Dear Diary di Natory28 (/viewuser.php?uid=137813)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMA PARTE ***
Capitolo 2: *** SECONDA PARTE ***
Capitolo 3: *** TERZA PARTE ***
Capitolo 1 *** PRIMA PARTE ***
__________________________________________
Caro Diario,
è
un po' che non scrivo su queste pagine, saranno passati... quanto?
Quindici anni. Ti ricordi di me? No, hai ragione ho lasciato passare
troppo tempo. Comunque sono Clarke, Clarke Griffin e tu sei il mio
‘caro diario’. Non mi ricordo neanche
perché non ti ho battezzato con un nome meno banale, ma
farlo adesso non credo sia più sensato oramai.
Non
so neanche il perché oggi senta tutta questa
necessità di scriverti… ma che dico? So benissimo
il perché di questo mio improvviso bisogno. Semplicemente ho
pensato che tu potessi essere la mia cavia sacrificale per il mio sfogo
di cui, ti giuro, ho un estremo bisogno.
Con
te mi sento tranquilla, inconsapevolmente mi distrai e la cosa
più bella è che non puoi chiedermi come sto. Sono
io che, solo se voglio, sono libera di dirtelo. Lexa negli ultimi
giorni me lo chiede fin troppo spesso, ed io dico sempre la stessa
cosa: sto bene. Oh già, che sbadata, tu non la conosci Lexa.
Beh ti piacerebbe. Comunque lei è mia moglie. Ci siamo
sposate l'anno scorso. È stata una giornata memorabile,
piena di gioia e allegria.
Ma
sto divagando...
Per
rispondere alla domanda che non fai, ma a cui io voglio disperatamente
rispondere: sono uno straccio. Mi sento letteralmente uno schifo. Il
mio cervello sta affogando, inondato da pensieri e parole dette con
rabbia e lacrime sfuggite al controllo, cose dette d'impulso volte solo
a far del male come una lama tagliente.
Comunque
il mio malessere è tutto dovuto ad una litigata piuttosto
seria con mia madre, Abby Griffin.
Il
medico chirurgo che ha smesso di lavorare solo per badare a sua madre,
mia nonna Rose che, tra parentesi ha cresciuto la sua unica figlia
– io - facendomi diventare la persona che sono oggi. Io adoro
nonna Rose è la persona più importante del mondo
dopo Lexa.
Tornando
a quella serata, ci siamo prese a parole molto duramente davanti a Lexa
e a mio padre, nella serata pizza settimanale. Non pensavo esistessero
ancora persone così false al mondo e tanto meno che potesse
essere mia madre una di loro. Sono venute fuori delle cose che mi hanno
colpito ed affondato. Spero solo che la nonna non abbia sentito nulla,
confido nella sua sordità, perché sono sicura che
ci sarebbe rimasta male. Ha un principio di Alzheimer, ci riconosce
ancora, anche se la memoria comincia a farle difetto.
Quindici
anni fa ho detto al grande chirurgo, Abby Griffin, di essere gay.
Inizialmente è stata comprensiva, non ha fatto scenate o che
altro, stupendomi notevolmente. Sembrava che l’avesse presa
bene, appunto: sembrava. L'unica cosa che mi ha chiesto è
stata quella di non dirlo a nessuno, né alla nonna
né agli amici di famiglia né tanto meno agli zii,
e che a papà ci avrebbe pensato lei.
All’epoca
ero troppo presa dal fatto di aver vuotato il sacco per preoccuparmene
e, forse ingenuamente, le ho dato corda, non capivo perché
non potessi dirlo alla nonna. Ok, forse non avrebbe capito subito,
all'epoca aveva ottant'anni, ma ancora oggi sono sicura che lei mi
avrebbe accolta come se nulla fosse cambiato.
A
conti fatti ho sbagliato, non avrei dovuto acconsentire a quella specie
di ricatto. Avrei dovuto parlare con mia nonna, con i nostri amici di
famiglia cogli zii. Avrei dovuto gridare al mondo di essere follemente
e perdutamente innamorata di Lexa... ma, all'epoca, forse il timore e
la mia costante premura di soddisfare tutti tranne me stessa ha
prevalso. Così per l'ennesima volta mi sono fatta
controllare e raggirare da lei.
Circa
un anno prima al mio coming out sono uscita di casa. La mia
insofferenza era diventata evidente anche ad un cieco. Nonostante lei
non sapesse ancora nulla - magari ne aveva il sospetto non lo so - la
nostra coesistenza non poteva andare oltre. Mia nonna fu la prima a
notare il mio malessere e, insieme a mio padre, mi aiutarono ad evadere
da quella gabbia. E meno male, se no… altro che litigi.
Il
tempo è passato senza che me ne accorgessi. Dopo qualche
anno Lexa si è trasferita a casa mia e la mia
felicità è esplosa completamente. Onestamente
è passato tutto in secondo piano, mia madre e mio padre
sapevano e accettavano la cosa, o almeno questo è quello che
credevo.
E
interessante come le diatribe, celate da sentimenti non espressi,
vengano fuori come problematiche che fino al giorno prima tu non
avresti mai catalogato come tali. Invece è così,
con un'inezia ti esplodono in faccia. Ogni singolo problema, ogni
singola tua mancanza, ti viene spiattellata davanti con rabbia e
risentimento come un rigurgito schifoso e maleodorante.
Magari
è veramente colpa tua, sei talmente impegnata a vivere la
tua vita felice, che non ti accorgi dell'infelicità di una,
che insiste a farti pesare ogni singola goccia della sua triste
esistenza parcheggiando l’intero carico sul tue spalle. E tu
sei lì, che accumuli il peso, innalzando il tuo livello di
sopportazione ad un limite che neanche tu pensavi di raggiungere,
sopportando frecciatine e dispetti detti fra i denti, atti solo ed
esclusivamente a farti del male. Ah, ma prima o poi i nodi vengono al
pettine e credo che l'altro giorno io e la mamma ci siamo arrivate.
È
partito tutto da una cosa apparentemente banale, io e Lexa stiamo
cercando una casa più grande. Vogliamo ingrandirci, non per
aumentare la famiglia, le figlie di Anya - la sorella di Lexa - sono
più che sufficienti da gestire, ma per avere un posto tutto
nostro e leggermente più grande di un bilocale. La casa dove
stiamo ora, appartiene a me e a mio padre Jake. Quindi mi è
sembrato naturale voler parlare con lui e mia madre. Anche se sapevo
benissimo che lei avrebbe dato di matto, cogliendo la palla al balzo
per urlarmi contro.
Ovviamente
non sono rimasta delusa dalle mie aspettative, il suo comportamento
è stato scontroso e ostile dal momento in cui io e Lexa
abbiamo messo piede a casa loro. Abbiamo fatto a mala pena in tempo a
mangiare la pizza e dopo la sua arroganza ha prevalso, sbalordendomi
con le sue recriminazioni miste ad insulti pesanti.
Subito
ha obiettato sulla fatto di cambiare casa, anche perché la
sua opinione legge. Se lei non è d’accordo sono
gli altri che si devono adattare abbassando la testa e ad acconsentire
alla sua richiesta... ma questa volta no mamma! Comunque, a suo modo di
vedere, io e Lexa, non abbiamo nessun bisogno di cambiare dimora, lei
la ritiene più che sufficiente e cambiarla sarebbe solo una
cosa inutile e dispendiosa. Quando l’ho sentita dire cose del
tipo: ‘ma non vi va più bene quella dove state?
Perché mai dovreste cambiarla? Non ha
senso…’. Io mi sono limitata a dire un freddo e
lapidario ‘NO’ per poi farmi prendere dalla collera
più assoluta. Mi è completamente partito
l’embolo. La sua strafottenza mi ha mandato fuori di testa e,
ovviamente, non nel senso buono. Lexa ha provato in tutti i modi a
calmarmi, ma ormai non c’era più niente che mi
potesse fermare.
Lei
non ha nemmeno voce in capitolo in tutto questo, tanto meno sulle
decisioni mie e di mia moglie. Quando mi ha rinfacciato di pensare solo
a me stessa e che non avevo rispetto per lei è stata la fine.
Ha
continuato ad inveirmi contro dicendomi di essere solo un'egoista, di
pensare solo a me stessa e a Lexa, alla nostra vita e che avrei dovuto
interessarmi più a loro, perché loro sono la mia
famiglia. Errore, mia cara mamma. Sai la novità? Lexa
è mia famiglia, un normale ciclo di vita che tu lo voglia o
no.
L’unica
accusa valida che mi ha fatto è che non ho mai tempo.
È vero ultimamente lavoro molto, ma di questi tempi forse
è meglio così. Di sicuro non ho la
possibilità di stare in panciolle come ha fatto la grande
Abby, che ha semplicemente smesso di lavorare. Comunque, per la
cronaca, mi sembra di fare già abbastanza.
Quando
chiamano corro sempre, cerco di fare del mio meglio, ma non
è mai abbastanza. La maggior parte delle volte che mi
telefonano sono solo sciocchezze, ma io continuo a correre. Solo quando
succedono le cose serie lo vengo sempre ad imparare per ultima. Un
esempio lampante è stato quando nonna Rose è
finita al pronto soccorso perché era caduta, beh, io lo sono
venuta a sapere solo la sera tardi quando era già a casa.
Il
suo modo di essere essere opprimente e apprensivo continua a
persistere, esattamente come faceva quando ero ancora un'adolescente.
Non molla la presa e questo è a dir poco soffocante.
Tra
tutti gli insulti che mi ha rivolto, mi ha anche accusato di essere una
menefreghista. Rinfacciandomi che lei sono due anni che non esce con
papà e che io mi sarei dovuta proporre per restare a casa
con la nonna, così che loro due possano uscire per un giro o
cose così. Onestamente passare il tempo con nonna Rose non
mi disturberebbe per niente, anzi, e sono sicura che non darebbe noia
neanche a Lexa, lei adora mia nonna, ma tra tutte le doti che ho -
compresi pregi e difetti - la lettura del pensiero ancora mi manca.
Non
posso immaginarmi le cose. Chiedermi le cose è solo
riservato alle cazzate, tipo metterle a posto il cellulare,
l’iPad o robe simili. E poi tutte le santissime volte che le
chiedo come va, sembra un disco rotto: bene, come vuoi che vada?! Io
lavoro tutto il giorno e quando arrivo a casa sono stanca e vorrei
passare la sera con mia moglie, ma questo ambizioso programma spesso
viene turbato dalla irrequieta telefonata di mia madre che mi mette
sempre di pessimo umore.
Quella
stessa madre che mi ha rinfacciato di non aver mai accettato
né me né il mio matrimonio, che quindi mi ha
tollerato solo per il quieto vivere. E bello venire ad imparare queste
cose dopo quindici anni. Ha persino accusato Lexa di avermi cambiato:
'questa non è più mia figlia ed è
tutta colpa tua'.
A
quelle parole non volevo credere alle mie orecchie. Con un braccio ho
fatto scivolare Lexa dietro di me, facendole da scudo contro mia madre.
Come si è permessa di dirle quelle cose? Per un attimo
l'idea di prenderla a schiaffi mi ha sfiorato, ma io non sono
così e poi lei non ne vale la pena. Mio padre ha provato ad
intervenire, ma le nostre urla hanno preso il sopravvento e lui
è sempre stato troppo buono per riuscire a sovrastarle.
Come
ho detto prima: tutti i nodi vengono al pettine. E sta volta
è quella buona. Si è spinta troppo oltre, ha
detto una volta di troppo che non sono più sua figlia. Beh,
se è quello che vuole… è
quello che avrà.
Io
sono gay, amo Lexa e con lei sto costruendo la mia famiglia. Ed
è con lei che voglio passare il resto della mia vita, non
sarà certo Abby Griffin ad impedirmi di essere felice. Con
il suo egoismo, la sua infelicità e il suo voler sempre
essere al centro dell'attenzione, si sta facendo terra bruciata
attorno. A me dispiace per la nonna e mio padre, ma adesso ho bisogno
di mettere distanza tra me e il grande chirurgo in declino.
Lexa
mi ha visto piangere un giorno intero, cercando di coccolarmi e
sussurrandomi parole dolci per farmi stare meglio. La sua rabbia nei
confronti di mia madre è diventata come un vulcano in
eruzione e non posso certo darle torto, mi ama e vuole proteggermi
esattamente come me nei suoi confronti.
Tuttavia
sono sempre più convinta che sono io che me ne metto troppo,
ma ora basta. Sono veramente stanca di tutti questi sensi di colpa che
si è sempre divertita ad instillarmi.
E
il momento di vivere e con Lexa al mio fianco non ho più
paura di niente.
Non
so se mia madre se ne farà una ragione e, a dirla tutta, non
mi interessa. Non mi impedirà di vivere la mia vita, con
Lexa, mia moglie, la mia famiglia. Lei è tutto quello di cui
ho bisogno e lo sarà sempre.
Grazie
caro Diario, come sempre non mi hai deluso, ti sei preso carico di
tutto il mio bagaglio di pensieri senza protestare. Poter scrivere
queste cose mi ha fatto bene, non ti ringrazierò mai
abbastanza per il tuo tacito aiuto, ma adesso mi scuserai…
spero proprio di non aver più bisogno di te, almeno per un
po’. A meno che non decida di scrivere anche tutte le belle
esperienze che io e Lexa affronteremo insieme… in tal caso
preparati… perché ho intenzione di annoiarti a
non finire.
Ciao,
caro Diario e alla prossima.
Clarke.
__________
NOTE
AUTRICE.
Onestamente non so che scrivere in queste note. A volte ti mancano le
parole e non riesci a dire quello che pensi. Ed io mi sento proprio
così in questo momento.
Ho solo due cliché che al momento calzano a pennello. Il
primo è questo: Quello che non ti uccide ti
fortifica… e non c’è cosa
più vera. L’altro invece assomiglia più
ad una preghiera: Vivi e lascia vivere, ma soprattutto VIVI….
Scusate per lo sfogo, e soprattutto scusato per avervi rubato tempo
prezioso… ma a volte non riesco a far tacere i miei pensieri
e l’unico modo che ho è scriverli.
Un abbraccio
Lory
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Capitolo 2 *** SECONDA PARTE ***
__________________________________________
Caro Diario,
lo so che
ti avevo promesso che non avrei più scritto nulla di triste,
ma evidente in questo periodo sei l'unico che riesca a farmi sfogare
come si deve. A questo proposito, volevo condividere con te la lettera
che ho scritto a mio padre, Jake.
Dalla
famosa litigata con mia madre, sono passate più di due
settimane, nonostante questo non riesco a smettere di pensare, di
rimuginare, di piangere e di sentirmi triste.
Mio padre
continua a chiamarmi per sapere come va. Nell’ultima
telefonata, però, mi ha chiesto di fare qualcosa che, al
momento, non sono in grado di fare: chiamare mia madre. Per convincermi
ha detto: 'chi ha più testa la usi'. Ma si vede che ora non
ho la testa, io non ci riesco, mi sento svuotata e non so come reagire
a questa cosa, che mi sta opprimendo in una maniera che non credevo
possibile.
Ti giuro
che ci sto provando.... provo a pensare ad altro ogni singolo istante,
ma la mia mente - traditrice - ritorna sempre lì, come un
chiodo fisso che continua a martellarmi il cervello con queste emozioni
intense che non riesco a controllare.
Così,
giusto o sbagliato che sia, ho pensato di scrivere a mia padre, non so
neanche se lui riuscirà a comprendere come io mi senta, ma
adesso è l'unica cosa che ho sento di dover fare.
*****
Ciao
papà,
mi
dispiace, ma ora come ora non riesco a fare quello che mi hai chiesto.
Proverò a spiegarti come mi sento, anche se a volte fatico a
capirlo pure io.
Non faccio
altro che rimuginare. Penso senza sosta ed il risultato è
sempre quello, mi vengono gli occhi lucidi e comincio a piangere.
Sinceramente sono stanca, molto stanca di tutta questa situazione, sono
stanca di sentirmi così... triste ed inadeguata.
Non riesco
a far finta di niente, sono già tornata da lei dopo il
matrimonio. A fatica ho cercato di riavvicinarmi, mandando
giù un boccone amaro, per il quieto vivere, per te, per la
nonna ed in fondo anche per lei.
Mi ha
rinfacciato di essere cambiata, probabilmente ha ragione, ma io sono
sempre stata così, solo che prima mi nascondevo, ho sempre
cercato di essere quella che voleva, una 'normale' ragazza senza grilli
per la testa... ma non ero io quella ragazza, non lo sono mai stata.
Sicuramente
ho sbagliato a tirarla tanto per le lunghe avrei dovuto uscire prima da
quella gabbia dorata che mi ero costruita, ma forse -
all’epoca - non ero pronta.
Quello che
fa più male è non essere accettata dalla propria
madre, fa un male cane te lo assicuro, perché io le voglio
un bene dell'anima. È mia madre e lo sarà sempre
e che lei non accetti me, Lexa e il mio matrimonio con lei è
una cosa che mi ha spezzato letteralmente il cuore.
Purtroppo
non sono così forte come a volte faccio credere, l'intera
faccenda mi sta spezzando e non ho idea di come fare finire tutta sta
diatriba che imperversa fuori e dentro me.
Ti giuro
che ci ho provato in ogni modo ad assecondare le sue esigenze, ma mi
rendo conto che non ci sto più dietro. Non ce la faccio. Lei
non mi vuole in quella casa, parole sue, ed io non mi sento a mio agio
a tornarci… almeno non in questo momento.
Se adesso
io la chiamassi finiremmo per discutere e non riuscirei a reggere
un'altra lite. Ultimamente fatico, a sorridere, la serenità
è un vago ricordo e Lexa per prima si sta preoccupando che
io mi possa ammalare.
Per il
momento cerco di tenere a bada le emozioni, ma a volte sono troppo
intense per poterle gestire.
Sfogarmi
non serve a niente, se non a rivivere il litigio che ci ha portato fin
qui.
Forse
sarò egoista, proprio come mi ha rinfacciato lei, ma credo
di aver bisogno di più tempo, anche se a conti fatti non so
quanto mi potrà essere d'aiuto.
L'altra
cosa importante è questa: io mi rendo conto che gestire la
nonna non sia una cosa semplice e se l'è proprio sognato che
io le abbia mai detto: ‘arrangiati, la mamma è la
tua’. Lei sa benissimo quanto bene voglio alla nonna Rose,
l'ha detto solo ed esclusivamente per farmi male. Beh, lo devo
ammettere… ci è riuscita e anche bene.
Comunque se
mi avesse chiesto aiuto, io in qualche modo gliel'avrei dato. Sono
impegnata, questo è vero, lavoro, sono impegnata a tenere
dei corsi, ma lo stipendio mi serve, e in entrambi i casi ho un
riscontro economico. Mi devi scusare, ma di questi tempi
l’unica cosa che mi viene da pensare è che io sia
fortunata a lavorare.
Mi ha
urlato contro che non voglio dormire lì, è vero
anche questo, perché quella non è più
casa mia, come ha più volte sottolineato lei, è
la SUA casa... ed io rispetto questa cosa.
Pensandoci,
io potrei anche dormire lì, ma poi cosa risolverei? Io non
ho il sonno così leggero, se la nonna dovesse cadere - di
nuovo - durante la notte probabilmente non la sentirei. Fermo restando
che io la mattina seguente dovrei andare a lavorare, sarebbe
impensabile lasciarla da sola e sarebbe altrettanto impensabile per me
chiedere una settimana di ferie, visto quanto al momento io sia murata
al lavoro.
Poi cosa
che non sarà rilevante per lei, ma lo è
infinitamente per me, visto che né io né Lexa
siamo ben accette, non riuscirei neanche a vedere mia moglie se io
dormissi lì e per me questo è inaccettabile.
Al momento
non so cosa sia meglio fare, non ho la bacchetta magica, ma se una sera
alla settimana volete uscire voi due insieme, ci rimango io con la
nonna, non è una problema, basta chiedere e io mi piazzo
lì finché non tornate, stessa cosa per i week
end, però, adesso, è tutto quello che posso fare.
Prima o poi
dovremo parlare e chiarire, ma ora non ce la faccio.
Ora, forse,
è meglio che la smetta di scrivere, se no torno a piangere e
non mi sembra proprio il caso.
Come ho
detto prima, sono stanca di farlo.
Scusa per
lo sfogo papà, volevo solo che capissi quello che sto
passando.
Ti voglio
bene.
Clarke
*****
Questo
è quanto, credi che possa essere utile per il mio stato
d'animo? Io spero proprio di sì perché sono
veramente stanca di tutto questo fardello che continua a gravare sulle
mie spalle.
Secondo te,
caro diario, riuscirò a passare oltre? Sai è una
domanda ricorrente ultimamente. Adesso sono veramente a pezzi,
affranta, delusa e non riesco a sorridere come vorrei… e il
voltare pagina mi sembra uno scoglio a dir poco insormontabile.
Anche ieri
mi sono sfogata con Lexa, ho pianto tanto e lei mi ha stretto a se e
coccolato tutto il pomeriggio. Lei è sempre più
incazzata con mia madre e non posso certo darle torto, posso solo
immaginare quanto vedermi così, triste e nervosa, le faccia
male... ma non so come fare per poterla rassicurare.
Comunque
quello che posso dire è che solo tra le sue braccia mi sento
bene ed al sicuro, lei è tutta la mia vita e lo
sarà per sempre.
Grazie come
sempre per avermi ascoltato. Intendevo annoiarti con cose
più allegre, divertenti, ma anche questa volta non ci sono
riuscita, mi dispiace averti deluso.
Spero solo
che la prossima volta l'argomento sia un po' meno depresso e triste.
Ciao…
caro Diario e alla prossima.
Clarke.
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Capitolo 3 *** TERZA PARTE ***
__________________________________________
Caro
Diario,
è
un pezzo che non ti scrivo. Sono passati mesi, forse troppi, avrei
voluto – o forse
dovuto - scrivere prima, ma tra una cosa e un’altra ho
preferito la via più
semplice: tenermi tutto dentro… e ora, ovviamente, ne pago
le conseguenze. Forse
ho tirato troppo la corda e sto arrivando al limite di esplosione.
Così
mi sono detta: perché non annoiare
a
morte il mio caro Diario?!
Infatti
eccomi qui a romperti le scatole.
Per
aggiornati mi sa che ci vorrà un po’
più di tempo delle altre volte. Infatti ho
bisogno di tornare all’invio di quella mail di cui ti ho
parlato la volta
precedente. Te la ricordi? Io sì, non potrei mai
dimenticarla.
Sarò
sincera non credevo che il suo effetto fosse così
devastante, quello che ho
scritto ha smosso le acque talmente tanto, da costringere mio padre,
Jake
Griffin, la persona meno tecnologica di questo mondo, a rispondere alla
mail.
‘Ciao Clarke,
ho letto la tua lettera e mi
sono messo a piangere… e anche adesso che provo a
risponderti la situazione non
è delle migliori. Capisco che sia difficile fare il primo
passo, ma la
situazione in essere vi fa stare molto male, entrambe state soffrendo e
anche
io non sono da meno. Bisogna che troviate un po’ di forza per
superare questa
fase dove vi siete dette delle cose troppo scomode di impeto, lasciando
che la
rabbia prendesse il sopravvento, causando quelle ferite che noi tutti,
in
questo momento, stiamo vivendo. Io vorrei vivamente che le cose si
aggiustassero e tornasse un clima di serenità tra di noi.
Un bacione e spero di
vederti presto, con la speranza di ritrovarci tutti assieme.
Con affetto
Papà’
All’epoca
la reazione a quella email non e stata delle migliori, il pensiero
ricorrente era
sempre quello: possibile che sia sempre
io la causa di tutti i mali?!
Ovviamente
ho pianto e tanto, non riuscendo a capire cosa ci fosse di sbagliato in
me. Ne
ho parlato con Lexa, le ho fatto leggere la mail e ovviamente non
l’ha presa
bene, per niente. Lei ha tuttora il dente avvelenato, neanche tanto per
quello
di cui l’ha accusata mia madre, ma per gli insulti, del tutto
privi di senso,
che ha rivolto a me. Come biasimarla, lei mi ama e detesta vedermi
soffrire.
Io
non ho mai risposto al messaggio di mio padre, non sono riuscita a
farlo,
perché non avrei saputo cosa scrivere.
Così,
il tempo passava inesorabile, mentre io cercavo solo ed esclusivamente
di non
pensarci, ma era una missione impossibile.
Una
sera forse una settimana o due dopo – ora non ricordo
esattamente – mentre io e
Lexa stavamo cenando, mi è arrivato un SMS di mia madre.
Non
ti riporto il contenuto esatto perché definirlo patetico e
vittimista è un vero
e proprio eufuismo. In pratica lei si aspettava che fossi io a
chiamarla, che
fossi io a fare il primo passo, perché secondo la sua mente
contorta era lei
che aveva ragione ed io torto (sai che novità), ma poi mio
padre le ha fatto
leggere la mail e forse vedere la sofferenza che stava creando in tutti
noi questo
conflitto le ha fatto chiedere scusa a me e a Lexa, anche se il suo
modo
lasciava decisamente a desiderare.
Quando
l’ho fatto leggere a mia moglie ancora un po’ e le
usciva il fumo dalle orecchie,
era quasi accecata dalla rabbia. Ricordo ancora quello che mi ha
chiesto, usando
un tono forse troppo rancoroso: “E adesso… cosa
pensi di fare?”.
Devo
ammetterlo, in quel momento non volevo far altro che buttare via il
cellulare e
farmi di nebbia, ma la mia ingenuità, il mio buonismo, mi ha
impedito di farlo.
Ho discusso con Lexa per questo, fino alla nausea, ma alla fine le ho
risposto:
‘Quando posso passo e
parliamo’.
Ripesandoci
avrei dovuto ascoltare mia moglie, la delusione di quel incontro
è stato
veramente sconfortante.
Sono
rientrata in quella casa, da sola, perché Lexa aveva giurato
che non ci avrebbe
mai più messo piede e di solito è di parola,
quindi non me la sono sentita di
forzarle la mano, e mi sono sentita un’estranea. Il mio
approccio era positivo,
avevo buoni propositi, ero disposta ad ascoltarla. Ingenuamente speravo
che mi
chiedesse scusa – in modo sincero questa volta – e non solo per risaltare il
suo continuo
vittimismo, ma mi sbagliavo.
Come
una sceneggiatura già scritta e ben nota, ha esordito
rinfacciandomi subito le
mie accuse nei suoi confronti – che tra parentesi continuo a
pensare che sia
solo ed esclusivamente la verità, ma non questi sono
dettagli – in quel momento
ho capito come sarebbero andate le cose. Infatti ha portato subito la
conversazione su sé stessa – come è
solita fare – trascurando completamente tutto
il resto, non lo so, ad esempio il fatto che mi abbia insultato e anche
pesantemente.
Ricordo perfettamente che
per lei sono solo una figlia ingrata e lei non riesce ad accettarmi.
Ho
cercato di trattenere la rabbia, facendo una fatica enorme, sapevo
benissimo
che urlandole contro non avrei risolto nulla. Così ho
ingoiato il rospo, per
l’ennesima volta, non esprimendo ad alta voce il conflitto
che c’era dentro di
me.
I
miei pensieri stavano andando veloci, faticavo a comprenderli, forse
offuscati
da quella collera che non riuscivo ad evitare, ma poi…
è spuntata dalla porta
mia nonna, con il suo bellissimo sorriso guardandomi in quel modo
speciale che
riserva solo a me ed in un attimo la rabbia che provavo si era
dissolta. Senza
pensarci troppo, sono corsa ad abbracciata forse più forte
di quanto avrei
dovuto, le ho dato un timido bacio sulla guancia e le ho chiesto come
stesse,
ricacciando indietro quelle lacrime che minacciavano di scendere.
È
incredibile il potere che mia nonna ha su di me, le voglio talmente
bene che
farei di tutto per lei. Lexa dice sempre che quando io mia nonna ci
guardiamo
ci illuminiamo l’un l’altra, e forse ha ragione, se
non fosse stato per lei non
avrei abbassato la testa… un’altra volta, ma
l’idea di non vederla più mi
faceva stare ancora peggio.
Lei
non sa nulla di questa faccenda e sono contenta che non si sia accorta
di nulla,
ci rimarrebbe troppo male e lei ha già sofferto abbastanza
nella sua vita, e si
merita tutta la serenità di questo mondo.
L’ho
salutata e mio malgrado sono ritornata a sedere su quello scomodo
divano,
affianco a mia madre, sospirando e cercando disperatamente la mia
razionalità. La
nonna era già fuggita in cucina ed io potevo finalmente
parlare. Ho ceduto a
quelle scuse – che di scuse avevano veramente poco
– forse troppo velocemente,
ma per lo meno sono riuscita a dettare le mie condizioni, cosa che un
tempo non
mi sarei mai sognata nemmeno di pensare.
Quei
vincoli sono ancora in essere, dopo mesi. Vado a trovarli considerando
prima le
mie esigenze, tempo, voglia (sempre troppo poca) e non secondo le loro.
La cena
settimanale ormai è un vago ricordo e non corro
più quando c’è un problema del
cazzo (scusa il francese) alla TV o al computer, ora non possono fare
altro che
aspettare i miei tempi e rispettare i miei spazi. Mi rendo conto di
quanto
questa mia conquista sia irrisoria, ma per una persona come me, sempre
abituata
ad essere scontata per ogni cosa, è un gran passo.
Io
non li chiamo più, sono sempre loro che mi cercano, le telefonate sono diminuite,
non sono più
frequenti come prima e ogni tanto mi arriva qualche messaggio che
fatico a comprendere
e mi lasciano l’amaro in bocca. L’altra sera mia
madre mi ha scritto che le
mancavo. Vero o falso che sia mi sono infuriata leggendolo, non ha il
diritto
di scrivimi cose del genere solo per farmi sentire in colpa.
L’argomento
con Lexa è diventato un tabù, tutte le volte che
mi chiamano o che mi scrivono
è sempre sulla difensiva. Il suo tono cambia diventando
più aggressivo quando
mi chiede cosa volevano o cosa avevano da dirmi. Non gliene faccio di
certo una
colpa, ma il risultato si può sintetizzare in tre parole:
minimizzo, tralascio,
ometto.
Ho
provato diverse volte a tirare fuori l’argomento, ma finiamo
sempre per discutere,
o peggio, litigare, ed io sono stanca di questa storia, vorrei
rimuovere tutto
il problema come se non fosse mai successo, ma immagino di essere solo
un’illusa perché la realtà dei fatti la
conosco bene e che lo voglia o no è
questa.
Ogni
mattina mentre guido per venire al lavoro, mi ritrovo ad annegare in
questo
groviglio di pensieri. Sai, a volte mi piacerebbe proprio registrarli
tutti e
poi riascoltarli in loop, quasi fosse la cura a tutti i miei mali.
È
buffo, stamattina stavo ascoltando la radio in macchina e trasmettevano
l’ultima canzone di uno dei gruppi preferiti i Thirty Seconds
to Mars: Rescue me.
È
singolare quanto una canzone possa descrivere il tuo stato
d’animo. Mi sono
ritrovata a cantare il ritornello e a pensare che fosse quello di cui
avrei bisogno
in questo momento.
‘Rescue
me from the demons in my mind’
Forse
è proprio quello che mi serve, essere salvata da quei demoni
che infestano i
miei pensieri ormai da mesi.
Comincerai
ad odiarmi caro Diario, non faccio altro che lamentarmi, ti chiedo
scusa per
questo, ma al momento visto che non riesco a parlare con Lexa
liberamente, non
mi rimane altro che assillarti con i miei assurdi sproloqui. Solo il
fatto di
scrivere e raccontarti come vanno le cose, tirando fuori quello che ho
dentro,
mi fa stare meglio. Dovrei farlo più spesso, me ne rendo
conto, ma il tempo è
veramente poco.
A
dire la verità una bella notizia ce l’ho da darti,
io e Lexa finalmente abbiamo
comprato casa insieme e a Marzo dell’anno prossimo il nostro
sogno comincerà a
realizzarsi. Infatti ci trasferiremo nella nostra
nuova casa. E quel nostra
è una
grossa conquista, a scapito di tutto e tutti stiamo vivendo la nostra vita senza preoccuparci delle
conseguenze, o almeno provandoci.
Ad
essere sincera io sono ancora in bilico, considerando tutti quei
pensieri negativi
che cercano sempre di offuscare questa mia gioia di vivere che fatica a
prendere il sopravvento, ma ci sto lavorando.
Sono
arrivata ad una conclusione: penso troppo. Ma sono fiduciosa, prima o
poi
riuscirò a spegnere il cervello e a fare quel reset che mi
permetterà di
cancellare ogni singola cosa negativa, sono ad un passo e forse la
nostra casa
mi darà la spinta giusta.
Credo
di averti annoiato anche troppo con i miei sproloqui mentali e non ti
ringrazierò mai abbastanza per avermi ascoltato.
Ciao…
caro Diario e alla prossima.
Clarke
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