Love and Flowers

di valechan91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alloro- L’ Ambizione ***
Capitolo 2: *** Camelia- Sarò con te ***
Capitolo 3: *** Campanula- Tenacia e costanza ***
Capitolo 4: *** Crisantemo- Eternità ***
Capitolo 5: *** Edera- Fedeltà ***



Capitolo 1
*** Alloro- L’ Ambizione ***


Eccomi con una serie di brevi IwaOi. Le IwaOi sono troppo poche, sono canon e decisamente hanno sin troppo materiale, ufficiale e non, per l’unica coppia valida e concreta esistente della serie. Vengono troppo maltrattati. Quindi rimediamo, dando giustizia all’unica coppia che va shippata per legge.
Stavolta, il significato sta nel linguaggio dei fiori.
Buona lettura!
 



 
Love and Flowers
 
 
Alloro- L’ Ambizione
 
 
Iwaizumi e Oikawa erano sempre stati insieme, da quanto ricordavano. Nati a non molto tempo di distanza l’uno dall’altro, non conoscevano una vita senza l’altro. Hajime era nato per primo, ma era troppo piccolo per ricordare un mondo senza Tooru. E Tooru sin da subito aveva trovato il compagno di una vita.
All’età di sette anni, ad Hajime venne regalato il primo pallone, e siccome Tooru lo guardava estasiato, ne ricevette uno anche lui per il compleanno.
Da lì iniziò il loro brillante futuro nella pallavolo, un futuro anche segnato da sconfitte amare.
Crescendo, svilupparono entrambi una profonda ambizione. Oikawa riuscì a sbocciare nel suo talento ed Iwaizumi lo seguiva. All’apparenza sembrava decisamente meno ambizioso del suo migliore amico, ma semplicemente era più lucido e razionale più serio e controllato.
Fino a salvare Oikawa da se stesso e dal proprio abisso, quando nelle loro vite entrò quell’ammasso di talento naturale che era Kageyama Tobio, un piccolo prodigio.
In tre anni, solo all’ultimo anno riuscirono a strappare un set ai nemici di sempre, la Shiratorizawa.
La loro ambizione crebbe soltanto: si sarebbero presi la rivincita alle superiori, il loro liceo privato, l’Aoba Johsai.
Oikawa fece ruotare intorno a sé l’intera squadra fin quasi dall’inizio, essendo anche solo una matricola. E l’ambizione non era mai morta.
Al terzo anno, ormai, le cose erano cambiate. Come capitano, riusciva a tirare fuori il 100% dagli schiacciatori e allo stesso tempo emergere.
Erano ancora una testa di serie della prefettura e quel posto non lo avrebbero perso.
Anche con la Seijou si scontrarono con dei muri.
Batterono la Karasuno, dove si era iscritto Kageyama, ma la volgare forza bruta della Shiratorizawa aveva annullato tutto il loro lavoro di squadra. Era frustrante perdere in finale contro chi il gioco di squadra non sapeva cosa fosse.
Ma l’ambizione crebbe. I titolari del terzo anno rimasero tutti, non sfiorò mai loro l’idea di abbandonare la squadra. L’idea partì da Oikawa e Iwaizumi, capitano e vice capitano, e tutti annuirono convinti.
Dopo la sfida ostica con la Date Kogyo, contavano di battere la Karasuno per la seconda volta, per poi far abbassare le ali e buttare già dal trovi a quelle volgari aquile.
Purtroppo, la sfortuna tagliò le gambe all’ambizione.
Sfiorare il muro avversario cambiò la traiettoria della palla, e Oikawa non riuscì a tenerla. Bastano pochi centimetri ancora, e invece…
Gli sfiorò la mente che almeno una volta lo aveva battuto, il kouhai problematico, ma sapeva che non sarebbe stato così.
I momenti difficili stavano per iniziare. Si, adesso era davvero finita. Almeno per la loro carriera da liceali.
Iwaizumi si sentiva in colpa, ma sapeva che avrebbe lottato ancora.
Tooru perse un battito, quando Hajime gli rivolse quelle parole, la sera, dopo l’allenamento con solo i ragazzi del terzo anno.
Non era molto parco di complimenti, Iwaizumi Hajime, ma sentirsi lodare in quel modo, sentirlo dire che la sua strada era giusta e che nonostante tutto andava bene così, lo riempiva di soddisfazione.
Prima o poi avrebbe detto ad Ushijima che la Seijou era la squadra migliore, e la migliore per lui, ma ci sarebbe stato tempo.
Oikawa lo sapeva, più raggiungeva un obiettivo, più puntava in alto. Sulle prime, anche a lui era sembrato che Hajime fosse meno pretenzioso, ma aveva confuso le cose. Che Hajime fosse serio non voleva dire che tenesse alla pallavolo meno di lui. Era solo un modo diverso di viverla.
Mancavano pochi giorni per sapere l’esito degli esami di ammissione all’università. Non sapevano ancora cosa sarebbe successo loro, ma sarebbero stati insieme.
La tecnologia, i mezzi di trasporto avrebbero facilitato anche in caso di distanza. Avevano tentato sia lì a Miyagi che a Tokyo, e avrebbero saputo a breve cosa ne sarebbe stato del loro destino. Non era la fine del mondo.
La loro ambizione si rinnovò ancora una volta. Se fossero stati avversari, nessuno dei due si sarebbe mai risparmiato, e ad Oikawa piaceva così. Se avessero continuato sulla stessa strada, sarebbe andata anche bene.
Ma la loro ambizione, lo sapevano, li avrebbe portati sul campo dei nazionali.
La loro previsione si rivelò corretta a distanza di tre lunghi anni, quando all’ultimo anno di università si ritrovarono entrambi come titolari d’onore in nazionale.
Erano sorpresi, pensavano di doversi guadagnare il posto. Il coach, però, fece capire loro che la loro perfetta sincronia sarebbe stata una delle armi vincenti della squadra, convincendosene sempre di più vedendoli giocare e guardandolo nei loro occhi
Ora, sul campo nazionale, sul serio, la loro ambizione poteva raggiungere il picco massimo.
Insieme erano invincibili. 

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Capitolo 2
*** Camelia- Sarò con te ***


Camelia- Sarò con te



 
Dopo il fist, dopo la promessa, come un eco che risuona nel proprio cuore, i loro sguardi sapevano parlare molto più delle parole. A volte bastano le azioni, più della voce, a trasmettere ciò che si sente. Tra loro era sempre stato così.
Dall’alto del suo metro e 84, Oikawa avrebbe potuto fermare Iwaizumi quando lo picchiava. Ma non lo aveva mai fatto, anzi, i loro battibecchi erano diventati routine.  “La coppia sposata”, li chiamavano.
Nessuno meglio di Tooru sapeva che Hajime teneva a lui.
Ricordava che da bambino non sopportava quando veniva trattato male, ma aveva capito, anche se pian piano, che era un modo tutto di Iwaizumi per mostrare quanto ci tenesse.
Non alzava le mani a caso, né lo faceva sempre. 
Doveva a lui chi era Oikawa Tooru in quel momento. Oltre che ovviamente ai suoi sforzi e al suo impegno.
“La squadra più forte è quella con i sei più forti”.
Fu quella frase a farlo rinascere. Ed anche se lo nascondeva dietro un sorriso beffardo, dietro l’orgoglio, era più che fiero del ragazzo che aveva al suo fianco, per quella frase.
 Lasciarono il club, ormai il loro tempo all’ Aoba Johsai era concluso.
Era stato importante, lo avrebbero portato nel cuore. Ma adesso, aveva la porta aperta verso il futuro.
Non sapevano ancora quali sarebbero stati i risultati degli esami di ammissione all’università. Se il destino avesse voluto separarli, lo avrebbero remato controcorrente.
In fondo, quando inizio e fine si incontrano, creano un oceano di eternità.
 

 
Passarono pochi mesi, era ormai a marzo e i tabelloni furono sin troppo chiari nell’esprimere il decreto finale.
Entrambi a Tokyo, ma in due università diverse.
Oikawa fu lesto, e convinse Hajime e famiglie comprese ad affittare un appartamento nella grande metropoli, per due. Convincere Iwaizumi non fu difficile.
Sarebbe stato problematico convivere con uno come Tooru, pulito in modo maniacale ma ordinato quando gli faceva comodo. Ma in fondo, molto in fondo, non gli dispiaceva.
Purtroppo, le cose non andarono proprio come Oikawa voleva.
A quel punto, però, fu Hajime a fargli una sorpresa…
Ne approfittò quando scoprì che i suoi corsi iniziavano una settimana più tardi rispetto a quelli di Oikawa, a causa di questioni burocratiche.
Si trasferì, chiedendo ai genitori di non dire nulla.
Ridacchiò sommessamente, la prima sera, vedendo da lontano Oikawa intento a rincasare. Aveva trovato un appartamento a pochi passi dal suo, ma era stato ben attento dal farsi vedere.
Il perché, Oikawa lo scoprì il pomeriggio successivo.
Hajime avrebbe iniziato i corsi il giorno successivo, ad Oikawa aveva detto che sarebbe arrivato a Tokyo in serata.
Tooru si presentò agli allenamenti con la sua nuova squadra, ma poco prima di iniziare…
“Yo, Shittykawa.  Sorpreso di vedermi?”
Tooru si voltò, ed appoggiato alla porta d’entrata, con le braccia incrociate e gli angoli della bocca appena inclinati, c’era Iwaizumi.
Non seppe come, ma si ritrovò vicino, troppo vicino, a quel ragazzo poco più basso di lui, a cingergli il collo con le braccia e con la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre sentiva una mano appena ruvida tra i capelli.
In fondo, era un nuovo inizio, non era la fine.
Fu quel giorno che la nuova squadra di Oikawa scoprì che “Iwa-chan” non era altri che un lui.
Ad Iwaizumi non venne permesso di assistere agli allenamenti, ma sapeva che Oikawa avrebbe dato il massimo.
Lo attese alla fine degli allenamenti, e parlarono, parlarono di molte cose. Iwaizumi  disse tutto ad Oikawa, che era lì da giorni e voleva fargli una sorpresa. Ma per farla, aveva aspettato proprio quel giorno.
Il giorno, Oikawa non lo avrebbe mai scordato, in cui anni prima aveva visto Hajime con un pallone da pallavolo, e aveva convinto suo padre a comprargliene uno. Il giorno in cui era nata la passione che li aveva uniti.
 

Con il disappunto (leggero) di Hajime, Tooru ricambiò il favore qualche giorno dopo.
Dovette passare ancora qualche mese prima che,  sotto insistenza di Oikawa, trovassero un appartamento per due. Tooru poteva essere davvero stressante a volte, ma in fondo non era così immaturo.
Non passarono che pochi giorni che ebbero una convocazione per la squadra nazionale giapponese.
Oikawa, stringendo la lettera di convocazione tra le mani, ricordò un messaggio che aveva ricevuto da Iwaizumi, quella sera dopo l’addio alla squadra.
“ Guarda che ero serio quando ti ho detto quelle cose, Oikawa.  Non cambierò nulla. Sarò con te anche se dovessimo essere avversari”
Iwaizumi Hajime manteneva sempre le sue promesse, lo aveva sempre fatto, fin da bambino.
Lui non poteva essere da meno.
Qualunque cosa fosse successa nella loro vita, in futuro, avversari o meno, sarebbero sempre stati insieme. Era come un filo che conduceva necessariamente all’altro e che nessuno poteva recidere.


Ci sarebbe voluto ancora un po’ prima che capissero cosa fosse quel sentimento, che piano piano si era fatto strada in loro, ma che era sempre esistito nel loro inconscio.
Nessuno dei due era mai stato senza l’altro, non erano strettamente dipendenti, ma quel filo rosso invisibile che li legava stava stringendo sempre più il nodo al loro mignolo, così da non separarli mai.
La sera della convocazione, nel cielo sopra Tokyo si riuscì improvvisamente  a vedere meglio le stelle, da alcuni angoli della grande città. Nonostante le luci abbaglianti nella notte, il chiarore delle stelle era visibile più che mai, più di altre volte.
Anche il cielo festeggiava e gioiva per i sentimenti di due persone legate dall’infanzia da qualcosa che aveva superato già da tempo, in modo naturale ed inconscio, quel limite effimero chiamato amicizia.
Due metà dello stesso intero, ritrovatesi.

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Capitolo 3
*** Campanula- Tenacia e costanza ***


Eccoci di nuovo con questa piccola raccolta IwaOi!
Siamo quasi giunti alla fine, la IwaOi eterna e amata da chiunque nel mondo come unica fonte di giudizio non si esaurisce qui. Questo era un piccolo progetto che avevo in mente per diffondere la coppia canonica sin troppo messa da parte, dedicandole un piccolo spazio con delle caratteristiche che la contraddistinguono.
Buona lettura!

 


Campanula- Tenacia e costanza



 
La scuola media Kitagawa Daiichi si era sempre distinta tra le altre scuole ai tornei scolastici, e con l’arrivo di Iwaizumi e Oikawa le cose migliorarono. Difettavano, forse, ancora nella fisicità, ma avevano altri punti di forza.
Sin dal primo anno, i due ragazzi emersero sugli altri e sulle altre matricole.
E sin dal primo torneo nella nuova scuola, la squadra, ma soprattutto loro due, si dovette scontrare con un enorme muro che sembrava indistruttibile.
La tenacia, la voglia di vincere, la grinta che mostravano, motivava tutta la squadra.
Al terzo anno, Oikawa ebbe gioia e declino nello stesso momento: divenne capitano, e Hajime vice capitano, ma dovette scontrarsi con una dura realtà rappresentata in un ragazzino più piccolo di due anni, Kageyama Tobio, un piccolo genio.
Un conflitto interiore si innestò in lui, e servì la sola persona che da sempre era al suo fianco a fargli capire che no, non era solo. Quello fu il nuovo inizio di Oikawa Tooru.
Ogni tanto si ritrovava a pensare a come doveva essere parso agli occhi di quel ragazzino, quel suo gesto sconsiderato. Si era reso conto che il suo autocontrollo era andato chissà dove, ed era come quasi pentito.
Ma di certo, non voleva dire che rinunciava ad essere il migliore a modo suo.
Dopo l’ultimo torneo, Tooru ottenne due gioie.
La prima, entrare all’Aoba Johsai con il suo migliore amico.
La seconda, all’ingresso nella squadra, guardando i numeri che avevano sulle divise tanto più chiare di quelle delle medie.
Quei numeri appartenevano a loro, ormai.
1 e 4.
Al primo anno di scuole superiori, Oikawa pensò che questa volta, sulla cima ci sarebbe salito.
Malgrado tutto, la solita sconfitta si ripresentò.
I suoi sentimenti, però, non vacillarono.
Il suo orgoglio era forte, e se aveva dalla sua parte persone come Hajime, che lo supportavano, che vedevano in lui un amico più che un giocatore di talento, allora l’impegno e lo sforzo valevano tutto.
La sconfitta faceva male, ma non era tutto perduto.
Quando al secondo anno all’Aoba Johsai si ritrovò a vedere una partita della sua vecchia scuola, il suo obiettivo si fece ancora più chiaro.
Se Kageyama stava cadendo nelle tenebre da Re del Campo, lui sarebbe emerso e avrebbe brillato.
Anche Iwaizumi era con lui a vedere la partita, e la motivazione a battere chiunque si parasse sul loro cammino non era da meno.
Al terzo anno di liceo, Hajime e Tooru riottennero i ruoli che erano già appartenuti loro alla Kitagawa Daiichi.
Ce l’avrebbero fatta. Oikawa ne era convinto.
Dominate il campo” era la scritta che troneggiava sullo striscione verde acqua della squadra.
Anche se persero ancora, e Oikawa poteva percepire chiaramente che il suo volto tradiva la frustrazione, nessuno si perde d’animo.
Hajime iniziò a vedere Tooru allenarsi maggiormente ai servizi, renderli molto più potenti.
Anche gli altri se ne accorsero.
Poteva mai il vice capitano essere da meno? Hajime continuò ad allenarsi, con costanza.
Malgrado tutti gli sforzi, malgrado tutto l’impegno, una fatalità del destino li fece perdere in semifinale.
Forse credere in quei due numeri stampati sulle magliette non era stato sufficiente, ma Oikawa non aveva alcun rimpianto su ciò che aveva fatto.
La sua pallavolo era giusta, perché avere dei dubbi?
Con la Seijou aveva trovato quel calore che nemmeno alla Kitagawa Daiichi aveva provato. Avevano riso, scherzato, pianto insieme. Anche se molte volte la vittima era proprio lui.
Forse rimpiangeva di poter dare di più, forse. Ma non aveva mai pensato nemmeno per un attimo che anche una sola delle sue scelte nella vita fosse stata sbagliata.
Voleva vincere, a modo suo. Voleva vincere, e non essere l’unico in cima.
Voleva vicere, ma senza essere relegato in secondo piano.
La sconfitta non aveva minato la tenacia e la voglia di giocare di Hajime e di Tooru, sebbene il più basso dei due avesse tenuto per più tempo un’espressione corrucciata.
L’università sarebbe stata il loro trampolino di lancio definitivo.
E probabilmente, anche l’inizio di qualcosa che era più di una semplice amicizia.
 
Stavolta, le loro previsioni si avverarono. Due università diverse, ma non molto distanti.
Tooru si intestardì. Per un anno, sarebbero stati rivali, e quel sentimento che stava nascendo lentamente tra di loro stava comunque emergendo.
E come un ironico destino, che si faceva beffe di loro,  ancora quei due numeri sulle divise.
Ma il destino aveva altre frecce al suo arco.
Batterono la squadra universitaria di Ushijima,  non una ma ben tre volte.
La costanza e la voglia di fare alla fine li aveva premiati.
Ed infine, il premio più grande. La convocazione ai nazionali, e sulle divise di nuovo i numeri 1 e 4.
Premio suggellato da frasi imbarazzanti negli spogliatoi, un pugno tirato al castano che doveva sempre rovinare tutto, ed un bacio prima di scendere in campo.
Tooru fantasticava sul baciare il suo Iwa-chan sul campo, ma in una nazione ancora non molto aperta non era il caso. Almeno per il momento.
Lo avrebbe fatto, magari, dopo una bella e soddisfacente vittoria con il suo Asso personale.
La risolutezza nei loro obiettivi e il perseverare in ciò in cui credevano aveva dato i suoi frutti.
Erano sulle vette più alte, e questo bastava.
L’uno per l’altro, era tutto ciò di cui avevano bisogno.
Tooru ne era convinto.
Cosa se ne faceva di un posto solitario sul podio più alto? Cosa se ne faceva di qualcosa o qualcuno che non sapeva capirlo nel profondo? No.
Non avrebbe mai dubitato delle sue scelte.
Ne era certo. E l’essere alzatore titolare con il suo Asso sin da quando era un bambino era una prova sufficiente per motivarlo.
Ma chi dice che tenacia e costanza debbano esaurirsi?
Hajime già una volta gli aveva detto che andava bene se seguiva la strada che aveva scelto, e sapeva che di lui poteva fidarsi. Gli avrebbe affidato la propria vita.
Avrebbero seguito la stessa strada, come era sempre stato da quando erano nati.
Oikawa avrebbe battuto chiunque li avesse contrastati.
Dopotutto, se devi colpire, fallo finchè non si rompe.
 
 

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Capitolo 4
*** Crisantemo- Eternità ***


Crisantemo- Eternità
 


L’aria in campo si era fatta soffocante.  Per una volta, per una volta davvero, erano a un passo dalla vittoria. Quel brivido di felicità e soddisfazione serpeggiava in campo. Oikawa ne era certo.
Il loro biglietto di andata per Tokyo valeva solo altri due punti, due punti che avrebbero portato loro ad una vittoria tanto sofferta quanto agognata.
Cercò di restare concentrato, mentre dall’altro lato del campo c’era Semi al servizio. Cosa ne sarebbe stato della squadra se il capitano si lasciava trasportare troppo?
Insieme, soprattutto con il suo Hajime e i ragazzi del terzo anno, sarebbero scesi in campo e avrebbero annientato chiunque si sarebbe posto sul loro cammino.
Senza eccezioni.
Anche quel maledetto mostro privo di cuore, Ushijima Wakatoshi.
L’azione proseguì, Oikawa si leccò appena le labbra, affilando lo sguardo mentrelanciava un’occhiata a Iwaizumi.  Era stato abbastanza astuto da ingannare, per una volta, anche Tendou, e la palla atterrò nell’altra metà del campo con forza.  I tifosi urlavano già la vittoria.
Solo un punto.
“Forza! Facciamogli vedere chi siamo!” esclamò Matsukawa, con un ghigno
Oikawa accennò un sorriso, per poi osservare Iwaizumi.
“Iwa-chan, stai per caso sorridendo?” era raro vedere Hajime con gli angoli della bocca inclinati
“Taci, Shittykawa. Andremo a Tokyo”
“Sicuramente”
 Mentre Kindaichi era al servizio, Tooru ghignò, quasi con ferocia, a Ushijima dall’altro lato.
Lo avrebbe fatto inginocchiare ai suoi piedi, dopo tutto quello che gli aveva detto. Dopo tutto il male che gli aveva fatto. E quel tipo, era tanto stupido quanto crudele da non capirlo nemmeno.
Il destino si accanì contro Oikawa Tooru. Mentre si preparava ad alzare, non seppe come, si ritrovò a fissare il pavimento, tenendosi il ginocchio e stringendo i denti dal dolore.
Iwaizumi fu il primo ad avvicinarsi.
Si sedette in panchina, percependo qualcosa; stavolta lo sentiva nelle ossa. La sua carriera sarebbe durata ancora un altro po’, ma avrebbe pagato il pezzo più alto: rottura dei legamenti e frattura completa del ginocchio destro.
Fu inutile cercare di convincere il coach Irihata. Quel maledetto ginocchio non lo reggeva.
Iwaizumi fu di nuovo pronto a sostenerlo.
Oikawa guardò con gli occhi lucidi il suo migliore amico, la persona più importante, quella che amava. Il suo vice capitano, il suo unico asso. Alla fine, non potè evitare che qualche lacrima gli scivolasse sul viso.
 “Vinceremo, Oikawa. Te lo prometto. Vinceremo per te” mormorò Hajime a denti stretti. Poggiandogli una mano sulla spalla.
Per entrambi, quella partita era importantissima.
Però quando l’Aoba Johsai uscì dal campo alla fine della partita, Hajime non riuscì a guardare negli occhi il suo alzatore.
Aveva rotto la promessa.
Quel maledetto punto, e altri, se l’era preso quel maledetto stormo di aquile.
Ma non era tutto perduto. Avevano ancora una possibilità.
Ushijima aveva dalla sua una forza priva di ogni altra cosa.
Loro, era cosa risaputa, avevano capacità individuali tali che ognuno di loro sarebbe stato l’asso di un’altra squadra.
Avevano ancora tempo per abbattere le aquile.

 
 
Tutto sfumò ancora. Una seconda sconfitta facevale male.
La Karasuno era cresciuta e li aveva battuti.
Hajime lo aveva notato. Nonostante il moto d’orgoglio e l’essere ad una vittoria ciascuno, Tooru era provato da quel risultato.
Ma Iwaizumi non era da meno.
Fu il sostegno di Oikawa a restituirgli l’orgoglio necessario.
Era ancora l’asso, ma non era riuscito a portargli alla vittoria.
A portarlo alla vittoria.
Era l’ultima possibilità per buttare giù dal trono la Shiratorizawa e distruggere completamente Ushijima una volta per tutte.
 
“Si fidava di me… cosa aveva detto? Immensa fiducia?... si fidava di me… il suo asso… e ho fallito nella nostra ultima partita insieme”
Erano entrambi spezzati.
Oikawa lo voleva al suo fianco, ma lui non sapeva se lo avrebbero chiamato.
 Strinse i pugni.
 
Salutare la squadra non fu facile.  I loro kouhai avrebbero ereditato il loro desiderio di battere la Shiratorizawa.
Mentre loro due avrebbero, in ogni caso, continuato ad ambire a buttare fuori Ushijima.  
Hajime trascinò Tooru di peso a casa sua, poichè era sicuro che quell’imbecille non avrebbe chiuso occhio altrimenti.
Nella stanza del ragazzo, i loro occhi si incatenarono nel silenzio.
Sospirò, per poi stringere i denti, vedendo una singola lacrima scendere sulla guancia di Oikawa.
Si avvicinò a lui, cingendogli le spalle con un braccio, avvertendo il compagno appoggiare la testa sul suo petto.
“So quanto ci tenevi” sussurrò alla fine. “Quanto volessi distruggere la Shiratorizawa”.
Lo sapevano tutti, sia alla Kitagawa Daichi che all’Aoba Johsai.
Oikawa aveva un post-it rosa nel proprio armadietto con scritto “distruggere la Shiratorizawa. Distruggere Ushiwaka” a grandi lettere nere. Tutte le volte che avevano perso, lo aveva ricalcato, di volta in volta e di anno in anno.
“Almeno andrai in una grande università, avrai almeno una delle due cose che più volevi” commentò Hajime, pensieroso, quasi con amarezza
“Verrai anche tu con me” sostenne Oikawa, serio “ma ti sbagli, posso dire che ce ne sono tre e un ace l’ho già”
“Ah?” Hajime non ebbe modo di dire altro perché si ritrovò le labbra di Oikawa sulle sue. Era il momento di giocarsi tutto.
Si staccarono poco dopo, fissandosi negli occhi.


Sapevano entrambi che  quella partita aveva un significato particolare, ma non significava che non potessero battere Ushijima in futuro.
C’era qualcosa di più importante di tutto.
Più importante dell’università (Oikawa già faceva il diavolo a quattro per comprare un appartamento con Iwaizumi, e al diavolo l’università).
Più importante di battere Ushijima e di quanto sicuramente glielo avrebbe rinfacciato più volte.
Nulla valeva più del loro legame. Nulla poteva valere più del loro amore.
 
Riuscirono a dimostrarlo, diventando una coppia inarrestabile al secondo anno di università.
Battendo Ushijima 2 set a 0.
 
 
 
 
 
 
Ancora un capitolo e questa breve storia giungerà alla fine!
Piccola spiegazione sul fiore scelto per questo capitolo.
Il crisantemo è in tutto il mondo, e in particolare in Giappone (posto anche sulla bandiera nazionale) considerato simbolo di prosperità, di gioia e di bene. il significato del crisantemo è completamente diverso nella cultura cristiana perché considerato il fiore dei morti, La fioritura del crisantemo avviene tra la fine ottobre e i primi di novembre, legandosi quindi al  2 novembre che è il giorno dei defunti nella religione cristiana.
Alla prossima IwaOi!

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Capitolo 5
*** Edera- Fedeltà ***


E con questo capitolo termina la raccolta!
Ringrazio tutti i silenziosi lettori per il loro supporto.
Stavolta, c’è una caratteristica particolare a governare il capitolo.
Buona lettura!



 


Edera- Fedeltà



 

C’era qualcosa di speciale nel legame tra di loro, nel legame tra Iwaizumi Hajime e Oikawa Tooru.
Si conoscevano fin da bambini, non conoscevano un mondo l’uno senza l’altro. E non avevano  alcuna intenzione di conoscerlo.
Erano legati, strettamente, l’uno per l’altro, ma non per questo appiccicati con la colla.
Oikawa aveva sempre attirato l’attenzione di tutti, Hajime invece…beh, in un senso diverso.
All’età di 7 anni, Iwaizumi ricevette il primo pallone da pallavolo, e giocando fu lui a far appassione l’amico di sempre.
In futuro, avrebbe riso di questa cosa, ricordando anche un particolare.  La canotta nera che preferiva da bambino recava il kanji “王”,  “OU”. Re.
Inconsciamente, era sempre stato legato dal destino a quello stupido dai capelli castani.
Alle medie si ritrovarono davanti il mostruoso Ushijima, già definito asso.
Solo al terzo anno riuscirono a strappargli un set, con grande soddisfazione di Oikawa.
Essere secondi era un boccone amaro da digerire, ma avevano avuto la prova che anche i mostri possono essere uccisi.
I genitori mandarono entrambi al liceo privato Aoba Johsai. Tooru fu il più felice della scelta.
Non solo era con il suo Iwa-chan, ma era andato con lui ad osservare gli allenamenti della squadra, e gli piaceva. Si sarebbe trovato bene.
E al diavolo Ushijima e “saresti dovuto venire alla Shiratorizawa”.
Sarebbe dovuto andare lì per assoggettarsi a quel cavernicolo senza cuore né cervello o finire superato da un kouhai? No, lui non ci stava
Lo aveva giurato da quando aveva incontrato quel piccolo genietto di Kageyama Tobio: avrebbe dimostrato a tutti che il talento non faceva necessariamente la differenza.
Voleva giocare, vincere, con le sue forze e prendendosi i meriti delle sue azioni.
Tooru non rimpianse mai la scelta fatta. La Seijou divenne la sua famiglia, e in più c’era Hajime, che iniziava a vedere con occhi diversi.
Il primo anno, Hajime e Tooru divennero riserve di lusso, e ne fu felice.
Le voci sull’Aoba Johsai erano vere: erano forti. Duri allenamenti, giocatori che sapevano anche ragionare, capacità singole che in ogni altra squadra porterebbero anche il libero a diventare un asso.
Tooru non stava più nella pelle, voleva giocare ed emergere, far emergere al meglio tutte le potenzialità della squadra.
Ma si ritrovarono davanti, lui e Iwaizumi, il maledetto muro viola.
Al terzo anno, Oikawa fu scelto all’unanimità come capitano, e Iwaizumi come vice. I due ritrovarono anche due kouhai delle medie Kitagawa Daiichi.
Tooru rise di gusto, compiaciuto, quando seppe che Kageyama non era entrato alla Shiratorizawa: aveva il brivido al solo pensiero. Quei due, nella stessa squadra. Sarebbe stato un vero incubo.


La Karasuno, con l’ingresso di Kageyama e di quel piccoletto dai capelli arancioni, andava verso un rinnovamento. Lo aveva notato nell’amichevole.  Dopotutto, come diceva il nome, erano corvi.
Loro rappresentavano il castello di Sendai, sulla collina di Aoba, famoso per la sua vegetazione. Come piante, crescevano e maturavano. Erano la seconda squadra migliore della prefettura.
La prima partita ufficiale fu per loro una vittoria. Prima dell’ennesima sconfitta contro quella squadra priva di qualsiasi tecnica o strategia.
Ancora il mostro li batteva.
Oikawa, però, continuava a guardare dritto davanti a sé, senza esitazione.
Quando arrivò, ancora una volta, il momento di confrontarsi con una ormai pienamente rinnovata Karasuno, fu un ironico destino a distruggere le speranze.
Oikawa lo ribadì ancora una volta, a quell’energumeno senza cervello.
“Non ho mai pensato, neanche una volta, di aver fatto la scelta sbagliata”.
Per quale motivo poi?
A volte pensava che la vita sarebbe stata più facile, senza un cervello funzionante.
Quello che, però, lo irritava davvero era che una persona che aveva perso i nazionali e che non conosceva la frustrazione, lo giudicasse guardandolo dall’alto in basso.
Tooru, anche se non sembrava, era fedele a ciò in cui credeva. Lui voleva una squadra, dei compagni, non dei servi.
Voleva vincere con il proprio talento, non per merito di un nome.
L’Aoba Johsai era stata la sua vittoria personale.
Tornò al pullman, decisamente innervosito dopo il dialogo avuto con quello stupido (e al diavolo lui davvero, non aveva nemmeno capito nulla quello).
Durante il tragitto, Oikawa osservò con poca attenzione gli alberi lì intorno. Gli piaceva soffermarsi su quegli alberi negli angoli più laterali della scuola, gli piaceva tutto quel verde.
D’un tratto notò qualcosa, una pianta rampicante cresciuta vicino ad un albero e che tentava di crescere a ridosso dello stesso.
Si avvicinò al muro, sporgendosi appena per guardarla meglio: era un’edera.
Quando il coach Irihata lo chiamò, fece qualche altro passo verso il pullman, salendo e prendendo posto accanto al suo Hajime.
D’istinto, poggiò la testa sulla spalla dell’altro, tirando fuori l’ipod e passandogli una cuffia.
Oikawa, dentrò di sé, sperò dal profondo del cuore di poter raggiungere il cuore della persona che amava, arrampicarsi e stringerlo, come quell’edera.
Quella stessa persona era quel ragazzo dai capelli scuri, da sempre al suo fianco, seduto accanto a lui.
Il suo unico Asso, il suo unico schiacciatore.
Chi aveva bisogno di un’altra squadra, quando aveva le persone migliori al suo fianco?
Avrebbe vinto, a modo suo e non da solo.
E avrebbe indossato la divisa nazionale con il suo Hajime. Ne era certo.

 

Eccoci alla fine di questa raccolta!
Mi è piaciuto molto scegliere dei temi da dedicare a loro, che sono così importanti e fondamentali per chiunque, oltre ad essere coppia ufficiale.
Non esiste altro al mondo.
Qualche piccola spiegazione su questo capitolo.
L’edera, oltre ad essere simbolo anche di fertilità, si contrappone alla vite come simbolo dell’innocenza. È un altro significato legato alla figura di Dionisio, che rappresentava nell’antichità anche l'innocenza e la spensieratezza e, cingendosi il capo di edera, conferiva alla pianta il significato di innocenza. Era anche dio del trasporto amoroso e il vigore con cui l'edera cresce rigogliosa bene rappresenta queste caratteristiche. L’edera  rappresenta la passione che spinge gli amati ad avvolgersi l'uno all'altra proprio come l'edera attorno ai tronchi degli alberi.
Per la sua caratteristica di aggrovigliarsi in modo deciso, quasi indissolubile, l’edera è considerata simbolo di fedeltà: per questo gli sposi, talvolta, ne portavano al collo ghirlande intrecciate.

Il castello di Sendai, quello che rappresenta il liceo privato Aoba Johsai, fu costruito da Date Masamune, celebre figura di condottiero seicentesco giapponese, in posizione strategica sul monte Aoba, che domina la prefettura di Miyagi con una spettacolare vista. È famoso per i resti ancora visibili dei suoi ruderi.


Alla prossima IwaOi!

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