Le cronache dell'Accademia

di Ms Mary Santiago
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo 2.0 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

Aspettava quella lettera da praticamente tutta l’estate e adesso che la stringeva tra le mani non riusciva a decidersi ad aprire la busta e leggere quelle poche e semplici righe impresse sulla pergamena.

- Guarda che non morde – la punzecchiò Jace, stravaccato sulla sedia e con i piedi incrociati sul tavolo.

- Se tua madre ti vede così ti taglia le gambe – replicò per tutta risposta, congelando il sorriso sul volto del suo migliore amico.

- Non oseresti mai chiamarla solo per farmi sorbire una sfuriata. –

Inarcò un sopracciglio scuro e ben disegnato, in segno di sfida.

- Scommettiamo? –

Jace annuì, incrociando le braccia muscolose al petto. – Stai bluffando. –

- Emme … - cominciò a strillare, ma la mano dal colorito olivastro del ragazzo fu subito sulle sue labbra, tacitando il suo urlo.

- D’accordo, hai vinto -, cedette, - è incredibile come una cosetta piccola e carina come te possa essere un così grande concentrato di cattiveria. –

Fece spallucce, afferrando nuovamente la busta.

- Devo pur difendermi in qualche modo … la tua l’hai già letta? –

Annuì.

- È arrivata prima che scendessi per colazione. Sono stato ammesso all’addestramento. –

Tipico.

Jacob Nott, al secolo il suo migliore amico da praticamente sempre, possedeva quella giusta dose di determinazione e sfrontatezza che rendevano un aspirante Auror un candidato sufficientemente interessante per coloro che si occupavano di selezionare i poveri sventurati che sarebbero stati sotto le loro mani per i successivi tre anni.

- Coraggio, Eve … apri la dannata busta, stai mettendo ansia anche a me. –

Prese un respiro profondo, rompendo il sigillo in ceralacca del dipartimento degli Auror.

Estrasse il foglio ripiegato in due con mano tremante e lo dispiegò.

 

Pregevole signorina Greengrass,

con la presente il dipartimento Auror del Ministero della Magia della Gran Bretagna la informa che i suoi test culturali, psico attitudinali e fisici hanno raggiunto un punteggio tale da permetterle l’accesso al corso d’addestramento.

Il corso avrà durata triennale e richiederà la sua presenza in Accademia per tutto il periodo, con l’eccezione della pausa per le vacanze di Natale e per quelle estive.

Incontrerà il resto dei suoi compagni e gli istruttori il 1 settembre alle ore 9.00 presso l’atrio dell’Accademia Auror.

In allegato trova la lista dell’occorrente di cui dovrà equipaggiarsi oltre ai suoi effetti personali.

Ricordiamo inoltre che in Accademia non sono ammessi dispositivi Babbani, animali da compagnia né articoli di alcun tipo provenienti da negozi come Zonko e simili.

Augurandole una buona conclusione di vacanze estive, l’aspettiamo il 1 settembre.

Cordialmente,

il Direttore dell’Accademia

Jeffrey Maximillian Orpheus McMillan

 

 

 

 

- Oh mia divina Rowena -, esclamò coprendosi la bocca con la mano, - mi hanno presa. Mi hanno presa, Jace! –

Emise uno strilletto, saltando addosso all’amico e stringendolo in un abbraccio spaccaossa.

- Andremo all’Accademia insieme, proprio come a Hogwarts. –

Jace ricambiò la stretta, abbozzando un sorrisetto ironico.

- Bene, vorrà dire che saprò da chi copiare quando si tratterà di completare prove teoriche. –

Ma Evelyn già non lo stava più ascoltando, troppo presa nel leggere l’elenco degli indumenti richiesti per l’addestramento.

- Dovremo andare a Diagon Alley a fare un po’ di shopping – stabilì.

Dopotutto lei non ce l’aveva mica delle protezioni rinforzate … e dubitava che Jace possedesse un sospensorio.

- Sono ancora in tempo per rinunciare all’addestramento, vero? Perché se implica lo shopping allora ho improvvisamente deciso che fare l’Auror non mi attira più. –

Lo punzecchiò su un fianco.

- Muoviti, prometto che non ci metteremo troppo tempo. –

Sì, certo, e lui era un maledetto canarino.

Tuttavia non gli rimase che recuperare le sue cose e seguirla verso il camino, pronto a sorbirsi quel viaggio con la Metropolvere.

Del resto mantenere il punto con Evelyn era praticamente impossibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Hola a tutti!

Sì, la malata di interattive è ufficialmente tornata. Giuro, giuro davvero, che volevo aspettare di concludere Last Tournament prima di pubblicare questa ma visto che lì sono a buon punto e che anche le mie altre interattive potteriane procedono bene … mi sono concessa questo peccato mortale.

Era un’idea che mi girava in testa da un po’ e spero che possa piacervi.

Per partecipare ci sono come sempre poche e semplici regole:

- massimo 2 OC a testa purchè di sesso diverso e provenienti da ex Case diverse;

- accetto solo OC che hanno studiato a Hogwarts e che abbiano tra i 18 e i 21 anni;

- potete creare anche degli istruttori se lo desiderate, nel loro caso dovranno avere dai 24 anni in su e anche lì essere obbligatoriamente ex alunni di Hogwarts;

- non accetto prestavolto utilizzati nella saga di HP né in quella di Animali Fantastici;

- non accetto personaggi imparentati con i Canon principali, mentre per i secondari non ci sono problemi, né Mary Sue, Gary Stu, Ibridi di alcun tipo, Veela o Licantropi;

- vi chiedo di farvi sentire almeno ogni 2 capitoli e di rispondere sempre alle domande che porrò a fine capitolo. Se non rispondete alle domande nel capitolo successivo il vostro OC non comparirà … se sparite per più di due capitoli il vostro OC farà una brutta fine. Se avete problemi a recensire avvisatemi tramite messaggio privato e non ci saranno assolutamente problemi;

- la scheda andrà inviata solo ed esclusivamente tramite messaggio privato con oggetto “Nome del vostro OC – Le cronache dell’Accademia” entro e non oltre il 17 settembre.

 

 

Scheda

 

Nome:

Soprannome:

Cognome:

Età:

ex Casa:

Stato di sangue:

Orientamento sessuale:

Aspetto fisico:

Prestavolto:

Carattere:

Famiglia e rapporto con essa:

Discipline in cui eccelle (sia teoriche che pratiche):

Discipline in cui è negato (sia teoriche che pratiche):

Patronus:

Molliccio:

Amortentia:

Paure/Fobie:

Hobby/Cose che ama/Cose che odia:

Amicizia (con chi andrebbe d’accordo):

Inimicizie (chi non sopporterebbe):

Amore (con chi potrebbe avere un flirt e/o una relazione):

Perché vuole diventare un Auror?

Altro:

 

 

 

Allievi

 

 

Evelyn Greengrass (PV Jessica de Gouw) – 18 anni, ex Corvonero. Eterosessuale. Libera solo per flirt.

 

Jacob Nott (PV Michael Trevino) – 19 anni, ex Serpeverde. Eterosessuale. Libero per flirt e/o relazione.

 

 

 

 

Istruttori

 

Eric Murter (PV Jai Courtney) – 24 anni, ex Serpeverde. Istruttore di Difesa pratica. Eterosessuale. Occupato.

 

Jezebeth Flint (PV Lesley Ann Brandt) – 28 anni, ex Grifondoro. Istruttrice di Antidoti e veleni. Bisessuale. Libera per flirt e/o relazione.

 

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Capitolo 2
*** Prologo 2.0 ***


Prologo 2.0

 

 

 

 

 

 

Salve!

Non è ovviamente la selezione dell’interattiva, per la quale ci sentiremo Lunedì in giornata.

Ho semplicemente deciso di scrivere qualcosina anche sui miei OC istruttori in modo che sappiate anche qualcosa sul loro carattere e modo di essere.

Ne approfitto per invitare chi non l’avesse ancora fatto e fosse interessato a iscriversi (trovate le info nel primo capitolo) e per ricordare a coloro che non hanno ancora inviato le schede che hanno tempo fino a

domani.

Detto ciò, vi lascio a questo piccolo e breve estratto.

Ci sentiamo Lunedì con la selezione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jezebeth sentì i rumori provenire dalla palestra non appena svoltò l’angolo.

La mattina seguente i candidati a diventare Auror sarebbero arrivati all’Accademia e loro li avrebbero accompagnati nel loro percorso per ben tre anni.

O perlomeno quelli che si sarebbero dimostrati abbastanza in gamba da portare avanti l’addestramento.

E ovviamente Eric si era chiuso in palestra.

Fece capolino dalla porta, trovandolo appeso alla sbarra intento a compiere una trazione dopo l’altra.

Era l’istruttore più giovane degli ultimi vent’anni; prima di lui solo Alastor Moody si era distinto così tanto da essersi guadagnato il diritto di allenare gli aspiranti all’età di ventiquattro anni.

- Sapevo che ti avrei trovato qui – esordì, osservandolo compiere l’ultima trazione e atterrare a terra con precisione.

Il ragazzo asciugò il sudore dal volto, gettando via l’asciugamano, e si voltò verso di lei.

I tatuaggi si tesero mentre allungava i muscoli delle braccia, sciogliendoli dopo il faticoso esercizio.

- Non è che ci sia molto da fare qui dentro a parte allenarsi. –

- Beh, da domani le cose cambieranno. –

- Non vedo l’ora – sbuffò ironico, raggiungendo il sacco.

- E io che credevo che la tua indole sadica trovasse l’idea di torturare per un anno una ventina di ragazzi incredibilmente divertente. –

Eric sogghignò.

- Effettivamente potrebbe diventare piuttosto divertente -, assestò un paio di montanti al sacco da boxe, - Sicura di non volere un paio di guantoni? –

Jez scosse la testa.

- Non sono un’amante della boxe o del corpo a corpo in generale. –

- No, tu preferisci utilizzare il veleno … qualcuno direbbe che è da vigliacchi. –

Le iridi carbone della donna luccicarono divertite. – Torna a ripetermelo quando avrò avvelenato la tua birra. –

- È per questo che non piaci alla gente … persino Alastor si innervosisce quando sei nei dintorni – le fece presente.

Jezebeth scrollò le spalle, arricciando le labbra in un’espressione sarcastica.

- Il giorno in cui mi interesserà cominciare a piacere alle persone te lo farò sapere. Quanto a Malocchio, mi lusinga l’idea di innervosirlo. –

Eric fece per replicare, ma uno degli Auror del dipartimento fece capolino tossicchiando discretamente e attirò la loro attenzione.

- Moody vuole vedervi, dice che deve parlarvi dell’addestramento, gli altri sono già lì. –

Mettendo via i guantoni, con una delicatezza e una cura che contrastava nettamente con il suo abituale modo di fare, Eric fece cenno a Jezebeth di precederlo.

Era maledettamente curioso di scoprire cosa volesse dire loro Alastor.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alastor “Malocchio” Moody (PV Mads Mikkelsen) – 45 anni, ex Grifondoro. Capo del Dipartimento degli Auror.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 & Selezione OC ***


Capitolo 1 & Selezione OC

 

 

 

Salve!

Comincio chiedendovi scusa per non aver aggiornato lunedì come promesso, ma sono stati letteralmente giorni di fuoco e gli unici momenti che ho passato al pc sono stati quelli dedicati alla tesi. Detto ciò, ho ricevuto moltissime ragazze perciò non potendole prendere tutte mi sono trovata costretta ad operare un “taglio” degli OC. Come sempre invito chi non è stato selezionato a non prenderla sul personale, perché mi sono limitata a scegliere gli OC più funzionali alla trama. Il capitolo sarà breve, sempre per i motivi temporali precedentemente accennati, perciò solo dal prossimo avremo una visione più chiara dei vari OC.

Conto di aggiornare orientativamente tra domenica e lunedì.

Non mi perdo ulteriormente in chiacchiere e passo a questo primo breve capitolo e agli OC selezionati.

A presto :)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Datti una mossa, Eve, o ci butteranno fuori dall’Accademia ancora prima di farci cominciare l’addestramento. –

Si voltò appena verso l’amica, che arrancava verso di lui trascinandosi dietro un baule dall’aria tremendamente pesante.

- Questa roba pesa un quintale, rallenta un po’ – sbuffò, soffiando via una ciocca sfuggita dalla treccia laterale in cui aveva raccolto le ciocche corvine.

- Ti avevo detto che avrei potuto portarla io. –

- Ce la faccio da sola, devi solo rallentare un po’. –

Jace roteò gli occhi.

Evelyn Greengrass e la sua innata testardaggine. Roba da far finire al manicomio uomini mentalmente molto più sani di lui.

Estrasse la bacchetta, puntandola verso il baule: - Baule locomotor. –

Dopodichè riprese a camminare, ignorando palesemente l’occhiata piccata della sua migliore amica.

Evelyn aveva la smania perenne di voler dimostrare al mondo di essere perfettamente in grado di cavarsela in ogni situazione, quasi volesse testimoniare con i fatti il suo essere molto di più che una ragazza carina dal fisico esile e i grandi occhi azzurri.

Avevano appena raggiunto l’ingresso dell’Accademia quando intravidero i primi aspiranti Auror con tanto di bagagli al seguito.

Nessuno aveva accettato di farsi accompagnare dai propri genitori, proprio come loro due, perché erano ormai lontani i giorni in cui erano studenti smarriti sul binario dell’Espresso per Hogwarts.

Riconobbe un paio di facce familiari tra le decine di candidati.

Sorrise lievemente, scambiando un cenno del capo con Floyd Reed, Serpeverde di un anno più grande di lui, e più avanti vide Reine Lancaster e Deckard Shaw che chiacchieravano tra di loro.

Erano al suo stesso anno in Serpeverde, ma non avevano mai legato particolarmente.

Anzi, a dirla tutta, lui e Deckard erano stati i protagonisti di un discreto numero di scazzottate nella Sala Comune della loro Casa.

Incompatibilità caratteriale … o troppo testosterone, come diceva Eve, che avvelenava le loro capacità intellettive quando si trovavano in presenza l’uno dell’altro.

- Riconosci qualcuno? – le chiese, quando lo ebbe raggiunto, notando che anche lei si guardava attorno incuriosita.

Annuì, arricciando il naso quando incrociò lo sguardo del fratello di Deckard, l’ex Corvonero Ian Shaw.

Dopodichè s’illuminò all’improvviso.

- Ci sono Sarah e Cordelia! –

Alzò una mano, attirando la loro attenzione.

Sarah fu la prima a notarla, voltandosi verso Cordelia oscillando la lunga coda in cui aveva raccolto le ciocche bionde e dandole di gomito.

La ragazza dai capelli castani si aprì a sua volta in un sorriso solare, afferrando Sarah per la mano e trascinandola dritta verso di loro.

- Eve! Non avevamo idea che ci fossi anche tu – esordì Cordelia.

- La comunicazione è arrivata un po’ dopo … immagino che quello stupido gufo si sia confuso perché non ero a casa mia ma da Jace. –

- Possibile -, convenne, - avete visto chi altro c’è? –

Alzò il mento in direzione di Ian, che se ne stava accanto al fratello con la solita espressione lievemente corrucciata e pensierosa.

- Qualcuno dovrebbe dirgli che la sceneggiata da bel tenebroso non va più di moda da un bel po’. –

Jace sgranò gli occhi, facendo finta di essere sconvolto dalla cosa. – No, davvero? E io adesso come faccio … mi ero preparato tutta una serie di pose da duro per impressionare qualche bella ragazza. –

Sarah rise, battendogli una mano sulla spalla con fare solidale.

- Immagino dovrai inventarti qualcos’altro, amico mio. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Sinceramente non mi aspettavo di trovarti qui. Non hai paura che ti si spezzino le unghie? –

Reine volse lo sguardo verso Deckard, rivolgendogli un pigro sorriso da gatta.

- La mia manicure è abbastanza resistente da affrontare ogni impatto, ma grazie per l’interessamento, Decks. –

Il biondo ex Serpeverde le rivolse un ghigno sghembo, ritrovando come sempre la solita impeccabile altezzosità della compagna di Casa.

Reine era conosciuta a Hogwarts, durante i suoi anni di gloria, come la Regina. Un po’ era dovuto alla traduzione del suo nome, che in francese significava proprio quello, e un po’ a quel suo modo di fare sicuro ed esigente.

Era stata una degna compagna di Casa, una persona che poteva valere la pena di conoscere e che gli era risultata decisamente più simpatica di tanti altri suoi coetanei, e non aveva alcun dubbio sul fatto che si sarebbe rivelata la stessa identica persona anche lì nell’Accademia.

- C’è anche Jacob Nott … devo dire che è sempre maledettamente sexy – considerò la ragazza, osservandolo dalla testa ai piedi, - peccato solo che sembri ancora impegnato a fare il cavalier servente per la Greengrass. Che spreco. –

Deckard sentì il sogghigno farsi ancora più evidente.

- Non ti è ancora andato giù il fatto che Nott non pendesse dalle tue labbra come la maggior parte dei ragazzi, vero? –

Reine gli sfiorò lo zigomo destro in uno sfarfallare di lunghe unghie.

In quel preciso punto c’era una piccola cicatrice e, se si osservava con estrema attenzione, si poteva notare una lieve ammaccatura nell’ossatura dello zigomo.

- E a te non è ancora andato giù quel pugno di tre anni fa. –

Ian attirò l’attenzione, tossicchiando.

Sapeva dove Reine voleva andare a parare.

Conosceva abbastanza bene Deckard da sapere che continuare a stuzzicarlo, toccandolo sull’orgoglio, rivangando quella vecchia storia di anni prima gli avrebbe fatto perdere il controllo.

E loro non potevano davvero permettersi una rissa prima ancora di essere entrati nell’Accademia.

Si chinò verso il fratello maggiore, sussurrandogli: - Lasciala perdere, Decks, vuole solo provocarti e spingerti a fare qualcosa di stupido. –

Con la muscolatura ancora tesa, Deckard annuì e prese un respiro profondo cercando di far sbollire la rabbia e rilassarsi.

Reine arricciò le labbra in un broncio sensuale.

- Che cattivo, Ian … hai rovinato tutto il divertimento. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Ad accoglierli all’interno dell’Accademia fu nientemeno che Alastor “Malocchio” Moody. L’uomo portava impressi sul volto i ricordi delle sue operazioni da Auror e c’era un che d’inquietante nel modo nel quale li guardava.

- Mi mette i brividi – sussurrò piano Joss all’orecchio di Floyd.

- Già, è un tipo strano ma è il migliore qui dentro. Sarà comunque meglio non finire sulla sua lista nera. –

Una delle ragazze, le sembrava fosse una Tassorosso del suo anno, si voltò verso di loro.

- Credete che sarà uno dei nostri istruttori o si limiterà a supervisionare? –

Floyd si strinse nelle spalle.

- Personalmente se non ci fosse lui credo che l’addestramento sarebbe molto più semplice da superare, perciò ben venga la supervisione. –

Joss annuì, giocherellando con una delle ciocche castane.

- Non credo che riuscirei a concentrarmi con il suo sguardo sempre puntato addosso. –

La nuova arrivata annuì solidale.

- Sono d’accordo. A ogni modo, io sono Edelweis Wagland – aggiunse, stringendo la mano prima a una e poi all’altro.

- Mi ricordo di te … Tassorosso, giusto? –

Sorrise, apparentemente davvero contenta che qualcuno si ricordasse di lei malgrado l’appartenenza a due Case diverse, - Esatto. Tu eri a Corvonero e lui a Serpeverde invece. Immagino che conoscerete parecchi dei presenti, sono quasi tutti delle vostre Case. –

Joss scrollò le spalle.

- Ne conosco alcuni, ma la maggior parte non sono esattamente miei amici intimi. Tu, invece? –

- Ovviamente conosco Reine e Deckard, cioè li conosco di fama -, si corresse in fretta perché di fatto aveva sempre evitato di avere a che fare con quei due, - e Jacob Nott. Della mia Casa invece c’è solo Andrew Ross – concluse, indicando il ragazzo a qualche metro da loro che prestava attenzione a ogni minimo movimento di Moody.

- Non dirmi che sei un’altra del fanclub di Jace – rise Floyd.

Lui e Jace erano buoni amici e l’aveva spesso preso bonariamente in giro per l’affluenza femminile che c’era a ogni allenamento di Quidditch di Serpeverde.

- No, nulla del genere, diciamo che è decisamente troppo mascolino per i miei gusti – replicò in fretta, con un sorriso lievemente imbarazzato che parlava chiaramente da sé.

Floyd e Joss fecero finta di nulla davanti a quel riferimento al suo orientamento sessuale. Dopotutto nessuno meglio di loro due poteva comprendere cosa dovesse significare affrontare un tema importante come quello in famiglia e, soprattutto, tutti i problemi che poteva comportare da parte dei genitori.

- Gradite del the con i biscotti oppure prestate attenzione per cinque secondi? – li interruppe la voce bassa e quasi ringhiante di Moody.

Colti in flagrante, i tre abbassarono lo sguardo e smisero all’istante di parlare.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Le regole dell’Accademia sono molto semplici. Fate quello che vi viene detto, non discutete, e fatelo al meglio delle vostre possibilità. Diventare Auror è un cammino lungo e faticoso, non è roba da deboli o mammolette, e nessuno vi darà una mano ad affrontare le vostre paure. Non siamo a Hogwarts, fuori di qui nessuno vi proteggerà da quello che sta succedendo. La sveglia è alle sei; per le sei e mezza dovrete essere in palestra per il riscaldamento e la colazione verrà servita alle sette e mezza. Alle otto in punto cominceranno le lezioni; i ritardi non saranno tollerati e al terzo che commetterete verrete sbattuti fuori. Se non siete abbastanza seri e affidabili da rispettare un orario all’ora non lo siete nemmeno per tutto il resto. Le stanze saranno da tre persone e non avrete un coprifuoco … sarete fin troppo stremati per pensare di fare le ore piccole – concluse Alastor, mentre le labbra si stiravano in un sogghigno divertito nel pronunciare l’ultima frase e nell’estinguere l’entusiasmo che aveva inizialmente colto gli aspiranti Auror.

Andrew prese coraggio e alzò la mano, sentendo su di sé lo sguardo del resto del gruppo.

- Sì, signor …? –

- Andrew Ross, signore. Avrei una domanda. Lei prenderà parte ai nostri corsi? –

Emise una risata aspra.

- Mi creda, signor Ross, sarà a dir poco lieto della mia assenza in qualità d’istruttore. Chi mi ha conosciuto in quella veste sostiene che io sia a dir poco diabolico. Non è vero, Mosca? –

Uno degli istruttori alle sue spalle, sui trentacinque anni con folti capelli biondi e occhi blu, emise un lieve colpo di tosse che mascherava chiaramente una risata.

- Sì, Moody, è decisamente vero. –

Malocchio sorrise nuovamente, riprendendo poi a rivolgersi a ognuno di loro.

- Per ora è tutto, vi lascio alle cure dei vostri istruttori. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Willow si voltò verso Jezebeth mentre Timoty ed Eric si presentavano ai ragazzi e illustravano quelle che sarebbero state le rispettive materie.

- Chi accompagna le ragazze al dormitorio? –

Il cipiglio della bruna forniva una risposta più che chiara ed esaustiva.

- Ce la giochiamo a sorte? – insistè.

Jezebeth alzò gli occhi al cielo, imprecando a voce abbastanza bassa da non farsi sentire dai ragazzi.

- Ti sembro forse il prototipo della donna amorevole che fa da guida a un branco di stupidi ventenni esagitati? –

- Io l’ho fatto anche l’anno scorso – le ricordò.

- E io ti preparo sempre veleni e antidoti – rilanciò la bruna.

Sconfitta davanti a quella logica, che presupponeva un’immediata cessazione di quel tipo di servigio nel caso l’avesse costretta a sorbirsi gli aspiranti, si ritrovò ad annuire sconfitta.

- D’accordo, me ne occupo io, ma sei profondamente sleale nel ricattarmi così. –

Jez l’abbagliò con uno di quei suoi sorrisi maliziosi super sensuali che la lasciarono momentaneamente senza parole.

- Me ne farò una ragione … e non è escluso che ricambi in qualche altro modo, Will. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Uriel osservò la sistemazione assegnata a tutti loro, la fronte corrucciata.

 

Dormitorio maschile

Stanza 1: Jacob Nott, Floyd Reed e Andrew Ross;

Stanza 2: Deckard Shaw, Ian Shaw, Uriel Knight.

 

 

La sfortuna doveva essersi abbattuta ufficialmente su di lui.

Non bastava che fosse in camera con Ian Shaw, che avrebbe perlomeno potuto ignorare vista l’indole introversa e chiusa del biondo, doveva avere anche Deckard in camera con lui.

Doveva trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto.

- C’è qualcosa che non va? – fece per chiedere Andrew, per poi notare gli abbinamenti delle camere, - Ah … entrambi gli Shaw, condoglianze vivissime. –

- Se domani mattina non mi vedete a colazione è perché mi sono suicidato durante la notte … oppure ho ucciso loro due e mi sono dato alla latitanza. –

L’amico rise, assestandogli una virile pacca sulla spalla.

- Dovessi avere bisogno di una mano per sbarazzarti dei cadaveri puoi fare affidamento su di me. –

- Devo davvero aver fatto qualcosa di tremendo in una delle mie vite passate. –

- Coraggio, ragazzone, mangiare qualcosa ti aiuterà ad affogare lo sconforto – lo invitò Andrew, dirottandolo verso le scale che portavano al piano inferiore.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

Eric mangiava in silenzio, osservando di tanto in tanto i novellini seduti ai tavoli della mensa.

Come ogni anno le persone che si conoscevano di già avevano fatto gruppo, sedendo vicine e scambiandosi frasi a mezza voce, mentre gli altri se ne stavano per i fatti loro e degnavano di poca o nulla considerazione chi li circondava.

- Non è passato molto dal tuo triennio d’Accademia –, esordì Timoty, - deve essere strano per te avere a che fare con dei ragazzi poco più giovani di te. –

Si strinse nelle spalle.

Era il suo primo anno da istruttore ed era stato nientemeno che Moody a proporlo per il ruolo, perciò era più che determinato a mostrarsi all’altezza dei suoi colleghi più anziani.

- Posso gestire la cosa. –

- Non l’ho mai messo in dubbio nemmeno per un istante -, gli assicurò il collega, - ma se dovessi avere dei dubbi puoi rivolgerti a uno di noi in qualsiasi istante. –

- Non sarà necessario. –

Timoty parve capire che non voleva affrontare ulteriormente la questione, perché tornò a voltarsi verso Jezebeth e Willow e lo lasciò libero di finire di consumare la sua cena nel silenzio più assoluto.

La mattina successiva la sua sarebbe stata la prima lezione dell’anno e avrebbe accolto tutte le mattine i ragazzi per il riscaldamento.

Aveva bisogno di mettere in ordine le idee prima di trovarsi ad affrontare la cosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alunni:

 

Sarah MacKenzie (PV Dove Cameron) – 18 anni, ex Corvonero.

Reine Lancaster (PV Diana Curmei) – 19 anni, ex Serpeverde.

Joss Hale (PV Carly Chaikin) – 19 anni, ex Corvonero.

Floyd Reed (PV Rami Malek) – 20 anni, ex Serpeverde.

Uriel Knight (PV Regé-Jean Page) – 20 anni, ex Grifondoro.

Edelweis Wagland (PV Emilia Clarke) – 19 anni, ex Tassorosso.

Andrew Ross (PV Colton Haynes) – 18 anni, ex Tassorosso.

Ian Shaw (PV Jordan Barrett) – 18 anni, ex Corvonero.

Deckard Shaw (PV Cam Gigandet) – 19 anni, ex Serpeverde.

Cordelia Harrington (PV Rachel Bilson) – 18 anni, ex Corvonero.

 

 

Istruttori:

 

Timoty Bryant – 35 anni, ex Tassorosso. Insegna sorveglianza e segretezza.

Willow Booth (PV Elizabeth Olsen) – 28 anni, ex Tassorosso. Insegna travestimento e dissuasione.

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi a fatica, lanciando un’occhiata al diabolico interfono apposto al muro di ogni camera che in quel preciso momento stava trillando incessantemente da circa cinque minuti.

Mettendo a fuoco lentamente attorno a sé, si rese conto di non essere affatto a casa sua come aveva inizialmente pensato, ma nel dormitorio dell’Accademia.

Calciò via le coperte, scoccando un’occhiata all’orologio nell’angolo.

Le sei e cinque.

Per raggiungere la palestra ci volevano circa dieci minuti dai dormitori.

Ciò significava che avevano solo quindici minuti per prepararsi all’inizio del loro primo giorno in accademia.

Imprecando silenziosamente, Evelyn infilò le ciabatte e si diresse verso i letti di Sarah e Cordelia.

La bionda dormiva ancora placidamente, apparentemente incurante di quel frastuono infernale mentre la mora aveva affondato la testa sotto coperte e cuscino e borbottato qualcosa che suonava come “altri cinque minuti”.

- Ragazze, siamo già in super ritardo, abbiamo cinque minuti a testa per il bagno. –

Quelle parole ebbero l’effetto di una vera e propria doccia fredda perché Cordelia emerse immediatamente dal suo antro di calore e coperte e schizzò in piedi allarmata.

Sarah spalancò gli occhi, soffocando uno sbadiglio mentre allontanava le coperte.

- Andate prima voi due, io vado per ultima – mormorò tra uno sbadiglio e l’altro.

Mentre Cordelia recuperava gli indumenti che avrebbe indossato quella mattina e li depositava sul letto, Evelyn sgusciò in bagno e s’infilò nella doccia.

- Per l’amore di Morgana! –

Allarmate, Cordelia e Sarah aprirono la porta, trovandola a rabbrividire in un angolo della doccia.

Le iridi chiare fissavano il getto d’acqua come se fosse prossima a maledirlo in tutte le lingue umanamente esistenti.

- Cosa succede, Eve? –

- L’acqua è gelida e non abbiamo il tempo di aspettare che si scaldi – sospirò affranta, rassegnandosi infine a lavarsi con una rapidità che mai l’aveva contraddistinta, visto che solitamente impiegava almeno dieci minuti nel lasciarsi coccolare dal getto bollente della doccia.

Diede il cambio a Cordelia, che tra un borbottio e l’altro inveì a sua volta contro la temperatura mentre richiudeva dietro di sé le ante della doccia.

Dieci minuti più tardi, dopo che anche Sarah si fu sottoposta a quella tortura, le tre ragazze avevano indossato le loro tute d’addestramento ed erano uscite dalla stanza.

Corsero lungo il corridoio del primo piano, scaraventandosi lungo la rampa di scale e giungendo al pianterreno a velocità supersonica.

Giunte lì rimasero ferme a guardarsi attorno.

- Qualcuno di voi si ricorda dov’era la palestra? – chiese Sarah, corrugando la fronte pensierosa.

- Forse al piano sotterraneo? –

Cordelia individuò uno degli istruttori, quello che Moody aveva chiamato Mosca, uscire da una delle porte poco distanti.

- Aspettate, credo di sapere chi possa aiutarci. –

Gli si avvicinò, sorridendo incerta.

- Buongiorno, avremmo bisogno di un piccolo aiuto nel trovare la palestra. –

Timoty si voltò verso di lei, sorridendole solare.

- Fammi indovinare, siete quasi in ritardo, vero? –

Annuì, imbarazzata.

- Le scale che portano al seminterrato, percorrete tutto il corridoio di destra e trovate l’ingresso proprio davanti a voi. –

- Grazie mille. –

Fece per voltarsi, ma la voce dell’uomo la richiamò.

- Sì? –

- Non lasciatevi impressionare troppo da Eric. È un tipo esigente, ma non è una cattiva persona. –

- Lo terremo a mente – assicurò, raggiungendo le amiche e comunicando loro la direzione da prendere.

Timoty le osservò finchè non sparirono lungo le scale.

Ah, beata gioventù.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Deckard incrociò lo sguardo di Jack e Floyd non appena ebbero messo piede in palestra, inarcando un sopracciglio quando entrambi gli ex compagni di Casa risposero all’occhiata con un piglio ugualmente poco allegro.

- Ricordati che non possiamo permetterci problemi – disse Ian, avvicinandosi al fratello, pronto a tenerlo sotto controllo in caso decidesse di infastidire i due.

- Reine ha proprio ragione, fratellino … rovini sempre il divertimento. –

- Reine che ha ragione su qualcosa? Potrebbe anche nevicare dentro alla palestra. Piuttosto, la reginetta di bellezza che fine ha fatto? –

Deckard si strinse nelle spalle.

- Si starà facendo la messa in piega per impressionare gli istruttori. –

Le labbra di Ian si stirarono in un sorrisetto divertito.

Erano poche le persone capaci di farlo sorridere e Deckard era quello che ci riusciva più spesso.

Sapeva di apparire imperscrutabile e anonimo ai più, ma lui era più che contento di stare fuori dai riflettori perché gli permetteva di esaminare chi lo circondava e capire quali fossero i suoi punti di forza e quelli che lo mettevano in crisi.

Raggiunsero la zona riservata al risveglio muscolare, trovando ad attenderli l’istruttore dai corti capelli biondi, rasati ai lati, e le iridi color dell’acciaio.

Era appeso alla sbarra e stava ultimando una trazione dopo l’altra.

Quando la lancetta dell’orologio nell’angolo scattò sul trenta mollò la presa e atterrò con precisione davanti a loro.

- Sono Eric e mi occuperò del vostro risveglio muscolare e del corso di Difesa pratica. Ciò significa che ci vedremo più spesso di tutti gli altri perciò, se siete anche solo un minimo intelligenti, capirete da voi che farmi perdere la pazienza non è affatto una scelta saggia. Saranno tre anni d’inferno, non mentirò per indorarvi la pillola. Guardate prima alla vostra destra e poi alla vostra sinistra –, dopo che ebbero eseguito il comando aggiunse, - Al primo anno c’è sempre il pienone, ma alla fine dell’anno come minimo sarete dimezzati perciò con molta probabilità non rivedrete più i vostri vicini o perché saranno fuori o perché voi sarete fuori. –

Ian diede di gomito al fratello.

- Quasi incoraggiante quanto te. –

Decks sogghignò in risposta.

Quell’istruttore gli stava già simpatico.

- Non ci saranno trattamenti di favore qui dentro -, riprese, - Non mi interessa il vostro stato di sangue né con quanto vi siete diplomati a Hogwarts, tantomeno se mammina e papino sono i migliori amici del Ministro in persona. Chi viola le regole viene punito, chi prova a fare il lecchino si vede raddoppiata la punizione. –

Gli occhi di Deckard saettarono verso Reine, che ascoltava in silenzio ma sul finire della frase aveva stretto le labbra come se avesse ingoiato qualcosa di tremendamente amaro.

A quanto pareva la sua solita tattica non avrebbe funzionato con Eric.

Le strizzò l’occhio, sorridendo quando la vide sbuffare e roteare gli occhi scuri.

- Se vi fa stare meglio potete anche odiarmi, ma qui sono io che decido e le democrazie non mi sono mai piaciute – concluse Eric, le iridi color dell’acciaio che scandagliavano i volti davanti a lui.

Quello sì che era un discorso capace di raffreddare l’entusiasmo generale.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Tremendamente inquietante – sentenziò Edelweis, mentre si avvicinavano allo stanzino dal quale avrebbero dovuto recuperare i tappetini per gli esercizi.

- E tremendamente sexy – concluse Reine, ignorando il sopracciglio inarcato di Joss che sembrava star pensare palesemente che non avesse mai sentito nulla di più assurdo in tutta la sua vita. –

- È un istruttore – le fece notare, asciutta.

- Ciò non toglie che sia sexy. Avete visto che occhi … e che corpo? –

Edelweis le lanciò un’occhiata d’intesa alla quale l’ex Corvonero non potè fare a meno di sorridere in risposta.

Il messaggio era chiaro: Reine Lancaster non era cambiata di una virgola dai tempi della scuola e tanto valeva utilizzare la solita tattica, assecondarla e ignorare qualsiasi cosa dicesse loro.

Mentre trasportavano i tappetini, Joss individuò uno spazio vuoto vicino a Floyd e Jack e indirizzò Edelweis lì, mentre Reine raggiungeva i fratelli Shaw e sedeva accanto a loro con la sua solita grazia.

Sistemò il tappetino, sorridendo in risposta al cenno di saluto di Jack e accettando con un sorriso ancora più grande il buffetto sulla guancia di Floyd.

- Come sta andando questo primo giorno, Jo? –

- A parte la sveglia e le decine di regole? Sorprendentemente non così male. –

- Anche le vostre docce sono completamente gelide? – intervenne Evelyn, seduta accanto a Jack, - Perché la nostra è una vera e propria tortura. –

- Ghiacciata – confermò Joss, mentre i due ragazzi annuivano.

- Bene, se non altro è un male comune. –

- Se continui a stirare le gambe in quel modo ti farai male in ben altro modo. –

Tacquero udendo la voce di Eric e abbassarono lo sguardo mentre l’istruttore si avvicinava a Evelyn e le sistemava con movimenti rapidi e sicuri la posizione della schiena e della gamba che stava allungando.

- Questa è la posizione corretta – concluse, per poi rivolgersi al resto del gruppo, - Quanto a voi invece di lamentarvi delle docce pensate a ultimare il riscaldamento. Manca poco all’ora di colazione. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Mi fa male praticamente ovunque – sbuffò Andrew mentre uscivano dalla palestra e si dirigevano verso la mensa.

Eric li aveva congedati con la promessa che si sarebbero rivisti appena ultimato il pasto e lui francamente ne avrebbe fatto più che volentieri a meno.

- A chi lo dici, credo di avere una contrattura alla spalla – gemette Uriel, roteando il braccio lentamente saggiando fino a che punto il dolore diventava forte.

- Ha sicuramente un’indole sadica, c’è poco da dire. –

- State parlando di Eric? –

La voce allegra della giovane donna accanto a loro li fece sussultare.

- Ehm … no, assolutamente – momorò Andrew, arrossendo vistosamente.

Ci mancava solo che una delle istruttrici capisse che stavano parlando male di un suo collega fin dalla prima mattina d’addestramento.

- Davvero? – chiese sorridendo.

- Certo. –

- Peccato, perché in caso contrario avrei capito perfettamente … a proposito, io sono Willow. Insegno travestimento e dissuasione, credo che la troverete una materia più rilassante rispetto a difesa. Ci vediamo alla seconda ora – concluse, strizzando loro l’occhio.

Rimasti da soli, i due ragazzi si scambiarono uno sguardo incredulo.

- Sbaglio o si è dimostrata tremendamente amichevole? –

Andrew annuì, altrettanto spiazzato.

Dopo l’approccio serio e intransigente di Eric aveva creduto che tutti gli istruttori fossero così lì dentro, ma evidentemente si era sbagliato.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Jack osservò i movimenti che Eric stava mostrando loro davanti al sacco da boxe.

Se la cavava nel fare a botte, come aveva ampiamente dimostrato in tutti gli anni in cui aveva condiviso la Casa con Deckard, ma non aveva mai studiato una tattica particolare perciò quei movimenti rapidi e armoniosi seppur letali lo attraevano irresistibilmente.

- Provate uno alla volta, a cominciare da te … - tacque, dandogli modo di presentarsi.

- Jacob Nott. –

Si fece avanti, raggiungendo il sacco ed esaminandone la superficie.

Era leggermente deformato da un lato, segno che il loro istruttore doveva colpirlo frequentemente e in modo tutt’altro che controllato.

- Proviamo una sequenza semplice. Destro, sinistro, destro. –

Obbedì, mettendosi in posizione e assetando i colpi con silenziosa precisione.

Scattò all’indietro quando il sacco tornò verso di lui per il contraccolpo e tornò poi in posizione d’attacco ripetendo la sequenza.

- Molto bene – commentò Eric, con appena una punta di soddisfazione nella voce solitamente tagliente, - Tu … la ragazza dai capelli biondi – aggiunse poi rivolgendosi verso Sarah.

La vide passargli accanto, dandogli il cambio, e osservare il sacco con espressione dubbiosa.

Sarah era esile e minuta, difficile pensare che potesse smuovere di molto il sacco.

Eppure provò a eseguire la sequenza con tutte le sue forze e, sebbene il sacco non si fosse mosso come nel suo caso, terminò la sequenza senza originare un vero e proprio disastro.

Si allontanò dal sacco, cedendo il posto a Uriel.

Il ragazzone di Grifondoro era sicuramente avvantaggiato dalla stazza, ma aveva una rapidità e fluidità nei movimenti che mai avrebbe pensato di associargli.

Anche Eric sembrava colpito perché annuì compiaciuto al termine della sequenza e fece cenno prima a Joss e poi a Floyd di raggiungere il sacco.

Entrambi gli amici ebbero una prestazione dignitosa.

Venne poi il turno di Evelyn, che eseguì la sequenza con precisione millimetrica, sorprendendo la maggioranza dei presenti.

Jack sentì un sorriso orgoglioso farsi largo sul suo volto.

Lui ed Eve si erano allenati molto al sacco e nella boxe in generale, perché la ragazza aveva sempre mostrato una certa passione per la “nobile arte” come la chiamavano i boxeur.

- Ottimo lavoro. Tu, la mora nell’angolo – aggiunse Eric, indicando Cordelia.

La ragazza si fece avanti a passo deciso, ignorando le occhiate divertite a causa della sua stazza esile.

Una brava lottatrice non doveva essere necessariamente una Valchiria, lo avrebbero imparato presto a loro spese.

Colpì il sacco velocemente, sorridendo sollevata quando si mosse nel modo giusto.

Si sforzò d’ignorare la sensazione d’indolenzimento alle braccia causata dal contraccolpo con la superficie rigida e colpì nuovamente.

- Devi migliorare un po’ la precisione dei movimenti, ma non male – la congedò l’istruttore.

Venne infine il turno di Edelweis.

Si fece avanti sentendo su di sé gli sguardi generali e colpì il sacco.

Eseguì la prima sequenza con vigore, sorridendo soddisfatta nel vedere il sacco muoversi, ma probabilmente presa dalla troppa euforia non vide in tempo il ritorno dell’oggetto e finì con l’essere colpita dalla rigida superficie in pieno volto.

Il dolore fu immediato e un getto di sangue caldo le inondò il volto mentre la cartilagine del naso cedeva con uno schiocco.

Finì a terra, tenendosi il volto tra le mani.

Eric le fu accanto, scostandole le mani con gentile fermezza ed esaminando il setto nasale.

- Sembra che la frattura sia composta, è una buona notizia. Qualcuno la accompagni in infermeria prima della prossima lezione. Per oggi è tutto, potete andare. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Primo giorno e già ne mandi una in infermeria, i miei più sinceri complimenti, non avrei saputo fare di meglio. –

Smise di rimettere a posto l’attrezzatura, voltandosi verso Jezbeth che era appoggiata alla porta della palestra.

- È stato un incidente. –

- Ovviamente -, convenne, - ero solo passata per vedere come aveva reagito il mio novellino preferito al primo imprevisto. Te la stai cavando alla grande. Il tuo predecessore avrebbe dato di matto se fosse successo alla sua prima lezione, perciò complimenti davvero. Comincio a capire cosa abbia visto Malocchio in te. –

Assottigliò lo sguardo, cercando di capire dove volesse andare a parare.

- Ti serve qualcosa, Jez? –

- No, dovresti davvero stare meno sul chi vive, Eric. –

- Tutto quello che ho visto in ventiquattro anni mi hanno dimostrato il contrario. –

La giovane donna annuì con una risata.

- Avrei dovuto immaginarlo … vigilanza costante. –

Dopodichè gli voltò le spalle e, con il sorriso divertito ancora ben stampato sul volto, lo lasciò libero di riprendere quello che aveva interrotto.

Sistemando l’ultimo materassino Eric si limitò ad alzare gli occhi al cielo e sbuffare.

Non vedeva l’ora che arrivasse qualcun altro di nuovo.

Se non altro non sarebbe più stato lui il novellino dell’Accademia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Ho deciso di dedicare un capitolo a ogni disciplina dell’Accademia in modo tale da lasciare il giusto spazio a tutti gli istruttori. Nel prossimo capitolo avremo la lezione di Willow, in quello successivo quella di Timoty e infine quella di Jezbeth. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia servito a farvi avere un pizzico più chiara dei vari personaggi.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

Salve a tutti!

Vorrei sotterrarmi per la vergogna, perché un’attesa come questa è stata decisamente indegna e vi assicuro che non si ripeterà nuovamente. Tuttavia purtroppo nell’ultimo mese sono stata letteralmente oberata dagli impegni (tra tesi, lezioni della magistrale, rincorse folli degne di una stalker dietro al mio relatore, fine settimana dedicati al lavoro, eventi tipo il Romics e da ultimo ieri si è aggiunto l’incontro con Jennifer Armentrout) … insomma, tutte queste ciarle per dirvi che sono mortificata e che non si verificherà più un’attesa così lunga.

Oltre a ciò, e qui sorrido perché come diceva una ragazza che segue un’altra mia storia “ormai quando apro una tua storia so già che ci sarà qualche avviso”, volevo farvi sapere che siamo ufficialmente con un OC in meno visto che la creatrice di Edelweis è scomparsa nel nulla. Nel caso dovessero verificarsi altre sparizioni nei capitoli iniziali (quindi diciamo entro il capitolo 10) riaprirò le iscrizioni; se così non fosse tutto procederà con gli OC che abbiamo visto finora.

E adesso basta chiacchiere, vi lascio al capitolo ;)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Avete saputo? –

Ian voltò appena la testa in direzione di Reine, accigliandosi.

- Saputo cosa? –

La ragazza si lasciò cadere accanto ai due fratelli, togliendo la tazza di caffè dalle mani di Deckard.

- Ehy, quello era il mio caffè – protestò, scoccandole un’occhiataccia alla quale la ragazza rispose con una scrollata di spalle e un’aria del tutto indifferente.

- Hai detto bene, era il tuo caffè e adesso me lo bevo io. –

Deckard alzò gli occhi al cielo, prendendo un profondo respiro.

Aveva imparato ad avere a che fare con Reine nel corso di quei sette anni a Hogwarts e per la maggior parte del tempo trovava la sua compagnia tutto sommato neanche troppo male, ma c’erano volte come quella in cui il suo istinto gli gridava a pieni polmoni di Schiantarla su due piedi.

- Stavi dicendo … - riprese Ian, probabilmente resosi conto dell’irrigidimento nella muscolatura del fratello maggiore.

Reine soffiò piano sulla bevanda bollente, prendendone un piccolo sorso.

Si ritrasse, storcendo il naso. – Decks ma quanto cavolo è amaro? –

- Beh, si dà il caso che quello fosse il mio caffè perciò non l’ho zuccherato per niente. –

L’ex Serpeverde si allungò verso il contenitore dello zucchero, versandone una dose decente prima di tornare ad assaggiarlo; questa volta mugugnò soddisfatta.

- Stavo dicendo che a quanto sembra una del gruppo è già fuori dall’Accademia. Volete provare a indovinare di chi si tratta? –

- La ragazza che si è rotta il naso durante Difesa? – ipotizzò Ian.

- Esattamente. A quanto ho capito quel piccolo incidente l’ha spaventata troppo per affrontare di nuovo il rischio di farsi male. Perciò siamo già a meno uno, se andiamo avanti di questo passo entrare qui dentro sarà ancora più facile di quanto avessi mai potuto sognare. –

- E di te che mi dici? –

Aggrottò la fronte. – In che senso? –

- Ho visto come ti sei comportata per tutta la giornata di ieri -, chiarì Deckard, - e quella non sei tu. Stai volutamente cercando di sembrare più innocua e frivola possibile in modo da non costituire una minaccia. –

Le labbra carnose s’incresparono in un sorriso divertito. – Molto bravo, allora non sei solo un bel faccino. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Evelyn voltò l’angolo alla velocità della luce.

Aveva dimenticato la boccetta d’inchiostro in camera ed era dovuta tornare a prenderla dopo la colazione, rischiando di fare tardi alla lezione di travestimento e dissuasione. Perciò dopo aver mandato avanti Cordelia e Sarah, sostenendo che non fosse affatto necessario che anche loro rischiassero il primo richiamo per il ritardo, si era impegnata nel percorrere la distanza che la separava dall’aula nel più breve tempo possibile.

Peccato solo che non avesse fatto i conti con la sua proverbiale impacciatezza.

Finì con lo scontrarsi con qualcosa di molto solido che le fece perdere l’equilibrio; sarebbe caduta a terra se un paio di quelle che realizzò solo dopo qualche secondo essere braccia non l’avessero sostenuta con gentile fermezza.

Alzò lo sguardo, incontrando le iridi color dell’acciaio del loro istruttore di Difesa.

Sentì le guance alabastrine avvampare per l’imbarazzo.

Fantastico, di tante persone proprio addosso a lui doveva inciampare.

- Scusami, andavo di fretta perché … -

- Perché sei in ritardo per la lezione di Willow – concluse.

- Già, avevo dimenticato la boccetta con l’inchiostro. –

Come se a lui gliene fregasse qualcosa; si diede mentalmente dell’idiota.

Sua madre glielo diceva sempre, tendeva a fornire troppi dettagli non richiesti … specialmente quando si trattava di momenti in cui era in imbarazzo.

- Capisco. Se non ti sei fatta male faresti meglio a sbrigarti o farai davvero tardi. –

Annuì, sorridendo appena prima di riprendere a correre lungo il corridoio.

Arrivò in aula proprio mentre l’istruttrice stava richiudendo la porta.

Le rivolse un sorriso di scuse alla quale la giovane donna rispose con solarità.

- Chiedo scusa per il ritardo, ma … -

- Nessun problema. Se non ho ancora chiuso la porta non lo considero tale. –

Era abbastanza sicura che il regolamento non facesse quel tipo d’eccezione, ma a quanto pareva Willow era il tipo di persona che tendeva a proteggere i suoi allievi piuttosto che massacrarli.

- Grazie. –

- Non c’è di che. –

Prese posto accanto a Jack, allungando di riflesso la mano verso il bracciale che portava al polso.

Trasalì notando che non c’era.

- Che succede, Eve? – le chiese Jack,

- Ho perso il bracciale -, sussurrò, - non riesco a credere di averlo perso. –

- Lo troveremo appena usciti di qui, tranquilla. –

Annuì, imponendosi di mantenere il controllo.

Non poteva certo essere scomparso nel nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Willow studiò i volti dei suoi alunni, soffermandosi su ognuno di loro per alcuni secondi, prima di cominciare a parlare.

Non aveva preparato un discorso introduttivo, preferiva seguire l’istinto in quelle occasioni, e del resto non era certo una persona timida o riservata perciò parlare davanti a un gruppo di ventenni non le creava alcun problema.

- La lezione di ieri è stata meramente introduttiva, ma da oggi voglio vedere come ve la cavate con qualcosa di più pratico. Dovrete imparare a camuffarvi fino a risultare indistinguibile da ciò a cui volete assomigliare e a capire quando è qualcuno intorno a voi che sta facendo la stessa cosa. Occorre una buona dose di concentrazione per riuscirci, perciò a tutti voi di restare in silenzio mentre vi divido in coppie e vi spiego cosa ho in mente -, esordì, - Passerò con un bussolotto contenente dei fogli. Non ci sarà scritto chi sarà il vostro compagno, ma solo che tipo di persona dovrete fingere di essere o dovrete trovare. Sul foglietto ci sarà anche scritto se toccherà a voi essere il soggetto travestito o l’investigatore. Chi riuscirà a portare a termine il compito entro la fine della lezione otterrà dei punti extra. –

Camminò tra le fila, porgendo il sacchetto prima a uno e poi all’altro lato dell’aula. Quando tutti ebbero il loro foglietto saldamente stretto tra le mani, lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro.

- Il vostro tempo comincia adesso, buona fortuna. –

Li vide mettersi all’opera all’istante, chi perplesso e chi decisamente divertito.

Non aveva alcun dubbio che ne avrebbero viste delle belle.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Joss osservò la scritta sul suo foglietto, corrugando la fronte.

Ispettrice Auror, dovrai trovare un trafficante illegale di Artiglio di drago.

Fece scorrere lo sguardo sul resto dei presenti.

Scartò all’istante Floyd, che aveva atteggiato il volto a un’espressione seria e ingessata che le fece pensare gli fosse toccato un ruolo di spessore … cosa che decisamente non poteva dirsi per un trafficante.

Scartò anche Evelyn, seduta con le gambe accavallate e l’aria sicura sul volto.

C’era troppa sfrontataggine.

Non conosceva trafficanti, ma dubitava che guardassero dritti davanti a sé come se volessero sfidare il mondo a metterli alla prova.

Deckard sembrava la scelta più ovvia, cupo e aggressivo come suo solito, ma dubitava che Willow le avrebbe reso il compito così semplice.

Doveva trattarsi di qualcuno insospettabile, a cui lei non avrebbe mai accostato quel ruolo.

Decise di seguire il suo istinto, puntando dritta verso Sarah.

L’ex Corvonero era seduta al suo posto intenta a esaminare un punto imprecisato dell’aula come se non fosse davvero lì o stesse cercando di mimetizzarsi.

- A quanto lo vendi? – chiese diretta, sorridendo nel vederla sussultare leggermente.

- Come hai fatto a capire che ero io? –

- Troppo riservata rispetto a tutti gli altri. I trafficanti cercano di passare inosservati. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Ispettore Auror, dovrai trovare una talpa all’interno del dipartimento.

Uriel aveva deciso di optare per una strategia più pacata e riflessiva rispetto a quella che aveva visto mettere in opera dalla maggior parte degli altri.

Aveva proceduto per eliminazione, senza alcuna fretta, limitandosi ad aspettare che un paio dei suoi principali sospettati venisse messo fuori gioco.

Sarah era stata assegnata a Joss e Deckard a Jack.

Altri Auror corrotti non potevano decisamente essere né Reine né Evelyn, ma era ancora piuttosto indeciso su Ian.

Non aveva modificato di molto il suo solito comportamento e quella poteva di certo essere considerata una buona strategia, ma se così non fosse stato e lui si fosse solo fatto ingannare?

Soppesò nuovamente i volti di chi lo circondava.

No, Ian era fin troppo facile per essere vero.

Dunque non restava che Cordelia.

La frizzante, allegra, Cordelia che in quel momento sorrideva con solarità.

Le si avvicinò, sedendole di fronte, e la esaminò ancora un po’ prima di prendere la parola.

- Sei tu ad aver tradito? –

- Complimenti, mi hai scoperta. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Criminale, sei un importante contatto dell’intelligence straniera in possesso d’informazioni riservate.

Floyd tamburellò con le dita sul banco, osservando Reine che ultimava il suo colloquio con Evelyn.

Nemmeno lei era l’Auror adibito alla sua cattura, constatò, domandandosi chi fosse rimasto nel mucchio.

Ian Shaw e Andrew Ross.

Ma chi dei due?

- Ragazzi, il tempo sta per scadere – comunicò la voce dell’istruttrice che fino a quel momento aveva osservato lo svolgersi dell’esercizio in religioso silenzio.

Fu allora che Andrew si avvicinò a lui a passo fermo, continuando a scrutarlo mentre gli si sedeva di fronte.

- Sei tu il contatto dell’intelligence? –

Annuì appena.

- Suppongo dipenda da chi vuole saperlo. –

Andrew sorrise soddisfatto.

A quanto sembrava anche loro due avevano finito entro lo scadere dell’ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Sembri una sorella maggiore tremendamente orgogliosa, mi dimentico sempre quanto ti diverti ad avere a che fare con quei ragazzini – constatò Jezbeth mentre consumavano il pranzo sedute nello studio della mora.

- Ci tengo a loro, dopotutto il loro futuro dipende anche da noi. Piuttosto, non ti ho vista per tutta la mattinata, che fine avevi fatto? –

Jezbeth arricciò le labbra in un ghigno malizioso.

- Perché, sei gelosa? –

Willow emise uno sbuffo, punzecchiandole il fianco, - Rispondi e basta. –

- Avevo da fare con Malocchio. Voleva fare il punto dell’inizio dell’addestramento con ognuno di noi; credo che adesso stia parlando con Mosca. –

- Ha già parlato con Eric? –

Annuì. – Lui è stato il primo della lista, immagino dipenda dal fatto che la ragazza che ha mollato si è fatta male durante la sua lezione. –

- Credi che abbia dato la colpa a lui? –

- Lo escluderei. Anzi credo che volesse essere sicuro che Eric non crollasse. Tempo perso a mio avviso, perché quel novellino è un vero duro. –

Willow sorrise sentendo quelle parole.

Era molto raro che Jezbeth facesse dei complimenti, tantomeno dire che qualcuno era “un duro” perché per lei quello era il più bel complimento che si potesse fare a una persona.

Sembrava che finalmente avesse trovato qualcun altro con cui andava d’accordo.

- Lui ti piace, vero? –

- Non è male -, ammise, - ma dovresti saperlo che è un po’ troppo mascolino per i miei gusti – concluse, allungandosi verso di lei e sogghignandole a fior di labbra quando la vide arrossire leggermente mentre si chinava a baciarla.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Che ne pensi di questi primi giorni d’addestramento? –

- Credo che stia procedendo tutto al meglio. –

Alastor annuì, soppesando l’uomo davanti a lui.

Si fidava del parere di Mosca, che nel corso di quegli anni aveva dimostrato innumerevoli volte di sapere esattamente quello che stava facendo o dicendo.

- E per quell’altra questione? –

- Per quella resto a disposizione se credi che sia la cosa giusta da fare – replicò Timoty.

- Immagino sia ancora presto per esserne certi, ma tieniti pronto a intervenire. –

- Certo, Alastor. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Rieccoci qui!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso ancora per il ritardo nella pubblicazione.

Come vi avevo anticipato il prossimo capitolo sarà dedicato alla lezione di Timoty e verrà chiarito questo ultimo passaggio che sarà chiave all’interno della storia.

Ci sentiamo al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

Salve!

Purtroppo vi annuncio che anche Deckard e Ian Shaw sono eliminati dalla storia. Come vi avevo anticipato ho deciso di riaprire le iscrizioni. Per chi fosse interessato le informazioni sono scritte nel Prologo e avete tempo per inviare le schede fino al 30 novembre.

Detto ciò vi lascio al capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Floyd emerse dalla sala mensa con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, Joss veniva dietro di lui e scuoteva la testa con aria palesemente incredula.

- Non crederai mai a quello che è appena successo – esordì il ragazzo, accogliendo con palese gioia l’ex compagno di Casa.

Jacob lo guardò come se gli avesse dato completamente di volta il cervello e si rivolse alla ragazza.

- Joss … è ufficialmente andato completamente fuori di testa? –

Rise, facendo spallucce. – Non che sia una novità. –

- Non sono andato fuori di testa … e grazie mille per aver sottinteso che lo fossi già Joss –, aggiunse voltandosi verso la sua migliore amica, - ma finalmente dopo una settimana d’Accademia giunge una buona notizia. Deckard e Ian Shaw sono appena stati sbattuti fuori. –

Jacob sgranò gli occhi color carbone.

- Mi stai prendendo in giro? –

- No signore, Moody li ha appena fatti scortare fuori. L’addestramento per loro è finito molto prima del tempo. –

- Questa sì che è una notizia capace di far cominciare il lunedì mattina con il piede giusto – approvò soddisfatto, scambiando un cinque con l’amico e dando il via a una serie di festeggiamenti a dir poco festosi che lasciarono alquanto perplessi i ragazzi che affollavano il corridoio alla volta della sala mensa.

Joss alzò gli occhi al cielo, sbuffando in attesa che quei due si dessero una calmata, ma evidentemente almeno per la successiva mezz’ora non c’era alcuna possibilità di vederli comportarsi come due persone mature.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Sei proprio sicura che non vuoi che ti aspettiamo? – chiese Sarah mentre lei e Cordelia radunavano le loro cose nelle rispettive sacche da palestra e si fermavano all’ingresso dello spogliatoio femminile.

- Sì, non preoccupatevi. –

- Cerca di non fare tardi, oggi abbiamo la prima ora con Mosca e ci ha promesso qualcosa di decisamente fuori dal comune – aggiunse Cordelia.

Annuì appena, infilando la felpa e richiudendo la zip stando attenta a non incastrarci in mezzo nessuna delle lunghe ciocche corvine che le ricadevano fin sotto il seno.

- Non farò tardi, ci vediamo in aula. –

Dopo l’ennesima raccomandazione sentì la porta dello spogliatoio richiudersi alle spalle delle amiche e non le restò che perlustrare per l’ennesima volta l’intero spogliatoio femminile.

Aveva praticamente cercato in ogni angolo dell’Accademia eppure non era riuscita a trovare il braccialetto da nessuna parte.

Il cigolio della porta che veniva nuovamente aperta attirò la sua attenzione mentre sondava l’angolo al di sotto della panca vicino all’appendiabiti.

- Vi ho già detto che non farò tardi alla lezione di Mosca – sbuffò.

- Bene, ma mi spieghi cosa stai facendo esattamente? –

Piegata sulla panca, con la testa chinata a sfiorare il pavimento e l’aria scarmigliata non doveva avere sicuramente l’aria di una persona con tutte le rotelle a posto.

Sussultò cercando di tirarsi in piedi, ma finì con lo sbattere la testa contro la parete e l’ingoiare un’imprecazione piuttosto colorita.

Eric era in piedi sulla soglia della porta e la fissava con un’espressione a metà tra il perplesso e il divertito.

- Stavo cercando una cosa … l’ho persa la scorsa settimana. –

- E la cerchi ancora? Deve essere qualcosa di molto importante. –

- Lo é. È un regalo al quale sono molto legata. –

- Un regalo di un ragazzo? –

Sentì il volto colorirsi sotto il peso di quelle iridi inquisitrici color acciaio.

- No, è un regalo di mia madre per i diciassette anni. Io … io non ho un ragazzo. –

Ed eccola di nuovo con le informazioni assolutamente non necessarie, pensò consapevole di dover essere ormai dello stesso colore dei pomodori maturi.

- Ah -, disse soltanto prima di ripescare il braccialetto dalla tasca della divisa d’allenamento, - forse si tratta di questo braccialetto? L’ho trovato qualche giorno fa, ma nessuno sapeva di chi fosse. –

Si avvicinò, afferrando il bracciale all’istante, sospirando sollevata.

Finalmente ne era tornata in possesso.

Tentennando, tornò a guardarlo dritto negli occhi nella speranza di riuscire a capire cosa gli stesse passando per la testa, ma il volto era inespressivo come al solito.

- Sì, è proprio lui -, tese il polso speranzosa, - potresti aiutarmi ad allacciarlo? –

Annuendo in silenzio, assicurò il bracciale al polso con movimenti rapidi e inaspettatamente delicati.

- Ecco fatto. Se dovessi tardare alla lezione di Mosca digli che ti ho trattenuta io – aggiunse prima di voltarle le spalle e uscire dallo spogliatoio.

 

 

 

 

*

 

 

 

- Credi che dovremmo chiederle di sedersi con noi? – chiese Andrew mentre prendeva posto accanto a Uriel e accennava con il capo a Reine che stava in piedi all’ingresso dell’aula e si guardava attorno.

Era la prima volta che l’ex Serpeverde appariva indecisa su cosa fare.

Andrew suppose che dipendesse dal fatto che non andava particolarmente d’accordo con nessun altro tra coloro che conosceva e che non fosse dell’umore per fare conversazione con qualche sconosciuto.

L’ex Grifondoro soppesò la questione per qualche secondo finchè non emise un respiro profondo e scrollò le spalle.

- Personalmente non è che mi sia particolarmente simpatica, ma immagino che dopo l’esclusione dei fratelli Shaw non abbia più nessuno che le faccia compagnia … e starle accanto per un paio d’ore non ci ucciderà di certo. –

Prendendo quelle parole come una conferma, Andrew si alzò in piedi e attirò l’attenzione della ragazza con un cenno della mano.

- Puoi unirti a noi se vuoi. –

Soppesandoli per una manciata di secondi, Reine annuì appena e li raggiunse scivolando elegantemente sulla sedia alla sinistra di Uriel.

Mentre anche gli ultimi ragazzi prendevano posto Timoty entrò in aula a passo deciso e lasciò scorrere le iridi blu su ognuno di loro.

- A quanto pare ci siamo tutti -, esordì facendo un rapido conteggio dei posti occupati, - e immagino che tutti ormai saprete cosa è successo a Deckard e Ian Shaw. Non voglio farvi la paternale, ragazzi, ma lasciate che vi dica che attaccare briga con gli altri aspiranti è il miglior modo per farsi buttare fuori dall’Accademia a calci. Confido che nessuno di voi segua il loro esempio … e adesso cominciamo con qualcosa di molto più divertente che mi permetterà di capire se avete o meno assimilato le indicazioni che vi ho fornito la scorsa settimana –, si sfregò le mani sorridendo, - Comincerò dividendovi in gruppi da tre. Lo scopo dell’esercizio è dimostrare di sapervi infiltrare in un gruppo e di essere in grado di indagare e pedinare qualcuno senza farvi scoprire. Ogni gruppo avrà un infiltrato che in realtà lavorerà per uno dei gruppi avversari e a voi starà l’arduo compito di capire di chi si tratta. Per rendere le cose più interessanti svolgeremo il tutto sotto forma di un gioco Babbano che forse qualcuno di voi conoscerà: Ruba bandiera. –

Cordelia alzò la mano all’istante, insieme a un altro paio di allievi.

Timoty le rivolse un cenno. – Vuoi essere tu a spiegare le regole al resto dei tuoi compagni? –

Annuì, alzandosi in piedi.

- Le regole sono semplici. Ogni gruppo ha la sua bandiera e deve nasconderla e proteggerla dal gruppo rivale. Vince chi ruba la bandiera del gruppo rivale e la porta in casa base prima degli altri. –

- Non avrei saputo spiegarlo meglio -, convenne, - e va da sé che l’infiltrato nel vostro gruppo farà tutto ciò che è in suo potere per favorire i vostri diretti rivali perciò, come direbbe Malocchio, vigilanza costante – concluse, unendosi alle risate dei suoi allievi.

 

 

*

 

 

 

 

- Fortunatamente siamo finiti insieme, non credo che sarei riuscita a tollerarla se non ci fossi stato tu – constatò Joss mentre camminava al fianco di Jacob.

Reine era il terzo componente del loro gruppo e camminava qualche passo dietro di loro guardandosi attorno circospetta.

C’era da dire che per quanto sapesse essere poco amichevole prendeva davvero sul serio quelle esercitazioni ed era più che determinata a portarle a termine con successo.

- Già, anche se dopo quasi mezz’ora d’esercitazione mi aspettavo un po’ più d’azione -, considerò il ragazzo, - immagino che anche negli altri gruppi si muovano tutti con i piedi di piombo. –

Joss annuì, osservando con la coda dell’occhio la bandiera che Jacob teneva saldamente in pugno.

- Hai qualche idea su dove nasconderla? –

- Non dirle nulla – li interruppe Reine, osservandola in cagnesco, - non mi fido di lei. –

- Buffo, perché la cosa è reciproca, tesoro. –

Reine fece spallucce.

- Sono certa che l’infiltrato non sia Jacob e non sono nemmeno io quindi per esclusione si tratta di te. –

- Certo, perché se tu fossi l’infiltrata ce lo verresti a dire, vero? –

- Sono decisamente la scelta più ovvia, perciò credo che sia ovvio che non sia io la maggior sospettata. –

- Jacob … tu che ne pensi? –

Il ragazzo osservò prima una e poi l’altra.

Effettivamente il ragionamento di Reine filava alla grande, ma d’altro canto la mora era sempre stata molto abile nel manipolare le persone affinchè facessero esattamente quello che voleva lei.

Sbuffò.

- Penso che andrò a nascondere la bandiera da solo … perché l’unica cosa che so con certezza è che non sono io l’infiltrato. –

 

 

 

*

 

 

 

 

Uriel scambiò un’occhiata con Cordelia, allarmato, mentre continuava a guardarsi intorno alla ricerca di Sarah.

La dolce, innocente, biondissima bambolina della quale nessuno di loro avrebbe mai sospettato.

Cordelia imprecò a mezza bocca.

- Ero praticamente certa che fossi tu l’infiltrato, per questo l’ho mandata a nascondere la bandiera. Ma se tu sei qui e lei è scomparsa nel nulla allora … -

- Allora l’infiltrata è lei e a quest’ora avrà già consegnato la bandiera al gruppo per il quale lavora – sospirò Uriel, battendo il pugno contro l’armadio lì vicino.

Si erano fatti fregare alla grande e ormai avevano perso la prova.

- Non ci resta che tornare verso la casa base, almeno sapremo da quale gruppo siamo stati battuti – sospirò Uriel, mentre si incamminavano lungo il corridoio e tornavano verso l’aula di Mosca.

Trovarono l’istruttore ad attenderli sulla porta.

- Non fate quei musi lunghi, può capitare di perdere un’esercitazione. Siete qui per imparare –, li consolò battendo una pacca sulla spalla di entrambi, - e vi rifarete sicuramente la prossima volta. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

Andrew ed Evelyn attirarono Sarah a loro in un abbraccio spaccaossa.

- Siamo l’unico gruppo che è riuscito a superare l’esercitazione – esclamò l’ex Tassorosso, sorridendo incredulo.

- E il merito va alla nostra biondina dall’aria innocente -, gli diede manforte Eve, - sei stata fenomenale, Sarah. –

Imbarazzata, la ragazza arrossì vistosamente ma sorrise compiaciuta dagli elogi che stava ricevendo.

Effettivamente il suo ruolo era stato a dir poco determinante, anche se le dispiaceva un po’ per aver dovuto tradire la fiducia di Uriel e Cordelia.

Ma dopotutto era un gioco e lo scopo primario era vincere, no?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Rieccoci qui.

Come anticipato qui sopra sono riaperte le iscrizioni e nel prossimo capitolo vedremo la lezione di Jezebeth … chissà con cosa li metterà alla prova la nostra insidiosa pozionista.

Salvo imprevisti dovrei aggiornare il 1 dicembre con l’aggiunta anche dei nuovi OC.

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

 

 

 

 

 

 

Salve!

Sembra proprio che ultimamente non riesca a fare a meno di ritardare rispetto alla mia tabella di marcia xD

Comunque la cosa importante è che finalmente ci siamo e che qui sotto troverete i personaggi scelti. Ho preferito dare la priorità a chi non partecipava ancora alla storia, perciò gli OC prescelti sono:

 

 

Michael Abbott (PV Andrew Stetson) – 19 anni, Grifondoro.


Madeleine Abbott (PV Taylor Hill) – 18 anni, Tassorosso.

 

William Brecht (PV Jamie Campbell Bower) – 19 anni, Grifondoro.


Mathieu Bertignac (PV Chris Pine) – 20 anni, Serpeverde.

 

Ezekiel Murray (PV Ewan McGregor) – 19 anni, Corvonero.

 

 

 

 

 

 

 

 

- Si può sapere chi stai guardando con quell’espressione da Psycho? – chiese Floyd mentre terminavano il risveglio muscolare e rimettevano al loro posto i tappetini.

Jacob accennò con il capo verso l’angolo della palestra in cui Reine e Michael Abbott chiacchieravano sottovoce.

- Sembrerebbe che la regina dei ghiacci abbia trovato qualcun altro con cui fare comunella dopo che gli Shaw se ne sono andati – considerò Joss, aggrottando la fronte mentre i due scoppiavano a ridere.

Poco ma sicuro né Reine né Michael avevano avuto un senso dell’umorismo particolarmente sviluppato perciò quell’improvvisa allegria la preoccupava non poco.

- Lui ed Evelyn non hanno più parlato da quella volta? –

Jacob scosse il capo.

- No, altrimenti il bel faccino di Michael non sarebbe più tale, te lo assicuro. –

Un sorrisetto si dipinse sulle labbra di Floyd.

- Lo sai che se ti dovesse servire una mano nel rifargli la faccia puoi sempre contare su di me, vero? –

Joss gli diede una gomitata, guardando male entrambi gli amici.

- Ragazzi, è passato più di un anno, sono certa che Evelyn non ci pensa nemmeno più. Perciò se lei fa finta di nulla il minimo che voi due possiate fare è cercare di comportarvi da persone civili e mature. –

- Oh, andiamo Joss, solo un pugno piccolo piccolo. –

- Nemmeno mezzo. –

Jacob sbuffò, roteando gli occhi con aria comica, - D’accordo, mamma. –

 

 

 

*

 

 

 

 

- Quindi era lui che aveva trovato il braccialetto – concluse Sarah, sorridendo intenerita, - ed è stato veramente gentile nel proporsi di essere la tua scusa per un eventuale ritardo. –

Evelyn annuì tirando su la zip della giacca d’allenamento.

Non era ancora autunno inoltrato, ma la temperatura all’interno dell’Accademia sembrava essere calata vertiginosamente nelle ultime ventiquattro ore.

- Si, è stato gentile. –

- Solo che … non fraintendetemi, ma devo confessare che è l’unico degli istruttori che non sono ancora riuscita a inquadrare. La maggior parte del tempo è gelido come il ghiaccio, poi fa qualche gesto inaspettatamente cordiale che mi spiazza -, considerò Cordelia, - perciò non so come interpretare la cosa. Ma ovviamente sono contenta che tu abbia ritrovato il bracciale e che lui sia stato gentile con te – concluse con un piccolo sorriso.

- Oh oh – mormorò Sarah, fermandosi di botto poco prima di raggiungere il loro solito tavolino e rischiando di far sbattere le amiche contro di lei.

Cordelia aggrottò la fronte, seguendo il suo sguardo, contrariata.

- Però, chi l’avrebbe mai detto. –

Evelyn cercò di fare capolino tra le due amiche per capire di cosa si trattasse, ma da dove era lei era difficile riuscire a vedere le teste delle persone sedute nell’angolo.

- Che succede? –

- La malvagia strega dell’Ovest sembra aver trovato un nuovo compagno di giochi … e non credo che la cosa ti piacerà. –

Erano poche le persone che non le andavano a genio e per suscitare una reazione del genere nelle sue migliori amiche non faticava di certo a capire di chi si trattasse.

Spostò gentilmente Sarah, individuando finalmente i due.

Michael era seduto con il volto verso il self service della mensa, le iridi azzurre che si sgranarono appena quando incrociarono il suo sguardo.

Vide le mani corrergli automaticamente a scompigliare le corte ciocche castane, un gesto che un tempo lei non si stancava mai di vedergli fare. Gli donava quell’aria selvaggia e arruffata che addolciva un po’ il volto dai tratti decisi.

Non era stata una rottura facile la loro … o meglio non lo era stata per lei, perché a prendere la decisione era stato unicamente Michael e a lei era toccato semplicemente farsela andare bene, consapevole di non avere praticamente voce in capitolo.

- Non ho molta fame, ci vediamo alla lezione di Jezebeth – replicò, voltandosi e uscendo dalla sala mensa prima che Cordelia e Sarah potessero provare a fermarla.

Forse non era il comportamento più coraggioso o maturo che avesse mai avuto, ma in quel momento non le importava.

Era riuscita ad evitare Michael in quei primi giorni d’Accademia e aveva tutta l’intenzione di continuare il più possibile lungo quella strada.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Stai cercando di uccidere i pancake? – s’informò con disinteressata ironia Jezebeth mentre osservava il loro collega più giovane affondare il coltello con più vigore di quanto fosse necessario.

- Sai se ci sono problemi tra gli aspiranti? – chiese in risposta.

Il sorriso sulle labbra dell’ex Grifondoro lasciava intendere che avesse tutta una sua idea del perché lo chiedesse.

- Ti sembro forse la loro amichetta del cuore o il loro diario segreto? La risposta a entrambe le domande è no, ma forse conosco qualcuno che lo sa – aggiunse, sporgendosi ad attirare l’attenzione di Willow con una carezza sull’avambraccio leggermente scoperto.

- Sai perché c’è una certa maretta tra i marmocchi, tesoro? –

La vide arrossire leggermente come era solita fare quando Jezebeth si lasciava andare a esternazioni romantiche in pubblico e sorrise divertita.

- Non saprei, ma immagino di poterlo scoprire, perché? –

Scrollò le spalle. – Il nostro novellino era molto curioso. –

- Non ero molto curioso – protestò Eric.

- Allora solo moderatamente curioso? –

- Perché ho l’impressione che continuerai a prendermi in giro qualsiasi cosa dica? –

- Perché non sei affatto stupido. –

Eric lanciò un’occhiata a Willow, aggrottando le sopracciglia, - Continuo a chiedermi cosa tu ci abbia trovato in lei, Will. –

La pozionista rispose per la sua fidanzata.

- Ovviamente perché sono meravigliosa. Ora, se volete scusarmi, ho una lezione da affrontare e marmocchi da torturare – replicò, alzandosi dal tavolo con un sorrisetto divertito e uno scintillio compiaciuto nelle iridi scure.

- Non avrai intenzione di metterli in qualche situazione pericolosa, vero? – chiese preoccupata la ragazza.

- Prometto che non sarà nulla di letale … se saranno abbastanza bravi da ultimare la prova in modo corretto. –

- Jez! –

- Imparano meglio se sono sotto pressione. –

Willow le rivolse un’occhiata severa che la fece sbuffare e atteggiare le labbra a un lieve broncio.

- D’accordo, non manderò nessuno in infermeria … che noia. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Devo ammettere che questa è la prova che mi spaventa più di ogni altra – mormorò Madeleine mentre lei e suo fratello entravano all’interno dell’aula di Antidoti e Veleni.

Michael si strinse nelle spalle.

- Personalmente non vedevo l’ora che toccasse a questa materia. –

- Certo, perché tu sei sempre stato quello bravo con questi strani intrugli mentre io sono negata a un livello che ha quasi del ridicolo. –

- Puoi sempre sperare di capitare in coppia con qualcuno bravo. –

Madeleine sbuffò, guardandosi attorno nel tentativo di trovare qualcuno con cui poter seguire il consiglio di Michael.

Era escluso che loro due facessero coppia.

Era sempre stata abituata a sentirsi ripetere quanto suo fratello fosse quello bravo a scuola e lei fosse fin troppo spensierata e con la testa tra le nuvole per concludere qualcosa di effettivo.

Perciò durante l’esperienza all’Accademia era più che determinata a contare solo sulle proprie forze, malgrado sapesse bene che in caso di necessità suo fratello ci sarebbe sempre stato per lei.

- Chiederei a Evelyn, ma da quando l’hai lasciata parlare con lei è sempre troppo strano … e lo stesso è con Cordelia, che è sempre stata molto protettiva nei suoi confronti. Quanto agli altri vedo che William e Sarah hanno già scelto di fare coppia e lo stesso hanno fatto Joss e Mathieu. –

Michael le rivolse un sorriso tirato prima di allontanarsi a passo deciso.

- Dove stai andando? –

- A rimediarti un compagno che ti faccia passare qualsiasi prova Jezebeth abbia in mente – replicò, individuando Uriel e Andrew vicino alla porta mentre chiacchieravano con Ezekiel.

Tossicchiò, attirando la loro attenzione.

- Scusate se vi interrompo, ma uno di voi è libero e desideroso di sobbarcarsi un mezzo disastro? –

Ezekiel sorrise divertito. – Immagino che stiamo parlando di tua sorella. –

- Conosci qualcuno più negato di lei? – convenne.

Il Corvonero scoppiò definitivamente a ridere.

- Effettivamente no. Sono abbastanza bravo nella materia, ma non tanto da poter superare la prova senza qualcuno perlomeno al mio livello. Magari potrebbe pensarci Uriel, lui è il più bravo tra noi tre. –

Il gigantesco ex Grifondoro annuì. – Sicuro, non c’è alcun problema, e almeno risolveremo il problema di chi debba fare coppia con Ezekiel. Io andrò con Mads, lui con Andrew. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- Sono sempre più convinto che sia la donna più bella che abbia mai visto in vita mia – sospirò William, osservando Jezebeth entrare in aula e prendere posto mentre scrutava tutta l’aula con le iridi scure.

Mathieu abbozzò un sorrisetto sarcastico.

- Certo ed è indubbiamente fuori dalla tua portata, Will. –

- Oh, non saprei, credo che potrei avere una chance – obiettò il biondo.

- Sì, di finire al reparto avvelenamento del San Mungo. –

Ridacchiò, tacitandosi all’istante quando Jezebeth incrociò il loro sguardo e rivolse loro un’espressione decisamente poco cordiale.

- Se voi due comari avete finito di chiacchierare passerei a spiegarvi come evitare di finire la prova di oggi dentro un sacco da obitorio. –

Ammutolirono all’istante e l’istruttrice riprese la spiegazione.

- Come vi stavo dicendo, prima che mimì e cocò ci interrompessero, questa prova sarà effettuata in coppia perciò invito chiunque non l’avesse ancora fatto ad alzare la mano in modo che possa trovarvi un compagno adatto. Vi ho osservati a lungo e credo di essere in grado di accoppiarvi nel modo migliore, che molto probabilmente sarà anche quello che vi piacerà di meno … ma non è un mio problema e voi dovrete imparare a non fare le signorine pretenziose quando in missione vi affibbieranno un compagno che non tollererete -, considerò, - Perciò cortesemente prendete le seguenti postazioni. Qui davanti voglio Jacob e Reine, nella fila centrale invece Cordelia e Floyd mentre in quella di sinistra Sarah e William; in seconda fila a destra voglio Uriel e Madeleine, centrali Joss e Mathieu e a sinistra Ezekiel e Andrew. In ultima fila Evelyn e Michael … C’è qualche problema? – aggiunse bruscamente quando li vide esitare.

Scuotendo la testa nel silenzio generale ognuno prese il posto assegnato.

- Bene, veniamo ora al vostro compito. Qui davanti a me come vedete ci sono alcune boccette alquanto interessanti tra cui chiederò a ogni coppia di scegliere in modo del tutto casuale. Dovrete lavorare sull’antidoto del veleno dopodichè chiederò a ognuno di voi di bere qualche goccia del veleno che vi è capitato e di prendere anche l’antidoto da voi realizzato. Se avrete fatto un buon lavoro non vi succederà nulla – concluse.

Reine alzò la mano.

- Sì? –

- E se non lo facciamo bene? –

Jezebeth fece spallucce. – Direi che non avremo più il problema di come sfoltire il numero dei futuri Auror. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Sarah osservò la boccetta dal riflesso verdastro che teneva tra le mani.

- Non ha l’aria particolarmente pericolosa – considerò pensierosa, facendola dondolare leggermente mentre cercava di capire di cosa si trattasse.

- Passamela, voglio annusarla. –

Gliela tese osservandolo con curiosità.

- Cosa credi che sia? –

Dando un’ultima veloce annusata William tirò indietro alcune ciocche bionde che gli erano ricadute sugli occhi.

- Decisamente veleno di doxy. E so anche come realizzare l’antidoto; avevamo un’infestazione piuttosto grossa qualche anno fa a casa di mia nonna e ce ne siamo sbarazzati con relativa facilità. –

Annuì, prendendolo in parola.

 

 

 

 

*

 

 

 

- Veleno di drago Malese – sentenziò all’istante Jack rigirandosi la fialetta tra le dita.

Era sempre stato molto abile nell’arte delle Pozioni e aveva trovato i veleni molto affascinanti, perciò aveva impiegato particolare attenzione nello studiarli.

- Ti dispiace se do anche io un’annusata visto che dovrò berlo anche io? –

Porse la boccetta a Reine, sporgendosi verso di lei con un sorriso sghembo.

- Prego, dai pure una bella annusata. –

L’ex Serpeverde afferrò la boccetta distogliendo lo sguardo con aria vagamente infastidita.

Non era abituata a essere messa in difficoltà, anzi di solito le battute maliziose erano la sua specialità, ma quello sporgersi verso di lei riducendo lo spazio personale e mostrandole quasi il collo con fare invitante l’aveva disorientata per un momento.

Si ricompose in fretta.

Era decisamente troppo in gamba per morire per il veleno di un qualche stupido grosso lucertolone.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Non hai proprio la minima idea di cosa fare, vero? – le chiese gentilmente Uriel, osservando Madeleine che lo guardava muoversi e dosare gli ingredienti con fare sicuro ed esperto.

- Ehm … è così evidente? –

- Abbastanza -, replicò, - e poi tu e Andrew vi comportate allo stesso modo quando siete in imbarazzo o non sapete fare qualcosa perciò capirti è semplice. –

Questa volta Madeleine parve rilassarsi.

Se non altro lavorando con Uriel nessuno l’avrebbe giudicata per la sua incompetenza in materia.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Dobbiamo berlo per forza? – bofonchiò Ezekiel osservando scettico l’antidoto che ribolliva nel calderone di fronte a loro.

- Temo proprio di sì –, replicò Andrew, - e comunque sono abbastanza sicuro di quello che abbiamo fatto. –

- Solo abbastanza? –

- Di certo c’è solo la morte – replicò l’ex Tassorosso.

L’amico storse il naso.

- Non sei di molto conforto. –

- Mi è uscita male -, replicò arrossendo imbarazzato, - ma voleva essere una battuta. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- Eve … -

La ragazza scosse il capo senza nemmeno prendersi la briga di guardarlo negli occhi.

- Pensa a lavorare, Michael, non siamo qui per fare conversazione. –

- Volevo solo dirti che mi dispiace davvero se un anno fa ho incasinato tutto quanto, ma era davvero un periodo pessimo e … -

- Passami le radici di Mandragola, il veleno di Basilisco farà effetto se non ne mettiamo una bella dose. –

Le passò le radici che aveva accuratamente sminuzzato, osservandola unirle all’antidoto e mescolare lentamente prima in senso orario e poi antiorario.

- Dovremmo esserci -, stabilì l’ex Corvonero, - e per la cronaca … non voglio parlare di quello che è successo un anno fa, perciò ti chiederei di rispettare la cosa. –

 

 

 

 

*

 

 

 

Joss osservò la fialetta contenente il veleno sforzandosi di apparire molto più sicura di quanto non fosse in realtà mentre l’afferrava e la portava alla bocca.

Ne prese un piccolo sorso passandola poi a Mathieu che fece altrettanto.

- Bene e adesso vediamo se l’antidoto funziona. –

Bevvero anche quello e rimasero in attesa che qualcosa accadesse.

- Non sento nulla di strano – decretò il ragazzo, perplesso.

Jezebeth scoppiò a ridere, gettando la testa all’indietro e attirando l’attenzione incredula di tutti i presenti.

- Naturale che non sentite nulla, non c’era del vero veleno nelle vostre boccette ma solo un’imitazione decisamente credibile realizzata dalla sottoscritta. Credete davvero che ci sia permesso avvelenare gli alunni? –

- Quindi siamo stati nel panico per due ore senza alcun motivo? – le fece eco Cordelia, incredula.

- Esattamente. Volevo dimostrare la mia teoria secondo cui messi sotto pressione o si dà il meglio oppure si soccombe … e un Auror non può permettersi di soccombere. Il lavoro della maggior parte di voi è stato buono, altri sarebbero certamente morti … a Jacob, Uriel e William vanno i miei complimenti; è chiaro che abbiate un’ottima padronanza della materia. –

Mentre tutti i componenti dell’aula cominciavano a rimettere a posto le loro cose, ancora borbottando increduli tra loro per quell’inaspettato esito della prova, Jezebeth aggiunse.

- Prima che andiate ho una piccola comunicazione di servizio per voi: Timoty e Alastor vi aspettano nel salone principale per fare un annuncio ufficiale perciò appena usciti di qui andate subito da loro … ad Alastor non piacciono i ritardatari. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

Mentre gli aspiranti Auror si radunavano nel salone attorno a loro in religioso silenzio Timoty non potè fare a meno di notare che la maggior parte di loro appariva leggermente frastornata.

Non aveva alcuna idea di ciò a cui erano stati sottoposti, ma si ripromise di chiedere a Jezebeth delucidazioni quella sera a cena; così, tanto per essere sicuro che non li avesse definitivamente traumatizzati.

- Alastor ha deciso che visto che per concludere il primo modulo d’addestramento la quinta prova sarà gestita interamente da lui perciò gli cedo immediatamente la parola -  esordì.

- L’ultima parte del primo modulo terminerà domenica mattina. La sveglia sarà alle cinque; non avrete il risveglio muscolare perciò andrete subito a consumare la colazione e per le sei vi farete trovate nel cortile principale. Come immagino ormai saprete non tollero i ritardatari, perciò se sforate anche solo di un minuto siete fuori dalla prova -, decretò asciutto tacendo per un po’ quasi volesse invitarli a protestare, - non vi anticiperò nulla se non che dovrete dimostrare di cavarvela anche all’aperto e non solo nella sicurezza dell’Accademia. Vi suggerisco di prendervi il resto della giornata e il sabato per riposarvi e prepararvi al meglio, questa non sarà una stramaledetta scampagnata della domenica. E adesso sparite – concluse ringhiante.

- E dopo Jezebeth ci tocca Moody. Credo che sarà ufficialmente il fine settimana peggiore della storia dell’umanità – considerò Cordelia mentre tornavano al dormitorio.

Sarah sospirò solidale.

- Non avrei mai creduto di dirlo, ma non vedo l’ora che sia lunedì. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Rieccoci!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di aver reso bene i nuovi personaggi. Ci sentiamo al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

 

 

 

- Dovrebbe essere illegale imporci certe alzatacce – sbuffò Cordelia mentre infilava i pantaloni della divisa e si stropicciava gli occhi nella speranza di allontanare le ultime tracce di sonno.

- Già, ma a quanto pare Moody è più che determinato a renderci quest’esperienza un vero e proprio inferno – mormorò Sarah, trattenendo a sua volta uno sbadiglio.

Evelyn accanto a loro non parlava, limitandosi a tormentarsi nervosamente le dita.

Quella sarebbe stata l’ultima prova del primo modulo e ciò significava che la mattina seguente avrebbero scoperto se tutti loro erano passati di diritto al secondo modulo oppure se qualcuno di loro avrebbe dovuto abbandonarli.

Era un momento fondamentale, perciò la concentrazione era d’obbligo.

- Qualcuno qui è di poche parole – considerò Cordelia, passandole un braccio attorno alle spalle, - Cosa c’è che ti preoccupa, Eve? –

- Mi domando solo se tutti noi passeremo al prossimo modulo oppure no. –

Sarah storse il naso, contrariata.

- Vietato pensare a certe cose, mancano ancora più di ventiquattro ore alla decisione finale, non ha senso fasciarsi la testa prima di essersela rotta. –

Sarah e il suo solito ottimismo, certe volte avrebbe voluto possedere un po’ di quella fiducia assoluta che possedeva la sua amica.

- D’accordo, hai ragione, non ci penserò. –

- Molto bene! E adesso andiamo a scoprire cosa ha in serbo per noi Moody. –

 

 

 

 

 

 

*

 

Timoty osservò la collega canticchiare allegramente mentre saltava tra un costone roccioso e l’altro.

Gli ricordava uno di quegli scoiattoli che si lanciavano da una parte all’altra con agilità e rapidità.

- Le hai permesso di nuovo di bere del caffè? – chiese sorridendo.

Jezebeth scosse il capo, roteando gli occhi mentre la fidanzata si esibiva in un salto particolarmente difficile e atterrava di fronte a loro.

- Magari fosse colpa della caffeina, almeno saprei come contenerla … no, quando è emozionata per qualcosa la sua iperattività aumenta esponenzialmente. –

- Sono solo contenta, questa è la prova che preferisco in assoluto – replicò la diretta interessata, alzandosi in punta di piedi per mettere meglio a fuoco le sagome che avanzavano verso di loro, - Eccoli che arrivano. –

Jezebeth si strinse maggiormente contro la felpa che indossava.

- Bene, prima cominciamo e prima finiamo. Si gela qui fuori. –

Moody si avvicinò al gruppo con la sua solita andatura lenta e guardinga, attendendo che tutti i ragazzi prendessero posto davanti a lui prima di prendere la parola.

- Vedo che siete arrivati tutti in tempo, se non altro almeno qualcosa in questo primo mese lo avete imparato -, ringhiò accogliendoli, - ma oggi vedremo quanto altro avete appreso. Sarete divisi in gruppi, in uno ci saranno gli Auror e nell’altro i Mangiamorte. Voglio vedervi mettere in pratica tutto quello che avete appreso in campo aperto, solo così saprò chi di voi è pronto per passare al secondo modulo. I capi squadra degli Auror saranno Timoty e Willow, quelli dei Mangiamorte saranno Jezebeth ed Eric. Loro quattro avranno il compito di assicurarsi che nessuno di voi riporti danni irreversibili durante la prova, ma non si esporranno fisicamente per aiutarvi … starà tutto a voi. Buona fortuna e ricordate che domani mattina troverete l’elenco di coloro che saranno ammessi al secondo modulo, sarà appeso nella bacheca degli avvisi al pianterreno – concluse.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Eric vide i ragazzi radunarsi attorno a loro mentre lui e Timoty si fronteggiavano in attesa di scegliere i membri che avrebbero composto le rispettive squadre.

Willow e Jezebeth erano rimaste leggermente in disparte, una più che soddisfatta da qualsiasi membro il suo collega avesse scelto e l’altra palesemente disinteressata alla cosa.

- Comincia tu -, lo invitò Timoty, - dopotutto è la tua prima volta da questa parte della barricata. –

Annuì, lasciando che le iridi color acciaio sondassero i volti dei ragazzi.

- Prendo Jacob. –

Il ragazzo era la sua prima scelta: forte, versato nelle arti magiche, aveva ottenuto punteggi più che discreti in tutte e quattro le prove precedenti.

Decisamente un tipo d’aspirante dal quale si sarebbe fatto guardare le spalle.

- Mathieu. –

- Evelyn. –

La vide sgranare leggermente gli occhi, sorpresa, ma unirsi alla sua squadra con una scintilla soddisfatta nelle iridi azzurro cielo.

- Uriel. –

- Reine. –

L’ex Serpeverde appariva come una bella bambolina senza cervello, ma aveva dimostrato fin da subito che quella era solo una maschera; era furba, capace di volgere a proprio vantaggio ogni situazione, un elemento sempre utile.

- William. –

- Ezekiel. –

- Michael. –

- Joss. –

- Cordelia. –

Erano rimaste solo due delle ragazze.

La prima era minuta e delicata, ma provvista di una bella grinta mentre l’altra non si era distinta in modo particolare in quanto a doti fisiche.

Decise di optare per quella che il suo istinto gli indicava.

- Madeleine. –

- Allora io prendo Sarah … La prova comincia tra dieci minuti – concluse Timoty, facendo cenno alla sua squadra di seguirlo lungo la loro metà del “campo da gioco”.

 

 

 

*

 

 

 

- Credo che la cosa migliore sia quella di dividerci in gruppi in modo tale da coprire più zone possibili. Siamo in sette quindi potremmo formare due coppie e una tripletta – esordì Reine mentre osservava il perimetro attorno a loro.

Tra tutti quegli alberi, colline e costoni rocciosi organizzare un agguato sarebbe stato fin troppo facile e se volevano vincere quella prova dovevano battere d’astuzia i loro avversari.

- Chi è che è morto e ti ha nominata regina? – intervenne Joss, indispettita da quel tono categorico che aveva assunto la mora.

- Visto che nessuno ha parlato è ovvio che sia la più adatta come leader naturale. –

Jacob tossicchiò, inarcando un sopracciglio con aria scettica.

- Qualcosa in contrario Nott? –

- Non sulla tua idea, ma di solito i leader naturali sono apprezzati dal resto del gruppo. –

E lei non lo era.

Non lo disse, ma l’implicazione era evidente.

- D’accordo, chi altri ha un’idea buona come la mia? –

Nessuno aprì bocca e la ragazza sorrise trionfante all’indirizzo dei due.

- Soddisfatti? –

- Uh, non sai quanto – borbottò Joss, ma non sollevò ulteriori obiezioni.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Mathieu e Michael avanzarono a passo leggero mentre William veniva dietro di loro guardandosi attorno come se si trovasse effettivamente in una zona di guerra e non durante una semplice prova d’Accademia.

- Non si vedono da nessuna parte – considerò il francese, assottigliando lo sguardo nel tentativo di mettere a fuoco tra la penombra degli alberi.

- Reine avrà pensato che avremmo cercato qui -, considerò Michael, - perché è proprio quello che avrebbe fatto anche lei perciò credo che dovremmo muoverci in modo del tutto opposto. –

Perplesso, William domandò: - Quindi stai dicendo che la mossa migliore è cercarli dove non cercheresti mai qualcuno? –

- Esattamente. –

Non era un’idea che lo convinceva del tutto, ma erano dieci minuti che li cercavano lì e non c’era alcuna traccia che dimostrasse il loro passaggio.

- Quindi dove suggerisci di guardare? – chiese Mathieu.

- Oh, è facile, sul sentiero principale. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Andrew sbuffò contrariato mentre lui, Madeleine ed Ezekiel venivano condotti in fila indiana verso il campo base dove Moody li attendeva.

Gli occhi dell’Auror scintillavano divertiti come se quella prova fosse la cosa più soddisfacente che avesse visto di lì a un bel po’ di tempo.

- Non riesco ancora a capire come hanno fatto a trovarci lì – mormorò Ezekiel.

- Già, io non avrei mai fatto una scelta tanto ovvia pensando che si trattasse di un’imboscata –, convenne Madeleine, - ma credo proprio di sapere a chi è venuta in mente quest’ide – concluse, lanciando un’occhiataccia all’indirizzo del fratello maggiore.

Michael ammiccò di rimando.

- Non prendertela sorellina, fa parte del gioco. –

- Anche rasarti i capelli nel sonno sarà un gioco – replicò di rimando, facendolo scoppiare a ridere.

Assurdo, adesso nemmeno più le minacce venivano prese sul serio.

 

 

*

 

 

 

- Loro hanno catturato il nostro allegro terzetto, ma noi abbiamo preso Uriel e Floyd perciò non possiamo essercela cavata poi così male – considerò Evelyn mentre scendevano dal costone e raggiungevano il punto di raduno.

- Lo spero, ma non ne sono affatto sicura – mormorò Joss, voltandosi verso i loro prigionieri, - Muovetevi voi due, grandi e grossi e poi non riuscite nemmeno a tenere il passo di due ragazze. –

Floyd le rispose con una serie di smorfie che fecero scoppiare a ridere Uriel e che gli valsero il lancio di una manciata di foglie secche dritte in faccia.

Rischiò di ingoiarne una e tossicchiando protestò: - Ehy, questo è maltrattamento dei prigionieri! –

- Fammi causa alla corte del Wizengamot – replicò l’amica imperturbabile.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Complimenti a tutti voi, nel complesso ve la siete cavata meglio di quanto avrei immaginato, devo ammetterlo. Tuttavia alcuni di voi hanno dimostrato alcune lacune perciò anche quelle verranno tenute in debita considerazione – aggiunse Moody, cancellando le espressioni allegre che avevano fatto seguito al suo complimento, - Non ho alcuna intenzione di anticiparvi nulla in merito al passaggio al secondo modulo perciò credo proprio che lo scoprirete domani mattina. Trascorrete una buona giornata e cercate di godervela al meglio, potrebbe essere l’ultima qui dentro – concluse, per poi allontanarsi in compagnia del resto degli istruttori.

- Non c’è che dire, sa decisamente come farci venire l’ansia – bofonchiò Uriel stando attento a non farsi sentire dagli Auror.

Almeno una piccola anticipazione avrebbe potuta dargliela e invece a quanto pareva erano destinati a trascorrere una lunga notte insonne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Una volta tanto aggiorno con una frequenza piuttosto rapida, contenti? xD

Anche se ammetto di essere stata un po’ cattivella non anticipandovi nulla sull’esito della prima selezione … ce la faranno tutti oppure no? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

 

 

 

 

- Ultimamente sparisci spesso quando non hai lezione con i ragazzini – considerò Jezebeth mentre usciva dalla palestra in compagnia di Timothy.

- Sono molto impegnato. –

- Quello lo siamo tutti, ma ciò non toglie che non riesca a non pensare al fatto che c’è qualcosa di molto strano in queste tue improvvise scomparse. Dove vai quando lasci l’Accademia? –

L’uomo rivolse un sorriso lieve alla collega.

- Non sei mai stata indiscreta, Jez … non dirmi che adesso ti dai al gossip. –

- Cercare di farmi pensare di essere paranoica non mi farà smettere di farti domande, Tim. –

Scosse il capo, divertito.

Avrebbe dovuto sapere che a Jezebeth non sarebbe passato inosservato ciò che stava accadendo.

Probabilmente Willow era troppo presa dall’addestramento per farci caso ed Eric era semplicemente il tipo di persona che non si sarebbe mai impicciato degli affari altrui, ma Jezebeth era la classica persona che non tollerava l’idea di non sapere qualcosa.

- Se proprio vuoi sapere di cosa si tratta allora parlane con Malocchio. Io non posso dirtelo – replicò infine.

Le iridi color carbone della giovane donna lo soppesarono per secondi che parvero interminabili finchè non si decise a replicare: - Benissimo, visto che sappiamo entrambi che Malocchio non aprirà bocca al riguardo allora dimmi solo se si tratta di qualcosa di grave o più che grave. –

- Decisamente più che grave … anzi potenzialmente disastroso. –

Jezebeth emise un verso secco.

- Fantastico, proprio fantastico … una minaccia potenzialmente mortale è un modo perfetto per finire una settimana di lavoro. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Sono usciti i nomi degli ammessi al secondo modulo – esclamò Andrew mentre Uriel ed Ezekiel lo raggiungevano alla bacheca principale.

- Il momento della verità – mormorò Ezekiel mentre si avvicinava al foglio di pergamena e lo scorreva velocemente.

 

 

Jacob Nott

Floyd Reed

Reine Lancaster

Evelyn Greengrass

Michael Abbott

William Brecht

Mathieu Bertignac

Sarah Mackenzie

Cordelia Harrington

Uriel Knight

Andrew Ross

Madeleine Abbott

Joss Hale

Ezekiel Murray

 

 

 

Emise un sospiro sollevato leggendo il suo nome al termine dell’elenco degli ammessi.

Erano partiti in trenta aspiranti e più della metà di loro era stata eliminata … ma lui era ancora lì.

Ce l’aveva fatta.

Avrebbe continuato per almeno altri tre mesi.

- Siamo rientrati tutti e tre – esclamò Andrew con allegria, battendo pacche affettuose sulle spalle degli amici, - Adesso devo dire che è il momento di festeggiare … e non accetto un no come risposta – aggiunse voltandosi verso Uriel.

L’ex Grifondoro gli rivolse un sorriso colpevole, quasi stesse effettivamente per obiettare facendogli notare che erano solo a un terzo del loro primo anno in Accademia.

Ci sarebbe stato tempo in abbondanza per festeggiare una volta che tutti loro fossero diventati Auror.

Tuttavia a giudicare dalle espressioni di Andrew ed Ezekiel era in netta minoranza perciò si limitò ad annuire solennemente.

- D’accordo, ma nulla di troppo esagerato. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Madeleine indossò il suo mantello invernale e sistemò meglio la sciarpa attorno al collo. Si stava avvicinando il Natale e il gelo cominciava a farsi sentire in modo deciso.

- Dove stai andando? – chiese Michael alzando lo sguardo dalla rivista di Quidditch che stava sfogliando.

- Vado in città a dare un’occhiata in libreria ai nuovi arrivi … William si è offerto di accompagnarmi. –

Chiuse la rivista di Quidditch di scatto, raddrizzandosi meglio sulla poltrona.

- Con chi hai detto che vai? –

- Con William – replicò imperturbabile.

- Lo stesso William Brecht che conosco io? Alto, biondo … ex Grifondoro ed incallito don giovanni? –

Madeleine alzò gli occhi al cielo.

Ecco che c’erano di nuovo.

Michael era sempre stato molto protettivo nei suoi confronti durante gli anni di scuola, specialmente quando si trattava di ragazzi perciò abituarlo all’idea che lei potesse avere degli amici maschi era un’impresa praticamente titanica.

- A meno che non abbia un fratello gemello che per puro caso si chiama esattamente come lui allora sì, stiamo parlando dello stesso William. –

- Non mi piace che … -

- Andiamo solo in libreria a comprare qualche nuova lettura, non in qualche locale a sballarci con alcool, sesso e droga – sbuffò, afferrando la sua borsa e avvicinandosi alla porta.

- Ma … - fece per protestare ancora, ma del tutto inutilmente.

Infatti sua sorella aveva già guadagnato l’uscita rifiutandosi di starlo a sentire.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Mathieu osservò con aria divertita l’amico che camminava a passo di carica lungo le vie cittadine, le iridi azzurre che sembravano voler folgorare chiunque si ritrovasse sulla sua strada.

- Allora vuoi spiegarmi perché mi hai trascinato qui fuori con questo freddo oppure continueremo a camminare senza meta ancora per molto? –

Michael non rispose, limitandosi a cercare l’insegna della grande libreria di cui gli avevano parlato alcuni degli altri aspiranti dell’Accademia.

Senza alcuna ombra di dubbio Madeleine e William si erano recati lì.

- Mike … -

- Mads e William sono andati in libreria da soli e voglio controllarli. Lo sai che nomina ha, no? –

Il francese sentì le labbra stirarsi in un sorriso divertito.

- Tutto qui? Siamo in missione per scoprire cosa si possa fare di scabroso in una libreria in pieno giorno? –

- Esattamente, lieto che tu abbia centrato il punto. –

- Stai cominciando a suonare maledettamente strano, amico mio. –

- Me ne farò una ragione – replicò, individuando finalmente il negozio.

Sbirciò all’interno della vetrata, individuando subito William e sua sorella.

Erano uno vicino all’altra e stavano osservando una piccola pila di libri.

- Bene, adesso che abbiamo scoperto che non c’è assolutamente nulla di strano possiamo tornarcene in Accademia? Si gela – sbuffò Mathieu.

- Non ancora … aspettiamo altri cinque minuti. –

Sent’ l’amico bofonchiare qualcosa che era chiaramente un “pazzo paranoico” ma rimase fermo nella sua decisione.

Essere paranoico e prudente era un suo dovere in quanto fratello maggiore.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Pensavo che fossi in giro da qualche parte insieme alla Greengrass e a quegli altri due soggetti – considerò Reine quando scorse il profilo di Jacob sulla poltrona di fronte al fuoco scoppiettante.

- E io che avessi approfittato della giornata libera per cercare un salone di magiestetista in cui rifarti unghie e capelli – rilanciò voltandosi appena verso di lei con un sorrisetto ironico.

Reine si lasciò ricadere accanto a lui, accavallando le gambe con studiata eleganza.

- Nessuno tocca i miei capelli se non il mio parrucchiere di fiducia e lo stesso vale per le mie unghie. –

- Oh, le mie scuse, che errore imperdonabile. –

Si sarebbe aspettato una replica piccata, ma la scintilla nelle iridi scure dell’ex compagna di Casa era di palese divertimento.

- Sei un tipo strano, Jacob. Non ti ho mai inquadrato bene ai tempi della scuola eppure adesso comincio a capirti. E devo dire che in un certo qual modo non mi dispiaci nemmeno … sei interessante – considerò, soffermandosi sull’ultima parola come se non fosse del tutto sicura che fosse l’aggettivo che stava cercando.

- Potrei dire lo stesso di te. Sei sempre stata brava a nascondere quello che c’è sotto la superficie … eppure in te c’è molto più di quello che appare, e di certo quello che appare non è poco. –

Inarcò un sopracciglio, sorpresa.

- È forse una parvenza di complimento quella che ho appena sentito? –

Jacob sorrise ironico.

- Già, ma adesso non montarti la testa. Sto solo dicendo che anche tu non sei poi così male. –

Rimasero in silenzio a fissare il fuoco finchè non fu il ragazzo a interrompere quel momento d’imbarazzo.

- Pensavo di andare a bere qualcosa al Bronze Dragon, mi fai compagnia? –

Se Reine fu sorpresa dalla proposta non lo diede a vedere perché si alzò dalla poltrona e rassettò il vestito con eleganza.

- Perché no, fammi strada. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Willow fece capolino nello studio riservato di Eric, osservandolo con la testa china su degli incartamenti di chissà quale caso gli era stato assegnato da portare avanti in parallelo con la sua attività d’istruttore.

- Ehy. Io, Jez e Tim stiamo uscendo per andarci a fare una pinta, sei dei nostri? –

Eric alzò appena lo sguardo dagli incartamenti, scuotendo il capo.

- Grazie, ma sono immerso nel lavoro … sarà per un’altra volta. –

Willow trascinò nervosamente il piede contro il pavimento.

Era stata anche lei una novellina a suo tempo e capiva bene il desiderio di mostrarsi sempre al cento per cento, di dare il massimo nel lavoro e non lasciarsi distrarre.

- Ci sono passata anche io, quindi fidati se ti dico che lavorando tutto il tempo uscirai di testa. Se proprio non vuoi venire con noi promettimi almeno che tra poco metterai via tutto e riposerai un po’ il cervello. –

- D’accordo, finisco la prima parte degli incartamenti e poi stacco – cedette, le iridi grigie leggermente sgranate per la sorpresa, - soddisfatta? –

- Tremendamente. Ci vediamo domani, mr spalle larghe. –

Sgattaiolò via prima che Eric avesse modo di avere da ridire sul soprannome che gli aveva appena affibbiato e che, ne era certo, l’avrebbe seguito per parecchio tempo.

Così non gli rimase che scuotere la testa incredulo e ultimare la lettura dei fascicoli.

Quando un quarto d’ora dopo ebbe terminato la prima parte decise di mantenere fede alla promessa fatta e mise via tutto ripromettendosi di tornare a lavorarci il giorno seguente.

Si stiracchiò e si diresse verso l’ala ricreativa dell’Accademia.

Un po’ di sana caffeina e magari anche un goccetto di whiskey incendiario avrebbero fatto miracoli per il suo fisico stanco e provato.

Aprì la porta di scatto, facendo trasalire la ragazza seduta al tavolino davanti a una bella fetta di brownie e una cioccolata calda.

- Scusami, non volevo spaventarti, ma credevo che in Accademia non ci fosse più nessuno. –

Evelyn rimise giù la tazza di cioccolata, sorridendo imbarazzata per essere sussultata in quel modo.

- Figurati, ero solo sovrappensiero. –

Si servì una generosa dose di caffè e lo corresse con qualche dito di whiskey. Poi spostò la sedia e prese posto davanti a lei.

- Allora, come mai non sei uscita con gli altri? –

- Non mi andava, preferivo starmene tranquilla e al caldo. Dopotutto domani comincia il secondo modulo. –

- Ve la siete cavata tutti piuttosto bene -, considerò Eric, - e devo ammettere che in alcuni casi sono rimasto molto sorpreso. –

- Anche da me? –

C’era curiosità in quelle iridi azzurre come il cielo primaverile e un che di dolce che suscitava in lui una sensazione protettiva che solo sua sorella Emma aveva scatenato prima di quel momento.

- No, sapevo che eri in gamba fin dal primo giorno. –

La vide arrossire.

Per il complimento oppure perché era stato lui a farglielo?

Non avrebbe saputo dirlo.

Allungò una mano verso di lei, osservandola arrossire ancora di più e sgranare gli occhi mentre gli accarezzava l’angolo esterno del labbro.

Le mostrò la goccia di cioccolata.

- Ti eri macchiata. –

- Grazie … -

- Non c’è di che -, replicò tornando ad alzarsi in piedi, - ci vediamo domani al risveglio muscolare. Cerca di non fare troppo tardi o domani sarai troppo stanca per ricominciare con gli allenamenti – concluse, afferrando la sua tazza e uscendo dalla sala ricreativa con la consapevolezza che Evelyn aveva seguito ogni suo movimento con lo sguardo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Purtroppo come avrete notato non sono riuscita a far stare all’interno del capitolo tutti i personaggi, ma mi rifarò nel prossimo non temete.

Questo è stato un capitolo piuttosto discorsivo e di passaggio ma dal prossimo vedremo i vari OC affrontare il secondo modulo.

E per quanto riguarda Timothy e la sua chiacchierata con Malocchio … beh, per scoprirne di più temo che dovrete aspettare ancora qualche capitolo.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 10
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

 

 

 

 

 

- Non riesco a credere che ricominciamo di già con il secondo modulo – sospirò Floyd mentre si dirigevano verso la palestra per il consueto risveglio muscolare.

- Io invece non vedo l’ora, ogni passo che facciamo ci avvicina sempre di più all’obiettivo finale … e la vita da Auror non è certo una gara a chi beve più shot in qualche pub – lo rimbeccò Joss, sorridendo divertita.

L’amico storse il naso, ma sorrise a sua volta.

- Stai forse cercando di farmi notare che non è stata un’idea molto brillante quella di prendermi una sbronza ieri sera? –

- Solo un pochino -, ironizzò, - anche perché batterti è stato fin troppo facile. –

- Hai vinto solo perché te l’ho lasciato fare – precisò.

Gli battè una mano sulla spalla con fare accondiscendente.

- Certo, continua pure a ripetertelo se serve a farti sentire meglio. –

Continuarono a camminare in silenzio finchè Floyd non parlò nuovamente, accennando con il capo a Jacob e Reine che correvano nel corridoio tenendo le divise d’allenamento sottobraccio con l’aria di chi era palesemente in ritardo.

- Sbaglio o miss perfettina è vestita come ieri? –

Joss sgranò le iridi chiare, registrando la cosa a sua volta, letteralmente incredula.

- Anche Jacob … tu non pensi che sia successo qualcosa tra quei due, vero? –

Pensieroso, impiegò qualche secondo per ponderare bene la cosa.

- Non credo. Durante gli anni di scuola si sono sempre ignorati, non penso che abbiano approfittato della prima giornata libera in Accademia per saltarsi addosso. –

- Uhm … Non so se essere così sicura come te. –

- Oh, andiamo, Jacob e miss principessa dei ghiacci? Piuttosto scommetterei su una relazione omosessuale tra Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro. –

- Ti ricordo che quando scommetti contro di me perdi sempre. –

Le fece la linguaccia. – Sei fastidiosamente sicura di te oggi, signorina. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Evelyn si avvicinò alla pila di materassini, incrociando lo sguardo di Eric mentre attendeva il suo turno.

L’istruttore increspò appena le labbra sottili in un accenno di sorriso, spingendola a sorridere a sua volta con aperta solarità.

- Hai seguito il mio consiglio? –

- Otto ore filate. –

Questa volta sorrise compiaciuto, porgendole il materassino in cima.

Dopodichè le voltò le spalle e prese a scrutare tutti gli aspiranti mentre si radunavano nelle rispettive postazioni all’interno della palestra.

Jacob le rivolse un’occhiata incuriosita.

- A cosa si riferiva? –

- Non provarci nemmeno. –

- A fare cosa? –

- A portare la conversazione su di me facendo finta di nulla quando tu e Reine siete corsi qui dentro con l’aria di chi aveva appena passato una nottata selvaggia. –

Jacob gettò la testa all’indietro, scoppiando a ridere.

- Nottata selvaggia? Dubito fortemente che addormentarsi sul pavimento della propria camera possa considerarsi tale … di selvaggio in effetti ho solo il mal di schiena. –

L’ex Corvonero lo guardò con attenzione, cercando di capire se le stesse dicendo o meno la verità.

- Me lo diresti se fosse successo qualcosa tra di voi, vero? –

- Certo, sei la cosa più simile a una sorella che abbia mai avuto … io e Reine abbiamo passato la serata a bere e parlare, una cosa tranquilla, e poi senza volerlo ci siamo addormentati. Ecco il perché dei vestiti di ieri e dell’aria “selvaggia”. -, chiarì, - Adesso mi dici cosa intendeva Eric? –

Annuì.

- L’ho incontrato nella sala ricreativa e mi ha raccomandato di non fare troppo tardi perché altrimenti non sarei stata al passo con il programma di oggi. –

- Molto premuroso – considerò il ragazzo con una punta di malizia nella voce.

- Non incominciare – lo redarguì.

- Cosa? –

- A farti strane idee … era solo un suggerimento amichevole. –

- Però non posso fare a meno di notare che è così amichevole solo con te –, insisté malizioso, - e dopo la rottura con Michael non hai più avuto una storia … ti farebbe bene tornare con qualcuno. –

Evelyn scosse il capo, alzando gli occhi al cielo.

- Non voglio sentirti mentre ti improvvisi Cupido … piuttosto mettiamoci al lavoro. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Sbaglio o quello laggiù è Malocchio? – chiese Ezekiel mentre avanzavano verso l’aula al pianterreno dove era stato detto loro di recarsi per la lezione che avrebbe avuto luogo di lì a poco con Timoty.

- Sembrerebbe proprio di sì – considerò Uriel, assottigliando lo sguardo per mettere meglio a fuoco la sagoma del Capo degli Auror.

Si avvicinarono ascoltando le chiacchiere di Sarah e Cordelia che sembravano piuttosto concentrate nel commentare ciò che erano riuscite a captare dalla conversazione tra i due uomini.

- Potete illuminarci? –

- Certo -, replicò Cordelia voltandosi con un sorriso emozionato, - sembrerebbe che per questo secondo modulo cominceremo ad agire sul campo in compagnia degli istruttori. Non lavoreremo tutti alla stessa missione, ovviamente, ma verremo divisi in quattro gruppi sulla base della scelta dei vari istruttori. A guidare e valutare il tutto ci sarà Malocchio – concluse.

- Magnifico, immagino che sarai contento – mormorò Ezekiel, voltandosi verso Andrew che dal canto suo sorrideva soddisfatto pregustando già quella novità.

- Da morire, lavorare con lui sarà tremendamente stimolante. –

Il loro conversare venne interrotto da Eric che si schiariva la voce con tono palesemente autoritario.

- Se avete finito di fare salotto vi spiegheremo in cosa consisteranno le missioni che vi verranno assegnate e come verranno gestiti i vari gruppi. –

Poi si fece da parte, cedendo la parola a Malocchio.

L’uomo scorse il volto di tutti i presenti con la consueta espressione seria e imperscrutabile.

- Oltre agli istruttori che già conoscete lavorerete a fianco di altri Auror del nostro dipartimento e di quelli limitrofi. In particolare lavorerete con la sezione Agenti sotto Copertura, Interrogatori, Pedinamenti e intercettazioni e con il D.R.I.P. –

- D.R.I.P? – gli fece eco Ezekiel, perplesso.

- Dipartimento Riposa In Pace – spiegò Uriel, che aveva già sentito nominare più volte quell’acronimo.

- Il nome non promette bene. –

- Affatto, ma loro sono considerati l’elité. Si dice che stiano lavorando sodo per catturare quanti più Mangiamorte possibile lavorando su canali che gli altri Auror non possono nemmeno pensare di usare. –

- Un po’ tipo “braccio violento della legge”? – scherzò Sarah.

- Esattamente. –

Gli occhi di Andrew brillarono emozionati.

- So che Moody ne ha fatto parte prima di salire di grado … e quello laggiù deve essere Iwan Van Dagger, l’uomo che è a capo del D.R.I.P. –

Indicò un uomo dai tratti volitivi e la mascella decisamente squadrata che doveva avere all’incirca l’età di Moody e aveva il volto segnato dalle rughe e dalle intemperie a cui era stato soggetto nel corso degli anni.

- Quindi i ragazzi vicino a lui sono il resto del suo gruppo … sono tutti giovanissimi – considerò Cordelia, sorpresa.

- Il loro Dipartimento è quello con l’età media più bassa. La maggior parte dei loro membri muore entro i trent’anni. –

- Caspita ... – mormorò con sentimento.

Quel secondo modulo si preannunciava decisamente più complicato e pericoloso di quanto avessero immaginato inizialmente.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Iwan Van Dagger era un uomo dai capelli biondi di media lunghezza, gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio, il fisico muscoloso e l’aria di chi avrebbe potuto vincere uno scontro contro praticamente qualunque creatura.

Indubbiamente inquietante, ma proprio come Alastor Moody possedeva un’aura di carisma a dir poco irresistibile che attirava naturalmente a sé i commilitoni.

- Se per te va bene, Alastor, cominceremo noi del D.R.I.P. a scegliere tra i novellini. –

Moody annuì, cedendogli il posto affinchè potesse visionare al meglio sia i risultati ottenuti dagli aspiranti sia i loro volti e la loro prestanza fisica.

Iwan passò in rassegna i nomi lentamente, soffermandosi sulle varie facce davanti a lui.

Scartò all’istante chi lo guardava intimorito, non aveva bisogno di mammolette, così come quelli che non sostenevano il suo contatto visivo o lo sfuggivano del tutto.

Sorrise appena quando individuò i nomi che gli interessavano.

- Voi due in prima fila, la mora in seconda fila e la bionda in terza. Con noi verrà Eric – decretò.

Mathieu, Jacob, Reine e Joss si fecero avanti compatti sistemandosi a fianco dell’uomo.

Mathieu lanciò un’occhiata agli uomini di Van Dagger.

Non dovevano avere più di una manciata d’anni più di loro eppure avevano un comportamento posato e composto che li faceva sembrare molto più grandi.

- Partiremo entro un’ora, quindi radunate la vostra attrezzatura di base e datevi una mossa. –

Annuirono all’unisono, scattando verso la camerata quando furono congedati.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Cosa credete che ci faranno fare? – chiese William, osservando con apprezzamento Jezebeth mentre scherzava allegramente con il capo del Dipartimento interrogatori.

- Probabilmente nulla di troppo piacevole, Jezebeth sembra fin troppo divertita dall’idea di tornare alle origini – replicò Michael, corrucciato.

- L’arte dell’interrogatorio non è roba per stomaci delicati. –

Si voltò verso Evelyn, sorpreso dal suo commento.

- Tu sei contenta di essere stata scelta da loro, vero? –

Annuì.

- Connor Ulrich è un’autorità quando si tratta di estorcere informazioni a qualcuno e se proprio devo imparare voglio farlo con il migliore. –

- Non è strano che tu sia l’unica ragazza scelta? Di solito le ragazze sono più impressionabili – mormorò il quarto membro del loro gruppo, un tipo allampanato del quale già non ricordava più il nome.

- Ne riparleremo quando sarò l’unica a non aver dato di stomaco durante l’interrogatorio che sicuramente ha in programma Ulrich. –

L’allampanato sbiancò leggermente.

- Credete davvero che sarà una cosa così cruenta? –

- Gli Auror sono stati privati di ogni vincolo di mandato, possono usare le Maledizioni senza perdono contro ogni Mangiamorte o sospetto tale – gli ricordò William, inarcando un sopracciglio con aria eloquente.

- E credete che ci faranno fare altrettanto? –

- Lo escludo, ma guardare non è certo più facile dell’eseguire. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Genevieve Gamp passò in rassegna i volti del suo gruppo con appena una punta di soddisfazione.

Dai risultati che aveva visionato non dubitava minimamente che i suoi quattro ragazzi fossero i migliori per la prova alla quale sarebbero andati incontro.

Dopotutto dopo vent’anni di lavoro in quel campo aveva acquisito una certa esperienza.

- Allora, Mosca, che te ne pare delle mie scelte? –

Timoty le sorrise cordialmente.

- Molto oculate come sempre, Gen. –

- Dopotutto quello a cui andiamo incontro non è affatto cosa da poco. –

- Sono certo che Sarah, Madeleine, Floyd e Cordelia sapranno cavarsela alla grande. –

- Lo spero per loro, c’è molto più in ballo che un semplice modulo da superare. –

Timoty scrollò le spalle, cercando di stemperare la tensione.

- Diamogli un po’ di fiducia, sono tipi in gamba. –

- D’accordo allora -, convenne la donna, - mettiamoci in moto. Manca poco più di un’ora al nostro appuntamento e la strada da fare è ancora molta. Coraggio, ragazzi, si parte. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Uriel lanciò un’occhiata all’ultimo membro del loro quartetto, una ragazza gracilina che sembrava pericolosamente sul punto di volare via visto il forte vento che tirava.

Poi posò lo sguardo sull’orologio da polso e attese pazientemente che scorressero gli ultimi minuti prima dell’ora concordata con Ebony Lewis, il capo del Dipartimento a cui erano stati assegnati.

Willow incrociò il suo sguardo e gli sorrise solare.

- Non preoccuparti, Ebony è sempre meticolosamente puntuale, presto entrerete in azione. –

Già … sperava solo che non si trattasse di nulla di troppo potenzialmente mortale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Ho deciso di dividere il capitolo in due parti perché altrimenti sarebbe venuto fuori troppo lungo, perciò vedrete le prove vere e proprie solo nel prossimo che comunque non tarderà ad arrivare. Vi annuncio inoltre che mancano ufficialmente cinque capitoli al termine della storia e che è mia intenzione scrivere un sequel una volta ultimata.

Detto ciò ci sentiamo al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

 

 

 

Ebony lanciò un’occhiata ai suoi ragazzi, assottigliando lo sguardo mentre si soffermava sui novellini che aveva scelto per affiancarlo nel corso della missione.

- Per voi ragazzi dell’Accademia tutto questo potrà sembrarvi strano e potenzialmente spaventoso ma il lavoro sotto copertura è nient’altro che un processo schematico e articolato in fasi che devono essere necessariamente rispettate perciò è importante che prestiate attenzione e facciate esattamente tutto quello che vi dico. –

Sarah annuì e con la coda dell’occhio vide che Madeleine e Floyd stavano facendo altrettanto.

- Sembra che abbiate capito perciò passiamo alla descrizione del nostro obiettivo. –

Picchiettò contro la lavagnetta nell’angolo sul quale era stata apposta la foto di un ragazzo giovane e all’apparenza assolutamente innocuo.

- Gregory Hawthorne, ventitrè anni, ex studente di Hogwarts nella Casa di Tassorosso e attualmente impiegato presso un negozio di articoli magici a Diagon Alley che altro non è che una copertura per certi traffici esotici e molto illegali che hanno messo su i Mangiamorte. Il nostro compito è quello di agganciarlo e riuscire a portarlo in un posto in cui il D.R.I.P possa prelevarlo senza attirare l’attenzione dei suoi amici. L’agente Thompson darà a ognuno di voi i dettagli del vostro personaggio. Avete due ore per imparare alla perfezione le informazioni contenute e calarvi nel ruolo. I ragazzi del Dipartimento Pedinamenti e Intercettazioni ci comunicheranno quando avranno piazzato i sistemi rilevatori per captare le conversazioni all’interno del negozio in modo da sapere quando farvi entrare in azione –, concluse, - Per ora è tutto, in bocca al drago a tutti. –

Si allontanò a passi svelti, procedendo verso la centrale di comunicazione che avevano finito di allestire pochi minuti prima, lasciando Thompson a consegnare loro i fascicoli.

Quando anche l’agente se ne fu andato Floyd ruppe il silenzio.

- Allora chi vuole cominciare a vedere per primo che parte gli è toccata? –

Madeleine aprì la sua cartellina, scorrendo velocemente le informazioni che vi erano riportate.

- A quanto pare sono tua sorella minore. Io e te siamo Allison e Jordan McKinley, membri di una facoltosa famiglia americana Purosangue che nutre una forte passione per oggetti esoterici ed oscuri. Siamo giunti a Londra per cercarne di nuovi da aggiungere alla nostra collezione. Di seguito ci sono informazioni sulla composizione della famiglia, la nostra età e la nostra carriera scolastica a Ilvermorny nonché sulla nostra città natale. –

Floyd lesse il suo fascicolo, fischiando sommessamente.

- Non si può dire che non siano molto abili nel creare false identità sulla base di persone davvero esistenti. Per inciso qui c’è scritto che tu, Sarah, sarai la mia promessa sposa perciò credo che io e te dopo aver studiato i nostri fascicoli dovremmo scambiarceli e studiare anche quelli. Dopotutto che promessi sposi saremo se non sapessimo tutto l’uno dell’altra? –

La bionda annuì con un accenno di sorriso.

Con lo studio era molto in gamba, dopotutto era un’ex Corvonero, perciò quella parte della missione sarebbe stata facile.

Sperava che anche la parte pratica si rivelasse altrettanto priva di rischi ma nel profondo sapeva di essere fin troppo ottimista.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Mentre si avviavano verso il negozio tenendosi per mano Andrew volse appena lo sguardo alla sua destra dove intravide la sagoma alta e muscolosa di Uriel che svoltava l’angolo.

Dall’altro lato della strada era certo che Ezekiel stesse controllando il perimetro nella medesima maniera.

- Abbiamo le spalle coperte, se la caveranno alla grande – mormorò Cordelia.

- Lo so. Dopo di te – aggiunse, tenendole aperta la porta a vetri e facendola entrare per prima.

Si guardò attorno notando i clienti che vagavano tra gli scaffali alla ricerca dei prodotti più disparati.

Sembrava davvero una delle decine di negozi che tappezzavano Diagon Alley, anonimo e assolutamente insospettabile, non certo il punto di traffico dei Mangiamorte.

- Spostiamoci verso il secondo reparto, attireremo meno l’attenzione che sul fondo – decretò, continuando a tenere per mano Cordelia e chinandosi verso di lei con l’aria di quello che sperava da fuori venisse visto solo come un innocuo flirtare.

Gli sorrise di rimando, radiosa, stando immediatamente al gioco.

- Ottima idea. –

Lo seguì, afferrando un utensile e rigirandolo tra le mani come per esaminarlo meglio.

Lo soppesò con cura, lo esaminò meglio sotto la luce ed ebbe persino l’ardire di voltarsi verso il commesso più vicino e domandare allegramente: - Mi scusi, è disponibile anche in altri materiali? –

- Certamente signorina, argento e peltro. –

Cordelia arricciò le labbra, fingendosi pensierosa.

- Non saprei proprio scegliere quale sia il migliore, tu cosa ne dici amore? –

- Non saprei, devo confessare che non so nemmeno bene con precisione a cosa serva quella roba … non me ne intendo affatto di utensili da donna – replicò, massaggiandosi il collo imbarazzato e lanciando un’occhiata al commesso come a voler chiedere la sua solidarietà maschile.

- Se posso permettermi, signorina, credo che potrebbe chiedere un consiglio alla mia collega -, disse il commesso indicando la ragazza nel reparto accanto al loro, - saprà sicuramente consigliarle meglio. –

- Ottima idea, torno subito. –

Rimasti soli, Andrew sorrise al ragazzo.

- Grazie veramente, è tutta la mattina che mi trascina in giro per gli acquisti in vista del matrimonio. –

- Lista di nozze, eh? – commentò sorridendo solidale.

- Lista infernale sarebbe un nome più appropriato, non so davvero dove troveremo lo spazio per mettere tutte queste cose. –

- Se può consolarti non sei il primo che vedo e non sarai di certo l’ultimo. –

Cordelia tornò poco dopo, mostrandogli quello in argento.

- Mi ha fatto giustamente notare che contro l’usura l’argento è la scelta migliore, perciò poso quello di rame – decretò, risistemando l’utensile con precisione millimetrica.

Si diressero alla casa, venendo serviti proprio da Gregory Hawthorne che indossava una spilla che lo attestava come responsabile in seconda di quel punto vendita.

- Il collega mi stava accennando che vorreste redigere una lista di nozze -, esordì professionale, - di queste cose mi occupo io solitamente perciò ditemi pure. –

Cordelia battè le mani elettrizzata.

- Fantastico, è possibile fare una lista aperta vero? –

- Certamente signorina. –

- Magnifico. –

- Già, proprio magnifico – bofonchiò Andrew, attirando l’occhiata divertita di Gregory.

Rimasero lì dentro per circa mezz’ora per poi uscire e dirigersi verso il pub più vicino.

- Sei stata davvero molto convincente nei panni della sposina insopportabile – decretò Uriel, sedendosi di fronte a loro mentre Ezekiel faceva altrettanto.

- Mia madre ha sempre detto che sapevo calarmi bene nelle parti – replicò, tornando a essere se stessa, - ma non credo che immaginasse mi sarebbe servito per questo. –

- Hai sistemato tutto come ci hanno detto Genevieve e Timoty? –

- Nello stesso identico modo che mi hanno mostrato. –

- E anche questa è andata, trasmettiamo l’informazione ai ragazzi di Ebony. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Madeleine sentiva su di sé lo sguardo di Gregory e si sforzava incessantemente di mostrarsi infinitamente più sicura di sé e sfrontata di quanto fosse mai stata nella sua vita.

Eppure Allison McKinley era così stando a quanto diceva il suo fascicolo: una bella ragazza di ventun’anni alla ricerca di avventure ed emozioni forti, irriverente e sfrontata, la dannazione della famiglia, con una spiccata passione per le Arti Oscure e uno sguardo d’ammirazione alla situazione inglese.

- Quindi per te la tua famiglia non ha ancora trovato un prestigioso contratto matrimoniale? –

- Non ancora -, confermò allontanando una ciocca dal volto, - non che non ci abbiano provato ma sono riuscita a mandarli tutti a monte. Sono troppo giovane per pensare ancora ad accasarmi, prima voglio sperimentare … inoltre trovo che gli inglesi siano infinitamente più attraenti degli americani perciò non è escluso che questo viaggio d’affari si riveli tremendamente piacevole anche sotto altri aspetti – concluse ammiccando maliziosa.

- Non dovrebbero essere i ragazzi a essere così sicuri di sé? –

- Forse le cose funzionano così con le vostre timide fanciulle inglesi … posso dimostrarti che noi americane siamo di tutt’altra pasta. –

Gregory rispose al suo sorriso.

Era decisamente intrigato, lo riusciva a capire da come la guardava quasi volesse mangiarla con gli occhi.

- Vado in pausa tra cinque minuti, magari potresti spiegarmi qualche altra differenza tra te e le ragazze inglesi. –

- Magari – convenne sorniona.  

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Iwan lanciò un’occhiata ai ragazzi davanti a lui.

- Joss e Mathieu voi occupatevi di chiudere le uscite posteriori una volta che Jacob e Reine saranno entrati in azione. La zona è sicura ma non escludo che il nostro Don Giovanni non provi a dare battaglia – disse, chiudendo il canale di comunicazione aperto da Cordelia.

- Certo signore – asserirono all’unisono mentre Jacob e Reine finivano di prepararsi e uscivano dalla stanza per primi.

Fecero altrettanto e mentre camminavano lungo il corridoio Joss si accorse del modo incuriosito in cui la guardava il suo compagno.

- Cosa c’è? –

- Nulla, magari è solo una mia impressione. –

- Ovvero? –

- Mi sembravi strana quando hai sentito Floyd e Sarah recitare la loro parte e far finta di stare insieme … per non parlare poi della faccia che hai fatto quando è stato chiaro che si fossero baciati. –

- Come giustamente dicevi, è una tua impressione. –

Mathieu aggrottò la fronte, ma non insistè.

- Ed è inutile che mi guardi così. –

- Non essere paranoica, Joss. Non ti guardo proprio in nessun modo strano, ho capito che mi sono sbagliato. –

Eppure non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che la stesse prendendo in giro.

- Allora muoviamoci o rischiamo di ritardare. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Fortuna che non ho più una manicure decente da mesi altrimenti questo idiota se la sarebbe vista brutta – asserì Reine, osservando l’unghia che le si era spezzata mentre Gregory opponeva resistenza all’arresto.

- Già, è una vera fortuna. –

- Mi stai prendendo in giro, vero Jace? –

- Solo un po’ -, ammise strizzandole l’occhio, - ma in modo decisamente amichevole. –

Scosse le lunghe onde corvine sorridendo.

- A quindi noi due adesso saremmo amici? –

- Ma mi raccomando, non montarti troppo la testa. –

Risero all’unisono, ignorando l’imprecazione particolarmente colorita che Gregory stava rivolgendo agli Auror che lo introducevano a forza nella stanza degli interrogatori.

- Potresti anche unirti al resto del gruppo ogni tanto, magari alla fine Joss e Floyd ti saranno simpatici. –

Arricciò le labbra tornite. – Non esageriamo adesso, diciamo che mi basti e avanzi tu. –

Jacob si strinse nelle spalle.

- Naturale, cioè guardami. –

- Pensi proprio di essere fantastico, eh? –

- No. Penso di essere adorabile. –

La ragazza sorrise, ticchettando le unghie contro il petto muscoloso del compagno, e lo oltrepassò con una risata.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Quindi quella era una dei vostri aspiranti? Beh, ve le scegliete sempre più sexy, i miei complimenti – commentò Gregory quando William e Michael entravano nella sala interrogatori.

- Quella lì era mia sorella, razza di feccia. –

- Davvero? Allora complimenti perché è davvero un bocconcino, se solo potessi … -

Non seppero mai cosa voleva dire perché Michael si irrigidì all’istante, dimenticando quella che era stata la prima raccomandazione di Connor.

“Cercherà di farvi perdere la calma in ogni modo possibile, gli darà la sensazione di condurre il gioco, non cadete nel suo tranello. Siate indifferenti e incuranti come se nulla di quello che vi circonda vi toccasse veramente.”

Si scagliò in avanti, deciso a chiudergli la bocca a suon di pugni ma William lo fermò prima che potesse colpire Gregory, afferrandolo per le braccia e voltandosi verso la vetrata specchiata gridando: - Un po’ d’aiuto sarebbe gradito da queste parti. –

Le porte si aprirono con un rumore metallico e un paio di Auror entrarono per aiutarlo a trascinare fuori di lì Michael.

Di nuovo di fronte a Connor il ragazzo abbassò lo sguardo, mortificato.

- Ho fatto esattamente quello che mi avevi detto di non fare, ma non sono riuscito a trattenermi. –

Il Capo del Dipartimento scrollò le spalle, sorridendo indulgente.

- Il primo interrogatorio è sempre il peggiore, sono in pochi quelli che possiedono da subito la disciplina per contenersi, se non altro non gli hai messo le mani addosso. –

- Merito di Will – bofonchiò.

- Ed è per questo che conduciamo gli interrogatori in squadra, serve ad autolimitarci. Adesso potete andare, proseguiamo io ed Evelyn. –

Le fece cenno di seguirlo dentro la sala interrogatori.

Quando chiusero la porta Gregory sorrideva loro divertito.

- Ah, hanno mandato altri due? Che gentili, un’altra bella ragazza. –

Evelyn non battè ciglio, sedendosi sulla sedia lasciata vuota da William e lo osservò con sguardo glaciale.

- Risparmia il fiato per quando ti faremo delle domande di cui ci importa sentire la risposta. –

- Oh oh, che caratterino. La ragazza sa come giocare, mi piace. –

Connor si appoggiò alla parete in muratura, le braccia muscolose incrociate al di sopra degli indumenti in pelle di drago nera.

Sembrava più un criminale che un Auror.

E di certo la cicatrice che gli solcava il sopracciglio destro e il volto dai tratti decisi non aiutava ad attenuare la prima impressione.

- Siamo Evelyn Greengrass e Connor Ulrich, ci occuperemo noi del tuo interrogatorio. –

Sentendo il nome dell’uomo Gregory sbiancò leggermente, suscitando un istantaneo sorriso compiaciuto sul volto di Connor.

- Ah, sembrerebbe che tu mi conosca già. Meglio così. –

- Conosco i miei diritti. –

Connor emise una risata bassa e gutturale, sgradevole e inquietante, ben diversa da quella allegra e gioviale che aveva rivolto ai ragazzi dell’Accademia quando li aveva conosciuti.

- Diritti? Temo tu non sia molto aggiornato ragazzo mio. Tutti i Mangiamorte e sospetti tali hanno perso ogni tutela giuridica perciò … -

- In pratica possiamo fare di te tutto quello che ci passa per la testa – concluse Evelyn, mantenendo il tono glaciale iniziale.

L’iniziale arroganza di Gregory sembrava essere completamente svanita nel nulla.

- Ma io non sono un Mangiamorte. –

- Ho forse la faccia di uno a cui importa qualcosa? Eve, tu che dici? – rilanciò Connor.

- A me non sembra che t’importi affatto se questa feccia vive o muore … e nemmeno a me a dirla tutta. –

- Già. Vuoi cominciare tu a giocare? –

- Perché no – assentì, muovendosi con movimenti lenti e studiati a prendere la sacca ai loro piedi.

Gregory aveva gli occhi ormai completamente sgranati mentre seguiva i suoi movimenti.

La vide estrarre un coltello luccicante e dentellato, soppesandolo con aria assorta.

- Dici che questo va bene? –

- Forse è meglio se cominci con una lama liscia. –

- D’accordo, d’accordo, cerchiamo di calmarci un po’ tutti -, Gregory alzò le mani in segno di resa, - E se vi dessi i nomi della gente che viene in negozio? Dei Mangiamorte? –

Connor si allungò a dargli un buffetto.

- Bravo ragazzo, vedo che cominciamo a ragionare. Parla. –

Ed effettivamente parlò, riversando nomi e cognomi, descrizioni fisiche e informazioni sugli oggetti oscuri che trafficavano.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Questo tuo lato selvaggio e spietato è terribilmente affascinante -, decretò Connor sorridendo complice quando furono usciti dalla sala interrogatori, - quando ti sarai diplomata all’Accademia e sarai ancora interessata a lavorare con noi vienimi a cercare, hai un posto assicurato nella mia squadra. –

Evelyn sorrise lusingata.

- Ovvio che lo vorrò ancora, sarà un privilegio essere nella tua squadra, Connor. –

- Allora datti da fare, principessa, ci rivedremo presto – sentenziò il capo dipartimento, accarezzandole distrattamente una guancia e strizzandole l’occhio.

Mentre si allontanava lungo il corridoio scorse con la coda dell’occhio il profilo massiccio di Eric.

L’istruttore aveva l’aria seria e decisamente poco contenta.

- Connor ti stava dando fastidio? –

- No -, replicò sorpresa, - affatto. Perché? –

L’espressione si fece ancora più contrariata.

- Connor Ulrich ha la fama del tipo piuttosto libertino -, spiegò, - e sembravate piuttosto in … familiarità. –

- Mi stava semplicemente salutando. Dice che è rimasto colpito e che una volta diplomata ci sarà un posto per me in squadra. –

- Ah. –

- Cosa dovrebbe significare quel “ah”? –

- Nulla. –

Mise le mani sui fianchi, inarcando un sopracciglio, improvvisamente dimentica del fatto che fosse il suo istruttore e non un ragazzo con cui stava avendo una semplice conversazione.

- Eric, vuoi dirmi cosa volevi dire con “ah”? –

- Solo che vista la sua nomina e il tuo … bell’aspetto … e ovviamente anche Connor a giudicare dal successo che riscuote rientra nei canoni femminili … insomma non sono sicuro che sarebbe del tutto appropriato. E poi non è troppo grande per te? –

Era la prima volta che lo sentiva balbettare ed era quasi ironico vederlo tanto incerto in quel momento visto che durante le lezioni urlava e sbraitava contro tutto e tutti.

- Non c’è assolutamente nulla di inappropriato. E Connor Ulrich non è per niente il mio tipo, tanto per informazione. –

Lo oltrepassò incredula, continuando a camminare finchè non fu abbastanza lontana.

Eric era decisamente strano quel pomeriggio …e poi quel dialogo cosa accidenti avrebbe dovuto significarle?

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Per chi se lo stava domandando questi qui sotto sono i prestavolto dei vari capi dipartimento. Avrei poi una domanda per voi:

- chi volete che venga a trovare il vostro OC in Accademia? E che tipo di reazione avrà sia l’OC che il visitatore?

Come sempre prima arrivano le risposte e prima arriverà il nuovo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

Iwan Van Dagger – 45 anni, ex Grifondoro, Capo del Dipartimento Riposa In Pace.


Ebony Lewis – 40 anni, ex Grifondoro, Capo del Dipartimento Agenti sotto copertura.

 

Connor Ulrich – 35 anni, ex Serpeverde, Capo del Dipartimento Interrogatori.


 

Genevieve Gamp – 42 anni, ex Corvonero, Capo del Dipartimento Pedinamenti e Intercettazioni.


 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

 

 

 

 

Quando Sarah aprì gli occhi impiegò qualche secondo a realizzare che era già mattino e che di lì a qualche minuto avrebbero dovuto recarsi al piano inferiore per incontrare i loro visitatori.

E ancora di più impiegò nel rendersi conto che il letto accanto a quello di lei ed Evelyn era vuoto e completamente rifatto.

Diede di gomito all’ex compagna di scuola finchè non la spinse ad aprire gli occhi.

- Eve … il letto di Cordelia è vuoto. –

- Sarà già scesa, lo sai che ama la puntualità – sospirò in risposta la mora, stropicciandosi gli occhi.

- Già, ma ci avrebbe svegliate prima di andare. –

Anche quello era vero.

Sparire in quel modo non era da Cordelia.

Spinse giù le coperte, uscendo dal dormitorio seguita a ruota dall’amica, e raggiunse la bacheca principale a tempo di record.

Vide che l’elenco degli ammessi al terzo modulo era già stato pubblicato … e tra coloro che erano passati non figurava né il nome di Cordelia né quello di Mathieu.

Sarah emise un sospiro profondo.

A quanto pareva Cordelia aveva preferito andarsene prima che loro si svegliassero piuttosto che affrontare saluti strappalacrime.

- Gran bel pigiama – commentò la voce di William, alle loro spalle, - Credo che mia cugina ne avesse uno simile quando aveva sei anni. –

Evelyn avvampò, pregando silenziosamente affinchè il pavimento si aprisse e la facesse scomparire.

Fu Sarah a salvarla d’impaccio, domandando al ragazzo: - Anche Mathieu se ne è andato senza dire nulla? –

William corrugò la fronte, sorpreso.

- No, perché avrebbe dovuto farlo? –

- Cordelia se ne è andata mentre dormivamo. –

- Ah … suppongo che ognuno reagisca all’eliminazione in modo differente. Dopotutto questo è quello a cui aspiriamo tutti quanti -, tacque mentre il vociare si espandeva nel corridoio, - Credo che siano arrivati i nostri ospiti, forse dovresti metterti qualcosa di più adatto – concluse con un mezzo sorriso.

- Decisamente. Ci vediamo più tardi. –

Evelyn tornò in dormitorio a passo di carica, seguita a ruota da Sarah che non versava certo in situazioni migliori delle sue.

Ormai da solo a William non rimase altro da fare che attendere che chiunque fosse venuto a trovarlo facesse la sua comparsa.

Intravide il profilo di suo padre all’orizzonte, che camminava guardandosi attorno lentamente come a voler memorizzare ogni dettaglio di quel posto, e che quando incrociò il suo sguardo esplose in un sorriso che traboccava affetto e nostalgia.

William sorrise a sua volta, accettando l’abbraccio nel quale suo padre lo strinse.

Dopodichè si guardò intorno alla ricerca di un altro volto familiare.

Inutilmente.

- Ho provato a dirle di venire … – cominciò suo padre, ma s’interruppe probabilmente cercando il modo migliore per confermagli quello che nel profondo aveva sempre sospettato: sua madre avrebbe continuato a deluderlo.

Si costrinse a sorridere come se non gli importasse nulla dell’ennesima delusione che sua madre gli dava.

- Non fa nulla, l’importante è che ci sia tu. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Andrew attese accanto a Uriel pazientemente.

Era lì più perché tutti i suoi compagni di corso si erano prestati alla cosa che per altro. Dopotutto lui non aveva dei genitori che avrebbero potuto essere lì né qualche altro parente che tenesse a lui abbastanza da presenziare.

- Sono sicuro che qualcuno verrà – asserì Uriel, quasi avesse percepito i suoi pensieri.

Sorrise lievemente, scuotendo il capo.

Non aveva importanza, era abituato a essere solo.

Eppure sembrava che l’ex Grifondoro avesse davvero ragione, perché la donna paffuta e solare che avanzava verso di loro era decisamente lì per lui.

Riconobbe all’istante Pomona Sprout, la direttrice della sua ex Casa, che quando lo vide sorrise in modo ancora più accentuato.

- Andrew Ross, sembra che l’addestramento Auror ti abbia fatto sciupare più del solito, sei sicuro di mangiare? –

Sorrise divertito, accettando l’abbraccio della donna.

- Quanto basta, ma le cucine di Hogwarts sono un ricordo nostalgico. –

- Lo credo bene, è la migliore cucina della storia del mondo magico. –

Continuarono a ridere e scherzare mentre Uriel si defilava con tatto e veniva poco dopo letteralmente sommerso dai suoi due fratellini.

Raphael e Thomas infatti si erano fatti largo tra gli ospiti con impeto, saltando addosso al fratello maggiore non appena lo ebbero individuato.

- Ci sei mancato tantissimo – asserì Raphael, mentre Thomas annuiva con vigore.

- Mi siete mancati molto anche voi due, piccoli terremoti. –

- Allora, sei al terzo modulo, questo significa che diventerai davvero un Auror? –

- Suppongo che sia ancora presto per dirlo con certezza, ma i presupposti sono buoni. –

- Farai meglio a sperare che sia così, altrimenti ci avresti costretti a starti lontano per mesi senza motivo. –

Scompigliò i capelli di entrambi.

- Se la mettete così allora non potrò fare a meno di mettercela tutta per diventare davvero un effettivo. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Ti ho già detto che non voglio vederla, Floyd – decretò Joss, incrociando le braccia al petto con sguardo deciso.

- Joss, è venuta qui per te, potresti almeno dirle ciao. –

- Tu andrai a incontrare tuo padre? – rilanciò lei.

Bella domanda.

Aveva seriamente pensato di evitarlo a sua volta, ma dopotutto quella era l’ultima volta prima di cambiare definitivamente vita.

Un nuovo inizio implicava lasciarsi alle spalle tutto quello che era accaduto nel corso degli anni precedenti, compresi tutti i problemi della sua adolescenza.

E lo stesso valeva per Joss.

- Troviamo un compromesso -, disse per tutta risposta, - Io incontrerò mio padre e tu farai altrettanto con tua madre. –

- Non so nemmeno se sia abbastanza lucida da incontrarmi – commentò aspramente.

- Sono piuttosto sicuro che non si sia presentata qui completamente fatta. Se noi due abbiamo smesso, Joss, allora può averlo fatto anche lei. Se così non fosse sarebbe comunque l’ultima volta che la incontreresti. –

Joss tentennò.

Dopotutto se lui poteva accettare l’idea di incontrare di nuovo suo padre, nonostante tutte le botte e gli abusi subiti, allora lei poteva essere altrettanto forte da fare lo stesso.

- D’accordo -, cedette, - lo farò. –

Floyd le tese la mano, sorridendole.

- Sei pronta ad andare? –

La prese, intrecciando le dita alle sue, - Solo se lo sei anche tu. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Reine storse il naso non appena vide il ragazzo che l’attendeva a qualche metro di distanza.

Jacob, al suo fianco, le rivolse un’occhiata interrogativa.

- Che succede? –

- Lui, ecco cosa succede. –

Seguì il suo sguardo, individuando la fonte del problema.

Lo conosceva di fama.

Liam, figlio di un ricco imprenditore, ex fidanzato di Reine.

- Credi che voglia chiederti di tornare insieme? –

La ragazza annuì, allontanando una ciocca scura dal bel volto, - Quello … e molto probabilmente di lasciar perdere questa storia dell’Auror, che per lui e la mia famiglia è una follia o peggio ancora solo un capriccio, e tornare a casa con lui. –

- Sembra un bell’imbecille. –

Ridacchiò. – Oh, credimi, lo è decisamente. E per giunta è un illuso se pensa di essere il benvenuto o che io possa anche solo pensare di tornare indietro su una delle due decisioni che ho preso. –

- Già, immagino di non conoscere una persona più testarda di te -, riconobbe Jacob, - Quasi quasi quel poveretto mi fa pena, non sa con cosa sta per scontrarsi. –

Reine si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio.

- Non c’è nessuno per te? –

Jacob scosse il capo.

- Non direi. Immagino che mio padre non abbia permesso a mia madre di venirmi a trovare. –

- Non approva la tua decisione? –

Emise una risata secca.

- Direi che questo è l’eufemismo del secolo. Mio padre ha scelto da che parte stare … e siamo su due fronti opposti. –

Reine non seppe come replicare, perciò si limitò ad allungare una mano per accarezzargli il volto, alzandosi in punta di piedi per depositargli un casto bacio a fior di labbra.

Lo vide sgranare le iridi color del carbone, sorpreso da quel gesto, prima di voltarsi verso Liam che aveva l’aria di uno in procinto di esplodere.

- Questo era per farlo ingelosire, giusto? –

Reine scrollò elegantemente le spalle.

- In parte … ma mi andava anche di farlo. –

Prima che potesse replicare la vide puntare verso Liam con espressione battagliera.

Non avrebbe voluto essere in lui in quel momento, poco ma sicuro.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Quindi quello è uno dei tuoi istruttori? – chiese sua zia, osservando Eric con la coda dell’occhio, - Devo ammettere che non è per niente male. Ai miei tempi non erano così gli Auror. –

Suo zio alzò gli occhi al cielo, sorridendo davanti alla consueta sfacciataggine della sorella.

- Avrà la metà dei tuoi anni, Zelda. –

- E questo cosa dovrebbe significarmi, Oz? –

- Che è decisamente fuori dalla tua portata. –

- Ma non da quella di nostra nipote … e se il mio sesto senso la dice giusta credo proprio che la nostra Eve non gli sia indifferente. –

- O magari guarda da questa parte perché si domanda chi diavolo sia la matta che lo sta fissando come se non avesse mai visto un uomo prima. –

Zia Zelda gli affibbiò una gomitata, facendolo gemere.

- Razza di cafone! –

Evelyn scoppiò a ridere, interrompendo il loro battibecco, e li abbracciò con vigore.

Le erano mancati così tanto quei loro battibecchi.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Romeo, sembrerebbe proprio che il tuo Giulietto sia qui – esordì Jezebeth, dando di gomito a Timoty e indicandogli il magiavvocato che se ne stava leggermente in disparte.

Le iridi blu di Timoty luccicarono non appena incontrarono lo sguardo del fidanzato.

Con tutto quello che stava accadendo nell’ultimo periodo le occasioni per vedersi erano state ridotte al minimo e Tobias gli era mancato tremendamente.

Lanciò un’occhiata sardonica alla collega.

- Sai Jez, le tue battutine questa volta mi lasciano del tutto indifferente. Sono troppo entusiasta della cosa. –

- Ah, dritti in camera da letto quindi, non posso dire altro se non che approvo in pieno! –

Questa volta la voce della donna fu abbastanza alta da attirare l’attenzione dei più vicini e anche qualche risatina.

Per contro Timoty alzò una mano per chiamare Mason, il fratello e collega Auror di Willow, - Ehy, Mason, non hai ancora salutato Jezebeth immagino. È proprio qui! –

Mason aveva la propensione, come tutta la famiglia Booth del resto, agli abbracci spaccaossa e al cameratismo eccessivo.

Cose che Jezebeth cercava sempre di rifuggire, lei che amava tenere il contatto fisico al minimo se non era proprio strettamente personale o non si trattava di Willow.

L’Auror si fece avanti, mentre Timoty raggiungeva il suo fidanzato sorridendo divertito, e prese d’assalto la cognata stringendola in un abbraccio mozzafiato.

- Mason, potresti perlomeno farmi respirare? Devo rimanere in vita per schiacciare una certa Mosca – protestò, lanciando un’occhiata complice al collega.

Timoty scosse la testa, ammiccando in risposta.

Era in quei momenti che tra di loro scattava quella bonaria presa in giro che, a modo loro, era indice di cameratismo.

E Willow, unendosi all’abbraccio spaccaossa, sorrise nel ripensare a quanti momenti del genere avevano passato e quanti altri ancora ce ne sarebbero stati.

Guerra o non guerra, quelli erano la sua famiglia prima ancora di essere colleghi.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Quelli erano i tuoi genitori? –

Evelyn si voltò di scatto sentendo la voce di Eric, scuotendo il capo poco dopo.

- No, erano i miei zii. Mia madre purtroppo non ce l’ha fatta a venirmi a trovare, era in America per lavoro, così sono venuti loro. –

- Capisco … e tuo padre? –

Evelyn tentennò, abbassando lo sguardo, ed Eric si diede mentalmente dell’idiota per averlo chiesto.

Se gli avesse voluto parlare di lui l’avrebbe fatto e invece non ne aveva mai fatto nemmeno il minimo accenno.

- Scusa, se è una domanda indiscreta non devi rispondere … -

- No, va bene. Mio padre è in Irlanda … con la sua ex amante, e attuale moglie, e i due gemelli che hanno avuto cinque anni fa. Non lo vedo da allora. –

- Ah. –

Cosa si diceva in momenti come quello?

Mi dispiace sembrava scontato.

Capisco come ti senti a dir poco ridicolo.

- Tuo padre deve essere un bello stronzo. –

Lo disse prima ancora che il suo cervello si rendesse conto che aveva effettivamente detto quelle parole invece di limitarsi a pensarle.

Tuttavia Evelyn non sembrava minimamente toccata da quel commento.

- Già, puoi dirlo forte. –

Rimasero in silenzio finchè la mano di Eric non le asciugò uno zigomo, mostrandole la punta umida dell’indice.

Fu solo allora che realizzò che alcune lacrime le stava scorrendo lungo il volto.

- Magnifico, devo avere l’aspetto di un panda, si sarà sciolto tutto il trucco – bofonchiò, cambiando argomento imbarazzata.

Eppure Eric non accennava a lasciarle andare il volto e continuava a fissarla con un’intensità assoluta.

Lo vide chinarsi verso di lei per poi baciarla.

Il suo cervello impiegò qualche istante a mettere a fuoco la scena.

Eric Murter, il suo istruttore, la stava baciando.

E lei stava rispondendo al bacio.

E qualcuno avrebbe potuto vederli … ed era forse contro il regolamento una cosa del genere?

Di sicuro non era appropriato.

Quando si separarono la sua testa era ancora affollata dalle domande, ma Eric le dissipò tutte con le sue parole.

- Questa è proprio una pessima idea … veramente pessima. Non avrei mai dovuto baciarti, io … non so cosa mi sia preso ma non avrei dovuto farlo. –

- Rischiamo qualcosa? – sussurrò sottovoce.

- No, non c’è nulla nel regolamento che lo vieti esplicitamente. Ma non dovrebbe comunque esserci un legame del genere tra un istruttore e un aspirante. –

- Capisco … -

- No, non capisci -, la contraddì, - perlomeno non quello che intendo. Ho desiderato di baciarti dalla prima volta che sei venuta a lezione, quando hai mostrato una forza e un carattere che non mi sarei mai aspettato da uno scricciolo come te, ma pensavo di riuscire a contenermi almeno finchè non fossi diventata un’allieva a tutti gli effetti. Solo che … -

Lo zittì, baciandolo a sua volta.

- Se quello che stai dicendo è che dobbiamo tenercelo per noi almeno per il momento allora a me sta bene. –

Le iridi grigie la scrutarono speranzose.

- Ne sei sicura? –

Sì, lo era, almeno quanto il fatto che volesse diventare un Auror.

- Mai stata più sicura. –

Questa volta il bacio di Eric non la sorprese né lo fece l’intensità con il quale le avvinse i fianchi e la attirò verso di sé, la schiena poggiata contro la fredda parete in muratura dell’ingresso della palestra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

So che il capitolo è un po’ cortino, ma è di transizione perciò non ho ritenuto di allungarlo troppo visto che il prossimo sarà decisamente più completo.

Alcune precisazioni: Michael, Madeleine ed Ezekiel non sono comparsi in questo capitolo perché non ho ricevuto le risposte delle loro creatrici. Per quanto riguarda Cordelia e Mathieu, invece, essendo un mese che la loro creatrice non si fa sentire come avrete intuito sono stati eliminati dalla storia.

Per ora è tutto.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 13
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

 

 

 

 

 

- Hai intenzione di fissarmi ancora per molto? –

- Forse – replicò Jezebeth, continuando a fissare sfrontatamente il collega, - O almeno finchè non avrò capito cosa è successo. –

Timoty e Willow le rivolsero un’occhiata perplessa, ma fu il più anziano del gruppo a dare voce alle loro perplessità.

- Ti dispiacerebbe fare capire anche a noi cosa pensi che ci sia da scoprire? –

La bruna pozionista scrollò le spalle, sbuffando.

- Non è evidente? –

- Per nulla – ribattè Willow.

- Eric non sorride mai, specialmente di prima mattina, eppure oggi è di umore ottimo – concluse con tono accusatorio.

- Da come lo dici sembra una brutta cosa. –

- Non necessariamente, ma è strano. E quando qualcuno è strano di solito è perché … oh per tutte le mutande di Merlino, tu hai fatto sesso! –

L’occhiataccia con cui la folgorò Eric fu una tacita conferma che arrivò proprio mentre Timoty domandava: - Vedi il sesso ovunque ultimamente, Jez. Qui in Accademia con chi avrebbe mai potuto far … -

L’uomo tacque vedendo la reazione del più giovane e sgranò le iridi blu, colto di sorpresa.

- Dimmi che non è come penso che sia. –

- Dipende -, replicò cautamente Eric, - esattamente come pensi che sia? –

- Secondo me è come stai pensando, Tim – gli diede man forte Jezebeth mentre Willow faceva scorrere lo sguardo da ognuno dei tre sempre più perplessa.

- Sono l’unica che non capisce cosa stia succedendo? –

- Ho paura di sì, tesoro. Forse però Eric sarà così gentile da dirci quale delle nostre allegre aspiranti ha traviato e condotto sulla cattiva strada. –

Timoty trattenne a fatica una risata, sforzandosi di apparire serio.

Eric dal canto suo non sapeva se essere più esasperato dalle insinuazioni di Jezebeth o più esasperato.

- Punto primo non ho fatto sesso con nessuno … e punto secondo non sono affari vostri. –

- E punto terzo? –

- Non c’è nessun punto terzo, Will. –

- Ah, peccato, di solito c’è – considerò la donna, pensierosa.

- Non in questo caso. –

- È la moretta dagli occhi azzurri … Evelyn, vero? –

Doveva essere trapelato qualcosa dalla sua espressione perché Timoty e Jezebeth sorridevano come se avessero appena ricevuto una promozione che gli avrebbe fruttato centinaia di migliaia di Galeoni.

- Come sempre avevo ragione -, decretò la mora, - e devo dire che sei stato così sconveniente che provo quasi ammirazione. –

- Non viola il regolamento in nessun modo, ho controllato – bofonchiò.

- Ah, beh, allora sì che è tutto a posto. Aspetta solo che lo scopra Malocchio. –

Improvvisamente si irrigidì.

Ci mancava solo che il Capo lo venisse a sapere.

- Jez sta scherzando -, lo rassicurò Timoty, - non è vero? –

Sorrise malandrina.

- Forse. –

- Jez! – la redarguì la fidanzata.

- D’accordo d’accordo, non si può mai fare nulla di divertente da queste parti! –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Reine afferrò la borsa con i libri di teoria e marciò risolutamente verso il tavolo dell’aula studio che Jacob occupava insieme a Joss e Floyd.

Si fermò davanti al ragazzo, le braccia incrociate sotto al seno e l’espressione battagliera negli occhi.

- Mi spieghi qual è il tuo problema? –

- Come scusa? –

- È da quello stupido bacio che mi eviti neanche fossi un’appestata -, chiarì, - perciò voglio sapere che diavolo ti passa per la testa, Nott. –

Alla parola bacio Joss e Floyd si scambiarono un’occhiata eloquente e si alzarono dalla sedia recuperando le loro cose.

- Immagino che voi due abbiate molto di cui parlare … -

- Perciò noi vi lasciamo da soli – concluse Joss, prendendo sottobraccio l’amico e allontanandosi insieme a lui mentre ignoravano l’occhiata di Jacob che sembrava letteralmente supplicarli di non lasciarlo da solo ad affrontare quella storia.

- Allora? – insistè Reine, le iridi scure che mandavano lampi.

- Allora ammetto che la cosa è stata molto strana e … -

- E il bacio non ti è piaciuto? – concluse per lui, inarcando un sopracciglio perfettamente curato.

- No, non si tratta di questo. –

Il bacio gli era piaciuto e molto anche, ma la fastidiosa sensazione di essere usato solo come uno strumento per ingelosire Liam era stata piuttosto forte nei momenti successivi a quel loro piccolo momento d’intesa fisica.

- Bene, quindi a me il bacio è piaciuto e lo stesso vale per te; allora qual è il problema? –

Aggrottò la fronte, incerto sull’aver capito bene o meno le implicazioni delle parole della ragazza di fronte a lui.

- Ti dispiacerebbe ripetere? –

Sbuffò. – Santo Salazar, Nott. Certe volte sei proprio ottuso come tutti gli altri uomini. Ti ho baciato perché volevo farlo, ingelosire quell’idiota del mio ex era solo un piacevole surplus. Ti avrei baciato comunque anche se Liam non fosse stato presente, tanto per la cronaca. –

- Ah. –

- Sul serio? Ah è tutto quello che hai da dire in merito? –

- No, naturalmente no -, si affrettò a replicare, - è solo che non mi aspettavo una dichiarazione così dura e cruda nel bel mezzo dell’aula studio. –

- Eppure ce l’hai avuta perciò farai bene a venire presto a patti con la cosa. –

Scoppiò a ridere, vagamente consapevole del fatto che Reine sembrava più che mai pronta a strangolarlo o a sgozzarlo a colpi di unghie dalla manicure ormai tristemente rovinata.

- Scusa, non volevo ridere, è solo che questo tuo lato dispotico e deciso ha un certo fascino. –

- Ma non mi dire … quindi? –

- Quindi, Reine Lancaster, dopo averti decisamente rivalutato rispetto agli anni della scuola devo ammettere che stare con te potrebbe essere la cosa più stimolante che il mio destino amoroso possa mai avere in serbo. –

- Che sarebbe un modo contorto per dire che vorresti stare con me? – chiese, questa volta sconcertata.

- Esattamente. –

- Ah. –

- Ah è tutto quello che hai da dire? – le fece il verso, ironico.

- Oh, sta zitto e baciami, Nott. –

- Agli ordini – asserì, prendendola tra le braccia e baciandola con un trasporto che fece ridacchiare i loro vicini di banco.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Raggiunta la sala ricreativa Joss si lasciò cadere sul divanetto più vicino mentre Floyd afferrava una tazza di caffè per ognuno e la raggiungeva.

- Avresti mai immaginato di assistere a una scena del genere tra Jacob e miss principessa dei ghiacci? –

Floyd scosse il capo, sconcertato.

- Credo che faticherò ancora parecchio ad accostare la parola bacio a quei due. –

- Già, non me ne parlare … -

Sorseggiò la nera bevanda bollente, soppesando le parole della sua prossima domanda.

Ci aveva pensato a lungo e alla fine aveva deciso che voleva sapere; l’idea di continuare a tenere per sé quel dubbio la faceva uscire di testa.

- Floyd, posso chiederti una cosa? –

Il ragazzo la guardò dritta negli occhi, annuendo al di sopra della tazza.

- Naturalmente, dovresti saperlo che puoi chiedermi quello che vuoi, tra noi non ci sono segreti. –

- Quel giorno in cui siamo andati in missione con gruppi diversi e tu sei stato assegnato al ruolo di finto promesso sposo di Sarah … e c’è stato quel bacio. –

Annuì, facendole intendere che ricordava perfettamente l’evento.

- Mi domandavo se per caso ti fosse piaciuto quel bacio. –

- No –, replicò all’istante, - era solo lavoro. Non sono minimamente attratto da Sarah né da nessuna delle altre ragazze. –

- D’accordo. –

- Però posso sapere il perché di questa domanda? – chiese a sua volta, le pupille assottigliate per la curiosità mentre la osservava mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore e al contempo giocherellare con il manico della tazza.

- Curiosità. –

- Joss, pensavo che non ci fosse spazio per le bugie tra di noi – la redarguì.

- Certo che non c’è. –

- E allora perché non vuoi dirmi di cosa si tratta? –

- È che … io credo di avere paura.

- Di me? – chiese incredulo.

- Certo che no, stupido. Ho paura di quello che potresti pensare se ti dicessi che … che provo qualcosa per te e tu non ricambiassi. –

- Wow … è una cosa assurda. –

- Appunto, perciò fai finta che non ti abbia detto nulla. La gelosia per quel bacio è stata una cosa stupida, perché noi siamo amici e … -

Le labbra di Floyd si premettero sulle sue, tacitando la sua lunga sfilza di parole.

- Parli troppo, Joss. E, tanto per la cronaca, quando ho detto che era una cosa stupida mi riferivo alla tua paura che potessi non corrisponderti -, chiarì, - perché sono innamorato di te praticamente da sempre. –

- Da sempre? – ripetè, come se quelle due semplici parole fossero troppo difficili da comprendere e avesse bisogno di un’ulteriore conferma.

- Da sempre – confermò, tornando a baciarla.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

William rilesse quel paragrafo per l’ennesima volta, sbuffando esasperato.

- Qualcuno mi spiega perché dopo tutte le prove pratiche che abbiamo fatto dobbiamo metterci a studiare? –

- Perché la parte di magisprudenza non si può applicare nella pratica? – replicò ironicamente Madeleine.

- O forse perché conoscere a menadito il Codice ci aiuterà a non finirei nei guai – aggiunse Ezekiel.

- O magari potremmo semplicemente studiare e metterci l’anima in pace – concluse Uriel, mentre Andrew annuiva risolutamente e distribuiva un rotolo di pergamena pulito a ciascuno di loro.

- Ho pensato che potremmo appuntare tutto quello che non abbiamo chiaro e poi rivederlo con più calma – spiegò l’ex Tassorosso.

William annuì, infilando la piuma nel libro per non perdere il segno.

- Mi sembra un’ottima idea, anche perché non capisco tre quarti di quello che c’è scritto qui. –

Madeleine si guardò attorno registrando solo in quel momento l’assenza delle amiche.

- Io avrei un’altra domanda: Sarah ed Evelyn che fine hanno fatto? –

- Sarah è con me, eravamo a fare rifornimento di cibarie – replicò la voce di suo fratello, mentre lui e la bionda si avvicinavano al tavolo con le braccia stracariche di tramezzini e dolcetti di vario genere.

- Grazie Helga, finalmente qualcuno ha pensato al cibo. Sono ore che non mettiamo nulla sotto i denti – sospirò Andrew, mentre lui ed Ezekiel si allungavano ad afferrare le prime cose che gli capitarono sotto tiro.

- Michael tu ci capisci qualcosa di questa roba? –

- Ho la faccia di uno che ci capisce qualcosa, Will? No. Perciò credo proprio che dovremo tutti copiare da Madeleine e Uriel. –

L’ex Grifondoro alzò lo sguardo dal libro, folgorandoli con un’occhiataccia.

- Se non state zitti non riesco nemmeno a sentire i miei pensieri figurarsi a studiare e capire quello che leggo. Perciò se volete sperare di passare il terzo modulo state zitti e fatemi concentrare. –

- Agli ordini, mio prode condottiero – asserì Will, abbozzando un beffardo cenno militare, ma malgrado l’ironia tacquero tutti.

Dopotutto lui e Madeleine erano le uniche speranze che rimanevano loro se davvero volevano passare al secondo anno.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Evelyn si guardò attorno con attenzione, quasi volesse imprimere nella memoria ogni singolo dettaglio di quella stanza.

- E così hai detto che domani sera, dopo gli esami e l’annuncio di coloro che hanno passato l’anno, ci sarà una festa? –

Eric annuì, sfilando la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e togliendosi di dosso la maglietta d’allenamento.

La vide seguire con lo sguardo il profilo dei pettorali definiti per poi soffermarsi su ogni singolo rigonfiamento degli addominali scolpiti.

- Hai visto qualcosa d’interessante? – chiese, lasciandosi ricadere sul letto accanto a lei con un sorrisetto a metà tra il divertito e il malizioso sulle labbra sottili.

- Decisamente … e che si fa di solito a queste feste? –

Sfiorò il profilo della vita sottile, osservandola fremere sotto il suo tocco, e il sorriso si allargò ancora di più.

- Più che altro si beve e si fa baldoria. –

- Sembra un comportamento molto poco responsabile per un futuro Auror – osservò divertita.

- Anche questo potrebbe essere giudicato molto poco responsabile – replicò, baciandole la spalla lasciata nuda dalla canotta.

- Hai detto che Timoty, Willow e Jezebeth lo sanno. Pensi che … -

- Lo escludo. Nessuno di loro tre dirà nulla; a dirla tutta credo che siano tutti contenti della cosa, seppure non l’abbiano detto chiaro e tondo, penso che ritengano che tu mi faccia bene. –

- Quindi sarei una sorta di toccasana? – scherzò.

- Non immagini nemmeno quanto – replicò, con una serietà bruciante nelle iridi grigie che la fece arrossire.

- Credo che anche tu mi faccia bene. –

- Ottimo, perché non ho intenzione di farti scappare via. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

E così abbiamo l’ufficializzazione anche della Jeine e della Floss portando ufficialmente a tre il numero di coppie di piccioncini in questa storia xD. In settimana ci sentiremo con l’Epilogo della storia, ma nel frattempo vorrei porvi una domanda: in che dipartimento vorrebbe entrare il vostro OC dopo il diploma?

E poi ne approfitto per fare un po’ di pubblicità alla mia creazione nel fandom di Hunger Games, nel quale sono riapprodata a distanza di un anno con una nuova interattiva. Vi lascio qui il link nel caso foste interessati: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3736929&i=1

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

 

 

 

- Dovresti mangiare qualcosa prima di cominciare l’esame – osservò Uriel, lanciando un’occhiata verso Ezekiel che rimestava distrattamente il porridge nella scodella di fronte a lui.

- Ho lo stomaco chiuso. –

- Finirai con l’avere un calo di zuccheri e svenire sui fogli dell’esame, la Commissione non ne dovrebbe rimanere molto impressionata. –

- Correrò il rischio. –

- Zeke, devi mangiare almeno un po’ – sbuffò spazientito, afferrando il cucchiaio e avvicinandolo al volto dell’amico, - Coraggio, apri la bocca … aaaaah. –

Michael sedette accanto a loro, rivolgendo un’occhiata interrogativa ad Andrew.

Il Tassorosso, nel vistoso tentativo di non scoppiare a ridere e sputare tutto il succo di zucca che stava bevendo, deglutì rumorosamente e replicò solamente: - Non chiedere. –

- D’aaaaccordo, ma resta il fatto che Uriel che tratta Ezekiel come un bambino di un anno è tremendamente inquietante. –

- Non vuole mangiare – replicò il gigantesco ex Grifondoro.

- Questo l’avevo capito dalla dinamica degli eventi, ma perché non ti limiti a lasciarlo in pace? –

- Il che sarebbe molto gradito – convenne Ezekiel, le labbra leggermente sporche del porridge che l’amico aveva provato a cacciargli in gola.

- Va bene, ma quando sverrai sui fogli io ti dirò “te l’avevo detto”. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

William tamburellò con le dita sul banco, osservando sconsolato la prima domanda dell’esame di magisprudenza.

Forse se avesse cominciato a chiudere gli occhi e tirare a caso le crocette avrebbe avuto la possibilità di azzeccarne almeno qualcuna.

Con la coda dell’occhio vide che Sarah e Madeleine tenevano il capo basso e a giudicare dalla velocità con cui rispondevano alle domande non dovevano avere grandi problemi.

Tossicchiò, attirando l’attenzione della bionda.

Sarah parve capire all’istante qual era il problema perché diede subito di gomito all’amica e le indicò William con un cenno del capo.

Il ragazzo atteggiò il volto nella migliore delle sue espressioni da cucciolo, giungendo persino le mani in segno di preghiera.

Il sorriso sul volto di Madeleine gli annunciò che era riuscito a commuoverla almeno un po’.

- D’accordo, ti aiuto, ma sbagliane qualcuna per non rendere troppo palese che hai copiato – sussurrò.

- Ti farò una statua e la sistemerò in pieno atrio dell’Accademia – replicò per tutta risposta, accingendosi a trascrivere le crocette che l’amica gli dettava.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Jacob le aveva chiesto perlomeno di provare ad andare d’accordo con Evelyn e Joss, sostenendo che insieme a Floyd fossero le sue più care amiche, perciò forse avrebbe anche potuto tentare.

Allungò il passo, raggiungendo le due ragazze proprio mentre stavano uscendo dall’aula d’esame.

- Sapete già cosa mettervi alla festa di questa sera? –

Joss rimase in silenzio, fissandola come se le fosse spuntata una seconda testa mentre Evelyn scosse il capo.

- Non ancora. –

- Allora forse potrei darvi una mano. Dopotutto in Accademia non c’è nessuno con un gusto migliore di me in fatto di moda. –

- Reine, non che non apprezziamo l’offerta, ma perché improvvisamente sei così … ah, ci sono, te l’ha chiesto Jacob! –

Evelyn aveva centrato il punto alla perfezione.

- Già. –

- E tu hai deciso di provare ad accontentarlo? – chiese Joss, sorpresa.

- Evidentemente. –

Le due ex Corvonero si scambiarono un’occhiata che diede il via a una vera e propria conversazione silenziosa al termine della quale parvero aver raggiunto una decisione unanime.

- D’accordo, visto che è evidente che a Jacob ci tieni davvero, proveremo a fare lo stesso anche noi. Siamo nelle tue mani per quest’emergenza moda. –

Il sorriso si distese sulle labbra voluttuose della mora.

- Oh, credetemi, non ve ne pentirete. Per questa sera sarete “miss saltami addosso”. –

 

 

 

 

 


 

*

 

 

- Sembra quasi assurdo che l’anno sia già finito – considerò Jezebeth, afferrando la bottiglia di Whiskey Incendiario più vicina e attaccando direttamente all’apertura per mandarne giù tre lunghi sorsi.

Timoty sorrise.

- Stai forse cercando di dirci che dopotutto questi aspiranti non sono poi così male e che magari ti stai persino affezionando a loro? –

- Non essere ridicolo, non sono mica una sentimentale. –

Eppure c’era qualcosa nelle iridi scure della collega che non lo convinse affatto.

- Ne sei proprio sicura? –

- Oh, che tu sia dannato Mosca. Sì, d’accordo, lo ammetto: questi marmocchi sono i migliori con cui ho avuto a che fare negli ultimi anni … e mi sono simpatici. –

Willow proruppe in una risata, cingendo il collo della fidanzata con le braccia attirandola a sé in un mega abbraccio.

- Jez la dolce, finalmente tutto il mondo conosce questo lato di te. –

- Will la quasi morta se lo ripete un’altra volta – replicò.

Tuttavia la sua minaccia non doveva averla minimamente impressionata perché Willow le rispose alzandosi in punta di piedi e scoccandole un bacio sulle labbra tinte di borgogna.

- Pensavo avessimo assodato che non mi spaventi affatto, dolciotta. –

Timoty colse il momento per lasciare da sole le due ragazze, puntando in direzione di Eric che era momentaneamente da solo.

- Allora come vanno le cose? –

- Bene -, replicò il più giovane sorridendo, - e a te? –

- Diciamo che potrebbero andare meglio. –

Lo sguardo di Eric si fece immediatamente vigile e serio. – Cosa succede? –

- Ti ricordi quando Alastor ha voluto parlarmi all’inizio dell’anno? –

Annuì.

- Bene, si trattava di una missione che mi aveva assegnato. Avevo il compito di sorvegliare i movimenti dei Mangiamorte. –

- E? –

- E non promette nulla di buono. Ancora qualche mese e ci sarà una vera e propria guerra, Eric. –

- Se dovesse scoppiare saremo pronti ad affrontarla. –

- Vorrei che fosse così facile – sospirò.

- Quindi è solo per questo che sei preoccupato, non c’è nient’altro? –

- Sono preoccupato anche per i ragazzi. Sono ancora giovani, idealisti, innocenti … mi preoccupa la reazione che avranno quando scopriranno che il mondo là fuori è pronto a sbranarli. –

Eric gli battè sulla spalla, rassicurante.

- Sono molto più forti di quello che sembrano, ce la faranno. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Due anni dopo

 

 

 

 

 

- Riesci a credere che siamo Auror a tutti gli effetti? –

Jacob voltò lo sguardo verso Floyd, che teneva il braccio sulle spalle di Joss mentre camminavano lungo i corridoi dell’Accademia per l’ultima volta.

Dietro di loro veniva tutto il resto del gruppo.

Alla fine si erano diplomati tutti, anche se ognuno di loro avrebbe scelto strade diverse quando fossero stati chiamati a decidere in che dipartimento preferivano entrare.

- Anche se c’è una guerra fuori di qui non riesco a fare a meno di pensare che finalmente i nostri desideri si sono avverati. –

- Siamo Auror, facciamo il lavoro più bello del mondo, e se ci saranno Mangiamorte da prendere a calci allora tanto peggio per loro! –

Jacob sorrise nel sentire l’entusiasmo degli amici.

Sì, forse era proprio così.

Il lavoro più bello del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come vi avevo già annunciato siamo arrivati all’Epilogo. Come sempre ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla storia e coloro che l’hanno letta anche se non ne facevano parte. Sapete già che da qui a qualche giorno uscirà un Sequel, ma fino a quel momento ho deciso di tenervi occupati con la lettura della raccolta che ho intenzione di dedicare ai vari personaggi (eh sì, la domanda che vi ho posto nello scorso capitolo circa il dipartimento mi serviva proprio per la raccolta perciò chiederei a chi non l’ha ancora fatto di inviarmi la risposta); la prima OS è già pronta e uscirà qualche minuto dopo l’Epilogo e la raccolta si chiamerà “Slice of an Auror life”. Grazie ancora per il tempo, le recensioni e le belle parole che avete dedicato sia a me che alla storia, è stato un piacere avervi come lettori/partecipanti e spero di rincontrarvi anche nei prossimi progetti.

XO XO,

Mary

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