Slice of an Auror's life

di Ms Mary Santiago
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eric/Evelyn ***
Capitolo 2: *** Jacob/Reine ***
Capitolo 3: *** Floyd/Joss ***
Capitolo 4: *** Jezebeth/Willow ***



Capitolo 1
*** Eric/Evelyn ***


Eric Murter & Evelyn Greengrass in Murter

 

 

 

1976

 

 

 

 

Evelyn uscì dall’ufficio al fianco di Connor, passandosi una mano tra i capelli lasciati sciolti e leggermente scompigliati.

Da quando era uscita dall’Accademia non aveva avuto un attimo di tempo per realizzare con quanta velocità fossero passati quei tre anni.

La nomina ad Auror, il matrimonio con Eric, il lavoro nel Dipartimento Interrogatori.

E di certo in quel periodo di guerra incessante non c’era un attimo per starsene buoni e tranquilli.

- Malocchio ti ha parlato di quella cosa? –

Annuì.

- E cosa hai deciso di fare? –

- Mi piacerebbe partecipare attivamente, ma Eric … -

- Non è affatto convinto – concluse per lei l’uomo, sorridendo con l’aria di chi sapeva bene con chi aveva a che fare.

- Già. Dice che è troppo rischioso, ma io non sono d’accordo. Non sono una bambola di porcellana da maneggiare con cura per evitare che si rompa. –

Il sorriso si allargò ancora di più sul volto del suo capo.

- Non lo metto in dubbio visto come hai ridotto quel tipo durante l’interrogatorio. Per un attimo ho creduto davvero che si sarebbe rannicchiato in un angolo e si sarebbe messo a piangere chiamando la mamma. –

Trattenne a fatica un sorrisetto divertito.

In effetti quel giorno era stata più dura del solito durante il lavoro, ma era da qualche giorno che non si sentiva molto bene e inevitabilmente il suo malessere si era ripercosso sugli interrogatori.

- Mi stava facendo innervosire. –

- Oh, ma non ti sto mica criticando tesoro. Al contrario, apprezzo un bel pugno di ferro con certa feccia. –

Fece per replicare, ma zittì quando intravide il profilo alto e muscoloso di Eric mentre chiacchierava sottovoce con Mosca.

Sentì il sorriso dipingersi all’istante sul suo volto mentre allungava il passo per raggiungere suo marito.

- È una sorpresa oppure una visita di lavoro? –

Eric le cinse la vita all’istante, sorridendole di rimando.

- Per me è una sorpresa, per Mosca lavoro. Quindi se sei pronta possiamo tornarcene a casa. –

- Prendo la borsa e arrivo. –

Si avviò verso l’ufficio sentendo su di sé gli sguardi dei tre uomini.

Scrollò le spalle.

Stava decisamente diventando paranoica.

Tornò il prima possibile, trovandoli a confabulare.

- Che succede? –

- Connor lo sa – replicò Eric.

- Connor sa cosa? –

- Che sei incinta -, replicò candidamente il capo del dipartimento, - è per questo che ultimamente sei lenta e stranita. –

- Io non sono lenta né stranita –, protestò proprio mentre suo marito annuiva convinto a quelle parole, - Eric! –

- Che c’è? Ha detto la verità. –

Sbuffò, lanciando loro un’occhiataccia.

- D’accordo, ammetto di essere incinta ma sull’altra questione continuo a negare! –

Connor parve voler insistere, ma Timoty scosse il capo bofonchiando qualcosa sul mai mettersi contro a una donna incinta perché poteva trasformarsi in qualcosa di veramente spaventoso.

 

 

 

 

 

1977

 

 

 

Avvertì la fitta proprio mentre erano a metà della cena con Jacob e Reine. Portò una mano al ventre e subito la mora seduta di fronte a lei le rivolse un’occhiata penetrante.

- Ci siamo? –

- Non lo so -, bofonchiò in risposta, - ma questa era più forte delle solite. –

- Se senti che aumentano diccelo e ti portiamo subito al San Mungo – asserì il suo migliore amico, allungando una mano dall’altro lato del tavolo e gliela strinse piano.

- Starò bene, Eric mi ucciderebbe se partorissi mentre è a lavoro quindi questo piccoletto dovrà aspettare ancora qualche ora – asserì, accarezzando dolcemente la pancia rigonfia.

- Ha il turno con Frank Paciock questa sera? –

Annuì.

- Credo che quei due vadano particolarmente d’accordo, probabilmente è la natura pacata di Frank a bilanciarlo e durante le vacanze di Natale dello scorso anno abbiamo avuto modo di conoscere anche la sua ragazza, Alice. È a dir poco deliziosa e l’anno prossimo proverà anche lei a entrare in Accademia e … –

L’ennesima fitta, molto più forte delle precedenti, le mozzò il respiro e la costrinse a piegarsi su di sé.

Jacob scattò in piedi mentre Reine infilava nuovamente il piccolo Rey nel passeggino e faceva altrettanto.

- La porto io al San Mungo, voi due rimanete a casa – mormorò dolcemente Jacob all’indirizzo della moglie e del figlio di appena due mesi.

Poi ignorò le proteste di Evelyn e la costrinse a infilarsi all’interno del caminetto e a utilizzare la Metropolvere per giungere in ospedale, sostenendo che la Smaterializzazione fosse troppo pericolosa nelle sue condizioni.

All’accettazione l’accolsero all’istante, porgendole i moduli da compilare in attesa dell’arrivo del medico.

- Avviso Eric così arriverà il prima possibile – asserì Jacob, affidandola alle cure dei Medimaghi e correndo a mettersi in contatto con lui.

Evelyn rimase così in balia di gente mai vista prima.

Indossò il camice, seguì le loro indicazioni e attese pazientemente fino a qualche momento prima che la portassero in sala parto, quando la porta venne spalancata ed Eric emerse con ancora addosso la divisa d’Auror e il fiato corto.

- Sono in tempo? –

- Appena in tempo. –

Lo vide indossare la mascherina e gli indumenti sterili, seguendo i Medimaghi, e lo sentì stringerle la mano mentre cominciava a spingere.

D’un tratto, proprio mentre Evan veniva estratto, sentì la presa annullarsi e vide Eric barcollare leggermente per poi perdere i sensi.

Poteva combattere contro maghi oscuri pericolosi e letali, ma bastava un parto per metterlo ko.

- E mio marito dovrebbe essere un Auror – commentò solamente, strappando una risata all’equipe medica mentre l’infermiera più vicina le metteva tra le braccia Evan.

 

 

Evan Murter – 1977

 

Erin Murter – 1978


 

Elsa Murter – 1979


 

 

1981

 

 

 

 

- Tio Al, tio Al!

La voce di Elsa, di appena due anni, la riscosse dai suoi pensieri mentre facevano colazione.

La piccola era arrivata fino al camino, nella sua andatura ancora incerta e ciondolante, e sorrideva estasiata indicando all’interno dell’apertura.

Quando vide il volto di Alastor Moody all’interno del caminetto di casa loro Evelyn seppe all’istante che c’era qualcosa che non andava.

- Evan, per favore, puoi portare Erin ed Elsa con te in salone? –

Il maggiore dei suoi figli annuì, prendendo le sorelle una per mano e obbedendo all’istante.

Aveva solo quattro eppure possedeva una maturità a dir poco invidiabile.

Rimasti soli, Alastor prese finalmente la parola.

- Questa notte è successo qualcosa di tremendo, abbiamo bisogno di almeno uno di voi. –

- L’ennesima vittima che apparteneva all’Ordine? – chiese all’istante Eric.

Negli ultimi mesi avevano cominciato a mietere vittime con assiduità, sembrava quasi che i Mangiamorte sapessero perfettamente dove trovarli.

Il volto scavato di Alastor si fece più cupo mentre annuiva rassegnato.

Prima i McKinnon, poi Michael Abbott, i Prewett, i Bones … e adesso altri morti.

Quando sarebbe finito tutto quel massacro?

- Di chi si tratta? – chiese Evelyn con voce sottile, temendo la risposta.

Non poteva trattarsi di Jacob e Reine né di Floyd e Joss.

Era certa che l’avrebbe saputo se fossero stati coinvolti loro.

L’avrebbe sentito.

- I Paciock. –

Vide Eric stringere la tazza del caffè tanto forte da mandarne in frantumi i pezzi.

La voce di suo marito si fece glaciale, segno che era ormai prossimo alla furia più incontrollata.

- Sappiamo chi è stato? –

- Rodolphus, Bellatrix e Rabastan Lestrange di sicuro … il tocco di quella pazza è evidente, ma non sappiamo se è coinvolto qualcun altro. –

- Vado io – decretò all’istante, afferrando il mantello da viaggio mentre il volto di Malocchio svaniva lentamente.

- Eric … -

- Devo essere io a occuparmene. –

- Lo so, solo … sta attento, ti prego. –

Si chinò a baciarla.

- Sempre. –

 

 

 

 

1990

 

 

 

 


- Lo sai che è assurdo che ti preoccupi in questo modo per un semplice Smistamento, vero? –

Evelyn incrociò le braccia al petto e lo guardò come a volerlo sfidare a continuare con quella storia.

- Te l’ho già detto. Tu parli bene perché sia Evan che Erin sono finiti a Serpeverde, ma Elsa è la mia ultima speranza. Non posso credere che nessuno dei miei figli finisca nella mia Casa. –

- Continuo a pensare che sia una follia. –

La moglie lo zittì con un cenno della mano, indicando il gufo che stava planando verso la finestra aperta di casa loro.

Lo riconobbe all’istante: Ajax, il Barbagianni che Evan aveva chiesto come regalo di compleanno quando aveva compiuto dodici anni.

Eric liberò il volatile dalla lettera, scorrendola lentamente, dopodichè la lesse ad alta voce:

 

 

 

 

So già che la mamma sarà in ansia perché vorrà sapere l’esito dello Smistamento di Elsa, perciò ho pensato di scriverle il prima possibile.

Puoi dirle che per questa volta il Cappello le ha dato ascolto.

Elsa è una Corvonero proprio come lei.

Vi abbraccio,

Evan

 

 

 

 

- Sì! Grazie Rowena, almeno una dei tre è salva da quella Casa piena di freddo e umidità. –

- Ehy, ti ricordo che stai parlando della mia Casa – le fece notare, storcendo il naso.

- Vuoi forse dire che non è umida e fredda? Insomma è sotto al Lago Nero! –

- D’accordo, magari un po’ lo è, ma resta il fatto che sia la migliore delle quattro. –

Evelyn emise uno sbuffo incredulo.

- Vorresti forse negarlo, moglie? –

- Non è che vorrei, marito, lo faccio proprio! –

Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Eric si arrese.

Del resto vincere una discussione con quella testarda Corvonero era praticamente impossibile.

- Pensa un po’ se tu fossi stata una Grifondoro, sarebbe stata guerra continua. –

Scoppiarono a ridere davanti a quella prospettiva.

Altro che Voldemort e la guerra magica, quello sì che sarebbe stato uno scontro con i fiocchi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come vi avevo anticipato nell’Epilogo di “Le Cronache dell’Accademia” ho deciso di dedicare una raccolta ai personaggi della storia e ovviamente non potevo non cominciare con la Everic. Non so ancora a chi sarà dedicata la prossima, perciò se avete preferenze fatemi sapere.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 2
*** Jacob/Reine ***


Jacob Nott & Reine Lancaster in Nott

 

 

 

 

 

1975

 

 

 

 

Jacob volse lo sguardo verso il divano in pelle nera che svettava nel salone della loro nuova casa; era stata la prima cosa che avevano sistemato e ovviamente le loro ragazze avevano pensato bene di accomodarcisi sopra e mettersi a chiacchierare lasciando a lui e Floyd tutto il lavoro.

Tossicchiò, attirando la loro attenzione.

- Un po’ d’aiuto sarebbe gradito. –

Reine inarcò un sopracciglio, accennando alle tazze di the che avevano in mano.

- Se vi aiutiamo si freddano. –

- Giusto, che sciocco a non averci pensato, errore mio – ironizzò, cercando di non farsi schiacciare dal peso degli scatoloni.

- Oltretutto non so se ve lo ricordate, ma voi due sareste dei maghi perciò per certe cose si potrebbe usare una cosa stupefacente chiamata incantesimo. Si agita la bacchetta e la si punta contro gli oggetti mentre si mormorano le formule giuste … e le cose si sistemano da sole come per magia – concluse mentre Joss veniva scossa dalle risate e si sforzava di non strozzarsi con il the.

Il ragazzo fece per aprire bocca e ribattere, ma la richiuse non sapendo bene cosa dire.

La sua fidanzata aveva perfettamente ragione e lui e Floyd non ci avevano minimamente pensato.

Si voltò verso l’amico, che appariva ugualmente senza parole.

- Perché a noi due non è venuto in mente mentre a loro sì? –

- Semplice, perché loro sono quelle intelligenti – replicò Floyd, stringendosi nelle spalle.

- Puoi dirlo forte – gli fece eco Joss, mentre lei e Reine scambiavano un cinque e sorrideva soddisfatte.

- E pensare che fino a due anni fa non si sopportavano nemmeno. –

- Già, bei tempi quelli … almeno non si coalizzavano contro di noi. –

Floyd annuì, puntandogli contro l’indice. – Poi qualcuno qui, di cui non farò il nome ma per amore di chiarezza dirò che non sono io, ha pensato che fosse una brillante idea farle diventare amiche e da allora è stato l’inizio della fine. –

- In mia difesa, non sapevo che ci avrebbero schiavizzato. –

- Ottima difesa, ricordati di usarla la prossima volta che ci toccherà fare un altro lavoro come questo oppure un pomeriggio intensivo di giri per negozi così io mi ricorderò di darti una botta in testa. –

 

 

 

 

 

 

 

 

1976

 

 

 

 

 

Quando rientrò a casa vide che Reine non era ancora andata a dormire malgrado fossero le due di notte e che sedeva nella penombra fissandolo con aria minacciosa.

- Non dovresti essere a letto? Inizi il turno di mattina presto. –

- Chi era la ragazzina dai capelli rossi tutta sorrisi che ti è stata incollata tutto il pomeriggio? –

Tolse il mantello, appoggiandolo sulla sedia, sorridendo divertito.

- Gelosa? –

- Di quella pel di carota? Non essere ridicolo, ma suppongo di avere il diritto di sapere chi è che gira intorno a mio marito. –

- Clarisse Reynolds, si è diplomata all’Accademia un mese fa. –

- Urrà per lei -, ironizzò, - e come mai ce l’avevi tra i piedi? –

- Iwan mi ha chiesto di farle fare un giro e farle conoscere i ragazzi della squadra a cui verrà assegnata. –

- Credo che dovrò fare quattro chiacchiere con Iwan domani. –

Se fosse stato nei panni del loro Capo avrebbe girato alla larga alla velocità della luce, perché contrariare Reine non era mai un’esperienza indolore.

- E menomale che non eri gelosa – replicò, il sorriso che si allargava ancora di più sul volto dai tratti decisi, - perché se avessi affermato di esserlo probabilmente a quest’ora saresti ad Azkaban. –

- No che non ci sarei, in questi anni abbiamo imparato talmente tante cose che saprei occultare un cadavere alla perfezione. –

Ridacchiò. - È una minaccia? –

- Preferisco vederla come una constatazione, tutti i novellini freschi d’Accademia dovrebbero essere informati di quello che un membro del D.R.I.P sa fare. –

- Certo, sia mai che ci ritroviamo con le nuove leve dimezzate, bisognerebbe proprio farlo presente a Iwan. –

Reine gli diede un buffetto sul fianco.

- Smettila di prendermi in giro. –

- Non è colpa mia, sei tu che me lo rendi troppo facile -, evitò l’ennesimo buffetto, - ma sei ancora più adorabile quando sei gelosa. –

- Non sono gelosa. –

- Giusto, scusa, allora riformulo. Sei ancora più adorabile quando dici di non essere gelosa. –

 

 

 

 

 

 

Rey Nott – 1977, Corvonero

 

 

Jewel Nott – 1978, Serpeverde

 

 

 

 

 

1981

 

 

 

 

 

- Jace, Jace! –

Aprì gli occhi di scatto, vedendo che sua moglie era seduta sul bordo del letto e teneva tra le mani una missiva spedita da Malocchio.

Soffocò uno sbadiglio e si tirò su con un colpo di reni, improvvisamente vigile.

Di quei tempi arrivavano notizie sempre peggiori e una lettera in piena notte non portava nulla di buono.

- Che succede? –

- I Potter. –

Avevano visto la giovane coppia di sposi durante numerose riunioni dell’Ordine della Fenice e sebbene non si frequentassero erano comunque rimasti colpiti da come quella giovane donna dai capelli rossi riuscisse a tenere in riga quello scalmanato di suo marito e i suoi amici.

- Impossibile. Silente ha dato loro tutta la protezione possibile, non possono averli trovati … -

A meno che tra di loro non ci fosse una spia.

- Il piccolo è salvo, Hagrid lo ha portato dai suoi zii … Babbani – concluse, arricciando il naso sull’ultima parola.

- E Lui? –

- Lui se ne è andato, Jace … è quella la cosa sorprendente. Non c’è più, è scomparso nel nulla, sconfitto da quel bambino. –

La Profezia era vera allora.

Il Prescelto era davvero il figlio dei Potter.

- Avvisa Eve, dille che le portiamo Rey e Jewel, dobbiamo assolutamente vederci con il resto dell’Ordine. –

Annuì, afferrando un pezzo di carta e scarabocchiando velocemente.

Se tutto quello era vero era la notizia che tutti loro aspettavano da anni.

 

 

 

 

 

 

1993

 

 

 

 

 

- Cosa leggi? –

- Nulla di che – replicò Jacob, nascondendo all’istante la lettera che il loro gufo gli aveva appena recapitato.

- Jace, non sarà l’ennesimo resoconto di ciò che fa Jewel? –

- E tu che ne sai dei resoconti? –

- Tua figlia a me le cose le racconta e so benissimo che Rey ti manda una lettera a settimana per aggiornarti su come procedono le cose. –

- E dire che è finito in Corvonero, dovrebbe essere lui quello sveglio della famiglia e invece si fa beccare … sarebbe un pessimo infiltrato. –

- O forse Jewel da brava Serpeverde è molto intuitiva e sa che fratello maggiore più padre iper protettivo portano inevitabilmente a una fuga di notizie. –

- Comunque immagino tu sappia che un certo Roger Davies le ronza attorno. –

Annuì sorridendo.

- Ovviamente. Del resto Jewel è molto bella, è naturale che attiri le attenzioni maschili. –

- È troppo giovane per avere un ragazzo. –

- Ha quindici anni, non cinque, Jace. –

- Appunto. L’età prestabilita è trent’anni, è appena a metà strada. –

Reine scoppiò a ridere, scuotendo il capo.

Quando si trattava della loro bambina Jacob aveva la tendenza a essere fin troppo protettivo.

- Comunque smettila di chiedere a Rey d’investigare o Jewel finirà con l’ucciderlo. –

- Mai. Io devo sapere in modo tale da poter mantenere vigilanza costante. –

Reine sbuffò.

Passare troppo tempo con Malocchio cominciava a dare i suoi effetti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

A tempo di record eccoci con la seconda OS dedicata ai Jeine. Spero che vi sia piaciuta; ci sentiamo prossimamente con le altre OS. Preferenze su chi saranno i prossimi?

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 3
*** Floyd/Joss ***


Floyd Reed & Joss Hale in Reed


 

 

 

 

 

1976

 

 

 

 

- Il velo, dove accidenti è il velo? –

Evelyn cominciò a rovistare tra le cose di Joss, alla ricerca del velo d’organza che completava l’abito da sposa, nella speranza di tranquillizzare l’amica.

- Deve essere qui, non abbiamo lasciato la stanza, cerca di calmarti. –

- Non dirmi di stare calma – replicò, mentre Reine sbuffava e le afferrava il volto.

- Adesso te lo dico io di stare calma o finirai con l’assomigliare alla sposa cadavere se non riesco a sfumare bene il trucco – la redarguì l’ex Serpeverde, armata di pennellino per la cipria.

- Cosa? – domandò allarmata.

- Reine stava solo scherzando -, intervenne Evelyn, - sei bellissima. Non è vero? –

L’occhiata che le lanciò la mora ebbe l’effetto di far sorridere l’improvvisata truccatrice.

- Certo che è bellissima. Floyd rimarrà a bocca aperta quando solleverà il velo … perché tu lo hai trovato, vero Eve? –

La ragazza rimase in silenzio, spostando gli indumenti rimasti nell’angolo, per poi estrarre l’oggetto tanto ricercato con un sorriso vittorioso.

- Trovato. E adesso si va ufficialmente in scena! –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Floyd tormentò nervosamente la manica dell’abito, lasciando vagare lo sguardo verso l’ingresso della chiesa.

- Tu non credi che Joss mi pianterà in asso sull’altare, vero? –

Jacob lo guardò come se fosse improvvisamente impazzito.

- Stiamo parlando di Joss, voi due vi adorate, certo che non ti darà buca il giorno del vostro matrimonio. –

- Lo so, sto straparlando, è solo che … -

- L’ansia è normale -, lo anticipò, - ma c’è qui il tuo fantastico testimone di nozze, perciò se vai nel pallone giuro che ti prendo a schiaffi fino a che non ti calmi. –

- Molto confortante. –

- Faccio del mio meglio … adesso diamoci una mossa a entrare o saremo ancora qui quando Joss e le ragazze arriveranno. –

Floyd annuì, lasciandosi guidare lungo la navata fin sui gradini dell’altare.

Gli parve che i minuti passassero più lentamente del consueto, ma quando la porta della chiesa si aprì e Joss prese ad avanzare lungo la navata tutta quell’ansia e quell’attesa ne valsero improvvisamente la pena.

Le prese la mano, aiutandola a salire i gradini, e le spostò il velo all’indietro per scoprirle il volto.

Era stupenda.

Ed era sua.

Doveva aver fatto qualcosa di tremendamente buono nella sua vita precedente per meritarsi una fortuna come quella.

Ascoltò a malapena il discorso del celebrante fino a che non arrivò alla formula conclusiva.

- Vuoi tu, Joss Hale, prendere quest’uomo come marito? –

- Lo voglio. –

- E vuoi tu, Floyd Reed, prendere questa donna come moglie? –

- Certo che lo voglio. –

- Allora per i poteri a me conferiti, vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa. –

Non se lo fece ripetere due volte, accarezzandole il volto con la mano e chinandosi a baciarla.

Vagamente consapevole dei fischi d’approvazione che stava emanando il suo testimone di nozze.

 

 

 

 

 

 

1978

 

 

 

 

 

- Due gemelli? – ripetè Evelyn, osservando la pancia della sua migliore amica.

- Già. Anche noi ne siamo rimasti sorpresi, il medimago dice che sono un maschietto e una femminuccia. –

- A proposito di femminucce, anche Reine è incinta di una bambina. –

Joss sgranò le iridi chiare, incredula.

- Sul serio? Una Murter, una Reed e una Nott allo stesso anno a Hogwarts? Silente diventerà matto a star loro dietro. –

Scoppiarono a ridere, ripensando a quegli anni di scuola che avevano condiviso e che le avevano indissolubilmente legate.

- La data presunta del parto? –

- Ventinove luglio. –

- Poco meno di un mese dopo la mia. –

- Credi che andranno d’accordo? –

Evelyn accarezzò la pancia che sporgeva da sotto la veste scura.

- Ne sono certa, saranno amiche per la pelle. –

 

 

 

 

 

 

 

Frank Reed – 1978, Grifondoro


 

Jessamine Reed – 1978, Corvonero

 

 

 

 

 

 

1989

 

 

 

 

 

 

Joss scosse incredula il capo mentre osservava il marito tenere stretta a sé la figlia come se non fosse affatto pronto a lasciarla andare.

- Floyd, non sta andando in guerra ma solo a scuola, piantala di stritolarla e lasciala salutare anche a me. –

L’uomo liberò la figlia dalla presa, passando ad abbracciare Frank.

- Cosa ti ho detto, campione? –

- Jessamine è mia sorella, perciò è una mia responsabilità – replicò seriamente il bambino, guardando dritto negli occhi il padre.

Gli scompigliò i capelli con affetto.

- Bravissimo. –

- E cosa ha detto la mamma? – aggiunse Joss.

Frank sorrise malandrino mentre Jessamine replicava: - Di controllare che Frank non faccia troppi disastri. –

- Esattamente. E adesso, da bravi, salite sul treno o rischierete di perderlo. –

I gemelli corsero via, raggiungendo i fratelli Murter e i Nott per salire con loro sull’Espresso alla volta del loro primo anno a Hogwarts.

- In che Casa credi che finiranno? –

- Non ne ho idea, ma forse ci sorprenderanno. –

 

 

 

 

 

 

1994

 

 

 

 

 

Floyd si sporse ad osservare la moglie, intenta a leggere una lettera con il sorriso sulle labbra.

- Che succede? –

- Jessie. A quanto pare andrà al Ballo del Ceppo. –

- Cosa?! Non con uno di quei bulgari voglio sperare o, Salazar non voglia, con un francese! –

Pronunciò l’ultima parola come se fosse l’insulto peggiore che potesse venirgli in mente.

- No, è uno studente di Hogwarts … un Serpeverde. –

- Ah. –

- E lo conosci. –

Floyd rimase in silenzio per qualche secondo, metabolizzando le informazioni.

- L’unico adolescente Serpeverde con cui intrattengo conversazioni è Evan. –

- Voglio sperarlo bene. Sarebbe alquanto strano se mio marito frequentasse abitualmente adolescenti anche se a volte tu e Jacob vi comportate proprio come due di loro … -

- Molto divertente -, replicò ironico, - quindi stai cercando di dirmi che Jessie esce con Evan? –

- La stai prendendo meglio di quanto pensassi. –

- Certo, dopotutto lui lo conosco e so dove andarlo a prendere - afferrò un rotolo di pergamena sorridendo soddisfatto e si mise a scrivere rapidamente.

- Cosa stai facendo adesso, in nome di Merlino? –

- Scrivo a Eric e Jacob. Ho sempre saputo che in un modo o nell’altro avremmo finito con l’imparentarci. Erin e Rey stanno già insieme, Evan e Jessamine stanno cominciando a frequentarsi … adesso non resta che fare in modo che Jewel si fidanzi con il nostro Frank. –

- Jewel non sta uscendo con Roger Davies? – chiese Joss, ricordando le rimostranze del loro amico a riguardo.

- Già, ma quel tipo verrà fatto sparire facilmente. –

Alzò gli occhi al cielo, incredula.

Lei, Evelyn e Reine avevano sposato tre psicopatici con la mania dell’organizzazione dei futuri matrimoni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Visto che le votazioni avevano portato a un pareggio la prossima OS avrà come protagonista la Willbeth (più Timoty).

Per ora è tutto.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 4
*** Jezebeth/Willow ***


Jezebeth Flint & Willow Booth

 

 

 

 

 

1977

 

 

 

 

Entrarono al San Mungo a passo di carica, finendo quasi con il travolgere il Medimago che si stava affaccendando per unirsi ai suoi colleghi e soccorrere i feriti.

Jezebeth l’afferrò per un braccio, accennando alla compagna dal volto pallido e l’aria palesemente scossa.

- Ci hanno chiamate dicendo che suo fratello e sua cognata sono stati portati qui. –

- Fanno parte delle vittime dell’attacco dei Mangiamorte? –

Annuì.

- Sono Auror. –

Il Medimago le osservò per qualche secondo, come se stesse cercando di confrontare il volto di Willow con quello delle decine di vittime che erano passate lì dentro nell’ultima mezz’ora.

- Forse ho capito di chi si tratta -, scorse la cartellina, - Mason Booth e sua moglie? –

- Sì – confermò Willow, la voce bassa e sottile come molto di rado era capitato nel corso degli anni in cui Jez aveva avuto modo di conoscerla.

L’impulso di abbracciarla e tenerla stretta a sé era fortissimo, ma non sapeva se in quella particolare situazione fosse il caso.

Un abbraccio avrebbe significato che ci fosse qualcosa di grave e lei non voleva pensare a quell’evenienza.

Voleva essere ottimista, una volta tanto, e sperare che il danno maggiore che Mason avesse riportato fosse qualche ferita superficiale.

Ma il volto del Medimago non prometteva nulla di buono.

Prese leggermente Willow per un braccio, facendola spostare quando una barella passò a velocità folle, poi replicò: - Sono addolorato, signorina Booth, ma suo fratello è arrivato al San Mungo in fin di vita … è morto prima ancora che i Medimaghi potessero intervenire. Quanto a sua cognata … sembrava che stesse reagendo bene alle cure, ma si è spenta poco fa. –

Gli occhi di Willow si riempirono di lacrime all’istante, che corsero copiose lungo le guance rosee.

Sentì con vaga consapevolezza le braccia di Jezebeth che si chiudevano attorno a lei, stringendola con vigore, e la portavano via da quel corridoio. Incrociò lo sguardo della fidanzata, scorgendo forse per la prima volta delle lacrime nelle iridi brucianti della donna.

Fu allora che un pensiero l’assalì.

- Polaris. –

Sua nipote, di appena un anno, era rimasta a casa con gli zii e i cugini durante quella folle notte ma non avrebbe potuto rimanere lì per sempre.

- Di Polaris ce ne occuperemo noi – replicò all’istante Jezebeth, sorprendendola.

Da tempo aveva fatto l’abitudine all’idea che non avrebbero mai avuto dei bambini che correvano in giro per la loro casa e aveva a lungo creduto che Jezebeth non fosse affatto dispiaciuta dalla cosa, ma in quel momento la proposta le era sorta naturale come se ci avesse pensato fin dal primo istante in cui avevano saputo della tragedia.

- Ne sei sicura? –

Annuì. – Mason avrebbe voluto che crescesse con noi se gli fosse capitato qualcosa. –

La strinse nuovamente a sé, con più vigore, posando il capo sulla sua spalla.

Era vero.

Se suo fratello avesse potuto farlo, in quel momento avrebbe detto che spettava a lei crescere Polaris.

 

 

 

 

 

 

Polaris Booth – 1976, Grifondoro


 

 

 

 

 

1981

 

 

 

 

 

Timoty le rivolse un’occhiata divertita mentre si dirigevano verso il refettorio dell’Accademia.

- Pensavo avessi detto che ne avevi abbastanza di addestrare novellini. –

- Il lavoro d’ufficio mi annoia e almeno qui riesco a trovare qualche minuto per dormire – replicò Jezebeth, soffocando uno sbadiglio mentre si allungava ad afferrare la tazza di caffè bollente.

- Polaris? –

- Già. Ha ancora la febbre e non riesce a dormire bene la notte. –

- Quindi il ruolo d’infermiera spetta a Willow? –

Soffocò l’ennesimo sbadiglio.

- In realtà ce lo alterniamo, ma lo sai che se non dormo per quelle sette o otto ore filate non carburo. –

Timoty ridacchiò.

- Sì, ho una certa esperienza a riguardo … per esempio il mese scorso. –

- Per l’ennesima volta, Tim, non l’ho fatto apposta. –

- Vallo a dire al mio mantello, quelle macchie ancora non se ne sono andate. –

Jezebeth roteò gli occhi al cielo, per poi minacciare: - Ringrazia che non siano macchie di sangue, anche se non escludo che possano aggiungersi a quelle già presenti. –

Il collega tuttavia si limitò a inarcare un sopracciglio, sorridendo beffardo.

- Lo sai che le tue minacce hanno perso di credibilità dopo che ti ho vista giocare con le bambole con una bambina di cinque anni, vero? –

Dannazione a Willow e a quando aveva avuto la brillante idea di invitare i loro colleghi a cena a casa loro.

 

 

 

 

1987

 

 

 

 

Jezebeth cadde dalla sedia, battendo violentemente contro il pavimento in marmo della cucina.

- Che succede? –

Mantenendo il silenzio, l’ex Serpeverde porse la lettera alla compagna.

Willow la scorse rapidamente, sorridendo quando si soffermò sulla Casa in cui era stata Smistata Polaris.

- Te l’avevo detto che non era come te. –

- Se è per questo non è nemmeno finita in Tassorosso come te – replicò, trovando improvvisamente di nuovo la voce.

- Già, ma Grifondoro mi sembra la scelta più adatta. –

- Ah, che fitta al cuore! Non dire mai più una cosa del genere! –

- Jez, non credi di stare esagerando? –

- Per nulla. Devo parlare con Silente, quel Cappello si è fatto decisamente un goccio di troppo. –

Willow alzò gli occhi al cielo mentre la osservava prendere pergamena e piuma e scrivere chissà quale lettera minatoria indirizzata all’anziano preside e al magico strumento.

- E io che ho sempre pensato che fossero gli uomini quelli ridicoli e fissati con queste cose. –

- Io sono una fiera Serpeverde, permetti che mi senta leggermente scossa dopo aver appreso una notizia del genere? –

- Certo, certo … ma adesso calmati o finirai con l’avere un infarto. –

- Mi calmerò solo dopo aver spedito questa lettera. –

L’ex Tassorosso decise saggiamente di lasciar perdere la cosa e non trascinare oltre la discussione.

Era abbastanza certa che Silente, conoscendola, si aspettasse già una lettera di quel tipo.

 

 

 

 

1994

 

 

 

 

 

 

- Tu cosa? – ripetè incredula Jezebeth.

- Ho detto che voglio provare a entrare all’Accademia – ripetè imperturbabile Polaris.

- Hai preso un Bolide in testa di recente? –

- Ah ah ah … che simpatica. –

- Will, lo sta facendo di nuovo – urlò allora la donna, rivolgendosi verso la porta della cucina, dove la compagna era sparita non appena la nipote aveva fatto presente la cosa.

- Polly, smettila di rispondere a tua zia! –

- Lo farò solo quando dirà che posso fare domanda per l’Accademia – rilanciò la diciottenne, incrociando le braccia al petto e fissandola dritta negli occhi con aria di sfida.

Maledicendo silenziosamente Godric Grifondoro e tutta quella stirpe di insopportabili ostinati testoni che avevano seguito le sue orme, Jezebeth alzò gli occhi al cielo.

- Perché vuoi farlo? –

- Tu e zia Willow siete Auror, perché non posso esserlo anche io? – rilanciò.

- D’accordo -, alzò le mani in segno di resa, - ma sia chiaro che non cercherò di avvantaggiarti in alcun modo nel processo di selezione. –

- Bene, perché è già abbastanza imbarazzante essere la figlioccia della responsabile dell’Accademia Auror. –

- Che cosa?! –

Polaris si affrettò a modificare la sua affermazione.

- Intendevo dire che è imbarazzante perché penseranno già tutti che io sia raccomandata. –

- D’accordo, puoi provarci – cedette.

- Mi renderai l’Accademia un inferno, vero? –

Il sorriso sul volto della donna si allargò.

- Ci puoi giurare. –

- Zia Will, lo sta facendo di nuovo! –

Willow sorrise mentre controllava che il roastbeef cuocesse a dovere.

Quelle due erano fin troppo simili.

- Jez, smettila di battibeccare con tua nipote! –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui anche con l’OS dedicata alla Willbeth. Come sempre mi sono divertita tantissimo a scrivere di loro e spero che l’OS sia piaciuta anche a voi. A presto con quella dedicata a Sarah e successivamente alla coppia d’amici formata da Uriel e Andrew.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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