato che potesse mettermi troppo in imbarazzo davanti a tutti e quindi, mentre aspettavamo les enfants, mi ha messo un chapeau orrendo sulla testa! » continuò tutta concitata. Non fece in tempo a continuare il racconto, poiché Remus era scoppiato a ridere.
« Tu sapevi che mi avrebbe messo quel cappello orribile ? Mon Dieu! Sei … Sei un delinquente! » disse con un’espressione torva in viso. La reazione di Lyanna era stata impagabile. Remus rideva talmente tanto che aveva le lacrime agli occhi. Farfugliò un “scusa” cercando di darsi un contegno, mentre lei lo guardava con l’aria fintamente offesa.
« Comunque non mi hai ancora spiegato perché ci hai messo tanto. » disse poi Remus, cercando di farsi perdonare offrendole tutta la sua attenzione.
« Quel chapeau orribile continuava a dire che dovevo andare a Corvonero, ma poi cambiava idea e diceva che sarei stata bene anche a Grifondoro. Allora gli ho chiesto di mettermi in Grifondoro e dopo un po’ si è convinto e ha detto “se proprio insisti, sarà meglio Grifondoro”. Non volevo rimanere sola a Corvonero. » spiegò, quasi sussurrando per l’infinito imbarazzo l’ultima frase. Le sue guance avevano raggiunto una tonalità rosso ciliegia. Per quanto Remus apparisse sempre ben equilibrato, sapeva cosa significava aver paura di rimanere soli, aver paura di non essere compresi o peggio, giudicati. Si ricordò di quanto quella paura l’avesse invalidato per tre lunghe settimane. Era stato prigioniero delle sue stesse paure nel suo stesso corpo e quella, decretò Lunastorta, era la cosa peggiore che avesse mai provato fino a quel momento. Non era più stato libero di decidere per se stesso, poiché l’angoscia lo aveva incatenato con la sua morsa stretta al letto. Scacciò quei pensieri e, per sdrammatizzare, aveva sostenuto che tutti sapevano che Grifondoro era la casa migliore di tutte, al che Lyanna l’aveva abbracciato con un sorriso a trentadue denti. James e Sirius avevano seguito il tutto con l’orrore dipinto in viso, scambiandosi di tanto in tanto occhiate eloquenti. James era così sconvolto che, se avesse stretto il calice un altro po’, si sarebbe sicuramente frantumato. Lyanna si perse via ad ammirare lo splendore generale e i suoi occhioni blu si dipinsero di meraviglia quando vide il Cappello Parlante intonare una canzone.
« Stai fraternizzando con il nemico! » sussurrò James in un momento in cui Lyanna era del tutto assorta a guardare il Cappello Parlante.
« Esatto! » esclamò Sirius solennemente con le braccia conserte e lo sguardo di disapprovazione.
« Ancora con questa storia ? Non vi sembra di esagerare? » fu l’unica cosa che riuscì a dire Remus, prima che la ragazza tornasse a guardarlo. Nel frattempo il Cappello Parlante aveva appena finito di cantare la canzone. La professoressa McGranitt stava spiegando ai giovani maghi del primo anno come funzionava lo smistamento.
« Allora Remus, questi sono i tuoi amici ? » chiese guardando prima James e poi Sirius, rivolgendo un’occhiata incerta anche su Peter Minus. Remus annuì. I pregiudizi e gli avvertimenti su quei due l’avevano raggiunta ancor prima di entrare ad Hogwarts, ma non aveva mai dato troppo peso alle dicerie. Lily Evans era stata molto chiara riguardo l’opinione che aveva di loro, ma lei non era Lily Evans. Pensò che fosse saggio tener a mente quegli avvertimenti, ma pensò che fosse corretto dare a quei due una possibilità di provarle il contrario, o almeno il beneficio del dubbio. Infondo nessuno l’aveva ancora messa in ridicolo o bullizzata; se si fosse arrivati a tanto, avrebbe sempre fatto in tempo a cambiare idea su di loro.
« Naturalmente mi ha parlato tanto di voi. Tu devi essere James; Remus dice che sei il cercatore più bravo di tutta la scuola. » esordì Lyanna mentre li guardava con interesse. Remus guardò James inarcando il sopracciglio. L’amico, a sentirsi definire “il cercatore più bravo della scuola”, cominciò a sciogliersi un pochino. Quando si rese conto di quanto fosse stato infantile, divampò. Per la prima volta in vita sua avrebbe voluto sotterrarsi.
« Non ti ho detto che anche lei giocava a Quidditch a Beauxbatons ? Vedi Lyanna ? Te l’avevo detto che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Hai già fatto amicizia con Lily e hai conosciuto le altre ragazze. Vedrai che James e Sirius saranno come dei fratelli per te. » continuò Remus con tono mellifluo e un ghigno malefico, rigirando il coltello nella piaga. Se la stava proprio spassando alla grande. Specialmente sottolineando con enfasi la parola “fratelli”, sapendo che Sirius, con tutta probabilità, intendeva essere tutto, tranne che un fratello per lei. A quell’idea Felpato inorridì, vedendo i suoi sogni svanire all’istante.
« È vero che hai una moto ? Remus dice che vai très vite! » disse lei cercando di fare conversazione mentre aveva buttato un’occhiata al bel moro. Lui si ridestò dalla sua aria contrita nel momento stesso in cui aveva sentito la parola “moto”. Forse c’era ancora speranza di non essere relegato allo status di fratello. Tutti i suoi sogni poco casti tornarono a balenargli nella mente. Non afferrò bene cos’avesse detto alla fine, poiché né lui né James erano molto ferrati in francese.
« Oh pardon, devi scusarmi, ma sono così abituata a parlare francese che ogni tanto mi scappa qualche parola. Volevo dire che vai veloce! » si scusò subito lei.
« Oh, non ti preoccupare cherie. Sì! Vola anche! L’ho un po’ modificata. » disse Felpato senza perdere l’occasione di sfoderare tutto il suo charme. La ragazza non si perse neanche una parola di tutto il racconto che fece Sirius sulla moto. James gli diede manforte sottolineando quanto l’amico fosse impavido ed esperto nel guidare quel veicolo. I due si guardarono e pensarono che forse forse Lyanna non era un nemico. Quando i due ego smisurati dei suoi amici si calmarono, Remus riuscì a presentarle anche Peter Minus, che fino a quel momento si era preoccupato di annuire e supportare le argomentazioni di uno o dell’altro amico. Quando la cerimonia di smistamento pareva agli sgoccioli, Lyanna pensò che non fosse opportuno privare ulteriormente James e Sirius del loro amico e, quindi, tornò a sedere accanto a Lily Evans, sollevata dal pensiero che in ogni caso Remus le aveva chiesto di trovarsi a colazione. Remus non commentò il loro comportamento, ma non appena Lyanna se n’era andata, non aveva perso l’occasione di lanciare loro occhiate di rimprovero e disapprovazione.
 
*
 
Quando il banchetto volse al termine, Silente fece un breve discorso sull’importanza di coltivare relazioni sane e profonde in tempi oscuri e difficili come quelli e poi li congedò.
Lily Evans, da diligente Caposcuola qual era, richiamò l’attenzione degli studenti di Grifondoro del primo anno e, aiutata da Remus, li accompagnò fino alla Torre di Grifondoro che si trovava al settimo piano. Lily spiegò agli studenti che la Sala Comune dei Grifondoro era collocata dietro al ritratto della Signora Grassa. Spiegò, inoltre, che per accedere alla Sala Comune era richiesta una parola d’ordine e che questa, per motivi di sicurezza, cambiava ogni mese. Sottolineò l’importanza della segretezza della parola d’ordine e poi pronunciò in modo chiaro “Virtus” ed entrarono nella Sala Comune. La ragazza dai capelli rossi indicò ai giovani maghi i loro dormitori a sinistra e poi fece la stessa cosa con le giovani streghe indicando i dormitori a destra. Lily salutò Lupin e si diresse verso il proprio dormitorio.
Ancora prima di entrare sentì un gran chiacchiericcio provenire dalla propria stanza e quando vi entrò vide le compagne bombardare di domande la nuova arrivata.
« Via via, ragazze! Le state facendo il terzo grado. » disse Lily scuotendo il capo con fare protettivo.
« Noi stiamo facendo che cosa ? » chiese Marlene McKinnon
« Volevamo solo sapere com’era Beauxbatons! » esclamò a loro difesa Emmeline Vance.
« Sì! Hai interrotto il racconto Lily! Allora, c’erano anche ragazzi lì a Beauxbatons ? » chiese Mary passando agli argomenti più importanti. Lily fece roteare gli occhi, ma poi si sedette sul letto e seguì altrettanto interessata. Lyanna rise e poi passò a spiegare che c’erano anche tantissimi ragazzi a Beauxbatons, al contrario di quello che ci si aspettava, per poi fornire un confronto con quello che aveva potuto notare in quella giornata, decretando infine che forse i ragazzi di Beauxbatons erano più romantici, mentre quelli di Hogwarts più belli e con più muscoli. Mary McDonald e Marlene McKinnon erano in totale fibrillazione; non c’era pettegolezzo che sfuggisse loro. Era chiaro che sarebbero morte dalla curiosità a sapere com’era quel mondo al di fuori di Hogwarts.
« Andiamo, anche i nostri ragazzi non se la cavano male per quanto riguarda galanteria » disse Emmeline Vance a difesa della loro parte.
« Oh sì, ce n’è uno in particolare poi … » disse Mary McDonald ridacchiando, guardando Marlene con occhiate eloquenti.
« Sì, l’ostinazione di James Potter nel voler uscire con te è così romantica. » disse Marlene tirando una gomitata a Lily, che sbuffò e provò a sviare il discorso, mormorando qualcosa come “Potter è un idiota”, “Non ci uscirò mai”.
« Lo sanno tutti che ti muore dietro! »
« Pensa che bello sarebbe il giorno del vostro matrimonio; lui bello come il sole, tu con un velo lunghissimo e il vestito bianco da principessa! E pensa che belli i vostri figli! Un bel mini Potter con i capelli neri del papà e gli occhioni verdi della mamma! » disse Marlene sognante, immaginandosi il tutto nei minimi dettagli. Mary McDonald aveva la stessa aria sognante dell’amica. Stavano quasi per scoppiare dall’emozione.
Lily Evans dal canto suo continuava ad aprire bocca e richiuderla non trovando le parole adatte per negare con risolutezza quelle assurdità, al che alla fine affondò il viso nel cuscino per la disperazione.
« Tanto lo sappiamo che infondo ti piace! » disse Emmeline ridacchiando.
« Per lui è solo una sfida! » farfugliò Lily a corto di argomentazioni ragionevoli.
« Ma dai! Se non facesse sul serio, non credo che avrebbe passato anni a provarci. Si sarebbe stancato di essere continuamente rifiutato! » constatò Marlene.
« Non succederà mai! » si ostinò Lily.
« E tu cosa ne pensi Lyanna ? » disse Emmeline, che aveva notato la felicità della nuova arrivata nel non dover partecipare a quella discussione. Gli occhioni blu di Lyanna passarono velocemente in rassegna i volti di ognuna delle compagne di stanza, aprendo bocca più volte per dire qualcosa, per poi richiuderla in imbarazzo. Non voleva incappare nelle ire di nessuna, specie quelle di Lily Evans. Non si era certo dimenticata del fatto che avesse preso a librate il povero ragazzo.
« Be’, penso che alla fine siano affari suoi. » disse guardando Lily, la quale sussurrò un “finalmente”, “un po’ di buonsenso”.
« Però a parte la scenata pietosa sul treno, tutto sommato mi è sembrato a posto. Forse è solo disperato e non sa come fare. » concluse, con Mary e Marlene che avevano lanciato un gridolino per l’estasi.
« Anche tu ? Non è possibile! » sbottò Lily con un’espressione sorpresa sul viso. Era così inorridita e sconvolta che la sua faccia pareva urlare un “Tu quoque”, come se avesse appena ricevuto delle coltellate sulla schiena similmente al vecchio Cesare.
« Tra rose e fior, sboccia l’amor, James e Lily si voglion sposaaar — Mary non fece in tempo a finire di cantare quella canzoncina, poiché Lily le aveva lanciato un cuscino in pieno viso, dando vita ad un’estenuante battaglia di cuscini, che alla fine le vide tutte annaspare a terra.
« Partono in due, tornano in tre, questo vuol dire che è nato un bebè! » finì Marlene piangendo dalle risate insieme a Mary che si nascose sotto le coperte per scampare all’ira di Lily, che alla fine aveva urlato un “piantatela” esasperata.
 
*
 
Dopo essersi congedato da Lily Evans, Remus Lupin aveva temporeggiato il più possibile nella Sala Comune, per non dover affrontare quella discussione che stava rimandando da quando era salito a bordo dell’Espresso per Hogwarts. Era ancora decisamente infastidito rispetto l’atteggiamento infantile e di sfiducia che avevano mostrato i suoi amici, ma dall’altro lato capiva anche le loro preoccupazioni. Alla fine pensò di non avere scampo in ogni caso, quindi tanto valeva continuare a posticipare. Inspirò profondamente per poi dirigersi al dormitorio. Quando entrò nella stanza, sentì i loro sguardi seguire la sua figura ovunque andasse. James era scattato in piedi e prima che Remus potesse iniziare a sbraitargli contro, si affrettò a dire “Ci dispiace per esserci comportati da idioti”. Al che Remus si calmò un pochino. Perlomeno davano parvenza di consapevolezza e rimorso circa le loro azioni. Questo non lo fermò dal fare una magistrale imitazione di un James geloso che gli diceva “Ammutinamento” e “Stai fraternizzando con il nemico!”. Né James, né Sirius ebbero la sfacciataggine di controbattere in quel momento, poiché nessuno dei due aveva intenzione di peggiorare la propria situazione.
« Cosa vi aspettavate che facessi ? Che l’abbandonassi a se stessa il primo giorno ad Hogwarts ? Con Pix che si diverte a fare scherzi e possibili aspiranti Mangiamorte che ce l’hanno a morte con i mezzosangue e i nati babbani ? » continuò fuori di sé in quello che ormai era diventato un monologo. James e Sirius si scambiarono un’occhiata, giungendo alla conclusione di rimanere in religioso silenzio. Poche volte avevano visto Remus così alterato e l’ultima volta risaliva all’episodio in cui Piton stava per essere sbranato da Lunastorta.
« Che razza di idiota! E io che ho passato tutta l’estate a parlarle di voi, di che ottimi amici siete, di quanto siete comprensivi — »
« Hai passato tutta l’estate con lei ?! » sbottò Sirius strabuzzando gli occhi per poi assumere un’aria offesa. Remus gli lanciò uno sguardo truce.
« E voi avete passato quasi tutta la serata a guardarla storto, come se non fosse già abbastanza in ansia. Pensate che non le siano arrivate voci su di voi ? Be’ sì, ma ha fatto finta di non averle sentite ed è stata gentile con voi. Non ve lo meritavate. » continuò esattamente da dov’era stato interrotto, cominciando a spogliarsi, al che poterono notare una serie di nuove cicatrici. A quella visione i pensieri di James volarono alle trasformazioni dell’amico e immaginò quanto fosse stato difficile doverlo fare da solo, senza di loro. Il pensiero lo rattristò talmente tanto che sommato alla strigliata lo avevano messo k.o, perché sapeva di essersi comportato in modo stupido.
« Hai ragione Remus, ci siamo comportati da stupidi … Cercheremo di comportarci meglio. » disse poi James, sperando che bastasse a chiudere la questione. Quella discussione lo aveva reso consapevole dei propri atteggiamenti ed era perfino arrivato a provare vergogna per come si era comportato e aveva portato a galla cose che non gli piacevano, cose a cui non voleva pensare, né tantomeno accettare. Remus pareva essersi sfogato e, sebbene non sembrasse del tutto convinto del fatto che si sarebbero comportati meglio, approfittò del loro silenzio per sparire in bagno a darsi una rinfrescata e lavarsi i denti, per poi infilarsi i pantaloni del pigiama e sdraiarsi finalmente sul letto a baldacchino. Chiuse gli occhi per un po’, cercando di non pensare a nulla.
« Pensavo che volevate farmi delle domande. » disse alla fine tenendo gli occhi chiusi con un sorriso sul viso, accordando loro tacitamente il permesso di tempestarlo di domande.
« Allora hai passato tutta l’estate con lei ? » sbottò Sirius prima che l’amico cambiasse idea e fosse troppo tardi. James rise, imitato da Peter Minus e Remus attese qualche istante prima di rispondere a quella domanda, per poi girarsi su un fianco, guardarlo e lasciare che le sue labbra s’increspassero in un ghigno.
« Sì, ha passato tutta l’estate a casa mia. È un problema ? » gli disse di rimando Remus, premurandosi di enfatizzare quel “a casa mia”. Sirius strabuzzò gli occhi incredulo, per poi rivolgergli uno sguardo truce. James si era bloccato; non aveva mai visto Lunastorta rispondere in quel modo.
« Come mai sta da te ? » chiese James, sperando che la finissero di beccarsi come due galletti nello stesso pollaio.
« Suo padre è molto amico di mio padre, sai, con il fatto di quello che sono, molti si sono allontanati quando l’hanno saputo. Il signor Morland, invece, ha aiutato un sacco i miei quando è successo tutto, poi però si sono dovuti trasferire in Francia perché la moglie non si trovava a vivere qui. Comunque, hanno avuto dei problemi alla fine dello scorso anno scolastico e quindi lei e il padre sono tornati qui. Il padre ha dovuto fare un sacco di lavori nella loro casa in montagna e quindi ha chiesto ai miei se potevamo ospitarla, anche per permetterle di fare amicizia con qualcuno della sua età. » spiegò senza farsi sfuggire troppe informazioni. I due parvero rifletterci, ma sembrava che la loro curiosità non era ancora stata placata.
« E come mai Evans la conosceva già sul treno ? » fece James ripensando al fatto che Lily le aveva già trovato un nomignolo. In quel momento i suoi pensieri vagarono su di lei; l’aveva trovata terribilmente bella e dolce anche quando gli aveva urlato contro o lo aveva picchiato con il libro. Era estremamente tenera quando faceva così.
« Gliel’ho presentata durante l’estate, pensavo che tra ragazze sarebbe stato più semplice inserirsi ad Hogwarts o andare a fare shopping a Diagon Alley. In più Lily è molto gentile e disponibile e quindi pensavo solo che fosse la persona più indicata. » spiegò tranquillo, riportando l’amico alla realtà, il quale aveva prontamente annuito davanti a tutti quegl’aggettivi che descrivevano la sua amata. Non era un segreto che ne fosse ossessionato; era un segreto che se n’era innamorato. Si comportava ancora come se non gl’interessasse sul serio, ma era certo che Remus sapesse quanto invece le cose erano cambiate, ma da buon amico si teneva quei pensieri per sé, specie sapendo quanto Sirius fosse suscettibile e possessivo nei confronti dei suoi migliori amici.
« Quali problemi ? » chiese Sirius alla fine, abbandonando lo sguardo torvo che aveva assunto qualche minuto prima.
« Sono affari suoi, non credo che ci dovremmo impicciare. » disse Remus passando lo sguardo da James a Sirius.
« Sì, ma tu lo sai, vero ? » continuò Sirius incurante.
« Sì. » sussurrò Lunastorta.
« Ma non ce lo vuoi dire, mh ? » continuò imperterrito Felpato, alzandosi e parandoglisi davanti, deciso a provocarlo.
« Le ho promesso che non l’avrei fatto. » ammise risoluto dopo essersi alzato in piedi anche lui, guardando torvo l’amico.
« Quindi ci stai dicendo che per te lei è più importante di noi che siamo i tuoi amici ? » sibilò Sirius.
« Voi le rivelereste il mio segreto ? » domandò Remus posando lo sguardo dapprima su Sirius, per poi passare a James e Peter, che prontamente risposero negando. “Assolutamente no!” aveva detto Felpato.
« No! MAI! » aveva detto James che era scattato in piedi spalancando gli occhi a quella domanda.
« E allora potete capire perché non posso dirvelo, o almeno, per ora. » disse Remus.
Sirius d’altro canto non sembrava pienamente soddisfatto della risposta che Lunastorta gli aveva rifilato, ma sembrava aver deciso di abbandonare le ostilità.
« Ti fidi di me ? » gli aveva poi chiesto Remus, sapendo di non averlo convinto del tutto. Al che Sirius rispose prontamente di sì.
« E allora fattela passare e smettila di fare il coglione. La gelosia non ti si addice Felpato. » lo canzonò alla fine.
« Geloso ? IO ? Vorrai scherzare, spero! » sbottò incredulo.
« Ma non riesco a capire se eri geloso perché pensavi che lei ti avrebbe rubato l’amico o perché ho passato tutta l’estate con lei e chissà cosa potrebbe essere successo in due mesi. Povero cucciolo! » continuò Remus scompigliandogli i capelli, scoppiando a ridere. James si unì alle risate, vedendo l’amico in difficoltà per la prima volta. Di solito erano loro due a farsi beffe di Remus.
Lunastorta venne scaraventato sul letto e ciononostante aveva le lacrime agli occhi per le risate. Quando la situazione si fu calmata Remus se ne uscì con un “Comunque lei sa”. James e Sirius si voltarono sconcertati, sperando di aver sentito male.
« Sa che cosa sono. Mi ha visto mentre tornavo in forma umana. » mormorò infilandosi sotto le coperte. « Non sa di voi, non gliel’ho detto. » si affrettò a dire. Gli altri tre lo imitarono, presumendo che forse non fosse il momento più adatto per parlarne.
 
*
 
Per quanto fossero numerosi gli elementi che li rendevano unici, tutti loro avevano molto in comune, anche se non se ne rendevano conto. Tutti loro si erano infilati sotto le coperte facendo finta che andasse tutto bene, che non ci fosse nulla a turbarli, girandosi dall’altra parte. Ma poi le loro menti avevano cominciato a produrre i più svariati pensieri, che di base riflettevano un’unica preoccupazione di fondo: la paura di quello che li aspettava, la paura di rimanere soli, la paura di accettare che il tempo degli scherzi doveva pur finire, la paura di non avere abbastanza tempo per rimediare.
James, Sirius, Remus, Lily, Lyanna, per quanto fossero diversi, in quel momento, mentre si facevano scudo con le loro coperte, erano tutti uguali, tutti terribilmente tormentati dalle loro paure, non che qualcuno di loro lo avrebbe mai ammesso, certo.
James Potter si era ritrovato a ripensare a quanto ci fosse rimasto male per quell’ennesimo rifiuto e non riusciva a non odiarsi per non essere stato in grado di farsela passare. Nonostante si fosse ripromesso che la sua ossessione per quella ragazza dovesse finire, non ce l’aveva fatta. Aveva passato tutta l’estate ripetendosi che lei era solo una sfida, che voleva solo togliersi uno sfizio, ma quando se l’era ritrovata davanti, il suo stomaco aveva iniziato a fare le capriole. Ma a quel punto, consapevole di non essere riuscito a dimenticarla, non era riuscito nemmeno a fare qualcosa per meritarsela. Aveva solo fatto l’idiota, di nuovo, perché, nonostante tutto, davanti a lei si sentiva ancora a disagio e allora, piuttosto che ammettere i suoi sentimenti per lei e affrontare la cosa, faceva l’idiota. Ripensò al fatto che fosse all’ultimo anno. Sirius aveva intenzione di sistemarsi in un posto tutto suo, Remus avrebbe avuto molte difficoltà a causa della sua condizione e probabilmente la stabilità poteva solo sognarsela. E lui ? Lui neanche ci aveva pensato. Ma l’immagine che gli affiorò nella mente non gli piacque per nulla. Non voleva ritrovarsi solo. Si sentì ancora peggio a ripensare a quanto era stato infantile con Remus. A ripensarci avrebbe voluto sotterrarsi. Solo in quel momento sembrava rendersi conto di come apparisse in realtà. Si era sempre sentito onnipotente; aveva dei bei voti, aveva degli ottimi amici, un sacco di ammiratrici. Ma la realtà era che non era nessuno. Al di fuori di Hogwarts non era nessuno e quei pochi che si fossero ricordati di lui, probabilmente non avrebbero avuto chissà quale ricordo significativo. Probabilmente sarebbe stato ricordato come “quello che faceva il figo” o, peggio ancora, “quell’idiota di Potter” per altri. Sentì lo stomaco stringerglisi in una morsa, percependo l’angoscia assalirlo centimetro dopo centimetro. Quasi gli mancava l’aria. “Cosa vi aspettavate che facessi ? Che l’abbandonassi […] con possibili aspiranti Mangiamorte ?”. Quelle parole gli rimbombavano nella testa ed erano state come uno schiaffo in pieno viso. Aveva trascorso il suo tempo a pensare a cose inutili, mentre fuori c’era la guerra. Era ora di cambiare. Il tempo delle marachelle era finito.
A pochi metri di distanza, c’era un Sirius che fingeva di dormire, mentre ripensava a quanto era successo quel giorno. “Un giorno vi innamorerete di qualcuno e finalmente metterete la testa a posto” gli aveva detto Paciock. Scacciò quel pensiero, dicendosi che non aveva bisogno di farsi accalappiare da qualcuna. La verità era che il pensiero di innamorarsi di qualcuno lo terrorizzava, perché si sarebbe ritrovato ad essere vulnerabile e allora era meglio scappare quando le cose cominciavano a farsi serie.
Tutti in quei letti, alla fine, per un pensiero o per l’altro si ritrovarono a confrontarsi con la realtà. A realizzare che forse forse non erano poi così speciali, che non aver avuto il coraggio di ammettere di non voler essere soli, di aver bisogno di qualcuno o di dover maturare. Ma per quanto quel pensiero avesse fatto visita alle loro menti, non tutti avevano voluto accettarlo. Alcuni erano più consapevoli, altri avevano preferito ignorarlo e scacciarlo via.

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Capitolo 3
*** Dovresti stare più attenta, dolcezza ***


DEVOTION.
Capitolo 3 # Dovresti stare più attenta, dolcezza.
 
Hogwarts, 2 settembre 1977.
Fuori dalla finestra del dormitorio la tempesta impazzava, il vento ululava e le foglie venivano trascinate di qua e di là con violenza da quel turbine d'aria. Un tuono particolarmente assordante l’aveva svegliata nel bel mezzo di un sonno ristoratore. Lyanna aveva provato e riprovato a riaddormentarsi sotto quel soffice ammasso di coperte calde, ma, tra il baccano della pioggia battente, il frastuono dei tuoni e l'ansia di un nuovo inizio, non era proprio riuscita a darsi pace per un momento. Alla fine accettò sconsolata l'impossibilità di trovare un po' di riposo e si alzò dal letto con largo anticipo, giungendo alla conclusione che tanto valeva, perlomeno, rendersi il più presentabile possibile. Dopo essersi data una rinfrescata, si mise la divisa e tentò in tutti i modi di fare qualcosa per quegl'occhioni stanchi, ma nulla accorse in suo aiuto. Scese per le scale a chiocciola e si sedette sul divano davanti al camino, rimanendo del tutto ipnotizzata dalle ultime fiammelle che non volevano saperne di estinguersi. Spostò lo sguardo sul resto della Sala Comune, guardando con interesse i vari decori. Non riusciva a credere che fosse davvero lì. L’estate era volata così velocemente che non aveva avuto il tempo di realizzare che non sarebbe tornata a Beauxbatons. Non voleva ammetterlo, ma le mancava terribilmente. Le mancava Beauxbatons, le mancava il profumo di lavanda, i suoi amici e i macarons. Non che ci fosse qualcosa che non andasse ad Hogwarts o nelle persone con cui aveva fatto amicizia. L’unico difetto che avevano, e non si poteva di certo attribuire loro la colpa, era che tutto fosse così nuovo per lei.
Ci farò l’abitudine” pensò cercando di rasserenarsi per quanto possibile.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore che proveniva dal piano di sopra. Si guardò attorno, cercando di capire quale fosse la causa. Sentì dei passi giungere dalla scala a chiocciola a sinistra e poi vide delinearsi una figura. Solo quando fu più vicina riuscì a riconoscerlo; era Remus Lupin.
« Nottataccia anche per te ? » chiese Lyanna a bassa voce.
Dal canto suo, Remus, nonostante fosse ancora lontano, non ebbe bisogno di guardare ulteriormente la figura per capire chi fosse. L’aveva riconosciuta dalla voce.
« Sì, come se non bastasse ci si è messo pure Peter a russare come un elefante. » rispose sconsolato stravaccandosi sul divano accanto a lei, che di tutta risposta gli sorrise e gli fece una carezza sulla guancia.
« Pronta per oggi ? » le chiese il ragazzo dai capelli castano chiaro.
« A dire il vero mi sta salendo l’ansia; ho paura di combinare qualche pasticcio. » ammise lei lisciando le pieghe della gonna. Remus fugò le sue paure, sostenendo che non c’era nulla di cui preoccuparsi, cosa che riuscì a migliorarle leggermente l’umore. Lyanna poggiò il capo sulla sua spalla e si perse nuovamente nei suoi pensieri.
Ricordava ancora il giorno in cui l’aveva conosciuto. Remus era stato fin da subito molto gentile con lei, cosa che aveva apprezzato moltissimo. Era un ragazzo gentile, intelligente, dolce e sensibile, ma sapeva anche rispondere per le rime qualora la situazione lo richiedesse. Rimasero così davanti al camino a chiacchierare del più e del meno fin quando non udirono vari rumori. Il castello si stava svegliando. Quando fu un orario appropriato scesero alla Sala Grande per fare colazione. C’erano già un paio di studenti di altre case. Evidentemente non erano i soli ad essere stati strappati dai sogni precocemente. Presero posto e furono contenti di gustarsi tutto quello che Hogwarts offriva loro. Presero ad imburrare le fette di piane tostato, perdendosi poi nella scelta della marmellata più gustosa. Avevano tutte un aspetto invitante, cosa che li mise tremendamente in crisi.
« La McGranitt ci raggiungerà dopo la colazione per darci gli orari delle lezioni. » spiegò Remus prima di addentare la prima fetta di pane tostato. Si persero a discorrere delle varie lezioni che avevano scelto di proseguire, prima di essere raggiunti da Lily Evans e dal suo seguito, proprio di fronte a loro. A sentir parlare di materie, si erano subito aggiunte alla conversazione. Alcune dichiararono che i compiti erano troppi e altre si dicevano preoccupate per quello che le attendeva. Certo era che sarebbe stato un anno particolarmente impegnativo, visto che li attendeva i M.A.G.O. Quando Remus e Lyanna avevano già consumato metà della loro colazione, videro un James Potter, seguito da Sirius e Peter, in forma smagliante. Vederlo così energico, propositivo e deciso era decisamente allarmante. Non si poteva mai sapere cos’avesse in mente. James si sedette di fianco a Lily, mentre Sirius e Peter presero posto di fianco a Remus. Lily sbuffò sonoramente.
« Dovevi sederti proprio qui, Potter ? Che cosa vuoi ? » domandò la ragazza dai lunghi capelli rossi.
« Non gira tutto intorno a te, Evans. Ho affari importanti oggi! » disse Ramoso afferrando con una mano una fetta di pane e dall’altra un coltello. Prese a spalmare il burro. Lily lo guardò con fare circospetto. Si chiese cosa diamine significasse tutto ciò. Lui era sempre lì a tormentarla. Era molto risentita da quello che aveva detto. Cercò di non sbottare; non voleva dargli la soddisfazione di essere riuscito nel suo intento. Il silenzio di Lily, però, era abbastanza per far sorridere James. Evidentemente la notte gli aveva portato grandi idee; il cambio di tattica con lei doveva essere una di quelle. Lily si concentrò sul suo piatto. Non sapeva perché la cosa la infastidisse tanto. Quando Potter andava da lei, la cosa la irritava enormemente, ma ora il fatto che non la schernisse le dava ancora più fastidio.
Forse il pensiero che il suo mondo girasse tutto intorno a te ti lusingava Lily Evans”, le disse una vocina nella sua testa. Cercò di scacciare quei pensieri, prima che fosse troppo tardi.
« Passiamo alle cose importanti. » esordì James addentando poi la fetta di pane. « Remus ci ha detto che te la cavi con il Quidditch. Non c’è tempo da perdere. Oggi prenoterò il campo per domenica 11; prima facciamo le selezioni, meglio è. Non c’è tempo da perdere. Dobbiamo annientare i Serpeverde. » continuò con decisione, divorando il resto della fetta di pane.
« Non mi alleno da un sacco di tempo! Non credo che sia una buona idea … » disse Lyanna, guardando poi Remus preoccupata. James, che non si aspettava una risposta negativa, quasi si strozzò.
« Sciocchezze Lyanna, sciocchezze! Il Quidditch è come camminare; una volta che impari non te lo puoi dimenticare! » rispose James con fervore.
« Ma — »
« Tu. Domenica prossima. Campo di Quidditch. »
« James, lasciala in pace se non vuole. » intervenne Remus.
« Ci sono anche altre ragazze nella squadra! Vedrai che si troverà bene! » rispose tra un boccone e l’altro. « Dai! Al massimo se va male ci facciamo quattro risate. Un paio di tiri ? » concluse James facendo gli occhioni dolci. Lyanna sospirò e annuì temendo che nulla avrebbe potuto placare James Potter.
Qualche istante dopo furono raggiunti dalla professoressa McGranitt, che distribuiva diligentemente gli orari personalizzati in base ai corsi seguiti. Con sommo rammarico di tutti gli studenti del settimo anno, pareva proprio che avrebbero avuto ben poco tempo libero e quelle ore libere erano sicuri che avrebbero fatto meglio ad impiegarle in modo saggio, ad esempio per prepararsi ai M.A.G.O.
« Oh eccola qui, cercavo proprio lei signorina Morland. »
Lyanna guardò sorpresa la professoressa McGranitt, rimanendo però in ascolto.
« Ho potuto apprendere che a Beauxbatons ha seguito il corso di Alchimia e che desidererebbe continuarlo. Quest’anno sono lieta di poterle confermare che vi è stato un sufficiente numero di iscritti per il suddetto corso. Quindi, potrà parteciparvi, ma dovrà abbandonarne un altro, poiché non avrebbe abbastanza tempo per seguirli tutti. » spiegò in modo chiaro e conciso l’austera professoressa.
« Oh capisco. Sono molto felice di poter continuare Alchimia anche qui professoressa. Credo, quindi, che lascerò Divinazione; non fa per me. » affermò Lyanna senza doverci pensare due volte.
Non aveva mai avuto un grande interesse per la Divinazione; non credeva si trattasse realmente di magia. Le sembrava più una trovata per impostori e ciarlatani. In più, dopo tutto quello che aveva passato voleva starci il più lontano possibile.
« Allora non c’è altro d’aggiungere; ecco qui il suo orario definitivo. » disse con un piccolo sorriso la professoressa mentre le porgeva il foglio di pergamena. Lyanna era sicura che, nonostante la McGranitt non potesse affermarlo in quanto non sarebbe stato appropriato visto il suo ruolo, fosse del suo stesso avviso per quanto riguardava l’“arte” della Divinazione.
Prese il foglio di pergamena e ricambiò il sorriso leggermente imbarazzata. Poi vi posò lo sguardo e guardò che cos’avesse quel giorno.
« Due ore di Trasfigurazione, due di Pozioni, pausa pranzo, due ore di Difesa e due di Alchimia. » esclamò Remus sbalordito.
« Saremo insieme fino a Difesa, io poi devo scappare a Divinazione. Ad aver saputo che ci sarebbero stati abbastanza iscritti, avrei abbandonato quella robaccia pure io! » proseguì ridendo.
Finirono tutti di riempire le loro pance di tutte le cose buone che offriva la cucina di Hogwarts e poi si diressero verso la metà del cortile per poi entrare in un’aula luminosa e spaziosa. Era circondata da alte finestre e ospitava quattro file di tre scrivanie. Vi era inoltre spazio sufficiente anche per delle gabbie, due lavagne e una cattedra. Tutti si affrettarono a prendere posto; James e Sirius rigorosamente nei banchi in fondo, al contrario di Lily e Lyanna che avevano preferito prendere posto nelle prime file per poter seguire meglio. Marlene e Mary, invece, avevano trovato posto in un banco posto a metà e a loro andava più che bene, era una posizione che permetteva loro di seguire, ma anche di perdersi nei loro pettegolezzi e non avrebbero potuto chiedere di meglio. Con sommo rammarico di Alice, che avrebbe preferito amoreggiare insieme a Frank, si sedette con l’amica Emmeline accanto al fidanzato e a Peter Minus in uno dei banchi in mezzo. Remus aveva preso posto nel banco di fianco a Lily e Lyanna, sedendosi con il suo compagno di studio Benjamin Dixon, uno studente altrettanto diligente di Tassorosso.
La professoressa McGranitt non perse neanche un secondo e iniziò subito il suo discorso di inizio anno, rammentando loro quanto fosse decisivo quell’anno per i loro futuri e di quanto si aspettava da loro. In seguito ricapitolò il programma che avrebbero seguito, in modo che tutti avessero in chiaro quali fossero gli obiettivi e con quali tempistiche si aspettava che venissero raggiunti. Poi iniziò la lezione.
« Dunque, chi sa spiegarmi in cosa consiste l’incantesimo di animazione ? » chiese la professoressa McGranitt, spostando lo sguardo da uno studente all’altro. Si levarono alcune mani, tra cui quelle di Evans e Morland.
« Per Merlino, è la copia di Evans. Ci mancava un’altra so-tutto-io. Secondo me Evans ha passato tutta l’estate ad addestrarla a dovere. » sussurrò Sirius dando una gomitata all’amico, facendogli poi cenno con la testa.
« Oh, prego signorina Morland. »
« L’incantesimo di animazione è uno dei più impegnativi nella Trasfigurazione; esso consiste nell’infondere un comando ad un oggetto. Per questa pratica si utilizzano spesso armature e statue, ciononostante si prediligano le prime poiché vuote all’interno e quindi più facilmente animabili. Le statue invece sono un unico blocco e necessitano di più energie per essere animate. Si può infondere un comando per volta. Siccome sono oggetti privi di coscienza, si limiteranno ad eseguire l’ordine impartito. Se si tenta di animare un oggetto già precedentemente animato, bisognerà imporre il proprio ordine su quello precedente, nel tentativo di mutarlo. Il movimento della bacchetta richiama il lancio di una canna da pesca ed è vivamente consigliato di mantenere il contatto visivo mentre si casta l’incantesimo. La formula varia in base all’ordine che si vuole impartire. » disse Lyanna cercando di sintetizzare il più possibile, senza però omettere nulla di importante. Lei e Lily si erano impegnate molto durante l’estate per rimanere al passo con le richieste degli insegnanti e sperava di iniziare con il piede giusto.
La profesoressa McGranitt era piuttosto felice di vedere che qualcuno, oltre a Lily Evans, dimostrasse un po’ di interesse e attenzione verso la materia. Fu ancora più contenta di notare che, nonostante fosse il primo giorno, la nuova studente di Grifondoro non si era lasciata intimorire dall’ansia del primo giorno e partecipasse attivamente come avrebbero dovuto fare anche gli altri.
« Saprebbe farmi un esempio che non sia il “piertotum locomotor”, signorina Morland ? » domandò curiosa di testare le conoscenze e le inclinazioni della nuova alunna. Lyanna si prese qualche istante per pensare ad un esempio accettabile.
« Armaturam contendor. In questo caso l’armatura dovrebbe iniziare a marciare verso una meta prestabilita. » disse guardando poi Remus, il quale di rimando le sorrise.
La professoressa McGranitt sorrise per poi annuire.
« Molto bene signorina Morland. Assegno a Grifondoro dieci punti. »
Lyanna divampò violentemente. Non sapeva neanche da dove le fosse spuntata fuori tutta quell’intraprendenza, ma era contenta che tutte quelle ore di ripasso insieme a Lily e Remus fossero state utili. Si erano privati di molte belle giornate estive, ma avevano sperato di portarsi avanti il più possibile, in modo da partire avvantaggiati.
Il resto della giornata fu altrettanto impegnativo. Lyanna era riuscita a seguire le lezioni. Certo, a Pozioni non brillava come Lily, le mancava quel sesto senso, quell’intuito che invece la rossa aveva, ma era comunque riuscita a confezionare una pozione di qualità soddisfacente. Al contrario di Trasfigurazione e Difesa, in cui era proprio riuscita a dare il meglio di sé. Temeva terribilmente Storia della Magia, nonostante se la cavasse sempre in qualche modo, non riusciva mai andare oltre ad un accettabile. Non le piaceva proprio. La cosa peggiore era che non aveva ancora avuto il dispiacere di presenziare ad una lezione del professor Rüf.
*
La lezione di Alchimia, seppur partisse dalle basi, era stata piuttosto avvincente; la professoressa Coslett aveva ritenuto che fosse meglio ripartire dal concetto di rebis, prima di ritornare sui simboli alchemici e la loro applicazione. Lyanna, essendo del tutto arrugginita in materia, aveva preso molti appunti e, nonostante non conoscesse nessuno in quel corso, non si era lasciata intimorire e aveva fatto alcune domande per chiarire i propri dubbi. Non ricordava che Alchimia fosse così tosta.
Com’era successo da quando era approdata ad Hogwarts, anche in quella lezione non erano mancate le occhiate curiose e i sussurri alle sue spalle. Ogni tanto le capitava di sentire di sfuggita un “ma chi è quella ?”, “ma è nuova ?”. Non le aveva mai dato troppo fastidio; era una cosa del tutto normale, semplicemente trovava fuori luogo il fatto che non lo nascondessero nemmeno. Sarebbe stato più opportuno presentarsi e farla finita.
Ciononostante, da quando era entrata in quell’aula, si sentiva perennemente osservata; ma non come si era sentita osservata per il resto della giornata. Si sentiva fissata, spiata. Si guardò attorno ed intercettò lo sguardo di due occhioni color ghiaccio che appartenevano ad un ragazzo che vestiva i colori verde-argento. Aveva sentito molto parlare di quella casa e spesso in modo molto poco lusinghiero, ma aveva sentito parlare altrettato male di James e Sirius e invece si erano dimostrati dei bravi ragazzi, seppur un po’ vivaci.
Nonostante fosse seduto, sembrava piuttosto alto e in forma. Aveva i capelli neri come la pece ed era eccezionalmente affascinante e Lyanna per un istante si senti … “Attratta ?” — Sì, probabilmente avrebbe usato proprio quella parola per descrivere come si era sentita in quel momento.
Non aveva la più pallida idea di chi fosse, ma i suoi modi l’avevano incuriosita. I loro sguardi si erano incrociati solo per un breve istante, che però parve loro molto più lungo. Lyanna divampò e tornò a seguire la lezione senza più girarsi o intervenire.
Alla fine della lezione aveva riposto con cura il libro nella borsa, insieme alla piuma, l’inchiostro e il rotolo di pergamena in cui aveva preso appunti extra. Si diresse all’uscita decisa a raggiungere la Sala Comune il prima possibile.
« E così Grifondoro ha aggiunto altra feccia alla sua casa. Ho sentito dire che è una mezzosangue. Non mi sorprende che sia finita lì. » disse una voce maschile alle sue spalle.
« Non è la nuova amica di Sanguesporco ? » se ne aggiunse un altro.
« Be’ non poteva certo sperare in qualcosa di meglio una del genere. »
Lyanna si girò, per poi constatare che la voce proveniva da un piccolo gruppo di studenti di Serpeverde. Non che li conoscesse, ma aveva la vaga sensazione che quello che stava per seguire non sarebbe stato un incontro piacevole. In tutto erano in cinque; due erano molto alti e robusti, si assomigliavano anche, probabilmente erano imparentati. Gli altri tre non si distinguevano né per altezza né per stazza. Due di loro avevano i capelli chiari, mentre uno li aveva più scuri.
« Avete qualche problema ? » sibilò lei, stringendo istintivamente la presa sulla bacchetta infilata nella manica del mantello.
« Sì, non ci piace la feccia. »
« Oh allora abbiamo una cosa in comune, quindi fatemi il piacere di evaporare. »
« Lurida mezzosangue! »
I toni si stavano accendendo velocemente e dalle parole tre di loro avevano già sfoderato le bacchette. Lyanna fece altrettanto. Non le piaceva l’idea che pensassero che lei avesse paura.
« Mulciber! Lestrange! Tre contro uno ? Non vi sembra troppo vile anche per voi ? »
Gli occhi di Lyanna volarono verso la voce che si era appena inserita. Apparteneva al ragazzo che l’aveva fissata a lezione. Non l’aveva nemmeno visto arrivare.
« Ci sentivamo solo in dovere di darle il benvenuto, Jones. Niente di personale. Giusto per chiarire la gerarchia; è meglio che la feccia impari subito a rispettare i superiori. »
« Non farmi ridere. Non vorrai riferirti a te! » disse sprezzante Lyanna con un ghigno soddisfatto.
Si evitò uno scontro fisico semplicemente perché orde di studenti si stavano riversando per tutto il corridoio e allora ci sarebbero stati troppi testimoni. Mentre il gruppetto di Serpeverde si era dileguato nella folla, Jones le si era parato davanti.
« Dovresti stare più attenta, dolcezza. » disse in tono serio, incatenando lo sguardo di Lyanna ai suoi occhi di ghiaccio, per poi passare il dorso delle dita su una guancia.
« Che cosa vuoi ? »
Jones fece spallucce per poi farle un sorriso sghembo e andarsene. Lyanna rimase lì per qualche istante, mentre gli studenti le passavano di fianco. Si passò le dita sul punto esatto in cui Jones l’aveva accarezzata. Era tutto così assurdo. Tornò sui suoi passi e si affrettò a raggiungere la Sala Comune, mentre ripensava a tutto quello che le era successo in quella giornata. La sua chiacchierata mattutina con Remus, James che tentava di convincerla a partecipare alle selezioni di Quidditch, le prime lezioni ad Hogwarts, la paura di non essere abbastanza brava, il disagio di dover seguire un corso da sola, lo scontro con i Serpeverde, Jones. Non riusciva a smettere di pensarci. Chi era ? E soprattutto, che cosa voleva ? Si fermò per un istante appoggiando la schiena al muro. La verità era che quelle parole l'avevano colpita. Avevano riportato a galla dei ricordi che aveva cercato di soffocare per tutta l'estate. I suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime in modo del tutto incontrollato. Stava lottando con tutta se stessa per ricacciarle dentro, ma sembrava che non ci fosse proprio nulla da fare. Le aveva represse per troppo tempo e ora esigevano di liberarsi.

« Hey Morland! »
Lyanna si bloccò. L'aveva colta di sorpresa, del tutto impreparata. "Accidenti" pensò agitata.


Note dell'autrice
Innanzitutto volevo scusarmi per la lunga assenza, purtroppo sto affrontando una perdita ed è un periodo molto duro, quindi vi prego di avere clemenza se il capitolo non è all'altezza degli altri :(
Avevo pensato di accelerare un po' il ritmo della narrazione, ma poi ho ritenuto che fosse più opportuno introdurre Lyanna come si deve. Dal prossimo però s'inizierà davvero a scoprire un po' di più. <3
Nell'ultima parte del capitolo ha prevalso un po' di più il focus su Lyanna, ma avendo dedicato i primi due a Remus, c'era bisogno di spazio anche per spiegare alcune cose, prima che fosse troppo tardi.
Prometto che il prossimo sarà un capitolo più corale <3

Un grazie speciale a Mallveollos per il supporto e le parole di conforto in un momento così difficile. ♥

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Capitolo 4
*** Linny Blue ***


DEVOTION.
Capitolo 4 # Linny blue.
 
Hogwarts, 2 settembre 1977.
« Hey Morland! »
Lyanna si bloccò. L'aveva colta di sorpresa, del tutto impreparata. "Accidenti" pensò agitata. Sentì un brivido salirle lungo la schiena, mentre l’angoscia le attanagliava le viscere. Non aveva mai avuto problemi a mostrarsi debole, ma in quel contesto, circondata da persone del tutto nuove, odiava proprio il pensiero di farsi vedere in lacrime; specie se poi si aggiungevano le chiacchere del precedente scontro con il gruppo di Serpeverde. Si portò istintivamente una mano al viso e con la manica del mantello andò ad asciugare le lacrime che le rigavano il viso. Inspirò profondamente ed espirò adagio, cercando di ritornare in sé.
« Hey, tutto okay ? » disse la voce dietro di lei, prima di appoggiarle delicatamente una mano sulla spalla con fare titubante. Era così turbata che non aveva prestato molta attenzione a ciò che aveva udito; non aveva neanche riconosciuto la voce. Si sentiva come se fosse stata inglobata in una bolla di sapone, in cui tutto sembrava ovattato e lontano, mentre il resto continuava a vorticarle intorno. Quando si accorse di quel tocco inaspettato si girò per scoprire di chi si trattasse, dimenticandosi per un istante di tutto ciò che l’aveva portata in quello stato.
Era James Potter.
I suoi occhi color nocciola scrutavano il viso di lei con serietà e preoccupazione. James non sapeva cosa fare, cosa dire, come comportarsi. Non era mai stato bravo in certe cose, specie poi quando si trattava di ragazze in lacrime. Erano visibilmente imbarazzati entrambi; lei per essere stata scoperta in quello stato, lui perché non si aspettava di vederla in lacrime e non poté fare a meno di sentirsi piccolo e inutile. In modo goffo posò con incertezza le mani sulle sue spalle. I suoi pensieri andavano così veloce che non riusciva a seguirli; era meglio chiedere o era meglio stare in silenzio ? “No, credo che rimanere in silenzio sarebbe ancora più imbarazzante.” Pensò tra sé e sé. Con una mano andò a cancellare una lacrima che le stava ancora rigando il viso.
« Probabilmente sono l’ultima persona che vorresti qui in questo momento … » esordì con un tono di voce basso e incerto.
« E se ti fa stare meglio mandami pure al diavolo … » continuò, mentre passava il suo sguardo su di lei per controllare che le sue parole non avessero soltanto peggiorato la situazione.
« Ma permettimi anche solo di aiutarti a rimettere in sesto questi begl’occhioni. È un peccato vederli così. » concluse con un mezzo sorriso.
Lyanna a vederlo così impacciato, ma determinato tentò di sorridergli a sua volta, anche se ciò che ne uscì fu solo una smorfia buffissima.
« Andiamo Linny Blue. Ho un’idea. » le disse James porgendole la mano.
« Linny Blue ? »
« Sono un mago con i soprannomi. Ti svelo un segreto; tutte le storie d’avventura migliori hanno protagonisti con un bel soprannome. Sei pronta a salpare, Linny Blue ? »
Il sorriso di Lyanna si ampliò, mentre le sue guance si dipingevano di un rosso ciliegia.
Afferrò con gentilezza la mano che James le stava porgendo.
« Faccia strada, Capitano! » rispose Lyanna. Gli occhi ancora pieni di lacrime, ma il sorriso pronto per affrontare quei ricordi.
James cominciò a camminare svelto verso le scale. Lyanna si lasciò guidare. Girarono a sinistra, poi tirarono dritti, il passo sempre più veloce, per poi scendere una rampa di scale. Questa volta girarono a destra. Le scale sopra di loro cambiavano in continuazione, ma James sembrava conoscere quel posto come le sue tasche. Ancora una rampa di scale e poi un’ultima ancora. Erano al terzo piano. Il passo ormai si era trasformato in una corsa. Si fermarono solo quando raggiunsero la statua di una brutta vecchia strega. La statua della Strega Orba. Lyanna si era appoggiata con la schiena al muro, tentando di riprendere fiato. Nel frattempo James aveva mormorato qualcosa e la gobba della statua ora mostrava qualcosa. James l’aveva trascinata dentro.
« Lumos! »
Quel posto era freddo e umido e neanche troppo spazioso. Lyanna si chiese perché l’avesse portata in un posto del genere. Insomma, non era proprio il genere di posto in cui si aspettava di essere trascinata. Si era immaginata tutti gli scenari possibili, tranne quello.
« Ah, eccola qui! » esclamò Potter con un sorriso vittorioso sul viso.
Teneva stretta fra le mani una bottiglia di vetro.
« Burrobirra, Linny Blue ? »
« Be’ ormai la nave è salpata, no ? Tanto vale farlo come si deve. » rispose lei con un sorriso.
« Questo è lo spirito giusto! »
Entrambi si sederono l’uno di fronte all’altra a terra con la schiena appoggiata al muro.
« Calyx »
Due calici spuntarono davanti a loro. James prese a riempirli di burrobirra, per poi porgerne uno a Lyanna, che lo accettò di buon grado.
« Ai soprannomi fighi ? » chiese lei cercando di abbozzare un sorriso.
« Ai soprannomi fighi! » le confermò poi lui ridendo.
Entrambi portarono i calici alla bocca, per poi berne un bel sorso. Lyanna teneva il suo calice con entrambe le mani e non staccava gli occhi dal liquido che vi era dentro. Passarono qualche minuto in silenzio.
« Ho visto un paio di Serpeverde filarsela; era per quello ? »
« No. » disse per poi bere un altro sorso di burrobirra. « Non che sia stato un incontro piacevole. » concluse sospirando.
« Be’ se può consolarti, neanche con noi altri sono tanto simpatici, anzi. »
« È solo che quello che hanno detto mi ha fatto ricordare perché sono qui. I pensieri mi hanno presa alla sprovvista, tutto qui. » disse semplicemente Lyanna, lisciandosi le pieghe della gonna.
James passò qualche istante pensando a cosa fosse meglio fare; chiederle cosa fosse successo o non chiedere nulla. Il problema non si pose, poiché Lyanna l’aveva fatto al posto suo. Non voleva metterlo in una posizione scomoda, così aveva scelto per lui.
« Posso fidarmi che non lo dirai a nessuno ? »
« Quello che succede sulla nave, rimane sulla nave. » disse James con fare solenne.
« Qualche mese fa mia sorella è stata vittima di un tragico incidente. Mia madre con la sua mentalità babbana, non riusciva a comprendere che non potevamo salvarla neanche con la magia. » spiegò, prima di bere un altro sorso di burrobirra. Rimase qualche secondo a fissare il calice, mentre il liquido al suo interno rifletteva la sua figura.
« Più passava il tempo, più delirava. Si è convinta che fosse colpa mia, che fossi un mostro per non averla salvata con la magia, che potessi — »
Lyanna non riuscì a finire il racconto. Scoppiò in lacrime in modo del tutto incontrollato. Era la prima volta da quando era successo tutto, che si lasciava andare davvero. Aveva sempre evitato accuratamente di affrontare la faccenda, ma dopo tutto quel tempo a reprimere quell’angoscia, non riusciva più a trattenerla.
« Scusami … Mi dispiace un sacco, vorrei smettere di piangere, ma non ci riesco. » mormorò tremolante fra un singhiozzo e l’altro, con difficoltà per quanto stava piangendo.
James istintivamente appoggiò il calice a terra e andò ad abbracciarla, senza neanche pensarci due volte. Aveva seguito il racconto con curiosità ed interesse, sentendo, man mano che scopriva nuovi particolari, un senso d’angoscia affiorare nello stomaco e attanagliarlo, togliendogli il respiro. Quando la ragazza era scoppiata in lacrime, James era scattato come una molla, ancor prima di rendersi conto di quello che stava facendo. Sapeva soltanto che lei ne aveva bisogno, che era la cosa più giusta in quel momento. La sua camicia ormai era inzuppata di lacrime, ma gli importava ben poco.
« Hey … Shhh … Va tutto bene, è finita. » le sussurrava accarezzandole leggermente il capo.
Dopo qualche istante così, Lyanna riuscì a calmarsi. James non poté fare a meno di sentirsi molto triste per lei. I suoi pensieri poi volarono a Sirius; pensò a come anche sua madre pensava che fosse un mostro, che non fosse all’altezza delle sue aspettative, che fosse solo una delusione. Anche il suo amico aveva dovuto abbandonare la sua casa, ma a differenza di Lyanna, aveva avuto un buon amico ad accoglierlo in casa sua e prendersi cura di lui. Era certo che Remus si era premurato di essere gentile e disponibile e di rendere il tutto meno doloroso, ma non era la stessa cosa. Remus rimaneva comunque una persona nuova con cui confrontarsi. Aveva lasciato la sua casa, i suoi amici. Aveva lasciato tutto e aveva dovuto iniziare tutto da capo. Ora riusciva a capire perché Remus fosse tanto protettivo con lei. Nonostante Lyanna gli avesse dato tutta l’impressione di essere una tosta, in quel momento era così fragile che aveva paura di poterla spezzare con il suo abbraccio. Poco dopo si staccarono dall’abbraccio e Lyanna si asciugò il viso con la manica del mantello e finì la sua burrobirra.
« Mi dispiace. » sussurrò imbarazzata.
« Non dirlo neanche per scherzo. »
James poi avvicinò la bacchetta al polso per guardare che ora fosse.
« È ora di cena. Hai fame ? » chiese con fare premuroso.
« Un po’. » ammise lei.
« Okay! Ora però fai un bel sorriso al Capitano! » le ordinò atteggiandosi come se fosse un Capitano sul suo vascello. Lyanna ridacchiò nel vederlo atteggiarsi in quel modo e poi abbozzò un sorriso. Si tirarono entrambi su, aspettarono che le voci scomparissero dal corridoio e poi uscirono dal loro nascondiglio. Prima di entrare nella Sala Grande, erano passati al bagno del secondo piano per rinfrescarsi.
« Questo è il bagno delle ragazze, non dovresti entrare! »
« Sì, è vero, ma qui non ci entra mai nessuno. »
« Come mai ? »
« Te lo racconto a cena, Linny Blue. »
« Ah, un’ultima cosa prima di andare, Sembravano avercela in particolar modo con Lily. Pensavo che avresti voluto saperlo. »
James si rabbuiò, per poi assumere un’espressione seria e preoccupata.
« Perché lo dici a me ? » domandò, quasi in ansia perché il suo debole per la rossa fosse così evidente.
« Perché sembra che a te importi davvero qualcosa di lei. » asserì schietta.
« Grazie per avermelo detto. » sussurrò in totale sincerità.
 
*
I due corsero giù alla Sala Grande e, quando sentirono il profumo delle pietanze che erano già spuntate a tavola, si affrettarono a sedersi. Si accomodarono negli unici due posti liberi che erano riusciti a trovare; di fronte a Remus e Sirius. Lyanna ebbe la fortuna di sedersi di fianco a Lily Evans. James, invece, aveva di fianco un ragazzino di qualche anno più giovane che non stava minimamente badando a lui.
« Merlino, Lyanna, ma dov’eri finita ? Ci stavamo preoccupando! » esclamò la sua amica dai capelli rossi.
« Io — »
« E perché hai gli occhi arrossati ? » chiese Remus con fare preoccupato.
« Che le hai fatto, Potter ? Giuro che se ha pianto per colpa tua, io —» sbottò Evans con sguardo inquisitorio. James e Lyanna sgranarono gli occhi increduli. Il ragazzo aprì bocca nel tentativo di dire qualcosa per discolparsi, ma fu preceduto da Lyanna.
« No, Lily, non è colpa sua. »
Lily sgranò gli occhi sorpresa, per poi tornare a guardarlo con sguardo minaccioso, non del tutto convinta.
« Alla fine di alchimia stavo tornando alla Sala Comune, ma mi sono imbattuta in alcuni Serpeverde. Non è stato proprio piacevole. » spiegò Lyanna, cercando di sintetizzare la storia. Non aveva intenzione di raccontare proprio tutto quello che era successo. Non era il caso di raccontare che fosse scoppiata in lacrime e che James aveva dovuto fargli da babysitter. Per quanto fosse stato un gesto altruistico, era convinta che anche James avrebbe preferito tenerselo per sé, dopotutto era molto popolare, non poteva certo sbandierare una cosa del genere, non si addiceva alla sua fama di macho. In più, se avesse raccontato dello scontro, avrebbe dovuto parlare di come era stato sedato e di certo non voleva parlare di Jones che faceva il carino con lei.
« E lui che c’entra ? » chiese Remus guardando l’amico in modo serio.
« Lui mi ha trovata e mi ha tirato un po’ su il morale. Poi ci siamo messi a parlare di Quidditch e non ci siamo accorti che fosse così tardi. Ci dispiace. » spiegò con gli occhi da cucciolo bastonato.
Remus la guardò ancora per qualche secondo preoccupato, per poi spostare il suo sguardo sulla tavolata dei Serpeverde. Sembrava saper già di chi avrebbe potuto trattarsi. I suoi pensieri furono interrotti dal battibecco tra Lily e James.
« Evans, non credi di dovermi delle scuse ? »
« E perché mai, Potter ? »
« Perché mi hai accusato ingiustamente! »
« Non ci hai detto chi erano! » sbottò poi Sirius che non sopportava più il battibecco tra Lily e James. Quell’affermazione sembrava aver catturato l’attenzione di tutto il gruppo che ora guardava Lyanna in attesa di risposta. La ragazza non poté fare a meno di odiarlo un pochino. Sirius sembrava sempre nel suo mondo e poco interessato a cosa gli succedeva intorno, ma aveva notato quanto invece fosse un buon osservatore.
« Mulciber e Lestrange. Ho solo sentito questi due nomi, gli altri due non ho idea di come si chiamino. »
« Avery e Rosier, stanno sempre attaccati a quei tre. » mormorò James.
« Poteva esserci anche Mocciosus, Ramoso. Non dimenticarti che ora si è unito al Mangiaclub. » disse Sirius, guardando attentamente la tavolata dei Serpeverde. Erano tutti lì seduti insieme, confabulando tra loro, come se fossero un clan. A quell’affermazione Lily si rabbuiò e si eclissò per tutta la durata della cena, concentrandosi esclusivamente sulle sue pietanze.
 
*
 
Sala Comune, 11 settembre 1977
Era una domenica mattina; i primi raggi di sole si facevano spazio nel cielo privo di nuvole. I rami e le foglie degli alberi erano del tutto immobili, poiché non tirava neanche un alito di vento. Nel dormitorio di Grifondoro tutti si stavano ancora beando di un sonno ristoratore immersi nelle calde coperte dei loro letti a baldacchino. Tutti, tranne James Potter, che era sveglio da un po’, più energico e grintoso che mai. Si era già dato una rinfrescata e vestito di buon grado. Poi era sceso nella Sala Comune e aveva tentato di distrarsi leggendo il capitolo che aveva richiesto la professoressa McGranitt, ma si ritrovava sempre a rileggere la stessa frase. Il ticchettio del suo orologio non faceva altro che esasperarlo ulteriormente. Si chiedeva com’era possibile che tutti riuscissero a dormire beatamente in una giornata importante come quella. Smollò il suo libro nel suo baule e poi salì le scale del dormitorio femminile due gradini alla volta.
« LINNY BLUUUUE! » gridò con tutte le forze che aveva.
Si era sporto un po’ troppo in avanti e aveva commesso l’errore di attivare le misure di emergenza qualora un dongiovanni tentasse di salire nelle camere delle ragazze. Le scale si appiattirono fino ad annullarsi, diventando poi scivolose. James rotolò fino alla Sala Comune, picchiando qualsiasi arto presente nel corpo. Alla fine si schiantò al suolo e i suoi occhiali andarono in mille pezzi.
« Ma che diamine! » tuonò dolorante. Si distese sulla schiena, per poi estrarre la bacchetta e mormorare con difficoltà « Oculus Reparo ». Era così dolorante che non riusciva a pronunciare correttamente la formula. Vide in modo molto approssimativo molte figure attorno a lui, senza riuscire a capire di chi si trattasse. Erano Remus e Sirius. Riuscì a riconoscere quest’ultimo per la sua risata quasi canina.
« Cercavi di fare il furbo eh vecchia volpe ? » disse Sirius senza riuscire a smettere di ridere.
« Dopo sette anni ancora ti dimentichi di quel piccolo inconveniente ? » domandò Remus in modo retorico.
Lyanna, con tutto quel fracasso, si era svegliata e sentendo qualcuno mugugnare dolorante si era precipitata giù per le scale in camicia da notte di seta nera, riuscendo a mettersi solamente le ciabatte.
A vederlo così dolorante gli si inginocchiò di fianco per guardarlo meglio. Sirius, invece, le aveva piantato gli occhi addosso, beandosi di quella vista. Cosa che non passò inosservata.
« Per l’amor del cielo, James! Stai bene ? Remus, credo che dovremmo annullare le selezioni di Quidditch. » disse rivolgendosi all’amico, ignara del fatto che quelle ultime nove parole, erano le uniche che non avrebbe mai dovuto pronunciare in presenza di James Potter. Remus e Sirius avevano aperto bocca iniziando una frase, senza mai riuscire a concluderla.
« NON SI ANNULLA IL QUIDDITCH! »
Remus e Sirius assunsero delle espressioni che sembravano urlarle “Te l’avevo detto”.
« Ma James, devi convenire con me che stai troppo male. Non puoi giocare così! »
« Non giocherò a Quidditch quando sarò morto! Finché avrò le forze per stare in sella ad un manico di scopa, io prenderò quello stramaledetto boccino. » disse cercando di raccogliere tutte le sue energie per alzarsi in piedi e mostrare loro che era del tutto in grado di farcela. Intanto erano stati raggiunti da Lily Evans che non aveva potuto fare a meno di svegliarsi con tutto quel baccano. Si era bardata con una vestaglia e li aveva raggiunti. Stava per ruggirgli qualcosa contro, ma quando lo vide in quello stato non riuscì a fare a meno di preoccuparsi un pochino per lui. Lo superò di poco e poi esclamò « Oculus Reparo. », mettendogli poi con delicatezza gli occhiali sul viso. Quando la vide, si ammutolì, sedendosi su una poltrona che era vicino a lui, lasciandosi sprofondare con aria affranta. Lily nel vederlo così, si addolcì. Non riusciva ad avercela con lui in quel momento.
« Senti, c’è un solo modo. Io non annullo il Quidditch se — » esordì Lyanna.
« Non si può annullare il Quidditch. Non te lo permetterò! »
Lily sbuffò sonoramente, scuotendo il capo con disapprovazione.
« Io non annullo il Quidditch, se tu fai una cosa per noi. » continuò, ignorando i suoi commenti di sottofondo.
« Che cosa volete ? »
« Gradirei che tu bevessi una pozione rinforzante; giusto per star tutti tranquilli. Che male ti può fare ? » disse lei, cercando di fargli capire che nessuno lì aveva intenzione di sabotargli i piani, ma che volevano solo accertarsi che non si facesse male ulteriormente.
James parve pensarci un po’ su, poi annuì. Remus e Sirius tornarono in camera a vestirsi, dopo avergli promesso che avrebbero fatto il più in fretta possibile, in modo da fare colazione e poi andare al campo insieme. Ciò lo mise di nuovo di buon umore. Lyanna, invece, era corsa al dormitorio a cercare la pozione che avevano preparato lei, Lily e Remus durante l’estate, per rimanere in allenamento.
« Ma che ti è saltato in testa ? Potevi romperti l’osso del collo! » gli disse Lily, quando rimasero soli.
« Ora ti preoccupi per me, Evans ? »
Lily arrossì violentemente, boccheggiando senza sapere cosa rispondere. Il fatto che fosse preoccupata per lui era chiaro, solo, non voleva ammetterlo. O almeno, non voleva ammetterlo se era lui a chiederlo.
« Io … Io non … Be’, non farlo più. » gli disse lei.
« Non l’ho fatto apposta. Devo essermi sporto troppo in avanti e quel maledetto allarme è partito. » disse tastandosi il collo. Lily istintivamente si portò avanti con l’intenzione di massaggiargli il collo, ma quando incrociò il suo sguardo si bloccò e rimase con la mano a mezz’aria, per poi ritrarla velocemente. Lily arrossì ancora di più, andando a mordersi il labbro per l’imbarazzo. James, però, si sentiva estremamente leggero, come se stesse per librarsi nell’aria. Lily si stava preoccupando per lui, gli aveva quasi massaggiato il collo. Era più di quanto aveva mai ottenuto nei precedenti sei anni. Forse il trucco era rimanere agonizzante per terra ogni volta che lei era presente. Scacciò quei pensieri, divertito.
« Lyanna mi ha detto che sei stato molto gentile con lei quel giorno … Sai, il giorno dell’incontro con i Serpeverde … E anche nei giorni dopo. » mormorò lei desiderosa che quel silenzio imbarazzante cessasse il prima possibile. In realtà aveva assillato Lyanna per avere un resoconto che togliesse ogni dubbio sulla colpevolezza di James. Lily era già a conoscenza del passato doloroso di Lyanna, motivo per cui quest’ultima non aveva trovato motivi per cui non menzionarle come James le fosse stato vicino, cosa che stupì decisamente l’amica.
James si rabbuiò per un istante. Le parole di Lyanna gli avevano spesso fatto visita in quei giorni; aveva pure fatto degli incubi, immaginandosi che un gruppo di Sepreverde attaccasse la sua Lily e lui non fosse lì per aiutarla. “Sembravano avercela in particolar modo con Lily. Pensavo che avresti voluto saperlo.” gli aveva detto Lyanna. Il pensiero che potesse succederle qualcosa lo uccideva. Ricordava ancora di averle chiesto perché pensava di doverlo dire proprio a lui. La risposta di Lyanna lo aveva spiazzato. Se n’era uscita con un “Perché sembra che a te importi davvero qualcosa di lei.” che lo aveva colpito e affondato per la sua semplicità. Lo aveva colto di sorpresa. Nei giorni seguenti aveva passato molto tempo a pensare a quella frase. Era vero, gli importava davvero di Lily. Non era più una semplice cotta. Non si sarebbe più accontentato solo della soddisfazione di uscirci; Lily non era più un trofeo che voleva sbandierare ai quattro venti. Era diventata molto di più. Non faceva altro che pensare a lei, ad immaginare un futuro insieme a lei. Avrebbe voluto uscirci, portarle un bel mazzo di fiori, portarla a bere una cioccolata calda, stare sul divano a guardare un film tenendola tra le braccia, fare l’amore con lei e risvegliarsi il giorno dopo con lei accanto. Il fatto era che lui l’amava e l’aveva capito solo in quel momento. La cosa peggiore in tutto quello era che Lily non aveva la minima idea di cosa provasse lui nei suoi confronti ed era ancora convinta di essere solo una sfida per lui.
« Oh … Be’ l’ho vista in lacrime e pensavo solo che fosse la cosa più giusta da fare. » spiegò arrossendo.
« È  stato carino da parte tua. »
James le sorrise. Lyanna ritornò con un sorriso vittorioso sul viso, mentre teneva in una mano una boccettina di vetro. Si era presa anche del tempo per vestirsi, immaginando che sarebbe stata una buona idea lasciarli soli.
« Bevila tutta e ti prometto che non annullerò le selezioni. »
James ubbidì, ricordandosi che lo stava facendo per un bene superiore, ovvero il Quidditch.
 
*
Campo di Quidditch, 11 settembre 1977
Il sole ormai era alto nel cielo e James e il suo seguito si erano precipitati al Campo di Quidditch subito dopo aver consumato la colazione. Inutile dire che il capitano della squadra del Grifondoro era totalmente su di giri, più carico e grintoso che mai. Alla notizia che quel giorno si sarebbero tenute le selezioni della squadra capitanata da James Potter, gli spalti si erano inevitabilmente riempiti di ammiratrici e amici. Con sommo disappunto degli studenti di Grifondoro, sugli spalti erano presenti anche dei Serpeverde. Cercarono comunque di ignorarli, per non mettere ancora più sotto pressione gli aspiranti giocatori rosso-dorati.
All’ingresso in campo del Capitano ci furono applausi e urla di ammiratrici eccitate di vederlo, ma a James bastò vedere Lily Evans tra gli spalti per sentirsi felice come non mai. Per quanto fossero ancora distanti, il fatto che quella mattina lei si fosse preoccupata e presa cura di lui e ora dedicava un po’ del suo tempo per vederlo in campo, era un enorme passo avanti e James ne era consapevole. Nonostante fosse ancora un po’ dolorante, cercò di non darlo a vedere, portando con fierezza la pesante cassa contenente la pluffa, i bolidi e il boccino. Remus e Sirius fecero allontanare dal campo, come ogni anno, le ammiratrici e gli studenti più piccoli che erano lì solo per osservare da più vicino il loro idolo. Quando riuscirono nell’impresa, presero posto in tribuna insieme a Peter Minus, appena sotto il gruppo di Lily Evans.
« Dunque, sapete tutti come funziona; chi ha la miglior prestazione ottiene il posto. Quindi cercate di rimanere concentrati, qualsiasi siano le distrazioni o le provocazioni. » esordì James con voce tonante in sella alla sua Nimbus 1500, facendo cenno con il capo agli spalti.
« Prima di iniziare con le selezioni, facciamo tutti un bel riscaldamento. Tutti un bel giro ampio, con scatti e frenate. Per gli aspiranti battitori, a turno, riscaldatevi con le mazze. Per i cacciatori la stessa cosa con la pluffa; mettetevi in fila indiana, lanciate, recuperate la pluffa e passatela al prossimo dietro di voi. I portieri si mettano dalla parte a sinistra e facciano degli scatti fra i tre anelli. » continuò deciso e irremovibile. Nessuno osava contrariarlo.
« Non voglio sentire chiacchiericcio, proteste o pianti isterici questa volta. Non voglio perdite di tempo. E ora muoviamoci! » concluse, passando lo sguardo severo su ognuno dei partecipanti. Poi spiccò il volo e tutti, in modo ordinato, lo seguirono per il riscaldamento. Sirius non faceva altro che fissare Lyanna, ipnotizzato dalle sue lunghe gambe fasciate da quei pantaloni aderenti.
« Merlino! Che gambe! » aveva commentato con un sorriso accattivante. Remus roteò gli occhi.
« Visto che siete solo amici non ti dispiace se ci provo, vero Lunastorta ? » continuò incurante dell’espressione contrita sul viso dell’amico. Pensava fosse dovuto solo ai fatti che stavano avvenendo in campo.
Prima che Remus potesse rispondere, Lily Evans scoppiò a ridere, per poi uscirsene con un « Lyanna è totalmente fuori dalla tua portata, Black. Vuoi un fazzolettino per piangere ? ». Remus tentò di non darlo a vedere, ma avrebbe voluto scoppiare a ridere a quella battuta.
« Ne sei proprio sicura Evans ? Vogliamo scommettere ? »
« Non ho bisogno di scommettere; ne sono certa. »
« Lo vedremo. » concluse Sirius seccato e determinato.
Dopo una buona mezz’ora, in cui tutti erano riusciti ad ambientarsi e a riscaldare i muscoli, James diede inizio alla selezione.
« Bene! Allora, iniziamo con i cercatori. » disse con un ghigno divertito. Una ragazzina dai capelli biondi si fece avanti. James la salutò in modo sportivo, nonostante la competitività. Si fecero bendare e aspettarono qualche minuto in modo che il boccino venisse liberato e iniziasse a disperdersi in aria. Quando scomparve dalla vista, furono sbendati e schizzarono entrambi alla ricerca della piccola sfera dorata. James assomigliava ad un falco. Ogni tanto faceva delle finte con l’intento di stancare la sfidante. Dopo un buon quarto d’ora di ricognizione, James era finalmente riuscito ad individuare il boccino. Era molto più vicino all’avversaria, perciò fece finta di perlustrare di nuovo la zona e attaccò una finta, per allontanare la bionda, per poi sterzare in modo improvviso, cosa che richiese uno sforzo immenso e si fiondò a catturare la piccola palla dorata.
Le selezioni procedettero con i Portieri; ne erano già passati tre a parità di punteggio, per cui dovettero ripetere l’operazione, finché Jordan Carter, un ragazzino del quinto anno agile e snello, si distinse per il suo stile e per aver parato tutti i tiri che avevano tentato di oltrepassare la sua difesa. James era piuttosto soddisfatto, specie poiché il gruppo di Serpeverde aveva cominciato a risultare molto provocatorio, ma Jordan aveva ignorato le battute e si era aggiudicato il posto nella squadra. Passarono quindi alla selezione dei cacciatori. Caroline Bonner e l’amica Josette Barnes, entrambe del sesto anno, erano già nella squadra, ma avevano sportivamente accettato la sfida e messo in palio anche i loro posti. Nessuno comunque riuscì a fare meglio di loro, per cui rimasero nella squadra.
Mancava un cacciatore.
Era arrivato il turno di Lyanna. Essendo snella e leggera riusciva ad essere molto versatile. La sua ansia stava crescendo, poiché il candidato prima di lei era riuscito ad segnare quattordici reti su quindici richieste.
Sugli spalti, invece, le cose si erano fatte animate. Il gruppo dei Serpeverde aveva raggiunto l’apice delle provocazioni, risultando più chiassoso e invadente che mai, tanto che James non riusciva più a comunicare con i giocatori presenti in campo. Lyanna tentò di focalizzarsi e sfrecciò in avanti per poi lanciare la pluffa nell’anello a destra con forza.
« Mulciber! Quella non è la sudicia mezzosangue amica di Sanguesporco ? » aveva urlato uno dei Lestrange.
La pluffa andò a segno una volta.
« CHI ? »
Poi un’altra ancora, e ancora. Stava raggiungendo l’avversario. Era l’ultimo tiro. Poteva farcela.
« LA FECCIA A CUI STAVAMO CERCANDO DI IMPARTIRE UNA LEZIONE. »
Trattenero tutti il respiro. James aveva gli occhi sgranati. A quell’affermazione, la mano di Lyanna aveva tremato e la pluffa era volata al di sopra degli anelli. Il gruppo di Serpeverde scoppiò a ridere.
« NON VEDO SUPEREROI A SALVARTI QUESTA VOLTA, DOLCEZZA. »
Il gruppo rise ancora più forte. Lei era l’unica ad aver colto il riferimento a Jones, ma era stato troppo. Lyanna era sfrecciata verso uno dei battitori più vicino agli spalti, gli aveva tolto di mano una mazza e aveva colpito il bolide con forza, facendolo sfrecciare verso il gruppo dei Serpeverde, che si lanciarono ai lati per evitare di essere colpiti, per poi dileguarsi.
« ECCO, BRAVI. STRISCIATE AI VOSTRI SOTTERRANEI E RIMANETECI. » aveva urlato di rimando.
Sirius aveva quasi ululato per l’emozione e James le aveva dato una bella pacca sulla spalla. Alcuni si erano pure messi a fischiare felici ed applaudire. Quando riuscirono a calmarsi, tornarono alla disputa.
James stabilì che avrebbero avuto un rigore a testa. Chi sbagliava, perdeva il posto.
Andò prima il ragazzo. Per l’ansia aveva caricato troppo il braccio, con il risultato di mandare la pluffa nella traiettoria sbagliata. Lyanna si prese qualche istante per calmarsi e poi decise di agire. Fece una finta, per poi lanciare in aria, sopra di lei la pluffa. Compì un giro su se stessa con la scopa e nel momento stesso in cui era ritornata in posizione, la pluffa aveva incontrato la coda della sua Nimbus 1001 e con forza era stata scaraventata nell’anello di sinistra. Il portiere non aveva fatto in tempo ad acciuffare la sfera. Era nella squadra. Ce l’aveva fatta. Sorrise vittoriosa e il suo sguardo volò a Remus, che le stava sorridendo dolcemente.
Rimasero in campo fino a quasi l’ora di pranzo, poiché si erano presentati molti studenti per il ruolo di battitore. Liam Ashworth, uno studente del settimo anno, era riuscito a tenersi il posto. Il secondo battitore fu suo fratello minore, Kai, del sesto anno. Quest’ultimo aveva dovuto ripetere quattro volte, poiché v’erano altri concorrenti con il suo stesso risultato. Alla fine però era riuscito ad avere la meglio. Si riversarono tutti con entusiasmo alla Sala Comune, dove festeggiarono insieme i nuovi acquisti della squadra. James era del tutto euforico, continuava a dare pacche e abbracciare i componenti, poi Sirius, poi Remus.
« È pazza quasi quanto me! » disse a Lunastorta, sorridendo a Lyanna.
« Te l’avevo detto che non se la cavava male! »
Il chiasso crebbe; James era una trottola. Non riusciva a fermarsi. Aveva iniziato il suo discorso di incoraggiamento, ricordando che esigeva il massimo da tutti; il loro nuovo obiettivo era annietare i Serpeverde come non mai. Si quietarono solo all’arrivo della professoressa McGranitt, che li aveva richiamati all’ordine.
 
*
 
Hogwarts, 27 settembre 1977
Quel terribile giorno era arrivato. I giorni che lo avevano preceduto erano stati davvero terribili; Remus era diventato estremamente irritabile e spossato. Non aveva l’aria malaticcia che aveva di solito, solo grazie alla scorta di pozioni che Lyanna gli aveva preparato nelle settimane precedenti.
I quattro Malandrini, come sempre, erano sgattaiolati fuori dal castello senza problemi, grazie al mantello dell’invisibilità e alla mappa del malandrino. Non passando quel momento cruciale insieme da mesi, Ramoso e Felpato avevano pensato di non recludere Lunastorta nella Stamberga Strillante, ma di lasciarlo scorrazzare per una volta nella Foresta Proibita, sotto la loro stretta sorveglianza.
Remus era del tutto avvillito, poiché come sempre aveva speso il resto del mese in fase di negazione, ma quel momento era arrivato esattamente come tutte le altre volte e non c’era stato nulla che avrebbe potuto evitarlo. Non una pozione, non un incantesimo. Solo l’inesorabile certezza che anche quella volta ci sarebbe dovuto passare di nuovo. Si trascinò fuori dal castello, per poi sedersi al limitare della foresta. Aspettava impaziente che il tutto avesse inizio torturandosi le mani, con lo sguardo fisso a terra, non volendo intercettare lo sguardo degli amici. Era come un condannato a morte che aspettava l’esecuzione; solo che la trasformazione non lo uccideva mai. Lo portava al limite della sopportazione, ma non era mai abbastanza da porre fine alle sue sofferenze. James intanto tornava vittorioso, dopo aver nascosto sotto al Platano Picchiatore la mappa e il mantello. Fu in quel momento che iniziò.
Remus cadde in ginocchio, con le mani in avanti. Le dita che scavavano nella terra, per aggrapparsi e tentare di ignorare il dolore. Crack. La spina dorsale si era spezzata a metà. Le lacrime avevano cominciato a rigargli il viso, senza che potesse controllarle. Crack. Poi i femori. Il dolore era così lancinante da impedirgli di respirare. Si sentiva morire. Crack. Crack. Ogni osso del suo corpo si spezzava, si allungava, si accorciava, rimodellandosi fino a ricreare la fisionomia di un lupo tre volte grande il normale. Sentì gli artigli spuntargli violentemente dalla carne, allungandosi e curvandosi. I pori della pelle si dilatarono sotto la pressione della pelliccia che premeva per spuntare ferocemente dal derma. Remus non riusciva più a trattenere le urla. Le vene sulle tempie pompavano violentemente il sangue, quasi sul punto di scoppiare. Inarcò la schiena, mentre il suo volto veniva sfigurato per poi allungarsi in un muso feroce. Sentì il sangue scorrergli giù per la gola quando la carne si lacerò per permettere ai denti di rimodellarsi in zanne lunghe, affilate e ricurve. I suoi amici non potevano fare altro che assistere impotenti a quella scena raccapricciante, trasformandosi poi a loro volta, per non diventare bersaglio dell’enorme bestia.
Sirius, che ormai aveva mutato il suo aspetto in un enorme cagnaccio nero, si era avventato come una furia sul lupo, affondando le zanne nel suo manto, per poi mollare la presa e farsi rincorrere dentro la Foresta Proibita, con l’intento di allontanarlo il più possibile dal perimetro di Hogwarts.
Passarono tutta la notte a rincorrersi e ad azzuffarsi ferocemente fino a quando la tortura finì. James, ancora in forma di cervo, scortò il corpo esanime dell’amico fino al Platano Picchiatore.
« Reinnerva! » scandì deciso Sirius, riuscendo a rianimare Remus, mentre James e Peter tornavano in forma umana.
Attivarono la Mappa del Malandrino e, una volta coperti con il mantello, tornarono stravolti al loro dormitorio. Mentre salivano le scale che portavano alla loro stanza, stavano per scoprirsi, quando videro una figura proprio fuori dalla loro stanza. Era seduta sui gradini, rannicchiata, con la testa appoggiata sul muro di lato e gli occhi chiusi. La vestaglia le era scivoltata giù e mostrava la pelle diafana. Era Lyanna Morland. Remus uscì dal mantello e fece entrare silenziosamente in camera, in modo che Ramoso, Felpato e Codaliscia avessero il tempo di rimettersi a letto e non essere scoperti. Quando fu sicuro che erano riusciti nell’impresa si accucciò davanti a lei, accarezzandole la guancia, per poi svegliarla tentando di essere il più delicato possibile. Lyanna dischiuse gli occhi e lo fissò, impiegando qualche secondo a capire dove si trovasse. All’improvviso, però, scatto in piedi, prendendo la vestaglia e lo aveva spinto nella camera con uno sguardo serissimo. Si chiuse la porta alle sue spalle. Remus la guardava con l’orrore dipinto in volto.
« Come hai potuto ? » esordì lei la voce tremolante e le lacrime agli occhi, cominciando a dargli delle forti pacche, cercando di non svegliare nessuno, senza sapere che, invece, erano tutti svegli e non avevano più tanta voglia di dormire, sapendo che stavano per assistere a qualcosa di estremamente interessante.
« Ero preoccupata a morte! Sei andato senza aspettarmi! » disse continuando ad inveirgli contro.
« Sai benissimo come la penso. » mormorò lui guardandola duramente.
« Non spetta a te decidere. È una mia scelta, solo mia, e dovresti rispettarla. »
Peter russava. James e Sirius, invece, sembravano aver riacquistato tutte le loro energie e rimanevano in silenzio con le orecchie tese e, ogni tanto posavano lo sguardo sui due, curiosi di sapere cosa stesse succedendo.
Remus le andava incontro, mentre lei si era ritrovata con le spalle contro una delle quattro aste del letto a baldacchino. Da lì erano ben visibili, grazie alla luce che penetrava dalla finestra. Lyanna indossava soltanto un completo in raso; la parte sopra impreziosita con del pizzo sul decolté, mentre la parte inferiore consisteva in un paio di pantaloncini corti. Remus poggiò delicatamente la mano destro sul fianco di lei, per poi insinuarsi sotto il top in raso, alzandolo inevitabilmente. Quattro dita rimanevano lungo il fianco, mentre faceva passare il pollice su una cicatrice lunga almeno otto dita. Quattro lunghe linee irregolari apparivano sull’addome a sinistra.
« Questa … Questa ce l’hai per colpa mia. Avrei potuto ucciderti. Avrei potuto infettarti. »
James e Sirius rimasero pietrificati. Non avevano mai visto l’amico essere così intraprendente. Sirius sentì una morsa attanagliargli le viscere.
Remus portò la mano destra sulla guancia di lei, cancellando una lacrima che le aveva appena rigato il viso. Erano così vicini da poter sentire reciprocamente l’uno il respiro dell’altra. I loro sguardi s’incrociarono per un istante.
Lyanna prese a sbottonare la sua camicia, un bottone dopo l’altro.
« Cos — » fece Remus tenendosi la camicia. Lyanna gli schiaffeggiò leggermente la mano, tornando a sbottonargliela. Quando ebbe terminato con i bottoni, gliela sfilò, per poi portare una mano sul suo petto e spingerlo sul letto. Remus si sedette, il cuore che gli batteva a mille, lottando contro ogni impulso di tirarla a sé. Lyanna si sedette accanto a lui e tirò fuori dalla tasca della vestaglia alcune boccette di vetro e la bacchetta magica. Cominciò a medicargli la schiena, per poi passare l’essenza di Purnincolo sui tagli e le abrasioni sulle braccia. Poi prese la bacchetta, eseguì un movimento di polso delicato e pronunciò « Ferula. » Dalla bacchetta generarono due bende che andarono ad avvolgersi alle ferite sulle braccia, mentre lei passava una sostanza pastosa su una grossa ferita sul petto. Remus la guardava mentre lei si prendeva diligentemente cura di lui. Le sue mani si posarono poi sulla sua guancia destra. Stava per disinfettargli un piccolo taglio.
Era così vicina che Remus riusciva a sentire il suo respiro. Sentiva il cuore in gola, il sangue pulsargli. Non riuscì a resistere. La tirò a sé e Lyanna gli finì a cavalcioni. Remus la sosteneva con un braccio dietro alla sua schiena e aveva annullato le distanze, dapprima con incertezza, per poi baciarla con più foga, passando poi una mano tra i suoi boccoli corvini. Il suo profumo di lillà e uva spina lo inebriava. Aveva del tutto dimenticato che non erano soli in camera e che, con ogni probabilità, James e Sirius stavano assistendo al tutto.
Aveva lottato contro l’istinto di baciarla con tutto se stesso; ma non ce l’aveva fatta. I ricordi estivi l’avevano perseguitato di giorno e di notte. Si era privato di lei per settimane e quando se l’era ritrovata così vicina non era riuscito a resistere all’impulso di ricongiungersi a lei.
Era totalmente sbagliato.
Era stato lui ad allontanarla, a decidere di privarsi di tutto quello. Eppure lo desiderava più di ogni altra cosa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dovervi rinunciare, ma la cosa che gli impediva di averla, era la stessa che non avrebbe mai potuto essere aggiustata.
Lui era un mostro e non l’avrebbe mai trascinata con sé in quell’esistenza orribile.
James aveva un ghigno soddisfatto sul viso. Posò lo sguardo su Sirius, che invece aveva un’espressione contrita e irata sul viso. Quando intercettò lo sguardo del suo amico, fece una smorfia e si girò, dando le spalle a tutto ciò che stava succedendo. La morsa sempre più stretta. Sentiva lo stomaco contrarsi. In quel momento avrebbe voluto prendere a pugni Remus. Avrebbe voluto farlo a pezzettini. Avrebbe voluto essere al suo posto. Chiuse gli occhi, avvertendo il senso di colpa farsi spazio in lui centimetro dopo centimetro. Finalmente il suo amico aveva trovato una ragazza che lo rendesse felice e lui la voleva comunque.
Remus parve ritornare in sé e si staccò improvvisamente.
« Non avremmo dovuto … Ne avevamo già parlato … »
« Perché ? »
« Perché sono un mostro e non voglio mettere in pericolo l’unica cosa a cui tengo. »
« A me non importa. Quello che sei non cambia nulla. Io … Io ti — » le lacrime avevano preso a rigarle il viso, la voce rotta dai singhiozzi.
« Lo so …. » le rispose accarezzandole la guancia.
« Vorrei che le cose non dovessero andare in questo modo, ma devono. » disse con voce tremante, mentre alcune lacrime avevano preso a rigare anche il suo viso. Rimasero a guardarsi in silenzio per qualche minuto, per poi separarsi.
Remus si stese sul letto, immergendosi sotto le coperte, senza riuscire a controllare più le lacrime.
 
James a pochi metri di distanza si sentiva davvero male. Avrebbe voluto correre dal suo amico e abbracciarlo, dirgli che non era un mostro e che non doveva farsi scappare le uniche cose belle che aveva, ma sapeva che non era il momento.
Non riuscì, comunque, a non essere pervaso da una tristezza infinita nei confronti di Remus. Si crucciava sempre per ogni minima cosa, ma la verità era che non sapeva un bel niente di quello che significava soffrire. I suoi lo amavano e lo viziavano sempre oltre ogni dire, aveva degli amici stupendi, aveva un sacco di ammiratrici, era popolare. Remus, invece, era sempre stato costretto a stare a debita distanza dagli altri maghi e non aveva mai potuto giocare spensierato con gli altri bambini, perché ogni volta dovevano spostarsi di città in città prima che qualcuno capisse che cosa fosse. Ogni mese doveva affrontare quel dolore e non riusciva ad accettarsi per quello che era. Doveva convivere con il disgusto che provava per se stesso e doveva privarsi di un amore corrisposto per paura di danneggiarlo.
Tutto ciò era infinitamente triste e doloroso.
 

Note dell'autrice 
Innanzitutto, grazie infinite a chi continua a dedicare il suo tempo alla mia storia, leggendola e commentandola passo dopo passo.
In questo lunghissimo capitolo ci sono stati un sacco di colpi di scena.
Lyanna ♥ ... Finalmente i suoi segreti cominciano ad essere scoperti, ma non illudetevi di aver scoperto tutto di lei. C'è ancora tantissimo da svelare!
James ♥ ... Pare che ogni tanto faccia anche qualcosa di buono e sembra che la nostra Lily abbia apprezzato questo suo lato altruista. Non combinare pasticci proprio ora, Potter! :P
James e Lily, seppur ancora lontani, cominciano a notare delle sfumature nei caratteri dell'altro che prima non ci avevano fatto caso, ma l'ascia di guerra non è ancora seppellita!
Il Quidditch; che dire ? Se non ci sono battibecchi e imprevisti anche in campo, non può essere una giornata ad Hogwarts. James Potter finalmente ha tirato su la sua squadra, speriamo che rispuntino tutti vivi dopo la partita con le Serpi!
Sirius è il solito Casanova, ma lo amiamo per questo, giusto ? ♥
Eeeeh Remus e Lyanna! Finalmente si comincia a capire che cosa c'è tra loro. Povero Remus, anche quando gli va bene, gli va male! :(


Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione! <3

 

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Capitolo 5
*** La profezia mutilata ***


Devotion.
Capitolo 5 # La profezia mutilata.
 
Ufficio prof.ssa McGranitt, 2 ottobre 1977.
« Sono molto delusa. Mi aspettavo un comportamento più maturo da voi due, specialmente da lei, signorina Evans. »
La stanza aveva preso a vorticare, mentre Lily Evans si sentiva sprofondare sempre di più nella più totale vergogna. Non era mai stata ripresa in quel modo in vita sua. Ovviamente era tutta colpa di quell’idiota; di chi altro poteva mai essere altrimenti ?
James Potter, dal canto suo, ancora ignorava il motivo per cui la professoressa McGranitt li avesse convocati di primo mattino di domenica con tanta urgenza. Non aveva fatto neanche in tempo a finire il suo porridge. Tutto ciò era molto grave. Tuttavia, dopo tutti gli anni di punizioni e rimproveri, il malandrino aveva imparato una cosetta o due. Regola numero uno; mai protestare. Regola numero due: assumere un’aria contrita e pentita. Regola numero tre: non fare niente di stupido. James aveva avuto, quindi, il buonsenso di tacere e non peggiorare ulteriormente la sua situazione.
« Professoressa, mi perdoni, ma non riesco a capire il motivo per cui ci troviamo qui. » disse Lily Evans nel più totale disagio ed imbarazzo. Aveva pensato a tutte le cose orribili che poteva aver fatto James Potter e, in che modo si fosse fatta coinvolgere, ma non le era venuto in mente nulla.
James Potter ringraziò il cielo che esistessero persone ancora così spontanee a quel mondo.
« Vi trovate qui perché non sono assolutamente soddisfatta del vostro operato come Caposcuola. So che avete delle divergenze, ma mi aspettavo che avreste trovato un compromesso. Non potete sorvegliare la scuola in modo così disorganizzato. Mi aspetto un piano di lavoro dettagliato prima di andare a cena. » disse in modo conciso e serio la professoressa McGranitt prima di congedarli.
Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di protestare o di aggiungere altro.
Quando uscirono dall’ufficio della responsabile del Grifondoro rimasero in silenzio per qualche istante. Nessuno dei due riusciva a credere a cosa fosse appena successo.
« E io che pensavo che avesse scoperto il nuovo nascondiglio di Burrobirre e Whiskey Incendiario! Ad aver saputo che era arrabbiata per questo non mi sarei preoccupato tanto! » disse James tirando un sospiro di sollievo.
« Sei sempre il solito Potter! Per colpa tua stavo per avere un infarto! » sbottò la rossa, guardandolo in modo minaccioso.
« Come sarebbe a dire per colpa mia ? » chiese incredulo Potter con gli occhi sgranati.
« Be’ tu sei una nota canaglia, mi aspettavo che fossimo stati convocati per un tuo pasticcio. » spiegò risoluta la ragazza a braccia conserte. Era del tutto ovvio, come poteva far la parte della vittima ?
« Be’ ma se fosse stato un mio pasticcio, tu non saresti stata convocata. Non ti tirerei mai in ballo nelle mie malefatte. » disse il ragazzo semplicemente, appoggiandosi al muro. Poi iniziò a contare sulle dita, sussurrando dei nomi.
Lily Evans lo guardava incredula. Non aveva trovato nulla da urlargli contro. Era rimasta del tutto spiazzata da quella frase. Che cosa significava ? Che, in modo suo, non voleva farle del male ? Che voleva proteggerla ?
« Che cosa stai facendo ?» si limitò a chiedergli.
« A me andava benissimo il nostro metodo di lavoro, ognuno per i fatti propri, ma siccome la vecchia bacucca non è contenta, ho pensato ad un piano migliore. » disse facendo spallucce, per poi tornare al suo mantra, del tutto assorto.
« Vorresti farmi il piacere di condividerlo con me ? » sbottò stizzita la rossa, guardandolo torva e indispettita.
« I caposcuola sono due e siamo noi due. Ogni casa ha due prefetti, quindi otto prefetti in totale. Solitamente i prefetti fanno le ronde in coppia, rimanendo però con il compagno di casata. Non mi piace l’idea eh, però penso che per avere più equilibrio sui punti e sulle punizioni, sarebbe meglio mescolare le case. Almeno riusciremmo ad evitare lo scontro aperto contro i Serpeverde e/o dargli qualche motivo per toglierci punti a caso. » spiegò amareggiato.
« A me sembra un buon piano. Quindi, ricapitoliamo i prefetti. Grifondoro ha come prefetti: Lupin e Josette. Tassorosso, invece, Benjamin Dixon e Sulli Jin-ri. A Corvonero ci sono Charlotte Harding e Oliver Farrell. A Serpeverde Evelyn Grymes e Jones. » elencò Evans, storcendo il naso su Lupin e Jones, cosa che non passò inosservata.
« Di solito non lo chiami “Remus” ? » chiese con fare fintamente disinteressato.
« Di solito. » rispose la ragazza facendo spallucce.
« Sei arrabbiata con lui, vero ? » continuò il ragazzo. Non sapeva perché gli premeva tanto sapere la sua opinione in merito. Probabilmente aveva avuto la sua stessa reazione. Anche James aveva cercato di farlo ragionare, ma non ci era riuscito. La rossa si limitò ad annuire.
« È stato orribile e immagino che Lyanna sia distrutta, ma non essere arrabbiata con Remus. Non posso dirti altro, ma ha delle buone motivazioni. Ho provato a tirar su di morale Lyanna, ma non credo di esserci riuscito. Mi spiace. » spiegò rammaricato guardandola, questa volta, in modo serio. Non c’era più nessun ghigno sul suo viso. C’era solo uno sguardo serio. Lily rimase spiazzata di nuovo. Non l’aveva mai visto così serio e dispiaciuto per qualcosa. Specie per quanto riguardava ragazze con il cuore spezzato. Che fosse davvero cambiato ? Che avesse davvero sbagliato nel giudicarlo ? Senza neanche accorgersene si era avvicinata al ragazzo e aveva preso la sua mano nella sua.
« Esci con me, Evans. » le aveva detto Potter con uno sguardo carico di desiderio. Era diverso. Qualcosa era cambiato. Sembrava quasi che stesse facendo sul serio quella volta.
« Non uscirò mai con te. Lo vuoi capire Potter ?» gli disse Lily risvegliandosi da quella trance. Ma se prima quella frase le era sempre uscita con un tono gelido, ora non era più certa di pensarla così. Non era più sicura di detestarlo così tanto. Non era più neanche sicura di detestarlo. Ma non lo avrebbe mai ammesso. Non poteva ammetterlo.
« Non ti credo Lily. » le disse serio staccandosi dal muro, parandosi davanti a lei, senza sciogliere la presa sulla sua mano.
« Fattene una ragione James. » disse la ragazza cercando di suonare il più seria possibile, risultando però del tutto insicura, sciogliendo la presa. James la tirò a sé prima che gli scappasse via, tenendola stretta a sé per la vita.
« Allora dimmi che quando mi vedi con altre, la cosa non t’infastidisce. Dimmi che mi ricopri d’insulti e sei scortese con me semplicemente perché mi detesti. Dimmi che quando vai a letto non pensi a come potrebbe essere se ti lasciassi andare. Allora dimmi che non provi niente per me. Dillo. » le disse sentendo l’angoscia e la tristezza montargli dentro. Stava per esplodere. Era la prima volta che aveva le lacrime agli occhi per lei.
« Io … Io … James … » farfugliò in preda all’ansia. Si sentiva male. Si sentiva male perché avrebbe voluto urlargli che le importava, che ci pensava tutte le sere prima di addormentarsi, ma niente di tutto quello le usciva dalle labbra. Aveva capito solo in quel momento quanto lo desiderasse, solo quando rischiava di perderlo, ma non riusciva ad ammetterlo. Non voleva ammetterlo.
James lasciò la presa e s’incamminò verso la Sala Comune.
« Allora smettila di giocare con me. » le disse mentre se ne andava.
Lily era sicura di aver visto delle lacrime rigargli il viso e non poté fare a meno di scoppiare a piangere. Alzò lo sguardo, cercandolo per il lungo corridoio, ma era totalmente sparito e non riusciva a capire come avesse potuto fare.
 
*
« Quando la figlia di Venere morrà e il vento di Zefiro si leverà,
I fiumi si tingeranno di rosso, ma l’antico dolore sarà rimosso.
Nel lontano Nord, da forze oscure mutilato,
Risorgerà l’antico sangue rubato.
 
La neve cadrà e audace il giglio bianco renderà.
Un sacrificio necessario — »
 
Il ragazzo dai capelli corvini sbuffò. I suoi occhi di ghiaccio spenti, contornati da evidenti occhiaie mostravano quanto fosse in realtà spossato. Nonostante le poche ore di sonno, Jones si era alzato all’alba ed era rimasto ore appollaiato sulla sedia davanti alla scrivania nel tentativo di decifrare il senso di tutte quelle rune contenute in una sudicia e vecchia pergamena.
« Ancora dietro a quella pergamena ? Perderai la ragione se continuerai con questa ossessione. » disse un ragazzo dai capelli biondi come l’oro. Si chiamava Charles Fawley.
Jones gli mandò solo un’occhiataccia torva di rimando, farfugliando parole sconnesse fra loro.
« “Sacrificio necessario”, “non una singola goccia”, “zaffiri”. Niente di tutto ciò ha senso. » spiegò senza togliere lo sguardo dalla pergamena.
« Forse al momento non hai abbastanza elementi per trovare un senso. Le profezie sono pericolose. Se c’è un modo, vedrai che prima o poi ti sarà chiaro. » gli rispose il biondo con leggerezza, lasciandosi cadere sul letto.
Jones parve pensarci un po’ su, per poi annuire con approvazione.
« Sì, forse non hai tutti i torti. » disse riponendo la pergamena nel baule, insieme ad altri fogli di pergamena, piume e boccettine di inchiostro. Guardò di nuovo il suo libro di Rune Antiche, per poi riporlo sul comodino vicino al suo letto, dove si sdraiò sospirando stremato.
Rimasero in silenzio per un po’, ognuno totalmente assorto nei propri pensieri. Fu Charles a rompere quel silenzio.
« Passiamo a cose più interessanti. Che mi dici di Lyanna Morland ? » chiese con fare fintamente disinteressato, mentre gli si dipingeva un ghigno divertito in viso.
« Chi ? » rispose Jones, facendo finta di non sapere assolutamente di chi stesse parlando l’amico. Il respiro regolare, gli occhi chiusi e le mani dietro alla testa.
« Sai benissimo di chi sto parlando, visto che ti sei anche preso la briga di proteggerla. » Il suo ghigno si ampliò maggiormente, mentre Jones assumeva un’aria contrita.
« È una bella ragazza. »
« È una mezzosangue. Che te ne importa di una come lei ? » chiese con ribrezzo il biondo. Il solo pensiero di trovare carina una mezzosangue lo faceva rabbrividire.
« Nulla. Ho solo avuto un presentimento dal momento che l’ho vista. » rispose il ragazzo dagl’occhi di ghiaccio, cercando di mantenere un tono controllato.
Ricordava bene il momento in cui aveva posato il suo sguardo su quella ragazza. L’Espresso per Hogwarts era appena approdato alla stazione di Hogsmeade. Lui era appena sceso con Charles e il resto del gruppo serpeverde del suo anno. Si stavano dirigendo verso le carrozze quando la vide. Se ne accorse perché il suo gruppo non aveva mancato di fare commenti su Lily Evans, quando questa scese dal treno. Tra i commenti era stato il “e la sua nuova amica chi è ?” a catturare la sua attenzione. Si era voltato solo per curiosità. Non appena posò il suo sguardo su di lei, gli si seccò la gola. Era davvero bella. I lunghi boccoli corvini, le guance leggermente arrossate e le labbra rosse. Quello che l’aveva più colpito, però, erano i suoi occhioni blu. Non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso. L’aveva seguita con lo sguardo. Si stava dirigendo anch’ella verso le carrozze, ma fu raggiunta dal signor Gazza, che le aveva porto le redini di una giumenta. “Segua il sentiero e non faccia deviazioni. La professoressa McGranitt l’attende” si era limitato a dire il custode.
La strega salutò l’amica sanguesporco e montò in sella. Fece un giro su se stessa e poi sparì per il sentiero. Si era sentito subito attratto. Non sapeva per quale motivo, ma aveva avuto un bel presentimento. Era rimasto piuttosto deluso quando la vide indossare i colori rossodorati.
« Lasciala perdere. Ci sono tante belle ragazze più degne nel castello. » gli consigliò l’amico.
Jones fece spallucce, per poi tirarsi su e sparire oltre la porta, senza dare spiegazioni.
 
*
Era stata una pessima settimana per Lyanna Morland. Erano passati esattamente cinque giorni dalla notte in cui Remus si era trasformato. Ricordava come quel bacio, le sue grandi mani che vagavano sul suo corpo e il desiderio l’avessero resa felice, ma poi aveva rovinato tutto. L’aveva allontanata con tale solennità e ferocia che ne era rimasta distrutta. Non era riuscita a fare altro che piangere. Il giorno seguente si era risvegliata con due occhioni gonfi e rossi. Nessuno aveva osato farle domande. Neppure Lily Evans, che, senza fare domande scomode, le era rimasta vicina per tutto il tempo. Quello che Lyanna non sapeva era che Lily aveva capito perfettamente la situazione, poiché in estate aveva avuto modo di notare quanto i due fossero legati. La rossa aveva cercato per tutto il castello Remus Lupin e, una volta trovato, l’aveva assalito di domande finché non ebbe tutte le risposte che voleva. Lily aveva provato a infondergli un po’ di buonsenso, di fargli capire quanto per Lyanna lui fosse importante, che era l’unica persona che avesse in quel posto, ma Remus era stato irremovibile, cosa che portò la rossa a considerarlo in ribellione aperta.
« Ti credevo una persona migliore, Remus. Non stai privando solo te stesso della possibilità di essere felice, ma anche lei e questo non te lo perdonerò mai. » gli aveva detto Lily Evans prima di lasciarlo lì in mezzo al corridoio deserto.
Lily aveva tentato di convincerla a scendere a fare colazione, ma Lyanna non aveva voluto saperne di lasciare la stanza. Non mangiava da giorni. Solo la sera prima aveva tentato di mandar giù qualche cucchiaiata di zuppa dopo l’allenamento di Quidditch, solo perché non sopportava più di sentir gracchiare James Potter sull’importanza di mangiar sano ed essere in forma per schiacciare i Serpeverde.
Non appena fu sicura che tutti avessero lasciato la Sala Comune, Lyanna si fece una doccia, si vestì e sparì oltre il ritratto della Signora Grassa. Non aveva voglia di vedere nessuno; era stanca di tutte quelle attenzioni e quei bisbigli alle sue spalle. Aveva preso a camminare senza una meta ben precisa. Si ritrovò in biblioteca, uno dei suoi posti preferiti. Sia per il fatto che amava leggere, sia perché lì era vietato parlare e nessuno l’avrebbe disturbata. O meglio, nessuno che volesse incappare nelle ire di Madama Pince. Dopo aver passato in rassegna la maggior parte degli scaffali, Lyanna prese in prestito un vecchio tomo sulla magia antica. Era un argomento che trovava molto stimolante, specie per il fatto che a Beauxbatons venivano insegnati alcuni tipi di magia antica, al contrario di Hogwarts. Infilò il libro in borsa e si diresse senza perdere tempo verso il ponte di legno. Nessuno sarebbe mai andato a cercarla lì, non con quei grossi nuvoloni neri che minacciavano di far piovere. Non appena giunse al ponte, si sedette in un angolino, si aggiustò il mantello e s’immerse nella lettura.
 
*
Remus, Sirius e Peter Minus avevano vagato per tutto il castello in cerca di James Potter, ma non riuscirono a trovarlo da nessuna parte. Sembrava che quel giorno nessuno avesse voglia di farsi trovare. Remus si era aggregato al gruppo di ricerca perché era preoccupato per Lyanna. Non l’aveva mai vista tanto distrutta. Non poteva fare altro che sentirsi in colpa. Non aveva cambiato idea sulla faccenda, ma era rimasto totalmente spiazzato dalla sua reazione. Non avrebbe mai immaginato che ne sarebbe stata tanto distrutta e ferita. Quando aveva visto i suoi occhioni così gonfi e rossi, aveva provato un dolore indescrivibile, perché sapeva che aveva pianto per colpa sua. Poi ci si era messa Lily Evans e la cosa che faceva più male era che aveva del tutto ragione. Non stava solo togliendo a se stesso la possibilità di essere felice, ma la stava togliendo anche a Lyanna, che aveva già sofferto molto. Avrebbe voluto baciarla, stringerla a sé e dirle che sarebbe andato tutto bene, ma sapeva che non sarebbe andata così. Probabilmente si sarebbe scusato e avrebbe cercato di farle capire perché non voleva, ma non avrebbe fatto altro che ferirla di nuovo. Ciononostante, non riusciva a non essere in pensiero per lei. Non la vedeva mai durante i pasti, non riusciva mai a parlarle tra una lezione e l’altra e nel tempo libero spariva e nessuno sapeva dire dove fosse o cosa stesse facendo.
Sirius e Peter, invece, non erano minimamente in pensiero per questo. Erano in ricognizione nel castello solo per Ramoso. Avevano visto la McGranitt avvicinarglisi, ma non avevano avuto modo di parlargli e una volta arrivati all’ufficio, avevano saputo che se n’era già andato.
Remus si congedò, dando loro appuntamento per cena. Sarebbe andato in biblioteca a finire i compiti di trasfigurazione. Peter rimase con Sirius. Si diedero a qualche innocente marachella, per poi convenire che non fosse una cattiva idea iniziare a smaltire l’enorme pila di compiti che avevano ignorato fino a quel momento e che non aveva fatto altro che crescere enormemente. I compagni del Grifondoro erano increduli nel vedere Sirius Black immergersi nello studio di domenica pomeriggio. Non era possibile. Il moro si limitò ad abbaiare qualche “che avete da guardare ?”, “sono nei pasticci” e un “accidenti”.
Dopo qualche ora, videro apparire il loro compare di merendine dal ritratto della Signora Grassa.
« James! Era anche ora! Ma dov’eri finito ? Ti abbiamo cercato ovunque! » sbottò Sirius, mentre gli dava un pugno sulla spalla.
« Ah, lascia perdere! La McGranitt si è lamentata di come gestiamo le ronde, ho dovuto rifare tutto il piano e le coppie per i turni. Ho finito solo ora, sono distrutto. » sintetizzò, omettendo la parte che riguardava Lily Evans. Sapeva come avrebbero reagito i suoi amici. Sirius sarebbe andato su tutte le furie, dicendogli che aveva ragione fin dal principio e che gli aveva detto un sacco di volte di lasciarla perdere. Peter avrebbe cercato di tirargli su il morale, ma non si sentiva in vena di fare nulla.
In quel momento riapparve Remus Lupin, che li aveva raggiunti per posare la pila di libri e scendere il Sala Grande per la cena. Mentre raggiungevano la Sala Grande di buon grado, felici di essersi riuniti finalmente, James passò dall’ufficio della professoressa McGranitt per lasciarle il piano come aveva richiesto in mattinata. Di Lily Evans neanche l’ombra. Sperava di vederla in ufficio.
Quando arrivarono alla Sala Grande, si sedettero e non si diedero il minimo contegno. Cominciarono ad abbuffarsi come se non avessero toccato cibo per anni. James passò a spiegare in modo dettagliato com’era andata quella mattina dalla McGranitt.
« Ah Remus, amico mio, perdonami. Ho dovuto metterti in coppia con Jones nelle ronde, sei l’unico che può bilanciare un Serpeverde come si deve. Nessuno si sognerebbe di ristabilire l’ordine con quelle serpi. Non me ne volere. » disse James prima di trangugiare altro stufato di manzo con patate lesse.
Remus Lupin si limitò a sospirare e annuire. Furono raggiunti dalle compagne di Grifondoro. Lily Evans si sedette nell’unico posto libero: vicino a Remus Lupin.
« Mi dispiace averti urlato contro. Non avrei dovuto. » sussurrò all’amico prima di sedersi accanto a lui. Remus le abbozzò un lieve sorriso di rimando e annuì. Passarono il resto della serata a parlare del più e del meno. Lily fu assorbita dai pettegolezzi di Emmeline, Mary e Marlene. Alice era intenta ad amoreggiare con Frank e i Malandrini, be’, nessuno capiva mai di cosa stessero parlando.
« Ehi Evans, ma dov’è Morland ? Le avevo chiesto se poteva correggermi il tema di rune antiche ma non me l’ha più riportato. »
« Magari è così desolante, che non ha più inchiostro per finire di correggertelo! » rise Marlene McKinnon prendendolo in giro.
« Ah-Ah! Quanto sei divertente McKinnon! Se fossi in te non riderei troppo. » le disse inviperito Sirius, mentre pensava a come avrebbe potuto vendicarsi nei giorni seguenti.
Senza volerlo la sua domanda aveva fatto montare l’ansia a più persone. Remus, Lily e James si erano già accorti dell’assenza di Lyanna, ma pensavano che qualcuno fosse al corrente di cosa stesse facendo. Pareva, però, che nessuno ne avesse la minima idea.
Alla fine della cena, tornarono tutti in Sala Comune. La professoressa McGranitt aveva raggiunto James Potter e Lily Evans poco prima del termine della cena per approvare ufficialmente il loro progetto e annunciò che avrebbe aggiornato lei i prefetti in merito.
Lily provò a parlare con James, ma il ragazzo le aveva semplicemente risposto “abbiamo un’intera ronda davanti, ci vediamo dopo”. Non aveva voglia di sostenere un’altra conversazione con lei in quel momento. Aveva passato tutto il pomeriggio nascosto sotto il Mantello dell’Invisibilità, nascosto nel passaggio segreto della Strega Orba. Non si era mai sentito tanto ferito e solo in vita sua. Continuava a ripetersi che avrebbe fatto meglio a lasciar perdere, a dimenticarla, ma non ci riusciva. Lui l’amava. Si odiava per non aver avuto il coraggio di annullare le distanze e baciarla. Almeno avrebbe saputo come stavano realmente le cose. Invece non era riuscito in nulla.
Sbuffò e accelerò il passo, per poi sparire di nuovo per i corridoi.
 
*
Lyanna era rimasta totalmente affascinata dalla lettura, che aveva tirato fuori fogli di pergamena, una piuma e dell’inchiostro e aveva preso parecchi appunti. La lettura era stata così stimolante, da farle perdere la cognizione del tempo. In un primo momento aveva pensato di andare a cena, ma il pensiero di rivedere Remus le faceva troppo male. Ogni volta che pensava a lui, cominciavano a spuntarle lacrime sugli occhi.
Si disse che era l’ultima volta. Che dal giorno dopo non avrebbe più pianto. Non ne valeva più la pena. Aspettò un po’ prima di avviarsi verso il castello. Non aveva voglia di incontrare persone.
Ripose libro, piuma, pergamene e inchiostro nella borsetta che aveva subito delle piccole modifiche e si avviò verso la Sala Comune. Stava per dirigersi verso le scale per salire fino alla Torre del Grifondoro al settimo piano, ma si ritrovò a fluttuare in aria. Qualcuno le aveva lanciato un levicorpus.
« Bene, bene. Qualcuno sta per pagare per l’insubordinazione al campo di Quidditch. » disse una voce dietro di lei. Sentì un coro scoppiare a ridere.
Non riusciva a vedere nulla, ma sapeva bene di chi si trattasse. Qualsiasi cosa avessero intenzione di farle, non sarebbe stato piacevole. La gonna non voleva saperne di rimanere su. Sentiva il sangue ribollirle in corpo. Non era mai stata umiliata tanto in vita sua. Non poteva sopportare una cosa simile. Prima ancora che potesse pensare a come tirarsi fuori da quella situazione, sentì qualcuno scandire un “dismundo”. Strane visioni cominciarono ad apparire attorno a lei. Sentiva le risate farsi sempre più lontane e quelle visioni sempre più vere ed inquietanti.
Non riusciva a capire come mai le sue mani grondassero di sangue. Poi li vide. Due occhioni azzurri enormi. Un viso sempre più definito. Sua sorella. “È tutta colpa tua”. Tutto aveva cominciato a vorticare.
« Però, che mutandine. Peccato sia una mezzosangue, altrimenti potevo farci un pensiero. » esordì uno con tono compiaciuto, prima di scoppiare a ridere in modo meschino.
Lyanna si risvegliò da quella trance.
Lacrime di rabbia le annebbiavano la vista. “Non ho la bacchetta. È nella borsa, è troppo lontana”, pensò.
Sei una dannata strega. Non ti serve una stupida bacchetta per esserlo.
Una voce dura, ma saggia.
La salvezza.
« LYANNA! »
Non aveva riconosciuto la voce, ma sentì solo un “expelliarmus”. Era così concentrata, che non prestò attenzione a quello che stava succedendo.
Finite incanta … Finite— Le voci continuavano a distrarla.
 
FINITE INCANTATEM! Pensò con tutta la forza che aveva.
 
Un tonfo. Il pavimento duro e freddo di pietra. La testa che le faceva male da morire.
 
Scattò in piedi. Non le importava nulla del dolore. Non le importava nulla di quanto potesse apparire trasandata in quel momento. Il sangue le ribolliva nelle vene.
« Ignis. » pronunciò solo, puntando il palmo aperto contro il gruppo. Lo sguardo infuocato. Il sangue che le pulsava sulle tempie.
Una palla di fuoco comparve dal nulla proprio appena davanti al suo palmo, per poi scagliarsi verso i Serpeverde. Questi si dispersero da tutte le parti per scampare al fuoco, per poi correre via con quanta più forza avessero nelle gambe.
Fu solo in quel momento che notò chi fosse rimasto. Remus, Sirius e Jones continuavano ad osservarla con aria estremamente grave.
« Lyanna » fece Remus preoccupato a morte, avvicinandosi a lei.
Incontrò solo due occhioni blu. Non erano più dolci come i non-ti-scordar-di-me. Erano glaciali. Belli, ma indistruttibili come due zaffiri.
Lyanna alzò di nuovo il braccio, con il palmo rivolto verso di lui.
« Mi dispia — »
« Stupeficium! »
Remus fu scaraventato indietro. Perse i sensi.
Sapeva che Sirius non le avrebbe mai fatto del male. Su Jones non ne era del tutto sicura. Non era in sé. Pensò intensamente all’incantesimo di disarmo, piantando gli occhi in quelli del Serpeverde. Prima che le lacrime ebbero rincominciato a rigarle il viso, vide la sua bacchetta volare. Scappò via sulle scale. Sentì un lontano “tornatene nei sotterranei, ci penso io a riportarla in camera”.
Corse fino a quando ne ebbe le forze. Non voleva fermarsi. Avrebbe voluto lasciare il castello per sempre e non tornare mai più. Stava per svoltare l’angolo, quando si sentì tirare. Era Sirius Black.
Tentò di divincolarsi dalla sua presa, ma era salda e le sue braccia erano forti. Sirius non disse nulla. L’abbracciò, accarezzandole la schiena. Lyanna crollò, lasciandosi andare in quell’abbraccio. Forse tra quelle braccia nessuno le avrebbe più fatto del male. Affondò il viso nell’incavo del collo del ragazzo, cercando di soffocare i singhiozzi.
« È finita. È tutto finito. » continuava a sussurrarle, mentre la cullava in quell’abbraccio.
Lyanna non poté fare a meno di sentirsi al sicuro. Passò molto tempo prima che il pianto si facesse meno grave. Lyanna era del tutto scossa da quello che era accaduto, ma Sirius non l’aveva lasciata nemmeno per un istante. Non si era lagnato del fatto che l’avesse inzuppato di lacrime e che fosse stanco. Non credeva di essere molto bravo in quelle cose, ma si stava sforzando di trovare parole di conforto in un momento del genere. La verità era che aveva preferito seguire Lyanna, perché se avesse seguito i suoi istinti, avrebbe fatto qualcosa di imperdonabile. Se lo sentiva. Sentiva la rabbia ribollirgli in tutto il corpo. Fu riportato alla realtà da Lyanna, che aveva sollevato il capo. Fissava la sua camicia. Era piena di sangue.
« Sei … Sei ferita ? » disse scrutando su tutto il suo corpo per accertarsene.
« Sirius ? » chiese con la voce rotta dal terrore. Dai suoi occhi lacrime di sangue le rigavano il viso. Sirius rimase pietrificato a quella vista. Non sapeva che fare, chi chiamare. Le sue gambe immobili, la sua voce che non usciva dalle sue labbra. L’orrore dipinto in volto.
« Ti prego, Sirius. Fallo smettere. Fallo smettere, Sirius! » implorò piangendo. Il respiro affannato, il campo visivo che si restringeva, fino a diventare tutto nero. Sentiva tutto, ma non riusciva più a vedere nulla. Sentiva il sangue sgorgarle dagli occhi.
 
Il rumore di un’esplosione. Una folla. L’angoscia.
Pluriomicidio. Harry! Il buio.
Il gelo. Il dolore. La morte.
 
« Che cosa le stai facendo, Black ? »
 
Nessuna risposta.
 
Lyanna sentì strattonarsi, finendo in un altro paio di braccia.
 
« Lyanna ? Lyanna ? » la voce incrinata.
 
Si era diretto verso i sotterranei, ma il pensiero di andarsene così lo disgustava. Continuava a pensare che sarebbe stato meglio portarla in infermeria. Si era detto che non erano affari suoi, che non gli importava nulla, ma poi aveva fatto retro-front ed era corso a cercarla.
Un altro presentimento. Questa volta brutto. Orribile. Una morsa attanagliava le sue viscere.
Che razza di uomo era ? Non era riuscito a fare altro che guardare impassibile ciò che le era successo.
 
« Jones ? »
 
Occhi di ghiaccio. Un sorriso. Desiderio.
Corpi nudi. Sangue. Gioia.
Neve. Sacrificio. Giglio.
 
Jones non riuscì a proferire parola. Passò lo sguardo da Sirius a Lyanna. Erano pietrificati.
 
Lyanna svenne. Jones strinse la presa attorno a lei, per poi prenderla in braccio.
 

 

Note dell'autrice.
Vorrei innanzitutto scusarmi con tutti coloro che leggevano la mia storia per la lunghissima assenza. Purtroppo a causa di un lutto non sono riuscita ad essere presente come speravo.
Che dire ? Spero possiate perdonarmi e che questo capitolo vi piaccia.
Non vi sono grandissimi avvenimenti, è vero, ma ho introdotto molti elementi nuovi. Ci sono stati sviluppi tra James e Lily, Jones che lavora ad una profezia, Lyanna e Remus che affrontano le conseguenze del rifiuto di lui, le serpi sempre in agguato e succedono cose strane a Lyanna.
I nodi cominciano a venire al pettine, dal prossimo episodio scopriremo molto di più! <3

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Capitolo 6
*** Hogwarts' blues ***


Devotion.
Capitolo 6 # Hogwarts’ blues.
 
Hogwarts, 2 ottobre 1977.
Era uno spettacolo a dir poco esilarante. James Potter, abbandonato su una poltrona nella Sala Comune di Grifondoro, con una Burrobirra in una mano e l’altra la utilizzava per acciuffare il boccino che gli svolazzava intorno, mentre un vecchio calice poi trasfigurato da James in un pettirosso fischiettava un motivetto e lui vi cantava spensierato le parole di una delle canzoni babbane che aveva conosciuto grazie al suo amico Sirius Black.
Di certo era che, nel qual caso fosse stato scoperto, la direttrice di Grifondoro avrebbe certamente disapprovato l’utilizzo di alcolici togliendo almeno una decina di punti alla sua stessa casa, ma segretamente sarebbe stata molto fiera di quell’eccezionale risultato nella sua materia. Potter non si stava neanche troppo impegnando, ed era esattamente quello il punto. Era solo un modo per sfoggiare il suo talento e comportarsi da figo tosto, incurante e sfacciato.
« Ma che gli è successo ? » chiese Josette Barnes trattenendo a stendo le risate, mentre sbucava dal buco nascosto dietro al ritratto della Signora Grassa, guardando con disapprovazione tutte le oche giulive del suo fan club personale ammirarlo da un angolo del salotto in completa adorazione. “Com’è romantico”, “che talento”, “guardate, è del tutto naturale, neanche si deve sforzare”, seguiti da sospiri estasiati e gridolini isterici, seguiti da altri sospiri estasiati. Barnes roteò gli occhi.
« Ad occhio e croce direi che possa trattarsi di un altro abbaglio di onnipotenza, oppure di Lily Evans. » disse Frank Paciock ridendo.
« Che Merlino ce ne scampi! Non di nuovo! » esclamò nauseata Caroline Bonner andando incontro all’amica.
Potter non ci badò. Continuò incurante, con un sorriso ammaliante rivolto verso le sue ammiratrici, ammiccando.
« Capitano. » lo salutò Josette, rimarcando la sua presenza, precedentemente ignorata, sedendosi sul bracciolo della poltrona dove sedeva il moro. « Tutto a posto ? » chiese retoricamente. Era chiaro che non fosse tutto a posto.
James di risposta, prese la bacchetta dalla tasca e la puntò contro il pettirosso, eseguendo poi un delicato movimento di polso, per poi tornare a riacciuffare il boccino. Il pettirosso cominciò a svolazzare attorno a Barnes, che non poté fare a meno di ammettere quanto fosse maledettamente bravo.
« I had my fun but now it’s done, baby I apologise … » continuò a canticchiare a bassa voce James, guardandola negli occhi, più ammiccante che mai. Josette scosse il capo, sbattendo poi le ciglia un paio di volte. James sorrise. Lei gli sorrise di rimando. L’intero fan club trattenne il respiro, mentre Lupin e Paciock fissavano la scena con un sopracciglio alzato e lo sguardo totalmente imbarazzato, perdendo ogni speranza di recuperarlo.
Josette gli sfilò il calice di Burrobirra dalle mani e gettò quel che ne rimaneva nel camino. James strabuzzò gli occhi e assunse un’aria totalmente offesa e incredula. Come aveva potuto fargli una cosa del genere ? Al suo stesso Capitano per giunta! Il pettirosso si appollaiò sul tavolo e si ammutolì.
« Sei impazzita ? » sbottò incredulo, spostando freneticamente lo sguardo da lei al calice di Burrobirra.
« Faccio terminare questo delirio di onnipotenza. » gli rispose trattenendosi dalle risate.
« Ma perché proprio la Burrobirra ? » chiese esasperato.
La ragazza fece spallucce e si ritirò nella sua stanza. James sospirò affranto, scuotendo la testa, borbottando “burrobirra sprecata”, “incredibile”, “non c’è più religione a questo mondo”.
Quando si fu calmato, guardò l’orologio appeso appena sopra il camino e si rese conto che la sua ronda cominciava. Di Lily Evans neanche l’ombra.
« Che qualcuno dica a Evans di raggiungermi alla Torre di Astronomia, la ronda inizia. Se è abituata al fatto che tutta Hogwarts aspetti i suoi comodi fatti suoi, io non perderò il mio tempo per lei. » disse portandosi appresso bacchetta magica, mantello e Mappa del Malandrino, all’insaputa di tutti, incamminandosi poi verso il buco coperto dal ritratto della Signora Grassa, mentre tutti lo guardavano allibiti. Erano abituati a vederlo nella più totale devozione nei confronti di Evans. Nessuno si spiegava il suo improvviso cambiamento.
 
*
Lily Evans era a dir poco adirata. Come si era permesso quel troglodita ritardatario e canaglia cronica a criticarla e impartirle ordini ? Questa volta gliene avrebbe proprio cantate quattro. La sua impertinenza cresceva con il passare dei giorni. Era allibita.
Ricordava ancora come la piccola Ava Miller del primo anno, prendendo alla lettera quell’idiota di James Potter, aveva vagato per tutto il castello in sua ricerca solo per recapitarle il messaggio.
Lily Evans si diresse a passo spedito come una furia verso la Torre di Astronomia.
Poi, per un brevissimo istante, le apparve il viso di James deluso, ferito, con le lacrime agli occhi per la frustrazione. Non l’aveva mai visto così.
Allora smettila di giocare con me” le aveva detto, mentre s’incamminava per il corridoio.
Quella frase aveva continuato a rimbombarle nella testa per tutto il resto della giornata. Si era sentita la persona più orribile della Terra. Proprio grazie alle parole del ragazzo aveva capito quanto in realtà non lo detestasse, quanto la realtà fosse più lontana da un sentimento di insofferenza di quanto potesse mai immaginare. Solo in quel momento aveva capito di provare davvero qualcosa per lui, ma quando era arrivato il momento di smentire i suoi dubbi, non era riuscita a dire nulla. In quel momento le parole le erano morte in gola. Avrebbe voluto urlargli quanto tutte quelle cose non fossero vere, che aveva capito di tenere in qualche modo a lui, ma nulla. Il nulla più assoluto e con quell’ultima frase, James l’aveva proprio colpita e affondata, perché era vero. Era dannatamente vero. Solo in quel momento aveva realizzato quanto, in realtà, le attenzioni del ragazzo la lusingavano, quanto le facesse piacere avere come piccola certezza che in quel castello, James avesse occhi solo per lei, che avesse sempre qualcuno che l’ammirasse e che le morisse dietro. Era una persona orribile. O almeno, così si sentiva Lily Evans. Per tutto il pomeriggio si era chiusa in camera ed era sprofondata nella più totale vergogna, senso di colpa e rabbia. Soprattutto la rabbia, perché almeno James Potter, per quanto i suoi modi fossero discutibili, era sempre stato sincero per quanto riguardava quello che provava per lei. Non aveva mai fatto mistero del suo interesse nei suoi confronti, invece lei si era sempre nascosta, ergendo facciate, muri e finto disinteresse. Non aveva nemmeno avuto il coraggio di ammetterlo a se stessa per tutto quel tempo.
Sospirò affranta e, mentre stava svoltando l’angolo, sentì un “alla buon’ora, Evans”. James Potter era appoggiato al muro ad almeno quindici metri da lei, in penombra. Si chiedeva come diavolo avesse fatto a sapere che si trattasse proprio di lei. Avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma non gli avrebbe mai dato una soddisfazione simile, era troppo orgogliosa per farlo.
Lo raggiunse con il passo spedito, pronta ad urlargli contro di tutto, ma quando gli arrivò vicino, non seppe più cosa dirgli. Neanche una piccola cattiveria.
James la guardò con un’espressione piatta e annoiata, si staccò dal muro e cominciò a camminare, come se avesse in chiaro dove volesse dirigersi. Evans lo guardò incredula. Che cosa diamine stava facendo ? Non poté fare altro che raggiungerlo e seguirlo ovunque stesse andando.
« Vuoi avere la decenza di spiegarmi cosa stai facendo ? » chiese stizzita e imbronciata.
« La ronda. Mi sembra ovvio, Evans. » le rispose con un tono estremamente piatto e incurante il ragazzo, mentre prese a scendere le scale.
Sapeva che il suo comportamento era legato all’evento che si era verificato in mattinata, sapeva di averlo ferito, di averlo preso in giro e che, con molta probabilità, era molto arrabbiato per questo. Ciononostante, non riusciva a fare a meno di rimanerci male sempre di più, ad ogni risposta fredda, tagliente e incurante che il ragazzo le dava.
Passarono quasi mezz’ora camminando in religioso silenzio. Ogni tanto James si era messo a fischiettare qualche motivetto, continuando ad ignorarla.
« James, possiamo parlarne ? » chiese poi Lily esasperata. Non ce la faceva più.
« Parlare di cosa ? Mi sembrava fossi stata più che cristallina stamattina. »
« Ma — »
« Ti ho chiesto di uscire e mi hai detto che non succederà mai. Ti ho dato la possibilità di esprimere quello che pensavi in merito e non sei riuscita a dire nulla. Ho capito Lily, okay ? Probabilmente pensi ancora che io sia solo una barzelletta, un idiota. È vero, per molto tempo mi sono comportato da idiota, da irresponsabile e per me eri solo una sfida, ma non è più così. Sono cambiato e so che te ne sei accorta e sono cambiati anche i sentimenti verso di te. Non riesco a smettere di pensarti, anche durante il sonno non ho pace che in un modo o nell’altro compari anche nei miei sogni. Non riesco a smettere di chiedermi come sarebbe se solo tu mi dessi una possibilità. » sbottò esasperato James. Non aveva più la forza, né la voglia di spendere energie per lei.
« Sono stanco, Lily. Mi chiedi di parlarne, ma come al solito l’unico a parlare sono io. »
« James … Io … »
Lily non sapeva cosa dire. Era finalmente giunto il momento che più aveva atteso per tutta la giornata e, nonostante si fosse preparata grandi discorsi, nulla le veniva in suo aiuto. James rimase a guardarla con le braccia conserte e lo sguardo disilluso, come se si fosse aspettato una risposta del genere.
« James, sono confusa. È vero, provo qualcosa, ma non so cosa. » tentò lei, più incerta che mai. Lily Evans ebbe la netta sensazione che, invece di migliorare le cose, con quella frase le aveva forse rese ancora più complicate.
« La cosa che mi fa arrabbiare non è il fatto che tu mi menta, è il fatto che menta a te stessa. È così orribile per te il pensiero che potresti essere felice con me ? Ti disgusta a tal punto da scappare al solo pensiero ? Non riesco neanche a guardarti, Lily. Hai sommerso Remus di critiche perché pensi che sia egoista a negare a Lyanna l’opportunità di essere felice. Siete uguali, ma almeno Remus ha dei buoni motivi. » disse James senza astio, né rancore. Pronunciò quelle parole con una serenità d’animo devastante. Si era ormai completamente disilluso e aveva accettato l’amara realtà. Lily Evans non riuscì a dire nient’altro. Era rimasta totalmente disarmata dalle sue parole. Pareva proprio non conoscere per nulla James Potter. Stavano per svoltare l’angolo quando sentirono del trambusto proprio un piano sopra di loro. James prontamente si fiondò su per le scale. Era così preso da non notare il gruppo di serpi imboccare l’altra scala che aveva deciso di cambiare rotta.
Quando giunsero al piano di sopra trovarono Remus Lupin privo di coscienza.
 
*
Madama Chips non vedeva un turno così frenetico da anni ormai. Quando erano arrivati i due giovanotti con Lyanna Morland appresso era rimasta totalmente pietrificata. Non aveva mai visto nulla del genere. Non ricordava nemmeno che ci fosse un accenno nei libri standard di medimagia. Aveva qualche ipotesi, certo, ma solo Albus Silente sarebbe stato in grado di rispondere a tutte quelle domande.
Non appena erano riusciti a sistemare la ragazza su un letto, Madama Chips aveva dato istruzioni al giovane Black di informare con urgenza la direttrice della casa del Grifondoro. Da quel momento era stato un via-vai di persone: la professoressa McGranitt, Albus Silente, Black che correva a chiamare i rispettivi direttori delle altre case e l’infermeria non aveva fatto altro che riempirsi di gente che scuoteva il capo e sussurrava con occhi sgranati.
« Esigo una spiegazione da voi due. » aveva detto duramente la McGranitt, cercando di capire la dinamica dei fatti. Black e Jones si erano lanciati nella descrizione degli eventi, con frecciatine e accuse non troppo velate.
« Tutto ciò è molto grave. Tuttavia temo che dovrà aspettare domattina. » intervenne Silente con la massima serietà, in un sussurro, ottenendo, però, l’attenzione da parte di tutti i presenti nella stanza con il minimo sforzo.
« Ma professore, non è stata fatta giustizia! Questo è stato un attacco deliberato per la stupida convinzione che i mezzosangue siano maghi indegni! È inaccettabile! » tuonò Sirius incredulo. Non riusciva a capire come la questione potesse aspettare un secondo di più.
Quello che era successo era irreparabile. Non erano più semplici marachelle. No. La cosa aveva raggiunto un altro livello. Non c’erano parole per descrivere la gravità della situazione.
« Signor Black, penso che in questa stanza siamo tutti d’accordo nel ritenere che quanto successo sia grave e seguiranno punizioni esemplari, ma la priorità al momento è assicurare comfort e sostegno alla signorina Morland. Ora devo chiedere gentilmente a lei e al signor Jones di tornare ai  dormitori. » aveva asserito con fermezza il preside, con uno sguardo tuttavia comprensivo da sopra gli occhiali a mezzaluna. Le parole di Silente, per quanto fossero state pronunciate con garbo e gentilezza, furono come uno schiaffo in pieno viso per il giovane Grifondoro.
Sirius Black sembrava essersi ricordato delle condizioni di Lyanna solo in quel momento. Non fiatò più, dirigendosi verso la Torre di Grifondoro senza protestare, poiché era cosciente che sarebbe stato uno sforzo inutile. Jones lanciò ancora un’occhiata a Lyanna, per poi avviarsi verso i sotterranei con più domande e meno risposte di quando era uscito quella mattina.
Albus Silente si avvicinò al corpo inerme di Lyanna Morland, scrutandolo attentamente.
« Minerva, mi rendo conto dell’orario, ma gradirei che tu informassi il signor Morland dei recenti avvenimenti. »
« Céad'míl Albus. » sussurrò una voce lontana alle loro spalle.
Tutti si girarono nell’osservare la figura che avanzava. Non aveva corpo, ma non era nemmeno uno spettro.
« Buonasera Betrys, immaginavo ci avresti fatto visita. » rispose composto Silente con fare gentile.
« Abbiamo sentito il richiamo. » disse con fare grave l’essere intangibile.
« Temo che non siate gli unici. »
« No, infatti. Le Megere di Boscofitto fremono. Temo che la Caccia sia iniziata. Sai cosa vuol dire Albus. » continuò l’essere ignorando il resto dei presenti.
I professori si lanciarono occhiate dubbiose, rimanendo però ad osservare la scena.
« È al sicuro, Betrys. »
« Appartiene alla Dol Conrós. Fuil Àrsaidh, dh’oine! Aé deien deithwen. » rispose animatamente l’essere. Albus Silente non si scompose minimamente; ciononostante sospirò passando lo sguardo sui presenti con fare grave.
Lyanna fu svegliata da tutto quel chiacchericcio. Ancora frastornata si passò una mano sulla testa. Aveva proprio fatto un bel capitombolo. Si guardò attorno. C’erano così tante persone che le ci volle qualche secondo per riconoscerne i volti. Tutto cominciò a tornarle in mente e si sentì male.
Le parole di Remus avevano preso a rimbombarle nella testa, le lacrime, la tristezza, le giornate passate ad evitare tutti, lo scontro con i Serpeverde, la rabbia, l’umiliazione, Sirius, il sangue, Jones. Era troppo. Si sentiva soffocare.
Istintivamente si portò le mani agl’occhi. Non riusciva a crederci. Non poteva crederci. Era successo di nuovo. Le lacrime cominciarono a premere violentemente per uscire. Il respiro si fece affannato. Non poteva succedere di nuovo. Non doveva succedere di nuovo.
Sentiva l’ansia impossessarsi via via di ogni centimetro del suo corpo, incatenandola al letto, stringendo la morsa al collo impedendole di respirare.
« Non può succedere di nuovo. Non può succedere di nuovo. » continuò a dire in un sussurro.
I professori sgranarono gli occhi chiaramente preoccupati. Gli occhi saettavano da Silente a Lyanna in cerca di risposte che tardavano ad arrivare.
L’essere si avvicinò a Lyanna, sussurrando parole incomprensibili. Continuava a farneticare su una Dol qualcosa e che aveva sentito il richiamo. Tutto ciò era assurdo.
L’essere le prese la mano e Lyanna parlò. Parlò come se non fosse in sé. Come se fosse in un’altra dimensione. Irraggiungibile.
« Céad'míl, elaine beanna, essea Lyanna aep Casterly Quarz. »
« Rhena aep Dol Conrós. Essea Betrys ar Caed. Esseath Fuil Àrsaidh. Aé deien eich. » disse l’essere prima di inchinarsi profondamente.
Lyanna si portò una mano sulle labbra. Non credeva di saperlo ancora parlare.
« Credo che tu ti stia sbagliando, Betrys. »
« Hai ancora molto da scoprire dolce weddin. Ricorda la Dol Conrós. » disse con assoluta reverenza. « Le foglie non hanno ancora lasciato i rami, Albus. Siamo nelle tue mani. » concluse l’essere in modo freddo, ma rispettoso. Albus fece un cenno d’assenso.
« Va faill, Betrys. »
« Allora non hai completamente dimenticato. » disse con un sorriso accennato l’essere, prima di sbiadire e svanire.
Le lacrime si tinsero di nuovo di rosso, sgorgando con quanta più potenza potessero fare. Le mani accorsero agli occhi, mentre si piegava in avanti con il busto, contorcendosi. S’inginocchiò sul letto, stringendo nei pugni le lenzuola inzuppate di sangue. Gli occhi serrati e le urla che reprimeva a forza. Cominciò a singhiozzare disperatamente.
Le immagini si susseguivano con troppa velocità. Le girava la testa. Aveva la nausea.
Una donna. I capelli rossi come il sangue e il sorriso gelido. “La neve cadrà e audace il giglio bianco renderà”. Una profezia. Un sacrificio.
« Ci riuscirai Brandon Jones, ma non lasciarti ingannare. Al gioco degli inganni, niente è come sembra. Quello che è non è, e quello che non è, è.  Cerca il giglio bianco. Avrai una scelta difficile da fare, io ti ho avvisato. » sussurrò assente, mentre il sangue che le rigava il viso, aveva preso a colarle sul collo e sulla veste.
Le immagini mutarono ancora. Un ballo. Un tradimento. Fuoco. Occhi verde smeraldo. Hogwarts sotto assedio.
« Arriveranno. Strisceranno nelle mura del castello come ombre, ma quello che è morto, morrà ancora. » sussurrò prima di perdere nuovamente i sensi.
 
*
Era ormai mezzanotte quando Sirius Black varcò la soglia della Sala Comune. Il camino era ancora sorprendentemente acceso. Non si aspettava che qualcuno fosse ancora sveglio a quell’ora. Certo, si aspettava che Remus avesse già messo al corrente James e Peter, ma in quel caso avrebbero anche potuto aspettarlo in camera o sgattaiolare fuori sotto il mantello dell’invisibilità e origliare quello che veniva detto in infermeria.
Quando alzò lo sguardo e lo posò sulla Sala Comune trovò James, Remus, Peter ed Evans ad aspettarlo.
Evans ? Che diavolo ci fa qui Evans ?” pensò, lanciando un’occhiata interrogativa a Ramoso, che di rimando si limitò a scuotere la testa lievemente, lasciandogli intendere che l’avrebbe aggiornato in seguito.
« Immagino che Remus vi abbia già aggiornati. » sussurrò piano, slacciandosi il mantello, lasciandosi cadere sulla poltrona vicino al camino ancora acceso. Le fiamme che vi danzavano al suo interno avevano completamente catturato il suo sguardo; sembrava che quella danza avesse una sua determinata logica, una fiamma scompariva e subito ne appariva un’altra, riportando l’armonia. Era ancora completamente sconvolto. Non capiva. Riusciva solo a ripercorrere mentalmente gli avvenimenti. Lyanna che scappava per le scale, lui che la rincorreva e la tirava a sé al sicuro, le sue lacrime, il sangue, Jones.
Ti prego, Sirius. Fallo smettere. Fallo smettere, Sirius!” continuava a rimbombargli nella testa senza sosta.
Sentiva di sottofondo Lily Evans e James continuare a borbottare. Avrebbe giurato di aver sentito un “imperdonabile”, “atto vile e vergognoso”, “grave”, ma era così assorto dai suoi pensieri, che tutto il resto sembrava così lontano e insignificante.
« Sei stato via un po’, Sirius. Dov’è Lyanna ? » chiese Remus con fare serio e preoccupato.
Giusto.
Loro non sapevano. Non sapevano un bel niente. Remus doveva aver perso conoscenza dopo essere stato schiantato e doveva essere stato trovato da Lily e James. Ecco perché Evans era presente. Sospirò. Non sapeva neanche da che parte iniziare.
« Perché la tua camicia è piena di sangue, Black ? » chiese Lily Evans con uno sguardo metà angosciato e metà furioso, pronta a linciarlo.
« Sei stato ferito da quelle viscide serpi ? » chiese James portando prontamente la mano sulla bacchetta, senza pensarci due volte. Se solo Sirius glielo avesse confermato, sarebbe corso fino ai sotterranei e avrebbe fatto giustizia.
« Lyanna è in infermeria. No, non sono stato ferito. Non è il mio sangue. E no, non ho ingaggiato nessuna battaglia, Evans, se è quello che volevi sapere. I punti di Grifondoro sono al sicuro questa volta. » sussurrò infastidito e annoiato, senza però staccare gli occhi dalle fiamme. Rosse, come le lacrime di sangue che sgorgavano dagli occhi blu di Lyanna.
« Sirius, dimmi cosa le è successo. » sbottò Remus scattando in piedi.
Lily Evans sgranò gli occhi. Non l’aveva mai visto così.
« Perché dovrei ? Avevi detto che l’avresti tenuta al sicuro e che non l’avresti fatta soffrire. Ti ha detto che ti amava e poi l’hai respinta, spezzandole il cuore. Durante lo scontro non sei riuscito a fare un bel niente. Te ne sei rimasto lì impalato a guardare insieme a quell’idiota di Jones. Io ho pronunciato l’expelliarmus. Io l’ho rincorsa e io l’ho portata insieme a Jones in infermeria. Per non parlare del fatto che è stata lei a schiantarti, mi sembra chiaro che non voleva starti a sentire. Che ti piaccia o no, alla fine della giornata sono io a tenerla al sicuro. » disse con tono glaciale, posando lo sguardo su Remus solo quando decise di menzionare l’expelliarmus.
James era pietrificato. Non riusciva a credere che Sirius avesse veramente pronunciato quelle parole. Addirittura che le avesse pronunciate contro Remus Lupin, però, per quanto suonassero dure e taglienti, non era riuscito a fare a meno di ammettere che un fondo di verità c’era.
Il ricordo degli occhioni gonfi e arrossati di Lyanna, la sua stanchezza e mancanza di vitalità durante gli allenamenti, le sue assenze durante i pasti gli tornarono alla mente con prepotenza. Certo, Sirius, come al solito, dimostrava di non conoscere in alcun modo la parola “diplomazia”, ma non aveva tutti i torti. Forse confrontare Lyanna dopo uno scontro del genere, per sottolinearle nuovamente che non aveva intenzione di ripensare alla loro relazione, non era certo una buona idea. James aveva appena alzato lo sguardo, risvegliandosi da quei pensieri, che non aveva potuto fare altro che registrare quello che era appena accaduto.
Remus aveva appena tirato un pugno a Sirius.
Senza pensarci un secondo di più scattò, insieme a Peter e Lily, a dividerli.
« Sirius, per favore, dimmi cosa le è successo. »
Questa volta a parlare era stata Lily Evans, dopo aver messo a sedere Remus Lupin con fatica. Era chiaramente preoccupata e non era stato il tono con cui aveva enunciato quella richiesta, bensì il tentativo di essere quanto più gentile possibile nei suoi confronti. Lily Evans aveva passato sei anni a rimproverarlo e guardarlo storto o con sospetto e non aveva mai avuto torto, vista la lunga lista di bravate del giovane Black.
Sirius indugiò qualche istante prima di decidersi a parlare. Guardò James ed Evans, poi passò lo sguardo su Remus. Non era arrabbiato con lui per essere rimasto spiazzato dalla situazione, era arrabbiato con lui per il fatto che dopo anni di sofferenza per la discriminazione e il pregiudizio, quando finalmente qualcuno lo aveva accettato per quello che era e lo amava senza “se” e senza “ma”, l’aveva allontanata brutalmente. Non riusciva davvero a capire. Secondo il suo ragionamento, non sarebbe dovuto essere amico neanche loro, perché altrimenti li avrebbe esposti al pericolo di essere infettati o peggio, ammazzati. Per quanto riguardava Sirius Black, Lyanna poteva benissimo cavarsela. Sembrava potersi difendere egregiamente. Lo scontro di quella sera era andato a suo sfavore semplicemente per il fatto che quelle viscide serpi l’avevano colta sola e avevano usato trucchetti disonesti. Ad armi pari, sarebbe stato di certo uno scenario interessante.
« Ha perso il controllo. Dopo aver schiantato Remus senza dover usare neanche la bacchetta e aver disarmato Jones, è corsa via per le scale verso la Sala Comune. All’inizio ammetto di aver considerato l’idea di fare una strage di serpi e fare giustizia, ma alla fine le sono corso dietro e ho cercato di calmarla. Sembrava stare un po’ meglio e poi ha perso totalmente il controllo e le scorrevano lacrime di sangue dagli occhi. È stato orribile. Non ho potuto fare niente. Neanche quell’idiota di Jones è riuscito a farla smettere. Poi è svenuta e l’abbiamo portata da Madama Chips e dopo aver radunato tutto il consiglio, il vecchio bacucco ci ha spediti a dormire. » spiegò Sirius amareggiato.
Rimasero tutti in silenzio con l’orrore dipinto in viso. James notò uno strano scambio di sguardi tra Lily e Remus e ne rimase parecchio infastidito. Probabilmente era tutto collegato al segreto che Lunastorta si rifiutava di rivelare. E così anche Lily Evans sapeva il segreto di Lyanna Morland. Non disse nulla. Per quanto fosse curioso di sapere cosa fosse successo a Lyanna, le era ormai troppo amico per agire alle sue spalle. Si disse che sarebbe stato più giusto chiederglielo direttamente e accettare con garbo e rispetto l’eventuale rifiuto.
« E la cosa imperdonabile è che Silente non ha convocato subito quelle serpi disoneste e non ha fatto giustizia. Secondo lui la questione può aspettare fino a domani. » sbottò Sirius continuando il suo andirivieni. Lily Evans stava per esporre una qualsiasi buona argomentazione a favore della scelta del preside, ma sentirono un pop, seguito da un altro pop.
Si guardarono intorno cercando la causa di quei suoni.
« Mademoiselle Morland ha chiesto il suo collier. Dovrebbe trovarsi nel suo baule. » si sentì sussurrare più in là nella stanza.
« Wybert, io non posso aprire il baule di padroncina Morland. Padroncina Morland ha chiesto a te. » sussurrò una voce flebile femminile. Pareva impaurita e insicura.
Poco dopo sbucarono allo scoperto due piccole creature. Due elfi domestici. James, Remus, Sirius e Peter non sembravano affatto scioccati. Anzi. Lily Evans pareva l’unica a non aver mai visto dal vivo un elfo domestico.
« Oh, ciao Willa! Come stai ? » disse Potter con un sorriso a trentadue denti.
« Padron Potter ha chiesto a Willa come sta. Padron Potter è sempre troppo gentile. Willa sta bene signore. » disse Willa in totale devozione nei confronti del giovane mago.
« Oh benone! Sono contento che ora tu stia meglio. Però, ti prego, chiamami James, noi siamo amici! » disse James in modo cordiale.
Willa aveva gli occhi pieni di lacrime per la commozione. A stento si tratteneva dallo scoppiare a piangere.
«Padron Potter prima salva Willa da tristezza con fiore e ora amico di Willa. Padron Potter è un grande mago. Willa onorata di essere al suo servizio, signore. » disse Willa con totale reverenza, prima di eseguire un inchino così profondo da sfiorare il tappeto con il naso.
« Aspetta, voi vi conoscete ? » chiese Lily Evans sorpresa.
« Certo. Padron Potter ha trovato Willa sette anni fa. Padron Potter fa visita a Willa ogni settimana, insieme a Padron Black, Padron Lupin e Padron Minus. Padron Potter ha anche consolato Willa quando vecchio Guto è morto. » spiegò Willa con gli occhi sempre più colmi di lacrime di adorazione e devozione per il suo eroe. Lily Evans guardò James. Non ne sapeva nulla. Ancora una volta sembrava non conoscere affatto il ragazzo. Prima si era dimostrato gentile e premuroso con Lyanna, poi scopre che si preoccupa per gli elfi domestici e, invece di trattarli come esseri inferiori e sommergerli di richieste come si aspettava vista l’aria da arrogante pallone gonfiato, si dimostra gentile e amichevole. Forse aveva proprio sbagliato a giudicarlo. Forse meritava davvero una possibilità di mostrarle come fosse davvero. Involontariamente le si dipinse un lieve sorriso sulle labbra.
«Ma Willa, cosa ci fate qui ? » chiese James sedendosi stanco sul divano davanti al camino.
«Padroncina Morland ha chiesto a Wybert di portarle una cosa, ma Wybert dice che buon elfo non entra in camera di ragazze senza permesso. » disse Willa guardando Wybert.
« Ma io non ti ho mai visto. Sei nuovo a Hogwarts ? » chiese Sirius guardandolo curioso.
« No, signore. Wybert elfo domestico di casata Morland. Padron Morland ha cercato di liberare Wybert, ma Wybert ha detto “Padron Morland, Wybert serve casata Morland da quattrocento anni. Wybert vive per servire la nobile casata dei Morland. Wybert non serve libertà. Wybert dove va ?” e quindi Padron Morland non ha licenziato Wybert. Padron Morland molto giusto e magnanimo. » raccontò l’elfo con la massima devozione a lui possibile.
« Padroncina Morland conta su Wybert. Wybert non può fallire. Wybert deve prendere collier, altrimenti Padroncina Morland starà ancora male. Wybert non può permettere. Wybert preferisce decapitazione a vergogna di deludere Padroncina Morland. » spiegò affannato. Il solo pensiero di non riuscire nella missione era una catastrofe per lui.
Lily Evans era l’unica ad essere impressionata e scioccata dai modi e dai discorsi degli elfi domestici. Guardò incredula James Potter, che di rimando scosse leggermente il capo, come a suggerirle che qualsiasi tentativo di infondere buonsenso sarebbe stato inutile.
« Be’ posso prenderla io la collana, dormo nella stessa stanza di Lyanna. » disse con fare gentile Lily Evans. Il pensiero che l’elfo si facesse realmente decapitare per non subire la vergogna di aver fallito l’aveva sconvolta a tal punto da voler trovare quanto prima quella dannata collana e mettere quanta più distanza tra l’elfo e la ghigliottina.
Alle parole di Lily Evans l’elfo si commosse tanto che s’inginocchiò ai piedi della strega, senza riuscire a trattenere le lacrime.
« Oh Merlino! Wybert è salvo! Wybert non conosce nome di sua salvatrice. » esclamò al culmine della felicità e dell’ammirazione.
« Lei è Padroncina Evans, Wybert. » spiegò Willa.
« Padroncina Evans ha salvato Wybert! Wybert ricorderà sempre Padroncina Evans. » esclamò l’elfo continuando a piegare il capo con somma reverenza.
Lily Evans era nel più totale imbarazzo. Riuscì a liberarsi dalla presa di Wybert solo ricordandogli che doveva andare a prendere la collana. Dopo che l’elfo le descrisse l’oggetto, partì alla ricerca dell’oggetto. Da quello che aveva detto Wybert sembrava essere un oggetto magico, probabilmente la pietra nel ciondolo serviva a stabilizzare i poteri di Lyanna; era l’unica spiegazione possibile. Una collana normale non avrebbe potuto impedire a Lyanna di stare di nuovo male. Ci mise più di quanto pensava, ma alla fine tornò vittoriosa con la collana ancora impacchettata al sicuro dentro alla sua scatolina. Gli elfi stavano per scomparire, quando videro Potter tornare affannato.
« Willa potresti portare questo a Lyanna ? Noi non possiamo entrare, però tu sì … » chiese gentilmente James Potter con un sorriso. Era pur sempre una canaglia. Trovava sempre il modo di aggirare le regole, ma in quel caso Lily Evans era contenta che lo facesse.
« Certo che Willa lo farà, signore. Willa è onorata di aiutare padron Potter. » disse per poi profondersi in un inchino profondo e, dopo aver salutato, sparirono con un pop.
I Malandrini si stavano dirigendo verso la scala a chiocciola a sinistra, quando Lily Evans chiese a James di concederle qualche minuto. Gli altri augurarono la buonanotte e sparirono.
« James ho pensato a quello che ci siamo detti oggi e volevo chiederti se ti andava ancora di uscire. Ti sei dimostrato più volte gentile e diverso da quello che pensavo, forse è il momento di riesaminare quello che credo di sapere. Il prossimo weekend c’è la prima uscita ad Hogsmeade, mi sembra una buona occasione per ripartire con il piede giusto … » disse in un sussurro, mentre le guance si erano tinte di un rosso vivo che faceva concorrenza ai suoi capelli. Non riusciva a credere a quello che aveva appena detto. Sapeva solo che, per una volta, era riuscita a lasciarsi andare e osare, senza preoccuparsi di quello che sarebbe potuto succedere, cos’avrebbero potuto pensare gli altri, cos’avrebbe provato lei. Non voleva più aver paura. Non voleva più tornare a letto e chiedersi come sarebbero potuto andare le cose se solo lei non fosse stata così codarda da scappare. Non voleva più tornare in camera e vergognarsi per non essere riuscita a dire che sì, forse si era sbagliata di grosso. Perché era umana. Perché poteva sbagliare anche lei e non c’era nulla di male in questo.
Che male c’era se provava davvero qualcosa per James Potter ? E se qualcuno avesse avuto qualcosa di brutto da dire, avrebbe davvero avuto importanza ?
No. Non aveva ormai nessuna importanza cos’avrebbero potuto pensare se avesse dato una chance ad entrambi di essere felici, perché aveva capito che l’unica cosa che contava era se fosse felice lei e da quella giornata aveva capito che qualcosa di James Potter le importava. Aveva capito che non c’era più tempo per i giochetti e le ripicche da ragazzini. Ormai erano adulti e contava solo il futuro.

 

Note dell'autrice 
Eccoci qui con un altro pezzo del puzzle! So che questo e lo scorso capitolo sono più incentrati sui fatti, ma spero che vi siano piaciuti. Finalmente cominciamo ad addentrarci nella storia e cominciamo a scoprire un po' i segreti di Lyanna. In questo capitolo sono emersi più personaggi di altri, ma nei prossimi capitoli vedremo più coralità!
Finalmente James Potter sembra aver preso in mano la situazione e, invece che subire passivamente l'indecisione di Lily Evans, si fa fautore del proprio destino. Sta diventando un ometto ? ♥
Sirius e Remus, be' nei prossimi capitoli verrà chiarito perché Sirius si arrabbi tanto. 
Come si evince da un pezzo del capitolo, ad Hogwarts ci sarà un ballo. Siete pronti ? ♥

 

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Capitolo 7
*** Promesse antiche ***


DEVOTION
Capitolo 7 # Promesse antiche

 
Dedico questo capitolo a Mallveollos e a LailaInkheart
che non si perdono mai un capitolo.
Grazie per l’affetto, il supporto e le parole di incoraggiamento.
Dedico questo a capitolo a chi segue questa storia, dedicandole del tempo.
Grazie a tutti.
 

Hogwarts, 3 ottobre 1977.
« Tu hai fatto che cosa ? » esclamò incredula Mary McDonald, svegliando il resto dell’allegra combriccola che fino a quel momento era ancora immersa nel dolce mondo dei sogni.
« Merlino! Mary, hai svegliato tutte! » imprecò Lily Evans coprendosi gli occhi con le mani, presagendo già la tempesta di domande che si sarebbe abbattuta su di lei di lì a poco.
« Chi ? Che cosa ? » biascicò Marlene tirandosi su a sedere, imitata a ruota da Emmeline e Alice.
« Sì, infatti! Che avete da urlare ? » si lamentò Emmeline imbronciata.
Alice tirò un lungo sbadiglio e si strofinò gli occhi che teneva aperti a fatica.
« Lily ha chiesto a Potter di uscire sabato prossimo ad Hogsmeade. » spiegò Mary con un’espressione indecifrabile. Non sapeva se esserne entusiasta oppure inorridita. Seppur libertina, sotto sotto era una romanticona e certe cose spettavano all’uomo.
Non che James Potter non si fosse fatto avanti, anzi, i tentativi erano innumerevoli. Semplicemente non concepiva come fosse potuto accadere che Lily Evans gli avesse chiesto di uscire. Era convinta che ormai non ci fosse speranza.
Emmeline tirò un gridolino di pura estasi che sconvolse Marlene e Alice che erano ancora intorpidite.
« DAVVERO ? Ma è una notizia meravigliosa! » continuò con sguardo sognante. Sembrava essersi completamente svegliata.
« Ma hai deprivato Potter dell’emozione di chiederti di uscire e ricevere finalmente una risposta positiva! Povero ragazzo! » commentò Marlene, scuotendo il capo essendo dello stesso avviso di Mary. Specie visto che James Potter sapeva essere molto galante e cavalleresco. Sarebbe stato un onore per lui comportarsi da vero gentleman e invitare la sua amata per la prima uscita ad Hogsmeade.
« E quindi che ti ha risposto Potter ? » chiese Alice con impazienza.
« Be’ ovviamente avrà accettato, Potter le muore dietro. » commentò Marlene, mentre si metteva comoda sul letto.
« Ha detto che ci penserà e che le farà sapere. Riuscite a crederci ? Sembrano essersi scambiati i ruoli. » commentò sconsolata Mary lasciandosi cadere nel letto con aria affranta. Aveva aspettato quel momento da anni. Non credeva alle sue orecchie.
« Che cosa ?! Ma è inconcepibile! » sbottò Alice con gli occhi sgranati.
« Com’è potuto accadere ? Che gli hai fatto Lily ? » chiese Emmeline concentrata. Sembrava stesse attentamente analizzando ogni possibile opzione.
« Niente. » rispose lei in un sussurro.
« Non è possibile che non gli hai fatto nulla. Potter ti adora, non cambierebbe mai atteggiamento senza motivo! » gracchiò Emmeline dal suo angolino.
« È proprio questo il problema. Ieri mattina mi ha chiesto di uscire e io ho rifiutato. Mi ha chiesto se veramente lo detestassi così tanto e non vedessi neanche una possibilità e non sono riuscita a dire nulla. Capisci ? » sussurrò affranta Lily Evans. Non riusciva ancora a credere di essere stata così codarda. Il solo ricordo di quella giornata le metteva i brividi. Era stato un completo fallimento.
Raccontò il resto dei loro incontri, fino a giungere alla fatidica domanda che aveva scatenato tutto quel clamore.
« Pensavo non ti piacesse Potter. » fece Marlene, mentre cominciava a raccattare le sue cose, per poi dirigersi verso il bagno. A quell’affermazione rimasero tutte a guardare la rossa, come se fosse il momento di una grande rivelazione. Lily Evans corrucciò il viso. Non le piaceva essere al centro dell’attenzione.
« Lo pensavo anch’io … » fece la ragazza. Si era illusa che una risposta del genere potesse bastare, ma le amiche erano rimaste esattamente inchiodate con lo sguardo, chiedendo ulteriori spiegazioni.
« È che ultimamente sembra diverso. Ho capito di non conoscerlo affatto e forse ho sbagliato a giudicarlo ancora prima di dargli una possibilità. » spiegò sbrigativamente, mentre le guance si tingevano violentemente di rosso di nuovo.
« FINALMENTE! Pensavo che questo giorno non sarebbe mai giunto! » sclamò Emmeline al culmine della felicità, scambiandosi sguardi eloquenti con Alice e Mary.
« Be’ noi saremo pronte a supportarti. Sono sicura che Lyanna ti presterà qualcosa di carino. Vero Linny ? » fece Alice sorridendo.
« Perché dovrebbe prestarmi qualcosa Lyanna ? » fece Lily imbronciata.
« Perché Lyanna ha più gusto. Tu ti metteresti un paio di jeans e un maglione, non lo posso permettere! » fece Alice, cercando l’appoggio di Lyanna, che però non arrivò. Solo in quel momento si accorsero che non era nel suo letto.
« Dov’è Lyanna ? » fece Emmeline preoccupata.
« È ancora in crisi per Remus ? E dire che di quei quattro mi sembrava quello più a posto! Mondo infimo, non ci si può proprio fidare di nessuno! » sbottò Marlene riemergendo dalla toilette, abbottonandosi la camicia.
Lily sospirò chiudendo gli occhi. Non le piaceva ripensare a quanto successo qualche ora prima. Non riusciva a credere che le cose avessero davvero preso quella piega. Certo, le cattiverie e gli scontri erano sempre stati all’ordine del giorno, ma nessuno aveva mai sorpassato quella linea. Quello che avevano fatto a Lyanna andava ben oltre. Era imperdonabile. Lily Evans si fece forza e raccontò in modo conciso quello che era successo la sera prima, omettendo la parte finale. Non le sembrava il caso di sbandierare ai quattro venti i problemi dell’amica.
Quando finì con il racconto, calò il silenzio nella stanza. Pareva proprio non ci fossero parole per commentare un fatto del genere. Emmeline si limitava a scuotere la testa con sguardo grave. Mary e Alice avevano imprecato per tutto il tempo. Marlene fissava il pavimento.
« Per quanto vogliamo fare finta che la guerra sia solo fuori, mi sembra chiaro che per alcuni non sia così. » fece Marlene duramente. « Dobbiamo essere pronti. Non m’interessa quale punizione abbia in mente Silente. Noi dobbiamo essere pronti per qualsiasi cosa ci sia là fuori. Non possiamo fare finta che i mangiamorte non siano ad Hogwarts. » concluse ancora più convinta.
Lily annuì, seguita poi dalle altre. Nessuno trovò nulla da obiettare. Rimasero in silenzio con l’amara consapevolezza che le cose erano cambiate, che il tempo degli scherzi e delle marachelle era davvero finito. Dopo essersi rinfrescate e preparate, scesero a colazione e poi andarono a salutare Lyanna. Avevano avuto giusto il tempo di salutarla e tentare di rincuorarla, quando Madama Chips ordinò loro di andare a lezione, sostenendo che Lyanna avesse bisogno di riposo e che un gruppo così numeroso fosse troppo chiassoso per stare in infermeria. “Non c’è più rispetto” borbottava, mentre tornava alla dispensa, facendo ordine tra i farmaci, le bende e tutto il resto del materiale.
Madama Chips era molto dura con i visitatori, ma con lei era stata la persona più gentile e premurosa che avesse mai visto. Forse perché la sua situazione era molto delicata, ma non le importava molto. Per una volta qualcuno era gentile e si prendeva cura di lei, senza fare mai domande scomode e non poteva chiedere di meglio.
« Madama Chips, posso farle una domanda ? » fece Lyanna, mandando giù il più in fretta possibile lo sciroppo che l’infermiera le aveva lasciato sul tavolino. Sapeva che prima l’avrebbe fatto scomparire, meglio sarebbe stato per lei.
« Be’, come dicono i babbani ? “Domandare è lecito, rispondere è cortesia” ? » fece l’austera infermiera con un mezzo sorriso, il che fu sufficiente per Lyanna a pensare che potesse avanzare la richiesta.
« Come ha fatto ad essere sicura di aver scelto il mestiere giusto ? » fece Lyanna un po’ imbarazzata. Non era la prima volta che fantasticava sul suo futuro e qualche idea ce l’aveva, ma non le sembrava mai di sentirsi certa rispetto ad una o ad un’altra opzione. Le sarebbe piaciuto molto continuare nella medimagia, ma non poteva fare a meno di notare quanto le sue naturali inclinazioni fossero verso la Difesa Contro le Arti Oscure e la Trasfigurazione. Inoltre, era tradizione di famiglia che i membri finissero per lavorare al Ministero della Magia. La verità era che non le sarebbe piaciuto proprio per nulla lavorare per il ministero, specie in qualche ufficio ad occuparsi di scartoffie e burocrazia. La Divisione degli Auror aveva il suo fascino, ma per quanto Lyanna adorasse i duelli, non le era mai piaciuta l’idea di mettere a rischio la propria vita senza motivo e, piuttosto che far male alle persone, preferiva prendersene cura e farle stare meglio.
« Penso che la cosa migliore sia essere onesti con se stessi, signorina Morland. Non si faccia influenzare dalle opinioni di uno o i desideri di qualcun altro. Il percorso è suo e solo lei dovrà percorrerlo, quindi tanto vale scegliere qualcosa di piacevole, se si può. » disse duramente, ma con tono gentile.
Nonostante non le avesse facilitato molto le cose, non poteva fare a meno di ammettere che fosse proprio l’unico modo. Prima o poi ne sarebbe venuta a capo, ne era certa. Madama Chips, vedendola pensierosa, aggiunse poi « Silente spesso sostiene che verrà sempre dato un aiuto ad Hogwarts a chi lo richiederà. Forse potrebbe essere una buona idea parlare con la direttrice della sua casa, signorina Morland. Ora bando alle ciance, su su, a letto. Deve riposare. » concludendo con fare intransigente.
 
*
Nonostante fosse riuscito a chiudere occhio per qualche ora, al suo risveglio Remus Lupin non si sentiva affatto riposato. Gli sembrava di non aver dormito affatto. Era ancora molto presto quando si svegliò, suo malgrado si alzò lo stesso; non gli andava proprio di confrontarsi con Sirius. O almeno, non così presto la mattina. Prese il necessario e si diresse verso al bagno dei Prefetti. Quando vi arrivò, lasciò scorrere l’acqua e lasciare che questa riempisse la vasca. Una volta pronta vi s’immerse. Era bollente. Il vapore e il profumo lo cullavano, mentre l’acqua s’infrangeva sul suo corpo. Appoggiò la testa al bordo, poi chiuse gli occhi e tirò un lungo sospiro.
Subito gli si figurarono i grandi occhioni blu di Lyanna.
Sentì una morsa attanagliargli le viscere, la gola bruciargli. Nonostante avesse fatto finta che fosse tutto a posto, era stata una settimana terribile. Era stato costretto a restare a guardare Lyanna deteriorarsi in quel modo e non aveva potuto fare a meno di sentirsi in colpa. Non era riuscito a non sentirsi male ad ogni pasto che saltava, non era riuscito a non sentirsi male ogni volta che incrociava il suo sguardo e trovava solo uno sguardo vuoto, spento e due occhioni gonfi e arrossati. Non era riuscito a non sentirsi male quando lei gli aveva detto che lo amava e lui le aveva detto che non avrebbero mai potuto stare insieme. Così. Chiaro e conciso. Poi le aveva dato la vestaglia e le aveva detto che era finita. L’aveva vista uscire dalla stanza in lacrime. In tutto quel tempo solo il pensiero che lo stava facendo per tenerla al sicuro gli aveva dato la forza per andare avanti, ma avevano ragione. Lily, James, persino Sirius. Non aveva fatto altro che cedere alla paura, non aveva fatto altro che scappare, di nuovo. Era scappato in estate e lo aveva rifatto.
Non riusciva a stare con lei, ma non riusciva nemmeno a stare senza di lei.
Non aveva abbastanza coraggio di stare in quella relazione e amarla come meritava e, al tempo stesso, non aveva avuto abbastanza forza da troncare quella relazione e lasciarla libera.
La verità ? Era un egoista. Il mostro che era in lui non era quello con gli artigli, ma quello che era riuscito a ferirla in quel modo di nuovo.
Aveva tirato un pugno a Sirius per le parole che aveva detto, ma in cuor suo sapeva che l’aveva fatto per provocarlo, perché sperava di riceverne un paio. Sperava che lo picchiasse così forte da annullare qualsiasi cosa, ma le cose non erano andate così. Si era comportato da stupido.
È tutta colpa mia, pensò mentre la gola cominciava a pizzicargli sempre di più. È colpa mia se era sola, è colpa mia se le hanno fatto del male.
La mente cominciò a riportare a galla ricordi che non fecero altro che aggravare la morsa allo stomaco. Ricordava la prima volta che aveva visto i suoi occhioni blu, la sua risata, il suo profumo, la prima volta che, dopo aver raccolto tutto il coraggio che aveva, l’aveva tirata a sé e l’aveva baciata, tutte le volte che aveva fatto e rifatto le medicazioni alle sue ferite, la loro prima volta.
 
Era una calda giornata di fine luglio. I suoi genitori li avevano salutati da tempo e si erano recati al lavoro come ogni giorno. Ricordava che avevano passato tutta la mattina a studiare. Lyanna poi era tornata in camera sua e gli aveva fatto togliere la maglietta per rifargli la medicazione. Il suo tocco gentile, il suo sguardo fisso, totalmente concentrato mentre controllava che non ci fossero segni di infezione, la bocca leggermente dischiusa. Poteva sentire il suo respiro. Con l’indice le aveva alzato il mento e aveva annullato le distanze, baciandola dolcemente, per poi tirarla a sé, facendola finire a cavalcioni su di lui e baciarla sempre con più foga. Aveva lasciato che le sue mani vagassero sul suo corpo, accarezzandole i fianchi, il vitino a vespa che si ritrovava, per poi accarezzarle la schiena con una mano, mentre l’altra era salita fino al suo seno e a quel punto non aveva più potuto ignorare il suo desiderio crescere. Voleva sentirla, ne aveva un disperato bisogno. Con gentilezza le aveva sfilato il vestitino estivo, le aveva slacciato il reggiseno e si era ritrovato ad ammirarla. Il suo sguardo aveva incontrato quello di lei ed erano rimasti ad osservarsi per qualche istante, carichi di desiderio, prima di annullare nuovamente le distanze e baciarsi con una foga che non avevano mai provato prima. Le loro lingue s’incontravano lentamente, stuzzicandosi a vicenda in quella danza di desiderio. Tenendola stretta si era alzato dal letto e l’aveva posata sul letto, ritrovandosi tra le sue gambe. La sua bocca aveva incontrato il collo di lei, le aveva lasciato dei baci, per poi leccarglielo e succhiarglielo avidamente, perdendo del tutto il controllo che l’aveva frenato fino a quel momento. Le sue labbra erano scese con una scia di baci sul suo seno nudo che teneva tra le mani, vi passò lievemente la lingua, sentendola fremere sotto al suo tocco.
«R-Remus … È … È la prima volta … » aveva sussurrato lei, le gote rosse come ciliegie.
Sentiva il suo desiderio crescere sempre di più, fino a non riuscire più a trattenersi. La voleva, la voleva con tutto se stesso. Quelle parole non avevano fatto altro che eccitarlo ancora di più. Dopo aver adottato le protezioni necessarie, aveva intrecciato la mano destra alla sua e con l’altra le accarezzava il viso e la baciava dolcemente, mentre con tutta la delicatezza di cui era capace entrava dentro di lei. Una lacrima aveva rigato il suo viso dolce.
« Non piangere …» le aveva sussurrato, rassicurandola che il dolore sarebbe svanito, andando a baciarle poi la guancia, cancellando quella lacrima. Erano rimasti così, fermi, l’uno tra le braccia dell’altra, baciandosi, desiderandosi sempre di più. Era in quel momento che aveva capito di tenere davvero a lei, di volerla tenere tra le braccia al sicuro ed essere il suo scudo, proteggendola da qualsiasi cosa avesse voluto farle del male.
 
Non aveva pensato che un giorno sarebbe stato proprio lui a farle del male. Le lacrime avevano preso a rigargli il viso, confondendosi con le gocce d’acqua, con cui si sciacquò. Rimase immerso nella vasca, finché non fu costretto ad uscirvi e andare a fare colazione.
 
*
La giornata era passata lentamente. Così lentamente che Sirius e James si erano pure annoiati a trovare un modo per non annoiarsi e, a quel punto, avevano ceduto al sonno, motivo per il qualche erano stati ripresi più volte.
« Allora, Evans ti ha invitato ad Hogsmeade eh ? Alla fine ha ceduto al tuo fascino. » disse con un ghigno Peter Minus mentre prendevano posto alla tavolata di Grifondoro. Avevano tutti una fame incredibile, come al solito. James se avesse potuto, si sarebbe mangiato anche le gambe del tavolo tanto era affamato.
« Eh già. » disse semplicemente, senza troppo entusiasmo.
« Pensavo che ne saresti stato più felice. Qual è il problema adesso ? » fece Sirius, riempiendosi il piatto con tutto quello che gli capitava a tiro.
« È che con tutte le discussioni che abbiamo avuto negli ultimi giorni, non mi va che me lo chieda senza essere sicura che sia quello che vuole. » fece James, infilzando una patata con tutto lo sconforto di cui era capace.
« Certo che a te non va mai bene nulla. Ti ha chiesto di uscire. Finalmente il tuo sogno può realizzarsi. Ti stai facendo troppi problemi. » decretò Sirius sbranando la coscia di pollo affamato.
« Secondo me dovresti accettare finché sei in tempo. Non si sa mai che quella cambi idea. Sai com’è fatta. » disse Minus, facendosi piccolo piccolo. Non sapeva come avrebbe potuto reagire a quel piccolo, innocente commento.
James sembrava non averlo neanche sentito. Era del tutto assorto nel suo sconforto per accorgersi della realtà circostante. Quando il gruppo delle ragazze li aveva raggiunti, era stato ancora peggio. Di solito moriva dalla voglia di vedere Lily Evans, ma da quando avevano avuto quel confronto, non sapeva cosa provare. Era combattuto. Da una parte era al settimo cielo, perché finalmente aveva la possibilità di uscire con lei. Dall’altra, invece, gli sembrava che fosse del tutto sbagliato.
Remus Lupin avanzò verso la tavolata Grifondoro.
Finalmente ha finito di fare l’eremita, pensò James con il viso illuminato.
Remus Lupin si fermò molto prima, andandosi a sedere tra Kai e Liam Ashworth.
« Sbrigati a risolvere con Lunastorta, mi sta scocciando la vostra diatriba. Lui si è comportato da idiota, tu ti sei comportato da idiota. Siamo un gruppo di idioti, pensavo fosse assodato. » sbottò James prima di addentare la povera patata che era stata fatta a brandelli fino a quel momento.
Sirius sbuffò scocciato, senza però controbattere. Sapeva di aver esagerato e aveva già comunque intenzione di risolvere la questione quanto prima.
« Proviamo a passare da Lyanna ? Tu poi hai l’allenamento. » fece Sirius, cercando di mantenere un tono più casuale possibile. In realtà aveva aspettato quel momento da quando si era svegliato. Si era chiesto cosa fosse successo una volta che era tornato alla Torre di Grifondoro, se stesse meglio. Aveva saputo che le ragazze erano andate a trovarlo, ma Marlene McKinnon non era riuscito a riferirgli più di tanto, poiché era intervenuta Emmeline Vance e gli aveva detto di non impicciarsi.
« Perché ci tieni tanto ? » fece James, dopo aver salutato Peter Minus, che aveva deciso di trascorrere un po’ di tempo con Lunastorta.
Sirius fece spallucce, mormorando un “giusto per vedere come sta”, fingendo che non gliene importasse poi più di tanto.
« Felpato. » fece duramente James bloccandosi nel corridoio con le braccia conserte.
« Ramoso. » rispose Sirius roteando gli occhi, imitandolo poi assumendo la stessa posizione.
« Lasciala stare, Felpato. » disse James serio.
« L’ho già fatto. Ho lasciato perdere solo perché si trattava di Lunastorta e guarda che gran casino ha combinato. » spiegò, sperando che bastasse a chiudere la questione.
« Ne verranno fuori in qualche modo, Lunastorta rinsavirà. » disse James riprendendo a camminare verso l’infermeria.
« Però dico sul serio, lasciala stare. » disse di nuovo seriamente guardando l’amico.
« Ti ho detto che l’ho già fatto, Ramoso, ma non ti dirò che non m’interessa, perché non è così. Mi devo costringere a non guardarla, perché ogni volta che mi passa davanti vorrei solo sbatterla al muro e strapparle i vestiti di do—
« Felpato! Stai parlando della mia cacciatrice! È mia amica! » sbottò James con gli occhi sgranati, incredulo.
« È una gran gnocca! » sbottò Sirius in sua difesa, per poi fallire nel nascondere un ghigno.
« Sei davvero un porco, Felpato. Spera soltanto che Remus non impari la legilimanzia, altrimenti saresti un uomo morto. »
« E poi siete così presi a pensare a cosa potrei fare io che vi siete completamente dimenticati di considerare l’opzione che un giorno potrebbe anche essere lei a venirmi a cercare. » fece Sirius, senza riuscire a nascondere un certo fastidio.
Erano giunti davanti alla porta dell’infermeria. Dopo essersi annunciati ed essersi subiti le domande e gli sguardi indagatori di Madama Chips, furono scortati fino al letto di Lyanna. Come sempre regnava la quiete più assoluta in quell’ala del castello.
Sentirono Madama Chips sospirare. Si aspettavano già una delle sue sfuriate.
« Signorina Morland, è il secondo pasto che salta, se continuerà così tra un po’ non avrà neanche le forze di montare sulla scopa o partecipare ad eventi molto interessanti che avranno luogo quest’anno ad Hogwarts. » mormorò preoccupata Madama Chips. La vecchia volpe sapeva come persuadere i pazienti, anche quelli più indisciplinati, ad essere più aderenti alle sue terapie.
« Che cosa ? Lyanna, suvvia, abbiamo bisogno di te per battere i Serpeverde! » esclamò James Potter, facendo leva sul suo probabile bisogno di pareggiare i conti.
« Capitano! Sirius … » fece lei salutandoli, abbozzando un sorriso.
« Allora, come stai ? » fece James, accomodandosi su una sedia posta vicino al letto della ragazza.
Lyanna si costrinse ad abbozzare un sorriso e farsi forza. Non ne poteva più che tutti la trattassero con tutto quel riguardo solo per quello che le era successo. Non aveva niente di speciale, non aveva niente di più di tutti gli altri.
« Non mi posso lamentare. Madama Chips, con tutta la sua pazienza, mi sta rimettendo in sesto. » spiegò, indicando poi tutta una serie di pozioni riposte sul comodino.
« Grazie per le cioccorane e il bigliettino. » ringraziò timidamente, ricordandosi dei doni che le avevano portato gli elfi domestici da parte sua.
I due compari le sorrisero e tentarono in tutti i modi di tirarle su il morale. Erano riusciti anche a farle mangiare il pranzo, conquistando finalmente qualche punto positivo da Madama Chips.
Allora non sono proprio completamente delle canaglie, aveva pensato tra sé e sé l’infermiera.
James poi era passato a spiegarle le nuove strategie in campo, descrivendole minuziosamente tutte le azioni e le previsioni a cui erano giunti come squadra.
« Caspita, si sta facendo tardi. Devo scappare, ho l’allenamento! Mi raccomando, obbedisci a Madama Chips e mangia, ci manchi Linny Blue! » disse in modo affettuoso il malandrino, prima di sparire in tutta fretta.
« Devo averti spaventato a morte, mi dispiace. » mormorò Lyanna guardando appena il moro.
« Potrebbe succederti di nuovo ? » chiese il ragazzo cercando di celare al meglio la sua preoccupazione.
« È probabile, sì … » sussurrò Lyanna reprimendo con tutta se stessa l’angoscia che sentiva montarle dentro. Il solo pensiero di passare un’altra serata come quella precedente la terrorizzava, specie poiché sapeva che più reprimeva la cosa, più le si sarebbe ritorto contro, ma non riusciva ad accettarlo, non riusciva a lasciarsi andare.
Calò un silenzio tombale, che non fece altro che aumentare l’imbarazzo tra i due. Sirius continuava a guardarla con uno sguardo indecifrabile con i suoi occhi di metallo.
« Perché non mi hai disarmato ? » chiese poi con una semplicità disarmante.
Lyanna abbassò per un momento lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Non era mai riuscita a capire cosa provasse per Sirius. Era così diverso, così misterioso, così indecifrabile. Si era sempre comportato in modo gentile con lei, ma non potevano dirsi propriamente amici. Lyanna provava una certa curiosità nei suoi confronti, specie quando i suoi occhioni blu incrociavano il suo sguardo metallico, che era certa nascondere molto di più.
« Perché sentivo di potermi fidare di te. Credevo che non mi avresti fatto del male. » enunciò lei con altrettanta semplicità, guardandolo negli occhi con uno sguardo sincero.
Un brivido le percorse la schiena quando le ritornò in mente la sera prima. Sirius l’aveva rincorsa e, una volta che l’aveva trovata, l’aveva delicatamente tirata a sé e l’aveva tenuta stretta tra le sue braccia, dicendole che sarebbe andato tutto bene. Ricordava la sensazione di protezione che aveva avuto. Il suo profumo delicato, le sue braccia forti, il suo abbraccio e le sue parole rassicuranti. In quel momento sapeva di non essersi sbagliata su di lui, perché tra le sue braccia si era sentita al sicuro, si era sentita protetta, come se nulla avesse più potuto farle del male. Al suo risveglio, però, non aveva potuto fare a meno di sentirsi terribilmente in colpa per aver provato quelle cose. Sapeva di non aver fatto nulla di male, ma fino a quel momento aveva provato quel senso di protezione solo con Remus, ma lui l’aveva lasciata e non aveva mai considerato la possibilità che qualcun altro avrebbe potuto farla sentire in quel modo. Tuttavia, non riusciva a fare a meno di essere ancora molto arrabbiata con Remus. Non poteva perdonarlo, non di nuovo. Lo odiava per il fatto di non riuscire a decidere definitivamente, giocando incurante con i suoi sentimenti. Faceva male. Faceva troppo male. A quei pensieri la gola cominciò a pizzicarle.
« So a cosa stai pensando, Lyanna, ma Remus ti ama e lo sai. » esclamò Sirius con tutta la serietà di cui era capace. Gli era costato molto dirlo, aveva lottato contro tutto se stesso per non essere egoista, per fare per una volta la cosa giusta.
« No, Sirius. Remus non mi ama. Se fosse così non mi avrebbe lasciato due volte in quattro mesi. Non continuerebbe a cambiare idea. Non riesce ad essere un uomo, non riesce a trovare il coraggio e la forza di stare con me o di troncare e lasciarmi libera per sempre, prendendosi le sue responsabilità e accettandone le conseguenze. Se ami qualcuno lo dimostri. » sbottò la ragazza senza riuscire a tenere a bada la rabbia, senza però alzare i toni.
« È solo convinto che in questo modo possa proteggerti. » tentò Sirius, pur sapendo che non gli avrebbe dato ascolto.
« Non mi sembrava di essere al sicuro ieri. » mormorò duramente e con un tono glaciale la ragazza, ricomponendosi.
« L’hanno solo preso in contropiede … » continuò imperterrito a trovare scuse, ma sapeva che qualsiasi cosa avesse provato a dire, avrebbe retto poco.
« È rimasto a guardare senza fare nulla. » esclamò Lyanna con un tono carico di delusione.
« Eravamo tutti sotto shock. »
« Allora perché sei stato tu a disarmarli ? Perché sei stato tu a tenermi tra le braccia e dirmi che sarebbe andato tutto bene ? Perché siete stati tu e Jones a portarmi qui ? » fece lei, la voce rotta, la gola che le bruciava, gli occhi le pizzicavano, lucidi.
Sirius non rispose. Non avrebbe saputo cosa dirle e non le avrebbe detto una bugia. Riuscì solo ad avvicinarsi lentamente e accarezzarle la guancia.
« Non ci pensare. Pensa solo a riprenderti. Hai sentito James, dovete schiacciare quelle serpi. » le sussurrò con un sorriso. Poi, quando fu ora di cena il ragazzo si congedò. Lyanna rimase di nuovo sola con i suoi pensieri.
Sospirò affranta. Fino a qualche giorno prima le sembrava di vivere in un sogno, ma poi Remus l’aveva di nuovo allontanata e le era crollato tutto. Ricordava come ne era rimasta sconvolta, come si fosse isolata e trascurata. Aveva passato intere giornate a letto a piangere. Sentì una morsa stringerle le viscere. Non voleva più essere una ragazzina che si piangeva addosso perché qualcuno non ricambiava i suoi sentimenti. C’era molto altro al mondo che ancora non aveva scoperto. Si era fatta degli amici. Si disse che la sua vita era solo all’inizio, che una volta finita Hogwarts, non finiva nulla. Anzi, sarebbe cominciato tutto e voleva essere pronta. Qualsiasi cosa l’attendesse una volta terminati gli studi, avrebbe voluto essere pronta. Si promise che avrebbe guardato al suo futuro con più entusiasmo, cercando di ricordare sempre le cose belle che aveva, invece di lasciarsi andare a quell’atteggiamento autodistruttivo. Furono proprio quei pensieri a spingerla a cambiare atteggiamento. Mangiò con rinnovato piacere la cena e iniziò a leggere i capitoli di Trasfigurazione che la professoressa McGranitt aveva assegnato agli studenti come compito. Quando ebbe finito con quelli, riprese la lettura che aveva scelto il giorno prima e che aveva iniziato sul ponte.
Quel libro conteneva una vastità di informazioni davvero incredibili; dai tipi di magia più antica a quella su cui si fondava quella moderna. Era incredibile come la magia si fosse trasformata nel tempo e in quanti modi fosse possibile praticare. Era così assorta nella lettura che si rese conto di non essere sola, quando si ritrovò qualcuno davanti.
« Non riesci proprio a tenerti lontana dai guai, vero ? » disse una voce che non aveva per nulla dimenticato. La sua mano volò sotto il cuscino e ne estrasse la bacchetta.
« Stammi lontano. » esclamò la ragazza in tono duro e glaciale.
Il ragazzo sorrise, con uno dei suoi sorrisi ammalianti, per poi alzare le braccia in segno di resa.
« Se avessi voluto farti del male, te ne avrei già fatto, non credi ? Avrei potuto schiantarti mentre eri assorta a leggere e tu non te ne saresti nemmeno accorta. » spiegò passandosi una mano tra i capelli corvini. « Non dire che non ti avevo avvertito, dolcezza. » sussurrò di nuovo, prendendo una sedia e mettendosi comodo accanto a lei.
« Allora perché sei qui ? » chiese la ragazza piantandogli addosso i suoi occhioni blu con uno sguardo inquisitorio.
« Ti ho portato i compiti di Alchimia, non vorrai rimanere indietro. » spiegò sostenendo il suo sguardo inquisitorio.
« Che altro ? Non penserai davvero che creda a questa patetica scusa. » disse Lyanna con un sopracciglio inarcato. Liberò i capelli dalla coda di cavallo, massaggiandosi le tempie. Quel ragazzo la innervosiva. Poi gli lanciò un’occhiataccia e rimase in attesa. Poi prese il tomo e riprese la sua lettura, ignorandolo.
« Come mai sei tornato a cercarmi ? » chiese curiosa la ragazza senza staccare gli occhi dal libro. Il ragazzo parve irrigidirsi per un momento, serrando la mascella. L’aveva preso alla sprovvista. Si prese qualche momento e si ricompose.
« Un uomo deve pur avere un codice. » fece con fare galante.
« Questo prima o dopo che i tuoi amici mi impartissero un’altra violenza ingiustificata ? » fece lei con lo sguardo carico di rabbia.
« Lo sai che ero con Lupin in ronda, siamo arrivati tardi. » si giustificò il ragazzo.
« Sei rimasto a guardare. Sei rimasto a guardare e non hai fatto nulla per farli smettere. » continuò Lyanna incurante.
« Non potevo farlo. »
« O non volevi ? »
« Io sono un Serpeverde e tu una Grifondoro. »
« Tu sei anche un Prefetto. Era tuo dovere. » sottolineò con garbo Lyanna tornando alla sua lettura. « Immagino tu sia tornato solo per i sensi di colpa che ti stavano divorando il fegato o, non lo so, magari per divertirti ad infastidirmi come al solito. » concluse, voltando pagina del libro.
Jones rimase a guardarla. Era sorpreso. Dall’esterno gli aveva dato l’impressione che fosse una ragazza dolce ed indifesa. Non poteva dire nulla sul dolce, ma stava cambiando idea sull’indifesa. Quando era entrato nella stanza non immaginava che la conversazione sarebbe stata così intensa e animata.
« Allora Jones, come va con la profezia ? » sussurrò Lyanna con un sorriso indecifrabile, senza però degnarlo di uno sguardo.
Era bastata una frase sola per ribaltare la situazione di asimmetria in cui si trovavano. Jones aveva sempre avuto il comando della situazione, in quanto Lyanna non sapeva cosa volesse da lei, ma con quella frase era passata lei a controllare la cosa e non gli piaceva affatto.
« Cosa ne sa—, Come fai a sapere della profezia ? » chiese lui totalmente spiazzato. Lyanna continuava ad ignorarlo. Non gli rispose.
« Se fossi in te non proverei a fare nulla di avventato, dolcezza. » lo avvertì canzonandolo, piantandogli gli occhioni blu come i non-ti-scordar-di-me con uno sguardo serio, prevedendo che, se si fosse rifiutata di rispondergli, avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo pur di avere le risposte che cercava.
« Al momento ti basta sapere che so che ti trovi nell’incapacità di completarla e che hai bisogno di una Grifondoro per farcela. » continuò, canzonandolo nuovamente. Lyanna non sapeva perché gli aveva detto che sapeva a cosa stava lavorando. Aveva semplicemente voluto farlo sentire indifeso, come l’aveva fatta sentire lui qualche settimana prima.
« Che cosa vuoi ? » chiese freddamente il ragazzo senza smetterla di guardarla con i suoi occhi di ghiaccio.
« Che cosa sei disposto a darmi ? » sussurrò Lyanna con un sorriso suadente e lo sguardo ammaliante.
 
*
Man mano che le ore passavano, la Sala Comune si era svuotata pian piano ed era rimasto solo Sirius Black, spaparanzato sulla poltrona davanti al camino, mentre leggeva un libro babbano, un piccolo volume in traduzione inglese de Le Notti Bianche di Dostoevskij. L’aveva comperato in estate da una bancarella al mercato delle pulci a Londra. La copertina l’aveva colpito e senza neanche leggere il riassunto l’aveva preso. Sirius era fatto così. Le cose o erano bianche o erano nere. O uno stimolo gli piaceva e lo assecondava, oppure era noioso e l’avrebbe ignorato.
Sentì un rumore di passi varcare dal buco nascosto dietro al ritratto della Signora Grassa. Alzò lo sguardo e incontrò quello dell’amico, Remus Lupin.
« Pare che continuiamo ad imbatterci in continuazione. » fece Remus, sedendosi sul divano. Tirò indietro la testa, appoggiandola sul cuscino.
« Immagino fosse inevitabile, per quanto sia grande questo castello … » fece Sirius posando incerto il libro.
« So perché sei arrabbiato Sirius. » mormorò Remus Lupin chiudendo gli occhi e sospirando.
« Hai rotto la promessa, Remus. » esclamò Sirius in un tono piatto. La sua mente lo riportò a due anni prima, quando le cose nella sua famiglia avevano preso una piega irreparabile, quando aveva capito che non lo avrebbero mai accettato per com’era.
 
Era una fredda giornata d’inverno, James era sceso comunque in campo ad allenarsi con la squadra di Grifondoro. Niente lo avrebbe persuaso ad annullare un allenamento. Nonostante la sua durezza, la squadra però riconosceva che fosse un buon capitano. Li aveva spesso condotti alla vittoria per la felicità di tutti quanti. Peter Minus era rimasto in Sala Grande a mangiare ancora qualcosa e lui e Remus erano tornato in camera a preparare la valigia. Dopo pranzo sarebbero partiti per trascorrere le vacanze di Natale a casa. Sirius Black era del tutto depresso. Se ne stava sul letto a fissare il vuoto, non riuscendo ad accettare di dover per forza tornare in quella casa. Una casa in cui non si sentiva minimamente accettato o amato, ma solamente giudicato e detestato. Era la vergogna dei Black, la pecora nera. Per cosa, poi ? Per non essere un razzista fanatico ?
L’unico pensiero che lo aiutava a superare momenti come quello, era proprio il pensiero di non essere una persona marcia. Il pensiero che era la bontà a guidarlo e non l’avidità, il pregiudizio e l’odio.
« Dai Felpato, sono solo pochi giorni, poi potrai venire a casa mia o da James. I Potter ti adorano e hai promesso a mia madre un pranzo e sai cosa vuol dire. » tentò Remus con fare incoraggiante, sebbene sembrasse lui stesso affranto.
« Come minimo tre portate, più il dolce. Adoro fare queste promesse a tua madre. » rise Sirius, pregustandosi già tutte quelle prelibatezze. Hope Howell, la madre di Remus, era una babbana. Una donna molto bella e sensibile. Aveva accolto con comprensione e tolleranza anche quello che era successo al figlio, senza incolpare il mondo magico, accecata dalla sofferenza.
« E le sue pietanze sono ancora più gustose quando penso che cucini certe cose utilizzando solo le sue mani. Senza magia. Riesci a crederci ? » commentò Sirius sognando ad occhi aperti il famoso arrosto con patate al forno della signora Lupin.
Remus rise di gusto, prima che il pensiero che fosse davvero triste si facesse spazio nella sua mente. Era davvero triste che Sirius fosse cresciuto in una famiglia così fredda, giudicante e piena d’odio. Gli era sempre mancato l’affetto, la fiducia e il supporto, rendendolo sempre più scostante, fragile e autodistruttivo. Non che Sirius si rendesse pienamente conto di quegli aspetti di sé, era ancora molto lontano dalla consapevolezza, ma Remus Lupin trovava la cosa terribilmente triste.
« Allora è stasera la luna piena ? » chiese Sirius, riportandolo alla realtà.
« Già. » risposte Remus con tutto lo sconforto possibile.
« Mi dispiace non poterci essere, Lunastorta. » fece Sirius dispiaciuto.
« Felpato, non possiamo continuare così.  Non possiamo continuare a piangerci addosso. Dobbiamo accettare le cose per come stanno, farci forza e affrontare i problemi con coraggio. Siamo Grifondoro per Merlino! » sbottò Remus con la massima convinzione. Non voleva più vivere in quel modo. Non voleva più vivere nella paura, nel terrore. Non voleva più passare le giornate ad odiarsi per una cosa che neanche aveva scelto, ma che aveva subito. Non c’era nessuna cura, ma almeno era ancora vivo, poteva correre, poteva ancora usare la magia, poteva divertirsi con gli amici.
Sirius lo guardò stupido, traendo ispirazione e motivazione dalle sue parole. Remus Lupin era uno dei pochi che sapeva davvero capirlo e motivarlo a dare il meglio di sé.
« Hai ragione, Lunastorta. Stiamo buttando via il nostro tempo per cose che non possono essere cambiate, ma noi siamo liberi, possiamo ancora fare molte cose. »
I due si promisero di motivarsi a vicenda a dare il meglio di sé e a non farsi abbattere dalle difficoltà.
« Tieni, serve più a te che a me in questo momento. » fece Remus allungandogli un bracciale in cuoio marrone. Sirius se lo infilò al polso sinistro. Aveva un buon amico e con quella consapevolezza avrebbe trovato la forza di affrontare qualsiasi cosa.
 
Sirius si tirò su la manica, mostrandogli il bracciale in cuoio marrone che lui stesso gli aveva regalato due anni prima.
« Non me ne starò a guardare mentre ti autodistruggi, Lunastorta. Se respingi lei, respingi tutti noi. Non puoi continuare a pensare di essere un mostro, Remus. Non lo sei. Sei ciò che c’è di più lontano da un mostro e non so perché riusciamo a vederlo tutti, tranne tu. » sbottò il ragazzo esasperato.
« Sirius, non è così semplice. » tentò Lunastorta, ben cosciente del fatto che fosse solo una scusa.
« Non provare a rifilarmi scuse, Lunastorta. È finito il tempo delle bravate. Le cose sono cambiate. Lo sai cosa ci aspetta là fuori. Non c’è più tempo per il ragazzino insicuro. Sii un uomo, Remus. » disse duramente Sirius Black. Si sfilò un bracciale dal polso destro e glielo porse.
« Ma questa è una delle poche cose che ti sono rimaste della tua famiglia, non posso prenderlo. » esclamò Remus.
« È vero, me l’ha lasciato mio zio Alphard, ma ora serve più a te che a me. Alphard me lo aveva lasciato tempo fa per darmi forza e coraggio, perché credeva in me, e ora io lo sto dando a te, perché credo in te Remus. Spero ti sia utile, com’è stato utile a me. » fece Sirius, lasciandoglielo nelle mani. Remus sorrise e lo indossò.
« Felpato ? »
Il ragazzo si girò a guardarlo con sguardo interrogativo.
« Ho sentito quello che hai detto a Lyanna. Perché le hai detto quelle cose ? »
« Perché sei mio amico e la nostra amicizia è più importante. » decretò Sirius con un tono serio e sincero.
« Grazie. » riuscì solo a dire Remus.
 
Appena fuori dal buco nascosto dietro al ritratto della Signora Grassa erano comparsi James e Lily Evans, di ritorno dalla ronda, che avevano tentato invano di svegliare la Signora Grassa, ma questa aveva deciso di divertirsi un po’ e continuava a fingere di dormire. Le voci sul loro avvicinamento avevano raggiunto anche le sue orecchie e non voleva perdersi uno spettacolo simile. Di certo avrebbe avuto di ché spettegolare la mattina dopo con i quadri vicini.
« Penso di doverti una risposta, Evans. » fece James Potter.
« Che cos’hai deciso ? » chiese Lily Evans cercando di mascherare la tensione e la curiosità.
 

 
Note dell’autrice.
Come vedete sto postando con un ritmo più veloce, perché finalmente sono in vacanza e ho del tempo per scrivere con calma questa storia. Purtroppo, non sapendo come saranno i turni fra qualche settimana, ho dovuto accelerare un po’ la pubblicazione.
Finalmente la nave e salpata e insieme a lei anche la storia. Penso che ormai i personaggi siano stati ampiamente introdotti e finalmente possiamo avviarci verso il cuore delle vicende.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero di essermi fatta perdonare per avervi fatto soffrire nei capitoli precedenti. I ricordi di Remus dovrebbero avervi tirato su il morale :P
Che dire ? Lily e le ragazze si confrontano sui sentimenti che la rossa prova per il nostro eroe maldestro, ma chissà cosa deciderà di fare il ragazzo. Lo scoprirete presto <3
Remus torna sotto i riflettori e riusciamo a capire un po’ meglio il suo punto di vista, esplorando i suoi pensieri e i suoi ricordi. Cosa farà ?
Sirius e Remus si erano beccati di nuovo come due galli, ma finalmente riusciamo a capire un po’ meglio il loro rapporto e dopo la tempesta, torna sempre il sereno.
Il trio miracoli (Lyanna, James e Sirius) mi diverte un sacco a scrivere le loro scene. James si dimostra ancora una volta un buon amico. Sirius, invece, finalmente decide di fare la cosa giusta.
E poi arriva Jones … Devo ammettere che mi piace un sacco scrivere le loro scene. Le loro interazioni sono così diverse da quelle tra Grifondoro, che è un piacere scoprire le loro interazioni.
Cosa ne pensate ?
 
Vi lascio con un regalino <3
 

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Capitolo 8
*** La Giostra dei Quattro Volti ***


Devotion

Capitolo 8 # La Giostra dei Quattro Volti

Hogwarts, 5 ottobre 1977.

Da un paio di giorni ad Hogwarts avevano iniziato a circolare voci piuttosto interessanti. Chiaramente, essendo voci di corridoio, prevedevano varie versioni, sempre più strampalate e meno chiare, quindi era difficile scovare la verità tra tutte quelle dicerie, ma una cosa era certa: quel giorno il preside avrebbe fatto un annuncio e i più sostenevano che sarebbe stato qualcosa di interessante per una volta. Non si riusciva a risalire all’autore del pettegolezzo, ma sembrava che qualcuno avesse origliato una conversazione tra professori e la voce si era sparsa a macchia d’olio.

Fu con tutto l’entusiasmo e l’impazienza che gli studenti si erano riversati ai loro posti nella Sala Grande. Fin da subito si era levato un chiacchiericcio generale; chi faceva ipotesi, chi sognava ad occhi aperti e si lasciava trasportare dalla fantasia, chi invece si lamentava di quella psicosi di massa. Lyanna Morland, che era appena stata dimessa, era l’unica studentessa ad esserne rimasta all’oscuro e, quando si ritrovò la Sala Grande in un tumulto assordante, ne rimase del tutto frastornata. Tuttavia, dopo aver preso posto vicino alle compagne di camera, si fece aggiornare. Chiaramente aveva dalla sua due delle pettegole più aggiornate della scuola: Mary McDonald e Emmeline Vance. Appena la videro, la sommersero di notizie e ipotesi. Tutto quel clamore vide la sua fine quando la professoressa McGranitt batté leggermente il cucchiaino contro il calice, richiamando con sguardo compiaciuto la loro attenzione.

« Il Preside avrebbe un annuncio da fare. » esclamò senza aver bisogno di sgolarsi, perché tutti si erano girati, aspettando ansiosamente che la lieta notizia venisse rivelata.

Albus Silente si alzò in piedi e andò verso il leggìo che mastro Gazza aveva provveduto a sistemare poco prima.

« Cari studenti e care studentesse, ho un annuncio da fare ed essendo un segreto, naturalmente tutta la scuola già lo sa. » disse bonariamente con un sorriso, guardando le loro facce elettrizzate.

« Dunque, vi ho chiamati a raccolta qui stasera per annunciarvi che quest’anno Hogwarts parteciperà alla seicentocinquantesima Giostra dei Quattro Volti. » spiegò a gran voce il preside. Tutti coloro che erano a conoscenza di che cosa si trattasse esplosero per la gioia e l’emozione, tra cui anche Lyanna Morland e James Potter, sotto gli sguardi torvi del resto del gruppo.

« La Giostra dei Quattro Volti è un evento che ha radici molto antiche. Come molti di voi già sanno, nel 1327 il villaggio di Hogsmeade è stato vittima di un grave incendio causato da un obscurus. Non avendo i fondi necessari, alcuni studenti di questa scuola decisero di organizzare questo evento di beneficenza per aiutare il villaggio a ricostruirsi e a preservare le tradizioni del mondo magico, facendo sfoggio dei migliori studenti di Hogwarts per alleviare il dolore e la perdita. » enunciò il Preside.

La Sala Grande non era mai stata tanto silenziosa come in quel momento. Sembravano tutti pendere dalle labbra di quel vecchio mago strampalato.

« Questo evento prevede che ogni casa sia rappresentata da uno studente o una studentessa. I quattro giostranti dovranno affrontare quattro prove. Per ragioni di sicurezza, nessuno studente al di sotto dei sedici anni potrà iscriversi a questo torneo. » fece in tono grave il vecchio preside, accogliendo con prontezza il disappunto dei maghi e delle streghe più giovani.

Quando si ricomposero, il preside riprese il suo discorso, richiamando il buonsenso dei propri studenti, avvertendoli di non prendere alla leggera l’impegno.

« La tradizione vuole che a metà della Giostra dei Quattro Volti, i maghi e le streghe partecipino al Gran Veglione del Drago. » proseguì il preside.

Si levò un boato assordante, pieno di gridolini di pura estasi e sonori sbuffi, di chi invece lo riteneva una vera e propria sciocchezza.

« Che cosa sarebbe ? » chiese Peter Minus con l’espressione più vacua che gli fosse capace.

« È un ballo. Solitamente è in maschera e dura fino al mattino, ma non so se questa regola varrà anche qui ad Hogwarts. » spiegò James Potter con fare istruito e cavalleresco.

« Chiaramente è compito dell’uomo raccogliere il coraggio e proporsi alla dama. » spiegò con fare solenne, mentre sognava ad occhi aperti il momento in cui si sarebbe mostrato in tutto il suo fare cavalleresco.

Sirius Black, invece, non aveva perso neanche un istante, che si era già dato da fare nell’individuare le ragazze più carine della scuola, procedendo mentalmente a quella che aveva tutta l’aria di essere una lista pro e contro. Peter Minus era rimasto a fissare il suo piatto vuoto, non nutrendo sentimenti particolari per l’evento. Attendeva, invece, con ansia di scoprire chi sarebbe stato il campione di Grifondoro. Naturalmente era certo che James si sarebbe candidato, ma non gli sarebbe dispiaciuto vedere Sirius o qualche ragazza di Grifondoro rappresentare la sua casa.

Nel frattempo, gli occhi di Remus Lupin erano saettati direttamente sulla figura di Lyanna Morland. Qualche giorno prima era certo che avrebbe fatto i salti di gioia per quella notizia, ma in quel momento gli era arrivata dritta come un pugno di ferro dritto allo stomaco. Avrebbe voluto invitarla più di ogni altra cosa al mondo; perdere ore a prepararsi, passare un’intera settimana con l’ansia, ballare con lei tutta la sera e andare a dormire con dei bellissimi ricordi, ma era certo che fosse troppo tardi. Chiederle di accompagnarlo al ballo significava tornare sui suoi passi ed era una cosa che non poteva fare. Un ballo non valeva la pena di metterla a rischio di morire o di essere infettata e diventare una reietta della società.

« Come mai quel muso lungo, Lily ? » fece Lyanna spaesata. Era certa che si fosse persa un mucchio di cose durante la sua degenza in infermeria, ma ora che le era tornato il buonumore voleva recuperare tutti i pettegolezzi che non le erano pervenuti.

« Oh … » fecero in coro Emmeline e Mary.

« Quello … Ci eravamo dimenticate che ti eri persa tutto. » continuarono, mentre gli occhi saettavano da Lily a James Potter.

« Immagino che c’entri un cavaliere senza macchia e senza paura di nostra conoscenza. » fece Lyanna senza alzare troppo la voce.

Lily prese a raccontarle dall’inizio tutta la vicenda, di come fossero stati richiamati nell’ufficio della McGranitt, alla loro intesa circa il piano per la ronda, al loro lieve avvicinamento, al suo ennesimo rifiuto, alle loro discussioni e al momento in cui lei aveva conosciuto parti di lui che non credeva esistessero e per questo motivo gli aveva chiesto di uscire con lei ad Hogsmeade.

« E quindi che ha risposto ? » fece Lyanna, fissandola con estremo interesse e il cuore in gola per la curiosità. Lily abbassò lo sguardo per un momento.

« Ha detto che non può accettare. » fece poi in un sussurro la rossa, senza riuscire a mascherare la sua totale delusione.

« Che cosa ? E perché mai ? » domandò Lyanna incredula.

« Dice che non può accettare, perché crede che io mi senta in colpa e che sia confusa. Ha detto che il giorno in cui usciremo insieme, sarà perché lo vorrò davvero e ne sarò sicura. » concluse, per poi iniziare a riempire il piatto di pietanze.

« Capisco. » sussurrò Lyanna, guardandola dispiaciuta. Era evidente che non si aspettava un rifiuto da James Potter, ma quella era una buona notizia, in fondo. Mostrava quanto James tenesse a lei e la rispettasse. Quanto era disposto ad aspettare per lei, invece che approfittare di un momento di confusione.

« So che ora ti sembrerà impossibile, ma vedrai che uscirete e sono sicura che sarai l’unica che vorrà al suo fianco al ballo. Probabilmente non lo hai notato, ma non appena è stato annunciato l’evento, ha subito guardato te. » fece la ragazza dai capelli corvini con un sorriso di incoraggiamento. Lily a quelle parole ritrovò il buon umore e sentì la speranza scaldarle il cuore. Non riuscì a smettere di sorridere tra sé e sé per tutto il resto della cena.

Non appena gli studenti ebbero terminato il loro lungo pasto, il preside richiamò ancora una volta la loro attenzione. Dopo aver percorso il lungo tavolo degli insegnanti e aver preso posto dinnanzi alle quattro lunghe tavolate, estrasse la bacchetta e con un movimento delicato del polso, dal basso verso l’alto, fece ergere dal pavimento un lungo cilindro alto circa un metro. Pian piano la sua forma si delineò meglio, acquistando sempre più dettagli: era un pozzo.

« Chiunque voglia partecipare al torneo, dovrà trovare il modo di iscriversi tramite questo pozzo. Non lasciatevi ingannare dalla sua apparenza, gli indizi ci sono, per coloro che sono disposti a vederli. Avete tempo fino a mezzogiorno di venerdì 7 ottobre. » spiegò con fare serio, prima di congedarli. Gli studenti si alzarono e in modo ordinato ritornarono ai loro dormitori carichi di eccitazione e aspettative, bisbigliando sottovoce sui possibili candidati, sulle prove e sul ballo.

Lyanna cercò di svignarsela il prima possibile, ma durante il tragitto fu intercettata da James Potter, Jordan Carter e il giovane Kai Ashworth.

« Hey Morland! Allora alla fine Madama Chips ti ha scarcerata finalmente! Temevamo volesse tenerti in quel posto dimenticato da Merlino ancora per un po’! Come stai ? » fece Carter raggiante. Era un ragazzo alto, dai capelli color oro che gli sfioravano le spalle, sempre mossi dal vento e con un fisico atletico ma ben definito. Era un ragazzo alla mano, a cui piaceva passare le giornate in modo spensierato tra un allenamento di Quidditch e qualche scherzo.

« Oh sì, non ne potevo più neanche io di rimanermene confinata a letto! James mi ha tenuta aggiornata sui prossimi allenamenti e sulle nuove strategie che avete rivisto nei giorni scorsi! » fece in modo gentile ed entusiasta la nuova cacciatrice di Grifondoro. James sorrideva e annuiva con fare orgoglioso, come a voler sottolineare che il suo operato fosse sempre impeccabile e non ci fosse capitano migliore di lui.

« Grande! Allora potrai tornare ad allenarti già da domenica ? » chiese Kai, non volendo essere escluso da quella conversazione. Purtroppo, essere il fratello minore di uno dei battitori migliori delle quattro squadre era un lavoraccio piuttosto duro. Non gli era mai piaciuto essere sempre confrontato con il fratello maggiore e vivere nella sua ombra.

Lyanna annuì convintamente e li salutò una volta entrata nella Sala Comune. Voleva mettere quanta più distanza tra lei e Remus. Non aveva nessuna voglia di confrontarsi con lui. Fu così che filò a letto e ripensò a tutti gli avvenimenti che erano successi in quei giorni. Non riusciva a sopportare l’idea di essere stata così debole e di aver sprecato tanto tempo a crogiolarsi nell’autocommiserazione, invece di investirlo in modi migliori. A pochi metri da lei, anche la sua amica Lily Evans stava vivendo una situazione analoga. Ripensava ancora quanto fosse stata superba e superficiale, quanto, in realtà, avesse maltrattato quel ragazzo e quanto non meritasse la sua devozione. Chiuse gli occhi e sospirò leggermente. Ripensava ancora a quella sera che si erano ritrovati fuori dalla Sala Comune e, per quanto avesse tentato di nascondere la sua ansia e la sua curiosità, non vi era riuscita molto. Aveva chiesto al ragazzo se avesse pensato al suo invito, sentendo l’angoscia e l’impazienza crescerle all’interno. Aveva davvero sperato con tutto il cuore di ricevere una risposta positiva, di poter andare ad Hogsmeade insieme a lui. James, invece, l’aveva sorpresa ancora una volta e con tutta la cavalleria e la gentilezza di cui era capace aveva declinato l’invito.

Lily, ho pensato molto al tuo invito, aveva esordito il ragazzo. Ammetto che non credevo alle mie orecchie quando me lo hai chiesto e ti confesso che ho pensato tante volte di accettare, perché non c’è nulla che potrebbe rendermi più felice, ma non posso farlo, le aveva detto poi con fare sconsolato, guardandola negli occhi con uno degli sguardi più tristi e dispiaciuti di cui fosse capace.

Lily era rimasta pietrificata dalla sua risposta. Non se lo aspettava minimamente. Non riusciva a credere che le avesse appena detto di no. Non capiva per quale motivo avesse cambiato idea. Fu il ragazzo a prendere la parola.

« Non posso accettare per due ragioni. La prima è perché credo che tu ti senta in colpa per avermi giudicato ancor prima di conoscermi. La seconda, invece, è perché credo che tu sia ancora confusa e non ho intenzione di approfittare di un momento di debolezza per esaudire un mio capriccio. Sarò un teppista, ma credo nelle buone maniere e nel rispetto e, quindi, voglio vincere il tuo affetto senza ricorrere a sotterfugi o altri vili stratagemmi. Quando usciremo, sarà perché lo vorrai anche tu. » concluse il ragazzo, continuando ad accarezzarle la mano che le aveva afferrato durante il suo discorso. Era così vicino che la ragazza riusciva a sentire il suo respiro sulla sua pelle. Non riusciva a smettere di specchiarsi nei suoi bellissimi occhi color nocciola. Fu in quel momento che realizzò che lei di James Potter non aveva proprio capito nulla.

 

*

« Lyanna svegliati! Vuoi che si formi una ressa attorno al pozzo ? Non ce la faremo mai se aspettiamo che tutto il castello si svegli! » fece Lily Evans, scuotendo l’amica ancora addormentata.

« Ancora cinque — » Lyanna non fece in tempo a finire la frase, che un grosso sbadiglio si fece strada. Tentò invano di tornare in quel sonno ristoratore, ma la rossa, ormai, era lanciata nel suo obiettivo: svegliare l’amica e andare alla Sala Grande prima di tutti per poter osservare e pianificare una strategia per quanto riguardava il torneo. Non che lei intendesse iscriversi; aveva già un grosso carico di lavoro tra tutte le materie che seguiva, le responsabilità di essere Caposcuola, il Lumaclub. No, era guidata semplicemente da pura e semplice curiosità. In quanto a Lyanna, invece, tale Giostra era un’opportunità imperdibile. Avrebbe potuto mettersi in gioco, migliorarsi e svagarsi.

« Avanti Lyanna, muoviti! » fece Lily Evans impaziente, deprivandola improvvisamente del piumone. A quel gesto Lyanna fu investita e pervasa da un’ondata di gelo e fu costretta a rassegnarsi. Si fiondò in bagno a rinfrescarsi e dopo quello che sembrò un’eternità per l’amica, riuscirono a dirigersi verso la Sala Grande.

« Come sarebbe a dire che non avete ancora chiarito ? » sbottò incredula Lily Evans, rischiando di broncoaspirare il succo di zucca che stava bevendo per colazione.

« Sono passati nove giorni da quando avete litigato. » precisò, come se non fosse già abbastanza il fatto che avesse ritirato fuori l’argomento ancora prima delle sette del mattino, dopo averla letteralmente buttata fuori dal letto.

« Il fatto è che non abbiamo litigato. Lui mi ha lasciata, di nuovo. » borbottò Lyanna mentre spalmava, o meglio maltrattava, il burro sulla fetta di pane tostato.

« Lo so, ma — »

« No Lily, mi spiace, ma non ho intenzione di andare a piangere da Remus e pregarlo di tornare insieme. Gli ho detto che lo amo e lui mi ha lasciata. Non c’è niente da aggiungere. »

« Capisco. »

« È vero, non l’ho presa proprio bene all’inizio, ma non perderò più le mie giornate a piangere e autocommiserarmi, perché lui non ha il coraggio di stare con me o troncare definitivamente. Avevamo chiarito in estate e ora è finita. » sospirò infine, prima di addentare sconsolata la fetta di pane.

« Sei troppo forte e intelligente per stare tra noi Grifondoro; mi chiedo come mai il Cappello Parlante non ti abbia spedita dai Corvonero. » commentò Lily scherzosamente per sdrammatizzare.

« Lo stava facendo, a dire il vero. » fece Lyanna incerta, con un sorriso accennato di chi sa che verrà polverizzato all’istante.

« CHE COSA ?! » sbottò Lily incredula con gli occhi sgranati e i pensieri che scorrevano talmente veloce da non riuscire nemmeno a registrarli.

« Il Cappello Parlante era indeciso tra Corvonero e Grifondoro e, alla fine, gli ho chiesto di mettermi a Grifondoro, non volevo starmene da sola con i Corvonero. Ha detto che ci vuole coraggio per ammettere e affrontare le proprie paure e quindi mi ci ha messa. » raccontò prima di rinfrescarsi la gola con del succo di arancia fresco.

« Non sapevo nemmeno che si potesse fare! Be’ sono contenta che tu sia tra noi. » fece con un sorriso rincuorante l’amica.

« Sembrava una buona idea ai tempi. Ora mi tocca imbattermi in Remus più del dovuto. » sospirò Lyanna facendo roteare i suoi occhioni blu.

« Suvvia, hai una schiera di ammiratori, chissà con chi andrai al ballo! » civettò la rossa sognante.

« Ma che dici, Lily! Non è assolutamente vero! » fece Lyanna tra un colpo di tosse e l’altro, completamente paonazza.

« Sirius non riesce a staccarti gli occhi di dosso, che il cielo abbia in gloria Merlino che noi non abbiamo ancora l’abilità della legilimanzia. Non voglio neanche immaginarmi i suoi pensieri. » continuò Lily imperterrita. Si divertiva a punzecchiarla.

« ODDIO, Lily, ti prego! È scandaloso. » fece la ragazza coprendosi il viso, mentre riusciva ad immaginarsi precisamente cosa passava per la testa di Sirius Black.

« Pensa al povero, piccolo Kai Ashworth. Ha una cotta così enorme che durante la tua degenza in infermeria si è allenato in qualsiasi momento libero avesse per poter schiacciare i Serpeverde. » cinguettò la rossa con un sorriso a trentadue denti. Si stava proprio divertendo.

« È terribile. Mi sono persa altro ? » domandò Lyanna del tutto incerta. Non sapeva se voleva davvero saperne di più sulla questione.

« Be’, potrebbe ... » fece Lily con disinvoltura e finto disinteresse. Sapeva che Lyanna l’avrebbe bombardata di domande.

« Che altro, di grazia ? Cosa danno da mangiare a questi ragazzi ? » sbottò incredula la ragazza arrossendo violentemente. Non riusciva nemmeno a crederci. Era così presa dai suoi drammi amorosi, che aveva completamente perso di vista la realtà che la circondava. I pensieri e quel fiume di sentimenti l’avevano del tutto consumata e solo ora notava quanto profondamente la rottura con Remus l’avesse sconvolta.

« Che mi dici di Jones ? » domandò ora con fare serio. « L’ho visto mentre entrava a farti visita. »

« Jones ? Davvero Lily ? Di certo non gli piaccio. È un idiota; non fa altro che irritarmi. Lo trovo davvero insopportabile. » commentò Lyanna roteando gli occhioni blu. « Se ne va in giro come se fosse un dio sceso in terra. Come se fosse il più intelligente e competente qui dentro. » continuò, per poi borbottare un “incommentabile”.

« Ho avuto una visione su di lui, a dire il vero. » ammise con fare serio.

« Davvero ? Che hai visto ? » domandò la rossa, tornando seria all’istante.

« L’ho visto mentre tentava di tradurre una vecchia profezia. Poi ho visto una serie di immagini, non che al momento abbiano molto senso. Continuo a vedere un pugnale, una specie di rituale di magia antica e una ragazza che sembra stia dormendo. » spiegò Lyanna cercando di ricordare il più possibile.

« Da brividi. Mai una volta che il tuo potere ti faccia vedere unicorni e arcobaleni. » commentò sarcasticamente Lily Evans, mentre tentava di trovare un nesso tra le immagini evocate dall’amica.

« Non ti penare Lily, se c’è una cosa che ho imparato per quanto riguarda questo “potere” - che è più una maledizione che altro- è che più ci pensi, meno ci capisci. Prima o poi troverò il senso; devo prima raccogliere informazioni in più. » spiegò sincera la ragazza, tentando, per la prima volta, di accettare la cosa e cercare di gestirla meglio di quanto avesse fatto fino a quel momento. Dopo l’incidente si era decisa a smettere di negarlo e reprimerlo. Non aveva mai portato a nulla di buono; era arrivato il momento di accettarlo.

« Oddio, non dirmi che Jones l’ha scoperto! »

« No, non credo abbia capito che cosa mi sia successo. Sembrava piuttosto perso. Gli ho detto, però, che so della profezia. » ammise Lyanna distogliendo lo sguardo dall’amica. Probabilmente non avrebbe condiviso la sua decisione.

« Che cosa ? Perché ? » domandò puntualmente Lily incredula. Non capiva per quale motivo Lyanna lo avesse fatto. Se prima non faceva altro che punzecchiarla e irritarla, ora era certa che non le avrebbe dato tregua.

« Be’ volevo avere la soddisfazione di togliergli quel sorriso da imbecille dalla faccia. Avresti dovuto vederlo. Era completamente pietrificato. Se solo avessi avuto una videocamera per riprenderlo!  » disse ridacchiando soddisfatta, mentre riusciva ancora a vedere nitidamente il suo sorriso scomparire dal viso, mentre i muscoli facciali s’irrigidivano e serrava la mascella.

« Non mi avrebbe comunque lasciata in pace, Lily. Almeno ora si focalizzerà su qualcosa su cui io ho il controllo. Preferisco che mi assilli per la profezia, piuttosto che averlo intorno che mi punzecchia per il gusto di farlo. » ammise la ragazza terminando la sua colazione. Solo in quel momento notò che fosse così dannatamente presto. Non vi era ancora ombra di anima viva.

« Allora, chi è il fortunato ? Jones ? Black ? O preferisci uno più piccolo, come Kai ? » la punzecchiò Lily ridendo a crepapelle. « Dicono che il sesso con Black sia incredibile. Non che la cosa m’interessi personalmente, ma pensavo dovessi esserne al corrente. » continuò la rossa tenendosi il bacino con le lacrime agli occhi per le risate.

« Oh giusto, a te interessa il migliore amico. Quindi preferiresti essere informata sul sesso con Potter ? » fece di rimando Lyanna ridendo selvaggiamente, mentre Lily la fulminava con lo sguardo. « Se vuoi posso provare a vedere qualcosa su di lui e il Pottersex. » continuò Lyanna non riuscendo più a trattenere le risate.

« Be’, però non sembra una cattiva idea. Almeno se so prima che il sesso con lui non è un granché, sono ancora in tempo a cambiare di nuovo idea. » rise Lily con fare malizioso.

« Sei tremenda! Povero James, crede che tu sia una specie di cerbiatto tenero e innocente. Non sa cosa l’attende. » rise Lyanna complice.

Dopo aver ritrovato un certo decoro, si avviarono verso il pozzo. Da lontano sembrava un pozzo qualsiasi. Era alto all’incirca un metro, in pietra. Sul margine sinistro vi era anche un secchio in legno collegato ad una corda. Man mano che si avvicinarono, però, iniziarono a notare dei simboli incisi sulle pietre. Lily e Lyanna si avvicinarono e sfoderarono fogli di pergamena, piume e inchiostro e presero nota di tutto quello che riuscirono ad osservare. Ogni dettaglio era un aiuto in più che poteva tornare utile. Lyanna era totalmente assorta da dei simboli. Continuava ad aggrottare la fronte e scuotere il capo.

« Questo pozzo è ricoperto di rune. Dovremmo avere elementi sufficienti per capire come fare. » fece Lily Evans, mentre finiva di trascrivere le ultime rune rimaste.

« C’è qualcosa di strano. Non ci servirebbero la risposta su un piatto d’argento; se si trattasse semplicemente di tradurre delle rune, metà della scuola sarebbe in grado di farlo. » commentò Lyanna, sempre più perplessa.

« Sì, in effetti sembra troppo facile. » concordò l’amica, mentre osservava Lyanna gironzolare attorno al pozzo.

« Ho un’idea, ma devo avvertirti; non è il tipo di magia che insegnano qui ad Hogwarts. » fee Lyanna cautamente. Per certi aspetti trovava Hogwarts troppo proibitiva; in passato le erano stati insegnati più metodi di praticare la magia -nulla di oscuro-, ma non si sentiva mai totalmente libera di poter praticare diversamente lì ad Hogwarts. Lo trovava un vero peccato; fondendo i vari metodi potevano integrare alcune mancanze e avere degli effetti più stabili e concreti.

« Non è magia oscura, vero ? » domandò Lily Evans incerta. Trovava molto interessante scoprire nuovi metodi di usare la magia, ma la sua ossessione per le regole la limitava notevolmente.

« No, nulla di oscuro. Non ci hanno insegnato nulla in merito a Beauxbatons. » confermò Lyanna nel tentativo di tranquillizzare l’amica. Quando fu convinta che Lily fosse tranquilla, fece apparire cinque candele bianche e le dispose a cerchio attorno a sé e al pozzo. Poi tracciò con la bacchetta un cerchio. Lyanna vi entrò e si pose al centro.

« Incendia. » Le candele si accesero istantaneamente. Lyanna chiuse gli occhi e cominciò a recitare delle parole a bassa voce. Piccole fiamme si librarono da ciascuna delle candele, dirigendosi verso la ragazza, che aveva esteso le braccia in aria, con i palmi rivolti verso l’alto. Le fiammelle raggiunsero le dita di Lyanna e, dopo qualche secondo le candele si spensero.

« Che cosa — » fece Lily del tutto assorta e meravigliata da quello che aveva appena visto.

« Sto canalizzando energia dalle candele. Questo mi dà più potere e stabilità per gli incantesimi successivi. » spiegò Lyanna con un sorriso.

« Ferrum. » enunciò, mentre eseguiva un delicato movimento con il polso. Qualche istante dopo apparve un pugnale. Prima ancora che Lily potesse dire qualcosa, Lyanna aveva già fatto passare la lama sul palmo della mano sinistra, che ora mostrava del sangue. Senza scomporsi minimamente, Lyanna si diresse verso il pozzo, per poi passare il palmo insanguinato su una runa composta. Chiuse gli occhi e si focalizzò totalmente sul suo obiettivo.

« Aperi notionem ex sanguine, duc nobis ad sapientiam. Aperi notionem ex sanguine, duc nobis ad sapientiam. Aperi notionem ex sanguine, duc nobis ad sapientiam. »
Improvvisamente il sangue si raccolse in un unico punto, per poi librarsi in aria e continuò a cambiare forma, finché non comparvero le stesse rune del pozzo, in un ordine completamente diverso.

« Okay Lily, trascrivi le rune esattamente come appaiono. Non so quanto riuscirò a mantenere l’incantesimo. » disse, cercando di non perdere la concentrazione. Nonostante i suoi sforzi, le rune cominciarono a sbiadire. Lily infatti glielo confermò, chiedendole di darle più tempo per trascrivere. Lyanna chiuse di nuovo gli occhi, focalizzandosi sulle rune.

« Aperi notionem ex sanguine, duc nobis ad sapientiam. Aperi notionem ex sanguine, duc nobis ad sapientiam. Aperi notionem ex sanguine, duc nobis ad sapientiam. » continuò a sussurrare in silenzio la formula, finché Lily non ebbe finito di trascrivere. Non appena la rossa glielo confermò, Lyanna cadde in ginocchio affannata e le rune sbiadirono in men che non si dica.

« Finite Incantatem! » enunciò Lyanna in un sussurro, totalmente stremata dal rituale. La Sala Grande tornò esattamente come l’avevano trovata.

« Non ho mai visto nulla del genere. Che tipo di magia è ? » domandò Lily con estremo interesse.

« Sono più tipi di magie, Lily. La canalizzazione viene usata spesso nelle congreghe; la strega a capo della congrega canalizza le energie delle consorelle e dei confratelli, al fine di avere più potere per eseguire un incantesimo complesso. Si possono anche canalizzare elementi. Io, ad esempio, ho canalizzato il fuoco. Più la fonte è grande, più energia riesci a canalizzare. » fece Lyanna rialzandosi.

« Non capisco perché nessuno ci insegna tutto questo. Non è magia oscura. » fece Lily, mentre riprendevano posto al tavolo dei Grifondoro.

« La magia non è mai né buona, né oscura. Dipende dal fine che il mago ha. » rispose Lyanna, per poi versarsi del succo di zucca. « Con tutto quello che sta succedendo fuori da queste mura e dalle inclinazioni di alcuni studenti, non mi riesce difficile capire perché abbiano optato per non inserirle nel programma scolastico. » decretò, per poi sospirare.

Lily si morse il labbro e la guardò con interesse. Lyanna aveva sofferto molto e, nonostante i suoi limiti, era una strega molto intelligente e saggia e Lily era contenta di averci stretto amicizia.

Come avevano previsto, fiumi di studenti iniziarono a comparire, tutti con lo stesso obiettivo: studiare il pozzo.

« Per fortuna mi hai buttata giù dal letto prima che si formasse la ressa, sarebbe stato davvero irritante starsene lì in mezzo senza riuscire a vedere nulla. » mormorò Lyanna per poi addentare un biscotto.

« Ogni tanto scegliere il male minore è un sacrificio necessario. » fece solenne Lily, per poi ridacchiare.

« Mmmh vediamo un po’ cosa ci dice il pozzo! » propose Lyanna entusiasta, rinnovata di energie. Lily frugò nella borsa e ne estrasse un rotolo di pergamena. Si guardarono attorno furtive e poi s’immersero nella lettura.

« Questo ci occuperà almeno tutto il pranzo, se non il pomeriggio! » borbottò Lily incredula.

« Sì, lo credo anche io. Ci sono molte rune combinate e ne vedo molte capovolte. Sarà un lavoraccio. La cosa positiva è che almeno, ora, le abbiamo nell’ordine giusto. Avremmo impiegato almeno un giorno intero a ridisporle in un ordine logico. » fece Lyanna sospirando. Si prospettava una giornata intensa. Quando si alzarono, notarono tra la folla James Potter, seguito a ruota da Sirius Black. Nella ressa riuscirono a vedere anche i fratelli Ashworth, Caroline Bonner, Josette Barnes. Grifondoro aveva un bello squadrone pronto a rappresentare la casa. Per quanto riguardava le altre case, vi era un folto assortimento di studenti, pronti a mettersi in gioco. Per quanto riguardava Corvonero, sembrava avessero tutti buone possibilità; Charles Rhodes e Nora Johnson erano due studenti molto capaci, ma Oliver Farrell brillava in confronto. Non c’era nessun paragone. Anche Tassorosso sembrava aver una buona selezione per una competizione di rilievo; Benjamin Dixon era certamente un mago con cui era un piacere mettersi alla prova. Stephanie Yun dava l’aria di essere troppo buona e ingenua, ma sapeva il fatto suo. C’era anche Grayson Alderidge tra i Tassorosso; Lyanna non l’aveva mai visto in azione, ma Lily giurava che conosceva dei trucchi niente male. Proprio mentre stavano uscendo dalla Sala Grande, passarono davanti ad un gruppo di Serpeverde. Lyanna riuscì ad intravedere i fratelli Lestrange, Avery, Mulciber e una ragazza che non aveva notato fino a quel momento.

« Quella è Evelyn Grymes. Settimo anno, Prefetto di Serpeverde. Simpatizzante del Mangiaclub. » spiegò a bassa voce Lily Evans, notando lo sguardo perplesso di Lyanna.

Poco dopo superarono altri tre Serpeverde: Severus Piton, Regulus Black e Brandon Jones.

« Il primo è Severus Piton, te ne avevo parlato in estate ... » sussurrò Lily senza guardarsi indietro. Per quanto facesse finta che la cosa non le interessava più, ogni volta che incrociava lo sguardo con Severus, sentiva una morsa allo stomaco. Non riusciva a perdonarlo per quello che aveva fatto. Non riusciva a perdonarlo per aver rovinato la loro amicizia per sempre. Era stato il primo ad introdurla al mondo magico, era stato il primo a darle conforto quando Petunia le rendeva la vita difficile. Severus era stato il suo migliore amico e non riusciva ad accettare il fatto che avesse potuto ferirla così profondamente. Lyanna si limitò ad annuire, intuendo che non fosse né il momento, né il luogo giusto per riaprire ferite che a stento si stavano cicatrizzando.

« L’altro vicino a Jones è il fratello di  — »

La rossa non riuscì a finire la frase, poiché notò uno sguardo vacuo, carico di una tristezza infinita negl’occhioni blu dell’amica. Solo in quel momento capì. La punizione che avevano subito i membri di Serpeverde era stata esemplare, ma doveva essere dura per Lyanna vederli scorazzare per la scuola indisturbati. Nonostante Silente avesse personalmente requisito le bacchette magiche dei responsabili a tempo indeterminato, Lyanna sentiva ribollire il sangue nelle vene. Avrebbe voluto infliggere loro la stessa umiliazione e sofferenza che le avevano impartito.

« Non ti preoccupare, Lily; non ho intenzione di fare nulla di stupido. » enunciò Lyanna in un sussurro, prevedendo quali fossero le preoccupazioni dell’amica. Capiva perfettamente che lo facesse per il suo bene e non riusciva a dirle nulla, poiché Lily Evans era una delle poche che poteva capire realmente come ci si sentiva, visto che lei stessa era bersaglio di violenza e odio ingiustificato.

« È solo che mi fa una gran rabbia. » riuscì solo a dire in conclusione. Lily abbozzò un sorriso amareggiato e non riuscì ad aggiungere altro che un “lo so”, prima di trascinarla il più lontano possibile da quel luogo. Il resto della mattinata fu più piacevole. Il professor Lumacorno le aveva fatto i complimenti per essere riuscita a seguire il programma nonostante la degenza e fu contento di vederla preparare una pozione che rispettasse i suoi standard. Per quello doveva ringraziare infinitamente Lily Evans, senza la quale non sarebbe mai riuscita né a mettersi in pari, né a migliorare in quella materia. A pranzo s’immersero nella traduzione dei glifi raccolti la mattina prima e quando finirono, erano completamente stremate.

« Wow … Questa è roba decisamente avanzata. » fece Lily, mentre riempiva il piatto di pietanze.

« Sarà dura superare la prova. » borbottò Lyanna guardando il foglio di pergamena.

« Come mai ? La richiesta mi sembra piuttosto chiara. » disse sinceramente la rossa.

« Nonostante la richiesta appaia molto innocente, credo che sia più ingente di quanto sembri. La richiesta è di rivelare la propria essenza. Sembra piuttosto semplice, ma non lo è. Credo che quel pozzo sia un totem e i partecipanti della Giostra saranno vincolati da un contratto magico. Vedi dove voglio arrivare ? » sussurrò Lyanna cautamente. Non voleva che i loro sforzi venissero vanificati per essere state origliate.

« Non vorrai dirmi che, come tutti i totem, per stringere un legame esigono una cerimonia d’iniziazione. » sussurrò incredula Lily Evans, con lo sguardo carico di ansia.

« Temo che sia proprio così. » fece Lyanna amareggiata.

« Potrebbe essere pericoloso. Perché ho come la sensazione che questo sia più un incentivo che altro per te ? » fece Lily sospirando ormai totalmente disillusa. Non sarebbe mai riuscita a farla desistere da quell’idea scellerata.

« Dimentichi che stavo per essere spedita a Corvonero; troverò una soluzione che sia un buon compromesso e non finisca per farmi del male. » fece con un sorriso Lyanna, tentando di rincuorarla. Lily non fece in tempo a ribattere, poiché al duo si aggregarono anche Mary McDonald, Emmeline Vance e Marlene McKinnon.

« Allora, vi aggregate a noi sabato ad Hogsmeade ? Abbiamo dei vestiti da cerimonia da comperare!  » fece Emmeline al culmine della gioia. Lei e Marlene non avevano fatto altro che profondersi in gridolini d’estasi e a sognare ad occhi aperti il giorno del ballo.

« Mi sembra una buona idea. Sarà divertente! » fece Lily con un sorriso a trentadue denti.

« Ovviamente voi due avrete già l’accompagnatore. Allora ? » fece Mary con estrema curiosità.

« Be’ … Veramente no. Non ancora …  » ammise Lyanna sconsolata, seguita a ruota da un altrettanto triste Lily.

« Perché ? Ci sono già delle coppie ? » fece Lily atterrita. Non immaginava che alcuni si fossero già lanciati in tale impresa.

« Benjamin Dixon ha chiesto ad Emmeline di andarci con lui. Frank ovviamente ci va con Alice, mentre Josette ci va con Liam Ashworth. » spiegò Marlene, cercando di non sembrare troppo entusiasta dalla cosa. Lei stessa aveva già ricevuto degli inviti, ma non aveva ancora scelto con chi andare.

« Wow qui non si perde tempo eh ? » commentò Lyanna sarcasticamente.

« Suvvia Linny, lo sai che Remus vorrebbe passarlo con te. Magari riuscite a fare pace ... » accennò Marlene timidamente. Sapeva quanto quell’argomento fosse tabù di quei tempi. Le bastò lo sguardo di Lyanna per capire che forse non era il caso di indugiare su tali speculazioni.

« Be’ c’è sempre Sirius. Mi chiedo come mai non si sia fiondato a chiedertelo! » civettò Emmeline.

« Dio Emmeline! È amico di Remus, se lo facesse sono sicura che Remus andrebbe su tutte le furie. » mugugnò Mary, mentre tagliava le patate.

« Come se questo potesse formare Sirius Casanova Black. » mormorò Emmeline divertita.

« Immagino che dovremo attendere e vedere chi sarà così valoroso da farsi trucidare da Remus o da Potter. » commentò Lyanna. Lily sgranò gli occhi incredula.

« Se andassi al ballo con qualcuno che non sia Potter, credo che lo sfiderebbe a duello! Non essere così sorpresa! » fece Lyanna divertita. Il suo sorriso, però, si spense quando vide Remus avanzare verso di lei. Il gruppo si ammutolì istantaneamente quando il ragazzo fece la sua comparsa davanti a Lyanna.

« Dobbiamo parlare. » fece in modo conciso il ragazzo, terribilmente a disagio.

« Io non ho nulla da dirti. » fece Lyanna, rigirandosi verso le compagne.

« Lyanna, per favore. » disse Remus, cercando di mantenere un certo contegno. Lyanna roteò i suoi occhioni blu. Lily se ne accorse e non ci pensò due volte prima di tirarle una gomitata sul costato.

« Ahia! Ma che cavolo! » sbottò Lyanna dolorante. « Va bene! ».

Lyanna si alzò, prese la sua borsa e fece cenno a Remus di seguirla. Continuò a camminare in religioso silenzio fino al Ponte di legno.

« Hai due minuti. » disse scocciata con le braccia conserte e lo sguardo glaciale. Remus la guardò con uno sguardo affranto. Non riusciva a credere che quella davanti a lui fosse la sua Lyanna. La sua Lyanna era una ragazza dolce, gentile. Una ragazza piena di vitalità e bontà. Non riusciva a scorgere niente di tutto ciò. Non riusciva a vedere altro che dolore, rabbia e disprezzo ed era tutta colpa sua. Le aveva promesso che le sarebbe stato al suo fianco, che l’avrebbe protetta e che niente avrebbe potuto più farle del male, ma era stato lui stesso a ferirla e allontanarla così selvaggiamente, senza nessun riguardo per i suoi sentimenti. Non riusciva neanche a guardarla; vederla in quello stato gli evidenziava solo quanto male le avesse fatto e quanto fosse grande la sua colpa.

« Un minuto. » sbottò Lyanna per poi sbuffare. Remus sembrava totalmente assorto nei suoi pensieri. Probabilmente come Lyanna stava ripensando a tutti i bei momenti che avevano passato insieme e si chiedeva come fosse possibile che ora fossero così distanti. Era l’unica con cui era mai riuscito a sentirsi davvero in sintonia. Era l’unica che lo amava esattamente per com’era davvero. Era l’unica che avesse mai amato.

Remus Lupin fu risvegliato dai passi di Lyanna Morland, che si era voltata e aveva incominciato a dirigersi verso il castello. Era troppo. Era davvero troppo. Il muro che aveva faticosamente eretto, si stava pian piano sgretolando, lasciandola del tutto vulnerabile davanti a lui. Era bastata la sua voce, il suo sguardo, i loro ricordi a far riemergere ciò che provava per lui. Ad un tratto si sentì tirare e si ritrovò tra le braccia di Remus.

« Il mio amore non è abbastanza per te, Remus ? » domandò straziata Lyanna.

« Io ti amo, Lyanna. Sei l’unica che abbia mai amato, ma non posso stare con te. » esordì con voce tremante il ragazzo. Lyanna sentì gli occhi riempirsi di lacrime, nonostante stesse combattendo con tutta se stessa perché ciò non avvenisse. La gola le pizzicava e il muro si era completamente sgretolato. Non era rimasto neanche un mattone a dividerli.

« Io non riesco ad accettare quella parte di me, ed è una cosa che devo fare da solo. Nonostante gli aiuti, alla fine l’unico che mi possa davvero salvare sono io. Non posso stare con te e vergognarmi di quella parte, nascondermi e tagliarti fuori da una parte della mia vita. Vorrei avere la forza di farlo, perché non c’è niente che vorrei di più al mondo che stare con te, ma non sono ancora pronto. » concluse lasciando la presa. Quelle parole erano state come una pugnalata in pieno petto. Lyanna non era riuscita a trattenersi oltre e le lacrime sgorgavano violentemente dai suoi bellissimi occhi blu, mentre faticava a soffocare i singhiozzi. Remus le accarezzò la guancia destra e s’incamminò verso il castello.

 

*

Il pomeriggio era passato piuttosto lentamente. Nonostante gli sforzi, non era riuscita a seguire molto le lezioni. Nessuna del gruppo aveva osato chiederle degli aggiornamenti; i suoi occhioni arrossati erano di per sé eloquenti. Non c’era bisogno di aggiungere altro.

Lyanna non riusciva a smettere di pensarci. Capiva i motivi per cui Remus avesse preso quella decisione, ma non riusciva a non sentirsi a pezzi.

« Credo sia davvero finita, Lily. » sussurrò Lyanna, mentre si dirigevano verso la Sala Grande per cena.

« Non sarai triste per sempre, Linny. » fece la rossa, andando poi ad abbracciarla. Lyanna sentì tutte le sue barriere cedere e lasciò che tutto quel dolore la investisse un’ultima volta. Una volta ritrovato un certo equilibrio, si diressero verso il tavolo dei Grifondoro e presero posto.

« Allora hai trovato il modo di iscriverti ? » chiese Lily, tentando di occuparle la mente con qualcosa di avvincente.

« Sì, ci proverò dopo cena quando la Sala si svuoterà. Spero funzioni. » sussurrò Lyanna prima di servirsi di roastbeef e patate al forno. C’erano alcune cose che non le mancavano di Beuxbatons: la cucina era una di quelle. Hogwarts offriva una scelta più ampia e la qualità delle pietanze era nettamente superiore.

Poco più in là avevano preso posto i Malandrini, che come al solito riuscivano a farsi notare per il gran chiasso che riuscivano a produrre James e Sirius. A quanto pareva Potter aveva, finalmente, trovato un modo per iscriversi alla Giostra e non riusciva a darsi un contegno. Non vedeva l’ora di poter mettere in atto il suo piano.

« Allora Felpato, quando la Sala Grande si svuota — » enunciò il ragazzo, per poi essere interrotto dall’amico.

« Ramoso, abbiamo ripassato il piano una miriade di volte. So benissimo cosa dobbiamo fare. Ora però mangia, avrai bisogno di energie! » sbottò Sirius, per poi versarsi nel piatto due mestolate di patate e varie fette di roastbeef.

Remus li guardava con un sorriso; li invidiava parecchio. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter essere spontaneo e vitale anche solo la metà di quanto lo fossero quei due.

« Com’è andata con Lyanna ? » chiese timidamente Peter Minus. James e Sirius sgranarono gli occhi. Era stata pura follia fare una domanda del genere a Remus in quel momento. Il ragazzo chiuse gli occhi e sospirò, cercando di mantenere la calma.

« È finita. Forse con il tempo riusciremo a trovare un modo per tornare amici, ma per ora è finita davvero. » fece Remus in modo conciso. James non credeva alle sue orecchie e Sirius sembrava piuttosto scosso nel vedere l’amico in quello stato. Era convinto che prima o poi avrebbe fatto un click, che con la reale possibilità di perderla gli si smuovesse qualcosa, ma non era stato così. Non era riuscito a combattere il disprezzo verso se stesso neanche per amore e se non era riuscito per una cosa così bella e potente, non sapeva proprio cos’avrebbe potuto salvarlo.

Remus trangugiò la sua cena e sparì, senza che qualcuno potesse fargli altre domande scomode. James e Sirius continuarono a perfezionare il loro piano, mentre Peter annuiva totalmente affascinato dai loro modi.

Al termine della cena la Sala Grande, come previsto, cominciò a svuotarsi. Quello che nessuno aveva tenuto in conto, fu che tutti avevano avuto la stessa idea. Per scongiurare liti e scontri, il collegio docenti decise di chiedere agli studenti di mettersi in fila al di fuori della Sala Grande e uno alla volta avrebbero proceduto all’iscrizione. Lyanna notò che, rispetto al mattino, la ressa era stata più che dimezzata. Per il Grifondoro erano rimasti lei, Potter, Liam Ashworth e Josette Barnes. Per Corvonero e Tassorosso vi erano gli stessi visi presenti all’ispezione della mattina, mentre per Serpeverde erano rimasti Evelyn Grymes, Avery e, con sua grande sorpresa, un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi di ghiaccio. Lily le stava spiegando qualcosa a proposito proprio quella mattina, ma non aveva finito la sua spiegazione. Poco importava: era meglio stare lontano da quel gruppo.

Il primo ad entrare fu Benjamin Dixon, seguito da Oliver Farrell, Stephanie Yun, Grayson Alderidge, Charles Rhodes e Liam Ashworth. Dopo a Liam ci fu una piccola pausa, nel quale la professoressa McGranitt diede il cambio al professor Lumacorno. Fu così che ripresero le selezioni. Evelyn Grymes, Josette Barnes, Avery, James Potter, Nora Johnson. Finalmente era arrivato il suo turno. Quando entrò nella Sala Grande la trovò esattamente come al solito. Il pozzo non era cambiato neanche un po’. Dietro al pozzo, al tavolo degli insegnanti sedevano la professoressa McGranitt e il professor Silente. Non aveva mai pensato di dover praticare davanti a degli insegnanti. Era convinta che tale procedura venisse svolta in autonomia.

« Buonasera signorina Morland, vedo che è di nuovo in forze. Ne sono contento. » fece Silente con un lieve sorriso.

« Buona fortuna signorina Morland. » disse la professoressa McGranitt cercando di risultare il più neutrale possibile, anche se era palese tifasse per gli studenti della sua casa.

Lyanna indugiò sulle figure dei suoi insegnanti, per poi ringraziarli e dirigersi verso il pozzo. Quando vi fu esattamente davanti chiuse gli occhi e si concentrò. Visualizzò un cerchio tutto attorno a lei e al pozzo, che li circondava completamente. Quando aprì gli occhi, lo vide. Tracciato intorno a lei un cerchio bianco. Stava funzionando. Chiuse di nuovo gli occhi e tentò di sgombrare la mente il più possibile. Non v’era alcun posto per altri pensieri, se non il rituale. Visualizzò un pentagono; un lato alla volta.

« Funales. » scandì chiaramente, mentre eseguiva un movimento delicato del polso. Cinque candele apparvero ai rispettivi angoli del pentagono.

« Incendia. » Le candele si accesero esattamente com’era successo la mattina stessa; con gli occhi chiusi cominciò a pronunciare una formula magica a bassa voce e piccole fiammelle si librarono in aria, dirigendosi verso di lei, che estese le braccia in avanti, con i palmi rivolti verso l’alto. Sentì le fiammelle entrare in contatto con la punta delle dita e sentì un flusso caldo di energia pervaderla, dapprima dalle dita, per poi fluire lungo le braccia verso il torace e la periferia del corpo. Aprì gli occhi ed estrasse dal mantello una pietra. V’incise con una lama delle rune composte e poi la pose al centro del pentagono.

« Ferrum! » Pochi secondi dopo comparì un pugnale dal manico impreziosito da diverse pietre tra cui il quarzo e l’ametista. Prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e passò la lama sul palmo della mano sinistra, proprio accanto alla ferita che si era procurata la mattina stessa. Passò il palmo insanguinato sulla pietra e prese a recitare una formula, come se fosse un canto.

« Sanguis tibi sacrificatur. Devotionem praebeo. In omnia parata. Sanguis tibi sacrificatur. Devotionem praebeo. In omnia parata. Sanguis tibi sacrificatur. Devotionem praebeo. In omnia parata. »

Il sangue sulla pietra si mosse e andò ad evidenziare le rune incise. La pietra, poi, si librò in aria e si posizionò su una delle pietre. Si riuscì solo a scorgere delle scintille rossodorate e la pietra fu saldata al pozzo. Lyanna dischiuse gli occhi, osservando ciò che la circondava. Una scia dorata nacque dalla saldatura tra la pietra e il pozzo e si estese fino al polso sinistro della ragazza. Lo circondò e Lyanna si ritrovò un nastro dorato al polso.

« Ferula. » Dalla bacchetta originò una benda bianca elastica, che andò ad avvolgere e bendare le ferite sul palmo della mano sinistra.

« Credo di aver terminato. » disse guardando la professoressa McGranitt e il professor Silente, chiedendo implicitamente il permesso di andare. I due si scambiarono uno sguardo, per poi tornare a guardarla.

« Signorina Morland, vorrei chiederle di recarsi nel mio ufficio lunedì dopo cena. » esordì il professor Silente guardandola con interesse da sopra gli occhiali a mezzaluna.

« Sono nei guai ? Ho controllato in biblioteca e sul regolamento scolastico e non vi è alcun accenno ad un divieto di usare questo tipo di magia! » disse Lyanna in preda al panico. Già si sentiva l’onta di dover vedere la sua bacchetta spezzarsi, dover salutare tutti e abbandonare Hogwarts. Non c’era nulla di più terribile di quel pensiero.

« Nessuna regola è stata infranta, signorina Morland. L’attendo lunedì dopo cena nel mio ufficio. » fece Silente con tono pacato, ma incoraggiante.

« Buonanotte signorina Morland. » disse la professoressa McGranitt, con le labbra rivolte leggermente in su. Lyanna sorrise lievemente, rispose cortesemente e lasciò la Sala Grande.

 

*

Salì ancora una rampa di scale e si ritrovò al settimo piano. Le indicazioni scritte sul piccolo foglio di pergamena sembravano piuttosto chiare. Dopo aver trovato la statua di Barnaba il Babbeo Bastonato dai Troll, si concentrò e si focalizzò sulla sua necessità e per tre volte fece andirivieni, finché dal nulla non comparse sul muro una porta. Si guardò attorno incredula, come se avesse il dubbio che fosse stato qualcun altro a farla apparire. Non notando nulla di particolare vi entrò. Trovò una stanza che sembrava arredata in stile roaring 20s, foto di maghi e streghe in bianco e nero, un lampadario in swarovski, un divano in pelle e un tavolino basso di legno nero. Da un vecchio grammofono partiva di sottofondo un motivetto swing di qualche band del mondo magico. Le sembrava di essere appena stata catapultata nel libro Il Grande Gatsby.

« Ci hai messo un po’. Pensavo non saresti venuta. » disse il ragazzo andandole incontro.

« Be’ sono qui ora. » fece Lyanna con un sorriso compiaciuto.

« Whisky Incendiario ? » propose il ragazzo dai capelli scuri. Lyanna lo guardò perplessa.

« Oh, hai paura di lasciarti andare un po’ troppo ? » continuò a punzecchiarla con un ghigno.

« Calyx. » enunciò Lyanna, porgendogli poi il calice. Il ragazzo versò del Whisky Incendiario nei due calici e ne porse uno alla ragazza, che lo ringraziò freddamente.

« Bel fiocco. È nuovo ? » domandò il ragazzo, guardandola negli occhi incuriosito.

« È comparso poco fa, dopo la prova del pozzo. » spiegò concisa Lyanna, mentre sorseggiava il suo Whisky Incendiario dopo aver preso posto su quel divano in pelle.

« Ho come l’impressione che io non ti piaccia. » fece il ragazzo prendendo posto accanto a lei. I loro sguardi s’incrociarono e Lyanna abbozzò un sorriso malizioso.

« E chi ti dice che è solo un’impressione ? » disse per poi ridere di gusto. Il ragazzo la guardò con un’espressione maliziosa.

« Il fatto che tu sia qui con me a tarda sera e non mi abbia disarmato di nuovo. » fece con un ghigno compiaciuto.

 
Note dell'autrice <3
Ciao a tutti!
Mi scuso enormemente per il ritardo con cui sto postando quest'ultimo capitolo, ma per ragioni di salute non ho potuto dedicare il tempo che merita a questa storia prima. Spero che questo capitolo vi piaccia. <3
Che dire ? Questo capitolo si apre con una grande notizia; spero che la storyline di questo torneo possa piacervi, ci saranno un sacco di sorprese.
I nostri beniamini si lanciano all'avventura. 
James e Lily sembrerebbe si stiano avvicinando, ma ci siamo davvero ? Quando riusciranno finalmente ad essere in sintonia ?
Per altre coppie invece, sembra non andare molto bene.
*Si prepara al linciaggio dopo aver fatto rompere Remus e Lyanna*
Lo so, è stata una cattiveria immane :(

Chi saranno i quattro volti della giostra ? 

Fatemi sapere cosa ne pensate! <3

Lily

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Capitolo 9
*** I Quattro Volti ***


DEVOTION

Capitolo 9 # I Quattro Volti

Hogwarts, 6 ottobre 1977.

« Ho come l’impressione che io non ti piaccia. » fece il ragazzo prendendo posto accanto a lei. I loro sguardi s’incrociarono e Lyanna abbozzò un sorriso malizioso.

« E chi ti dice che sia solo un’impressione ? » disse per poi ridere di gusto. Il ragazzo la guardò con un’espressione maliziosa.

« Il fatto che tu sia qui con me a tarda sera e non mi abbia disarmato di nuovo. » fece con un ghigno compiaciuto.

« Non ancora, vorrai dire. » concluse la ragazza con un sorriso beffardo. L’espressione maliziosa e soddisfatta di Jones si spense. Più tempo passava con lei, più ne rimaneva incuriosito. Era una continua sorpresa. Non appena pensava di averla capita, lei lo sorprendeva, comportandosi in maniera del tutto inaspettata e imprevedibile. Cosa che per Jones non era altro che un incentivo. Non gli erano mai piaciute le cose facili e per un tipo che si annoiava facilmente, le cose imprevedibili erano una boccata d’aria fresca.

È stato un errore, non dovrei essere qui, pensò la ragazza cominciando a trovare l’idea di aiutarlo un’assurdità. Avrei dovuto parlarne con Lily, di certo mi avrebbe fornito un elenco dettagliato di motivazioni per cui non dovrei farlo. Lyanna avvicinò il calice alle labbra e sorseggiò del Whiskey Incendiario scrutando il ragazzo con fare serio e arcigno.

« Credo che abbiamo avuto abbastanza convenevoli. » fece posando il calice sul tavolino, per poi risistemarsi in modo composto sul divano.

« Presumo che tu mi abbia convocata qui per chiarire i dettagli della nostra — Come vogliamo chiamarla ? Collaborazione ?  » enunciò la ragazza in modo posato.

« Esatto. Hai detto che potresti aiutarmi. » disse Jones in tono sorprendentemente sincero.

« Potrei, sì. » fece Lyanna senza scomporsi, né facendo trasparire emozioni particolari in merito alla faccenda.

« Come faccio a sapere che non sia uno scherzo ? » continuò il ragazzo sempre più serio, scrutando la ragazza con estremo interesse, attento ad osservare qualsiasi variazione nella sua espressione del viso.

« Non lo sai. » concluse Lyanna in tono severo. Ormai non poteva più tirarsi indietro, non senza ritrovarselo tra i piedi in ogni momento libero della sua giornata. Si disse che se proprio doveva farlo, che almeno fosse lei a dettare le regole della loro collaborazione. Non gli avrebbe lasciato il minimo spiraglio di poter elaborare sotterfugi e pugnalate alle spalle.

« Sarò onesta con te, Jones; non nutro alcuna fiducia nei tuoi confronti. » esordì con tono pacato, guardandolo negl’occhi. Lyanna Morland era molte cose, ma non era né una bugiarda, né una manipolatrice. Credeva nell’onestà e nella lealtà, due valori nobili, ma che di quei tempi erano sempre più rari. Sapeva che spesso le persone se ne approfittavano o avevano un vantaggio su di lei nell’essere disoneste, ma le bugie trovavano sempre il modo di venire a galla, quindi non vi era motivo di preoccuparsi. Aveva più a cuore i suoi ideali, che preoccuparsi di presunti sotterfugi.

« Quella sera avresti potuto aiutarmi, ma non lo hai fatto. Quindi al momento, tra i due, quello di cui non ci si può fidare sei tu. Senza offesa. » concluse la ragazza, sentendosi più leggera. Aveva cercato di risultare il più gentile possibile, ma non poteva negare che togliersi quel peso di dosso l’aveva fatta sentire meglio. Se proprio dovevano iniziare una collaborazione, preferiva che ciò avvenisse dopo aver risolto le loro faccende in sospeso. Voleva iniziare con il piede giusto e dargli la possibilità di relazionarsi basandosi sulla fiducia. Il ragazzo a quelle parole abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio per qualche istante, per poi sorridere compiaciuto.

« Sapevo che avresti detto qualcosa del genere, dolcezza. » disse ridacchiando tra sé e sé, per poi pronunciare una formula magica. Apparve un oggetto coperto da un telo. « So che non ti fidi di me e non hai nessun buon motivo per farlo; la mia fama mi precede. Ti ho portato un regalo. » spiegò affabile, senza staccarle gli occhi di dosso. All’improvviso le sembrava che quel divano si fosse fatto incredibilmente piccolo. Non riusciva a credere quanto fosse sfacciato quel ragazzo.

« Non voglio nessun regalo da te. » sbottò lei, incrociando le braccia al petto, cercando di risultare il più gelida possibile. Qualsiasi cosa fosse, era certa che fosse qualcosa di brutto.

« Ma lo avrai. » fece Jones, accarezzandole leggermente la guancia, prima che lei gli schiaffeggiasse la mano con uno sguardo furioso. Sul viso del ragazzo si dipinse un sorriso accattivante; con la sua innocenza, Lyanna non faceva altro che risultare ancora più desiderabile ai suoi occhi. Era come una cerbiatta nel mirino di un cacciatore. Jones aveva posato gli occhi su di lei e non c’era nulla che potesse distoglierlo dalla caccia. Il ragazzo poi scoprì l’oggetto e Lyanna l’osservò smarrita; era una campana di vetro vuota.  « È un incantesimo. Le buoni azioni faranno sbocciare il fiore, quelle cattive lo faranno appassire. Così possiamo stare entrambi tranquilli. » spiegò Jones. Non appena il ragazzo pronunciò quelle parole, nella campana sorse un ramo e una piccola fogliolina. Lyanna guardò il tutto completamente meravigliata. Non aveva mai visto nulla del genere fino a quel momento. Il suo sguardo poi indugiò sul ragazzo, per poi spostarsi sulle pieghe della sua gonna, che stava torturando con le sue dita affusolate.

« Posso aiutarti sul serio. » disse a bassa voce, guardandolo di nuovo con il suo sguardo da cerbiatta. Dal ramo prese a formarsi un bocciolo e un paio di petali blu, con delle sfumature azzurre, come i suoi occhioni blu come i non-ti-scordar-di-me.

« Cosa vuoi in cambio ? » fece il ragazzo, guardandola con uno sguardo serio.

« Sto facendo degli esperimenti con dei tipi di magia, come dire ? Non convenzionale. Ho bisogno di qualcuno con cui far pratica e che sappia tenere la bocca chiusa. Credi di poterlo fare ? » chiese Lyanna, portandosi il calice alle labbra. La risposta non tardò ad arrivare; il ragazzo aveva accettato senza esitazione.

« Ti ho trattenuta qui abbastanza, le tue amiche potrebbero chiedersi dove tu sia finita. » sussurrò Jones, sorseggiando l’ultimo goccio di Whisky Incendiario nel suo bicchiere. Il suo sguardo si posò su di lei; le sue gambe incrociate, le sue parigine, la minigonna. Si costrinse a distogliere lo sguardo.

« Non sono nemmeno le undici; saranno in giro a pomiciare, a parlare del vestito per il ballo o a fare la ronda, come dovresti fare anche tu. » spiegò agitando leggermente il suo calice, totalmente ipnotizzata dalle forme circolari che il liquido assumeva. Lo sguardo del ragazzo si posò nuovamente su di lei, mentre era intenta a giocherellare con il suo calice. Osservò i suoi lunghi boccoli neri, le sue guance leggermente arrossate, le sue labbra rosse come le rose; appariva così pura e delicata, i suoi movimenti erano leggeri e aggraziati. Sentiva il desiderio di averla crescere sempre di più. Il fatto che fosse una Grifondoro e lui un Serpeverde avrebbe dovuto rendergli le cose più semplici, ma si sentiva ancora più attratto. Era una regola non scritta; lei era proibita.

« Puoi sempre farlo ingelosire. » propose il ragazzo con uno sguardo magnetico e un sorriso accattivante.

« Non so di cosa tu stia parlando. » disse risoluta Lyanna, bevendo del Whisky Incendiario. Pareva che la bottiglia fosse stata incantata per riempire i bicchieri una volta vuoti.

« Ora chi è che dice bugie ? » fece il ragazzo guardandola con disapprovazione, per poi ridere. « Hai lo sguardo di qualcuno che ha appena visto abbattere un cucciolo. » continuò, prima di sorseggiare il drink.

« Non ho intenzione di parlarne con te. » fece Lyanna distogliendo lo sguardo imbarazzata. Era già abbastanza umiliante il fatto che Remus l’avesse lasciata di nuovo, che lei avesse pianto per giorni e che tutta la scuola lo sapesse. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era Jones a rigirare il coltello nella piaga.

« Non c’è nulla da discutere, dolcezza. Quel ragazzo è un idiota. » sbottò Jones, senza riuscire a trattenersi. L’aveva osservata da lontano per giorni mentre si struggeva per un ragazzo che neanche la voleva. Era del tutto sprecata per quel ragazzo. « Sarebbe un peccato se ti ritrovassi senza un partner al ballo. Ovviamente sarai al corrente del fatto che i giostranti aprano la cerimonia. » si lasciò sfuggire con un sorriso.

« Chi ti dice che io non abbia già un accompagnatore ? » chiese Lyanna seccata. Il pensiero di finire al ballo da sola era ancora più orribile di quanto se l’era immaginato fino a quel momento, specie se la cosa sarebbe finita sotto i riflettori.

« Il fatto che non sembravi entusiasta al pensiero dello shopping e che sono tutti convinti che rifiuterai gli inviti perché sei ancora troppo presa da quell’idiota. » spiegò Jones soddisfatto. Volente o nolente era stato costretto a subire tutta la vicenda della loro rottura; tutti ne avevano parlato per giorni. Pareva che nessuno si aspettava che Remus Lupin potesse frantumare il cuore ad una ragazza; era sempre il bravo ragazzo, il gentleman della situazione. Era sempre il primo a dissociarsi dal comportamento irresponsabile degli altri due suoi amici. Fino a quel momento era stato l’eroe con l’armatura splendente che ogni ragazza desiderava e che ogni ragazzo rispettava.

« E com’è che farmi vedere in giro con te come finto fidanzato potrebbe aiutarmi ? Terrorizzeresti chiunque voglia chiedermi di accompagnarlo al ballo. » chiese frustrata. Era del tutto fuori di testa. Il fatto che l’avesse anche solo minimamente preso in considerazione dimostrava che avesse bevuto troppo. Non stava pensando chiaramente. Era l’unica spiegazione possibile.

« Oh, oh! Dolcezza, hai capito male. Tu sei una Grifondoro! » sbottò Jones, sgranando gli occhi. « Nessuno deve sapere della nostra collaborazione. Promettimelo. » disse con fare serio guardandola negli occhi.

« Be’ la mia amica lo sa già, ma prometto di non farne parola con nessun’altro. » sussurrò seria, ricambiando lo sguardo. I muscoli del viso di Jones si rilassarono. Sussurrò un “d’accordo”, per poi guardarla di nuovo per averne conferma. « Perché vuoi aiutarmi ? » chiese Lyanna con tutta l’innocenza di cui era capace.

« Perché non si fa altro che parlare della vostra rottura e sono annoiato. Perlomeno avrebbero un pettegolezzo nuovo di cui parlare. » disse onesto con un sorriso malizioso.

« Quindi quale sarebbe il tuo grande piano ? » sussurrò Lyanna senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi di ghiaccio. Jones si mosse lentamente, avvicinandosi pericolosamente a lei. Con le dita le portò i capelli del lato sinistro dietro all’orecchio, per poi accarezzarle il collo lievemente.

« Sei sicura di volerlo ? » sussurrò serio guardandola negl’occhi ad un paio di centimetri dalle sue labbra. Lyanna si portò i capelli sulla spalla destra, lasciando libero il collo, per poi annuire. Non era riuscita a pronunciar parola. Nessuno l’aveva mai guardata in quel modo; nemmeno Remus. Avevano avuto i loro momenti d’intimità, ma Remus era troppo dolce e romantico per guardarla in quel modo.

« Felice di accontentarti, dolcezza. » sussurrò Jones al suo orecchio, per poi lasciarle un lieve bacio sul collo. Si staccò leggermente, per controllare che le andasse davvero bene. Non gli sembrava del tutto convinta. Lyanna inclinò il capo a destra, scoprendo ancor di più il collo. Lo voleva disperatamente. Continuava a pensare che non avrebbe dovuto sentirsi in quel modo, specie per un Serpeverde, ma in quel momento voleva fuggire dalla realtà, da quella tristezza infinita che non la lasciava mai, dalle parole di Remus che continuavano ad echeggiare nella sua testa. Jones portò la sua mano sinistra dietro al capo di lei, mentre la destra sul suo girovita, riavvicinando le sue labbra al suo collo, andando a lasciarvi una scia di baci. Sentì Lyanna rilassarsi tra le sue braccia e tornò a baciarle il collo, sempre con più foga, per poi lasciare che la sua lingua lo perlustrasse. Lyanna afferrò la sua cravatta e lo tirò a sé con decisione. Jones iniziò a succhiare avidamente la sua pelle, mentre la sua mano destra era scesa sul suo fianco, stringendolo, faticando  a controllarsi. Sentirla ansimare in quel modo lo eccitava ancora di più. Dovette raccogliere tutte le forze in suo possesso per staccarsi da lei. Sul suo collo erano comparsi due segni violacei. I loro sguardi s’intrecciarono. Lyanna divampò, totalmente imbarazzata. Erano così vicini da riuscire a sentire l’uno il respiro dell’altra. Fu in quel momento che i sensi di colpa decisero di colpirla. Sapeva di non aver fatto nulla di male; Remus l’aveva lasciata di nuovo ed erano passate due settimane e le aveva riconfermato più volte che non aveva alcuna intenzione di ritornare sui suoi passi. Ciò che, però, non voleva ammettere era che si sentiva in colpa, non per il succhiotto in sé, ma il per fatto che le fosse piaciuto. Non aveva mai provato un desiderio così profondo fino a quel momento. Il panico le si dipinse nello sguardo. I suoi pensieri sfrecciavano così veloce nella sua testa, che non riusciva a catturarli tutti. Si sentiva terribilmente in colpa, come se si fosse macchiata di un reato gravissimo. Tutto ad un tratto le sembrava di non riuscire a respirare. La stanza le sembrava essersi rimpicciolita e Jones sopra di lei non aiutava affatto. Lasciò la presa sulla sua cravatta e lo spinse leggermente via di dosso. Si alzò di scatto, guardandosi attorno spaesata.

Che cosa ho fatto ? Con un Serpeverde della peggior specie! pensò in preda al panico. Sono una persona orribile. Come ho potuto fare una cosa del genere a Remus ? Me lo merito che mi abbia lasciata. Fu riportata alla realtà dal ragazzo, che si era alzato e aveva tentato di calmarla invano, per poi prendere delicatamente il suo viso tra le mani.

« Lyanna, calmati. » disse con un tono risoluto. Era la prima volta che pronunciava il suo nome ad alta voce. Lyanna fremette per la sorpresa, distogliendo lo sguardo.

« Mi dispiace, io — » sussurrò tentando con tutte le forze di non incrociare il suo sguardo.

« Per cosa ? Non hai fatto nulla di male. Ti ha lasciata; non gli devi nulla. » continuò risoluto, incrociando il suo sguardo triste. Era ancora più casta e innocente di quanto pensasse. Sapeva di non averla obbligata a fare qualcosa contro la sua volontà, ma si sentì ugualmente in colpa. Avrebbe dovuto immaginarlo che sarebbe stata inglobata dai sensi di colpa e dalla vergogna.

« Lo so, ma non avrebbe dovuto piacermi. » disse ricambiando il suo sguardo, mordendosi il labbro inferiore per l’angoscia. Jones sospirò; sapeva che era inutile cercare di infonderle del buonsenso in quel momento. I sentimenti l’avevano sopraffatta e l’unica cosa che poteva aiutarla era darle un po’ di spazio.

« Non c’è nulla di male nel provare piacere. » sussurrò piano, accarezzandole la guancia. « Forse è meglio se torniamo ai dormitori. » propose cercando di risultare incoraggiante. Lyanna prese la campana di vetro e la mise nella borsetta, per poi sussurrare un “incantesimo di estensione irriconoscibile”, al che Jones sorrise.

*

 

Hogwarts, 7 ottobre 1977.

Hogwarts versava in uno stato di pura fibrillazione; da quando Albus Silente aveva annunciato la Giostra dei Quattro Volti, era stato quasi impossibile domare la vivacità degli studenti, soprattutto dopo i primi tentativi di iscrizione al torneo. Catturare la loro attenzione e focalizzarli sul contenuto delle lezioni tra il totoscommesse, l’imminente uscita ad Hogsmeade e i preparativi per il ballo era diventata un’impresa, tranne per la professoressa McGranitt, la quale riusciva a mantenere il silenzio e la concentrazione dei propri studenti senza troppi sforzi. Quella mattina aveva giust’appunto introdotto una sottocategoria della Trasfigurazione: l’evocazione, ovvero la capacità di un mago di far apparire le cose dal nulla. Una tecnica alquanto avanzata rispetto alla controparte -l’evanescenza- che, invece, veniva appresa per i G.U.F.O. Dopo aver esplorato le numerose restrizioni sulla tecnica (legislative e fisiche), la professoressa li invitò a prendersi mezz’ora per provare ad evocare gli oggetti da lei indicati. Naturalmente, tra un tentativo e l’altro, gli studenti ne approfittavano per scambiarsi i pettegolezzi. Sirius Black stava aggiornando il suo compagno di merendine, James Potter, sulla situazione del ballo: era finalmente giunto ad una lista riassuntiva delle ragazze più carine della scuola e si erano immersi in una dettagliata lista pro e contro. Non che a James servisse; era chiaro a chiunque che intendesse proporsi a Lily Evans. Quello che interessava maggiormente era come si sarebbero sviluppate le cose fra loro. Remus, insieme al compagno di banco Benjamin, era del tutto preso dall’esercizio. Da quando si era confrontato con Lyanna non faceva altro che immergersi nello studio, cercando di evitare qualsiasi contatto con la realtà esterna. Era del tutto consapevole che si trovava in quella situazione perché aveva decretato che fosse la cosa migliore e non perché Lyanna non lo ricambiasse, ma per quanto cercasse di apparire forte e totalmente a suo agio, James e Sirius sapevano quanto, in realtà, ne soffrisse.

« Marlene, abbassa la voce! Vuoi farci scoprire ? » bisbigliò Mary alla sua compagna di banco. Emmeline si sporse verso di loro, tentando di ascoltare il resto del racconto.

« Sì, ne sono sicura. È tornata davvero tardi ieri sera e sono sicura di aver visto un succhiotto. » fece Marlene, rimodulando il tono di voce, prima di soffocare un “ahia” dopo aver ricevuto un calcio da Sirius Black, che era dietro di loro.

« Che vuoi Sirius ? » fece sottovoce la ragazza, guardandolo in cagnesco, totalmente offesa per i modi poco ortodossi del ragazzo.

« Come fate già a sapere di Ivy ? » domandò sconcertato. Aveva sempre ammirato la loro capacità di reperire informazioni prima di chiunque altro in quella scuola, ma cominciava ad essere inquietante.

« Ivy ? Era palese che la stessi puntando, è notizia vecchia. » fece Emmeline con un ghigno soddisfatto.

« Ci hai prese per delle dilettanti Black ? Dopo sei anni in azione e ancora dubiti delle nostre capacità ? » bisbigliò Mary McDonald un po’ indispettita dal poco rispetto che mostrava il giovane Black per la loro nobile arte del pettegolezzo.

« Stavamo parlando di Lyanna e — » fece Marlene, prima di essere interrotta da Emmeline che chiedeva di ripetere il racconto, in quanto non era riuscita a captare i dettagli. “Non è colpa mia se Black continua ad interrompermi!” bisbigliò l’amica.

« Stavo dicendo che non può essere nessuno di Grifondoro — »

« Felpato, non mi stai ascoltando! Come faccio a —» s’intromise James Potter, immerso totalmente in una crisi esistenziale su come sbloccare la situazione con Lily.

« Pare che Lyanna sia tornata in camera con un succhiotto. Tu ne sai niente ? » fece Sirius, cercando di avere una visuale su Lyanna, ma i suoi lunghi boccoli neri lo mascheravano completamente.

« Dici che sia stato Remus ? Era in giro per la ronda ... » fece James Potter, pensando a quanto sarebbe stato magnifico se finalmente Remus fosse tornato sui suoi passi e si fosse ripreso Lyanna, ma per quanto fosse piacevole come pensiero sapeva che fosse alquanto improbabile, sapendo quanto fosse testardo il suo amico.

« Non ha la faccia di uno che ha pomiciato tutta la sera. » commentò Emmeline, guardando Lupin da lontano.

« È inaudito. È quasi ora di pranzo e non sappiamo ancora con chi si sia vista! Dobbiamo escogitare un — » Mary non riuscì a concludere la frase, poiché la professoressa McGranitt aveva tuonato, rimettendoli al lavoro. Lily e Lyanna, dal canto loro, non avevano avuto grandi difficoltà nell’esercizio. I primi tentativi erano andati a buon fine, poiché gli oggetti da evocare erano piccoli. Notando il potenziale delle due allieve, la professoressa McGranitt chiese loro di evocare un calderone, cosa che richiedeva un notevole sforzo. Dopo svariati tentativi, entrambe riuscirono ad evocare un calderone, anche se Lily aveva dimenticato un pomello e Lyanna aveva sbagliato colore. La professoressa si disse comunque molto soddisfatta del risultato, in quanto si trattava di magia di livello avanzato ed era il loro primo approccio. Conferì dieci punti a ciascuna e al termine della lezione assegnò due interi capitoli di Trasfigurazione da leggere ed integrare alla lezione e, dopo vari sbuffi e proteste non troppo velate, anche un tema di almeno cinquanta centimetri sull’evocazione. Prima che qualcuno potesse intercettarle, Lily trascinò Lyanna alla Sala Grande, per poi pronunciare un “muffliato” e sedersi con le braccia conserte e uno sguardo carico di giudizio.

« Spiegati. » sibilò Lily Evans con fare austero.

« A proposito di ? » domandò Lyanna, elusiva, cercando di rimandare l’inevitabile. Non che avesse intenzione di tenerglielo nascosto, ma non riusciva ad accettare il fatto che le fosse piaciuto. Il senso di colpa nei confronti di Remus non era nulla in confronto alla vergogna che provava per quello che era successo tra lei e Jones la sera prima. Non era una puritana; non era di certo il pomiciare in sé che la turbava a quel punto. Piuttosto poiché lo avesse fatto con qualcuno per cui non provava nulla e che lo avesse fatto per il gusto di farlo. La sua prima volta era successa con qualcuno che amava e che voleva nella sua vita; aveva sempre associato l’intimità all’amore, nel suo caso per Remus. Non aveva mai sperimentato l’intimità per il piacere fine a se stesso e il fatto che le fosse piaciuto l’aveva colta di sorpresa, totalmente impreparata all’evenienza.

« A proposito dei due succhiotti giganti che hai al collo. » specificò la rossa di proposito, in modo che Lyanna non avesse più modo di rispondere in modo vago.

« Dopo la prova del pozzo, che penso sia andata a buon fine —, spiegò, mostrandole il nastro dorato che aveva attorno al polso sinistro. « L’ho incontrato. » spiegò, facendosi sempre più piccola, prevedendo che prima o poi, durante il racconto, l’amica sarebbe esplosa.

« Jones ? » chiese per conferma Lily, al che Lyanna riuscì solo a mordersi il labbro inferiore, annuendo lievemente con il capo. Lily sospirò e contò fino a dieci, per non urlarle quanto fosse stato scellerato e irresponsabile da parte sua incontrarsi con quella canaglia da sola.

« Abbiamo definito i termini della nostra collaborazione. Gli ho detto che non mi fido di lui, ma abbiamo trovato un modo per far sì che se uno dei due mente, l’altro lo venga a sapere, solo che poi tra il Whisky Incendiario e il ballo, la cosa ci è sfuggita di mano ... » disse tutto d’un fiato, sperando che togliendo il cerotto velocemente, poi facesse meno male.

« Whisky Incendiario ? Lyanna sei impazzita ? » sbottò Lily Evans con gli occhi sgranati. Non riusciva a credere che una delle persone più responsabili e intelligenti che conoscesse, si fosse lasciata trascinare in una situazione del genere. « Non ti puoi fidare di lui, Lyanna. Avrebbe potuto approfittarsene. » fece in tono protettivo, guardandola con uno degli sguardi più seri che avesse mai assunto.

« Dico sul serio, Lyanna. Almeno la prossima volta avvisami. » concluse la rossa, andando poi ad abbracciare l’amica.

« Lo so, ho passato la metà della serata a pentirmene e l’altra metà a pensare al fatto che avrei dovuto avvisarti. » disse Lyanna in tono profondamente dispiaciuto.

« Perlomeno ti è piaciuto ? » civettò Lily Evans con un ghigno beffardo, aggiungendo che, dopo l’ansia che le aveva messo la sera prima, le doveva una risposta in merito. Lyanna arrossì violentemente e si lasciò sfuggire un sorriso, distogliendo lo sguardo dall’amica per un momento, per poi tornare seria e con un’espressione pensierosa.

« Cosa ? » chiese Lily Evans incuriosita dalla strana reazione che aveva avuto Lyanna.

« È solo che mi sento in colpa. Non mi sarebbe dovuto piacere tanto ed è una cosa terribile nei confronti di Remus. Mi sembra davvero poco rispettoso nei suoi confronti. » spiegò demoralizzata Lyanna, cercando di mangiare qualcosa. Lily la guardò con uno sguardo molto serio e ci pensò su per un po’.

« Perché non avresti dovuto ? Ti ha lasciata, di nuovo. Vi siete confrontati e lui ha riconfermato la sua posizione. » esordì cautamente, ma con sicurezza. « Non c’è altro da dire e mi sembra più che legittimo che tu volti pagina e vada avanti. Che altro vuole ? Che tu l’aspetti mentre fa i suoi comodi, finché un giorno non capirà quanto sarebbe potuta essere bella la vostra relazione ? » chiese Lily retoricamente. Lyanna la guardò sbalordita. Questo sì che è un concentrato di maturità, pensò la ragazza dai lunghi capelli corvini.

« Mi dispiace solo il fatto che pensavo che il mio amore per lui fosse abbastanza, ma l’unico che può salvarlo è proprio se stesso. » ammise Lyanna, fissando un punto imprecisato. Poi, improvvisamente, sembrò risvegliarsi e rivolse all’amica un sorriso sincero.

« Finite Incantatem. » sussurrò la ragazza dai capelli corvini.

« Stavo pensando che con due ore libere possiamo anche mangiare e poi dedicarci ai compiti di Trasfigurazione, così poi nel fine settimana dovremo solo ripassare il resto delle materie. » propose Lyanna, controllando sulla sua agendina viola. Lily accettò senza doverci pensare neanche due volte.

« Mi sembra proprio una buona idea, così domani possiamo goderci Hogsmeade e lo shopping! » disse Lily Evans sprizzando felicità da tutti i pori. Aveva lo sguardo sognante e un’espressione di pura estasi. Lyanna sorrise divertita.

« Allora, a parte il tema e i due capitoli di Trasfigurazione, non abbiamo molto da fare secondo la mia agenda. Per Incantesimi abbiamo fatto pratica tutta la settimana, i temi di Erbologia e Storia della Magia e l’analisi di Astronomia sono a posto. Direi che per questa settimana abbiamo fatto anche fin troppa pratica con Rune Antiche, grazie alla Prova del Pozzo. Abbiamo dei capitoli di Cure delle Creature Magiche da leggere per lunedì, mentre per Pozioni io mi sono già portata avanti e ho fatto il tema, ma vorrei chiederti se potresti dargli un’occhiata, sei un genio in quella materia! » spiegò Lyanna, aggiornando la sua agendina, sbarrando i compiti scolastici che avevano portato a termine.

« Ma certo! Non c’è problema, a patto che tu mi controlli Storia della Magia e mi aiuti a far pratica per Difesa. » fece Lily rattristandosi al pensiero di Storia della Magia. Non era una materia difficile, quanto più noiosa, specie per il fatto che il professor Rüf non ci mettesse molto brio. Al quinto anno si era addormentata durante una sua lezione e non se n’era nemmeno accorto.

« Non so come abbiate fatto a sopportarlo per sei anni. Non che la professoressa Martin fosse tanto meglio, faceva crepare di paura, ma almeno non ci si annoiava mai durante le sue lezioni. » spiegò Lyanna con un certo disagio. Ridacchiò al ricordo della sua professoressa francese di Storia della Magia. Era una Nata Babbana che da giovane aveva intrapreso la carriera di ballerina, seguendo le orme della madre babbana. In gioventù sposò, poi, un babbano italiano, il quale però non riuscì mai a guadagnare la fiducia dei suoi genitori francesi, per vie delle vecchie ostilità di guerra. La prima volta che Lyanna aveva posato il suo sguardo sulla professoressa aveva stentato a crederci. Non avrebbe mai potuto immaginare che quella signora dalla corporatura robusta, un tempo fosse leggera come un fuscello e che potesse muoversi con grazia. Doveva però ammettere che, nonostante l’aumento di peso, la professoressa Martin aveva mantenuto un’aria importante ed elegante. I suoi capelli erano sempre perfettamente acconciati secondo la moda del primissimo dopoguerra. Indossava sempre un tailleur a tinta unita, giacca e gonna, abbinandoci sempre una borsetta e dei tacchi adatti all’occasione. Per completare l’opera, la donna si spruzzava sempre qualche goccia di Chanel N° 5. Lily sorrise. Lyanna le aveva raccontato molto di Beauxbatons e ad ogni dettaglio ne rimaneva sempre più incuriosita. Non riusciva a fare a meno di pensare che fosse davvero una fortuna che la sua amica avesse avuto la possibilità di frequentare non una, ma due delle scuole di magia più rinomate al mondo.

« Comunque, tu hai qualche idea per il vestito ? » chiese Lyanna destandosi dai ricordi. L’amica parve pensarci un po’ su, per poi assumere un’aria sognante.

« Mi piacerebbe moltissimo provare un vestito lungo, non mi si è mai presentata l’occasione per farlo. Il problema sono i miei capelli; sarà difficile trovare un abito che si abbini bene. » spiegò amareggiata, guardandosi le punte di fuoco dei suoi lunghi capelli mossi.

« Siamo streghe; troverò qualche incantesimo che possa aiutarci. A Beauxbatons accorciavamo e allungavamo le uniformi a piacere, alcune si acconciavano i capelli con vari incantesimi. Dobbiamo solo trovare un abito che si avvicini abbastanza all’idea, il resto lo modifichiamo. » ragionò ad alta voce Lyanna, cercando di riportare alla mente gli incantesimi necessari. Lily la guardò in adorazione. Non aveva neanche pensato alla possibilità di applicare la magia in quel modo. Era chiaro quanto i due metodi d’apprendimento differissero. Hogwarts era molto valida, come lo era Beauxbatons, ma a livello di applicazione rimaneva più sul filone tradizionale, mentre a Beauxbatons i giovani maghi e le giovani streghe venivano invitati ad applicare la magia nei settori più disparati. Lily trovava molto arricchente il suo confronto con Lyanna; si scambiavano nozioni e imparavano sempre qualcosa di nuovo, ampliando il loro bagaglio culturale.

« Sarebbe davvero splendido se riuscissimo a farlo! » affermò la rossa riempiendosi il piatto non appena comparvero le pietanze. Il suo umore non faceva altro che migliorare. Lyanna non fece in tempo a replicare, che furono raggiunte dalle compagne di stanza, che si sedettero e rimasero in silenzio fissando Lyanna con sguardo inquisitorio.

« È inutile che mi guardate così; non vi dirò nulla. » fece Lyanna con fare irremovibile.

« Come puoi farci questo ? » fece Mary con un’espressione addolorata.

« Lo sai che noi viviamo di pettegolezzi! » esclamò Emmeline guardandola imbronciata.

« È oltraggioso! » sbottò Marlene offesa.

« Mi dispiace ragazze, non prendetela sul personale. » le incoraggiò Lyanna. « È che ho promesso di non dire nulla e devo mantenere la parola data. In più non c’è nulla da dire, perché tanto non si ripeterà. » spiegò, sperando che bastasse a quietare la loro sete di pettegolezzi.

« Uffa, Lyanna sei cattiva! » sbuffò Emmeline sconsolata.

« Almeno rispondi almeno a questa domanda! È di Grifondoro ? » fece Mary, per confermare la sua teoria.

« No, non è di Grifondoro. » rispose in modo conciso, senza far trasparire niente di più che quella semplice risposta. Emmeline, Mary e Marlene era completamente insoddisfatte dalla risposta, ma si fiondarono nelle più svariate congetture, completamente dimenticando la sua presenza al tavolo.

« Si vede tanto ? » chiese a Lily, aggiustandosi il colletto della camicia e la cravatta.

« Se ti tieni i capelli sciolti, nessuno lo nota, visto che il colletto lo copre in parte. » fece Lily controllandola di profilo. Le due amiche terminarono il pranzo e si diressero verso la biblioteca, per sbrigare quanto prima le faccende scolastiche in sospeso.

*

Dopo aver svuotato la borsa e posato alla rinfusa i libri sul letto, James raccattò due rotoli di pergamena, una piuma e dell’inchiostro, li infilò in borsa e si precipitò verso la Sala Grande, seguito a ruota da Sirius e Peter Minus.

« Vorrei proprio sapere chi è quell’idiota. » fece James, mentre avanzava a passo spedito.

« Tu sei amico di Lyanna, magari a te lo dice. » propose Sirius, considerando l’idea. Sembravano avere un buon rapporto, come minimo valeva la pena tentare direttamente dalla fonte.

« No, non me lo direbbe. Sono troppo vicino a Remus, rischierei di farmelo sfuggire parlando con lui e sarebbe un bel guaio. Probabilmente l’unica a saperne qualcosa è Evans. » spiegò James, prendendo poi posto alla tavolata dei Grifondoro, di fronte ad Emmeline, Mary e Marlene.

« E purtroppo per noi quella non si farà cavare neanche una sillaba di bocca. » commentò acidamente Sirius, roteando gli occhi al pensiero di Lily Evans, mentre gli intimava di farsi gli affaracci suoi.

« È un’amica fidata di cui ci si può fidare; è giusto che sia così. » ribatté James, cantando le lodi della sua amata.

« Benvenuti nel club, neanche a noi hanno detto nulla. » spiegò sconsolata Emmeline.

« Già, ci hanno solo confermato che non è di Grifondoro. » aggiunse Mary McDonald.

« Be’ è un bene no ? » fece Sirius con un ghigno malefico.

« Perché mai dovrebbe essere un bene ? » s’intromise Marlene, che fino a quel momento era del tutto assorta sulla sua sfoglia di mele.

« Perché sfortunatamente possono capitare a tutti gli incidenti. » spiegò Sirius cercando di non risultare troppo altezzoso. Era così cristallina la cosa, che si chiedeva come potessero andare cianciando tali ovvietà.

« Sarebbe proprio un peccato se si beccasse un bolide in testa durante qualche partita, o scivolasse sulle scale. » aggiunse James Potter divorando lo stufato d’agnello.

« Sarebbe proprio un peccato se Pix si facesse un’idea sbagliata di questo individuo e finisse per perseguitarlo. » propose Sirius, prendendo d’assalto le pietanze.

« Ma a voi che importa di quello che fa Lyanna ? » chiese Emmeline in modo del tutto innocente.

« Sì, infatti! Lupin non l’ha lasciata ? Mi sembra abbia sofferto abbastanza. » commentò Marlene in tono serissimo.

« Sì, l’ha lasciata lui. » dovette ammettere James, tra una cucchiaiata e l’altra.

« Per come la vedo io, Lyanna ha solamente fatto un cambio di strategia. » fece Mary gustandosi il dessert. James e Sirius la guardarono spaesati.

« Che vorresti dire, McDonald ? » chiese James, mentre Sirius annuiva in approvazione.

« Semplice; Remus non ha cambiato idea neanche vedendola ridursi a piangere in ogni momento della giornata, ma magari potrebbe scattargli qualcosa se fosse geloso. » spiegò Mary, sentendosi un genio, mentre illustrava le tattiche d’amore.

« Sì, infatti. Vedendola soffrire dava per scontato di essere comunque al centro del suo affetto. Se pensasse di rischiare di perderla sul serio per qualcun altro, scatterebbe a riprendersela in un batter d’occhio. » continuò Marlene, terminando il pensiero di Mary.

« C’è però il rischio che Lupin non l’ami quanto lei, invece, ami lui e potrebbe finire con il non reagire e lasciarla andare, senza che la questione lo scalfisca minimamente. È un gran bel rischio. Lyanna sta giocando col fuoco e secondo me finirà per bruciarsi. » commentò sovrappensiero Emmeline, considerando tutte le opzioni. Era certo una strategia molto articolata, che poteva essere percepita in modo diverso dal diretto interessato, ma era un rischio che Lyanna era pronta a correre.

« Lupin che dice in merito ? » chiese Mary, osservandoli attentamente, per non perdersi neanche il minimo dettaglio. James e Sirius si guardarono, riluttanti.

« Non lo sa ancor — AHIA MCKINNON! MA CHE HO DETTO ? » sbottò Sirius dolorante. Marlene gli aveva tirato un calcio da sotto il tavolo, tentando di avvertirlo, ma lui non aveva colto il segnale.

« Nulla. Semplicemente voleva che ti ammutolissi al mio passaggio, come il resto dei Grifondoro. » spiegò Remus Lupin dietro ai tre amici, per poi prendere posto di fianco a Peter Minus. « È chiaro che io mi sia perso qualcosa. Immagino che voi tre mi stavate aspettando per aggiornarmi, non è così ? » domandò retoricamente, sapendo che la realtà era lontana da quella descritta. Sapeva che gli stavano nascondendo qualcosa e, probabilmente, lo stavano facendo a fin di bene, ma non era più un bambino. Non aveva bisogno di essere protetto, qualsiasi cosa fosse, era certo di poterla affrontare. James e Sirius cercarono di deviare il discorso, ma Remus fu irremovibile.

« Lyanna nasconde dei succhiotti giganti con i suoi capelli lunghi. » spiegò Peter Minus, non riuscendo a sopportare la tensione. Non voleva disobbedire a James e Sirius, ma non voleva nemmeno mentire a Remus. Riuscì a captare un “spia” sottovoce di Sirius, mentre un “spione” sbottato da Marlene, che guardava Remus imbronciata con le braccia conserte. Remus s’irrigidì all’istante. Quella frase continuava a riecheggiare nella sua testa, senza però riuscire a capirne il senso. Era una bugia. Doveva essere per forza uno scherzo di cattivo gusto di James e Sirius per convincerlo a tornare con lei. Non poteva essere vero. La sua Lyanna non lo avrebbe mai fatto. Lei lo amava. Non era possibile che lo avesse già dimenticato. Non poteva essere che qualcun altro avesse già vinto il suo affetto. Non poteva accettarlo. Lyanna era sua, solo sua. Il pensiero che qualcun altro avesse tenuto tra le braccia la sua Lyanna e l’avesse baciata e toccata gli faceva montare un’ira indicibile. Sentì una morsa attanagliargli le viscere e avrebbe voluto lanciare in aria o fare a pezzi qualcosa. D’istinto il suo sguardo si posò su Sirius, il quale, però, strabuzzò gli occhi e giurò di non c’entrare nulla in quella storia.

« Chi ? » riuscì solo a dire Remus furioso.

« Non si sa, ma non è di Grifondoro. » pronunciò infine James Potter, sospirando affranto. Remus non l’aveva presa per niente bene. Ne era sicuro ed era preoccupato di quello che avrebbe potuto fare.

« Vedo che non ha perso tempo a consolarsi. » sbottò prima di servirsi un po’ di stufato nel piatto. « Evidentemente non mi amava tanto come diceva. » continuò, per poi mandar giù qualche cucchiaiata. James e Sirius strabuzzarono gli occhi, increduli. Marlene aveva quasi rischiato di soffocare con della sfoglia di mele ed Emmeline e Mary lo guardarono con lo sguardo più disgustato di cui erano capaci.

« Questo è troppo anche per te Lupin. » sbottò Marlene, cercando di divincolarsi dalla presa di Emmeline, che voleva impedirle di fare qualcosa di terribilmente stupido. « Lasciami stare, Emmeline. Ora gliene dico quattro e non m’interessa se poi frigna dai suoi amichetti. » fece scansando la presa dell’amica.

« Lupin, tu sei un grandissimo stronzo. Sì, qualcuno te lo doveva pur dire. » sbottò Marlene, ormai inarrestabile. Lupin alzò lo sguardo dal piatto, per poi guardarla con un’espressione totalmente piatta e indifferente. « Non so con che faccia puoi mettere in dubbio i sentimenti di Lyanna, dopo averla vista soffrire per settimane senza riuscire a mangiare o a dormire. Non ha fatto altro che piangere e mettere da parte il proprio orgoglio per convincerti a cambiare idea. » sbottò come una furia, senza più riuscire a contenersi. Il fatto che lui la guardasse come se stesse dicendo delle assurdità, la faceva imbestialire ancora di più. Era inammissibile che si comportasse così.

« Non solo l’hai lasciata di nuovo, ma non hai avuto neanche la sensibilità di trovare un modo per rimanerle accanto quando ne aveva più bisogno. È nuova qui e ha già avuto brutte esperienze con alcuni decerebrati. Tu dov’eri quando stava male ? Non ricordo di aver visto la tua faccia in infermeria. » commentò acidamente senza alcun ritegno. Non le importava se le sue parole avrebbero finito per ferirlo. Doveva darsi una svegliata. « Non ha perso solo la persona che ama, ma anche il suo migliore amico in un colpo solo e se proprio vogliamo essere pignoli, hai perso qualsiasi diritto di contestare le sue azioni. L’hai lasciata di nuovo e non hai voluto tornare sui tuoi passi quando ti ha chiesto di farlo. Sei uno stupido se pensi che Lyanna lo abbia fatto perché non prova più nulla per te. Probabilmente voleva farti ingelosire, nella speranza che tu reagissi, ma non ha capito che sei solo un robot. Sei un involucro vuoto. Se ci tenessi veramente, avresti preso il controllo della tua vita e saresti andato dritto da lei a riprendertela e, invece, sei qui a rigirarti i pollici e a lamentarti. » esclamò tutto d’un fiato, per poi alzarsi e andarsene, seguita a ruota da Emmeline e Mary, che lo guardarono imbarazzate per poi dire un “come darle torto ?”. A metà strada, Marlene fece retrofront e si piazzò davanti a Lupin.

« Ancora una cosa. Spero che almeno le sia piaciuto, visto che tu non sai fare altro che farla piangere. Mi sembra di avere in camera un salice piangente. È riuscita a piangere pure per i sensi di colpa. Tu Lyanna non te la meriti. » detto ciò, tornò dalle sue amiche, per poi sparire. James e Sirius non osarono più pronunciar parola per il resto del pranzo. Quando ebbero terminato, si recarono alla Sala Comune e s’immersero nello studio, come il resto dei compagni di Grifondoro dal quinto anno in poi. Era un periodo particolarmente intenso e nessuno poteva permettersi di perdersi via fin dal principio e rimanere indietro. James alzò lo sguardo esausto, dopo ore di immersione totale nello studio. Si guardò attorno e rimase colpito nel realizzare che quelli erano i suoi giorni ad Hogwarts. Erano gli ultimi giorni a vedere ragazzini battibeccare e piangere per amore. Erano gli ultimi giorni passati a sbuffare e a sospirare sui libri. Guardò i ragazzini del primo anno, ancora pieni di vitalità e curiosità e sorrise tra sé e sé. Solo in quel momento riusciva veramente a capire quanta strada avesse fatto e quanto fosse cambiato dal ragazzino pestifero e impertinente che aveva varcato la soglia di Hogwarts per la prima volta. Il suo sguardo si posò sul suo amico Remus e non riuscì a non provare una gran tristezza nei suoi confronti. Era maturato molto come persona, era riuscito a stringere dei legami di amicizia incredibili, ma era ancora lontano dal riuscire ad accettare a amare se stesso per quello che era. Riusciva a leggerglielo in faccia ed era una realtà terribile. Era un ragazzo così giovane, premuroso, gentile, intelligente, ma che non riusciva ad amare se stesso e non riusciva ad accettare l’amore che gli veniva offerto. Il suo sguardo saettò poco più distante e si posò su Sirius Black. Per certi versi Sirius rimaneva un tornado, una bomba ad orologeria. Aveva un’energia incredibile, ma, purtroppo, non aveva ancora imparato a direzionarla in cose più positive. Per quanto gli riguardava, la storia di Sirius era ancora più triste di quella di Remus. Perlomeno lui poteva contare sull’amore e sul supporto dei suoi genitori. Sirius, invece, non aveva nessun altro all’infuori di loro. Non aveva mai conosciuto l’amore incondizionato di una madre, non aveva mai conosciuto l’orgoglio di un padre mentre gli insegnava tutto quello che c’era da sapere nel mondo. Non aveva fatto altro che sentirsi fuori luogo e disprezzato da chi aveva il compito di amarlo e supportarlo. Avrebbe voluto dirgli che non sarebbe sempre stato così, che l’amore esisteva e che comportarsi in quel modo gli avrebbe fatto soltanto del male. Tutti quei casini che combinava, non erano altro che una ricerca di attenzione, perché perlomeno la McGranitt ci teneva alla sua istruzione e, a modo suo, pensava che valesse la pena lottare per Sirius Black e spenderci delle energie. Tutte quelle ragazze che usava e che lasciava che lo usassero non facevano altro che ingigantire quel vuoto, perché, alla fine, nessuna gli rimaneva accanto e, nonostante facesse il duro o lo sbruffone, James sapeva quanto in realtà ne soffrisse. Chiuse gli occhi e lasciò che la tristezza di quella terribile consapevolezza lo colpisse in pieno petto e rimase a contemplare quei pensieri infelici, chiedendosi cos’avrebbe potuto fare per spazzare via tutta quell’infelicità e fu in quel momento che gli occhioni verdi di Lily Evans gli comparvero mentalmente. Si disse che era davvero fortunato a provare quell’amore, che lo aveva spinto a sfidare se stesso e a migliorarsi. Un’amore che gli dava la forza di provarci e rialzarsi ogni volta che falliva. Era felice di non aver gettato la spugna ed essersi fatto forza, nonostante tutti lo ritenessero un buono a nulla, una barzelletta. Avrebbe provato a se stesso di non essere bravo solo a cacciarsi nei guai. Non era più quel ragazzo viziato. Non era più quel bullo che ridicolizzava le persone, per non sentirsi piccolo quando non riusciva a conquistare quello che voleva davvero. Poteva essere qualcosa di più che il belloccio della scuola. Voleva essere qualcosa di più e finalmente sembrava aver fatto qualche passo verso quell’obiettivo.

*

Finalmente il momento più atteso di quella settimana era giunto. Fiumi di studenti si erano riversati nella Sala Grande in anticipo, per mangiare con calma e lanciarsi nelle più svariate congetture. C’era chi aveva realmente scommesso sui quattro partecipanti, c’era chi, invece, si lanciava nel racconto di come aveva chiesto alla ragazza di accompagnarlo al ballo e c’era chi fantasticava sul vestito che avrebbe scelto per quella serata magica. Quella sera nella Sala Grande regnava un’atmosfera incantevole. Chi più, chi meno, tutti erano elettrizzati. Mary McDonald narrò tutto il monologo che Marlene McKinnon aveva pronunciato contro Remus Lupin e sul viso di Lyanna Morland si dipingeva, parola dopo parola, l’orrore più profondo che avesse mai provato in vita sua. Non aveva mai chiesto a nessuno di prendere le sue difese e si sentì malissimo, immaginando quanto potesse rimanerne ferito Remus. Era rimasta profondamente ferita dalla sua uscita infelice, ma si era detta che non lo pensava davvero. Continuava a ripetersi che l’aveva detto in un momento di rabbia e di tristezza, ma per quanto tentasse di scacciare quei pensieri, non era riuscita a ricacciare indietro le lacrime, che non sfuggirono né a Remus, né alle sue amiche, nonostante si fosse precipitata ad asciugarsele e a ricomporsi. Non sapeva nemmeno se fossero per la rabbia, la tristezza o semplicemente la stanchezza che tutta quella situazione le aveva messo.

« Dai, non ci pensare. Non rovinarti questo momento. » sussurrò Lily Evans, abbracciandola. Lyanna tentò di sorriderle di rimando, ma le uscì una smorfia buffissima, al che Lily rise di gusto e ne rise a ruota anche Lyanna. Per tirarsi su il morale, non si fece mancare il pudding al caramello, aggiornando Lily sulla situazione del vestito.

« Ho trovato un paio di incantesimi che potrebbero fare al caso nostro. » annunciò, per poi spararsi l’ultima cucchiaiata di pudding. Il viso di Lily s’illuminò, destando l’attenzione delle compagne di camera. Lily spiegò loro cos’avevano intenzione di fare per assicurarsi che i loro abiti per il ballo fossero perfetti e le altre tre furono così meravigliate dall’idea che si aggiunsero al progetto.

« Sarà meglio provarli prima su indumenti di cui ci importa poco se fanno una brutta fine. Non vorrei mai che rovinassimo irreparabilmente gli abiti. » spiegò Lyanna, la quale stava per immergersi nella discussione, ma fu interrotta dalla professoressa McGranitt, che richiamava la loro attenzione. Albus Silente si alzò e andò a raggiungere il centro del palco.

« Dunque, vedo che ormai avete terminato anche con il dessert. » esordì bonariamente. « Personalmente ho trovato che il pudding questa sera fosse qualcosa di eccezionale, ma bando alle ciance! » disse trovandosi estremamente divertente. « È finalmente giunto il momento di rilevare i quattro giostranti.» enunciò a gran voce, senza però faticare. Il vecchio saggio raggiunse il pozzo e lasciò cadere il secchio, che, con un tonfo, segnalò il suo impatto con la sostanza che conteneva. Silente prese a issare il secchio e ne estrasse un piccolo rotolo di pergamena avvolto da un piccolo nastro dorato.

« Il campione di Tassorosso è  — » disse, fermandosi per creare un po’ di suspance. « Grayson Alderidge! » esclamò con un sorriso incoraggiante, accogliendo l’entusiasmo della tavolata dei tassi. Grayson Alderidge si levò dal tavolo, emozionatissimo. I suoi occhi saettavano non sapendo chi guardare e le gambe gli tremavano. Poi si diresse verso Silente che gli consegnò il piccolo rotolo di pergamena e gli chiese di posizionarsi all’estremità del tavolo degli insegnanti, cosicché lui potesse annunciare gli altri concorrenti.

« Il campione di Corvonero è — » esordì, posando il suo sguardo sulla tavolata dei Corvonero. « Nora Johnson! ». La tavolata dei corvi esplose in un boato di gioia, incoraggiando la ragazza a farsi avanti. Dopo che le fu consegnata la pergamena, raggiunse Grayson Alderidge, gli strinse la mano e lasciò che la cerimonia procedesse. Arrivò la volta dei Serpeverde.

« Regulus Black! » annunciò Albus, in modo neutrale, mantenendo il suo tono gentile ed entusiasta. Dalla tavolata delle serpi si levò un coro di approvazione.

Regulus! Regulus! Regulus! Tutti inneggiavano a quel nome maledetto. Sirius posò il suo sguardo glaciale sul fratello, che si levava dalla tavolata, accolto come un messia dai suoi stessi compagni. In cuor suo sapeva che avrebbe dovuto provare felicità per lui, era suo fratello, ma proprio non ci riusciva. Non faceva altro che provare disgusto, specie al pensiero che avrebbe potuto finire tra quelle serpi lui stesso e vivere con dei sentimenti di odio e di disprezzo. Era solo, ma perlomeno aveva la sua integrità morale e la capacità di amare e di fare del bene e la notte poteva dormire sereno, sapendo di non essere colpevole di aver causato dolore e sofferenza a qualcuno per il gusto di farlo. Regulus prese il rotolo di pergamena con un ghigno soddisfatto e andò a raggiungere gli altri due, senza però ricambiare le formalità del caso. Il gruppo di Serpeverde era ancora in visibilio, inneggiando a Regulus Black. Il salvatore della loro casa.

« Sì, sì, Serpeverde, avete un buon campione, non c’è che dire, ma la cerimonia deve continuare.  » fece severamente Silente, sedando il gruppo di inneggiatori.

« E ultimo, ma non meno importante … Il campione di Grifondoro è … Lyanna Morland! » esclamò con un gran sorriso soddisfatto il preside. Lyanna era così convinta di udire il nome di James Potter, che quasi si strozzò con il succo di zucca mentre realizzava che da quel momento era a tutti gli effetti una Giostrante. I Grifondoro esplosero letteralmente dalla gioia. Lily continuava ad abbracciarla e James si era sporto dal tavolo per batterle il cinque e scompigliarle i capelli. Era felice che ci fosse riuscita. Certo, avrebbe adorato essere al centro dell’attenzione e mettersi alla prova, ma aveva il Quidditch e gli andava bene così. Il boato che creava la tavolata di Grifondoro andava a sovrastare le voci del preside e della professoressa McGranitt che richiedevano un po’ d’ordine e di decoro. Lyanna si alzò con un sorriso sincero e, per la prima volta dopo settimane di tristezza, sentì la felicità farsi strada nel suo corpo. Non ricordava che fosse in grado di sentirsi in quel modo. Accettò il rotolo di pergamena e, dopo aver stretto la mano al Tassorosso e alla Corvonero, si sistemò dopo Regulus Black, ricambiando la freddezza.

« Benissimo! Il contenuto della prima prova verrà svelato lunedì pomeriggio; potrete consultare l’annuncio sulla bacheca nella Sala Comune della vostra casa. » spiegò ulteriormente il preside, prima di indirizzare i quattro giostranti alla Sala dei Trofei e il resto della scolaresca ai dormitori.

*

James lasciò il libro di Trasfigurazione sul letto e scese nella Sala Comune, trovando Lily Evans già pronta, ad aspettarlo. Era la prima volta che si dirigevano insieme al turno della ronda. Dopo il loro avvicinamento si sentiva strano a rimanere solo in sua compagnia. Non si sentiva a disagio, ma non aveva mai provato dell’affetto così forte nei confronti di qualcuno e non aveva mai provato ad avere una relazione seria con una ragazza, cosa che lo portava ad aver paura di dire o fare qualcosa di sbagliato e bruciarsi l’opportunità che Lily aveva deciso di dargli. Erano entrambi molto emozionati, quanto imbarazzati. Il silenzio piombò su di loro, rendendo l’atmosfera ancora più pesante. Camminavano in silenzio, ogni tanto dando un’occhiata fugace a vicenda, per poi guardare davanti a loro. James sospirò e decise di buttarsi, niente poteva essere peggio di quel silenzio.

« Allora, il pudding era così buono ? Io non ho fatto in tempo a provarlo che il vecchio bacucco aveva già sbaraccato tutto. » esordì stranamente impacciato, guardandola attraverso le lenti dei suoi occhiali. Lily gli fu grata di aver intavolato una conversazione. Aveva provato a cercare degli spunti, ma non riusciva a fare a meno di ripensare ai loro incontri e a quanto fossero cambiate le cose da quando aveva assunto un’aria più aperta e amichevole nei suoi confronti.

« Oh sì! Non sai che ti sei perso ... » fece Lily ricambiando lo sguardo. « Però, sinceramente, ho mangiato più volentieri la sfoglia di mele che c’era oggi a pranzo. » continuò con fare gentile, per non far cadere la conversazione che, per quanto frivola, era meglio del silenzio tombale.

« Be’ allora sarà meglio che me lo segni da qualche parte, così quando usciamo mi ricorderò cosa preferisci. » fece timidamente James, distogliendo lo sguardo dalla ragazza. Non aveva pensato che, magari, lei non avesse più piacere di uscire con lui visto il suo rifiuto. Lily arrossì, non riuscendo a credere che James Potter potesse essere così premuroso. Continuarono a camminare, esplorando ed esaminando ogni angolo di quel piano. Sembrava una serata tranquilla e ne era tremendamente felice. James si mordicchiò il labbro inferiore, non sapendo che dire, così Lily pensò che toccasse a lei fare un passo verso di lui quella volta.

« Però non mi hai ancora detto quando hai intenzione di accompagnarmi a mangiare quella sfoglia. » fece Lily, facendogli intendere che aveva ancora intenzione di provarci. James si fermò all’improvviso con uno dei sorrisi più sinceri di cui era capace. Non riusciva a credere che Lily gli stesse dando davvero una possibilità.

« Lily, io … Non c’è niente che mi avrebbe fatto più felice che andare con te ad Hogsmeade domani, ma non mi va di metterti fretta. » esordì James voltandosi verso di lei. « Io ho avuto anni per osservarti, cercare di conoscerti e capire quali fossero i miei sentimenti nei tuoi confronti ed è giusto che tu abbia i tuoi spazi e che possa riflettere con calma. » continuò il ragazzo, lasciandole una carezza sulla guancia.

« Ho sentito, però, dagli insegnanti che prima della Prima Prova avremo il pomeriggio libero al villaggio di Hogsmeade e potremmo passarlo insieme se ti fa piacere. » propose il ragazzo rimanendo in attesa.

« Mi sembra un buon compromesso; ci vengo volentieri. » esordì timidamente Lily, trattenendo a stento tutte le emozioni che sentiva esploderle dentro. Non avrebbe mai potuto immaginare che smettendo di combattere quei sentimenti e lasciandosi andare, si sarebbe sentita così leggera e felice. James le regalò un sorriso dolcissimo. « Cerca di non cacciarti nei guai nel frattempo. Non te lo perdonerei se finissi in punizione proprio per il nostro primo appuntamento. » commentò Lily, rendendosi conto troppo tardi di quello che aveva appena pronunciato. Arrossì violentemente, non riuscendo a sostenere il suo sguardo. Il sorriso di James si ampliò.

« Agl’ordini! » disse ridacchiando un po’, cercando di smorzare l’atmosfera. Lily gli sorrise, per poi immergersi nei propri pensieri. Sapeva che non era giusto caricarlo di aspettative, ma non riusciva a tenere a bada i suoi pensieri e la sua immaginazione. James notando quell’espressione corrucciata, intuì quale fossero i suoi pensieri.

« Stai pensando al ballo, vero ? » chiese James guardandola negl’occhi. Anche lui aveva speso molto tempo a fantasticare su quel momento. La ragazza annuì totalmente imbarazzata. « Sai benissimo a chi vorrei chiedere di accompagnarmi, ma vorrei solo che quella ragazza mi conoscesse un po’ meglio. » spiegò James, senza però anticiparle troppo. Era chiaro a tutti che James Potter l’avrebbe chiesto a Lily Evans, aveva aspettato per anni quel momento e finalmente sembrava che gli astri avessero trovato l’allineamento che consentiva loro di trovarsi. Lily sorrise e annuì.

Continuarono la ronda più leggeri e spensierati. Commentarono la mole di studio e i recenti avventimenti, per poi arrivare all’argomento Giostranti.

« So che ci tenevi tanto a partecipare alla giostra ... » fece Lily cautamente.

« Già, sarebbe stata una bella esperienza, però sono felice per Lyanna, sono sicuro che ci darà delle soddisfazioni. » replicò James con un sorriso sereno.

« Sei comunque il nostro Capitano; avrai comunque i tuoi momenti di gloria durante le partite. » commentò Lily incoraggiandolo. James ridacchiò, per poi concordare.

« Mi raccomando, facci vincere la Coppa Potter! » gli disse Lily, guardandolo negl’occhi. James annuì, sapendo che avrebbe provato a portarle anche la luna se fosse stata Lily a chiederglielo.

 

Note dell'autrice.
Allora, che dire ? Questo capitolo è stato un po' un parto e mi scuso per avervi fatto attendere così tanto. Purtroppo ho avuto dei momenti di blocco artistico :(
Innanzitutto un grazie di cuore a LailaInkheart per il supporto e l'affetto. I tuoi consigli sono davvero un tesoro per me! <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto; purtroppo i personaggi hanno fatto delle scelte che fanno soffrire, ma ho dovuto T.T
Finalmente cominciamo ad addentrarci nel vivo della storia e spero di non deludervi!
Finalmente vediamo un avvicinamento di James e Lily, ma ce la faranno ?
Lyanna e Remus ormai sembrano irreparabili.
La giostra cosa ci riserverà ?
Fatemi sapere cosa ne pensate! A presto!

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Capitolo 10
*** Il villaggio di Hogsmeade ***


Devotion
Capitolo 10 # Il Villaggio Di Hogsmeade


 
Hogwarts, 8 ottobre 1977.
Quella notte l’oscurità le aveva portato i sogni di sangue. Risveglia il fuoco, figlia dell’inganno.
Si stava trascinando lungo lo sconfinato sedimento sabbioso sotto il sole cocente dell’estate. La gola era secca e i piedi, lacerati dalla pressione che i lacci dei suoi sandali esercitavano sulla pelle nuda, bruciavano a contatto con la sabbia rovente. Non osava distogliere lo sguardo dall’orizzonte, poiché dietro di lei giaceva solo l’oblio.
Davanti a lei una piccola oasi si faceva più vicina. Avanzò con il passo sempre più veloce. Poi, cadde in ginocchio davanti alla sorgente. V’immerse le mani, trattenendo quanta più acqua possibile, ma non appena il liquido sfiorò le sue labbra, si tinse di rosso.
Il liquido cambiò forma e ne nacque una dahlia rossa. Il fiore del tradimento.
« Due facce ha la menzogna. Una per il sangue, una per l’amore. » pronunciò una voce sinistra. Apparteneva ad una figura nascosta nell’ombra della vegetazione davanti a lei. Lanciò la dahlia rossa nell’acqua e riprese il cammino. La dahlia rispuntò davanti a lei.
« Due volte le tue lacrime dovrai versare. Una volta per la vita, una volta per la morte. » proseguì la figura davanti a lei. Per metà era umana, la pelle diafana e l’occhio azzurro pieno di vita. Per metà scarna e al posto dell’occhio sinistro, solo un vuoto nero che la fissava. Il braccio della morte le porgeva il fiore dell’inganno. Afferrò il fiore con mano tremante e guardò l’occhio della morte. La macabra figura sorrise. Risveglia il fuoco, figlia della morte.
« Il sangue  — » aveva iniziato a dire, quando si udì un CRACK, CRACK, CRACK.
La figura sparì. La duna sparì. Solo un fiume fece capolino; l’acqua scrosciava violenta. Lyanna v’immerse nuovamente le mani a coppa nell’acqua gelida e ne bevve un sorso abbondante, trovando finalmente sollievo alle sue pene. Quando dischiuse gli occhi, il fiume si era tinto di rosso e dagli occhi sgorgavano lacrime di sangue. Il fuoco.
CRACK, CRACK, CRACK.
La ragazza si svegliò di soprassalto. Il respiro affannato e la pelle madida di sudore. Il viso era striato da rivoli di sangue. La voce sinistra rimbombava nella sua testa. La stanza le sembrava sempre più piccola, le coperte la sommergevano e le tende del letto a baldacchino la soffocavano. Tutto aveva preso a vorticare. Le veniva da vomitare. Era solo un sogno, si disse. Si levò le coperte di dosso e si mise a sedere. Fece un respiro profondo e lo trattenne per qualche istante, prima di espirare. Ripeté l’operazione un paio di volte, prima di ritrovare un po’ di serenità.
CRACK, CRACK, CRACK. Un gracchiare poco lontano la riportò alla realtà. Lyanna si alzò lentamente dal letto e ispezionò la stanza. Per poi individuare la fonte di quel baccano. Proveniva dalla finestra. Si avvicinò cautamente, avvistando un corvo piuttosto grosso che continuava a beccare per poter entrare. Sembrava anche piuttosto scocciato.
« Deimos, smett — » sbottò Lyanna sottovoce, ma fu interrotta dal volatile, che aveva rincominciato a beccarla. Non vedendo la minima speranza di poter tornare a dormire, si diresse in bagno a rinfrescarsi.
« Uccellaccio della malora, ti viziano troppo. » commentò acidamente lei, scansandolo. Deimos la guardò gravemente per un po’. Quando emerse dal bagno, rinfrescata e vestita, le volò sulla spalla, avvicinò il becco al suo orecchio e ne uscì una flebile melodia. Il viso di Lyanna si rabbuiò. La mascella irrigidita e lo sguardo cupo. Varcò l’uscio, si richiuse la porta della camera dietro le spalle e percorse la scala a chiocciola con passo spedito. Si diresse verso la Sala Grande in cerca di approvvigionamento. Era sicura che avrebbe fatto fuori il volatile se fosse rimasta a stomaco vuoto. Una volta arrivata notò che non era l’unica ad essersi svegliata presto. Vi erano tre studenti al tavolo dei Tassorosso e due in quello dei Corvonero. Lyanna prese posto alla tavolata dei Grifondoro, si versò del caffè, prese pane, burro e marmellata. Tagliò a fette il pezzo di pane, le imburrò e cominciò a spalmare la marmellata. Dopo qualche boccone cominciò a sentirsi meglio. Dopo aver finito la prima fetta, spostò il piatto più avanti, estrasse un antico tomo dalla borsetta e iniziò a leggerlo. Lo strano sogno le riaffiorò nella mente; non poté evitare di sentirsi confusa e turbata dagli ammonimenti della figura funesta. Chiuse gli occhi, cercando di riportare alla mente i dettagli più vaghi e sfuggenti, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era la dahlia rossa, simbolo di presagi nefasti. La figura le aveva predetto tre tradimenti.
Due facce ha la menzogna. Una per il sangue, una per l’amore, pensò ansiosa. Si chiese a chi potessero riferirsi. Si chiese se Remus potesse essere uno dei tre. Si poteva dire tutto di Remus Lupin, ma non che fosse un traditore. Tutte le scelte che aveva preso erano state per amore. Due tradimenti, uno per amore, le tornò alla mente. Forse il tradimento di Remus consisteva nell’aver spezzato la promessa che le aveva fatto e il motivo era stato l’amore per lei. L’aveva lasciata perché voleva proteggerla da sé stesso. Sospirò affranta.
« Felpato, no, è una pessima idea! » disse James Potter frastornato, mentre si dirigeva al tavolo dei Grifondoro insieme a Sirius Black. La voce del ragazzo risvegliò Lyanna dalla trance.
« Sei un guastafeste, Ramoso. Non vedo perché non dovrei chiederle di venire al ballo co— » sbottò Sirius, per poi ammutolirsi alla visione di Lyanna Morland e del corvo che la fissava con uno sguardo cupo. Lanciò uno sguardo perplesso a James.
« Ciao Linny Blue! » fece James, sedendosi accanto a lei.
Che qualcuno mi lanci una maledizione del sonno, pensò affranta la ragazza, cosciente del fatto che non vi era più alcuna speranza di pace e tranquillità. Lyanna mormorò un flebile “ciao”, senza staccare gli occhi dal tomo. Sirius si sedette accanto a lei con un sorriso a trentadue denti. James gli lanciò uno sguardo di ammonimento.
GRANO, GRANO, GRANO, GRANO.
Deimos si era stufato di essere ignorato in quel modo. Esigeva una risposta al suo messaggio. Cominciò a beccarla con forza sulla spalla. Lyanna si fece scudo con il libro, cercando di proteggersi dal suo becco.
« Stupido pennuto, lasciami in pace! » sbottò Lyanna arrabbiata. James non riuscì a controllarsi e scoppiò a ridere. Il volatile continuò ad infastidirla per qualche momento. Poi si ricompose con aria regale e si appollaiò sul tavolo davanti a lei, fissandola tetramente. Lyanna prese un cucchiaio, lo immerse nella ciotola ripiena di cereali e li rovesciò nella sua mano sinistra.
« Su, mangia. » disse Lyanna, porgendogli un po’ di cereali. Il corvo cominciò a beccare sul suo palmo, divorando tutto.
« Che ci fa qui ? » chiese Sirius, che nel frattempo si era lanciato sul porridge.
« Mi ha portato un messaggio da parte della mia famiglia e non vuole accettare nessuna risposta che non faccia felice mio zio, ma dovrà rassegnarsi. » spiegò Lyanna per poi bere un sorso di caffè. Il pennuto gracchiò nuovamente, per poi fissarla. La ragazza allungò la mano per afferrare una fetta di pane nel suo piatto, ma ricevette un’altra beccata.
« Deimos, giuro che ti incenerisco se non la finisci. » sbottò Lyanna seria, sfoderando la bacchetta. « Puoi dire a zio Robert che non ho intenzione di tornare a casa. Se vuole parlarmi, può alzare il sedere dallo scranno che adora tanto e venire di persona. » pronunciò scocciata. Levò la bacchetta all’altezza della testa ed estrasse un ricordo, per poi trascinarlo fino alla testa del volatile, che lo assorbì. « Ora va’ e riferisci il messaggio. » comandò la ragazza. Deimos gracchiò in protesta un’ultima volta, poi spiegò le ali e spiccò il volo. In un batter d’occhio aveva già lasciato la Sala Grande.
« I gufi sono fuori moda ? » chiese Sirius Black divertito dal comportamento del Corvo.
« Nella mia famiglia sono finiti tutti a Corvonero. Il cappello mi ci voleva mandare, ma gli ho chiesto di mettermi a Grifondoro. » esordì la ragazza con un’espressione indecifrabile. « Usare i corvi è una tradizione di famiglia; è più sicuro. » concluse, addentando poi la fetta di pane. I due Malandrini rimasero sconvolti dalla rivelazione.
« Mi sa che il Cappello Parlante ci aveva visto lungo, sei troppo intelligente per il Grifondoro. » disse Sirius Black. « Però c’è di buono che così ci porti un sacco di punti, compensando a quelli che facciamo perdere noi due. » disse ridendo senza ritegno. Lyanna scosse il capo incredula.
« Deimos ? Che nome è ? » chiese James Potter, tra un boccone di bacon e l’altro.
« Proviene dal greco, significa “terrore”. Uno dei figli di Ares, dio della guerra, era chiamato così e anche una luna di Marte. » enunciò soddisfatta Lyanna. « Qualcuno non ha fatto bene i compiti di astrologia. » rise dandogli una piccola spallata.
« Cedo volentieri a te e a Evans il titolo di secchione, io sono più un uomo d’azione. » disse sghignazzando divertito.
« Be’ è proprio un peccato. » disse Lyanna, per poi tornare alla sua lettura, sorseggiando il caffè. James la guardò a lungo, cercando di trattenere la curiosità, ma non vi riuscì.
« Che cosa ? » chiese James incuriosito.
« Di questi tempi le informazioni hanno un certo valore. » esordì Lyanna abbassando il tono di voce, guardandosi attorno. « Sei in vena per uno scambio ? » chiese con il sorriso di chi non aveva buone intenzioni. James sorrise; sapeva riconoscere un furfante quando ne vedeva uno.
« In cerca di guai, Linny Blue ? » chiese James elettrizzato.
« Non se tu mi aiuti. » esordì Lyanna con finto fare innocente. « Vedi, James. La differenza tra me e voi è che voi combinate guai per mettervi in mostra, io ho il buonsenso di farlo senza farmi scoprire. » rise chiudendo definitivamente il libro. Era ormai impossibile continuare la lettura.
« Chi sei tu ? Che ne hai fatto di Lyanna Morland ? » fece James sconvolto.
« Ogni tanto bisogna fare uno strappo alla regola. » rispose la ragazza in un sorriso.
« D’accordo. Che ti serve ? » chiese il ragazzo con estremo interesse.
« Qualcosa mi dice che in questo castello ci siano dei passaggi segreti e che tu sappia apparire e scomparire senza farti vedere, dico bene ? » chiese guardandolo attentamente. James lanciò uno sguardo allarmato a Sirius.
« Dalle vostre facce si direbbe che sia nella direzione giusta. » ridacchiò la ragazza. « Se pensate che sia stato Remus a dirmi qualcosa, vi sbagliate. Ho solo collegato i vari indizi. » spiegò Lyanna, cercando di rassicurarli sull’amicizia di Remus Lupin.
« Cioè ? » chiese Sirius Black che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare.
« Il posto dietro la statua della Strega Orba è un passaggio vero ? » chiese Lyanna. James annuì, sapendo di non aver nessuna possibilità di negarlo. La ragazza avrebbe potuto tornarci e verificare da sé, tanto valeva non metterla nei guai per nulla.
« Apparite e scomparite in modo inspiegabile. Arrivate prima di altri in alcuni posti, senza fare la stessa strada. » continuò Lyanna sottovoce. « E se Remus non vuole che io lo aiuti durante la luna piena, significa che almeno voi due lo fate. » pronunciò flebilmente. James e Sirius si guardarono stupefatti.
« Quando Remus è tornato quella sera, non vi ho visti, ma questo non vuol dire che voi non eravate lì. Il potenziale magico può essere percepito, se uno sa come farlo. L’unica cosa che non mi spiego è come facciate ad evitare che vi scoprano. Ci sono un sacco di modi, ma sono incantesimi uno più difficile dell’altro. » spiegò confusa la ragazza, terminando il suo caffè.
« Sei sveglia, devo ammetterlo. » ridacchiò Sirius, accarezzandole la guancia. Lyanna gli schiaffeggiò la mano. « Ramoso, non so tu, ma a questo punto tanto vale dirle tutto, prima o poi ci arriverebbe da sola. » sussurrò Sirius.
« D’accordo, ma prima dovrai rispondere alla domanda che ti ho fatto prima. » esordì James con un sorriso a trentadue denti.
« Primo è un vero peccato perché sarebbe un vero spreco di talento. » disse Lyanna sinceramente. « Secondo, se fossi in te, comincerei a spendere più tempo in biblioteca. Lily sta iniziando a considerarti, perché vede che stai maturando, dovresti applicarti di più. » continuò la ragazza, incerta se continuare.
« E ? » chiese James, riuscendo a fiutare i suoi dubbi.
« Se te lo dico, devi promettermi che non farai niente di stupido. » disse Lyanna.
« Posso provarci. Ti basta ? » fece James con un sorriso.
« Niente scappatoie, James Potter. » fece Lyanna intransigente. Il ragazzo mormorò scocciato un “d’accordo”, sapendo di non poterla fare franca con lei.
« Se un altro ragazzo volesse chiedere a Lily di andare al ballo con lui, lo farebbe in biblioteca, proprio perché sa che non saresti d’impiccio lì. Ti è chiaro, Potter ? » concluse Lyanna con un sorriso.
« Lyanna, dimmi il nome. » fece con sguardo serio James.
« Te lo dirò quando mi dirai quello che voglio sapere. » fece Lyanna ridendo.
« D’accordo, ma non qui. Vieni, te lo racconto mentre andiamo al campo di Quidditch, non si sa mai chi sta ascoltando. » disse il ragazzo alzandosi dal tavolo. Sirius lo seguì. La ragazza si ripulì le labbra con il tovagliolo e li seguì con il libro in mano. I tre si diressero verso l’uscio e camminarono verso il campo. Si prospettava una bella giornata. Lyanna estrasse la bacchetta.
« Che accidenti vuoi fare ? » chiese Sirius guardandola con un’espressione indecifrabile. Lyanna lo ignorò.
« Muffliato. » scandì chiaramente la ragazza.
« Muffliato ? Che incantesimo è ? » chiese James incuriosito.
« È un incantesimo uditivo. Permette di non essere origliati. Se qualcuno ci prova, sentirà solo un ronzìo. » spiegò Lyanna soddisfatta.
« E con questo si spiegano un sacco di cose. » fece Sirius indispettito.
« Tipo il fatto che abbiate cercato di origliare le mie conversazioni con Lily Evans ? » fece la ragazza divertita. James distolse lo sguardo, puntandolo altrove. Sirius piantò lo sguardo a terra.
« La cosa divertente è che forse a te lo avrei detto prima o poi, James. » fece Lyanna un po’ scoraggiata.
« Mi dispiace, io — » pronunciò James, senza riuscire a trovare altre parole.
« Non importa. » tagliò corto la ragazza, stringendo la presa sul libro.
« Abbiamo stimato almeno nove passaggi segreti, credo che Gazza ne conosca tre, quindi inutile dirteli, sono sempre sorvegliati. Uno, come hai detto tu, è il passaggio della Strega Orba, porta direttamente nella cantina di Mielandia. Un altro lo puoi trovare dietro lo specchio del quarto piano, sappiamo che porta ad Hogsmeade, ma non sappiamo ancora dove. » esordì James. Lyanna lo guardò attentamente.
« Sappiamo che conosci quello sotto al Platano Picchiatore, porta alla Stamberga Strillante. Inutile dirti di non usarlo durante le notti di luna piena. » fece Sirius Black.
« Se non vuoi fare una fine molto dolorosa. » aggiunse James Potter ridacchiando.
« Un altro lo trovi dietro alla statua di Gregory il Viscido, porta ad Hogsmeade. » disse James dopo essersi ricomposto.
« Gli altri due ? » chiese la ragazza guardandoli.
« Uno è un armadio svanitore, ma non sappiamo dove conduca. Un altro crediamo si nasconda ne— » fece James, prima di ricevere una gomitata da Sirius Black.
« La Stanza delle Necessità ? » chiese Lyanna Morland con un ghigno divertito. « L’ho scoperta di recente. Credo anch’io che possa esserci qualcosa, ma non so ancora dove. » continuò divertita. Sirius e James si guardarono, indecisi se raccontarle davvero tutto.
« Se non avete intenzione di aiutarmi, lo farò comunque da sola. » disse poi Lyanna con un sorriso malizioso, per poi superarli con fare malandrino. Qualsiasi cosa avesse in mente, non sembrava promettere bene.
« Credo che abbiamo avuto una cattiva influenza su di lei. » commentò Sirius Black pensieroso.
« Non pensavo ti sarebbe dispiaciuto, Felpato. » ridacchiò James scuotendo il capo, incredulo. L’amico si limitò a scrollare le spalle e a borbottare qualcosa che assomigliava ad un “non mi dispiace”.
« Comunque pensavo avessimo deciso di vuotare il sacco. » fece James per punzecchiarlo.
« Non c’è fretta. » rispose Sirius, ficcando le mani nelle tasche dei pantaloni. « È sveglia, ci potrebbe arrivare tranquillamente da sola. E poi … » fece, bloccandosi con un ghigno compiaciuto. James lo guardò in attesa che continuasse.
« È proprio una cacciatrice, nel vero senso della parola. » spiegò, alludendo non solo al suo ruolo nella squadra di Quidditch, ma anche al suo modo di fare.
« Che vuoi dire ? » chiese l’amico sistemandosi gli occhiali e passandosi una mano tra i capelli indomabili.
« Voglio dire che sa giocarsi bene le sue carte. Siamo esattamente dove vorrebbe che fossimo. » enunciò Sirius Black con ammirazione. Lo sguardo perso dell’amico e il grosso punto interrogativo che fluttuava sopra la sua testa gli fecero capire che non ci aveva capito nulla. « Sapeva fin dal principio che saremmo stati restii a dirle tutto, quindi ha teso la sua trappola e noi ci siamo cascati. » spiegò il ragazzo continuando a passeggiare. Il viso di James Potter s’illuminò.
« Sa che non la lasceremo ficcarsi nei guai. Ce l’ha proprio fatta. » sbottò con un’espressione indispettita. « Siamo maledettamente prevedibili. » concluse sconfortato.
« È solo un gioco, Ramoso. » esclamò Sirius Black con gli occhi che gli brillavano. « Non le interessa vincere o perdere. La diverte il gioco e questo la rende ancora più pericolosa, perché non puoi prevedere i suoi pensieri. » concluse Sirius Black.
« Quindi che facciamo ? » chiese James, chiedendosi quale fosse la cosa migliore da fare.
« Nulla. Ha già vinto. » rise Sirius facendo spallucce. « Se vuotassimo il sacco subito, avrebbe quello che vuole. Se, invece, non lo facciamo, prolungheremmo il gioco e lei si divertirebbe a scovare quello che nascondiamo. »
« Sarebbe proprio un peccato dirle tutto subito. » disse James con la sua espressione da malandrino. « Voglio vedere come ci arriverà. » ammise, ridacchiando.
« Finalmente sei tornato in te. » sbottò Sirius con un sorriso soddisfatto. « Da quando Evans ha iniziato a calcolarti, ti sei del tutto rammollito. È imbarazzante. » lo punzecchiò, sapendo che le sue parole lo avrebbero colpito e affondato. James lo fulminò con lo sguardo, negando che le cose stessero in quel modo.
 
*
 
 
Era una giornata stupenda. Il sole splendeva alto nel cielo e i suoi raggi accarezzavano le guance degli studenti ancora con un certo tepore. Gli allievi del settimo anno, ormai maggiorenni, superarono le file composte dei ragazzi più giovani, che invece dovevano essere accompagnati dal direttore della propria casa e si diressero verso nord-ovest alla volta del famoso villaggio di Hogsmeade. James e Sirius, del tutto inebriati dal senso di libertà, si lanciarono all’avventura, decisi a godersi ogni attimo di quella giornata. Remus e Peter rimasero indietro, forti del fatto che non sarebbe stato difficile recuperare i due amici una volta arrivati al villaggio; quei due formavano un duo piuttosto dinamico, come un tornado. Dove andavano loro, v’erano schiere di ragazzine in totale fibrillazione, era impossibile mancarli. Remus, come Peter Minus e molti altri studenti, aveva già provveduto a portare i suoi abiti da cerimonia (consiglio prezioso che compariva nella lettera estiva, la quale solitamente esplicava la lista di libri e di materiale necessario per affrontare l’anno), tuttavia intendeva recarsi ugualmente da Stratchy & Sons per degli aggiustamenti. I pantaloni necessitavano di un orlo adeguato alla sua altezza e l’affrancatura dei bottoni si era allentata con il tempo. Era certo che ci fosse qualche libro in biblioteca, ma non si sarebbe mai azzardato a provarci sul suo abito da cerimonia, rischiando di rovinarlo irreparabilmente. Poco dietro di loro v’erano Alice e Frank Paciock intenti a scartare cioccorane e osservare attentamente l’ultima rivista di Cosmowitch, una rivista di moda a cura di Corvina Coltrenera, meglio conosciuta come Corvina Millestoffe.
« E dovrei sapere chi sia ? » domandò retoricamente Frank, roteando gli occhi. Non gli era mai interessato molto il mondo della moda, specie della moda femminile, com’era normale che fosse per un giovane adolescente di sesso maschile.
« Certo che sì! Corvina Coltrenera è una strega italiana famosissima! Oltre che essere una sarta e una stilista rinomata in tutto il mondo, ha anche creato tessuti nuovi e ha collaborato con altri artigiani, per sfruttare le pelli più pregiate. » spiegò Alice con fare scocciato. Non capiva proprio come Frank potesse ignorare informazioni come quelle. Erano fatti di cultura generale!
Poco distanti da loro vi erano Marlene, Mary ed Emmeline che si scambiavano pareri e consigli per l’imminente acquisto. Come Alice e molte delle streghe della loro età, le tre conoscevano e seguivano i dictat di stile di Corvina Coltrenera.
« C’è solo un piccolo, minuscolo dettaglio, Mary. Non posso mettere un vestito verde. » disse Emmeline inacidita con lo sguardo incredulo. Come poteva non arrivarci ?
« Perché mai non potresti farlo ? » chiese Mary totalmente sperduta.
« Perché è il colore principale di Serpeverde e in un ballo per un torneo tra case, è mio dovere civico supportare Grifondoro anche attraverso la moda. » spiegò fieramente Emmeline.
« Come mai, allora, vai al ballo con Charles Rhodes ? L’ultima volta che ho controllato, era ancora un Corvonero. » la punzecchiò Mary, trovando una falla nel suo ragionamento.
« Sì Ems, come mai ? Fraternizzi con il nemico ? » ridacchiò Marlene, dando man forte a Mary.
« Be’ ma che c’entra ? Io tifo per Grifondoro, al ballo si va per divertirsi. » si giustificò prontamente Emmeline guardandole con gli occhi ridotti a fessure.
« Voi due potreste rendervi utili e diventare delle spie ufficiali per il Grifondoro. » scherzò Marlene, senza darci troppo peso.
« Questa sì che è una buona idea. Tu, Emmeline, tieni aggiornato il gruppo sul fronte Corvonero e io invece, tramite Benjamin, il fronte Tassorosso. Per quanto riguarda le serpi, è molto semplice. Basta aspettarsi sempre il peggio e si sta sul sicuro. » fece Mary estremamente soddisfatta di se stessa. Emmeline annuì approvando totalmente.
« Stavo scherzando! » fece Marlene, sgranando gli occhi. Non poteva credere che stessero prendendo davvero in considerazione la cosa. Avrei dovuto prevederlo, pensò sconsolata.
« Non essere così modesta, Marlene. Questa è davvero un’idea geniale! » fece Emmeline, ritrovando il sorriso. Tornarono poi a valutare quali fossero le opzioni migliori per gli abiti e si lasciarono trasportare dalla folla fino al villaggio di Hogsmeade.
« Tu, Lene, hai deciso con chi andare ? » chiese Mary, incuriosita.
« Ancora non lo so. Lo sai che, finché non completo le mie liste pro e contro, non mi muovo. Sono scelte importanti queste! » scherzò Marlene con un po’ di autoironia.
Lily e Lyanna, poco dietro di loro le guardarono accigliate; perlomeno qualcuno si era degnato di invitarle. Erano ancora in attesa che qualcuno si facesse avanti e, per quanto sapessero di avere degli ammiratori, il fatto di essere tagliate fuori in quel modo era piuttosto fastidioso. Lily tentò di non pensarci e si lanciò, nuovamente, in una descrizione ricca di particolari sul villaggio di Hogsmeade. Voleva che la prima visita di Lyanna al villaggio fosse perfetta. Le raccontò della fondazione, di come ci si arrivasse e dei negozi che ci fossero.
« Quindi, le mete più ambite sono I Tre Manici di Scopa, Madama Piediburro per le coppie, Mielandia, Zonko e  — »
« E la Stamberga Strillante, non dimenticarti di quella! » fece Lily, non sapendo quanto, invece, Lyanna ne sapesse più di lei sulla Stamberga Strillante. Sapeva che fosse stata costruita apposta per Remus, in modo da permettergli di frequentare Hogwarts, nonostante la sua licantropia. Il suo sguardo si rattristò leggermente e il suo sguardo volò a qualche metro più avanti, scorgendo i suoi capelli biondo cenere.
« Comunque ho trovato quello che ci serve in biblioteca; dobbiamo solo trovare dei vestiti che si avvicinino abbastanza all’idea che abbiamo. » disse Lyanna raggiante. Aveva passato ore intere a svaligiare la biblioteca, prendendo quanti appunti potesse. I primi esperimenti erano stati un po’ un fallimento, ma dopo averci preso un po’ la mano, aveva raggiunto dei risultati discreti. Con un lavoro di squadra, unendo i talenti, avrebbero di certo raggiunto risultati molto più soddisfacenti. Lyanna osservò la natura circostante, beandosi di quella vista spettacolare; l’autunno era arrivato. Le foglie avevano iniziato ad ingiallire, dipingendo un paesaggio meraviglioso. Ce n’erano di tutte le sfumature di colori caldi e caricavano l’atmosfera di sensazioni positive. Mentre si facevano strada, notò da lontano i tetti degli edifici del villaggio. La curiosità si fece spazio, lasciando che l’aspettativa crescesse e s’impossessasse di lei. Dopo circa una ventina di minuti trascorsi a passo di processione, per la mole di studenti che intasavano il sentiero, le due giunsero finalmente ad Hogsmeade. Lyanna ne rimase molto colpita; nonostante fosse abituata a grandi scenari per aver trascorso maggior parte della sua esistenza nel cuore dell’Europa, in una città elegante come Montreux e viaggiato molto in Francia e in Italia, era rimasta comunque piacevolmente colpita da quel villaggio così pittoresco. Se l’era immaginato totalmente diverso.
« C’est magnifique! » le sfuggì dalle labbra dalla totale sorpresa. Non se n’era nemmeno accorta. La sua era stata una reazione del tutto spontanea, dettata dallo stupore. Non aveva mai visto un villaggio di soli maghi. Lily sorrise e la guidò lungo High Street, la strada principale del villaggio. Appena alla loro destra si ergeva I Tre Manici di Scopa. Lyanna riuscì a buttarci un’occhiata; era proprio come gliel’avevano descritto. Sembrava il posto ideale per scaldarsi d’inverno e bersi una burrobirra in compagnia di amici. Procedettero e non esitarono ad entrare da Mielandia, fintanto che fosse ancora discretamente accessibile. Lyanna rimase nuovamente sbalordita. C’erano studenti che, dopo aver mangiato delle palline si alzavano dal suolo, altri che dopo aver mangiato delle caramelle, facevano fuoriuscire del fumo fischiante dalle orecchie. Si sentiva nuovamente come la prima volta che aveva varcato la soglia di Beauxbatons.
« Incredibile. » sussurrò più a se stessa che altro, guardandosi intorno stupefatta. Ovviamente fece una scorta incredibile di dolci, giustificandosi con il fatto che non aveva mai provato i dolci di Mielandia e non poteva non valutare di persona. Prese le api frizzole, le bacchette magiche alla liquirizia, i bonbon esplosivi, i fildimenta interdentali -potevano sempre rivelarsi utili-, le palline frizzanti di sorbetto lievitante e le piperille nere. Aveva già provato le Gelatine Tutti i gusti +1 e le Cioccorane, motivo per cui decise di escluderle per quella volta. Una volta uscite da Mielandia, incapparono nell’Emporio degli Scherzi di Zonko, entrarono a dare una curiosata, anche se disapprovarono molti degli scherzi e degli aggeggi infernali che vi vendevano all’interno.
« E tu che ci fai qui, Evans ? » chiese Sirius Black sorpreso nel vederla lì.
« Sto facendo da guida a Lyanna nel suo primo giro ad Hogsmeade, vedi di non rovinarglielo Black. » ringhiò Lily Evans. Un monito di avvertimento che Sirius Black aveva preso più come una traccia che una minaccia. Non che Lily Evans si aspettasse un comportamento responsabile da lui.
« Strano che non ci sia James con te a distruggere qualsiasi cosa al vostro passaggio. » commentò la rossa guardandosi intorno, aspettandosi di trovare il caos causato da quel tornado di James Potter.
« Oh che dolce, ora lo chiami per nome! James! Abbiamo raggiunto la civiltà all’alba della fine dei nostri giorni ad Hogwarts, che gioia! » disse a gran voce Sirius, abbaiando in una risata quasi canina, attirando l’attenzione del suo amico Potter, che era stato sotterrato da una miriade di oggetti magici. James li guardò, roteando gli occhi per la battuta idiota di Felpato e sorridendo a Lily Evans, che, invece, s’imporporò dalla vergogna. La rossa fulminò Sirius con gli occhi ridotti a fessure e raggiunse Lyanna.
« Linny Blue! Mi ero totalmente scordato che fosse la tua prima gita ad Hogsmeade. Che capitano orrendo che sono! » fece sconsolato James Potter, totalmente dispiaciuto. Lyanna rise, per poi rassicurarlo.
« Be’ noi staremo qui un po’, ma in caso possiamo berci una Burrobirra insieme, ci saranno anche gli altri della squadra. Se vi va. » propose Potter speranzoso. Era la sua occasione di bere qualcosa con Lily Evans, senza avere tutta la pressione addosso che gli cresceva ogni volta che si ritrovavano da soli. Prim’ancora che Lily potesse dire qualcosa, Lyanna accettò di buon grado, dicendo che avrebbe fatto loro molto piacere e che non sarebbero mancate, per l’immensa felicità di James Potter. All’uscita Lily la squadrò con aria indispettita.
« Su, non fare così. Almeno la volta che avrete un vero appuntamento, sarà meno imbarazzante. » commentò Lyanna, proseguendo per High Street.
« In che senso ? » chiese Lily, non riuscendo a capire per quale motivo dovesse essere meno imbarazzante.
« Be’ passare dal disprezzo totale a sbaciucchiarsi da Madama Piediburro potrebbe essere totalmente imbarazzante. Magari una Burrobirra tra le due cose può far da tramite e spezzare il ghiaccio. » spiegò Lyanna, prendendosi una gomitata sul costato.
« Io non sbaciucchio Potter! » sbottò Lily Evans quasi in fiamme.
« Non ancora, cara, non ancora. » la canzonò Lyanna, ridendo di gusto. Si stava proprio divertendo. Tra una battuta e l’altra, riuscirono anche a fare un giro da Mondomago e Scrivenshaft. Entrambe avevano approfittato dell’occasione per fare rifornimento d’inchiostro e di rotoli di pergamena. Per non dover girare per il villaggio sommerse da borse, decisero di incantare le loro borsette con un incantesimo di estensione irriconoscibile, tornando in men che non si dica con le mani libere. Dopo aver ritrovato Marlene, Emmeline e Mary, si diressero, infine, da Scratchy & Sons, in cerca dei loro vestiti per il ballo.
« È magnifico. » esclamò Emmeline con fare sognante.
« Immaginati nove piani di paradiso. Ogni piano dedicato ad un tipo di abbigliamento e più scendi, più l’abbigliamento è elegante e prestigioso. » continuò Marlene al posto di Emmeline.
« Una volta abbiamo anche trovato dei calzini che ti allarmavano quando iniziavano a puzzare! » spiegò Mary ancora del tutto scossa.
« Oltraggioso! Chi si comprerebbe mai dei calzini del genere ? » domandò retoricamente Marlene, ancora frastornata dal ricordo. Lyanna ascoltò tutti i particolari con estremo interesse. Non vedeva l’ora di vederlo con i propri occhi. A pochi metri dall’entrata, notarono una figura slanciata, appoggiata al muro con nonchalance. I capelli castano scuro gli accarezzavano leggermente le spalle. Indossava un paio di calzoni verde scuro, con le cuciture bianche, un’ampia camicia di lino bianca a maniche lunghe, che aveva risvoltato sopra agli avambracci, inserita in modo disordinato nei pantaloni. Una cintura di cuoio faceva capolino attorno ai fianchi, su cui aveva l’abitudine di legare una scarsella. Aveva addosso una considerevole somma di oggetti strani; alcuni affrancati alla cintura, altri legati attorno alle gambe o ai suoi stivaloni neri. Sorrise beffardo.
« Sapevo che prima o poi saresti dovuta passare da queste parti. » disse il ragazzo. Lyanna sorrise, stava quasi per lanciarsi a salutarlo, poi, però, si bloccò di colpo. Sfoderò la bacchetta e si ritrovò quella del ragazzo puntata contro.
« Non abbassi mai la guardia, eh ? » fece il ragazzo con tono compiaciuto.
« Stai zitto e rispondi alla domanda. L’ultima perla di saggezza di Kil a Fingal’s Cave ? » chiese arcigna Lyanna, con una serietà sorprendente.
« La curiosità ha sempre un prezzo. » fece il ragazzo, ritirando poi la bacchetta. Lyanna ripose la sua, per poi sorridere.
« Finn ? Sei proprio tu ? » domandò lei incredula, lasciandosi poi scappare un sorriso sincero, mentre lo sguardo si addolciva. Gli si avvicinò e lo abbracciò.
« In carne ed ossa, se me ne lasci qualcuna intatta. » scherzò ricambiando l’abbraccio. Sembrava fosse in conflitto con se stesso; da una parte sembrava genuinamente felice di vederla, dall’altro sembrava amareggiato per qualcosa.
« Che ci fai da queste parti ? » chiese Lyanna, sciogliendo l’abbraccio e ricomponendosi.
« Sto portando a termine un contratto. » disse il ragazzo. « Ma anche per farti i complimenti; ho sentito che sei una Giostrante. » ammise con una certa soddisfazione.
« Viaggiano in fretta le notizie da queste parti, eh ? » commentò Lyanna totalmente incredula. Poi passò alle presentazioni, notando che le sue amiche lo stessero fissando in modo morboso.
« Finn, loro sono Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald ed Emmeline Vance, anche loro del Grifondoro. Ragazze, lui è Finn Hawthorn, mio cugino. » pronunciò soddisfatta. Il ragazzo fece un cenno, per poi pronunciare educatamente un “è un piacere”. Emmeline e Marlene si sciolsero completamente alla sua vista, mentre era sicura che Mary l’avrebbe assillata per il resto dei suoi giorni. Il ragazzo estrasse l’orologio dal taschino.
« Ora devo andare. Ci vediamo più tardi. » disse Finn, incamminandosi verso la Testa di Porco, estremamente soddisfatto. « Ah, un’altra cosa. » aggiunse voltandosi verso di lei.
« Ho una sorpresa per te da Stratchy & Sons; ti piacerà. » esclamò con un sorriso beffardo.
« E come fai a saperlo ? » chiese Lyanna totalmente spiazzata. Da un lato era emozionata per la sorpresa, dall’altro un po’ era delusa. Era risaputo che la parte migliore dello shopping era provarsi mille abiti diversi e provare quell’angosciante sensazione di indecisione, per poi passare ore intere a decidere in base ai risultati di elaboratissime liste pro e contro.
« Perché arriva direttamente da uno dei tuoi negozi italiani preferiti. » spiegò per poi riprendere a camminare.
« Sei impazzito ? Non — » sbottò Lyanna totalmente a disagio.
« Non fare la guastafeste, Linny. » rispose senza smettere di camminare, per poi sparire.
« Prova anche solo a pensare di fartelo cambiare, che ti schianto con la mia stessa bacchetta. » l’anticipo Lily Evans. Mary, Emmeline e Marlene le diedero man forte e si fiondarono. Pareva che quella giornata di shopping avesse appena ricevuto l’ultima spinta verso il delirio.
« D’accordo, d’accordo! Però a condizione che troviamo prima i vostri abiti! » disse Lyanna, prima di fiondarsi a cercare degli abiti lunghi insieme a Lily. Mary, Marlene ed Emmeline si diressero, non senza qualche difficoltà, visto la folla crescente, verso dei vestiti corti color pastello. Quando Lily e Lyanna riuscirono a raggiungere i camerini, le altre tre avevano già provato almeno due abiti a testa e si accingevano a provare il terzo.
« Non perdete tempo voi tre, eh ? » commentò Lyanna divertita. Spedì Lily Evans nel camerino, esigendo di dare poi uno sguardo a come le stava.
« Nene, secondo me ti stava meglio il vestito in satin grigio con le applicazioni lucenti. » le consigliò Lyanna, mentre guardava poco convinta il vestito viola asimmetrico che aveva addosso.
« Sì, Lene, questo è un po’ troppo eccentrico. » ammise anche Mary, che storceva il naso. Dopo una ventina di minuti, quelle tre stavano ancora provando e riprovando vestiti, cercando un modo di coordinarsi tutte, con lo stesso stile, ma con colori differenti, che esaltassero i loro punti forti.
« Non è un po’ troppo elegante per te, sanguesporco ? » commentò pungente Evelyn Grymes, sostenuta dalle risate stridule delle sue amiche serpi.
« Lasciale perdere Mary, sono solo invidiose che tu in questo vestito ci entri, al contrario di qualcuna di loro. » commentò altrettanto acidamente Lyanna, soddisfatta. « Qualche problemino a trovare la taglia per Erumpent, Bulstrode ? » continuò imperterrita.
« Cosa posso dire di te, Grymes ? Oh sì, che almeno le tue amichette possono mettersi a dieta, tu con quella faccia da cavallo puoi farci ben poco. » concluse, suscitando l’ilarità dei presenti, che scoppiarono in una grossa risata.
« Tu … Tu Morland farai una brutta fine. » sibilò a denti stretti la Serpeverde, prendendo il vestito e dirigendosi alla cassa a passo spedito, seguita dalle serpi sue amiche.
« Te la faranno pagare, lo sai vero ? » sussurrò Emmeline visibilmente preoccupata.
« Non ti preoccupare per me, Emsi. Tanto volevano schiantarmi anche prima. Non è cambiato assolutamente nulla. » commentò facendo spallucce. Lily sorprese tutti con un vestito lungo, il corpetto sopra in velluto nero e la gonna in tulle.
« Questo è perfetto per l’idea che avevi in mente. L’unica cosa che dobbiamo fare è aggiungere delle sfumature colorate alla gonna e il gioco è fatto! » esordì Lyanna entusiasta. « La misura è perfetta e ti sta da dio. » concluse, continuando a guardarla estasiata.
« Hai intenzione di accopparlo quel ragazzo ? » rise Emmeline, approvando la scelta del vestito.
« Con quel vestito farai schiattare Potter per l’emozione. » aggiunse Mary, mentre Marlene annuiva totalmente d’accordo con loro.
« Ricordati che siamo state noi a proporti il vestito quando ci sarà il Pottersex, quindi ci aspetteremo un resoconto dettagliato. » fece Lyanna ridendo sommessamente, mentre Lily arrossì violentemente, in completo imbarazzo.
« Smettetela! » sbottò Lily paonazza. Ormai era troppo tardi, i loro commenti avevano fatto breccia e non riusciva a smettere di pensare a quel momento. Avrebbe ballato con James e lui l’avrebbe sommersa di complimenti, guardandola come se fosse una Dea scesa in terra. Arrossì soddisfatta e si rivestì, pronta ad acquistare il vestito che avrebbe reso magica quella serata. Erano tutte piuttosto soddisfatte, anche se terribilmente stanche, visto che era diventato quasi impossibile muoversi data la mole di persone che intasavano il negozio.
« Su Linny, non pensare che ci siamo scordate del tuo vestito. » fece Mary sprofondando nella poltrona in pelle, accanto alle altre che si erano già accomodate, totalmente stravolte. Lyanna cercò la commessa, che con un sorriso smagliante piroettò per tutto il negozio, per poi portarle l’abito più bello che avesse mai visto in vita sua. Era una pazzia. Non poteva metterselo sul serio. Non era da lei essere al centro dell’attenzione e quel vestito urlava “adoratemi”. Se Potter fosse stata una ragazza, si sarebbe fiondato su quel vestito, viste le sue manie di protagonismo. Lily la spinse senza troppi problemi nel camerino e le intimò di infilarselo.
« Lyanna, esci da quel camerino! » fece Mary impaziente.
« Non posso uscire. È davvero troppo appariscente. » commentò a disagio la ragazza.
« Non costringermi a venire lì, Linny. Mrs. Needle ha chiuso quest’area, in modo che non ti veda nessun altro. Sei più tranquilla ora ? » l’avviso Lily con il suo tono intransigente. Da dietro le tende si sentì un sospiro sconsolato. Qualche istante dopo Lyanna emerse. La sarta la fece salire su un piedistallo, iniziando a stringere il vestito nei punti in cui le stava largo. Muoveva la bacchetta con grazia e precisione e l’incanto faceva muovere forbici, ago e filo, tagliando e cucendo, risvoltando e rifinendo il vestito. Era un lungo vestito di seta charmeuse color burgundy, off shoulder, con uno spacco vertiginoso e uno strascico ampio e lungo. Era un vestito estremamente elegante e raffinato; ma era troppo femme fatal.
« Vi prego, dite qualcosa. Mi state angosciando. » fece profondamente a disagio la ragazza, una volta che l’opera fu finita. La sarta la guardava estremamente soddisfatta. Mary ed Emmeline erano in pura contemplazione, mentre Marlene era riuscita solo a farfugliare complimenti in modo sconnesso.
« È perfetto, Linny. Sei la Giostrante di Grifondoro, non puoi scegliere un altro vestito. » commentò Lily sincera.
« Scegliere un altro vestito ? Questa è follia. Sarebbe una cosa da pazzi. » fece la sarta, totalmente oltraggiata dal pensiero che potesse prendere in considerazione di cambiare vestito. La pioggia di complimenti la convinse e fu così che riuscirono tutte a completare l’operazione Cenerentola, come l’aveva soprannominata Lily Evans. Mentre lei si rivestiva, le altre decisero di portarsi avanti andando a pagare i loro vestiti. Lyanna si guardò un’ultima volta allo specchio, non riuscendo a credere che avrebbe davvero sfoggiato un vestito così bello al ballo. Il pensiero, però, la rattristò; non aveva ancora idea con chi potesse andarci. All’improvviso la tendina si spostò.
« Tu. Si può sapere che cosa vuoi ora ? » chiese Lyanna spazientita guardando il ragazzo appena dietro di lei imbronciata attraverso lo specchio.
« Ti sono mancato dolcezza ? » sussurrò guardandola negl’occhi attraverso lo specchio, richiudendosi poi la tendina alle spalle.
« Certo che no. » asserì freddamente, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi attraverso il riflesso. Jones le spostò i capelli sul lato destro, scoprendo il collo che mostrava ancora due lividi violacei. Gli si dipinse in viso un sorriso beffardo. Le avvicinò le labbra all’orecchio, andando poi a sussurrarle un ”invece io scommetto di sì”. Appoggiò il petto sulla schiena di lei, accarezzandole un fianco. Lyanna fremette al lieve contatto e divampò violentemente.
« Tu vuoi di più. » continuò in un sussurro. Lei lo guardò con sufficienza.
« Ah sì ? E cosa voglio ? » chiese scocciata, con le braccia conserte a mo’ di difesa. La stava leggendo come se fosse un libro aperto e non le piaceva proprio per nulla. Continuavano a ribaltare il controllo della situazione. Le sembrava di stare sulle montagne russe.
« Vuoi qualcuno che ti desideri più di ogni altra cosa. » esordì sussurrandole all’orecchio. « Vuoi passione. » continuò, lasciandole un lieve bacio sul collo. « Vuoi mistero. » sussurrò, lasciandogliene un altro. « Vuoi che sia imprevedibile, lasciando che il dubbio ti faccia impazzire, mentre ti chiedi cosa possa darti d’altro di più. » concluse mordendole leggermente un lembo di pelle. Lyanna si morse il labbro inferiore, chiudendo gli occhi e cercando di resistere a quelle emozioni che stavano cercando di impossessarsi di lei.
« Bel vestito. » disse il ragazzo beandosi di quella vista, mentre lasciava che l’indice le accarezzasse tutta la colonna. Lyanna sospirò leggermente, prima di voltarsi, afferrare la sua cravatta di Serpeverde e sbatterlo contro lo specchio, piazzandoglisi davanti, pericolosamente vicina.
« Non scambiare il fatto che non ti abbia ancora affatturato per fiducia. » gli sussurrò lei a fior di labbra, puntandogli addosso i suoi occhioni blu carichi di giudizio.
« Ti sto solo stuzzicando un po’. » sussurrò il ragazzo, lasciandosi scappare una risata. La guardò negl’occhi con uno sguardo intenso. Lyanna lo guardò torva, per poi lasciare la presa sulla sua cravatta, ma Jones portò un braccio attorno alla sua vita stretta, esercitando una leggera pressione sulla schiena, che s’inarcò leggermente. La tirò a sé lievemente. Le loro labbra si sfiorarono. Era così vicina da poter sentire il suo respiro infrangersi sulla sua pelle.
« Se mai volessi fare sul serio, te ne accorgeresti. » le sussurrò il ragazzo, guardandola negli occhi con fare serio. Lyanna sentì il suo cuore battere sempre più veloce.
« È sempre tutto un gioco per te ? » sbottò accigliata.
« È sempre tutto così serio per te ? » fece duramente il ragazzo di rimando.
« Sei insopportabile. » asserì la ragazza, guardandolo imbronciata. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di aver ragione sul suo conto.
« Allora perché sei ancora tra le mie braccia ? » le chiese, facendole notare la realtà dei fatti. Si stava divertendo da morire. Lyanna arrossì e sembrò risvegliarsi da una trance, guardandosi attorno. Stava per sbottare con una delle sue risposte taglienti, ma sentì un fruscìo d’aria improvviso. La tendina si era spostata. Lily Evans fece la sua comparsa. A quella vista sgranò gli occhi totalmente sorpresa, per poi spostare lo sguardo sul ragazzo, guardandolo in modo minaccioso.
« Salvata per il rotto della cuffia. » sussurrò il ragazzo all’orecchio di Lyanna, prima di sciogliere la presa, permettendole di staccarsi da lui.
« Che cosa vuoi Jones ? » chiese la rossa con le braccia conserte e lo sguardo sempre più minaccioso.
« Volevo solo chiederle quando ha intenzione di fissare il prossimo incontro. » spiegò con finta innocenza. « Abbiamo un sacco di cose da fare, dolcezza. » disse, spostando il suo sguardo su Lyanna.
« Mai sarebbe una data augurabile. » commentò acidamente Lily Evans. Jones la squadrò con uno sguardo serio.
« Mi auguro che tu abbia più buonsenso della tua amica. » fece con un sorriso beffardo, per poi girarsi verso lo specchio, sistemarsi la cravatta e rigirarsi verso di loro.
« Scegli una data. Ti trovo io. » esclamò infine, accarezzando delicatamente la guancia di Lyanna con il dorso delle dita. Lei gli schiaffeggiò la mano, guardandolo arcigna. Jones sorrise soddisfatto e se ne andò. Lily Evans spostò il suo sguardo torvo sull’amica.
« Per la barba di Merlino, Lyanna! » sbottò la rossa entrando nel camerino e richiudendosi la tenda alle spalle. « Non provare a giocarti la carta del non capire a cosa alludo. » continuò, andando ad abbassare la zip del vestito, per permetterle di toglierlo.
« Stava soltanto facendo l’idiota. » fece Lyanna, rivestendosi. Non aveva voglia di sorbirsi il monologo dell’amica, ma si preparò ugualmente, perché nulla avrebbe potuto fermarla.
È sempre tutto così serio per te ? le riaffiorò nella mente. Ci pensò su, chiedendosi se davvero fosse sempre così eccessivamente seria e cupa. Allora perché sei ancora tra le mie braccia ? Non riuscì a fare a meno di ripensare a quel momento. Non significava nulla. Era soltanto uno dei suoi stupidi giochi.
« Almeno mi stai ascoltando ? » sbottò Lily Evans, riportandola alla realtà.
« Lily, non è successo nulla, né mai succederà. » la rincuorò Lyanna.
« Non sembrava esattamente così; sarà che eravate avvinghiati, ma forse stavate giocando a twister e non me ne sono accorta. » commentò Lily, rigirando il coltello nella piaga.
« Lily! » sbottò Lyanna aggiustandosi la camicetta. « Non eravamo avvinghiati. Lui mi ha tirata e io ci sono finita addosso, perché è uno stupido cavernicolo. » spiegò, per poi roteare gli occhi scocciata. Si diressero alla cassa e Lyanna saldò il conto degli aggiustamenti, prima di far sparire il vestito nella borsetta che aveva incantato precedentemente. Quando uscirono furono investite da un’aria fredda.
« Cos’è, rimpiangi le sue braccia forti che ti tenevano al caldo ? » la rimbeccò Lily Evans, prendendoci gusto a canzonarla.
« Sei davvero tremenda! Non rimpiango proprio un bel niente. » affermò chiudendosi la giacca, riparandosi dal freddo.
« Proprio niente ? Neanche quei succhiotti ? » aggiunse Lily ridendo di gusto. Lyanna arrossì violentemente, dicendole di smetterla. Ripercorsero High Street in compagnia di Mary, Marlene ed Emmeline, per poi salutarle, quando quest’ultime decisero di accompagnare Marlene da Mondo Mago, che era in cerca di oggetti magici che la aiutassero ad essere impeccabile per il ballo. Decisero così di rintanarsi da I Tre Manici di Scopa. Nel marasma generale, furono trascinate in fondo, vicino ai tavoli. Lyanna adocchiò senza troppi problemi i Malandrini e l’intera squadra di Quidditch; erano così chiassosi che era impossibile non notarli.
« Dici che dovremmo unirci ? » chiese Lily improvvisamente a disagio.
« Probabile, ma a qualcuno non andrà giù. » fece Lyanna, guardando un punto in particolare, inarcando il sopracciglio e assumendo un atteggiamento sfacciato, quando Remus le riservò un’occhiataccia e bonfonchiò qualcosa a James e Sirius, che lei non riuscì ad udire. Il ragazzo si alzò livido in viso, per poi oltrepassarla. Lyanna riuscì ad udire a malapena un “vado a prendere un po’ d’aria”, rivolto ai due compari. James istintivamente si alzò e cercò di seguirlo, ma Lyanna lo precedette, decisa a risolvere quella faccenda una volta per tutte. Lily guardò James, per poi sospirare e uscirsene con un “mi avevi promesso una Burrobirra, se non sbaglio”. James sorrise, per poi distendere un braccio ed invitarla ad avviarsi verso il tavolo.
 
 
*
 
 
Una folata di vento gelido la colpì in pieno viso e, man mano che si faceva strada lungo High Street, percepì il calore abbandonarla poco alla volta. Sospirò lievemente e chiuse gli occhi concentrandosi; piccole fiamme apparirono e si allungarono dalle sue lunghe dita affusolate. Avvicinò le mani al petto, godendosi il calore che quell’incanto le stava donando. Si guardò attorno, avvistando in lontananza la figura infreddolita di Remus Lupin; le spalle rigide e le braccia conserte, stringendosi a sé per intrappolare il poco calore che gli rimaneva. Mentre si avvicinava, notò la mascella serrata. Era imbronciato.
« Ciao Remus. » pronunciò la ragazza una volta che lo raggiunse. Il ragazzo sembrò indispettirsi. Fece un cenno con la testa, facendole capire che aveva sentito le sue parole. Lyanna guardò l’orizzonte, ritrovandosi ad osservare per la prima volta la Stamberga Strillante. Superò il ragazzo, dirigendosi verso la staccionata. La vista di quell’edificio in rovina le aveva provocato un moto di tristezza. Le ricordava il motivo per cui Remus aveva deciso di allontanarla. Le fiamme si fecero più intense, risvegliandola da quella trance.
« Che cosa vuoi ? » sbottò poi Remus senza staccare gli occhi dalla sua figura.
« Allora, è così che saranno le cose da ora in poi ? » enunciò, guardando per un’ultima volta la Stamberga Strillante. Cercò di contenere la rabbia che sentiva montarle dentro. « Vediamo di chiarire la faccenda una volta per tutte. » disse freddamente, voltandosi verso il ragazzo. Remus alzò lo sguardo, senza riuscire a nascondere la rabbia che provava.
« Non c’è nulla da dire. » pronunciò a denti stretti il ragazzo.
« Mi sembra chiaro che non sia così; altrimenti non saresti così in collera. » enunciò Lyanna, avvicinandosi un poco. « Tu che mi lasci e io che mi dispero in quel modo e queste stupide frecciatine. Non è da noi. » spiegò lei sincera. Le faceva male pronunciare quelle parole, ma sapeva che stava finalmente facendo la cosa giusta.
« Mi dispiace aver cercato di farti ingelosire per farti cambiare idea. È stato infantile da parte mia. » ammise con maturità la ragazza, guardandolo negl’occhi. « Non condivido affatto la tua scelta, non ne ho mai fatto mistero. Io ti amo Remus e mi fa male sapere che il mio amore non è abbastanza per te. Per me l’amore è forza, non un peso. Comunque da oggi rispetterò la tua decisione. » proseguì la ragazza con un tono pacato.
« Ciò significa che la smetterò di aspettarti. Andrò avanti e se un giorno mi andrà di trascorrere del tempo con qualcuno, sarò libera di farlo. Hai preso una decisione, Remus, devi imparare ad accettarne le conseguenze. Se ti darà fastidio, a me dispiace, ma sarà un tuo problema. » concluse poi con lo sguardo totalmente assorto nelle fiamme che si estendevano, sempre più lunghe e intense, dalle sue lunghe dita affusolate.
« Sai benissimo che vorrei non doverti lasciare, ma non ho scelta. » sbottò Remus senza riuscire a frenare la rabbia e la tristezza che si portava dentro.
« C’è sempre un’alternativa. » replicò duramente la ragazza, spostando finalmente lo sguardo su di lui.
« Lo sto facendo per te. Non ti metterei mai a rischio. » fece Remus esasperato.
« No, lo stai facendo per te stesso. Stando da solo puoi continuare ad ignorare il problema e ad autodistruggerti. Puoi continuare a usare il problema per evitare di aprirti e confrontarti. Potevi scegliere di affrontare ogni giorno il problema insieme, con la possibilità di trovare un po’ di felicità. Invece preferisci nasconderti dietro a scuse patetiche. » sibilò tutto d’un fiato la ragazza.
Le parole di Lyanna avevano fatto centro. Remus Lupin non riuscì a trovare parole per controbattere. Il ragazzo si morse lievemente il labbro inferiore, sentendosi sempre più piccolo e nudo davanti alla verità. Aveva solo voglia rifugiarsi sotto le coperte e risvegliarsi solo quando le cose sarebbero andate per il verso giusto. Lyanna sospirò affranta.
« Ti auguro il meglio, Remus. » disse guardandolo negl’occhi con uno sguardo vacuo. Aveva provato a fare un sorriso, ma ne era uscita solo una smorfia. Lyanna superò il ragazzo e si diresse verso High Street. Da quando si era separata dal ragazzo, le era sembrato che qualcuno la stesse tenendo d’occhio. Aveva provato a rintracciare la fonte di quello sguardo insistente, ma non era riuscita ad individuarlo. Si chiese se, forse, se lo fosse solo immaginata. Per quanto cercasse di convincersi di questa ipotesi, ormai, si erano attivati tutti i campanelli d’allarme nella sua testa.
Devo entrare in un luogo circoscritto. Limitare il raggio d’azione del soggetto, pensò mantenendo la stessa andatura, cercando di non dare segni di turbamento. Si diresse, quindi, ai Tre Manici di Scopa e vi entrò. Diede un’occhiata furtiva e si districò dalla massa che si era formata davanti al bancone, per poi raggiungere i compagni. Trovò subito il gruppo. Avevano unito più tavoli per poter stare tutti insieme. Si sedette nell’unico posto libero accanto a Sirius Black, che sedeva accanto a James Potter. Davanti a lei vi era Caroline Bonner e di fianco a lei vi era Lily Evans, che le rivolse uno sguardo di scuse. Lyanna le sorrise per tranquillizzarla. James non si era accorto del suo arrivo; era del tutto preso in una discussione con i membri della tavolata, i quali stavano speculando sulle prove della Giostra. Nonostante si fosse accomodata da poco, la sensazione di essere osservata le tornò. Non si voltò a guardare, preferendo fingere di non essersene accorta. Sirius bevve un sorso della sua Burrobirra e la guardò. Erano profondamente imbarazzati entrambi. Non si erano mai trovati seduti uno accanto all’altra a fare conversazione. Di solito vi era sempre James a mediare.
« Che seccatura. » commentò lei in un sussurro.
« Qualcosa non va ? » le chiese il ragazzo, mantenendo un portamento elegante. Le vecchie abitudini dei Black erano dure a morire.
« Continua a parlare normalmente e non distogliere lo sguardo. » disse flebilmente la ragazza, per poi sorridergli come se nulla fosse. « Qualcuno mi ha seguita. Continua a fissarmi, ma non riesco a capire da che punto. Dev’essersi disilluso o qualcosa del genere. » spiegò la ragazza. Nella sua voce non vi era alcuna traccia di timore o incertezza. Sirius, nonostante la notizia, era rimasto impassibile. Poi le sorrise leggermente e le offrì il boccale di Burrobirra. Lyanna accettò e ne bevve un sorso, per poi posare il boccale sul tavolo.
« Però … Non te la cavi male. » commentò la ragazza ridacchiando.
« Be’ anni di colloqui e punizioni dovevano pur rivelarsi utili in qualche modo. » scherzò il ragazzo.
« Com’è che io e te finiamo per parlare da soli solo quando sono nei guai ? » domandò Lyanna, pensandoci su seriamente. Era lì da un mese e poco più e non era mai riuscita a socializzare normalmente con Sirius Black. L’unica volta che si era ritrovata ad avere una conversazione privata con lui era stato il giorno dell’incidente con i Serpeverde e in infermeria. Non appena pensò a quella sera, l’immagine delle sue braccia forti che la stringevano a sé le affiorò nella mente.
È finita. È tutto finito, le parole rassicuranti del ragazzo le rimbombavano nella testa.
« Forse sono il tuo angelo custode. » sdrammatizzò lui. Le sue parole riportarono alla realtà Lyanna, che nel frattempo si era persa nei meandri della sua mente. La ragazza rise all’affermazione.
« Buona questa. » esordì lei. « Ma non ti devi preoccupare, me la so cavare da sola. » fece lei sincera.
« Difendere dolci fanciulle è la mia specialità. » asserì lui, stando al gioco.
« Pensavo che la tua specialità fosse spezzare i loro cuoricini. » lo punzecchiò lei. « Mi sono arrivate voci poco lusinghiere. » continuò. Sirius Black posò il suo sguardo metallico nei suoi occhi, senza però riuscire a trovare le parole per discolparsi.
« Tranquillo, gli affari altrui m’interessano ben poco. » fece lei, riprendendo il suo boccale di Burrobirra e bevendone un sorso, per poi sorridergli in modo rassicurante. « Ah, comunque ho conosciuto tuo fratello ieri. Non credo di stargli simpatica. » commentò lei, senza darci troppo peso. Non era al corrente dei loro trascorsi e si sorprese a vederlo trasalire per un istante. Sirius serrò la mascella e il suo volto s’incupì. Il ragazzo si limitò a tracannare un po’ della Burrobirra, per poi ammutolirsi. La osservò per qualche istante, prima di decidersi a parlare.
« Non è nulla di personale. » esordì calmo. « Mio fratello ha dei gusti discutibili in fatto di amicizia. Mi dispiace se è stato scortese. » concluse educatamente, cercando di mantenere un certo contegno, anche se la sua affermazione inaspettata aveva riportato alla mente ricordi terribili. Fu proprio in quell’istante che Lyanna vide davvero Sirius Black. Aveva avuto modo di osservarlo per un mese intero ed era arrivata alla conclusione che dietro alla sua facciata spavalda e il suo atteggiamento da Casanova, si nascondesse qualcosa, ma non era mai riuscita a capirne il motivo. Fu in quel momento che capì. In quel momento vide la maschera di Sirius Black andare in frantumi; la verità nuda e cruda le danzava davanti agl’occhi.
Sirius Black era rotto, esattamente come lei. La sua sfacciataggine non era altro che un’armatura con cui si faceva scudo per non essere ferito di nuovo. Le sue malefatte, il suo fare da Casanova non erano altro che una richiesta disperata di attenzione, di affetto, in qualsiasi modo venisse erogato.
Questo comportamento è un’arma a doppio taglio, pensò Lyanna totalmente assorta. Era vero che usava le ragazze, ma lo stesso facevano quest’ultime con lui e per quanto Sirius Black cercasse di nasconerlo, Lyanna era sicura che questo lo ferisse più di ogni altra cosa.
Non era nient’altro che mero intuito, ma non riuscì a fare a meno di sentirsi triste per lui. Avrebbe voluto sotterrarsi per essersi fatta accecare dai pregiudizi e averlo punzecchiato con provocazioni poco lusinghiere.
« No, Sirius, sono io a doverti chiedere scusa, non sapevo — » farfugliò lei, terribilmente a disagio. « Non era mia intenzione essere indiscreta. » si affrettò a dire la ragazza. Prima che Sirius Black potesse rispondere, Madama Rosmerta fece capolino.
« Cosa ti porto, cara ? » domandò la donna con fare gentile. Fu in quel momento che Lyanna collegò i puntini. Deimos che le portava un messaggio, suo cugino Finn che compariva all’improvviso e qualcuno la seguiva. Non poteva essere un caso.
Che vogliano rifilarmi una pozione soporifera per portarmi a casa ? pensò lei con il cuore che batteva all’impazzata. Che cosa dovrei fare ? Se rifiutassi, risulterebbe strano, ma se ordinassi e non bevessi neanche un sorso, lo risulterebbe ancora di più. Continuò a pensare.
« Per ora sono a posto così, mi sono già riempita con la sua Burrobirra. » indicò il calice mezzo vuoto. Sirius guardò la donna e le rivolse un sorriso.
« Madama Rosmerta, è sempre incantevole. Può star certa che io, invece, farò il bis come al solito. » enunciò lui con il suo fare ammaliante. Non conosceva i particolari della situazione di Lyanna, ma comportarsi come al solito con Madama Rosmerta gli era sembrata una buona idea. Se avesse smesso di fare l’idiota tutto ad un tratto, sarebbe risultato strano.
« Perché non mi sorprende, signor Black ? » domandò Madama Rosmerta, prima di dileguarsi.
« Sei davvero sveglio. » commentò Lyanna.
« Allora, mi vuoi spiegare che sta succedendo ? » chiese lui guardandola con curiosità.
« Deimos ha consegnato il messaggio. Credo che non abbiano accettato il mio rifiuto. » spiegò Lyanna, facendo riferimento alla richiesta di zio Robert di tornare a casa. In quel momento Caroline si alzò e si avviò verso al bagno; fu così che James, notandola passargli davanti, si guardò in giro e notò Lyanna.
« Ma quando sei arrivata ? » chiese James sorpreso, impedendo ai due di continuare la conversazione.
« Poco fa, ma con tutto il continuo via vai ci credo che non mi hai vista. » spiegò Lyanna totalmente disinvolta.
« Allora, avete fatto un bel giro ? » chiese James Potter con interesse.
« Sì, è stato un bel giro, le ho fatto vedere di tutto. » spiegò Lily con garbo. Lyanna annuì e poi sorrise.
« Mi ha strapazzata. Abbiamo girato praticamente tutti i negozi. » spiegò Lyanna.
« Abbiamo fatto scorte da Mielandia e da Scrivenshaft’s. » proseguì Lily nel racconto. James annuì contento.
« Però non abbiamo ancora provato nessun dolce. Li proveremo dopo con calma. » fece Lyanna entusiasta.
« Avete trovato i vestiti per il ballo ? » chiese Josette intromettendosi nella conversazione.
« Ce n’erano un sacco! Marlene e Mary ne hanno provato un’infinità. Pensavo che con tutta quella scelta, non ce l’avremmo mai fatta, ma siamo uscite tutte soddisfatte! » spiegò Lyanna. « Quello di Lily lo modificheremo con qualche incantesimo. » proseguì.
« Sì, volevamo aggiungerci qualche sfumatura colorata. Lyanna ha setacciato tutta la biblioteca, ma dovremo fare un bel po’ di pratica. » disse entusiasta Lily Evans, senza rivelare troppo sul vestito.
« Andiamo, dammi dei dettagli in più! Che tipo di abito è ? » fece Josette, lasciandosi trasportare dalla fantasia.
« È un abito meraviglioso. Qualcuno dovrebbe sbrigarsi a chiederle di accompagnarlo, prima che lo faccia qualcun altro. » esclamò Lyanna fissando James con uno sguardo intenso, facendo riferimento all’interessante conversazione che avevano avuto qualche ora prima.
« Marlene ci ha detto che tu, invece, hai ricevuto un abito. » disse Josette, cercando risposte.
« Oh sì, con quel vestito stenderà metà della popolazione maschile ad Hogwarts. » esclamò Lily Evans ricordandolo nei minimi dettagli. Lyanna sorrise imbarazzata.
« Ricevuto ? » chiese James.
« Me l’ha regalato mio cugino Finn, me l’ha portato dall’Italia. » spiegò Lyanna in modo conciso.
« Quindi ci andrai con il ragazzo misterioso dei succhiotti ? » domandò Josette, guardandola attentamente. Lily quasi si strozzò con la Burrobirra e tossì un paio di volte, guardando Lyanna che a sua volta guardava Josette frastornata.
« Quando torniamo al castello, obliviami. » disse Lyanna per poi bere un altro sorso di Burrobirra. Lily la guardò in un misto di divertimento e angoscia. Se solo avessero saputo chi le aveva fatto quei succhiotti, non sarebbero state così estasiate all’idea. Non poteva però negare che ci fosse una certa intesa fra loro.
« È un no ? » fece Josette stupefatta. Le sembrava davvero strano che un ragazzo facesse dei succhiotti e poi non la portasse al ballo. « Oddio, gli hai detto di no ? » chiese allibita.
« Non gliel’ha ancora chiesto. » fece Lily nel tentativo di sedare quella conversazione. Non poteva assolutamente saltar fuori il nome di Jones. In suo soccorso Finn, che si accomodò sulla sedia di fronte a Lyanna, dove prima vi sedeva Caroline Bonner.
« E tu saresti ? » fece Sirius Black, squadrandolo da cima a fondo.
« Finn Howtorn. » si presentò il ragazzo. « Il cugino di Lyanna. »
Da quando aveva fatto la sua comparsa, Lyanna aveva continuato a guardarlo con fare arcigno e indagatore. Era genuinamente contenta di rivederlo, ma provava una rabbia immane per il fatto che avessero mandato proprio lui per infonderle un po’ di buonsenso. Avevano un rapporto speciale e odiava il fatto che suo zio stesse facendo leva proprio su quello. Sapeva che Lyanna gli avrebbe dato ascolto.
« Zio Robert me l’ha fatta. Mandare te è stato un colpo basso. » sbottò Lyanna piuttosto contrariata.
« Sapevo che ci saresti arrivata. » disse il ragazzo soddisfatto. « Una Burrobirra potevi anche fartela. »
« Non si è mai troppo prudenti. » commentò Lyanna, guardandolo con sguardo eloquente.
« Non avrai pensato che volessi rifilarti una pozione soporifera! » sbottò offeso il ragazzo.
« Tu no, ma i due tirapiedi che ti sei portato dietro forse sì. » spiegò Lyanna, mantenendo un certo contegno, nonostante fosse oltraggiata per il modo in cui zio Robert aveva imposto a Finn di gestire la cosa. Conoscendolo aveva pensato come piano principale di mandare Finn, sperando che potesse convincerla con le buone, ma se avesse fallito, doveva sempre esserci un piano B. « All’inizio non riuscivo a capire. Qualcuno mi ha pedinata, quando sono entrata non ho percepito nessuno seguirmi, ma qualcuno mi stava già fissando. Questo vuol dire che uno è rimasto fuori e uno mi aspettava già dentro. O dovrei dire una ? » spiegò, per poi sorridere in modo mellifluo la ragazza. Finn s’irrigidì sul posto per un istante, per poi ricomporsi e riservarle uno sguardo serio.
« Lei è qui solo per fornire supporto, se dovesse essere necessario. » spiegò Finn pacato.
« Hai del potenziale per diventare Auror. » commentò abbozzando un sorriso. Lyanna si lasciò sfuggire un “il bastone e la carota”.
« Direi piuttosto un Mercenario. » rispose Lyanna seriamente. « Gli Auror appartengono al Ministero della Magia … Sai com’è, non ho intenzione di farmi saltare in aria per i capricci di un ministro. » spiegò concisa. Sirius, che stava seguendo la conversazione con estremo interesse, non riuscì a trattenere un sorriso.
« Comunque, Finn, mi sembra giusto avvertirti che anche io ho preso misure di sicurezza. » riprese a parlare Lyanna.
« Cos’è ? Una minaccia ? » domandò irritato il ragazzo.
« La prossima volta che la tua fidanzatina fa un ancora un passo verso di me, le faccio saltare le budella. Questa era una minaccia. » pronunciò freddamente Lyanna, senza staccare gli occhi da quelli di Finn, che la guardò estremamente allarmato. Sirius la guardava con ammirazione, mentre James e Lily avevano sgranato gli occhi per la sorpresa. Erano abituati a vederla prendersi cura delle persone ed essere molto dolce.
« Non ce n’è alcun bisogno. » disse il ragazzo, cercando di tranquillizzarla.
« È pronta a schiantarmi ad un minimo cenno di ribellione. » commentò lei pacata. « Direi che c’è tutto il bisogno. » concluse lei. Finn ignorò la sua risposta e rimase a guardarla per un po’, per poi portare il bicchiere alle labbra e sorseggiare del Whisky Incendiario.
« Non ti direi di andare, se non lo ritenessi importante. » disse sincero Finn.
« Questo suo improvviso moto d’affetto risulta, come dire ? Sospetto ? » rispose Lyanna.
« Non posso negare che in passato ci sia stata negligenza nei tuoi confronti, ma è giusto che tu sappia la verità. » enunciò Finn, cercando di non farsi sfuggire nulla di importante.
« Se è così importante, perché non me lo dici ? È evidente che tu sappia cosa vogliano dirmi. » chiese Lyanna spazientita.
« Perché quello che hanno da dirti non ti piacerà per nulla. » esordì il ragazzo posando il bicchiere di Whisky sul tavolo. « Ti conosco abbastanza da sapere quale sarà la tua reazione e potrebbe essere … pericoloso. » spiegò con calma. All’improvviso un pugnale sfrecciò come una molla in mezzo alla sala, andandosi a conficcare nell’addome della ragazza che, spazientita dalla sbruffonaggine di Lyanna, si era avvicinata incautamente.
« Prova a utilizzare la bacchetta e la prossima volta ti trapasso il cranio. » disse Lyanna. La ragazza, seppur non avesse sentito, aveva recepito il messaggio e si appoggiò con la schiena alla parete, dolorante.
« Sei impazzita ? » sbottò Finn rivolgendole un’occhiata truce, per poi voltare lo sguardo sulla ragazza ferita, visibilmente turbato.
« Non dire che non ti avevo avvertito. » disse duramente Lyanna.
« Non capisco perché ti ostini tanto. » chiese il ragazzo al limite della pazienza.
« Come vogliamo chiamarlo ? Intuito ? » fece sarcasticamente Lyanna, facendo riferimento alle sue visioni. « Non saprò esattamente cos’abbiano intenzione di dirmi, ma so già che diranno di averlo fatto per il mio bene, che volevano proteggermi. Poi, cercheranno di trasformarmi in una marionetta e manipolarmi per il bene della famiglia. Ho dimenticato qualcosa ? » chiese fintamente persa Lyanna. Il ragazzo abbassò lo sguardo per un attimo.
« Ho sempre chiesto che ti rivelassero la verità, ma è una loro decisione. Non spetta a me dirtelo. » disse Finn fermamente.
« Qualsiasi cosa sia non m’interessa. » disse Lyanna, per poi tirare indietro la sedia ed alzarsi.
« Nemmeno se ti dicessi che anche il tuo fidanzatino lo sa e te lo ha tenuto nascosto ? » domandò retoricamente il ragazzo, fingendosi pensieroso. James, Sirius e Lily sgranarono gli occhi, guardando preoccupati la ragazza. Lyanna sentì il sangue gelarle nelle vene e si bloccò. Era stato come ricevere uno schiaffo in pieno viso.
Il tuo fidanzatino, le aveva detto Finn, ma loro non stavano più insieme. Remus l’aveva lasciata. Lyanna ricacciò indietro le lacrime che stavano per formarsi. Poi un moto di rabbia. La dahlia rossa le si materializzò mentalmente. Remus sapeva qualcosa su di lei e non gliel’aveva detto. Ancora una volta la trattava come un idiota. Come se senza di lui a proteggerla, sarebbe stata indifesa, incapace di fare alcunché al mondo. Era stanca che tutti la trattassero così. Non ne poteva più che tutti prendessero decisioni al posto suo. Poi sentì la rabbia montarle dentro. All’improvviso si portò in avanti.
« Che cos’hai detto ? » sibilò Lyanna, trattenendo a stento la collera. Finn le ripeté il messaggio. Le mani di Lyanna, nel frattempo, si erano circondate di una sostanza lucente, che sei era poi trasformata in piccoli fragmenti elettrici. Stava perdendo il controllo.
« Notizia flash: io e Remus non stiamo più insieme. » sibilò Lyanna freddamente. Finn si sentì male. Non sapeva che avessero rotto e non avrebbe mai voluto infierire. Avrebbe voluto dirglielo con cautela, al momento giusto, ma non era riuscito a trattenersi.
« Ti devo una Burrobirra. » fece a Sirius, il quale la guardò confuso, non riuscendo a capire a cosa si riferisse. La spiegazione non tardò ad arrivare: Lyanna rovesciò la Burrobirra di Sirius in faccia a Finn, rovesciò il tavolo e sfrecciò fuori dal pub urlando un “Scusa Finn, ma mi fermeresti”. Sirius guardò la scena totalmente divertito. Non gli era mai dispiaciuto meno vedere tanta Burrobirra andar sprecata. Era vero che ci aveva perso dell’alcol, ma ci aveva guadagnato un’uscita con Lyanna Morland. Doveva essere il suo giorno fortunato.


 
Note dell'autrice. ♥
Ciao a tutti!
Finalmente riesco a tornare con un capitolo lunghissimo. Mi scuso tantissimo per l'immane attesa, purtroppo per motivi di salute ho dovuto interrompere più di una volta la scrittura, sebbene avessi tante idee.
Spero che abbiate ancora interesse per questa storia e che questo capitolo possa soddisfarvi.
Come avete potuto leggere in questo capitolo, ne sono successe delle belle. Non può mai essere tranquillo per troppo tempo ad Hogwarts! 
Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa potrei migliorare. Le vostre recensioni sono sempre preziosissime per me. 

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Capitolo 11
*** Scala di grigi ***


Devotion
Capitolo 11 # Scala di grigi.
Hogwarts, 12 ottobre 1977.
Lo sguardo di Lily si posò sul posto vuoto accanto a lei.
Non riuscì a fare a meno di chiedersi se Lyanna stesse bene. Erano passati esattamente quattro giorni dalla gita ad Hogsmeade. Nonostante probabilmente era già lontana dal trio che cercava di acciuffarla, con le buone o con le cattive, Lyanna Morland era ricomparsa ai Tre Manici di Scopa con un *pop* e, senza neanche pronunciare una sillaba, si accovacciò davanti alla ragazza e la guarì del tutto, nonostante le sue proteste.
“Grazie” le aveva detto il cugino, sapendo quanto le costasse tutto quello. La ragazza non si era neanche voltata a guardarlo. Si limitò a dire un “Non lo sto facendo per te. Lo faccio perché è la cosa giusta da fare.”. Una volta rimarginata la ferita, si alzò, incedette verso il cugino e gli pose il braccio. “Sappi che questa è l’ultima volta che cedo a questi vostri ignobili sotterfugi” gli aveva sussurrato freddamente, per poi afferrargli l’avambraccio e sparire con un *pop*.
La mente della ragazza volò lontano, al giorno in cui aveva conosciuto Lyanna.
 

Era una calda giornata di inizio agosto. Non erano nemmeno le otto del mattino e a casa Evans regnava già una confusione terrificante. La signora Evans era già all’opera da diverse ore; aveva potato il giardino e, nel frattempo, aveva ascoltato le notizie dell’ultima ora tramite la sua radio color pastello. Quando il caos esplose, la signora Evans si trovava in cucina ad armeggiare con una padella rovente. Lily, ancora in pigiama, sbucò in cucina ansante, come per magia. Petunia, che era intenta a versarsi del tè, le lanciò un’occhiataccia di disapprovazione.
« Accidenti! Quella maledetta sveglia non ha suonato! Questa volta mi uccide! » esclamò la ragazza in preda alla disperazione.
« Chi, tesoro ? » chiese la signora Evans, senza distogliere lo sguardo dalla padella. Niente e nessuno avrebbe compromesso i suoi pancake, nossignore.
« Remus! Non ti ricordi che la signora Lupin mi ha invitata per pranzo ? » fece Lily, guardando oltre la spalla della madre, per capire a che punto fossero i pancake.
« Oh sì, hai ragione! Saluta Hope da parte nostra, Lily cara. » esclamò dolcemente la signora Evans, spostando i pancake nei piatti, per poi servirli in tavola. « Lavora ancora all’agenzia assicurativa ? Avrei proprio bisogno di farle dare un’occhiata al nostro contratto, credo che il nostro assicuratore non ci abbia fatto fare un bell’affare. » commentò la signora pensierosa.
Lily Evans nel frattempo aveva preso posto a tavola e si era fiondata sul pancake senza ritegno. In quel momento entrò in cucina il signor Evans, che aveva cercato di muoversi furtivamente.
« Richard! Non credere di poterti intrufolare nella mia cucina dopo quello che hai combinato! » aveva tuonato la signora Evans, brandendogli contro la padella.
« Olivia, mia cara — » esordì l’omone, facendosi piccolo piccolo davanti alla furia della moglie.
« Una macchia d’olio gigante nel vialetto! Una disgrazia! » sbottò accigliata la donna, che al contrario del marito era impeccabile. I capelli acconciati con dei ricci appena modellati da un’intensa seduta di bigodini, un velo di fard sulle guance, il rossetto perfettamente applicato e un completo arancione coperto da un grembiule immacolato.
« Mia cara, è stato un incidente! Volevo recarmi al club con la moto, ma oggi faceva i capricci e l’ho smontata per ripararla! » spiegò il signor Evans, guardando la moglie dispiaciuto.
« Quella dannata motocicletta! » commentò imperterrita la donna, scuotendo il capo in totale disapprovazione. « Tu e quell’aggeggio infernale sarete la mia rovina! Non avete pietà per il mio povero cuore. »
Il signor Evans posò il suo sguardo sul piatto vuoto davanti a lui, terribilmente dispiaciuto. La moglie, poi, gli versò le uova strapazzate e il bacon nel piatto con fare amorevole. Sapeva che quella strigliata era stata sufficiente.
« Ora mi chiederai anche di usare la macchina per andare al club, non è così ? » chiese la signora Evans, prendendo posto a tavola con la sua tazza di Horlicks.
« Ecco, sì … » rispose il signor Evans, stringendo le spalle, prevedendo l’ira della moglie.
« Richard! Sei incorreggibile! » sbottò la signora Evans. « Lo sai che il sabato mattina ho le riunioni per l’organizzazione degli eventi di beneficienza! Non arriverò mai in tempo in treno. » spiegò la signora Evans.
« Olivia, cara, hai ragione. Questo è proprio un bel guaio. » rispose il signor Evans. Alla fine, i signori riuscirono a raggiungere un accordo. Il signor Evans avrebbe accompagnato la moglie alla sua riunione e poi sarebbe passato prima di pranzo a prenderla.
« Ah! Le mie ragazze già in piedi! Brave! Il mattino ha l’oro in bocca! » disse il signor Evans, addentando del bacon. « Allora, cosa combinerete oggi ? »
« Vernon e io trascorreremo la giornata insieme. Ha detto che ha una sorpresa! » si pavoneggiò Petunia, guardando Lily con aria di sufficienza.
« Ah! Chissà cosa si è inventato Vernon! Mi auguro che non sia niente di pericoloso. » commentò il padre, guardandola con fare sospettoso. Petunia fugò i suoi dubbi, difendendo il buonsenso di Vernon Dursley a spada tratta. Dopo un po’ il padre annuì.
« E tu, Lily cara ? » chiese il signor Evans, prima che lei potesse fiondarsi fuori dalla cucina.
« Vado da Remus! In mattinata studiamo e dopo pranzo andiamo a Diagon Alley, abbiamo un sacco di acquisti da fare per Hogwarts. » spiegò Lily sull’uscio della porta, rimarcando la parola “Hogwarts” con enfasi, sapendo quanto, infondo, Petunia fosse gelosa.
« Olivia, cara, non mi hai detto che Lily si fosse fidanzata! » sbottò il signor Evans, indispettito per il fatto che gli avessero tenuto nascosto una notizia tanto felice. « Esigo di incontrare questo giovane prima dell’inizio della scuola! La mia Lily! Non può mica frequentare uno scriteriato! » tuonò come se si trattasse di una questione di vita o di morte. Lily strabuzzò gli occhi, incredula, per poi fiondarsi in mezzo alla cucina, sbraitando era tutto un malinteso.
« Remus non è il mio fidanzato! » sbottò la ragazza, totalmente paonazza. « E non è uno scriteriato! L’hai anche conosciuto insieme ai suoi genitori! » continuò Lily nella spiegazione. La signora Evans aveva rassicurato il marito e gli aveva rinfrescato la memoria sulla famiglia Lupin.
« Ah, giusto giusto! » disse il signor Evans. « Comunque io non ci credo che non ci sia nessuno in quel castello che faccia il cascamorto con la mia cara Lily. » mormorò il signor Evans. Nella mente di Lily Evans un volto ben distinto aveva fatto la sua comparsa.
James Potter.
Lily arrossì violentemente e distolse lo sguardo.
« Ah! Lo sapevo! » esclamò il signor Evans al massimo del divertimento. Adorava punzecchiare la sua secondogenita. Petunia non dava certe soddisfazioni.
« Non so di cosa tu stia parlando! Devo andare o farò tardi! » sbottò Lily, schizzando fuori dalla cucina, prima che qualcuno potesse iniziare a farle il secondo grado. Dopo aver fatto una doccia rapidissima ed essersi vestita, salutò i genitori e spari con un *pop*.
Qualche secondo dopo, la ragazza riapparì in un vicolo. Si guardò attorno, per accertarsi che non fosse stata vista. Si lasciò andare in un sospiro profondo; non v’era anima viva. Si diede una sistemata e si avviò verso casa Lupin. Era una giornata splendida. I raggi del sole le carezzavano dolcemente le braccia nude che spuntavano fuori dalle maniche della sua blusa. Sua sorella Petunia avrebbe precisato che si trattavano di maniche alla split flutter. Lei era un’esperta in quel campo. Si prodigava spesso nella lettura di riviste di moda. Non che questo avesse potuto portarle grandi benefici; la poveretta, purtroppo, aveva un viso cavallino e nonostante i suoi sforzi, nulla sembrava in grado di camuffare quegli odiosi lineamenti. Dopo qualche minuto, Lily Evans approdò sul vialetto di casa Lupin. Percorrendolo, poté notare quanto fosse curato il giardino. La signora Lupin era una donna eccezionale; non solo non era dotata di poteri magici, ma sembrava poter fare qualsiasi cosa con quelle mani piccole che aveva. Era un’ottima cuoca e sembrava avere anche il pollice verde. L’erba del giardino doveva essere appena stata tosata, poiché emanava un piacevole profumo di erba fresca. L’erba veniva tagliata frequentemente; non superava mai i tre centimetri e mezzo. Oltre al giardino, vi erano anche numerosi fiori. Qualche anno prima i Lupin vi avevano piantano anche un melo e di recente avevano anche costruito un piccolo orto, ma dovevano essere sul retro, poiché non li aveva scorti nel vialetto. Giunta alla porta, la ragazza suonò il campanello e rimase in attesa. Dopo qualche istante, udì dei passi avvicinarsi e fu accolta dalla signora Lupin.
« Buongiorno signora Lupin. Come sta ? » chiese gentilmente Lily.
« Oh molto bene. Hai visto che giornata meravigliosa ? Entra, entra, cara. » disse la signora Lupin, facendosi leggermente da parte per far passare la ragazza. « Potremmo pranzare in giardino. »
« Io la trovo una splendida idea! Non vedo l’ora del pranzo, lei è davvero una cuoca eccezionale, signora Lupin! » disse Lily dolcemente. La signora Lupin arrossì e le ricordò di chiamarla Hope, dopotutto ormai era di casa. Non v’era alcun bisogno di tutte quelle formalità.
« Starai cercando Remus, credo sia in giardino. » spiegò la signora Lupin, indicandole la strada. Lily annuì e si avviò verso il giardino. Udì delle voci poco distanti da lei e incuriosita, rimase in ascolto.
« Smettila! » sbottò Remus.
« Sei davvero un désastre con questo incantesimo. » disse una voce femminile, tra una risata e l’altra.
« Vedrai se non ti acchiappo! » disse Remus. Per un po’ Lily non udì altro, se non risate e sbuffi. Poi però dovevano essersi fermati.
« Remus, mettimi giù! Ti ho detto di mettermi giù! » sbottò la voce femminile, piuttosto irritata.
« Non ci penso neanche! » disse Remus, ridendo di gusto.
« Sei … Sei un homme des cavernes! » continuò la ragazza. Lily uscì in giardino. Remus ancora non l’aveva notata. La ragazza dai capelli neri puntò la bacchetta contro il melo, sussurrò qualcosa e schizzò via dalle braccia del ragazzo, per poi finire seduta sul primo ramo dell’albero. Remus si guardò attorno sconcertato.
« Ma come hai fatto ? » chiese stupidamente il ragazzo. Era consapevole che avesse usato la magia, ma non aveva mai visto un incantesimo simile.
« Qui sait ? » fece la ragazza, per poi staccare una mela, pulirla con un pezzo di stoffa della sua gonna e poi addentarla. « Non ti sembra di correre un po’ troppo ? Devi ancora finire di imparare il pêche-charme. »
Lily salutò Remus, prima che potesse schizzare ad acciuffarla, al ché Remus arrossì dalla vergogna. Lily sorrise lievemente, non volendo rigirare il coltello nella piaga. La ragazza dai lunghi boccoli neri scese dall’albero con un salto aggraziato e li raggiunse.
« Oh, ciao Lily! » fece Remus, accennando un sorriso.
« Non dirmi che ti sei dimenticato che dovevamo studiare! » rispose Lily con un tono fintamente indispettito.
« Oh, no, no! Nient’affatto! » si affrettò a rispondere lui. Poi passò alle presentazioni. « Lily, lei è Lyanna Morland. Lyanna, lei è Lily Evans, andiamo ad Hogwarts insieme, ti ricordi ? Te ne avevo parlato. » spiegò per poi avviarsi verso il tavolo in ferro battuto. Le ragazze si strinsero la mano, studiandosi un poco, poi lo seguirono e si accomodarono.
« Oui, oui, mi ricordo. » fece Lyanna, sorridendo alla ragazza. « Anche lei è à Griffon d’or, oui ? » domandò.
« È Grifondoro, non Griffon d’or. » spiegò Remus con fare volutamente zelante, il suo tentato accento francese, però, era dei più scadenti.
« Sì, sono di Grifondoro anche io. » fece Lily cordialmente.
« Lyanna verrà ad Hogwarts quest’anno. Prima studiava a Beauxbatons, ma si è trasferita qui. I nostri genitori si conoscono da secoli, però è una storia lunga. » esordì Remus, tagliando corto sui particolari. Non era certo il momento di tirar fuori una storia così triste e dolorosa. « Speravo faceste amicizia, così non sarà troppo dura una volta a scuola. » ammise il ragazzo, guardando Lily, la quale si aprì in un sorriso sincero. Fu proprio in quel momento che germogliò la loro amicizia.
 
« Lily! Per le mutande di Merlino, Lily! » sbottò sottovoce Emmeline nel banco dietro di lei. Dovette tirarle un calcio per risvegliarla dalla trance.
Fu solo in quel momento che Lily si accorse di non aver ascoltato nemmeno una sillaba di quella lezione. Si guardò attorno con gli occhi sgranati e il cuore che galoppava, constatando che tutti impugnavano una bacchetta e che borbottavano formule magiche. Davanti a lei torreggiava la professoressa McGranitt.
« Signorina Evans, credo sia meglio che lei oggi si limiti a leggere il capitolo sulla lezione odierna. » commentò la professoressa con fare intransigente. La ragazza abbassò lo sguardo, mentre le guance presero fuoco. Non le era mai successo di distrarsi ad una lezione. Nonostante l’aria austera, Lily riuscì comunque a scorgere lo sguardo addolcito della professoressa.
Deve aver capito cosa mi passa per la testa, pensò Lily Evans, annuendo energicamente, per poi scusarsi mestamente e fiondarsi sul libro ed immergersi nella lettura.
Qualche banco dietro di lei facevano capolino James Potter e Sirius Black, che senza troppi sforzi, continuavano a trasfigurare e ritrasfigurare l’oggetto, senza riuscire a nascondere il profondo senso di noia che stavano provando.
« Allora, è tutto pronto ? » chiese svogliatamente Sirius Black all’amico.
« Sì, ma per sicurezza farei qualche prova in più. Non si sa mai. » rispose James con un ghigno stampato in viso. Sirius gli sorrise di rimando.
« Dici che stava pensando a Lyanna ? » chiese James, mentre faceva cambiare colore all’oggetto, dopo averlo evocato.
« Che ? » fece l’amico, che si era distratto.
« Intendo Lily. Dici che stava pensando a Lyanna ? » riformulò il ragazzo.
« Sarà preoccupata, è via da un po’. » esordì a bassa voce il giovane Black. « A me interesserebbe di più sapere che ha combinato Remus. Sembra un condannato a morte. » proseguì facendo cenno con il mento nella direzione dell’amico, che sedeva in uno dei banchi in prima fila, accanto a Benjamin Dixon.
« Già, vorrei tanto saperlo anche io. Stavolta sembra averla combinata grossa. » commentò James, aggrottando la fronte, mentre si sforzava di pensare a cosa potesse aver fatto Remus per essere così angosciato.
 
*
 
 
Hogwarts, 13 ottobre 1977
Il suono di una tazzina che si schiantava al suolo e si frantumava, seguito da un urlo teatrale ruppe la serena atmosfera che regnava in quell’aula.
« Oh ragazzo! Povero ragazzo! » esordì teatralmente la professoressa Cooman agitando le braccia nell’aria con un’espressione angustiata. « Una luna calante. Un presagio davvero funesto. » proseguì la donna guardando Remus Lupin angosciata.
Ci risiamo, pensò la maggior parte degli studenti presenti, che si rilassarono e presero a guardare la scena annoiati.
« Tre morti evidentemente non sono sufficienti ? » commentò in un sussurro sarcastico Lily Evans alla sua amica Marlene McKinnon.
« Per lei non esiste una misura al drama. » ridacchiò Marlene, pensando che la professoressa Cooman fosse ormai completamente senza speranze di recupero.
« Allora professoressa, morirò ? » chiese Lupin annoiato.
« No! Peggio! » tuonò la Cooman con gli occhi sgranati. « La luna calante presagisce la fine di qualcosa. Una perdita! Perderai qualcuno a te caro. » spiegò addolorata, prendendo la mano del ragazzo e stringendola per dargli sostegno.
« Mi dispiace caro. » fece la professoressa, per poi staccare la presa e riprendere il giro delle predizioni.
Non lo sa nemmeno, ma per una volta ha davvero ragione, pensò Lupin con lo sguardo basso e i pugni stretti sulle ginocchia. La gola gli pizzicava e il cuore aveva preso a martellare.
Quello che aveva fatto era terribile, imperdonabile. Non sarebbe più riuscito a guardarla negli occhi. Come avrebbe potuto ? Dopo aver agito così egoisticamente. Erano passati cinque giorni da quando se n’era andata, ma gli sembrava che fosse passata un’eternità e con essa anche tutte le speranze di ricucire. Se ad Hogsmeade avevano trovato un modo di ritornare in buoni rapporti, quello che aveva fatto avrebbe compromesso tutto. Strinse i pugni con tale forza che le nocche impallidirono e le unghie premettero con violenza sulla pelle morbida del palmo.
« Dai Remus, non prenderla sul serio. » fece Lily con dolcezza. « Lo sai che adora predire sciagure. Non farci caso. » proseguì la ragazza con uno sguardo amorevole, andando a spettinargli i capelli con una mano. Prim’ancora che il ragazzo avesse la possibilità di replicare si sentì un frastuono e della musica provenire dai corridoi.
La Cooman posò lo sguardo sull’orologio e sbuffò.
« Avanti, andate. Tanto mancavano due minuti alla fine. » disse la professoressa raccomandando loro prudenza, visti i presagi funesti che incombevano su di loro.
Fiumi di studenti emozionati si riversarono nei corridoi. Degli strumenti musicali stavano intonando una pièce classica e le armature avevano preso a danzare. Alcune trascinavano con sé gli studenti, che, presi totalmente alla sprovvista, non facevano altro che risultare ridicoli e sgraziati.
Lily Evans si era ritrovata a saltellare in un cancan frenetico, accompagnato da degli strumenti che non erano nemmeno accordati a dovere. Sirius Black e Marlene stavano ridendo fino a lacrimare. Mary tentava di divincolarsi da un’armatura, ma a causa delle risate non riusciva a schiantarla. James era piegato in due dalle risate. Aveva cercato di darsi un contegno, ma ovunque volgesse lo sguardo si presentava una scena esilarante e non riusciva a smettere di ridere.
Un raggio rosso sfrecciò accanto al gruppo, colpendo l’armatura che stava importunando Lily Evans, che si bloccò all’istante, per poi marciare al suo posto e ritornare composta. Lyanna Morland fece la sua comparsa con un’aria annoiata. Puntò la bacchetta sugli strumenti musicali, che rincominciarono a suonare con un suono più melodioso.
« Certo che chi li ha stregati non ha proprio orecchio. » commentò freddamente la ragazza riponendo la bacchetta al sicuro. Lily Evans le corse incontro, per poi abbracciarla.
« Mi hai fatto prendere uno spavento. Pensavo non volessi tornare più! » disse la rossa con il viso triste, staccandosi poi da lei. « Non hai mandato nemmeno un gufo! » borbottò accigliata.
« Ma che dici! Ho un torneo da vincere e i Serpeverde da stracciare a Quidditch! » commentò di rimando Lyanna. Non fece in tempo ad aggiungere altro che un’armatura l’aveva acciuffata. James e Sirius che avevano appena notato la sua presenza a qualche metro di distanza stavano per scoppiare nuovamente a ridere, quando rimasero completamente stupefatti dalla vista che si stava presentando. Lyanna, che aveva vissuto in Francia, conosceva il cancan e ora si ritrovava a saltellare e sgambettare aggraziatamente. Sirius la fissò ipnotizzato, perdendo un colpo quando la gonna si alzò leggermente, scoprendole la coscia.
« Black sei il solito pervertito! » sbottò Lily, colpendolo con il libro che aveva in mano.
Lyanna riuscì a divincolarsi e Lily schiantò l’armatura, che cadde a terra. Stava per commentare la cosa, ma una voce dietro di lei catturò la sua attenzione. Senza girarsi rimase ad ascoltare.
« Vuoi venire al ballo con me ? » chiese Nora Johnson con voce squillante.
Remus era impallidito e la guardò con gli occhi sgranati e pieni di sorpresa.
« N-non … Non lo so. » rispose in un sussurro. Il cuore aveva preso a battere sempre più veloce e una stretta improvvisa allo stomaco gli provocò un attacco di nausea.
« Perché no ? Volevi già chiederlo a qualcun’altra ? » chiese con fare ingenuo.
« No. » rispose sinceramente Remus Lupin.
« Allora non vedo perché rifiutare! È deciso allora, ci andiamo insieme ?  » chiese la ragazza con uno sguardo speranzoso. « Non ti dispiace, vero Morland ? » domandò improvvisamente la ragazza con ironia. Lyanna si voltò piano e incedette verso di loro. All’improvviso aveva assunto un’aria preoccupante. Il suo sguardo era freddo e sul viso le si era dipinto un ghigno, che non le si era mai visto prima.
« Certo che no, Johnson. » rispose Lyanna con garbo. « Non mi piacciono i giocattoli rotti. Non ti facevo il tipo da pregare per i miei avanzi, ma serviti pure. » concluse con un sorriso gelido e lo sguardo divertito. Il sorriso dipinto sul volto di Nora Johnson si spense immediatamente. Quelle parole le erano arrivate come uno schiaffo in pieno viso.
« Johnson, quando decidi di provocare qualcuno, dovresti assicurarti di poter poi affrontare quella persona. » disse Lyanna piantando i suoi occhioni blu in quelli della ragazza davanti a lei.
« Chi ti dice che non ne sia in grado ? » sbottò la ragazza con le braccia conserte a mo’ di difesa. Non era andata come se lo era immaginata per niente. Non credeva che potesse essere così spietata.
« Ti faccio una piccola predizione, Johnson. » disse Lyanna con aria compiaciuta. Sfoderò la bacchetta, vi soffiò sulla punta, per poi sussurrare delle parole. Apparì del fumo. All’inizio non successe nient’altro, ma qualche secondo dopo, presero forma delle immagini. « Piangerai in una danza sfrenata. Puoi andare, ci vediamo al duello. » concluse Lyanna glacialmente, facendo riferimento alla prima prova della Giostra, in cui si sarebbero presto scontrate.
Le immagini evocate avevano sconvolto Nora a tal punto da scappare via.
« Sei ancora qui. Pensavo avessi avuto il buonsenso di evaporare. » commentò Lyanna, guardando Remus con lo sguardo più freddo e carico d’odio di cui fosse capace.
Remus abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quell’odio. Sapeva di meritarselo, ma non riusciva a vederla in quello stato. Era colpa sua. L’aveva ferita, di nuovo. In quei giorni a casa doveva aver provato un dolore incommensurabile. Sapere di esserne in parte la causa lo distruggeva. Il senso di colpa lo portava a provare ribrezzo per se stesso.
Sono uno schifoso egoista, lo so Lyanna, pensò Remus con il magone alla gola.
« Mi dispiace, io — » sussurrò Remus. Si rese conto dello schiaffo solo quando la guancia aveva preso a pizzicargli. Lily guardava l’amica con un’espressione preoccupata, mentre James e Sirius avevano disincantato le armature e ora guardavano allibiti la scena. Qualsiasi cosa avesse fatto Remus, non avevano mai pensato che Lyanna fosse in grado di colpirlo. Lo amava troppo per odiarlo davvero fino a quel punto. Non poteva essere vero. Non riuscivano a credere ai loro occhi.
« Stai zitto. » lo interruppe lei con il cuore che galoppava. I muscoli facciali si erano irrigiditi, lo sguardo si era infuocato e aveva preso leggermente ad ansimare, trovando difficile respirare con il caldo che improvvisamente avvertiva. « Non guardarmi più, non parlarmi più. Quello che hai fatto … Non te lo perdonerò mai. » proseguì Lyanna duramente.
Remus ansimò a quelle parole. Una fitta al cuore lo spezzò in due dal dolore, come se un pugnale lo avesse appena trafitto. Una morsa gli attanagliò le viscere, la gola prese a bruciare e gli occhi presero a pizzicare.
« Puoi dimenticarti la tregua di Hogsmeade. » disse per poi prendergli la mascella tra le dita e guardarlo negli occhi. « Mi alzerò ogni mattina solo per ricordarti il male che mi hai fatto. » pronunciò lei con un sorriso meschino.
Remus era totalmente paralizzato nell’orrore. Quella davanti a lui non poteva essere Lyanna. Non poteva sopportare che fosse cambiata in quel modo per colpa sua. La ragazza avvicinò le labbra all’orecchio di lui, andando a coprirle con una mano, per poi sussurrare un “Potrei iniziare prendendomi il tuo amico Sirius solo per il gusto di farlo. Che ne dici ?” sussurrò impercettibilmente, per poi allontanarsi con una risata gelida.
Remus aveva sgranato gli occhi con un’espressione mista tra l’orrore e la rabbia. Voleva urlarle che fosse ingiusto, che l’aveva fatto per non farla soffrire e che la sua fosse una reazione esagerata, ma non ci riuscì. Perché sapeva che avesse tutte le ragioni del mondo per detestarlo. Non poté farsi colpire in pieno petto da tutto quell’odio che gli stava riversando.
« Trasudi sete di sangue, Morland. Grifondoro non è la casa dei nobili d’animo ? » la voce di Jones la riportò alla realtà. Lyanna si voltò lentamente per poi squadrarlo con aria di superiorità.
« Nella tua agenda di Serpeverde, invece, a quest’ora non dovresti disprezzare qualche anima pia ? » disse sarcasticamente Lyanna. « Dimmi che cosa vuoi e sparisci. » concluse senza distogliere lo sguardo.
« Sono un po’ troppo grande per certe stupidaggini. » commentò il ragazzo avvicinandosi con un ghigno in viso. Sirius e James lo guardarono in cagnesco, schierandosi di fianco alla ragazza. « Te lo sei dimenticata ad Aritmanzia. » spiegò il ragazzo, porgendole un grosso tomo. Lyanna nell’afferrare il libro sfiorò le dita del ragazzo. A quel lieve contatto distolse lo sguardo imbarazzata.
« Però non sei troppo grande per essere un idiota, come funziona ? » fece Lyanna con un ghigno insolente. Lily non riuscì a trattenersi e sorrise apertamente a quella battuta.
« Se mi chiedi scusa non toglierò punti a Grifondoro. » la provocò Jones divertito.
« Continua a sognare, idiota! » disse Lyanna di rimando.
« Un punto in meno a Grifondoro per la tua insolenza, Morland. » fece con un ghigno Jones, prendendosi una librata sulla spalla da parte di Lyanna. « Ora muoviti, abbiamo la presentazione di Alchimia. » disse afferrandola per un braccio e trascinandola con sé. James afferrò il braccio del ragazzo, intimandogli di lasciarla stare.
« Su, Morland, non mordo mica. » disse il ragazzo spazientito.
Lyanna sospirò e lo seguì. Percorsero il corridoio in religioso silenzio a debita distanza, per poi svoltare e scendere le scale. Quando giunsero al sesto piano, percorsero il corridoio a destra con fatica, in quanto pieno di studenti dei primi anni, incapaci di fermare le armature. Quando trovarono l’aula di alchimia si rifugiarono dentro. Nell’aula vi era già una coppia di studenti intenti a ripetere la presentazione richiesta per quella mattina. Lyanna prese posto dove di solito lavoravano e rimase in silenzio, rileggendo il foglio di pergamena.
« Com’è che non c’eri in questi giorni ? » chiese Jones fissandola con interesse.
« Problemi personali. » si limitò a dire la ragazza senza distogliere lo sguardo dalla pergamena. Jones poteva giurare che per un secondo avesse assunto un’aria triste.
« Se non hai troppo da studiare, possiamo vederci stasera. » disse la ragazza a bassa voce.
« Dovrei essere io a dirlo a te. » fece il ragazzo guardandola con il sopracciglio alzato.
« La McGranitt ha provveduto affinché mi tenessi in pari. » spiegò Lyanna senza dilungarsi troppo.
« Comunque, dopo la ronda. Non posso assentarmi come l’altra volta. » fece Jones, alludendo al loro ultimo incontro. Non voleva dover dare spiegazioni a Lupin.
« Vorrà dire che dopo cena ci andrò direttamente e studierò lì. Altrimenti rischierei di incontrare metà dei compagni di casa. » fece lasciandosi poi andare in un lungo sospiro.
 
 
*
 
« Vado a vedere dov’è andato a finire. » decretò poi in un sussurro Sirius Black al suo amico James Potter, che annuì con un’espressione seria, passandogli furtivamente la Mappa del Malandrino.
Non che temessero che il professor Rüf li scoprisse; era del tutto improbabile che ciò avvenisse. Il fantasma aveva la testa china sul grosso tomo polveroso, parlava lentamente, come una cantilena ininterrotta. Qualche banco più in là del suo Lyanna Morland si era completamente addormentata e il professore non si era accorto di nulla.
Sirius raccattò silenziosamente le sue cose e con discrezione si defilò da quell’aula più veloce che poté. Si nascose in uno sgabuzzino lì nei pressi ed estrasse la mappa.
« Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. » sussurrò il ragazzo, per poi battere un colpo sulla pergamena. La mappa si attivò subito e i suoi occhi saettarono su ogni centimetro della carta alla ricerca del cartiglio che portava il nome di Remus Lupin. Quando individuò l’iscrizione sbuffò.
Dannazione Remus, fino alla Torre di Grifondoro mi devi far correre ? pensò scocciato.
Dopo aver dato un’ultima occhiata alla mappa si fiondò verso le scale e corse come un dannato, approfittando dell’assenza di mastro Gazza, che si stava dirigendo verso la capanna di Hagrid.
Non trovò nessun ostacolo nella sua lunga corsa. Dopo aver riempito di lusinghe la Signora Grassa, entrò nella Sala Comune del Grifondoro e si lasciò cadere su una poltrona, completamente stremato. Si portò le mani al viso e inspirò profondamente, trattenendo l’aria nei polmoni, per poi espirare lentamente. Il cuore pian piano aveva ripreso a battere ad un ritmo meno sostenuto.
Pochi istanti dopo, il giovane Black si alzò e si diresse verso la sua stanza. Quando vi entrò, trovò il letto a baldacchino alla sua sinistra del tutto serrato.
Non l’ha presa proprio bene, pensò il ragazzo con una smorfia in viso. Non sapeva cos’avesse fatto di così grave, ma la reazione di Lyanna lo aveva del tutto sorpreso. Non l’aveva mai vista così fredda e pungente nel poco tempo che aveva potuto osservarla. Remus ne aveva sempre parlato con affetto, raccontando loro quanto fosse dolce e gentile. Lui stesso aveva potuto constatare quanto fosse buona e saggia, non ascoltando le brutte voci sul suo conto e dandogli la possibilità di farsi conoscere per quello che era davvero. L’aveva vista fragile e impaurita, ferita e umiliata, follemente arrabbiata con i Serpeverde, ma non l’aveva mai vista così. Non poteva trattarsi della loro rottura; si era disperata e aveva pianto per settimane, ma poi era riuscita a riprendersi. Era riuscita addirittura a cercare di avere un rapporto civile con Remus. Qualsiasi cosa le avesse fatto, doveva averla sconvolta per farle nascere un sentimento così negativo nei confronti del ragazzo che aveva amato alla follia.
« Ciao Remus, sono Sirius … » si annunciò lui, trovando poi stupido specificare chi fosse, visto che Remus avrebbe potuto tranquillamente riconoscerlo dalla voce.
Dall’altra parte non ci fu risposta, ma Sirius sapeva che l’aveva sentito.
Eddai Remus, vienimi incontro, non sono bravo in queste cose, pensò Sirius, mentre un centinaio di idee su come affrontare la situazione sfrecciavano incontrollate nella sua testa.
« Io non so cos’hai combinato, Lunastorta, però non ti potrai nascondere per sempre. » esordì Sirius incerto. « Dev’essere stata dura sentire quelle parole, però è stata la rabbia a parlare. Dalle un po’ di tempo … Quando la rabbia sparirà, avrete modo di parlarne e potrai spiegarti. » proseguì a ruota libera, senza sapere minimamente da dove provenisse tutta quella saggezza.
La sua mano aveva afferrato delicatamente la tenda del letto a baldacchino di Remus. Chiuse forte gli occhi e pian piano la fece scorrere. Quando li riaprì, la vista dell’amico raggomitolato su se stesso con il viso pieno di lacrime, che abbracciava il cuscino gli provocò un moto di tristezza incredibile.
Sapeva cosa voleva dire sentirsi completamente solo, abbandonato a se stesso, desiderando solo che qualcuno lo abbracciasse e gli dicesse che tutto sarebbe andato bene.
« Posso sedermi ? » chiese il ragazzo indicando un piccolo spazio libero accanto all’amico. Remus fece una smorfia addolorata e annuì lentamente, senza incrociare lo sguardo.
Lo sguardo di Sirius si soffermò sul biondo, osservandone il viso corrucciato in un’espressione di dolore. Sirius pensò che non l’avesse mai visto così angosciato nemmeno la notte in cui l’avevano accompagnato per la prima volta a trasformarsi.
« Lei ti ama, Remus. » fece Sirius con semplicità. « Ha provato dei sentimenti profondi per te fin da subito, è normale che anche quelli negativi siano amplificati. Essendo così importante per lei, è chiaro che tu abbia il potere di ferirla più di altri. » proseguì, sperando di non peggiorare ulteriormente la situazione.
Remus sospirò, per poi spostarsi in mezzo al letto in posizione supina, stringendo il cuscino al petto.
« Non puoi capire, Sirius. » disse Remus con voce roca, guardandolo negl’occhi con lo sguardo intriso di disperazione.
« Allora aiutami a capire. » fece Sirius più serio che mai.
« Mi devi promettere che non lo dirai a nessuno. A nessuno, Sir. » sbottò in preda all’ansia, tirandosi su a sedere.
Sirius sgranò gli occhi, colto completamente alla sprovvista. Si ricompose e con fare serio annuì.
« Te lo prometto, Remus. » disse solennemente Sirius. « Ti prometto che non ne farò parola con nessuno. »
Remus lo squadrò con fare ansioso, per poi rilassarsi quando capì che fosse serio.
« Sarà un po’ lunga da spiegare … » esordì il biondo, torturandosi le mani. « La sorella di Lyanna, Madeline, è morta in un tragico incidente … Sua madre, una babbana, si è convinta che fosse colpa sua, che con la magia avrebbe potuto fare qualcosa. Non ha retto la cosa e si è suicidata. » spiegò lentamente, cercando di essere il più conciso possibile.
« Ma perché proprio Lyanna ? Anche il marito è un mago. » chiese Sirius, aggrottando le sopracciglia.
« Perché Lyanna ha ereditato un potere … » sussurrò piano, come se avesse paura che anche le mura potessero origliare. « Un potere che le fa avere delle visioni. »
Sirius rimase del tutto spiazzato. Si era spesso domandato quale potesse essere il suo problema, ma non aveva mai pensato che potesse trattarsi di una cosa del genere.
Ti prego, Sirius, fallo smettere, le parole della ragazza cominciarono a rimbombargli prepotentemente nella testa e più ripensava a quel momento, più il cuore gli si appesantiva.
Sono stato uno stupido, pensò Sirius con la pelle d’oca e lo stomaco che si attorcigliò in una stretta morsa. Lei stava soffrendo così tanto, sola, in un posto così lontano e così diverso e io non ho fatto altro che vederla solo per un bel corpo, pensò schifato di sé stesso.
Io più di tutti avrei dovuto capire, pensò ancora non riuscendo a sostenere lo sguardo di Remus.
« Io, però, non capisco che le hai fatto di male. » fece Sirius quando ritornò in sé.
Questa volta fu Remus ad abbassare lo sguardo. Aveva i pugni serrati e il viso incupito.
« Un giorno in estate, mentre stavo rientrando in casa, ho sentito per sbaglio una conversazione tra mio padre e Charles, il padre di Lyanna … » esordì il biondo, senza guardarlo. « E ho scoperto che, in realtà, Charles non è suo padre … Che Claudine non era sua madre. »
Sirius sembrava pietrificato. Gli occhi velati dalla tristezza osservavano l’amico con il capo chino.
« Finn, il ragazzo che hai visto ad Hogsmeade, non è suo cugino. È suo fratello. » proseguì Remus, per poi lasciarsi cascare nuovamente con la schiena sul letto. « Io e lui abbiamo litigato in estate. Era venuto per dirglielo. Diceva che ora lei è adulta, che non c’erano più scuse per non dirglielo. Suo zio, Charles, era d’accordo, ma voleva aspettare le vacanze di Natale, visto quello che era appena successo. » continuò il ragazzo, per poi distogliere bruscamente lo sguardo da Sirius.
Il giovane Black non disse nulla, immaginando che stesse giungendo al nocciolo della questione.
« Io non volevo che lei lo venisse a sapere. Sapevo che si sentiva completamente abbandonata a se stessa, sapevo quanto volesse avere una famiglia, specie dopo quello che le è successo … » fece Remus con la gola che aveva preso a bruciargli nuovamente. « Però non gliel’ho detto. Io ho giudicato male la sua famiglia. Pensavo che la rivolessero per via dei suoi poteri, per controllarli, non sapevo che avevano deciso di spacciarla per la nipote per tenerla al sicuro. » proseguì con gli occhi pieni di lacrime.
« Tenerla al sicuro da cosa ? » chiese Sirius, non riuscendo a seguirlo.
« Una sua antenata ha avuto delle premonizioni e, lasciamo stare, non ci voglio nemmeno pensare. » spiegò Remus senza entrare nei dettagli, spostando lo sguardo in quello dell’amico. « Ci credo. Se imparasse a controllare il suo potere, il vantaggio che potrebbe dare sarebbe enorme. Chiunque vorrebbe metterci su le mani. » concluse Remus con il cuore pesante.
« Lei si fidava di me, Sirius. » sussurrò qualche istante dopo Remus, singhiozzando. « Come ho fatto a tenerle nascosta una cosa del genere ? So che ha tutte le ragioni per odiarmi, però … »
Il ragazzo non riuscì a finire di pronunciare la frase. Le parole gli morirono in gola. Affossò il capo nel cuscino, nascondendo il viso pieno di lacrime e soffocando i singhiozzi, per poi lanciare via il cuscino in un moto di rabbia.
« Perché poi ? Perché prendersi il disturbo di nasconderle una cosa del genere, se poi l’ho lasciata, per poi riprendermela, per poi lasciarla di nuovo! » sbottò Remus prendendosi il viso tra le mani. « MA CHE CAZZO DI PROBLEMI HO ? »
Remus, ormai, straparlava a ruota libera, incontrastato. Sirius aveva provato a calmarlo, ma sembrava che la cosa lo alimentasse ancora di più.
« REMUS, CALMATI! » sbottò Sirius dopo averlo preso con forza per il colletto. « So che è dura, ma una cosa alla volta. Lyanna si calmerà e per il resto ci siamo noi. Ne verremo a capo, okay ? » borbottò il ragazzo duramente.
Non era stata sua intenzione risultare così brusco e duro, però la cosa riportò Remus alla realtà e Sirius ne fu felice. Il biondo si limitò ad annuire, senza guardarlo. Nessuno dei due osò dire qualcosa. Il silenzio che era calato in quella stanza pesava sulle loro giovani spalle. Potevano udire l’uno il respiro dell’altro, senza sapere che entrambi avevano il cuore che pesava come un macigno e che il mondo là fuori sembrava sempre meno colorato di quanto lo fosse un tempo.
Un tempo il mondo brillava di una luce calda.
Un tempo il mondo era verde di amicizia.
Un tempo il mondo era azzurro di serenità, arancione di allegria, rosso di amore e giallo di speranza. Ora, invece, le foglie arancioni della speranza si congedavano dagli alberi e le piogge d’autunno avevano lavato via dal cielo la serenità e la speranza. Non c’era più calore. Solo una spaventosa scala di grigi che incombeva su di loro.
 
 

 
Note dell’autrice. ♥
Ciao a tutti!
Innanzitutto, vorrei scusarmi per la lunghissima attesa. So che non è una scusante, ma è un periodo difficile e riuscire a non riversare i miei sentimenti in questo capitolo è stato piuttosto difficile.
Non so nemmeno se qualcuno stia ancora seguendo questa storia, se vi piaccia o se ci siano delle cose da migliorare.
Ogni tanto ci sono momenti in cui penso che forse sarebbe il caso di abbandonarla, ma mi piacerebbe finirla.
Finalmente in questo capitolo scopriamo un po’ di più sul passato di Lyanna e pare che Remus si sia cacciato di nuovo in un grosso pasticcio. Proprio ora che si stavano riavvicinando, sembrano più distanti che mai. Ce la faranno mai a ritrovarsi ?
Che ne pensate ?
 
Lily

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Capitolo 12
*** Diffindo ***


DEVOTION
Capitolo 12 # Diffindo.
Hogwarts, 13 ottobre 1977.
« Come hai potuto addormentarti ? Il professor Rüf avrebbe potuto scoprirti! » sbottò Lily Evans, trascinando l’amica per il corridoio.
« Ma non se n’è nemmeno accorto! » sbuffò Lyanna Morland, per poi profondersi in uno sbadiglio, ancora assonnata. « La vera domanda è come abbiate fatto voi a rimanere svegli. »
Di tutta risposta Lily si limitò a lanciarle un’occhiataccia di disapprovazione.
« Dove mi stai trascinando ? » chiese Lyanna spaesata.
« Al limitare della Foresta Proibita. » spiegò con fare sbrigativo l’amica.
« Credevo avessimo Difesa. » fece Lyanna pensierosa.
« Infatti. » fece Lily, per poi bloccarsi all’improvviso. « Oddio! Mi dispiace un sacco. Mi ero completamente dimenticata di dirti che il professor Greengrass ha deciso di farci fare un esame pratico. » spiegò mortificata.
« Non fa altro che migliorare questa giornata, eh ? » fece sarcasticamente Lyanna. « Come mai ? Non erano previsti esami in questo periodo. » domandò incuriosita.
« Avery e Mulciber pensavano di essere al di sopra delle esercitazioni in quanto Serpeverde … Sai anche il professor Greengrass era di Serpeverde. » si limitò a dire la rossa.
« Sei preoccupata ? » chiese Lyanna riprendendo il passo. Lily si limitò ad annuire con un’espressione preoccupata.
« Dovrei essere io a fare questa domanda. » fece Lily posando lo sguardo sull’amica. « Non sapendolo non hai nemmeno avuto modo di prepararti! »
« Non avrei comunque avuto modo di far qualcosa ... » fece Lyanna cercando di tirar su di morale l’amica. « Vedrai che me la caverò in qualche modo, Beauxbatons mi ha addestrata bene. »
Non appena misero piede fuori dal castello, furono investite da una ventata d’aria gelida. Le temperature avevano iniziato a calare e in lontananza si potevano scorgere le prime vette innevate.
« Stasera ci sarete tu e Potter al settimo piano di guardia ? » chiese Lyanna cercando di risultare il più naturale possibile.
« Sì, perché ? » chiese Lily d’istinto, senza darci troppo peso.
« Devo vedermi con … Be’ tu sai con chi. » spiegò Lyanna, guardandosi attorno con sguardo attento.
« Ma — »
« Non ho scelta, Lily. Ho promesso di aiutarlo con la tu sai cosa. » fece Lyanna per poi sospirare sonoramente.
« Continuo a non vederla di buon occhio questa cosa. » rispose la rossa seria. « Quel tipo non mi piace. »
Quando giunsero al limitare della Foresta Proibita raggiunsero i compagni del Grifondoro e si sedettero sulle panche che il professor Greengrass aveva preparato per loro.
« Fatto una bella dormita, Linny Blue ? » domandò James Potter con un ghigno divertito.
« Insomma, avrei voluto dormire ancora un po’. » gracchiò Lyanna sconsolata, per poi balzare in aria dopo aver ricevuto una gomitata da Lily Evans, che la guardava con uno sguardo carico di giudizio.
« Eddai! Ti ho già detto che mi dispiace! » fece Lyanna indispettita. « Per fortuna ho una buona amica come te a tenermi sulla retta via. Potresti prepararmi una pozione rivitalizzante, così non mi addormenterò la prossima volta. » fece poi Lyanna con gli occhioni dolci e un sorriso convincente.
Lily Evans non riuscì a fare a meno di addolcirsi e ridere.
« Noto con piacere che nessuno si sia assentato con scuse patetiche per saltare questo esame. » esordì mellifluo il professor Greengrass. Era un uomo di poco più di trent’anni, dall’aspetto curato e dal portamento elegante. Era terribilmente affascinante.
Chi non aveva ancora preso posto si affrettò a farlo e a rendere la propria presenza il più inosservata possibile. Non che questo servisse realmente a qualcosa; il momento del giudizio sarebbe giunto presto e ritardarlo non rappresentava altro che un palliativo.
« Alcuni di voi hanno la convinzione di possedere abilità che noialtri possiamo solo permetterci di anelare. » rincominciò il professore in tono glaciale passeggiando di fronte a loro. « Che tale convinzione abbia, nella realtà, delle fondamenta questo non è chiaro. »
James e Sirius si voltarono leggermente, spostando lo sguardo per qualche secondo sui colpevoli, per poi scambiarsi un’occhiata d’intesa.
« Signor Mulciber, prego, si faccia pure avanti. » proseguì il professore con un sorriso malizioso. « Signor Avery, si prepari. Lei è il prossimo. »
Mulciber, un ragazzo alto, dai capelli castani e dai lineamenti squadrati, si fece avanti con la mandibola serrata e le spalle ritte.
« L’esame consisterà in un duello. » riprese il professor Greengrass prendendo posto a qualche metro di distanza tra loro. « Io sarò il vostro opponente. »
Mulciber raggiunse il professore, per poi sfoggiare un’aria noncurante.
Ce la sta proprio mettendo tutta per non sembrare terrorizzato, pensò Lyanna divertita. Patetico.
« Il vostro obiettivo è disarmarmi. » disse in modo conciso. « Chiunque riesca nell’impresa sarà esonerato dai compiti scritti per due settimane. »
I due duellanti incedettero l’uno verso l’altro. Levarono la bacchetta simultaneamente e fecero un piccolo inchino, per poi voltarsi e retrocedere contando fino al numero dieci.
« Avanti, signor Mulciber, ci mostri le strabilianti abilità per cui si è sentito al di sopra delle mie esercitazioni. » fece il professore in tono mellifluo.
Mulciber aveva raccolto tutto il suo coraggio e per la disperazione si era messo a scagliare qualsiasi incantesimo gli venisse in mente. Il professore non ebbe alcuna difficoltà a deflettere i suoi incanti e a contrattaccare.
Un duello senza incantesimi non verbali ? Non durerà molto, pensò annoiata Lyanna, che nel frattempo si era seduta sul prato e aveva appoggiato le mani sull’erba.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Lasciò che ogni centimetro del suo corpo si rilassasse e si lasciasse pervadere dall’energia che la terra le stava donando.
James e Sirius si scambiarono uno sguardo eloquente. Per quanto fosse bella, qualche volta non potevano fare a meno di trovarla strana.
« Linny, che stai facendo ? » bisbigliò James cercando di non sembrare troppo giudicante.
« Non vuoi vedere il duello ? » chiese sottovoce Sirius.
« Sto canalizzando le energie dalla terra. » spiegò la ragazza come se fosse una cosa totalmente ovvia. « Non c’è molto da vedere. Quel tizio è scarso e tra poco lo dovremo raccogliere con paletta e scopino. » commentò la ragazza con un sorriso beffardo.
Qualche minuto dopo, Mulciber fu scaraventato qualche metro più indietro e la sua bacchetta volò nelle mani del professor Greengrass. Sentirono quest’ultimo scandire amareggiato un “Desolante”.
Lyanna si voltò di poco e lanciò un’occhiata eloquente ai due ragazzi.
Avery fece la stessa fine del suo compagno di merendine, ma ne uscì un po’ meno bistrattato e con uno Scadente. Era comunque un’insufficienza, ma era sempre meglio che un Desolante.
La Bulstrode si aggregò ad Avery nel gruppo Scadente.
« Ricaricata ? » domandò Lily Evans con un sorriso all’amica, che aveva ripreso posto sulla panca. Alla sua destra sedeva Lily Evans e, alla sua sinistra, Sirius Black e poi James Potter. Dietro di loro vi erano Remus Lupin, Peter Minus e il gruppo pettegole, costituito niente meno che da Mary MacDonald, Emmeline Vance e Marlene McKinnon.
Prim’ancora che la ragazza potesse rispondere, fecero la loro comparsa la professoressa McGranitt e il professor Vitious, che provenivano dal cancello. Dovevano essere stati ad Hogsmeade.
« Professor Greengrass, che significa tutto questo ? » domandò severamente la professoressa McGranitt.
« Alcuni studenti sono inebriati dalla convinzione di possedere capacità tanto straordinarie da potersi permettere di non svolgere gli esercizi richiesti. » esordì il professor Greengrass in tono stranamente  cordiale. « Per questo motivo ho optato per una valutazione pratica. »
« Mi sembra una splendida idea. » esordì il professor Vitious allegramente. « Spero non le dispiacerà se io e la professoressa McGranitt assistiamo. »
Il professor Greengrass li invitò a prendere posto e i due si sedettero accanto a Lily Evans.
« Signorina Evans, ci dica, in cosa consiste l’esame ? » chiese il professor Vitious.
« Un duello. » esordì la ragazza.
« Sì e chi riesce a disarmare il professor Greengrass è esonerato dai compiti scritti per due settimane. » aggiunse Sirius Black totalmente estasiato.
« Quali sono stati i risultati fino a questo momento ? » chiese con interesse la professoressa McGranitt.
« Mulciber un Desolante, Avery e Bulstrode con uno Scadente. » ricapitolò James Potter, cercando di risultare il più neutrale possibile.
« Signor Minus, avanti, non abbiamo tutto il giorno. » fece il professor Greengrass.
Peter sembrò essersi pietrificato.
« Per l’amor del cielo, Peter, muoviti! » fece Mary accanto a lui.
« Sta’ calmo. » fece Sirius.
« Avanti Peter, ci siamo esercitati un sacco. Cerca di non andare nel panico. Vedrai che ce la farai. » lo incoraggiò James Potter con una pacca sulla spalla.
Peter Minus annuì e raggiunse il professor Greengrass. Dopo la solita procedura d’inizio, fu il professore il primo a scagliare un banale Expelliarmus. Peter, in preda al panico, dimenticò totalmente l’esistenza degl’incantesimi non verbali e urlò un Protego, che annullò l’incantesimo di disarmo.
Fu così audace da scagliare un paio di incanti offensivi, tra cui uno Stupeficium, ma non riuscì a disarmare il professore.
« Signor Minus, questo duello non sarebbe sufficiente, ma noto netti miglioramenti dall’ultima valutazione. » esordì il professore con fare assolutamente serio. « Per questa volta voglio premiare i suoi sforzi con un Accettabile. Perlomeno qualcuno che si applica nella mia materia c’è. »
Peter Minus fu quasi sul punto di svenire per la gioia. James, Sirius e Remus esplosero in urla festanti. Lily era sicura di aver visto un piccolo sorriso anche sul viso della professoressa McGranitt. Peter tornò al suo posto con gli occhi colmi di gioia.
« Ce l’ho fatta, Remus, ce l’ho fatta! » continuava a dire incredulo.
Remus gli diede un paio di pacche di approvazione sulla spalla.
« Grande, Peter! » bisbigliò Sirius.
« Te l’avevo detto che ti ci voleva solo un po’ di pratica! » fece James Potter, per poi passarsi una mano tra i capelli.
Seguirono Rosier e Wilkes, che si aggregarono a Minus nel gruppo Accettabile. Evelyn Grymes fu la prima a segnare un Oltre Ogni Previsione.
Fu presto il turno di Mary MacDonald. Difesa contro le Arti Oscure non aveva mai suscitato grande interesse in lei, o almeno, non tanto quanto avessero fatto Erbologia e Cura delle Creature Magiche. L’idea stessa che qualcuno usasse la magia per motivi sinistri, per cui bisognava difendersi, la ripugnava. Fin da piccola era sicura che la sua strada fosse quella di prendersi cura delle creature magiche.
La ragazza prese posto e, dopo i soliti preamboli che la tradizione imponeva, il duello ebbe inizio. Come al solito ad iniziare e a guidare lo scontro fu il professor Greengrass.
« Non se la sta cavando troppo male, vero ? » fece Emmeline in ansia.
« Se il suo obiettivo consiste nel farsi colpire, direi che lo sta facendo egregiamente. » commentò annoiata Lyanna senza voltarsi a guardare Emmeline. Lily le diede una gomitata, invitandola ad essere più comprensiva.
« In che senso ? » chiese Sirius, che pareva interessato alla sua capacità osservative.
« Lascia il lato sinistro totalmente scoperto. » spiegò mantenendo il suo sguardo sul libro che aveva preso a leggere dal duello di Peter Minus.
Sirius Black non seppe che aggiungere e si limitò a guardare lo scontro, che terminò pochi minuti dopo. A Mary fu assegnato un Accettabile; voto che alla ragazza andava più che bene.
Fu il turno di Alice. Frank Paciock si era completamente zittito e ora assisteva con interesse alla prova della sua amata. Lyanna distolse lo sguardo dal libro, assistendo all’inizio del duello.
« Niente telecronaca ? » fece James divertito.
« Quella è una buona postura. » commentò la ragazza per poi tornare al libro. « Dovrebbe lavorare sui riflessi, è troppo lenta, però c’è del potenziale. »
« C’è qualcuno che ha qualche chance di farcela ? » chiese Lily Evans.
« James e Sirius hanno un bel repertorio di incantesimi, ma in uno scontro lungo non riuscirebbero a mantenere il ritmo. Greengrass li sfiancherebbe. » esordì Lyanna. « Piton ha qualche possibilità, ma non l’ho mai visto in azione. Jones sicuramente ce la farà. »
« Perché io no ? » chiese Lily imbronciata.
« Le capacità le hai tutte, ma non hai lo stomaco per fare quello che va fatto. » spiegò Lyanna con sguardo dispiaciuto.
« E cosa diavolo vorrebbe significare ? » sbottò la rossa con lo sguardo infuriato.
« Sei troppi riverente nei confronti dei professori. Ti farai scrupoli nell’attaccare seriamente proprio nel momento meno opportuno. » spiegò Lyanna sincera.
Lily aprì la bocca, per poi richiuderla non riuscendo a trovare nulla che potesse smentire quelle parole. Il peso della verità la schiacciò.
« Su su, questo è un bene. » fece Lyanna con un sorriso. « Ora che lo sai, puoi rimediare. » la incoraggiò.
Alice era riuscita a strappare un Oltre Ogni Previsione e tornò gongolante al suo posto. Nott si era aggregato al gruppo Accettabile, mentre i Lestrange, con un massiccio uso di incantesimi offensivi di dubbia moralità, si erano aggiudicati un Oltre Ogni Previsione.
Minerva McGranitt stentava a contenere la propria disapprovazione.
Il duello di Marlene McKinnon fu piuttosto avvincente; la ragazza, dopo aver evocato e aizzato un piccolo stormo di uccellini contro il professor Greengrass, era riuscita a schiantarlo con successo, ma non era stata abbastanza veloce da sfruttare il suo momento di smarrimento per disarmarlo. La sua performance le aveva fatto guadagnare un Eccezionale.
Remus Lupin fece sfoggio delle sue capacità con una certa eleganza. Non gli era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione. Il suo duello, infatti, non era risultato spettacolare, ma i Malandrini avevano potuto notare un certo salto di qualità, che poteva essere imputabile solo ad una persona: Lyanna Morland. Dovevano essersi esercitati parecchio durante le vacanze estive. Non avevano mai visto Remus così preparato e scattante. La sua performance fece guadagnare un altro Eccezionale al Grifondoro.
Seguirono Frank Paciock e Jordan Carter che si aggiudicarono un Oltre Ogni Previsione, mentre Liam Ashworth si era aggiudicato un Eccezionale. Il ragazzo, infatti, se l’era vista piuttosto brutta quando il professore aveva aperto una delle casse dietro di lui e gli aveva aizzato un branco di Ghoul contro, ma con prontezza di spirito aveva evocato la sua scopa da corsa e dopo esserci saltato sopra, dall’alto si era sbarazzato di tutte le viscide creature servendosi solo di un paio di Schiantesimi.
James era al colmo della gioia.
« Quello è un mio battitore! » disse Potter pieno d’orgoglio.
Anche la McGranitt sembrava piuttosto soddisfatta dei risultati che il gruppo del Grifondoro stava dando. Seguirono Fawley, Yaxley e Burke del Serpeverde, il primo si aggiudicò un Eccezionale, mentre gli altri due si accontentarono di un Oltre Ogni Previsione.
Severus Piton si aggiudicò un Eccezionale; Lily Evans non ne era minimamente sorpresa.
Lo conosceva bene e fin dal primo giorno ad Hogwarts aveva dimostrato di conoscere la magia profondamente. Era grazie a lui se aveva imparato tanto  e, soprattutto, tanto velocemente.
Quello che però risultava sempre più evidente, era quanto fossero diversi. Ogni volta che Lily sfoderava la bacchetta, ne usciva sempre qualcosa di meraviglioso. Piton, invece, aveva duellato con una certa malizia. Era stato più intelligente dei Lestrange a nascondere il suo lato oscuro, ma a Lily non era sfuggita la soddisfazione con cui lanciava incantesimi offensivi.
Piton tornò tetramente al suo posto senza riuscire a nascondere il suo malcontento. Era arrivato davvero vicino a disarmare il professor Greengrass, che con un incantesimo scudo aveva fatto rimbalzare l’Expelliarmus di Piton e l’impatto era stato così potente da farlo volare qualche metro indietro.
Fu la volta di Lily Evans. Dopo l’usuale inchino, il duello ebbe inizio.
James Potter era così in ansia da aver assunto un colorito giallastro. Il suo sguardo non faceva altro che saettare dalla sua amata al professor Greengrass, come se stesse assistendo ad una partita di tennis.
« Per l’amor di Morgana, Potter si riprenda, tra poco è il suo turno, non vorrà far fare brutta figura al Grifondoro! » sbottò Minerva McGranitt, che era rimasta esterrefatta a vederlo sbiancare, torturarsi le mani e la gamba destra continuava a muoversi su e giù.
Il ragazzo era così assorto dallo scontro, che non si era accorto di nulla. Sirius gli tirò una gomitata.
« Ahia! Ma sei scemo ? » sbottò Potter infastidito.
« Guarda che la professoressa McGranitt stava parlando con te. » fece Lyanna divertita.
« Mi scusi professoressa. » fece il ragazzo a disagio, più per il fatto che i suoi sentimenti per Lily Evans fossero ormai così evidenti, che per non essersi accorto che la McGranitt stesse parlando con lui.
Nel frattempo, Lily Evans, dopo aver sparato un Aguamenti, si precipitò ad usare un incantesimo congelante, facendo ghiacciare l’acqua ai piedi del professor Greengrass, che stentava a rimanere in equilibrio. Fu in quel momento che le parole di Lyanna le tornarono alla mente e per la rabbia che fossero vere, lanciò uno Stupeficium. Sfortunatamente il professore era riuscito a pararlo senza troppi problemi, ma l’impatto gli aveva fatto perdere completamente l’equilibrio a causa del ghiaccio sotto ai piedi.
Lily si sentì così in colpa che si fiondò verso il professor Greengrass, chiedendo continuamente perdono. Lyanna si coprì il viso con le mani, scuotendo il capo incredula.
« Non ci posso credere. » sbottò ridendo con le lacrime agli occhi.
Lily Evans si aggiudicò un Eccellente, anche se il professore le aveva urlato contro che era stato sconsiderato da parte sua correre in suo soccorso; una persona malintenzionata avrebbe potuto sfruttare la sua natura buona per tenderle una trappola e sarebbe stata la sua fine.
La ragazza tornò al suo posto mogia mogia.
« Non provare a dire che mi avevi avvisata. » fu l’unica cosa che sibilò a Lyanna.
« Mi aspettavo quasi che evocassi pure tè e biscotti. » fece Lyanna senza riuscire a contenere le risate.
Si beccò una gomitata sul costato e fu abbastanza per ammutolirla.
James e Sirius fecero teatralmente sfoggio delle proprie abilità. Lyanna ci aveva visto giusto anche in quel caso: che fossero abili era noto, ma non erano stati addestrati ad un duello vero e proprio. Si erano stancati in fretta e il ritmo era diventato insostenibile. I riflessi si erano fatti via via più lenti e l’uso degli incantesimi sempre più ripetitivo.
Solo ora si rendevano conto cosa fosse uno scontro vero. Se si fossero ritrovati a duellare seriamente contro un nemico, avrebbero incontrato la loro disfatta in poco meno di dieci minuti.
I loro scontri erano stati intensi; un continuo botta e risposta, ma se il professore non si era spostato di un centimetro dall’inizio della lezione, loro erano stati costretti a correre di qua e di là dai continui attacchi del professore. Una schivata a destra, una a sinistra e così via fino a quando non si erano trovati a grondare sudore.
James era riuscito a colpire il professore con un levicorpus ed era quasi riuscito a disarmarlo, ma il professore era riuscito a parare il suo incantesimo di disarmo. Sirius, invece, era stato più subdolo e aveva lanciato un Expelliarmus in risposta allo Stupeficium del professore. I due incantesimi si erano scontrati e per un po’ entrambi avevano provato a prevaricare l’uno sull’altro, poi Sirius aveva mollato di proposito e aveva schivato lo Stupeficium, scagliando un altro Expelliarmus.
Il professor Greengrass non fece in tempo ad evocare un incantesimo di scudo; la sua fortuna fu di essere scaraventato a terra quando Sirius aveva mollato la presa. L’Expelliarmus gli era passato a qualche centimetro sopra la spalla, mentre cadeva a terra.
Entrambi i ragazzi tornarono tronfi al proprio posto con un Eccellente. Sirius riprese posto accanto a Lyanna e James appena dopo il compare.
« Allora ? » fece Sirius guardandola con una certa soddisfazione.
« Niente male per dei duellanti alle prime armi. » fece Lyanna canzonandoli.
« E tu che ne sai di tutto ? » fece indispettito Sirius.
Lyanna chiuse il libro di Magia Elementale, lo posò in grembo, per poi fissare intensamente le dita e dopo qualche istante spuntarono delle fiamme lunghe e sottili dalle dita affusolate della ragazza.
« Chi lo sa. » disse poi con soddisfazione.
« Esibizionista. » fece Jones che le passava davanti per raggiungere il professor Greengrass.
« Touché. » fece Lyanna sapendo di esserlo.
« Non mi auguri buona fortuna ? » domandò il ragazzo fintamente offeso.
« Come se ti servisse. » commentò acidamente Lyanna Morland, guardandolo con sufficienza.
Il ragazzo scosse il capo divertito, per poi raggiungere il professore. Da qualche scontro, le distanze tra i duellanti si erano fatte sempre più grandi.
Il duello ebbe inizio poco dopo; il professore aveva dato inizio allo scontro con uno Stupeficium, ma Jones l’aveva parato senza troppi problemi. I colpi continuavano a susseguirsi veloci, come una pallina da ping pong che continuava a rimbalzare da una parte all’altra.
Jones non sembrava essere per nulla affaticato dalla situazione. Riusciva a reggere bene il ritmo.
Per la prima volta in quel pomeriggio, Lyanna si ritrovò a guardare con interesse un duello.
Il ragazzo aveva dei riflessi incredibili, sembrava quasi che riuscisse a leggere nella mente del professore. Aveva una postura di difesa incredibilmente efficiente e il repertorio di incantesimi era piuttosto ricco.
Le cose si erano fatte piuttosto serie; erano passati ormai quindici minuti e si stavano lanciando di tutto. Jones era arrivato vicino a disarmare il professor Greengrass almeno tre volte, il quale si decise a sguinzagliare nuovamente un gruppo di Ghoul.
Jones fu impegnato per un po’ a disfarsi di quelle creature orrente, poi optò per un Bombarda Maxima per stordire quelle rimanenti. Usò di proposito il momento di stordimento per usare un Filipendo su un Ghoul e lanciarlo addosso al professore, che fu travolto dalla bestia.
All’improvviso la bacchetta del professor Greengrass volò tra le mani di Jones.
Il professore sembrava piuttosto soddisfatto dallo studente. Entrambi rispettosamente tornarono uno di fronte all’altro. Jones riconsegnò la bacchetta ed entrambi fecero un piccolo inchino.
« Immagino che ora ricada su di me l’onere di riportare Grifondoro allo splendore. » sbuffò Lyanna per poi alzarsi e raggiungere il professore.
« Signor Jones, si faccia medicare la ferita dalla professoressa McGranitt, non può aspettare oltre. » fece il professor Greengrass.
Il ragazzo non poté fare altro che obbedire. Lily Evans prese il posto di Lyanna e fece accomodare Jones al suo posto, in modo che la professoressa McGranitt potesse procedere a medicare le ferite che si era procurato durante il duello.
La professoressa riuscì a rimetterlo in sesto in un baleno.
« Uno dei quattro volti della Giostra tra noi. » fece a gran voce il professor Greengrass, in tono mellifluo. « La prego di non deludermi, signorina Morland. »
I due fecero un breve inchino dopo aver sfoderato le bacchette e tornarono al loro posto.
Non appena si girarono, il professor Greengrass fu accecato da un bagliore intenso, che gli impediva di vedere qualsiasi cosa. Seguì un’esplosione al suolo che gli fece fare un volo di un paio di metri.
Lyanna Morland non aveva perso tempo e aveva dato inizio al duello con il botto. Il fatto che usasse solamente incantesimi non verbali le garantivano l’effetto sorpresa, che era fondamentale.
Fino a quel momento aveva sempre avuto il vantaggio il professor Greengrass, finendo inevitabilmente per condurre il duello.  Questo Lyanna non poteva permetterselo. Era un avversario che possedeva abilità e forze superiori alle sue; doveva giocarsi al meglio tutte le carte che aveva.
La professoressa McGranitt annaspò. Lily Evans si portò le mani al viso, totalmente sconvolta dalla scena. Remus sembrava imperturbato; pareva che fosse più divertito dalle reazioni dei compagni che preoccupato per le conseguenze.
Lyanna non aveva atteso nemmeno un secondo prima di sparare una pioggia di fiamme sul territorio nemico. Il professore, che si era appena alzato, fu costretto sulla difensiva sotto l’intensa pioggia di fuoco che si abbatteva su di lui.
Il professore evocò uno stormo di pugnali e con un Oppugno li aizzò contro Lyanna; l’interruzione temporanea dell’incanto scudo era costata al professore un’ustione alla spalla sinistra.
Lyanna cambiò posizione, portò entrambe le braccia al lato destro del suo corpo e le posizionò parallelamente a mo’ di finestra. I pugnali sfrecciarono tra le sue braccia, ma furono ricatapultati al mittente, come se all’interno di quelle braccia vi fosse stato un elastico.
La ragazza riassunse la posizione laterale, riducendo drasticamente la superficie a rischio di essere colpita. Non perse tempo e, mentre il professore si ritrovò a dover fare i conti con i propri pugnali, gli lanciò un altro incantesimo e l’uomo fu colpito all’occhio sinistro.
Qualsiasi cosa fosse, doveva avere un effetto ritardante, perché al momento non aveva prodotto alcun effetto.
La professoressa McGranitt era impressionata dall’esperienza dimostrata dalla ragazza.
« Quindi, professore, devo solo prenderle quella ? » urlò la ragazza indicando con l’indice la bacchetta del professore con un sorriso sinistro.
« Lo dice come se fosse una passeggiata. » commentò contrariata Marlene McKinnon, che aveva dovuto ingegnarsi solo per poterci andare vicino.
« Suvvia, Lene, da quello che ci ha raccontato Linny, a Beauxbatons era davvero dura. » fece Emmeline, cercando di tirarla su di morale.
Il professore decise di liberare delle creature ossute e a tratti squamate dalla seconda scatola alle sue spalle.
« Ma che schifo! » sbottò Mary; il fetore di quegl’esseri era terribile.
« Drowners. » fece Remus Lupin impassibile. « Fanno parte dei necrofagi. »
« Dei che ? » chiese Mary coprendosi il naso.
« Creature magiche mangia cadaveri in putrefazione. » continuò il ragazzo divertito dalla sua faccia schifata.
« Povera Linny, chissà che — »
Emmeline non riuscì a finire la frase, poiché fu totalmente assorta dalle azioni della duellante.
Lyanna aveva tracciato una linea davanti a sé e poi aveva evocato una lancia a doppia lama.
Quando le creature si lanciarono sulla ragazza, Lyanna fece roteare la lancia con grazia e le teste di alcune delle creature volarono a qualche metro da lei. Fu inondata da sangue e fluidi corporei istantaneamente.
Lily si portò una mano alla bocca.
« Non provare a vomitarmi addosso. » commentò Jones freddamente.
Lyanna continuò a volteggiare con la sua lancia riuscendo a sfoltire un bel po’ il gruppo di necrofagi. Lasciò l’arma, prese una pietra ai suoi piedi e la lanciò davanti a sé. Ci fu un’esplosione gigantesca e gli esseri furono catapultati a metri di distanza, mentre la terra prese a muoversi.
L’incantesimo aveva cambiato la consistenza della terra, trasformandola in sabbie mobili. I piedi del professor Greengrass vi stavano sprofondando.
L’uomo vi pose rimedio con un Finite Incantatem, ma solo in quel momento si accorse di aver perso la vista dall’occhio sinistro. Doveva essere stato l’incantesimo che non aveva prodotto effetti immediati. Il pezzo smembrato di un Drowner lo colpì nel suo punto cieco.
Era chiaro che la ragazza stesse cercando di indebolirlo il più possibile. Il fatto che avesse creato appositamente un angolo morto al suo avversario denotava quanto fosse intelligente e strategica.
La ragazza aveva usato il momento d’impatto per lanciare un altro incantesimo.
Dalla terra spuntarono delle radici robuste che si attorcigliarono attorno al piede destro del professore, per poi farsi strada lungo tutta la gamba e il bacino.
Il professore non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto; non sembrava affatto infastidito.
Lo scontro aveva iniziato a farsi sempre più intenso. Gli sguardi del pubblico saettavano da una parte all’altra con una velocità incredibile.
È un’occasione imperdibile, pensò Lyanna mentre parava un incantesimo offensivo. È giunto il momento per fare un piccolo esperimento.
Chiuse gli occhi e un cerchio prese a formarsi attorno a lei e ad alcuni Drowner che aveva stanato. Il cerchio era formato da una sostanza biancastra. Dalla circonferenza partirono delle linee verso l’interno, andando a formare un pentagono.
Fece comparire una lama, con cui lacerò il palmo sinistro e lasciò che il suo sangue e quello che aveva addosso dei suoi nemici cadesse nel cerchio.
« Ma che sta facendo ? » sbottò James Potter preoccupato.
Il professore le aveva lanciato contro una fattura e lei se ne stava lì con gli occhi chiusi e i palmi rivolti verso l’alto.
« Se aspetta ancora un po’ verrà colpita in pieno. » fece Sirius ancora più sconvolto.
L’incantesimo sfrecciò a tutta velocità, ma ad un tratto successe qualcosa di totalmente inaspettato.
Lyanna, ancora con gli occhi chiusi, aveva portato la testa verso il lato destro e aveva lasciato che l’incantesimo la oltrepassasse a pochi centimetri di distanza. Sorrise compiaciuta.
Si riposizionò sul fianco destro e rimase in attesa con un sorriso sfacciato.
Il professore scagliò un’altra fattura. Lyanna agitò aggraziatamente la bacchetta nella mano destra e una forte folata d’aria si levò, deflettendo l’incantesimo che le stava sfrecciando incontro.
Lo scontro riprese più intenso che mai con il professor Greengrass che era riuscito a scalfire un paio di volte la carne della ragazza e Lyanna che con grazia faceva danzare le bacchetta come se stesse dirigendo un’orchestra, respingendo la maggior parte degl’incantesimi.
Lyanna levò la bacchetta verso l’alto, lasciando che un forte getto d’aria respingesse indietro il professore, che fu costretto alla difensiva, in quanto metà del suo corpo era ancora ancorato a terra.
Nello scambio di maledizioni e contromaledizioni, Lyanna riuscì a parare e deflettere moltissimi incantesimi, ma mentre faceva rimbalzare uno schiantesimo, il professore le lanciò un Diffindo.
Lyanna aveva provato a deflettere la sua traiettoria, ma la forza con cui era stato lanciato era talmente forte che riuscì a spostarlo solo di qualche centimetro e finì per colpire la gamba sinistra.
Fu uno spettacolo raccapricciante. La coscia presentava uno squarcio talmente profondo da mettere in mostra il femore e perdeva copiosamente sangue. La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso sinistro.
Il professore si era fermato a guardarla allarmato, ma Lyanna aveva usato il suo momento di preoccupazione a suo vantaggio e gli aveva lanciato contro una palla di fuoco.
Il professore optò per un incanto scudo, ma appena la palla di fuoco scomparse, sentì sfrecciargli via la bacchetta dalle mani, come se un elastico fosse scattato.
Lyanna afferrò la bacchetta del professore con la mano sinistra con un ghigno compiaciuto.
Quando rialzò lo sguardo, si accorse della presenza massiccia che si era raccolta attorno a lei.
« Mi spiace per l’inconveniente, ho lanciato l’incantesimo con troppa forza. » si scusò il professore mortificato, sotto lo sguardo arcigno della professoressa McGranitt. « Ovviamente un Eccezionale è d’obbligo. » fece con un sorriso.
Lyanna abbozzò un piccolo inchino, mentre gli rendeva la bacchetta magica.
« Solo una domanda, Morland. » fece il professor Greengrass. « I Drowner non potevi semplicemente stordirli ? »
« La vera domanda è un’altra. » fece la ragazza tirandosi su. « Perché lei non mi ha attaccata mentre ero occupata con i Drowner ? »
Di certo la professoressa De Witte ne avrebbe approfittato per impartirmi una lezione, pensò Lyanna, senza osare pronunciare quelle parole. La differenza di standard tra le due scuole in alcune materie risultava abissale, ma Lyanna si guardò bene dal giudicare gli standard di Hogwarts ad alta voce.
Dallo sguardo che le riservò il professor Greengrass, Lyanna seppe di aver fatto centro. Non attese risposte; si girò e si mise in marcia verso l’infermeria senza mai voltarsi.
« Signorina Morland! Dove crede di andare nelle sue condizioni ? » esordì duramente la professoressa McGranitt con un’espressione mista tra la preoccupazione e la disapprovazione per tanta incoscienza.
« Dovremmo dare uno sguardo a quella ferita. » concordò il professor Greengrass.
Lyanna si bloccò.
« Quale ferita ? » chiese con un’espressione compiaciuta, per poi girarsi e mettere in mostra la carne candida e illesa.
I presenti rimasero stupefatti dalla vista che si stava presentando. Nonostante i vestiti della ragazza fossero completamente ricoperti di sangue, non vi era più traccia delle numerose ferite subite durante lo scontro. Sembrava non fossero mai esistite dal principio. Non v’era nemmeno l’ombra dello squarcio che aveva fatto capolino sulla sua coscia sinistra fino a pochi attimi prima.
La ragazza girò i tacchi e lentamente riprese a camminare verso il castello. Pochi istanti dopo udì un urlo squarciare la quiete, ma non si voltò.
Povero professor Greengrass, sono stata davvero cattiva stavolta, pensò la ragazza mentre varcava la soglia del castello.
 
 
*
 
Quella sera gli era parso che il tempo scorresse piuttosto lentamente, specie dopo aver trascorso un pomeriggio denso di colpi di scena. La cena si era svolta pressoché come tutte quelle a cui aveva presenziato in tutti quegl’anni; giovani rampolli dabbene che si vantavano delle loro origini, altri che aggiornavano i compagni sulla prospettiva di un matrimonio vantaggioso che i genitori avevano loro proposto, altri ancora che non si lasciavano sfuggire commenti maligni sui compagni mezzosangue o natibabbani.
La ronda con Lupin era stata la parte peggiore; dopo aver accompagnato ai rispettivi dormitori i ragazzi del primo anno, i due si erano incontrati al pian terreno e avevano perlustrato il castello in religioso silenzio. Quella sera Jones era così annoiato che nemmeno la prospettiva di irritare quel buono a nulla con commenti pungenti era riuscito a risollevarlo da quella calma piatta.
Che seccatura, pensò Jones irritato.
Era tutta colpa di quella ragazza. Ogni volta che era intorno a lei perdeva tutta la sua compostezza. Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che aveva provato tanta impazienza per qualcosa, o meglio per qualcuno. Sapeva soltanto che, quando era giunto il momento di congedarsi da Lupin, non aveva potuto fare a meno di sentirsi esaltato.
Suo malgrado, il suo incontro con Lyanna Morland sembrava essere ostacolato di nuovo. Nel silenzio tombale in cui versava il castello, Jones riusciva a udire distintamente due voci a lui ben note. Provenivano dal piano appena sopra di lui. Erano entrambi fuori dal suo campo visivo, ma ne era certo; erano James Potter e Lily Evans.
« In vena di misfatti, Jones ? » fu poco più di un sussurro.
« Non c’è bisogno che tu ti nasconda, Pix. » sussurrò il ragazzo senza nemmeno voltarsi. « Ho percepito la tua presenza al quarto piano. »
Posto davanti all’evidenza, il poltergeist si arrese e decise di rendersi visibile. Il suo aspetto non aveva subito nessun miglioramento dall’ultima volta che l’aveva visto; il suo faccione era sempre accompagnato da un ghigno malizioso. Dopo tutti quei secoli, il continuo corrucciare il viso in quel modo non aveva fatto altro che scavare nella pelle e imprimere quelle smorfie maligne sul suo volto in modo indelebile. Anche i vestiti erano gli stessi: pareva un giullare medievale con cuffia e scarpe appuntite e abiti di fantasie appariscenti condite da colori sgargianti.
« Pix è birichino. » si giustificò il poltergeist con un’espressione che non mostrava alcun pentimento.
« Siamo amici da molto tempo. » esordì piano il ragazzo in tono mellifluo. « Sarebbe davvero spiacevole se tu avessi intenzione di giocare un brutto scherzo ad un tuo vecchio amico, vero Pix ? » continuò il ragazzo godendosi ogni minuto di quella conversazione.
« Pix fare una cosa tanto brutta ? Nossignore! » cinguettò il poltergeist. « Pix ha soltanto pensato che fosse strano vedere una persona tanto diligente vagabondare per i corridoi a quest’ora. » spiegò lo spettro.
« Sarebbe proprio un peccato se Potter udisse un rumore provenire dall’aula di Aritmanzia. » fece scaltramente Jones con un ghigno.
Il poltergeist non disse una parola, ma prima di svanire Jones riuscì ad intravedere un luccichio nei suoi occhi.
L’attesa fu breve. Un frastuono breve ed improvviso si levò dal piano di sopra.
« Stai qui, vado a vedere. » disse una voce maschile.
« Non ho mica paura, Potter. » sbottò inviperita la ragazza. « Vengo anch’io. »
« No, tu rimani qui nel caso qualcuno arrivi da questa parte. » rispose il ragazzo. « Non vorrai lasciare quest’ala del piano scoperta. »
Allora non è del tutto idiota quel Potter, pensò Jones divertito.
Il ragazzo udì il rumore di passi farsi sempre più lontano e quando non riuscì più ad avvertire alcun rumore, sgusciò fuori dal suo nascondiglio e salì le scale. Svoltò all’angolo e, come previsto, s’imbatté in Lily Evans. Jones non riuscì a trattenere un ghigno divertito.
La rossa gli si parò davanti, sbarrandogli la strada con uno sguardo carico di giudizio.
« Perché tu lo sappia. » esordì la ragazza con le braccia conserte. « Non mi fido di te. »
« Sei sempre prevedibile, Evans. » commentò il ragazzo, oltrepassandola. « Ora, se non ti dispiace, ho di meglio da fare. » e con una rapidità disarmante si ritrovò davanti alla Stanza delle Necessità.
Una volta dentro si ritrovò in una stanza accogliente con il camino acceso e sul tavolino delle erbe in infusione. Vi erano anche delle candele profumate ad adornare la stanza.
Il suo sguardo fu catturato da un dettaglio particolare. Sul divano c’era lei. Era rannicchiata con un libro tra le mani e la testa appoggiata allo schienale del divano. Gli occhi chiusi e le labbra leggermente dischiuse. Per il caldo le sue guance si erano tinte di rosso.
I suoi piedi avevano iniziato a muoversi autonomamente. Quando le fu di fronte, la sua mano andò ad afferrare cautamente il libro, per poi riporlo sul tavolino.
Il suo sguardo tornò sulla ragazza. In quel momento appariva più indifesa che mai.
La sua mano si mosse di nuovo, lentamente, andando ad accarezzare dolcemente la sua guancia arrossata con il dorso.
Vuoi proprio farmi perdere la testa, non è vero ? pensò il ragazzo divertito. Se solo fosse così semplice.
La sua mano si spostò sullo schienale del divano, mentre appoggiò la sinistra sul bracciolo, lasciando Lyanna tra le sue braccia. Avvicinò le sue labbra all’orecchio di lei, andando a lasciarle dei sussurri. Ad un tratto il ragazzo si lasciò sfuggire un sorriso a fior di pelle.
« Dormito bene, dolcezza ? » domandò sarcastico il ragazzo, quando i loro sguardi s’incrociarono.
Lyanna si strofinò gli occhi con la manica della camicia per poi guardarsi intorno spaesata. Dopo aver riacquisito lucidità, scansò il ragazzo da un lato, per poi mettersi a sedere propriamente con un’espressione pensierosa.
« Non stavo dormendo. » borbottò la ragazza, per poi afferrare la teiera, rovesciarne il contenuto per terra e farlo evanescere. « O almeno, quello era un effetto collaterale. »
Il ragazzo le rivolse uno sguardo carico d’irritazione, per poi spostare lo sguardo sul tavolo e osservare più attentamente quello che ospitava.
« Agrifoglio, Alloro, Artemisia, Gelsomino e Timo … Tutti ingredienti potenti. » esordì il ragazzo prendendo posto accanto a lei sul divano, prendendole poi le gambe e appoggiandole sulle sue. « Mischiati insieme in quel modo vengono usati solo nelle preparazioni per visioni o sogni profetici, dico bene ? » concluse Jones guardandola con finto fare innocente.
La ragazza si limitò a roteare gli occhi e ad ignorarlo.
« Lo sai, quella poltrona è lì apposta per te. » commentò sarcasticamente la ragazza con uno sguardo di disapprovazione.
« Non fare la guastafeste. » le rispose il ragazzo con una vena d’irritazione, per poi spostare lo sguardo sulla gamba sinistra della ragazza. « Non pensavo che una Grifondoro si sarebbe servita di incantesimi così subdoli. »
« Esistono Grifondoro che sanno usare il cervello. » disse Lyanna con semplicità giocherellando con una ciocca di boccoli ribelli. « Non ci si può preoccupare dell’onore quando un duello non è ad armi pari. » concluse la ragazza con un sospiro alla fine.
Il ragazzo rimase a guardarla. Nonostante ostentasse sicurezza e distacco, Jones riusciva ad intravedere dei piccoli segni di stanchezza. I suoi occhi non emanavano il solito calore, le sue labbra erano incurvate verso il basso e i suoi movimenti sembravano rallentati.
Non può essere solo per il duello, pensò Jones ancora intento ad osservarla. C’è dell’altro, o questo era quello che l’istinto gli suggeriva.
« Lo sai vero che Greengrass ti farà pagare l’impertinenza di oggi ? » domandò distrattamente il ragazzo chiudendo gli occhi e lasciando che la testa si adagiasse sullo schienale del divano.
« Attento, si potrebbe pensare che t’importi qualcosa. » lo canzonò Lyanna divertita.
Il ragazzo rimase immobile. La testa abbandonata sullo schienale e gli occhi chiusi, ma sul suo viso si dipinse un ghigno divertito.
« Non credi di darti troppo credito, dolcezza ? » domandò il ragazzo con un tono mellifluo. « Sei solo un mezzo per arrivare all’obiettivo. » concluse guardandola negl’occhi con uno sguardo glaciale.
« Per essere qualcuno a cui non importa te la stai prendendo un po’ troppo, non credi ? » proseguì la ragazza con un ghigno stampato in viso.
« Volevo solo evitare fraintendimenti. » rispose il ragazzo in tono pacato, portando di nuovo la testa sullo schienale e chiudendo gli occhi. « Ho i miei difetti, ma non sono un bugiardo. »
Il ragazzo s’impose di non volgere lo sguardo su di lei; non gli era mai piaciuto vedere il volto di una ragazza precipitare nella tristezza.
Forse sono stato un po’ troppo brusco, pensò Jones giocherellando con la propria cravatta. Il profumo di rose e gelsomino lo ridestò da quei pensieri. Lyanna si era messa a sedere accanto a lui.
« Abbiamo del lavoro da fare. » spiegò con semplicità. « Mettiti a sedere dandomi la schiena. » ordinò con fare intransigente.
Jones le lanciò uno sguardo interrogativo, per poi obbedire senza fare troppe domande. Sentì la ragazza inginocchiarsi dietro di lui e poi la stanza sparì. Lyanna aveva posato le sue piccole mani sul suo viso, andando a coprirgli gli occhi.
« Che stai facendo ? » chiese il ragazzo piuttosto irritato.
« È come hai detto tu poco fa … Ho delle visioni. » spiegò la ragazza in un sussurro. « Ho pensato che fosse più semplice mostrartele … » sussurrò nuovamente.
Le parole della ragazza gli rimbombavano nella testa e, quando chiuse gli occhi, i ricordi di quella sera riaffiorarono. L’immagine di lei inerme, totalmente abbandonata tra le braccia di quel Black, mentre lo supplicava di farlo smettere. Si ricordò di come l’avesse strappata dalle braccia di quel buono a nulla e l’avesse tenuta stretta tra le sue. Lei aveva pronunciato il suo cognome in un sussurro, per poi svenire tra le sue braccia.
Il fatto che avesse tentato di indursi delle visioni pur sapendo quanto fosse doloroso in qualche modo gli provocò una morsa alle viscere. Non aveva immaginato che potesse fare una cosa simile.
Le labbra del ragazzo erano sigillate; nessun commento di stupore, nessuna domanda. Si era limitato ad annuire e rimanere in attesa.
« So che è istintivo scacciare qualcuno dalla propria mente, ma cerca di resistere … » chiese la ragazza in un sussurro, arrossendo per l’imbarazzo. « Ho perso molte energie nei giorni scorsi, non so quanto riuscirò a mantenere l’incantesimo … » si giustificò lei.
Il ragazzo prese le sue piccole mani tra le sue, allontanandole dai propri occhi, per poi girarsi a guardarla senza sciogliere la presa sulle sue mani.
« Forse per stasera sarebbe meglio chiuderla qui. » esordì seriamente il ragazzo, con uno sguardo allarmato.
Lyanna divampò nuovamente, per poi distogliere lo sguardo per l’imbarazzo; con una mano fece voltare il viso del ragazzo in avanti. Portò nuovamente le mani sugli occhi di lui.
« Non sono ancora così debole. » fece indispettita. « Posso farlo. »
Il ragazzo non poté fare altro che arrendersi. Chiuse gli occhi e lasciò che ogni pensiero si assopisse.
Le formule magiche erano poco più che un sussurro. Un sussurro dolce e amorevole, quasi una ninna nanna. Le palpebre si fecero sempre più pesanti e con quei dolci sussurri, si lasciò andare.
Era come un sogno; il resto della stanza era sparito e tutto appariva ovattato. Una strana luce catturò la sua attenzione. Si sentiva stranamente attratto da quel sottile bagliore; voleva vedere di più. Si avvicinò sempre di più e fu allora che guardò oltre.
Un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi di ghiaccio era piegato su un foglio di pergamena.
“La neve cadrà e audace il giglio bianco renderà. Un sacrificio necessario — ” recitava con un tono carico di frustrazione.
Il ragazzo dai capelli neri scomparse. Ora c’era una bellissima ragazza, guardava davanti a sé con un’espressione triste. La ragazza lo guardò negl’occhi. “Fallo smettere” gli disse, prima di contorcersi su se stessa e sparire nel buio.
Al suo posto ora c’era un corpo. Era magro e pallido. Nonostante si sforzasse, non riusciva a vedere il volto.
“Io sono il giglio bianco”, aveva detto la figura dal volto indistinto.
“Non è possibile”, una voce maschile, lontana e poco chiara gli rimbombava nella testa.
“Tu lo sapevi!” faceva di rimando la figura flebile.
Le figure scomparirono. Riusciva solo a percepire uno strano calore sulla sua pelle.
Nel buio v’era una piccola fiammella. Era lontana e flebile, ma più si avvicinava, più illuminava quello che la circondava. Un paio di zanne affilate lo stavano sovrastando, ma la fiammella lo raggiunse, più grande e imponente che mai.
Ora davanti a lui v’era una foresta innevata. Continuava a camminare, ma non finiva mai. Le sue gambe cominciarono a muoversi sempre più rapidamente e, senza nemmeno accorgersene, si era messo a correre.
La foresta era sparita. Davanti a lui c’era una grotta. Sentiva dei gemiti sempre più vicini.
La grotta era sparita e ora v’erano degli occhi di ghiaccio. Ora un sorriso. Anche quello sparì, per far spazio a due figure nude. Non riusciva a vedere i loro volti.
“Sei solo mia” disse la figura sopra. Aveva la schiena piena di cicatrici.
Le figure sparirono e non riuscì a vedere altro che un pugnale. Era bellissimo. Aveva una lama a doppio filo e il manico impreziosito con pietre preziose.
Davanti a lui ora v’erano due figure esili e slanciate.
“Ci deve sempre essere equilibrio.”
“È follia!”
“Non sono io a fare le regole. Il prezzo va pagato”.
Così com’erano venute, le visioni se ne andarono, lasciando il ragazzo con un senso di smarrimento.
Il profumo di rose e gelsomino lo risvegliò da quella trance. Solo in quel momento si accorse di averle tenuto le mani nelle sue per tutto il tempo. Senza rompere il contatto le allontanò dai propri occhi, posandole sulle gambe.
Chi è questa ragazza ? pensò il ragazzo ancora sconvolto da ciò che aveva visto.
I suoi pensieri, però, furono interrotti da un contatto caldo e morbido sulla sua schiena. Se n’era accorto solo in quel momento. Sentiva qualcosa pulsare ritmicamente contro di lui.
Ci sto provando con tutto me stesso a tenere a bada i miei peggiori impulsi, ma se fa così …, pensò il ragazzo inspirando profondamente.
« Non credi di prendere i ragazzi un po’ troppo alla leggera ? » chiese duramente Jones.
« Che cos — »
« Le tue tette stanno premendo così tanto sulla mia schiena che riesco a sentire il tuo cuore battere. » spiegò il ragazzo lievemente irritato.
Sentì la ragazza interrompere il contatto, liberando le mani dalla sua presa.
« Sei troppo incurante. » commentò Jones voltandosi di scatto. Lyanna aveva le guance di un rosso ciliegia e lo sguardo puntato sulle pieghe della sua gonna.
« Hai idea dell’espressione che stai facendo ora ? » chiese il ragazzo, per poi prendere il viso di lei tra le sue dita, andando ad incrociare lo sguardo con i suoi occhioni blu. « Con quell’espressione non fai altro che farmelo volere ancora di più. » continuò duramente Jones.
Poi con una mano la spinse indietro. Lyanna si ritrovò sdraiata sul divano con il ragazzo tra le sue gambe che la sovrastava. Jones afferrò i polsi della ragazza, stringendo la presa.
« Sei sempre una ragazza. » le sussurrò il ragazzo all’orecchio. « Non importa quanti incantesimi sai fare, a forza bruta rimani comunque più debole. »
Sentì la ragazza dimenarsi sotto di lui, andando a lasciare dei pugni sul suo petto nonostante la sua presa ferrea.
« Lo sai, vero, che ora potrei prenderti e fare quello che mi pare ? »
Il ragazzo spostò il suo sguardo sul viso di lei; era corrucciato in un’espressione di pura paura. I suoi occhioni blu non erano più caldi e dolci come al solito, ma erano freddi e carichi di odio e risentimento. Si avvicinò ancora di più. La vide chiudere gli occhi. Il suo corpo s’irrigidì sotto la sua presa ferrea, per rimanere in attesa.
« Che razza di idiota. » sbuffò lui senza celare il suo risentimento. « Pensi davvero che possa fare una cosa del genere ? » domandò guardandola con uno sguardo glaciale.
Lasciò andare la presa sui polsi della ragazza e si tirò su a sedere. Rimase in attesa di una sua risposta, ma la ragazza sembrava persa nei suoi pensieri. Doveva averla spaventata. La ragazza all’improvviso puntò lo sguardo su di lui, rimanendo a contemplarlo in silenzio.
« Solo perché io non ti ho fatto nulla, non vuol dire che altri si comporterebbero nello stesso modo. » continuò duramente il ragazzo.
La ragazza si limitò ad annuire. Aveva distolto lo sguardo, ma a lui non era sfuggito un luccichio.
Merda, pensò il ragazzo sentendo improvvisamente un peso sul cuore.
« Mi dispiace, io — » fece il ragazzo, andando a scacciarle le lacrime dal viso. « Forse ci sono andato troppo pesante. »
Il suo sguardo si spostò sul viso di lei. La ragazza aveva ricacciato indietro le lacrime con tutte le sue forze e aveva annuito. In quel momento gli apparì più fragile e indifesa che mai; i suoi occhi erano arrossati e umidi, la sua fronte corrucciata e le sue labbra rivolte all’ingiù. Non riuscì a fare a meno di provare un bisogno inspiegabile di proteggerla.
Il ragazzo sospirò profondamente, per poi abbassarsi su di lei lentamente e abbandonare il viso nell’incavo del suo collo.
« Perdonami. » sussurrò lui cautamente, senza alzare il viso.
Riusciva a percepire il suo cuore; all’inizio batteva all’impazzata contro il suo petto, per poi farsi sempre meno irruento e più regolare. Il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente, in modo lento, ad ogni respiro. Non aveva ancora proferito parola. Se ne stava ferma e in silenzio, respirando lentamente. Fu la prima volta che non aveva la minima idea di cosa le stesse passando per la testa.
« Perché non mi stai allontanando ? » chiese il ragazzo tirando su lentamente il capo per guardarla negl’occhi.
La ragazza posò una mano sul capo del ragazzo, riposandolo sull’incavo del suo collo. Le sue dita avevano preso ad accarezzargli i capelli. Sentì il ragazzo corrucciare il viso sulla sua pelle. Una lacrima le rigò il viso, per poi scendere sul collo e infrangersi sulla guancia del ragazzo.
Non vuole che la veda piangere, pensò il ragazzo con un peso sul cuore.
« Non lo so. » rispose poi semplicemente la ragazza.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma doveva aver smesso di piangere, perché la voce era calma e dolce come lo era di solito. Si tirò su leggermente per poterla guardare negl’occhi.
« Perché mi hai rivelato il tuo segreto ? » chiese il ragazzo incatenando i suoi occhi di ghiaccio in quelli di lei, per poi accarezzarle il viso dolcemente.
« Perché qualcosa mi dice che posso fidarmi di te. » disse Lyanna con semplicità, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi di ghiaccio.
Quelle parole presero a rimbombargli nella testa. Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che si era sentito dire una cosa del genere con tanta naturalezza.
« Perché hai tentato di indurti le visioni ? » sbottò lui irritato, non riuscendo a capire la natura del comportamento di quella ragazza.
Perché spingersi tanto oltre ? Che cosa spera di ottenere ? pensò il ragazzo, passando in rassegna tutti gli scenari possibili.
« Io non … Non ho mai voluto questo potere. » esordì incerta Lyanna con aria pensierosa. « Non l’ho mai accettato, anzi, ho sempre cercato di sopprimerlo più che potevo, ma in qualche modo trovava sempre il modo di manifestarsi. » proseguì pacatamente.
« Allora perché proprio ora ? » domandò il ragazzo senza mai distogliere lo sguardo dal viso della ragazza. Non voleva perdersi nulla di quel racconto.
« Fino ad ora non mi ha mai interessato. È un’abilità che non dà né la conoscenza, né la verità. » decretò la ragazza fermamente. « Ma se per una volta può rendersi utile in qualche modo a qualcuno, allora lo userò. »
Non è possibile. Non può essere così, pensò il ragazzo sentendo il sangue gelarsi nelle vene.
Perché ti sorprendi tanto ? gli chiese una vocina nella sua testa. Infondo sei tu ad essere uno sporco opportunista. Il pensiero di essere l’unico mostro ti spaventa, Jones ?
Il ragazzo scacciò quei pensieri dalla sua testa e rimase a guardarla, mentre le sue dita le accarezzavano dolcemente la pelle candida di quelle guance arrossate.
Quella sera, per quanto spenti per la stanchezza, i suoi occhioni blu gli apparivano ancora più belli del solito. O forse era la sua mente a giocargli brutti scherzi.
« Si sta facendo tardi … » esordì il ragazzo a bassa voce. « Faremmo meglio ad incamminarci. » concluse facendo per tirarsi su.
« Non voglio tornare ai dormitori. » sussurrò Lyanna senza guardarlo. Una mano era scattata sul colletto della sua camicia senza nemmeno accorgersene. « Non ancora, perlomeno. »
« Perché ? » chiese con genuina curiosità il ragazzo.
La ragazza si limitò a fare spallucce.
« Ho già fatto abbastanza confessioni per stasera. » aggiunse poi lei per non risultare troppo fredda. « Dovrai fartele bastare. » disse per poi abbozzare un sorriso.
« Mi sembra giusto. » rispose lui, portandole una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio sinistro, per poi accarezzarle il collo. « Se ne sono già andati. » constatò con un’aria intristita.
« Che ? » fece inizialmente Lyanna non ricordando a cosa si riferisse. « Ah quelli …  » fece divampando per l’imbarazzo.
« Mi stavo divertendo così tanto con dei nuovi pettegolezzi. » sbuffò lui senza riuscire a celare il suo malcontento. Poi avvicinò di nuovo il viso al collo di lei, per poi accarezzarlo con le labbra.
La ragazza non si mosse, né tentò di allontanarlo da lei, cosa che lo autorizzò ad andare avanti. Le sue labbra iniziarono a perlustrare la pelle morbida del suo collo con dei piccoli baci.
« Dovresti cacciarmi prima che sia troppo tardi. » sussurrò il ragazzo al suo orecchio, la sua voce era calda e roca.
Lyanna fremette leggermente sotto al suo tocco gentile. La sua voce era un richiamo così dolce che le sue gambe non volevano saperne nulla di muoversi. Era come ipnotizzata.
« Questo non significa nulla per me. » sussurrò nuovamente, per poi riprendere a baciarle il collo, mentre una mano era scesa sul suo fianco.
« Lo so. » si limitò a sussurrare lei, spostando lo sguardo nei suoi occhi.
Il ragazzo si tirò su leggermente per guardarla meglio. La mano si spostò dal fianco alla guancia, andando ad accarezzarla leggermente.
« I tuoi occhi … » sbottò lei sorpresa. « Sono … Sono diversi. »
Il ragazzo si limitò a sorriderle divertito. La reazione della ragazza era stata di pura sorpresa. Le sue dita affusolate avevano preso ad accarezzargli la guancia senza mai staccargli gli occhi di dosso.
Il ragazzo spostò il volto e lo riavvicinò al collo pallido della ragazza. Le sue labbra tornarono a baciare con una foga crescente la pelle nuda della ragazza.
Le sue labbra si dischiusero, lasciando che la lingua la esplorasse, per poi morderla e succhiare con avidità, mentre le sue mani si erano aggrappate al suo corpo con disperazione.
Sentì la ragazza fremere e gemere sotto il suo tocco delicato. Riusciva a percepire la scarica di adrenalina che si era impossessata di lei, che aveva preso ad accarezzargli il capo e, ogni tanto, a tirargli i capelli e ciò non fece altro che accrescere il suo desiderio.
Quando si staccò dal suo collo, poté notare due grossi lividi violacei. Le sue labbra presero a scendere con una scia di baci fino a sotto la clavicola, dove riprese a mordere e succhiare avidamente.
« Ahi! » sbottò lei dolorante. « Così mi fai male. »
Il ragazzo ridacchiò divertito. Scostò la sua piccola mano dai suoi capelli, per poi andare a baciarle il dorso, le dita, il palmo, il polso, per poi riprendere a succhiare fino a quando non comparve una macchia viola.
« Lo so, sono un mostro. » disse il ragazzo con fare serio. « Quando vedo una cosa bella, la prendo. » proseguì per poi tornare a baciare il suo collo, mentre una mano s’insinuò sotto la sua camicetta. La mano di lei scattò improvvisamente, bloccandogli il polso. Il ragazzo sospirò, per poi levare la mano.
« Tranquilla … » sussurrò piano, piegandosi nuovamente su di lei guardandola negl’occhi. « Non ho intenzione di andare oltre stasera. »
Sentì la ragazza rilassarsi tra le sue braccia, lasciandosi scappare un piccolo sospiro sollevata. Jones portò una mano sul suo viso, andando ad accarezzarlo dolcemente, per poi posare le sue labbra sulla sua guancia, lasciandole un tenero bacio a stampo.
Era la prima volta che la baciava sul viso.
Il suo viso tornò ancora una volta nell’incavo del collo della ragazza, ma, contrariamente a quanto lei si aspettava, non successe nulla.
Sentiva solo il respiro lento e regolare del ragazzo infrangersi sulla sua pelle, mentre le sue braccia forti la cingevano in un abbraccio.
Il ragazzo non disse più nulla e così fece anche lei. Rimasero entrambi in silenzio ad ascoltare i respiri estinguersi e rinascere uno dopo l’altro nel dolce tepore di quell’abbraccio, ignorando che i loro pensieri non fossero poi così diversi da come pensavano, continuando a ripetersi che tutto quello non significasse nulla, non volendo ammettere di non voler essere soli quella sera.


 
Note dell'autrice. ❤
Rieccomi con il dodicesimo capitolo di questa storia. Vorrei scusarmi con il cuore per la lunghissima attesa, ma ormai mi sembrano parole a vuoto. Mi dispiace davvero non aver aggiornato prima, ma come sapete ogni tanto i miei problemi di salute m'impediscono di fare altrimenti.
In questo capitolo non ci sono troppi colpi di scena, ma succedono comunque cose interessanti.
Spero vi piaccia lo stesso! Dal prossimo si parte con la Giostra dei Quattro Volti 


Con affetto!

Lily

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