Sempre a testa alta

di Pako94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'ALBA di un nuovo giorno ***
Capitolo 2: *** Oltre la pioggia ***



Capitolo 1
*** l'ALBA di un nuovo giorno ***


Questa storia inizia in Italia, il Belpaese. La protagonista è chiamata da tutti Alba, ma non è il suo vero nome; a dir la verità, il suo vero nome è andato perduto circa 16 anni prima, quando i suoi genitori la abbandonarono sulle scale di un palazzo in pieno centro a Roma. Perchè abbiano fatto ciò non ci è permesso saperlo, ma potremmo intuire la presenza di qualche problema economico abbastanza grosso alla base di tutto. Detto ciò, non mi fermerò a narrare riguardo l'infanzia della protagonista, non sarebbe affatto interessante, vi anticipo solo che le grandi difficoltà che le si sono presentate lungo il cammino l'hanno temprata, l'hanno resa sensibile, l'hanno resa forte come una quercia. Il nome Alba è subentrato al suo decimo anno d'età, precedentemente passava troppo velocemente da una famiglia adottiva ad un'altra per ottenere un nome. Eppure, ciò non è irrilevante, il nome è un'identità, un mezzo per l'affermazione personale, un mezzo che ci rende qualcuno, un'entità definita. Alba non è un nome scelto a caso; prima di tutto è stato scelto dall'attuale famiglia della protagonista, la sua PRIMA VERA famiglia...in secondo luogo l'alba è un inizio, ma anche la fine...l'inizio del giorno, ma anche la fine della notte...è l'anello della catena che unisce due realtà...l'alba apre i battenti al giorno, alla luce, alla SPERANZA. Pur avendo vissuto un'infanzia a dir poco pessima e problematica, Alba era riuscita (senza l'appoggio di nessuno e contando solo sulle sue forze) a farsi largo in una grande città come Roma, in cui certo 3milioni di abitanti non si fermano per aspettarti; certo, fu costretta ad abbandonare la scuola, pur restando formalmente iscritta per motivi giuridici, a causa delle sue precedenti famiglie adottive che la utilizzavano come lavapiatti di turno...eppure tre ore al giorno, ancora bambina, si recava davanti al Colosseo, dove serviva panini in una "paninoteca-mobile" ai turisti del giorno; lei però, amava quel lavoro, non lo detestava, pur mettendosi in tasca solo pochi spiccioli al giorno. LEI provava piacere a camminare a piedi fino al Colosseo per servire panini, perchè lì non era sola, la gente le parlava, la guardava, la chiamava anche solo per avere più ketchup sul loro enorme panino. Lei in quel momento ESISTEVA, non era più una semplice orfanella da casa-chiesa...ciò che è importante, è che lei tornava a casa con un sorriso, oltre che con qualche spicciolo. Quel sorriso le rendeva la vita più sopportabile, le faceva sognare per un futuro migliore. E a dirla tutta, sarà un caso o meno, ma quel sorriso l'aiutò davvero, perchè due anni dopo fu adottata da una modesta famiglia di Ostia; capitò così nelle mani di due fantastici genitori, definitivi finalmente. Ricominciò a frequentare la scuola e man mano si rimise in carreggiata, si creò un suo gruppo di amiche e di amici e con loro iniziò a vivere davvero; il pomeriggio, subito dopo i compiti, correva felice all'oratorio della sua chiesa, dove partecipava a giochi collettivi in compagnia dei bambini del quartiere. Lentamente, il suo passato fu inghiottito dal tempo e volò via...

A 12 anni non le mancava assolutamente nulla: possedeva un'amica del cuore, Carlotta, due genitori premurosi, una spaziosa villa ad Ostia, insomma viveva come una normale fanciulla della sua età se non anche meglio. Eppure il martedì e il giovedì si armava di tanta passione ed usciva da casa, per recarsi in centro, dove aveva trovato un posto come commessa per poche ore settimanali, si divideva infatti i turni con una collega. A 12 anni Alba era già alta quasi un metro e settantacinque, lunghi capelli neri, una carnagione olivastra e un portamento da donna...le avrebbero dato tutti almeno 16 anni. La paga giornaliera non era sicuramente alta, ma le bastava per pagarsi un'uscita non preventivata con le amiche; quei pochi denari la rendevano simbolicamente indipendente, lei voleva esplorare il mondo, vivere ogni giorno in una città diversa; sono sogni da ragazza, eppure sentiva che fin da giovanissima si sarebbe dovuta abituare al lavoro per ottenere ciò che desiderava, alla fatica, alla perseveranza.

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Capitolo 2
*** Oltre la pioggia ***


Fin dai sei anni, Alba aveva sviluppato incredibili capacità artistiche. Il primo a rendersene conto fu uno psicologo, il dottor Genleschi, che visitò la bambina sotto richiesta dell'orfanotrofio...una visita informale, alla quale tutti gli orfanelli erano sottoposti. Genleschi diede il via alla seduta con una serie di domande, non troppo invasive siccome il caso era una bambina di soli 6 anni.
"Come ti chiami piccolina?" chiese con tono flemmatico.
"Non lo so" rispose la piccola, con la tipica sincerità infantile.
"Come non lo sai? Tutti hanno un nome, ci viene dato fin dalla nascita" continuò lo psicologo.
"Io non ho detto di non avere un nome, ho detto di non saperlo"
Seguirono qualche secondo di silenzio, in cui Genleschi si appuntò la pungente risposta, clamorosamente uscita dalla bocca di una bambina di appena sei anni.
"Come ti trovi all'orfanotrofio? Hai amici lì?" proseguì, ma Alba non rispose a questa domanda, preferì restare zitta...non voleva compromettere la sua realtà, se pur molto precaria e di certo non desiderabile.
"Vedo che non hai molta voglia di parlare oggi; che ne diresti di un disegnino? Disegna ciò che vuoi". La tecnica del disegno era ed è largamente usata da molti psicologi, da una semplice immagine composta da qualche scarabocchio si può risalire all'intero stato d'animo di un individuo.
Alba non fece storie, impugnò la matita e iniziò a disegnare...dopo qualche minuto di attesa esordì con un "Ecco". L'immagine rappresentava una casa molto grande, dotata di un ampio giardino dove diversi bambini giocavano con la corda, fuori pioveva ma allo stesso tempo splendeva il sole, tutto era molto grigio ma i personaggi sorridevano. Il disegno era una chiara rappresentazione dello scombussolamento interiore della bambina, forse nemmeno lei conosceva ciò che davvero provava. O forse, conosceva fin troppo bene la malinconia per desiderare anche un minimo di felicità. E se le avesse desiderate entrambi? Ciò che colpì particolarmente il dottore fu la particolarizzazione e l'accuratezza del disegno, tutto era in ordine, tutto seguiva una linea logica: casa-giardino-bambini-gioco-sfondo. Non c'era nulla fuori posto. Alba si era preoccupata di disegnare anche i bottoni delle magliette, i lacci delle scarpe, le cinture dei pantaloncini...e ciò era a dir poco sorprendente per una bimba così piccola. Eppure c'era qualcosa che non quadrava in quella perfezione, mancava qualcosa, mancava...LEI. Nessuno dei bambini rappresentati assomigliava minimamente ad Alba.
"Dove sei tu, piccola?" domandò dolcemente il dottor Genleschi.
"Qui!" ed indicò un fiore in basso a destra come fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Qui? Qui c'è un bellissimo fiore" "E' un girasole. Il girasole vive grazie ai raggi del sole, è un fiore che mi mette allegria"
Genleschi ci pensò su, poi disse "Ma in questo disegno piove".
La bambina quasi si indispettì, si sentiva non capita, incrociò le braccia e con un broncio rispose "Uffa! Piove sui bimbi, su di me c'è sempre il sole! Qui-ed indicò il bellissimo sole arancione in alto a destra-c'è il sole che vedo ogni mattina quando mi affaccio alla finestra. Però è un sole tutto mio! Sa, nessun altro lo vede, gli altri bimbi dicono che piove e dove vivo io l'unica cosa che possiedo soltanto io è quel sole. Io quindi sono un bellissimo girasole, e quando lontano piove io ho sempre il sole che mi riscalda".
Il dottor Genleschi comprese che quella bambina era speciale, in un corpo di sei anni si rinchiudevano ottimismo, speranza, sicurezza, creatività, sensibilità e soprattutto una grande MATURITA'.
C'è un sole che splende sempre per ognuno di noi.

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