I love you too .

di la_presuntuosa_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. C&B ***
Capitolo 2: *** 02. C&B ***
Capitolo 3: *** 03. C&B ***
Capitolo 4: *** 04. C&B ***
Capitolo 5: *** 05. C&B ***
Capitolo 6: *** 06. C&B ***
Capitolo 7: *** 07. C&B ***
Capitolo 8: *** 08. C&B ***
Capitolo 9: *** 09. C&B ***
Capitolo 10: *** 10. C&B ***
Capitolo 11: *** 11. C&B ***



Capitolo 1
*** 01. C&B ***


Erano passate circa 4 ore dall’ultima volta che aveva visto Chuck. Era uscito senza dare troppe spiegazioni, lasciandola sola su quel letto che, in quel momento, le pareva troppo vuoto.

Blair Woldorf si guardò intorno. Una suite di lusso nel bel mezzo di Roma, una delle città più belle del mondo. Luci soffuse, cuscini di seta rosa, due bicchieri di champagne quasi pieni che sembravano fluttuare su un delizioso tavolino in ferro battuto.

 

Si trovò a sorridere.

Il sorriso che rendeva il suo volto ancora più spaventosamente bello di quello che era.

 

Non avrebbe mai pensato che a diciotto anni si sarebbe trovata in quella situazione.

Solo due anni prima si sognava protetta dal principe azzurro Archibald, da tutta la vita il suo unico scopo era Yale. L’università che aveva frequentato suo padre, il suo amato padre. Adesso invece, era con l’uomo che amava più di se stessa, un principe oscuro però, riflettendo su quello che sarebbe stato il suo futuro alla NewYorkCity University, un istituto di bassa qualità che non avrebbe potuto raggiungere con la sua limousine. E tutto quel pasticcio per quale motivo? Per aver calunniato un’insegnante. Calunnia che poi si era rivelata vera, tutti avevano scoperto che Mss Carr aveva fatto sesso con Dan Humphrey. Pensare a lui la fece rabbrividire. Era storia passata ormai. Si era lasciata complotti e vendette, tutto ciò che era stata la sua vita fino a quel momento, alle spalle. Anche se stava attendendo il re dei complotti e delle vendette. E dei sentimenti non rivelati.

 

Ma alla fine ce l’aveva fatta, il suo Chuck, a dirle che l’amava. E le era sembrato di toccare il cielo con un dito. Perché Chuck era diverso. Tutti pensavano che fosse un viscido approfittatore, ma solo lei sapeva che dietro quella facciata si nascondeva un bambino bisognoso di amore. L’amore che lei aveva deciso di dargli. Con tutta la sua anima.

 

 

 

Chuck Bass varcò l’uscita di quell’edificio. Salì nella sua limousine, non sarebbe passato inosservato. Stringeva tra le sue mani un pacchetto. Quella mattina, a letto con Blair, la sua Blair, dopo un’incredibile nottata, aveva guardato il suo viso addormentato. L’aveva guardato a fondo, come del resto aveva sempre fatto da quando l’aveva conosciuta. Era perdutamente innamorato di lei. Per la prima volta poteva dire di amare realmente qualcuno. Si era alzato, vestito, ed era uscito. Voleva renderla felice. Con la sua voce che molto spesso poteva essere confusa  con un sussurro, intimò al suo autista di accelerare. Non voleva far aspettare la sua donna un minuto di più. Prese il suo cellulare e scrisse un messaggio:

Indossa qualcosa di elegante B.

Sto arrivando.

Sorrise. Il sorriso che rendeva il suo viso ancora più spaventosamente bello di quello che era.

Sì, poteva finalmente dire di essere felice.

 

 

 

- Miss Blair? Il signor Bass è qui sotto che l’aspetta! –

Blair riconobbe la voce di Dorota, la sua adorata cameriera. L’aveva portata con lei, non avrebbe potuto lasciarla nell’Upper East Side. Era nella suite sotto la loro.

- Arrivo Dorota! –

Si guardò di nuovo allo specchio. Era incantevole. Aveva un Missoni nero che le arrivava al ginocchio, con una lunga scollatura sul decolté impreziosita dalla stupenda collana di rubini che Chuck le aveva regalato. I capelli corvini raccolti che lasciavano scoperta la nuca, il punto debole di Bass, orecchini coordinati. Chissà cosa avrà in mente Chuck. Ma non le importava saperlo. Con lui sarebbe andata in capo al mondo.

 

Chiuse a chiave la loro stanza esclusiva, in quell’albergo italiano che apparteneva alle industrie Bass. Scese le scale con grazia, stando attenta alle sue inestimabili Jimmy Chou nere con rifiniture rosse che riprendevano la collana e gli orecchini.

 

Chuck era di spalle. Stava parlando con il consierge.

Blair si fermò sulle scale, fingendo un fare regale. Anche se non c’era bisogno di fingere, lei era una regina. Queen B.

Chuck si voltò. Rimase folgorato. Era abituato alla bellezza di quella ragazza, ma ogni volta lo sorprendeva. Era avvolto nel suo completo scuro di Dolce &Gabbana, i capelli perfettamente ordinati e pettinati all’indietro.

 

Mosse qualche passo verso di lei, tendendole la mano. Blair la strinse e scese gli ultimi gradini. Poi Chuck le porse il braccio.

- Allora Bass-tardo, dove andiamo? –

Adorava dargli quegli sciocchi soprannomi. Nonostante si erano arresi al fatto che si amavano reciprocamente, non smettevano di punzecchiarsi.

- Sul retro della mia limo per cominciare. Tu adori il retro delle limo, sbaglio? –

- Beh, se mi è servito il retro di una limo per trovare l’uomo della mia vita, allora sì, le amo. –

Chuck sorrise e la baciò.

Si avviarono insieme verso l’auto. Tutti li guardavano. Erano belli, ricchi, americani, innamorati. Cosa desiderare di più?

 

L’autista chiuse la portiera dietro di loro. Fecero qualche metro, e poi Chuck interruppe quel silenzio.

- Ho vinto io, comunque. –

- Come scusa? –

Blair cercò di fare l’offesa.

- Tu mi hai detto ben due volte che mi amavi prima che te lo dicessi io. –

- L’accordo non era chi lo dicesse prima, ma chi lo dicesse e basta. E si da il caso, che l’abbiamo detto entrambi. E non ce ne vergogniamo, vero? –

- Certo che no, sweet darling. –

Altro bacio. Intenso.

- Non mi hai ancora detto dove andiamo. –

- E’ una sorpresa B. Non essere impaziente. –

Poi Chuck la guardò con il suo sguardo penetrante, dal viso alla profonda scollatura, sfiorandola.

- Ma se vuoi, possiamo rimanere qui dietro… -

- No Chuck, voglio godermi questa sorpresa. –

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Capitolo 2
*** 02. C&B ***


Chuck le legò un foulard di seta nero a coprirle gli occhi.

Non era quel genere di cose che faceva spesso, richiamava a vecchi telefilm smielati.

Ma era romantico.

- Sono sorpresa… -

Sussurrò Blair sorridendo.

Chuck aveva raggiunto il suo scopo, a quanto pareva.

La limousine continuò a sfrecciare tra le strade romane, trafficate e brulicanti di cittadini e turisti.

Blair fremeva dalla curiosità. Era abituata a pianificare tutto, a conoscere tutto ciò che le si poneva davanti. Ma, dopo la storia dell’esclusione da tutte le università dell’Ivy League, aveva capito che molto spesso le cose non vanno come vorresti. E ne rimani ancora più deluso.

- Aspetta qui tesoro. –

Chuck scese dall’auto.

Tesoro. Detto da Chuck Bass. Il diciottenne che aveva conosciuto carnalmente quasi tutte le donne di New York, non contando quelle straniere. Stava proprio cambiando. E Blair ne era profondamente felice.

 

Bass rimase per un attimo interdetto dall’imponenza della costruzione che gli si stagliava dinanzi. Come per Blair, aveva già visto varie volte durante i suoi viaggi il Colosseo, ma illuminato in quella calda serata estiva, al di sotto di un cielo limpido impreziosito dalla luna piena, gli pareva un qualcosa di sovrumano. Con il suo fare elegante e fiero allo stesso tempo, accompagnato da due guardie del corpo, si avvicinò al gruppo di custodi all’entrata.

Scambiò poche parole con loro, aveva già pianificato tutto la settimana precedente. Ordinò ai due uomini massicci di rimanere lì, e si avviò verso l’auto che avrebbe aspettato al di fuori.

- Siamo arrivati, bellezza. –

Il cuore di Blair batteva all’impazzata. Quasi come la prima volta con lui, dopo il ballo al Victrola.

- Spero che non sia uno dei tuoi soliti giochetti. –

- I giochetti sono finiti, B. –

La sorresse. Blair camminava con le braccia tese in avanti, con la paura di sbattere contro qualcosa.

 

I custodi guardarono quei due ragazzi. Dovevano essere infinitamente ricchi, pensarono, per potersi permettere una sera da soli in una delle costruzioni più antiche e suggestive del mondo, una delle sette meraviglie. Li invidiarono. Loro, poveri italiani, che a stento riuscivano ad arrivare alla fine del mese.

 

Chuck e Blair erano soli, al centro di quell’antica meraviglia. Quanti combattimenti disputati, quante morti. E adesso quanta pace, quanta tranquillità.

Con il suo tocco leggero, C. le sfilò il foulard di seta.

Blair non aveva parole.

- Chuck…come…come hai fatto? –

- Essere un ricco ereditiere ha i suoi vantaggi. –

Qualche passo più in là era apparecchiato tra le rovine un piccolo tavolino, il massimo che gli avessero permesso, con due lunghe candele accese. Le sedie erano drappeggiate con velluto scarlatto.

- Andiamo a sederci e godiamoci la cena. –

Entrambi avevano mangiato nei ristoranti più spettacolari, ma niente poteva essere paragonato a quello splendore. Erano completamente soli.

I piatti erano già riempiti del cibo preferito di B., i bicchieri colmi di vino bianco pregiatissimo. E, naturalmente, al lato delle posate d’argento, gli amaretti di Pierre Hermè.

- Non so come ringraziarti. Qui è…non trovo nemmeno un termine per descrivere tutto questo… -

Afferrò la mano di Chuck. E questo è niente, amore mio.

 

La serata trascorse tra le chiacchiere dei due e i commenti sul cibo squisito. Parlarono dei due anni passati, delle loro macchinazioni, delle relazioni rispettive con Vanessa e Nate solo per cercare di allontanarsi l’uno dall’altra. Risero pensando a Dan “l’infiltrato”, al fallito tentativo di scoprire l’identità di Gossip Girl.

A mezzanotte si trovarono sazi, divertiti, incantati dalla location e più che mai innamorati.

- Scusa un secondo… -

Chuck si allontanò.

Blair avrebbe voluto chiamare immediatamente Serena, per rinfacciarle quanto fosse stata frettolosa nello giudicare C. , di quanto lo fossero stati tutti. E anche per condividere virtualmente quell’immensa gioia con la sua migliore amica, la persona più importante per lei dopo l’uomo con cui stava trascorrendo quella magica serata.

 

Chuck sfoderò il suo costoso palmare e scrisse un messaggio. Lo inviò e attese quello di conferma. Sarebbe stato tutto perfetto.

Diamo il via.

Tastò la tasca dei suoi pantaloni. Sì, il pacchetto era ancora lì. Sorrise e tornò al tavolo guardando la luna sopra di lui.

 

Quando C. tornò a sedersi, l’immenso Colosseo venne invaso da una musica forte.

 

With me – Sum 41

 

A Blair cominciarono a luccicare gli occhi. Quanti ricordi legati a quella canzone.

Chuck le afferrò la mano e la fece salire attraverso delle scale fino al punto più alto dell’ edificazione. Tutta Roma si stagliava dinanzi ai loro occhi, la musica continuava a suonare.

 

‘Cause it’s true, I’m nothing without you.

 

Quelle parole vennero scritte nel cielo attraverso fuochi d’artificio rossi e gialli.

Chuck continuava a stringere Blair, che aveva ormai il viso rigato di lacrime.

 

Everything is nothing without you.

 

Blair guardò Chuck negli occhi. Un momento interminabile, un eternità. Gli sfiorò il viso e lo baciò. Un bacio sofferto, ripensando alle tante volte che nei due anni precedenti avrebbe voluto farlo. Ma adesso era lì con lui, e le sembrava un sogno.

 

Cause I’d bleed my heart out to show, that I won’t let go.

 

Chuck trattenne il fiato mentre il rumore dei fuochi d’artificio e la musica lo inondava.

 

Blair, I love you.

 

La scritta bianca e azzurra invase il cielo.

Chuck trasse fuori dalla sua tasca il pacchetto, le ultime note della canzone.

Con mani tremanti Blair lo aprì.

All’interno della pregiata scatolina di tessuto blu, luccicava un anello di diamanti di Tiffany, ad occhio e croce 12 carati. Blair se ne intendeva.

Allontanò il pacchetto con la mano.

- Non posso accettarlo, Chuck. –

- Un anello di questo valore non potrebbe stare meglio a nessun’altra. –

Lo prese dallo scatolo con infinita delicatezza, e lo mise al dito medio di Blair.

 

Lo fecero nel retro della limousine, alla fine della serata.

Blair spese parole su parole di ringraziamento, ma a Chuck bastava essere lì con lei.

Tornarono all’hotel all’alba.

Blair salì immediatamente in suite, era distrutta, mentre Chuck fu trattenuto dal consierge.

- E’ stato recapitato questo biglietto per lei, Mr Bass. –

- Grazie. –

 

Chuck lo lesse. Era scritto al computer.

 

Alle 12.00 all’aeroporto.

Ti consiglio di non portare la tua dolce metà

o chiunque altro con te

o saranno guai.

G.

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Capitolo 3
*** 03. C&B ***


Blair Waldorf  era sola ad un tavolo nella hall dell’albergo.

Sgranocchiava un cornetto alla nocciola. Tutto era sgranato in quel momento, inutile. Tutto era insignificante paragonato alla notte precedente. Si portò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio destro e guardò l’anello. Aveva avuto da sempre un debole per i gioielli – come tutte le donne del resto – ma quello era un pezzo raro, inestimabile.

Chuck era uscito. Aveva detto che sarebbe andato a prendere i biglietti per la partenza di quello stesso giorno per New York. Blair non capiva perché dovesse andare lui in persona, ma non aveva fatto domande. Probabilmente stava organizzando un’altra sorpresa, probabilmente aveva bisogno di stare da solo e sbronzarsi. Chuck era fatto così.

Nell’attesa, B. afferrò il suo cellulare.

- Buongiorno S. Che ore sono lì ?

- Sono circa le sei del pomeriggio. Ma, che fine hai fatto B.? Quando tornate?

- Spiegarti tutto adesso sarebbe impossibile ed inutile. Ti racconterò da vicino! Dove sei adesso?

- Sono con Dan. Sta parlando con un amico in questo momento.

- Da quando Humphrey ha amici?! Ma frena! Perché sei con lui?

- Non voglio che si perda il nostro rapporto adesso che saremo in due università diverse. Anche se il suo intento primario era proprio quello di lasciar perdere la nostra amicizia, io voglio continuarla.

- Oh, S., non hai speranze di rinsavire! Comunque ho qualcosa di molto importante da dirvi… sto ancora aspettando la conferma, ma è quasi sicuro. Voglio parlarne prima con Chuck, però.

Blair guardò alle sue spalle. Due uomini in divisa da guardia del corpo muovevano nella sua direzione.

- Scusa un secondo Serena… -

- Sì, rimango in linea.

Blair lanciò un occhiataccia ai due uomini. Sapeva come farsi rispettare.

- E voi chi siete? –

Dal telefono appoggiato sul tavolo proveniva la voce di Serena che cercava di zittire Dan ridendo. Disgustoso, pensò B.

- Siamo dipendenti di Mr Bass. Ci ha detto di venire a prenderla, dobbiamo raggiungere immediatamente l’aeroporto. –

- Come mai non vi ho mai visti? –

- Siamo in prova. Mr Bass ci ha assunti perché ‘Non si è mai troppo sicuri’ ha detto. –

- Ok. Un secondo che salgo su a prendere la borsetta. –

- Faccia con calma, signorina. –

Disse uno dei due.

Blair riafferrò il cellulare.

- S., ti devo salutare! Ci sono due uomini di Chuck che mi portano all’aeroporto. Probabilmente partiamo in anticipo. Ci vediamo presto! Kiss!

- Bye B. ! Aspettiamo con ansia la tua notizia!

Blair corse a prendere la borsetta e tornò nella hall. Seguì i due uomini e salì in una macchina grigia, dai finestrini oscurati.

 

 

Chuck Bass arrivò all’aeroporto a mezzogiorno in punto.

Sapeva benissimo chi stava per affrontare. Nessun terrorista o criminale, solo una donna in cerca di vendetta. Ma, in previsione di ogni complicazione, aveva con sé un arsenale di uomini di fiducia.

Afferrò il biglietto che aveva portato: nessuna indicazione su dove l’avrebbe trovata. C’erano migliaia di persone in quell’aeroporto.

 

 

Georgina Sparks si tolse gli occhiali scuri e fece oscillare i capelli lunghi e lisci.

Guardò verso l’entrata e vide Bass. Impeccabile ed elegante come sempre.

Un ghigno apparve sul suo volto, quando si incamminò verso di lui.

 

 

- Mia cara Georgina! Cosa ci fai qui? –

Chuck diede il via alla commedia.

- Una vacanza di piacere. Stupendo posto l’Italia, non trovi? –

- Incantevole. Posso offrirti un caffè? –

- Ma certo. –

Rispose G. offrendogli il braccio.

Si incamminarono insieme verso il bar affollato accanto al bancone dei voli.

Presero un tavolo in disparte ed ordinarono due cappuccini.

Appena furono lontani dal raggio visivo del cameriere, C. perse le staffe.

- Allora cosa vuoi, puttanella? Soldi? Non penso ti manchino. A meno che fare la santarellina raccogliendo fondi per i poveri non ti abbia prosciugata. –

Chuck strinse la mascella. La rabbia iniziava a salire. Quella malvagia ragazzina viziata aveva rovinato la sua vacanza con Blair.

- Calmati Bass. –

Georgina ostentava una solida tranquillità.

- Il tuo denaro non mi serve. Sai cosa voglio. V e n d e t t a. La tua fidanzatina ha cercato di distruggermi la vita fin troppe volte, ormai. Attraverso il Signore ero riuscita a trovare la mia strada, il mio equilibrio, ma lei è riuscita a rovinare tutto, di nuovo. Ho sistemato Poppy per voi, ma adesso basta con le cortesie. Georgina Sparks è tornata. La vera Georgina Sparks. –

G. prese a girare il suo cappuccino con un cucchiaino d’argento come se la faccenda non la riguardasse.

Chuck si avvicinò dall’altro capo del tavolo, sussurrando.

- Il tuo discorso della serie ‘confessione del colpevole di un film poliziesco da quattro soldi’ è commovente, ma sto iniziando a perdere la pazienza. Dimmi cosa vuoi. –

Georgina sorrise.

- Tutto ciò che devi fare è tornare al tuo albergo e chiedere di Blair. Tutti ti risponderanno che l’hanno vista andare via con due uomini. Non preoccuparti, Charles, non ti sta tradendo. Quei due cattivoni ben addestrati hanno finto di essere tuoi nuovi dipendenti, ingegnoso come piano, non credi? –

Chuck sentiva il battito accelerare.

- Georgina Sparks, io ti giuro, dovesse essere l’ultima cosa che faccio, che ti distruggerò. –

- Oh, non ne dubito. Se non chiamerai la polizia o chiunque altro, Blair tornerà a casa sana e salva. Non ho intenzione di ucciderla o amputarle un braccio, se è questo che pensi. Voglio solo spaventarla e divertirmi un po’. –

Guardò il suo orologino da polso con finto stupore.

- Ma guarda com’è tardi! Parlare con te è un vero piacere, ma ora sono in ritardo. Ho prenotato un’estetista italiana. Ti auguro buona fortuna Chuck! –

La ragazza si alzò.

- Offri tu, no? Oh, dimenticavo! Blair sta per oltrepassare il confine se ti interessa. Ci vediamo a New York! –

Georgina si allontanò con passo sicuro. Chuck sprofondò nella sedia. Doveva partire immediatamente, salvare Blair dalle manie di persecuzione di quella pazza.

 

 

- Dorota? Sbrigati che torniamo a casa. –

- Ma Blair dov’è, Mr Bass? –

- Bella domanda… -

Chuck aveva verificato all’albergo che le parole di Georgina fossero vere. Tutti avevano visto allontanarsi Miss Waldorf con due uomini, a bordo di un SUV grigio.

Uno dei suoi uomini prelevò lui e la cameriera per portarli al jet privato dei Bass, sarebbe stato più veloce e sicuro.

Non temere B. , verrò io a salvarti.

 

 

 

Imito Gabry nel fare uno SPAZIO DI RINGRAZIAMENTO! x D

Alluuuura, ringrazio LoveDoll che mi ha fatto conoscere EFP e rispondo alla sua recensione...

Sbììììì, sai quanto sono romantica !! < 3 Sai che bello, con l'uomo che ami, una sorpresa simile ? ! Ma aspettatevi di tutto da questa FF...

_chocola_

Beh, chi è che non ama Chuck ? E' l'uomo dei sogni di tutte noi ! In questa FF ho voluto immaginarlo cambiato, ma anche prima era stupendo *-*

Spero che anche questo chappy ti invogli a continuare, mi sono tanto appassionata alla storia che sto scrivendo, che aggiorno di continuo! Bacio, Rossella = ]

E poi ringrazio GinevraMalfoy90 che segue la mia storia x D

Un bacio a tutti =P

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Capitolo 4
*** 04. C&B ***


Il ballo.

Era stata eletta reginetta. Ma il suo re non era con lei. C’era Nate Archibald con lei.

Ma dov’era C.? Scese dal palco e prese a correre. Verso l’ignoto. Verso una luce. Le voci dei diplomandi erano lontane, ormai.

Eccolo. Chuck.

Si avvicinò a lui, sfiorò la sua spalla. Ma lui non la riconobbe, fece finta di non averla vista. La spinse a terra.

- You’re not my girlfriend! – Urlava.

Poi sparì.

 

Blair Waldorf si svegliò di soprassalto, ansimando.

Si stropicciò gli occhi. Non ricordava nulla di cosa fosse successo.

Ricordava solo i due uomini, il SUV, un fazzoletto impregnato di una strana sostanza, e poi il buio.

Chiuse gli occhi per un attimo. Riprese fiato, e cercò di muoversi.

Era legata.

I suoi polsi erano assicurati alla sedia tramite due lacci di pelle. Così come le caviglie.

Era in una stanza ben arredata, un piccolo appartamento. Una stanza di un albergo probabilmente.

Tutte le finestre e le porte erano sprangate, le tende chiuse.

Non riusciva a capire se fosse giorno o notte, se fosse in Italia o in chissà quale altra parte del mondo.

Una flebile luce proveniva dalla lampadina di una lume lì accanto.

Aveva un mal di testa terribile.

- Chuck… -

Sussurrò.

Nessuna risposta.

Prese ad aver paura, un nodo le strinse la gola.

- Chuck! –

Urlò più forte, con tutta la voce che aveva.

- Chuck!! Aiuto! Aiuto! Qualcuno mi aiuti! –

Ma nulla. Sembrava sola, completamente sola.

Cos’aveva fatto per meritarsi tutto questo?

La risposta non era difficile da trovare. Bisognava solo tornare di un po’ indietro nel tempo.

 

 

Chuck Bass atterrò con Dorota all’aeroporto privato di famiglia circa 6 ore dopo essere partito.

Era inutile rivolgersi a tutti i suoi agganci, quello era un problema tra lui e Georgina.

Avrebbe chiesto aiuto solo alle persone di cui si fidava.

Fece preparare la limousine, e prima di entrarci, respirò a pieni polmoni l’aria insana di New York. Era comunque aria di casa.

- Al Palace. –

Ordinò all’autista.

 

 

Serena Wan Der Woodsen sfogliava il magazine ‘Cosmopolitan’ sul divano del suo appartamento, con le gambe accavallate sul tavolino di fronte a lei.

Cercava di estraniarsi, quando intorno alla sua figura alta e snella accovacciata su quel divano, regnava il caos.

Sua madre dettava ordini a tre qualificate assistenti dell’agenzia per matrimoni a cui si era rivolta, che prendevano sistematicamente appunti sulle loro precise cartellette. Camerieri del catering sfrecciavano dal vano cucina alle camere da letto per cronometrare la loro capacità di servire i piatti in pochi secondi. Due sarte appuntavano spilli a un pomposo vestito da sposa, che sua madre avrebbe in ogni caso scartato. Nonostante tutta quella confusione, Lily Bass, tra poco Humphrey, si sentiva più che mai a suo agio.

Il matrimonio si sarebbe celebrato il 19 luglio, mancavano circa quindici giorni, ma la fisima di Lily di tenere tutto sotto controllo, di organizzare perfettamente ogni minimo dettaglio il più presto possibile, si faceva sentire.

- Serena! Che ne dici di questo? –

Sua madre aveva un allegro sorriso convinto, quasi avesse trovato il vestito dei suoi sogni.

Serena lo guardò appena, poi esordì.

- Molto bello mamma, anzi direi, quasi perfetto. –

Lily lo guardò più attentamente. Tastò la qualità della stoffa e lo avvicinò al suo corpo, quasi lo volesse provare sui vestiti. Si guardò allo specchio, poi tornò dalla ragazza.

- Forse è meglio provarne qualcun altro… -

E si allontanò. S. sbuffò: era il quarto vestito quel pomeriggio.

Dan e Rufus Humphrey cercarono di aprirsi un varco in mezzo a tutte quelle persone indaffarate.

Rufus salutò Lily con un bacio, che attuò anche su di lui il precedente tentativo di spillare un consiglio sul vestito.

Dan invece, si avvicinò a Serena.

Nonostante fossero usciti più di una volta insieme dall’inizio dell’estate, in qualità di amici, lo metteva sempre un po’ a disagio.

- Ehi! –

Esclamò S. con la sua voce sonora.

- Non pensavo avessi organizzato una festa! –

Risero insieme.

Dan l’affiancò sul divano. Prese a sfogliare il giornale tra le mani della ragazza, prendendo in giro le modelle e le VIP ritratte.

- Serena, Dan. –

Chuck Bass era davanti a loro, non si erano nemmeno accorti del suo arrivo. Con quel trambusto era impossibile.

- Chuck! Non ti vediamo da una settimana! Come va? –

- Dobbiamo parlare. In un posto dove non fervono i preparativi, intendo. –

- Beh, certo. Ma… è tutto a posto? –

Chiese Serena.

- Contattate anche Nate. E Vanessa, se è con lui. Ho bisogno di tutti voi. Vado a rinfrescarmi in camera, bussate quando Archibald sarà arrivato. –

Si avviò lentamente verso la sua ala dell’appartamento, con lo sguardo perso nel vuoto.

Dan e Serena si guardarono. Doveva essere successo qualcosa di terribile. Chiamarono Nate, sarebbe arrivato di lì a poco con Vanessa.

 

 

Chuck appoggiò la sua borsa da viaggio accanto al letto. Ci si sedette, poi sprofondò nel materasso morbido.

Chiuse gli occhi, e gli tornò alla mente la serata al Colosseo. Il viso di Blair, la sua espressione stupita.

Quanto l’amava. Quanto l’aveva desiderata, come amante e come compagna.

Quanto era speciale. Unica.

La testa gli scoppiava. A intermittenza, si ritrovava davanti agli occhi quella psicopatica di Georgina. E pensare che era stato proprio lui a tirarla fuori dal suo rifugio spirituale, per aiutare Serena.

Sentiva delle scosse. Un rumore forte. Qualcuno lo chiamava.

Cercò di snebbiarsi la mente.

Ma certo, la porta.

Aprì.

Nate Archibald era con Vanessa Abrams. Il loro viaggio ‘zaino in spalla’ era stato interrotto per partecipare al matrimonio di Lily e Rufus, ma inevitabilmente, erano finiti per riavvicinarsi sentimentalmente. Nulla di ufficiale, però.

- Hey, amico! Sentivi la mancanza dei tuoi compagni di vecchia data? –

Nate si accorse che Chuck non rideva. Non aveva la sua solita espressione calma e sicura.

- Ma dov’è Blair? –

- Entrate. –

Ordinò Chuck. Dan, si chiuse la porta alle spalle.

 

 

Serena camminava a passo svelto lungo la strada che costeggiava il Central Park. Era diretta verso l’albergo dove sapeva che alloggiasse Georgina Sparks. Si erano persino parlate qualche settimana prima.

Mi avete aiutata a cambiare’ aveva detto.

Incorreggibile bugiarda, pensò.

Aveva preso la sua migliore amica.

Aveva già cercato di prendersi Dan, l’anno prima.

Non le avrebbe permesso di fare nulla adesso.

 

 

 

Ringraziamenti !!

Il solito grazie a Love_doll

Ti basta sapere che Georgina è " quella cattiva " di tutti i telefilm

- come quella che dice racchia a quella racchia di Patty x D -

kiFF

Grazie a _chocola_

Ma hai finito di vedere la seconda serie ??

Spero ti piacciano anche i prossimi capitoli ; ]

1 bacio !!

E un grazie a tutte le persone che seguono la mia storia

o ce l'hanno come preferita x D

Alla proFFima

                R.

 

 

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Capitolo 5
*** 05. C&B ***


- La signorina Georgina Sparks è in albergo? -

Chiese Serena all'annoiata receptionist dietro il bancone.

La ragazza distolse gli occhi dal computer con cui stava trafficando e  riconobbe S. L'aveva vista su qualche magazine rosa. Rimase ammirata e, l'invidia per quel corpo stupendo e quel viso angelico, non tardò a mostrarsi sul suo volto con una smorfia lampante.

- Controllo subito. -

Disse, con poco riguardo.

Immise le credenziali di Georgina nella stringa per la ricerca sul sito dell'albergo, e diede il responso.

- Sì, alloggia qui, ma in questo momento è fuori. Non ha dato informazioni sull'orario del suo rientro. -

- Non importa, aspetterò. -

Serena adocchiò un comodo divano in pelle e ci si sedette. Avrebbe di certo atteso a lungo.

 

 

Nate guardò preoccupato il suo migliore amico.

Erano soli nella sua camera, allontanare Chuck dal trambusto per l'organizzazione del matrimonio di Lily e Rufus era stata un'ottima idea.

Dan era tornato con Vanessa alla caffetteria.

- Chuck non è il caso di preoccuparsi. Blair starà benissimo, in chissà quale hotel di lusso, a godersi la giornata. Georgina le parlerà, si sfogherà con il solito discorso plateale, Blair le risponderà a modo e andrà via. Poi vorrà vendicarsi, farà la stessa cosa a Georgina ed ecco ricominciare il circolo vizioso. Vanno avanti così da anni. Adesso Serena parlerà a quella pazza e vedrai che la 'liberazione' di B. sarà ancora più imminente. -

Chuck si massaggiò le tempie. Era incredibilmente stanco e arrabbiato. Se Georgina non avesse dato ascolto a S., sarebbe intervenuto lui. Alla sua maniera.

In ogni caso Nate aveva un dono naturale nel tranquillizzare gli altri, così avvalorò la sua idea.

- Ma sì, hai ragione Archibald. -

Nate si addolcì. Riempì un bicchiere di scotch e lo porse al compagno.

- Raccontami un po' di Roma e io ti parlerò del viaggio con Vanessa. Abbiamo tante cose da dirci, amico mio. -

C. sorrise, assaporò lo scotch e tornò con la mente alla sera al Colosseo, rivivendo con calma ogni singolo istante.

 

 

Un ragazzo alto, moro e abbronzato, con la divisa di autista si avvicinò a Serena.

La scrutò per bene, per assicurarsi che fosse davvero lei la ragazza che stava cercando.

Poi, timidamente le rivolse la parola.

- Mi scusi... -

Serena distolse l'attenzione dai pensieri che le affollavano la mente e guardò il suo interlocutore.

- Mi dica. -

Il ragazzo non è niente male, pensò S. maliziosamente.

- Vengo per conto della signorina Sparks. Dovrei accompagnarla in un posto se me lo permette. -

- Rapirete anche me allora? -

Esordì Serena irritata.

- Rapire? Non capisco. -

Il ragazzo sembrava sincero, non c'era pericolo.

S. si alzò, afferrò la borsetta, e lanciò un'ultima occhiata di sfida alla receptionist davanti a lei.

 

Durante il tragitto in quella Lamborghini appena ritirata dal concessionario, Serena scambiò qualche parola con l'autista.

Si chiamava Ethan, aveva 24 anni e proveniva da una famiglia modesta, dalla quale, circa 6 anni prima, si era emancipato andando a vivere da solo. E si manteneva a New York guidando auto di lusso per gente di lusso.

- Siamo quasi arrivati. -

- Oh, menomale. Sono proprio curiosa di sapere cosa stia architettando... -

- Spero nulla di grave a te! Fare del male ad una creatura simile sarebbe un peccato mortale. -

La squadrò sorridendo dallo specchietto.

Aveva denti perfetti e bianchissimi.

S. arrossì, Ethan riusciva a farle abbassare le difese.

- Eccoci. 'Murdock Hotel', è proprio questo. Posto inusuale per voi ricconi. -

- Effettivamente non prenoterei mai una camera qui! -

Risero. Poi si guardarono.

- Me lo dai il tuo numero allora, Serena? -

- Per il momento prendo io il tuo. Quando sarò più tranquilla ti farò uno squillo, ok? -

- Ma certo, sua altezza. -

Una volta preso il numero, S. scese dall'auto e continuò ad avanzare sorridendo ad Ethan. Blair era completamente uscita dai suoi pensieri.

Ma poi tornò alla realtà.

Ad aspettarla nella hall, c'era Georgina.

- Serena, Serena! Ma che piacere! Ti stavo aspettando. Ho ordinato due drink, prego siediti. -

- Dimmi dov'è Blair o ti spacco la testa qui, davanti a tutti. -

- Andiamo per gradi, S. Non essere ansiosa. La tua amichetta è in una camera al quinto piano, la raggiungeremo fra un po'. Intanto rilassati e permettimi di chiacchierare un po' con la mia vecchia compagna di avventure! -

G. sfoderò la sua aria innocente.

- Andrai alla Brown, quindi. Ottima scuola. O meglio, ottima per le tue capacità! -

Serena strinse i denti, non era conosciuta per la pazienza. Aveva ucciso un uomo, poteva ripetere l'esperienza anche in quel momento.

- Ho capito, non hai voglia di chiacchierare. Bene, andremo da Blair. Seguimi. -

G. pagò i due drink e si avviò all'ascensore.

 

 

Chuck Bass era solo in camera di Nate. Nonostante l'amico gli avesse dato grande appoggio, aveva un imminente bisogno di stare da solo. Era terribilmente irritato. Sciocche vendette da ragazzini avevano interrotto irrimediabilmente l'idilliaco soggiorno italiano con B. E pensare che lui stesso era il principe di queste macchinazioni. Erano state proprio quelle ad avvicinarlo a Blair.

Il suo cellulare squillò. Guardò allarmato la schermata pregando di leggere 'Serena' oppure 'Blair', ma l'unica cosa che lesse era un numero sconosciuto.

- Pronto. -

- Buonasera. Parlo con il signor Chuck Bass? -

La voce era femminile. Non gli pareva di conoscerla.

- Sì, sono io. -

- Chiamo dallo studio medico 'UMA'. Non riusciamo a rintracciare Blair Waldorf, così abbiamo chiamato al suo appartamento e ci hanno detto di chiamare lei. -

- Beh, certo, dica a me. Miss Waldorf non è in città al momento. -

- Oh, questo è davvero un peccato. Eravamo riusciti a fissarle un appuntamento con il dottor Storage, aveva insistito perchè anticipassimo l'incontro. -

- Dottor Storage? -

- Sì, il medico che doveva analizzare i suoi esami del sangue, per avvalorare il test. -

- Quale test, mi scusi? -

- Quello di gravidanza! -

Chuck rimase senza fiato. Gli tremava la  mano, il cellulare gli stava per cadere.

- La contatterò io al più presto. Arrivederci. -

Tolse la comunicazione.

E adesso cosa faccio?!

 

 

 

 

Eccoci qui allo:

SPAZIO RINGRAZIAMENTIII !!

Alluura , ringrazio love_doll

- L'alfabeto punettiano non lo riesco ad evitareeee x D -

ringrazio _chocolate_

- Chi non ha adorato l'ultima puntata !! In particolare gli ultimi 46 secondi *-* -

E poi tutte le persone che seguono la mia fic , o ce l'hanno tra i preferitiii

Basetti < 3

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Capitolo 6
*** 06. C&B ***


Georgina Sparks godeva enormemente frugando nella sua borsetta Prada per trovare la chiave della camera 702, davanti la quale si trovavano. Tra qualche minuto avrebbe sganciato la notizia bomba. Le teneva in pungo. Entrambe. E chiunque volesse mettersi contro di lei.

Afferrò la chiave e la girò nella toppa. Sentiva l'agitazione di Serena in maniera tangibile. Si salvi chi può!, pensò.

La porta si spalancò. Blair non era più legata alla sedia. L'aveva liberata lei qualche ora prima, portandole la colazione. Guardava fuori dalla finestra, pareva assente.

- B.! -

Serena le corse incontro. Blair scoppiò in lacrime e l'abbracciò.

- Siete patetiche! -

Biascicò G., accompagnando l'affermazione con una smorfia.

- Sei patetica tu, brutta stronza! E' finita questa ridicola commedia?! Posso andare adesso o devi tenermi rinchiusa qui tutta la vita? -

Blair le inveì contro, con tutta la rabbia che aveva accumulato durante quella notte nello squallido hotel ‘per famiglie di reddito medio’ in cui si trovavano.

- Oh, ti lascio andare immediatamente, Queen B. Quella è la porta, potete volare via, passerotte. -

Georgina enfatizzò la battuta con un gesto plateale che indicava l'uscita. Il piano stava riuscendo.

- Scusa un attimo, Georgina. -

Disse Serena avvicinandosi lentamente.

- Tu hai letteralmente rapito Blair, mettendo fine al suo viaggio con Chuck, mi hai fatto portare qui da un autista che non conosce nulla di questa 'missione' in stile 007, e tutto quello che riesci a dire è 'quella è la porta'? -

Georgina prese tempo. Assaporò il momento.

- Sì, è tutto quello che riesco a dire. -

Sorrise.

- Beh, allora sei ancora più fuori di testa di quello che pensavo. -

Esordì Blair, mentre si ravviava il vestito sgualcito.

- 'Rapirti' è stato solo un divertimento. Vedere il grande Chuck Bass in agitazione, la splendida Serena Van Der Wootsen farsi accompagnare da un aitante autista verso una meta sconosciuta. Ma soprattutto, tenere assicurata la temutissima Blair Waldorf ad una sedia, vendicandomi dei torti subiti. -

Le lanciò un'occhiata avvelenata.

Serena decise di attaccare.

- Non pensare di scamparla, sai. Devi farti curare, Georgina. Avvertiremo la polizia. Non ti lascerò fuggire senza prima assicurarmi che l'avrai pagata. -

S. sembrava molto sicura di sè, ma il contraccolpo non tardò a venire.

- Anche io avevo intenzione di avvertire la polizia, sai? Che coincidenza strana... Stavo aspettando il momento più giusto per rivelare le mie incredibili scoperte, ma  sembra essere finalmente arrivato... -

Georgina recitò una falsa apprensione. Serena tornò a risponderle.

- Adesso ho capito. Non fai mai nulla senza un tornaconto, ti conosco bene. Posso anche credere alla storia del divertimento e della vendetta per il rapimento di B., ma è chiaro che c'è qualcos'altro sotto. Sbaglio? -

- No, Serena. No, non sbagli. Vai alla polizia, ti accompagno. Magari si stanno ancora chiedendo che fine ha fatto un certo signor Wan Der Woodsen... -

S. si sentì mancare la terra sotto i piedi.

 

 

Chuck era da più di un'ora intento a fissare il suo cellulare.

Voleva parlare con qualcuno.

Non era mai stato un tipo da consigli o chiacchiere affettuose ed amichevoli, ma per quello che aveva capito dalla telefonata precedente, doveva immediatamente confidarsi con un'altra persona.

Afferrò l'apparecchio di ultima generazione, raggiunse la rubrica e fece per selezionare la voce 'Nate'.

Poi si fermò. Probabilmente N. non era la persona più adeguata per quell'incarico, aveva pur sempre avuto una 'ricaduta' con Blair qualche tempo prima.

Scorse il resto delle voci. C'erano una miriade di numeri dimenticati, di ragazze protagoniste di qualche avventura notturna che volevano abbordare il più ricco ereditiere di NY. Altri contatti memorizzati sotto nomi che nemmeno ricordava di aver conosciuto.

Devo fare una bella ripulita, si disse, ma quello non gli sembrò il momento più adatto.

Tornò indietro e si arrestò su un nome che lo fece sorridere: 'SfigaDan'.

Esitò un attimo. Confidarsi con Humphrey voleva davvero dire essere disperati.

Ma non aveva altra scelta.

A causa del suo comportamento, non aveva collezionato molti amici nel corso della sua vita.

Chiamò Dan, gli chiese di raggiungerlo al Palace, aveva bisogno di tornare a casa. Erano quasi le 11 di sera, i preparativi erano senz'altro terminati. 'IlRagazzoSolitario' accettò.

Almeno è sempre disponibile, pensò C.

 

 

 

- Cosa sai a proposito di mio padre...?! -

Serena era sul punto di strappare i capelli a G., ma Blair la fermò. Dovevano ascoltare. Georgina non era una sciocca, tutta quella messa in scena era servita ad uno scopo.

- Diciamo che ho fatto quattro chiacchiere con quello spiantato di Carter Baizen. Era sbronzo, e ha cominciato a farneticare riguardo qualcosa che era accaduto a Santorini. Sì, Santorini, mi pare di ricordare. Dapprima non ci ho fatto molto caso, ma quando ha pronunciato quel cognome, beh, non ho potuto fare a meno di insistere. -

Georgina ostentava un sorriso soddisfatto. La sua vendetta era arrivata, ed era molto, molto succosa.

Serena continuava a stringere i denti, mentre Blair le teneva il polso.

- Mi ha confessato di averti proposto di leggere le preziose informazioni che aveva raccolto sul conto di tuo padre, ma tu hai rifiutato. Sei proprio un'inguaribile rammollita. Così quelle informazioni le ho avute io. -

- I tuoi inutili discorsi mi danno sui nervi. Arriva al sodo. -

Ordinò Blair.

Georgina la fulminò con lo sguardo. Quello era il suo momento, e se lo sarebbe goduto fino all'ultimo istante.

- Keith Wan Der Woodsen è morto in un incidente d'auto 15 anni fa. Era un affermato discografico. Aveva avuto una moglie, Lily, che noi tutte conosciamo, e una figlia, Serena, che non aveva mai visto. Di Eric non abbiamo notizie certe. Subito prima che Lily desse alla luce la qui presente bella biondina, Mr Wan Der Woodsen se l'è squagliata, per motivi a noi del tutto sconosciuti. -

G. continuava a parlare lentamente, ma con euforia. Pareva una cantastorie.

La tensione saliva.

- Si è rifugiato in Ohio, dove ha continuato a dirigere la sua fruttuosa azienda. Si era completamente dimenticato di avere una famiglia quando, 15 anni orsono appunto, 3 anni dopo la nascita di Serena,  Lily Wan Der Woodsen si prodigò a fargli visita. Anche in questo caso, non conosciamo il motivo di questa azione. L'attuale Bass, tra poco Humphrey, portava con sè una calibro 31. Un vicino ficcanaso, si trovò a sbirciare il giardino della casa adiacente alla sua, e notò l'auto rossa fiammante di Lily. Pensò che fosse arrivata a fare visita al discografico la famosa pop star di cui lui stesso gli aveva parlato, così decise che poteva utilizzare la portafinestra comunicante tra le due abitazioni per dare  una sbirciatina. Ma la scena che vide fu ben differente da un concertino domiciliare. -

G. si fermò ed attese. Serena era pallida.

- Lily puntava la pistola alla tempia dell'ex marito. Lui la pregava di lasciarlo perdere, 'Penserò a tutto io', urlava. Naturalmente il curioso vicino ha considerato tutto eccetto il chiamare aiuto. In preda a quello che sembrava un raptus di follia, Lily premette il grilletto. Un solo colpo alla testa, fatale. Nessuno poteva aver sentito lo sparo, con il trambusto che facevano i muratori addetti alla costruzione di una nuova palazzina lì accanto. Il vicino non seppe cosa fare sul momento. Vide la donna scappare in direzione della sua auto, e osservò il sangue rosso acceso colare dalla bocca semiaperta dell'uomo. Rimase quattro ore intere nascondendosi dietro il paravento accanto alla portafinestra, senza prendere una decisione sul da farsi. Due uomini che non aveva mai visto prima parcheggiarono in giardino. Entrarono nella casa di quello che lui sapeva essere un defunto, e lo trascinarono via di peso. Lo caricarono nel bagagliaio e ripartirono sgommando. Un lavoro pulito, nessuno si era accorto di niente. -

Nuova pausa.

Nè B. nè S. sembravano intenzionate ad aprir bocca. Pendevano dalle labbra di Georgina.

- Il furbo vicino, che noi chiameremo affettuosamente Joel, ha pensato bene di dimenticare l'intera scena, racimolare una cospicua somma che aveva messo da parte, e scappare a Santorini. Bene, fin qui ci siamo. Ma torniamo ai giorni nostri. Tu, cara Serena, sei sempre stata tormentata dall'idea di sapere di più sull'identità del tuo caro paparino. Hai contattato Baizen, che è il secondo dopo Chuck Bass a possedere un'armata di informatori che farebbe invidia all'FBI. Hai preferito rivolgerti a lui, forse C. era troppo impegnato ad amoreggiare con la nostra principessina. Così Baizen si è messo a dare la caccia a Wan Der Woodsen. Ha visitato la villa in Ohio, e ha fatto qualche domanda ai vicini. Questi gli hanno risposto che durante il periodo che lo interessava, ad abitare la villetta adiacente a quella del discografico, era proprio il nostro adorato Joel. Non è stato difficile per Carter e la sua banda di 'agenti segreti' scovarlo. Ed eccoci qui a parlarne. -

Il discorso era esaurito. Georgina si sedette sul letto matrimoniale. Voleva godersi la reazione.

- TU SEI UNA BUGIARDA! -

Inveì Serena. Blair era senza parole, ma decise comunque di dire la sua.

- E... perchè mai Lily avrebbe dovuto uccidere l'ex marito? -

- Beh, non ne ho idea. -

Rispose Georgina divertita.

- Perchè non lo chiedete a lei? -

Disse mentre si avvicinava alla porta e andava via.

 

 

 

Dan bussò alla porta della camera di Chuck. Era confuso, non sapeva di essere d’un tratto diventato il diretto confidente di Bass. Decise di accettare l’invito comunque, C. era a pezzi.

- Humhprey entra, prego. –

La suite era immersa nel totale silenzio. Lily era ad una prima teatrale con Rufus, Eric se la stava spassando fuori con il suo ragazzo Jonathan.

- Ehm, Chuck! –

Dan fece per dargli una pacca sulla spalla, ma fermò la mano a mezz’aria. Non era un esperto di convenevoli, in particolare con Chuck Bass, che aveva cercato più di una volta di distruggergli la vita.

- Non c’è bisogno di sprecarsi in inutili sceneggiate. Ho bisogno di un consiglio oggettivo. –

- Un consiglio da me? Sono lusingato, Bass. –

Chuck roteò gli occhi.

- Sono sorpreso anche io di quanto possa cadere in basso. Ma sono stato costretto a chiamare te. –

- E come mai proprio ‘Dan lo Sfigato’? –

- Perché non mi sembrava il caso di parlarne con Nate. E perché lo sanno tutti che i poveri infiltrati come te sono più saggi. –

Chuck si riempì un bicchiere di gin.

- Ne vuoi? –

- No, grazie. Su, ti ascolto. Preferisco giocare a fare lo psichiatra che essere riempito di insulti. –

D’improvviso lo scudo di Chuck sembrò sciogliersi. Si lasciò cadere sul letto.

- Io… Io sono davvero… Non so cosa pensare… Ero convinto di essere stato prudente… -

Si massaggiava le tempie con movimenti lenti e circolari, scolandosi il gin.

- Calma adesso. Racconta tutto dall’inizio. –

Dan lo affiancò.

- Blair è incinta. –

Pronunciò quelle parole in un soffio, afferrò la bottiglia e bevve con vigore quasi tutto il liquido contenuto.

Dan rimase sconcertato. Si alzò, poi sedette di nuovo, poi si alzò e camminò a grandi passi per la stanza.

- Siediti, mi fai venire il mal di testa. –

- Bene. Cioè, bene, insomma. Bene. Allora, riflettere. Sì, Dan, rifletti. –

Farneticava tra sé e sé.

Forse Nate sarebbe stato meglio, si disse C.

- Te l’ha detto lei? –

Farfugliò Dan.

- No. L’ho scoperto da solo. Ma questo non è importante. Io non sono capace di fare il padre! Ho imparato da poco a fare il fidanzato, il padre proprio no! Ho diciotto anni, per Dio, devo andare al college, portare avanti le Bass Industries, divertirmi… -

- Cosa hai intenzione di fare adesso? –

- Se l’avessi saputo non ti avrei chiamato, cretino. –

Altro sorso dalla bottiglia.

- Ma io cosa posso dirti?! Insomma, io sono stato prudente…beh, ecco…parlale. –

- Se quella Georgina la lascia andare lo farò sicuramente. –

- Fare il padre è una cosa naturale per noi uomini… ci farai l’abitudine… -

- E poi cosa dovremo fare? Sposarci? Oddio, solo il pensiero mi da la nausea. –

- Pensavo fossi innamorato di Blair… -

- E’ così, Dan. Ma abbiamo avuto tanti di quei problemi… stiamo insieme solo da un mese, non dimenticarlo! –

- Ma la ami da due anni. E come ami lei, amerai il bambino. –

Chuck fissò un punto di fronte a lui. Non parlarono per circa un minuto, poi esordì.

- Grazie, Dan. Mi sei stato d’aiuto. Ho capito quello che devo fare. –

- Menomale… -

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Capitolo 7
*** 07. C&B ***


 

Blair e Serena viaggiavano in un lurido taxi abbordato all'esterno dell'albergo.

Non avevano parlato da quando Georgina era uscita dalla camera lasciandole a bocca aperta.

- E spostati, bastardo! -

Urlava l'autista apparentemente messicano, bussando in continuazione con il clacson agli altri conducenti indisciplinati.

- Mi scusi, potrebbe evitare queste rozzezze, per favore? Ci sta venendo un terribile mal di testa! -

Blair guardò l'uomo grassoccio con il suo più fiero sguardo inceneritore, e quello la squadrò dall'alto in basso.

- Non siamo alla corte del re, qui. La strada ha leggi molto severe . . . ma guarda questo! Levati! -

- Okkei, ci rinuncio. -

Serena guardava fuori dal finestrino.

Blair le sfiorò la mano, e lei la strinse.

- Come va? -

- Meglio. -

S. sorrise, ma non tranquillizzò di certo la sua migliore amica. B. sapeva bene quando c'era qualcosa che non andava.

- La prima azione da fare è parlarne con Lily. Lo sai, vero? -

- Sì, lo so. -

Non pareva convinta.

- Ci parlerai, vero? -

Ripetè Blair con tono insistente.

Serena la guardò negli occhi, sbuffando.

- E se è una falsità? E se mio padre fosse davvero morto in un incidente? Se faccio l'errore di accusare mia madre di un reato che non ha commesso? -

- Non devi accusarla, S. Devi solo farti forza e raccontarle la versione di Georgina. O meglio, di questo fantomatico 'Joel'. -

- Hai ragione B., glielo chiederò. -

Si abbracciarono mentre l'autista frenava bruscamente imprecando ad ogni chilometro.

 

Blair arrivò al suo appartamento completamente intontita. Era stata confinata in uno stupido hotel per due giorni, non sapeva dove fosse sua madre, nè come stesse Dorota.

Il vano ascensore si aprì e lei si avviò verso le scale.

- Dorota? -

La fedele cameriera spuntò fuori dalla cucina. Alla vista della ragazza, le luccicarono gli occhi. L'aveva allevata per diciotto anni come una figlia. L'aveva vista crescere. L'aveva vista sbocciare, lentamente, fino a diventare uno splendido fiore. Corse a stringerla.

- Oh, miss Blair! Sono stata così in pena! Mr Chuck non voleva spiegarmi dove fosse, e io non sapevo dove cercare! Ma adesso è qui, e sono così felice! -

Blair le poggiò una mano sulla testa. In fin dei conti, le voleva bene.

- Dov'è la mamma? -

- E' a Parigi, per un'importante sfilata. -

- Non le avrai mica detto... -

- No, miss Blair. Le ho detto che era ancora a Roma. -

- Bene, Dorota. E Chuck? -

Il viso della simpatica cameriera si ombrò. Quello sguardo preoccupato non preannunciava nulla di buono.

Farfugliò qualcosa in polacco, guardando Blair con espressione accigliata.

- Ha lasciato questa. -

Le porse una lettera imbustata.

- Quando l'ha mandata? -

- Circa un'ora prima che lei tornasse. E' venuto qui e mi ha dato la lettera, ma dal suo comportamento ho capito che era molto nervoso. -

- Bene. Grazie Dorota. -

Il cuore di B. iniziò ad accelerare.

Salì in fretta le scale in marmo che conducevano al piano superiore, entrò nella sua camera e sbarrò la porta.

Si appoggiò sul letto. La patria dei suoi sogni. Il custode al quale, tutte le notti, affidava le sue speranze.

La sua stanza le era decisamente mancata. In fondo, era stata via per più di una settimana.

Guardò la busta. Sigillata.

Le mani faticavano a rispondere ai comandi del cervello. Le accadeva sempre quando aveva paura.

Prese la lettera. Riconobbe immediatamente la calligrafia spigolosa di Chuck.

 

Ho bisogno di pensare.

Non so dove andrò, o per quanto tempo sarò lontano.

Sono il solito codardo, lo so, ma sta accadendo tutto

troppo velocemente.

Non cercarmi, ti prego.

Tuo per sempre,

il perdutamente innamorato

Charles Bass.

 

Poche righe furono sufficiente a mandare in mille pezzi il fragile cuore di Blair. Aveva già provato quella sensazione. Sola, sul suo letto, con una lettera d'addio di C. tra le mani. Non le piaceva rivivere quell'esperienza. Scoppiò in lacrime e maledisse Georgina. Probabilmente durante la sua assenza si era trovato qualche 'amichetta' e aveva rimpianto la sua vecchia vita. Probabilmente si era stancato di lei. Se lo aspettava. Era stata un'ingenua a sperare in un totale cambiamento di Chuck. Non si può cambiare quello che si è, e lei lo sapeva bene. L'aveva imparato a sue spese.

 

 

Serena bussò delicatamente alla porta della stanza della madre. Le erano servite più di due ore per preparare il discorso da farle. E soprattutto per calmarsi e raccogliere le idee. Per decidere sul da farsi per quanto riguardava Georgina, Blair, Carter che era stato così imprudente da rivelare tutto. Aveva pensato anche ad Ethan. Le sarebbe piaciuto chiamarlo, ma erano passate poche ore dall'ultima volta che l'aveva visto, sarebbe passata per una disperata, e di certo non era dell'umore adatto. Sapere che l'istinto omicida fosse una caratteristica comune della famiglia non la rassicurava.

Sperava che sua madre non fosse con Rufus, sarebbe stato imbarazzante. Erano inseparabili negli ultimi tempi, per via del matrimonio.

- E' aperto. -

Lily era seduta sulla sedia in vimini accanto alla finestra sfogliando una rivista specializzata sull'organizzazione di nozze. Sta diventando matta, pensò S.

- Mamma! -

Si sforzò di sorridere, ma mentire non era il suo forte.

- Tesoro! Dove sei stata? -

Si sfilò gli occhiali da vista e si alzò.

- In giro... -

- Ti sei divertita? -

Chiese Lily gentilmente.

- Non proprio... -

Serena si sedette a sua volta. Respirò profondamente. I giri di parole le sembravano inutili.

- Ho bisogno di parlarti di una cosa molto importante. -

- Beh, dimmi. -

Lily l'affiancò, massaggiandole la schiena.

- Ehm... possiamo parlare...al sicuro? -

- Al sicuro? In che senso? -

- C'è la possibilità che qualcuno ci stia spiando? Che so, cimici, microfoni nascosti...? -

- Ho notato un uomo vestito di nero sotto il letto, l'ho invitato a bere un tè! Per favore, Serena, i tempi di Bart e dei suoi fascicoli sono finiti. Nessuno ascolta le nostre conversazioni, stà tranquilla.-

- Bene. -

S. si tranquillizzò quanto bastava per dare l'imput alla conversazione.

- Ho scoperto una cosa. -

- Che genere di cosa? -

Lunga pausa.

- Riguardo mio padre. -

Lily si alzò di scatto, infuriata.

- Ti avevo detto di non cercarlo. Non ha amato nè te nè Eric, non vi ha visti crescere, non vi ha accuditi. Perchè vuoi per forza conoscerlo? -

- A dire il vero, nemmeno tu hai impersonato il modello di 'mamma presente e premurosa’ in questi anni. –

Serena si accorse subito di avere fatto del male a sua madre con quell’affermazione. Avevano parlato, avevano chiarito i motivi della sua assenza. Rivangare il passato non era stata la scelta migliore.

- Mi dispiace, scusa. –

Lily si allontanò un poco da sua figlia. Aveva un’espressione indecifrabile.

- Bene. Adesso che abbiamo chiarito che entrambi i tuoi genitori sono stati un fallimento, continua. Cosa vuoi sapere? –

- Mio padre è morto in un incidente d’auto, giusto? –

- Sì, è così. –

- 15 anni fa? –

- Sì. –

Lily era evasiva.

- Prima della nascita di Eric. –

- Sì. –

- Beh, è strano. Insomma, se Eric è mio fratello ‘di sangue’, figlio di Keith Wan Der Woodsen come lo sono io, quando è stato concepito? –

- Prima della sua morte. –

- Non si era trasferito? –

- Sì, in Ohio. –

- E? –

- E… ci siamo visti. Insomma, ci eravamo riavvicinati. –

- Oh. Dev’essere stato un brutto colpo per te perderlo prima della nascita di Eric, quindi. –

- Sì, lo è stato. Ero innamorata di lui. –

La donna aveva un atteggiamento sognante.

- Era un uomo fantastico. Davvero fantastico. Anche se mi aveva abbandonata, se non aveva mai visto sua figlia, lo amavo. Uno dei tanti difetti di noi donne. –

Serena si sentì stringere il petto. Come avrebbe potuto sua madre, aver ucciso suo padre? Era una donna insicura, imprudente a volte, ma uccidere…

- Scusa mamma, ma devo andare adesso. Ho… ho un appuntamento con Blair. –

- Ma qual era la cosa importante che dovevi dirmi? –

- Volevo… sapere qualcosa di lui. –

- Capisco. Và pure, cara. –

Serena si alzò e una volta fuori la camera, tirò un forte sospiro. Georgina aveva organizzato una messa in scena per ‘rapire’ Blair, di sicuro anche quelle informazioni erano un falso.

 

Lily guardò sua figlia allontanarsi.

Prese il suo cellulare, e compose un numero che ricordava a memoria.

- Ti ricordi quelle informazioni di cui mi hai parlato? Beh, scopri chi le ha avute.

Tolse la comunicazione quasi immediatamente.

RINGRAZIAMENTI =)

Ringrazio love_doll come al solito

xkè?

xkè il papa non è re, il re non è papa, e tu 6 1 testa di rapa, e sei uscito di capa, e la pasta è sciapa, e chapa la crepa.

Scrivendolo mi rendo conto di qnt sia assurda qst cantilena x D

Ringrazio tutti quelli che leggono la mia fic^^

Vi prego

rencensite se vi piaceeee

grazie =P

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Capitolo 8
*** 08. C&B ***


Serena Wan Der Woodsen ascoltava la sua musica preferita accovacciata sul suo letto.

Ripensava alla storia di Georgina. A quanto la sua vita fosse stata incasinata.

Poi, un viso le tornò alla mente. Un sorriso.

Ethan.

In fondo non lo conosceva nemmeno, ma ricordare la sua espressione la sollevò leggermente. Era sempre stato così con i ragazzi, colpo di fulmine.

Afferrò il suo cellulare e se lo rigirò tra le mani. Lo fissava sorridendo, quasi volesse un consiglio sul da farsi dall’apparecchio inanimato.

- Okkei, lo chiamo. –

Selezionò il suo numero ed attese.

Uno, due, tre squilli.

Una voce.

- Pronto? –

Serena pensò seriamente di attaccare, ma valutò in un nanosecondo che avrebbe fatto in quel modo una pessima figura, così rispose.

- Ehi, Ethan! –

Era tutto tranne che convinta.

- Serena.. mi stavo proprio chiedendo che fine avessi fatto! –

Ricorda perfettamente la mia voce, fantasticò S.

- E’ passato solo un giorno! –

- Ma io sono un tipo impaziente.. –

- Allora quando ci vediamo? –

Il tono di Serena riacquistò sicurezza.

- Stasera alle sette nell’atrio del Palace? –

- Già vieni a prendermi a casa! Sì, è perfetto. –

- Anche per me. A stasera allora, principessina. –

 

 

Chuck Bass passeggiava a piedi nudi su una spiaggia californiana di una spettacolare sabbia dorata. Vestito impeccabilmente anche al mare, guardava l’orizzonte confondersi con la linea  di demarcazione dell’acqua cristallina. Il sole pian piano scendeva, nascondendosi dietro un alto promontorio alla sua destra.

L’aria era così tranquilla.. Le voci confuse degli ultimi bagnanti.. I baci rubati di qualche coppietta, al sapore di sale.. Tutto sembrava così armonioso..

Ma nel suo cuore regnava la tempesta.

Blair era incinta. Il figlio era suo, o almeno così sperava. Ma che pensieri! Certo che era suo!

Sarebbe diventato padre. Avrebbe dovuto educare una creaturina per renderla abbastanza forte da affrontare il mondo. Lui, che dopo una sbronza non riusciva nemmeno a reggersi in piedi. Era davvero troppo.

Si appoggiò ad uno scoglio e volse lo sguardo in lontananza. Come al solito, dipinto nel cielo, vide il suo volto. I suoi fluenti capelli ondeggiare. La sua perfetta bocca chiamarlo.

Fu destato però, da flebili urla.

Una bambina.

Una bimba, dai capelli corvini e gli occhi chiari come il cristallo, correva in maniera buffa verso di lui.

- Hai una caramella? –

Gli chiese.

Chuck rimase interdetto. Lo avevano definito in tutte le maniere, ma di certo non era un tipo da caramelle.

- No piccola. –

Il visino della bimba si ombrò. Dietro di lei si avvicinò un uomo, le somigliava molto.

- Mi scusi, ma Karol vede caramelle dappertutto! –

Appoggiò delicatamente la mano sulla spalla della piccola.

- Su tesoro, smettila di importunare il signore, mamma ci aspetta! –

- Ma papà..! –

- Su, non fare storie! Andiamo. –

- Okkei.. Addio, signore imbronciato! –

Salutò Karol rivolgendosi a C.

- Ciao, bambolina! –

Chuck le accarezzò il mento, e la vide allontanarsi stringendo la sua piccola manina a quella forte e protettiva del padre.

Un incontro chiarificatore, pensò.

 

 

Blair Waldorf misurava a grandi passi la sua stanza.

Consultando la sua agenda, aveva notato un appuntamento dimenticato: lo studio medico.

Aveva chiamato l’UMA, e le avevano detto di attendere. Avrebbero rintracciato il suo dottore personale in pochi minuti.

Consultava l’orologio in continuazione.

Sorseggiò una bevanda fresca che si era fatta portare da Dorota.

Ecco la sua suoneria, il numero dello studio sul display. Tirò un respiro profondo.

- Miss Waldorf è in linea? –

- Sì, eccomi. –

- La mettiamo in contatto con il professore. –

- Grazie. –

 

 

 

Serena fu ridestata dalle sue fantasie, qualcuno aveva bussato alla porta della sua camera.

- Avanti! -

Sul suo volto, si fece spazio un enorme sorriso, dovuto all’eccitazione per l’imminente serata con Ethan.

- Blair, cosa ci fai qui? –

La ragazza entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle.

Col viso tetro, senza proferire parola, si sedette su una sedia accanto allo specchio.

- Tesoro, cos’è successo? –

Serena affiancò l’amica.

- Chuck se n’è andato. –

Il tono di voce di Blair era irriconoscibile. Lei era irriconoscibile.

- Come se n’è andato? –

B. porse la lettera ad S.

La bionda la lesse in fretta.

- E’ incredibile. –

Si alzò di scatto.

- E’ il solito. Chuck Bass non cambierà mai. Come abbiamo potuto minimamente pensare che potesse modificare qualcosa? –

Blair scoppiò in lacrime.

- No, su, su, non fare così. Ma poi perché deve pensare? Pensare a cosa? –

- Non lo so! –

Gridò B. tra i singhiozzi.

A interrompere quello strazio, fu Dan, che bussò lievemente alla porta.

- Posso entrare? –

- Dan, siamo occupate. –

- Serena è importante! Tua madre.. –

Humphrey vide lo stato di B. e ammutolì.

- S-s-scusate.. Non volevo disturbare, ma Lily voleva un consiglio… vabbè, lasciamo perdere, vado via. –

Serena guardò Dan in maniera eloquente indicando con gli occhi Blair, poi gli chiese:

- Hai visto Chuck, ultimamente? –

- Sì, abbiamo parlato. –

Spalancò gli occhi, come se avesse avuto un’illuminazione.

- Oh, adesso capisco. –

Si avvicinò a Blair come non aveva mai fatto.

- Sei una ragazza forte, potrai affrontare questa situazione. E stai certa che Chuck ti aiuterà, sarà un ottimo padre. –

- Che cosa? –

A B. sembravano fumare le orecchie, S. rimase allibita.

- Cos’hai detto? –

Dan indietreggiò.

- Ma come.. Non eri incinta? –

- Incinta? Io? No! Proprio oggi ho avuto la conferma dallo studio medico! Era un falso allarme. –

- Ma Chuck sembrava così sicuro.. e.. e mi aveva detto di aver capito cosa avrebbe dovuto fare.. –

Blair chiuse gli occhi.

- Che stupida. Sapete perché è andato via? Perché pensava fossi incinta. Perché aveva troppa paura. Ma se fosse stato davvero così, l’unica persona che avrei voluto accanto sarebbe stata lui. –

- B. è stato tutto un enorme malinteso.. –

Sussurrò Serena.

- Un malinteso che mi ha fatto capire molte cose.. –

B., quasi in trance, afferrò la sua borsetta, e lasciò Dan e Serena da soli, andando via a passo lento.

Nessuno di loro due cercò di fermarla.

- Sei sempre il solito. –

Aggredì Serena.

- Io? Cosa c’entro io adesso? –

- Se Chuck si è rivolto a te è chiaro che è disperato. E tu, come al solito, gli avrai detto qualcosa che lo ha portato a lasciare B. qui da sola. E’ evidente. –

- Non scherzare! Io ho cercato di fargli capire che Blair ha bisogno di lui! –

- Certo, certo. Per favore, vattene. Hai già creato troppi problemi! –

- Con piacere! –

Sbraitò Dan, che uscì sbattendo la porta.

Serena sprofondò nuovamente sul suo letto. Odiava litigare con Dan. In fin dei conti, non se lo meritava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio ringraziamentiii =D

Per prima cosa vi chiedo scusa se ho aggiornato tardi,

ma sono stata in vacanza xDD

Alluuuura

ringrazio come al solito tutte le persone che leggono la mia fic!

pallina00

Grazieeeee^^ Beh, sì, amiamo per questo Chuck xDD

Ma non è detto che non ci sia un lieto fine =DD

Continua a leggere, baci <3

Love_doll

non so ke scrivere xD

I love uuuu

 

 

Al prossimo chappyyy!

R.

 

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Capitolo 9
*** 09. C&B ***


Serena Wan Der Woodsen era splendida, come sempre.

Avvolta in un succinto tubino azzurro, con scarpe dai tacchi vertiginosi impreziosite da lacci di raso legati attorno alle caviglia, un completo di perle che le illuminava la pelle e i capelli sciolti e fluenti che le ricadevano sulle spalle.

Era turbata.

Turbata per il primo appuntamento con Ethan, turbata per Blair, turbata per Chuck, turbata per sua madre, ma soprattutto turbata per Dan. Non l’aveva chiamato per scusarsi.

Ad aspettarla nell’atrio dell’albergo c’era Ethan, alto e bello come lo ricordava, non particolarmente elegante, ma con il vestiario adatto per una prima “uscita romantica”.

Le sorrise e le strinse la mano.

Serena si autoconvinse che avrebbe passato una bella serata, a dispetto di tutto ciò che nella sua vita non andava.

 

A guardare quella romantica scena, dalla sommità delle scale, c’era Dan Humphrey.

L’espressione di Serena, l’imbarazzo di quell’uomo che visibilmente non proveniva dall’alta società, richiamò alla sua mente un avvenimento di due anni prima, forse il più importante della sua vita. Provò un’amara nostalgia. Sentì la dolorosa impotenza che lo inondava. Avrebbe voluto lui stringere la mano di quella bionda principessa, nonostante tutto quello che fosse successo, nonostante i sentimenti negati e le tante parole sprecate. Nonostante si fossero promessi a vicenda di rimanere amici. Ma purtroppo, l’amore non si comanda.

 

 

Lily Wan Der Woodsen aveva avuto l’informazione che desiderava. Aveva scoperto il suo nemico.

Un nemico giovane, ma da non sottovalutare. Il segreto che aveva cercato di sotterrare, più di qualunque altro, stava venendo a galla. E le sarebbe costato molto, forse tutto.

Sua madre non l’avrebbe aiutata ad insabbiare la cosa, avrebbe dovuto far leva solo sulle sue forze. E optò per lo scontro campale, diretto. Georgina l’avrebbe raggiunta al ristorante italiano della quarantesima strada, un posto poco ricercato, adatto per trattare.

Non era particolarmente nervosa, ma aveva paura che la ragazzina avesse rivelato il segreto a qualcun altro.

 

 

- Chuck.. –

Blair sussurrò il suo nome a fior di labbra.

Era lì, davanti a lei, nella sua stanza. Era stato via soltanto un giorno, ma le era mancato come se fosse stato lontano un’eternità.

Lui non parlò. Le si avvicinò, inondando la camera del suo buon profumo.

Era vestito impeccabilmente, ma il suo viso tradiva un’insicurezza dilagante.

Lei si ritrasse istintivamente.

- Blair.. perdonami.. –

Una silenziosa lacrima attraversò il volto perfetto di quel bellissimo re oscuro.

B. cercava di mettere a fuoco la situazione. Era infuriata con lui. L’aveva abbandonata. Per l’ennesima volta. Aveva pianificato tanti discorsi da fare, tante imprecazioni, tanto odio. Ma vederlo piangere dinanzi a lei le sciolse il cuore. L’amore incondizionato che provava per Chuck esplose sottoforma di un lungo abbraccio.

I due corpi si unirono perfettamente, quasi fossero stati speculari.

E per la prima volta, entrambi piansero.

Piansero silenziosamente, restando legati come se una forza sovrumana gli impedisse di staccarsi l’uno dall’altra.

- Sono pronto. Sono pronto per fare da padre a nostro figlio, sono pronto per stare con te tutta la vita, sono pronto per amarti per sempre. Sono pronto per te, Blair, qualunque cosa tu voglia che faccia. –

B. gli accarezzò il viso e lo baciò.

- Non sono incinta, Chuck. –

- Che cosa? –

Chuck indietreggiò di qualche passo.

- Era un falso allarme.. è tutto apposto. So perché sei andato via, adesso lo capisco. E se andare via da me, anche solo un giorno, ti ha reso le idee più chiare, sono felicissima. Ma non sono incinta. –

C. si sfregò il mento, un lampo gli attraversò gli occhi. Un’enorme sorriso invase il suo volto.

- Non sei incinta? Non mi interessa. –

Si mise in ginocchio e afferrò la mano di Blair, quasi in preda a uno spasmo.

- Blair Waldorf, vuoi sposarmi? –

 

 

Serena tornò a casa un po’ stordita.

La serata non era stata particolarmente entusiasmante.

Ethan era un ragazzo stupendo, sotto ogni punto di vista, ma i suoi pensieri erano rivolti ad un’altra persona.

Quella serata ne aveva rievocata nella sua mente un’altra, ben più importante, risalente a due anni prima. La scelta dell’atrio del Palace non era stata molto felice, forse.

Si struccò in fretta, strusciando con forza la salvietta imbevuta contro il suo viso.

Avrebbe chiamato Dan, immediatamente.

Gli avrebbe detto che lo amava ancora. Che non aveva mai smesso di farlo.

Attese con il cellulare stretto tra le mani affusolate. Passò circa un’ora in quella posizione, senza azzardarsi a fare una mossa. Poi, si stese sul letto e si addormentò.

Ringraziamenti =DD

Grazie a Kimly

Anche io penso che Chuck potrebbe essere un buon padre.. xD

Sai che carina poi una figlia di C&B?! Sarebbe uno splendore!!

E Grazie alla mia Gabrybella che è in vacanza xD E leggerà questo capitolo

tra 3 settimane!!

Grazie a tutti quello che leggono la mia FF!!

Baci, R.

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Capitolo 10
*** 10. C&B ***


- Blair Waldorf, vuoi sposarmi? –

In un attimo l’intera vita le passò davanti.

Suo padre, sua madre.

La sua infanzia, il Natale.

L’estate, il caldo, i cappotti.

Serena.

Nate.

Il vomito, il vuoto.

La Constance, Yale.

I pianti, il sesso.

La libidine, l’affetto.

L’insicurezza.

La regina e il re oscuro, Chuck.

Una nuova lacrima, più consapevole, con più esperienza, prese a scivolare prepotentemente sulla sua guancia.

- Io.. –

Chuck accarezzò il viso di B. lentamente, partendo dalla fronte, scendendo sul naso, arrivando a quella insistente lacrima..

- Io ti amo.. Io.. –

- Tu? –

- Io voglio sposarti. –

E quella notte fecero l’amore, violentemente e dolcemente allo stesso tempo.

Quella notte parlarono del loro futuro, del loro passato.

Parlarono del loro dolore.

Parlarono del loro sentimento di rivalsa, parlarono delle responsabilità che incombevano.

Si dissero che affrontarle insieme sarebbe stato il modo migliore per non averne paura.

Quella notte non dormirono.

Stavano già vivendo un sogno.

 

 

Lily Wan Der Woodsen cercava di non tradire il nervosismo che l’attanagliava.

Non doveva.

Era accovacciata su una panchina della nona strada.

Attendeva, con la sua solita compostezza, Georgina Sparks.

Teneva la borsetta stretta a sé, una borsetta contenente un assegno da cinquecentomila dollari.

- Lily.. –

Quasi trasalì.

Ad affiancarla c’era Georgina, coetanea di sua figlia. Una ragazza che aveva ospitato migliaia di volte al suo appartamento. Beh, era proprio da lei che doveva difendersi in quel momento.

- Il suo informatore le ha riferito che ero io, vero? –

- Sì, non sono venuta qui impreparata. –

- Bene.. –

La solita sicurezza sfacciata delle giovani ragazze, belle e ricche.

Quel lampo negli occhi, quel sorrisetto indisponente.

E Georgina, ancora una volta, aveva il coltello dalla parte del manico.

- L’assegno? –

Lily si guardò intorno. Le auto le sfrecciavano davanti, indaffarati impiegati correvano per tornare in ufficio dopo la pausa pranzo.

Aprì la sua Prada e ne ricavò il prezioso foglietto.

Georgina se lo rimirò tra le mani, poi lo infilò nella sua Prada.

- Ho già sistemato Carter. Terrà la bocca chiusa, ho i miei metodi.. –

Georgina si alzò, oscillando la lunga chioma scura come era solita fare, fece per andarsene.

- Chi altro sa? –

Chiese Lily impaurita.

- Oh, mi ero quasi dimenticata.. –

G. quasi le rise in faccia. Un’altra immane soddisfazione.

- Blair e Serena. XoXo! –

 

 

Lily sedeva di fronte a sua figlia Serena.

La guardò intensamente, forse per la prima volta.

Ci rivide un po’ se stessa.

Raccolse lentamente le idee, mentre consultava il menù di quel raffinato ristorante del centro.

Si accarezzò lievemente la guancia, e partì all’attacco.

- Serena.. –

- Sì, mamma? –

- Dovrei parlarti di una cosa.. –

- Finalmente mi riveli perché mi hai trascinata qui all’ultimo momento? Ho i miei impegni anche io sai! Dopodomani ti sposi, è tutto pronto, tutto al suo posto.. Non essere in ansia.. –

Serena sfoderò il suo famoso sorriso rassicurante.

- E’ proprio questo quello di cui ti voglio parlare. La buona riuscita del matrimonio. –

- Vuoi cambiare per l’ennesima volta le bomboniere? Guarda che il vestito è perfetto, non disdire l’atelier, per favore! –

- Serena ascoltami.. –

- Sì, ti ascolto.. –

- Hai.. insomma.. hai scoperto qualcosa di.. come dire.. importante ultimamente? –

- Qualcosa di che genere..? –

- Qualcosa di.. grave.. molto, molto grave? –

Serena cominciò ad innervosirsi. Poi le saltò alla mente la storia di Georgina, e collegò tutto.

- Qualcosa che magari.. riguarda.. mio padre? –

Lily trasalì. Non pensava che S. sarebbe stata così diretta.

- Georgina te ne ha parlato, vero? –

- Mamma.. –

Le si inumidirono gli occhi. Per un attimo lo schiamazzo dell’ambiente circostante si annullò totalmente.

- Non mi dire che.. è tutto vero.. –

- Non so come sia riuscita ad avere quelle informazioni! –

- Mamma! –

Serena alzò la voce, e prese a piangere. La speranza che quella potesse essere una macchinazione completamente inventata, non l’aveva mai abbandonata.

- Serena, contieniti per favore. C’è gente.. –

Lily si guardò attorno imbarazzata.

Serena le sussurrò, accecata dalla rabbia e dal dolore.

- Tu hai ucciso mio padre! –

- Serena.. devi capirmi! Voleva abbandonare anche Eric! Voleva abbandonarci di nuovo! Non l’avrei permesso! –

Anche Lily scoppiò in un pianto sommesso.

Serena sbattè il menù sul tavolo e si alzò. Lily le afferrò il braccio in preda al panico.

- Ascoltami! Il matrimonio, la nostra vita, tutto dipende da te! Da quello che farai! Devi mantenere il segreto Serena, devi! –

S. si liberò dalla stretta di sua madre. Le dava il voltastomaco.

Sua madre un’assassina.

Sulla scia di questi pensieri, abbandonò il tavolo accompagnata dagli sguardi insistenti degli altri clienti incuriositi.

Lily Wan Der Woodsen, la donna composta e altolocata, rimase sola. Sola con le sue paure. Sola con le sue colpe.

 

 

Dan Humphrey ascoltava il racconto di Serena con la bocca aperta.

Non poteva credere alle sue orecchie.

La sua futura matrigna, un’omicida.

Dovrò stare attento, pensò, con la sua solita ironia.

La bionda continuava ad ansimare, e a snocciolare la questione con impeto.

- Non so davvero cosa fare, Dan.. Non so davvero cosa fare.. –

Si portò le ginocchia al petto e le strinse con forza.

- S.. –

Dan le accarezzò dolcemente la schiena.

- Tutto quello che mi hai appena riferito è.. pazzesco! Non trovo altro aggettivo.. completamente pazzesco! Però.. beh, non ci dovrebbero essere però, però.. –

Serena abbozzò un sorriso. Il suo solito Dan.

- Però? –

- Però, i nostri genitori saranno finalmente felici dopodomani. Coroneranno il loro sogno d’amore. L’Upper East Side è un covo infinito di segreti.. non se ne potrebbe mantenere uno in più? –

- Ma mia madre ha ucciso mio padre! –

- La decisione è tua.. –

- Dovrei denunciarla? –

- Nessuno può dirti cosa fare, S. –

Dan la guardò intensamente. Si abbracciarono.

Stiamo arrivando al termine della storia **

Ringrazio davvero tutte le persone che la leggono =D

Passiamo ai ringraziamenti

Love_Doll

Sbìììììììì <3 Eh, sì, la proposta di matrimonio ha fatto commuovere anche la stessa autrice xD

GlaSSie.. kiFF xD

Tonks97

Ma grazie Ilenia^^ Spero che questo capitolo ti piaccia =P

Buby95

Anche a me piacerebbe un finale Chair così per la terza stagione **

Grazie, continua a leggere!!

deerockt94

Grazie per la FF, scusa per l'introduzione, l'ho immediatamente modificata^^

Kimly

Sono d'accordooo! C. che piange *sbav*

ho aggiornato davvero tardi, sei in tempo per leggere xD

 

Al prossimo (e molto probabilmente ultimo) capitoloooo^^

Baci, R.

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Capitolo 11
*** 11. C&B ***


Serena richiuse con sufficienza la cerniera che fermava l’abito di B.

Il vestito era di un rosso acceso, con una lunga scollatura e una preziosa e luccicante rosa di seta e perline applicata su un fianco; sandali dall’altezza vertiginosa legati alle caviglie, un semplice ed elegante filo di perle al collo, con orecchini coordinati.

Il modello dell’abito di S. era lo stesso, disegnato da Eleanor per le due damigelle d’onore, differiva nel colore, bronzo, e nello scollo leggermente più audace.

- E’ il grande giorno! –

Blair sprizzava felicità da tutti i pori. Ogni lato della sua vita sembrava tornare a posto, la prospettiva della NewYorkCityUniversity non l’angustiava più. Conservava il segreto del matrimonio imminente con Chuck, ne avrebbe parlato al ricevimento pubblicamente.

- Sì.. è il grande giorno.. –

S. si accasciò su una poltrona.

B. alzò un sopracciglio in segno di disapprovazione, e la raggiunse a passo lento con aria quasi minacciosa.

- Tua madre si sposa! Il rinfresco, l’atmosfera, gli invitati: è tutto perfetto! Strapparti i capelli sarebbe eccessivo, ma un po’ di entusiasmo in più non guasterebbe! –

- B., non è il momento, d’accordo? –

- Per cosa? Per cosa non è il momento? Tra un’ora dovremo essere in chiesa, eleganti, fiere e felici come non mai. Sfoggiamo abiti Waldorf! –

Blair non smetteva di pavoneggiarsi dinanzi allo specchio e volteggiare. Fungere da modella per un capo di sua madre, le faceva sempre quell’effetto.

- Si tratta di.. –

- Di? Su, parla!! Non abbiamo tempo da perdere, tesoro! Guarda che ho capito che con Ethan non è andata! –

- Non si tratta di Ethan.. la storia di Georgina.. –

La mora mutò improvvisamente espressione. Si sedette accanto all’amica.

- Allora? Ne hai parlato con tua madre? –

- All’inizio non ne ho avuto il coraggio, pensavo fosse un’idea assurda, pensavo che Georgina volesse manovrare le nostre menti come suo solito.. ma poi è stata mia madre stessa a confermare la sua versione.. Lily ha ucciso mio padre.. –

- Che cosa? –

B. si alzò di scatto.

- Blair, ascolta. Le uniche persone a sapere di questa storia siamo io, te, Georgina e Carter. Quei due mascalzoni si staranno ormai godendo il denaro della mia famiglia da qualche parte su un’isola deserta, quindi rimaniamo noi. Cosa decidiamo di fare? Denunciamo tutto oggi stesso, spedendo mia madre in carcere a vita? –

- S.. la decisione è tua.. è tua madre.. –

- Lo so.. –

- E’ una decisione da prendere in fretta, S. Tra un’ora lei e Rufus, l’uomo che ha sempre amato, convoleranno a nozze. Se vuoi rivelare la cosa, ti consiglio di farlo prima del matrimonio. –

- Sì.. –

Serena cominciò a sfogarsi, piangendo concitatamente.

- Su, su, non fare così, si scioglie il trucco! –

 

 

Epilogo.

Il giorno dopo.

- Chuck? Chuck, dove sei? –

- Sono qui, B. In camera da letto. –

Blair si affrettò a raggiungerlo. Svoltò l’angolo del corridoio, e lo vide intento a rivestirsi accanto al comodino. Si stava annodando la cravatta, doveva presenziare ad un incontro di lavoro particolarmente importante.

- Aspetta. –

In un attimo, B. fu da lui, ad aiutarlo con la giacca.

- Ecco, adesso sei perfetto. Il mio amore che prende definitivamente le redini delle Bass Industries! –

Lo guardò con orgoglio, come una first lady prima della nomina ufficiale del presidente.

Il suo destino era essere una regina.

Una donna forte, saggia e decisa, al fianco di un uomo altrettanto determinato ed influente. Sempre pronta a sostenerlo, a difenderlo contro tutto e tutti, ma senza mai vivere nella sua ombra, brillando di luce propria.

Chuck si rimirò nello specchio, cacciandosi i capelli all’indietro, già impeccabilmente al loro posto.

Vide il riflesso di Blair dietro di sé ammirarlo con aria adorante.

- Saresti proprio una brava moglie, eh! –

Risero entrambi.

Non avevano ancora stabilito la data, ma erano sicuri che avrebbero compiuto quel passo il più presto possibile.

Tutti avevano gioito per loro al matrimonio del giorno precedente. Quel matrimonio tanto atteso, che era stato un memorabile successo.

Nessun segreto era saltato fuori.

Nulla aveva turbato quell’idilliaco quadretto.

Lily e Rufus erano partiti per il loro viaggio in Europa, sarebbero tornati il mese successivo.

Serena aveva implorato Blair di costudire la verità gelosamente, aveva assolto il suo compito di damigella con invidiabile sicurezza e nonchalance, rivolgendosi a Dan come un amico.

Avrà fatto la scelta giusta? Ai posteri l’ardua sentenza..

Nulla cambia nell’Upper East Side. La verità può creare scompiglio, può distruggere intere vite, può far cadere nel baratro alcuni e portare alla ribalta altri, ma nulla sarebbe cambiato nell’Upper East Side, quella volta.

Fatta eccezione per una coppia di giovani innamorati pronti a trascorrere la loro vita l’uno con l’altra.

- Andiamo? –

Chiese premurosa B.

- Andiamo. –

Rispose C. con l’aria tranquilla.

Si presero per mano e corsero incontro al loro destino.

Insieme.

 

 

 

E la mia prima fanfic è giunta al capitolo conclusivo.

Lo scopo primario era quello di creare una storia basata sul rapporto di Chuck e Blair, ma la mia fantasia e predisposizione per le storie intricate, mi hanno fatta spaziare su quest'enigma della famiglia Wan Der Woodsen. Forse la  scelta di Serena non è stata quella più giusta, ma a volte le decisioni più conformi alla nostra idea di giustizia, non sono davvero quelle che causerebbero meno danni.

Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno seguito questa storia dall'inizio, in particolare la mia Gà, e anche Ale e Fè, che hanno letto senza commentare xD

Grazieeeee^^

Alla prossima FF.

Baci, R.

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