Le cronache dell'Accademia di Ms Mary Santiago (/viewuser.php?uid=976451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo 2.0 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Aspettava
quella lettera da praticamente tutta l’estate e
adesso che la stringeva tra le mani non riusciva a decidersi ad aprire
la busta
e leggere quelle poche e semplici righe impresse sulla pergamena.
-
Guarda che non morde – la punzecchiò Jace,
stravaccato sulla
sedia e con i piedi incrociati sul tavolo.
-
Se tua madre ti vede così ti taglia le gambe –
replicò per
tutta risposta, congelando il sorriso sul volto del suo migliore amico.
-
Non oseresti mai chiamarla solo per farmi sorbire una
sfuriata. –
Inarcò
un sopracciglio scuro e ben disegnato, in segno di
sfida.
-
Scommettiamo? –
Jace
annuì, incrociando le braccia muscolose al petto.
– Stai bluffando.
–
-
Emme … - cominciò a strillare, ma la mano dal
colorito
olivastro del ragazzo fu subito sulle sue labbra, tacitando il suo urlo.
-
D’accordo, hai vinto -, cedette, - è incredibile
come una
cosetta piccola e carina come te possa essere un così grande
concentrato di
cattiveria. –
Fece
spallucce, afferrando nuovamente la busta.
-
Devo pur difendermi in qualche modo … la tua l’hai
già
letta? –
Annuì.
-
È arrivata prima che scendessi per colazione. Sono stato
ammesso all’addestramento. –
Tipico.
Jacob
Nott, al secolo il suo migliore amico da praticamente
sempre, possedeva quella giusta dose di determinazione e sfrontatezza
che
rendevano un aspirante Auror un candidato sufficientemente interessante
per
coloro che si occupavano di selezionare i poveri sventurati che
sarebbero stati
sotto le loro mani per i successivi tre anni.
-
Coraggio, Eve … apri la dannata busta, stai mettendo ansia
anche a me. –
Prese
un respiro profondo, rompendo il sigillo in ceralacca
del dipartimento degli Auror.
Estrasse
il foglio ripiegato in due con mano tremante e lo
dispiegò.
Pregevole
signorina Greengrass,
con
la presente il dipartimento Auror del Ministero della Magia della Gran
Bretagna
la informa che i suoi test culturali, psico attitudinali e fisici hanno
raggiunto un punteggio tale da permetterle l’accesso al corso
d’addestramento.
Il
corso avrà durata triennale e richiederà la sua
presenza in Accademia per tutto
il periodo, con l’eccezione della pausa per le vacanze di
Natale e per quelle
estive.
Incontrerà
il resto dei suoi compagni e gli istruttori il 1 settembre alle ore
9.00 presso
l’atrio dell’Accademia Auror.
In
allegato trova la lista dell’occorrente di cui
dovrà equipaggiarsi oltre ai
suoi effetti personali.
Ricordiamo
inoltre che in Accademia non sono ammessi dispositivi Babbani, animali
da
compagnia né articoli di alcun tipo provenienti da negozi
come Zonko e simili.
Augurandole
una buona conclusione di vacanze estive, l’aspettiamo il 1
settembre.
Cordialmente,
il
Direttore dell’Accademia
Jeffrey
Maximillian Orpheus McMillan
-
Oh mia divina Rowena -, esclamò coprendosi la bocca con la
mano, - mi hanno presa. Mi hanno presa, Jace! –
Emise
uno strilletto, saltando addosso all’amico e
stringendolo in un abbraccio spaccaossa.
-
Andremo all’Accademia insieme, proprio come a Hogwarts.
–
Jace
ricambiò la stretta, abbozzando un sorrisetto ironico.
-
Bene, vorrà dire che saprò da chi copiare quando
si tratterà
di completare prove teoriche. –
Ma
Evelyn già non lo stava più ascoltando, troppo
presa nel
leggere l’elenco degli indumenti richiesti per
l’addestramento.
-
Dovremo andare a Diagon Alley a fare un po’ di shopping
–
stabilì.
Dopotutto
lei non ce l’aveva mica delle protezioni rinforzate
…
e dubitava che Jace possedesse un sospensorio.
-
Sono ancora in tempo per rinunciare all’addestramento, vero?
Perché se implica lo shopping allora ho improvvisamente
deciso che fare l’Auror
non mi attira più. –
Lo
punzecchiò su un fianco.
-
Muoviti, prometto che non ci metteremo troppo tempo. –
Sì,
certo, e lui era un maledetto canarino.
Tuttavia
non gli rimase che recuperare le sue cose e seguirla
verso il camino, pronto a sorbirsi quel viaggio con la Metropolvere.
Del
resto mantenere il punto con Evelyn era praticamente
impossibile.
Spazio
autrice:
Hola
a
tutti!
Sì,
la
malata di interattive è ufficialmente tornata. Giuro, giuro davvero, che volevo aspettare di
concludere Last Tournament
prima di pubblicare questa ma visto che lì sono a buon punto
e che anche le mie
altre interattive potteriane procedono bene … mi sono
concessa questo peccato
mortale.
Era
un’idea
che mi girava in testa da un po’ e spero che possa piacervi.
Per
partecipare ci sono come sempre poche e semplici regole:
-
massimo
2 OC a testa purchè di sesso diverso e provenienti da ex
Case diverse;
-
accetto
solo OC che hanno studiato a Hogwarts e che abbiano tra i 18 e i 21
anni;
-
potete
creare anche degli istruttori se lo desiderate, nel loro caso dovranno
avere
dai 24 anni in su e anche lì essere obbligatoriamente ex
alunni di Hogwarts;
-
non
accetto prestavolto utilizzati nella saga di HP né in quella
di Animali
Fantastici;
-
non
accetto personaggi imparentati con i Canon principali, mentre per i
secondari
non ci sono problemi, né Mary Sue, Gary Stu, Ibridi di alcun
tipo, Veela o
Licantropi;
-
vi
chiedo di farvi sentire almeno ogni 2 capitoli e di rispondere sempre
alle
domande che porrò a fine capitolo. Se non rispondete alle
domande nel capitolo
successivo il vostro OC non comparirà … se
sparite per più di due capitoli il
vostro OC farà una brutta fine. Se avete problemi a
recensire avvisatemi
tramite messaggio privato e non ci saranno assolutamente problemi;
-
la
scheda andrà inviata solo ed esclusivamente tramite
messaggio privato con
oggetto “Nome del vostro OC – Le cronache
dell’Accademia” entro e non oltre il
17 settembre.
Scheda
Nome:
Soprannome:
Cognome:
Età:
ex
Casa:
Stato
di
sangue:
Orientamento
sessuale:
Aspetto
fisico:
Prestavolto:
Carattere:
Famiglia
e rapporto con essa:
Discipline
in cui eccelle (sia teoriche che
pratiche):
Discipline
in cui è negato (sia teoriche che
pratiche):
Patronus:
Molliccio:
Amortentia:
Paure/Fobie:
Hobby/Cose
che ama/Cose che odia:
Amicizia
(con chi andrebbe d’accordo):
Inimicizie
(chi non sopporterebbe):
Amore
(con chi potrebbe avere un flirt e/o una
relazione):
Perché
vuole
diventare un Auror?
Altro:
Allievi
Evelyn
Greengrass
(PV Jessica de Gouw)
– 18 anni, ex Corvonero. Eterosessuale. Libera solo per flirt.
Jacob
Nott
(PV Michael Trevino) – 19
anni, ex
Serpeverde. Eterosessuale. Libero per flirt e/o relazione.
Istruttori
Eric Murter (PV Jai
Courtney) – 24 anni, ex Serpeverde. Istruttore
di Difesa pratica.
Eterosessuale. Occupato.
Jezebeth
Flint
(PV Lesley Ann Brandt)
– 28 anni, ex Grifondoro. Istruttrice di Antidoti e veleni.
Bisessuale. Libera
per flirt e/o relazione.
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Capitolo 2 *** Prologo 2.0 ***
Prologo
2.0
Salve!
Non
è ovviamente
la selezione dell’interattiva, per la quale ci sentiremo
Lunedì in giornata.
Ho
semplicemente deciso di scrivere qualcosina anche sui miei OC
istruttori in
modo che sappiate anche qualcosa sul loro carattere e modo di essere.
Ne
approfitto per invitare chi non l’avesse ancora fatto e fosse
interessato a
iscriversi (trovate le info nel primo capitolo) e per ricordare a
coloro che
non hanno ancora inviato le schede che hanno tempo fino a
domani.
Detto
ciò, vi lascio a questo piccolo e breve estratto.
Ci
sentiamo Lunedì con la selezione.
Jezebeth
sentì i rumori provenire dalla palestra non appena
svoltò l’angolo.
La
mattina seguente i candidati a diventare Auror sarebbero
arrivati all’Accademia e loro li avrebbero accompagnati nel
loro percorso per
ben tre anni.
O
perlomeno quelli che si sarebbero dimostrati abbastanza in
gamba da portare avanti l’addestramento.
E
ovviamente Eric si era chiuso in palestra.
Fece
capolino dalla porta, trovandolo appeso alla sbarra
intento a compiere una trazione dopo l’altra.
Era
l’istruttore più giovane degli ultimi
vent’anni; prima di
lui solo Alastor Moody si era distinto così tanto da essersi
guadagnato il
diritto di allenare gli aspiranti all’età di
ventiquattro anni.
-
Sapevo che ti avrei trovato qui – esordì,
osservandolo
compiere l’ultima trazione e atterrare a terra con precisione.
Il
ragazzo asciugò il sudore dal volto, gettando via
l’asciugamano,
e si voltò verso di lei.
I
tatuaggi si tesero mentre allungava i muscoli delle braccia,
sciogliendoli dopo il faticoso esercizio.
-
Non è che ci sia molto da fare qui dentro a parte allenarsi.
–
-
Beh, da domani le cose cambieranno. –
-
Non vedo l’ora – sbuffò ironico,
raggiungendo il sacco.
-
E io che credevo che la tua indole sadica trovasse l’idea di
torturare per un anno una ventina di ragazzi incredibilmente
divertente. –
Eric
sogghignò.
-
Effettivamente potrebbe diventare piuttosto divertente -,
assestò un paio di montanti al sacco da boxe, - Sicura di
non volere un paio di
guantoni? –
Jez
scosse la testa.
-
Non sono un’amante della boxe o del corpo a corpo in
generale. –
-
No, tu preferisci utilizzare il veleno … qualcuno direbbe
che è da vigliacchi. –
Le
iridi carbone della donna luccicarono divertite. – Torna a
ripetermelo quando avrò avvelenato la tua birra. –
-
È per questo che non piaci alla gente … persino
Alastor si
innervosisce quando sei nei dintorni – le fece presente.
Jezebeth
scrollò le spalle, arricciando le labbra in
un’espressione
sarcastica.
-
Il giorno in cui mi interesserà cominciare a piacere alle
persone te lo farò sapere. Quanto a Malocchio, mi lusinga
l’idea di
innervosirlo. –
Eric
fece per replicare, ma uno degli Auror del dipartimento
fece capolino tossicchiando discretamente e attirò la loro
attenzione.
-
Moody vuole vedervi, dice che deve parlarvi
dell’addestramento,
gli altri sono già lì. –
Mettendo
via i guantoni, con una delicatezza e una cura che
contrastava nettamente con il suo abituale modo di fare, Eric fece
cenno a
Jezebeth di precederlo.
Era
maledettamente curioso di scoprire cosa volesse dire loro
Alastor.
Alastor
“Malocchio”
Moody (PV Mads Mikkelsen)
– 45 anni,
ex Grifondoro. Capo del Dipartimento degli Auror.
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Capitolo 3 *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo
1 & Selezione OC
Salve!
Comincio
chiedendovi scusa per non aver aggiornato lunedì come
promesso, ma sono stati
letteralmente giorni di fuoco e gli unici momenti che ho passato al pc
sono
stati quelli dedicati alla tesi. Detto ciò, ho ricevuto
moltissime ragazze
perciò non potendole prendere tutte mi sono trovata
costretta ad operare un
“taglio” degli OC. Come sempre invito chi non
è stato selezionato a non
prenderla sul personale, perché mi sono limitata a scegliere
gli OC più
funzionali alla trama. Il capitolo sarà breve, sempre per i
motivi temporali
precedentemente accennati, perciò solo dal prossimo avremo
una visione più
chiara dei vari OC.
Conto
di
aggiornare orientativamente tra domenica e lunedì.
Non
mi
perdo ulteriormente in chiacchiere e passo a questo primo breve
capitolo e agli
OC selezionati.
A
presto
:)
-
Datti una mossa, Eve, o ci butteranno fuori dall’Accademia
ancora prima di farci cominciare l’addestramento. –
Si
voltò appena verso l’amica, che arrancava verso di
lui
trascinandosi dietro un baule dall’aria tremendamente pesante.
-
Questa roba pesa un quintale, rallenta un po’ –
sbuffò,
soffiando via una ciocca sfuggita dalla treccia laterale in cui aveva
raccolto
le ciocche corvine.
-
Ti avevo detto che avrei potuto portarla io. –
-
Ce la faccio da sola, devi solo rallentare un po’. –
Jace
roteò gli occhi.
Evelyn
Greengrass e la sua innata testardaggine. Roba da far
finire al manicomio uomini mentalmente molto più sani di lui.
Estrasse
la bacchetta, puntandola verso il baule: - Baule
locomotor. –
Dopodichè
riprese a camminare, ignorando palesemente l’occhiata
piccata della sua migliore amica.
Evelyn
aveva la smania perenne di voler dimostrare al mondo di
essere perfettamente in grado di cavarsela in ogni situazione, quasi
volesse
testimoniare con i fatti il suo essere molto di più che una
ragazza carina dal
fisico esile e i grandi occhi azzurri.
Avevano
appena raggiunto l’ingresso dell’Accademia quando
intravidero i primi aspiranti Auror con tanto di bagagli al seguito.
Nessuno
aveva accettato di farsi accompagnare dai propri
genitori, proprio come loro due, perché erano ormai lontani
i giorni in cui
erano studenti smarriti sul binario dell’Espresso per
Hogwarts.
Riconobbe
un paio di facce familiari tra le decine di
candidati.
Sorrise
lievemente, scambiando un cenno del capo con Floyd
Reed, Serpeverde di un anno più grande di lui, e
più avanti vide Reine
Lancaster e Deckard Shaw che chiacchieravano tra di loro.
Erano
al suo stesso anno in Serpeverde, ma non avevano mai
legato particolarmente.
Anzi,
a dirla tutta, lui e Deckard erano stati i protagonisti
di un discreto numero di scazzottate nella Sala Comune della loro Casa.
Incompatibilità
caratteriale … o troppo testosterone, come
diceva Eve, che avvelenava le loro capacità intellettive
quando si trovavano in
presenza l’uno dell’altro.
-
Riconosci qualcuno? – le chiese, quando lo ebbe raggiunto,
notando che anche lei si guardava attorno incuriosita.
Annuì,
arricciando il naso quando incrociò lo sguardo del
fratello di Deckard, l’ex Corvonero Ian Shaw.
Dopodichè
s’illuminò all’improvviso.
-
Ci sono Sarah e Cordelia! –
Alzò
una mano, attirando la loro attenzione.
Sarah
fu la prima a notarla, voltandosi verso Cordelia
oscillando la lunga coda in cui aveva raccolto le ciocche bionde e
dandole di
gomito.
La
ragazza dai capelli castani si aprì a sua volta in un
sorriso solare, afferrando Sarah per la mano e trascinandola dritta
verso di
loro.
-
Eve! Non avevamo idea che ci fossi anche tu –
esordì Cordelia.
-
La comunicazione è arrivata un po’ dopo
… immagino che
quello stupido gufo si sia confuso perché non ero a casa mia
ma da Jace. –
-
Possibile -, convenne, - avete visto chi altro
c’è? –
Alzò
il mento in direzione di Ian, che se ne stava accanto al
fratello con la solita espressione lievemente corrucciata e pensierosa.
-
Qualcuno dovrebbe dirgli che la sceneggiata da bel tenebroso
non va più di moda da un bel po’. –
Jace
sgranò gli occhi, facendo finta di essere sconvolto dalla
cosa. – No, davvero? E io adesso come faccio … mi
ero preparato tutta una serie
di pose da duro per impressionare qualche bella ragazza. –
Sarah
rise, battendogli una mano sulla spalla con fare
solidale.
-
Immagino dovrai inventarti qualcos’altro, amico mio.
–
*
-
Sinceramente non mi aspettavo di trovarti qui. Non hai paura
che ti si spezzino le unghie? –
Reine
volse lo sguardo verso Deckard, rivolgendogli un pigro
sorriso da gatta.
-
La mia manicure è abbastanza resistente da affrontare ogni
impatto, ma grazie per l’interessamento, Decks. –
Il
biondo ex Serpeverde le rivolse un ghigno sghembo,
ritrovando come sempre la solita impeccabile altezzosità
della compagna di
Casa.
Reine
era conosciuta a Hogwarts, durante i suoi anni di
gloria, come la Regina. Un po’ era dovuto alla traduzione del
suo nome, che in
francese significava proprio quello, e un po’ a quel suo modo
di fare sicuro ed
esigente.
Era
stata una degna compagna di Casa, una persona che poteva
valere la pena di conoscere e che gli era risultata decisamente
più simpatica
di tanti altri suoi coetanei, e non aveva alcun dubbio sul fatto che si
sarebbe
rivelata la stessa identica persona anche lì
nell’Accademia.
-
C’è anche Jacob Nott … devo dire che
è sempre maledettamente
sexy – considerò la ragazza, osservandolo dalla
testa ai piedi, - peccato solo
che sembri ancora impegnato a fare il cavalier servente per la
Greengrass. Che
spreco. –
Deckard
sentì il sogghigno farsi ancora più evidente.
-
Non ti è ancora andato giù il fatto che Nott non
pendesse
dalle tue labbra come la maggior parte dei ragazzi, vero? –
Reine
gli sfiorò lo zigomo destro in uno sfarfallare di lunghe
unghie.
In
quel preciso punto c’era una piccola cicatrice e, se si
osservava con estrema attenzione, si poteva notare una lieve
ammaccatura nell’ossatura
dello zigomo.
-
E a te non è ancora andato giù quel pugno di tre
anni fa. –
Ian
attirò l’attenzione, tossicchiando.
Sapeva
dove Reine voleva andare a parare.
Conosceva
abbastanza bene Deckard da sapere che continuare a
stuzzicarlo, toccandolo sull’orgoglio, rivangando quella
vecchia storia di anni
prima gli avrebbe fatto perdere il controllo.
E
loro non potevano davvero permettersi una rissa prima ancora
di essere entrati nell’Accademia.
Si
chinò verso il fratello maggiore, sussurrandogli: -
Lasciala perdere, Decks, vuole solo provocarti e spingerti a fare
qualcosa di
stupido. –
Con
la muscolatura ancora tesa, Deckard annuì e prese un
respiro profondo cercando di far sbollire la rabbia e rilassarsi.
Reine
arricciò le labbra in un broncio sensuale.
-
Che cattivo, Ian … hai rovinato tutto il divertimento.
–
*
Ad
accoglierli all’interno dell’Accademia fu
nientemeno che
Alastor “Malocchio” Moody. L’uomo portava
impressi sul volto i ricordi delle
sue operazioni da Auror e c’era un che
d’inquietante nel modo nel quale li
guardava.
-
Mi mette i brividi – sussurrò piano Joss
all’orecchio di
Floyd.
-
Già, è un tipo strano ma è il migliore
qui dentro. Sarà
comunque meglio non finire sulla sua lista nera. –
Una
delle ragazze, le sembrava fosse una Tassorosso del suo
anno, si voltò verso di loro.
-
Credete che sarà uno dei nostri istruttori o si
limiterà a
supervisionare? –
Floyd
si strinse nelle spalle.
-
Personalmente se non ci fosse lui credo che l’addestramento
sarebbe molto più semplice da superare, perciò
ben venga la supervisione. –
Joss
annuì, giocherellando con una delle ciocche castane.
-
Non credo che riuscirei a concentrarmi con il suo sguardo
sempre puntato addosso. –
La
nuova arrivata annuì solidale.
-
Sono d’accordo. A ogni modo, io sono Edelweis Wagland
–
aggiunse, stringendo la mano prima a una e poi all’altro.
-
Mi ricordo di te … Tassorosso, giusto? –
Sorrise,
apparentemente davvero contenta che qualcuno si
ricordasse di lei malgrado l’appartenenza a due Case diverse,
- Esatto. Tu eri
a Corvonero e lui a Serpeverde invece. Immagino che conoscerete
parecchi dei
presenti, sono quasi tutti delle vostre Case. –
Joss
scrollò le spalle.
-
Ne conosco alcuni, ma la maggior parte non sono esattamente
miei amici intimi. Tu, invece? –
-
Ovviamente conosco Reine e Deckard, cioè li conosco di fama
-, si corresse in fretta perché di fatto aveva sempre
evitato di avere a che
fare con quei due, - e Jacob Nott. Della mia Casa invece
c’è solo Andrew Ross –
concluse, indicando il ragazzo a qualche metro da loro che prestava
attenzione
a ogni minimo movimento di Moody.
-
Non dirmi che sei un’altra del fanclub di Jace –
rise Floyd.
Lui
e Jace erano buoni amici e l’aveva spesso preso
bonariamente in giro per l’affluenza femminile che
c’era a ogni allenamento di
Quidditch di Serpeverde.
-
No, nulla del genere, diciamo che è decisamente troppo
mascolino per i miei gusti – replicò in fretta,
con un sorriso lievemente
imbarazzato che parlava chiaramente da sé.
Floyd
e Joss fecero finta di nulla davanti a quel riferimento
al suo orientamento sessuale. Dopotutto nessuno meglio di loro due
poteva
comprendere cosa dovesse significare affrontare un tema importante come
quello
in famiglia e, soprattutto, tutti i problemi che poteva comportare da
parte dei
genitori.
-
Gradite del the con i biscotti oppure prestate attenzione
per cinque secondi? – li interruppe la voce bassa e quasi
ringhiante di Moody.
Colti
in flagrante, i tre abbassarono lo sguardo e smisero
all’istante
di parlare.
*
-
Le regole dell’Accademia sono molto semplici. Fate quello
che vi viene detto, non discutete, e fatelo al meglio delle vostre
possibilità.
Diventare Auror è un cammino lungo e faticoso, non
è roba da deboli o
mammolette, e nessuno vi darà una mano ad affrontare le
vostre paure. Non siamo
a Hogwarts, fuori di qui nessuno vi proteggerà da quello che
sta succedendo. La
sveglia è alle sei; per le sei e mezza dovrete essere in
palestra per il
riscaldamento e la colazione verrà servita alle sette e
mezza. Alle otto in
punto cominceranno le lezioni; i ritardi non saranno tollerati e al
terzo che
commetterete verrete sbattuti fuori. Se non siete abbastanza seri e
affidabili
da rispettare un orario all’ora non lo siete nemmeno per
tutto il resto. Le
stanze saranno da tre persone e non avrete un coprifuoco …
sarete fin troppo
stremati per pensare di fare le ore piccole – concluse
Alastor, mentre le
labbra si stiravano in un sogghigno divertito nel pronunciare
l’ultima frase e
nell’estinguere l’entusiasmo che aveva inizialmente
colto gli aspiranti Auror.
Andrew
prese coraggio e alzò la mano, sentendo su di sé
lo
sguardo del resto del gruppo.
-
Sì, signor …? –
-
Andrew Ross, signore. Avrei una domanda. Lei prenderà parte
ai nostri corsi? –
Emise
una risata aspra.
-
Mi creda, signor Ross, sarà a dir poco lieto della mia
assenza in qualità d’istruttore. Chi mi ha
conosciuto in quella veste sostiene
che io sia a dir poco diabolico. Non è vero, Mosca?
–
Uno
degli istruttori alle sue spalle, sui trentacinque anni
con folti capelli biondi e occhi blu, emise un lieve colpo di tosse che
mascherava chiaramente una risata.
-
Sì, Moody, è decisamente vero. –
Malocchio
sorrise nuovamente, riprendendo poi a rivolgersi a
ognuno di loro.
-
Per ora è tutto, vi lascio alle cure dei vostri istruttori.
–
*
Willow
si voltò verso Jezebeth mentre Timoty ed Eric si
presentavano ai ragazzi e illustravano quelle che sarebbero state le
rispettive
materie.
-
Chi accompagna le ragazze al dormitorio? –
Il
cipiglio della bruna forniva una risposta più che chiara ed
esaustiva.
-
Ce la giochiamo a sorte? – insistè.
Jezebeth
alzò gli occhi al cielo, imprecando a voce abbastanza
bassa da non farsi sentire dai ragazzi.
-
Ti sembro forse il prototipo della donna amorevole che fa da
guida a un branco di stupidi ventenni esagitati? –
-
Io l’ho fatto anche l’anno scorso – le
ricordò.
-
E io ti preparo sempre veleni e antidoti –
rilanciò la
bruna.
Sconfitta
davanti a quella logica, che presupponeva un’immediata
cessazione di quel tipo di servigio nel caso l’avesse
costretta a sorbirsi gli
aspiranti, si ritrovò ad annuire sconfitta.
-
D’accordo, me ne occupo io, ma sei profondamente sleale nel
ricattarmi così. –
Jez
l’abbagliò con uno di quei suoi sorrisi maliziosi
super
sensuali che la lasciarono momentaneamente senza parole.
-
Me ne farò una ragione … e non è
escluso che ricambi in
qualche altro modo, Will. –
*
Uriel
osservò la sistemazione assegnata a tutti loro, la
fronte corrucciata.
Dormitorio
maschile
Stanza
1: Jacob Nott, Floyd Reed e Andrew Ross;
Stanza
2: Deckard Shaw, Ian Shaw, Uriel Knight.
La
sfortuna doveva essersi abbattuta ufficialmente su di lui.
Non
bastava che fosse in camera con Ian Shaw, che avrebbe
perlomeno potuto ignorare vista l’indole introversa e chiusa
del biondo, doveva
avere anche Deckard in camera con lui.
Doveva
trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto.
-
C’è qualcosa che non va? – fece per
chiedere Andrew, per poi
notare gli abbinamenti delle camere, - Ah … entrambi gli
Shaw, condoglianze
vivissime. –
-
Se domani mattina non mi vedete a colazione è
perché mi sono
suicidato durante la notte … oppure ho ucciso loro due e mi
sono dato alla
latitanza. –
L’amico
rise, assestandogli una virile pacca sulla spalla.
-
Dovessi avere bisogno di una mano per sbarazzarti dei
cadaveri puoi fare affidamento su di me. –
-
Devo davvero aver fatto qualcosa di tremendo in una delle
mie vite passate. –
-
Coraggio, ragazzone, mangiare qualcosa ti aiuterà ad
affogare lo sconforto – lo invitò Andrew,
dirottandolo verso le scale che
portavano al piano inferiore.
*
Eric
mangiava in silenzio, osservando di tanto in tanto i
novellini seduti ai tavoli della mensa.
Come
ogni anno le persone che si conoscevano di già avevano
fatto gruppo, sedendo vicine e scambiandosi frasi a mezza voce, mentre
gli
altri se ne stavano per i fatti loro e degnavano di poca o nulla
considerazione
chi li circondava.
-
Non è passato molto dal tuo triennio d’Accademia
–, esordì Timoty,
- deve essere strano per te avere a che fare con dei ragazzi poco
più giovani
di te. –
Si
strinse nelle spalle.
Era
il suo primo anno da istruttore ed era stato nientemeno
che Moody a proporlo per il ruolo, perciò era più
che determinato a mostrarsi
all’altezza dei suoi colleghi più anziani.
-
Posso gestire la cosa. –
-
Non l’ho mai messo in dubbio nemmeno per un istante -, gli
assicurò il collega, - ma se dovessi avere dei dubbi puoi
rivolgerti a uno di
noi in qualsiasi istante. –
-
Non sarà necessario. –
Timoty
parve capire che non voleva affrontare ulteriormente la
questione, perché tornò a voltarsi verso Jezebeth
e Willow e lo lasciò libero
di finire di consumare la sua cena nel silenzio più assoluto.
La
mattina successiva la sua sarebbe stata la prima lezione
dell’anno e avrebbe accolto tutte le mattine i ragazzi per il
riscaldamento.
Aveva
bisogno di mettere in ordine le idee prima di trovarsi
ad affrontare la cosa.
Alunni:
Sarah
MacKenzie
(PV Dove Cameron) –
18 anni, ex Corvonero.
Reine
Lancaster
(PV Diana Curmei) – 19
anni, ex Serpeverde.
Joss
Hale
(PV Carly Chaikin) – 19
anni, ex
Corvonero.
Floyd
Reed
(PV Rami Malek) – 20 anni,
ex Serpeverde.
Uriel
Knight
(PV Regé-Jean
Page) – 20 anni, ex Grifondoro.
Edelweis
Wagland
(PV Emilia Clarke)
– 19 anni, ex Tassorosso.
Andrew
Ross
(PV Colton Haynes) – 18
anni, ex
Tassorosso.
Ian
Shaw
(PV Jordan Barrett) – 18
anni, ex Corvonero.
Deckard
Shaw (PV
Cam Gigandet) – 19 anni, ex Serpeverde.
Cordelia
Harrington
(PV Rachel Bilson) –
18 anni, ex Corvonero.
Istruttori:
Timoty
Bryant
– 35 anni, ex Tassorosso. Insegna sorveglianza e segretezza.
Willow
Booth
(PV Elizabeth Olsen)
– 28 anni, ex Tassorosso. Insegna travestimento e dissuasione.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Aprì
gli occhi a fatica, lanciando un’occhiata al diabolico
interfono apposto al muro di ogni camera che in quel preciso momento
stava
trillando incessantemente da circa cinque minuti.
Mettendo
a fuoco lentamente attorno a sé, si rese conto di non
essere affatto a casa sua come aveva inizialmente pensato, ma nel
dormitorio
dell’Accademia.
Calciò
via le coperte, scoccando un’occhiata all’orologio
nell’angolo.
Le
sei e cinque.
Per
raggiungere la palestra ci volevano circa dieci minuti dai
dormitori.
Ciò
significava che avevano solo quindici minuti per
prepararsi all’inizio del loro primo giorno in accademia.
Imprecando
silenziosamente, Evelyn infilò le ciabatte e si
diresse verso i letti di Sarah e Cordelia.
La
bionda dormiva ancora placidamente, apparentemente
incurante di quel frastuono infernale mentre la mora aveva affondato la
testa
sotto coperte e cuscino e borbottato qualcosa che suonava come
“altri cinque
minuti”.
-
Ragazze, siamo già in super ritardo, abbiamo cinque minuti a
testa per il bagno. –
Quelle
parole ebbero l’effetto di una vera e propria doccia
fredda perché Cordelia emerse immediatamente dal suo antro
di calore e coperte
e schizzò in piedi allarmata.
Sarah
spalancò gli occhi, soffocando uno sbadiglio mentre
allontanava le coperte.
-
Andate prima voi due, io vado per ultima – mormorò
tra uno
sbadiglio e l’altro.
Mentre
Cordelia recuperava gli indumenti che avrebbe indossato
quella mattina e li depositava sul letto, Evelyn sgusciò in
bagno e s’infilò
nella doccia.
-
Per l’amore di Morgana! –
Allarmate,
Cordelia e Sarah aprirono la porta, trovandola a
rabbrividire in un angolo della doccia.
Le
iridi chiare fissavano il getto d’acqua come se fosse
prossima a maledirlo in tutte le lingue umanamente esistenti.
-
Cosa succede, Eve? –
-
L’acqua è gelida e non abbiamo il tempo di
aspettare che si
scaldi – sospirò affranta, rassegnandosi infine a
lavarsi con una rapidità che
mai l’aveva contraddistinta, visto che solitamente impiegava
almeno dieci
minuti nel lasciarsi coccolare dal getto bollente della doccia.
Diede
il cambio a Cordelia, che tra un borbottio e l’altro
inveì a sua volta contro la temperatura mentre richiudeva
dietro di sé le ante
della doccia.
Dieci
minuti più tardi, dopo che anche Sarah si fu sottoposta
a quella tortura, le tre ragazze avevano indossato le loro tute
d’addestramento
ed erano uscite dalla stanza.
Corsero
lungo il corridoio del primo piano, scaraventandosi
lungo la rampa di scale e giungendo al pianterreno a
velocità supersonica.
Giunte
lì rimasero ferme a guardarsi attorno.
-
Qualcuno di voi si ricorda dov’era la palestra? –
chiese Sarah,
corrugando la fronte pensierosa.
-
Forse al piano sotterraneo? –
Cordelia
individuò uno degli istruttori, quello che Moody
aveva chiamato Mosca, uscire da una delle porte poco distanti.
-
Aspettate, credo di sapere chi possa aiutarci. –
Gli
si avvicinò, sorridendo incerta.
-
Buongiorno, avremmo bisogno di un piccolo aiuto nel trovare
la palestra. –
Timoty
si voltò verso di lei, sorridendole solare.
-
Fammi indovinare, siete quasi in ritardo, vero? –
Annuì,
imbarazzata.
-
Le scale che portano al seminterrato, percorrete tutto il
corridoio di destra e trovate l’ingresso proprio davanti a
voi. –
-
Grazie mille. –
Fece
per voltarsi, ma la voce dell’uomo la richiamò.
-
Sì? –
-
Non lasciatevi impressionare troppo da Eric. È un tipo
esigente, ma non è una cattiva persona. –
-
Lo terremo a mente – assicurò, raggiungendo le
amiche e
comunicando loro la direzione da prendere.
Timoty
le osservò finchè non sparirono lungo le scale.
Ah,
beata gioventù.
*
Deckard
incrociò lo sguardo di Jack e Floyd non appena ebbero
messo piede in palestra, inarcando un sopracciglio quando entrambi gli
ex
compagni di Casa risposero all’occhiata con un piglio
ugualmente poco allegro.
-
Ricordati che non possiamo permetterci problemi – disse Ian,
avvicinandosi al fratello, pronto a tenerlo sotto controllo in caso
decidesse
di infastidire i due.
-
Reine ha proprio ragione, fratellino … rovini sempre il
divertimento. –
-
Reine che ha ragione su qualcosa? Potrebbe anche nevicare
dentro alla palestra. Piuttosto, la reginetta di bellezza che fine ha
fatto? –
Deckard
si strinse nelle spalle.
-
Si starà facendo la messa in piega per impressionare gli
istruttori. –
Le
labbra di Ian si stirarono in un sorrisetto divertito.
Erano
poche le persone capaci di farlo sorridere e Deckard era
quello che ci riusciva più spesso.
Sapeva
di apparire imperscrutabile e anonimo ai più, ma lui
era più che contento di stare fuori dai riflettori
perché gli permetteva di
esaminare chi lo circondava e capire quali fossero i suoi punti di
forza e
quelli che lo mettevano in crisi.
Raggiunsero
la zona riservata al risveglio muscolare, trovando
ad attenderli l’istruttore dai corti capelli biondi, rasati
ai lati, e le iridi
color dell’acciaio.
Era
appeso alla sbarra e stava ultimando una trazione dopo
l’altra.
Quando
la lancetta dell’orologio nell’angolo
scattò sul trenta
mollò la presa e atterrò con precisione davanti a
loro.
-
Sono Eric e mi occuperò del vostro risveglio muscolare e del
corso di Difesa pratica. Ciò significa che ci vedremo
più spesso di tutti gli
altri perciò, se siete anche solo un minimo intelligenti,
capirete da voi che
farmi perdere la pazienza non è affatto una scelta saggia.
Saranno tre anni d’inferno,
non mentirò per indorarvi la pillola. Guardate prima alla
vostra destra e poi
alla vostra sinistra –, dopo che ebbero eseguito il comando
aggiunse, - Al
primo anno c’è sempre il pienone, ma alla fine
dell’anno come minimo sarete
dimezzati perciò con molta probabilità non
rivedrete più i vostri vicini o perché
saranno fuori o perché voi sarete
fuori. –
Ian
diede di gomito al fratello.
-
Quasi incoraggiante quanto te. –
Decks
sogghignò in risposta.
Quell’istruttore
gli stava già simpatico.
-
Non ci saranno trattamenti di favore qui dentro -, riprese,
- Non mi interessa il vostro stato di sangue né con quanto
vi siete diplomati a
Hogwarts, tantomeno se mammina e papino sono i migliori amici del
Ministro in
persona. Chi viola le regole viene punito, chi prova a fare il lecchino
si vede
raddoppiata la punizione. –
Gli
occhi di Deckard saettarono verso Reine, che ascoltava in
silenzio ma sul finire della frase aveva stretto le labbra come se
avesse ingoiato
qualcosa di tremendamente amaro.
A
quanto pareva la sua solita tattica non avrebbe funzionato
con Eric.
Le
strizzò l’occhio, sorridendo quando la vide
sbuffare e
roteare gli occhi scuri.
-
Se vi fa stare meglio potete anche odiarmi, ma qui sono io
che decido e le democrazie non mi sono mai piaciute –
concluse Eric, le iridi
color dell’acciaio che scandagliavano i volti davanti a lui.
Quello
sì che era un discorso capace di raffreddare
l’entusiasmo
generale.
*
-
Tremendamente inquietante – sentenziò Edelweis,
mentre si
avvicinavano allo stanzino dal quale avrebbero dovuto recuperare i
tappetini
per gli esercizi.
-
E tremendamente sexy – concluse Reine, ignorando il
sopracciglio inarcato di Joss che sembrava star pensare palesemente che
non
avesse mai sentito nulla di più assurdo in tutta la sua
vita. –
-
È un istruttore – le fece notare, asciutta.
-
Ciò non toglie che sia sexy. Avete visto che occhi
… e che
corpo? –
Edelweis
le lanciò un’occhiata d’intesa alla
quale l’ex
Corvonero non potè fare a meno di sorridere in risposta.
Il
messaggio era chiaro: Reine Lancaster non era cambiata di
una virgola dai tempi della scuola e tanto valeva utilizzare la solita
tattica,
assecondarla e ignorare qualsiasi cosa dicesse loro.
Mentre
trasportavano i tappetini, Joss individuò uno spazio
vuoto vicino a Floyd e Jack e indirizzò Edelweis
lì, mentre Reine raggiungeva i
fratelli Shaw e sedeva accanto a loro con la sua solita grazia.
Sistemò
il tappetino, sorridendo in risposta al cenno di
saluto di Jack e accettando con un sorriso ancora più grande
il buffetto sulla
guancia di Floyd.
-
Come sta andando questo primo giorno, Jo? –
-
A parte la sveglia e le decine di regole? Sorprendentemente
non così male. –
-
Anche le vostre docce sono completamente gelide? –
intervenne Evelyn, seduta accanto a Jack, - Perché la nostra
è una vera e
propria tortura. –
-
Ghiacciata – confermò Joss, mentre i due ragazzi
annuivano.
-
Bene, se non altro è un male comune. –
-
Se continui a stirare le gambe in quel modo ti farai male in
ben altro modo. –
Tacquero
udendo la voce di Eric e abbassarono lo sguardo
mentre l’istruttore si avvicinava a Evelyn e le sistemava con
movimenti rapidi
e sicuri la posizione della schiena e della gamba che stava allungando.
-
Questa è la posizione corretta – concluse, per poi
rivolgersi al resto del gruppo, - Quanto a voi invece di lamentarvi
delle docce
pensate a ultimare il riscaldamento. Manca poco all’ora di
colazione. –
*
-
Mi fa male praticamente ovunque – sbuffò Andrew
mentre
uscivano dalla palestra e si dirigevano verso la mensa.
Eric
li aveva congedati con la promessa che si sarebbero
rivisti appena ultimato il pasto e lui francamente ne avrebbe fatto
più che
volentieri a meno.
-
A chi lo dici, credo di avere una contrattura alla spalla –
gemette Uriel, roteando il braccio lentamente saggiando fino a che
punto il
dolore diventava forte.
-
Ha sicuramente un’indole sadica, c’è
poco da dire. –
-
State parlando di Eric? –
La
voce allegra della giovane donna accanto a loro li fece
sussultare.
-
Ehm … no, assolutamente – momorò
Andrew, arrossendo
vistosamente.
Ci
mancava solo che una delle istruttrici capisse che stavano
parlando male di un suo collega fin dalla prima mattina
d’addestramento.
-
Davvero? – chiese sorridendo.
-
Certo. –
-
Peccato, perché in caso contrario avrei capito perfettamente
… a proposito, io sono Willow. Insegno travestimento e
dissuasione, credo che
la troverete una materia più rilassante rispetto a difesa.
Ci vediamo alla
seconda ora – concluse, strizzando loro l’occhio.
Rimasti
da soli, i due ragazzi si scambiarono uno sguardo
incredulo.
-
Sbaglio o si è dimostrata tremendamente amichevole?
–
Andrew
annuì, altrettanto spiazzato.
Dopo
l’approccio serio e intransigente di Eric aveva creduto
che tutti gli istruttori fossero così lì dentro,
ma evidentemente si era
sbagliato.
*
Jack
osservò i movimenti che Eric stava mostrando loro davanti
al sacco da boxe.
Se
la cavava nel fare a botte, come aveva ampiamente
dimostrato in tutti gli anni in cui aveva condiviso la Casa con
Deckard, ma non
aveva mai studiato una tattica particolare perciò quei
movimenti rapidi e
armoniosi seppur letali lo attraevano irresistibilmente.
-
Provate uno alla volta, a cominciare da te … - tacque,
dandogli modo di presentarsi.
-
Jacob Nott. –
Si
fece avanti, raggiungendo il sacco ed esaminandone la
superficie.
Era
leggermente deformato da un lato, segno che il loro
istruttore doveva colpirlo frequentemente e in modo
tutt’altro che controllato.
-
Proviamo una sequenza semplice. Destro, sinistro, destro. –
Obbedì,
mettendosi in posizione e assetando i colpi con
silenziosa precisione.
Scattò
all’indietro quando il sacco tornò verso di lui
per il
contraccolpo e tornò poi in posizione d’attacco
ripetendo la sequenza.
-
Molto bene – commentò Eric, con appena una punta
di
soddisfazione nella voce solitamente tagliente, - Tu … la
ragazza dai capelli
biondi – aggiunse poi rivolgendosi verso Sarah.
La
vide passargli accanto, dandogli il cambio, e osservare il
sacco con espressione dubbiosa.
Sarah
era esile e minuta, difficile pensare che potesse
smuovere di molto il sacco.
Eppure
provò a eseguire la sequenza con tutte le sue forze e,
sebbene il sacco non si fosse mosso come nel suo caso,
terminò la sequenza
senza originare un vero e proprio disastro.
Si
allontanò dal sacco, cedendo il posto a Uriel.
Il
ragazzone di Grifondoro era sicuramente avvantaggiato dalla
stazza, ma aveva una rapidità e fluidità nei
movimenti che mai avrebbe pensato
di associargli.
Anche
Eric sembrava colpito perché annuì compiaciuto al
termine della sequenza e fece cenno prima a Joss e poi a Floyd di
raggiungere
il sacco.
Entrambi
gli amici ebbero una prestazione dignitosa.
Venne
poi il turno di Evelyn, che eseguì la sequenza con
precisione millimetrica, sorprendendo la maggioranza dei presenti.
Jack
sentì un sorriso orgoglioso farsi largo sul suo volto.
Lui
ed Eve si erano allenati molto al sacco e nella boxe in
generale, perché la ragazza aveva sempre mostrato una certa
passione per la “nobile
arte” come la chiamavano i boxeur.
-
Ottimo lavoro. Tu, la mora nell’angolo – aggiunse
Eric, indicando
Cordelia.
La
ragazza si fece avanti a passo deciso, ignorando le
occhiate divertite a causa della sua stazza esile.
Una
brava lottatrice non doveva essere necessariamente una
Valchiria, lo avrebbero imparato presto a loro spese.
Colpì
il sacco velocemente, sorridendo sollevata quando si
mosse nel modo giusto.
Si
sforzò d’ignorare la sensazione
d’indolenzimento alle
braccia causata dal contraccolpo con la superficie rigida e
colpì nuovamente.
-
Devi migliorare un po’ la precisione dei movimenti, ma non
male – la congedò l’istruttore.
Venne
infine il turno di Edelweis.
Si
fece avanti sentendo su di sé gli sguardi generali e
colpì
il sacco.
Eseguì
la prima sequenza con vigore, sorridendo soddisfatta
nel vedere il sacco muoversi, ma probabilmente presa dalla troppa
euforia non
vide in tempo il ritorno dell’oggetto e finì con
l’essere colpita dalla rigida
superficie in pieno volto.
Il
dolore fu immediato e un getto di sangue caldo le inondò il
volto mentre la cartilagine del naso cedeva con uno schiocco.
Finì
a terra, tenendosi il volto tra le mani.
Eric
le fu accanto, scostandole le mani con gentile fermezza
ed esaminando il setto nasale.
-
Sembra che la frattura sia composta, è una buona notizia.
Qualcuno la accompagni in infermeria prima della prossima lezione. Per
oggi è
tutto, potete andare. –
*
-
Primo giorno e già ne mandi una in infermeria, i miei
più
sinceri complimenti, non avrei saputo fare di meglio. –
Smise
di rimettere a posto l’attrezzatura, voltandosi verso
Jezbeth che era appoggiata alla porta della palestra.
-
È stato un incidente. –
-
Ovviamente -, convenne, - ero solo passata per vedere come
aveva reagito il mio novellino preferito al primo imprevisto. Te la
stai
cavando alla grande. Il tuo predecessore avrebbe dato di matto se fosse
successo alla sua prima lezione, perciò complimenti davvero.
Comincio a capire
cosa abbia visto Malocchio in te. –
Assottigliò
lo sguardo, cercando di capire dove volesse andare
a parare.
-
Ti serve qualcosa, Jez? –
-
No, dovresti davvero stare meno sul chi vive, Eric. –
-
Tutto quello che ho visto in ventiquattro anni mi hanno
dimostrato il contrario. –
La
giovane donna annuì con una risata.
-
Avrei dovuto immaginarlo … vigilanza costante. –
Dopodichè
gli voltò le spalle e, con il sorriso divertito
ancora ben stampato sul volto, lo lasciò libero di
riprendere quello che aveva
interrotto.
Sistemando
l’ultimo materassino Eric si limitò ad alzare gli
occhi al cielo e sbuffare.
Non
vedeva l’ora che arrivasse qualcun altro di nuovo.
Se
non altro non sarebbe più stato lui il novellino
dell’Accademia.
Spazio
autrice:
Salve!
Ho
deciso
di dedicare un capitolo a ogni disciplina dell’Accademia in
modo tale da
lasciare il giusto spazio a tutti gli istruttori. Nel prossimo capitolo
avremo
la lezione di Willow, in quello successivo quella di Timoty e infine
quella di
Jezbeth. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia servito a
farvi avere
un pizzico più chiara dei vari personaggi.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
Salve
a
tutti!
Vorrei
sotterrarmi per la vergogna, perché un’attesa come
questa è stata decisamente
indegna e vi assicuro che non si ripeterà nuovamente.
Tuttavia purtroppo nell’ultimo
mese sono stata letteralmente oberata dagli impegni (tra tesi, lezioni
della
magistrale, rincorse folli degne di una stalker dietro al mio relatore,
fine settimana
dedicati al lavoro, eventi tipo il Romics e da ultimo ieri si
è aggiunto l’incontro
con Jennifer Armentrout) … insomma, tutte queste ciarle per
dirvi che sono
mortificata e che non si verificherà più
un’attesa così lunga.
Oltre
a
ciò, e qui sorrido perché come diceva una ragazza
che segue un’altra mia storia
“ormai quando apro una tua storia so già che ci
sarà qualche avviso”, volevo
farvi sapere che siamo ufficialmente con un OC in meno visto che la
creatrice
di Edelweis è scomparsa nel nulla. Nel caso dovessero
verificarsi altre
sparizioni nei capitoli iniziali (quindi diciamo entro il capitolo 10)
riaprirò
le iscrizioni; se così non fosse tutto procederà
con gli OC che abbiamo visto
finora.
E
adesso
basta chiacchiere, vi lascio al capitolo ;)
-
Avete saputo? –
Ian
voltò appena la testa in direzione di Reine, accigliandosi.
-
Saputo cosa? –
La
ragazza si lasciò cadere accanto ai due fratelli, togliendo
la tazza di caffè dalle mani di Deckard.
-
Ehy, quello era il mio caffè –
protestò, scoccandole un’occhiataccia
alla quale la ragazza rispose con una scrollata di spalle e
un’aria del tutto
indifferente.
-
Hai detto bene, era
il tuo caffè e adesso me lo bevo io. –
Deckard
alzò gli occhi al cielo, prendendo un profondo
respiro.
Aveva
imparato ad avere a che fare con Reine nel corso di quei
sette anni a Hogwarts e per la maggior parte del tempo trovava la sua
compagnia
tutto sommato neanche troppo male, ma c’erano volte come
quella in cui il suo
istinto gli gridava a pieni polmoni di Schiantarla su due piedi.
-
Stavi dicendo … - riprese Ian, probabilmente resosi conto
dell’irrigidimento nella muscolatura del fratello maggiore.
Reine
soffiò piano sulla bevanda bollente, prendendone un
piccolo sorso.
Si
ritrasse, storcendo il naso. – Decks ma quanto cavolo
è
amaro? –
-
Beh, si dà il caso che quello fosse il mio caffè
perciò non
l’ho zuccherato per niente. –
L’ex
Serpeverde si allungò verso il contenitore dello
zucchero, versandone una dose decente prima di tornare ad assaggiarlo;
questa
volta mugugnò soddisfatta.
-
Stavo dicendo che a quanto sembra una del gruppo è
già fuori
dall’Accademia. Volete provare a indovinare di chi si tratta?
–
-
La ragazza che si è rotta il naso durante Difesa?
– ipotizzò
Ian.
-
Esattamente. A quanto ho capito quel piccolo incidente l’ha
spaventata troppo per affrontare di nuovo il rischio di farsi male.
Perciò
siamo già a meno uno, se andiamo avanti di questo passo
entrare qui dentro sarà
ancora più facile di quanto avessi mai potuto sognare.
–
-
E di te che mi dici? –
Aggrottò
la fronte. – In che senso? –
-
Ho visto come ti sei comportata per tutta la giornata di
ieri -, chiarì Deckard, - e quella non sei tu. Stai
volutamente cercando di
sembrare più innocua e frivola possibile in modo da non
costituire una
minaccia. –
Le
labbra carnose s’incresparono in un sorriso divertito.
–
Molto bravo, allora non sei solo un bel faccino. –
*
Evelyn
voltò l’angolo alla velocità della
luce.
Aveva
dimenticato la boccetta d’inchiostro in camera ed era
dovuta tornare a prenderla dopo la colazione, rischiando di fare tardi
alla
lezione di travestimento e dissuasione. Perciò dopo aver
mandato avanti
Cordelia e Sarah, sostenendo che non fosse affatto necessario che anche
loro
rischiassero il primo richiamo per il ritardo, si era impegnata nel
percorrere
la distanza che la separava dall’aula nel più
breve tempo possibile.
Peccato
solo che non avesse fatto i conti con la sua
proverbiale impacciatezza.
Finì
con lo scontrarsi con qualcosa di molto solido che le
fece perdere l’equilibrio; sarebbe caduta a terra se un paio
di quelle che
realizzò solo dopo qualche secondo essere braccia non
l’avessero sostenuta con
gentile fermezza.
Alzò
lo sguardo, incontrando le iridi color dell’acciaio del
loro istruttore di Difesa.
Sentì
le guance alabastrine avvampare per l’imbarazzo.
Fantastico,
di tante persone proprio addosso a lui doveva
inciampare.
-
Scusami, andavo di fretta perché … -
-
Perché sei in ritardo per la lezione di Willow –
concluse.
-
Già, avevo dimenticato la boccetta con
l’inchiostro. –
Come
se a lui gliene fregasse qualcosa; si diede mentalmente
dell’idiota.
Sua
madre glielo diceva sempre, tendeva a fornire troppi
dettagli non richiesti … specialmente quando si trattava di
momenti in cui era
in imbarazzo.
-
Capisco. Se non ti sei fatta male faresti meglio a sbrigarti
o farai davvero tardi. –
Annuì,
sorridendo appena prima di riprendere a correre lungo
il corridoio.
Arrivò
in aula proprio mentre l’istruttrice stava richiudendo
la porta.
Le
rivolse un sorriso di scuse alla quale la giovane donna
rispose con solarità.
-
Chiedo scusa per il ritardo, ma … -
-
Nessun problema. Se non ho ancora chiuso la porta non lo
considero tale. –
Era
abbastanza sicura che il regolamento non facesse quel tipo
d’eccezione, ma a quanto pareva Willow era il tipo di persona
che tendeva a
proteggere i suoi allievi piuttosto che massacrarli.
-
Grazie. –
-
Non c’è di che. –
Prese
posto accanto a Jack, allungando di riflesso la mano
verso il bracciale che portava al polso.
Trasalì
notando che non c’era.
-
Che succede, Eve? – le chiese Jack,
-
Ho perso il bracciale -, sussurrò, - non riesco a credere di
averlo perso. –
-
Lo troveremo appena usciti di qui, tranquilla. –
Annuì,
imponendosi di mantenere il controllo.
Non
poteva certo essere scomparso nel nulla.
*
Willow
studiò i volti dei suoi alunni, soffermandosi su ognuno
di loro per alcuni secondi, prima di cominciare a parlare.
Non
aveva preparato un discorso introduttivo, preferiva
seguire l’istinto in quelle occasioni, e del resto non era
certo una persona
timida o riservata perciò parlare davanti a un gruppo di
ventenni non le creava
alcun problema.
-
La lezione di ieri è stata meramente introduttiva, ma da
oggi voglio vedere come ve la cavate con qualcosa di più
pratico. Dovrete imparare
a camuffarvi fino a risultare indistinguibile da ciò a cui
volete assomigliare
e a capire quando è qualcuno intorno a voi che sta facendo
la stessa cosa.
Occorre una buona dose di concentrazione per riuscirci,
perciò a tutti voi di restare
in silenzio mentre vi divido in coppie e vi spiego cosa ho in mente -,
esordì,
- Passerò con un bussolotto contenente dei fogli. Non ci
sarà scritto chi sarà
il vostro compagno, ma solo che tipo di persona dovrete fingere di
essere o dovrete
trovare. Sul foglietto ci sarà anche scritto se
toccherà a voi essere il soggetto
travestito o l’investigatore. Chi riuscirà a
portare a termine il compito entro
la fine della lezione otterrà dei punti extra. –
Camminò
tra le fila, porgendo il sacchetto prima a uno e poi
all’altro lato dell’aula. Quando tutti ebbero il
loro foglietto saldamente
stretto tra le mani, lanciò un’occhiata
all’orologio appeso al muro.
-
Il vostro tempo comincia adesso, buona fortuna. –
Li
vide mettersi all’opera all’istante, chi perplesso
e chi
decisamente divertito.
Non
aveva alcun dubbio che ne avrebbero viste delle belle.
*
Joss
osservò la scritta sul suo foglietto, corrugando la
fronte.
Ispettrice
Auror, dovrai trovare un trafficante illegale di Artiglio di drago.
Fece
scorrere lo sguardo sul resto dei presenti.
Scartò
all’istante Floyd, che aveva atteggiato il volto a
un’espressione
seria e ingessata che le fece pensare gli fosse toccato un ruolo di
spessore …
cosa che decisamente non poteva dirsi per un trafficante.
Scartò
anche Evelyn, seduta con le gambe accavallate e l’aria
sicura sul volto.
C’era
troppa sfrontataggine.
Non
conosceva trafficanti, ma dubitava che guardassero dritti
davanti a sé come se volessero sfidare il mondo a metterli
alla prova.
Deckard
sembrava la scelta più ovvia, cupo e aggressivo come
suo solito, ma dubitava che Willow le avrebbe reso il compito
così semplice.
Doveva
trattarsi di qualcuno insospettabile, a cui lei non
avrebbe mai accostato quel ruolo.
Decise
di seguire il suo istinto, puntando dritta verso Sarah.
L’ex
Corvonero era seduta al suo posto intenta a esaminare un
punto imprecisato dell’aula come se non fosse davvero
lì o stesse cercando di
mimetizzarsi.
-
A quanto lo vendi? – chiese diretta, sorridendo nel vederla
sussultare leggermente.
-
Come hai fatto a capire che ero io? –
-
Troppo riservata rispetto a tutti gli altri. I trafficanti
cercano di passare inosservati. –
*
Ispettore
Auror, dovrai trovare una talpa all’interno del dipartimento.
Uriel
aveva deciso di optare per una strategia più pacata e
riflessiva rispetto a quella che aveva visto mettere in opera dalla
maggior
parte degli altri.
Aveva
proceduto per eliminazione, senza alcuna fretta,
limitandosi ad aspettare che un paio dei suoi principali sospettati
venisse
messo fuori gioco.
Sarah
era stata assegnata a Joss e Deckard a Jack.
Altri
Auror corrotti non potevano decisamente essere né Reine
né
Evelyn, ma era ancora piuttosto indeciso su Ian.
Non
aveva modificato di molto il suo solito comportamento e
quella poteva di certo essere considerata una buona strategia, ma se
così non
fosse stato e lui si fosse solo fatto ingannare?
Soppesò
nuovamente i volti di chi lo circondava.
No,
Ian era fin troppo facile per essere vero.
Dunque
non restava che Cordelia.
La
frizzante, allegra, Cordelia che in quel momento sorrideva
con solarità.
Le
si avvicinò, sedendole di fronte, e la esaminò
ancora un po’
prima di prendere la parola.
-
Sei tu ad aver tradito? –
-
Complimenti, mi hai scoperta. –
*
Criminale,
sei un importante contatto dell’intelligence straniera in
possesso d’informazioni
riservate.
Floyd
tamburellò con le dita sul banco, osservando Reine che
ultimava il suo colloquio con Evelyn.
Nemmeno
lei era l’Auror adibito alla sua cattura,
constatò,
domandandosi chi fosse rimasto nel mucchio.
Ian
Shaw e Andrew Ross.
Ma
chi dei due?
-
Ragazzi, il tempo sta per scadere – comunicò la
voce dell’istruttrice
che fino a quel momento aveva osservato lo svolgersi
dell’esercizio in
religioso silenzio.
Fu
allora che Andrew si avvicinò a lui a passo fermo,
continuando a scrutarlo mentre gli si sedeva di fronte.
-
Sei tu il contatto dell’intelligence? –
Annuì
appena.
-
Suppongo dipenda da chi vuole saperlo. –
Andrew
sorrise soddisfatto.
A
quanto sembrava anche loro due avevano finito entro lo
scadere dell’ora.
*
-
Sembri una sorella maggiore tremendamente orgogliosa, mi
dimentico sempre quanto ti diverti ad avere a che fare con quei
ragazzini –
constatò Jezbeth mentre consumavano il pranzo sedute nello
studio della mora.
-
Ci tengo a loro, dopotutto il loro futuro dipende anche da
noi. Piuttosto, non ti ho vista per tutta la mattinata, che fine avevi
fatto? –
Jezbeth
arricciò le labbra in un ghigno malizioso.
-
Perché, sei gelosa? –
Willow
emise uno sbuffo, punzecchiandole il fianco, - Rispondi
e basta. –
-
Avevo da fare con Malocchio. Voleva fare il punto dell’inizio
dell’addestramento con ognuno di noi; credo che adesso stia
parlando con Mosca.
–
-
Ha già parlato con Eric? –
Annuì.
– Lui è stato il primo della lista, immagino
dipenda
dal fatto che la ragazza che ha mollato si è fatta male
durante la sua lezione.
–
-
Credi che abbia dato la colpa a lui? –
-
Lo escluderei. Anzi credo che volesse essere sicuro che Eric
non crollasse. Tempo perso a mio avviso, perché quel
novellino è un vero duro. –
Willow
sorrise sentendo quelle parole.
Era
molto raro che Jezbeth facesse dei complimenti, tantomeno
dire che qualcuno era “un duro” perché
per lei quello era il più bel
complimento che si potesse fare a una persona.
Sembrava
che finalmente avesse trovato qualcun altro con cui
andava d’accordo.
-
Lui ti piace, vero? –
-
Non è male -, ammise, - ma dovresti saperlo che è
un po’
troppo mascolino per i miei gusti – concluse, allungandosi
verso di lei e sogghignandole
a fior di labbra quando la vide arrossire leggermente mentre si chinava
a
baciarla.
*
-
Che ne pensi di questi primi giorni d’addestramento?
–
-
Credo che stia procedendo tutto al meglio. –
Alastor
annuì, soppesando l’uomo davanti a lui.
Si
fidava del parere di Mosca, che nel corso di quegli anni
aveva dimostrato innumerevoli volte di sapere esattamente quello che
stava
facendo o dicendo.
-
E per quell’altra questione? –
-
Per quella resto a disposizione se credi che sia la cosa
giusta da fare – replicò Timoty.
-
Immagino sia ancora presto per esserne certi, ma tieniti
pronto a intervenire. –
-
Certo, Alastor. –
Spazio
autrice:
Rieccoci
qui!
Spero
che
il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso ancora per il ritardo nella
pubblicazione.
Come
vi
avevo anticipato il prossimo capitolo sarà dedicato alla
lezione di Timoty e
verrà chiarito questo ultimo passaggio che sarà
chiave all’interno della
storia.
Ci
sentiamo al prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
Salve!
Purtroppo
vi annuncio che anche Deckard e Ian Shaw sono eliminati dalla storia.
Come vi
avevo anticipato ho deciso di riaprire le iscrizioni. Per chi fosse
interessato
le informazioni sono scritte nel Prologo e avete tempo per inviare le
schede
fino al 30 novembre.
Detto
ciò
vi lascio al capitolo.
Floyd
emerse dalla sala mensa con un sorriso a trentadue denti
stampato sul volto, Joss veniva dietro di lui e scuoteva la testa con
aria
palesemente incredula.
-
Non crederai mai a quello che è appena successo –
esordì il
ragazzo, accogliendo con palese gioia l’ex compagno di Casa.
Jacob
lo guardò come se gli avesse dato completamente di volta
il cervello e si rivolse alla ragazza.
-
Joss … è ufficialmente andato completamente fuori
di testa? –
Rise,
facendo spallucce. – Non che sia una novità.
–
-
Non sono andato fuori di testa … e grazie mille per aver
sottinteso che lo fossi già Joss –, aggiunse
voltandosi verso la sua migliore
amica, - ma finalmente dopo una settimana d’Accademia giunge
una buona notizia.
Deckard e Ian Shaw sono appena stati sbattuti fuori. –
Jacob
sgranò gli occhi color carbone.
-
Mi stai prendendo in giro? –
-
No signore, Moody li ha appena fatti scortare fuori.
L’addestramento
per loro è finito molto prima del tempo. –
-
Questa sì che è una notizia capace di far
cominciare il
lunedì mattina con il piede giusto –
approvò soddisfatto, scambiando un cinque
con l’amico e dando il via a una serie di festeggiamenti a
dir poco festosi che
lasciarono alquanto perplessi i ragazzi che affollavano il corridoio
alla volta
della sala mensa.
Joss
alzò gli occhi al cielo, sbuffando in attesa che quei due
si dessero una calmata, ma evidentemente almeno per la successiva
mezz’ora non
c’era alcuna possibilità di vederli comportarsi
come due persone mature.
*
-
Sei proprio sicura che non vuoi che ti aspettiamo? – chiese
Sarah
mentre lei e Cordelia radunavano le loro cose nelle rispettive sacche
da
palestra e si fermavano all’ingresso dello spogliatoio
femminile.
-
Sì, non preoccupatevi. –
-
Cerca di non fare tardi, oggi abbiamo la prima ora con Mosca
e ci ha promesso qualcosa di decisamente fuori dal comune –
aggiunse Cordelia.
Annuì
appena, infilando la felpa e richiudendo la zip stando
attenta a non incastrarci in mezzo nessuna delle lunghe ciocche corvine
che le
ricadevano fin sotto il seno.
-
Non farò tardi, ci vediamo in aula. –
Dopo
l’ennesima raccomandazione sentì la porta dello
spogliatoio richiudersi alle spalle delle amiche e non le
restò che perlustrare
per l’ennesima volta l’intero spogliatoio femminile.
Aveva
praticamente cercato in ogni angolo dell’Accademia
eppure non era riuscita a trovare il braccialetto da nessuna parte.
Il
cigolio della porta che veniva nuovamente aperta attirò la
sua attenzione mentre sondava l’angolo al di sotto della
panca vicino all’appendiabiti.
-
Vi ho già detto che non farò tardi alla lezione
di Mosca –
sbuffò.
-
Bene, ma mi spieghi cosa stai facendo esattamente? –
Piegata
sulla panca, con la testa chinata a sfiorare il
pavimento e l’aria scarmigliata non doveva avere sicuramente
l’aria di una
persona con tutte le rotelle a posto.
Sussultò
cercando di tirarsi in piedi, ma finì con lo sbattere
la testa contro la parete e l’ingoiare
un’imprecazione piuttosto colorita.
Eric
era in piedi sulla soglia della porta e la fissava con
un’espressione
a metà tra il perplesso e il divertito.
-
Stavo cercando una cosa … l’ho persa la scorsa
settimana. –
-
E la cerchi ancora? Deve essere qualcosa di molto
importante. –
-
Lo é. È un regalo al quale sono molto legata.
–
-
Un regalo di un ragazzo? –
Sentì
il volto colorirsi sotto il peso di quelle iridi
inquisitrici color acciaio.
-
No, è un regalo di mia madre per i diciassette anni. Io
… io
non ho un ragazzo. –
Ed
eccola di nuovo con le informazioni assolutamente non
necessarie, pensò consapevole di dover essere ormai dello
stesso colore dei
pomodori maturi.
-
Ah -, disse soltanto prima di ripescare il braccialetto
dalla tasca della divisa d’allenamento, - forse si tratta di
questo
braccialetto? L’ho trovato qualche giorno fa, ma nessuno
sapeva di chi fosse. –
Si
avvicinò, afferrando il bracciale all’istante,
sospirando
sollevata.
Finalmente
ne era tornata in possesso.
Tentennando,
tornò a guardarlo dritto negli occhi nella
speranza di riuscire a capire cosa gli stesse passando per la testa, ma
il
volto era inespressivo come al solito.
-
Sì, è proprio lui -, tese il polso speranzosa, -
potresti
aiutarmi ad allacciarlo? –
Annuendo
in silenzio, assicurò il bracciale al polso con
movimenti rapidi e inaspettatamente delicati.
-
Ecco fatto. Se dovessi tardare alla lezione di Mosca digli
che ti ho trattenuta io – aggiunse prima di voltarle le
spalle e uscire dallo
spogliatoio.
*
-
Credi che dovremmo chiederle di sedersi con noi? – chiese
Andrew mentre prendeva posto accanto a Uriel e accennava con il capo a
Reine
che stava in piedi all’ingresso dell’aula e si
guardava attorno.
Era
la prima volta che l’ex Serpeverde appariva indecisa su
cosa fare.
Andrew
suppose che dipendesse dal fatto che non andava
particolarmente d’accordo con nessun altro tra coloro che
conosceva e che non
fosse dell’umore per fare conversazione con qualche
sconosciuto.
L’ex
Grifondoro soppesò la questione per qualche secondo
finchè non emise un respiro profondo e scrollò le
spalle.
-
Personalmente non è che mi sia particolarmente simpatica, ma
immagino che dopo l’esclusione dei fratelli Shaw non abbia
più nessuno che le
faccia compagnia … e starle accanto per un paio
d’ore non ci ucciderà di certo.
–
Prendendo
quelle parole come una conferma, Andrew si alzò in
piedi e attirò l’attenzione della ragazza con un
cenno della mano.
-
Puoi unirti a noi se vuoi. –
Soppesandoli
per una manciata di secondi, Reine annuì appena e
li raggiunse scivolando elegantemente sulla sedia alla sinistra di
Uriel.
Mentre
anche gli ultimi ragazzi prendevano posto Timoty entrò
in aula a passo deciso e lasciò scorrere le iridi blu su
ognuno di loro.
-
A quanto pare ci siamo tutti -, esordì facendo un rapido
conteggio dei posti occupati, - e immagino che tutti ormai saprete cosa
è
successo a Deckard e Ian Shaw. Non voglio farvi la paternale, ragazzi,
ma
lasciate che vi dica che attaccare briga con gli altri aspiranti
è il miglior
modo per farsi buttare fuori dall’Accademia a calci. Confido
che nessuno di voi
segua il loro esempio … e adesso cominciamo con qualcosa di
molto più
divertente che mi permetterà di capire se avete o meno
assimilato le
indicazioni che vi ho fornito la scorsa settimana –, si
sfregò le mani
sorridendo, - Comincerò dividendovi in gruppi da tre. Lo
scopo dell’esercizio è
dimostrare di sapervi infiltrare in un gruppo e di essere in grado di
indagare
e pedinare qualcuno senza farvi scoprire. Ogni gruppo avrà
un infiltrato che in
realtà lavorerà per uno dei gruppi avversari e a
voi starà l’arduo compito di
capire di chi si tratta. Per rendere le cose più
interessanti svolgeremo il
tutto sotto forma di un gioco Babbano che forse qualcuno di voi
conoscerà: Ruba
bandiera. –
Cordelia
alzò la mano all’istante, insieme a un altro paio
di
allievi.
Timoty
le rivolse un cenno. – Vuoi essere tu a spiegare le
regole al resto dei tuoi compagni? –
Annuì,
alzandosi in piedi.
-
Le regole sono semplici. Ogni gruppo ha la sua bandiera e
deve nasconderla e proteggerla dal gruppo rivale. Vince chi ruba la
bandiera
del gruppo rivale e la porta in casa base prima degli altri. –
-
Non avrei saputo spiegarlo meglio -, convenne, - e va da sé
che
l’infiltrato nel vostro gruppo farà tutto
ciò che è in suo potere per favorire
i vostri diretti rivali perciò, come direbbe Malocchio,
vigilanza costante –
concluse, unendosi alle risate dei suoi allievi.
*
-
Fortunatamente siamo finiti insieme, non credo che sarei
riuscita a tollerarla se non ci fossi stato tu –
constatò Joss mentre camminava
al fianco di Jacob.
Reine
era il terzo componente del loro gruppo e camminava
qualche passo dietro di loro guardandosi attorno circospetta.
C’era
da dire che per quanto sapesse essere poco amichevole
prendeva davvero sul serio quelle esercitazioni ed era più
che determinata a
portarle a termine con successo.
-
Già, anche se dopo quasi mezz’ora
d’esercitazione mi
aspettavo un po’ più d’azione -,
considerò il ragazzo, - immagino che anche
negli altri gruppi si muovano tutti con i piedi di piombo. –
Joss
annuì, osservando con la coda dell’occhio la
bandiera che
Jacob teneva saldamente in pugno.
-
Hai qualche idea su dove nasconderla? –
-
Non dirle nulla – li interruppe Reine, osservandola in
cagnesco, - non mi fido di lei. –
-
Buffo, perché la cosa è reciproca, tesoro.
–
Reine
fece spallucce.
-
Sono certa che l’infiltrato non sia Jacob e non sono nemmeno
io quindi per esclusione si tratta di te. –
-
Certo, perché se tu fossi
l’infiltrata ce lo verresti a dire, vero? –
-
Sono decisamente la scelta più ovvia, perciò
credo che sia
ovvio che non sia io la maggior sospettata. –
-
Jacob … tu che ne pensi? –
Il
ragazzo osservò prima una e poi l’altra.
Effettivamente
il ragionamento di Reine filava alla grande, ma
d’altro canto la mora era sempre stata molto abile nel
manipolare le persone
affinchè facessero esattamente quello che voleva lei.
Sbuffò.
-
Penso che andrò a nascondere la bandiera da solo
… perché l’unica
cosa che so con certezza è che non sono io
l’infiltrato. –
*
Uriel
scambiò un’occhiata con Cordelia, allarmato,
mentre
continuava a guardarsi intorno alla ricerca di Sarah.
La
dolce, innocente, biondissima bambolina della quale nessuno
di loro avrebbe mai sospettato.
Cordelia
imprecò a mezza bocca.
-
Ero praticamente certa che fossi tu l’infiltrato, per questo
l’ho mandata a nascondere la bandiera. Ma se tu sei qui e lei
è scomparsa nel
nulla allora … -
-
Allora l’infiltrata è lei e a quest’ora
avrà già consegnato
la bandiera al gruppo per il quale lavora –
sospirò Uriel, battendo il pugno
contro l’armadio lì vicino.
Si
erano fatti fregare alla grande e ormai avevano perso la
prova.
-
Non ci resta che tornare verso la casa base, almeno sapremo
da quale gruppo siamo stati battuti – sospirò
Uriel, mentre si incamminavano
lungo il corridoio e tornavano verso l’aula di Mosca.
Trovarono
l’istruttore ad attenderli sulla porta.
-
Non fate quei musi lunghi, può capitare di perdere
un’esercitazione.
Siete qui per imparare –, li consolò battendo una
pacca sulla spalla di
entrambi, - e vi rifarete sicuramente la prossima volta. –
*
Andrew
ed Evelyn attirarono Sarah a loro in un abbraccio
spaccaossa.
-
Siamo l’unico gruppo che è riuscito a superare
l’esercitazione
– esclamò l’ex Tassorosso, sorridendo
incredulo.
-
E il merito va alla nostra biondina dall’aria innocente -,
gli
diede manforte Eve, - sei stata fenomenale, Sarah. –
Imbarazzata,
la ragazza arrossì vistosamente ma sorrise
compiaciuta dagli elogi che stava ricevendo.
Effettivamente
il suo ruolo era stato a dir poco determinante,
anche se le dispiaceva un po’ per aver dovuto tradire la
fiducia di Uriel e
Cordelia.
Ma
dopotutto era un gioco e lo scopo primario era vincere, no?
Spazio
autrice:
Rieccoci
qui.
Come
anticipato qui sopra sono riaperte le iscrizioni e nel prossimo
capitolo
vedremo la lezione di Jezebeth … chissà con cosa
li metterà alla prova la
nostra insidiosa pozionista.
Salvo
imprevisti
dovrei aggiornare il 1 dicembre con l’aggiunta anche dei
nuovi OC.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
Salve!
Sembra
proprio che ultimamente non riesca a fare a meno di ritardare rispetto
alla mia
tabella di marcia xD
Comunque
la cosa importante è che finalmente ci siamo e che qui sotto
troverete i
personaggi scelti. Ho preferito dare la priorità a chi non
partecipava ancora
alla storia, perciò gli OC prescelti sono:
Michael
Abbott
(PV Andrew Stetson)
– 19 anni, Grifondoro.
Madeleine
Abbott
(PV Taylor Hill) –
18 anni, Tassorosso.
William
Brecht
(PV Jamie Campbell
Bower) – 19 anni, Grifondoro.
Mathieu
Bertignac
(PV Chris Pine) –
20 anni, Serpeverde.
Ezekiel
Murray
(PV Ewan McGregor) –
19 anni, Corvonero.
-
Si può sapere chi stai guardando con
quell’espressione da
Psycho? – chiese Floyd mentre terminavano il risveglio
muscolare e rimettevano
al loro posto i tappetini.
Jacob
accennò con il capo verso l’angolo della palestra
in cui
Reine e Michael Abbott chiacchieravano sottovoce.
-
Sembrerebbe che la regina dei ghiacci abbia trovato qualcun
altro con cui fare comunella dopo che gli Shaw se ne sono andati
– considerò Joss,
aggrottando la fronte mentre i due scoppiavano a ridere.
Poco
ma sicuro né Reine né Michael avevano avuto un
senso dell’umorismo
particolarmente sviluppato perciò quell’improvvisa
allegria la preoccupava non
poco.
-
Lui ed Evelyn non hanno più parlato da quella volta?
–
Jacob
scosse il capo.
-
No, altrimenti il bel faccino di Michael non sarebbe più
tale, te lo assicuro. –
Un
sorrisetto si dipinse sulle labbra di Floyd.
-
Lo sai che se ti dovesse servire una mano nel rifargli la
faccia puoi sempre contare su di me, vero? –
Joss
gli diede una gomitata, guardando male entrambi gli
amici.
-
Ragazzi, è passato più di un anno, sono certa che
Evelyn non
ci pensa nemmeno più. Perciò se lei fa finta di
nulla il minimo che voi due
possiate fare è cercare di comportarvi da persone civili e
mature. –
-
Oh, andiamo Joss, solo un pugno piccolo piccolo. –
-
Nemmeno mezzo. –
Jacob
sbuffò, roteando gli occhi con aria comica, -
D’accordo,
mamma. –
*
-
Quindi era lui che aveva trovato il braccialetto – concluse
Sarah,
sorridendo intenerita, - ed è stato veramente gentile nel
proporsi di essere la
tua scusa per un eventuale ritardo. –
Evelyn
annuì tirando su la zip della giacca d’allenamento.
Non
era ancora autunno inoltrato, ma la temperatura all’interno
dell’Accademia sembrava essere calata vertiginosamente nelle
ultime
ventiquattro ore.
-
Si, è stato gentile. –
-
Solo che … non fraintendetemi, ma devo confessare che
è l’unico
degli istruttori che non sono ancora riuscita a inquadrare. La maggior
parte
del tempo è gelido come il ghiaccio, poi fa qualche gesto
inaspettatamente
cordiale che mi spiazza -, considerò Cordelia, -
perciò non so come
interpretare la cosa. Ma ovviamente sono contenta che tu abbia
ritrovato il
bracciale e che lui sia stato gentile con te – concluse con
un piccolo sorriso.
-
Oh oh – mormorò Sarah, fermandosi di botto poco
prima di
raggiungere il loro solito tavolino e rischiando di far sbattere le
amiche
contro di lei.
Cordelia
aggrottò la fronte, seguendo il suo sguardo,
contrariata.
-
Però, chi l’avrebbe mai detto. –
Evelyn
cercò di fare capolino tra le due amiche per capire di
cosa si trattasse, ma da dove era lei era difficile riuscire a vedere
le teste
delle persone sedute nell’angolo.
-
Che succede? –
-
La malvagia strega dell’Ovest sembra aver trovato un nuovo
compagno di giochi … e non credo che la cosa ti
piacerà. –
Erano
poche le persone che non le andavano a genio e per
suscitare una reazione del genere nelle sue migliori amiche non
faticava di
certo a capire di chi si trattasse.
Spostò
gentilmente Sarah, individuando finalmente i due.
Michael
era seduto con il volto verso il self service della
mensa, le iridi azzurre che si sgranarono appena quando incrociarono il
suo
sguardo.
Vide
le mani corrergli automaticamente a scompigliare le corte
ciocche castane, un gesto che un tempo lei non si stancava mai di
vedergli
fare. Gli donava quell’aria selvaggia e arruffata che
addolciva un po’ il volto
dai tratti decisi.
Non
era stata una rottura facile la loro … o meglio non lo era
stata per lei, perché a prendere la decisione era stato
unicamente Michael e a
lei era toccato semplicemente farsela andare bene, consapevole di non
avere
praticamente voce in capitolo.
-
Non ho molta fame, ci vediamo alla lezione di Jezebeth –
replicò, voltandosi e uscendo dalla sala mensa prima che
Cordelia e Sarah
potessero provare a fermarla.
Forse
non era il comportamento più coraggioso o maturo che
avesse mai avuto, ma in quel momento non le importava.
Era
riuscita ad evitare Michael in quei primi giorni d’Accademia
e aveva tutta l’intenzione di continuare il più
possibile lungo quella strada.
*
-
Stai cercando di uccidere i pancake? –
s’informò con
disinteressata ironia Jezebeth mentre osservava il loro collega
più giovane
affondare il coltello con più vigore di quanto fosse
necessario.
-
Sai se ci sono problemi tra gli aspiranti? – chiese in
risposta.
Il
sorriso sulle labbra dell’ex Grifondoro lasciava intendere
che avesse tutta una sua idea del perché lo chiedesse.
-
Ti sembro forse la loro amichetta del cuore o il loro diario
segreto? La risposta a entrambe le domande è no, ma forse
conosco qualcuno che
lo sa – aggiunse, sporgendosi ad attirare
l’attenzione di Willow con una
carezza sull’avambraccio leggermente scoperto.
-
Sai perché c’è una certa maretta tra i
marmocchi, tesoro? –
La
vide arrossire leggermente come era solita fare quando
Jezebeth si lasciava andare a esternazioni romantiche in pubblico e
sorrise
divertita.
-
Non saprei, ma immagino di poterlo scoprire, perché?
–
Scrollò
le spalle. – Il nostro novellino era molto curioso.
–
-
Non ero molto curioso
– protestò Eric.
-
Allora solo moderatamente curioso? –
-
Perché ho l’impressione che continuerai a
prendermi in giro
qualsiasi cosa dica? –
-
Perché non sei affatto stupido. –
Eric
lanciò un’occhiata a Willow, aggrottando le
sopracciglia,
- Continuo a chiedermi cosa tu ci abbia trovato in lei, Will.
–
La
pozionista rispose per la sua fidanzata.
-
Ovviamente perché sono meravigliosa. Ora, se volete
scusarmi, ho una lezione da affrontare e marmocchi da torturare
– replicò,
alzandosi dal tavolo con un sorrisetto divertito e uno scintillio
compiaciuto
nelle iridi scure.
-
Non avrai intenzione di metterli in qualche situazione
pericolosa, vero? – chiese preoccupata la ragazza.
-
Prometto che non sarà nulla di letale … se
saranno
abbastanza bravi da ultimare la prova in modo corretto. –
-
Jez! –
-
Imparano meglio se sono sotto pressione. –
Willow
le rivolse un’occhiata severa che la fece sbuffare e
atteggiare le labbra a un lieve broncio.
-
D’accordo, non manderò nessuno in infermeria
… che noia. –
*
-
Devo ammettere che questa è la prova che mi spaventa
più di
ogni altra – mormorò Madeleine mentre lei e suo
fratello entravano all’interno
dell’aula di Antidoti e Veleni.
Michael
si strinse nelle spalle.
-
Personalmente non vedevo l’ora che toccasse a questa
materia. –
-
Certo, perché tu sei sempre stato quello bravo con questi
strani intrugli mentre io sono negata a un livello che ha quasi del
ridicolo. –
-
Puoi sempre sperare di capitare in coppia con qualcuno
bravo. –
Madeleine
sbuffò, guardandosi attorno nel tentativo di trovare
qualcuno con cui poter seguire il consiglio di Michael.
Era
escluso che loro due facessero coppia.
Era
sempre stata abituata a sentirsi ripetere quanto suo
fratello fosse quello bravo a scuola e lei fosse fin troppo spensierata
e con
la testa tra le nuvole per concludere qualcosa di effettivo.
Perciò
durante l’esperienza all’Accademia era
più che
determinata a contare solo sulle proprie forze, malgrado sapesse bene
che in
caso di necessità suo fratello ci sarebbe sempre stato per
lei.
-
Chiederei a Evelyn, ma da quando l’hai lasciata parlare con
lei è sempre troppo strano … e lo stesso
è con Cordelia, che è sempre stata
molto protettiva nei suoi confronti. Quanto agli altri vedo che William
e Sarah
hanno già scelto di fare coppia e lo stesso hanno fatto Joss
e Mathieu. –
Michael
le rivolse un sorriso tirato prima di allontanarsi a
passo deciso.
-
Dove stai andando? –
-
A rimediarti un compagno che ti faccia passare qualsiasi
prova Jezebeth abbia in mente – replicò,
individuando Uriel e Andrew vicino
alla porta mentre chiacchieravano con Ezekiel.
Tossicchiò,
attirando la loro attenzione.
-
Scusate se vi interrompo, ma uno di voi è libero e
desideroso di sobbarcarsi un mezzo disastro? –
Ezekiel
sorrise divertito. – Immagino che stiamo parlando di
tua sorella. –
-
Conosci qualcuno più negato di lei? – convenne.
Il
Corvonero scoppiò definitivamente a ridere.
-
Effettivamente no. Sono abbastanza bravo nella materia, ma
non tanto da poter superare la prova senza qualcuno perlomeno al mio
livello. Magari
potrebbe pensarci Uriel, lui è il più bravo tra
noi tre. –
Il
gigantesco ex Grifondoro annuì. – Sicuro, non
c’è alcun
problema, e almeno risolveremo il problema di chi debba fare coppia con
Ezekiel. Io andrò con Mads, lui con Andrew. –
*
-
Sono sempre più convinto che sia la donna più
bella che
abbia mai visto in vita mia – sospirò William,
osservando Jezebeth entrare in
aula e prendere posto mentre scrutava tutta l’aula con le
iridi scure.
Mathieu
abbozzò un sorrisetto sarcastico.
-
Certo ed è indubbiamente fuori dalla tua portata, Will.
–
-
Oh, non saprei, credo che potrei avere una chance –
obiettò il
biondo.
-
Sì, di finire al reparto avvelenamento del San Mungo.
–
Ridacchiò,
tacitandosi all’istante quando Jezebeth incrociò
il
loro sguardo e rivolse loro un’espressione decisamente poco
cordiale.
-
Se voi due comari avete finito di chiacchierare passerei a
spiegarvi come evitare di finire la prova di oggi dentro un sacco da
obitorio. –
Ammutolirono
all’istante e l’istruttrice riprese la
spiegazione.
-
Come vi stavo dicendo, prima che mimì e cocò ci
interrompessero, questa prova sarà effettuata in coppia
perciò invito chiunque
non l’avesse ancora fatto ad alzare la mano in modo che possa
trovarvi un
compagno adatto. Vi ho osservati a lungo e credo di essere in grado di
accoppiarvi nel modo migliore, che molto probabilmente sarà
anche quello che vi
piacerà di meno … ma non è un mio
problema e voi dovrete imparare a non fare le
signorine pretenziose quando in missione vi affibbieranno un compagno
che non
tollererete -, considerò, - Perciò cortesemente
prendete le seguenti
postazioni. Qui davanti voglio Jacob e Reine, nella fila centrale
invece
Cordelia e Floyd mentre in quella di sinistra Sarah e William; in
seconda fila
a destra voglio Uriel e Madeleine, centrali Joss e Mathieu e a sinistra
Ezekiel
e Andrew. In ultima fila Evelyn e Michael …
C’è qualche problema? – aggiunse
bruscamente
quando li vide esitare.
Scuotendo
la testa nel silenzio generale ognuno prese il posto
assegnato.
-
Bene, veniamo ora al vostro compito. Qui davanti a me come
vedete ci sono alcune boccette alquanto interessanti tra cui
chiederò a ogni
coppia di scegliere in modo del tutto casuale. Dovrete lavorare
sull’antidoto
del veleno dopodichè chiederò a ognuno di voi di
bere qualche goccia del veleno
che vi è capitato e di prendere anche l’antidoto
da voi realizzato. Se avrete
fatto un buon lavoro non vi succederà nulla –
concluse.
Reine
alzò la mano.
-
Sì? –
-
E se non lo facciamo bene? –
Jezebeth
fece spallucce. – Direi che non avremo più il
problema di come sfoltire il numero dei futuri Auror. –
*
Sarah
osservò la boccetta dal riflesso verdastro che teneva
tra le mani.
-
Non ha l’aria particolarmente pericolosa –
considerò pensierosa,
facendola dondolare leggermente mentre cercava di capire di cosa si
trattasse.
-
Passamela, voglio annusarla. –
Gliela
tese osservandolo con curiosità.
-
Cosa credi che sia? –
Dando
un’ultima veloce annusata William tirò indietro
alcune
ciocche bionde che gli erano ricadute sugli occhi.
-
Decisamente veleno di doxy. E so anche come realizzare
l’antidoto;
avevamo un’infestazione piuttosto grossa qualche anno fa a
casa di mia nonna e
ce ne siamo sbarazzati con relativa facilità. –
Annuì,
prendendolo in parola.
*
-
Veleno di drago Malese – sentenziò
all’istante Jack
rigirandosi la fialetta tra le dita.
Era
sempre stato molto abile nell’arte delle Pozioni e aveva
trovato i veleni molto affascinanti, perciò aveva impiegato
particolare
attenzione nello studiarli.
-
Ti dispiace se do anche io un’annusata visto che
dovrò berlo
anche io? –
Porse
la boccetta a Reine, sporgendosi verso di lei con un
sorriso sghembo.
-
Prego, dai pure una bella annusata. –
L’ex
Serpeverde afferrò la boccetta distogliendo lo sguardo
con aria vagamente infastidita.
Non
era abituata a essere messa in difficoltà, anzi di solito
le battute maliziose erano la sua specialità, ma quello
sporgersi verso di lei
riducendo lo spazio personale e mostrandole quasi il collo con fare
invitante l’aveva
disorientata per un momento.
Si
ricompose in fretta.
Era
decisamente troppo in gamba per morire per il veleno di un
qualche stupido grosso lucertolone.
*
-
Non hai proprio la minima idea di cosa fare, vero? – le
chiese
gentilmente Uriel, osservando Madeleine che lo guardava muoversi e
dosare gli
ingredienti con fare sicuro ed esperto.
-
Ehm … è così evidente? –
-
Abbastanza -, replicò, - e poi tu e Andrew vi comportate
allo stesso modo quando siete in imbarazzo o non sapete fare qualcosa
perciò
capirti è semplice. –
Questa
volta Madeleine parve rilassarsi.
Se
non altro lavorando con Uriel nessuno l’avrebbe giudicata
per la sua incompetenza in materia.
*
-
Dobbiamo berlo per forza? – bofonchiò Ezekiel
osservando
scettico l’antidoto che ribolliva nel calderone di fronte a
loro.
-
Temo proprio di sì –, replicò Andrew, -
e comunque sono
abbastanza sicuro di quello che abbiamo fatto. –
-
Solo abbastanza? –
-
Di certo c’è solo la morte –
replicò l’ex Tassorosso.
L’amico
storse il naso.
-
Non sei di molto conforto. –
-
Mi è uscita male -, replicò arrossendo
imbarazzato, - ma
voleva essere una battuta. –
*
-
Eve … -
La
ragazza scosse il capo senza nemmeno prendersi la briga di
guardarlo negli occhi.
-
Pensa a lavorare, Michael, non siamo qui per fare
conversazione. –
-
Volevo solo dirti che mi dispiace davvero se un anno fa ho
incasinato tutto quanto, ma era davvero un periodo pessimo e
… -
-
Passami le radici di Mandragola, il veleno di Basilisco farà
effetto se non ne mettiamo una bella dose. –
Le
passò le radici che aveva accuratamente sminuzzato,
osservandola unirle all’antidoto e mescolare lentamente prima
in senso orario e
poi antiorario.
-
Dovremmo esserci -, stabilì l’ex Corvonero, - e
per la
cronaca … non voglio parlare di quello che è
successo un anno fa, perciò ti
chiederei di rispettare la cosa. –
*
Joss
osservò la fialetta contenente il veleno sforzandosi di
apparire molto più sicura di quanto non fosse in
realtà mentre l’afferrava e la
portava alla bocca.
Ne
prese un piccolo sorso passandola poi a Mathieu che fece
altrettanto.
-
Bene e adesso vediamo se l’antidoto funziona. –
Bevvero
anche quello e rimasero in attesa che qualcosa
accadesse.
-
Non sento nulla di strano – decretò il ragazzo,
perplesso.
Jezebeth
scoppiò a ridere, gettando la testa all’indietro e
attirando l’attenzione incredula di tutti i presenti.
-
Naturale che non sentite nulla, non c’era del vero veleno
nelle vostre boccette ma solo un’imitazione decisamente
credibile realizzata
dalla sottoscritta. Credete davvero che ci sia permesso avvelenare gli
alunni? –
-
Quindi siamo stati nel panico per due ore senza alcun
motivo? – le fece eco Cordelia, incredula.
-
Esattamente. Volevo dimostrare la mia teoria secondo cui
messi sotto pressione o si dà il meglio oppure si soccombe
… e un Auror non può
permettersi di soccombere. Il lavoro della maggior parte di voi
è stato buono,
altri sarebbero certamente morti … a Jacob, Uriel e William
vanno i miei
complimenti; è chiaro che abbiate un’ottima
padronanza della materia. –
Mentre
tutti i componenti dell’aula cominciavano a rimettere a
posto le loro cose, ancora borbottando increduli tra loro per
quell’inaspettato
esito della prova, Jezebeth aggiunse.
-
Prima che andiate ho una piccola comunicazione di servizio
per voi: Timoty e Alastor vi aspettano nel salone principale per fare
un
annuncio ufficiale perciò appena usciti di qui andate subito
da loro … ad
Alastor non piacciono i ritardatari. –
*
Mentre
gli aspiranti Auror si radunavano nel salone attorno a
loro in religioso silenzio Timoty non potè fare a meno di
notare che la maggior
parte di loro appariva leggermente frastornata.
Non
aveva alcuna idea di ciò a cui erano stati sottoposti, ma
si ripromise di chiedere a Jezebeth delucidazioni quella sera a cena;
così,
tanto per essere sicuro che non li avesse definitivamente traumatizzati.
-
Alastor ha deciso che visto che per concludere il primo
modulo d’addestramento la quinta prova sarà
gestita interamente da lui perciò
gli cedo immediatamente la parola -
esordì.
-
L’ultima parte del primo modulo terminerà domenica
mattina.
La sveglia sarà alle cinque; non avrete il risveglio
muscolare perciò andrete
subito a consumare la colazione e per le sei vi farete trovate nel
cortile
principale. Come immagino ormai saprete non tollero i ritardatari,
perciò se
sforate anche solo di un minuto siete fuori dalla prova -,
decretò asciutto
tacendo per un po’ quasi volesse invitarli a protestare, -
non vi anticiperò
nulla se non che dovrete dimostrare di cavarvela anche
all’aperto e non solo
nella sicurezza dell’Accademia. Vi suggerisco di prendervi il
resto della
giornata e il sabato per riposarvi e prepararvi al meglio, questa non
sarà una
stramaledetta scampagnata della domenica. E adesso sparite –
concluse ringhiante.
-
E dopo Jezebeth ci tocca Moody. Credo che sarà ufficialmente
il fine settimana peggiore della storia
dell’umanità – considerò
Cordelia
mentre tornavano al dormitorio.
Sarah
sospirò solidale.
-
Non avrei mai creduto di dirlo, ma non vedo l’ora che sia
lunedì. –
Spazio
autrice:
Rieccoci!
Spero
che
il capitolo vi sia piaciuto e di aver reso bene i nuovi personaggi. Ci
sentiamo
al prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
-
Dovrebbe essere illegale imporci certe alzatacce –
sbuffò Cordelia
mentre infilava i pantaloni della divisa e si stropicciava gli occhi
nella
speranza di allontanare le ultime tracce di sonno.
-
Già, ma a quanto pare Moody è più che
determinato a renderci
quest’esperienza un vero e proprio inferno –
mormorò Sarah, trattenendo a sua
volta uno sbadiglio.
Evelyn
accanto a loro non parlava, limitandosi a tormentarsi
nervosamente le dita.
Quella
sarebbe stata l’ultima prova del primo modulo e
ciò
significava che la mattina seguente avrebbero scoperto se tutti loro
erano
passati di diritto al secondo modulo oppure se qualcuno di loro avrebbe
dovuto
abbandonarli.
Era
un momento fondamentale, perciò la concentrazione era
d’obbligo.
-
Qualcuno qui è di poche parole –
considerò Cordelia,
passandole un braccio attorno alle spalle, - Cosa
c’è che ti preoccupa, Eve? –
-
Mi domando solo se tutti noi passeremo al prossimo modulo
oppure no. –
Sarah
storse il naso, contrariata.
-
Vietato pensare a certe cose, mancano ancora più di
ventiquattro ore alla decisione finale, non ha senso fasciarsi la testa
prima
di essersela rotta. –
Sarah
e il suo solito ottimismo, certe volte avrebbe voluto
possedere un po’ di quella fiducia assoluta che possedeva la
sua amica.
-
D’accordo, hai ragione, non ci penserò. –
-
Molto bene! E adesso andiamo a scoprire cosa ha in serbo per
noi Moody. –
*
Timoty
osservò la collega canticchiare allegramente mentre
saltava tra un costone roccioso e l’altro.
Gli
ricordava uno di quegli scoiattoli che si lanciavano da
una parte all’altra con agilità e
rapidità.
-
Le hai permesso di nuovo di bere del caffè? –
chiese sorridendo.
Jezebeth
scosse il capo, roteando gli occhi mentre la
fidanzata si esibiva in un salto particolarmente difficile e atterrava
di
fronte a loro.
-
Magari fosse colpa della caffeina, almeno saprei come
contenerla … no, quando è emozionata per qualcosa
la sua iperattività aumenta
esponenzialmente. –
-
Sono solo contenta, questa è la prova che preferisco in
assoluto – replicò la diretta interessata,
alzandosi in punta di piedi per
mettere meglio a fuoco le sagome che avanzavano verso di loro, - Eccoli
che
arrivano. –
Jezebeth
si strinse maggiormente contro la felpa che
indossava.
-
Bene, prima cominciamo e prima finiamo. Si gela qui fuori. –
Moody
si avvicinò al gruppo con la sua solita andatura lenta e
guardinga, attendendo che tutti i ragazzi prendessero posto davanti a
lui prima
di prendere la parola.
-
Vedo che siete arrivati tutti in tempo, se non altro almeno
qualcosa in questo primo mese lo avete imparato -, ringhiò
accogliendoli, - ma
oggi vedremo quanto altro avete appreso. Sarete divisi in gruppi, in
uno ci
saranno gli Auror e nell’altro i Mangiamorte. Voglio vedervi
mettere in pratica
tutto quello che avete appreso in campo aperto, solo così
saprò chi di voi è
pronto per passare al secondo modulo. I capi squadra degli Auror
saranno Timoty
e Willow, quelli dei Mangiamorte saranno Jezebeth ed Eric. Loro quattro
avranno
il compito di assicurarsi che nessuno di voi riporti danni
irreversibili
durante la prova, ma non si esporranno fisicamente per aiutarvi
… starà tutto a
voi. Buona fortuna e ricordate che domani mattina troverete
l’elenco di coloro
che saranno ammessi al secondo modulo, sarà appeso nella
bacheca degli avvisi
al pianterreno – concluse.
*
Eric
vide i ragazzi radunarsi attorno a loro mentre lui e
Timoty si fronteggiavano in attesa di scegliere i membri che avrebbero
composto
le rispettive squadre.
Willow
e Jezebeth erano rimaste leggermente in disparte, una
più che soddisfatta da qualsiasi membro il suo collega
avesse scelto e l’altra
palesemente disinteressata alla cosa.
-
Comincia tu -, lo invitò Timoty, - dopotutto è la
tua prima
volta da questa parte della barricata. –
Annuì,
lasciando che le iridi color acciaio sondassero i volti
dei ragazzi.
-
Prendo Jacob. –
Il
ragazzo era la sua prima scelta: forte, versato nelle arti
magiche, aveva ottenuto punteggi più che discreti in tutte e
quattro le prove
precedenti.
Decisamente
un tipo d’aspirante dal quale si sarebbe fatto
guardare le spalle.
-
Mathieu. –
-
Evelyn. –
La
vide sgranare leggermente gli occhi, sorpresa, ma unirsi
alla sua squadra con una scintilla soddisfatta nelle iridi azzurro
cielo.
-
Uriel. –
-
Reine. –
L’ex
Serpeverde appariva come una bella bambolina senza
cervello, ma aveva dimostrato fin da subito che quella era solo una
maschera;
era furba, capace di volgere a proprio vantaggio ogni situazione, un
elemento
sempre utile.
-
William. –
-
Ezekiel. –
-
Michael. –
-
Joss. –
-
Cordelia. –
Erano
rimaste solo due delle ragazze.
La
prima era minuta e delicata, ma provvista di una bella
grinta mentre l’altra non si era distinta in modo particolare
in quanto a doti
fisiche.
Decise
di optare per quella che il suo istinto gli indicava.
-
Madeleine. –
-
Allora io prendo Sarah … La prova comincia tra dieci minuti
–
concluse Timoty, facendo cenno alla sua squadra di seguirlo lungo la
loro metà
del “campo da gioco”.
*
-
Credo che la cosa migliore sia quella di dividerci in gruppi
in modo tale da coprire più zone possibili. Siamo in sette
quindi potremmo
formare due coppie e una tripletta – esordì Reine
mentre osservava il perimetro
attorno a loro.
Tra
tutti quegli alberi, colline e costoni rocciosi
organizzare un agguato sarebbe stato fin troppo facile e se volevano
vincere
quella prova dovevano battere d’astuzia i loro avversari.
-
Chi è che è morto e ti ha nominata regina?
– intervenne Joss,
indispettita da quel tono categorico che aveva assunto la mora.
-
Visto che nessuno ha parlato è ovvio che sia la
più adatta
come leader naturale. –
Jacob
tossicchiò, inarcando un sopracciglio con aria scettica.
-
Qualcosa in contrario Nott? –
-
Non sulla tua idea, ma di solito i leader naturali sono
apprezzati dal resto del gruppo. –
E
lei non lo era.
Non
lo disse, ma l’implicazione era evidente.
-
D’accordo, chi altri ha un’idea buona come la mia?
–
Nessuno
aprì bocca e la ragazza sorrise trionfante
all’indirizzo
dei due.
-
Soddisfatti? –
-
Uh, non sai quanto – borbottò Joss, ma non
sollevò ulteriori
obiezioni.
*
Mathieu
e Michael avanzarono a passo leggero mentre William
veniva dietro di loro guardandosi attorno come se si trovasse
effettivamente in
una zona di guerra e non durante una semplice prova
d’Accademia.
-
Non si vedono da nessuna parte – considerò il
francese,
assottigliando lo sguardo nel tentativo di mettere a fuoco tra la
penombra
degli alberi.
-
Reine avrà pensato che avremmo cercato qui -,
considerò
Michael, - perché è proprio quello che avrebbe
fatto anche lei perciò credo che
dovremmo muoverci in modo del tutto opposto. –
Perplesso,
William domandò: - Quindi stai dicendo che la mossa
migliore è cercarli dove non cercheresti mai qualcuno?
–
-
Esattamente. –
Non
era un’idea che lo convinceva del tutto, ma erano dieci
minuti che li cercavano lì e non c’era alcuna
traccia che dimostrasse il loro
passaggio.
-
Quindi dove suggerisci di guardare? – chiese Mathieu.
-
Oh, è facile, sul sentiero principale. –
*
Andrew
sbuffò contrariato mentre lui, Madeleine ed Ezekiel
venivano condotti in fila indiana verso il campo base dove Moody li
attendeva.
Gli
occhi dell’Auror scintillavano divertiti come se quella
prova fosse la cosa più soddisfacente che avesse visto di
lì a un bel po’ di
tempo.
-
Non riesco ancora a capire come hanno fatto a trovarci lì
–
mormorò Ezekiel.
-
Già, io non avrei mai fatto una scelta tanto ovvia pensando
che si trattasse di un’imboscata –, convenne
Madeleine, - ma credo proprio di
sapere a chi è venuta in mente quest’ide
– concluse, lanciando un’occhiataccia
all’indirizzo del fratello maggiore.
Michael
ammiccò di rimando.
-
Non prendertela sorellina, fa parte del gioco. –
-
Anche rasarti i capelli nel sonno sarà un gioco –
replicò di
rimando, facendolo scoppiare a ridere.
Assurdo,
adesso nemmeno più le minacce venivano prese sul
serio.
*
-
Loro hanno catturato il nostro allegro terzetto, ma noi
abbiamo preso Uriel e Floyd perciò non possiamo essercela
cavata poi così male –
considerò Evelyn mentre scendevano dal costone e
raggiungevano il punto di
raduno.
-
Lo spero, ma non ne sono affatto sicura – mormorò
Joss, voltandosi
verso i loro prigionieri, - Muovetevi voi due, grandi e grossi e poi
non
riuscite nemmeno a tenere il passo di due ragazze. –
Floyd
le rispose con una serie di smorfie che fecero scoppiare
a ridere Uriel e che gli valsero il lancio di una manciata di foglie
secche
dritte in faccia.
Rischiò
di ingoiarne una e tossicchiando protestò: - Ehy,
questo è maltrattamento dei prigionieri! –
-
Fammi causa alla corte del Wizengamot – replicò
l’amica
imperturbabile.
*
-
Complimenti a tutti voi, nel complesso ve la siete cavata
meglio di quanto avrei immaginato, devo ammetterlo. Tuttavia alcuni di
voi
hanno dimostrato alcune lacune perciò anche quelle verranno
tenute in debita
considerazione – aggiunse Moody, cancellando le espressioni
allegre che avevano
fatto seguito al suo complimento, - Non ho alcuna intenzione di
anticiparvi
nulla in merito al passaggio al secondo modulo perciò credo
proprio che lo
scoprirete domani mattina. Trascorrete una buona giornata e cercate di
godervela al meglio, potrebbe essere l’ultima qui dentro
– concluse, per poi
allontanarsi in compagnia del resto degli istruttori.
-
Non c’è che dire, sa decisamente come farci venire
l’ansia –
bofonchiò Uriel stando attento a non farsi sentire dagli
Auror.
Almeno
una piccola anticipazione avrebbe potuta dargliela e
invece a quanto pareva erano destinati a trascorrere una lunga notte
insonne.
Spazio
autrice:
Salve!
Una
volta
tanto aggiorno con una frequenza piuttosto rapida, contenti? xD
Anche
se
ammetto di essere stata un po’ cattivella non anticipandovi
nulla sull’esito
della prima selezione … ce la faranno tutti oppure no? Lo
scoprirete solo nel
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
-
Ultimamente sparisci spesso quando non hai lezione con i
ragazzini – considerò Jezebeth mentre usciva dalla
palestra in compagnia di
Timothy.
-
Sono molto impegnato. –
-
Quello lo siamo tutti, ma ciò non toglie che non riesca a
non pensare al fatto che c’è qualcosa di molto
strano in queste tue improvvise
scomparse. Dove vai quando lasci l’Accademia? –
L’uomo
rivolse un sorriso lieve alla collega.
-
Non sei mai stata indiscreta, Jez … non dirmi che adesso ti
dai al gossip. –
-
Cercare di farmi pensare di essere paranoica non mi farà
smettere di farti domande, Tim. –
Scosse
il capo, divertito.
Avrebbe
dovuto sapere che a Jezebeth non sarebbe passato
inosservato ciò che stava accadendo.
Probabilmente
Willow era troppo presa dall’addestramento per
farci caso ed Eric era semplicemente il tipo di persona che non si
sarebbe mai
impicciato degli affari altrui, ma Jezebeth era la classica persona che
non
tollerava l’idea di non sapere qualcosa.
-
Se proprio vuoi sapere di cosa si tratta allora parlane con
Malocchio. Io non posso dirtelo – replicò infine.
Le
iridi color carbone della giovane donna lo soppesarono per
secondi che parvero interminabili finchè non si decise a
replicare: -
Benissimo, visto che sappiamo entrambi che Malocchio non
aprirà bocca al
riguardo allora dimmi solo se si tratta di qualcosa di grave o
più che grave. –
-
Decisamente più che grave … anzi potenzialmente
disastroso. –
Jezebeth
emise un verso secco.
-
Fantastico, proprio fantastico … una minaccia potenzialmente
mortale è un modo perfetto per finire una settimana di
lavoro. –
*
-
Sono usciti i nomi degli ammessi al secondo modulo –
esclamò
Andrew mentre Uriel ed Ezekiel lo raggiungevano alla bacheca
principale.
-
Il momento della verità – mormorò
Ezekiel mentre si
avvicinava al foglio di pergamena e lo scorreva velocemente.
Jacob
Nott
Floyd
Reed
Reine
Lancaster
Evelyn
Greengrass
Michael
Abbott
William
Brecht
Mathieu
Bertignac
Sarah
Mackenzie
Cordelia
Harrington
Uriel
Knight
Andrew
Ross
Madeleine
Abbott
Joss
Hale
Ezekiel
Murray
Emise
un sospiro sollevato leggendo il suo nome al termine
dell’elenco degli ammessi.
Erano
partiti in trenta aspiranti e più della metà di
loro era
stata eliminata … ma lui era ancora lì.
Ce
l’aveva fatta.
Avrebbe
continuato per almeno altri tre mesi.
-
Siamo rientrati tutti e tre – esclamò Andrew con
allegria,
battendo pacche affettuose sulle spalle degli amici, - Adesso devo dire
che è
il momento di festeggiare … e non accetto un no come
risposta – aggiunse voltandosi
verso Uriel.
L’ex
Grifondoro gli rivolse un sorriso colpevole, quasi stesse
effettivamente per obiettare facendogli notare che erano solo a un
terzo del
loro primo anno in Accademia.
Ci
sarebbe stato tempo in abbondanza per festeggiare una volta
che tutti loro fossero diventati Auror.
Tuttavia
a giudicare dalle espressioni di Andrew ed Ezekiel
era in netta minoranza perciò si limitò ad
annuire solennemente.
-
D’accordo, ma nulla di troppo esagerato. –
*
Madeleine
indossò il suo mantello invernale e sistemò
meglio
la sciarpa attorno al collo. Si stava avvicinando il Natale e il gelo
cominciava a farsi sentire in modo deciso.
-
Dove stai andando? – chiese Michael alzando lo sguardo dalla
rivista di Quidditch che stava sfogliando.
-
Vado in città a dare un’occhiata in libreria ai
nuovi arrivi
… William si è offerto di accompagnarmi.
–
Chiuse
la rivista di Quidditch di scatto, raddrizzandosi
meglio sulla poltrona.
-
Con chi hai detto che vai? –
-
Con William – replicò imperturbabile.
-
Lo stesso William Brecht che conosco io? Alto, biondo … ex
Grifondoro ed incallito don giovanni? –
Madeleine
alzò gli occhi al cielo.
Ecco
che c’erano di nuovo.
Michael
era sempre stato molto protettivo nei suoi confronti
durante gli anni di scuola, specialmente quando si trattava di ragazzi
perciò
abituarlo all’idea che lei potesse avere degli amici maschi
era un’impresa
praticamente titanica.
-
A meno che non abbia un fratello gemello che per puro caso
si chiama esattamente come lui allora sì, stiamo parlando
dello stesso William.
–
-
Non mi piace che … -
-
Andiamo solo in libreria a comprare qualche nuova lettura,
non in qualche locale a sballarci con alcool, sesso e droga –
sbuffò,
afferrando la sua borsa e avvicinandosi alla porta.
-
Ma … - fece per protestare ancora, ma del tutto inutilmente.
Infatti
sua sorella aveva già guadagnato l’uscita
rifiutandosi
di starlo a sentire.
*
Mathieu
osservò con aria divertita l’amico che camminava a
passo di carica lungo le vie cittadine, le iridi azzurre che sembravano
voler
folgorare chiunque si ritrovasse sulla sua strada.
-
Allora vuoi spiegarmi perché mi hai trascinato qui fuori con
questo freddo oppure continueremo a camminare senza meta ancora per
molto? –
Michael
non rispose, limitandosi a cercare l’insegna della
grande libreria di cui gli avevano parlato alcuni degli altri aspiranti
dell’Accademia.
Senza
alcuna ombra di dubbio Madeleine e William si erano
recati lì.
-
Mike … -
-
Mads e William sono andati in libreria da soli e voglio
controllarli. Lo sai che nomina ha, no? –
Il
francese sentì le labbra stirarsi in un sorriso divertito.
-
Tutto qui? Siamo in missione per scoprire cosa si possa fare
di scabroso in una libreria in pieno giorno? –
-
Esattamente, lieto che tu abbia centrato il punto. –
-
Stai cominciando a suonare maledettamente strano, amico mio.
–
-
Me ne farò una ragione – replicò,
individuando finalmente il
negozio.
Sbirciò
all’interno della vetrata, individuando subito William
e sua sorella.
Erano
uno vicino all’altra e stavano osservando una piccola
pila di libri.
-
Bene, adesso che abbiamo scoperto che non c’è
assolutamente
nulla di strano possiamo tornarcene in Accademia? Si gela –
sbuffò Mathieu.
-
Non ancora … aspettiamo altri cinque minuti. –
Sent’
l’amico bofonchiare qualcosa che era chiaramente un
“pazzo
paranoico” ma rimase fermo nella sua decisione.
Essere
paranoico e prudente era un suo dovere in quanto
fratello maggiore.
*
-
Pensavo che fossi in giro da qualche parte insieme alla
Greengrass e a quegli altri due soggetti –
considerò Reine quando scorse il
profilo di Jacob sulla poltrona di fronte al fuoco scoppiettante.
-
E io che avessi approfittato della giornata libera per
cercare un salone di magiestetista in cui rifarti unghie e capelli
– rilanciò voltandosi
appena verso di lei con un sorrisetto ironico.
Reine
si lasciò ricadere accanto a lui, accavallando le gambe
con studiata eleganza.
-
Nessuno tocca i miei capelli se non il mio parrucchiere di
fiducia e lo stesso vale per le mie unghie. –
-
Oh, le mie scuse, che errore imperdonabile. –
Si
sarebbe aspettato una replica piccata, ma la scintilla
nelle iridi scure dell’ex compagna di Casa era di palese
divertimento.
-
Sei un tipo strano, Jacob. Non ti ho mai inquadrato bene ai
tempi della scuola eppure adesso comincio a capirti. E devo dire che in
un
certo qual modo non mi dispiaci nemmeno … sei interessante
– considerò,
soffermandosi sull’ultima parola come se non fosse del tutto
sicura che fosse l’aggettivo
che stava cercando.
-
Potrei dire lo stesso di te. Sei sempre stata brava a
nascondere quello che c’è sotto la superficie
… eppure in te c’è molto più
di
quello che appare, e di certo quello che appare non è poco.
–
Inarcò
un sopracciglio, sorpresa.
-
È forse una parvenza di complimento quella che ho appena
sentito? –
Jacob
sorrise ironico.
-
Già, ma adesso non montarti la testa. Sto solo dicendo che
anche tu non sei poi così male. –
Rimasero
in silenzio a fissare il fuoco finchè non fu il
ragazzo a interrompere quel momento d’imbarazzo.
-
Pensavo di andare a bere qualcosa al Bronze Dragon, mi fai
compagnia? –
Se
Reine fu sorpresa dalla proposta non lo diede a vedere
perché
si alzò dalla poltrona e rassettò il vestito con
eleganza.
-
Perché no, fammi strada. –
*
Willow
fece capolino nello studio riservato di Eric,
osservandolo con la testa china su degli incartamenti di
chissà quale caso gli
era stato assegnato da portare avanti in parallelo con la sua
attività d’istruttore.
-
Ehy. Io, Jez e Tim stiamo uscendo per andarci a fare una
pinta, sei dei nostri? –
Eric
alzò appena lo sguardo dagli incartamenti, scuotendo il
capo.
-
Grazie, ma sono immerso nel lavoro … sarà per
un’altra
volta. –
Willow
trascinò nervosamente il piede contro il pavimento.
Era
stata anche lei una novellina a suo tempo e capiva bene il
desiderio di mostrarsi sempre al cento per cento, di dare il massimo
nel lavoro
e non lasciarsi distrarre.
-
Ci sono passata anche io, quindi fidati se ti dico che
lavorando tutto il tempo uscirai di testa. Se proprio non vuoi venire
con noi
promettimi almeno che tra poco metterai via tutto e riposerai un
po’ il
cervello. –
-
D’accordo, finisco la prima parte degli incartamenti e poi
stacco – cedette, le iridi grigie leggermente sgranate per la
sorpresa, -
soddisfatta? –
-
Tremendamente. Ci vediamo domani, mr spalle larghe. –
Sgattaiolò
via prima che Eric avesse modo di avere da ridire
sul soprannome che gli aveva appena affibbiato e che, ne era certo,
l’avrebbe
seguito per parecchio tempo.
Così
non gli rimase che scuotere la testa incredulo e ultimare
la lettura dei fascicoli.
Quando
un quarto d’ora dopo ebbe terminato la prima parte
decise di mantenere fede alla promessa fatta e mise via tutto
ripromettendosi
di tornare a lavorarci il giorno seguente.
Si
stiracchiò e si diresse verso l’ala ricreativa
dell’Accademia.
Un
po’ di sana caffeina e magari anche un goccetto di whiskey
incendiario avrebbero fatto miracoli per il suo fisico stanco e provato.
Aprì
la porta di scatto, facendo trasalire la ragazza seduta
al tavolino davanti a una bella fetta di brownie e una cioccolata calda.
-
Scusami, non volevo spaventarti, ma credevo che in Accademia
non ci fosse più nessuno. –
Evelyn
rimise giù la tazza di cioccolata, sorridendo
imbarazzata per essere sussultata in quel modo.
-
Figurati, ero solo sovrappensiero. –
Si
servì una generosa dose di caffè e lo corresse
con qualche
dito di whiskey. Poi spostò la sedia e prese posto davanti a
lei.
-
Allora, come mai non sei uscita con gli altri? –
-
Non mi andava, preferivo starmene tranquilla e al caldo.
Dopotutto domani comincia il secondo modulo. –
-
Ve la siete cavata tutti piuttosto bene -, considerò Eric, -
e devo ammettere che in alcuni casi sono rimasto molto sorpreso.
–
-
Anche da me? –
C’era
curiosità in quelle iridi azzurre come il cielo
primaverile e un che di dolce che suscitava in lui una sensazione
protettiva
che solo sua sorella Emma aveva scatenato prima di quel momento.
-
No, sapevo che eri in gamba fin dal primo giorno. –
La
vide arrossire.
Per
il complimento oppure perché era stato lui a farglielo?
Non
avrebbe saputo dirlo.
Allungò
una mano verso di lei, osservandola arrossire ancora
di più e sgranare gli occhi mentre gli accarezzava
l’angolo esterno del labbro.
Le
mostrò la goccia di cioccolata.
-
Ti eri macchiata. –
-
Grazie … -
-
Non c’è di che -, replicò tornando ad
alzarsi in piedi, - ci
vediamo domani al risveglio muscolare. Cerca di non fare troppo tardi o
domani
sarai troppo stanca per ricominciare con gli allenamenti –
concluse, afferrando
la sua tazza e uscendo dalla sala ricreativa con la consapevolezza che
Evelyn
aveva seguito ogni suo movimento con lo sguardo.
Spazio
autrice:
Salve!
Purtroppo
come avrete notato non sono riuscita a far stare all’interno
del capitolo tutti
i personaggi, ma mi rifarò nel prossimo non temete.
Questo
è
stato un capitolo piuttosto discorsivo e di passaggio ma dal prossimo
vedremo i
vari OC affrontare il secondo modulo.
E
per
quanto riguarda Timothy e la sua chiacchierata con Malocchio
… beh, per
scoprirne di più temo che dovrete aspettare ancora qualche
capitolo.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
-
Non riesco a credere che ricominciamo di già con il secondo
modulo – sospirò Floyd mentre si dirigevano verso
la palestra per il consueto
risveglio muscolare.
-
Io invece non vedo l’ora, ogni passo che facciamo ci
avvicina sempre di più all’obiettivo finale
… e la vita da Auror non è certo
una gara a chi beve più shot in qualche pub – lo
rimbeccò Joss, sorridendo
divertita.
L’amico
storse il naso, ma sorrise a sua volta.
-
Stai forse cercando di farmi notare che non è stata
un’idea
molto brillante quella di prendermi una sbronza ieri sera? –
-
Solo un pochino -, ironizzò, - anche perché
batterti è stato
fin troppo facile. –
-
Hai vinto solo perché te l’ho lasciato fare
– precisò.
Gli
battè una mano sulla spalla con fare accondiscendente.
-
Certo, continua pure a ripetertelo se serve a farti sentire
meglio. –
Continuarono
a camminare in silenzio finchè Floyd non parlò
nuovamente, accennando con il capo a Jacob e Reine che correvano nel
corridoio
tenendo le divise d’allenamento sottobraccio con
l’aria di chi era palesemente
in ritardo.
-
Sbaglio o miss perfettina è vestita come ieri? –
Joss
sgranò le iridi chiare, registrando la cosa a sua volta,
letteralmente incredula.
-
Anche Jacob … tu non pensi che sia successo qualcosa tra
quei due, vero? –
Pensieroso,
impiegò qualche secondo per ponderare bene la
cosa.
-
Non credo. Durante gli anni di scuola si sono sempre
ignorati, non penso che abbiano approfittato della prima giornata
libera in
Accademia per saltarsi addosso. –
-
Uhm … Non so se essere così sicura come te.
–
-
Oh, andiamo, Jacob e miss principessa dei ghiacci? Piuttosto
scommetterei su una relazione omosessuale tra Salazar Serpeverde e
Godric
Grifondoro. –
-
Ti ricordo che quando scommetti contro di me perdi sempre. –
Le
fece la linguaccia. – Sei fastidiosamente sicura di te
oggi, signorina. –
*
Evelyn
si avvicinò alla pila di materassini, incrociando lo
sguardo di Eric mentre attendeva il suo turno.
L’istruttore
increspò appena le labbra sottili in un accenno
di sorriso, spingendola a sorridere a sua volta con aperta
solarità.
-
Hai seguito il mio consiglio? –
-
Otto ore filate. –
Questa
volta sorrise compiaciuto, porgendole il materassino in
cima.
Dopodichè
le voltò le spalle e prese a scrutare tutti gli
aspiranti mentre si radunavano nelle rispettive postazioni
all’interno della
palestra.
Jacob
le rivolse un’occhiata incuriosita.
-
A cosa si riferiva? –
-
Non provarci nemmeno. –
-
A fare cosa? –
-
A portare la conversazione su di me facendo finta di nulla
quando tu e Reine siete corsi qui dentro con l’aria di chi
aveva appena passato
una nottata selvaggia. –
Jacob
gettò la testa all’indietro, scoppiando a ridere.
-
Nottata selvaggia? Dubito fortemente che addormentarsi sul
pavimento della propria camera possa considerarsi tale … di
selvaggio in
effetti ho solo il mal di schiena. –
L’ex
Corvonero lo guardò con attenzione, cercando di capire se
le stesse dicendo o meno la verità.
-
Me lo diresti se fosse successo qualcosa tra di voi, vero? –
-
Certo, sei la cosa più simile a una sorella che abbia mai
avuto … io e Reine abbiamo passato la serata a bere e
parlare, una cosa
tranquilla, e poi senza volerlo ci siamo addormentati. Ecco il
perché dei vestiti
di ieri e dell’aria “selvaggia”. -,
chiarì, - Adesso mi dici cosa intendeva
Eric? –
Annuì.
-
L’ho incontrato nella sala ricreativa e mi ha raccomandato
di non fare troppo tardi perché altrimenti non sarei stata
al passo con il
programma di oggi. –
-
Molto premuroso – considerò il ragazzo con una
punta di
malizia nella voce.
-
Non incominciare – lo redarguì.
-
Cosa? –
-
A farti strane idee … era solo un suggerimento amichevole.
–
-
Però non posso fare a meno di notare che è
così amichevole
solo con te –, insisté malizioso, - e dopo la
rottura con Michael non hai più
avuto una storia … ti farebbe bene tornare con qualcuno.
–
Evelyn
scosse il capo, alzando gli occhi al cielo.
-
Non voglio sentirti mentre ti improvvisi Cupido … piuttosto
mettiamoci al lavoro. –
*
-
Sbaglio o quello laggiù è Malocchio? –
chiese Ezekiel mentre
avanzavano verso l’aula al pianterreno dove era stato detto
loro di recarsi per
la lezione che avrebbe avuto luogo di lì a poco con Timoty.
-
Sembrerebbe proprio di sì – considerò
Uriel, assottigliando
lo sguardo per mettere meglio a fuoco la sagoma del Capo degli Auror.
Si
avvicinarono ascoltando le chiacchiere di Sarah e Cordelia
che sembravano piuttosto concentrate nel commentare ciò che
erano riuscite a
captare dalla conversazione tra i due uomini.
-
Potete illuminarci? –
-
Certo -, replicò Cordelia voltandosi con un sorriso
emozionato, - sembrerebbe che per questo secondo modulo cominceremo ad
agire
sul campo in compagnia degli istruttori. Non lavoreremo tutti alla
stessa
missione, ovviamente, ma verremo divisi in quattro gruppi sulla base
della
scelta dei vari istruttori. A guidare e valutare il tutto ci
sarà Malocchio –
concluse.
-
Magnifico, immagino che sarai contento – mormorò
Ezekiel,
voltandosi verso Andrew che dal canto suo sorrideva soddisfatto
pregustando già
quella novità.
-
Da morire, lavorare con lui sarà tremendamente stimolante.
–
Il
loro conversare venne interrotto da Eric che si schiariva
la voce con tono palesemente autoritario.
-
Se avete finito di fare salotto vi spiegheremo in cosa
consisteranno le missioni che vi verranno assegnate e come verranno
gestiti i
vari gruppi. –
Poi
si fece da parte, cedendo la parola a Malocchio.
L’uomo
scorse il volto di tutti i presenti con la consueta
espressione seria e imperscrutabile.
-
Oltre agli istruttori che già conoscete lavorerete a fianco
di altri Auror del nostro dipartimento e di quelli limitrofi. In
particolare
lavorerete con la sezione Agenti sotto Copertura, Interrogatori,
Pedinamenti e
intercettazioni e con il D.R.I.P. –
-
D.R.I.P? – gli fece eco Ezekiel, perplesso.
-
Dipartimento Riposa In Pace – spiegò Uriel, che
aveva già
sentito nominare più volte quell’acronimo.
-
Il nome non promette bene. –
-
Affatto, ma loro sono considerati l’elité. Si dice
che
stiano lavorando sodo per catturare quanti più Mangiamorte
possibile lavorando
su canali che gli altri Auror non possono nemmeno pensare di usare.
–
-
Un po’ tipo “braccio violento della
legge”? – scherzò Sarah.
-
Esattamente. –
Gli
occhi di Andrew brillarono emozionati.
-
So che Moody ne ha fatto parte prima di salire di grado … e
quello laggiù deve essere Iwan Van Dagger, l’uomo
che è a capo del D.R.I.P. –
Indicò
un uomo dai tratti volitivi e la mascella decisamente
squadrata che doveva avere all’incirca
l’età di Moody e aveva il volto segnato
dalle rughe e dalle intemperie a cui era stato soggetto nel corso degli
anni.
-
Quindi i ragazzi vicino a lui sono il resto del suo gruppo …
sono tutti giovanissimi – considerò Cordelia,
sorpresa.
-
Il loro Dipartimento è quello con l’età
media più bassa. La
maggior parte dei loro membri muore entro i trent’anni.
–
-
Caspita ... – mormorò con sentimento.
Quel
secondo modulo si preannunciava decisamente più
complicato e pericoloso di quanto avessero immaginato inizialmente.
*
Iwan
Van Dagger era un uomo dai capelli biondi di media
lunghezza, gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio, il fisico
muscoloso e l’aria
di chi avrebbe potuto vincere uno scontro contro praticamente qualunque
creatura.
Indubbiamente
inquietante, ma proprio come Alastor Moody
possedeva un’aura di carisma a dir poco irresistibile che
attirava naturalmente
a sé i commilitoni.
-
Se per te va bene, Alastor, cominceremo noi del D.R.I.P. a
scegliere tra i novellini. –
Moody
annuì, cedendogli il posto affinchè potesse
visionare al
meglio sia i risultati ottenuti dagli aspiranti sia i loro volti e la
loro
prestanza fisica.
Iwan
passò in rassegna i nomi lentamente, soffermandosi sulle
varie facce davanti a lui.
Scartò
all’istante chi lo guardava intimorito, non aveva
bisogno di mammolette, così come quelli che non sostenevano
il suo contatto
visivo o lo sfuggivano del tutto.
Sorrise
appena quando individuò i nomi che gli interessavano.
-
Voi due in prima fila, la mora in seconda fila e la bionda
in terza. Con noi verrà Eric – decretò.
Mathieu,
Jacob, Reine e Joss si fecero avanti compatti
sistemandosi a fianco dell’uomo.
Mathieu
lanciò un’occhiata agli uomini di Van Dagger.
Non
dovevano avere più di una manciata d’anni
più di loro
eppure avevano un comportamento posato e composto che li faceva
sembrare molto
più grandi.
-
Partiremo entro un’ora, quindi radunate la vostra
attrezzatura di base e datevi una mossa. –
Annuirono
all’unisono, scattando verso la camerata quando
furono congedati.
*
-
Cosa credete che ci faranno fare? – chiese William,
osservando con apprezzamento Jezebeth mentre scherzava allegramente con
il capo
del Dipartimento interrogatori.
-
Probabilmente nulla di troppo piacevole, Jezebeth sembra fin
troppo divertita dall’idea di tornare alle origini
– replicò Michael,
corrucciato.
-
L’arte dell’interrogatorio non è roba
per stomaci delicati. –
Si
voltò verso Evelyn, sorpreso dal suo commento.
-
Tu sei contenta di essere stata scelta da loro, vero? –
Annuì.
-
Connor Ulrich è un’autorità quando si
tratta di estorcere
informazioni a qualcuno e se proprio devo imparare voglio farlo con il
migliore. –
-
Non è strano che tu sia l’unica ragazza scelta? Di
solito le
ragazze sono più impressionabili –
mormorò il quarto membro del loro gruppo, un
tipo allampanato del quale già non ricordava più
il nome.
-
Ne riparleremo quando sarò l’unica a non aver dato
di
stomaco durante l’interrogatorio che sicuramente ha in
programma Ulrich. –
L’allampanato
sbiancò leggermente.
-
Credete davvero che sarà una cosa così cruenta?
–
-
Gli Auror sono stati privati di ogni vincolo di mandato,
possono usare le Maledizioni senza perdono contro ogni Mangiamorte o
sospetto
tale – gli ricordò William, inarcando un
sopracciglio con aria eloquente.
-
E credete che ci faranno fare altrettanto? –
-
Lo escludo, ma guardare non è certo più facile
dell’eseguire.
–
*
Genevieve
Gamp passò in rassegna i volti del suo gruppo con
appena una punta di soddisfazione.
Dai
risultati che aveva visionato non dubitava minimamente che
i suoi quattro ragazzi fossero i migliori per la prova alla quale
sarebbero
andati incontro.
Dopotutto
dopo vent’anni di lavoro in quel campo aveva
acquisito una certa esperienza.
-
Allora, Mosca, che te ne pare delle mie scelte? –
Timoty
le sorrise cordialmente.
-
Molto oculate come sempre, Gen. –
-
Dopotutto quello a cui andiamo incontro non è affatto cosa
da poco. –
-
Sono certo che Sarah, Madeleine, Floyd e Cordelia sapranno
cavarsela alla grande. –
-
Lo spero per loro, c’è molto più in
ballo che un semplice
modulo da superare. –
Timoty
scrollò le spalle, cercando di stemperare la tensione.
-
Diamogli un po’ di fiducia, sono tipi in gamba. –
-
D’accordo allora -, convenne la donna, - mettiamoci in moto.
Manca poco più di un’ora al nostro appuntamento e
la strada da fare è ancora
molta. Coraggio, ragazzi, si parte. –
*
Uriel
lanciò un’occhiata all’ultimo membro del
loro quartetto,
una ragazza gracilina che sembrava pericolosamente sul punto di volare
via
visto il forte vento che tirava.
Poi
posò lo sguardo sull’orologio da polso e attese
pazientemente che scorressero gli ultimi minuti prima
dell’ora concordata con
Ebony Lewis, il capo del Dipartimento a cui erano stati assegnati.
Willow
incrociò il suo sguardo e gli sorrise solare.
-
Non preoccuparti, Ebony è sempre meticolosamente puntuale,
presto entrerete in azione. –
Già
… sperava solo che non si trattasse di nulla di troppo
potenzialmente mortale.
Spazio
autrice:
Salve!
Ho
deciso
di dividere il capitolo in due parti perché altrimenti
sarebbe venuto fuori
troppo lungo, perciò vedrete le prove vere e proprie solo
nel prossimo che
comunque non tarderà ad arrivare. Vi annuncio inoltre che
mancano ufficialmente
cinque capitoli al termine della storia e che è mia
intenzione scrivere un
sequel una volta ultimata.
Detto
ciò
ci sentiamo al prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Ebony
lanciò un’occhiata ai suoi ragazzi, assottigliando
lo
sguardo mentre si soffermava sui novellini che aveva scelto per
affiancarlo nel
corso della missione.
-
Per voi ragazzi dell’Accademia tutto questo potrà
sembrarvi
strano e potenzialmente spaventoso ma il lavoro sotto copertura
è nient’altro
che un processo schematico e articolato in fasi che devono essere
necessariamente rispettate perciò è importante
che prestiate attenzione e
facciate esattamente tutto quello che vi dico. –
Sarah
annuì e con la coda dell’occhio vide che Madeleine
e
Floyd stavano facendo altrettanto.
-
Sembra che abbiate capito perciò passiamo alla descrizione
del nostro obiettivo. –
Picchiettò
contro la lavagnetta nell’angolo sul quale era
stata apposta la foto di un ragazzo giovane e all’apparenza
assolutamente
innocuo.
-
Gregory Hawthorne, ventitrè anni, ex studente di Hogwarts
nella Casa di Tassorosso e attualmente impiegato presso un negozio di
articoli
magici a Diagon Alley che altro non è che una copertura per
certi traffici
esotici e molto illegali che hanno messo su i Mangiamorte. Il nostro
compito è
quello di agganciarlo e riuscire a portarlo in un posto in cui il
D.R.I.P possa
prelevarlo senza attirare l’attenzione dei suoi amici.
L’agente Thompson darà a
ognuno di voi i dettagli del vostro personaggio. Avete due ore per
imparare
alla perfezione le informazioni contenute e calarvi nel ruolo. I
ragazzi del
Dipartimento Pedinamenti e Intercettazioni ci comunicheranno quando
avranno
piazzato i sistemi rilevatori per captare le conversazioni
all’interno del
negozio in modo da sapere quando farvi entrare in azione –,
concluse, - Per ora
è tutto, in bocca al drago a tutti. –
Si
allontanò a passi svelti, procedendo verso la centrale di
comunicazione che avevano finito di allestire pochi minuti prima,
lasciando
Thompson a consegnare loro i fascicoli.
Quando
anche l’agente se ne fu andato Floyd ruppe il silenzio.
-
Allora chi vuole cominciare a vedere per primo che parte gli
è toccata? –
Madeleine
aprì la sua cartellina, scorrendo velocemente le
informazioni che vi erano riportate.
-
A quanto pare sono tua sorella minore. Io e te siamo Allison
e Jordan McKinley, membri di una facoltosa famiglia americana
Purosangue che
nutre una forte passione per oggetti esoterici ed oscuri. Siamo giunti
a Londra
per cercarne di nuovi da aggiungere alla nostra collezione. Di seguito
ci sono
informazioni sulla composizione della famiglia, la nostra
età e la nostra
carriera scolastica a Ilvermorny nonché sulla nostra
città natale. –
Floyd
lesse il suo fascicolo, fischiando sommessamente.
-
Non si può dire che non siano molto abili nel creare false
identità sulla base di persone davvero esistenti. Per inciso
qui c’è scritto
che tu, Sarah, sarai la mia promessa sposa perciò credo che
io e te dopo aver
studiato i nostri fascicoli dovremmo scambiarceli e studiare anche
quelli.
Dopotutto che promessi sposi saremo se non sapessimo tutto
l’uno dell’altra? –
La
bionda annuì con un accenno di sorriso.
Con
lo studio era molto in gamba, dopotutto era un’ex
Corvonero, perciò quella parte della missione sarebbe stata
facile.
Sperava
che anche la parte pratica si rivelasse altrettanto
priva di rischi ma nel profondo sapeva di essere fin troppo ottimista.
*
Mentre
si avviavano verso il negozio tenendosi per mano Andrew
volse appena lo sguardo alla sua destra dove intravide la sagoma alta e
muscolosa di Uriel che svoltava l’angolo.
Dall’altro
lato della strada era certo che Ezekiel stesse
controllando il perimetro nella medesima maniera.
-
Abbiamo le spalle coperte, se la caveranno alla grande –
mormorò Cordelia.
-
Lo so. Dopo di te – aggiunse, tenendole aperta la porta a
vetri e facendola entrare per prima.
Si
guardò attorno notando i clienti che vagavano tra gli
scaffali alla ricerca dei prodotti più disparati.
Sembrava
davvero una delle decine di negozi che tappezzavano
Diagon Alley, anonimo e assolutamente insospettabile, non certo il
punto di
traffico dei Mangiamorte.
-
Spostiamoci verso il secondo reparto, attireremo meno
l’attenzione
che sul fondo – decretò, continuando a tenere per
mano Cordelia e chinandosi
verso di lei con l’aria di quello che sperava da fuori
venisse visto solo come
un innocuo flirtare.
Gli
sorrise di rimando, radiosa, stando immediatamente al
gioco.
-
Ottima idea. –
Lo
seguì, afferrando un utensile e rigirandolo tra le mani
come per esaminarlo meglio.
Lo
soppesò con cura, lo esaminò meglio sotto la luce
ed ebbe
persino l’ardire di voltarsi verso il commesso più
vicino e domandare
allegramente: - Mi scusi, è disponibile anche in altri
materiali? –
-
Certamente signorina, argento e peltro. –
Cordelia
arricciò le labbra, fingendosi pensierosa.
-
Non saprei proprio scegliere quale sia il migliore, tu cosa
ne dici amore? –
-
Non saprei, devo confessare che non so nemmeno bene con
precisione a cosa serva quella roba … non me ne intendo
affatto di utensili da
donna – replicò, massaggiandosi il collo
imbarazzato e lanciando un’occhiata al
commesso come a voler chiedere la sua solidarietà maschile.
-
Se posso permettermi, signorina, credo che potrebbe chiedere
un consiglio alla mia collega -, disse il commesso indicando la ragazza
nel
reparto accanto al loro, - saprà sicuramente consigliarle
meglio. –
-
Ottima idea, torno subito. –
Rimasti
soli, Andrew sorrise al ragazzo.
-
Grazie veramente, è tutta la mattina che mi trascina in giro
per gli acquisti in vista del matrimonio. –
-
Lista di nozze, eh? – commentò sorridendo solidale.
-
Lista infernale sarebbe un nome più appropriato, non so
davvero dove troveremo lo spazio per mettere tutte queste cose.
–
-
Se può consolarti non sei il primo che vedo e non sarai di
certo l’ultimo. –
Cordelia
tornò poco dopo, mostrandogli quello in argento.
-
Mi ha fatto giustamente notare che contro l’usura
l’argento
è la scelta migliore, perciò poso quello di rame
– decretò, risistemando l’utensile
con precisione millimetrica.
Si
diressero alla casa, venendo serviti proprio da Gregory
Hawthorne che indossava una spilla che lo attestava come responsabile
in
seconda di quel punto vendita.
-
Il collega mi stava accennando che vorreste redigere una
lista di nozze -, esordì professionale, - di queste cose mi
occupo io
solitamente perciò ditemi pure. –
Cordelia
battè le mani elettrizzata.
-
Fantastico, è possibile fare una lista aperta vero?
–
-
Certamente signorina. –
-
Magnifico. –
-
Già, proprio magnifico – bofonchiò
Andrew, attirando l’occhiata
divertita di Gregory.
Rimasero
lì dentro per circa mezz’ora per poi uscire e
dirigersi verso il pub più vicino.
-
Sei stata davvero molto convincente nei panni della sposina
insopportabile – decretò Uriel, sedendosi di
fronte a loro mentre Ezekiel
faceva altrettanto.
-
Mia madre ha sempre detto che sapevo calarmi bene nelle
parti – replicò, tornando a essere se stessa, - ma
non credo che immaginasse mi
sarebbe servito per questo. –
-
Hai sistemato tutto come ci hanno detto Genevieve e Timoty? –
-
Nello stesso identico modo che mi hanno mostrato. –
-
E anche questa è andata, trasmettiamo
l’informazione ai
ragazzi di Ebony. –
*
Madeleine
sentiva su di sé lo sguardo di Gregory e si sforzava
incessantemente di mostrarsi infinitamente più sicura di
sé e sfrontata di
quanto fosse mai stata nella sua vita.
Eppure
Allison McKinley era così stando a quanto diceva il suo
fascicolo: una bella ragazza di ventun’anni alla ricerca di
avventure ed
emozioni forti, irriverente e sfrontata, la dannazione della famiglia,
con una
spiccata passione per le Arti Oscure e uno sguardo
d’ammirazione alla
situazione inglese.
-
Quindi per te la tua famiglia non ha ancora trovato un
prestigioso contratto matrimoniale? –
-
Non ancora -, confermò allontanando una ciocca dal volto, -
non che non ci abbiano provato ma sono riuscita a mandarli tutti a
monte. Sono
troppo giovane per pensare ancora ad accasarmi, prima voglio
sperimentare …
inoltre trovo che gli inglesi siano infinitamente più
attraenti degli americani
perciò non è escluso che questo viaggio
d’affari si riveli tremendamente
piacevole anche sotto altri aspetti – concluse ammiccando
maliziosa.
-
Non dovrebbero essere i ragazzi a essere così sicuri di
sé? –
-
Forse le cose funzionano così con le vostre timide fanciulle
inglesi … posso dimostrarti che noi americane siamo di
tutt’altra pasta. –
Gregory
rispose al suo sorriso.
Era
decisamente intrigato, lo riusciva a capire da come la
guardava quasi volesse mangiarla con gli occhi.
-
Vado in pausa tra cinque minuti, magari potresti spiegarmi
qualche altra differenza tra te e le ragazze inglesi. –
-
Magari – convenne sorniona.
*
Iwan
lanciò un’occhiata ai ragazzi davanti a lui.
-
Joss e Mathieu voi occupatevi di chiudere le uscite
posteriori una volta che Jacob e Reine saranno entrati in azione. La
zona è
sicura ma non escludo che il nostro Don Giovanni non provi a dare
battaglia –
disse, chiudendo il canale di comunicazione aperto da Cordelia.
-
Certo signore – asserirono all’unisono mentre Jacob
e Reine
finivano di prepararsi e uscivano dalla stanza per primi.
Fecero
altrettanto e mentre camminavano lungo il corridoio
Joss si accorse del modo incuriosito in cui la guardava il suo compagno.
-
Cosa c’è? –
-
Nulla, magari è solo una mia impressione. –
-
Ovvero? –
-
Mi sembravi strana quando hai sentito Floyd e Sarah recitare
la loro parte e far finta di stare insieme … per non parlare
poi della faccia
che hai fatto quando è stato chiaro che si fossero baciati.
–
-
Come giustamente dicevi, è una tua impressione. –
Mathieu
aggrottò la fronte, ma non insistè.
-
Ed è inutile che mi guardi così. –
-
Non essere paranoica, Joss. Non ti guardo proprio in nessun
modo strano, ho capito che mi sono sbagliato. –
Eppure
non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che la stesse
prendendo in giro.
-
Allora muoviamoci o rischiamo di ritardare. –
*
-
Fortuna che non ho più una manicure decente da mesi
altrimenti questo idiota se la sarebbe vista brutta –
asserì Reine, osservando
l’unghia che le si era spezzata mentre Gregory opponeva
resistenza all’arresto.
-
Già, è una vera fortuna. –
-
Mi stai prendendo in giro, vero Jace? –
-
Solo un po’ -, ammise strizzandole l’occhio, - ma
in modo
decisamente amichevole. –
Scosse
le lunghe onde corvine sorridendo.
-
A quindi noi due adesso saremmo amici? –
-
Ma mi raccomando, non montarti troppo la testa. –
Risero
all’unisono, ignorando l’imprecazione
particolarmente
colorita che Gregory stava rivolgendo agli Auror che lo introducevano a
forza
nella stanza degli interrogatori.
-
Potresti anche unirti al resto del gruppo ogni tanto, magari
alla fine Joss e Floyd ti saranno simpatici. –
Arricciò
le labbra tornite. – Non esageriamo adesso, diciamo
che mi basti e avanzi tu. –
Jacob
si strinse nelle spalle.
-
Naturale, cioè guardami. –
-
Pensi proprio di essere fantastico, eh? –
-
No. Penso di essere adorabile.
–
La
ragazza sorrise, ticchettando le unghie contro il petto
muscoloso del compagno, e lo oltrepassò con una risata.
*
-
Quindi quella era una dei vostri aspiranti? Beh, ve le
scegliete sempre più sexy, i miei complimenti –
commentò Gregory quando William
e Michael entravano nella sala interrogatori.
-
Quella lì era mia sorella, razza di feccia. –
-
Davvero? Allora complimenti perché è davvero un
bocconcino,
se solo potessi … -
Non
seppero mai cosa voleva dire perché Michael si
irrigidì
all’istante, dimenticando quella che era stata la prima
raccomandazione di
Connor.
“Cercherà
di farvi perdere la calma in ogni modo possibile, gli darà
la sensazione di
condurre il gioco, non cadete nel suo tranello. Siate indifferenti e
incuranti
come se nulla di quello che vi circonda vi toccasse
veramente.”
Si
scagliò in avanti, deciso a chiudergli la bocca a suon di
pugni ma William lo fermò prima che potesse colpire Gregory,
afferrandolo per
le braccia e voltandosi verso la vetrata specchiata gridando: - Un
po’ d’aiuto
sarebbe gradito da queste parti. –
Le
porte si aprirono con un rumore metallico e un paio di
Auror entrarono per aiutarlo a trascinare fuori di lì
Michael.
Di
nuovo di fronte a Connor il ragazzo abbassò lo sguardo,
mortificato.
-
Ho fatto esattamente quello che mi avevi detto di non fare,
ma non sono riuscito a trattenermi. –
Il
Capo del Dipartimento scrollò le spalle, sorridendo
indulgente.
-
Il primo interrogatorio è sempre il peggiore, sono in pochi
quelli che possiedono da subito la disciplina per contenersi, se non
altro non
gli hai messo le mani addosso. –
-
Merito di Will – bofonchiò.
-
Ed è per questo che conduciamo gli interrogatori in squadra,
serve ad autolimitarci. Adesso potete andare, proseguiamo io ed Evelyn.
–
Le
fece cenno di seguirlo dentro la sala interrogatori.
Quando
chiusero la porta Gregory sorrideva loro divertito.
-
Ah, hanno mandato altri due? Che gentili, un’altra bella
ragazza. –
Evelyn
non battè ciglio, sedendosi sulla sedia lasciata vuota
da William e lo osservò con sguardo glaciale.
-
Risparmia il fiato per quando ti faremo delle domande di cui
ci importa sentire la risposta. –
-
Oh oh, che caratterino. La ragazza sa come giocare, mi
piace. –
Connor
si appoggiò alla parete in muratura, le braccia
muscolose incrociate al di sopra degli indumenti in pelle di drago nera.
Sembrava
più un criminale che un Auror.
E
di certo la cicatrice che gli solcava il sopracciglio destro
e il volto dai tratti decisi non aiutava ad attenuare la prima
impressione.
-
Siamo Evelyn Greengrass e Connor Ulrich, ci occuperemo noi
del tuo interrogatorio. –
Sentendo
il nome dell’uomo Gregory sbiancò leggermente,
suscitando un istantaneo sorriso compiaciuto sul volto di Connor.
-
Ah, sembrerebbe che tu mi conosca già. Meglio
così. –
-
Conosco i miei diritti. –
Connor
emise una risata bassa e gutturale, sgradevole e
inquietante, ben diversa da quella allegra e gioviale che aveva rivolto
ai ragazzi
dell’Accademia quando li aveva conosciuti.
-
Diritti? Temo tu non sia molto aggiornato ragazzo mio. Tutti
i Mangiamorte e sospetti tali hanno perso ogni tutela giuridica
perciò … -
-
In pratica possiamo fare di te tutto quello che ci passa per
la testa – concluse Evelyn, mantenendo il tono glaciale
iniziale.
L’iniziale
arroganza di Gregory sembrava essere completamente
svanita nel nulla.
-
Ma io non sono un Mangiamorte. –
-
Ho forse la faccia di uno a cui importa qualcosa? Eve, tu
che dici? – rilanciò Connor.
-
A me non sembra che t’importi affatto se questa feccia vive
o muore … e nemmeno a me a dirla tutta. –
-
Già. Vuoi cominciare tu a giocare? –
-
Perché no – assentì, muovendosi con
movimenti lenti e
studiati a prendere la sacca ai loro piedi.
Gregory
aveva gli occhi ormai completamente sgranati mentre
seguiva i suoi movimenti.
La
vide estrarre un coltello luccicante e dentellato,
soppesandolo con aria assorta.
-
Dici che questo va bene? –
-
Forse è meglio se cominci con una lama liscia. –
-
D’accordo, d’accordo, cerchiamo di calmarci un
po’ tutti -,
Gregory alzò le mani in segno di resa, - E se vi dessi i
nomi della gente che
viene in negozio? Dei Mangiamorte? –
Connor
si allungò a dargli un buffetto.
-
Bravo ragazzo, vedo che cominciamo a ragionare. Parla. –
Ed
effettivamente parlò, riversando nomi e cognomi,
descrizioni fisiche e informazioni sugli oggetti oscuri che
trafficavano.
*
-
Questo tuo lato selvaggio e spietato è terribilmente
affascinante -, decretò Connor sorridendo complice quando
furono usciti dalla
sala interrogatori, - quando ti sarai diplomata all’Accademia
e sarai ancora
interessata a lavorare con noi vienimi a cercare, hai un posto
assicurato nella
mia squadra. –
Evelyn
sorrise lusingata.
-
Ovvio che lo vorrò ancora, sarà un privilegio
essere nella
tua squadra, Connor. –
-
Allora datti da fare, principessa, ci rivedremo presto –
sentenziò il capo dipartimento, accarezzandole
distrattamente una guancia e
strizzandole l’occhio.
Mentre
si allontanava lungo il corridoio scorse con la coda
dell’occhio il profilo massiccio di Eric.
L’istruttore
aveva l’aria seria e decisamente poco contenta.
-
Connor ti stava dando fastidio? –
-
No -, replicò sorpresa, - affatto. Perché?
–
L’espressione
si fece ancora più contrariata.
-
Connor Ulrich ha la fama del tipo piuttosto libertino -,
spiegò, - e sembravate piuttosto in … familiarità.
–
-
Mi stava semplicemente salutando. Dice che è rimasto colpito
e che una volta diplomata ci sarà un posto per me in
squadra. –
-
Ah. –
-
Cosa dovrebbe significare quel “ah”? –
-
Nulla. –
Mise
le mani sui fianchi, inarcando un sopracciglio,
improvvisamente dimentica del fatto che fosse il suo istruttore e non
un
ragazzo con cui stava avendo una semplice conversazione.
-
Eric, vuoi dirmi cosa volevi dire con “ah”?
–
-
Solo che vista la sua nomina e il tuo …
bell’aspetto … e
ovviamente anche Connor a giudicare dal successo che riscuote rientra
nei
canoni femminili … insomma non sono sicuro che sarebbe del
tutto appropriato. E
poi non è troppo grande per te? –
Era
la prima volta che lo sentiva balbettare ed era quasi
ironico vederlo tanto incerto in quel momento visto che durante le
lezioni
urlava e sbraitava contro tutto e tutti.
-
Non c’è assolutamente nulla di inappropriato. E
Connor
Ulrich non è per niente il mio tipo, tanto per informazione.
–
Lo
oltrepassò incredula, continuando a camminare
finchè non fu
abbastanza lontana.
Eric
era decisamente strano quel pomeriggio …e poi quel
dialogo cosa accidenti avrebbe dovuto significarle?
Spazio
autrice:
Salve!
Per
chi
se lo stava domandando questi qui sotto sono i prestavolto dei vari
capi
dipartimento. Avrei poi una domanda per voi:
-
chi
volete che venga a trovare il vostro OC in Accademia? E che tipo di
reazione
avrà sia l’OC che il visitatore?
Come
sempre prima arrivano le risposte e prima arriverà il nuovo
capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Iwan Van
Dagger – 45 anni, ex Grifondoro, Capo del
Dipartimento Riposa In Pace.
Ebony
Lewis – 40 anni, ex Grifondoro, Capo del
Dipartimento Agenti sotto copertura.
Connor
Ulrich – 35 anni, ex Serpeverde, Capo del
Dipartimento Interrogatori.
Genevieve
Gamp – 42 anni, ex Corvonero, Capo del
Dipartimento Pedinamenti e
Intercettazioni.
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
Quando
Sarah aprì gli occhi impiegò qualche secondo a
realizzare che era già mattino e che di lì a
qualche minuto avrebbero dovuto
recarsi al piano inferiore per incontrare i loro visitatori.
E
ancora di più impiegò nel rendersi conto che il
letto
accanto a quello di lei ed Evelyn era vuoto e completamente rifatto.
Diede
di gomito all’ex compagna di scuola finchè non la
spinse
ad aprire gli occhi.
-
Eve … il letto di Cordelia è vuoto. –
-
Sarà già scesa, lo sai che ama la
puntualità – sospirò in
risposta la mora, stropicciandosi gli occhi.
-
Già, ma ci avrebbe svegliate prima di andare. –
Anche
quello era vero.
Sparire
in quel modo non era da Cordelia.
Spinse
giù le coperte, uscendo dal dormitorio seguita a ruota
dall’amica, e raggiunse la bacheca principale a tempo di
record.
Vide
che l’elenco degli ammessi al terzo modulo era già
stato
pubblicato … e tra coloro che erano passati non figurava
né il nome di Cordelia
né quello di Mathieu.
Sarah
emise un sospiro profondo.
A
quanto pareva Cordelia aveva preferito andarsene prima che
loro si svegliassero piuttosto che affrontare saluti strappalacrime.
-
Gran bel pigiama – commentò la voce di William,
alle loro
spalle, - Credo che mia cugina ne avesse uno simile quando aveva sei
anni. –
Evelyn
avvampò, pregando silenziosamente affinchè il
pavimento
si aprisse e la facesse scomparire.
Fu
Sarah a salvarla d’impaccio, domandando al ragazzo: - Anche
Mathieu se ne è andato senza dire nulla? –
William
corrugò la fronte, sorpreso.
-
No, perché avrebbe dovuto farlo? –
-
Cordelia se ne è andata mentre dormivamo. –
-
Ah … suppongo che ognuno reagisca all’eliminazione
in modo
differente. Dopotutto questo è quello a cui aspiriamo tutti
quanti -, tacque
mentre il vociare si espandeva nel corridoio, - Credo che siano
arrivati i
nostri ospiti, forse dovresti metterti qualcosa di più
adatto – concluse con un
mezzo sorriso.
-
Decisamente. Ci vediamo più tardi. –
Evelyn
tornò in dormitorio a passo di carica, seguita a ruota
da Sarah che non versava certo in situazioni migliori delle sue.
Ormai
da solo a William non rimase altro da fare che attendere
che chiunque fosse venuto a trovarlo facesse la sua comparsa.
Intravide
il profilo di suo padre all’orizzonte, che camminava
guardandosi attorno lentamente come a voler memorizzare ogni dettaglio
di quel
posto, e che quando incrociò il suo sguardo esplose in un
sorriso che
traboccava affetto e nostalgia.
William
sorrise a sua volta, accettando l’abbraccio nel quale
suo padre lo strinse.
Dopodichè
si guardò intorno alla ricerca di un altro volto
familiare.
Inutilmente.
-
Ho provato a dirle di venire … –
cominciò suo padre, ma s’interruppe
probabilmente cercando il modo migliore per confermagli quello che nel
profondo
aveva sempre sospettato: sua madre avrebbe continuato a deluderlo.
Si
costrinse a sorridere come se non gli importasse nulla
dell’ennesima
delusione che sua madre gli dava.
-
Non fa nulla, l’importante è che ci sia tu.
–
*
Andrew
attese accanto a Uriel pazientemente.
Era
lì più perché tutti i suoi compagni di
corso si erano
prestati alla cosa che per altro. Dopotutto lui non aveva dei genitori
che
avrebbero potuto essere lì né qualche altro
parente che tenesse a lui
abbastanza da presenziare.
-
Sono sicuro che qualcuno verrà – asserì
Uriel, quasi avesse
percepito i suoi pensieri.
Sorrise
lievemente, scuotendo il capo.
Non
aveva importanza, era abituato a essere solo.
Eppure
sembrava che l’ex Grifondoro avesse davvero ragione,
perché
la donna paffuta e solare che avanzava verso di loro era decisamente
lì per
lui.
Riconobbe
all’istante Pomona Sprout, la direttrice della sua
ex Casa, che quando lo vide sorrise in modo ancora più
accentuato.
-
Andrew Ross, sembra che l’addestramento Auror ti abbia fatto
sciupare più del solito, sei sicuro di mangiare? –
Sorrise
divertito, accettando l’abbraccio della donna.
-
Quanto basta, ma le cucine di Hogwarts sono un ricordo
nostalgico. –
-
Lo credo bene, è la migliore cucina della storia del mondo
magico. –
Continuarono
a ridere e scherzare mentre Uriel si defilava con
tatto e veniva poco dopo letteralmente sommerso dai suoi due fratellini.
Raphael
e Thomas infatti si erano fatti largo tra gli ospiti
con impeto, saltando addosso al fratello maggiore non appena lo ebbero
individuato.
-
Ci sei mancato tantissimo – asserì Raphael, mentre
Thomas
annuiva con vigore.
-
Mi siete mancati molto anche voi due, piccoli terremoti. –
-
Allora, sei al terzo modulo, questo significa che diventerai
davvero un Auror? –
-
Suppongo che sia ancora presto per dirlo con certezza, ma i
presupposti sono buoni. –
-
Farai meglio a sperare che sia così, altrimenti ci avresti
costretti a starti lontano per mesi senza motivo. –
Scompigliò
i capelli di entrambi.
-
Se la mettete così allora non potrò fare a meno
di mettercela
tutta per diventare davvero un effettivo. –
*
-
Ti ho già detto che non voglio vederla, Floyd –
decretò Joss,
incrociando le braccia al petto con sguardo deciso.
-
Joss, è venuta qui per te, potresti almeno dirle ciao.
–
-
Tu andrai a incontrare tuo padre? – rilanciò lei.
Bella
domanda.
Aveva
seriamente pensato di evitarlo a sua volta, ma dopotutto
quella era l’ultima volta prima di cambiare definitivamente
vita.
Un
nuovo inizio implicava lasciarsi alle spalle tutto quello
che era accaduto nel corso degli anni precedenti, compresi tutti i
problemi
della sua adolescenza.
E
lo stesso valeva per Joss.
-
Troviamo un compromesso -, disse per tutta risposta, - Io
incontrerò mio padre e tu farai altrettanto con tua madre.
–
-
Non so nemmeno se sia abbastanza lucida da incontrarmi –
commentò aspramente.
-
Sono piuttosto sicuro che non si sia presentata qui
completamente fatta. Se noi due abbiamo smesso, Joss, allora
può averlo fatto
anche lei. Se così non fosse sarebbe comunque
l’ultima volta che la
incontreresti. –
Joss
tentennò.
Dopotutto
se lui poteva accettare l’idea di incontrare di
nuovo suo padre, nonostante tutte le botte e gli abusi subiti, allora
lei
poteva essere altrettanto forte da fare lo stesso.
-
D’accordo -, cedette, - lo farò. –
Floyd
le tese la mano, sorridendole.
-
Sei pronta ad andare? –
La
prese, intrecciando le dita alle sue, - Solo se lo sei
anche tu. –
*
Reine
storse il naso non appena vide il ragazzo che l’attendeva
a qualche metro di distanza.
Jacob,
al suo fianco, le rivolse un’occhiata interrogativa.
-
Che succede? –
-
Lui, ecco cosa succede. –
Seguì
il suo sguardo, individuando la fonte del problema.
Lo
conosceva di fama.
Liam,
figlio di un ricco imprenditore, ex fidanzato di Reine.
-
Credi che voglia chiederti di tornare insieme? –
La
ragazza annuì, allontanando una ciocca scura dal bel volto,
- Quello … e molto probabilmente di lasciar perdere questa
storia dell’Auror,
che per lui e la mia famiglia è una follia o peggio ancora
solo un capriccio, e
tornare a casa con lui. –
-
Sembra un bell’imbecille. –
Ridacchiò.
– Oh, credimi, lo è decisamente. E per giunta
è un
illuso se pensa di essere il benvenuto o che io possa anche solo
pensare di
tornare indietro su una delle due decisioni che ho preso. –
-
Già, immagino di non conoscere una persona più
testarda di
te -, riconobbe Jacob, - Quasi quasi quel poveretto mi fa pena, non sa
con cosa
sta per scontrarsi. –
Reine
si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio.
-
Non c’è nessuno per te? –
Jacob
scosse il capo.
-
Non direi. Immagino che mio padre non abbia permesso a mia
madre di venirmi a trovare. –
-
Non approva la tua decisione? –
Emise
una risata secca.
-
Direi che questo è l’eufemismo del secolo. Mio
padre ha
scelto da che parte stare … e siamo su due fronti opposti.
–
Reine
non seppe come replicare, perciò si limitò ad
allungare
una mano per accarezzargli il volto, alzandosi in punta di piedi per
depositargli un casto bacio a fior di labbra.
Lo
vide sgranare le iridi color del carbone, sorpreso da quel
gesto, prima di voltarsi verso Liam che aveva l’aria di uno
in procinto di
esplodere.
-
Questo era per farlo ingelosire, giusto? –
Reine
scrollò elegantemente le spalle.
-
In parte … ma mi andava anche di farlo. –
Prima
che potesse replicare la vide puntare verso Liam con
espressione battagliera.
Non
avrebbe voluto essere in lui in quel momento, poco ma
sicuro.
*
-
Quindi quello è uno dei tuoi istruttori? – chiese
sua zia,
osservando Eric con la coda dell’occhio, - Devo ammettere che
non è per niente
male. Ai miei tempi non erano così gli Auror. –
Suo
zio alzò gli occhi al cielo, sorridendo davanti alla
consueta
sfacciataggine della sorella.
-
Avrà la metà dei tuoi anni, Zelda. –
-
E questo cosa dovrebbe significarmi, Oz? –
-
Che è decisamente fuori dalla tua portata. –
-
Ma non da quella di nostra nipote … e se il mio sesto senso
la dice giusta credo proprio che la nostra Eve non gli sia
indifferente. –
-
O magari guarda da questa parte perché si domanda chi
diavolo sia la matta che lo sta fissando come se non avesse mai visto
un uomo
prima. –
Zia
Zelda gli affibbiò una gomitata, facendolo gemere.
-
Razza di cafone! –
Evelyn
scoppiò a ridere, interrompendo il loro battibecco, e
li abbracciò con vigore.
Le
erano mancati così tanto quei loro battibecchi.
*
-
Romeo, sembrerebbe
proprio che il tuo Giulietto sia
qui –
esordì Jezebeth, dando di gomito a Timoty e indicandogli il
magiavvocato che se
ne stava leggermente in disparte.
Le
iridi blu di Timoty luccicarono non appena incontrarono lo
sguardo del fidanzato.
Con
tutto quello che stava accadendo nell’ultimo periodo le
occasioni per vedersi erano state ridotte al minimo e Tobias gli era
mancato
tremendamente.
Lanciò
un’occhiata sardonica alla collega.
-
Sai Jez, le tue battutine questa volta mi lasciano del tutto
indifferente. Sono troppo entusiasta della cosa. –
-
Ah, dritti in camera da letto quindi, non posso dire altro
se non che approvo in pieno! –
Questa
volta la voce della donna fu abbastanza alta da
attirare l’attenzione dei più vicini e anche
qualche risatina.
Per
contro Timoty alzò una mano per chiamare Mason, il
fratello e collega Auror di Willow, - Ehy, Mason, non hai ancora
salutato
Jezebeth immagino. È proprio qui! –
Mason
aveva la propensione, come tutta la famiglia Booth del
resto, agli abbracci spaccaossa e al cameratismo eccessivo.
Cose
che Jezebeth cercava sempre di rifuggire, lei che amava
tenere il contatto fisico al minimo se non era proprio strettamente
personale o
non si trattava di Willow.
L’Auror
si fece avanti, mentre Timoty raggiungeva il suo
fidanzato sorridendo divertito, e prese d’assalto la cognata
stringendola in un
abbraccio mozzafiato.
-
Mason, potresti perlomeno farmi respirare? Devo rimanere in
vita per schiacciare una certa Mosca
–
protestò, lanciando un’occhiata complice al
collega.
Timoty
scosse la testa, ammiccando in risposta.
Era
in quei momenti che tra di loro scattava quella bonaria
presa in giro che, a modo loro, era indice di cameratismo.
E
Willow, unendosi all’abbraccio spaccaossa, sorrise nel
ripensare a quanti momenti del genere avevano passato e quanti altri
ancora ce
ne sarebbero stati.
Guerra
o non guerra, quelli erano la sua famiglia prima ancora
di essere colleghi.
*
-
Quelli erano i tuoi genitori? –
Evelyn
si voltò di scatto sentendo la voce di Eric, scuotendo
il capo poco dopo.
-
No, erano i miei zii. Mia madre purtroppo non ce l’ha fatta
a venirmi a trovare, era in America per lavoro, così sono
venuti loro. –
-
Capisco … e tuo padre? –
Evelyn
tentennò, abbassando lo sguardo, ed Eric si diede
mentalmente dell’idiota per averlo chiesto.
Se
gli avesse voluto parlare di lui l’avrebbe fatto e invece
non ne aveva mai fatto nemmeno il minimo accenno.
-
Scusa, se è una domanda indiscreta non devi rispondere
… -
-
No, va bene. Mio padre è in Irlanda … con la sua
ex amante,
e attuale moglie, e i due gemelli che hanno avuto cinque anni fa. Non
lo vedo
da allora. –
-
Ah. –
Cosa
si diceva in momenti come quello?
Mi
dispiace sembrava scontato.
Capisco
come ti senti a dir poco ridicolo.
-
Tuo padre deve essere un bello stronzo. –
Lo
disse prima ancora che il suo cervello si rendesse conto
che aveva effettivamente detto quelle parole invece di limitarsi a
pensarle.
Tuttavia
Evelyn non sembrava minimamente toccata da quel
commento.
-
Già, puoi dirlo forte. –
Rimasero
in silenzio finchè la mano di Eric non le asciugò
uno
zigomo, mostrandole la punta umida dell’indice.
Fu
solo allora che realizzò che alcune lacrime le stava
scorrendo lungo il volto.
-
Magnifico, devo avere l’aspetto di un panda, si
sarà sciolto
tutto il trucco – bofonchiò, cambiando argomento
imbarazzata.
Eppure
Eric non accennava a lasciarle andare il volto e
continuava a fissarla con un’intensità assoluta.
Lo
vide chinarsi verso di lei per poi baciarla.
Il
suo cervello impiegò qualche istante a mettere a fuoco la
scena.
Eric
Murter, il suo
istruttore, la stava baciando.
E
lei
stava rispondendo al bacio.
E
qualcuno avrebbe potuto vederli … ed era forse contro il
regolamento una cosa del genere?
Di
sicuro non era appropriato.
Quando
si separarono la sua testa era ancora affollata dalle
domande, ma Eric le dissipò tutte con le sue parole.
-
Questa è proprio una pessima idea … veramente pessima. Non avrei mai dovuto
baciarti, io … non so cosa
mi sia preso ma non avrei dovuto farlo. –
-
Rischiamo qualcosa? – sussurrò sottovoce.
-
No, non c’è nulla nel regolamento che lo vieti
esplicitamente. Ma non dovrebbe comunque esserci un legame del genere
tra un
istruttore e un aspirante. –
-
Capisco … -
-
No, non capisci -, la contraddì, - perlomeno non quello che
intendo. Ho desiderato di baciarti dalla prima volta che sei venuta a
lezione,
quando hai mostrato una forza e un carattere che non mi sarei mai
aspettato da
uno scricciolo come te, ma pensavo di riuscire a contenermi almeno
finchè non
fossi diventata un’allieva a tutti gli effetti. Solo che
… -
Lo
zittì, baciandolo a sua volta.
-
Se quello che stai dicendo è che dobbiamo tenercelo per noi
almeno per il momento allora a me sta bene. –
Le
iridi grigie la scrutarono speranzose.
-
Ne sei sicura? –
Sì,
lo era, almeno quanto il fatto che volesse diventare un
Auror.
-
Mai stata più sicura. –
Questa
volta il bacio di Eric non la sorprese né lo fece
l’intensità
con il quale le avvinse i fianchi e la attirò verso di
sé, la schiena poggiata
contro la fredda parete in muratura dell’ingresso della
palestra.
Spazio
autrice:
Salve!
So
che il
capitolo è un po’ cortino, ma è di
transizione perciò non ho ritenuto di
allungarlo troppo visto che il prossimo sarà decisamente
più completo.
Alcune
precisazioni: Michael, Madeleine ed Ezekiel non sono comparsi in questo
capitolo perché non ho ricevuto le risposte delle loro
creatrici. Per quanto riguarda
Cordelia e Mathieu, invece, essendo un mese che la loro creatrice non
si fa
sentire come avrete intuito sono stati eliminati dalla storia.
Per
ora è
tutto.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
-
Hai intenzione di fissarmi ancora per molto? –
-
Forse – replicò Jezebeth, continuando a fissare
sfrontatamente il collega, - O almeno finchè non
avrò capito cosa è successo. –
Timoty
e Willow le rivolsero un’occhiata perplessa, ma fu il
più anziano del gruppo a dare voce alle loro
perplessità.
-
Ti dispiacerebbe fare capire anche a noi cosa pensi che ci
sia da scoprire? –
La
bruna pozionista scrollò le spalle, sbuffando.
-
Non è evidente? –
-
Per nulla – ribattè Willow.
-
Eric non sorride mai, specialmente di prima mattina, eppure
oggi è di umore ottimo – concluse con tono
accusatorio.
-
Da come lo dici sembra una brutta cosa. –
-
Non necessariamente, ma è strano. E quando qualcuno
è strano
di solito è perché … oh per tutte le
mutande di Merlino, tu hai fatto sesso!
–
L’occhiataccia
con cui la folgorò Eric fu una tacita conferma
che arrivò proprio mentre Timoty domandava: - Vedi il sesso
ovunque
ultimamente, Jez. Qui in Accademia con chi avrebbe mai potuto far
… -
L’uomo
tacque vedendo la reazione del più giovane e
sgranò le
iridi blu, colto di sorpresa.
-
Dimmi che non è come penso che sia. –
-
Dipende -, replicò cautamente Eric, - esattamente come pensi che sia? –
-
Secondo me è come stai pensando, Tim – gli diede
man forte
Jezebeth mentre Willow faceva scorrere lo sguardo da ognuno dei tre
sempre più
perplessa.
-
Sono l’unica che non capisce cosa stia succedendo? –
-
Ho paura di sì, tesoro. Forse però Eric
sarà così gentile da
dirci quale delle nostre allegre aspiranti ha traviato e condotto sulla
cattiva
strada. –
Timoty
trattenne a fatica una risata, sforzandosi di apparire
serio.
Eric
dal canto suo non sapeva se essere più esasperato dalle
insinuazioni di Jezebeth o più esasperato.
-
Punto primo non ho
fatto sesso con nessuno … e punto
secondo
non sono affari vostri. –
-
E punto terzo? –
-
Non c’è nessun punto terzo, Will. –
-
Ah, peccato, di solito c’è –
considerò la donna, pensierosa.
-
Non in questo caso. –
-
È la moretta dagli occhi azzurri … Evelyn, vero?
–
Doveva
essere trapelato qualcosa dalla sua espressione perché
Timoty
e Jezebeth sorridevano come se avessero appena ricevuto una promozione
che gli avrebbe
fruttato centinaia di migliaia di Galeoni.
-
Come sempre avevo ragione -, decretò la mora, - e devo dire
che sei stato così sconveniente che provo quasi ammirazione.
–
-
Non viola il regolamento in nessun modo, ho controllato –
bofonchiò.
-
Ah, beh, allora sì che è tutto a posto. Aspetta
solo che lo
scopra Malocchio. –
Improvvisamente
si irrigidì.
Ci
mancava solo che il Capo lo venisse a sapere.
-
Jez sta scherzando -, lo rassicurò Timoty, - non
è vero? –
Sorrise
malandrina.
-
Forse. –
-
Jez! – la redarguì la fidanzata.
-
D’accordo d’accordo, non si può mai fare
nulla di divertente
da queste parti! –
*
Reine
afferrò la borsa con i libri di teoria e marciò
risolutamente verso il tavolo dell’aula studio che Jacob
occupava insieme a
Joss e Floyd.
Si
fermò davanti al ragazzo, le braccia incrociate sotto al
seno e l’espressione battagliera negli occhi.
-
Mi spieghi qual è il tuo problema? –
-
Come scusa? –
-
È da quello stupido bacio che mi eviti neanche fossi
un’appestata
-, chiarì, - perciò voglio sapere che diavolo ti
passa per la testa, Nott. –
Alla
parola bacio Joss
e Floyd si scambiarono un’occhiata eloquente e si alzarono
dalla sedia
recuperando le loro cose.
-
Immagino che voi due abbiate molto di cui parlare … -
-
Perciò noi vi lasciamo da soli – concluse Joss,
prendendo
sottobraccio l’amico e allontanandosi insieme a lui mentre
ignoravano l’occhiata
di Jacob che sembrava letteralmente supplicarli di non lasciarlo da
solo ad
affrontare quella storia.
-
Allora? – insistè Reine, le iridi scure che
mandavano lampi.
-
Allora ammetto che la cosa è stata molto strana e
… -
-
E il bacio non ti è piaciuto? – concluse per lui,
inarcando
un sopracciglio perfettamente curato.
-
No, non si tratta di questo. –
Il
bacio gli era piaciuto e molto anche, ma la fastidiosa
sensazione di essere usato solo come uno strumento per ingelosire Liam
era
stata piuttosto forte nei momenti successivi a quel loro piccolo
momento d’intesa
fisica.
-
Bene, quindi a me il bacio è piaciuto e lo stesso vale per
te; allora qual è il problema? –
Aggrottò
la fronte, incerto sull’aver capito bene o meno le
implicazioni delle parole della ragazza di fronte a lui.
-
Ti dispiacerebbe ripetere? –
Sbuffò.
– Santo Salazar, Nott. Certe volte sei proprio ottuso
come tutti gli altri uomini. Ti ho baciato perché volevo
farlo, ingelosire
quell’idiota del mio ex era solo un piacevole surplus. Ti
avrei baciato
comunque anche se Liam non fosse stato presente, tanto per la cronaca.
–
-
Ah. –
-
Sul serio? Ah è
tutto quello che hai da dire in merito? –
-
No, naturalmente no -, si affrettò a replicare, -
è solo che
non mi aspettavo una dichiarazione così dura e cruda nel bel
mezzo dell’aula
studio. –
-
Eppure ce l’hai avuta perciò farai bene a venire
presto a
patti con la cosa. –
Scoppiò
a ridere, vagamente consapevole del fatto che Reine
sembrava più che mai pronta a strangolarlo o a sgozzarlo a
colpi di unghie
dalla manicure ormai tristemente rovinata.
-
Scusa, non volevo ridere, è solo che questo tuo lato
dispotico e deciso ha un certo fascino. –
-
Ma non mi dire … quindi? –
-
Quindi, Reine Lancaster, dopo averti decisamente rivalutato
rispetto agli anni della scuola devo ammettere che stare con te
potrebbe essere
la cosa più stimolante che il mio destino amoroso possa mai
avere in serbo. –
-
Che sarebbe un modo contorto per dire che vorresti stare con
me? – chiese, questa volta sconcertata.
-
Esattamente. –
-
Ah. –
-
Ah è tutto quello
che hai da dire? – le fece il verso, ironico.
-
Oh, sta zitto e baciami, Nott. –
-
Agli ordini – asserì, prendendola tra le braccia e
baciandola con un trasporto che fece ridacchiare i loro vicini di
banco.
*
Raggiunta
la sala ricreativa Joss si lasciò cadere sul
divanetto più vicino mentre Floyd afferrava una tazza di
caffè per ognuno e la
raggiungeva.
-
Avresti mai immaginato di assistere a una scena del genere
tra Jacob e miss principessa dei ghiacci? –
Floyd
scosse il capo, sconcertato.
-
Credo che faticherò ancora parecchio ad accostare la parola
bacio a quei due. –
-
Già, non me ne parlare … -
Sorseggiò
la nera bevanda bollente, soppesando le parole della
sua prossima domanda.
Ci
aveva pensato a lungo e alla fine aveva deciso che voleva
sapere; l’idea di continuare a tenere per sé quel
dubbio la faceva uscire di
testa.
-
Floyd, posso chiederti una cosa? –
Il
ragazzo la guardò dritta negli occhi, annuendo al di sopra
della tazza.
-
Naturalmente, dovresti saperlo che puoi chiedermi quello che
vuoi, tra noi non ci sono segreti. –
-
Quel giorno in cui siamo andati in missione con gruppi
diversi e tu sei stato assegnato al ruolo di finto promesso sposo di
Sarah … e
c’è stato quel bacio. –
Annuì,
facendole intendere che ricordava perfettamente l’evento.
-
Mi domandavo se per caso ti fosse piaciuto quel bacio. –
-
No –, replicò all’istante, - era solo
lavoro. Non sono
minimamente attratto da Sarah né da nessuna delle altre
ragazze. –
-
D’accordo. –
-
Però posso sapere il perché di questa domanda?
– chiese a
sua volta, le pupille assottigliate per la curiosità mentre
la osservava
mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore e al contempo
giocherellare con
il manico della tazza.
-
Curiosità. –
-
Joss, pensavo che non ci fosse spazio per le bugie tra di
noi – la redarguì.
-
Certo che non c’è. –
-
E allora perché non vuoi dirmi di cosa si tratta? –
-
È che … io credo di
avere paura. –
-
Di me? – chiese incredulo.
-
Certo che no, stupido. Ho paura di quello che potresti
pensare se ti dicessi che … che provo qualcosa per te e tu
non ricambiassi. –
-
Wow … è una cosa assurda. –
-
Appunto, perciò fai finta che non ti abbia detto nulla. La
gelosia per quel bacio è stata una cosa stupida,
perché noi siamo amici e … -
Le
labbra di Floyd si premettero sulle sue, tacitando la sua
lunga sfilza di parole.
-
Parli troppo, Joss. E, tanto per la cronaca, quando ho detto
che era una cosa stupida mi riferivo alla tua paura che potessi non
corrisponderti -, chiarì, - perché sono
innamorato di te praticamente da
sempre. –
-
Da sempre? – ripetè, come se quelle due semplici
parole
fossero troppo difficili da comprendere e avesse bisogno di
un’ulteriore
conferma.
-
Da sempre – confermò, tornando a baciarla.
*
William
rilesse quel paragrafo per l’ennesima volta, sbuffando
esasperato.
-
Qualcuno mi spiega perché dopo tutte le prove pratiche che
abbiamo fatto dobbiamo metterci a studiare? –
-
Perché la parte di magisprudenza non si può
applicare nella
pratica? – replicò ironicamente Madeleine.
-
O forse perché conoscere a menadito il Codice ci
aiuterà a
non finirei nei guai – aggiunse Ezekiel.
-
O magari potremmo semplicemente studiare e metterci l’anima
in pace – concluse Uriel, mentre Andrew annuiva risolutamente
e distribuiva un
rotolo di pergamena pulito a ciascuno di loro.
-
Ho pensato che potremmo appuntare tutto quello che non
abbiamo chiaro e poi rivederlo con più calma –
spiegò l’ex Tassorosso.
William
annuì, infilando la piuma nel libro per non perdere il
segno.
-
Mi sembra un’ottima idea, anche perché non capisco
tre
quarti di quello che c’è scritto qui. –
Madeleine
si guardò attorno registrando solo in quel momento
l’assenza
delle amiche.
-
Io avrei un’altra domanda: Sarah ed Evelyn che fine hanno
fatto? –
-
Sarah è con me, eravamo a fare rifornimento di cibarie
–
replicò la voce di suo fratello, mentre lui e la bionda si
avvicinavano al
tavolo con le braccia stracariche di tramezzini e dolcetti di vario
genere.
-
Grazie Helga, finalmente qualcuno ha pensato al cibo. Sono
ore che non mettiamo nulla sotto i denti – sospirò
Andrew, mentre lui ed
Ezekiel si allungavano ad afferrare le prime cose che gli capitarono
sotto tiro.
-
Michael tu ci capisci qualcosa di questa roba? –
-
Ho la faccia di uno che ci capisce qualcosa, Will? No.
Perciò credo proprio che dovremo tutti copiare da Madeleine
e Uriel. –
L’ex
Grifondoro alzò lo sguardo dal libro, folgorandoli con
un’occhiataccia.
-
Se non state zitti non riesco nemmeno a sentire i miei
pensieri figurarsi a studiare e capire quello che leggo.
Perciò se volete
sperare di passare il terzo modulo state zitti e fatemi concentrare.
–
-
Agli ordini, mio prode condottiero – asserì Will,
abbozzando
un beffardo cenno militare, ma malgrado l’ironia tacquero
tutti.
Dopotutto
lui e Madeleine erano le uniche speranze che
rimanevano loro se davvero volevano passare al secondo anno.
*
Evelyn
si guardò attorno con attenzione, quasi volesse
imprimere nella memoria ogni singolo dettaglio di quella stanza.
-
E così hai detto che domani sera, dopo gli esami e
l’annuncio
di coloro che hanno passato l’anno, ci sarà una
festa? –
Eric
annuì, sfilando la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e
togliendosi di dosso la maglietta d’allenamento.
La
vide seguire con lo sguardo il profilo dei pettorali
definiti per poi soffermarsi su ogni singolo rigonfiamento degli
addominali
scolpiti.
-
Hai visto qualcosa d’interessante? – chiese,
lasciandosi
ricadere sul letto accanto a lei con un sorrisetto a metà
tra il divertito e il
malizioso sulle labbra sottili.
-
Decisamente … e che si fa di solito a queste feste?
–
Sfiorò
il profilo della vita sottile, osservandola fremere
sotto il suo tocco, e il sorriso si allargò ancora di
più.
-
Più che altro si beve e si fa baldoria. –
-
Sembra un comportamento molto poco responsabile per un
futuro Auror – osservò divertita.
-
Anche questo potrebbe essere giudicato molto poco
responsabile – replicò, baciandole la spalla
lasciata nuda dalla canotta.
-
Hai detto che Timoty, Willow e Jezebeth lo sanno. Pensi che
…
-
-
Lo escludo. Nessuno di loro tre dirà nulla; a dirla tutta
credo che siano tutti contenti della cosa, seppure non
l’abbiano detto chiaro e
tondo, penso che ritengano che tu mi faccia bene. –
-
Quindi sarei una sorta di toccasana? – scherzò.
-
Non immagini nemmeno quanto – replicò, con una
serietà
bruciante nelle iridi grigie che la fece arrossire.
-
Credo che anche tu mi faccia bene. –
-
Ottimo, perché non ho intenzione di farti scappare via.
–
Spazio
autrice:
Salve!
E
così
abbiamo l’ufficializzazione anche della Jeine
e della Floss portando
ufficialmente a tre il numero di coppie di piccioncini in questa storia
xD. In
settimana ci sentiremo con l’Epilogo della storia, ma nel
frattempo vorrei
porvi una domanda: in
che dipartimento vorrebbe entrare il vostro OC dopo il diploma?
E
poi ne
approfitto per fare un po’ di pubblicità alla mia
creazione nel fandom di Hunger
Games, nel quale sono riapprodata a distanza di un anno con una nuova
interattiva. Vi lascio qui il link nel caso foste interessati: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3736929&i=1
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 14 *** Epilogo ***
Epilogo
-
Dovresti mangiare qualcosa prima di cominciare l’esame
–
osservò Uriel, lanciando un’occhiata verso Ezekiel
che rimestava distrattamente
il porridge nella scodella di fronte a lui.
-
Ho lo stomaco chiuso. –
-
Finirai con l’avere un calo di zuccheri e svenire sui fogli
dell’esame, la Commissione non ne dovrebbe rimanere molto
impressionata. –
-
Correrò il rischio. –
-
Zeke, devi mangiare almeno un po’ –
sbuffò spazientito,
afferrando il cucchiaio e avvicinandolo al volto dell’amico,
- Coraggio, apri
la bocca … aaaaah. –
Michael
sedette accanto a loro, rivolgendo un’occhiata
interrogativa ad Andrew.
Il
Tassorosso, nel vistoso tentativo di non scoppiare a ridere
e sputare tutto il succo di zucca che stava bevendo, deglutì
rumorosamente e
replicò solamente: - Non chiedere. –
-
D’aaaaccordo, ma resta il fatto che Uriel che tratta Ezekiel
come un bambino di un anno è tremendamente inquietante.
–
-
Non vuole mangiare – replicò il gigantesco ex
Grifondoro.
-
Questo l’avevo capito dalla dinamica degli eventi, ma
perché
non ti limiti a lasciarlo in pace? –
-
Il che sarebbe molto gradito – convenne Ezekiel, le labbra
leggermente sporche del porridge che l’amico aveva provato a
cacciargli in
gola.
-
Va bene, ma quando sverrai sui fogli io ti dirò “te l’avevo detto”.
–
*
William
tamburellò con le dita sul banco, osservando
sconsolato la prima domanda dell’esame di magisprudenza.
Forse
se avesse cominciato a chiudere gli occhi e tirare a
caso le crocette avrebbe avuto la possibilità di azzeccarne
almeno qualcuna.
Con
la coda dell’occhio vide che Sarah e Madeleine tenevano il
capo basso e a giudicare dalla velocità con cui rispondevano
alle domande non
dovevano avere grandi problemi.
Tossicchiò,
attirando l’attenzione della bionda.
Sarah
parve capire all’istante qual era il problema
perché diede
subito di gomito all’amica e le indicò William con
un cenno del capo.
Il
ragazzo atteggiò il volto nella migliore delle sue
espressioni da cucciolo, giungendo persino le mani in segno di
preghiera.
Il
sorriso sul volto di Madeleine gli annunciò che era
riuscito a commuoverla almeno un po’.
-
D’accordo, ti aiuto, ma sbagliane qualcuna per non rendere
troppo palese che hai copiato – sussurrò.
-
Ti farò una statua e la sistemerò in pieno atrio
dell’Accademia
– replicò per tutta risposta, accingendosi a
trascrivere le crocette che l’amica
gli dettava.
*
Jacob
le aveva chiesto perlomeno di provare ad andare d’accordo
con Evelyn e Joss, sostenendo che insieme a Floyd fossero le sue
più care
amiche, perciò forse avrebbe anche potuto tentare.
Allungò
il passo, raggiungendo le due ragazze proprio mentre
stavano uscendo dall’aula d’esame.
-
Sapete già cosa mettervi alla festa di questa sera?
–
Joss
rimase in silenzio, fissandola come se le fosse spuntata
una seconda testa mentre Evelyn scosse il capo.
-
Non ancora. –
-
Allora forse potrei darvi una mano. Dopotutto in Accademia non
c’è nessuno con un gusto migliore di me in fatto
di moda. –
-
Reine, non che non apprezziamo l’offerta, ma
perché improvvisamente
sei così … ah, ci sono, te l’ha chiesto
Jacob! –
Evelyn
aveva centrato il punto alla perfezione.
-
Già. –
-
E tu hai deciso di provare ad accontentarlo? – chiese Joss,
sorpresa.
-
Evidentemente. –
Le
due ex Corvonero si scambiarono un’occhiata che diede il
via a una vera e propria conversazione silenziosa al termine della
quale
parvero aver raggiunto una decisione unanime.
-
D’accordo, visto che è evidente che a Jacob ci
tieni
davvero, proveremo a fare lo stesso anche noi. Siamo nelle tue mani per
quest’emergenza
moda. –
Il
sorriso si distese sulle labbra voluttuose della mora.
-
Oh, credetemi, non ve ne pentirete. Per questa sera sarete “miss saltami addosso”.
–
*
-
Sembra quasi assurdo che l’anno sia già finito
– considerò Jezebeth,
afferrando la bottiglia di Whiskey Incendiario più vicina e
attaccando
direttamente all’apertura per mandarne giù tre
lunghi sorsi.
Timoty
sorrise.
-
Stai forse cercando di dirci che dopotutto questi aspiranti
non sono poi così male e che magari ti stai persino
affezionando a loro? –
-
Non essere ridicolo, non sono mica una sentimentale. –
Eppure
c’era qualcosa nelle iridi scure della collega che non
lo convinse affatto.
-
Ne sei proprio sicura? –
-
Oh, che tu sia dannato Mosca. Sì, d’accordo, lo
ammetto:
questi marmocchi sono i migliori con cui ho avuto a che fare negli
ultimi anni …
e mi sono simpatici. –
Willow
proruppe in una risata, cingendo il collo della fidanzata
con le braccia attirandola a sé in un mega abbraccio.
-
Jez la dolce,
finalmente tutto il mondo conosce questo lato di te. –
-
Will la quasi morta se
lo ripete un’altra volta –
replicò.
Tuttavia
la sua minaccia non doveva averla minimamente
impressionata perché Willow le rispose alzandosi in punta di
piedi e
scoccandole un bacio sulle labbra tinte di borgogna.
-
Pensavo avessimo assodato che non mi spaventi affatto, dolciotta.
–
Timoty
colse il momento per lasciare da sole le due ragazze,
puntando in direzione di Eric che era momentaneamente da solo.
-
Allora come vanno le cose? –
-
Bene -, replicò il più giovane sorridendo, - e a
te? –
-
Diciamo che potrebbero andare meglio. –
Lo
sguardo di Eric si fece immediatamente vigile e serio. –
Cosa succede? –
-
Ti ricordi quando Alastor ha voluto parlarmi all’inizio
dell’anno?
–
Annuì.
-
Bene, si trattava di una missione che mi aveva assegnato.
Avevo il compito di sorvegliare i movimenti dei Mangiamorte. –
-
E? –
-
E non promette nulla di buono. Ancora qualche mese e ci sarà
una vera e propria guerra, Eric. –
-
Se dovesse scoppiare saremo pronti ad affrontarla. –
-
Vorrei che fosse così facile – sospirò.
-
Quindi è solo per questo che sei preoccupato, non
c’è nient’altro?
–
-
Sono preoccupato anche per i ragazzi. Sono ancora giovani,
idealisti, innocenti … mi preoccupa la reazione che avranno
quando scopriranno
che il mondo là fuori è pronto a sbranarli.
–
Eric
gli battè sulla spalla, rassicurante.
-
Sono molto più forti di quello che sembrano, ce la faranno.
–
*
Due
anni dopo
-
Riesci a credere che siamo Auror a tutti gli effetti? –
Jacob
voltò lo sguardo verso Floyd, che teneva il braccio
sulle spalle di Joss mentre camminavano lungo i corridoi
dell’Accademia per l’ultima
volta.
Dietro
di loro veniva tutto il resto del gruppo.
Alla
fine si erano diplomati tutti, anche se ognuno di loro
avrebbe scelto strade diverse quando fossero stati chiamati a decidere
in che
dipartimento preferivano entrare.
-
Anche se c’è una guerra fuori di qui non riesco a
fare a
meno di pensare che finalmente i nostri desideri si sono avverati.
–
-
Siamo Auror, facciamo
il lavoro più bello del mondo, e se ci saranno
Mangiamorte da prendere a
calci allora tanto peggio per loro! –
Jacob
sorrise nel sentire l’entusiasmo degli amici.
Sì,
forse era proprio così.
Il
lavoro
più bello del mondo.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
vi
avevo già annunciato siamo arrivati all’Epilogo.
Come sempre ci tengo a
ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla storia e coloro che
l’hanno
letta anche se non ne facevano parte. Sapete già che da qui
a qualche giorno
uscirà un Sequel, ma fino a quel momento ho deciso di
tenervi occupati con la
lettura della raccolta che ho intenzione di dedicare ai vari personaggi
(eh sì,
la domanda che vi ho posto nello scorso capitolo circa il dipartimento
mi
serviva proprio per la raccolta perciò chiederei a chi non
l’ha ancora fatto di
inviarmi la risposta); la prima OS è già pronta e
uscirà qualche minuto dopo l’Epilogo
e la raccolta si chiamerà “Slice
of an
Auror life”. Grazie ancora per il tempo, le
recensioni e le belle parole
che avete dedicato sia a me che alla storia, è stato un
piacere avervi come
lettori/partecipanti e spero di rincontrarvi anche nei prossimi
progetti.
XO
XO,
Mary
|
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