Legendary

di LightingThief
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Letter ***
Capitolo 2: *** On the train ***
Capitolo 3: *** The tournament ***
Capitolo 4: *** Rules ***
Capitolo 5: *** First lesson ***
Capitolo 6: *** Brillant idea ***
Capitolo 7: *** Champions ***
Capitolo 8: *** The nightmare ***
Capitolo 9: *** Problems ***
Capitolo 10: *** The message ***
Capitolo 11: *** Monsters ***
Capitolo 12: *** Don't worry for me ***
Capitolo 13: *** Ability ***
Capitolo 14: *** The enemy ***
Capitolo 15: *** First task ***
Capitolo 16: *** The treasure chest ***
Capitolo 17: *** The craziest notice ever ***
Capitolo 18: *** Dance lesson ***
Capitolo 19: *** Heart breaker ***
Capitolo 20: *** Impossible ***
Capitolo 21: *** With me ***
Capitolo 22: *** The night ***
Capitolo 23: *** So beautiful ***
Capitolo 24: *** What the hell?! ***
Capitolo 25: *** Perfect ***
Capitolo 26: *** Unexpected moment ***
Capitolo 27: *** News ***
Capitolo 28: *** The riddle ***
Capitolo 29: *** Free time ***
Capitolo 30: *** Doubts ***
Capitolo 31: *** Solutions ***
Capitolo 32: *** Good advices ***
Capitolo 33: *** Second task ***



Capitolo 1
*** Letter ***


Capitolo 1. Letter



I grandi occhi opale della giovane ragazza non facevano altro che leggere attentamente ciò che vi era scritto sulla lettera ricevuta qualche giorno prima. Le informazioni erano sempre le stesse, nulla di vecchio, nulla di nuovo. C’era la lista completa dei libri che ovviamente aveva preso a Diagon Alley, le solite raccomandazioni da parte del preside Barbabianca, accompagnate alle indicazioni generali su dove e quando prendere il treno per Hogwarts, e poi, infine, la frase che aveva davvero catturato l’attenzione di Bibi era stata solamente una:

Gli studenti sono inoltre invitati a portare con sé un abito da cerimonia!

Ed addirittura il tutto era stato sottolineato più e più volte, segno che doveva essere importante sul serio. Questo non aveva fatto altro che incrementare i dubbi di tutti. Era riuscita a ricevere un gufo da Rufy ed anche lui, come i suoi fratelli, si domandava a che cosa servisse. A casa sua le teorie erano state tante, anche perché non era di certo l’unica che doveva prendere un vestito elegante da portare con sé.
Il giorno in cui ricevettero tutti le lettere di corsa scesero a domandare a Kobra Nefertari di che cosa si trattasse, ma lui aveva riso divertito e si era limitato a dire che erano notizie riservate e per quanto lui sapesse tutto non poteva decisamente dir nulla. Questo aveva fatto roteare, quasi con disperazione, gli occhi della figlia mentre gli altri due ragazzi nascosero una risata divertita. Perché Bibi, in quella grande casa poco fuori Londra, non viveva da sola. Da quando aveva memoria era cresciuta sempre in compagnia di Koza e Pell, ed ovviamente lei non avrebbe mai potuto desiderare vita migliore.
Erano i figli di due colleghi del padre, il Direttore dell’ufficio dei Misteri, una carica importantissima al Ministero della Magia, oltre che ad essere uno dei giudici della Corte del Wizengamot. Conosceva i loro genitori da una vita intera e quando durante un attacco vennero uccisi non ebbe il cuore di lasciare che quei bambini andassero via in qualche orfanotrofio. Era stato più forte di lui. Bibi era ancora in fasce quando giunsero in casa Nefertari, ma questo fu il perfetto detonatore di una complicità che si era creata fra tutti e tre nel corso degli anni. Di certo quello più malandrino era stato Koza, che con quella faccia da schiaffi spingeva Bibi a combinare guai per la casa, mentre Pell, di certo più riflessivo e tranquillo, li controllava da lontano, assicurandosi che la piccola non si facesse male anche se era il primo a darle di santa ragione se solo era necessario.
Da sempre vivevano insieme e da sempre andava tutto bene, almeno fino a quando i due ricevettero la loro lettera per Hogwarts. Le ricordano sempre le lacrime che versò nel vedere il treno di Pell partire, perché lui fu il primo dei tre ad andare. Poi toccò a Koza, ed infine giunse anche il momento di Bibi.
Tutti e tre vennero assegnati alla casa di Grifondoro, anche se in anni differenti, ma a loro andava bene così.
Il forte tonfo della porta che si apriva e sbatteva contro il muro costrinse la ragazza a distogliere la propria attenzione dal baule pronto sul letto, con tutti i vestiti correttamente piegati, ed ovviamente anche l’abito da cerimonia conservato sotto tutto il resto. Era stato imbarazzante scegliere con suo padre un vestito, perché quei due non avrebbero dovuto vedere niente altrimenti l’avrebbero presa in giro, ma alla fine riuscirono a partorire qualcosa.
Sulla soglia della porta fece capolino Koza con un sorrisetto divertito e le braccia intrecciate all’altezza del petto. Gli occhiali gli scivolavano sul naso e la cicatrice, quella che si era procurato cadendo da una scopa, gli conferivano un aspetto decisamente sbarazzino.
«Allora, sei pronta? Oppure ne hai ancora per molto? Perché sai, così facendo rischiamo di perdere il treno!»  la punzecchiò lui prima d’addentrarsi nella grande stanza della ragazza e guardarsi intorno.
«Non preoccuparti, ho praticamente finito. Devo solo chiudere il baule, prendere Karl e poi sono finalmente pronta. Tu, piuttosto, tutto preso? Non starai dimenticando qualche libro solo per non studiare i primi giorni?» rispose la ragazza lanciandogli uno sguardo si sbieco mentre sistemava le ultime cose.
«Andiamo, giuro che l’anno scorso non l’ho fatto di proposito. Il professore Phoenix è stato ingiusto a togliermi tutti quei punti solo per—… »
«Come se quella fosse stata l’unica cosa
«Non farmi la paternale, Bibi! Anche perché tu sei tipo—… amica per la pelle con il fratello di quei due pazzi.»
A quelle parole Bibi annuì quasi con fare innocente, quando sapeva benissimo a chi Koza si riferisse. Era iniziato tutto il primo anno, quando conobbe Rufy, un ragazzo iperattivo, con l’aspirazione di diventare il migliore auror mai esistito e che si cacciava sempre nei guai. Da li, oltre che compagni di classe e di banco durante trasfigurazione, erano diventati amici, si spalleggiavano a vicenda insieme ad un intero gruppo di compagni. Ma coloro che movimentavano davvero le cose, anche quando non c’era bisogno, erano i fratelli di Rufy, per il quale il ragazzo stravedeva.
«Andiamo, non sono davvero dei delinquenti.» protestò lei avvicinandosi alla scrivania ed andando a prendere il pulcino che si era addormentato vicino la propria borsa.
«Li rinchiuderanno ad Azkaban non appena metteranno piede fuori da Hogwarts, ne sono sicuro.»
«Sono due geni
«Del male. Com’era tranquilla la sala comune quando non c’erano quei due a far casino—…» ed allora Koza sospirò profondamente, lasciando cadere il discorso perché non importava cosa avrebbe detto, Bibi non sarebbe mai andata contro i suoi amici.
Questa era una regola sacra ed ormai tutti ne erano a conoscenza.
Ovviamente il resto del tempo lo passò sistemando ciò che le mancava e solamente una volta soddisfatta, e libera da Koza e dalle sue parole, s’avviò trascinandosi con difficoltà il baule che avrebbe dovuto portare con sé. Magari aveva esagerato con i vestiti, ma quell’anno sperava di andare ad Hogsmade più spesso di quanto aveva fatto l’anno precedente.
Fra la borsa a tracolla piena di libri, Karl che spuntava dalla tasca della propria mantella scura, ed il grande peso del baule, la ragazza rischiò letteralmente di far cadere tutte cose giù dalle scale.
Fu quasi un miracolo che una figura alle sue spalle l’aiuto a sorreggere il peso del baule.
«Vedo che come sempre sei riuscita a portare poche cose.»
Nel sentire quella voce la ragazza dai capelli turchesi si voltò in direzione di Pell, al quale rivolse un sorriso decisamente divertito e forse anche un po' imbarazzato.
«Giuro che non ho esagerato—… anche se non sembra.»
«Non preoccuparti, lascia fare a me.»
E con tono gentile il biondino si limitò a spostarsi di lato aiutandola a portarsi dietro quell’enorme carico. Era sempre così gentile con lei, almeno fino a quando non si ritrovavano sul campo da Quidditch, perché Pell erano già due anni che riceveva la spilletta come Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro. Non solo era il perfetto capitano ma era anche il suo capitano, infatti nonostante le prediche continue Bibi era riuscita ad entrare nella squadra l’anno precedente.
Insomma Pell sul Quidditch non scherzava quasi mai e non era raro vederli allenarsi e scherzare nel giardino esterno.
Ad attendere tutti quanti al piano di sotto, esattamente accanto al portone d’ingresso, vi era Kobra Nefertari, avvolto in quel suo consueto abito elegante, mentre s’appoggiava al proprio bastone. Bibi era certa che suo padre aveva qualche impegno lavorativo e che lo stava saltando semplicemente per accompagnare loro tre alla stazione di Londra.
Di questo gliene era così grata.
«Allora, i miei ragazzi sono tutti pronti?» domandò dando una pacca sulla spalla a Pell che stava sollevando il pesante baule di di Bibi per metterlo insieme a tutti gli altri.
«Ovvio, anche se Bibi ha cercato di portarsi dietro l’impossibile.» ci tenne a precisare Koza, che si beccò in pieno una gomitata sul ventre.
«Oh, è una ragazza, mi sembra giusto che abbia più vestiti di voi—… anche se certe volte lei tende proprio ad esagerare.»
Quella frase del padre la fece arrossire ed allora si ritrovò a guardare verso il basso, cercando di coprir il viso con i capelli lasciati sciolti.
«Papà—…» mormorò Bibi , ma in quel caso non poteva colpirlo o anche schiantarlo.
Quello era suo padre, purtroppo.
«Sto scherzando, tesoro mio, stai tranquilla.» continuò Kobra prima di dare una pacca sulla spalla a Pell, che si era fermato al suo fianco. «Quest’anno, ragazzi, vi divertirete da morire. Avrei tanto voluto che fosse capitato ai miei tempi. Per Merlino, quanto sarebbe stato bello.»
A quelle parole i tre ragazzi si lanciarono una rapida e confusa occhiata, prima di puntare tutti e tre gli occhi in direzione di Kobra, che invece se la rideva senza spiegare alcun dettaglio interessante.
«Si può sapere di che si tratta?» con tono gentile, come sempre, Pell si rivolse al mago più anziano, che in risposta gli rivolse un occhiolino.
«Lo saprete questa sera quando arriverete a scuola.»
E con quelle parole li liquidò tutti e tre, lasciandoli come sempre nel dubbio più assoluto. Ci avevano provato in ogni modo a farlo parlare, ma niente, il mago non aveva accennato minimamente a voler riferire qualcosa. Era però chiaro a tutti quanti che quell’anno il Ministero della Magia era artefice di qualcosa di grosso, ma era giusto che non ci fosse una fuga di notizie, anche perché loro stessi avrebbero parlato con i propri amici e compagni.
Dopo l’ennesimo sguardo convinto che i ragazzi si scambiarono finalmente si decisero ad uscire, abbandonando la dimora che li aveva ospitati per tutta l’estate.
Bibi era elettrizzata come non mai all’idea del suo quarto anno ad Hogwarts, c’erano troppe cose che le erano mancate durante l’estate. Ma nessuno poteva sapere che cosa li avrebbe attesi una volta giunti a destinazione.
Nessuno eccezione fatta di suo padre ed il resto del Ministero.

Nei pressi del Binario 9 e 3/4

L’orologio ticchettava e scandiva perfettamente il tempo. Ma Ace era seriamente convinto che quell’orologio fosse rotto. Insomma, cinque minuti prima erano le nove e mezza di mattina e cinque minuti dopo erano quasi le dodici?! Andiamo, non poteva essere vero, anche se a detta di Sabo lui si era addormentato durante il tragitto con Dragon. Quell’anno, come sempre il vecchio Garp aveva da fare al Ministero, così erano stati letteralmente costretti a chiedere un passaggio a Sabo ed a suo padre, che ovviamente accettarono. Non che quella fosse una cosa strana, anzi, sarebbe stato strano se loro tre non fossero giunti insieme. Lui, Sabo e Rufy vivevano insieme da anni. Era sempre stata la regola. Passavano intere nottate a fare lotte con i cuscini o fingere di essere dei grandi auror o addirittura a giocare con le scope. Insomma dovevano allenarsi per spaccare ancora una volta i Serpeverde e la squadra di quei montati dei Vinsmoke. E poi il quidditch era fantastico, nessuno poteva resistere al fascino che aveva il volare liberi in cielo.
A causa di un forte urlo si voltò e vide chiaramente la scena di Rufy intento a gridare ad un bambino, probabilmente babbano, di levarsi dai piedi. Sabo, davanti a tutti loro, era quello che correva più veloce spingendo il proprio carrello verso il binario nove e tre quarti.
«Andiamo, volete sbrigarvi voi due? Rischiamo di perdere il treno.
» urlò Sabo lanciandogli uno sguardo di sbieco.
«Come se non succedesse ogni anno. E’ Rufy quello lento, lo vedi? Litiga con altri bambini!» ed Ace additò il fratello minore mentre continuava a correre.
Tecnicamente lui e Rufy non erano fratelli, ma insieme a Sabo si consideravano tali. Avevano fatto un patto quando erano piccoli bevendo del buon whiskey incendiario rubato al vecchio Garp, ed allora si erano ufficialmente proclamati fratelli. Poi Garp li inseguì urlando ed agitando la bacchetta per immobilizzarli e riempirli di botte o forse anche schiantarli, ma quelli erano dettagli decisamente insignificanti.
«Rufy, smettila di litigare, potremmo iniziare a fare risse una volta sul treno.» il moro, ovviamente, cercò di rendere più allettante l’idea di arrivare in tempo al punto di ritrovo, e quelle parole ebbero l’effetto sperato.
«Giustooo! Sbrigatevi voi due!» urlò il minore dei tre sorpassando entrambi con il carrello ed il baule.
Ovviamente non si accorse di aver perso un paio di libri che raccolsero Ace e Sabo al volo, ma almeno in quel modo riuscirono ad arrivare precisamente davanti alla barriera.
Quella era la parte più divertente, perché sembravano davvero che stessero per schiantarsi contro un muro, ed invece lo attraversavano.
Ace amava la magia anche per questo motivo. Era tutto così incredibile che sembrava non esser vero, eppure la magia esisteva sul serio. Lui era un mago e non vedeva l’ora di tornare a scuola.
Una volta oltrepassata la barriera tutti e tre i fratelli sorrisero all’unisono, perché il vociare di gente, il fischiare del treno e la grande quantità di persone rendevano quel posto unico al mondo. Era semplicemente una stazione, ma quel treno li avrebbe condotti a casa. Lungo la strada si scambiò un ghigno divertito con Sabo, anche perché entrambi avevano messo in valigia l’impossibile. Insomma magari il biondo era più controllato, ma lui non aveva badato a spese e quel giorno a Diagon Alley. Piuttosto che comprare la divisa nuova, tanto quella vecchia era perfetta eccezione fatta per due buchi sul maglione, aveva preferito spendere galeoni nel negozio di scherzi. Insomma non era Zonko, ma andava bene.
Quell’anno sarebbe stato memorabile, ne era certo.
«Allora, vogliamo andare a cercare gli altri?» gli sussurrò Sabo indicando uno degli scompartimenti più affollati.
Ecco che finalmente arrivavano loro tre a movimentare le cose.

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Capitolo 2
*** On the train ***


Capitolo 2. On the train

L’espresso per Hogwarts era stato, come sempre, presto d’assalto da tutti gli studenti, che durante l’ultima chiamata s’affrettavano a salire a bordo abbandonando una volta per tutte i propri genitori. Rufy, una volta depositato il proprio baule, si era letteralmente perso Ace e Sabo, che dovevano aver raggiunto i loro compagni. Un’esplosione proveniente da uno dei vagoni gli fece intuire che i fratelli erano esattamente li, ma al momento aveva altre priorità, anche se andare con loro era fantastico. Doveva cercare i suoi amici e compagni di dormitorio, coloro con cui avrebbe passato l’intero anno scolastico e che soprattutto non vedeva da un’estate. Insomma si sentivano regolarmente, Nami gli aveva addirittura mandato una strillettera per un motivo a lui sconosciuto, ma questo lo aveva semplicemente reso entusiasta, perché voleva dire che i suoi amici pensavano a lui.
Era come se fra di loro si fosse instaurato un forte legame che gli consentiva di fare qualsiasi cosa. Insomma il loro motto fin dal primo anno era stato: uno per tutti e tutti per uno. Semplice ma efficace. 
Gli occhi del moro, una volta messo piede sul treno, vagarono alla ricerca di qualche viso conosciuto. Salutò alcuni compagni o semplici conoscenti, come ad esempio Rebecca dei Tassorosso, una ragazza gentile e cordiale che sorrideva spesso. E poi, in mezzo alla folla, andò letteralmente a sbattere con una figura che stava vagando senza meta. La bacchetta gli cadde dalla tasca, quindi fu costretto a riprenderla, ma sollevando lo sguardo vide che dal lato opposto era caduto esattamente uno dei suoi migliori amici. Zoro, con quella sua solita aria assonnata, non si era accorto di niente almeno fino all’urlo di Rufy, accompagnato da un forte abbraccio spezza-ossa.
«Eh?!»
Fu l’unica esclamazione del ragazzo dai capelli verdi, che si ritrovò letteralmente schiacciato da Rufy, ma dopo averlo riconosciuto non esitò a scoppiare a ridere, provando ugualmente a toglierselo di dosso. 
«Sono arrivato per primo! Ti stavo aspettando!»
«Secondo me ti eri perso—…» protestò Rufy rimettendosi in piedi e porgendo una mano mano all’amico, che prontamente la strinse e lo imitò nei movimenti. 
«Non è vero. Non mi perdo mai.»
A quelle parole il moro gli scoccò un’occhiata particolarmente scettica ma tornò a rilassarsi subito dopo, ridendo divertito, quasi come se quella di Zoro fosse una battuta divertente. Ma in realtà il ragazzo dai capelli verdi era terribilmente serio. Eppure Rufy ricordava bene tutte le volte in cui correvano in lungo ed in largo per la scuola, alla disperata ricerca di Rufy, fino a quando Kuma, il guardiacaccia della scuola nonchè loro amico, non li chiamava dicendo che aveva trovato il compagno nel cuore della Foresta Proibita.
«Ed invece tu, testa d’alga, ti perdi sempre.»
Una voce nuova, ma altrettanto conosciuta, costrinse entrambi a voltarsi, anche perché due braccia forti li strinsero per le spalle, facendoli sbattere malamente l'uno contro l'altro. E dire che Sanji era sempre gentile ed educato, eccezione fatta per quando parlava con Zoro. Fra di loro c’era sempre una sorta di rivalità che non nascondevano mai, anche per le più piccole cose. Ma nonostante tutto andavano d’accordo, in fondo erano compagni di dormitorio da una vita, oltre che parte dello stesso gruppo. Rufy, contento come non mai di essere di nuovo in compagnia dei due suoi migliori amici, strinse entrambi nell’ennesimo abbraccio, rischiando di toglier loro il fiato. 
«Sanji! Quanto mi sei mancato anche tu!
» commentò guardando il biondo, che in risposta gli mostrò il miglior sorrisetto sghembo, scostandosi il ciuffo biondo da davanti gli occhi. 
«Scusate se non mi sono fatto sentire troppo, ma sapete bene che casa mia è un vero inferno.»
Purtroppo tutti sapevano bene quale fosse la famiglia di Sanji, l’unico fra i fratelli  Vinsmoke a finire a Grifondoro piuttosto che a Serpeverde. Insomma fin dal primo anno aveva avuto problemi e come ogni anno Rufy gli aveva proposto di andar a stare da lui, pur di non vivere con gli altri Vinsmoke, ma quell’anno Sanji fu letteralmente costretto a rifiutare a causa del padre. 
«Sì—… spero che non ti abbiano trattato davvero male.»
Con una semplice scrollata di spalle il biondo sminuì la cosa e si rigirò la bacchetta in legno di cedro fra le dita. 
«Ci siamo ignorati, eccezione fatta per Reiju.» 
«Che a proposito è proprio in fondo a corridoio—… e sembra stia venendo verso di noi.» commentò Zoro, che stava guardando oltre le spalle del compagno biondo, indicando così la sinuosa figura della ragazza dai capelli rosa e le labbra morbide incurvate in un sorriso, mentre si faceva largo fra i ragazzi che l’avevano letteralmente lasciata passare. Lei, stranamente, era l’unica della famiglia di Sanji che stava simpatica a Rufy, forse perché aveva saputo di quando lo aiutava da piccola, o di quando placava gli animi degli altri fratelli per evitare risse in corridoio, cosa che accadeva sempre troppo spesso. Lei era diversa e di questo se ne rendevano conto in pochi, nonostante l’atteggiamento vagamente altezzoso che avesse con gli altri. 
«Sanji!» cinguettò Reiju richiamando l’attenzione del fratello minore, perché lei era un anno più grande, oltre che prefetto della sua casata. «Hai dimenticato questa.» 
E con un sorriso gli porse la sciarpa giallo-rossa della casata di Grifondoro. 
«Ehi, Reiju! Come va?» 
Rufy, come sempre, non perse occasione di richiamare l’attenzione, sollevando una mano in aria, cosa che Zoro trovò particolarmente fastidiosa. 
«Ragazzi! Abbastanza bene, mi raccomando prendetevi cura del mio fratellino. Io vado a controllare gli altri prima che Ichiji venga a cercarmi.» 
Così con quel tono di voce divertito si voltò e tornò da dov’era venuta, mentre tutti e tre la fissarono, proprio come la fissarono il resto dei ragazzi nel corridoio che restarono a bocca aperta.
«Andiamo, che avete da guardare? Aria!» urlò loro Sanji, che si alterava ogni qual volta qualcuno provava a guardare un secondo di troppo sua sorella, in fondo lui era un bravo fratello.
Erano gli altri tre a dare fastidio. 
Infatti, per questo motivo, Rufy ringraziava ogni singolo giorno di avere come fratelli Ace e Sabo, loro erano decisamente meglio di quegli spocchiosi dei Vinsmoke purosangue. 
Senza perdersi in altre chiacchiere Sanji fece loro segno di seguirlo, perché a quanto pareva il resto del gruppo aveva già trovato degli scompartimenti vuoti da usare per il viaggio d’andata e li avevano occupati per tutti.
Furono letteralmente costretti a superare un mucchio di ragazzini del primo anno che girava intorno ad Ace intento a scoppiare piccoli fuochi d’artificio nel bel mezzo del corridoio. Rufy, ovviamente, tentò di fermarsi col fratello, ma Zoro l’afferrò per un orecchio e lo trascinò con sé, e dire che di solito le cose andavano al contrario. 
Effettivamente Sanji aveva detto la verità, perché in uno degli ultimi vagoni vide l’ennesimo affollamento, davanti agli scompartimenti, di ragazzi vestiti casual che ridevano e scherzavano. Ancora nessuno aveva indossato la propria divisa. Nel vedere Nami e Bibi intente a ridere e scherzare Rufy non perse tempo e saltò loro addosso, proprio come aveva fatto con gli altri. Non erano cambiate neanche un poco, anche per la reazione successiva. Infatti non solo lo spinsero via ma scoppiarono anche a ridere. 
«Ci stavi soffocando, Rufy!» protestò Nami con un tono decisamente molto poco calmo ed il pugno sollevato nella sua direzione. 
«Però sei mancato anche a noi.» continuò l’azzurrina porgendogli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. «Anzi, ci stavamo chiedendo dove foste finiti.» ci tenne a puntualizzare lei appoggiandosi ad una delle vetrate degli scompartimenti.
«Mie bellissime Nami e Bibi, spero di non avervi fatte aspettare troppo e poi dove sono finite Koala e Perona?»
A quella domanda posta da Sanji le due si scambiarono una rapida occhiata confusa, perché era come se non si fossero accorte della loro mancanza fino a quel momento. 
«Koala è andata a cercare Sabo, diceva qualcosa riguardo il volerlo salutare—…» spiegò Nami picchiettando un dito contro le labbra.
«Oh, che gentile!»
Il commento sincero di Rufy fece ridere tutti quanti, perché forse lui era uno dei pochi a non aver capito che fra i due vi fosse qualcosa di più profondo, che però cercavano di non mostrare in pubblico.
«Mentre Perona era—…» Bibi si guardò intorno confusa, cercando effettivamente di capire la sparizione improvvisa della ragazza, poi però guardandosi intorno la vide nascosta all’interno di uno dei due scompartimenti. «E’ li dentro.» 
«Non è vero.»
L’urlo della rosata giunse alle orecchie di tutti, che s’affacciarono all’interno per controllare che effettivamente stesse bene.
«Che ci fai li dentro?» chiese Zoro con tutta la confusione possibile stampata in viso. 
La ragazza arrossì immediatamente, scuotendo quei capelli rosa e morbidi che le ricadevano sulle spalle, e allora s’alzò sistemandosi le pieghe del vestito. 
«Ora devo proprio andare. Ci vediamo dopo sono nello scompartimento in fondo.» 
Sia Nami che Bibi cercarono di fermarla, ma inutilmente, perché veloce ed agile come un fantasma sgattaiolò via dalle loro prese, rossa in viso come non mai e s’allontanò. Lei era una delle poche eccezioni nel loro gruppo. L’avevano conosciuta meglio durante il secondo anno, nonostante fossero compagni di classe, con lei intenta a dar loro lezioni di Pozioni, perché si sa che i Sempreverde sono da sempre i preferiti del professore Donquixote, nulla di nuovo. Quindi almeno avevano nel gruppo qualcuno che ne capisse sul serio di pozioni. 
«Bene, Usopp è andato a prendere delle caramelle con Chopper, quindi arriveranno presto. Poi Robin è andata con Law a sedersi in fondo perché volevano leggere la Gazzetta del profeta in santa pace, quindi sappiamo dove trovarli. Dunque finalmente ci siamo tutti e possiamo entrare, anche perché il treno ormai è partito già da un pezzo e noi non abbiamo ancora preso posto.»
Il biondo ricapitolò alla perfezione ciò che c’era da sapere e poi fece cenno a tutti quanti di mettersi a sedere perché il viaggio era appena iniziato e sarebbero giunti a destinazione verso il tardo pomeriggio. 

In prossimità di Hogwarts
Avevano mangiato una quantità di caramelle indecente. Insomma Bibi si era mantenuta normale, proprio come Nami, ma Rufy aveva letteralmente esagerato. Probabilmente avrebbe fatto indigestione di cioccorane prima ancora di giungere al castello, infatti ad un certo punto iniziò a lamentarsi di una fitta alla pancia. Ma gli altri non furono da meno. Durante l’intero viaggio ci fu un via vai notevole da quegli scompartimenti. Prima furono allietati, letteralmente, da Ace e Sabo, con cui riuscirono a commentare la questione degli abiti da cerimonia, poi passarono Law e Robin, che da bravi Corvonero cercarono di puntare la discussione su temi più intelligenti tipo “i compiti per le vacanze”, che quasi nessuno aveva fatto. Il momento più esagerato si ebbe con Bartolomeo, un ragazzo del sesto anno Grifondoro con una passione sconsiderata per Rufy e tutti loro. Era il suo mito, fissato con il Quidditch. Quindi una volta aver visto in azione la nuova squadra aveva eletto Rufy come suo nuovo idolo e modello da imitare, o qualcosa del genere. Ormai lo conoscevano tutti, e Bibi lo trovava anche abbastanza simpatico e divertente, eccezione fatta per quando durante le partite commentava etifava per i Grifondoro stando a torso nudo ed urlando, marcato come sempre dal professor Phoenix seduto al suo fianco che lo minacciava di espellerlo all'ennesimo commento contro le squadre avversarie. 
E poi, quando finalmente ci fu un momento di calma, decisero che era giunto il momento di cambiarsi ed indossare le divise perché presto sarebbero giunti a scuola. Con Nami e Koala, chiusa la porta del proprio scompartimento, riuscirono nell’impresa di mettere a posto i vestiti di tutti i giorni per far largoalle divise che avrebbero indossato, ma una volta aperta di botto la porta che le avrebbe condotte nel corridoio Bibi si ritrovò ad andare a sbattere contro una figura più alta di lei, ed anche abbastanza familiare.
«Devo ammettere che se colpirai così gli avversari durante le partite di Quidditch quest’anno vinceremo di nuovo la coppa.» 
La voce conosciuta di Pell la costrinse a sorridere divertita, senza però guardarlo in viso, anche perché alle sue spalle sentì la chiara risata di Nami e di Koala, che sembravano concordare. 
«Scusa, non ti avevo visto, sei saltato fuori dal nulla. E poi è ovvio che quest’anno vinceremo la coppa.» ci tenne a precisare la ragazza dai capelli turchesi prima di sollevare gli occhi in direzione del ragazzo. 
Pell aveva già indossato la divisa, oltre che la spilletta che gli era stata mandata con la lettera, ma sulla camicia candida appena stirata aveva ancora la cravatta slacciata, perché lui odiava indossarla. Alcune ciocche di capelli tirati indietro gli ricadevano ai lati del viso, conferendogli un aspetto più scombinato del normale, mentre il sorriso non abbandonava le sue labbra.
«Capitano, siamo sicuri che quest’anno ci riusciamo a vincere di nuovo?» domandò Koala agitando una mano per richiamare l’attenzione del ragazzo. 
Anche lei faceva parte della squadra di Quidditch, era una dei migliori cacciatori della scuola, oltre che essere agguerrita quando si trattava di scendere in campo e saettare su una scopa.
«Spero proprio di sì, Koala, anzi, preparatevi perché già questa settimana mi farò dare un permesso dal professor Phoenix per iniziare ad allenarci. Dobbiamo riprendere la squadra.»
Era incredibile quanto si concentrasse nel momento in cui la sua mente veniva catturata dal Quidditch. Questo infatti fece sorridere Bibi. 
«Ottimo, capitano, sarà fantastico.» precisò la ragazza dai capelli corti ed il sorriso smagliante.
«Bene, io farò come sempre il tifo per tutti voi.» aggiunse Nami sollevano un pugno in aria, perché lei non avrebbe mai e poi mai provato anche solo a fare un giro su una Nirebolt o una Nimbus. 
Bibi e Pell si scambiarono un’occhiata lunga prima che si allontanassero entrambi nelle direzioni opposte, intenti a tornare ognuno nei propri scompartimenti perché il momento stava arrivando. 
Una volta al loro posto trovarono gli altri già vestiti di tutto punto, Chopper, il più giovane ma anche uno dei più intelligenti, si era addirittura messo il cappello che andava usato solo in occasioni speciali, e questo fece ridere parecchio tutti. Così tutto ciò  che fecero, in quegli ultimi momenti sul treno, fu guardare dal finestrino l’avvicinarsi della scuola. Era illuminata come sempre ed il lago rispecchiava l’imponente castello.
Era tutto così magico, ma improvvisamente, fra le nubi, spuntò qualcosa di strano, che tutti notarono. 
«Avete visto?» chiese Rufy spiaccicando la faccia contro il finestrino. 
«Sì—… » risposero all’unisono tutti quanti. 
«Secondo voi di che cosa si trattava?» continuò il ragazzo che stava esperimento le stesse domande che avrebbe voluto fare Bibi. 
«Non lo so, ma era strano. E guardate la superficie del lago, sembra che ci sia sotto qualcosa.» rispose Nami indicando il lago che ormai si stavano lasciando alle spalle. 
«Saranno di sicuro i Re del Mare portati fin li. O il Kraken.» aggiunse Zoro prima di mettersi a dormire nel suo posto. Quel ragazzo era un caso perso. 
«K—… kraken? Siete sicuri che esista?» domandò Usopp con fin troppa paura nel tono della voce. 
Nessuno gli rispose, forse per lasciarlo nel dubbio, ed anche perché ciò che avevano visto era così strano da averli colpiti. 
Se davvero qualcosa di nuovo ed incredibile stava per succedere ad Hogwarts allora lei, come tutti del resto, non vedeva l’ora di mettere piede a scuola, anche perché ormai erano giunti a destinazione. 

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Capitolo 3
*** The tournament ***


Capitolo 3.  The tournament
 
Come sempre l’arrivo ad Hogwarts era stato fantastico, anche perché quello si prospettava essere davvero un anno incredibile. Koala, da quando aveva ricevuto la lettera, aveva passato intere giornate a cercar di capire il perché della richiesta, proprio come avevano fatto tutti gli altri, limitandosi alla fine a scegliere un vestito che reputava carino e buttarlo giù nel baule. Tanto non sarebbe servito a niente, o almeno lei sperava davvero in questo. Sul treno era riuscita a rimanere qualche attimo in compagnia di Sabo,  che non aveva esitato a baciarla con forse troppa passione. Fu una fortuna che in quel momento nessuno stesse passando in quel vagone. Il solo ricordo la costrinse ad arrossire, e lei, in genere, non arrossiva quasi mai. Nonostante cercasse di tenere la questione per sé stessa alla fine era inevitabile che almeno gle altre ragazze lo sapessero. Aveva raccontato tutto a Nami ed a Bibi, essendo compagne di dormitorio. Poi lo aveva spiegato a Robin, che nonostante fosse più grande e di un’altra casata per Koala era come una sorella maggiore. Infine era stata costretta ad ammetterlo a Sanji, che li aveva beccati ad uscire mano nella mano l’anno precedente ed ovviamente il ragazzo con la passione per la cucina aveva spifferato tutto ad Ace, che lanciava sempre frecciatine ai due quando erano da soli.
Prima o poi avrebbe ucciso il fratello del suo—… no. 
Sabo non era il suo ragazzo, era però qualcosa di molto simile, uno dei pochi che la faceva stare davvero bene. Insomma era successo tutto per caso e da allora nessuno dei due aveva intenzione di tirarsi indietro in quella storia. 
Una volta scesi dal treno furono costretti ad attendere le carrozze che si trainavano da sole e Koala, quasi a malincuore, si ritrovò bloccata sulla stessa carrozza di Sabo ed Ace, il quale rischiò davvero di aver messe le mani addosso e non per palparlo, ma semplicemente per strangolarlo. 
Tutto ciò che desiderava al momento, ormai, era il banchetto meraviglioso che come ogni anno aveva inizio dopo lo smistamento del cappello parlante. Ci furono delle nuove ottime entrate nella loro casata, che vennero accolti con entusiasmo dai prefetti.
Ogni volta che il cappello urlava chiaramente “Grifondoro” tutti quanti applaudivano, eccezione fatta per Ace e Sabo che non solo applaudivano, ma s’alzavano anche in piedi esultando come se avessero vinto la Coppa del Mondo di Quidditich. Koala notò chiaramente lo sguardo scettico del professore Marco Phoenix, seduto accanto al preside Barbabianca, che studiava attentamente i propri allievi ed aveva la faccia che diceva  “Facciamo i conti domani in classe, Portuguese e Dragon!”.
Non che per loro fosse una novità.
Sì, Koala era certa che la faccia del professore fosse esattamente quella. Al suo fianco c’era il professor Satch, di cura delle Creature Magiche, che invece rideva divertito dal comportamento dei ragazzi, ma in fondo lui era sempre stato così comprensivo con tutti quanti. Anzi, li proteggeva anche quando non c’era bisogno. Ai poli opposti del tavolo dei professori c’erano i fratelli Donquixote, intenti rispettivamente a bere vino ed a leggere il giornale. Il professore Doflamingo, con il suo bicchiere in mano, li studiava da dietro gli occhiali da sole, applaudendo di tanto in tanto quando qualche nome interessante veniva mandato nella sua casata, quella dei Serpeverde. Dal lato opposto, invece, c’era Rosinante, l’insegnante di divinazione, che fingeva di fregarsene leggendo il giornale, ma tutti sapevano quanto ci tenesse ai propri alunni. Insomma era un po’ strano in classe, questo Koala lo doveva proprio dire, ma alla fine chiunque seguisse divinazione riusciva a beccare un voto alto ed un ottimo ascoltatore. Prediligeva Trafalgar Law dei Corvonero, portandolo ad esempio come alunno modello, ma questo perché era tipo il suo figlioccio o qualcosa di simile, Law non ha mai provato a spiegarglielo bene.
Altro nuovo membro della scuola era il professore di Difesa contro le arti oscure, un certo Crocodile, auror del ministero, folle ma forte, infatti aveva anche un uncino al posto della mano. Sicuramente sarebbe stato meglio del vecchio insegnante, insomma l’immagine del professore Spandam che andava urlando per la sala grande “Troll nei sotterranei!” sarebbe rimasta impressa nella memoria di tutti quanti. 
Gli altri erano gli stessi, c’era Whitey Bay con i suoi Corvonero, che insegnava incantesimi, elegante come suo solito in quel mantello blu chiaro nel quale era avvolta. Sembrava essere presa in una discussione interessante con il preside, che le diede una pacca sulla spalla. Al suo fianco vi era il professore Caesar Clown, totalmente fuori di testa, che insegnava loro erbologia. Si diceva fosse molto intelligente, ma i ragazzi non facevano altro che prenderlo in giro. Di certo a non passare inosservato vi era il professore di Astronomia, una delle materie più noiose di sempre insieme a Storia della Magia, il cui professore era Izou. Ricordava bene Koala quando durante una lezione in notturna metà della classe si era addormentata sentendo la voce serafica del professore, e che Zoro, russando profondamente, li aveva fatti scoprire beccandosi cinque punti in meno.
O forse erano stati cinquanta? L’unico a mancare era l’insegnante di  Storia della Magia, Bon Chan, ma lui sarebbe giunto a tempo debito. 
Insomma l’ambiente dei professori era intatto, eccezione fatta per Crocodile, e tutti, una volta finita la cerimonia, sembravano impazienti d’iniziare a mangiare. Barbabianca, dopo aver dato un paio di colpi di tosse richiamò l’attenzione su di sé, usando un chiaro incantesimo per incrementare la sua voce. 
«Silenzio!» dopo che quel possente tono riuscì a catturare l’attenzione e far calare il silenzio sulla sala grande, tutti si voltarono a guardarlo ammirati. «Buonasera e bentrovati ragazzi, finalmente abbiamo sistemato i vostri nuovi compagni, quindi date loro un caloroso benvenuto—…»
Nel sentire quelle parole chiunque li dentro iniziò ad applaudire, per far sentire i novellini a casa. Ma quell’applauso non durò molto, perché era come se il vecchio Barbabianca non vedesse l’ora di continuare. 
«Prima di rimpinzarci con il nostro solito banchetto di benvenuto ci sono delle informazioni che vorrei comunicarvi—… altrimenti con lo stomaco pieno non mi presterete molta attenzione.» una risata generale scosse la sala, ma anche questa fu questione di pochi attimi. «Dunque come prima cosa vorrei presentarvi il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, l’auror Crocodile.» e con un ampio gesto della mano il preside indicò l’uomo seduto alla sua sinistra, con i capelli scuri tirati indietro, un pesante mantello nero sulle spalle e la faccia di chi non voleva minimamente trovarsi li. 
I ragazzi iniziarono ad applaudire nuovamente, anche perché dovevano per lo meno provare a mostrare entusiasmo dinnanzi al nuovo insegnante. 
«Ho pregato personalmente Crocodile di venire ad occupare questa cattedra ed alla fine sono riuscito a convincerlo—…»
«O forse l’avrà convinto il gran compenso di galeoni che avrà lasciato sulla sua scrivania al ministero.» commentò con sarcasmo Nami. Lei ne capiva parecchio di quelle cose, il suo era quasi un sesto senso, e l’espressione infastidita dell’uomo consolidava l’idea della ragazza gai capelli ramati. 
Koala rivolse un sorrisetto sghembo all’amica prima di ascoltare nuovamente il preside che stava parlando dell’importanza di aver nuovi membri fra i professori, ma poi, dopo una pausa, continuò il discorso serio. 
«Adesso però passiamo ad un altro genere di avvisi e sono sicuro che questi potranno catturare maggiormente il vostro interesse, ragazzi. Dunque quest’anno il torneo di Quidditich—… sarà sospeso ma al suo posto ci sarà un nuovo evento.» 
COSA? Avevano davvero capito bene? Niente Quidditich? 
Istintivamente, proprio come aveva fatto Bibi, Koala si voltò in direzione del proprio capitano, che non sembrava esattamente preso bene da quella notizia. Ma anche Sabo ed Ace non avevano reagito nel migliore dei modi, scambiandosi occhiate scettiche. Doveva esserci una ragione importante se non si parlava di Quidditich. 
Davvero importante. 
Infatti la ragazza andò a stringere una forchetta nella speranza di sfogare il proprio fastidio.
«Suvvia, non fate così, sarete pur sempre liberi di dilettarvi con delle amichevoli. Quello che davvero interessava comunicarvi è un’altra cosa e per farlo ho—… invitato il Primo Ministro della Magia, Sengoku. Lui potrà darvi tutte le informazioni.» 
Un brusio intenso si sollevò dalla sala perché mai prima di alloa Barbabianca aveva permesso a Sengoku d’immischiarsi nelle questioni della scuola. Quella notizia doveva essere qualcosa d’importante. Accanto al tavolo dei professori, da una porta secondaria, apparve infatti la figura del primo ministro ammantato di bianco, con gli occhiali calati sul naso e nel mentre altri due uomini del Ministero portarono con loro qualcosa di grande e grosso chiuso in una scatola alta quasi due metri. I ragazzi continuarono a borbottare e bisbigliare, domandandosi che cosa potesse esserci al suo interno, ma quando la voce di Sengoku risuonò nella sala grande ovviamente tutti tornarono in silenzio. 
«Ti ringrazio, Edward, per avermi dato la parola. Buonasera a tutti, ragazzi, permettetevi di spiegarvi che cosa avverrà quest’anno nella scuola di Hogwarts.» 
Probabilmente a Koala tremarono anche le mani, ma cercò di non darlo a vedere. 
«Dopo lunghe giornate alla ricerca di accordi fra le varie nazioni interessate siamo finalmente giunti alla conclusione di ripristinare il famoso Torneo Tremaghi.»
Nessuno, nonostante l’importanza della cosa, riuscì a parlare o a dire qualcosa, perché tutti troppo scioccati ed elettrizzati all’idea di quello che era appena stato detto. 
«Saranno i campioni delle tre scuole a sfidarsi in delle prove per ottenere la coppa Tremaghi.» e con un semplice tocco di bacchetta fece apparire sul tavolo degli insegnanti una grande coppa di vetro e metallo, che sembrava risplendere di luce propria. 
A quel punto tutti scoppiarono ad urlare ed applaudire, eccitati all’idea di poter partecipare a quel torneo, perché ovviamente chiunque avrebbe voluto vincere una cosa simile. 
«Gloria e ricchezze attendono chiunque vincerà il torneo.» continuò Sengoku mostrando un sorriso smagliante, sotto lo sguardo incuriosito dei professori. 
«Magico—…» 
Ace e Sabo sussurrarono quella parola all’unisono, ammaliati come non mai dal trofeo e da ciò che li poteva attendere. Era pane per i loro denti e questo era assolutamente accettabile vista la cancellazione improvvisa del Quidditch. 
Barbabianca raggiunse Sengoku ed entrambi si fissarono soddisfatti dalla reazione dei ragazzi, che continuavano ad applaudire in preda all’entusiasmo. 
«Hogwarts, durante un sorteggio, è stata scelta come scuola ospitante i giochi, quindi insieme a voi, quest’anno, ci saranno i ragazzi provenienti dalle altre scuole di magia.»
Questa volta fu il preside a continuare, mostrando con orgoglio un sorriso, ed allora allargò le braccia, quasi a volersi beare di tutta quella situazione e dei ragazzi che non facevano altro che applaudire. 

«Senza ulteriori indugi credo che sia giunto il momento di presentarvi i nostri ospiti, prego Signor Moira, li faccia entrare.» ed allora additò il custode che in fondo alla sala stava letteralmente smaniando per poter aprire agli ospiti. 
Fa i ragazzi, calò di nuovo il silenzio e le luci delle candele fluttuanti s’abbassarono. 

Sanji stava letteralmente morendo di fame, e dire che lui riusciva a controllarsi anche piuttosto bene, però non vedeva l’ora di sapere che cosa gli elfi domestici avevano preparato per il banchetto, probabilmente già il giorno successivo sarebbe andato da loro a chiedergli nuove ricette. Ma al momento dovevano concentrarsi su altro, ovvero i propri ospiti. Si voltò, come tutti gli altri, in direzione della grande porta, ed allora, nel momento stesso in cui Moira aprì rischiò letteralmente di morire per un infarto. 
Dal fondo della sala fecero il loro ingresso una serie di fanciulle, con le divise turchesi tutte uguali, che si muovevano agilmente lungo il corridoio centrale, sorridendo angeliche in direzione dei ragazzi.
Era certo che il suo povero cuore non avrebbe retto.
Quelle non erano ragazze qualunque erano le vere e proprie kuja che sfarfallavano le ciglia qua e la. Che meraviglia che doveva essere quella scuola. Già s’immaginava a corteggiarle, quando una di loro, dai capelli castani ed il viso timido, gli soffiò letteralmente un bacio, prima di proseguire. 
«Idiota, datti un contegno.» gli sibilò Zoro, che accanto a lui non sembrava impressionato neanche un poco dalle ragazze.
«Sono tutte così—… così belle.» mormorò in rispost Sanji prima di voltarsi verso le ragazze, ed allora fra quelle bellezze ne vide alcune decisamente mostruose. «Diciamo quasi tutte.» si corresse immediatamente. 
«Quelle devono essere le figlie di Charlotte Linlin, conosciuta anche come Big Mom.» 
Gli sussurrò Nami che doveva averle riconosciute immediatamente. Lui ne aveva sentito parlare ma mai aveva avuto modo di imbattersi in quegli splendori. 
Dal fondo della sala, infine, fecero il loro ingresso le ultime due figure, diametralmente opposte. Una era meravigliosa, con i lunghi capelli corvini, lo sguardo di ghiaccio ed un corpo da far paura. L’altra invece era totalmente differente, molto più grossa e con una risata divertita si guardava intorno, e nel mentre avanzava seguendo le sue fanciulle. 
Eppure Sanji le riconobbe entrambe e le guardò rimanendo letteralmente pietrificato. 
«Boa Hancock. Big Mom. Sto per morire.» e strinse Rufy e Zoro per le braccia, perché loro due non si rendevano conto della situazione. Una era la primogenita di una delle più famose famiglie di purosangue nel mondo magico, era quasi assimilabile ad una regina, l’altra era la direttrice di quella scuola. Purtroppo Sanji conosceva Beauxbâtons perché nella sua famiglia avevano a lungo discusso se mandare sua sorella Reiju a studiare in Francia, ma per fortuna  non gli avevano portato via anche lei, unica nota positiva in quel covo di matti. 
Boa, dopo averli superati, si voltò verso di loro e li fissò qualche attimo di troppo, cosa che pietrificò tutti e tre i ragazzi, perché stava letteralmente fissando loro tre. 
Con una piroetta la bellissima Boa si fermò accanto alle altre ragazze della sua scuola, anche se lei spiccava in bellezza ed eleganza, mentre Big Mom s’andò a tenere accanto Sengoku e Barbabianca. I tre si scambiarono reciproci complimenti, o almeno così sembrava, fino a quando il loro preside non si decise di nuovo a prender parola. 
«Ragazzi, date il benvenuto alle studentesse della scuola di magia di Beauxbâtons
 ed alla loro preside, Charlotte LinLin, conosciuta anche come Big Mom.» 
Ovviamente nessuno riuscì a non applaudire, chi perso ad ammirare le bellezze che offriva quella scuola, infatti notò con chiarezza i suoi fratelli sbavare al tavolo dei Serpeverde, e chi invece spaventato dalla bruttezza della preside della loro scuola. Come poteva esistere una simile differenza? 
Questo Sanji non lo avrebbe mai capito.

«Fantastico, fantastico. Siete le nostre benvenute, care, adesso però dobbiamo presentare anche i nostri altri ospiti.»
Effettivamente si era dimenticato di un dettaglio, perché avevano parlato di Tremaghi e quindi doveva esserci per forza un’altra scuola e Sanji si ritrovò decisamente più incuriosito. Insomma se quelle erano le premesse tutto l’anno sarebbe stato fantastico. Avrebbe di sicuro conquistato il cuore di una di quelle fanciulle. 
Così Moira si preparò di nuovo a riaprire il portone, impaziente e forse anche intimorito da chi vi era oltre.

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Capitolo 4
*** Rules ***


Capitolo 4. Rules 

Reiju osservò distrattamente l’espressione trionfante delle bellissime ragazze di Beauxbâtons, e pensare che lei stessa sarebbe dovuta essere mandata a studiare in Francia. Era stata una fortuna convincere suo padre, facendogli gli occhioni dolci e sfarfallando le ciglia, che la migliore istruzione l’avrebbe avuta laddove si sarebbe misurata con chi era al suo stesso livello e non in una scuola dove si prendeva il tè e si ballava. Insomma, lei adorava prendere il tè, era un’abitudine che aveva da sempre sia a casa che a scuola. Il problema era che non voleva allontanarsi dalla propria famiglia.
E poi un covo di sole ragazze, che noia che sarebbe stato! 
Tamburellò le dita sul tavolo in legno, senza prestare più molta attenzione a ciò che Barbabianca stava dicendo, mentre i suoi fratelli stavano letteralmente sbavando sui rispettivi piatti, guardando in direzione delle ragazze. Uno sbuffò uscì dalle labbra della fanciulla dai capelli rosa, prima che l’unico intelligente di quei tre si voltò verso di lei, riprendendosi da quello stato di trance. 
«Scuola interessante.» ribatté Ichiji con compostezza, incrociando le braccia al petto. 
«Lo dici solo per le ragazze.» ribatté la sorella leggermente infastidita, prima di volgere l’attenzione verso il fondo della sala dove sarebbero entrati gli altri ospiti. 
«Forse—… ti da fastidio? Potevi essere una di loro. » le sussurrò il rosso avvicinandosi al suo orecchio. 
«Non mi vedrete mai indossare quella divisa azzurrina. Poi il colore stona con i miei capelli.» rispose quella rivolgendogli uno sguardo divertito.
«Peccato.» 
Non le sfuggì anche l’ultimo commento di Ichiji prima di dedicarsi ai nuovi arrivati. Poteva non esser seduta davvero vicina al corridoio centrale, ma a lei andava bene così. Vedeva tutto alla perfezione, solo che quando la porta si aprì l’idea di dover affrontare una nuova ondata di ragazze saltellanti non era molto allettante. Ma le aspettative di Reiju vennero infrante quando sulla soglia spuntarono dei ragazzi alti, muscolosi, con i mantelli scuri svolazzanti e lo sguardo da veri duri. Questa volta fu lei a restare a bocca aperta, stupita dall’ingresso di quei tipi notevoli. Aveva riconosciuto benissimo Eustass Kidd, seguito da Killer, i due prima studiavano ad Hogwarts un anno avanti Reiju, ma poi il padre del ragazzo, dopo essersi trasferito portò con sé il figlio ed il suo migliore amico, in un’altra scuola. Era proprio niente male se doveva essere sincera, ma chi catturò davvero l’attenzione della rosata fu la figura alta e muscolosa di Charlotte Katakuri. La pesante sciarpa scura gli copriva le labbra, dandogli un’aria misteriosa, i capelli scuri scombinati gli stavano bene e pr di più sorpassava tutti quanti con la sua altezza. Lui non solo era un famoso giocatore di Quidditch, non che a lei interessasse quello sport per cui i fratelli stravedevano, ma era anche uno dei figli di Big Mom. Purtroppo essendo la scuola di Beauxbâtons
 unicamente per donne, la preside aveva deciso di mandare i propri figli maschi nella migliore accademia che conoscesse.
E doveva dire che era proprio niente male.

 A seguire Katakuri vi era suo fratello minore, Craker, che sogghignava mentre faceva il proprio ingresso ed infine, a chiudere la fila, l’imponente figura del preside Kaido si fece avanti, mostrando uno sguardo agghiacciante e spaventoso, ma l’attenzione dei fratelli era tutta rivolta ad una sola persona.
«Avete visto chi c’è?» sussurrò Yoji che non smetteva d’indicare Katakuri stringendo la spalla di Niji. 
«Ovvio, è quel montato di Katakuri, non ci credo. Scommetto che vorrà vincere lui stesso il torneo.» aggiunse il fratello dai capelli blu e l’aria decisamente annoiata.
Reiju, invece, sorrise soddisfatta della cosa, almeno fino a quando non sentì Ichiji richiamarla. 
«Attenta, sorella, stai sbavando vistosamente per quel tipo.» 
Ma la ragazza gli scoccò un’occhiata divertita dalla reazione del rosso, che sembrava l’unico interessato a lei piuttosto che ad i ragazzi della scuola avversaria. 
«Fino a questo pomeriggio commentavi con entusiasmo le sue ultime performance nel campionato del mondo di Quidditch. Adesso per caso ti da fastidio?» cantilenò la ragazza, ripetendo esattamente le parole di Ichiji. 
Il rosso si voltò verso di lei ed entrambi si scambiarono un lungo e silente sguardo che poteva dire troppe cose, ma non le diede alcuna risposta, segno che doveva essersi infastidito sul serio. 
Di tanto in tanto Ichiji diventava geloso di lei, e questo da una parte stupiva Reiju mentre dall’altra le faceva quasi piacere. Era strano il rapporto che ultimamente aveva con il fratello, strano al punto tale da non sapere proprio come definirlo e se definirlo. Decise quindi di parlargli una volta finito il banchetto, al ritorno nella loro sala comune, discutere li in mezzo non era il caso. 
Fu una fortuna quando Barbabianca riprese a parlare, per dare il benvenuto anche agli altri ragazzi. 
«Dunque, finalmente anche i nostri ospiti di Durmstrang sono giunti da noi. Quindi un grosso applauso a loro ed ovviamente anche al Preside Kaido. E’ un vero piacere avervi qui con noi.»
Kaido non sembrava essere di molte parole, infatti strinse con forza la mano a Barbabianca, poi a Big Mom ed infine cercò di farlo anche con il Ministro, ma più che altro si guardarono male. Dovevano esserci problemi fra di loro. 
Quell’anno sarebbe stato decisamente interessante per tutti quanti, e Reiju ne era convinta sempre di più.

Rufy era rimasto ammaliato dalla grandezza di Kaido e dei suoi ragazzi, aveva visto anche Kidd, l’ex amico di Law, che veniva chiamato da Rufy "Trafalino".  Si era allontanato dalla scuola a causa del trasferimento della sua famiglia, questo lo ricordava bene. Insomma c’erano davvero tutti quell’anno e lui non vedeva l’ora di affrontarli in quel meraviglioso torneo di cui Barbabianca aveva appena parlato. Applaudì con forza, insieme a tutti gli altri, facendosi sentire, ma poi rimase in silenzio ad ascoltare ammirato ciò che il Primo Ministro aveva da dire. Dunque era questo il segreto di cui aveva parlato il vecchio Garp. Fantastico, anche se non ci sarebbe stato il Quidditich si sarebbe divertito lo stesso, e poi le partite non erano vietate, quindi avrebbe tormentato Pell per giocare almeno una volta alla settimana. 
«Ragazzi, adesso che siamo tutti qui vorrei spiegarvi come sceglieremo un campione per ogni scuola.»
Sengoku tossicchiò leggermente e poi fece cenno ai suoi uomini di allontanarsi ed in silenzio s’avvicinò alla grande cassa posta al centro della sala. Doveva trattarsi di qualcosa di grosso, ne erano certi, quindi il cuore di Rufy si fermò per qualche attimo prima di ritrovarsi a sperare in qualcosa di fantastico. 
Il primo ministro picchiettò sulla superficie lignea della scatola e questa pian piano andò svanendo, lasciando intravedere una fioca luce blu. Quando finalmente tutto ciò che vi era venne dissolto dall’incantesimo rimase solamente un enorme e grosso calice che risplendeva di luce propria e dal quale uscivano delle  vere e proprie fiamme blu. 
Erano tutti senza parole, lui era ammaliato da quel colore e cercò di reprimere l’istinto di urlare, così colpì Zoro alla spalla, che era altrettanto perso a guardare quella cosa immensa. 
«Ragazzi, vi presento il Calice di Fuoco.» si aspettò forse un’applauso ma il momento era troppo mistico per distruggerlo e perfino uno come lui lo avrebbe capito.  «Avrete tempo due settimane per gettare all’interno del Calice il vostro nome e cognome, scritto su una pergamena. Al termine del tempo prestabilito il Calice sceglierà i più meritevoli ed allora ogni scuola avrà il proprio campione. Ma fate ben attenzione perché scegliere di provare a partecipare è una cosa assai importante. Si tratta di prove difficili, che vi metteranno sotto stress ed anche in difficoltà da ogni punto di vista. Non sarà una passeggiata il Torneo Tremaghi. Quindi chiunque voglia partecipare dovrà, secondo coscienza, scegliere se gettare il proprio nome.»
Fu allora che tutti quanti applaudirono incondizionatamente, urlando in direzione del calice, perché era chiaro che praticamente chiunque avrebbe provato a partecipare a quella competizione fra scuole. Era la cosa più bella ed emozionante di sempre. Rufy si scambio uno sguardo d’intesa con Zoro, Sanji ed ovviamente con i propri fratelli, tutti convinti come non mai sul da farsi, ma allora Barbabianca si fece di nuovo avanti, richiamandoli tutti all’ordine. 
«C’è un’ultima cosa di cui dovremmo informarvi—… vista la pericolosità del Torneo Tremaghi, in cominuone con gli altri presidi e con il Ministro della magia in persona, abbiamo stabilito che solo gli studenti appartenenti al sesto ed al settimo anno di ogni istituto potranno provare a partecipare.»
Un attimo di silenzio, per metabolizzare le parole del preside, e poi nella sala grande si scatenò un inferno, nel vero senso della parola. 
«Andiamo, è un’ingiustizia. Vecchio mio, ma per chi ci hai preso?» urlò Ace alzandosi in piedi ed indicando direttamente a Barbabianca. 
Lui finiva sempre dal preside quindi fra di loro si era ormai instaurato un rapporto quasi d’amicizia, come il fratello era solito dire. Si era addirittura slacciato la cravatta e l’aveva buttata a terra quasi per protesta. 
«Ci state sottraendo la nostra libertà di scelta.» si aggiunse Sabo urlando e sbattè un pugno contro il tavolo.
Lui stesso rimase indignato e sconvolto, perché essendo al quarto anno non aveva possibilità di partecipare, ma non era arrivato a tanto. Zoro, invece, stava già sfoderando la bacchetta, come se volesse schiantare qualcuno. Fu una fortuna che Nami e Bibi lo bloccarono, altrimenti li dentro sarebbe successo il finimondo. Incontrò gli occhi nocciola di Nami, che lo implorarono quasi di stare al proprio posto, ed una volta tanto Rufy cercò di ascoltarla, anche se era tutto molto ingiusto.
«SILENZIO!»
Quella volta Barbabianca urlò ancora più forte per richiamare all’ordine l’intera scuola e ci vollero le occhiatacce dei professori a costringerli a sedersi ai propri posti ed a non urlare. 
«Mi dispiace ma è l’unica soluzione alla questione, il torneo è troppo pericoloso. Intorno al calice ho personalmente circostcritto una linea dell’età, quindi chiunque non abbia l’età necessaria verrà respinto via.» 
Maledizione e dire che lui aveva già sperato di provare ad aggirare le regole, ma chiaramente non sarebbe stato possibile. 
«Adesso che avete finito di lamentarvi vi prego di riflettere attentamente sulla questione durante il nostro consueto banchetto d’inizio anno—…» e con un semplice colpo di bacchetta Barbabianca fece letteralmente apparire sulle lunghe tavolate delle varie case un’enorme infinità di cibo.
E quello bastò per far riprendere Rufy, che come sempre si buttò sul cosciotto, sottraendolo a suo fratello Ace, un po’ demoralizzato. Di certo quella non era la migliore delle notizie, ma per lo meno lui stesso conosceva qualcuno che avrebbe potuto partecipare e per questo motivo già il giorno seguente sarebbe andato da lui a torturarlo per gettare il suo nome nel calice, e la sua vittima era Trafalino.
«E’ un’ingiustizia.» commentò Zoro prendendosi da mangiare.
«Concordo, ma avranno i loro buoni motivi per—… quello è un meraviglioso soufflé. Devo assolutamente farmi dare la ricetta.» ovviamente anche l’attenzione di Sanji fu tutta deviata sul resto del cibo, proprio come avevano fatto gli altri, decisi a mangiare ed a riflettere, come aveva suggerito il preside, su tutta la questione del torneo.

 

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Capitolo 5
*** First lesson ***


Capitolo 5. First lesson


I lunghi boccoli di Perona, quella mattina, erano stati raccolti in due codine per essere, come suo solito, perfettamente in ordine. La divisa era linda e profumata e lo stemma dei Serpeverde era ben visibile sul petto. Lo portava con orgoglio, proprio come orgogliosi erano stati i suoi genitori quando scoprirono della scelta del cappello. Anche se ad un primo impatto poteva sembrare particolarmente timida in realtà era un concentrato di pura ambizione. Non vedeva l’ora di far carriera al Ministero ed anche alla corte del Wizengamot, proprio come sua madre. Doveva diventare famosa e la Gazzetta del profeta avrebbe scritto di lei sempre e comunque. 
Un flebile sospiro uscì dalle labbra rosate della fanciulla, che con entrambi i gomiti poggiati sul tavolo stava letteralmente fissando il vuoto oltre la lavagna. In mattinata avevano iniziato con le solite lezioni, come Incantesimi, con la professoressa Bay, seguita a ruota dalla storia della Magia di Bon Chan. Ed adesso le toccavano ben due ore di trasfigurazione in compagnia del professor Phoenix. La classe del quarto anno era un miscuglio di colori e di casate. Agli ultimi banchi, ovviamente, erano seduti loro Serpeverde. Uno dei Vinsmoke, Yonji, aveva preso posto accanto a lei senza neanche chiederle il permesso, mentre nel banco accanto c’erano gli altri due ragazzi. Niji non aveva perso occasione per rompere le scatole al fratello Grifondoro, che invece era seduto da solo ad un banco qualche metro più avanti. Insieme a lui c’era tutto il gruppo dei ragazzi con cui spesso stava. Era iniziato tutto per caso, rendendosi conto quanto fossero casi persi con le pozioni, e poi da li aveva imparato ad apprezzarli sul serio. Ma forse, se proprio doveva essere sincera con sé stessa, Perona li apprezzava particolarmente per la presenza del bel giocatore di Quidditich per cui lei moriva. Ogni volta che Zoro le rivolgeva la parola rischiava letteralmente l’infarto. Ne aveva provato a parlare con alcuni fantasmi, perché lei prediligeva la compagnia dei fantasmi del castello piuttosto che delle persone, e tutti avevano concluso che lei, Perona Ghost, aveva decisamente una cotta per quel tipo imbranato. Era un Grifondoro e non li avrebbe mai guardati, ma per lui aveva fatto un’eccezione. I primi banchi erano divisi fra Usopp dei Corvonero, seduto accanto a Rebecca, poi Bibi Nefertari aveva preso posto accanto Koala mentre Nami aveva letteralmente obbligato Rufy a sedersi accanto a lei, perché “in tre in un banco non si poteva stare”. Cavendish, uno dei suoi compagni di casata preferiti, aveva preso posto al fianco di Shiroshi dei Tassorosso, ma questo forse perché non c’era altra soluzione e niente più posti disponibili.
Era una classe movimentata fin dal primo anno, questo lo sapevano tutti, ed infatti, quando il professore Phoenix fece il suo ingresso in aula, abbassò lentamente il proprio libro e poi inspirò profondamente. 
«Merlino, iniziamo bene l’anno scolastico, vi prego.» ed ovviamente roteò gli occhi con quel suo solito fare esasperato. 
«Andiamo, professore, non abbiamo ancora fatto niente!» ghignò Niji mentre nascondeva deliberatamente un aeroplanino di carta incantato che avrebbe lanciato a Sanji da un momento all’altro. 
«Vinsmoke, non tastare la mia pazienza, vengo già da una mattinata impegnativa. Ho fatto lezione con il quanto anno—…» 
ed un brusio s’alzò in tutta la classe, accompagnato da risatine.
Tutti conoscevano il quinto anno, quello animato costantemente dai fratelli di Rufy. Forse per questo motivo era già parecchio stanco. 
«La faremo rilassare prof—…» ma Niji venne letteralmente interrotto da suo fratello Ichiji che gli diede una gomitata in pieno petto per farlo stare zitto. 
Perona lo ringraziò mentalmente perché con quel tipo dai capelli blu non si poteva proprio ragionare, e dire che loro erano anche compagni di casata. Di gran lunga la ragazza preferiva la sorella maggiore, così bella ed elegante mentre camminava per i corridoi o la salutava fermandosi a chiederle come stesse. 
«Grazie Vinsmoke ma un’altra parola e lo trasfiguro in un orologio da taschino.» commento il professore appoggiandosi alla cattedra ed intrecciando le braccia all’altezza del petto.
Marco era un vero animagus, ovviamente la sua forma animale era una fenice registrata, qualcosa d’incredibile e lui stesso era tanto affascinante agli occhi di ogni ragazzina del primo anno. Fortuna che la sua cotta per quell'uomo era passata. 
«D’accordo ci siamo tutti? Se volete iniziare prendiamo il libro a pagina trentadue perché oggi vedremo—…»
Lentamente Perona tirò fuori il proprio libro dalla borsa e cercò la pagina, stranamente Yonji aveva tutto pronto ed aveva già sfoderato la bacchetta, poggiandola sul tavolo, ma prima che lei riuscisse a cercare pagina trentadue sentì qualcuno interrompere il discorso di Phoenix. 
«Professore—… in verità manca Zoro.» asserì Nami che aveva prontamente alzato la mano. 
Marco li studiò tutti quanti rendendosi conto solamente allora del posto vuoto accanto a Sanji, e questo fece scoppiare tutti in una risata. 
«Per Merlino, ma voi in quattro anni che lo conoscete non avete pensato di mettergli un guinzaglio?»
La domanda esasperata fece ridere perfino lei, che sapeva bene dell’attitudine di Zoro a perdersi, una volta lo aveva addirittura trovato a vagare nei sotterranei alla ricerca della Torre di Astronomia. Così lei lo aveva accompagnato fuori e forse fu in quel momento che Perona capì di avere una cotta stratosferica per Zoro. 
«Prof, non si preoccupi—…» urlò Rufy indicando fuori da una delle finestre dell’aula. «Zoro è la sotto!! EHI ZORO! Non abbiamo lezione di volo con il Professor Mihawk, torna qui!» 
Ma Nami lo bloccò prima che potesse fare qualche altro danno. Questo fece ridere Perona e sbuffare i Vinsmoke. 
«Vi prego, andate a chiamare il signor Roronoa prima che decida di trasformarvi in un intero zoo—… Signora Ghost, lei che è all’ultimo banco mi faccia la cortesia di riportare indietro il suo compagno di classe. Vi aspetteremo per iniziare la lezione.»
Perona credette di non aver capito bene, infatti sfarfallò più e più volte le lunghe ciglia, ritrovandosi confusa. 
«Se vuoi vado—…» azzardò Yonji che era seduto accanto a lei. 
Ma essa scosse rapidamente il viso, facendo ondeggiare le codine, e poi s’alzò in piedi con il cuore che batteva all’impazzata nel petto. 
Non si curò neanche di salutere il professore, perché era certa di esser diventata rossissima in viso e non voleva che nessuno la vedesse in quelle situazioni. In fondo aveva già accompagnato Zoro da qualche parte, non era la prima volta, ma quello era decisamente un ottimo modo di iniziare l’anno per Perona. 

Con la coda dell’occhio Bibi fu certa di aver visto Perona arrossire, ma decise di non commentare con Koala, forse perché fra ragazze c’era da sempre quel genere di solidarietà, cosa molto importante, ed allora dopo che la porta si chiuse riportò la propria attenzione sul professore Phonix. Sembrava esausto, ed era solamente il primo giorno. Sicuramente Ace e Sabo dovevano avergli dato del filo da torcere nella lezione precedente, ma loro dovevano essere più bravi, o almeno ci provavano. Avrebbero dovuto attendere il ritorno di Zoro e Perona, così Bibi quasi annoiata iniziò a sfogliare le pagine del proprio libro, fino a quando non vide chiaramente Nami alzare la mano, richiedendo il permesso di parlare. 
«Professore Phoenix, posso farle una domanda?» chiese fomentata la ragazza dai capelli arancioni. 
Marco annuì lentamente e le diede il permesso di parlare.
«Dimmi pure, Cocoyasi.» 
«Perché hanno sospeso il torneo Tremaghi per quasi vent’anni?»
Stranamente quella domanda colpì tutti quanti e perfino il professore, che fino ad un attimo prima sembrava sull’orlo di una crisi di nervi adesso parve più interessato. Tenne le braccia intrecciate all’altezza del petto e poi li guardò tutti quanti prima di rispondere.
«Il Torneo tremaghi è altamente pericoloso. I campioni sono costretti ad affrontare prove insidiose ed infime, solo che vent’anni fa, durante l’ultima edizione—… uno dei ragazzi morì. »
Bibi, sorpresa da quella risposta, si ritrovò a fissare il professore quasi attonita, quindi le proprie labbra si mossero in automatico.
«Se qualcuno è morto perché hanno deciso di ripristinarlo?» 
Non era riuscita a trattenersi e notò alcuni dei suoi compagni annuire, come se quella fosse la domanda più logica da fare in quel momento. 
«Vedete, ragazzi, il Torneo offre prestigio anche alle scuole. Sono sicuri che questa volta le prove non saranno così terribili—… ma tanto voi di quarto anno non potrete partecipare. Siete ancora troppo piccoli.» 
«E questa è una grande ingiustizia, prof!» urlò Niji Vinsmoke dal fondo dell’aula.
«Ha ragione, non siamo di certo meno bravi di altri maghi in questa scuola.» si aggiunse con tono atono e quasi annoiato suo fratello Ichiji. 
«Hanno ragione entrambi. Non è giusto.»
Quella volta fu Rufy a borbottare in concomitanza con i fratelli Vinsmoke, cosa che sorprese molto tutti quanti. 
«Bene potete lamentarvi quanto volete, ma si da il caso che ormai è stato deciso così, quindi godetevi le prove. Anzi, siete fortunati a non dover scendere in campo, credetemi.
» protestò Marco sbattendo il libro sulla cattedra. 
«Per dire così lei già sa quali sono le prove, giusto professore?» questa volta la domanda provenne da Cavendish, che stava agitando annoiato la propria bacchetta, ma che guardava di sbieco il professore. 
«Forse, ma tanto voi non saprete nulla fino al giorno della prova.» ed con una leggera scrollata della mano il professore cercò di liquidarli. «Un’altra domanda a proposito del torneo e giuro che—…»
«Ci trasfigura in animali?» lo provocò Koala al proprio fianco, facendo ridere l’intera classe. 
«Io mi domando che cosa ho fatto di male per avere degli alunni come voi.
» replicò il professore stancamente. 
Fu quasi una fortuna che in quel momento la porta della stanza s’aprì lasciando entrare una Perona, rossa come non mai in viso, che si sedette immediatamente, e Zoro, che sembrava essere parecchio assonnato. 
«Grazie mille, Rorona, per esserti deciso a venire a lezione. Vuole anche un succo di zucca?» ribatté sarcasticamente il professore, facendo ridacchiare l'intera classe.
Ci volle un altro minuto prima che Zoro trovasse il giusto posto, ma tanto ormai il professor Phoenix sembrava deciso a lasciar perdere, erano un caso perso.

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Capitolo 6
*** Brillant idea ***


Capitolo 6.  Brillant idea

La convivenza fra le varie casate non era di certo facile e questo Law lo sapeva bene, anzi benissimo. Nel corso degli anni era letteralmente stato costretto a non fare a botte li dentro, preogativa che avevano i Grifondoro. Loro, di solito, prima agivano e poi pensavano, ma ormai doveva essersi abituato. Se lo ripeteva in continuazione, ma stando con quei tipi con cui aveva “stretto amicizia” lui fuori dai guai ci stava ben poco. Potevano anche essere di anni differenti, ma a loro non importava. O meglio a quel Rufy non importava. Aveva fatto il madornale errore di scendere a patti con quel tipo l’anno prima e da allora si era ritrovato in un giro di follie immani nelle quali lui era sempre coinvolto. 
Cercava sempre di passare inosservato, nonostante fosse uno dei più brillanti studenti dell’intera scuola, ma fra Rufy che lo metteva nei guai e Corazon che lo mandava a chiamare quando non c’era bisogno, il suo piano non riusciva nel migliore dei modi. Lui aveva cercato anche di fare schifo a divinazione solo per non dover sentire per forza i deliri del proprio tutore, perché effettivamente Corazon era il proprio tutore da praticamente sempre. Gli bastava doverlo subire per tutta l’estate. Rischiava di prendere fuoco una volta sì e l’altra pure. Magari il biondo era un po’ fuori di testa ed anche molto apprensivo, ma Trafalgar Law gli voleva davvero bene. Lui era l’unico che si era preso cura di un orfano nel momento del bisogno. Di tanto in tanto anche Doflamingo fingeva d’interessarsi a Law, ma durante le ore di lezione era solito metterlo sotto torchio solo per vederlo vacillare. Fortuna che Trafalgar fosse un ottimo pozionista. 
Era riuscito a ritagliarsi un angolo del proprio tavolo, lontano dalle fanciulle di Beauxbatons, sedute invece proprio al centro ed intente a chiacchierare, quando ad un certo punto venne raggiunto dal piccolo Chopper. Poteva anche essere più giovane addirittura di Rufy e degli altri, ma quel ragazzino sapeva farci. 
«Allora, quando metterai il tuo nome nel calice?» domandò il ragazzetto sedendosi accanto a lui ed iniziando a scrivere su una pergamena. 
Law crollò le spalle, sistemandosi la cravatta nera e blu che aveva stretta intorno al collo, e così l’allentò. 
«Chi ti dice che non lo abbia già messo?» neanche sollevò il gelido sguardo in direzione del compagno, che in tutta risposta ridacchiò.
«Mancano solamente due giorni e tutti i favoriti ancora non hanno messo il proprio nome nel calice.»
«Ah, sì? E chi sarebbero “i favoriti”?» chiese Law con un pizzico di curiosità. 
«Diciamo che per Beauxbatons se la giocano una delle figlie di Big Mom, Smoothie, e Boa Hancock, dicono sia incredibile. Per Durmstrang, invece, i favoriti sono Charlotte Katakuri, Craker ed ovviamente anche Kidd.» 
Nel sentire quel nome il ragazzo lanciò un’occhiata scettica in direzione di Chopper. Quel Kidd maledetto. Erano stati compagni di scuola fino a quando non si era trasferito con il padre e ricordava bene tutte le volte in cui lo avrebbe volentieri schiantato. Quando lo vide entrare durante la cerimonia rischiò davvero di serrare i pugni ed andarsene, ma Robin lo trattenne dal fare qualsiasi cosa.
Lei era l’unica che lo calmava, stranamente. 
«E per Hogwarts?»
«Per la nostra scuola ci siete tu, Lucci e Pell. Ognuno di voi è da una casa diversa e siete tutti e tre molto forti. Anche se loro sono al settimo anno e tu al sesto non devi farti abbattere.»
Sentendo la spiegazione di Chopper il moro annuì lentamente e ritornò a leggere, in fondo quel discorso gl’interessava molto poco. Pure Corazon gli aveva detto che secondo lui sarebbe stato scelto, ma a Law di quella competizione importava poco e niente. Lui voleva semplicemente concentrarsi sui propri studi per entrare immediatamente al San Mungo. 
In quel momento un brusio si sollevò dalla sala, segno che qualcuno d’interessante doveva appena essere entrato, ed infatti gli occhi di ghiaccio del pirata scorsero i ragazzi di Durmstrang fare il loro ingresso. A capo di tutti vi era Katakuri, seguito a ruota dal fratello dai capelli porpora ed ovviamente dal rosso. Fu allora che gli occhi di quel bastardo di Kidd incontrarono quelli di Law e lo vide chiaramente ghignare. Gli stava lanciando una sfida mentre andava a gettare il proprio nome nel Calice di fuoco, fra applausi generali ed ovviamente dei sospiri da parte delle ragazze li in mezzo. 
«Come non detto—…» sussurrò Chopper che guardò attonito la scena, limitandosi poi a dare un colpetto sulla spalla a Law per farlo concentrare sullo studio. «Kidd non ti lascerà mai in pace, vero?
»
«A quanto pare dovrò fare qualcosa anche io.»
Ed allora Law meditò attentamente su che cos’avrebbe dovuto fare in quel caso. Accettare la sfida di Kidd, ritrovandosi probabilmente a doverlo fronteggiare davanti a tutti, oppure ignorarlo e pensare a ciò che lui voleva davvero fare? 
Difficile la scelta per Law.

Nel mentre sempre nella Sala Grande Koala, finalmente, si stava godendo tutta quella sceneggiata di chi andava a gettare il proprio nome. Era divertente, eppure l’atmosfera leggermente soffusa era anche rilassante, un posto perfetto dove riposarsi, anche meglio della propria sala comune. Da all’altro lato del tavolo Rufy era intento a fingere di giocare a scacchi con Sanji, mentre Zoro dormiva sui libri. Poco lontane da lei, invece, c’erano Bibi e Nami che scrivevano una pergamena per Storia della Magia, cosa che stranamente lei aveva già fatto, mentre prima era passata la sua cara Robin a raccontarle della sua giornata. Era così piacevole parlare con lei, non avrebbe potuto chiedere niente di meglio, almeno fino a quando, accompagnati letteralmente da un applauso, giunsero trionfanti in Sala Grande Ace e Sabo. Koala inarcò leggermente un sopracciglio nel vedere il suo—… compagno, essere tanto allegro, mentre stava agitando qualcosa in mano. E con fare baldanzoso la raggiunsero, seguiti da un codazzo di ragazzini più piccoli, che li guardavano con fare assolutamente ammirato. 
«Che state facendo voi due?» domandò la biondina lasciando che i suoi occhi scuri incontrassero quelli di Sabo, dal quale avrebbe sicuramente ricavato la verità. 
«Stiamo per entrare nella leggenda, Koala! Sii felice per noi!» 
Giunse immediata la risposta di Ace che saltò in piedi sul lungo tavolo in legno dei Grifondoro, attirando su di sé tutta l’attenzione. 
Koala, però, fissò Sabo cercando sempre di capire che cosa stesse per fare insieme a suo fratello, perché quando loro due si univano non succedeva mai niente di buono. 
«Oggi inseriremo finalmente i nostri nomi nel Calice di Fuoco!» 
Un applauso giunse da altri ragazzi che stavano assistendo alla scena. Insomma quei due erano riusciti a catturare l’attenzione anche dei Serpeverde e dei ragazzi di Durmstrang, seduti insieme al tavolo. 
«Perché non mi avete chiamato?» urlò Rufy raggiungendoli a gambe levate e provando a salire anche lui sul tavolo, ma entrambi lo spinsero giù.
«Perché tu sei troppo piccolo, fratellino, mentre noi siamo perfetti per partecipare.» ed Ace sorrise sghembo in direzione del minore. 
Nel mentre Sabo s’abbassò verso di lei e le mostro la filetta che teneva in mano e con un sorriso a trentaduedenti spiegò.
«Si tratta di una Pozione Invecchiante
Koala continuò a guardarlo con scetticismo e poi si voltò a fissare il calice.
«La vedete quella linea? L’ha tracciata Barbabianca in persona, non credo che un trucchetto come la vostra pozione invecchiante possa davvero battere un incantesimo simile.»
Allora Sabo, inaspettatamente, le stampò un rapido bacio sulla guancia, che la fece arrossire, e trascinato da Ace si diresse proprio vicino al cerchio magico. 
«Funzionerà perché è geniale.»
Tutti quanti si voltarono a guardarli e rimasero in silenzio in attesa. Perfino Zoro si era svegliato dal suo perpetuo sonno, per assistere alla scena, qindi Ace e Sabo, stapparono le fiale. Entrambi si scambiarono un rapido occhiolino e poi le sollevarono in aria. 
«Alla salute, fratello.» dissero in coro prima di bere quella pozione che dovevano aver preparato con le loro mani. 
Era già un miracolo che non avessero mandato a fuoco qualcosa preparandola, ma se avesse funzionato sul serio chi li avrebbe più retti? Si sarebbero proclamati come geni assoluti, capaci d’ingannare anche il preside, ed una volta tanto Koala pregò che qualcosa andasse storto.
Fecero passare un paio di secondi e finalmente oltrepassarono il cerchio. Altri secondi ed allora ci fu un nuovo applauso da parte di tutti. 
Maledizione, ci erano riusciti davvero. 
Allora Nami e Bibi la raggiunsero, guardando la scena altrettanto divertite e stupite. 
«Stai a guardare—…» sussurrò Nami prima di indicare ciò che i due fratelli stavano facendo. 
Koala alternò lo sguardo stupita. Ace e Sabo misero nel Calice i loro nomi ma qualche attimo dopo fu come se lo stesso calice avesse rispedito al mittente i foglietti con i nomi, investendoli in pieno con un lampo azzurrino che li scaraventò fuori dal cerchio.
Non poteva rimanere a guardare, quindi Koala s’alzò di scatto e corse da Sabo, per aiutarlo, ma nel trovarsi faccia a faccia con lui vide qualcosa che la fece scoppiare a ridere come mai prima di allora. Sulle guance glabre del giovane era iniziata a crescere ad una velocità impressionante una folta barba grigia, i capelli erano diventati bianchi, come se fosse invecchiato tutto d’un tratto. 
«Ma che sta—…» balbettò il biondo cercando di capire e poi si ritrovò a guardare Ace, nelle sue stesse condizoni, che non smetteva di ridere. 
«Guarda come sei vecchio, Sabo!» 
«Anche tu lo sei, Ace! Dicevi che avrebbe funzionato—…»
«Che vi avevo detto?» li rimproverò Koala aiutando entrambi a mettersi in piedi. 
Rufy, ovviamente, li raggiunse tenendosi la pancia per le risate eccessive che si era concesso fino a quel momento e vedendo i fratelli in quelle condizioni li additò. 
«Siete due vecchietti!» 
Chiaramente le cose degenerarono, perché in quel momento partì una rissa fra i tre ragazzi, si aggiunsero anche Zoro e Sanji, per cercare di placarli ed il tutto si concluse con il professor Satch che prese tutti quanti per le orecchie e li trascinò via, in preda alle risate generali. 
«Quindi volevate imbrogliare eh? Questa è la giusta punizione per voi due. Andiamo in infermeria a farvi togliere questa barba.» commentò quasi con severità Satch, trascinandosi dietro i ragazzi che avevano dato spettacolo durante quel pomeriggio. 
Ecco perché Koala adorava essere a scuola.
Li era tutto così semplice ed allo stesso tempo irreale, ed anche semplici momenti di riposo rischiavano di diventare dei veri e propri deliri che si sarebbe portata sempre nel proprio cuore.

La torre di Astronomia, durante la sera, era di certo uno dei posti più tranquilli che Pell conoscesse. Da li sopra si riusciva a vedere l’intero castello e la foresta che costeggiava il lago. Insomma si potevano osservare i confini di Hogwarts, ed era allora che i propri occhi si perdevano a fissare l’orizzonte, lasciandosi alle spalle i problemi che lo attanagliavano. Il suo era l’ultimo anno a scuola e purtroppo non vi era neanche il torneo di Quidditch, cosa che lo aveva vagamente sconvolto, eppure l’idea di allontanarsi da quell’ambiente lo spaventava. Già durante l’estate il Signor Nefertari, perché lui proprio non lo riusciva a chiamare per nome, a differenza di Koza, gli aveva comunicato che dall’ufficio auror lo stavano tenendo d’occhio. Quella era stata una grandissima notizia, perché in fondo entrare al Ministero era ciò che aveva sempre desiderato fare. Aveva ottimi voti in quasi tutte le materie, perfino quelle terribile dove chiunque s’annoiava, e questo era importante se voleva davvero diventare un Auror. Ma il vero problema sarebbe stato lasciare la scuola. Era tutto così bello e piacevole, specialmente da quando anche Bibi era giunta, anzi era forse da allora che la scuola era diventata meno faticosa del previsto per Pell. Era come se averla in giro e tenerla sotto controllo lo avesse sempre fatto stare meglio, ma questa era una constatazione che teneva unicamente per sé stesso.
Una leggera brezza serale gli scombinava i capelli chiari ed allora rabbrividì appena inspirando profondamente, quando dei passi alle proprie spalle lo costrinsero a voltarsi guardando esattamente Bibi avvicinarsi con lui mentre teneva un piatto in mano. 
«Pensavo che ancora fosse presto per venire a fare i pensierosi qua sopra.»
Come sempre la ragazza dai lunghi capelli turchesi, gli parlò gentilmente ed allora si sedette accanto a lui, distendendo le gambe e mostrandogli il migliore dei sorrisi. 
«Non è mai troppo presto per venire qua sopra. E non sono pensieroso.» rispose lui con tranquillità.
Era li sopra che s’incontravano di tanto in tanto la sera, quando le situazioni diventavano pesanti ed entrambi volevano stare da soli senza dire niente.
Lo trovava parecchio rilassante, o forse era la compagnia della ragazza ad esserlo.
«Invece sì, lo sei perché ti conosco. Però ti ho portato dei dolcetti—… i tuoi preferiti.»
Bibi gli porse il piattino e tutto ciò che lui poté fare fu sorridere e prenderne uno, perché effettivamente erano davvero i suoi preferiti. 
«Grazie—… comunque niente di preoccupante, stavo solo—… pensando al torneo.» mentì spudoratamente, anche perché aveva messo il proprio nome nel Calice solo su ordine dei propri compagni. Paulie lo aveva letteralmente spinto all’interno della linea dell’età. 
«Insomma, sarà fantastico. E poi se tu dovessi essere scelto scommetto che farai un figurone. Sei uno dei migliori duellanti che abbia mai visto in azione.
» 
Quell’affermazione lo fece quasi sentire in imbarazzo, specialmente se a dirlo era lei. 
«Beh, vedremo. Hanno detto che sarà pericoloso quindi non potevo di certo tirarmi indietro.» 
Entrambi sospirarono quasi all’unisono ed allora Bibi sorrise, scrollando le spalle con tranquillità. 
«Magari anche io avrei provato, se ne avessi avuto la possibilità.»
«No, è troppo rischioso per te.» commentò Pell lanciandole l’ennesimo sguardo di sbieco. 
«Tanto questo problema non si porrà mai, quindi stai tranquillo.» ed in risposta, la ragazzina, gli rivolse una smorfia, cosa che lo fece scoppiare a ridere. 
«Esatto, fra un paio di giorni scopriremo che cosa succederà, ed a proposito i dolci sono ottimi, dovevi portarmene di più.» 
Iniziarono così a prendersi in giro, finendo insieme quel piatto di dolci, almeno fino a quando non giunsero due ragazzini che tenendosi per mano erano decisamente alla ricerca di un posto romantico dove passare la serata. Lui e Bibi si scambiarono una rapida occhiata e cercando di non ridere troppo gli lasciarono quel posto, in fondo a loro non serviva. 
Lui sarebbe stato bene ovunque in compagnia della ragazza. 

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Capitolo 7
*** Champions ***


Capitolo 7. Champions

Durante tutta la giornata non si era fatto altro che parlare di quello che sarebbe successo la sera, ovvero l’estrazione dei tre nomi che avrebbe decretato i campioni delle scuole. Reiju aveva concluso la propria giornata studiando in biblioteca, o meglio era stata distratta da qualcuno mentre provava a studiare pozioni. Il professore Doflamingo pretendeva almeno due rotoli di pergamena per il giorno successivo e lei, stupidamente, si era fatta distrarre dapprima dalle urla della bibliotecaria che aveva cacciato Bonney, la sua compagna Corvonero, con cui era solita studiare, per aver introdotto illegalmente in biblioteca una montagna di cibo spazzatura, come cioccorane e cose simili. Ma lei era fatta così, Bonney non riusciva mai a stare lontana dal cibo, ma ciò che più Reiju apprezzava nella ragazza era la furbizia. In fondo si sa, Corvonero non è solamente un covo di secchioni, li dentro c’è chi è in grado di usare il cervello in mille modi diversi. E poi era arrivato suo fratello a disturbarla, così si erano allontanati ed avevano iniziato a parlare di qualsiasi cosa passasse loro per la testa. Stranamente Ichiji provava ad essere diverso dagli altri due, almeno quando erano soli. Di solito era sempre così sgarbato, menefreghista e viziato, ma in sua compagnia era diverso, o almeno provava ad esserlo di tanto in tanto. E questo stava succedendo sempre più spesso.  C'era qualcosa di diverso nel rapporto con quel suo fratello e questo iniziava a diventare una parte fondamentale della sua vita.
Alla fin fine, non riuscire a concludere il proprio compito di pozioni, non era stato poi così male, avrebbe rimediato durante la nottata, e poi il professore Doflamingo l’adorava, non poteva davvero metterle un voto più basso di O.
Gli occhi cerulei della fanciulla vagarono lungo la sala, le gambe erano perfettamente accavallate in una posa elegante, la camicia leggermente sbottonata all’altezza del collo e la tunica nera, come sempre, poggiata a coprirle le spalle. Era stranamente interessata alla cerimonia, infatti non si curò di ascoltare i discorsi dei fratelli, seduti dietro di lei sul tavolo, troppo presi a decretare la sorte dell’estrazione. 
«Secondo me è stato uno sbaglio non farci partecipare.»
Sentì l’ennesimo commento di Yonji, intento a sbuffare ed a tenere le braccia incrociate al petto. 
«Saremmo stati perfetti in questo torneo.» continuò Niji, ravvivandosi il ciuffo azzurro. 
«Ma ne avrebbero scelto solamente uno.» concluse infine Ichiji, che aveva la solita sicurezza di chi sarebbe stato di certo scelto in un ipotetico frangente di eventi. 
«Allora sarebbe toccato a me.» 
Reiju provò ad inserirsi nel discorso dei tre, attirando su di sé delle occhiate scettiche, alle quali rispose con un sorrisetto. 
«E così saresti corsa da noi perché ti si è spezzata un’unghia, Reiju.» le fece il verso come sempre il più odioso dei tre, Niji. 
Lei si limitò a scrollare le spalle, incrociando per un secondo di troppo lo sguardo del rosso che sembrava studiarla attentamente, ed allora decise di riportare l’attenzione sulla sala. Il calice, al centro della sala, continuava ad emettere luce propria, segno che a quel punto mancava davvero poco. 
Improvvisamente le luci delle candele s’abbassarono, facendo piombare la Sala grande in una semi oscurità anche piacevole. Era rilassante, ma la tensione sembrava essere alle stelle viste le aspettative. Lei personalmente era convinta che Lucci sarebbe stato il perfetto campione per Hogwarts. Bello, forte ed affascinante. Non era il suo tipo, chiaro, ma era di certo superiore agli altri. E poi Lucci era letteralmente circondato dalle ragazze, prima fra tutti quella Kalifa, che Reiju non apprezzava neanche un poco. 
Il preside, come sempre, fece il suo ingresso nella sala accompagnato dal Primo Ministro Sengoku, che doveva ufficialmente andare li per l’estrazione. Questo era un momento importante ed infatti tutti i ragazzi si limitarono a fare silenzio. 
«Ragazzi, buonasera a tutti. Il tempo a disposizione per gettare il vostro nome nel Calice di Fuoco è ufficialmente terminato.» disse Barbabianca indicando la grande coppa che dominava li dentro. 
Istintivamente Reiju, come tutti gli altri, si ritrovò ad applaudire, forse anche per incoraggiamento. 
«Adesso scopriremo i tre nomi dei ragazzi che prenderanno parte al torneo, vi chiedo di far ancora un po’ di silenzio.» 
E nessuno osò fiatare mentre Barbabianca, si diresse al centro della sala avvicinandosi pericolosamente al Calice. Poggiò una grande mano sulla superficie della lignea coppa e sembrò dire qualche parola in un sussurro. Il cuore di Reiju, in quel momento, accellerò, forse perché non aveva idea di che cosa aspettarsi. Erano tutti in tensione, anche chi non partecipava. Così il fuoco azzurro contenuto al suo interno iniziò ad aumentare fino a quando, dalle fiamme, non venne gettato fuori un pezzo di carta, che morbidamente scese fino a quando il Preside non l’afferrò al volo. 
Doveva essere il primo nome. Quindi ci fu parecchia ansia.
«Il campione per Beauxbatons è—…» ci fu un attimo di pausa mentre Barbabianca assottigliava lo sguardo per leggere, e poi continuò scandendo bene le parole. «Boa Hancock!»
Fu allora che l’intera sala, soprattutto il pubblico maschile, esplose in un boato, segno che la scelta appena fatta era condivisa in pieno. In fondo Reiju non si stupì più di tanto. Conosceva la fama di Boa e della sua famiglia. Era una modella famosa, apparsa su tutte le riviste magiche e nella sua casa in Francia viveva come un’imperatrice. Chi altro avrebbero potuto scegliere se non l’incarnazione della bellezza e della forza in una donna? Stranamente si trovò anche lei ad applaudire, guardando però con scetticismo i fratelli, che come sempre stavano dando il meglio di sé, facendo apprezzamenti sulla campionessa della scuola francese. 
Erano dei ragazzi senza speranza. 
«Che schianto, questo torneo sarà interessante.» li sentì mormorare, ma come loro tutti gli esseri maschili sembravano concordare.
Barbabianca fece un elegante baciamano a Boa Hancock, che a sua volta s’inchinò davanti l’intera sala e poi sparì in una porta che dava sul retro, facendo ondeggiare i lunghissimi capelli corvini. 
«Ottimo. Ottimo—… continuiamo con il secondo campione.» proseguì il preside cercando di far tornare il silenzio in sala.
Ci volle qualche attimo di troppo e le luci s’abbassarono di nuovo. Sempre con estrema curiosità Reiju osservò Barbabianca compiere gli stessi movimenti. Poggiò di nuovo la grande mano sul Calice di Fuoco e questo, per un attimo non reagì. Solamente dopo le fiamme divamparono e proprio come prima emise un secondo foglietto che conteneva il nome di chi sarebbe stato scelto per le altre due scuole rimanenti. 
Anche questa volta il proprio preside fu costretto ad assottigliare lo sguardo per leggere bene ciò che vi era scritto e dopo si schiarì la voce.
«Il campione per la scuola di Durmstrang è—…. Charlotte Katakuri!» 
In maniera quasi repentina Reiju si voltò verso il fondo del proprio tavolo laddove i ragazzi di Durmstrang erano seduti. Ovviamente urlarono ed esultarono per quella scelta e perfino coloro che erano contro Katakuri si scambiarono una stretta di mano. Kidd non sorrise, ma non esitò a fargli i complimenti, il rosso era sempre stato fatto così. Il fratello minore di Katakuri, Craker, invece, sollevò entrambe le braccia al cielo per la scelta appena fatta. Perfino il preside Kaido applaudì, certo che con un campione come quello non avrebbero avuto problemi per vincere. 
Così Katakuri, avvolto sempre nella propria sciarpa, percorse il corridoio passando esattamente davanti ad una Reiju interessata, ed allora le rivolse un cenno del capo prima di continuare fino a raggiungere il preside. Per quanto si ripetesse che lui, quell’ammasso di muscoli e Quidditch non le interessasse, doveva ammettere che non era niente male, infatti schiuse le labbra quasi stupita da quel gesto. 
«Guarda un po’ su chi ha fatto colpo la sorellina.» disse Yonji provando a darle una gomitata, ma la rosata, in risposta, gli diede un colpo molto più forte. 
«Smettila. Non c’è nulla da guardare.» lo rimproverò con tono palesemente infastidito. 
«Eppure lui ti ha decisamente guardata.»
Questa volta, a commentare la cosa, fu Ichiji, cosa che costrinse Reiju a voltarsi verso di lui. 
«Non che la cosa m’interessi.»
«Se è per questo non importa neanche a me.» 
Ed entrambi si guardarono male, segno che probabilmente il fratello non aveva gradito neanche un poco quell'occhiata che effettivamente si era scambiata con il campione di Dirmstrang. 
Così cercò di concentrarsi solamente su ciò che avveniva dal fondo della sala, ovvero le congratulazioni che rispettivamente tutti quanti si stavano scambiando per l’ennesimo campione. Sarebbe stata una sfida decisamente interessante e per ultimo rimaneva la scelta per Hogwarts. 
«Signor Charlotte vada li in fondo, ad attenderla vi sarà la signorina Hancock.»
Barbabianca con un gesto della mano indicò la porta oltre il tavolo dei professori, ed allora, per la terza volta, le luci si abbassarono. Questa volta fu come se l’ansia fosse maggiore del previsto, forse perché l’intera scuola era interessata a scoprire chi avrebbe portato alto l’onore di Hogwarts. Perfino lei si ritrovò a stringere, per un attimo, il braccio di Ichiji, nonostante non l’avesse fatto apposta, il tutto mentre Barbabianca si diresse al Calice e fece le stesse identiche cose di prima. 
Le fiamme divamparono un’ultima volta prima che si spegnessero definitivamente ed allora ancora un foglio di carta venne catapultato fuori. Lentamente scese fino a toccare il palmo del preside, che se lo avvicinò al viso per poter leggere il nome. 
Passarono un paio di secondi in assoluto silenzio, forse perché voleva dare più suspence del previsto ad una situazione simile. E poi continuò il silenzio, mentre il viso di Barbabianca era appena diventato una maschera inespressiva, come se non riuscisse a leggere il nome. 
Reiju si scambiò un’occhiata confusa con tutti i compagni di casa, vide addirittura Perona stringere il braccio di Cavendish per farsi forza. Ma dopo quasi un minuto di silenzio il preside si decise a parlare.
C’era chiaramente qualcosa che non andava. 
«Il—… il campione per la Hogwarts è—…» 
Era sempre più chiaro anche dal tono di voce basso e tremante, prima che si voltasse verso l’intera sala per declamare il nome appena letto. 
«Bibi Nefertari.» 
Ed allora il più improbabile dei nomi venne pronunciato lasciando chiunque senza parole. Perfino Reiju, che si era aspettata qualcosa di catastrofico, rimase a bocca aperta cercando fra la folla la nota figura della fanciulla con i capelli turchesi. 
Tutto ciò non aveva senso. Eppure Barbabianca non aveva motivo di mentire.
«Cosa—…?» Niji, come molti altri compagni, ancora stupito dalla situazione, s’alzò in piedi per concentrarsi sul tavolo dei Grifondoro, laddove era calato un terribile silenzio. 
Ecco che il Torneo aveva preso una piega decisamente inaspettata. 

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Capitolo 8
*** The nightmare ***


Capitolo 8. The nightmare

Doveva trattarsi di un sogno. Anzi, doveva trattarsi decisamente di un incubo, perché non c’era altra spiegazione ad una cosa simile. Gli occhi di tutti erano puntati su di sé, mentre il cuore aveva chiaramente smesso di battere già da un pezzo.
Perché non poteva morire sul posto? Sarebbe stato decisamente più facile.
In quegli attimi Bibi aveva creduto di aver sentito male, anche perché fino ad un secondo prima stava ridendo e scherzando con Nami riguardo il loro futuro campione. 
E poi era accaduto l’impossibile. Fra tutti i nomi quello estratto era stato il suo e la cosa non aveva alcun senso. Lei non aveva messo alcun nome nel Calice di Fuoco. Non poteva partecipare a quel torneo. Non voleva partecipare. Era tutto da escludere, anzi, era assolutamente una follia nella quale non si sarebbe mai voluta tuffare. Lei non desiderava fama e ricchezze. Voleva solamente—… essere una normale studentessa.
Così si ritrovò ad avere paura, una paura allucinante, sia per gli sguardi confusi ed infastiditi che tutti all’interno della sala gli stavano lanciando, sia perché tutto questo non aveva senso. 
«Bibi—… Bibi Nefertari, vieni subito qui.» 
Questa volta la voce di Barbabianca non fu gentile come negli altri casi, segno che perfino lui doveva essere stato preso in contropiede da quella situazione. Ma il proprio corpo, nonostante le parole appena sentite, non si mosse di un millimetro. Era come pietrificata, anzi essere pietrificata sul serio sarebbe stato decisamente meglio.
Ed allora a trovare la forza per farla smuovere, almeno di un poco, furono Nami e Koala, che rispettivamente ai suoi fianchi la spinsero per farla alzare. Ma lei si voltò verso di loro, mostrando un’espressione confusa e preoccupata. 
«Vai!» le sussurrarono entrambe all’unisono.
Bibi non era certa di ricordare come si camminasse, in quegli attimi le ginocchia le tremavano come non mai e la gola le si seccò rapidamente. Probabilmente le guance erano rosse a causa dell’imbarazzo per tutti quegli occhi puntati addosso, ed infatti mentre camminava lungo il corridoio fra i tavoli riuscì a vedere solamente di sbieco l’espressione dei propri compagni. Alcuni, tipo Zoro, Ace e Sabo, la fissarono quasi con ammirazione, Rufy, invece, era decisamente deluso da quella scelta, come se fosse stata lei a tradirlo nel profondo per aver partecipato senza dirgli niente. E poi vide la preoccupazione sui visi di Koza e Pell, mentre il primo cercava di tener fermo il secondo, quasi ad impedirgli d’intervenire in un momento del genere. 
Non sapeva neanche lei come commentare la cosa, anzi, voleva solamente scappare via con una scopa, ma strinse i pugni, ed abbassò il viso. Le ciocche di capelli turchesi le ricaddero davanti agli occhi, facendole da schermo, ed una volta raggiunto il Preside Barbabianca esso le tese il foglietto dove vi era scritto il suo nome. 
Da lontano il professor Phoenix, bianco in volto, le fece cenno di seguirlo verso la sala dove si erano diretti gli altri due campioni. E lei esitò, almeno fino a quando il professor Satch, per incoraggiamento, non le diede una leggera spinta.
Riprese a camminare, senza voler guardare nessuno in faccia, conscia che da un momento all’altro tutti quei maghi così potenti l’avrebbero uccisa, o peggio espulsa dalla scuola di Hogwarts.
Per Bibi era la fine, ne era certa.
Scese le scale che condussero alla sala dei trofei, dove Katakuri e Boa stavano ammirando le varie bacheche. Erano molto più alti di lei e lo sguardo che le lanciò Boa fu quasi pietrificante. 
«Un’altra campionessa? Ed io che speravo di esser l’unica.» commentò studiandola da capo a piedi, per poi far saettare i capelli ed allontanarsi. 
Perfino Charlotte Katakuri la stava osservando, senza però dire una parola e prima ancora che Bibi potesse provare a spiegar qualcosa agli altri due ragazzi delle urla provenienti dal corridoio in fondo la spinsero a voltarsi di scatto in quella direzione. 
Dalla porta entrarono dapprima i tre Presidi delle scuole, che avevano una’aria sconvolta, poi il Primo Ministro della Magia Sengoku, che diede letteralmente uno spintone a tutti e tre per passare davanti, ed infine i restanti professori di Hogwarts che avevano assistito alla scena. 
«Signorina Nefertari!» tuonò il Preside Barbabianca, cosa che fece tremare Bibi, in piedi al centro della sala, dove ormai tutti erano stati riuniti. «Hai messo il tuo nome nel Calice?
» 
Bibi sgranò gli occhi, con il cuore a mille che batteva nel petto. 
«No, Signore.» 
«Hai convinto qualche studente più grande a mettere il tuo nome nel Calice di Fuoco?
» domandò ancora puntandole un dito contro. Era chiaro che Barbabianca volesse la verità e lei non avrebbe esitato. 
«No, Signore, non mi sarei mai permessa.»
«Ed allora come spieghi quello che è appena successo?» continuò lui questa volta con tono decisamente esasperato. 
«Edward, ti prego, calmati.» mormorò il professor Phoenix, mettendo una mano sulla spalla del Preside, che stranamente annuì a quelle parole. 
«Non ne ho idea. Ma non sono stata io a mettere questo bigliettino nel Calice di Fuoco.» 
Una risata proveniente dal fondo della sala costrinse tutti quanti a voltarsi. Big Mom, accanto alla sua cara Boa Hancock, alla quale stava letteralmente alliscando i capelli, sembrava divertita dalla faccenda. 
«Edward, immagino che questa ragazzina non potesse partecipare. Eppure eccola qui—…» 
Bibi schiuse le labbra per dire qualcosa, tenendo però lo sguardo basso puntato verso i propri piedi ma qualcuno la precedette. 
«La Signorina Nefertari non è di certo il tipo di persona da fare una cosa del genere, posso assicurarvelo.» prima intervenne il professore Phoenix, al quale Bibi fu infinitamente grato.
«Eppure eccola qui, Big Mom ha ragione. Non possiamo farci niente.
» 
Questa volta fu Sengoku ad intervenire su tutti quanti, facendosi spazio per poter guardare meglio la ragazza scelta. 
«Come facciamo ad essere sicuri che questa ragazza non abbia manomesso il Calice di Fuoco?» 

«Potrei andare a prendere una fiala di Veritasermu, così ci dirà sicuramente tutta la verità, che ne dice, preside? Canterà come un uccellino.» mormorò allora il professore Doflamingo, avvicinandosi alla ragazza.
Una serie di borbottii si sollevarono nell’intera sala dei trofei, segno che Sengoku doveva aver fatto una domanda intelligente e lei stessa non aveva idea di come avrebbe fatto a scagionarsi da quelle accuse. Ma un colpo di tosse alle proprie spalle catturò immediatamente l’attenzione di Bibi. Il professore Crocodile, che aveva conosciuto durante quelle settimane di lezione, intervenne per la prima volta in un discorso decisamente spinoso. 
«Signori, non diciamo sciocchezze, vi prego.» Ed allora Crocodile, incurante di tutto e di tutti, si accese un sigaro, sbuffando il fumo fuori dalle labbra. «Questa è una ragazzina di quarto anno. Voi stessi sapete bene quanto potente sia il Calice di Fuoco e per averlo spinto ad un simile errore qualcuno deve aver usato un difficile incantesimo di confusione di livello superiore. E senza offesa, ma questa ragazza non è a questo livello, per quanto brillante possa essere. Anzi, se devo essere sincero, nessun ragazzo ancora a scuola è capace di un simile incantesimo.» 
Tutt quanti ascoltarono le parole di Crocodile e per la prima volta nella sua vita Bibi fu immensamente grata al professore di Difesa, per averla protetta in una discussione dove qualsiasi cosa dicesse sarebbe stata contraddetta. 
«Crocodile ha ragione. Solamente un Confundus estremamente potente può essere stato in grado d’ingannare il Calice, niente che la Signorina Nefertari possa aver fatto di sua iniziativa.» mormorò il preside che finalmente si era calmato, ed infatti si avvicinò a lei poggiandole una mano sulla spalla. 
«Ciò non toglie, Edward, che il calice ha fatto la sua scelta, giusta o sbagliata che sia. Ed il Calice è un contratto che non può essere infranto. La sua decisione è legge, quindi—… »continuò Sengoku puntando un dito contro Bibi, che aveva gli occhi sgranati.  
No, non poteva dire sul serio. Era tutto un errore. 
«Quindi la Signorina Nefertari è ufficialmente il campione per Hogwarts.»
Ecco, fu in quel momento che Bibi ebbe davvero voglia di svenire e sparire dalla faccia della terra, perché se per un momento aveva sperato in un altro sorteggio le parole del Primo Ministro della Magia la tolsero decisamente ogni speranza di sfuggire da quella situazione alla quale lei non voleva partecipare. 
«Io—…»
«Quindi questa ragazzina rappresenterà Hogwarts. Fantastico.» fu il commento di Kaido, seguito dalle risate di Big Mom. 
Era spacciata. Era decisamente spacciata, perché era come se fosse passata dalla padella alla brace. 
«Bibi—…» le sussurrò il professor Phoenix, il direttore dei Grifondoro poggiandole una mano sulla spalla. «Ti consiglio di andare a riposare è stata una lunga giornata e domani ne riparliamo nel mio ufficio, d’accordo?» 
«Concordo con il professor Phoenix, la signorina Nefertari ha bisogno di riprendersi perché scioccata tanto quanto noi da tutte queste notizie.» con gentilezza il preside le diede una pacca sulla spalla, ma Bibi non reagì. «Vai a riposare, Bibi, ne avrai bisogno.»
Ed allora Bibi annuì, incapace di fare alrimenti, sentendosi tutti gli occhi puntati addosso.Ormai non aveva più alcuna via di scampo, ne era certa ed ancora non aveva affrontato la parte peggiore: i propri compagni. Era stato difficile convincere i professori della sua innocenza e senza Crocodile non ci sarebbe mai riuscita, ma con gli altri ragazzi era tutta un’altra questione.
Non poteva dir loro “Sono il campione di Hogwarts, siate felici!” perché lei non voleva esserlo.
Non poteva esserlo davvero. 

La Sala Comune dei Grifondoro era un vero tripudio di gente, ma ad aver occupato i divieti e le poltrone erano tutti i suoi amici, perché erano così sconvolti da non essere in grado di dire o fare niente. Avevano letteralmente cacciato via i ragazzini più piccoli degli altri anni, tipo quel Leo che non faceva altro che fare domande, anche perché non volevano mettere tutti in agitazione più del previsto. Rufy non faceva altro che camminare avanti ed indietro per la sala domandandosi come fosse possibile una cosa simile.
E soprattutto perché Bibi aveva deciso di partecipare al torneo senza dirgli niente? 
Accanto a lui, a camminare per la sala, c’era Koza, che borbottava qualcosa sul “è terribile”,  stranamente, invece, le ragazze erano abbastanza pacate, anche perché a detta di Koala e Nami ci doveva essere una spiegazione logica a quello che era accaduto quella sera. 
Tutti erano intenti a discutere ed a provare a tirar fuori soluzioni plausibili su come era riuscita a superare la linea dell’età, questi erano principalmente Ace e Sabo, che ne stavano distesi sui divani. 
Ad un certo punto il passaggio si aprì, rivelando sulla soglia della porta la figura sconvolta di Bibi, che teneva lo sguardo basso. I lunghi capelli turchesi le incorniciavano il viso, ma non sembrava essere contenta e questo non andava bene. Tutti quanti le andarono incontro, ed a spingersi per avere la meglio furono Rufy e lo stesso Koza, che l’afferrarono per le spalle e la tirarono dentro. 
«Si può sapere che sta succedendo?» urlò il moro non nascondendo il proprio lato confuso. 
Bibi sembrava essere smarrita, infatti si guardò intorno cercando qualcosa con lo sguardo, e solamente dopo si voltò verso di lui. 
«Bibi, come puoi aver messo il tuo nome nel Calice? Pensavo che non t’interessasse!» continuò ad urlare Rufy sovrastando le mille domande degli altri. 
«Infatti non l’ho messo io il mio nome.» rispose lei con tranquillità facendosi largo fra la folla, che stranamente la fece passare. 
«Ed allora che cosa è successo?» le domandò Koza avvicinandosi a lei, ma essa si sottrasse al tocco sulla spalla. 
Rufy rimase in silenzio, osservando attentamente la propria amica, e quando la sentì dire che effettivamente lei sarebbe stata il campione di Hogwarts tutto ciò che Rufy provò fu una profonda delusione. Come se quella scelta lo avesse ferito nel profondo. Era invidia la  sua? Forse, ma per quanto si stesse sforzando non riuscì a nasconderla.
Lei si sarebbe divertita mentre lui—… lui non avrebbe fatto niente quell’anno. 
«Non ti credo. Quindi sarai tu il nostro campione?» domandò a bassa voce, lasciando che nella sala calasse il silenzio. «Non so come tu abbia fatto ma i miei complimenti, Bibi.
» 
«Fammi capire, pensi che io abbia imbrogliato? E’ questo quello che pensate?» questa volta la domanda della ragazza era rivolta a tutti i propri compagni che rimasero in silenzio e molti distolsero addirittura lo sguardo. 
«Bibi—…» 
Pell in lontananza, seduto sul bordo di una delle vetrate, si era alzato in piedi per richiamare l’attenzione della ragazza, che invece dallo spavento di prima era passata alla rabbia ed al fastidio, proprio come Rufy. 
«Fama e gloria attendono il campione, perché questo è quello che vuoi, non è vero?» il moro raramente ricordava qualcosa d’importante, ma quelle parole erano chiare nella sua testa ed allora le ripeté con una facilità impressionante, sottolineando la delusione per ciò che Bibi  doveva aver fatto per partecipare al torneo, perché era chiaro che si era fatta aiutare da qualcuno a metter dentro il proprio nome. 
Ed allora la ragazza si mosse rapidamente, tenendo lo sguardo basso e si diresse verso le scale della torre dei Grifondoro, il tutto senza dire una parola, perché effettivamente non aveva altro da dire.
Le prove erano contro di lei e per questo motivo Rufy era deluso oltre che arrabbiato. Poteva anche essere diventata una campionessa ma non avrebbe mai ottenuto il suo appoggio. 

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Capitolo 9
*** Problems ***


Capitolo 9. Problems


A scuola non si faceva altro che parlare di quello che era successo durante la cerimonia del calice di fuoco, ed era passata una settimana da quella sera imputata. Non c’era ragazzo che non commentasse su quanto la giovane Nefertari fosse un’imrbogliona, perché questo era il pensiero diffuso che tutti quanti condividevano. Era riuscita a trovare un modo per imbrogliare, nonostante tutto, e questo aveva iniziato a stancare Perona. Ogni volta che entrava nella Sala Comune dei Serpeverde nei sotterranei c’era qualcuno pronto a commentare l’avvenimento, ribadendo quanto fossero invincibili gli altri due e che quell’anno il torneo sarebbe stata una buffonata. Lucci, che era il favorito, nonostante tutto non mostrò alcun segno di eccessiva rabbia nei confronti della ragazza, ma Perona era convinta che si trattasse solamente di una facciata. 
A non nascondere le proprie impressioni, come sempre, erano i Vinsmoke che erano soliti occupare l’intera zona comune. O meglio Reiju era riuscita ad ottenere una propria poltrona l’anno stesso in cui era giunta ad Hogwarts, mentre l’anno successivo i fratelli s’impossessarono del resto delle cose, in modo tale da poter avere sempre un costante punto di ritrovo solamente per loro. E dire che ogni tanto lei stessa si fermava a parlare con quei tre, specialmente per questioni che riguardavano i compiti. Non avevano niente a che vedere con la sorella o anche con Sanji. 
Fra le altre cose Perona aveva notato un generale allontanamento dei propri amici, insomma era strano definire quel gruppo scalmanato i suoi “amici”, ma li considerava tali in quanto passavano insieme abbastanza tempo. E questo era dovuto sempre a causa delle voci cattive che riguardavano la ragazza scelta dal calice. Era certa che Rufy e Bibi fossero amici per la pelle ma durante quella settimana si erano decisamente allontanati, o forse erano tutti a tenere a distanza lei. La vedeva camminare quasi sempre da sola, accompagnata al massimo dai suoi Koza e Pell, ma anche loro venivano allontanati dalla fanciulla dai capelli turchesi. Anche durante le lezioni li aveva visti tutti molto più freddi e distaccati, ma quel giorno si aveva quasi raggiunto il limite dell’assurdo, perfino per Perona. 
Durante le ore di trasfigurazione, sorprendendo il professore Phoenix, aveva fatto il suo ingresso in classe lo stravagante giornalista della Gazzetta del Profeta, il famoso Emporio Ivan, accompagnato dal suo personale assistente che scattava foto in continuazione. Erano li per “documentare ogni momento della giornata dei campioni”, aveva precisato mostrando il miglior sorriso inquietante in direzione del professore, che aveva stretto la propria bacchetta ed aveva lanciato uno sguardo  sofferente alla classe. Perona era sempre più convinta che di li alla fine dell’anno al professor Phoenix sarebbe venuto un attacco di cuore e che lo avrebbero ricoverato al San Mungo in via definitiva, o forse avrebbe finto un attacco di follia per allontanarsi da scuola. 
Tutti gli stupidi della classe, come sempre, avevano commentato prendendo di mira Bibi, che era stata fotografata ogni secondo della giornata, senza avere un attimo di respiro. Poi erano passati alla lezione di pozioni e li Doflamingo, con il suo solito modo di fare aveva cacciato i giornalisti. 
«Bene, Signorina Nefertari visto e considerato che la Gazzetta del Profeta vuole solamente lei—… magari potrà accomodarsi fuori, le concedo di portarsi qualcuno per la compagnia, se vuole.» e con un blando gesto della mano indicò tutta la classe presente. 
Nessuno si mosse e Bibi non sembrò avere scelta, così sotto lo sguardo soddisfatto di Ivan, che era riuscito ad ottenere per sé il campione, Perona alzò improvvisamente la mano. 
«Sì, Signorina Ghost? Vuole raggiungere lei la Signorina Nefertari?» le domandò Doflamingo incuriosito prima di sistemarsi gli occhiali. 
Yonji, ormai suo compagno di banco in qualsiasi occasione, la studiò confusa, ma lei annuì. 
«Sì, professore, se non le dispiace vorrei andare con Bibi.» 
Il biondo annuì prima di tornare a leggere il libro spiegando la pozione che avrebbero dovuto preparare quel giorno. In fondo Perona sapeva bene quanto il professore fosse gentile con tutti gli alunni della propria casata e non le avrebbe fatto pesare quella mancanza. Così la fanciulla dai capelli rosati, che quel giorno erano stati lasciati sciolti, prese la propria borsa con i libri e corse verso l’esterno. Passando accanto al banco di Zoro rischiò di far cadere il suo calderone, ma decise di non pensarci troppo. 
All’esterno dell’aula Bibi si stava allontanando lungo i corridoi seguita a ruota da Ivan, che non faceva altro che parlarle. 
«Ma Tesovo, dovresti esseve così contenta di non esseve più a lezione, cvedimi. E poi devi decisamente iniziare a vispondeve alle mie domande. Il mondo vuole sapeve tutto sulla campionessa più giovane, gli altri li conosciamo già.»
Perona ebbe quasi dispiacere per lei, vista la faccia appena fatta, ovvero quella di chi non aveva nulla da dire, così si mise a correre per raggiungere la Grifondoro che prese a braccetto, come se nulla fosse. Lei sapeva bene quanto brutta potesse essere la solitudine e non voleva vedere qualcuno nelle sue stesse condizioni di qualche anno prima. 
«Bibi, che ne dici di andare a fare un giro nel giardino? Oggi c’è una così bella giornata.» propose in direzione della ragazza, che sorpresa la fissò sfarfallando più volte le ciglia. 
«Io—… »
«Splendido! Spledide, fevme così che vi facciamo una foto.» le interruppe Ivan che si era fermato davanti a loro per cercare la giusta inquadratura. 
Era decisamente stressante e dire che a Perona piaceva essere trattata bene, ma quello era decisamente troppo perfino per lei.
Cercarono entrambe di ignorare i giornalisti che li seguivano ma fu praticamente impossibile sbarazzarsi di tutti e due, però per lo meno all’esterno la cosa fu più dispersiva, infatti anche la stessa Bibi sembrò quasi riprendersi. 
«Mi dispiace per quello che dice la gente in questo periodo, Bibi, sono dei veri stupidi. Tu non hai imbrogliato.» ammise Perona sistemandosi la gonna della divisa, prima di rivolgere uno sguardo di sbieco alla ragazza, che si limitò a scrollare le spalle.
«Grazie, Perona, ma non credo che ti convenga dirlo in giro.»
«Andiamo, sono—… sono solamente scossi, devi dargli tempo e vedrai che capiranno.» continuò lei mettendoci più entusiasmo del previsto, tanto da farsi paura da sola.
Bibi annuì sospirando profondamente ed allora cercò di sorridere in direzione di Perona, anche se non era molto convinta. 
«Sai, ho parlato con mio padre di questa storia, lui dice che forse è per colpa sua se mi hanno gettata in questa brutta faccenda.» ammise con tono pacato, senza mostrare alcun segno di rimorso nei confronti del padre. 
«Intendi dire perché—… lavora al Ministero?» domandò incuriosita Perona passandosi una mano fra i capelli morbidi e rosa. 
«O perché fa parte della Corte. Possibili entrambe le cose.»
«Quindi, in teoria, avrebbero potuto scegliere anche me!» sussurrò stupita la rosata, portandosi una mano al petto. «Mia madre lavora con tuo padre—… sarebbe stato terribile. Ma chi può volere tutto questo?»
Domanda più che ovvia per Perona, che stupita come non mai dalle ammissioni della ragazza cercò di calmarsi. Lei era salva, non avrebbe partecipato a quel pericoloso torneo, per fortuna.
Doveva solamente stare tranquilla. 
«Non ne ho idea.» replicò allora Bibi distogliendo lo sguardo, come a voler nascondere qualcosa. Perona, così, decise di non insistere, perché capiva bene quanto pericoloso fosse parlarne, specialmente in compagnia di una giornalista come Iva che le seguiva ovunque. 
«Beh, quando sarà la prima prova del torneo, Bibi?» decise così di provare, in parte a cambiare discorso, anche per farla stare meglio. 
«Un paio di giorni dopo Halloween, i primi di novembre. Manca quasi un mese.»
«Beh, allora ti preparerai al meglio e poi, se servirà, ti aiuteremo. Adesso ti consiglio solo di—… ignorare chi ti accusa ingiustamente. Ignorali e se ne avrai bisogno ti preparerò una pozione che li farà vomitare per un’intera giornata.» 
E Perona mostrò il proprio miglior sorriso in direzione della ragazza dai capelli turchesi, che finalmente si concesse una risata divertita ed un sospiro di sollievo.
Non doveva essere facile, per lei, reggere quella situazione e la solitudine che si era venuta a creare, quindi resistere e starle accanto era la cosa migliore da fare.

La situazione non poteva essere così drammatica, o almeno questo era ciò che Law sperava mentre saliva celermente le scale della torre dove si tenevano le lezioni di Divinazione. Conosceva alla perfezione quella strada, anche perché settimanalmente andava a cenare insieme a Corazon, era la regola fin dal primo anno, però quella volta era certo di doversi sbrigare. Durante la lezione di Storia della Magia, durante la quale Law stava attentamente prendendo appunti, venne interrotto dall’apparizione di uno dei fantasmi del castello che lo invitava ad andare subito dal professore di Divinazione. Aveva pregato in ogni lingua conosciuta che non fosse successo nulla di grave, anche perché conoscendo Corazon, un tipo un po’ particolare, Law sapeva altrettanto bene che i guai erano parte integrale delle sue giornate. Una volta lo aveva visto prendere fuoco spontanemanete, e da allora aveva capito che non poteva lasciarlo solo neanche per un attimo. Il loro era un rapporto che andava avanti da quando Law aveva memoria, o meglio aveva dimenticato ciò che c’era prima di Corazon, lasciando spazio solamente per il biondo tutore. Poteva essere pasticcione, incasinato ed anche esagerato, ma in verità aveva un cuore d’oro. Era stato lui a far pressione sui medimaghi al San Mungo per farlo curare, probabilmente senza Corazon il giovane Trafalgar Law sarebbe morto da tempo. 
Si fermò davanti la porta socchiusa dell’aula dove erano soliti fare lezione, ed allora sentì dei singhiozzi provenire da la dentro. Una parte di sé, in quegli istanti, pregò che Robin stesse prendendo appunti anche per lui, e così inspirò profondamente prima di fare il proprio ingresso dentro la classe divinazione e ciò che vide fu la pura tragedia
Era chiaramente il quarto anno, viste le facce conosciute, infatti quel fastidioso di Monkey D. Rufy, non appena lo vide, alzò una mano in segno di saluto. 
«Ehi, Trafalino, finalmente sei arrivato.»
Maledizione. 
Ciò che però realmente colpì Law era la figura di Corazon, accasciato a terra, che stringeva in mano una tazza di te ed abbracciava le gambe del tavolo in cui erano sedute una sconvolta Bibi Nefertari ed un’altrettanto confusa Nami Cocoyasi. Entrambe stavano fissando il professore che si stava disperando ed allora Law picchiò il palmo della mano contro la propria fronte. 
«Si può sapere che sta succedendo?» chiese rivolto un po’ a tutti in quella classe, ma metà dei ragazzi era impegnato farsi gli affari propri, esattamente come i fratelli Vinsmoke che lo ignorarono palesemente, ridacchiando fra di loro. 
Maledetti purosangue, anche lui lo era ma non aveva mai desiderato diventare come quei deficienti. 
«Ehi, Law—… ti prego calmalo.»
Gli mormorò Sanji, indicado Corazon, che singhiozzava e si disperava. 
«Lo calmo, ovvio, ma voi ditemi che stata succedendo.» ribatté il moro ritrovandosi affiancato ovviamente dal suo tormento eterno, Rufy. 
«Trafalino, in pratica stavamo leggendo le foglie di tè quando—… » Rufy spiegò indicado poi Bii, prima di voltarsi dal lato opposto. «Chiedi a lei!»
«Ma sei scemo?!» lo rimproverò Sanji colpendolo dietro la testa.
Non aveva idea del perché si comportassero tutti quanti in modo strano, ma erano decisamente peggiorati rispetto le ultime volte. 
«Avrà sicuramente visto qualcosa di brutto nei fondi del tè, è sempre così.» 
Zoro, dal canto suo, sembrava appena essersi svegliato da un sonno profondo, infatti si stropicciò gli occhi e poi sbadigliò, il tutto sotto gli occhi ammirati di una Perona Ghost che pendeva dalle sue labbra.
Come se Roronoa potesse davvero dire qualcosa d’intelligente.
«Bene.» tagliò corto Law avvicinandosi a Corazon. 
Ormai tutti sapevano del loro rapporto di parentela, quindi nessuno fra i ragazzi si stupì della reazione mediamente gentile che ebbe nei confronti del biondo. 
«Scusalo, non sa contenere le proprie emozioni.» mormorò nei confronti dell’azzurrina guardandola con la coda dell’occhio, prima di poggiare una mano sulla spalla del professore.  «Corazon, Corazon, ascoltami sono Law! Che sta succedendo?»
Gli occhi di ghiaccio di Law incontrarono quelli scuri del biondo, che vedendolo gli gettò le braccia al collo e continuò a dare di matto. Ovviamente tutto ciò fece parecchio ridere ai ragazzi li dentro, mentre lui non ci trovò niente di divertente.
«E’ un disastro. E’ tutto un disastro.» 
«Cosa è un disastro?»
Provò a mormorare Law cercando di staccarselo di dosso, ma niente da fare, Corazon non sembrava deciso a lasciarlo. 
«Tutto. Il destino di tutti è oscuro.»
«Bene, e questo lo sapevamo già—… visto che me lo dici un giorno sì e l'altro no.» continuò il ragazzo con ovvietà. «Hai visto qualcosa di preciso?»
«Una—… coppa. Qualcuno rischia di morire.»
Ed ecco che ricominciava con quella storia assurda. Di solito Corazon prediceva la morte di qualcuno almeno quattro volte al giorno, perfino la sua. Anzi, a lui lo dava per spacciato da tempo immemore, eppure Law era cresciuto sano come un pesce. Ciò che realmente aveva iniziato a preoccupare il ragazzo erano stati tutti gli articoli di giornale, liquidati blandamente, che riguardavano le ultime sparizioni di gente ad opera dei Mangiamorte. O almeno, lui era convinto che si trattasse palesemente dei Mangiamorte, affiliati al Signore Oscuro Barbanera. Non si avevano loro notizie da anni ormai, ma in quell’ultimo periodo le cose erano particolarmente strane. Ed era stato allora che le predizioni di morte di Corazon erano aumentate drasticamente. In un primo momento il ragazzo non ci aveva fatto caso, ma riflettendoci con attenzione le cose erano andate così. Vivevano in un periodo di pace, dove la criminalità organizzata di Barbanera e dei Mangiamorte era stata smantellata anni prima dal dipartimento Auror. I più erano stati arrestati e condannati ad Azkaban, ma ovviamente ne rimanevano ancora in giro. 
Law cercò di scacciare il pensiero malvagio riflettendo su cosa potesse aver scatenato quella reazione e la parola “coppa” gli fece puntare subito lo sguardo su Bibi. In quegli anni, da quando aveva iniziato a frequentare quei ragazzi, aveva conosciuto parecchie persone e fra queste anche l’azzurrina. Una ragazza a modo, con un cognome fin troppo importante, che si era ritrovata immischiata in qualcosa più grosso di lei. Era stato chiaro, per la mente acuta di Law, che lei non c’entrasse niente con la storia del nome, ma aveva tenuto per sé quelle considerazioni, rivelandole solamente ai propri amici. Nonostante ciò questo non aveva convinto Rufy, che sembrava essere ancora convinto del contrario.
Era uno zuccone e questo rischiava di rovinare il suo rapporto di amicizia con lei. 
«Sicuramente non c’è niente di vero, Corazon, non preoccuparti.»
E diede un paio di colpetti cercando di far calmare il professore, che pian piano sembrò riprendersi. 
«Professore, il mantello le sta andando a fuoco. Di nuovo.» la voce atona di Sanji costrinse tutti quanti a rivolgere l’attenzione al mantello di Corazon, che effettivamente stava andando a fuoco da solo. 
Era incredibile, non si sarebbe mai smentito, però per lo meno quell’espediente servì a farlo riprendere e lui si era scansato anche una seconda cena in sua compagnia, non che gli dispiacesse, ma non voleva che gli altri pensassero a favoritismi o cose simili.
Purtroppo Law fu costretto a rimanere li per l’intera ora e fu anche costretto a farsi leggere pure lui i fondi del tè, che Corazon trovò terribili più del solito. 
Forse storia della magia non era poi tanto male, piuttosto che quella tortura.

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Capitolo 10
*** The message ***


Capitolo 10. The message

Sanji trovava insopportabile l’attuale ambiente a scuola per svariati motivi: primo fra tutti il clima che si era creato nel loro gruppo ormai era minato costantemente dall’animo deluso di Rufy. Avevano cercato di farlo ragionare ma lui non sentiva ragioni. Era uno zuccone e questo lo avrebbe capito con il tempo. Secondo, non sopportava che i tre quarti della scuola non facevano altro che sussurrare alle spalle dell’amica, complottando ed additandola come colpevole di una colpa che non le si poteva imputare. Aveva addirittura litigato pesantemente con Niji quando lo vide spuntare con quelle spille orrende che decretavano cantando “Nefertari morirai!”.
Suo fratello era un idiota e non cercava neanche di nasconderlo
.
Ovviamente si era beccato dieci punti in meno, ma almeno aveva avuto la soddisfazione di buttar via quella stupida spilla. Terzo anche la presenza delle ragazze della scuola francese, per quanto bellissime fossero, lo deconcentravano da qualsiasi cosa dovesse fare.
Andava in biblioteca per studiare, o almeno fingere di farlo, e li trovava un gruppetto appartato intento a sussurrare ed a ridere, così il suo studio finiva li. Camminava per i corridoi e le vedeva passare, dunque si distraeva ed andava a sbattere contro qualcuno. La volta peggiore fu quando colpì in pieno l’imponente Charlotte Katakuri. Insomma lui era mediamente alto, ed aveva a che fare con quello spilungone di suoi fratello Yonji che miracolosamente batteva tutti e tre i fratelli in altezza, ma Katakuri era davvero molto alto. Si erano lanciati un’occhiataccia e poi la sua bellissima Nami lo aveva trascinato via il più veloce possibile, cosa che aveva apprezzato parecchio. Di tanto in tanto con Zoro andavano a fare due tiri a Quidditch, semplicemente per sfogarsi, ed era proprio tornando da li che quel pomeriggio di fine Ottobre avevano incontrato Bibi, in compagnia di Perona e Pell, intenti a parlare od a chiacchierare vicino le rive del lago, ed allora si erano uniti al gruppetto strano. Che poi, riflettendoci, tanto strano non era. Insomma il ragazzo era tipo il migliore amico dell’azzurrina, visto e considerato che erano cresciuti insieme, mentre Perona ultimamente le stava parecchio accanto. Il biondo pregò mentalmente nell’arrivo anche di qualche altra bellezza, tipo Nami o Robin, quello lo avrebbe reso immensamente felice. 
Così si fermarono tutti quanti vicino le rive del lago. Lui si tolse addirittura le scarpe ed immerse i piedi in acqua, mentre Zoro s’appoggiò alla prima roccia utile, sedendosi a terra, ed ovviamente chiuse gli occhi.
Che testa d’alga. 
«Purtroppo il campo da Quidditch nel pomeriggio era stato prenotato anche da dei Corvonero, quindi Testa d’alga non ha potuto allenarsi di più.» ammise lui stesso sollevando degli schizzi d’acqua con i piedi. 
«Ma tu non giochi a Quidditch, Sanji, hai anche rifiutato il posto come regolare—… perché volevi rimanere?» domandò Bibi incuriosita mentre assottigliava lo sguardo. 
Erano tutti seduti a terra, intenti a leggere o a studiare, a differenza sua. 
«Beh—… c’è una ragazza. Una di Beauxbatons, davvero carina che ho visto spesso uscire dalle cucine ed ammetto che l’ho sentita dire che sarebbe andata al campo per stare tranquilla.»
Questo fece scoppiare a ridere Pell, che cercò però di trattenersi, mentre le ragazze, in combo, gli lanciarono un’occhiata decisamente scettica. 
«Sei uno stalker, Sanji—…» commentò Bibi prima di sorridergli anche lei. Era bello vederla sorridere ancora, nonostante il peso di quei giorni, anche perché la prima prova iniziava ad avvicinarsi sempre di più. 
«E chi sarebbe la ragazza in questione? Magari ti diamo una mano.» propose Perona sfarfallando le ciglia nella propria direzione.
Quanto era carina anche lei con quelle codine rosa.
Aveva decisamente un problema con ogni persona di sesso femminile, e di questo Sanji ne era conscio fin dall'alba dei tempi. 
«E’—… stupenda. Ha dei grandi occhi scuri e lunghi capelli castani, porta la frangetta e quando si muove è così bella.»
Cercò di fare una descrizione accurata, anche se avrebbe usato altri termini per descrivere il corpo sinuoso della ragazza, ma tutto ciò sembrò  bastare alle due. 
«Nonostante la tua descrizione molto poco accurata, Sanji, credo di sapere di chi tu stia parlando.» continuò Perona con tono di superiorità, perché effettivamente sembrava sapere qualcosa. «E’ una delle figlie di Big Mom, si chiama Pudding e va spesso a cucinare con gli elfi. Ho sentito qualcuno in sala comune parlarne.» 
Quindi quell’angelo aveva un nome e fra l’altro amava cucinare. Doveva decisamente trovare un modo per conoscerla, ne andava della sua stessa vita. 
«Quindi è la sorella di—… Kakaturi.» ammise invece Bibi che si rabbuiò immediatamente, sicuramente perché aveva pensato al torneo. 
«Non è poi così figo come pensavano tutti.» le disse Pell guardandola di sbieco. «E non sembra neanche così forte.»
Avrebbe tanto voluto commentare che non era così, che era forte eccome, ma non gli andava di far ulteriormente peggiorare il morale della ragazza, quindi le sorrise con fare incoraggiante.
«E’ ovvio. E’ solo un pallone gonfiato, credimi. Lui e la sua scuola per soli maschi—… Poi non capisco perché abbattersi. Ancora il torneo non è neanche incominciato ed anche se dovrai partecipare per forza sono sicuro che spaccherai. » 
Forse aveva esagerato, ma Bibi cercò di annuire riprendendosi, ed allora si passò una mano sulla guancia arrossata. 
«Avete ragione—… il torneo non è ancora iniziato.»
«Appunto, e poi anche quella Boa Hancock non è così bella. E’ tremendamente altezzosa.» continuò Perona, prima di sorridere incoraggiante
«C’è di meglio.» tagliò corto Pell, senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo, ma allora Bibi si voltò verso di loro guardandoli con scetticismo.
«E’ bellissima, non dite sciocchezze, perfino Koza ha detto che è una dea scesa in terra.»
«Effettivamente—…» mormorò lo stesso Sanji prima di sedersi a terra insieme agli altri per poter guardare il sole tramontare.
«Non la state aiutando, ragazzi.»
Zoro, che all’improvviso si era svegliato, nonostante si fosse abbracciato al proprio manico di scopa, aveva detto una profonda verità. In quel modo non la stavano aiutando neanche un poco, quindi era forse meglio cambiare argomento. 
«Ben svegliato Zoro.» mormorò l’azzurrina rivolta al ragazzo dai capelli verdi, che in risposta si girò in direzione di Perona, riprendendo a dormire. 
Quell’imbecille non aveva idea di che cosa fosse lo spazio personale e questo Sanji glielo ripeteva sempre, anche perché la povera Perona era diventata tutta rossa per colpa sua. Si avvicinò a lui per allontanarlo, quando la soave voce di Nami giunse alle sue orecchie. 
«Ragazzi, finalmente vi abbiamo trovati!» 
In maniera repentina il biondo sollevò lo sguardo e vide la sua bellissima Nami avanzare, accompagnata da Koala ed Usopp. Quanto stava bene solamente con la camicia e la gonna, senza lo stupido maglione a nascondere quel corpo da paura. Rimase in trance per svariati secondi a fissarla, sbavando anche vistosamente. 
«Mie bellissime Nami e Koala, quanto sono felice di vedervi.» e corse loro incontro per aiutarle a camminare sulle rocce lungo le rive del lago. 
«Grazie per la considerazione, Sanji!» borbottò invece Usopp portandosi dietro un pesante zaino con i libri e contenitori. 
«Noi ci vediamo sempre, tonto.»
«Anche con loro ti vedi sempre. Questa è discriminazione.»
«Come sei gentile, Sanji!» li interruppe Koala prima di lasciarlo andare e concentrarsi sugli altri, buttandosi così accanto al resto dei ragazzi seduti a terra. «Vi abbiamo cercato in lungo ed in largo per l’intera scuola.» 
«E finalmente vi abbiamo trovati qui, anche perché Usopp doveva fare delle ricerche su delle piante acquatiche.» e Nami, con altrettanta grazia, rimase appoggiata a lui, indicando però con un cenno del viso la figura di Usopp intenta a tirar fuori una serie di barattoli dallo zaino. 
Lui e la sua stupida passione per le piante, non l’avrebbe mai capita.
«Come mai ci cercavate?» fu lui a domandarlo, ovviamente incuriosito e speranzoso, ma Nami si limitò a saettare i capelli ed a sedersi fra Bibi e Pell, separandoli. 
«Dobbiamo dare una cosa a Bibi.»
Nel sentire le sue parole tutti quanti rivolsero l’attenzione su Nami, incuriositi ed allo stesso tempo confusi come non mai.
«A me?» le fece eco l’azzurrina richiudendo il libro che aveva sulle gambe. 
Come sempre Nami le sorrise, facendole un occhiolino ed allora tirò fuori dalla tasca della camicia un biglietto ripiegato. Perfino lui era curioso di sapere di che cosa si trattasse ed anche Zoro aveva miracolosamente aperto un occhio. 
«Chi te lo manda?» domandò  Pell sporgendosi di lato per poter incontrare lo sguardo dell’interessata. 
Bibi scrollò le spalle, sentendosi decisamente in difficoltà e l’aprì incuriosita. Sanji, nonostante si fosse inginocchiato alle loro spalle, riuscì chiaramente a leggere quella grafia disordinata, anche perché le parole erano poche e semplici. 

“Ci vediamo domani davanti la capanna di Kuma.
Domani pomeriggio al tramonto. 
Ace!!!
Ps: vieni da sola e distruggi questo biglietto.”


Ma a che razza di gioco stava giocando Ace?! Questo fu tutto ciò che il ragazzo riuscì a pensare mentre tutti quanti leggevo quelle righe. 
«E’ una sorta di—… appuntamento?» domandò lui stesso dando voce ai pensieri di tutti quanti gli altri. Perché se così fosse era davvero il peggior modo e momento per chiedere ad una ragazza di uscire.
Era davvero il fratello di quel tonto di Rufy. 
«Non ne ho idea, so soltanto che me lo ha dato Ace e mi ha chiesto di consegnarlo a Bibi.» replicò Nami scrollando le spalle con un semplice gesto che smosse l’intera chioma ramata. 
Tutti quanti si lanciarono un lungo e confuso sguardo, perché non avevano idea del perché Ace avesse architettato una cosa simile. Quindi la loro attenzione si rivolse unicamente alla diretta interessata, più confusa che persuasa dalla cosa. 
«E non ha detto altro?» fu l’unica cosa che Bibi riuscì a dire.
Nami scosse la testa, rispondendo a quella domanda e poi inspirò profondamente. 

«Scommetto che sarà qualcosa d’importante.» si aggiunse Koala che si era distesa a guardare il tramonto, socchiudendo appena gli occhi. 
«Già, altrimenti non ti avrebbe detto di distruggere il biglietto dopo averlo letto.» continuò Perona picchiettando un dito contro le labbra. 
«Già—… deve essere per forza così.» sussurrò Pell, che a differenza delle altre due ragazze sembrava vagamente preoccupato o forse era solo pensiero. 
Magari anche lui non sarebbe stato molto tranquillo affidando la ragazza nelle mani di Ace, perché ormai lo conosceva così bene  da preoccuparsi per quegli strani gesti. In fondo lui e Sabo erano conosciuti nell’intera scuola per la grande quantità di casini che combinavano, e stranamente Sanji si ritrovò a sperare che quella non fosse una delle su strambe idee. 

Nel mentre in Sala Grande...
Rufy era annoiato come non mai e questo perché nella Sala Grande c’era pochissima gente. I suoi compagni dovevano essere finiti da qualche parte, probabilmente a studiare e Law, seduto poco distante da lui, non voleva dargli retta. Aveva provato in tutti i modi a convincerlo a parlare, ma niente, lui ed i suoi compiti erano troppo importanti per stare con un amico, per questo motivo si stava annoiando. Stranamente Sabo aveva accettato una sfida a Scacchi magici, ma era noioso, specialmente quando a perdere era lui. Ormai quella stupida regina gli aveva polverizzato tutti i pedoni ed anche l’alfiere e le due torri. Purtroppo era un gioco d’intelligenza e Rufy non era molto portato, lo faceva solamente per stare in compagnia. Quel pomeriggio a controllare la Sala Grande c’era il professor Crocodile, un tipo forte che gli aveva addirittura spiegato incantesimi proibiti, come le Maledizioni senza Perdono. Rufy era letteralmente rimasto a affascinato da quella lezione e da allora idolatrava Crocodile al limite fra il geniale ed il folle, cosa sulla quale tutti concordavano. 
Eppure c’era qualcosa che lo tormentava, ovvero il pensiero che Nami avesse consegnato quel foglio a Bibi, scritto dallo stesso Ace. Non riusciva a togliersi dalla testa quello che era successo il giorno precedente insieme al fratello maggiore mentre se ne andavano a zonzo a far mangiare i Thesral. Lui non li vedeva ma Ace si ed era fantastico vedere quella carne mangiata da una cosa invisibile. Ma ciò che davvero preoccupava l’animo del ragazzo era ciò che successe dopo, infatti era passata Big Mom, accompagnata da alcuni dei suoi insegnanti, e con Ace avevano avuto la brillante idea di seguirla fino a quando non disse chiaramente “Andiamo a vedere cosa riserva la prima prova del torneo!”, il tutto accompagnato da un’inquietante risata. Avevano provato a seguirla ma quella grossa era più intelligente del previsto, così per non rischiare erano corsi viva, dritti filati dal professore Phoenix per avvertirlo dell’accaduto. Non erano certi che fosse leale sapere della prima provare prima dell’inizio del torneo, ed infatti il professor di trasfigurazione confermò i loro sospetti. 
«Non ci credo, Big Mom ha scoperto quello che c’è nel bosco. Quindi in questa maniera sia Boa Hancock sia Katakuri sapranno tutto prima di iniziare—… è un guaio.» 
Era stata su idea di Marco, che aveva detto ad Ace di andare ad informare immediatamente il professor Satch per spiegargli la situazione, considerato che Satch era l'insegnante di Cura delle Creature magighe.
Da li avevano concordato tutti quanti che non potevano lasciare nell’ignoranza la loro campionessa, anzi, era stato lo stesso Rufy a proporre per primo di avvertire Bibi, ricordandosi subito dopo dello stato di “litigio” in cui si trovavano, così aveva incaricato Ace di ideare un piano con i professori per provare ad aiutarla.
Non erano in buoni rapporti, anche perché non le avrebbe perdonato facilmente una cosa simile, ma per lo meno non voleva che partisse svantaggiata. 
Prima o poi Rufy avrebbe accettato ed aperto gli occhi riguardo ciò che era successo con Bibi, ma ancora non si sentiva pronto. Era orgoglioso e lui avrebbe davvero tanto voluto avere il proprio momento di gloria.
Avrebbe riparto gli occhi, solo che non era quello il giorno. 
Cercò di alzarsi, voltandosi di scatto, ed in quel preciso istante una figura femminile andò letteralmente a sbattere contro di lui. La divisa turchese fu immediatamente riconoscibile agli occhi del moro, che si ritrovò faccia a faccia con la campionessa di Beauxbatons, Boa Hancock. I grandi occhi turchesi erano fissi nei propri ed improvvisamente quella schiuse le labbra per dire qualcosa, ma Rufy fu più veloce.
«Scusami, non ti avevo vista. Non ti ho fatto male, giusto?» chiese con assoluta tranquillità.
«N—… no.» balbettò lei diventando particolarmente rossa in viso e distogliendo gli occhi. 
«Allora va bene, ci vediamo ed a proposito, sono Rufy.» ci tenne a sottolineare prima di mostrare il proprio sorriso migliore e superarla per andare a cercare Sanji e Zoro.
Questa doveva proprio raccontargliela.

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Capitolo 11
*** Monsters ***


Capitolo 11. Monsters

L’aria frizzante di quasi fine Ottobre iniziava a farsi sentire, specialmente non appena il sole iniziava a calare, lasciando posto alle tenebre. Sulle spalle, prima di uscire dal castello, Bibi indossò il proprio mantello scuro, che le arrivava fino all’altezza delle ginocchia, avvolgendone l’intera figura. I lunghi capelli, raccolti in una disordinata coda, venivano smossi leggermente dalla brezza serale mentre si dirigeva ad ampi passi verso la dimora del Guardiacaccia Kuma. Non aveva idea di che cosa Ace potesse volere, soprattutto considerato che qualsiasi cosa venisse in mente a quel ragazzo si trattava solo di guai, ma aveva detto che era importante e per averle addirittura fatto distruggere quel bigliettino così doveva essere. Lungo la discesa che l’avrebbe condotta fino al luogo designato per l’incontro, si ritrovò a rabbrividire per il freddo, ma assottigliando lo sguardo, a valle, vide le figure di più persone riunite davanti l’ingresso. 
Non si trattava di Kuma, lui era grande e massiccio, ma erano altre figure altrettanto conosciute. Fra tutti spiccava il professore spilungone Satch, che si ravvivava il ciuffo di capelli con una mano, al suo fianco vi era un irrequieto professor Phoenix ed infine, accanto ad i due, c’era Ace. 
La cosa diventava sempre più strana, anche perché in teoria il coprifuoco impediva agli alunni di girare per i giardini anche dopo il tramonto. Probabilmente le avrebbero tolto dei punti per qualche strana idea del ragazzo. Ebbe addirittura voglia di scappare e tornare indietro alla svelta, ma ormai tutti e tre l’avevano vista, ed il moro aveva addirittura alzato un braccio facendole chiaramente segno d’avvicinarsi. Così Bibi, anche se un po’ incerta, percorse gli ultimi metri che la separavano da quello strano gruppo, ritrovandosi addosso gli occhi di tutti quanti. 
«Finalmente sei arrivata, signorina Nefertari.» commentò il professore di trasfigurazione rivolgendole un sorriso incoraggiante. 
Stranamente Marco, perché era così che si chiamava, non aveva mai esitato a mostrare il proprio supporto in quella competizione in cui lei non voleva neanche esserci.
Il professor Satch, invece, le diede un colpetto sulla spalla con fare amichevole, lui era sempre così informale. 
«Non preoccuparti, Bibi, non siamo qui per togliere punti a nessuno.»
La ragazza annuì convinta, prima di voltarsi verso Ace con un’espressione eloquente.
«Che vuol dire tutto questo, Ace?»
Il moro, che le mostrò un sorrisetto decisamente divertito, s’avvicinò a lei e si mise le mani in tasca. Stava chiaramente stringendo qualcosa fra le braccia, forse un mantello perché faceva freddo. 
«Non è nulla di cui preoccuparti, anzi, sei arrivata giusto in tempo perché dobbiamo nasconderci.» 
«Nasconderci?» replicò lei con aria decisamente confusa, al punto da non capire minimamente ciò che stavano facendo. 
«Sì, Portuguese, sbrigatevi, Bay sarà qui a momenti e voi due non dovete farvi vedere.» s’aggiunse rapidamente Phoenix spingendo indietro i ragazzi. 
Ace le sorrise con fare divertito e mostrò con orgoglio il mantello che teneva fra le braccia. 
«Avvicinati a me e non preoccuparti, non farò niente di sconveniente per questa volta, lo giuro.» 
Come poteva fidarsi di chi si cacciava nei guai praticamente sempre?
Ma che altra scelta aveva visto che tutti tenevano quell’aria di mistero?
«Non preoccuparti, Nefertari, tutto ti sarà chiaro a momenti.» continuò il professore che parlottava insieme a Satch. 
Ed allora Ace le fece cenno di avvicinarsi, tanto che i loro corpi si toccarono, e con un repentino movimento fece scivolare su di loro quel mantello che teneva fino ad un attimo prima. Allora Bibi gli lanciò uno sguardo scettico, non molto convinta della cosa. Insomma si nascondevano sotto un mantello?
«Davvero? Questo è il tuo modo di nasconderti?» chiese lei sollevando il viso in direzione di quello di Ace. «Pensi per caso che questo mantello sia invisibile?»
«Beh, effettivamente è un mantello invisibile, quindi direi proprio di sì, Bibi! Sorpresa!» sussurrò in risposta il ragazzo con uno sguardo soddisfatto. 
La studentessa lo guardò sconvolta, aprendo uno spiraglio fra le pieghe del mantello, per controllare dall’esterno, e vide con suo immenso stupore che effettivamente ciò che era coperto da quella stoffa diventava—… invisibile.
Ace però la tirò nuovamente all’interno, nello spazio stretto, cercando di trattenere le risate. 
«Avresti dovuto vedere la tua faccia—…»
«Come—… come fai ad avere un mantello simile?»
«Regalo di mio padre. E’ l’unica cosa che quel vecchio mi ha lasciato, insomma lo odio ma per lo meno mi ha regalato qualcosa di utile.»
Stranamente tutte le malefatte con Sabo iniziarono ad acquistare un senso, perché certe volte era davvero impossibile riuscire a fare determinate cose passando inosservati. 
«Quindi è questo che usate per i vostri scherzi. Non ci posso credere.»
«Beh adesso lo sai anche tu e sarai vincolata al silenzio altrimenti non ti faccio uscire viva dalla foresta proibita.»
In risposta Bibi gli lanciò un’occhiata scettica come non mai ed incrociò le braccia all’altezza del seno. 
«Stai scherzando, spero! Non dirò niente, questo mi sembra ovvio ma—…»
Non riuscì a finire la frase perché improvvisamente le proprie labbra vennero tappate dalla mano di Ace, che le aveva appena serrato la bocca per non farla parlare ulteriormente. Con la mano libera, invece, indicò le figure dei professori, intente a parlare e solamente dopo Bibi si rese conto che i due non erano più soli.
Era appena giunta insieme a loro la bella ed elegante figura della professoressa Bay, con il mantello bianco e turchese a fasciarle le spalle. Sentì il professor Phoenix ridere divertito, segno che anche lui ogni tanto sapeva stare tranquillo. 
«Bay, grazie per aver accettato, nonostante la tarda ora.»  commentò il professore di Trasfigurazione porgendole elegantemente un braccio. 
«Sapevi benissimo, mio caro Marco, che non avrei mai potuto negarti una proposta simile.
» cinguettò la donna mostrandogli un sorriso sincero.
Ed allora entrambi si guardarono a lungo negli occhi, come se non vi fosse nessun altro al mondo a parte loro.
«Per me è solo un piacere renderti felice, lo sai.»
Probavilente sia Bibi che Ace notarono il modo di guardarsi di quei due, assolutamente intenso, ed anche Satch se ne accorse, infatti diede una serie di colpetti di tosse per richiamare l’attenzione su di sé.
«Oh, come sei eroico, Satch, a prenderti cura di quegli esseri nel cuore della foresta proibita. Sei decisamente fortissimo.» il professore imitò una voce femminile, quasi stesse prendendo in giro la stessa Bay, cosa che rischiò di far scoprire invece i due ragazzi. 
Entrambi dovettero trattenersi con tutte le proprie forze per non scoppiare a ridere davanti a quella scena esilarante, con Marco che lo guardava rimproverandolo. 
«Vogliamo andare?» urlò allora la fenice rivolgendosi chiaramente a tutti quanti ma soprattutto a loro due nascosti ed invisibili. 
Bibi ed Ace, sotto il mantello, ebbero qualche difficoltà a muoversi in coordinazione più totale, anche perché rischiavano di cadere ad ogni passo, ma alla fine riuscirono a trovare la giusta posizione: la ragazza stringeva il braccio del moro e lui sorreggeva in parte il mantello. 
Quella fu decisamente una cosa divertente, perché nonostante dovessero fare silenzio si tennero a distanza dai professori, sentendo così i loro discorsi. Tutto ciò che però notarono furono gli sguardi che il professore biondo e la professoressa dalla chioma turchese, si lanciavano rimanendo alle spalle di Satch. 
«Secondo te stanno insieme?» le domandò Ace intento a studiare i due, sempre però tenendosi a distanza di sicurezza, mentre avanzavano lungo la foresta proibita. Era una fortuna che i professori avessero portato con loro delle lanterne altrimenti sarebbe stato impossibile tornare indietro. 
«Forse—… o non ancora. Però si guardano in un modo davvero bello.» rispose Bibi prima di sorridere in maniera automatica, immaginando e fantasticando sui due professori innamorati.
Stavano così bene insieme.
Però, dopo quelle risatine ed i commenti iniziali, più andavano in fondo alla foresta più l’ansia della ragazza cresceva, ed il cuore prese a batterle piuttosto rapidamente nel petto. Non le piaceva camminare in quel posto con tutto quel buio, anche perché si diceva ci fossero tante cose strane nella foresta proibita, creature pericolose tipo i centauri, ma attualmente fu grata di non aver incontrato nulla di simile. 
Bibi ricordava bene la discussione avuta con suo padre dopo avergli dato la notizia del torneo, lo avevano fatto arrivare ad Hogwarts con la metropolvere ed allora le aveva detto che gli dispiaceva di tutto. Era solamente colpa sua se adesso era lei in pericolo, colpa sua e del lavoro alla Corte.
Gli promise di fare attenzione e non fare cose stupide e pericolose, ma quella cosa non riusciva proprio a classificarla, perché era pericolosa ma non era stupida visto che c’erano ben tre professori, di cui due sapevano della presenza dei ragazzi.
Passò un po’ di tempo prima che finalmente qualcosa si sentì in lontananza, ed allora Bibi ed Ace si scambiarono una lunga occhiata scettica. 
«Che cos’è stato?!» balbettò l’azzurrina, stringendo automaticamente il braccio del ragazzo.
«Non ne ho idea, però sbrighiamoci e non perdiamo di vista i professori.
» rispose Ace cercando di essere di conforto, anche se al momento perfino lui che era un vero intrepido, non era esattamente a proprio agio.
«Quello sembrava un lamento.» continuò la ragazza.
«Dici? A me sembrava il professor Phoenix che cercava di far ridere la professoressa Bay.» 
Ironia, beata ironia di Ace, che per lo meno fece tranquillizzare per un poco la ragazza. Ma man mano che si avvicinavano sempre di più quei versi di prima si fecero sempre più forti e soprattutto vicini, segno che stavano effettivamente andando in quella direzione.
Ed allora l’azzurrina ebbe un terribile presentimento, come se quei versi anticipassero qualcosa di davvero spaventoso, ed infatti, dopo un po’ i professori s’arrestarono nelle vicinanze di un grande spiazzo proprio davanti a loro. C’erano parecchi alberi e cespugli a coprire l’intera zona, così i due ragazzi s’acquattarono non molto lontani dal professor Phoenix che si era fermato e guardava gli altri due. 
«Non ci posso credere—…» aveva sussurrato la professoressa d’incantesimi prima di portare entrambe le mani a coprirsi le labbra rosate, come se avesse visto qualcosa d’incredibile, e così, dalla loro postazione, Ace e Bibi si sollevarono per guardare oltre i cespugli e ciò che videro li lasciò a bocca aperta. 
C’erano tre enormi gabbie nello spiazzo, ognuna sembrava contenere qualcosa di differente. 
Nella prima gabbia le sbarre in ferro tenevano chiuso quello che sembrava essere un enorme uccello dal corpo di serpente, con delle piume che andavano dal verde all’azzurro, intento a covare qualcosa. Era lui ad emettere i versi che avevano spaventato i ragazzi lungo la strada. Da vicino erano ancora più forti ed ad un certo punto furono addirittura costretti a tapparsi le orecchie. Nella gabbia a suo fianco vi era un grosso, anzi, grossissimo animale, dal corpo a forma di pecora ed il viso da leone. Alle sue spalle una coda da drago saettava qui e li, mentre la bestia si agitava nella gabbia, provando a distruggere le sbarre con un colpo di zoccolo. 
Ed infine, nella terza gabbia, quella più silenziosa di tutte, una serie di ragnatele coprivano ogni spazio da cui era possibile guardare al suo interno. E stranamente fu proprio quella silenziosa a spaventare Bibi. 
Ovviamente all’esterno di ogni gabbia vi erano tre maghi a gestire la situazione, cercando di sedare quelle tre bestie.
«Non ci posso credere, Marco, mi hai portato a vedere un Occamy.» 
Bay continuò ad alternare lo sguardo con aria ammirata fra Marco e Satch ed ovviamente anche una delle tre creature, che additò. 
«Ebbene sì, sapevo che volevi vederne uno da tantissimo tempo così—… ho colto l’occasione per mostrartelo.» continuò la fenice mostrando un sorrisetto sghembo alla donna, mentre Ace, fece una smorfia di disgusto. 
«Come—… aspetta, non mi dire che questi sono—…» balbettò ancora una volta la donna, cercando di trattenere la propria felicità ed allo stesso tempo il proprio stupore.
«Ebbene sì, questi sono—… le creature della prima prova.» 
Ecco che il cattivo, anzi cattivissimo, presentimento di Bibi divenne realtà, perché quegli esseri tenuti in gabbia, oltre che sembrare assolutamente pericolosi, erano addirittura parte della prima prova. 
Ace le tappò la bocca con una mano per impedirle di urlare o di scappare via, anche perché lui stesso sembrava turbato da tale scoperta.  Videro con chiarezza il professore Phoenix guardarsi intorno, forse per assicurarsi di essere stato sentito dai ragazzi. 
«Mi sono occupato personalmente di loro, sono tutti assolutamente incredibili. Non pensavo che in vita mia mi sarei ritrovato faccia a faccia con questi esseri tanto rari.
» aggiunse il professor Satch quasi con orgoglio, fissando le tre gabbie e la moltitudine di uomini che provavano a far stare buone le bestie. 
«Io ho riconosciuto solamente l’Occamy.» mormorò Bey con un pizzico di preoccupazione. «Le altre creature cosa sono?»
Ci fu un attimo di silenzio, e di estremo terrore, perché il ruggito unito al verso dell’occamy, contribuirono a rendere tutto più spaventoso.
«Dunque hanno scelto esseri di classificazione XXXXX , sono tutti molto pericolosi, e come hai detto tu, Bay, ci sono un Occamy, poi al suo fianco c’è una vera Chimera, sembra anche piuttosto infuriata.» spiegò il professore di trasfigurazione con calma.
Chimera? Possibile che esistesse un essere simile?
No. Era decisamente tutto assurdo.
«E quello la dietro cos’è?» chiese la donna dando voce alle domande dei ragazzi. 
«E’ un’Acromantula e si è chiusa dentro la gabbia da quando è arrivata.»
Probablmente in quel momento Bibi volle solamente svenire per la paura, perché aveva poche conoscenze su quegli esseri, eccezione fatta per quello che aveva letto o sentito dire, ma non pensava di doverne—… affrontare uno in carne ed ossa. Rimasero in silenzio con i versi degli  animali a fare da sottofondo, quando poi Satch decise d’interrompere tutto questo facendo cenno alla professoressa Bay di avvicinarsi e seguirlo.
«Andiamo, ti faccio vedere più da vicino l’occamy.»
In risposta la donna annuì e poi lo seguì facendosi aiutare a superare un grosso cespuglio davanti a loro.
Invece, il professor Phoenix, rimase ancora qualche momento li da solo, guardando i due allontanarsi, e fu allora che Bibi allargò appena il mantello, scoprendosi e fissando spaventata il suo insegnante.
«Quindi è questa la prima prova?» domandò la ragazza tenendo un tono di voce abbastanza basso ma allo stesso tempo preoccupato.
«Sì.» commentò in risposta l’uomo guardando i due di sbieco.
«E’ una follia.»
«Lo so. Ma almeno adesso lo sai.» inspirò profondamente e fece loro cenno di allontanarsi. «Portuguese riporta la signorina Nefertari a scuola ed andate subito a dormire. Affronteremo il discorso con calma in questi giorni.» 
Non andava per niente bene, anzi, era decisamente tutto un disastro, perché affrontare un essere del genere equivaleva a morte certa. Come potevano non rendersene conto?
Bibi ed Ace annuirono all’unisono ed il ragazzo richiuse il mantello, cingendole le spalle con un braccio, come a volerla aiutare e rassicurarla.
«D’accordo forse questi mostri possono essere un problema.» le disse lui provando a farla riprendere e rivolgendole un sorriso incoraggiante, ma Bibi era certa che non solo quei mostri erano un problema, ma sarebbero stati anche la causa della propria morte.

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Capitolo 12
*** Don't worry for me ***


Capitolo 12. Don't worry for me

Halloween era decisamente una delle feste più interessanti e più divertenti dell’intero anno scolastico, forse perché facevano meno ore di lezione ed il castello era completamente addobbato a tema per il grande banchetto che si teneva la sera ad ora di cena. Reiju non era effettivamente un’amante dei grandi banchetti, ma stranamente voleva andare a cena. Eppure prima di risalire dai sotterranei fu costretta ad aspettare i suoi fratelli, perché glielo aveva permesso. La camicia leggermente sbottonata le dava un’aria più sbarazzina, mentre i capelli rosati erano tenuti sistemati da un cerchietto nero. Con le braccia intrecciate all’altezza del seno attendeva l’arrivo di qualcuno di loro e finalmente, dopo un paio di minuti, il muro della Sala comune dei Serpeverde si mosse, rivelando la figura di suo fratello Ichiji. Con le mani in tasca, il mantello scuro sulle spalle e la cravatta perfettamente ordinata, il ragazzo si voltò verso di lei e la raggiunse fermandosi esattamente dinnanzi a Reiju. Entrambi si toglievano svariati centimetri di differenza cosa che costringeva da sempre la ragazza a guardare verso l’alto quando era faccia a faccia con lui ed allora notò la stupida spilla che ormai erano settimane che girava nella sala dei Serpeverde. C’era stato qualcuno di estremamente stupido, forse addirittura lo stesso Niji, che aveva creato delle spille che recitavano lo slogan “Abbasso Nefertari!”, per citarne uno dei tanti, che ormai venivano distribuite nell’intera scuola. C’era grande scetticismo nei confronti di quella ragazzina, ma per quanto la stessa Reiju avesse trovato poco conforme la sua estrazione dal Calice, non vi era motivo di demoralizzarla fino a questo punto. Allungò una mano verso il petto del fratello, sul quale teneva appuntata la spilla e quello le rivolse un ghigno divertito.
«Quante volte dobbiamo fare questa scena, Reiju?» 
«Tutte le volte che indosserai qualcosa di simile, Ichiji.» mormorò le in risposta mentre con movimenti esperti tolse, di nuovo, la spilla dal petto del fratello. 
Ma prima che potesse conservarla nella tasca del proprio mantello il rosso la fermò, stringendole con strana delicatezza la mano. 
«Non posso perderla ogni giorno, prima o poi capiranno qualcosa—… anche se ancora non capisco perché ti ostini a farmela togliere.» 
Entrambi si guardarono negli occhi, ritrovandosi vicini, proprio come accadeva ogni volta che parlavano da soli, e così Reiju inspirò profondamente,  aggiungendo una scrollata di spalle. 
«Non unirti alla massa di stupidi che critica senza cognizione di causa.» spiegò lei in un sussurro, senza allontanare la mano dalla sua. 
«Come sei sensibile, sorellina, ma lo sai, te lo lascio fare solamente perché a me di tutta questa storia non importa niente. Voglio solamente godermi il torneo e quelle prove.» 
«E ti ringrazio di lasciarmelo fare—…» aggiunse lei prima di accennare un vago sorrisetto, che però sparì subito dopo. 
«Lo fai anche perché ti preoccupi per me.» commentò lui sollevando delicatamente la mano di Reiju sulla quale lasciò un leggero bacio, che però ebbe un effetto destabilizzante sulla ragazza. Erano fratelli e per quanto s’imponesse di non arrossire Reiju proprio non ci riusciva. 
«Forse.» mormorò quella in risposta.
«Sicuro.» 
Sarebbero potuti andare avanti all’infinito con lei che negava e lui che cercava di farle ammettere qualcosa, quando il nuovo rumore della parete in pietra che scorreva li costrinse subito ad allontanarsi di un paio di passi, cosa che ad entrambi venne quasi istintiva. Reiju nascose quella stupida spilla, mentre Ichiji tornò a guardarla tenendo le mani in tasca, quando dalla porta apparvero finalmente gli altri due.
«Andiamo sto morendo di fame.» commentò Niji con quel suo solito modo di fare altamente strafottente, senza degnare nessuno di uno sguardo. Lui aveva svariate spille con quei fastidiosi slogan, che addirittura cambiavano scritta, e li mostrava sul petto con orgoglio.
Yonji, invece, s’avvicinò a Reiju e le rivolse uno sguardo divertito.
«Secondo te ci sarà la torta alla zucca? Quella è fantastica.» 
Non riuscì a nascondere un sorrisetto entusiasta davanti alla faccia del fratello spilungone dai capelli verdi, ed allora annuì convinta.
«Credo proprio di sì. Se Barbabianca non la fa preparare per Halloween credo proprio che sia inutile.»
«Appunto! Io adoro quella torta.» continuò lui raggiungendo il fratello dai capelli blu, mentre saltellava qui e li, perché in fondo Yonji si accontentava di poco, specialmente se si parlava di cibo.
Con Ichiji, che l’attese pazientemente a differenza degli altri due, si scambiò una rapida occhiata d’intesa, anche se in verità non ne avevano bisogno in quel momento. Così tutti e quattro i fratelli Vinsmoke, con aria fiera, si diressero verso la sala grande pronti a fare il loro ingresso davanti a tutti quanti.
«Sapete, dobbiamo continuare a vendere le spillette, ultimamente ne vedo troppe poche in giro.» ammise  Niji lungo la strada voltandosi a guardare di sbieco i fratelli che lo seguivano a ruota. «A proposito, Ichiji, la tua dov’è? Te ne avevo data una appena uscito dalla camera, non ci credo che l’hai persa di nuovo.»
Il rosso, in risposta al ragazzo dai capelli blu, si limitò a scrollare le spalle con un semplice gesto che fece smuovere il proprio mantello. 
«Non ho idea di che fine abbia fatto.»
Stranamente Reiju accennò un sorriso apprezzando particolarmente l’omertà di suo fratello e così decise d’intromettersi nel discorso. 
«Perché non la smetti con questa storia delle spille? Nessuno le vuole.» ma Niji, in risposta, si voltò verso di lei puntandole un dito contro, quasi con fare accusatorio. 
«Non la smetto, Reiju, e soprattutto non venire a darmi ordini, non ne hai alcun diritto. Sono libero di esprimere il mio sdegno per una scelta balorda di uno stupido calice, e lo farò indossando queste spillette e poi quasi l’intera scuola concorda con ciò che penso io.»
Il ragazzo si lasciò andare ad una risata liberatoria, cosa che costrinse Reiju a trattenersi dal voler rispondere male al fratello, quindi rimase in silenzio e s’allontanò da tutti e tre, superandoli alla svelta per poter andare da sola. C’erano volte in cui proprio non riusciva a sopportarli, o forse era Niji che non sopportava, perché in lontananza sentì chiaramente Ichiji e Yonji discutere e dare dello stupido al fratello. 
Era riuscito darle fastidio anche ad Halloween. 

Pell ha sempre trovato piacevole la serata più spaventosa dell’intero anno scolastico, ma quel giorno non era esattamente in vena di festeggiare qualcosa. Gli occhi scuri del ragazzo vagavano lungo la grande tavolata di Grifondoro, cercando ovviamente la figura di Bibi che non sembrava essere da nessuna parte. L’aveva vista un paio di giorni prima ed era quasi scoppiata a piangere, ma inizialmente non gli aveva voluto dire il motivo, solamente dopo confessò quel che aveva scoperto sulla prima prova e sui mostri che ognuno di loro avrebbe dovuto affrontare. Mentre le iridi di Pell vagarono sulla sala vide in lontananza gli altri due campioni, seduti con i Corvonero ed i Serpeverde, quelli hanno da sempre avuto una propensione in più per intrattenere bene delle belle ragazze o dei super duellanti. Niente di nuovo. Gli altri due sembravano essere molto rilassati e questo non gli fece per niente piacere. Aveva quasi costretto con la forza a togliere quelle stupidissime spille che avevano fatto fare i Serpeverde, anche perché non serviva altra demoralizzazione a Bibi visto che aveva tre quarti della scuola contro. 
A pochi metri di distanza, immerso in una intensa conversazione con una ragazza dai capelli blu scuro, vide Koza sistemarsi gli occhiali ed agitare le braccia, facendo scoppiare a ridere la sua interlocutrice. Doveva essere una di terzo anno, se non ricordava male, ma i nomi non erano il forte di Pell. Chi invece catturò la sua attenzione fu il solito gruppo di amici di Bibi, coloro con i quali stava sempre, ma con cui aveva avuto dei problemi. O meglio aveva avuto problemi solamente con Rufy, per cui si erano ritrovati a doversi dividere. 
A ricambiare il suo sguardo fu Sanji, il migliore dei Vinsmoke, che alzò una mano facendogli cenno d’avvicinarsi. Con un sono sbuffo Pell tirò indietro i capelli e poi lo raggiunse andandosi a sedere accanto a lui ed a Nami. 
Si fece largo lungo il corridoio fra i tavoli ed allora si sedette poggiando entrambi i gomiti sul tavolo. 
«Ragazzi—…» 
«Ehi, amico, sembravi spaesato. Tutto bene?» domandò Sanji mentre assaggiava uno dei tanti dolci che erano stati messi sul tavolo, lasciandosi andare ad un sussurrato “E’ delizioso!”.
«Alla grande—…» commentò il ragazzo rivolgendo il viso affilato in direzione del biondo. «Hai per caso—…»
«No, e volevo chiederti proprio questo, Pell.»
Era vagamente rilassante sapere che c’era qualche altro che si preoccupava per Bibi, ed infatti qualche attimo dopo Zoro si sporse in avanti, perché aveva captato la discussione. 
«Neanche io l’ho vista, anzi, ci siamo salutati quando usciva dalla lezione di pozioni e poi è sparita.»
Sia Sanji che Pell fissarono Zoro sorpresi come non mai che si ricordasse qualcosa. 
«Wow, perfino Testa d’alga ha capito di che cosa parlavamo. » e Sanji ghignò in direzione di Zoro. «Comunque non dobbiamo preoccuparci, sicuramente non aveva fame e sarà tornata in camera.»
Ma anche tale opzione non era esattamente ciò che Pell avrebbe voluto sentirsi dire quindi scrollò le spalle con un movimento fluido, allentandosi poi la cravatta che aveva al collo.
«Sarà sicuramente così.»
«Oggi ha passato gran parte dell’ora di storia della Magia a sfogliare dei libri, era un po’ nervosa.» aggiunse il verdino azzannando, letteralmente, un cosciotto di pollo che era sul tavolo. 
«E con questo siamo a due dettagli, sicuro di non essere sotto incantesimo, Testa d’alga?» 
«E tu perché non stai un po’ zitto, cuoco pervertito? Sei stato in cucina a sbavare per—… com’è che si chiamava? Padding.» 
Probabilmente Pell non avrebbe voluto trovarsi li in quel momento, perché Sanji tirò fuori la bacchetta con l’evidente intenzione di schiantare Zoro. 
«Pudding. Si chiama Pudding e non dirlo ad alta voce o rischiamo di farci sentire.»
Fu letteralmente costretto a fermare Sanji dall’iniziare una vera e propria rissa durante il banchetto di Halloween, quindi Pell inspirò profondamente e poggiò il viso sul tavolo, quasi con disperazione. 
«Scusa, non ti stiamo tirando su il morale.» 
«Non preoccupatevi—… a proposito come va con quella questione con Rufy?» domandò laconico lanciando uno sguardo al moro, intento a fare a gara con i fratelli a chi si ingozzava di più di cibo. 
Terrificante. 
«E’ sempre convinto delle sue idee—… abbiamo provato a farlo ragionare ma niente, fin quando non si ritroverà davanti a fatto compiuto non lo capirà. Pensa davvero che Bibi abbia fatto tutto questo solo per rubargli la scena.» 
Ovviamente aveva chiesto loro, oltre che averci provato lui stesso, di far fare ragionare il moro, ma non era servito a nulla. Non c’era nulla che andasse bene e Pell si stava preoccupando troppo per lei. Aveva addirittura iniziato a saltare gli allenamenti di Quidditch semplicemente perché “non se la sentiva”. E dire che l’anno scolastico sembrava essere partito per il meglio, ma poi qualcuno aveva deciso di rovinare tutto mettendo in pericolo Bibi. Il signor Nefertari aveva già iniziato ad indagare con il Ministero, ma non c’erano novità e questo era frustrante. 
«D’accordo—…» mormorò prima di far leva sulle braccia per rimettersi in piedi e così dopo aver lanciato l’ennesima occhiata in direzione della sala intera trasse un profondo respiro. 
«Che fai? Vai via?» chiese Sanji che con la coda dell’occhio lo stava ancora guardando. 
Pell annuì in maniera impercettibile prima di scostarsi ed iniziare a muovere qualche passo. 
«Sì, vado a vedere se riesco a trovarla. Se Koza ti chiede digli invece che sono andato a dormire.»
Il biondo lo fissò confuso, tanto da grattarsi il capo mentre lo fissava. 
«E perché?»
«Sostiene che mi sto preoccupando troppo.»
«Mhm—… d’accordo, terrò la bocca chiusa. Se la trovi dille da parte mia che si sta perdendo il miglior banchetto di sempre, così magari verrà ed a proposito, un’ultima cosa prima di lasciarti andare—…»
Pell si fermò immediatamente, ritornando a sedere accanto al biondo prima di lanciargli uno sguardo decisamente confuso e curioso. 
«Cosa?»  domandò a bassa voce. 
«Alla fine quello di Bibi era davvero un appuntamento con Ace?» 
Quella domanda, decisamente inaspettata, fece sobbalzare il ragazzo, che rischiò di urtare Nami con un gomito, ed allora si sentì stranamente in imbarazzo. Perché stava domandando a lui? E soprattutto perché Sanji s’interessava così tanto della vita sentimentale di Bibi? Che poi, fortunatamente, quello non si era rivelato un appuntamento ma semplicemente una trovata dei professori, era una cosa da non poter dire, quindi si limitò a scrollare le spalle. 
«Direi proprio di sì.
» sentenziò cercando di risultare convincente. 
«Cosa? Davvero? Ed a te sta bene?» domandò ancora Sanji lasciando cadere un cucchiaio del dolce sul piatto. 
«E perché non—… dovrebbe?»
Ecco, quella era decisamente la risposta più logica da dare, perché effettivamente a lui non doveva importare nulla, anche se così non era. 
«Beh—… pensavo che lei ti—…»
Ma prima ancora che il ragazzo riuscì a dire un’altra parola Pell era partito per tappargli la bocca.
«Se continui la frase chiamo quella ragazza—… Pudding e le dico che la spii.» provò la carta vincente della ragazza per la quale lui aveva una cotta, nella speranza di metterlo a tacere, e questo fortunatamente riuscì nell’intento.
Il biondo si sistemò una divisa, lanciando un’occhiataccia in direzione di Pell e poi annuì.
«D’accordo sono segreti fra gentiluomini.»
Ed allora lui scosse il capo esasperato prima di inspirare profondamente e salutarlo con un cenno della mano allontanandosi prima che potesse dire altre sciocchezze.
E poi, lui, mica era geloso di Bibi se anche avesse avuto un appuntamento. Forse gli aveva dato un po’ fastidio il sapere che era uscita con Ace in piena notte, ma dopo aver saputo il motivo si era tranquillizzato.
Non poteva essere gelosia. O forse lo era?
In preda ai dubbi esistenziali, perché tali potevano essere definiti i pensieri che gli passavano per la testa, Pell s’avviò verso l’uscita della sala grande alla disperata ricerca della ragazza. 

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Capitolo 13
*** Ability ***


Capitolo 13. Ability

La grande biblioteca del castello era vuota da prima di cena. Bibi aveva fatto il suo ingresso in quel posto stringendo fra le mani un permesso firmato dal Professor Satch che le consentiva di accedere al reparto proibito per prendere due libri che forse sarebbero potuti interessarle. Si trattava di creature quasi mitologiche e poco documentate, quindi sui normali libri non vi era nulla che aiutasse la ragazza a mettere in atto una strategia per provare a sconfiggere uno di quegli esseri. Perché di questo si trattava. Sarebbe stato uno scontro decisamente impari, ma le regole parlavano chiaro e lei non poteva far niente se non accontentare ciò che il torneo richiedeva di fare. In un primo momento si era lasciata prendere dall’ansia e dalla preoccupazione, aveva raccontato tutto a Nami ed a Koala, che l’avevano ovviamente rincuorata, ma poi rischiò seriamente di scoppiare a piangere quando provò a spiegare il problema a Pell.
Come si sconfiggevano dei mostri simili? 
Per lei non c’era praticamente scampo, nonostante le  loro parole di conforto, e quella sera, mentre tutti erano al banchetto, rischiò letteralmente di gettare all’aria ogni singola cosa che era poggiata sul tavolo. C’erano appunti scritti a mano, libri così vecchi che le si stavano sbriciolando fra le dita, e lei era sola a cercare una soluzione. Aveva trovato qualche informazione vaga, niente che potesse aiutarla davvero. Ad esempio aveva scoperto che gli Occamy deponevano uova in argento e che soprattutto occupavano tutto lo spazio che potevano.  Non capì bene che cosa volesse dire, ma se lo appuntò mentalmente, in caso le fosse capitato quell’essere che piaceva tanto alla professoressa Bay. Per il resto, sulle altre due, non riuscì a capire molto se non che uno era un mostro la testa da leone, il corpo da capra e la coda da rettile, decisamente aggressivo, e che l’altro era un ragno gigante. 
Era spacciata e se ne rendeva sempre più conto perché non poteva farci nulla. Sbatté con forza un pugno sul tavolo, facendo cadere il calamaio fortunatamente chiuso, e poi s’accasciò sulla superficie lignea, provando a cercare una calma interiore che le mancava da parecchio. 
«Signorina Nefertari, questo è un reparto proibito e l’orario non è dei migliori, che cosa ci fai qui?»
Una voce roca e profonda la fece sussultare immediatamente, rivolgendo così le grandi iridi scure in direzione del professore di difesa contro le arti oscure. Crocodile si erigeva avvolto nel suo mantello, mentre scrutava con attenzione la figura della studentessa, tenendo gli occhi socchiusi. E quella, in tutta risposta, gli mostrò il foglietto firmato dal professor Satch quasi a volersi giustificare della sua presenza nella biblioteca a quell’ora tarda. 
Il professore lo lesse con attenzione e poi gettò un occhio sui libri presi e sugli appunti scritti sulle varie pergamene sparse sul tavolo ed allora lo diede indietro alla ragazza.
«Capisco—…»
«Mi dispiace, poso tutto e vado.
» commentò la ragazzina richiudendo i libri, con aria decisamente abbattuta. 
«Posa i libri e vieni con me nel mio ufficio.» 
«Cosa? Non—… non mi ero resa conto dell’orario, ha ragione. Se deve mettermi in punizione lo faccia pure.»
«E chi ha parlato di punizione, Nefertari?»
A quelle parole la ragazza dai capelli turchesi sollevò lo sguardo leggermente confusa. Non era un modo implicito per metterla in punizione? No, decisamente no, ed infatti il professore si diresse verso la fine del corridoio, attendendola quasi con impazienza. E lei, in tutta risposta, chiuse i libri e corse a posarli, recuperò il resto delle proprie cose sparse sul tavolo e finalmente lo seguì lungo la biblioteca.
Il professore di Difesa era decisamente strano, o meglio era fuori di testa secondo lei, perché in classe aveva mostrato loro l’uso delle maledizioni senza perdono. Lei ne aveva sentito parlare da suo padre, visto ciò che le riferiva riguardo la Corte, ma vederle di persona fu terrificante, specialmente l’anatema che uccide. Però, eccezione fatta per quella lezione terrorizzante, il resto era stato fantastico. Aveva insegnato loro degli incantesimi nuovi per difendersi, e Bibi provava ad esercitarsi ogni giorno nella speranza che potessero servirle in qualche maniera. In fondo lui era un auror anche piuttosto famoso e riconosciuto, aveva sbattuto parecchi criminali ad Azkaban, quindi decise di seguirlo senza fare domande. 
Lungo i corridoi della scuola non vi era nessuno, il che rendeva la notte di Halloween davvero spettrale, vide passarle di fianco il fantasma di Brook dei Grifondoro, il loro fantastico protettore, ma lei non gli rivolse alcun sorriso, forse perché non ne aveva la forza. Tutti dovevano essere al banchetto e probabilmente ci sarebbe voluta andare pure lei, però aveva tante cose da fare, anche perché la prima prova era ormai alle porte, mancavano solamente tre giorni e lei doveva capire come affrontare quegli esseri. 
Svoltarono l’angolo vero la loro classe di Difesa e poi, una volta dentro l’aula, il professore le fece cenno di seguirlo al piano di sopra presso il suo studio. Con fare incerto Bibi s’apprestò a seguirlo, anche se non aveva mai messo piede li dentro, ed allora vide un ambiente spoglio, fatto libri, tanti libri, e pergamene varie. Bauli accatastati da una parte ed oggetti strani posti su una grande libreria. Decisamente un posto peculiare e che si addiceva a Crocodile, che tranquillamente prese posto sulla poltrona girevole posta dietro la grande scrivania in legno. 
«Accomodati, Nefertari.»
Il tono non sembrava ammettere repliche ed allora la ragazza obbedì, andandosi a sedere su una delle sedie poste invece dal lato opposto. Lasciò cadere la propria borsa a tracolla dove teneva i libri, ed allora emise l’ennesimo sospiro, non sapendo bene che cosa potesse volere adesso il professore. 
«Casualmente la campionessa di Hogwarts stava consultando un libro nel reparto proibito alla ricerca di informazioni su occamy, chimere, ed acromantule, il tutto a pochi giorni di distanza dalla prima prova.»
Il cuore della ragazza prese a martellare nel petto. Non poteva minimamente accusare il professor Phoenix di averle detto che cosa nascondeva la prova, anche perché sarebbe stato scorretto. 
«Professore io—…»
«Big Mom ha avvertito i suoi ragazzi prima ancora che tu ne fossi a conoscenza, rilassati, non sono qui per metterti in punizione o farti la ramanzina. Hai già abbastanza problemi di tuo—…» commentò Crocodile fissandosi l’uncino che aveva al posto della mano, ed allora si prese un sigaro, che teneva in uno dei cassetti della scrivania, e se lo accese usando semplicemente la bacchetta. «Allora che cos’hai scoperto in più su quelle bestie? Sei giunta a qualcosa di concreto?»
Stupita come non mai Bibi si ritrovò a sfarfallare più e più volte le lunghe ciglia, ritrovandosi confusa da quella domanda. Improvvisamente, però, le parole scaturirono dalle sue labbra senza il minimo sforzo, come se avesse davvero bisogno qualcuno con cui parlarne.
«No. Non c’è molto nei libri su quelle creature, sono tutte classificate XXXXX e poi sono anche pericolose, molto pericolose e noi dobbiamo affrontarle.» 
«D’accordo, fin qui ci siamo, ma hai trovato una strategia per provare a metterle fuori combattimento?»
Domanda più che logica, che però fece arrossire la ragazza perché effettivamente non aveva concluso niente.
«Incantesimi di difesa—…»
«E l’offensiva dove la vuoi mettere, Nefertari? Difendendoti non vincerai la prova, devi combattere e non difenderti.» protestò Crocodile sbuffando una nube di fumo nella sala, ed allora la ragazza allargò le braccia, sempre più preoccupata. 
«Ovvio che lo so, ma sono esseri così grandi e resistenti—…»
«D’accordo, riflettiamo insieme. Il signor Katakuri è una montagna di muscoli e sicuramente non sarà di meno in un combattimento, lo hai visto tu stessa. Mentre la signorina Boa Hancock è praticamente la reginetta delle fate che pietrifica con uno sguardo—… tu invece che abilità hai?»
Aveva maledettamente ragione, entrambi erano delle persone di un altro livello in quel campo, e così Bibi strinse i pugni, maledicendosi per non essere granché in niente. 
«Sono—… sono mediamente brava nella sua materia, in incantesimi ed a volare.» balbettò cercando di trovare un punto a favore in quello che faceva.
«Il professor Phoenix dice sempre che siete tutti più che bravi a volare con quei manici di scopa e poi se non sbaglio tu sei la cercatrice, giusto?»
«Ma questo che importa? Si tratta di un duello non di una partita a Quidditch.»  commentò la ragazza ormai in preda all’esasperazione più totale. 
«Giusto ma devi essere in grado di analizzare la situazione come se fossi nel bel mezzo di una partita.» continuò lui prima di mettersi in piedi e girare oltre la scrivania raggiungendo la ragazza. «Non sappiamo che bestia ti potrà capitare, questo è vero, però qualunque essa sia ricordati che non devi entrare nel panico e soprattutto so anche che sei brava a ragionare, cosa che spesso i Grifondoro non fanno.» 
Si sentì sempre più in imbarazzo visto e considerato che anche lei spesso e volentieri non rifletteva quasi mai.
«Quindi lei mi sta dicendo di ragionare durante l’incontro?»
«Esatto e soprattutto studia con attenzione l’arena in cui si terrà l’incontro. Magari queste cose possono darti qualche informazione in più su un possibile punto debole del mostro.» 
«Punto debole? Quegli esseri hanno davvero dei punti deboli?» chiese lei con un filo di voce e forse anche con un po’ di speranza in più.
«Ovvio, non esiste nulla d’imbattibile, ricordalo sempre Nefertari—…» ed ancora una volta il professor Crocodile buttò fuori una nuvola di fumo che aleggiò verso il soffitto. 
La ragazza inspirò profondamente, passandosi una mano fra i capelli, quasi come se avesse davvero iniziato ad avere un poco più di fiducia, anche se non aveva bene idea di come avrebbe potuto fare. 
«D’accordo, me ne ricorderò.» 
«Ottimo, ora sparisci—… e ricordati anche che domani dovrai portare il compito che avevo chiesto.» 
Un sorrisetto orgoglioso apparve sulle labbra della ragazza che s’alzò in piedi riprendendo la borsa e poggiandola sulla propria spalla.
«L’ho già fatto, non si preoccupi ed ancora grazie, professore.» 
Mormorò Bibi prendendosi ciò che le serviva uscendo nuovamente fuori dallo studio. Fra tutti i professori quello più improbabile di tutti le aveva dato un consiglio sensato e ragionato, perché in fondo lei aveva bisogno di questo. Per quanto gli altri le dicessero di stare calma non sembravano crederci davvero, invece Crocodile sì, e questo fu particolarmente rilassante per Bibi, che uscì dall’aula di Difesa contro le arti oscure con un po’ di carica in più, diretta verso la torre dei Grifondoro. 

Zoro non aveva battuto ciglio nel vedere Sanji allontanarsi alla disperata ricerca di quella ragazza della scuola francese, quella per cui impazziva, non che ci fosse qualche ragazza che non andasse a genio al biondo pervertito, però ultimamente lei era la sua attuale fissa. Insomma lo seguiva anche a vederlo allenarsi con la scopa solo per poterla ammirare da lontano, cosa che in quattro anni non aveva mai fatto. Era senza speranza, di questo Zoro se ne rendeva sempre più conto. Doveva darsi un contegno, anche perché le ragazze erano decisamente meno interessanti di un bel manico di scopa ed una partita di Quidditch. Ricordava ancora quando suo padre lo portò a vedere una delle finali della coppa del mondo e Zoro sperò con tutto sé stesso che quella partita potesse durare un’intera settimana. In fondo c’erano state delle volte in cui era accaduto qualcosa di simile. Lui uscito da scuola avrebbe sicuramente intrapreso la strada sportiva, o al massimo sarebbe entrato al Ministero con Rufy. Non c’era molto da decidere e poi era ancora giovane per sapere che cosa fare dopo la scuola.
Il suo attuale problema, però, era sempre lo stesso, perché non importava quanto s’impegnasse, alla fine Zoro si perdeva sempre. Un attimo prima seguiva i suoi compari verso la Torre di Grifondoro, un attimo dopo si ritrovava nel più impensabile dei luoghi, infatti quella volta era sicuro che fosse colpa delle scale. Perché purtroppo a quelle maledette piaceva cambiare, e questo, unito al suo pessimo senso dell’orientamento, era praticamente la fine per il ragazzo dai capelli verdi. Infatti, senza sapere bene dove andare era piuttosto sicuro di essere sceso verso il basso piuttosto che andare verso l’alto, infatti sembrava stesse avanzando verso l’oscurità più totale.
Certamente la Torre dei Grifondoro non era da quelle parti, ma poi, improvvisamente, una vocina conosciuta richiamò la sua attenzione, infatti, voltandosi, vide Perona andargli incontro, facendo smuovere quei lunghi capelli rosa che si ritrovava. Sembrava fosse sfinita, infatti agitava una mano verso di lui, e quando finalmente si ritrovarono faccia a faccia ella rischiò di andare a sbattere contro il ragazzo, che però non ci vide nulla di terribile.
«E’ più di diedi minuti che ti chiamo, Zoro!» balbettò quella riprendendo fiato e portando una mano all’altezza del petto, come per inspirare profondamente. 
«Scusa, non ti ho sentita.» ammise quello scrollando le spalle, come se fosse la cosa più normale di sempre.
«Ho notato—… stavo per chiedere ai fantasmi di fermarti, ma dubito che li avresti ascoltati.»  continuò lei prima di rivolgergli un sorrisetto particolarmente imbarazzato. «Sai, pensavo che tu avessi bisogno una mano a tornare alla torre, perché dubito che la tua meta fosse la classe di pozioni.»
Ecco dove si trovava, perché quel posto ricordava qualcosa a Zoro, infatti voltandosi vide la porta della classe. Era decisamente fuori strada e se ne rendeva conto da solo. Così passò una mano a scombinarsi i capelli verdi.
Come faceva quella ragazza ad essere sempre così gentile con lui? Insomma, non se lo meritava, eppure lei era sempre pronta ad aiutarlo. 
«Hai—… hai ragione. Volevo solo tornare nella mia sala comune ma ho perso gli altri.» 
«Mi dispiace, però adesso ci sono io.
» continuò le sfarfallando le ciglia quasi come se fosse una bambina.
«Non vorrei disturbarti.» provò a fermarla il ragazzo, poi però inspirò profondamente e la guardò. «D’accordo, una mano mi servirebbe volentieri, giuro che prima o poi mi sdebiterò per tutte queste cose.» 
A quelle parole, molto probabilmente, vide le gote della fanciulla arrossarsi ancora di più ed in cuor suo il ragazzo credette di aver dett qualcosa di sbagliato, infatti volse lo sguardo altro, lasciandosi però trascinare verso il giusto luogo d’incontro. 
«Non c’è bisogno, lo faccio volentieri.» mormorò infine Perona dandogli le spalle, per poi guardarlo di sbieco e sorridere in maniera gentile. 
Già lui non se la meritava proprio una ragazza come lei, e questo riusciva a capirlo. Però Zoro non oppose minimamente resistenza nel lasciarsi accompagnare. Peronra, fortunatamente, era la sua salvatrice ed una volta in sala comune avrebbe schiantato volentieri Rufy e Sanji per averlo abbandonato.
Di nuovo. 

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Capitolo 14
*** The enemy ***


Capitolo 14. The enemy

Il giorno della prima prova del torneo l’intera scuola era decisamente in estasi. Tutti non facevano che parlare e commentare quello che sarebbe successo e della spettacolarità dell’evento, ma Koala non era dello stesso avviso. Infatti non aveva fatto altro che provare a parlare con Bibi, che si era rinchiusa in una sorta di silenzio meditativo, senza ottenere un grosso risultato. I professori, magnanimi visto quello che avrebbe dovuto fare nel pomeriggio, avevano consentito alla campionessa di saltare le lezioni, e quindi non ebbe modo di parlarle se non qualche attimo prima che andasse a prepararsi nell’arena che quel giorno era magicamente spuntata nei giardini di Hogwarts. L’avevano vista immediatamente e già da lontano sembrava grandissima. Era quasi un vero e proprio Colosseo costruito non lontano dal castello. Spettacolare. Sarebbe stato tutto decisamente più bello e divertente se a partecipare non fosse una delle sue più care amiche e che inoltre avrebbe dovuto affrontare un mostro. Non le aveva detto che genere di mostro si trattasse, ma dalla faccia che Bibi aveva fatto era qualcosa di pericoloso. 
Una volta scesa dal proprio dormitorio, con la sciarpa gialla e rossa avvolta intorno al collo, trovò Sabo seduto su una delle poltrone della sal comune, e vedendola s’alzò rapidamente in piedi andandole incontro. 

«Stai davvero bene con questa sciarpa.»  la prese deliberatamente in giro il biondo, arruffandole la frangia per poi stamparle un repentino bacio sulla fronte, cosa che Koala apprezzò parecchio. 
«Tu non senti freddo?» la domanda sorse spontanea sulle labbra della ragazza, che osservando Sabo notò che aveva indosso semplicemente il mantello pesante sulla divisa. 
«Sto benissimo, lo sai, io sono tutto un fuoco.» e Sabo le rivolse un occhiolino scherzoso, che Koala ricambiò con espressione scettica. 
«Dovevo ridere? Perché se era una battuta non l’ho capita.» 
«Andiamo, stavo scherzando Koala, non smontarmi l’entusiasmo.» 
In quell’istante, al fianco della ragazza, fece il suo ingresso Nami, che si era a sua volta avvolta nel proprio mantello, arrivando addirittura ad usare i guanti e dei paraorecchie pelosi. Sembrava quasi un orsetto, cosa che fece sorridere particolarmente divertita la compagna di stanza. 
«Allora vogliamo andare?» domandò Nami insinuandosi fra la coppia, prendendoli entrambi sottobraccio. «Non voglio perdere tempo e devo essere in prima fila a fare il tifo per Bibi.»
«Faremo tutti il tifo per la nostra Bibi. Se la caverà sicuramente.» aggiunse il biondo rivolgendo un sorriso ad entrambe le ragazze, mentre insieme iniziarono ad incamminarsi. 
«Rufy verrà?» chiese poi in un sussurro Koala, anche perché sapeva benissimo dello stupido impuntarsi del moro nei confronti della sua amica. Insomma quella era la prima volta che quei due litigavano sul serio, se così si poteva dire, e nessuno avrebbe mai e poi mai immaginato una reazione simile. Era decisamente assurdo, infatti non erano riusciti a farli avvicinare, sia perché Rufy non voleva cambiare idea, sia perché Bibi si era allontanata forse per paura. Quella situazione andava risolta il prima possibile ed ogni giorno Koala cercava di capire come fare. Era come se dovessero provare a far ragionare il moro che credeva ancora alla storia dell’imbroglio. 
«Ovvio, quello zuccone arriverà, anzi, mi ha detto di tenergli i posti per lui e per gli altri.» 
La risposta di Sabo non tardò ad arrivare, cosa che in parte rassicurò la ragazza. 
«Altrimenti lo avrei preso a pugni. E non sto scherzando.» commentò Nami sottovoce e Koala sapeva bene quanto potesse avere ragione sul “non scherzare”, perché bastava far arrabbiare un po’ troppo la ragazza e lei partiva, picchiando chiunque le fosse a tiro. Nami era pericolosa perché non aveva bisogno di una bacchetta per stendere qualcuno, e di solito quel qualcuno era Rufy. Forse questo era anche perché Koala sapeva della sua cotta per il ragazzo fin dal primo anno, ma lei piuttosto che essere romantica o altro, preferiva sgridarlo e prenderlo a pugni quando era necessario, praticamente sempre. 
Lungo la strada commentarono sottovoce tutto quello che riguardava il torneo ed ovviamente, scendendo lungo il giardino, Koala ebbe voglia di strappare via tutte quelle stupide spille che Niji Vinsmoke andava distribuendo in giro. Provò ad avvicinarsi a loro, ma non appena Sabo gli lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche, quello girò sui propri tacchi e si allontanò andando a regalarle a dei ragazzini di anni inferiori. 
Il Colosseo era decisamente grandissimo, misurava però meno del campo di Quidditch ed era anche molto alto. Doveva essere per lo meno alto dieci metri, quindi questo voleva dire che loro avrebbero avuto una visuale ottima dagli spalti in alto. Si scambiarono una lunga occhiata tutti e tre prima di entrare da uno dei grandi portoni, ed iniziare a salire le scale, alla ricerca del resto del gruppo. A quanto pareva Robin doveva essere già li, o almeno così erano rimaste quando si videro a pranzo nella Sala Grande. Il torneo sarebbe iniziato alle quattro in punto e non doveva mancare molto. 
Furono costretti a cercare per un poco ma finalmente i grandi occhi scuri di Koala individuarono la chioma corvina di Robin, seduta accanto a Law, ed in mezzo a loro c’erano anche Chopper e Franky, un tipo parecchio vistoso che però faceva morire dalle risate tutti quanti.
«Robin! Robinnn!»
E così Koala lasciò andare il braccio di Nami correndole incontro, quasi come se non si vedessero da una vita, ma la verità era ben diversa.
«Finalmente siete arrivati!» replicò la corvina ricambiando l’abbraccio di Koala per poi indicare tutte quelle file sugli spalti ancora vuote. «Credo che qui debba andare bene, in fondo l’arena è circolare e da qualsiasi parte si vede in maniera perfetta, qui però dovremmo entrarci tutti.»
«Sì, hai ragione, gli altri stanno arrivando, anche perché fra poco si inizia.» mormorò Koala abbassando il tono di voce.
«Avete visto l’arena?» domandò Sabo che si era affacciato da una delle balaustre che circondavano gli spalti per vedere meglio di sotto.
E tutti, ovviamente, s’affacciarono.
«E’ molto profonda, saranno per lo meno sei metri d’altezza ed anche dalle caratteristiche esterne sono più che convinto che si tratterà di uno scontro.» puntualizzò Law, che invece era rimasto seduto a sfogliare le pagine di un libro. «Il terreno è pieno di rocce e massi, grandi e piccoli, è accidentato al punto da poter mettere in difficoltà chiunque.»
«Esatto, quello che pensavo anche io.» sussurrò Sabo concentrandosi su ciò che stava accadendo di sotto. C’erano due cancelli, chiusi con le sbarre da cui sicuramente sarebbe entrato qualcuno e Koala sospettava già che quello spettacolo le sarebbe piaciuto decisamente poco. 
«Giuro che sto per andare ad ammazzare i Vinsmoke, stanno continuando a dare quelle stupide spille anche qui dentro.» urlò Nami, che affacciandosi vide i gemelli nel loro intento.
«Lasciali stare, lo sai come sono fatti.» provò a fermarla Koala, poggiandole una mano sul braccio.
«Lo so, ma non li sopporto ugualmente.»
«Magari adesso arriva loro sorella a farli smettere.»
E quello, in parte, riuscì a placare la furia di Nami, questo perché conoscendo Reiju Vinsmoke, una che non si lasciava mai mettere i piedi in testa, era l’unica a poter domare quelle teste calde, anche a costo di schiantarli, cosa che una volta si diceva avesse fatto sul serio. Almeno uno dei fratelli di Sanji si salvava, e quella era proprio lei. 
«Focalizziamoci più che altro su Bibi e speriamo che riesca ad affrontare la prova.» mormorò allora Nami prendendo posto sugli spalti.
Ed in quel momento, finalmente, poco più in la, iniziarono a farsi largo il resto del gruppo, capitanato da Ace e Rufy, che forse avevano addirittura portato dei cartelloni d’incoraggiamento e bandiere. 
Quella vista scaldò il cuore di Koala che lanciò un urlo divertito per farsi sentire e soprattutto farsi vedere. Dovevano essere uniti, questo era l’importante, dovevano farlo per la loro amica. 

I vestiti che le erano stati consegnati prima di iniziare non erano il suo genere. Pantaloni scuri, una felpa sportiva colorata di azzurro e grigio, che le stava piuttosto aderente, guanti, ginocchiere, parastinchi. Le avevano dato perfino un coltello da fissare intorno ad una coscia, forse per fare scena. Insomma le era stato dato di tutto per evitare di farsi male, ma non era sicura che queste cose sarebbero state utili per affrontare uno di quei tre mostri. Aveva continuato a cercare informazioni su di essi anche dopo la discussione con Crocodile, ma niente da fare. 
L’ambiente, sul retro del Colosseo, era particolarmente testo ed oscuro. Vi era poca luce che filtrava da fuori, e li dentro la gente sembrava preoccupata tanto quanto lei. Boa, era bellissima anche con quella tuta rossa che le avevano dato, infatti faceva ondeggiare i capelli corvini e sembrava quasi annoiata dall’essere li, mentre la sua preside, Big Mom, continuava a darle consigli ed a ridere, ogni qual volta si voltava a guardare Bibi. Dal canto suo, invece, Charlotte Katakuri, con una divisa scura, ovviamente, era in assoluto silenzio, seduto su una sedia e le gambe accavallate, non mostrando alcun segno di paura. Accanto a lui, invece, Kaido si guardava intorno provando ad incutere timore a chiunque osasse avvicinarsi al suo campione, specialmente ai giornalisti. Lei era decisamente quella messa peggio, ne era certa. Fortunatamente a fare il loro arrivo furono Barbabianca ed il professor Phoenix, che andò immediatamente da lei, poggiandole una mano sulla spalla.
«Vai un attimo fuori dalla porta c’è qualcuno che vuole parlarti.» le sussurrò all’orecchio, così Bibi gli rivolse un lungo sguardo e non se lo fece ripetere due volte, sgattaiolando verso l’esterno.
Superò la grande porta in legno e li davanti vide le figure di Koza, Pell e suo padre, che l’attendevano forse anche più nervosi di quanto fosse lei. 
«Papà!» mormorò andandogli incontro ed allora Bibi si lasciò stringere in un forte abbraccio che le tolse quasi il fiato, ma che allo stesso tempo lo rincuorò. «Non ci posso credere sei qui.»
«Pensavi davvero che mi sarei perso la tua prima prova?» ammise Kobra Nefertari carezzandole i capelli turchesi lunghi. 
«Grazie, papà. Mi rendi immensamente felice.» 
La ragazza rischiò addirittura di scoppiare in lacrime, ma non volle mostrare l’ennesimo segno di debolezza, infatti lasciò andare il padre e poi si rivolse verso i suoi amici, che sembravano entrambi preoccupati.
«Grazie anche a voi, ragazzi.»
«Figurati, siamo passati per augurarti buona fortuna e per ricordarti che noi siamo sempre con te, Bibi.» ammise immediatamente Koza battendole una pacca sulla spalla prima di sistemarsi gli occhiali. «Farai scintille.»
Oppure è più probabile che morirò!”, pensò negativamente lei, ma cercò anche di non sembrare troppo presa male, quindi rivolse al ragazzo un sorriso. 
«Nefertari, sbrigati, non c’è più tempo, dobbiamo fare una cosa prima dell’inizio del torneo.» le disse il professor Phoenix che si era affacciato dalla porta per esortarla a tornare all’interno della sala. 
«Arrivo subito—…» mormorò lei, tornando a guardare i tre. 
Suo padre le diede un bacio sulla fronte e poi iniziò ad allontanarsi, seguito a ruota da Koza che le fece battere cinque, come facevano sempre prima di una partita, e poi ci fu Pell. Entrambi si guardarono qualche secondo senza dire niente, ma alla fine Bibi s’avvicinò al ragazzo, abbracciandolo forte e lui ricambiò quella stretta, sollevandola di qualche centimetro da terra. 
« Vincerai, ne sono sicuro.» le sussurrò all’orecchio, così che solamente lei potesse sentirlo e questo la fece calmare. 
Durò tutto qualche secondo perché poi la campionessa fu costretta a tornare all’interno della grande sala, dove i campioni ed i loro presidi erano già riuniti in cerchio. Così li raggiunse lentamente, fermandosi nello spazio che le era stato lasciato, e sia il Preside Barbabianca che il professor Phoenix le si avvicinarono, per darle il giusto sostegno. 
Avevano fatto la loro comparsa anche Ivan, della Gazzetta del profeta, intento a fotografare ed a registrare qualsiasi cosa, e poi il Primo Ministro Sengoku, che ovviamente si schiarì la voce attirando l’attenzione su di sé. 
«Benvenuti, Campioni, a momenti inizieremo con la prima prova del  Torneo Tremaghi.»  il silenzio seguì le parole di Sengoku, che riprese a parlare. «Prima, però, oltre che augurarvi buona fortuna, dobbiamo fare un’estrazione—…»
E sollevò in aria un sacchetto che sembrava muoversi. Ed allora Bibi sgranò gli occhi, indietreggiando appena ed andando a sbattere contro il petto del professore di trasfigurazione. Phoenix la guardò e le fece segno di non muoversi e non spaventarsi perché lei sapeva bene che cosa c’era li dentro. 
«Dunque prima iniziamo con gli ospiti—…» quindi s’avvicinò alla slanciata figura di Boa Hancock che mostrandosi sorpresa dinnanzi al primo Ministro, allungò una mano verso il sacchetto che le era stato posto davanti. Il cuore di Bibi prese a battere più forte del previsto perché c’era solamente un essere che avrebbe voluto evitare, forse perché li temeva particolarmente. 
Boa impiegò qualche secondo prima di tirar su la mano mostrando così un piccolo Occamy in miniatura che si agitava e svolazzava intorno al suo palmo.
Quindi a lei era toccato quell’essere.
«Un Occamy! Affascinante, signorina Hancock.» mormorò il Ministro sorridendole e passando poi davanti a Katakuri, che lo superava in altezza di parecchio. «Ora tocca al campione di Durmstrang, prego signor Kataturi, peschi pure.»
Anche in quegli attimi, mentre le dita del ragazzo affondarono nell’oscurità del sacchetto, pregò con tutta sé stessa che scegliesse saggiamente, ma nel momento stesso in cui ritirò la mano sentì chiaramente il ruggito del leone. Aveva pescato la Chimera, ed infatti un infuriatissimo essere in miniatura scalciava come non mai, suscitando l’attenzione del giovane ragazzo.
«Una—… chimera.» sussurrò Katakuri prima di mostrarla a Kaido, lanciamogliela molto poco delicatamente.
Infine, il Ministro, si fermò dinnanzi a lei, con quel sacchetto aperto e che non sembrava muoversi, quindi voleva dire che rimaneva solamente una bestia ovvero—… l’aracmantula. Tremando Bibi immerse la mano e dopo qualche secondo un terribile picchiettare sulla propria pelle le fece capire che l'essere doveva esserle salito sulla mano, così la tirò fuori ed infatti si ritrovò faccia a faccia con un ragno, ma più brutto, in miniatura che si andava muovendo senza fermarsi. 
«Oh, molto bene a lei dunque è toccato l’Aracmantula signorina Nefertari.» ed un sorriso s’allargò sul viso del Ministro, che poi le diede le spalle.
Immediatamente Bibi si voltò verso il preside che sembrava preoccupato e scosse il viso. 
«Stai tranquilla, Bibi.» 
«Ognuna di queste miniature rappresenta una creatura in carne ed ossa contro cui vi dovrete scontrare. Tutti e tre sono a guardia di un forziere. Voi dovrete recuperarlo per superare la prima prova e perché esso conterrà un indizio per la prova successiva, ci siamo capiti?» Sengoku spiegò brevemente come si sarebbe dovuta svolgere la prova del torneo e questo non le piaceva neanche un poco, infatti aveva sempre più paura ed improvvisamente pure le gambe iniziarono a tremarle. 
Non sarebbe riuscita a vincere quella prova, ne era sempre più certa, o almeno non ci sarebbe riuscita viva. E poi i ragni le facevano davvero schifo, figurarsi affrontarne uno gigante che proteggeva un forziere.
Quella era l’ora della sua morte e Bibi se ne rendeva conto perfettamente.
«Adesso che finalmente ci siamo direi di iniziare—… i campioni scenderanno in campo nelle stesso ordine con cui hanno estratto i loro avversari, dunque, Signorina Hancock è pronta ad andare?» 
Boa, in tutta risposta, strinse la propria bacchetta fra le mani e si scambiò una rapida occhiata con Big Mom prima di annuire repentina. 
«Mi faccia strada, Ministro Sengoku.» rispose essa con tono melodioso.
E quelle parole diedero ufficialmente inizio al Torneo Tremaghi. 

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Capitolo 15
*** First task ***


Capitolo 15. First task

Il cuore non faceva altro che martellare nel petto della ragazza, mentre le ginocchia non accennavano a smettere di tremarle, perché più i minuti passavano più questo voleva dire che il suo momento si stava avvicinando. Aveva pescato effettivamente il mostro, che a suo papere, era il più inquietante vista la paura per i ragni, ma ovviamente aveva anche provato a non abbattersi. Boa entrò nell’area accolta da una serie di applausi, udibili anche dagli spogliatoi dove si trovavano lei e Katakuri e non passò molto prima che l’ennesimo boato di urla e la voce ad un microfono annunciò loro che la campionessa di Beaubaxton fosse riuscita ovviamente a prendere quel forziere, quindi aveva superato la prova. In quell’istante Katakuri si alzò, rivolgendole un’occhiata piena di scetticismo ed ad ampi passi s’avvicinò verso l’uscita, segno che la sua prova, invece iniziava in quel momento. 
Bibi così rimase da sola con sé stessa, domandandosi chi avesse potuto farle uno scherzo simile, che probabilmente lei avrebbe pagato con la morte, perché c’erano pochissime possibilità che lei vincesse. In quel momento il professor Phoenix la raggiunse, andandosi a sedere accanto a lei. 
«Andiamo, Bibi—… puoi farcela, ne sono sicuro, in fondo devi solo—…»
«Affrontare un’aractomantula.» tagliò corto lei puntando le iridi scure in direzione di quelle dell’insegnante, che effettivamente non riuscì a darle torto. 
«So che sembra difficile e dovrai ignorare quello che la gente dice di te, farti la tua strada e combattere, perché sai farlo. E’ solo una questione di determinazione—…»
«Non—… non esiste una pozione della fortuna?» chiese lei per cercare di sdrammatizzare. 
«Sì, è la Felix Felicis ma non va mai assunta nelle giornate importanti, quindi non ti sarebbe stata molto d’aiuto, credimi.» il professore le sorrise e poi inspirò profondamente «Immagino che Katakuri perderà altro tempo per cui—…»
Ma le sue parole vennero interrotte da un boato, segno che la folla stava applaudendo ed urlando, infatti qualche attimo dopo la stessa voce di prima annunciò che anche il secondo campione era stato in grado di prendere il forziere affidato alla propria creatura.
La ragazza, allora, lanciò uno sguardo preoccupato al suo insegnante ed entrambi si misero in piedi, sospirando profondamente, perché adesso era giunto il suo momento di entrare in azione e lei avrebbe volentieri fatto a meno tutto ciò. Anzi sarebbe voluta sparire diventando invisibile come il mantello di Ace. 
«Come non detto, quel tipo è stato piuttosto veloce ma tu non preoccuparti e mi raccomando fai attenzione. Noi saremo sugli spalti e se dovessi essere in pericolo di vita allora stai pur certa che interverremo. Nessuno morirà oggi, Bibi, fai attenzione.» le disse poggiando entrambe le mani sulle spalle della ragazza, quasi a volerle infondere forza. Tanta forza. In risposta Bibi annuì lentamente e poi si voltò dirigendosi verso il grande cancello che avrebbe dovuto oltrepassare per entrare nell’arena. Si sistemò i capelli, legati in una coda disordinata, e prima che si potesse allontanare sentì il professore dirle un’ultima cosa.
«Ah, Bibi—… non lasciarti confondere dalle sue parole.»
Parole? Aveva capito bene? Il professore aveva detto parole? 
Il colpo di cannone appena sparato, la fece immediatamente smuovere e fu allora che le proprie gambe si mossero in maniera inconscia mentre s’avviava lungo quello che sembrava un buio corridoio ed alla fine di esso era visibile l’apertura che dava sull’arena. Si mosse piuttosto rapidamente, ma allora, per gli ultimi metri, rallentò preoccupata all’idea di uscire al di fuori.
Che aveva voluto dire il professore con  quell’ultimo avvertimento?
Questo non riusciva a capirlo bene e forse non voleva farlo. 
Tremando Bibi s’avvicinò alla grande apertura e li da vanti vide chiaramente un terreno accidentato. Sembrava di essere in montagna vista la grande quantità di massi disposti ovunque, tali da formare delle vere e proprie alture. Si trovava in una sorta di fossa, infatti affacciandosi dalla porta vide che l’arena era più in basso di parecchio rispetto agli spalti. Dovevano aver messo qualche protezione per proteggere i ragazzi tutti affacciati e pronti a sporgersi in avanti. Ma lei andò cauta ed una volta messa la testa fuori si guardò intorno. In mano stringeva la bacchetta, pronta ad agire ma del ragno nessuna traccia. Deglutì ed inspirò profondamente. Non ci fu nessun applauso, ma semplicemente un terrificante silenzio, ed allora, guardandosi attentamente intorno alla ricerca del proprio nemico, gli occhi di Bibi videro dinnanzi a lei il forziere posizionato piuttosto in alto e tenuto imbrigliato da una vera e propria ragnatela che partiva da terra e che raggiungeva quasi gli spalti. Era li che il ragno doveva aver messo il proprio tesoro ed era esattamente li che lei sarebbe dovuta andare. Non vedendolo da nessuna parte, convinta che quello fosse un posto sicuro e che avrebbe potuto usare i massi per nascondersi, provò a muovere un paio di passi in avanti, facendo ufficialmente il suo ingresso nell’arena, ma allora qualcosa, alle sue spalle, si mosse e fu un vero miracolo che quella palla di ragnatela lanciatale non la colpì in pieno. 

«Dietro di te!» sentì qualcuno urlarle da sopra, ed infatti, molto lentamente, Bibi si voltò vedendo con suo grande orrore l’enorme ragno che scendeva lentamente lungo la parete, usando i suoi fili, e muovendosi in maniera furtiva. 
Lei indietreggiò, spaventata come non mai, ma nel momento stesso in cui le sue labbra s’aprirono per sussurrare un possibile incantesimo di protezione, una voce giunse chiara alle sue orecchie. 
«Chi sei tu?» il tono era paragonabile ad un sibilo, che la lasciò letteralmente senza parole. 
Ecco a cosa si riferiva il professore.
Quel mostro sapeva parlare. 
Non riuscì a rispondere, mentre il ragno poggiava tutte le zampe a terra, ed allora continuò.
«Ti ho chiesto—… chi sei tu?»
Non poteva rimaere in quello stato, doveva fare qualcosa, quindi decise di assecondarlo, magari lo avrebbe convinto usando la parola.
«Mi—… mi chiamo Bibi.» sussurrò lei serrando le dita intorno alla bacchetta.
«Bibi. Che cosa vuoi da me, se posso sapere?»
Le sue zampe erano pelose e gli occhi grandi e scuri. Possedeva due tenaglie ai lati di quella che doveva essere la bocca ed il corpo di quel ragno era davvero immenso. 
Aveva posto una domanda semplice, quindi decise di continuare a rispondergli, anche perché al momento non sembrava essere particolarmente aggressivo. 
«Mi—… mi servirebbe quel forziere. Devo recuperarlo ad ogni costo e—…»
«Davvero? Vuoi il mio forziere?» sibilò nuovamente il ragno muovendo le grande zampe verso di lei, diminuendo così le distanze, la ragazza invece cercò d’indietreggiare immediatamente, come se volesse scappare. «Io invece devo proteggere ad ogni costo quel forziere, quindi mi vedo costretto a doverti eliminare, Bibi. Niente di personale.»
Ed ecco le parole che la ragazza non avrebbe mai voluto udire, perché era praticamente la sua fine. Il grande e gigantesco ragno avanzò verso di lei, facendo tintinnare le sue chele e poi con una grossa zampa cercò di colpire la ragazza che per miracolo riuscì ad evitarla.
Così che cosa poteva fare? Semplicemente provare a correre ed a scappare dirigendosi verso il forziere. Iniziò a salire le varie rocce, voltandosi a controllare che il ragno fosse ancora dietro di lei, ma quell’essere si muoveva fin troppo velocemente, infatti era salito su una parete per tagliarle la strada lanciando dei veri e propri fili di ragnatela. 
«Protego!» urlò la ragazzina in risposta riuscendo ad evitare di venire colpita in pieno ed allora pensò a qualcosa da usare contro i ragni e l’unico incantesimo che le venne in mente fu uno: 
«Arania exumai!» un flebile lampo uscì dalla bacchetta, che costrinse il ragno ad indietreggiare ed a non farlo avvicinare, ma non era così semplice.
Fu come se l’effetto fosse durato semplicemente un attimo, quando Bibi era sicura che funzionasse a meraviglia contro i ragni, magari non di quelle dimensioni abnormi. 
Riprese allora la sua corsa sfrenata verso la parete dove era stato appeso quel forziere, mentre l’intero colosso iniziò a tremare per le urla d’incitamento da parte dei ragazzi. Cercò di dimenticarsi di tutti gli occhi puntati addosso e si immaginò di essere da sola. A rendere le cose più spettrali, in quell’arena che già di per sé non era molto invitante, c’era il sole che iniziando a calare creava una serie di giochi d’ombre sulle pareti. Solamente in un punto di arena ancora vi era la luce, che però andava diminuendo, ed era esattamente li che Bibi si stava dirigendo. Saltò fra le rocce anche con agilità, avendo perso di vista il ragno gigante, ma prima di avvicinarsi troppo sentì qualcosa bloccarle i piedi ed allora cadde a terra rovinosamente. 
Delle ragnatele, che forse erano state posizionate in precedenza dal mostro per proteggere il forziere, l’avevano bloccata di netto, facendola rotolare anche di qualche metro. Urlò forse si ruppe anche qualche costola, ma cercò di non far caso al dolore, perché al momento aveva problemi ben peggiori. L’unica fortuna fu che Bibi non perse la propria bacchetta, ed una volta al suolo cercò dei grossi massi dove nascondersi per cercare di elaborare una strategia. 
«Vieni fuori, Bibi, non potrai nasconderti per sempre.» 
La voce sibilante del mostro, che sembrava ancora lontano da lei, le fece paura, e proprio come le aveva detto il professore Crocodile provò con tutta sé stessa a riflettere lucidamente. Intanto studiò la parete e la grande ragnatela dove era incastrato il forziere, si sarebbe dovuta arrampicare fin li, e questo non era un problema. Mentre quello che era il vero ostacolo era il grande ragno. Un forte sibilo alle proprie spalle la costrinse a muoversi, ma nel momento stesso in cui mise un piede fuori dal suo angolo di salvezza, l’ennesima zampata del ragno, accompagnata dalla ragnatela, cercarono di colpirla.
«Stupeficium!» 
Questa volta provò addirittura a schiantarlo, forse ebbe un effetto migliore del previsto perché il ragno indietreggiò appena, lasciandole un piccolo punto di fuga da cui sgattaiolare passando attraverso una stretta fenditura fra le rocce, li il ragno non sarebbe riuscita a prenderla, ed infatti lei corse via, sempre decisa a raggiungere la parete che le interessava. Di nuovo di corsa, saltò questa volta le ragnatele a terra ed in basso ed oltrepassò la linea di luce trovandosi così ad un paio di metri dalla parete. Ma questa volta qualcosa le colpì un polso, impedendole di andare avanti, ed alle sue spalle vide una lunga ragnatela, lanciatale dal ragno, che con forza la tirò indietro.
Cercò di non urlare per la paura, perché questa volta il mostro, tirandola verso di sé, provò addirittura a pungerla con il pungiglione che aveva sul fondo del proprio corpo. Il protego di Bibi riuscì a parare il primo colpo, ma per il secondo fu costretta nuovamente a cadere fra le rocce, allontanandosi dal mostro. 
Si graffiò, forse sentì addirittura i vestiti strapparsi all’altezza delle braccia e delle gambe, cadendo finalmente accanto ad una grande roccia che l’avrebbe protetta fino a quel momento. 
«D’accordo, riflettiamo—… » sussurrò fra sé e sé alla disperata ricerca di una risposta. «E’ più veloce di me, ha un pungiglione forse avvelenato e poi lancia ragnatele.»
Ricapitolò rapidamente, prima di concentrarsi. Che altro poteva capire su di esso? Come aveva detto il professore Crocodile ognuno di loro aveva un punto debole era solo questione di trovarlo e di guardare attentamente l’ambiente circostante. Ed allora Bibi fece esattamente questo, provando a capire qualcosa in più, mentre era chiaro che il ragno non lontano da lei, andasse alla ricerca della ragazza. 
Che cosa c’era d’importante? 
Fu in quel momento che gli occhi scuri della ragazza si focalizzano sul forziere  ancora illuminato dal sole, mentre il resto dell’arena stava piombando nell’ombra ed allora le scattò in mente qualcosa. Ogni qual volta che aveva provato ad avvicinarsi il ragno l’aveva fermata con le ragnatele, infatti l’ultima volta l’aveva tirata indietro e non si era mosso lui in avanti, avanzando verso la luce. E poi, quando lo aveva visto con gli altri mostri lui era l'unico rinchiuso nella sua stessa gabbia protetto da ragnatele, come se non volesse avere a che fare con l'esterno.
Così iniziò ad elaborare qualcosa mentre l’idea, o meglio la folle ipotesi che la luce potesse non piacere al mostro iniziò a farsi avanti nella sua testa, perché se aveva ragione allora aveva trovato il punto debole del mostro. Iniziò lentamente ad avanzare fra le rocce, cercando di non farsi vedere, mentre dall’alto sentì ulteriori incoraggiamenti, ma cercò di non pensarci. E così s’acquattò non molto lontana dal forziere. Con qualche difficoltà si sfilò la felpa che le avevano dato con il resto della divisa e l’appallottolò. Inspirò profondamente ed allora la lanciò in direzione del forziere, in modo tale che essa andasse verso la luce. La seguì con gli occhi, rimanendo nascosta, e da qualche parte vide arrivare una ragnatela che colpì in pieno la felpa. Quindi il mostro non si era avvicinato personalmente, ed in quella maniera Bibi ebbe anche modo di intuire dove si trovasse, così contò fino a tre, e dopo aver stretto la bacchetta con tutte le proprie forze, iniziò a correre dal lato opposto, sempre diretta verso il proprio tesoro. Ormai aveva capito forse come tenerlo lontano da sé.
Un forte sibilo, accompagnato dal rumore di zampe, le fece intuire che il mostro era ancora lontano da lei, quindi riprese a correre sperando di raggiungere la zona di luce, sempre più ristretta, il prima possibile. Riuscì a varcarla, ma quella volta qualcosa la colpì in pieno sulla schiena, impedendole di avanzare. Con suo grandissimo orrore capì che una ragnatela più grande delle altre l’aveva presa in pieno ed un forte strappo la tirò indietro, facendola cadere a terra e trascinandola fra le rocce. 
«Finalmente ti ho presa. Sarai ottima da mangiare per tutti i miei figli.» le sibilò il mostro, mentre con le zampe la tirava verso di sé.
Bibi si agitò, cercando di non perdere la bacchetta, perché in quelle condizioni non poteva di certo eseguire l’incantesimo che forse l’avrebbe salvata. Così si concentrò sulla ragnatela e cercò di levarsela di dosso. Era appiccicosa, e fra la schiena che veniva strisciata sul terreno e la propria mano, riuscì a toglierla, il problema però rimanevano i capelli, infatti la ragnatela sembrava essersi attaccata ad essi in maniera inscindibile, e questo era un problema.
Urlò, forse anche per il dolore provato in quel momento, ed allora, il ragno la sollevò da terra usando le proprie zampe. La ragazza ebbe paura, come non mai e la presa sulla propria bacchetta venne meno, tanto che le cadde a terra sulla roccia sotto di sé.
«No!!!» continuò ad urlare agitandosi in aria, mentre il ragno la sollevava di peso verso le proprie fauci, e così cercò di pensare lucidamente. 
«Fine dei giochi.» le sibilò quello con fare assolutamente spaventoso. 
Doveva fare qualcosa o sarebbe stata mangiata o avrebbe perso e non sapeva quale delle due cose era peggiore. E tutto il problema, al momento, era dovuto alla ragnatela ed ai propri capelli. Così mentre si agitava vide la soluzione a portata di mano. Vi era ancora un modo per liberarsi da essa, ed infatti abbassò rapidamente la mano, estraendo il coltello che avevano dato in dotazione con la divisa. Chiuse gli occhi e poi con un colpo netto e secco, tagliò i capelli che erano rimasti incastrati, recidendoli parecchio rispetto alla sua consueta lunghezza.
I suoi capelli volarono via e delle ciocche turchesi caddero a terra.
Questo servì a liberarla ed infatti, in preda alla sorpresa generale, cadde a terra, senza che il ragno riuscì a riprenderla al volo, e quella afferrò con rapidità la bacchetta magica. Si era fatta male , parecchio male, ma puntò il proprio braccio in direzione del mostro ed urlò un semplice incantesimo. 
«Lumos solem!»
In quell’istante una fortissima luce solare spuntò dalla propria bacchetta ed i versi del ragno divennero veri e propri strilli di dolore e di terrore puro, tanto da sollevarsi sulle zampe ed indietreggiare mentre Bibi teneva ancora la bacchetta puntata dinnanzi a sé.
Alla fine la sua teoria era stata esatta, il mostro era sensibile alla luce solare e non doveva di certo amarla, perché non si era mai osato allontanare dalla linea d’ombra. Un sorriso soddisfatto si fece largo sul viso sfregiato e sanguinante della ragazza, ed approfittando del momento di confusione e delle urla d’incitamento, iniziò nuovamente a correre verso la ragnatela, questa volta mettendoci tutta sé stessa. Il mostro non accennò ad avvicinarsi a lei, ed infatti riuscì a superare la linea senza problemi, aggrappandosi alle corde appiccicose create da esso ed iniziò ad issarsi, proprio come faceva da piccola.
E dire che un tempo lo faceva molto più agilmente.
Sotto di sé vide che il ragno doveva essersi ripreso ed allora decise di andare con qualcosa di più fastidioso con cui avrebbe tenuto testa al mostro ed infatti gli lanciò un incantesimo di paralisi che colpì le sue zampe, facendolo cadere a terra. 
Con soddisfazione vide il nemico contorcersi sotto di sé, impossibilitato ancora a continuare a muoversi.
Ma ormai non importava più perché in preda alle urla generali Bibi riuscì a scalare la ragnatela fino a toccare ed a strappare il forziere dalla rete che era stata creata dal mostro, decretando finalmete la fine della prima prova, che miracolosamente si concluse in preda alle lacrime, ed alla gioia generale, anche se aveva perso parte dei lunghi capelli, che adesso le arrivavano alle spalle.
Ma in fondo di essi avrebbe potuto farne a meno.

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Capitolo 16
*** The treasure chest ***


Capitolo 16. The treasure chest

Il fragore provocato dalla folla era impressionante, perché contro ogni aspettativa e soprattutto contro ogni presagio negativo, alla fine la campionessa di Hogwarts era riuscita a superare la prima prova e questo mandò il pubblico letteralmente in delirio. Alla faccia di tutti quelli che non avevano creduto in lei, infatti un ghigno soddisfatto era apparso sulle labbra di Sanji, che fra la folla vide le facce deluse dei suoi fratelli. Finalmente Niji si sarebbe potuto ingoiare quelle spille stupide ed inutili che spacciava durante le ore di lezione. Tutti quanti erano corsi giù dalle scale per andare a rivedere la ragazza, che era stata allontanata dal mostro con cui aveva avuto a che fare, ed infatti perfino lui non perse tempo, correndo insieme agli altri per raggiungerla. In testa al gruppo, stranamente, vi era Rufy ed in cuor suo Sanji sperò che finalmente quella guerra fredda fosse giunta alla fine. 
S’ammassarono nella porta d’ingresso per gli spogliatoi ed in quel momento il professor Phoenix li raggiunse guardandoli tutti male. 
«Se non vi date subito una calmata giuro che—…» 
«Lo sappiamo che ci trasfigura tutti, professore, ma vogliamo andare a vedere Bibi!
» ribatté Nami con assoluta sfacciataggine mentre si faceva largo fra la folla, fermandosi proprio al fianco del biondo. 
Sanji le rivolse un sorriso malizioso quando si ritrovarono a stretto contatto ed in risposta la ragazza gli diede uno schiaffo, ma ormai lui vi era così abituato che non sentì neanche dolore. 
Con qualche difficoltà il professor Phoenix aprì le porte e mentre tutti si precipitavano verso gli spogliatoi lo sentì urlare qualcosa come “Datevi una calmata o vi tolgo punti!”, ma chiaramente nessuno sembrò farci troppo caso. 
Ed alla fine del corridoio finalmente si ritrovarono faccia a faccia con Bibi che aveva decisamente un aspetto sfinito. Il viso era graffiato ed i suoi lunghi capelli—… beh adesso non erano più così lunghi infatti le arrivavano poco sotto le spalle. In fondo era stata una mossa geniale quella di tagliarseli per liberarsi definitivamente dalla presa del ragno, che non sembrava deciso a lasciarla andare, ed era stata altrettanto geniale la scoperta fatta riguardo la luce. Brillante intuizione che le aveva salvato la vita e l’aveva fatta vincere, per questo motivo meritava una menzione degna di lode. 
«Bibi!» urlarono tutti quanti in coro, ma Sanji riuscì a liberarsi dalla massa per stringerla in un abbraccio insieme a Nami e Koala. Insomma lui non c’entrava molto era stato giusto unirsi alle ragazze, sarebbe stato un peccato mortale non farlo
«Sei stata fantastica e poi i capelli così—… ti stanno anche molto bene!» puntualizzò la sua cara Nami mentre guardava con attenzione i capelli turchesi della ragazza. 
«Nami ha ragione. Idea geniale e poi hai anche provato a confonderlo lanciando la felpa! Fantastica!» aggiunse Koala stringendole ancora le spalle e scuotendola. 
E poi, lentamente, Rufy si fece avanti, facendo calare fra di loro un terribile silenzio, per via di quella faida insensata che andava avanti da troppo tempo. Tutti si spostarono per farlo passare, e quando i due si ritrovarono faccia a faccia nessuno disse niente. 
«Dunque—… c’è qualcosa che magari volete dirvi?» tossicchiò Sanji cercando, in un modo o nell’altro, di provare a farli parlare, e la cosa era rivolta più che altro al proprio amico. 
Lentamente il moro sollevò lo sguardo ed inspirò profondamente come se gli costasse parecchio ammettere quella cosa.
«Tu non sei così pazza da voler partecipare volontariamente al torneo. Quella è una cosa che faccio io.» ed in risposta Rufy le mostrò il migliore dei suoi sorrisi.
Che zuccone. Lo aveva ammesso, finalmente, davanti a fatto compiuto, ma almeno lo aveva ammesso e quella era un’ottima notizia. 
«Finalmente ci sei arrivato.» ribatté la ragazza ricambiando così quel sorriso ed allora i due si ritrovarono ad abbracciarsi, sotto l’applauso generale di tutti, perché quella situazione sembrava essersi risolta. 
«Fantastico, è stata una reunion davvero commovente, fratellino, ma adesso levati perché dobbiamo capire che cosa contiene quel forziere.» urlò Ace dal gruppo facendosi largo fra la folla di gente che voleva vedere Bibi. 
Effettivamente aveva ragione, perfino Sanji era curioso di sapere che cosa contenesse, anche perché a detta di Barbabianca ci doveva essere qualcosa di fondamentale per la seconda prova, o che per lo meno avrebbe dato loro un grossissimo aiuto. 
«Ace ha ragione, potete scusarvi più tardi, adesso abbiamo una cosa più importante da fare.» aggiunse Sabo che agitava un braccio in aria mentre si trascinava dietro Koala. 
Prima che Bibi potesse dire qualcosa, perché anche lei voleva replicare, il professore Phoenix, dal fondo della sala richiamò l’attenzione di tutti. 
«Che ne dite di aprirla da qualche altra parte? State intasando un corridoio.»
«Il professore ha ragione—…» mormorò la ragazza dai capelli azzurri abbassando lo sguardo sul forziere di medie dimensioni che aveva accanto a sé.
Così Sanji, senza perdere altro tempo, s’abbassò e le prese il premio. 
«Permettimi di portartelo fino alla Sala comune, che ne dici?
» chiese il biondo alzando il tono di voce in modo da farsi sentire. 
«Questa sera facciamo festa, ho anche dell’ottimo whiskey incendiario che ho preso ad—…» ma Ace venne interrotto dal professore.
«Portuguese, faccio finta di non aver sentito solo perché sono troppo sollevato anche per provare a toglierti punti. Festa sì, ma senza alcolici—… ed a massimo fino alle dieci, dopo tutti a dormire anche perché domani c’è lezione.» fece una leggera pausa prima di puntare gli occhi nella direzione di Bibi. «Prima però passate dall’infermeria, credo che la signorina Nefertari abbia un paio di costole rotte.»
«Se volete ci penso io alle sue fratture!» urlò il professore Corazon che era spuntato insieme al resto degli insegnanti per congratularsi con la ragazza. 
«Io suggerisco vivamente l’infermeria—… e lo dico per esperienza personale.» mormorò a denti stretti Law che si era ritrovato per caso accanto a Corazon. 
Ottima notizia, per lo meno il professore aveva accordato loro di festeggiare, cosa che non accadeva praticamente mai. Quindi Rufy e Zoro s’impegnarono per fare quasi da guardie per Bibi, che passò in mezzo alla folla mentre tutti volevano parlarle e lei sorrise a tutti. Si unirono al gruppetto dei tre anche Koza e Pell, a ragion veduta, e quando si ritrovarono faccia a faccia con la ragazza la strinsero in un abbraccio ed urlarono di gioia. Insomma era andata contro le aspettative di tutti quanti e questo faceva davvero piacere, anche se fino ad un paio d’ore prima non lo avrebbe mai detto. 
Fortunatamente la folla iniziò a defluire nuovamente verso l’esterno di quel colosseo, anche se Sanji si domandò se lo avrebbero tenuto li per sempre, ma non era certo della cosa. Uscendo all’esterno ormai il buio era calato, quindi si fecero accompagnare con delle lanterne, ma mentre avanzava lungo il pendio ed il giardino che li avrebbe ricondotti all’interno del castello, vide con chiarezza la figura di Pudding, la bellissima ragazza dai capelli castani, camminare lungo la strada, rimanendo però un po’ in disparte rispetto tutte le altre ragazze della scuola francese. Il biondo, purtroppo, rimase a fissarla più del previsto, rischiando di sbavare vistosamente e far cadere il forziere di cui si era preso pieno incarico, ma in quel momento la ragazza scivolò a terra, forse a causa dell’erba umida, e dalle braccia le cadde un grosso libro e tantissimi fogli. Sarebbe stato un vero peccato mortale sprecare quell’occasione, quindi affidò al volo il forziere alla prima persona di turno, che si rivelò essere Koala, e s’avviò correndo nella direzione della ragazza inginocchiata a terra intenta a riprendersi le cose. 
Senza dirle niente Sanji s’abbassò al suo fianco ed afferrò uno di quei fogli e con sua grande sorpresa scoprì che si trattava di una ricetta, quindi gliela porse perdendo qualsiasi capacità di parlare tanto era bella. 
«G—… grazie, non dovevi.» mormorò con voce cinguettante la ragazza, ma lui dovette trattenersi per non fare niente di stupido o sfrontato. 
«Non potevo passare oltre una ragazza in difficoltà.» replicò con fare autoritario, come se fosse a proprio agio. 
«E chi ti dice che ero in difficoltà?» lei inarcò un sopracciglio, puntando le mani sui propri fianchi e piegando il viso di lato. 
I lunghi capelli scuri ondeggiarono sinuosamente e lui non capì molto. 
«Io non—…»
«Sto scherzando, sciocco. E’ stato molto gentile da parte tua venire ad aiutarmi.»
Se per un attimo ebbe davvero paura che le cose potessero mettersi male il sorriso incantevole che la ragazza gli lanciò lo costrinse quasi a sciogliersi. 
«Comunque, per la cronaca io sono Charlotte Pudding, forse ci siamo visti in giro qualche volta—… ma non ci eravamo mai presentati.»
In quel momento Sanji si sentì in imbarazzo, perché non si erano visti in giro, ma era stato lui a pedinarla portandosi dietro Zoro, però cercò di dissimulare rivolgendole un sorriso. 
«Io invece sono Sanji Vinsmoke—…» purtroppo non poté fare a meno di dire il proprio cognome, ma cambiò subito argomento. «Ed a proposito quella ricetta di prima era davvero ottima.»
Le gote di Pudding divennero rosse per l’imbarazzo e rapidamente lei iniziò a raccogliere il resto dei fogli, aiutata dal biondo. 
«Dici—… dici sul serio?»
«Ovvio. Sembrava una torta fantastica.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire, Sanji—… magari un giorno te la farò assaggiare, però adesso devo andare, le mie sorelle mi attendono.» ed allora Pudding gli rivolse un rapido occhiolino mentre afferrava anche l’ultimo foglio che Sanji le stava porgendo e lui, senza parole perché troppo scioccato da quell’ammissione, la seguì allontanarsi con lo sguardo. Ormai la sua mente era partita e nessuno lo avrebbe fermato dall’assaggiare una torta fatta con quelle mani perfette di Pudding. 
Se fino al giorno prima era convinto di non aver speranza con lei, finalmente riuscì a ricredersi perché quella giornata era magnifica perfino per lui.


I lunghi capelli di Nami ondeggiavano ad ogni passo che faceva mentre si dirigeva celermente verso la Sala comune dei Grifondoro. Non aveva alcuna intenzione di perdersi l’apertura del forziere e Bibi aveva acconsentito ad aspettare tutti gli altri. Purtroppo però era stata letteralmente costretta a tornare indietro per ridare alle infermiere le forbici che avevano prestato ai ragazzi per sistemare i capelli dell’amica. Ovviamente Nami non avrebbe mai permesso che Bibi andasse in giro con dei capelli scombinati ed aveva personalmente insistito per pareggiarglieli. La sua era stata una delle mosse più coraggiose di sempre, ma in fondo si sa, i capelli ricrescono e poi a lei, così fin sotto le spalle, non le stavano male, anzi. 
Per tale motivo fu costretta a rifare quella strada una seconda volta, fra l’altro dovette anche sbrigarsi, ma davanti ad una rampa di scale vide chiaramente i gemelli Vinsmoke che scendevano, forse diretti da qualche altra parte. Tutti e tre sghignazzavano e lei cercò improvvisamente di cambiare strada per raggiungere l’ingresso davanti al quadro, ma fu tutto inutile. Ormai riuscivano a vederla da metri e metri di distanza, mandandole baci. Erano dei casi persi, tanto quanto lo era Sanji, però per lo meno lui era un gentiluomo, loro invece non si sapevano dare un contegno, specialmente Niji e Yonji. Li aveva beccati parecchie volte intenta a fissarla e questa era una cosa che non sopportava. Quindi riuscì ad ignorarli,  fingendo di non sentire le battutine provocanti da parte del ragazzo con i capelli blu, ed allora riprese la sua camminata verso la propria sala. 
Dinnanzi al quadro, come sempre, pronunciò la parola d’ordine e la Signora Grassa si scostò per lasciarla passare, ed anche lei sembrava in visibilio per la vittoria di Bibi. All’interno, ovviamente, c’era caldissimo anche a causa del caminetto costantemente acceso per riscaldare dal freddo esterno, ma ciò che realmente catturò l’attenzione della ragazza fu Rufy che dava gomitate a Bibi, e finalmente Nami si tranquillizzò. Non le era piaciuta neanche un poco quella sorta di guerra fredda che vi era stata fra i due e questo perché: non poteva mollare una delle sue migliori amiche; non poteva mollare il ragazzo per il quale aveva una cotta immane da sempre. Lei fingeva sempre che non le importasse neinte, anche perché fra tutti quanti proprio per quello zuccone doveva prendersi una bella cotta? A quanto pareva il proprio destino era questo e non avrebbe permesso ad entrambi di allontanarsi. Insomma lei voleva unito il loro gruppo, anche perché così avrebbe potuto continuare il suo piano quinquennale per conquistare Rufy. Prima o poi lui avrebbe aperto gli occhi, di questo ne era certa, ed allora lei sarebbe stata li ad attenderlo. 
Un flebile sospiro uscì dalle labbra di Nami che s’apprestò ad avvicinarsi per farsi vedere, perché nella folla generale sembrava mancare solamente lei. 
«Ecco, finalmente c’è anche Nami, adesso che ci siamo tutti—… BIBI! Mostraci cosa c’è in quel forziere.» le urlò Ace additandola. 
«Ovvio che deve aprirlo, solo—… SBRIGATI!» le urlò Koza che era seduto accanto a lei e le dava pacche sulle spalle come per avere il monopolio dell’amica.
Bibi si lanciò uno sguardo con l’intera sala che sembrava pronta ad acclamarla e così Zoro le porse il forziere che tanto era reclamato da tutti. 
«L’onore è tutto tuo, Bibi, adesso puoi aprirlo!» commentò Nami rivolgendole un sorriso mentre s’andò a fermare accanto a Sanji, che sembrava più perso del solito. 
Vide chiaramente la ragazza sorridere ed allora appoggiò il forziere a terra inginocchiandosi dinnanzi ad esso. Non sembrava esserci alcuna serratura da dover forzare con un semplice Alohomora, ed infatti Bibi si limitò a sganciare le chiusure che bloccavano la copertura. Il silenzio calò nella sala e lentamente la ragazza, forse anche con parecchia preoccupazione in viso, si limitò ad aprirlo preoccupata da ciò che avrebbe potuto trovare dentro. Lei, Rufy e Koza sembrarono sbirciare all’interno della scatola, e poi, li vide chiaramente lanciarsi un’occhiata confusi.
«Andiamo, non tenerci sulle spine, che c’è la dentro?» domandò Koala che stava letteralmente stritolando il braccio di Sabo, altrettanto focalizzato su quello che stava accadendo. 
«Non—… non capisco.» balbettò Bibi prima di mostrare a tutti quanti ciò che c’era all’interno del forziere. 
C’erano esattamente tre pezzi dorati separati e conservati appositamente che però unendosi formavano un medaglione circolare, infatti attaccato ad uno di essi vi era una vera e propria catena d’argento.
Era forse una collana quella che c’era li dentro?
Nami, comunque, la trovò molto bella anche se parecchio vistosa, e poi sulla superficie non vi era nulla. Né un segno, né tanto meno un graffio, cosa stranissima. S’avvicinò alla ragazza per aiutarla ad incastrare quei tre pezzi ed allora sollevò quel medaglione che risplendeva alla luce delle lanterne e del fuoco. 
«Una collana?» semplificò il tutto Rufy grattandosi la testa sempre più confuso. 
«A quanto pare—… ma a che cosa serve?» domandò Koza che si stava sistemando meglio gli occhiali che gli erano scivolati. Pell, dietro di lui, gli diede una gomitata perché era chiaro che non avesse idea di quanto le sarebbe stato utile. 
«Non—… non lo so.» mormorò lei continuando a studiarlo con attenzione, proprio come facevano tutti gli altri. 
«Quindi ai campioni hanno regalato delle collane. Figo, domani ci sarà già l’articolo sulla Gazzetta del Profeta.» mormorò Ace facendo ridere l’intera sala, anche se Nami era certa che quella non fosse solamente una semplice collana che avevano dato ai campioni, doveva trattarsi di qualcosa di più.
«Non può essere così semplice, quella collana deve nascondere qualcosa.» mormorò Pell alle spalle di Koza, mentre entrambi erano intenti a studiare quel pezzo di metallo dorato.
«Dite? E se invece erano solamente gentili?» sdrammatizzò Rufy rivolgendo a Bibi un grande sorriso incoraggiante. 
Ovviamente Nami non resistette e gli mollò un pugno in piena spalla che ebbe solo l’effetto di farlo scoppiare a ridere. 
«Sta’ un po’ zitto, tonto! E’ chiaro che la collana servirà a qualcosa.» replicò la ragazza guardandolo male, ma senza esagerare troppo.
Lei e Rufy avevano da sempre quel rapporto, da quando decise che durante l’ora di storia della Magia doveva sedersi insieme e da allora era stata segnata la fine di Nami, che di loro, dei suoi amici, non avrebbe mai potuto farne a meno. Forse li amava quasi quanto amasse i mandarini ed i propri galeoni, ma quella era un’ammissione inaccettabile a fare. 
«Comunque sia credo che per oggi sia il caso di smetterla di parlare del torneo e festeggiare la nostra campionessa.» s’intromise immediatamente Ace avvicinandosi ad i suoi fratellini per poi abbracciarli tirando fuori una bottiglia di whiskey incendiario. 
«Ma il professor Phoenix non aveva detto niente alcool?» chiese Koala guardando male lui e Sabo. 
«Ma qui non c’è, quindi Fenice non vede punti non toglie—…» e con un sorriso a trentadue denti il moro stappò quella bottiglia, che chiaramente non sarebbe bastata per tutti. Ma conoscendoli Nami era certa che ne avesse un’intera scorta nascosta li dentro, e per una sera, una sera soltanto, potevano anche concedersi il lusso di festeggiare la loro compagna che era sopravvissuta all’impossibile.
Quindi anche Nami si unì alla festa insieme all’intera casata del Grifondoro, riuscirono a fare entrare di nascosto anche Usopp e gli altri, che ovviamente erano già insieme a loro durante l’apertura del forziere.
Nessuno poteva fermarli e finalmente l’anno era ripreso a procedere per il meglio.

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Capitolo 17
*** The craziest notice ever ***


Capitolo 17. The craziest notice ever

Trafalgar Law, come sempre, prendeva posto marginalmente e lontano dal corridoio centrale quando doveva andare a studiare nella Sala Grande. Il più delle volte preferiva farlo quando si trattava di materie semplici e banali, non di certo Artimanzia o Rune Antiche. Per quel genere di materie aveva bisogno di silenzio assoluto e spesso e volentieri si recava in biblioteca, ma quel giorno aveva promesso di finire un compito di Difesa contro le Arti oscure insieme a Robin, e lei adorava stare in Sala Grande. Il pomeriggio era tutto piuttosto tranquillo, anche perché loro del sesto anno non avevano tutti giorni le lezioni fino a tardi, dunque c’era la giusta quantità di gente per studiare. La corvina, con la piuma in mano e la pergamena poggiata sul tavolo, stava finendo di scrivere le ultime righe, cosa che lui aveva già fatto in precedenza, anche perché si erano consultati a lungo sugli effetti di quell’incantesimo, dunque non aveva perso tempo. Lui adorava imparare, ed anche studiare, perché in quella maniera la propria mente riusciva ad essere impegnata per la stragrande maggioranza della giornata. A Law andava bene così, solo che quel pomeriggio ad interrompere la sua quiete ci fu qualcuno che gli lanciò un aeroplano di carta, che poi esplose proprio dinnanzi al suo naso. 
Con sguardo gelido Law si voltò per cercare il colpevole di quella bravata e vide un gruppo di studenti di Durmstrang seduti al tavolo dei Serpeverde, come di consueto, e fra essi riconobbe la chioma ramata di Eustass Kidd, che infatti lo stava guardando con un sogghigno. 
«Sei sempre un secchione a quanto vedo, Law!» lo punzecchiò agitando la bacchetta nella sua direzione.
Robin, che aveva alzato il viso per via di quell’intoppo, gli lanciò un’occhiata quasi volesse dirgli “Lascialo perdere”, e lui lo avrebbe anche fatto volentieri se solo Kidd non avesse continuavo. 
«A quanto pare la vita a Sfigawarts è sempre noiosa, ancora non capisco come facciano a dire che questa scuola sforni ottimi maghi.» 
In risposta Law sollevò il dito medio a Kidd, cauto nel non farsi vedere dagli altri insegnanti, altrimenti lo avrebbero rimproverato. 
«Stai un po’ zitto, Eustass, perché fino a poco tempo fa questa era la tua scuola.»
«Hai detto bene “era la mia scuola” ma adesso non più e sai che ti dico? Non la rimpiango neanche un poco. A Durmstrang si formano gli uomini veri, non di certo qui ad Hogwarts.
» replicò il rosso incrociando le braccia all’altezza del petto muscoloso senza smettere di sogghignare.
«Preferisco stare con Barbabianca piuttosto che affidarmi a quella bestia di Kaido.» concluse il moro senza metterci troppa enfasi perché per lui il discorso era finito li. Non c’era altro da dire se non che lui non avrebbe mai e poi mai cambiato scuola anche solo per una costrizione da parte dei genitori. 
Probabilmente quella reazione fece arrabbiare Kidd al punto che sbatté un pugno contro il tavolo in legno, beccandosi parecchie occhiatacce, ed allora il rosso si allontanò, ma prima di superarlo si fermò al suo orecchio e gli sussurrò una semplice cosa. 
«Imparerai presto che le bestie di Kaido non daranno scampo a voi di Hogwarts. Quando vuoi ti aspetto al Club dei Duellanti.» e poi si allontanò da lui, senza perdere quel fastidioso sorriso.
La sua era chiaramente una provocazione bella e buona che decise di non cogliere perché non aveva tempo e voglia di prendere a calci Kidd. Doveva rimanere tranquillo, così, per evitare ulteriori indugi si riempì una tazza di caffè che aveva dinnanzi sul tavolo, in modo da poter provare a placarsi. Purtroppo per Law il caffè era fondamentale ed il professore Izou, ogni qual volta lo vedeva prendere più di due tazze a colazione, gli diceva che il caffè faceva venire le rughe, quasi come se quella fosse una buona scusa per farlo smettere di bere. E poi Law sapeva che non era vero, al massimo il caffè dava energia e quindi voleva dire che faceva parecchio bene. 
«Ignora Kidd, non cambierà mai purtroppo.
» le sussurrò lei poggiando entrambi i gomiti sul tavolo per poi sorridergli in maniera incoraggiante. 
Robin era sempre così gentile con lui, oltre che ad essere intelligente infatti era una delle poche con cui lui aveva volentieri a che fare. Insomma ogni volta che parlava con lei si sentiva davvero a suo agio, questa era una cosa strana, ma pensarci e rimuginare su queste cose non aveva senso secondo la mente razionale del ragazzo. 
«Hai ragione è sempre—…» stava per continuare quella frase dicendo che Kidd era sempre un grande stronzo, ma una figura bionda con il mantello in parte in fiamme stava correndo lungo il corridoio. 
Ed allora Law pensò che il proprio pomeriggio di studio era decisamente finito male.
Lo sapeva che doveva scegliere la biblioteca e non un posto affollato come quello, perché purtroppo Corazon lo trovava in qualsiasi zona si trovasse e lui preferiva affrontarlo da solo che davanti a tutta quella gente. 
«LAWWWWW!»
Il suo nome, infatti, venne urlato dal professore di Divinazione che attirò su di sé parecchi sguardi ed occhiate divertite. Tutti lo trovavano divertente ma in verità il Corvonero si preoccupava per il suo tutore. Quando finalmente Corazon lo vide gli andò incontro agitando una grossa scatola che aveva fra le mani. Ovviamente inciampò sul suo mantello lungo e fatto di piume scure, atterrando esattamente accanto al proprio ragazzo. In risposta Law lo guardò confuso e gli versò addosso il caffè che aveva nella tazza per spegnere il fuoco che da solo si era acceso sul suo mantello. Il tutto mentre Robin cercava di trattenere le risate coprendosi le labbra con una mano. 
«Oh—… grazie Law, stavo andando a fuoco.» commentò il professore biondo ed alto rivolgendogli un grande sorriso.
E purtroppo Law non riusciva ad ignorare i sorrisi di Corazon, perché per lui era pur sempre una sorta di padre. 
«Come sempre, del resto.
» precisò il moro, invece, per smorzare la situazione che stava diventando imbarazzante.
«Che bello stavi studiando con la tua piccola amica Nico Robin, che piacere vederti anche qui.» continuò Corazon rimettendosi in piedi, mentre la ragazza sorrise altrettanto spontaneamente.
«Esatto, professore, stavamo studiando, lei piuttosto che cosa ci fa qui?» azzardò Robin esprimendo la terribile domanda che Law aveva il terrore a fare.
Perché se Corazon era corso fin alla Sala Grande per cercarlo questo voleva dire che era successo qualcosa di grave e terribile e forse anche strano. Con lui non c’era mai da abbassare la guarda.
«Giusto, giusto—… sono venuto per portare questo a Law!» e con un grande sorriso smagliante il biondo porse al ragazzo la scatola che purtroppo Trafalgar riconobbe immediatamente.
No. Non stava succedendo davvero. Era un maledetto incubo. 
«Ah—…» ribatté lui senza entusiasmo e senza allungare le mani per prenderla perché sapeva benissimo di che cosa si trattava. 
«Andiamo, prendila Law!»
E senza dargli il tempo di dire altro il tutore gli lanciò la scatola facendo cadere a terra tutti i libri. Anzi non era esploso niente. 
«Di che si tratta?» chiese Robin incuriosita alternando gli occhi cristallini fra i due. 
«Ma è ovvio. E’ il suo abito da cerimonia.» replicò Corazon quasi con orgoglio portando le mani all’altezza del proprio cuore. «Mi sono introdotto in camera tua per assicurarmi che tutto fosse in ordine ed ho visto che avevi dimenticato l’abito da cerimonia. Sicuramente prima della partenza lo avrai lasciato sul letto.»
«Sì—… ed anche deliberatamente se devo essere sincero.» tagliò corto Law sentendosi parecchio in imbarazzo perché in quel momento tutti avevano gli occhi puntati verso di loro perché Corazon non sapeva passare inosservato. Neanche se lo avesse reso invisibile. 
«Ma sei un vero stupido. Senza vestito come farai?» chiese quello con ovvietà sollevando il viso con fare altezzoso.
«Fare per—… cosa?» domandarono in coro Robin e Law, incuriositi.
In fondo era specificato sulla lettera che dovevano portare un abito da cerimonia, che lui aveva prontamente lasciato a casa perché non ne sentiva il bisogno, ma ancora non era stato detto loro nulla. 
«Ancora non ve l’hanno detto???» urlò il professore assumendo un’espressione confusa.
«No, Corazon, ancora non abbiamo idea del perché sia obbligatorio avere un—… abito del genere. Pensavo fosse una tua folle idea.»
«No, no, Law, credimi non è così, questa sarà una cosa grandiosa ma non posso dirlo o rischio di rovinare la sospesa.» e Corazon si tappò la bocca con entrambe le mani. 
«Tranquillo, non m’interessa.» mentre Law lo guardò storto allontanando la scatola da sé. 
«Sei proprio sicuro che non lo vuoi sapere?» chiese Robin che invece sembrava incuriosita dalla cosa. 
«No, perché altrimenti continueremo con questa sceneggiata ed io devo studiare.» e salutò il proprio tutore alzando una mano, sperando che si allontanasse, ma niente da fare prima di andarsene Corazon lo abbracciò e poi corse via, inciampando quattro volte prima di arrivare all’uscita della Sala Grande.
Qualsiasi cosa avesse voluto dirgli non solleticava neanche un poco la mente di Law, che aveva bisogno di altro caffè ed una dose immane di studio.

Bibi cercò di trattenere un profondo sbadiglio perché purtroppo da quando aveva quella collana non aveva smesso di rimuginarci sopra. Insomma le avevano detto chiaro e tondo che dentro al forziere vi doveva essere un indizio per la seconda prova, ma lei al momento non era riuscito a trovarlo ed ovviamente la notte provava con tutta sé stessa a fare qualcosa. Aveva provato con l’inchiostro invisibile, con le rune antiche, la crittografia e tante altre cose che non erano servite, quindi era al punto di partenza. Lo teneva al collo, anche se era pesante, oppure era nella tasca del proprio mantello. C’erano stati professori che quasi con fascino l’avevano voluto osservare tipo Doflamingo o la professoressa Bay, ed altri che invece se sentivano nominare ancora una volta quella collana l’avrebbe distrutta, questo era il caso di Phoenix, sempre più sull’orlo di una crisi di nervi.
Accanto a lei c’erano Rufy, altrettanto addormentato, che si tirava dietro Zoro e Nami, e poi Pell che stringeva un paio di libri che non erano entrati nel suo zaino. Koza, stranamente, sembrava fin troppo attivo, ma lui era sempre attivo, mentre Bibi quel giorno aveva decisamente bisogno di dormire. 
«A che ora ti sei andata a coricare ieri sera?» le domandò Pell notando il suo ennesimo sbadiglio. 
«A che ora Ci siamo andati a coricare, vorrai dire—…» lo corresse immediatamente Nami che anche lei sembrava distrutta. Perché per lo meno la sera prima a farle compagnia erano rimasti i ragazzi e se ne vedevano gli effetti. 
«Siamo andati poco dopo mezzanotte.» mormorò l’azzurrina che da quando era stata costretta a quel taglio di capelli aveva iniziato a portarli sciolti sulle spalle. Erano anche più comodi da gestire, questo doveva ammetterlo. 
«Ma almeno avete scoperto qualcosa sulla collana?» continuò il ragazzo alto che assottigliò le iridi scure nella sua direzione. Pell sapeva benissimo che non erano rimasti svegli a studiare ma semplicemente alla ricerca di una soluzione, quindi con dispiacere fece cenno di no con il capo. 
«Ancora niente, ma deve esserci qualcosa e prima o poi ci riuscirò a capire di che cosa si tratta.»
«Lo so, ma non sforzarti troppo ancora c’è del tempo per la seconda prova.» replicò l’amico accennando anche un sorriso, che fece rincuorare Bibi. 
«Hai ragione, questa sera andrò a dormire presto.» aggiunse lei facendosi sentire dagli altri. 
«Ma se lo dici ogni sera—…» sussurrò un Rufy ancora mezzo addormentato che si reggeva in piedi per miracolo. 
«Lo so, ma oggi prometto che farò la brava studentessa.» e con orgoglio si diede un colpo all’altezza del petto, facendosi male, in modo da sembrare più dura. 
Il gruppetto scese le ultime rampe di scale, che cambiavano, assicurandosi di avere Zoro a portata di  mano, infatti il ragazzo sembrava un vero sonnambulo, ed una volta scesi al piano terra svoltarono l’angolo per raggiungere la Sala Grande, ma prima di entrare videro una folla di persone che si era affollata davanti la bacheca centrale.
Succedeva raramente che tutti si fermassero li fuori, tipo quando usciva il calendario delle partite di Quidditich o altre comunicazioni estremamente importanti. Quindi anche quella mattina doveva esser stato affisso un annuncio importante. Moira, continuava ad agitare una campanella intimando ai ragazzi di fermarsi a leggere in bacheca così anche loro furono costretti a fermarsi. Si scambiarono una lunga occhiata e Nami si fece avanti. 
«Venite faccio strada io.»
Ed ovviamente la lasciarono fare perché Nami, dando gomitate e pugni senza neanche rendersene conto, riuscì a far loro strada fino alla prima fila ed allora videro Ace e Sabo, accompagnati dai Vinsmoke, cosa assai inquietante, che cercavano di placare la folla di studenti che si era riunito intorno alla bacheca avvisi. 
«Che diamine state facendo tutti voi?!» domando Nami senza rivolgersi a nessuno in particolare, mettendoli a tacere. 
«Nami—… aspetta, questa, questa devi proprio sentirla.» le rispose Ace cercando di non ridere troppo. 
Possibile che ne avessero combinata un’altra delle loro?! 
«Avanti voi due, leggete.» intimò Ichiji Vinsmoke ai fratelli di Rufy, mentre anche lui non riuscì a nascondere un ghigno divertito. 
Che diamine stava succedendo?
«Bene! Fate tutti silenzio così vi leggeremo l’avviso.» urlò Sabo per farsi sentire e stranamente riuscì davvero a far ammutolire la folla intorno a loro. 
I due fratelli si scambiarono un rapido sguardo complice ed il biondo si fece avanti su tutti per cercare di leggere quel che vi era scritto. Tossicchiò per schiarirsi la voce e poi guardò tutti quanti.
«Si comunica a tutti gli studenti di tutte le casate che da questa settimana a venire solo il venerdì pomeriggio le lezioni saranno sospese dalle 16:00 in poi per le “Lezioni di Ballo” in vista del Ballo del Ceppo
Ogni casata dovrà riunirsi alle ore 17:00 nelle seguenti aule: 
-Grifondoro in Aula 11 accompagnati dal professore Phoenix;
-Tassorosso in Aula di Arte accompagnati dal professore Clown;
-Corvonero in Aula di Artimanzia accompagnati dalla professoressa Bay;
-Serpeverde in Aula di Duello I accompagnati dal professor Doflamingo. 
Non si tollerano ritardi. Firmato Barbabianca—…
»
E con quelle parole di Sabo il silenzio continuò a permanere sulla folla, che non avevano idea di cosa dire, e poi il pensiero di Phoenix e Clown intenti ad insegnare ballo fece scaturire grosse risate da parte di tutti quanti. 
«Che vuol dire che faremo lezioni di ballo?» domandò Rufy che forse aveva compreso un quarto delle cose che aveva detto il biondo. 
«Che dovremo ballare—…» mormorò Bibi assolutamente preoccupata. 
«Ed il caro vecchio Marco ci farà da insegnante. Cioè—… immaginatevi questa cosa.»  continuò Ace facendo da eco alle parole del fratello biondo. 
«Sì, immaginati il professore con la calzamaglia, secondo te se gli facciamo una fotografia ci espelleranno?» chiese Sabo cercando di trattenere le risata. 
«Non ci hanno espulsi in tutti questi anni e credo che la foto la vorranno in molti. La venderemo al migliore offerente. Qualcuno tipo il professor Izou.»
Ed ovviamente tutti quanti scoppiarono a ridere alla sola idea di quel che sarebbero dovute essere le lezioni di ballo. Possibilmente questa era una prova assai più ardua di quanto avesse immaginato e poi che diamine era il Ballo del Ceppo? Era per questo motivo che erano stati costretti a portare un abito da cerimonia? Sicuramente sì e Bibi aveva paura a scoprire il resto dei dettagli di quell’evento, anzi, era terrorizzata tanto quanto prima di affrontare la prima prova. 
Si lasciò un lungo sguardo con Nami, che sembrava confusa ma allo stesso tempo entusiasta, e poi loro due si allontanarono lasciando che il gruppo di persone continuasse ad affollarsi intorno alla bacheca centrale. 
«Quindi un ballo, eh?!» domandò la rossa continuando a sorridere e stringendo per un braccio Bibi.
«Ecco a cosa serviva l’abito da cerimonia.» commentò l’amica primando a ricambiare quel sorriso. 
«Secondo te si dovranno fare delle coppie?»
La domanda di Nami la lasciò ancora più perplessa perché se l’ipotesi della ragazza fosse stata vera, beh, tutto sarebbe stato decisamente più strano. 
«Non—… non ne ho idea, oggi chiederemo al professor Phoenix.»
«Scommetto che anche lui non vedeva l’ora di quest’annuncio.» ovviamente colse l’ironia nel tono di Nami. 
«Starà facendo i salti di gioia.»
O forse starà provando a saltare dalla torre di astronomia per non dover affrontare tutto quello!” pensò fra sé e sé la ragazza dai capelli turchesi, immaginando la consueta faccia del professore sempre più disperata.
E così seguì la compagna verso la Sala Grande pronta per fare colazione e soprattutto per cercare di distrarsi dall’idea del Ballo del Ceppo.

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Capitolo 18
*** Dance lesson ***


Capitolo 18. Dance lesson

Mancavano pochi minuti alle diciassette, segno che di li a qualche istante la lezione di ballo sarebbe dovuta iniziare, e questo aveva decisamente scosso l’animo di chiunque, specialmente di Koala che non vedeva l’ora di poter finalmente fare qualcosa di diverso. Per Sabo ed Ace quello era un invito a nozze per organizzare qualche scherzo nei confronti del professore Phoenix. Ovviamente lei aveva cercato di stopparli, ma era stato impossibile visto e considerato che si erano addirittura conservati l’avviso, rubandolo dalla bacheca, forse per incorniciarselo, perché non sono notizie che si leggevano ogni giorno ad Hogwarts. 
Nessuno era intenzionato a perdersi quella prima lezione, anche perché il preside aveva, neanche troppo velatamente, minacciato di togliere loro molti punti se non si fossero presentati a quelle lezioni, il che era parecchio preoccupate. Quindi la cosa era seria. La sala che era stata scelta per il ballo era grande, molto grande, e spoglia. Ai lati del muro vi erano solamente due file di sedie, in modo tale da potersi sedere. Così da un lato si posizionarono le ragazze e dal lato opposto i ragazzi, questo anche su indicazione del fantasma Brook, che avrebbe fatto da assistente al professore Phoenix. 
Lei si era seduta esattamente fra Nami e Bibi, insieme ad una manciata di altre ragazze provenienti da altri anni. Erano in parecchi, però per lo meno loro del gentil sesso si limitavano a parlare sottovoce, mentre dall’altro lato i ragazzi non la smettevano neanche un poco di ridere e sghignazzare. 
Il tutto peggiorò quando il professore fece il suo ingresso nella sala. Aveva una faccia buia, come se non volesse trovarsi li, cosa anche abbastanza immaginabile, e quando finalmente si fermò accanto al grande giradischi, dalla parte dei ragazzi Ace e Sabo fecero partire un applauso accompagnato da urla e fischi. 
Le ragazze cercarono di non unirsi, ma alcune risero, compresa la stessa Koala che non si trattenne, e più i secondi passarono più il professore sembrava volerli uccidere. 

«Bene, davvero molto diverti e molto maturi.» commentò il biondo rivolgendo un’occhiata stanca in direzione dei due che avevano fatto partire il tutto. «Sappiate che oggi non sono in vena di reggervi, quindi vi concedo questi cinque minuti poi inizierò a trasfigurarvi. Il preside mi ha dato il permesso.»
E questo invece fece scoppiare a ridere le ragazze, visto il tono estremamente serio con cui commentò il professore. Lentamente, anche se con qualche difficoltà, tutti quanti iniziarono a calmarsi ed allora il silenzio calò nella grande sala gremita di ragazzi provenienti da ogni anno. 
Un altro paio di passi ed il professore si fermò al centro della sala giocherellando con la propria bacchetta, quasi a voler essere più minaccioso, ed allora anche Sabo ed Ace si placarono, forse anche per via dell’occhiataccia che Sabo intercettò proveniente dalla stessa Koala.
«Bene, finalmente il silenzio.» ed allora l’insegnante trasse un profondo sospiro, limitandosi a guardarli tutti attentamente. «Non vorrei essere qui se non fosse una cosa “necessaria e fondamentale”, perché credetemi insegnarvi a ballare è l’ultima cosa che desideravo. Quindi—… in occasione del Torneo Tremaghi, durante la notte di Natale, la scuola ospitante darà luogo al Ballo del Ceppo, durante il quale gli studenti potranno dilettarsi in una piacevole serata fatta di balli ed altre cose raffinate che voi neanche capirete.»
Quell’ultima affermazione fece sollevare un lieve mormorio intorno, e perfino Koala lo guardò stupita dall’affermazione. Quindi il ballo si sarebbe tenuto la notte di Natale.
Era decisamente romantico. 
«Per anni ed anni la casata di Godric Grifondoro ha vantato ottime prestazioni nella danza durante questo ballo e non permetterò a nessuno di voi di mandare in fumo questa reputazione. Avete capito Portuguese e Dragon?» chiese infine rivolgendosi in direzione dei due che non riuscivano a rimanere seri neanche per un secondo. 
Se le lezioni di ballo iniziavano in quel modo allora sarebbero state davvero difficili da reggere, almeno per il professore. Dopo il cenno d’assenso da parte di Sabo, che cercava di placare le risate di Ace, Phoenix tornò a concentrarsi sulla sala prima di volgere lo sguardo in direzione loro. Cioè stava proprio puntando verso di lei ed in quell’attimo Koala sentì le proprie guance arrossarsi, come succedeva ogni volta che le veniva fatta qualche domanda. 
«Ah, prima che me ne dimentichi—… lei, signorina Nefertari, insieme agli altri tre campioni, aprirà le danze per il Ballo del Ceppo.» 
Probabilmente Koala si rilassò un poco, ma non fu altrettanto per la ragazza seduta al suo fianco che diventò rossa in viso e roteò gli occhi fissandosi le punte dei piedi. 
«Grande, Bibi!» urlò Bartolomeo dalle file dei maschi, ma ovviamente non diedero troppo peso a quell’affermazione.
In fondo era una cosa carina, anche se dalla faccia di Bibi ballare per prima era decisamente l’ultima cosa che avrebbe voluto fare. 
«Ma professore, per forza?»domandò lei a bassa voce, facendo ridere la fila delle ragazze. 
«Senti, secondo te mi pagano abbastanza per il lavoro che faccio? No, ovvio, quindi certe volte nella vita bisogna scendere a compromessi. Quindi trovati un compagno e fatti valere anche mentre ballerete.»
Koala si voltò in direzione dell’amica e le diede una leggera gomitata per farla riprendere da quella terribile tragedia. E dire che per Koala anche la storia del “trovare un compagno” non era poi tanto tragica come cosa, forse perché lei e Sabo ci sarebbero andati insieme a prescindere da tutto. Glielo aveva detto dopo aver letto quell’avviso appeso in bacheca ed ovviamente lei aveva accettato subito, però tutto ciò rappresentava un potenziare problema per chi, come Bibi o Nami o anche Perona, non aveva un quasi-fidanzato. Ed ecco che lei le avrebbe aiutate in qualsiasi modo così da poter spendere in serenità la serata del ballo.
«Brook, metti il sottofondo musicale.» mormorò il professore richiamando l’attenzione del fantasma che fluttuando andò direttamente ad azionare il giradischi, facendo partire una canzone classica conosciuta. «Bene, quindi, Nef—… no, scherzavo, lei ha già fin troppi problemi con il torneo, questa gliela risparmio. Portuguese, sei il fortunato volontario che farà da assistente.» lo esortò Phoenix rivolgendo questa volta un lungo e malvagio sguardo in direzione dei ragazzi. 
Ace, che si era addormentato poggiando il viso sulla spalla di Sabo, venne svegliato da una gomitata di Rufy, quindi si asciugò quella che probabilmente era bava alla bocca e poi fissò confuso il suo interlocutore. 
«Che—… che intende dire professore?»
«Che tu adesso verrai qui e farai da manichino per spiegare i passi ad i tuoi compagni. Semplice.»
Una serie di mormorii accompagnati da risate varie si sollevò nell’intera sala, che teneva gli occhi puntati in direzione di un Ace particolarmente imbarazzato. Cercò di provare a guardare altrove ma Sabo e Rufy lo spinsero in modo da farlo alzare dalla sedia e così si ritrovò al centro della sala a pochi metri dall’insegnante.
Questa, probabilmente, sarebbe stata una delle scene migliori di sempre, ed infatti il professore lo raggiunse. 
«Sai, Portuguese, che questa è la mia vendetta per questi cinque anni? Non potevo chiedere soggetto migliore.» 
«Andiamo, professore, io le ho sempre voluto bene non può punirmi facendomi—… ballare.» protestò il moro incrociando le braccia al petto. 
«Oh, invece è così che funziona. Una volta tanto posso fartela pagare anche io.» e sulle labbra di Marco si dipinse un sorriso divertito. Diede un colpo di bacchetta sulle braccia di Ace ed allora iniziò a dettargli ordini del tipo “Solleva le braccia; immagina di stringere una ragazza, cosa che ti sogni la notte; Sii più coordinato; Muovi quelle gambe.” e così dicendo tanto da far ridere tutti quanti, perché il povero ragazzo, che in verità di “povero” non aveva un bel niente, si ritrovò a danzare per la sala fingendo di essere ad un vero ballo. 
Probabilmente quella fu la parte più divertente per tutti quanti perché nessuno riuscì a trattenere le risate. Anni ed anni di scherzi vennero ripagati in un singolo pomeriggio, alla fine quelle lezioni sarebbero state divertenti, se proprio dovevano dirla tutta. 

Con estrema eleganza la professoressa Bay, che si era saggiamente fatta assistere dal professor Izou durante quell’assurda lezione di ballo, si muoveva per la sala facendo ondeggiare i lunghi capelli ghiaccio, mentre sul viso le si era dipinta un’espressione beata. Era come se fosse nata per ballare, anche perché il professore di Astronomina era particolarmente portato per la danza. Aveva spiegato tutto per filo e per segno, così Law si era ritrovato a stringere la vita di Nico Robin, che si muoveva anche piuttosto bene, per accontentare quella follia generale che era il Ballo del Ceppo. Insomma non era il suo genere, anzi, era totalmente fuori discussione una cosa simile, ma a detta della professoressa non si poteva rinunciare, anche perché sarebbe stato “triste” passare la notte di Natale da soli. Ma dove stava scritto che lui avrebbe dovuto partecipare per forza a quel ballo? E poi chi aveva detto a Corazon di prendergli l’abito da cerimonia? Probabilmente ci sarebbe rimasto malissimo se gli avesse dato una notizia simile, ovvero che non voleva andare, e le tragedie sarebbero state paragonabili a quelle Greche. Insomma si stava già preparando ad una lunga serie di singhiozzi, accompagnati da molti presagi di morte, che per lui costituivano la normalità. Ma c’era altro che preoccupava la mente di Trafalgar Law, ovvero i continui crimini, che la Gazzetta del Profeta continuava a mettere in secondo piano, preferendo parlare di che colore sarebbe stato il vestito di Boa Hancock per il ballo del Ceppo. Insomma per Law uno degli ultimi giornali da leggere era il Cavillo, anche se strano e molto di nicchia dava le giuste informazioni e questo era ciò che serviva al giovane ragazzo. Aveva letto di furti ed addirittura di un omicidio babbano, però chiaramente riconducibile a dei maghi. Era chiaramente opera loro nonostante gli inquirenti e gli auror non avessero ancora detto niente. 
Fu la risata cristallina di Nico Robin a riportarlo alla realtà, tanto da costringerlo a sbattere più volte le palpebre.
«Scusa, non ti stavo ascoltando.» ammise immediatamente, ammettendo così le proprie colpe. 
«Lo so che non mi stavi ascoltando, infatti ti ho detto che a cena avresti mangiato del pane.»lo prese in giro la corvina, assottigliando le grandi ridi turchesi.
«Che schifo il pane.»
Ed il solo pensiero fece rabbrividire Trafalgar, che non cercò di nasconderlo. Era lei quella che conduceva fra i due, e Law, senza problema alcuno, si lasciava trasportare lentamente dalla musica e dalle note che suonavano nella sala di Artimanzia. 
«So bene anche questo, ti stavo solamente prendendo un po’ in giro, sembravi piuttosto pensieroso.»
Il che corrispondeva a pura verità, ma il moro scrollò le spalle, provando a liquidare la faccenda come se nulla fosse accaduto. 
«Lo ero, scusami, comunque adesso sono di nuovo sulla terra. Cosa mi stavi dicendo?» chiese lui incuriosito, seguendo ancora una volta i passi di Robin, che di sicuro li conosceva meglio di lui. 
«Giusto, ti stavo semplicemente chiedendo se per caso ti andava di andare al ballo insieme. Noi due.» Robin parlò con una facilità incredibile, cosa che scosse particolarmente Law, infatti si ritrovò a fissarlo confuso. 
Davvero lui era appena stato invitato, fra l’altro senza neanche rendersene conto, dalla sua amica? E dire che non voleva andarci, però oltre tutti i problemi che aveva a riguardo, si sarebbe aggiunto il ferire, probabilmente Robin, che glielo aveva domandato con una tranquillità disarmante. In fondo, riflettendoci logicamente, non c’era nulla di sbagliato nell’andare al ballo con lei. Passavano gran parte del proprio tempo insieme intenti a studiare, seguivano le stesse lezioni e lei era anche carina abbastanza da fargli distogliere lo sguardo dai libri quando gli passava accanto. Non erano cose che a lui interessavano particolarmente, questo era più che vero, ma rifiutare sarebbe stato anche peggio.
«Noi due? Beh—… non sa—…»
«Corazon ti tormenterà per andare al ballo, lo sai, vero?» continuò Robin con assoluta risolutezza, toccando però un nervo scoperto per il ragazzo. 
«Certo che lo so—…»
«Quindi per non scontentarlo e soprattutto per evitare di essere tormentato per l’intero anno scolastico, oltre che per la vita, ti conviene andare al ballo. So benissimo che queste non sono il genere di cose che fanno per te, e concordo nel pensare che la biblioteca sia molto meglio ma—…»
«Ferma. Ferma.» e Law la bloccò immediatamente scuotendo la testa con fare espasperato. «Mi hai convinto a “tormentato”, perché so bene quanto possa essere insistente Corazon.»
Un sorriso sincero, oltre che divertito, increspò le labbra della compagna che annuì scuotendo i lunghi capelli corvini. 
«Dunque è un sì.» commentò lei guardandolo negli occhi, e Law, per un attimo ricambiò quello sguardo, solamente che a causa dell’intensità di esso fu costretto letteralmente a guardare altrove. 
«E’ un sì, ma non balleremo per primi o per secondi.» 
«Tranquillo, io pensavo di ballare quando la sala sarà piena.»
Ed anche quella non era un’idea che allettava Law più di tanto, ma per lo meno accettando quell’invito avrebbe evitato il tormento eterno che Corazon gli avrebbe procurato per il resto della vita. E poi, per lo meno, avrebbe anche potuto sbatterlo in faccia a Kidd, non che fosse una cosa importante, ovvio, ma era sicuro di ricevere altre frecciatine quindi almeno su quel campo era protetto e non aveva neanche bisogno di schiantarlo. 
Alla fine, forse, non sarebbe stato poi così malvagio andare al ballo del Ceppo.

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Capitolo 19
*** Heart breaker ***


Capitolo 19. Heart breaker

A scuola non si parlava d’altro che del Ballo del Ceppo, ed effettivamente anche Perona non riusciva a smettere di pensare a quella serata magica. La sua mente era partita prima ancora che le spiegassero le modalità perché in fondo lei amava ballare. Le lezioni di ballo, fra l’altro, erano fin troppo belle e si era ritrovata a concedere un ballo perfino al professore Doflamingo, che a discapito di quel che pensassero in molti, sapeva ballare fin troppo bene. Ma lui aveva chiesto di ballare a troppe ragazze li dentro, fra cui Kalifa, l’amica di Robb Lucci, ed anche a Reiju Vinsmoke. Forse anche Cavendish voleva ballare con il professore, ma alla fine era stato lui a far volteggiare Perona per la grande sala, che a differenza delle altre coppie riusciva perfettamente a trovarsi a proprio agio con un compagno. E poi, se proprio doveva essere sincera, Perona trovava Cavendish un tipo simpatico, era un peccato, però, che tre quarti del tempo lo passasse ad elogiarsi, perché le volte restanti, invece, era decisamente più rilassanto, proprio come mentre ballavano. 
Per l’occasione, fra l’altro, Perona si era fatta spedire le sue scarpette da danza, anche per esercitarsi un poco in camera sua, ed ogni sera, prima di andare a dormire, ammirava il proprio abito confezionato apposta per lei. Adorava l’accostamento fra il nero ed il bianco, i merletti ed i dettagli che erano stati ricamati su sua commissione e non vedeva l’ora di indossarlo. 
C’era solo un problema, o almeno per lei lo era: le mancava ancora l’accompagnatore. In quel periodo durante il tempo libero non si faceva altro che assistere a dichiarazioni oppure ad inviti, cosa che trovava divertente. Parecchi furono coloro che la invitarono, compreso Yonji Vinmoske, anche se forse gli dispiacque dirgli di no, perché ormai erano fidati compagni di banco in quasi tutte le materie. Non era male il verdino, aveva decisamente un’eccessiva passione per il cibo, ma era di certo migliore degli altri due: uno troppo antipatico, Niji, l’altro troppo superiore, Ichiji. 
I suoi no, fra l’altro, erano dettati da un’unica speranza, qualcosa che non avrebbe mai smesso di sperare, anche perché quello era un suo sogno da sempre, che finalmente stava diventando realtà. C’era solamente una persona alla quale avrebbe volentieri detto sì, altrimenti sarebbe andata al ballo da sola. Forse proprio da sola no, per cercare di non mostrare il proprio orgoglio ferito, ma in quel caso non sarebbe stata la stessa cosa. 
Zoro Rorona. 
Ecco l’unico al quale avrebbe detto volentieri sì ed infatti si informava regolarmente con Nami e le altre riguardo ad una possibile accompagnatrice del ragazzo. Fortunatamente però le notizie erano decisamente negative e poi Koala aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per aiutare anche lei. In fondo la giovane Grifondoro era l’unica a non avere quel problema visto e considerato che sarebbe andata con il suo ragazzo pazzo, Sabo. Quanto era fortunata Koala. 
L’ennesimo sospiro uscì dalle labbra della giovane Perona, mentre avanzava lungo il corridoio che l’avrebbe condotta in biblioteca. Lungo la strada, però, vide chiaramente Bartolomeo, il commentatore dei Grifondoro, andarle incontro agitando le braccia quasi con fare ossessivo. 
«Perona!Perona! Finalmente ti ho trovata!» bofonchiò il ragazzo appoggiandosi ad una parete senza però cadere a terra, cosa sorprendente, quindi la fanciulla lo fissò confuso. 
«Che succede, Bartolomeo? Perché mi cercavi?»
La domanda le sorse spontanea anche perché conoscendo quanto fosse strano quel tipo poteva trattarsi effettivamente di qualsiasi cosa. Infatti lui rischiò di iperventilare davanti a lei. 
«Perdonami, ma è stato difficile trovarti—… me lo ha chiesto il mio caro amico Zoro!» 
Ed a quelle parole di Bartolomeo, che quasi scoppiò a piangere pronunciando quel nome, il cuore di Perona perse qualche battito, ritrovandosi così senza parole.
«Come—… come mai?» continuò a cinguettare la ragazza, sfarfallando gli occhioni, ma senza esagerare. Però a quel punto Bartolomeo si fece aria con una mano e poi l’afferrò per un braccio, in maniera molto poco delicata, e la iniziò a trascinare ai piani inferiori. 
«Ho detto a Zoro di aspettarti vicino il Platano Picchiatore, o meglio me lo ha chiesto lui, quindi raggiungilo immediatamente.» continuò il ragazzo dai capelli verdi ed il piercing, che la trascinava lungo le scale.
Quasi rischiò di cadere nella sua stessa sciarpa argentata e verde, ma alla fine si riprese e senza dare il tempo a Bartolomeo di dire altro iniziò a correre verso l’uscita più vicina. Sapeva bene quanto Zoro trovasse rilassante quel posto, anzi, di tanto in tanto c’erano anche andati insieme facendo una deviazione dalla serra di erbbologia, nulla di particolare per Perona, ma Zoro si divertiva ad avvicinarsi ed evitare di essere colpito.
Un gioco stupido ma che fatto da lui diventava estremamente intelligente e fantastico.
Così iniziò a correre, evitando compagni e non salutando gente che conosceva, con la sola idea di andare a parlare con lui, visto che la cercava. Doveva essere qualcosa d’importante perché non era mai successo nulla di simile e lei probabilmente sarebbe svenuta per l’emozione. 
Corse lungo il parco, oltrepassò il piccolo ponte in legno e finalmente riuscì a raggiungere l’altura dove vi era il famoso Platano Picchiatore, una delle piante più strane di sempre. 
Gli occhi della giovane strega cercarono la figura di Zoro, che effettivamente era vicino ad uno dei rami ed aveva appena evitato di striscio una frustata da parte dell’albero. Quindi gli andò incontro, con il cuore che batteva  a mille, soprattutto per l’ansia e la preoccupazione, e finalmente, quando la vide, anche lui sollevò una mano in segno di saluto. Cosa strana perché di solito non si preoccupava di queste cose. 
«Ohi! Finalmente sei arrivata—… Bartolomeo è stato fastidioso?» domandò il ragazzo allontanandosi dai rami animati, prima di andarle incontro passandosi una mano fra i capelli verdini che scombinò. 
«S—… sì. Cioè non proprio, non ha avuto tempo di dirmi qualcosa.» si corresse immediatamente lei stringendo fra le braccia i libri di pozioni, quasi come se questi fossero un’ancora di salvezza. 
«Ah—… hai fatto davvero benissimo!» commentò Zoro annuendo lentamente prima di rivolgerle un lungo sguardo.
«Senti ho parlato con Koala—…»
E sentendo quel nome il cuore di Perona smise di battere.
Che diamine aveva combinato Koala? Sicuramente qualche casino, perché altrimenti non si spiegava tutto questo. 
«Qualsiasi cosa ti abbia detto Koala non è vera—…» rispose prontamente lei, suscitando in Zoro un’espressione sorpresa.
«In realtà mi ha semplicemente consigliato di invitarti al ballo perché ormai praticamente tutti hanno una compagna e se voglio andarci devo averne una anche io. Insomma è una cosa obbligatoria.» spiegò Zoro continuando a parlare con la massima tranquillità mettendosi le mani in tasca. 
Ed allora Perona rischiò di svenire. Insomma non riusciva a credere alle sue orecchie perché Koala era riuscita nell’impresa impossibile che avrebbe finalmente realizzato tutti i suoi sogni. 
«Sì! Assolutamente sì!» rispose prontamente lei facendo una piroetta su sé stessa, in modo da esprimere tutta la propria felicità.
«Sei proprio sicura che a te vada bene? Insomma magari c’era qualcun altro che—…»
«No, non c’è proprio nessuno! Mi va benissimo andare insieme a te.» cinguettò lei sorridendogli amabilmente ed allora Zoro distolse lo sguardo imbarazzato. 
Continuò a tormentarsi i capelli con una mano e poi annuì. 
«Ottimo, allora andremo insieme.» 
Quelle parole di conferma servirono solamente per rendere ancora più felice la ragazza, che strinse forte i libri al petto, cercando di contenere tutto il proprio entusiasmo. Avrebbe fatto una statua a Koala, questo era ovvio, e soprattutto adesso sarebbe corsa da loro a raccontarle della cosa, e di quanto Zoro fosse stato carino, a modo estremamente suo, nel porgerle quell’invito al ballo. 
Decisamente non avrebbe potuto desiderare di meglio la giovane Perona Ghost. 

Reiju teneva stretti i libri all’altezza del petto, mentre con fare altezzoso superava chiunque le stesse intorno perché voleva semplicemente tornare verso la propria sala comune. Li sarebbe stata al sicuro dagli inviti, o almeno così sperava. Quella era una faccenda davvero stancante perché praticamente chiunque si stava prendendo la libertà di provare ad invitarla, chiedendole con un sorriso sfacciato di essere la loro dama della serata di Natale. Ma lei aveva rifiutato chiunque, perfino quando Katakuri, quel Katakuri, l’aveva raggiunta in biblioteca e prendendola da parte le aveva chiesto se in caso avesse avuto voglia di andare al ballo con lui. Solamente con lui aveva temporeggiato giusto un poco, perché in fondo non era esattamente un ragazzo da allontanare come se nulla fosse. Aveva vinto la prima prova in un battito di ciglia e poi aveva fascino, che Reiju lo volesse o meno. C’erano così tante ragazze che lo seguivano mentre si allenava la mattina in riva al lago, comprese le sue sorelle, ma Katakuri non aveva voluto nessuno mentre provava ad invitarla. Insomma su di lui Reiju ci stava pensando attentamente, anche perché le aveva concesso tutto il tempo che desiderava per rispondergli, eppure c’era ancora qualcosa a trattenere la rosata dal dargli una risposta definitiva, e questo era suo fratello Ichiji. Sarebbe stato incredibilmente sbagliato desiderare di poter andare a quel ballo insieme a lui, di questo se ne rendeva conto lei stessa, ma desiderare una cosa non era poi tanto sbagliato. Infatti si sarebbero potuti giustificare dicendo che non avevano rispettivamente trovato un compagno.
Quindi avrebbe volentieri deciso di parlarne con lui,  raccontandogli dell'invinto inatteso o almeno avrebbe cercato di provare a convincerlo ad andare insieme, ma non era certa che ci sarebbe riuscita. 
«Sorellina!» 
La voce chiara di Yonji la costrinse a voltarsi mentre camminava lungo i corridoi.
«Yonji, come stai?» domandò lei con il suo solito tono cordiale, mentre il fratello addentava un muffin rubato dalla sala Grande. 
«In realtà sto parecchio bene, tu invece?» chissà il ragazzo, con tranquillità, mentre parlava con la bocca piena. 
«Abbastanza bene, sto andando a posare i libri in camera, perché ho finito i compiti e poi sarei andata a cercare Ichiji.» replicò lei continuando a sorridere sistemandosi una ciocca di capelli rosati dietro l’orecchio. 
«Oh—… beh, se cerchi Ichiji io so dove si trova in questo momento.»
Yonji era sempre stato il più pacato fra i tre, quello che meglio riusciva a gestire Reiju, infatti diresse le proprie iridi turchesi nella direzione del fratello, che le avrebbe dato qualche buona notizia. 
«Davvero?» ed allora Reiju inarcò un sopracciglio. 
«Sì—…» lui sghignazzò continuando a mangiare il muffin.
«A fine lezione di Erbologia si è trattenuto nella serra numero tre con—… Nami. In realtà era lei che voleva parlare con Ichiji, quindi immagina quello che accadrà, sorellina.»
Quelle parole, decisamente inaspettate, fecero pietrificare Reiju, che strinse immediatamente le dita intorno ai libri che teneva fra le braccia. Sicuramente la sua espressione non fu delle migliori, però cercò con tutta sé stessa di mantenere la calma e soprattutto di non mostrarsi preoccupata davanti a suo fratello Yonji, in fondo lei non ne avrebbe dovuto avere motivo, questo era certo. Non gli diede neanche il tempo di rispondere, forse perché non ne aveva voglia, infatti ripercorse la strada dei sotterranei in modo da dirigersi verso la serra dove le aveva appena detto che si trovava il fratello. Un turbinio di pensieri invase la mente della giovane, che si ritrovò ad essere confusa oltre che vagamente preoccupata. Non poteva dire di essere totalmente gelosa di suo fratello, soprattutto perché “non ne aveva motivo”, ma l’idea di saperlo da solo con l’amica di Sanji riusciva a preoccupare, in parte anche lei. 
Quindi si diresse a passo spedito verso l’esterno, ed allora una forte folata di vento la costrinse a rabbrividire, stringendosi nel mantello scuro che le cadeva sulle spalle, ma incurante di quella brezza Reiju continuò a camminare, cercando di allontanare dalla propria mente i pensieri cattivi, anzi, quelli peggiori.
Perché per quanto si ripetesse di non preoccuparsi lei alla fine si preoccupava e non andava per niente bene. 
Vide la porta di vetro accostata, quindi, dopo aver tratto un profondo respiro, s’addentrò fra le innumerevoli piante che erano riposte in quel luogo colmo di verde. C’erano dei grandi cespugli di fiori, probabilmente velenosi, e su un tavolo erano poggiate delle mandragole. Le sentiva agitarsi da dentro i vasi, quindi Reiju si mosse con ancora più attenzione per evitare di morire a causa dell’urlo di una di esse. Il cuore batteva all’impazzata nel proprio petto, e fu allora che sentì una risata divertita, forse anche un po’ forzata per i gusti di Reiju, che però riconobbe immediatamente come quella di Nami. 
Rimase in silenzio, appostandosi accanto a dei cespugli di quelle che sembravano rose, ma in realtà erano fiori carnivori, e sporgendosi leggermente di lato vide suo fratello Ichiji, seduto su uno degli sgabelli, intento a parlare con Nami, al suo fianco.
Erano vicini.
Decisamente vicini e questo fece sussultare Reiju, che non distolse lo sguardo da loro due. 
«Davvero?»
Quella domanda di suo fratello, mormorata con un tono decisamente troppo basso, fece nuovamente scoppiare a ridere Nami, che invece si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con fare civettuolo. 
«Quando vuoi sai essere divertente. Quindi ci stai?» replicò la rossa continuando a sorridere, giocando con le lunghe ciocche di capelli.
Fu in quell’istante che Reiju, quasi in maniera inconsapevole, si ritrovò decisamente spiazzata da tutta quella scena che non riusciva decisamente ad inquadrare. Ma non riuscì a reggere altro, forse perché non voleva sentire altro, infatti prima che i grandi occhi azzurri si riempissero di lacrime, cosa decisamente stupida, si allontanò da li, lasciando ai due il loro spazio personale che lei non avrebbe dovuto invadere. In fondo suo fratello era libero di fare quello che voleva con chi voleva, proprio come lei stessa aveva tale libertà.
Ed allora perché si stava sentendo in quel modo semplicemente dopo averli visti?
Probabilmente si richiuse la porta alle spalle con un forte tonfo, cercando di provare a ragionare più lucidamente. Era stata solamente un po’ stupida, lei, a farsi abbindolare in quella maniera, dalle sue parole stranamente gentili, gli sguardi troppo intensi, le loro mani che si sfioravano. Anche perché già di per sé doveva essere una cosa sbagliata, quindi era giusto levarselo dalla testa, anche se non sapeva come. 
Probabilmente le lacrime scesero lungo le sue guance, rigandogliele e Reiju fu costretta a fermarsi nel cortile esterno della scuola prima di tornare all’interno, anche perché nessuno doveva vederla piangere. Era una cosa da escludere, specialmente i suoi fratelli. 
Ed allora l’idea peggiore di sempre, forse, passò nella mente della rosata, che prima però ne avrebbe discusso con Bonney. Lei le avrebbe dato sicuramente qualche buon consiglio, o almeno così sperava. 

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Capitolo 20
*** Impossible ***


Capitolo 20. Impossibile
 
Era tutta una grandissima tragedia.
La più immensa delle tragedie a cui Nami non riusciva a credere. Tutto era iniziato per colpa di quello stupido ballo, che aveva rovinato ogni singolo piano che lei si era fatta, perché davvero sperava che le cose sarebbero andate diversamente. Insomma prima le lezioni, con il professore che spiegava tutto, quindi in quel momento avevano scoperto che per andare al ballo era necessario un accompagnatore. Fin qui tutto bene, anzi, lei ed il resto delle ragazze avevano iniziato ad organizzare i giusti piani per trovare qualcuno, e lei sapeva benissimo con chi sarebbe dovuta andare. Rufy, purtroppo, era stato la sua prima cotta fin dal momento in cui gli aveva urlato contro il primo anno. Era decisamente inspiegabile, anche perché il più delle volte si ritrovava a volerlo picchiare, ma questo era un dettaglio trascurabile.
Però Nami vide il proprio sogno crollare in mille pezzi nel momento stesso in cui Boa Hancock, dotata di un’assurda sfacciataggine, mentre lei non c’era, aveva invitato Rufy al ballo come suo accompagnatore—… e lui aveva accettato. A quanto pareva Sanji era svenuto davanti a tale scena, e Zoro non era stato in grado di dire o fare niente per far desistere l’amico che aveva definito il tutto dicendo “Beh, è stata gentile, così ho detto di sì!”. 
Da allora la tragedia era scoppiata, per Nami, perché purtroppo il suo sogno di poter andare al ballo con Rufy era ufficialmente diventato cenere. Quindi se non poteva averlo si sarebbe dovuta accontentare o forse avrebbe dovuto farlo ingelosire, che era decisamente meglio. Così fra tutti quanti la scelta di Nami era ricaduta su uno dei tre fratelli Vinsmoke, quello meno inquietante, anche se faceva paura, che però l’aveva liquidata con un semplice “Non posso!” e la cosa fu anche più strana di Rufy ed Hancock insieme al ballo. Quei tre, anzi, quei quattro, erano perennemente intenti a fissarla, anche se ormai accettava quel lato perverso di Sanji, e lei si stava auto-ponendo su un piatto d’argento per passare una serata intensa al Ballo del Ceppo, così da far ingelosire Rufy, o almeno questo era ciò che sperava, ed invece niente.  Ichiji Vinsmoke le aveva detto di no.
Così si era ritirata in camera a disperarsi, accompagnata da Koala e Bibi a farle da supporto morale. 
«Allora ripeti chiaramente quello che ti ha detto—…» la spronò Koala, seduta sul suo letto, in tuta, con i capelli scombinati. 
«Ha detto esattamente: Scusami, ma non posso!» ripeté lei con tono atono, incapace ancora di credere alle parole di quel rosso impertinente.
«Per lo meno si è scusato—… cosa non scontata, conoscendoli.» azzardò Bibi, che invece era distesa sul suo letto, tenendo le gambe poggiate contro il muro e nel mentre studiava la collana del torneo. 
«Già, ma mi ha comunque detto di no!» 
E Nami cercò di non scoppiare nuovamente in un pianto disperato, anche se in realtà di lui le importava ben poco, era tutta la situazione a renderla nervosa. 
«Quindi fammi capire bene, tu volevi invitare uno dei tre Vinsmoke per fare ingelosire Rufy?» riassunse l’azzurrina rivolgendo una rapida occhiata alle due ragazze. 
«Esatto, era questa l’idea, ma a quanto pare non è andata come speravamo.» Koala si lasciò andare ad uno sbuffo e lanciò un cuscino in direzione di Bibi, per richiamarla all’attenzione. 
«Perché non hai chiesto a Sanji? Lui ti avrebbe detto sicuramente di sì.» commento Bibi che poggiò la collana sul comodino, prima di mettersi a sedere in maniera composta per guardare le altre. 
«Non posso fare una cosa simile a Sanji lui è così—… gentile ed è mio amico. Non volevo spezzargli il cuore illudendolo e portandolo al ballo solo per far ingelosire quello stupido.» spiegò la ragazza che aveva vagliato a lungo le idee su chi invitare. 
«Mentre ad i suoi fratelli sì!
» tagliò corto Koala rivolgendo loro un sorriso incoraggiante. «Comunque non disperate entrambe troverete un accompagnatore.»
Nami, che fino ad allora si era limitata a fissare il tetto del proprio letto a baldacchino senza muovere un muscolo, si voltò verso Bibi, sempre più confusa. 
«A proposito, tu come stai messa ad inviti? Come fai a non trovare un accompagnatore?» le domandò incuriosita, tanto da far imbarazzare l’amica. 
«Lo sai che mi sembri molto il professor Phoenix? Mi domanda ogni singola volta che ci vediamo se ho trovato o meno qualcuno—… è in ansia tanto quanto me per la storia del ballo iniziale. Voglio morire.» e Bibi inspirò profondamente andandosi a gettare sul letto. 
«Ma è assurdo.» ammise Nami che guardò di sbieco la compagna. 
«I ragazzi sono anche un po’—… spaventati da te Bibi.» aggiunse Koala beccandosi occhiate scettiche. «Insomma tu combatti i ragni giganti, non è una cosa da tutti.» 
Ed effettivamente quella era una grande verità, probabilmente lei sarebbe corsa via urlando se fosse stata al posto di Bibi, ma non lo avrebbe mai ammesso. 
«Sono sicura che lo troverai anche tu—… mentre io rimarrò qui da sola anche la notte di Natale.» 
Nuovamente le parole disperate di Nami costrinsero le ragazze a doversi prodigare per lei, costringendole ad alzarsi per raggiungerla. 
«Nami, piantala. Ed al massimo, ti rimane Bartolomeo, Bibi, lui scommetto che muore dalla voglia di andare al ballo con te.» propose Koala continuando a sorridere incoraggiante, ma le sue parole ebbero solo l’effetto inverso. 
«Sono finita! Ridatemi il ragno gigante, era anche un gran parlatore, sarebbe perfetto per me. »
Ma questo fece solamente sorridere le due ragazze, che fra le altre cose iniziarono a tormentarla lanciandole gelatine tutti i gusti, cosa che Nami adorava, ma in quelle condizioni difficilmente avrebbe voluto mangiare. Anzi, avrebbe fatto lo sciopero della fame per una cosa simile, ma probabilmente avrebbe resistito fino ad ora di cena, specialmente se c’era la crostata al mandarino, una specialità che Barbabianca aveva iniziato a far fare da quando lei glielo aveva esplicitamente chiesto. 
Non avrebbe resistito molto Nami, ma per lo meno si sarebbe consolata con quel dolce e magari facendosi regalare dai suoi qualche vestito nuovo. 

Come quasi ogni pomeriggio Sanji aveva la sacra abitudine di andare presso le cucine del castello, dove vi erano i simpatici elfi domestici che lo aiutavano a preparare qualcosa. La sua passione per la cucina, tanto denigrata da quegli stupidi dei suoi fratelli, era qualcosa che andava oltre qualsiasi cosa. Per lui cucinare era tutto e per fortuna aveva trovato le cucine di Hogwarts ad attenderlo. Di tanto in tanto si dilettava addirittura nel preparare i dolci, fra l’altro era stato lui a creare personalmente la crostata al mandarino per cui Nami andava pazza, e poi la sera lasciava che venissero serviti con il resto delle cose preparate anche dagli elfi. Era in quei momenti che finalmente riusciva a sentirsi veramente sé stesso, quando metteva le mani sui fornelli e sulle pentole tanto amate. A casa sua era praticamente un sacrilegio provare a cucinare, era tutta opera dei servi che si adoperavano per questo genere di cose, mentre quando riusciva ad andare a casa di Rufy ed Ace, dove quais sempre trovava anche Zoro e Sabo, aveva la libertà di fare quello che preferiva. Ecco perché Sanji odiava così tanto casa sua, fra le altre cose. Voleva decisamente abbandonare la propria famiglia, ne sentiva praticamente un forte bisogno. Non li avrebbe retti ancora a lungo i propri fratelli, eccezione fatta per Reiju, lei era e sarebbe stata la sua salvezza. 
Anche quel giorno il biondo era riuscito a mettersi all’opera piuttosto presto, dimenticandosi di studiare, in modo tale da poter preparare più cose possibili, compreso un’ottima zuppa inglese che avrebbe tolto la parola a chiunque.  
I gentili elfi domestici iniziarono a festeggiare, ballando qui e li per la sala una volta terminata la preparazione, eppure, in quel momento il grande pannello che copriva l’entrata della cucina si mosse, rivelando che qualche altro stava per entrare. Probabilmente si sarebbe trattato di Cosette, quella ragazza di Tassorosso fin troppo gentile, con la quale di tanto in tanto cucinava qualcosa e prendeva in giro i suoi fratelli. Anche lei, come Sanji, era vittima di quei maledetti e non gliel’avrebbe mai perdonato quella violenza ingiustificata nei confronti della giovane Tassorosso. 
Ma a sorprenderlo, però, non vi fu Cosette ad entrare nella grande sala delle cucine, bensì la bellissima Pudding che allegramente stringeva fra le braccia un cestino pieno di ingredienti. E Sanji, nel veder arrivare la figlia di Big Mom, rimase impietrito rischiando di crollare a terra per l’emozione. Era così debole di cuore quando si trattava di dover parlare con una delle più belle fanciulle che avesse mai conosciuto, anche se per lui il gentil sesso in generale è sempre stato decisamente il suo punto debole. Cercò di dire qualcosa di sensato, ma la gola gli si seccò e soprattutto a precederlo fu la voce cinguettante di Pudding. 
«Sanji Vinsmoke, ma che sorpresa vederti in cucina a quest’ora!» 
E facendo roteare la gonna turchese fece una piroetta su sé stessa andando a poggiare gli ingredienti portati sul bancone. 
«Pudding—… non mi sarei mai immaginato di trovarti qui.»
Ma Sanji si pentì immediatamente di tale affermazione perché effettivamente lei amava cucinare ed era sicuro che l’avrebbe vista li, solo non quella sera. Sapeva che si presentava un giorno sì e l’altro no, quindi quella doveva essere una variante alla sua cadenza precisa. 
«Effettivamente di martedì non vengo quasi mai in cucina, dovrei essere a studiare, ma oggi non ne avevo proprio voglia.» ammise la ragazza giocherellando con una ciocca di capelli prima di rivolgergli uno sguardo serio. «Ma questo tu lo sai, non è vero?»
«Cos—…?» non riuscì neanche a finire la frase che Sanji rischiò di morire all’istante, voleva scappare e seppellirsi. Lo aveva scoperto a spiarla? Probabilmente sì, non sembrava una ragazza da sottovalutare. 
«Stai tranquillo, schiocchino, lo so che mi hai seguita e la trovo una cosa stranamente carina e quasi dolce.» e l’espressione di Pudding s’addolcì immediatamente, lasciando Sanji ancora più confuso di prima. Lei doveva essere la prima a non averlo chiamato stalker, il che lo rincuorò ma allo stesso tempo lo fece sentire troppo in imbarazzo, tanto da distogliere lo sguardo passandosi una mano fra i capelli biondissimi.
«Io non volevo—…» provò a ribattere, ma Pudding sembrava divertita dalla cosa ed anzi, si mise a battere le mani picchiettando poi un dito sulle labbra. 
«Non devi preoccuparti, davvero. E poi sono venuta qui per te. Sbaglio o avevamo parlato di una certa ricetta?»
Sempre più incredulo il ragazzo di Grifondoro si ritrovò a sbattere le palpebre più e più volte fino a quando non riuscì a trovare la forza per annuire. 
«Sì—… hai ragione.»
«Beh, credo che sia giunto il momento di fare questa torta.»
Come poteva quell’angelo essere così comprensivo nei suoi confronti? E poi come faceva ad essere così bella oltre che ad avere la passione per la cucina? Era davvero incredibile e lui era del tutto convinto di trovarsi in un sogno bellissimo. Nessuno lo avrebbe mai più dovuto risvegliare.
«Quindi vuoi fare questa torta insieme a me?» domandò ancora un po’ allibito il giovane Sanji puntandosi un dito contro il petto, mentre dietro di lui i vari elfi domestici spiavano quella scena, rimanendo in silenzio e col fiato sospeso.
«Ovvio che sì, sono venuta qui da te per questo motivo, non mi vorrai deludere, giusto Sanji?» e nuovamente quel guizzo di pura serietà negli occhi scuri di Pudding, seguiti subito dopo da un sorriso. 
Era strana ma era decisamente bellissima per gli standard di Sanji che si avvicinò a lei con fare galante pronto a servirla. 
«Certo che no, mia cara Pudding, sono pronto per preparare questa torta fantastica.» continuò lui porgendole un braccio quasi come se fosse un vero e proprio cavaliere, ed in quel momento una folle e stranissima idea si fece strada in lui, così decise di provarci anche se non aveva speranza, ne era certo. «Però ad una condizione.» 
La ragazza si voltò verso Sanji, inarcando un sopracciglio e poggiando le braccia sui propri fianchi, con un cipiglio decisamente incuriosito. 
«Vai, dimmi la tua condizione, Sanji Vinsmoke.»
«Dovrai venire al ballo con me.»
Ed ecco che lui ci provava, insomma non c’era alcuna probabilità che lei dicesse sì, ma almeno ci avrebbe provato,  ed avrebbe fallito, ma quello era un dettaglio irrilevante. 
Ci furono secondi di silenzio imbarazzante, segno che Pudding stava meditando sulla sua offerta quando alla fine se ne uscì con la più impensabile delle risposte.
«Ci sto!» 
Probabilmente il biondo rimase di sasso ed a bocca aperta, perché questo fece ridere la ragazza, tanto da spingerla a chiudergli la mascella. 
«Ci—… stai?» balbettò puntandole un dito contro prima di sorriderle ampiamente.
«Comunque non puoi rimangiartelo, quindi verrai al ballo con me ed adesso faremo questa torta.»
«Anche quando, Sanji, non mi sarei di certo rimangiata la parola data—… la sera di Natale ci vediamo all’ingresso della Sala Grande e porta i fiori. Io adoro i fiori.» continuò la ragazza prima di fargli un occhiolino divertito e prendere in mano le uova che sarebbero servite per la torta. 
Era riuscito ad invitare una ragazza angelica al ballo, gli altri avrebbero stentato a crederci, alla faccia di Ace ed i suoi migliaia di inviti che aveva ricevuto. Pudding era decisamente meglio di tutti loro e poi già immaginava le facce dei suoi fratelli tonti che sicuramente non avrebbero trovato una ragazza. Lui era stato decisamente fortunato ed una volta tanto si sarebbe potuto vantare con gli altri della ragazza bellissima che avrebbe accompagnato, prima, però, sarebbe dovuto riuscire a resistere mentre cucinava insieme a lei. L’emozione era decisamente troppa e lei era così bella da metterlo in soggezione. 
Ma a Sanji andava decisamente bene così, lui sarebbe stato il perfetto gentleman per Pudding, sia quel giorno che per il ballo.

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Capitolo 21
*** With me ***


Capitolo 21. With me

La grande scalinata che conduceva fino alla torre di Astronomia era fin troppo conosciuta per il giovane Pell che saliva gli scalini a due a due, forse anche per tenersi in forma. Ogni giorno, quasi in maniera regolare, usciva ad allenarsi per il Quidditich, nonostante non vi fosse nessun torneo quell’anno, sostituito dal Tremaghi, di gran lunga più interessante, eppure al campo c’era sempre qualcuno con cui poter fare due tiri. Due giorni prima aveva quasi rischiato di schiantare Robb Lucci, che aveva estratto la propria bacchetta per colpirlo, se non fosse intervenuto il professor Mihawk di Volo, che li controllava da lontano. Avrebbe volentieri voluto dargli una lezione a quel selvaggio, ma era stato tutto inutile.
Quella sera, tanto per cambiare, aveva bisogno di riflettere o meglio di far riposare la propria mente. Spesso e volentieri era sicuro di aver discreto bisogno di un pensatoio, cosa che il padre di Bibi, il Signor Nefertari, gli aveva fatto usare durante un periodo di fortissimo stress. Era stata magnifica la sensazione di abbandonare i propri pensieri, lasciandoli fluttuare in quel contenitore pieno di ricordi preziosi. Di tanto in tanto anche lui si perdeva fra le sue stesse memorie solo per vedere il volto di sua madre o sentire le risate del padre, ma era più che altro quando la malinconia si impossessava di lui che si rifugiava in quel posto lontano da tutti. 
Forse anche quella sera ne avrebbe avuto dannatamente bisogno, visto e considerato che aveva appena ricevuto dal professor Phoenix i moduli da inviare alle varie ed eventuali future attività da intraprendere dopo la scuola. Ma lui sapeva già dove andare, quindi perché tutta quella preoccupazione? La paura di Pell, se così la si poteva definire, era l’aver dato aspettative troppo alte a tutti quanti e quindi non voleva decisamente distruggere le idee che si erano fatti di lui. Il dipartimento auror lo aspettava a braccia aperte ma allo stesso tempo l’idea di abbandonare la scuola per diventare effettivamente grande lo spaventava e non poco. 
Salì gli ultimi scalini, pronto per andare a sedersi sul suo solito punto, ma quella volta, con sua immensa sorpresa, vide la figura dai capelli turchesi, ormai corti, che si destreggiava tenendo sollevata quella maledetta collana che le avevano dato dopo il torneo. Un sorriso spontaneo si fece largo sulle labbra del ragazzo che mettendo le mani in tasca decise di raggiungere Bibi. Lei, stranamente, anche senza rendersene conto, riusciva a placare l’immensa matassa dei suoi pensieri. Era un dono spontaneo che possedeva solamente lei, per questo fu felice di vederla li. Mosse un paio di passi per raggiungerla ma essa fu più veloce ed infatti abbassò la collana e gli rivolse un lungo sguardo di sbieco, accompagnato da un sorriso. 
«Pensavo non saresti mai arrivato.» mormorò lei usando un tono di voce non troppo alto. Ad illuminarle il candido viso vi era solo la luce della luna che oltrepassava la grande apertura sulla finestra della torre, ed allora Pell la trovò ancora più bella del solito. 
«Mi stavi per caso aspettando?» domandò incuriosito dalla cosa mentre s’avvicinò a lei, andandosi a sedere a terra poco distante dalla figura della ragazza. 
«Ovviamente, era da un po’ che non venivo qui sopra.» sentenziò lei stringendo le gambe contro il petto, proprio come faceva sempre da piccola, il che fece ridere il ragazzo. 
«Hai avuto altro da fare con il torneo e le lezioni di ballo—… sei scusata.» la prese in giro passandosi una mano a scombinarsi i capelli castani, e questo fece ridere Bibi. 
«In realtà dovevo recuperare i compiti, anche se partecipo al torneo non posso rimanere indietro—… il professore Doflamingo mi ha fatto una ramanzina su quelli che sono i doveri di un campione e l’altro giorno ho anche dimenticato i compiti di Artimanzia. Volevo morire.» serrò lei andando a poggiare la collana a terra. 
Quasi istintivamente Pell avvicinò una mano per prenderla ed osservarla alla luce della luna, ma entrambe le superfici dorate della collana non sembrarono minimamente mutare. Era identica a prima, segno che i raggi della luna non cambiavano nulla. Eppure era certo perfino lui che quella collana doveva contenere qualche strano indizio che prima o poi avrebbero scoperto, di certo sarebbe stato meglio farlo prima della prova, almeno così sarebbero andati sul sicuro. 
«Non preoccuparti, Doflamingo, anche se non lo ammette, ha una passione per te adesso che sei diventata un campione e poi Artimanzia è una materia un po’ inutile, dovresti concentrarti sul altro.» la prese in giro lui abbassando la collana e rimettendola a terra. 
«Non è inutile—… solo perché non si combatte non vuol dire che sia una materia stupida.» 
«E’ la matematica dei babbani, come può piacerti davvero?» chiese lui stupito come non mai. 
«In realtà non lo so neanche io, pensavo di smettere dopo il primo anno ma a quanto pare ho ottenuto un voto decente tanto da continuare il corso, non posso mollare proprio ora.» balbettò lei passandosi le dita fra i capelli che ravvivò, smuovendoli appena.
«E poi il ballo più che un piacere sta diventando un tormento.»
Quell’affermazione di Bibi, tanto sincera quanto esasperata, lo fece ridere ancora di più, infatti si morse le labbra provando a trattenere le risate.
«Perché è diventato un tormento? Non riesci a gestire tutti i tuoi nuovi ammiratori?» ovviamente si pentì immediatamente della domanda fatta, vista l’occhiata scettica che Bibi gli lanciò. 
«Smettila, è imbarazzante.»
«Sai che tuo padre farebbe i salti di gioia sapendo che hai così tanti pretendenti?» 
Cosa che invece lui non faceva, visto che l’idea che effettivamente ci fosse così tanta gente interessata a Bibi lo alterava nel profondo. Lui non aveva alcun diritto di essere geloso della ragazza, era una cosa immotivata. 
«Come se m’importasse qualcosa—… sai che oggi un ragazzo mi si è avvicinato, mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto “Wow tu uccidi i ragni giganti!” e poi è corso via.» 
Quell’immagine, decisamente suggestiva, fece scoppiare a ridere Pell che provò ancora una volta a trattenersi. Chi poteva essere così scemo da fare una cosa simile?
«Era un modo per invitarti al ballo, solo che tu non hai capito!»
«No—…» replicò lei roteando gli occhi e sbuffando.
«Il professor Phoenix non smette di chiedermi se ho trovato qualcuno, visto che il ballo è sempre più vicino e manca davvero poco.»
Pell esitò un attimo prima di porre la propria domanda, forse perché aveva paura di conoscere la risposta. 
«E—… e tu hai già trovato qualcuno?»
Anche Bibi in quell’istante sembrò esitare parecchio, limitandosi a fissare l’orizzonte dritto davanti a lei. 
«E tu invece, Pell? Hai già invitato qualche ragazza? Koza, a quanto apre, dice di aver fatto strage di cuori fra le ragazze di Beaubaxton, e forse ha invitato una di loro.» 
La domanda della ragazza lo spinse ad assottigliare lo sguardo, distogliendo a sua volta l’attenzione perché decisamente troppo in imbarazzo. 
«Buon per lui.» tagliò corto sperando di essere riuscito a deviare la domanda di Bibi, ma la ragazza non parve accontentarsi. 
«Non mi hai risposto.»
«Neanche tu se è per questo.»
«Beh—…» e Bibi esitò scrollando le spalle e rivolgendogli un sorriso. 
«Io vorrei andarci con qualcuno che conosco e che è mio amico, anche perché dovrò ballare al centro della sala davanti a tutti e non voglio essere sola con qualcuno che—… non conosco bene.»
In fondo il suo era un desiderio più che accettabile, visto quello che il professor Phoenix aveva ammesso durante la prima lezione. 
«Mi sembra giusto. In fondo sarà un momento importante per te, avrai tutti gli occhi puntati addosso.» la prese in giro lui prima di poggiare entrambe le mani sul pavimento della sala scura e voltarsi nella sua direzione.
«Non è quello che voglio—… però, sai stavo pensando ad una cosa, Pell.» ammise lei picchiettando un dito contro le labbra prima di sorridere divertita.  «Insomma è una cosa stupida, e non sono neanche certa che a te vada.» 
Nel sentire le sue parole il ragazzo, sorpreso come non mai, le lanciò uno sguardo confuso, cercando di capire che cosa volesse dire. 
«Cosa mi dovrebbe andare?»
«Beh, pensavo, visto che tu non hai una ragazza potremmo andare insieme. Preferirei cento volte affrontare una cosa simile al tuo fianco piuttosto che con qualche altro. Insomma con Rufy sarebbe un disastro totale, e poi lui dovrà già ballare con Boa Hancock—…»
Ma Pell non le diede neanche il tempo di finire di parlare, perché portò un dito contro le sue labbra per zittirla un attimo. 
«Chi ti dice che io non abbia una ragazza?» era chiaramente uno scherzo, solo per assicurarsi che Bibi volesse davvero andare con lui, in fondo lei era l’unica che avrebbe mai voluto invitare e si sentì addirittura stupido ad aver lasciato che fosse lei a chiederglielo. 

«Hai una ragazza per il ballo?» mormorò lei preoccupata come non mai. «Se è così lascia stare e—…»
«Stavo scherzando, non ho nessuna ragazza e poi sarà un vero onore, per me, poterti assistere in un ballo davanti l’intera scuola.» 
E mai tali parole furono più veritiere per il ragazzo, che si voltò a guardare di sbieco l’azzurrina. 
«E davanti tutti i professori e davanti ad i giornalisti della Gazzetta del Profeta.» aggiunse lei contando sulla punta delle dita, ma poi si lasciò andare ad una risata prettamente divertita.
«Sarà davvero terribile.» affermò lui con decisione prima di guardare il panorama, forse anche per cercare di mostrarsi meno imbarazzato di quanto in realtà non fosse già.
«Però saremo insieme
Quelle parole di Pell fecero sorridere Bibi che sembrò illuminarsi anche solo per un attimo. 
«Mi sembra giusto, allora andata.
» commentò lei prima di riprendersi la collana e provare a nascondere con i capelli turchesi le gote vagamente arrossate. «Ora però forse devo andare da—… Koala e Nami, sì, mi stavano aspettando per finire un compito di Storia della Magia.»
Era decisamente in imbarazzo, forse per quel momento che avevano avuto, ma Pell decise di non farglielo pesare anche solo facendo qualche battuta per smorzare il tono, quindi si limitò ad annuire sorridendole. 
«Andata e tranquilla, vai pure a studiare, ci vediamo a cena.» mormorò lui continuando a guardare il paesaggio esterno visibile dalla finestra. Era un luogo magico ed abbandonarlo sarebbe stato terribile per Pell. 
Bibi annuì, limitandosi a riprendere le proprie cose, ed alla fine dopo averlo salutato per l’ennesima volta corse via stringendo fra le dita quella collana misteriosa. Ed allora il ragazzo la guardò allontanarsi quasi come ammaliato dalla sua figura, cosa che ritenne decisamente inappropriata, infatti fu questione di qualche secondo prima di riprendere a guardare il panorama, ma niente era paragonabile alla ragazza.
Niente. 

Il viso del giovane rosso era puntato in direzione delle migliaia di pergamen sparse disordinatamente sul  grande tavolo in legno. Aveva deciso di prendersi una maledetta pausa dai suoi fratelli, che di studiare non ne avevano voglia, in verità neanche Ichiji era così propenso allo studio, ma voleva essere migliore, quindi perché non minacciare qualche stupido Corvonero per farsi fare i compiti? Era semplice ed efficace e poi il piccolo Chopper, un tipo facilmente condizionabile e manipolabile, sapeva essere piuttosto veloce, quindi quel pomeriggio maledetto sarebbe presto giunto a conclusione, anche perché non ne poteva più di starlo a sentire riguardo le interessantissime contromisure per un certo incantesimo.
«Sai, c’è anche un altro contro incantesimo, ma questo è più difficile e se vuoi posso parlarne nel tuo compito.» gli disse con fare cordiale il piccolo Chopper, che arrivò addirittura a rivolgergli un sorriso. 
«Come preferisci, basta che vada bene.» tagliò corto Ichiji, sbuffando e scrollando così il ciuffo rosso di capelli. 
Aveva altro a cui pensare, tipo quelle stupide questioni del ballo, perché non solo sarebbe dovuto andarci, visto e considerato che i Vinsmoke dovevano necessariamente partecipare a questi eventi mondanti, ma si era anche ritrovato impelagato nel dover rifiutare l’invito da Nami Cocoyasi. Insomma lei era decisamente bella, come quasi tutte le ragazze costituiva un punto debole per Ichiji ed i suoi fratelli, ma la sua proposta era stata inaspettata quanto apprezzata, il suo ego maschile era aumentato parecchio, ma c’era un perché lui aveva rifiutato l’invito della sua compagna di classe. E quel perché aveva i capelli rosa e gli sorrideva anche quando non lo meritava. 
Trasse un profondo sospiro cercando internamente di provare a trovare una soluzione plausibile a quel problema che lo tormentava, non che lui desse particolarmente rilevanza a queste cose, anzi, ad Ichiji Vinsmoke non importava niente del genere. Ma lei era diventata un pensiero fisso, questo non lo poteva negare, e per quanto provasse a non pensarci alla fine si ritrovava sempre a ripetere il nome della sorella nella propria mente. 
«Secondo me sarebbe anche più saggio se tu mettessi—…
»
Chopper, che quasi con entusiasmo stava continuando a fargli i compiti, dopo che lo aveva minacciato con un singolo sguardo, cercò nuovamente di catturare l’attenzione del rosso, manesca riuscirci.
«Ho detto “fai come preferisci”, quale parte del concetto non ti è chiara, nanerottolo?!
» domandò lui inarcando appena il sopracciglio e fissandolo con aria annoiata. 
«Sì—… sì, l’ho capito, però oggi sembri—… sembri più distratto del solito.»
«Non sono affari che ti riguardano, nerd, quindi lasciami in pace.» 
Lo zittì immediatamente il Vinsmoke prima di sbattere un pugno sul tavolo, quasi a richiamare il silenzio. 
«Se si tratta del ballo, perché ultimamente tutti sono nervosi per il ballo, io credo che—…»
«Mi hai sentito?! Ho detto che non sono affari che ti riguardano e se anche si trattasse del ballo non credo che tu ne possa capire davvero qualcosa.» ed una risata divertita per lo scherno si fece largo sulle labbra di Ichiji, che diede un colpetto alla testolina di Chopper.
Quello, in risposta, sbuffò e riprese a scrivere, immergendo la piuma d’oca nel calamaio. 
«Hai ragione non ne capisco molto—… a proposito è—… è vero che tua sorella andrà al ballo con Katakuri?!» domandò Chopper e quella domanda fu quasi una svecchiata fredda in faccia al rosso. 
Che cosa aveva appena detto quel moccioso? 
«Scusami?» cercò di mantenere la calma, ma era chiaro che la cosa stava risultando difficile. Lui non provava mai niente, eppure quell’affermazione lo aveva decisamente sconvolto. 
«Sì, insomma, se tua sorella andrà davvero al ballo con Katakuri devo proprio chiederle di farmi fare l’autografo, sai lo seguo sempre da quando gioca a Quidditch. Ho anche il suo poster in camera.» 
Ma quelle parole di Chopper furono quasi un eco lontano nella mente di Ichiji che cercò di mettere ordine in quelle informazioni. Reiju sarebbe andata al ballo con Katakuri? E questa novità da dove saltava fuori? 
Non perse neanche tempo e soprattutto non diede alcuna spiegazione al marmocchio, si limitò a dirgli che sarebbe tornato presto, ed allora uscì dalla sala  dove si era messo a studiare, o fingere di studiare. Mentre camminava lungo i corridoi il viso rimase inespressivo, incapace di credere a quello che era successo. Come poteva, lei, dopo tutto quello che si erano detti, aver deciso di andare al ballo con quel pallone gonfiato? Sicuramente aveva accettato solo perché era il campione. Che l’avesse costretta in qualche modo loro padre? No, Reiju in qualche maniera riusciva ad incantarlo sbattendo le ciglia ed evitando qualsiasi decisione drastica, specialmente se non voleva fare una cosa e soprattutto gliene avrebbe parlato.
E dire che fregandosene di tutti avrebbe volentieri ballato insieme a lei durante le danze, perché anche dell’opinione popolare non importava nulla ad Ichiji. Fermandosi ad attendere che le scale si muovessero si ritrovò a sbattere con estrema forza il pugno contro la balaustra di pietra, suscitando lo stupore di un paio di uomini nei quadri dietro di lui. 
«Vacci piano, giovanotto o rischi di farti male.»
Ma ovviamente il rosso li ignorò, cercando quasi in maniera ossessiva i propri fratelli. Voleva assicurasse che le cose stessero esattamente così, perché in quel caso avrebbe agito di conseguenza, ne era più che certo. 
Non ci volle molto prima che Ichiji riuscì a trovare Niji e Yonji buttati sui divani della sala comune dei Serpevede, ai sotterranei. Il primo era intento a dormire, il secondo, invece, stava mangiando qualcosa che si era sicuramente portato dietro dalla Sala Grande. Con decisamente molta poca delicatezza diede un calcio a Niji, per farlo svegliare, ed il ragazzo rischiò di cadere a terra. 
«Che diamine vuoi, Ichiji? Stavo dormendo.» ed allora Niji guardò male il fratello dai capelli rossi, intrecciando le braccia al petto. 
«E’ vero che nostra sorella andrà al ballo con quello—… con Katakuri?» domandò lui senza guardarli negli occhi, nascondendo come sempre sul viso l’ombra di qualsiasi dubbio o preoccupazione. 
«Ah, già, me l’ha detto quello stronzo di Kidd che si vantava della cosa come se fosse stato lui ad invitarla.» rispose Niji ghignando. 
Era ovvio che lui rideva, in fondo la cosa non gl’importava minimamente. 
«Infatti, lui si dice che abbia invitato Bonney, wow—… volevo invitarla io.» aggiunse Yonji, che sembrava davvero disperato per la constatazione. 
«D’accordo.» tagliò corto Ichiji voltandosi e stringendo i pugni, perché in fondo non aveva altro da dire in quel preciso istante, quindi si diresse nuovamente verso la porta scorrevole nel muro in pietra.
«E tu ti sei dato da fare con la rossa l’altro giorno nella serra di Erbologia? Te la porti al ballo? Con Yonji abbiamo scommesso
La domanda da parte di Niji lo fece arrestare immediatamente ed allora l’idea che aveva scartato in precedenza si fece largo in lui, costringendolo a sospirare profondamente. 
«Sì.»
E con quell’unica risposta, senza voler davvero reggere una conversazione con i fratelli, s’allontanò perché doveva decisamente farla pagare a sua sorella. Se lei sarebbe andata con il campione allora lui avrebbe fatto altrettanto. Odiava scendere a questi trucchi squallidi, ma per lei, solamente per avere la sua attenzione, lo avrebbe fatto. 

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Capitolo 22
*** The night ***


Capitolo 22. The night

I lunghi capelli di Nami erano stati elegantemente acconciati in un blando chignon che lasciava libera solamente qualche ciocca rossa. Più si osservava allo specchio più cercava di trovare dettagli ed imperfezioni che sarebbero state eliminate con il trucco. Ancora non riusciva a capire come avevano fatto ad ottenere le magiche mani del Professor Izou, che con estremo entusiasmo aveva deciso di invadere il dormitorio femminile di Grifondoro per assicurarsi che la campionessa fosse pronta. A quanto pareva durante le lezioni di Astronomia c’era stata una sorta di discussione che era stata pressappoco 
“Non mi aiuterà a vestirmi prima del ballo.”
“Oh, sì invece lo farò. In cambio avrai una A ad Astronomia e non farai gli esami finali.”
“Voglio una E!”
“Facciamo che ti metto O e non se ne parla più—…”

O almeno così Bibi l’aveva raccontata, anche se in parte invidiava l’idea di non dover fare gli esami di fine anno, però se proprio doveva evitare una materia quella poteva essere qualcosa più difficile di Astronomia. Quindi con le dita strette intorno al lucido per le labbra che aveva appena colorato di rosso, la figura aggraziata del professore si avvicinò e poggiò delicatamente le mani sulle sue spalle, traendo un profondo sospiro di sollievo. 

«Divina, non ho altre parole per descriverti, Cocoyasi. Dovresti indossare sempre questo genere di vestiti, ti donano parecchio.»
Ed effettivamente Nami aveva davvero voluto esagerare scegliendosi un vestito rosso scuro, con le bretelle fatte di perline che non erano altro che diamanti e che le arrivava fino ad i piedi. Insomma le sarebbe costato un occhio della testa quell’abito se solo non avesse tormentato i proprietari del negozio arrivando a pagarlo poco meno di un quarto della somma prevista. Era una delle sue doti migliori e lei se ne sarebbe approfittata. Eppure, purtroppo, quell’abito bellissimo non sarebbe stato guardato dalla giusta persona, cosa che le faceva fin troppo male. Ma lei aveva scelto, secondo il consiglio di Nico Robin, di essere superiore alla cosa e di mostrarsi decisamente felice di andare con il proprio accompagnatore. Alla fine quella questione era stata risolta in maniera discreta perché dopo qualche giorno era tornato da lei Ichiji Vinsmoke dicendole che se la proposta era ancora valida avrebbe accettato.
Certo era sorprendente, ma a Nami importava ben poco, in fondo lei voleva solamente provare a dare un chiaro segnale a Rufy. Lui avrebbe capito.
Doveva capire che stava andando al ballo del Ceppo con una delle persone che meno sopportava solo per fare un dispetto a lui ed alla sua Boa Hancock. La Gazzetta del Profeta diceva che avrebbe indossato un abito viola per l’occasione, che avrebbe fatto risaltare i grandi occhi  blu che si ritrovava. 
Che cosa stupida. E dire che anche la sua migliore amica era uno dei campioni ma di lei non avevano detto niente per fortuna. 
«Dite che così va bene?» domandò allora Nami, voltandosi incerta in direzione delle altre ragazze.
Koala era seduta sul bordo del letto, mentre si sistemava il vestito lillà a balze, e dalle bretelle che sembravano due petali di rosa, ed allora le rivolse un sorriso entusiasta. 
«Stai benissimo, davvero non hai di che cosa preoccuparti, lui ti noterà sicuramente!» esclamò Koala sistemandosi i capelli, mentre andò a mettere un cerchietto, sembrando quasi una bambolina. 
«Uhhhh chi è che la deve notare?» domandò, invece, il professor Izou, dall’altro lato della camera intento a sistemare ed acconciare i capelli a Bibi, che lo guardava male.
Decisamente male. 
«Professore mi sta tirando i capelli.» ribadì l’azzurrina. 
«E tu rilassati, Nefertari, ti farò sembrare meravigliosa se vuoi quella O, Marco mi ha chiesto di farti fare bella figura e per Marco questo ed altro.» aggiunse il moro continuando a spazzolarle le ciocche, ormai corte, di capelli turchesi. «Ma tornando a noi, da chi si deve fare notare la bella Nami?»
Tutte e tre si scambiarono un rapido, anzi, rapidissimo sguardo preoccupato sapendo che quella era una domanda alla quale non avrebbero potuto rispondere. 
«Ma del suo—…» provò ad azzardare Koala, che sapeva inventare scuse meglio di loro due. 
«Accompagnatore? Non credo, insomma se l’accompagna al ballo è ovvio che la deve notare, si tratta sicuramente di qualche altro ragazzo. Oh, per Morgana! Nami Cocoyasi su chi vuoi fare colpo questa sera?»
A quella domanda le guance di Nami divennero immediatamente rosse e poi si ritrovò a fissare una delle grandi finestre della camera dalla quale era possibile notare la neve che scendeva. Era proprio Natale. 
«Al diavolo, tanto lei non parlerà non è vero professore? Comunque su uno stupido—… su uno stupido che ha deciso di accettare l’invito della prima capitata senza neanche rendersi conto che forse al suo fianco ci sarebbe voluto essere qualcun altro.» mormorò sentendosi decisamente irritata perché era la situazione a darle fastidio. 
«Chi è così stupido da non accorgersi che una come te?» domandò con aria serafica prima di roteare gli occhi e concentrarsi di nuovo sui capelli di Bibi. «Effettivamente gran parte dei ragazzi lo sono, datemi un indizio
«Andrà al ballo con l’altra campion—… mi sta facendo male!» ed una smorfia di dolore si fece largo sul viso della turchina, ancora sotto le mani del professore, che alternò lo sguardo stupito fra tutte loro. 
«Cosa? E’ l’accompagnatore di Boa Hancock? E me lo dite così alla leggera?» fu quasi costretto a farsi aria con la mano libera, prima di tirarsi indietro delle ciocche di capelli. 
«D’accordo, d’accordo, sto calmo, ho decisamente bisogno una tazza del mio tè pasticcino. Koala, bellezza, prendimelo è li sul comodino di Bibi.»
Nami, sempre più in imbarazzo, coprì il viso con entrambe le mani ed allora sorrise divertita, ma forse nel suo tono c’era solamente amarezza. 
«E’ solamente uno stupido e non mi farò rovinare la serata da lui, anzi, adesso scenderò giù e gli farò vedere che cosa si sta perdendo.»
Il professore bevve dalla tazza che si era portato con tanto riguardo ed allora annuì per poi applaudire. 
«Esatto, è così che si fa, ragazza, non devi farti abbattere ed anzi, sbattigli in faccia quello che si perde. Nessuna Boa Hancock sarà mai migliore di tutte quante voi, ricordatevelo sempre.»
Il sorriso sincero si andò a dipingere sulle labbra di Nami, che annuì convinta di quanto detto dal professore e si passò una mano fra le poche ciocche di capelli ancora libere. 
«Allora, vogliamo iniziare ad andare o—…» 
«E’ quasi l’ora, credo che Sabo sia già li sotto.» mormorò Koala sistemandosi ancora una volta le balze del vestito. «Ma non possiamo abbandonare Bibi.»
«No, ragazze, andate pure, non voglio farvi tardare, anche perché a quanto pare mi aspetteranno per le danze iniziali—… che meraviglia.» e non mancò di mostrare il suo tono altamente sarcastico mentre teneva gli occhi chiusi lasciando che il professore continuasse a truccarla. 
Decisamente divertente per i gusti di Nami, ma aveva ragione, e poi voleva fare il proprio ingresso in modo tale che tutti si sarebbero potuti voltarsi a guardarla.
«Allora credo sia il momento di andare, Koala, noi ci vediamo giù, Bibi—… e professore lei parteciperà?» domandò la rossa avviandosi verso l’uscita del dormitorio accompagnata da Koala. 
«Oh, sì, non preoccuparti ho una missione da compiere e sopratutto devo anche vedere come si sviluppano i vostri intrecci amorosi, ormai mi sono appassionato.» e rivolse ad entrambe un occhiolino divertito prima di far loro segno con la mano di allontanarsi per iniziare a scendere. 
In fondo non era stato per niente male parlare con il professore anche se la storia della missione de gli intrecci amorosi non era proprio il massimo, ma Izou non è mai stato un professore canonico e questo lo sapeva chiunque. 

Perché per il ballo si dovevano indossare vestiti eleganti?
Questo Zoro non l’avrebbe mai capito e soprattutto non aveva idea di come il nonno di Rufy avesse fatto a mandare a tutti loro dei completi eleganti che sarebbero serviti, appunto, per il ballo. E dire che lui neanche voleva andarci sul serio, insomma visto che andavano tutti alla fine anche lui sarebbe dovuto andare, era ovvio, non avrebbe passato la serata di Natale lontano dai suoi amici. Però, mentre si vestivano, e mentre Zoro era intento a litigare con la giacca scura del proprio abito, avrebbe volentieri messo le mani addosso a Sanji che non faceva altro che parlare della sua meravigliosa accompagnatrice. Aveva scommesso, infatti, con Ace e Sabo che avrebbe avuto un attacco di cuore una volta averla vista al piano di sotto.  E Zoro aveva addirittura scommesso qualcosa come un galeone d’oro. Insomma, era sicuro di quel che faceva. Rufy, invece, era quello più calmo di tutti e si era addirittura sistemato i capelli domandando a tutti loro se “andavano bene”.
Davvero gli aveva posto loro una domanda simile? 
Era tutto senza senso e Zoro ne era certo, quel ballo stava facendo impazzire tutti. Scendendo le scale, però, e muovendosi anche abbastanza rapidamente fra la folla di gente che c’era per i corridoi, chi rideva e chi urlava e chi sghignazzava, rischiò di perdere di vista gli altri ragazzi, in particolare modo Rufy che non appena mise piede al piano terra, dinnanzi la sala grande, fu letteralmente trascinato via da Boa Hancock che nel suo abito viola avrebbe potuto far invidia ad un'imperatrice. 
«Rag—… ragazzi, ci vediamo dentro.» urlò il moro rivolgendosi in direzione di Sanji e Zoro, che rimasero fermi a guardare il loro amico venir trascinato e fotografato dai giornalisti. 
«Rimane ancora un mistero come quella donna possa davvero invitato lui.» commentò il biondo portando le mani in tasca rivolgendosi in direzione di Zoro, che in realtà si stava già guardando intorno. 
«Già, ma a quanto pare Rufy piace alle ragazze.» ribatté lui senza troppo entusiasmo. 
«A proposito dove dovevi vedere la bella Perona? Perché è chiaro che rischierai di perderti.» 
«Ehi!» e Zoro diede una gomitata al fianco del compagno, guardandolo male.  «Non mi perderò, però comunque abbiamo appuntamento qui nella Sala grande.» 
«Fantastico, quindi guarda alla tua sinistra, testa d’alga.» e Sanji rispose dandogli a sua volta una gomitata. 
Zoro ovviamente, e soprattutto senza alcuna esitazione, si voltò verso destra ed infatti non vide nessuno, solo gente che passeggiava davanti l’ingresso. 
«L’altra sinistra, idiota.» gli mormorò il biondo voltandogli la testa nella direzione giusta ed allora Zoro la vide. 
Probabilmente fu come se l’avesse vista per la prima volta in vita sua, perché non era normale avere una reazione del genere per una ragazza. Rimase letteralmente a bocca aperta, domandandosi quanto tempo avesse impiegato per sistemare i lunghi capelli rosa, che cadevano in morbidi e perfetti boccoli sulle spalle, oppure per indossare quell’abito nero e bianco, pieno di merletti vari, che le stava così bene.  O le collane che adornavano il suo collo.
Possibile che quella fosse davvero Perona? Sì, era decisamente lei, con i suoi grandi occhi che facevano sfarfallare le ciglia ed uno sguardo imbarazzato mentre si guardava intorno forse alla ricerca del ragazzo.
«Io—…» balbettò il verdino, cercando di dire qualcosa di sensato, ma il biondo fu più veloce a spingerlo verso quella direzione, anche se in verità lo sentì urlare qualcosa del tipo “Pudding, mia bellissima Pudding, sto arrivando!”, segno che forse la compagna di Sanji doveva essere giunta. 
Ma in quel momento a Zoro importò ben poco di constatare la possibile reazione del ragazzo, al diavolo la scommessa con Ace e Sabo. Voleva semplicemente provare a raggiungere la sua compagna, cosa che alla fine riuscì a fare, nonostante la grande quantità di ragazzi e ragazze che vi erano ovunque. 
Solamente quando si ritrovò a pochi passi da lei si limitò a dare un colpetto di tosse, senza sapere neanche che cosa dire. 
«Perona?!» la chiamò senza troppo entusiasmo prima di poggiarle una mano sulla spalla, nella speranza di richiamare la sua attenzione, ed allora lei si voltò verso di lui, illuminandosi. 
Che cavolo gli stava prendendo? Lui non pensava a queste cose, lui era un vero uomo che voleva solamente duellare, volare e dormire, non necessariamente in tale ordine. Perché allora quella sera era rimasto ammaliato, per la prima volta nella sua vita, da una ragazza? Sperò vivamente di non essere sotto effetto di una qualche stupida pozione. 
«Come sei elegante, Zoro.» mormorò lei studiandolo dalla testa ad i piedi, decisamente imbarazzante, ma decise di provare anche lui a dire qualcosa di gentile. 
«Anche tu Perona stai—… bene.» 
Insomma quello per Zoro era un vero complimento ma a giudicare dall’espressione della rosata poteva decisamente fare di meglio, senza ombra di dubbio. Quindi le porse il braccio, come stavano facendo tutti la dentro, altra cosa imbarazzante. 
«Vogliamo entrare?» le domandò abbassandosi appena verso di lei per permetterle di sentirlo meglio, e quella forse, arrossì ma allo stesso tempo lo afferrò per il braccio, stringendoglielo con una forza che non aveva pensato potesse possedere una come lei. 
«Certo che sì, non vedevo l’ora.» Replicò abbassando lo sguardo mentre gli sorrideva con le labbra rosse quasi quanto le sue guance. 
E Zoro non se lo fece ripetere una seconda volta, facendosi così strada fra la folla di ragazzi in modo da poter dirigersi verso la sala grande. Erano un paio di metri e ci sarebbe riuscito, anche grazie all’aiuto di lei, che gli sussurrò da che parte andare. 
Il ballo non era neanche iniziato e forse non sarebbe stato male. 

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Capitolo 23
*** So beautiful ***


Capitolo 23. So beautuful 

Il professor Phoenix non smetteva di fare avanti ed indietro per l’ingresso pieno di gente. Insomma lui svettava su parecchi ragazzi li in mezzo, e regolarmente, ogni tre secondi, lanciava uno sguardo verso la sommità della scala nella speranza di poter finalmente veder scendere Izou con la campionessa. Era stato un errore, un grossissimo errore, mandare quel pazzo fissato con la bellezza da Nefertari, ed in parte gli dispiaceva per lei, ma dovevano fare bella figura, o almeno così aveva intimato Barbabianca. In fondo quell’anno del tutto rilassante lo avrebbe presto o tardi mandato al San Mungo nel reparto psichiatrico, senza alcun dubbio. Lui stava subendo lo stress del torneo tanto quanto i veri partecipanti.
A questo punto sarebbe stato meglio fargli fare le prove.
Lanciò uno sguardo di sbieco a colui che sarebbe dovuto essere l’accompagnatrice di Nefertari, cosa che in fin dei conti non lo sorprese neanche un poco, ma prima che potesse avvicinarsi a lui per chiedergli a che punto fossero, come se effettivamente lui lo sapesse sul serio, una mano gentile e delicata gli toccò la spalla. Avrebbe sempre riconosciuto quel tocco colmo di delicatezza, atto a richiamare la sua attenzione, e stranamente la tensione di Marco sembrò svanire del tutto. Lentamente, cercando di riacquistare quel poco auto controllo che ormai gli rimaneva prima di uscire pazzo, si voltò e vide la meravigliosa Bay, vestita di turchese con le varie sfumature di tale colore, sorridergli come sempre.
Non aveva parole per descrivere il sorriso della donna e Tatch diceva che era totalmente perso per lei. 
Possibile.
Ed a Marco andava bene così, si sarebbe voluto perdere nei sorrisi di Bay per sempre. 
«Sembri nervoso, è successo qualcosa?» gli domandò lei con la solita gentilezza, prima di focalizzare lo sguardo in direzione di Marco, lasciando che i loro occhi s’incontrassero. 
«In realtà sono sempre nervoso ultimamente e me ne rendo anche conto da solo—…» ammise Marco prima di notare, alle spalle di Bay, un Ace rivolgergli un occhiolino mentre stringeva per la vita una ragazza.
Maledetto Portuguese. 
«Il che è già una grande ammissione.» continuò lei con il suo sorriso incoraggiante. 
«Adesso stavo solo aspettando la campionessa, perché manca praticamente soltanto lei, e l’ho erroneamente lasciata nelle mani di Izou per farla preparare.» 
Ecco la fonte della preoccupazione di Marco spiattellata su due piedi. 
«Izou farà un ottimo lavoro e non devi preoccuparti di niente, è solo una serata e tu devi imparare a rilassarti di più.» 
Quasi in maniera inaspettata le dita di Bay, fasciate in parte da del tulle dello stesso colore del vestito, andarono a sfiorargli la guancia in un gesto che lo lasciò senza fiato, e per questo motivo si ritrovò a fissarla a bocca aperta. 
«S—…sì, diciamo che devo rilassarmi, ma questa non è la serata giusta, purtroppo. Devo anche controllare che Thatch non metta dell’alcool nelle bevande dei ragazzi, perché a detta sua sarebbe davvero “divertente”,  a detta di Barbabianca no.» 
Questa volta quella che rise divertita fu Bay che andò a coprirsi le labbra con il dorso della mano guantata, facendo smuovere i lunghi capelli ondulati ed intrecciati con quelli che sembravano piccoli fiocchi di neve. 
«Ha davvero detto così Satch? Insomma, non posso crederci, è sempre lui.» 
«Già, purtroppo è sempre lui e non cambierà di certo questa sera, quindi devo marcarlo a vista. I rgazzi sono già in piena fase ormonale, aggiungici l’alcool e questa festa diventerà un manicomio.»
L’ennesimo problema al quale il professore avrebbe dovuto far fronte. Possibile che i problemi non finissero mai? A quanto pareva sì. E fra le altre cose lo smoking gli stava stretto di spalle. Era una congiura.
Eppure, in quel momento di massimo sconforto, la chiara voce di Izou richiamò l’attenzione di tutti. 
«Yuhuuu! Finalmente abbiamo finito.» urlò il moro prima di sollevare una mano per salutarli. Izou, ovviamente, non aveva neanche idea di cosa fosse la discrezione, erano due unità distinte. 
In un movimento quasi automatico Marco, Bay, ed ovviamente anche il giovane Pell, l’accompagnatore della campionessa, si voltarono in direzione delle scale e li videro Izou affiancare la ragazza, vestita di bianco ed oro, con un vestito semplice ma che metteva in risalto la sua bellezza. I capelli, per metà sciolti e per metà intrecciati con dei fiori erano sicuramente opera dell’uomo, come anche il trucco leggero. 
Vide con la coda dell’occhio l’accompagnatore di Nefertari rimanere leggermente a bocca aperta, quindi gli diede una gomitata semplicemente per fargli tenere un contegno rispettabile. 
«Una vera principessa!» esclamò Bay al suo fianco, che istintivamente lo prese per mano emozionata come non mai a quella vista. 
Donne che si esaltavano per altre donne, la cosa era strana, ma adorava l’entusiamo e la gioia della propria collega. 
«Una principessa che farà una grande figura in quella sala da ballo.» continuò Izou fermandosi sull’ultimo gradino aiutando a scendere la ragazzina dai capelli turchesi. 
Rimasero in silenzio tutti i professori mentre con assoluto imbarazzo Pell allungava una mano verso di lei, proprio come avrebbe dovuto fare un vero gentiluomo, per accompagnarla all’ennesima tortura, perché il ballo iniziale era decisamente una tortura. 
Sentì Izou sospirare, quasi come se fosse lui il soggetto interessato, mentre Bay poggiò il viso contro la sua spalla. 
«Allora andate, su, stanno per iniziare ed aspettano solamente voi.» li esortò Marco, facendogli cenno di avviarsi, altrimenti quella situazione sarebbe diventata ancora più imbarazzante per tutti quanti perché non sarebbe riuscito a contenere izou. Sapeva benissimo che per le storie d’amore lui aveva una passione, proprio come per i gossip, e non poteva far altro che sospirare. 
I due ragazzini si scambiarono un’occhiata e dopo aver annuito, sempre con imbarazzo, s’allontanarono rapidamente, dirigendosi da altri loro amici ancora presenti all’esterno della sala. 
«Come sono carini—… Quasi quanto voi due.» li apostrofò il moro, ed ecco che improvvisamente sia Marco che Bay si guardarono arrossendo come non mai. 
Ebbe la voglia improvvisa di mettergli le mani addosso per fargli chiudere quella sua bocca larga una volta per tutte, ma Izou sospirò di nuovo e poi sollevò una mano.
«Adesso vi prego ho da fare, devo seguire dei gossip interessanti che mi sono stati forniti per questa sera.»
«Gossip interessanti? Di che tipo?» domandò Bay incuriosita. 
«Vogliamo davvero sapere i gossip di cui parla Izou?» replicò Marco roteando gli occhi esasperato. 
Ma il moro non li degnò di una risposta, e lui non voleva sapere niente ovviamente di gossip e di Izou, aveva già altri mille problemi, ma avendo Bay al proprio fianco, alla quale aveva promesso un ballo durante il corso della serata, sperava che tutto sarebbe andato per il meglio. 
E forse, solamente allora, avrebbe anche provato a godersi quei momenti insieme a lei, cosa che succedeva parecchio raramente. 

Reiju avrebbe di gran lunga preferito starsene distesa, per l’intera serata, rimanendo a letto piuttosto che andare a quel ballo. Sarebbe stato più semplice sprofondare nel proprio cuscino, avvolta dalla pesante coperta rosa che si era portata da casa, accompagnata da una buona tazza di tè. Ed invece giunse di nascosto Bonney che improvvisamente iniziò a cercare di rianimarla, perché lei purtroppo sapeva quale fosse il problema di Reiju, e la obbligò ad indossare il proprio vestito ed a prepararsi per il ballo del Ceppo. In fondo non poteva neanche dar buca all’ultimo secondo a Katakuri, sarebbe stato disdicevole oltre che poco gentile.
E poi lui che avrebbe pensato? Che ci stava male? No, non poteva permettere che Ichiji sapesse una cosa simile. Non voleva dargliela vinta, considerato quello che lui aveva fatto. Insomma davvero gli piaceva così tanto l’amica di Sanji da arrivare addirittura a portarsela nella serra di erbologia, ed a quanto pareva Yonji aveva addirittura detto che sarebbero andati al ballo insieme e che “si erano dati da fare”. Reiju non volle neanche approfondire l’argomento, che l’aveva costretta a cadere in un profondo stato d’insofferenza tale da non avergli più rivolto la parola, eccezione fatta per i “buona notte” o “a dopo!” quando erano tutti e quattro insieme. 
Così, nonostante quella terribile voglia di non vedere nessuno, Bonney la spronò a prepararsi, anche se ancora Reiju doveva capire come la Corvonero fosse riuscita ad arrivare fin nei sotterranei senza suscitare il dubbio di nessuno. Bonney aveva deciso di puntare tutto sulla propria scollatura, cosa che sicuramente avrebbe fatto perdere la testa a Kidd, perché conosceva il rosso e le sue debolezze. Bonney, ovviamente rientrava fra quelle.
L’aveva vista uscire dalla sala comune dei Serpeverde quando quasi tutti dovevano esser già andati e l’aveva seguita lungo i corridoi dei sotterranei fino ad arrivare nel grande atrio dove proprio all’entrata ad attenderla, vestito di tutto punto, anche se con qualche borchia di troppo per i gusti classici di Reiju, vi era il proprio accompagnatore. Non molto lontano vide le sue sorelle, unite alle sue ammiratrici, salutarlo da lontano con aria sognate e con fare stranamente gentile per uno dalla sua corporatura, Katakuri le porse il braccio chiando leggermente il capo nella sua direzione. 
Questa fu una delle prime cose che sorprese Reiju, tanto da farla quasi sorridere, mentre con la mano libera sistemò il vertiginoso spacco del vestito lungo nero che aveva indossato per l’occasione.
In fondo mettere in mostra le gambe non andava contro nessuna regola. 
Era la prima volta che lo indossava e lo aveva espressamente chiesto a suo padre quando l’aveva visto in vetrina.
La risposta positiva era giunta dopo meno di due secondi dalla richiesta.
«Stai molto bene—…» le disse Katakuri, senza però voltarsi a guardarla, teneva come sempre una sciarpa scura, accompagnata da un mantello, forse per il freddo, che gli donava quell’aria affascinante
Però per quanto fosse fortunata Reiju aveva la mente altrove, ed infatti gli attimi prima in cui furono costretti a sfilare per la sala sotto gli occhi di tutti quanti, furono fatali per lei. Dinnanzi a sé vi era la coppia formata da Boa Hancock accompagnata dall’amico di suo fratello, Rufy, che le rivolse un occhiolino divertito, dietro di loro, invece l’accompagnatore di Bibi Nefertari stava sussurrando qualcosa all’orecchio della fanciulla che la fece arrossire e sorridere al contempo. 
«Anche tu sei davvero elegante.» rispose solamente allora Reiju, prima di sorridere cordialmente in direzione del suo accompagnatore, che fra l’altro sembrava particolarmente sorpreso da tale affermazione. 
Calò il silenzio nella sala e dopo che il Ministro della Magia accompagnato da Barbabianca fece il suo annuncio partì un applauso che diede effettivamente il via a quella sfilata. Non vi fu alcuna esitazione nei movimenti di Reiju che si mosse con l’estrema grazia di sempre, come le avevano insegnato a fare, sorridendo qui e li, mentre i propri occhi cristallini scrutavano la folla alla ricerca dell’unico sguardo che non avrebbe mai voluto incontrare, ed invece eccoli li. In disparte dagli altri, accompagnato però da Nami, mentre le stava accanto lasciando che le loro braccia si sfiorassero, o forse si stavano addirittura tenendo per mano. In quel momento si strinse maggiormente al braccio di Kakaturi e si voltò forzatamente verso di lui, perché non avrebbe voluto guardare Ichiji ancora una volta solo per farsi male.
Fu la passerella più lunga di sempre, accompagnati da musica, applausi e fischi e poi la grande pista da ballo, posta a centro sala, totalmente vuota. Vide dei fotografi non molto lontano scattar loro foto in un attimo tanto delicato, e poi giunse il momento di ballare. Non aveva idea se il suo accompagnatore fosse preparato o meno, fatto stava che lei avrebbe condotto divinamente il tutto perché la danza era una delle poche cose raffinate che veniva quasi naturale in una una come Reiju, infatti con assoluta eleganza andò a poggiare una mano sulla spalla di Katakuri, e lui le mise una mano sul fianco. Entrambi si scambiarono un rapido sguardo e non vi fu bisogno di dire niente perché la musica partì ed allora fu tempo di ballare. 
Con la coda dell’occhio, ogni qual volta faceva una piroetta, si ritrovava a voler fuggire da quella situazione. Non erano gli sguardi degli altri a metterla sotto pressione, bensì tutto quello che al momento sentiva.
Come era arrivata a tanto solo per far ingelosire qualcuno? Come poteva essersi arresa alla profonda ed insormontabile evidenza che si esprimeva con il desiderare la persona sbagliata? 
Accompagnati da un applauso la in mezzo ai campioni si iniziarono ad unire una serie di insegnanti, con i loro rispettivi accompagnatori, prese parte al ballo. Perfino Barbabianca era intervenuto nel ballo, ma di certo una delle cose più eclatanti fu forse l’entrata in scena del Professore Doflamingo accompagnato da Violet, una sua compagna di classe appartenente a Corvonero. Insomma c’era chi avrebbe dato scandalo al ballo, ma a nessuno sembrava interessare troppo, eccezione fatta per i fotografi che non avevano smesso un attimo di staccare foto. 
Quella serata era solo all’inizio e lei voleva di già tornare in camera sua. 

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Capitolo 24
*** What the hell?! ***


Capitolo 24 Whath the hell?!

Era tutto decisamente fantastico.
Ancora Sanji non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Non solo Pudding era bellissima, aveva approvato i fiori che le aveva preso ed aveva addirittura acconsentito a ballare insieme a lui davanti a tutti, ma proprio tutti, inoltre ad un certo punto alle spalle del preside venne fatto apparire un palco vero e proprio, con luci e riflettori, e dopo un paio di fuoco d’artificio fatti esplodere verso il cielo innevato del tetto della Sala Grande, spuntò la sagoma del fantasma di Grifondoro Brook, con in mano una chitarra, deciso a rifar valere il mito di Soul King. Insomma lui era stato una star ad i tempi e chiunque conosceva le sue canzoni, ma vederlo suonare ancora una volta dal vivo era stato sensazionale. Probabilmente fu l’intervento di Brook a smuovere le acque della compostezza che si era creata fino a quel momento, infatti i ragazzi iniziarono ad ammassarsi intorno al palco, lasciando che la musica si movimentasse. Le danze classiche vennero letteralmente lasciate alle spalle mentre tutti quanto presero a ballare senza regole. Lui, in compagnia di Pudding, però, aveva deciso di prendersi da bere, così prima di ritornare a ballare, si fermò accanto al tavolo pieno di vivande. 
«Sanji—… io vorrei il punch, me lo prenderesti? Vado un attimo da mia sorella Chiffon che deve dirmi una cosa.» 
Ovviamente ogni qual volta che Pudding apriva la sua bellissima bocca per dire qualcosa il biondo era come se smettesse di ragione, però in quel momento riuscì ad annuire lentamente, cercando di non sembrare un vero idiota.
«D’accordo Pundding—… sono qui—…» balbettò salutandola con un baciamano, cosa decisamente azzeccata, che addirittura la fece arrossire. 
Così Pudding si allontanò con una serie di risatine divertite percorrendo la grande sala gremita di ragazzi. La seguì con lo sguardo, ritrovandosi fin troppo ammaliato da quella figura e così, a malincuore, si voltò dirigendosi verso il tavolo con le cose da bere. 
Il Punch, che probabilmente avrebbe preso anche lui, era pieno. Sicuramente Barbabianca doveva aver usato qualche incantesimo per riempirlo automaticamente ogni qual volta che stava per terminare, ottima scelta che non avrebbe lasciato nessuno a bocca asciutta. 
Riuscì miracolosamente a prendere due bicchieri, facendosi largo fra i ragazzi, e quando si avvicinò alla grande ciotola centrale erano apparsi, quasi magicamente un elegantissimo Law accompagnato da una splendida Robin, che lo teneva a braccetto. Rischiò letteralmente di far cadere i bicchieri a terra, proprio come a terra era la sua mascella, ma in fondo perché si stava stupendo tanto? Quei due erano sempre insieme, studiavano insieme, erano intelligenti insieme. Però lei era decisamente troppo bella per uno come lui. 
«Mia bellissima Robin!» la salutò avvicinandosi alla coppia, dimenticandosi per un attimo delle cose da bere.
«Law!»
«Sanji, ma come sei elegante questa sera.» rispose con un sorriso divertito la corvina stringendosi però allo spilungone al suo fianco. 
«E tu come sempre sei una visione incantevole—… come hai fatto a convincere il musone a venire al ballo?» domandò allora con un ghigno, beccandosi un’occhiataccia da parte di Law. 
«Perché sarebbe stato peggio non andarci, credimi. So di che cosa parlo.»  
Ma Law precedette la sua compagna per dare una risposta sensata a Sanji, che nonostante tutto non aveva idea di che cosa volesse dire il Corvonero. Avrà avuto le sue buone ragioni per dire così. 
«D’accordo se lo dici tu—… volete qualcosa da bere? Sto prendendo il punch per Pudding che credo sia andata dalle sue sorelle.» 
Ed allora il biondo indicò un punto alle proprie spalle, senza sapere dove effettivamente fosse andata la sua accompagnatrice. Robin scosse gentilmente la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli scuri che risaltavano sul vestito viola scuro che aveva indossato quella sera. Senza spalline. Era decisamente stupenda e Law non era alla sua altezza. 
«Fai pure se vuoi alcolizzarti—… il punch è stato corretto con dell’alcol, infatti c’è la fila per prenderlo come puoi vedere.» ghignò il moro, che indicò tutti i ragazzi intenti a cercare di accaparrarsi un po’ delle cose da bere.
Quell’affermazione sorprese al punto Sanji che si voltò per controllare la cosa ed effettivamente aveva ragione quel corvo di Law. C’era tantissima gente, compresi i suoi fratelli, quegli imbecilli. 
«Effettivamente sembra proprio così—… chi ha avuto questa brillante idea di far ubriacare l’intera scuola?» domandò retorico Sanji, stupito da una cosa simile. Già avere così tanti ragazzi sotto lo stesso tetto, durante una festa, era abbastanza pericoloso, figurarsi se era addirittura stato introdotto clandestinamente dell’alcol. Si stupì di non vedere Zoro in fila a sbraitare per poter bere, ma probabilmente la bellissima Perona era riuscita a metterlo in riga.
«E’ stato il professor Satch accompagnato dal Professor Izou.»
Ancora una volta Law aveva risposto ad una domanda assolutamente inaspettata, come era suo solito modo fare, lasciando il biondo senza parole. Conoscendo però i due professori era strano che ancora Phoenix non li avesse uccisi per aver fatto una cosa simile, però questo rendeva il tutto decisamente più divertente. 
«Non so se definirli dei miti o dei pazzi—… e se tu non sei qui per bere allora cosa stai facendo?»
«Controllo che Corazon non si avvicini alle cose da bere altrimenti il disastro è assicurato.» 
Effettivamente anche la sua spiegazione era piuttosto logica e coerente. Aveva assistito con i propri occhi alla devastazione allucinante che il professore di Divinazione poteva provocare e tutto questo senza neanche rendersene conto. Tenerlo lontano dagli alcolici era praticamente il minimo da poter fare, quindi Sanji si limitò ad annuire guardando di sbieco i due. 
«Allora d’accordo, tu rimani a guardia del paunch, io vado a mettermi in fila altrimenti non ne vengo più a capo—… ci vediamo in giro, ragazzi.» 
Li salutò con un’alzata di mano, che venne ricambiata da Robin, la quale aggiunse addirittura un sorriso smagliante, e da un cenno del capo di Law, che invece riprese a guardarsi intorno con aria assolutamente circospetta. 
Stringendo, allora, i due bicchieri fra le mani il giovane Vinsmoke si diresse verso la fine della fila di ragazzi per poter prendere da bere, ma per sua immensa sfortuna dovette passare accanto a Niji e Yonji, intenti a darsi gomitate ed a ridere. Lui li avrebbe volentieri evitati, ma il ragazzo dai capelli blu e dal ciuffo alto, lo afferrò per un braccio, costringendolo a fermarsi.
«Guarda come si è vestito elegante il nostro fratellino, non trovi Yonji?»
Niji stava ghignando, mentre Yonji, alle sue spalle, annuiva con veemenza.
«Dov’è la tua ragazza, Sanji? Oppure sei venuto solo?» lo provocò nuovamente il blu, che era quello peggiore con cui poter discutere. 
«Mi sta aspettando mentre prendevo da bere—… e poi potrei dire lo stesso di voi. Dove sono le vostre ragazze?»
Avrebbe volentieri aggiunto un “idioti”, ma decise di evitare le risse, almeno per il momento. 
«Anche le nostre ci stanno aspettando—… avevamo detto a Ichiji se anche lui voleva da bere ma sembrava nervoso.» protestò invece il verdino mentre intrecciava le braccia al petto, mettendo in risalto i muscoli dei pettorali sotto la camicia bianca. 
A Sanji non poteva interessare meno di niente del fatto che il rosso fosse nervoso, l’unica che realmente avrebbe volentieri tenuto d’occhio era Reiju, che a sorpresa aveva sfilato accanto a Katakuri, stupendo praticamente chiunque. Perché non glielo aveva detto che aveva accettato di andare con quel pallone gonfiato?
Ma in fondo lei era libera di uscire con chi voleva e Sanji, oltre che controllarla e proteggerla, non avrebbe potuto far nient’altro. 
«Bene, grazie per l’aggiornamento non richiesto sullo stato di salute mentale di Ichiji, ma sinceramente—… non m’interessa. Ed adesso se volete scusarmi devo andare a mettermi in fila.» 
I suoi fratelli, dopo tale risposta, si scambiarono un rapido sguardo d’intesa ed allora ghignarono entrambi divertiti. Niji, con sua grande sorpresa, lo lasciò andare, ma prima che si potesse allontanare troppo si limitò a dirgli una cosa. 
«Sai con chi è venuto al ballo nostro fratello, Sanji?» 
Improvvisamente il biondo s’immobilizzò limitandosi a guardarli entrambi di sbieco, senza però dar loro troppa attenzione, perché non la meritavano. 
«No—… e non vedo perché dovrebbe interessarmi.» 
«Strano—…» mormorò sibillino Niji.
«Pensavo che anche a te piacesse la tua compagna Nami.»
Quel nome lo pietrificò e per poco non rischiò di far cadere a terra i bicchieri, perché fra tutti i nomi che quello stronzo poteva dire Nami era l’ultima. Anzi, non era neanche in lista. Si voltò molto lentamente verso di due, con gli occhi sgranati, cercando di non sembrare morto. Non poteva essere vero. La sua bellissima Nami non poteva essersene andata al ballo con—… no.
Era l’ultima cosa possibile. 
Yonji, altrettanto lentamente, lo raggiunse e gli cinse le spalle con un braccio, che Sanji avrebbe tanto voluto strappargli, perché odiava essere toccato da loro. Si guardò intorno attentamente e quando sembrò trovare ciò che cercava spinse Sanji verso quella direzione ed indicò oltre la gente nella sala. 
«Li vedi? Sono proprio la sotto, se non ci credi vai a chiederglielo, ma non sembra vogliano essere disturbati.»
Ed effettivamente, assottigliando lo sguardo, Sanji riuscì ad intravedere Ichiji accompagnato da Nami. Non stavano ballando, stavano semplicemente fermi in un angolo della sala, forse intenti a parlare, mentre lui non riusciva a credere ad i propri occhi. 
Che diamine stava succedendo quella sera? E soprattutto perché Nami non gli aveva detto niente di niente? 
Quello era l’apice dell’impossibile.

La mano stretta in quella di Pell, che non l’aveva lasciata andare neanche per un attimo, fortunatamente, le donava sicurezza anche quando voleva solamente sprofondare. C’era stato un momento, poco prima che il Ministro Sengoku desse il via alla sfilata dell’imbarazzo, durante il quale Bibi sarebbe voluta scappare. Aveva però il professor Phoenix alle costole, che la controllava nella speranza che non ci fossero brutte  figure in vista, e poi tutti gli occhi dei suoi compagni puntati addosso, compresi i fotografi. Perché era stata scelta per diventare un campione del torneo Tremaghi? C’era davvero qualcuno che voleva così male a suo padre da averla fatta estrarre?
A quanto pareva sì e questo non andava per niente bene. 
Eppure, guardando negli occhi di Pell, riuscì a trovare la sicurezza necessaria per affrontare tutto ciò. Non era la prima prova, ma era altrettanto spaventoso. E finalmente si rilassò un poco, anche durante il ballo, che fu più semplice del previsto. Lui era stato bravissimo nel farla volteggiare e lei aveva messo in pratica anni ed anni di danza che aveva fatto fin da bambina per far fronte agli eventi di purosangue ad i quali i Nefertari erano spesso invitati. 
Il concerto, che partì con Brook che saliva sul palco, fu forse una delle cose più divertenti di sempre ed anche in quei momenti ballò insieme a Pell, in mezzo a tutta quella gente. Rufy, addirittura, le andò a sbattere mentre ballava con una imbarazzatissima Boa Hancock, cosa che fece ridere più del dovuto l’azzurrina, ma in quel momento si sentì letteralmente trascinata via da Pell. In mezzo a tutta quella confusione le fece cenno di seguirlo, così dopo aver donato un’ultima occhiata a Rufy, l’unico dei suoi amici che riusciva ancora ad intravedere nella folla, si allontanò seguendo il proprio accompagnatore, senza mai lasciare andare la sua mano. 
Una volta lontani dalla massa, verso il fondo della Sala Grande, il ragazzo s’avvicinò a lei, parlandole all’orecchio per farsi sentire sopra la musica al massimo volume. 
«Ti va di andare a prendere un po’ d’aria all’aperto? C’è davvero troppo caldo.»
Improvvisamente anche lei si sentì accaldata, forse perché aveva ballato fino a quel momento. Probabilmente i capelli sistemati dal professor Izou ormai erano ormai un completo disastro, ma decise che non era una cosa importante, quindi si limitò ad annuire lentamente seguendo Pell verso l’uscita della Sala Grande.
Lungo la strada vide Sanji intento a bere un bicchiere gigante di punch, in compagnia di Pudding ed una serie di altre ragazze che parlavano con lei. Forse il biondo aveva l’aria pensierosa e per questo non la vide, ma non importava. Usopp li salutò mentre si dirigevano verso il portone esterno, che dava sul giardino ed allora una lieve brezza la fece quasi rabbrividire. Pur essendo dicembre la temperatura era meno fredda del previsto, ma prima ancora di poter muovere un passo lungo il giardino, come molti altri ragazzi avevano deciso di fare, Pell si sfilò la giacca nera e la poggiò sulle spalle scoperte della ragazza, che istintivamente arrossì. 
«Non c’era bisogno—…»
«Scherzi? Rischi di ammalarti e non voglio colpe se dovesse venirti qualcosa.» fu quasi una spiegazione logica quella di Pell, ma nonostante tutto la ragazza lo trovò decisamente una cosa carina. 
Così riparata dal freddo, nonostante tutto, e dopo averle ripreso la sua mano, i due iniziarono a camminare al chiaro di luna sul prato, seguendo il perimetro delle mura del castello.
«Alla fine è andato tutto bene, non trovi?» domandò la ragazza puntando i grandi occhi scuri in direzione del viso di Pell, intento però a guardare a terra. 
«Assolutamente. Tu non sei corsa via urlando, hai ballato davanti a tutti ed io mi sono anche divertito parecchio.» 
Pell rispose con il suo solito tono pacato e solamente allora, lentamente, la guardò di sbieco. 
«Avevi paura di non divertiti in mia compagnia?» 
La ragazza, così, finse un’espressione indignata, ma subito dopo scoppiò a ridere. 
«No, per niente, ero sicuro che mi sarebbe piaciuto molto ballare con te.»
Probabilmente l’affermazione di Pell era pura e semplice oggettività, ma in quel frangente di eventi Bibi si ritrovò ad arrossire, sentendosi particolarmente sollevata nel sapere una cosa simile. 
«Anche a me è piaciuto molto ballare con te, insomma non pensavo fossi così bravo—… »
«Bravo? Per niente, ho fatto solamente quello che il professore ci ha insegnato, tutto qui.»
«Allora si vede che sei un ottimo allievo.»
E Bibi gli sorrise con gentilezza, ritrovandosi così a guardarlo negli occhi cercando di non sentirti troppo in imbarazzo, perché per quanto si sforzasse alla fine andava sempre così. Ma questa era una cosa che accadeva da prima che decidesse di chiedergli del ballo, cosa che aveva toccato l’apice dell’imbarazzante, senza ombra di dubbio. 
«Esagerata come sempre—…»
Così Pell le fece sorprendentemente il verso, lasciandola senza parole per poi scoppiare a ridere all’unisono.
«Davvero stai osando prendermi in giro? A me? La campionessa di Hogwarts?»
Mentre camminavano lungo il giardino Bibi si fermò di scatto, fingendo a sua volta un’espressione decisamente offesa, ed allora sollevò una mano all’altezza del petto, voltando il viso di lato. 
«Assolutamente sì, sto prendendo in giro la campionessa di Hogwarts che in realtà neanche dovrebbe partecipare a questo torneo perché troppo pericoloso per lei e che rischia letteralmente la vita per—… delle stupide prove
Pell parlò con assoluta tranquillità, fermandosi esattamente dinnanzi a lei, andando ad intrecciare le  braccia all’altezza del petto. Quelle parole, sebbene lo scherzo di poco prima, nascondevano un fondo non indifferente di verità e questo fece star male Bibi, che nonostante l’allegria del momento sembrò rabbuiarsi, infatti neanche provò a voltarsi verso di lui. 
«Non l’ho scelto io e questo lo sai, Pell, non era necessario ribadirmelo—… »
Sorprendentemente il ragazzo avvicinò due dita al suo viso e con delicatezza la costrinse a voltarsi nella sua direzione, cosa alla quale Bibi cedette immediatamente. 
«Certo che lo so ma è una cosa che mi tormenta. Ci dovrebbe essere qualche altro al tuo posto e—… e vorrei poterti essere più d’aiuto ma non so come fare e questo mi da immensamente fastidio, scusami, non volevo rovinarti la serata, Bibi.» 
Tale discorso, pronunciato con tutta la sincerità di cui forse il ragazzo era a disposizione,  la fece sorridere perché probabilmente mai nessuno le aveva detto tutto ciò. O forse perché le parole dette da Pell avevano un significato decisamente più profondo per l’azzurrina, che in tutta risposta gli prese il viso fra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi. 
«Tu mi aiuti sempre, non dimenticarlo mai, Pell.» 
Quella risposta sorprese particolarmente il ragazzo, che si ritrovò a fissarla senza saper bene cosa dire o fare, ed improvvisamente la distanza che li separava, per Bibi sembrava essere diventata terribile da sopportare, come se fosse necessario per lei avvicinarsi. Ma lui fu più rapido nell’elaborare tutto ciò e prima ancora che la ragazza potesse dire qualcosa portò una mano intorno alla sua vita e l’avvicinò a sé. In quegli attimi di silenzio e con il viso così vicino al suo,  Bibi poté quasi sentire il suo cuore battere all’impazzata nel petto. Una parte di lei le suggeriva di allontanarsi, perché non era giusto stargli tanto vicina, l’altra invece avrebbe tanto voluto far qualcosa di impossibile ed assolutamente sbagliato. 
Passarono un paio di secondi in assoluto silenzio, incapaci di parlare, mentre i loro battiti ed i respiri sincronizzati erano l’unica cosa che poteva essere udita. Probabilmente Bibi socchiuse leggermente gli occhi, incapace di reggere ancora quel contatto visivo destabilizzante, e Pell s’avvicinò impercettibilmente a lei.
La distanza fra di loro era ormai minima, ma delle risate divertite li spinsero a fermarsi, congelati in quella posizione anche abbastanza imbarazzante, stretti l’un l’altro. Ed infatti da dietro l’angolo del castello videro sbucare una delle coppie più chiacchierate dell’intera serata: Eustass Kidd e Jewelry Bonney. La ragazza, vestita di rosa acceso, con un abito decisamente corto per gli standard della serata elegante, che però le fasciava alla perfezione il corpo mettendone in risalto la sua bellezza, s’aggrappò a Kiss e lo baciò con passione sulle labbra. Ed ovviamente il ragazzo ricambiò con altrettanta foga, facendo come se gli altri due non ci fossero. 
Si staccarono soltanto per prendere fiato e poi il rosso prese per mano la rosata, stringendola nuovamente a sé, ed allora si accorse dei ragazzi che li avevano appena visti. 
«Se volete li dietro è un ottimo posto per darsi da fare—… campionessa.» 
Bibi cercò le parole giuste per rispondere, senza osare muovere un muscolo perché non ne trovò la forza, ma Kidd e Bonney si allontanarono con divertimento, ripercorrendo la strada dal contrario. Ed allora la ragazza si rese conto che tutto quello era decisamente inappropriato, quindi si allontanò a malincuore da Pell e lui fece lo stesso, limitandosi a guardarsi intorno. 
«Direi che possiamo rientrare—…» mormorò Bibi, ancora rossa in viso. 
«Decisamente—…» 
E Pell la prese per mano, incurante dell’imbarazzo di entrambi, e s’avvivò lungo il giardino. 


Nota dell'autrice: Intanto vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che seguno questa FF e che spendono belle parole per me, siete fantastici. In ogni caso volevo allegare questa canzone, ovvero "Gimmie gimmie gimmie" tratta dal muscial "Mamma Mia" come caznone di sottofondo per il Ballo del Ceppo, in particolar modo nella scena in cui Sanji parla con Law e poi con i fratelli.

https://www.youtube.com/watch?v=PctJPcoDvCU

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Capitolo 25
*** Perfect ***


Capitolo 25. Perfect 

Era tutto perfetto. Probabilmente Perona sarebbe potuta morire quello stesso giorno perché ormai non le importava più. Zoro, lo sbadato per eccellenza, colui che si perdeva per andare anche da una classe all’altra, l’aveva letteralmente lasciata senza parole perché non solo era bellissimo in giacca e camicia, ma si era addirittura comportato nel migliore dei modi. Le aveva preso da bere, aveva parlato con lei ogni singolo istante, si era messo a ridere prendendo in giro qualche suo amico e come se non bastasse avevano fatto una classifica dei vestiti più brutti visti in giro. E poi avevano addirittura passeggiato all’esterno, quando l’aria si era fatta troppo pesante. Insomma la passeggiata al chiaro di luna stando al suo fianco era stato un colpo al cuore per la ragazza che aveva cercato in tutti i modi di trattenersi. Ed adesso se ne stava seduta ad una dei tanti tavoli, attendendo che il verdino finisse di parlare con il suo amico Rufy, ancora attaccato a Boa Hancock, che fra l’altro era finita nella classifica di Zoro e Perona, dopo avrebbe pensato al da farsi. 
Ormai il concerto di Soul King era giunto al termine, fra i pianti e gli applausi generali, e finalmente la sala aveva ripreso la sua iniziale calma, il tutto accompagnato da una sorta di musica rilassante che accompagnava quelle poche coppie intente a ballare un lento sulla pista mentre dal tetto incantato cadeva la neve. 
Si passò una mano sciogliendo alcuni dei perfetti boccoli che aveva fra i capelli e poi si limitò a rigirarsi il bicchiere pieno di punch, che fra l’altro aveva un sapore strano, ed a posarlo, quando una mano si andò a poggiare sulla propria spalla, costringendola a girarsi. Accanto a lei vi era Zoro, che teneva una mano in tasca e che si era appena sbottonato la camicia ed il papillon, decisamente troppo opprimente forse per il ragazzo, ma che su Perona ebbero un effetto destabilizzante, e non poco.  Eppure c’era qualcosa nell’aria di Zoro che la preoccupava, come se quella discussione con il suo amico non era stata esattamente il massimo.
«Scusami, ma Rufy mi doveva dire una cosa!» esclamò prima di abbassare lo sguardo verso di lei, quasi per assicurarsi che stesse bene.
«Non preoccuparti—… sembri pensieroso.» cinguettò la rosata quasi come se volesse assicurarsi della sua salute. 
Zoro scosse la testa e scrollò le spalle con la solita aria annoiata, quella non l’avrebbe mai persa. 
«Niente d’importante, tranquilla—… a proposito non te l’ho chiesto prima perché c’era decisamente troppa gente ma—… vuoi ballare? Sai adesso c’è poca gente ed io non dovrei neanche muovermi tanto—…»
Quella proposta, fatta a bruciapelo, lasciò Perona assolutamente senza fiato e quasi per inerzia la propria testa si mosse da sola, annuendo ed acconsentendo a quella che era la conclusione perfetta per tale serata. Infatti, senza aggiungere altro, s’alzò in piedi, afferrando con delicatezza la mano che le stava porgendo il ragazzo, che guardava altrove, e poi lo condusse verso la pista da ballo, decisa come non mai ad approfittare del omento per stargli vicina. 
«Non pensavo me l’avresti mai chiesto—…» balbettò Perona fermandosi ad i margini della pista, in modo tale da poter essere faccia a faccia con Zoro. Il suo vestito, nel voltarsi, fece smuovere tutte le balze che possedeva, e con un po’ d’imbarazzo gli porse la mano. 
«… Non sono un bravo ballerino, ti avverto. E potrei anche pestarti i piedi, quindi scusami in anticipo.» si limitò a rispondere lui con compostezza prima di poggiare la mano su quella della fanciulla, e poi portò l’altra sulla sua schiena. 
Davvero Zoro aveva preferito cingerle la schiena piuttosto che la vita? 
Quel ragazzo era un caso perso e se ne rendeva benissimo conto anche lei, ma era proprio questo a piacerle. Lui faceva lo spaccone insieme ad i suoi amici, ma poi, quando erano soli, si ritrovavano a parlare con tranquillità, riusciva a mostrare un lato di sé nascosto e che Perona avrebbe tanto voluto scoprire. Le piaceva tutto di lui, perfino il suo essere un po’ un bruto certe volte, specialmente quando attaccava briga in mezzo ad i corridoi, ma quella sera Zoro stava dando il meglio di sé, ed una piccola parte di Perona sperò che lo stava facendo solamente per lei. 
«Ti avrei dato lezioni extra di ballo se solo me lo avessi chiesto.» lo schernì la ragazza, provando a muovere dei piccoli passi, in modo da poter ballare insieme a lui quel lento. 
«Scherzi, vero? Le lezioni di Phoenix sono state terribili—… una volta per punizione ha anche fatto ballare Ace e Sabo insieme. Ballare è ridicolo—…» ma Zoro s’interruppe immediatamente, aggiungendo una singola cosa. «Ma da te le lezioni extra le avrei prese.»
Se per un attimo stava per ribattere su quanto fosse inutile ballare in quel momento le successive parole di Zoro le tolsero il fiato, perché non aveva di certo immaginato ad una cosa simile, anzi, era la cosa più bella che le avesse mai detto. 
Tolti i complimenti per il vestito. 
Così le labbra di Perona s’andarono ad inarcare in un sorriso soddisfatto e sincero, mentre i suoi grandi occhi, finalmente, incontrarono quelli di Zoro, anche se per un solo istante. 
«Non fare lo sbruffone con me, Zoro Roronoa—… però ti ringrazio per la sincerità.» 
Zoro non riuscì neanche a guardarla in viso, ma era chiaro le sue gote si fossero arrossate lievemente per le parole appena pronunciate da Perona e non per il caldo asfissiante che vi era dentro la sala grande. 
«Non faccio lo sbruffone davanti a te—… quella è una cosa che farebbe quello stupido di Sanji.» ci tenne a precisare con orgoglio assoluto. 
«Invece lui è sempre molto galante e gentile quando parliamo, non è uno sbruffone—… ed a proposito l’ho visto in giro con una delle figlie di Big Mom, sai che ti dico? Lui sembra davvero felice, è una cosa importante.»
Zoro roteò gli occhi e le rivolse una smorfia, forse perché parlare di Sanji mentre ballavano non era il massimo. 
«Non è il suo accompagnatore, è il suo stalker che casualmente è riuscito ad invitarla al ballo. Forse ha utilizzato un confundus.»
Quelle parole la fecero ridere divertita, al che la rosata decise di azzardare qualcosa, forse solo per provare ad avere una reazione da parte del ragazzo.
«E tu invece come mai hai scelto di invitare proprio me?»
Ecco, aveva sganciato una vera e propria bomba ad orologeria e lei stessa temeva per una possibile risposta di Zoro. Ma Perona voleva sapere, voleva essere certa di non costruire castelli di carta. Voleva essere certa che i suoi sogni non fossero poi tanto irrealizzabili, ma che un vero fondo di realtà era ormai parte integrante di essi.
Ovviamente, come previsto, Zoro ritornò a non guardarla, perché quella domanda era stata fin troppo inaspettata.
«Io—… insomma non volevo davvero partecipare al ballo, però a quanto pareva tutti sarebbero andati, quindi dovevo scegliere chi invitare ed allora ho pensato che se proprio dovevo andarci con qualcuno avrei preferito averti accanto.»
Il ragazzo parlò tutto d’un fiato, incapace di guardarla negli occhi, e probabilmente quella fu una cosa assolutamente propizia per Perona che aveva assunto il colorito del vestito di Nami. Era diventata rossissima e probabilmente, se solo fosse stato possibile, si sarebbe sciolta fra le sue braccia. Eppure si diede un contegno, limitandosi a cingergli il collo con entrambe le braccia, stringendosi a lui e poggiando il viso sulla sua spalla.
Quello era il modo di Perona per dirgli grazie per la sincerità e soprattuto per fargli capire quanto la cosa fosse stata apprezzata. 
Lo sentì irrigidirsi, ma fu questione di qualche secondo, perché poi, finalmente Zoro, la provò a stringere con più delicatezza, ricambiando quell’abbraccio. 
E per Perona quel momento fu l’apice della perfezione, perché mai come allora desiderò sinceramente di poter congelare il tempo e quell’istante. 

I balli erano serviti quasi a calmare la mente di Reiju, che però non aveva smesso neanche per un attimo di pensare ad i propri problemi. Perfino quando tutti sembravano divertirsi lei era costretta a fingere il suo miglior sorriso limitandosi ad essere la perfetta accompagnatrice del campione di Durmstang. Era stata una fortuna che il suo Sanji fosse giunto in soccorso della rosata, portandosi dietro una delle insopportabili sorelle di Katakuri, ma anche in quel caso Reiju dovette far sfoggio di tutte le proprie buone maniere che le erano state impartite per evitare di rispondere con scortesia nei confronti di Pudding. 
A fine serata, però, il suo accompagnatore era addirittura arrivato a proporle una passeggiata in giardino, cosa molto romantica e che moltissime coppie avevano preso in considerazione anche per trovare posti decisamente più appartati, non che nel castello non ve ne fossero, ovviamente, ma al chiaro di luna era tutto più bello. Ed in un primo momento si ritrovò ad accettare, forse anche per non scontentarlo, ma dopo pochi passi si scusò con Katakuri, sorridendogli, e si congedò da lui usando la scusa della stanchezza. Forse fu un po’ troppo nervosa mentre lo salutava per poi allontanarsi immediatamente dirigendosi verso i sotterranei, decisa a tornarsene in camera. 
Lungo la strada, non essendoci molti ragazzi, ancora tutti esaltati dai lenti finali e dalle passeggiate romantiche, ebbe addirittura voglia di togliersi i tacchi che aveva indossato quella sera, ma decise di resistere fino alla sala comune. Una volta oltrepassato il muro in pietra, che era solito aprirsi in maniera quasi automatica, notò che la sala aveva luci soffuse, forse perché non vi era rimasto nessuno li dentro, e per un singolo attimo si sentì al sicuro da tutto e da tutti. Così avanzò lungo la stanza, diretta al proprio dormitorio, ma in quel momento una voce fin troppo conosciuta le fece raggelare il sangue. 
«Dove stai andando, Reiju?» le domandò Ichiji, stancamente, seduto su una delle grandi poltrone verdi che c’erano la dentro, esattamente nell’angolo che i Vinsmoke si erano riusciti ad accaparrare negli anni. 
«A letto, se non ti dispiace, Ichiji.» rispose con tutta la prontezza di cui era disposta, limitandosi a guardarlo di sbieco, senza voltarsi totalmente nella sua direzione. 
«E’ presto—… e tutti quanti sono in giro per il castello cercando o per il giardino. Katakuri ti ha invitata a fare una romantica passeggiata?»
Quella domanda, colma d’ironia, la colpì dritta al cuore ed allora la ragazza si voltò nuovamente verso il corridoio che l’avrebbe condotta al proprio dormitorio, decisa a non degnarlo neanche di uno sguardo.
Come osava, lui, chiederle tanto?
Perché voleva farle così male?
E soprattutto perché lei non riusciva a ferirlo?

«Non sono affari che ti riguardano ed adesso buona notte.»
Cercò ancora una volta di non lasciarsi andare, di essere forte specialmente davanti a lui, quindi dopo quella risposta s’avviò ad ampie falcate lungo il corridoio dei dormitori. Ma prima ancora che Reiju potesse allontanarsi ulteriormente suo fratello l’afferrò per un polso, e poi la fece girare verso di sé, in modo tale che finalmente potessero entrambi guardarsi negli occhi. 
«Se tutto questo era un tuo giochetto per cercare di farmi arrabbiare, Reiju, ci sei riuscita alla perfezione. » 
Reiju, spaventata dalla reazione di Ichiji, che la stringeva per le braccia, ebbe un tuffo al cuore nel sentire le sue parole, perché effettivamente in un primo momento l’accettare l’invito del campione era stata una semplice ripicca a quello che aveva visto. Non aveva voluto sapere che cosa fosse successo nella serra, ma ricordava benissimo la stretta al cuore e le improvvise lacrime che avevano iniziato a rigarle il viso. 
«Che c’è la tua accompagnatrice non ti ha entusiasmato come quel giorno alla serra? Se è così mi dispiace, ma non venire a prendertela con me. »
Se il viso di Ichiji era pieno di pura rabbia, dopo le parole di Reiju iniziò a farsi strada in lui la confusione. 
«Ho lasciato la mia accompagnatrice quasi un’ora fa e sono venuto qui ad aspettarti, non so neanche perché—… Si può sapere che c'entra la storia della serra, che cosa sai di preciso? » 
Quella domanda, decisamente inaspettata, fece piombare la rosata in uno stato di pura confusione, ed allora scosse la testa cercando allo stesso tempo di divincolarsi dalla presa del ragazzo. 
«Yonji mi aveva detto che eri nella serra con Nami a "darti da fare" con lei—.. così sono passata e vi ho visti parlare ed eravate vicini—… le hai toccato i capelli e poi me ne sono andata perché non volevo vedere oltre. Non c'è nessun gioco per farti arrabbiare, ho  semplicemente capito benissimo il messaggio ed ho deciso di lasciarti stare. » 
Si ritrovò combattuta sul da farsi, se continuare a parlare o se troncare la discussione.  Se rimanere impassibile oppure crollare.
Ed allora il rosso scosse la testa, stringendo maggiormente la presa sulle sue braccia prima di muovere un passo verso di lei. 
«Tu non capisci. Sei solamente una stupida, Reiju. Sei una stupida se hai pensato che quel giorno ci fosse qualche messaggio sottinteso. In quella maledetta serra non l’ho neanche sfiorata con un dito perché non m’importa niente di lei. Ho anche rifiutato il suo invito—… solo per te. »
Probabilmente i grandi occhi di Reiju si riempirono di lacrime, incapace di contenere le proprie emozioni al momento, ed allora distolse il viso per non guardare negli occhi Ichiji, che sembrava quasi rassegnato a qualcosa di terribile.
«Ichiji—…» sussurrò il nome di suo fratello in una sorta di supplica mentre cercava ancora di non scoppiare a piangere per la propria stupidità dimostrata fino a quel momento.
«Lo sai quanto è stato difficile stare per tutta la sera con l’idea che quello li, quell'imbecille, potesse anche solo toccarti più del dovuto anche mentre ballavate? »
«E’ stato tutto terribile—…» sussurrò lei scuotendo il capo ed i capelli rosa, che le ricaddero dinnanzi al viso.  «Non riuscivo a guardarti mentre eri accanto a lei e poi—…»
Ma il rosso scosse il capo, quasi come se non volesse sentire nessuna scusa ed allora, improvvisamente, lasciò andare le braccia di Reiju, che aveva stretto forse con troppa forza, e l’avvicinò a sé, stringendola, questa volta, contro il suo petto, cosa che lasciò la ragazza senza parole. 
«Stai un po’ zitta, Reiju.» le disse lui abbassando il tono della voce ed allora Reiju si lasciò andare, stringendolo a sua volta e sentendosi una delle persone più stupide mai esistite sulla faccia dell’intero pianeta.
Lo aveva fatto perché pensava che effettivamente ci fosse qualcosa e non aveva preso in considerazione che ciò a cui aveva assistito nella serra potesse essere diverso da ciò che la sua mente aveva immaginato. Eppure le parole di Ichiji, che non si era mai esposto più di tanto su tale questione, la fecero sentire peggio, nonostante avesse svelato la verità riguardo quel giorno, una verità decisamente impensabile e che aveva quasi fatto crollare le speranze della ragazza.
«Scusami—…» gli sussurrò mentre con le braccia andò a stringerlo quasi più forte ed allora le lacrime iniziarono a scendere, ancora una volta, lungo le sue guance. «Hai ragione, dovevo parlarne con te e dovevo—…»
«Ho detto basta, smettila di parlare, non importa.» ed il tono di Ichiji non sembrava ammettere alcuna replica, nonostante la stesse abbracciando e stringendo contro di lui. 
Probabilmente, anche se pieno di lacrime, quello fu il miglior momento della serata di Reiju, che si lasciò andare ad un pianto quasi necessario, mentre suo fratello la stringeva fra le braccia, e fu allora che le diede un bacio fra i capelli rosati, incurante del luogo pubblico nel quale si trovavano e della gente che poteva vederli. Così Reiju capì che se c’era una cosa di cui difficilmente avrebbe potuto fare a meno, questa era lui.
Era sbagliato ma per lei era tutto perfetto e se quella serata era iniziata come un vero incubo adesso Reiju aveva forse trovato un po’ di pace. 

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Capitolo 26
*** Unexpected moment ***


Capitolo 26. Unexpected moment

La mano di Nami sfregò con forza la guancia arrossata, in modo tale da potersi asciugare anche l’ultima lacrima che aveva versato in bagno, lontana da occhi indiscreti, perché non avrebbe mai e poi mai permesso che nessuno, neanche Bibi, Koala o Robin, la vedessero in tali condizioni. Era fuori discussione, ma ad un certo punto della serata non aveva più retto, o meglio, sia lei che il suo accompagnatore non avevano più retto ed entrambi non avevano tolto gli occhi di dosso dai campioni, facendosi solo del male. Lo aveva capito benissimo dall’espressione infastidita che aveva assunto Ichiji Vinsmoke nel vedersi sfilare davanti sua sorella e lei stessa aveva cercato di non dare troppo peso a quella situazione, nel momento in cui Rufy poggiò la mano sulla vita di Boa rischiò di stringere i pugni così forte da arrivare a farsi il sangue per via delle unghie conficcate nella carne.
Ed allora, dopo una finta serata fatta di poche parole e commenti superflui, senza che lei stessa si fosse impegnata davvero per risplendere anche sulla pista da ballo, Nami ed il rosso si guardarono per un attimo e giunsero alla stessa conclusione. 
“Pensavo che—…”
“Se vuoi ti accompagno, ma devo proprio andare—…”
“Non è necessario, anche io devo proprio andare.”

Lo lasciò, allora, con quell’ultima affermazione, dirigendosi ad ampi passi verso il bagno al terzo piano, uno dei pochi posti dove non vi sarebbe stato nessuno a quell’ora di sera. Tutti ormai erano troppo presi a ballare, ridere, scherzare ed a godersi il ballo, che lei invece aveva odiato con tutto il proprio cuore.
Come poteva, lei, Nami, essersi ridotta così per colpa di chi non le avrebbe mai davvero dato retta?
Odiava essere tanto debole per una cosa simile, lei che era solita scherzare e prendere alla leggera qualsiasi cosa adesso aveva reputato quella sorta di cotta così importante dal poterle condizionare la vita. 
Era stata davvero una fortuna che nessuna ragazza o qualche stupida coppietta, avesse deciso di passare da quelle parti, perché Nami avrebbe tollerato ben poco la presenza di altre persone, così, una volta tirata indietro una ciocca di capelli, e messa dietro l’orecchio, s’apprestò ad uscire. 
Tenne sollevato l’orlo del vestito lungo rosso, in modo tale che non andasse a finire sotto le suole dei propri tacchi alti che aveva abbinato per l’occasione, ma aprendo la porta, con sua immensa sorpresa, si ritrovò faccia a faccia con la più inaspettata delle persone, che a braccia conserte e labbra serrate se ne stava fermo sulla soglia della porta. Fra tutti quanti, ovviamente, il più inaspettato di tutti era proprio lui, Sanji, che aveva visto di sfuggita più volte mentre volteggiava per la sala in compagnia di una delle figlie di Big Mom. E stranamente, nonostante gli avesse sempre detto che doveva cercarsi una brava ragazza, a Nami, la giovane Pudding, non piaceva neanche un poco, come non le piacevano tre quarti delle ragazze di Beubaxton.
«Sanji—… che cosa ci fai qui? » domandò lei con un filo di voce, sia per l’inaspettata visita, sia perché fra tutti, probabilmente, lui era l’ultimo con il quale avrebbe voluto parlare al momento. 
«Ti ho seguita dal momento in cui ho visto con chi avevi deciso di venire al ballo—… » ed il biondo sospirò profondamente.  «Che diamine ci facevi al ballo con mio fratello, Nami? Ti ha trattata male? Devo andare a picchiarlo? »
E stupita come non mai, la rossa, portò una mano all’altezza delle labbra, che coprì che nascondere tutta la propria sorpresa, mentre lentamente i grandi occhi castani della ragazza s’abbassarono evitando il contatto visivo con Sanji. 
«In realtà no, non mi ha trattata male—… non ha fatto nulla di sconveniente ed io forse avrei dovuto dirtelo di tutta questa storia. »
Un sospiro profondo uscì dalle labbra del biondo che non accennò al muoversi di un passo, anzi, rimase immobile dinnanzi a lei, studiandola attentamente.
«Che storia? Di che cosa stai parlando, Nami? »  domandò con un pizzico di curiosità.
«Io—… Sanji, ho chiesto io a tuo fratello di accompagnarmi al ballo, ma sorpresa delle sorprese inizialmente mi ha anche rifiutata—… solamente dopo un po’ di giorni è venuto a dirmi che accettava, ma durante il ballo non è successo niente, stai tranquillo. »
Provò a spiegare, anche se effettivamente quella era la parte decisamente meno interessante, che però forse avrebbe coinvolto Sanji, perché lei ha sempre saputo dell’immane cotta del ragazzo nei suoi confronti.
Insomma chi non se ne sarebbe accorto?!
Ma lui rimase in silenzio, con le braccia ora intrecciate all’altezza del petto, e lo sguardo sempre più confuso. 
«D’accordo ci credo che non è successo niente, gli altri due imbecilli mi hanno detto che era nervoso, ma sinceramente non è di lui che m’importa, Nami. A me importa solamente di te—… perché hai chiesto ad Ichiji di venire al ballo con te? Perché hai fatto una cosa simile? Pensavo che—… » ma le parole di Sanji vennero interrotte da una risata amara di Nami, che scrollò le spalle. 
«Che li detestassi quanto li detesti tu, Sanji? » chiese lei in un sussurro, lasciando stupito il ragazzo, che annuì. «Ed è così, ovviamente, per questo ho scelto lui—… perché vedi c’è un motivo se ho fatto tutto questo—… » 
Cercò, allora, di allontanarsi molto lentamente, riuscendo a sfuggire dalla figura di Sanji, per poi andarsi ad appoggiare contro la parete del corridoio, mentre con una mano andò a sciogliersi i capelli. 
«E sarebbe? Perché giuro che continuo a non capirti. » 
E Sanji la raggiunse nuovamente, fermandosi a qualche metro di distanza da lei. 
«Da quando ho scoperto che Rufy sarebbe andato al ballo con Hancock non—… non ci ho visto più e speravo che lui m’invitasse, ma sai che c’è? Lui non si sarebbe mai accorto di me, quindi forse è meglio così. Non corro dietro a nessuno, al massimo è il contrario. »
Così Nami, sentendosi decisamente infuriata ed allo stesso tempo sconsolata, si limitò a sospirare profondamente ed a passarsi una mano a scombinare i propri capelli. Ormai nasconderlo, specialmente davanti a lui, era impossibile. 
Ma se lei era il ritratto dell’esasperazione il biondo, invece, era la calma fatta persona e molto lentamente, allora, s’avvicinò ad ella e l’abbraccio, cingendole le spalle e la vita, in modo tale da non lasciarla andare, e stranamente Nami non oppose nessuna resistenza, forse perché si sentiva così fragile in quel momento. 
«Tu non hai bisogno di correre dietro a nessuno, Nami, sei perfetta così come sei e se qualcuno non si accorge di che persona perfetta e meravigliosa tu sia allora—… ha qualche problema e lo dico anche se quella persona è mia amica. »
E se tutto quello era impensabile le parole che Sanji usò per consolarla lo furono ancora di più, lasciandola di stucco oltre che senza parole. Avrebbe potuto rispondere qualsiasi cosa, anche la più stupida in assoluto, ma il cervello di Nami, che sembrava viaggiare su una frequenza del tutto sconosciuta alla ragazza, la spinse a sollevare il viso, in modo tale da osservar meglio il biondo, che al suo fianco non aveva mai mancato di sincerità, ma mai come allora loro due avevano parlato in quella maniera. Perché poteva snobbarlo tutte le volte che voleva, sempre con il suo solito fare scherzoso, ma fra tutti quanti colui che le era sempre rimasto a fianco era stato lui, Sanji. E forse fu per questo motivo, che incurante della propria delusione, semplicemente spinta da un istinto a lei del tutto sconosciuto, si sollevò sulle punte dei piedi e gli lasciò un leggero bacio a fior di labbra.
Non si seppe spiegare neanche lei il perché di tutto ciò, semplicemente voleva farlo, forse quasi come ringraziamento per esserle sempre stato a fianco o forse perché in quel momento era l’unica cosa giusta da fare. Era difficile spiegare bene che cosa le fosse passato per la testa ma ormai si era protesa in avanti, lasciando che le loro labbra s’incontrassero e solamente quando si staccò, tirandosi indietro, mormorò un imbarazzato:
«Sanji—… »
Il tutto lasciando senza parole il biondo, che ancora era come pietrificato da tutto quello che era accaduto, ed anche abbastanza scosso forse per l’inaspettato risvolto. Insomma Nami si rese conto che con quel semplice gesto era appena entrata in confusione lei stessa, quindi si tirò indietro rapidamente, coprendosi le labbra con il dorso della mano. 
«Scusami, non volevo—… adesso devo andare. » 
E prima ancora che che lui potesse dire qualcosa si stava già allontanando ad ampie falcate lungo il corriodio. Lo sentì solamente chiamare il proprio nome, ma quella sera aveva scosso la rossa fin nel profondo e tutto ciò doveva letteralmente essere metabolizzato. 
Che cosa le era preso non lo sapeva neanche lei e forse non l’avrebbe voluto scoprire.


Era riuscito nella missione impossibile di tenere lontano Corazon dal punch, limitandosi a guardarlo a distanza, il tutto rendendo, probabilmente, la serata a Robin di una noia mortale. E questo, stranamente, era dispiaciuto a Law. Insomma lei aveva sperato in qualcosa di meglio che stare accanto a lui a parlare. Non l’aveva neanche fatta ballare se non per i balli finali che prevedevano decisamente meno gente. Fra le persone che ballavano, in quei momenti, gli parve addirittura di vedere Roronoa intento a danzare con Perona, ma non era sicuro di ciò che aveva visto. O forse non voleva davvero esserne certo. Quindi si era limitato, una volta giunto a termine il tutto, ad accompagnare Robin verso il proprio dormitorio, e nonostante ciò la ragazza aveva mantenuto per tutta la serata quel sorriso che piaceva a Law. Insomma lui era raro che ridesse ed era come se lei lo facesse al posto suo. Erano diversi ma allo stesso tempo la considerava una mente affine a sé, il che non gli dispiaceva neanche un poco. 
Aveva promesso a Corazon di passare dal suo studio, dopo il ballo, perché a quanto pareva il biondo, come ogni anno, aveva in serbo un regalo per lui. Odiava queste cose ma se a fargli un regalo era Corazon allora Law avrebbe accettato qualsiasi cosa, anche la più stravagante, cosa che succedeva praticamente ogni anno. Perfino il corvino gli aveva preso qualcosa, che avrebbe consegnato a tempo debito, ovvero un nuovo set di incensi che servivano per le sue lezioni. 
Lungo le scale si era addirittura slacciato il fastidioso papillon che era parte integrante del completo e senza il quale tutto sarebbe risultato ancor peggiore del previsto, quindi si aprì anche i primi bottoni della camicia, rendendosi un po’ informale ed anche più tranquillo. Fu costretto a passare dalla sala Grande per controllare se il biondo fosse ancora li e dopo essersi affacciato per qualche secondo notò la sua assenza, quindi questo voleva dire che era già andato.
Ottimo.
Pensò fra sé e sé, anche perché tutto pareva filare troppo liscio, ed infatti la sfortuna volle che al suo fianco parve materializzarsi la figura di Rufy. Il piccoletto aveva i capelli scombinati, proprio come i suoi vestiti, ed ovviamente il solito sorriso stampato in faccia. 
«Trafalinoooo! »
Odiava quel nome, come poteva non capirlo dopo tutte le volte che glielo aveva ripetuto? Era incredibile. 
«Rufy—… che succede? » domandò lui con un pizzico d’apprensione perché ogni qual volta si ritrovavano insieme lui finiva per cacciarsi in qualche terribili guaio e la colpa era sempre di Rufy. 
«In realtà niente ero passato solamene a salutarti. Non ti ho visto per tutta la sera dove sei stato? »
Esitò nel voler davvero spiegargli che cos’aveva fatto tutta la sera.
«Sono stato in giro, tu ti sei divertito? Sembri esausto. »
«Oh, sì, tantissimo! Hancock mi ha fatto ballare per tutto il tempo ed adesso finalmente l’ho lasciata andare—… E’ stato tutto fantastico e credo che debbano organizzare questi balli più spesso. »
«Certo—… » sentenziò apatico Law, ovviamente sperando che la sua ironia venisse colta. «Come no, comunque adesso ti lascio anche io devo—… »
Ma le parole del corvino vennero interrotte bruscamente da qualcuno che andò a sbattere volontariamente contro di lui. Ed infatti con la coda dell’occhio vide chiaramente Kidd, avvolto in un mantello con tanto di pelliccia, ghignare per ciò che aveva appena fatto, come se fosse tutto altamente divertente. 
«Stai più attento, Eustass. » lo rimproverò senza far troppo caso a lui, ma si pentì subito dopo di averlo fatto perché il rosso non lo superò, anzi, si andò a fermare esattamente accanto a Law ed a Rufy. 
«Come sei alto! » commentò bonariamente Rufy, che addirittura gli rivolse un sorriso.
«Sfigato, quello che deve fare attenzione sei tu. »
Odiava dover avere a che fare con quell’idiota e probabilmente lo avrebbe volentieri schiantato, ma la parte più razionale di lui gli suggerì di non fare nulla di avventato e di lasciarlo perdere. 
«In realtà sei tu quello che è andato a sbattere, quindi taci, Eustass, oppure hai bevuto così tanto da non reggerti più in piedi? »
Una risata palesemente infastidita si levò nell’atrio, richiamando l’attenzione di un paio di ragazze non molto lontane da dove si trovavano loro tre. 
«Come sei spiritoso, Trafalgar, ti sei dato alle battute da clown? Perché sai quel ruolo ti si addice particolarmente. » 
Ed allora Law strinse i pugni cercando di trovare la propria pace interiore, provando ad ignorarlo. 
«Sparisci, Kidd, non ho intenzione di ascoltare le tue provocazioni per questa sera. » 
Così dicendo Law puntò le iridi glaciali in direzione del rosso, che ghignava davanti a lui, e poi si voltò pronto per allontanarsi alla riceva del professore. 
«Hai ragione, finiamola qui—… ma concedimi un’ultima cosa, Trafalgar. Se anche avessi bevuto non sarei diventato imbecille neanche la metà di quel tuo caro professore. Com’è che si chiama? Ah, sì, il professor Corazon, il più stupido del corpo insegnanti, ma in fondo si addice perfettamente a questa scuola da sfigati. »
Quelle parole, nonostante fossero accompagnate da una risata palesemente divertita, ebbero tutto l’effetto opposto su Law, che in un primo momento s’immobilizzò. Ed allora la sua espressione divenne immediatamente più cupa del previsto e poi si mosse in maniera del tutto automatica, senza che il proprio cervello razionale riuscisse a fermare il suo corpo. C’era una sola persona che nessuno doveva osar prendere in giro dinnanzi a Law e quella era esattamente Corazon, infatti prima ancora che Kidd potesse dire o fare altro, il pugno di Law lo colpì in piena faccia, facendolo cadere a terra e provocando una serie di urla spaventate nel pieno dell’atrio della scuola.
Non gl’importava niente di aver tolti punti o di essere addirittura espulso, era tutto maledettamente secondario in quegli istanti, mentre il suo pensiero principale era quello di spaccare la faccia a Kidd  per togliergli quel suo sorriso divertito. 
Sollevò nuovamente la mano, le cui nocche erano arrossate per via del colpo, pronto a buttarsi su di lui per colpirlo nuovamente, perché nonostante il colpo Eustass Kidd continuava a ridere in maniera incontrollata, anche con tutto il sangue che gli usciva dal naso. Ma in quell’istante Rufy partì per fermarlo, bloccandolo ed insieme a lui giunsero miracolosamente anche Zoro, Sabo ed Ace, che gli impedirono di saltare addosso al rosso che continuava con le imprecazioni. 
«No, Law, sei più intelligente di così, stai solo facendo il suo gioco. » gli urlò Ace cercando di farlo ragionare mentre lo teneva per un braccio. 
Nel frattempo, oltre i compagni di Kidd, che sembravano ben desiderosi di fare una rissa, intervenne il professor Corocodile, che con aria annoiata si mise in mezzo ad i due schieramenti appena formati.
«Le risse non sono ammesse né qua dentro né in giardino, penso che questo tutti voi ragazzi lo sapevate già—… o sbaglio Signor Trafalgar? E nonostante abbia apprezzato il gancio destro la storia si chiude qui. » e si voltò allora in direzione di Kidd e dei ragazzi di Durmstang «Voi sparite e sistemate il naso al signor Kidd, informerò personalmente il preside Kaido, mentre lei, Trafalgar Law avrà cinquanta punti in meno per ciò che ha fatto e domani discuteremo della sua punizione. » 
«Ma ha insultato—… » provò a parlare Rufy, pronto a difenderlo, nonostante Law non stesse protestando o altro.
«Non m’importa chi ha insultato. Le regole di Hogwarts sono chiare e valide per tutti—… adesso sparite tutti quanti, devo parlare con il vicepreside Phoenix. » 
Così con le parole di Crocodile calò il silenzio glaciale in quella stanza, mentre la mente di Law parve svuotarsi all’istante. 
Aveva fatto un casino ma non si pentiva delle proprie azioni e se ne avesse avuto la possibilità, allora, lo avrebbe colpito ancora ed ancora. Non gl’importava delle punizioni o dei punti, perché il suo punto fisso nella vita è sempre stato Corazon e non avrebbe permesso a nessuno, men che mai un idiota come Kidd, di osar parlare male di lui.
Questa era la sua regola base e così facendo si era rovinato l’intera serata e forse anche la carriera. 

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Capitolo 27
*** News ***


Capitolo 27.  News

Il resto delle vacanze di Natale andò bene, o almeno così era stato per Zoro, che durante i giorni liberi aveva dormito ore ed ore sui divani della sala comune od in giro per il castello. Ed una volta tanto per i corridoi non si parlava del torneo, che comunque si stava avvicinando, ma di ciò che era accaduto durante la sera del ballo del Ceppo.
Cazzo, Law aveva colpito in pieno Kidd e lo aveva mandato al tappeto.
Era stato un evento più unico che raro, ma stranamente, nonostante la cosa lo avesse esaltato ad altissimi livelli, spesso si era ritrovato a pensare al proprio ballo con Perona o a lei in generale. Inizialmente aveva scelto di andare con lei perché magari non ci sarebbe stato imbarazzo fra di loro, considerato che la rosata lo aiutava una volta sì e le altre tre pure, ma adesso l’idea di Perona che sorrideva od arrossiva era diventata fin troppo preponderante nella mente di Zoro. 
Ci aveva pensato pure il primo giorno di lezioni mentre si stava per addormentar durante la lezione della professoressa Bay, che non troppo gentilmente richiamò la sua attenzione intimandogli di smettere di sbavare sul banco. Insomma era decisamente stupido da parte sua concentrarsi su una persona piuttosto che sullo sport o sui duelli o sugli incantesimi che avrebbe voluto imparare, o sul suo manico di scopa che teneva sempre accanto al letto. Non ne aveva parlato con nessuno, men che mai con Rufy o lo stesso Sanji, quei due avrebbero iniziato a spargere la voce, oltre che prenderlo in giro, e poi era una cosa personale e lui non voleva davvero far sapere agli altri i fatti suoi. 
Una volta uscito da lezione, fortunatamente, si rese conto che avevano finito le lezioni, quindi era libero di andare dove gli pareva, ma per sua sfortuna il biondo lo raggiunse. Sembrava pensieroso, più del previsto, cosa che sorprese parecchio Zoro, ed infatti mentre uscivano dalla classe gli lanciò uno sguardo si sbieco.
«Che hai? Sei già indietro con i compiti? » gli domandò anche se in verità a Zoro importava ben poco della situazione scolastica di Sanji. 
«Eh? » balbettò quello, come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti.
«Come scusa? » 
Ma in quel momento davanti a loro passò Nami, che fece ondeggiare i suoi capelli, con quel modo di fare altamente da vamp e poi uscì dalla classe, trascinandosi dietro Bibi e Koala che sembravano esasperate.  Però ciò che più colpì Zoro fu lo stesso biondo che non disse niente. In occasioni normali si sarebbe precipitato a salutarle, ed a dar loro appuntamento da qualche parte, come era solito fare, ma quella volta non disse nulla. Si limitò a guardare le tre ragazze, forse puntando soprattutto su Nami, ma poi mise le mani in tasca e si limitò a sospirare. 
«Adesso mi fai paura. Che fine ha fatto lo stalker che è in te? » chiese Zoro sempre più confuso. 
Sanji, allora, mentre camminavano lungo il corridoio opposto, si limitò a fulminarlo con lo sguardo. 
«Primo non sono uno stalker ma un gentiluomo a differenza tua; secondo non è successo niente—… o forse sì. » 
Zoro, ovviamente, si ritrovò confuso dalle parole del biondo e così si passò una mano fra i capelli, stringendo il libro che aveva ancora in mano. 
«Certo—… sorvolando sulla prima precisazione, che intendi dire con “o forse sì”? »
Entrambi si scambiarono un lungo sguardo colmo di preoccupazione ed allora Zoro, guardando il proprio amico e compagno capì perfettamente che effettivamente c’era qualcosa che non andava. Se si trattava dei suoi fratelli il ragazzo avrebbe volentieri fatto a botte con tutti e tre quegli imbecilli, in fondo non sarebbe stata la prima volta per il ragazzo. Ancora ricordava bene la volta in cui il professor Phoenix fu costretto a separare, letteralmente, lui e Niji Vinsmoke applicando su di loro una fattura magnetica, per tenerli a lati opposti della stanza.
Fantastico. 
«Intendo dire che—…d’accordo, seguimi, non mi va di parlarne qui in giro. » precisò il biondo limitandosi a fargli cenno di seguirlo, cosa che a Zoro in verità non andava molto, ma visto e considerato che era stato lui stesso a fargli quella domanda, allora andare con lui era il minimo. 
Non aveva idea di dove Sanji lo stesse conducendo, anzi, lo sapeva ma non era certo che quella fosse la strada giusta, ma Zoro aveva la bruttissima abitudine a perdersi e le scale che cambiavano spesso posto non lo aiutavano di certo. Così quando si ritrovarono all’aperto tutto gli fu chiaro ed allora si diressero entrambi verso gli spalti del campo da Quidditch. Non doveva esserci nessuno secondo il calendario, e lui in teoria avrebbe anche potuto farsi un giro, ma decise che una volta tanto, visto che Sanji voleva parlare, lui avrebbe provato ad ascoltarlo. 
«Bene, adesso che adesso non c’è più nessuno, mi vuoi spiegare che sta succedendo? Devo picchiare quegli stronzi dei tuoi fratelli? »
Ma a tale affermazione Sanji s’accigliò parecchio e scosse il capo. 
«Cosa? No, quegli stupidi per questa volta non c’entrano. »
«Peccato—… » mormorò a denti stretti Zoro che già pregustava la rissa, ma notando l’espressione di Sanji si sbirgò ad aggiungere. «Ovviamente stavo scher—… lascia stare e dimmi che succede. »
Ed allora Sanji assunse un’aria decisamente pensierosa, mentre sul campo da Quidditich iniziò a camminare avanti ed indietro. 
«Ti ricordi del ballo? »
«Certo è stato poco tempo fa—… che cosa è successo? »
«In realtà non te lo so spiegare molto bene—… però in pratica dopo che ho lasciato Pudding con le sue sorelle, perché doveva tornare agli alloggi, ho seguito Nami. »
«Allora vedi che sei uno stalker?! »
Ma chiaramente quella battuta di Zoro non era la migliore, anzi, si pentì subito di averla fatta. 
«La smetti di fare l’idiota?! Dunque—… ho seguito Nami perché avevo scoperto che era andata al ballo con mio fratello e volevo capire perché non me lo aveva detto e soprattutto—… dovevo capire che cosa stava succedendo. Insomma la conosco abbastanza bene da sapere che non li sopporta. »
«D’accordo—… ti seguo. » precisò il ragazzo dai capelli verdi assumendo un’aria decisamente pensierosa non capendo dove Sanji volesse andare a parare. 
«Ecco, così abbiamo parlato e poi, prima di andarsene, io ho abbracciato Nami e lei mi ha baciato. »
Ci furono attimi di selnzio puro mentre Zoro, assorto nei propri pensieri, cercò di analizzare quella situazione e soprattutto le parole che gli erano appena state dette.
Nami aveva baciato Sanji? 
Primo a lui non importava niente; Secondo sembravano il club del gossip; Terzo quella sì che era una cosa strana; Quarto sembravano ancora il club del gossip. 
«Le hai lanciato qualche incantesimo? Era sotto Amortentia? Perché tu sei un bravo pozionista—… »
«Non—… non le ho lanciato nessun incantesimo e lei non era sotto pozione. Era perfetta e—… e da allora non parliamo più. »
Ammise il biondo con rassegnazione limitandosi a sospirare profondamente ed a mettere le mani in tasca.
Da quando Zoro era il suo consulente?!
«Senti io non so che dirti—… perché ti avrebbe baciato? »
«Ascolta neanche io so che cosa Perona ci trovi in te, però non faccio commenti, quindi evita anche tu—… in ogni caso non ne ho idea. Però da quando l’ha fatto non mi ha più parlato. »
«Lascia stare Perona—… e tu hai provato a parlarle? Che ne so magari aspetta te—… »
Ovviamente Zoro decise di buttarla li semplicemente per provare a dare un minimo apporto di sostegno morale a Sanji, ma gli risultò difficile. Eppure a quelle parole il biondo s’illuminò, come se avesse appena scoperto l’acqua calda. 
«Parlarle io? Forse sì—… dovrei farle una torta e provare a parlarle. »
«Basta che non torni a fare lo stalker, d’accordo?! Ora visto che siamo qui posso farmi due tiri a Quidditch?! »
Domandò al biondo che in verità sembrava decisamente preso da quello che gli aveva appena detto, come se fosse la soluzione più intelligente del mondo, quando per Zoro era stata la prima idea che gli era venuta in mente. Ma forse era qualcosa di così semplice che Sanji non aveva neanche preso in considerazione e poi, per quanto la storia fosse strana, alla fine doveva ammettere che era un problema non da poco, visto anche il livello di amicizia che fra i due vi era sempre stato. 
Ma lui non era un consulente ed al momento aveva soltanto in testa il Quidditch, quindi senza neanche attendere una risposta dal biondo Zoro corse verso gli spogliatoi a rubare una delle scope della scuola, pronto a sgranchirsi un poco.


L’ennesimo sospiro quasi esasperato uscì dalle labbra di Bibi, mente i grandi occhi scuri fissavano inespressivi la collana che stava appoggiata sul tavolino dinnanzi a lei. A gambe incrociate, seduta su un paio di cuscini poggiati sul pavimento della Sala comune dei Grifondoro e davanti al caminetto, la turchina era intenta a studiarlo, mentre alle sue spalle Rufy aveva beatamente preso sonno, e Nami e Koala stavano finendo l’ennesimo compito di storia della magia che avevano rimandato troppo a lungo. Se proprio doveva essere sincera con sé stessa Bibi aveva letteralmente dimenticato quanto fosse importante la storia della collana, forse perché era stata presa dalle feste e dal ballo scolastico, ma adesso la situazione tornava a farsi tragica, come sempre. La seconda prova del torneo Tremaghi era stata fissata per i primi di febbraio, quindi mancava decisamente troppo poco tempo e lei non aveva risolto l’enigma, come tutti si aspettavano.
Ci aveva provato in mille e più modi, ma niente, non succedeva niente. Se quella collana nascondeva sul serio qualcosa allora lei, forse, non lo avrebbe scoperto e la cosa la deprimeva. Era tornata allo stesso stato nel quale si era ritrovata durante la prima prova, quando non credeva in sé stessa ed aveva paura di ciò che sarebbe successo. 
«Lascia stare, non c’è nulla da scoprire su quella collana che ti rigiri fra le mani ormai da quasi tre mesi. » 
La voce di Koza, che era appena entrato nella sala comune, risuonò nella mente di Bibi, tanto da farla riprendere dallo stato di trance nel quale si era appena calata la ragazza. Ed allora, molto lentamente, si voltò verso di lui, fulminandolo con uno sguardo. 
«Grazie per l’aiuto e l’incoraggiamento, Koza, come sempre molto utili. » 
«Io dico solamente quello che vedo e lo sai, Bibi. » replicò il biondino prima di sospirare profondamente. «A proposito hai visto Pell? »
«Mhm? No, non l’ho visto—… » ribatté lei prima di tornare a fissare quella collana, sentendo però i passi del ragazzo che ormai le si era avvicinato, inginocchiandosi accanto a lei. 
«Strano visto che passate molto tempo insieme. Anzi, siete praticamente sempre insieme. » 
Ovviamente Bibi colse il tono sarcastico di Koza e si limitò a lasciar andare la collana per poter intrecciare le braccia al petto, assumendo un’aria più seria. 
«E con questo che vuoi dire?! »
«Andiamo, non prendertela, non c’è nulla di male—… quando direte a tuo padre che siete una vera e propria coppia? » la punzecchiò ancora il ragazzo con gli occhiali per poi mostrarle il suo miglior sorriso, ed allora le diede un colpetto alla guancia usando il dito. 
«Non—… Koza, smettila! » ed istintivamente Bibi afferrò il suo dito, in modo tale da fermarlo. «Adesso stai osando troppo. »
«Scommetto che se lo avesse fatto lui non ti saresti arrabbiata tanto, o forse mi sbaglio anche su questo, Bibi? »
A quelle parole la ragazza rischiò letteralmente di esplodere e per la rabbia, o probabilmente per la frustrazione provata da quel momento diede uno spintone a Koza, che in tutta risposta si mise solamente a ridere. 
«E’ proprio vero che questa gara ti rende nervosa—… di solito non avresti reagito così, Bibi, svegliati. Vogliono solamente testarti e tu stai facendo il loro gioco. »
Stupita come non mai, anche perché adesso l’intera sala comune sembrava avere gli occhi puntati su entrambi, compreso qualche mormorio, si guardò intorno e si sentì a disagio, per poi ritornare a guardare Koza.
«Ed a quanto pare è così che deve andare—… quindi, Koza, prima di disturbarmi mentre cerco una soluzione a questa cosa, lasciami in pace così sarò più tranquilla. » continuò lei con serietà assoluta prima di abbassare gli occhi in direzione della collana. 
«Ragazzi, va tutto bene? » domandò Rufy mentre si destava dal suo sonnellino pomeridiano post lezioni, guardandoli di sbieco. 
«Sì—… » risposero all’unisono Koza e Bibi, anche se la ragazza non era del tutto sicura che effettivamente fosse tutto apposto.
Ed infatti, un attimo dopo, il biondo allungò una mano per prendere la collana di cui aveva tanto parlato in quel momento, rivolgendo a Bibi un sorrisetto divertito e poi scosse la testa. 
«Koza—… ridammela! » ed allora lei serrò i denti cercando di non colpirlo usando tutta la propria forza. 
«Riprenditela, Bibi! » 
Se quello per Koza era tutto un gioco o un modo per farla rilassare di certo per la turchina era tutto il contrario.
Per lei la collana era importante, troppo importante, per lasciare che qualcuno la usasse anche semplicemente per giocare. Ed infatti, quasi senza rendersene conto, si buttò contro di lui allungando le mani per cercare di riprendersela e così facendo entrambi caddero a terra. Koza, ovviamente, era talmente divertito da avere le lacrime agli occhi, Rufy, ancora disteso sul divano, aveva iniziato ad incitarli, Nami e Koala stavano implorando Koza di smetterla e Bibi lo avrebbe davvero voluto strangolare prima di riprendersi la collana. 
«Smettila, non sei per niente divertente. »
«Ed invece io sto ridendo tantissimo—… visto hai decisamente bisogno di rilassart—… »
Ma le parole di Koza s’interruppero nel momento in cui Bibi gli diede una sorta di gomitata allo stomaco, cercando di farlo smettere di parlare, ed in tutta risposta lui lasciò andare la collana che volò via dalla sua mano, finendo esattamente dentro il caminetto. 
Sotto lo sguardo attonito di tutti quanti la collana percorse quella traiettoria e nessuno, men che mai Bibi, fu in grado di afferrarla o evitare che finisse fra le fiamme della brace, ed allora capì di essere spacciata.
Forse si sarebbe addirittura sciolta e quella era la sua fine. 
«Visto che hai fatto?!! Sei un vero idiota, Koza! » urlò lei sollevandosi immediatamente per raggiungere il caminetto, ed inginocchiarsi accanto ad esso. 
Venne immediatamente raggiunta da Nami ed anche Koala che le misero una mano sulla spalla, quasi a volerla consolare. 
«Non l’ho fatto apposta, Bibi, adesso non arrabbiarti. » cercò di giustificarsi Koza, sistemandosi gli occhiali sul naso mentre s’avvicinava alle ragazze. 
«Adesso non so quanto ti convenga parlare. » lo rimproverò Nami rivolgendogli un’occhiataccia. 
Come se nulla fosse, però, Rufy s’avvicinò con uno dei bastoni che usavano per smuovere le braci e molto abilmente iniziò a smuovere il carbone nel caminetto, fino a quando non riuscì a sentire qualcosa, ed allora la sua faccia s’illuminò.
«Credo che ci sia ancora, non preoccuparti, Bibi, te la sto prendendo subito. » e con entusiasmo ritrovato il moro continuò a smuovere le braci fino a quando non fu certo di esser riuscito davvero a trovare qualcosa e così tirò fuori la collana dalle fiamme. 
Se per un attimo avrebbe davvero tanto voluto uccidere Koza adesso il sollievo era immenso che Bibi abbracciò Nami e Koala, lasciandosi stringere a sua volta, mentre Rufy, il suo salvatore, teneva sollevata la collana ardente, sventolandola dinnanzi la faccia della turchina, che la studiò con attenzione per constatare se vi fossero danni o meno. Magari adesso l’indizio era andato perso per sempre. Ma in quel momento, mentre con attenzione Bibi stava studiando la collana, notò che su una delle due facce erano apparsi dei veri e propri segni rossi, forse che il fuoco aveva mostrato e rivelato. 
Era quella la cosa che avrebbe finalmente fatto ribaltare le sorti della situazione?
«Ragazzi—… ditemi che non sono la sola a vedere quei segni sulla collana. »
Nami, che di collane ne capiva parecchio, assottigliò lo sguardo e poi sogghignò soddisfatta. 
«Ovvio che sì. Quindi Koza non ha fatto poi tanto male a gettare quella collana nel fuoco. »
«Vi ho detto che non l’ho fatto di proposito—… però visto? Avevo ragione! » rimbeccò il ragazzo cercando di sembrare convincente. 
«Quelli, ragazzi, non sono solamente simboli—… » mormorò Koala che a sua volta aveva iniziato ad assumere un’aria pensierosa come tutti gli altri. «Sono Rune. »
«Maledizione—… » mormorò Bibi scuotendo il capo mentre delle ciocche azzurre caddero dinnanzi il suo viso. «Ho mollato Antiche Rune al primo giorno di lezione. »
«Tranquilla, la fortuna vuole che conosciamo qualcuno che segue questa materia. » le suggerì Nami facendole una linguaccia e dandole una gomitata per aiutarla a rimettersi in piedi. 
Quindi Bibi annuì, forse sapendo anche di chi stavano parlando e per tale motivo si sentì un po’ più rincuorata dalla situazione. Forse non era poi così drammatica e lei, probabilmente, stava per scoprire qualcosa in più sulla seconda prova. 

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Capitolo 28
*** The riddle ***


Capitolo 28. The riddle

Law odiava quella situazione, anzi, odiava decisamente tutto e tutti da quella sera di Natale, specialmente ogni qual volta gli chiedevano come andava. Insomma era ovvio che lui stesse bene ma non c’era bisogno di domandarglielo tutte quelle volte, anche perché così rischiava di sembrare lui l’unico problematico e non quello squilibrato di Kidd, che prima o poi avrebbe pestato a dovere per aver anche solo osato pronunciare il nome di Corazon. Ovviamente la professoressa Bay, che guidava la casata dei Corvonero, aveva avuto solamente parole di biasimo per lui, anche se dopo la spiegazione se ne uscì con “Spero che quel pugno gli abbia fatto davvero male!”, in ogni caso non poteva evitare la punzione, infatti, per un intero mese, avrebbe aiutato Moira, il custode della scuola, a sistemare una serie di fascicoli ed archivi nei sotterranei. Lo avrebbe fatto ogni venerdì pomeriggio dopo le lezioni, senza avere un orario specifico al quale staccare. Ma alla fine a Law andava bene e per quanto fosse noioso aveva letto una serie di cose interessanti nei vecchi registri di Hogwarts. Alcune fra le informazioni che più lo avevano colpito erano state quelle riguardo a Teach, ed alla sua banda di Mangiamorte, che secondo Law stavano tramando qualcosa perché, nonostante la Gazzetta stesse cercando di omettere informazioni cruciali, il Cavillo, invece, riportava fatti certi. E Law aveva attenzionato la questione più del previsto, senza dirlo a nessuno, anche perché era convinto che tutti quegli attacchi ad i babbani fossero collegati alle strane predizioni che di tanto Corazon faceva.
Era come se quegli eventi possedessero un filo rosso invisibile che solamente Law riusciva a scorgere e di questo si sarebbe occupato personalmente
.
Quel pomeriggio, però, aveva scoperto una cosa importante, ovvero che Barbanera non aveva mai completato la scuola e che era stato espulso per aver attentato alla vita di un altro studente e che a farlo espellere fu lo stesso Barbabianca, sotto condanna da parte della corte del Wizengamont. Ma la cosa veramente interessante era che a sentenza era firmata da Kobra Nefertari, piccolo dettaglio che non sfuggì all’occhio attento di Law. Ovviamente decise che quell’informazione, per il momento, era poco interessante, quindi una volta compiuto il proprio lavoro se ne tornò in una delle sale studio dove aveva lasciato Robin. Insomma ancora non riusciva neanche a guardarla in faccia dopo quello che era successo, nonostante lei continuasse a ripetergli che non era colpa sua, cercando di placarlo, ma dinnanzi a lei Law si sentiva colpevole, forse perché le aveva promesso di non dar retta a Kidd ed alle sue provocazioni. 
Se ne stava, così, appoggiato sul tavolo ligneo, con la testa poggiata sul piano, quasi come volesse dormire, lanciando di tanto in tanto uno sguardo di sbieco a Robin.
«Credo che forse sia il caso di andare a cenare—… quel compito è perfetto non hai bisogno di rileggerlo altre cinque volte. » Law parlò con il suo solito tono apatico, privo di qualsiasi sfumatura, ma era del tutto sincero nel dire che il compito della corvina fosse perfetto. 
«Grazie, Law—… giuro che lo leggo un’ultima volta e poi possiamo andare a cenare. » ed istintivamente la mancina di Robin, nonostante fosse macchiata d’inchiostro, lasciò una semplice carezza sulla guancia del ragazzo, che stupito da quel gesto sembrò quasi destarsi da un profondo sonno. 
Come diamine riusciva, quella ragazza, a destabilizzarlo fino a quel punto?! Ecco uno dei misteri assoluti. 
Si ritrovò, allora, a schiudere le labbra per provare a dirle qualcosa di mediamente gentile, tipo un banalissimo “grazie”, ma in quel preciso istante la quiete della sala venne bruscamente distrutta dall’entrata in scena dei suoi incubi peggiori. O meglio uno di loro rappresentava davvero il suo incubo, le altre tre erano le amiche con le quali Robin parlava praticamente ogni giorno e che Law doveva ascoltare pazientemente senza tenere il muso.
Nami, Koala e Bibi non erano poi tanto male, anche perché loro riuscivano anche a tenere discussioni intelligenti senza  scadere nel banale, cosa che con Roronoa e Vinsmoke succedeva praticamente sempre. Insomma l’ultima volta si erano messi a discutere dell’esistenza, o meno, dei ninja. Assurdo. Però ciò che maggiormente preoccupava Law era la presenza di Rufy. Insomma quando c’era lui in mezzo niente andava bene, era come se quel ragazzo fosse una fonte perenne di guai, ed il fatto che si fosse avvicinato al loro tavolo brandendo un bastone e quella che sembrava una collana non faceva presagire nulla di buono. 
«Trafalinooooo! Nico Robiiiin! » cantilenò il moro rivolgendo ad entrambi il miglior sorriso di cui era disposto, ed allora Law e la ragazza si scambiarono un rapido sguardo. Ed anche Robin sorrise, quindi le doveva andare bene tutta quella follia. 
«Ragazzi, che bello vedervi—… » ammise la corvina rivogendosi a tutti quanti. 
«Sì—… ci mancavate. » aggiunse Law con tono vagamente ironico, anche se Rufy non sembrò cogliere la cosa.
«Ecco, quindi adesso dovete aiutarci, è una cosa importantissima che riguarda Bibi ed il torneo e ci serve il vostro aiuto. » urlò il ragazzo poggiando la collana sul tavolo in legno. 
Bibi, allora, la campionessa e diretta interessata, si sporse in avanti e si andò a sedere dinnanzi a loro due, mostrandosi anche abbastanza preoccupata, ed allora indicò quella che doveva essere la fonte del problema. 
«Scusate davvero se vi disturbo ma—… questa è la collana che ho trovato dentro lo scrigno della prima prova ed a quanto pare, se messa sul fuoco, appaiono questi segni. Lo abbiamo appena scoperto ed osservandoli abbiamo capito che sono rune antiche. »
Stranamente, dopo quella spiegazione, i sensi di Law s’allettarono immediatamente ed infatti alternò lo sguardo fra la turchina e la collana, che effettivamente sembrava avere delle incisioni sulla superficie. 
«Interessante, quindi forse così riuscirai ad avere un aiuto per la seconda prova, che a proposito, quando si terrà? » domandò con tranquillità il ragazzo prima di allungare una mano in direzione della collana. 
«I primi di Febbraio, quindi non manca molto, purtroppo—… » sussurrò la ragazza in parte sconfortata per poi ricevere una gomitata da Koala. 
«Ma infatti siamo qui proprio per farti superare la seconda prova e Robin e Law ti daranno una mano, non è vero ragazzi? » azzardò la biondina lanciando loro uno sguardo che non ammetteva repliche. 
Ma in fin dei conti non vi era motivo per il quale Law non avrebbe dovuto aiutarla, anche se con le rune antiche faceva abbastanza schifo. 
«Ovviamente—… Posso guardare questa collana? » chiese allora Robin, che per fortuna non perse tempo ed usando le maniche del proprio maglione afferrò la collana per poterla avvicinare e poggiare sulla pergamena esattamente dinnanzi a lei. 
Il corvino le si avvicinò, studiando quelle rune con la coda dell’occhio. Riuscì a riconoscere solamente un paio di parole, segno che quella non era decisamente la sua materia, mentre Robin stava già elaborando il tutto. 
Rufy, Nami, Bibi e Koala, si sporsero in avanti pronti a sentire tutto ciò che la Corvonero aveva da dire ed infatti, in quel preciso momento, Robin sgranò gli occhi e poi li guardò attentamente. 
«E’ abbastanza facile da tradurre ma—… »
«Per Merlino, perché deve esserci sempre un “ma”?” » domandò retorica Nami prima di sbuffare. 
«Ma si tratta di una sorta di enigma—… » 
Questa cosa sorprese perfino Law che incrociò le braccia sul tavolo e li guardò tutti quanti. 
«In fin dei conti da una prova del Tremaghi non ci potevamo aspettare qualcosa di semplice—… intanto dicci questo enigma che si cela dietro le rune, Robin, poi pensiamo a risolverlo. »
Tutti quanti annuirono con tranquillità alle parole di Law ed allora Robin si schiarì leggermente la voce, continuando a studiare quella collana che aveva sotto le iridi turchesi. 
«Un combattimento fra rami e foglie or ti aspetta / della natura la forza è l’arma eletta. / Picchia forte e non si arrende / sulla collina dove il sole scende. / Per vincere questa prova sessanta minuti tu avrai—…/ o quel che ti è stato sottratto mai più riprenderai. »
Perfino Law che di solito riusciva a mantenere il proprio auto controllo a causa di quelle parole rischiò di sbiancare per via della frase finale.
Che cosa dovevano sottrarre alla campionessa per rendere la prova più interessante?
 Tutti quanti, molto lentamente, si voltarono verso Bibi, che sembrava aver appena visto un fantasma, ed anzi, in quel caso sarebbe stato molto meglio, infatti con disperazione guardò tutti quanti e sospirò.
«Non ditemi che sembra semplice o divertente, perché non lo è—… » sibilò in direzione di Rufy che stava per partire dicendo qualcosa. 
Così Law, prima che il moro potesse aggiungere altro, sollevò una mano per tappare la bocca all’altro ragazzo. 
«Non fare così—… piuttosto è chiaro che si prenderanno qualcosa e che avrai un’ora di tempo per riprenderla. » puntualizzò con fare ovvio semplicemente per fare il punto della situazione.
«Esatto, quindi sai già in che cosa consisterà la seconda prova—… però il mio dubbio è sulla prima parte. » aggiunse Nami che si voltò in direzione di Bibi, ancora persa a fissare il vuoto. 
«In realtà credo che anche la prima parte non sia poi tanto difficile—… » la corresse immediatamente Law, beccandosi un’occhiata da parte di tutti. In fondo lui era davvero tanto intelligente, il suo cervello si muoveva molto più velocemente di quello degli altri, quindi la soluzione per lui era stata praticamente ovvia. 
La descrizione corrispondeva esattamente e non c’era nulla che non quadrasse. 
«Forse penso di averlo capito anche io di che cosa si tratta—… » mormorò la ragazza dai capelli turchesi che poggiò entrambi i gomiti sul tavolo e puntò le iridi scure in direzione di quelle glaciali di Law, che quasi ghignò.  «Combattere, forza, rami e foglie—… ma soprattutto la storia della collina dove il sole scende. Il Platano Picchiatore è l’unico albero che cresce sulla collina che si trova sul lato occidentale del castello. »
Sorpreso dalla grande perspicacia di Bibi il ragazzo annuì lentamente e poi le puntò un dito contro. 
«Esatto. La seconda prova sarà affrontare il Platano Picchiatore e non sarà una passeggiata. » 
«Ma è fortissimo! » tagliò corto Rufy che guardava tutti senza parole. «Anche Zoro ogni tanto si avvicina ma rischia di essere colpito sempre. Tu sei pazza ma non così tanto da mettere il tuo nome nel calice per fare cose simili. »
Fantastico, lui e la sua boccaccia non miglioravano di certo la situazione, perché se uno come Roronoa non riusciva ad avvicinarsi a quell’albero come avrebbe potuto fare la ragazza?
Ma in fondo quella era una bella sfida e per quanto lui non fosse il campione avrebbe senz’altro cercato di trovarle una soluzione o per lo meno un piano per affrontare quella sua seconda prova. 
Ne andava della sua fama da Corvonero, oltre che di quella personale. 
«Non preoccupatevi, ci inventeremo qualcosa anche perché ormai avrete capito che non esiste niente di impossibile, ragazzi miei. » 
Tagliò corto il moro mentre la sua brillante mente iniziò a ragionare ed arrangiare pensieri alla ricerca di ciò che sarebbe potuto servire alla ragazza: una soluzione accettabile. 

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Capitolo 29
*** Free time ***


Capitolo 29.  Free time

Gli spalti del Campo di Quidditch erano di gran lunga il posto migliore dove poter stare seduti al sole, cercando di godersi quelle poche ore di pausa prima di ritornare dentro le mura di scuola, e Reiju adorava stare all’aperto con l’aria frizzante a scuoterle i capelli rosa. Era bastato un semplice “Perché non andiamo a giocare a Quidditch?” mormorato da uno stanco Robb Lucci, seduto su uno dei divanetti, che i suoi fratelli erano partiti all’attacco decisi ad allenarsi un poco. Trovavano noioso il fatto che non ci fosse nessuna partita di campionato, mentre per Reiju era perfetto. Aveva rifiutato categoricamente di fare i provini per la squadra, ma nonostante ciò a casa sua di tanto in tanto si trovava coinvolta in qualche partita sporadica nel grande giardino della dimora Vinsmoke, quindi a far parte della squadra erano ovviamente i suoi fratelli. E sotto insistenza di Ichiji, alla fine, Reiju aveva ceduto, portandosi i libri per provare a studiare anche all’aperto, se solo fosse stato possibile. 
Così seduta sui gradini, con le gambe accavallate, ed un libro stretto fra le dita, se ne stava la ragazza dai capelli rosati, che sembrava stare decisamente meglio rispetto al periodo precedente al ballo. C’era volto un poco per cercare di sentirsi meno stupida e decisamente meno in imbarazzo quando si ritrovava a parlare con lui, il fratello dai capelli rossi, ma alla fine era riuscita a superare tutto ciò ed a guardarlo nuovamente in viso. Era come se si fossero lasciati quel malinteso alle spalle, cosa di cui gliene sarebbe stata grata in eterno, perché ancora non riusciva a capacitarsi di tutto quanto. 
Un lieve tocco sulla spalla, delicato e gentile, la costrinse però a distogliere gli occhi dal capo da Quidditich, sul quale Ichiji sembrava aver appena segnato l’ennesimo gol, cosa notevole e del quale si sarebbe vantato in seguito, ed al proprio fianco si andò a sedere Sanji. Come sempre l’aria del suo caro fratellino era pacifica, ma Reiju era l’unica a notare i turbamenti mentali del biondo. 

«Sanji, anche tu all’aria aperta?» domandò gentilmente la rosata per poi chiudere il libro rivolgendo le iridi turchesi in direzione del ragazzo, che in tutta risposta annuì e poi poggiò i gomiti sullo scalino superiore al suo. 
«Avevo finito prima e non c’erano molti compiti—… e poi non avevo voglia di starmene al chiuso con questa bella giornata. Così ho lasciato testa d’alghe in biblioteca a "studiare" e sono venuto qui. Non sapevo che gli altri si stessero allenando. » ed allora il ragazzo indicò il campo da Quidditch. 
«Sì, hanno deciso all’ultimo e Robb Lucci ha organizzato una sorta di partita fra Serpeverde. » spiegò Reiju sorridendogli. 
«E tu sei qui a fare da ragazza pompon per—…? » 
«I nostri fratelli, ovvio e non sono—… io stavo studiando, o almeno ci provavo. » ammise lei indicando il proprio libro.
«Tranquilla, stavo scherzando, a te non piace il Quidditch, però ci provi perché ti obbligava papà! »
«Non ricordarmelo, ti prego—… » ed un sonoro sbuffo uscì dalle labbra della rosata, che scrollò le spalle prima di continuare a parlare. «Sai, mi sembri più pensieroso del previsto. » 
«Chi, io? Impressione tua, Reiju! »
E la liquidò con un cenno della mano mentre a sua volta Sanji si focalizzò sulla partita.
«Ed invece ho ragione—… Devo occuparmi di qualcuno? » chiese diretta lei, perché non avrebbe mai permesso a nessuno di alzare un dito su Sanji.
Non più.
«Calma, tigre, non devi occuparti di nessuno—… forse sono solo un po’ pensieroso a causa di una persona. »
Ecco, quello era decisamente più interessante per i gusti di Reiju, che in fin dei conti sui rapporti umani ci sapeva fare molto meglio di chiunque altro. 
«Con “una persona” intenti “una ragazza”? La figlia di Mom ti ha fatto qualcosa? » forse risultò un po’ troppo apprensiva, ma Pudding non le era mai piaciuta per Sanji. Per lo meno nessuno degli altri tre aveva invitato al ballo una delle figlie di Mom. 
«Pudding? No, non mi ha fatto nulla—… e poi anche quando che cosa potresti fare tu? Andresti a parlare con il tuo Katakuri per risolvere la situazione? » 
Probabilmente Sanji la stava solamente prendendo in giro ma Reiju rispose assumendo un’aria di superiorità, perché Katakuri, per quanto affascinante potesse essere, era stata una parentesi che non si sarebbe mai neanche dovuta aprire.
«Non parlo con Kakaturi—… » asserì con tranquillità intrecciando le braccia al petto. 
«Aspetta—… e perché? » chiese con slancio Sanji, che si ritrovò stupito dalla cosa. «Insomma al ballo eravate tutti così perfetti ed adesso non gli parli? Un momento—… ti ha fatto qualcosa? Perché se ti ha fatto qualcosa giuro che—… »
«Perché pensate tutti che mi abbia fatto qualcosa? In realtà è stato molto gentile ed educato. »
Quelle parole sembrarono confondere maggiormente il biondo che scosse la testa ed allargò le braccia. 
«Ed allora perché non gli parli più?! » 
«Non—… non era il mio tipo! »
«E’ il tipo di chiunque quello li, perfino io ero invidioso di te e lui che ballavate. »
«Smettila, è stata una parentesi che sé è conclusa. »
«Scommetto che bacia male. »
«Piantala, non ho idea di come baci. »
Il che corrispondeva a verità. Insomma era molto affascinante ma Reiju aveva decisamente altro per la testa, e quell’altro non tardò ad avvicinarsi con la scopa volante, fermandosi a poca distanza da lei e Sanji.
Era decisamente una sorpresa vedere Ichiji allontanarsi dalla partita semplicemente per fare cosa?! 
«Sanji—… » mormorò il rosso, abbassandosi di quota, per rivolgere uno sguardo al biondo. 
«Ichiji, che vuoi?! Non hai una partita da portare avanti? » chiese con evidenza il ragazzo per indicare il campo sul quale gli altri volavano senza problemi. 
«Pausa—… » tagliò corto prima di voltarsi in direzione della rosata e fissarla con serietà. «Tutto bene, Reiju? » 
Sorpresa da quella domanda, specialmente visto che gliela stava rivolgendo in quel momento, Reiju annuì e sfarfallò le ciglia, decisa a fermarli da qualsiasi possibile intento bellico. 
«Sì, non preoccuparti—… stavamo solamente chiacchierando un poco. Tu piuttosto hai fatto un bel punto poco fa. »
Odiava dover fare da tramite ma era una cosa che accadeva praticamente sempre quando erano tutti insieme. Sanji, giustamente, non voleva avere a che fare con Ichiji, Niji e Yonji, e la cosa era reciproca. Più volte le era capitato di vederli fare a botte in corridoio, eventi ad i quali era abituata, ma se poteva, e soprattutto se c’era lei, quei quattro provavano a darsi un contegno.
Tranne Niji, lui non ci riusciva mai. 
«Grazie—… ma tu non hai niente da fare se non stare qua a distrarla dallo studio? » 
«Ichiji! » lo rimproverò Reiju lanciandogli uno sguardo fulminante, che però non sortì l’effetto giusto, infatti il rosso sembrò ignorarla. 
«Sai, per tua informazione Reiju è anche mia sorella, quindi sono libero di parlarle quanto mi pare e piace. »
Ed anche se Sanji aveva detto una cosa vera lei stessa fu costretta ad alzarsi in piedi per impedire al rosso di scendere dalla scopa o fare altro di avventato. Quindi alternò lo sguardo su entrambi ed alla fine sospirò.
«Smettetela—… siamo in pubblico e non voglio l’ennesima rissa, anche perché la sotto c’è il professor Mihawk che controlla la situazione, sarebbe contro producente per entrambi. »
Usare la logica, in quei casi, era l’unica cosa che funzionava, ed infatti dopo che i ragazzi lanciarono una rapida occhiata in direzione del professore, che effettivamente li stava guardando.
«D’accordo—… come vuoi, Reiju, anche perché devo tornare a giocare. » ammise Ichiji con gran sollievo della ragazza. Almeno anche lui riusciva a capire quando non azzardare troppo ed infatti si limitò a rivolgere un cenno del capo in direzione di Reiju prima di allontanarsi tornando dagli altri due. 
Sanji, in tutta risposta, s’alzò in piedi di scatto, sbuffando, e poi scosse la testa con fare esasperato, così la ragazza fu costretta a seguirlo. 
«Sai che ti dico, vado anche io. Non ho niente da fare qui con quei tre, considerato che tu, alla fine, li difendi sempre » ed allora lui si mise le mani in tasca. 
«Sanji—… »
«Smettila, Reiju, lo sai come la penso. Se vuoi venire a parlarmi sai dove cercarmi. » le sbottò il ragazzo, allontanandosi da lei senza darle neanche il tempo di rispondere.
Così Reiju rimase sugli spalti, guardando Sanji allontanarsi, mentre una piccola parte di sé stessa si sentì in colpa per com’erano appena andate le cose. 
«Ci vediamo all’ingresso delle cucine alle diciotto, va bene? » gli urlò nella speranza di essere sentita e dal vago gesto della mano fu abbastanza certa che il biondo avesse annuito, ma che non fosse in vena di risponderle. 
Per lo meno non l’aveva allontanata del tutto, però capiva quanto poteva essere fastidiosa quella situazione ed anche se era difficile avrebbe fatto qualcosa per provare a migliorarla. Non ne aveva idea ma doveva riuscirci. 

Marco non faceva altro che deambulare avanti ed indietro nel proprio ufficio, mentre una sorta di agitazione iniziava a farsi strada in lui. Era così ogni qual volta si tirava in ballo il fattore “torneo” e questo per tanti motivi: le pressioni della stampa che desiderava avere notizie ed indiscrezioni riguardo le future prove;  l’organizzazione stessa delle future prove; ma soprattutto l’incolumità della campionessa che ormai li rappresentava.
Era riuscita a superare due step importanti, la signorina Nefertari, la prima usando una buona dose d’ingegno e di furbizia, la seconda possedendo il sangue freddo necessario per non creare problemi durante il ballo del Ceppo. Meno male che lei era rientrata nel gruppo di poche persone che non avevano dato problemi, a differenza dei soliti Portuguese, Dragon, Monkey, Roronoa, i Vinsmoke e sorprendentemente anche il Signor Law aveva deciso di strafare prendendo a botte Eustass Kidd. Per concludere in bellezza quella sera con mezza scuola ubriaca per colpa di Sacc ed Izou e le loro fantastiche trovate. 
“Sarà divertente.”
“Non esageriamo.”
“Non preoccuparti.”

Tutte baggianate.
Non era stato divertente.
Avevano decisamente esagerato.
E soprattutto si era preoccupato per l’intera serata non dando le giuste attenzioni a Bay.
Unica gioia che portava a Marco una sorta di pace interiore non indifferente. Lei ed i suoi capelli. Lei ed il suo profumo. Lei e le sue carezze. Ecco che cosa lo faceva stare davvero bene. Magari, se per quell’anno sarebbe riuscito a scansare l’esaurimento nervoso con tanto di ricovero al San Mungo, le avrebbe addirittura chiesto di andare in vacanza insieme. La famiglia Phoenix possedeva da generazioni una villa sulla spiaggia, che usavano in estate quando Marco era ancora giovane, ed a lui sarebbe tanto piaciuto portar li Bay. Insomma quel posto, lontano dal mondo, era perfetto per loro due. 
Ma l’idea di lui e Bay a Villa Phoenix venne bruscamente interrotta dal brusco aprirsi della porta dello studio, rivelando sulla soglia la decisamente poco sobria figura di Izou. Ancora stentava a capire il suo gusto nel vestire, fatto di lunghi abiti giapponesi uniti a mantelli sfarzosi. Ma lui era fatto così e per quanto estroso fosse rimaneva uno dei suoi migliori amici. 
«Lo sai che bussare è un segno di educazione? Insomma, tu la parola “privacy” neanche la conosci. »
Ed Izou si lasciò sfuggire una risata divertita mentre avanzava lungo la stanza disordinata, richiudendosi la porta alle spalle. 
«Privacy? Eri per caso impegnato con Bay nel fare qualcosa di sconcio durante l’orario di lavoro? » 
Probabilmente quella voleva essere una battuta divertente, ma su Marco ebbe l’effetto opposto, perché pregò in ogni lingua che la terra si aprisse per far sprofondare il corvino al suo interno. 
«Non—… sai che ti dico? Non meriti neanche una risposta seria, Izou! »
«Suvvia, sei diventato tutto rosso, Marco. » lo prese in giro il professore mostrando il miglior sorriso. «Stavo scherzando. In realtà mi annoiavo così ho pensato bene di venirti a trovare, anche perché Sacc non so che razza di creatura doveva curare, quindi eccomi qui a rallegrarti. »
Maledizione, perché queste cose succedevano sempre a lui? Cercò, così, di non sbuffare troppo apertamente anche perché aveva davvero un impegno per quel giorno. 
«Grazie per la tua gentilezza, Izou, ma stavo aspettando la—… »
Questa volta le parole del biondo vennero interrotte da un lieve bussare sulla porta, segno che la persona in questione era appena arrivata, quindi Izou era di troppo. Infatti, prima ancora che potesse dire qualcosa, la porta si aprì rivelando la figura timida della signorina Nefertari, vestita di tutto punto e con un paio di libri sotto braccio. 
«OHHH! La nostra campionessina, accomodati pure, cara! » ovviamente Izou fece come se fosse nel suo studio, ma c’era d’aspettarselo, e poi il corvino si voltò verso Marco facendogli un occhiolino.
«Ormai siamo amici, ci riveliamo i gossip amorosi. »
Ed a quelle parole Marco non seppe davvero come rispondere, infatti si limitò a schiudere le labbra sospirando profondamente e pregando chissà quale Dio per impedirgli di avere l’esaurimento giusto in quel momento.
«Professor Phoenix, Professor Izou, se volete posso passare dopo—… » ammise con gentilezza Bibi, ritrovandosi gli occhi di entrambi puntati addosso.
«No, accomodati pure, Bibi, volevo semplicemente chiederti—… come stesse andando la questione “collana”. »
Il che corrispondeva a verità. L’aveva vista spesso e volentieri tenere e figurarsi fra le mani quel gingillo, che lui ovviamente sapeva come funzionava, ma indagare sulle probabilità di sopravvivenza della sua campionessa non era una cattiva idea. 
izuou, curioso come non mai, accavallò le gambe e guardò l’azzurrina con vivo interesse, attendendo una risposta. 
«Credo di sapere che cosa sarà la seconda prova. Ho scoperto le rune e tradotto il messaggio—… »
Ecco che finalmente una buona notizia era giunta alle orecchie di Marco che parve animarsi immediatamente perché a quanto pareva era davvero più sveglia di quel che sembrasse. Quindi il biondo annuì con veemenza intrecciando le mani dinnanzi al viso, con fare pensieroso. 
«Ottimo, quindi sai già come affrontarlo? »
La ragazza fece segno di “no” con il capo e poi scrollò le spalle, traendo poi un profondo sospiro. 
«Questo è—… complicato. Insomma, il Platano Picchiatore è—… micidiale. » 
«Concordo—… » mormorò Marco lanciando uno sguardo ad Izou, che sapeva della cosa. Barbabianca aveva comunicato le tre prove solamente a tutto il corpo docente di Hogwarts, per avere la piena collaborazione durante quei momenti critici e la preparazione. 
«Ma ci riuscirò, non si preoccupi. »
E quella risposta che Bibi diede con slancio, accompagnata da un sorriso, lo incoraggiò al punto da pensare di esser stato uno stupido a preoccuparsi tanto. 
«Ecco, così mi piaci! » esclamò con tranquillità il professore biondo mentre sotto ad i suoi occhi Izou si mise in piedi ed affiancò la ragazza, prendendola sotto braccio. Se non fosse stato che conosceva Izou fin troppo bene quel gesto sarebbe potuto esser stato frainteso.
«Marco, caro, hai finito con lei? Perché se così fosse adesso tocca a me—… »
«Sì ho—… finito. Che devi fare? » chiese senza troppo entusiasmo perché si aspettava qualcosa di strano che aveva a che fare con il gossip. 
«Devo farmi aggiornare sui movimenti amorosi suoi e delle sue compagne, quindi devo andare. »
Lo sapeva. Avrebbe dovuto scommettere trecento galeoni su una cosa simile. Perché non lo aveva fatto?!
Con un gesto della mano, che sventolò in aria, rassegnato, Marco scrollò le spalle. 
«Bene, come vuoi. Ci vediamo domani in classe, Nefertari. » tagliò corto lui che non voleva essere interpellato in un possibile diniego da parte della ragazza. Lui aveva già avuto la sua dose giornaliera di Izou e poi in questo modo se lo sarebbe tolto dallo studio, cosa più che buona. Quindi, nel vedersi trascinare via la campionessa, Marco alzò una mano e con un flebile saluto sogghignò verso di loro. 
Adesso, forse, che si era tolto un pensiero di non poco conto, si sarebbe potuto rilassare andando a trovare Bay.

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Capitolo 30
*** Doubts ***


Capitolo 30. Doubts

Il pavimento dell’aula di Astronomia era insolitamente comodo e pieno di cuscini sui quali Nami si era lasciata cadere non appena aveva messo piede li dentro. Aveva trovato decisamente strano l’invito da parte del Professor Izou ad un tè insieme alle altre ragazze, cosa che aveva riferito Bibi. Ma alla fine quell’uomo, pettegolo forse più di tutte loro messe insieme, era decisamente simpatico e poi le aveva effettivamente dato degli ottimi consigli l’ultima volta. Magari anche quel pomeriggio sarebbe andata così. Non era stato facile riuscire a trovare un giorno in cui tutte quante fossero libere dalle lezioni pomeridiane, ma quel fine settimana di fine gennaio sembrava perfetto. 
Insieme a lei, ovviamente, erano andate Koala, Bibi, e Robin, che si era unita al gruppo a patto che raccontasse qualche particolare interessante sulla sua serata con Law. Insomma era  stato un modo come un altro per riuscire a rilassarsi quando mancava meno di una settimana alla seconda prova del torneo e Bibi ormai era tesa più di una corda di violino. E per concludere, visto che lungo la strada avevano trovato Perona la rosata si era unita al gruppetto.
Disteso in mezzo ad i cuscini, con accanto un basso tavolino provvisto di tè, tazze e biscotti, vi era il professor Izou, che fissava il tetto dell’aula di astronomia, anch’esso incantato. Era possibile ammirare da li le costellazioni, il che rendeva tutto particolarmente rilassante, anche perché pure Nami ne aveva un bisogno più che disperato.
«Allora ricapitolatemi tutto perché ancora stento a crederci—… » ammise il professore dai capelli scuri prima di chiudere gli occhi, elegantemente truccati, ed indicare appunto la stessa Nami, quasi ad incitarla nel dare una spiegazione. 
«Dunque, sintetizzando: Rufy non mi ha guardata tutta la serata, e nemmeno Ichiji Vinsmoke, quindi me ne sono andata nel bagno del terzo piano sperando di poter stare un poco sola a disperarmi. E’ arrivato Sanji, abbiamo parlato, lui ha detto delle cose davvero belle ed io—… l’ho baciato. » spiegò con molta semplicità la rossa prima di sospirare. «Ah e da allora non parliamo più come prima e non so neanche io perché, ma ogni volta che lo vedo sento le guance andare a fuoco e—… e vorrei solo sprofondare. »
«Ma allora perché lo hai baciato? » domandò Koala mentre mangiava uno dei tanti biscotti poggiati sul vassoio.
«I baci sono importanti » bisbiglio, invece, Perona le cui guance si erano immediatamente arrossate per via di quell’affermazione. Lei era sempre stata timida, o almeno così credeva.
Effettivamente la loro risposte erano più che logiche considerato che tutto ruotava, purtroppo, intorno a quel bacio. 
«Non lo so—… cioè lui è carino—… »
«Dopo ben quattro anni hai finalmente ammesso che Sanji è un bel ragazzo.
» aggiunse invece Bibi, che seduta in mezzo ad i cuscini, sorseggiava una tazza di tè. 
«Non—… non mi ci fare pensare. E’ difficile che io riesca ad ammettere le cose semplici, figurarsi ammettere che qualcuno è un bel ragazzo. »  e nell’affermare tali parole la ragazza andò a sbattere un pugno contro il cuscino più vicino, rischiando di colpire il professore. 
«Ragazze, rilassatevi, lei è fatta così. Non voleva neanche ammettere che le piacesse l’accompagnatore di Boa Hancock. Che poi c’è un altro dettaglio che mi sfugge, sul serio—… » e con quelle parole Izou sollevò il busto mettendosi a sedere fra i cuscini prima di guardare le ragazze. «Hai detto che Rufy non ti ha guardata, ma hai anche affermato che il tuo accompagnatore, l’altro Vinsmoke non ti ha guardata, come mai? » 
A sua volta anche Nami si mise a sedere, sistemandosi meglio il maglione e la gonna della divisa di Hogwarst, e liquidò quella domanda con una semplice scrollata di spalle. Altra domanda sensata, quella del professore, ma sarebbe stato strano, decisamente strano, dire ad alta voce che il rosso non aveva tolto gli occhi di dosso dalla sorella. Quindi preferì fare la vaga, anche perché, per quel poco che conosceva Reiju, non sarebbe stato corretto parlare di lei. 
«Non lo so, guardava sicuramente altre ragazze. » tagliò corto la rossa.
«Come sempre del resto. Perché ci stupiamo?! » il commento di Koala, azzeccato come sempre, costrinse il resto della gente ad annuire con entusiamo, compreso il professore. 
«Secondo me dovresti parlare con Sanji. » 
Dal nulla Nico Robin, che come sempre stava sfogliando con tranquillità le pagine di un libro di astronomia, fece puntare tutti gli occhi verso di sé, perché aveva detto una profonda verità.
«Parlare è sempre la soluzione migliore, questo silenzio non fa per niente bene ad entrambi da quel che ho potuto vedere in classe. » concordò Perona che nel mentre si era versata una tazza di tè fumante.
«Anche secondo me dovresti farlo—… insomma così potrete capirvi e smetterla con questa storia del silenzio. »  aggiunse Bibi annuendo con enfasi, tanto da farle ricadere i capelli sulle spalle. 
«E’ così che fai tu con Pell? » la prese in giro Nami, che ovviamente avrebbe risposto a tono all’amica. E seppe di aver fatto centro perché in quell’istante le gote di Bibi Nefertari divennero rossissime, e rischiò di sputare tutto il tè che stava bevendo, ed allora Perona le diede dei colpetti sulla spalla per farla tranquillizzare.
«Andiamo non c’è niente di male, Bibi, mica i baci sono un argomento tabù. » sopraggiunse Koala a dar man forte a Nami.
«Sante parole, ragazza. Ti meriti una E al prossimo compito che farò. I baci non sono un argomento intoccabile, anche perché voi siete belli e giovani, dovete godervi la vita. » ovviamente il professor Izou pronunciò quelle parole con la massima serietà, mentre si prendeva a sua volta una manciata di biscotti. «Non fate come Marco—… lui che nasconde sempre tutto è da prendere a schiaffi. »
«Marco sarebbe—… » commentò Koala che non afferrò immediatamente. 
«Phoenix! » aggiunse Robin a spiegare il tutto, anche perché sentirlo chiamare in quel modo era di certo inusuale per loro. «E’ chiaro che è innamorato della professoressa di incantesimi. »
«Ma sì, la professoressa Bay è così bella. » sussurrò Bibi in uno sbuffò prima di abbandonare la propria tazza e buttarsi a sua volta in mezzo ad i cuscini. 
«E poi anche lei sembra illuminarsi quando si trova davanti al professor Phoenix, sono così belli. Ed hanno anche ballato insieme durante il Ballo del Ceppo. L’ho visto di persona mentre ero sulla pista a ball—… » ma la rosata s’interruppe immediatamente, come se le sue parole fossero un segreto che nessuno doveva conoscere, ed infatti divenne rossa e si mise a bere.
Stava ballando? Lei con Zoro?
Insomma quella scena Nami se l’era persa e per questo fissò la ragazza con gli occhi sgranati. 
«Quel buzzurro ti ha fatta ballare? Io sono senza parole. Ma in positivo, si vede che gli piaci sul serio. »
«ALT, RAGAZZE! » intervenne subito il professore sollevando una mano per zittire Nami. «Chi sarebbe il buzzurro in questione? Perché sapete, ne abbiamo molti in circolazione. »
«Effettivamente—… »  commentò Bibi sottecchi mentre continuava a stringere i cuscini. 
«Zoro! »
Le ragazze parlarono in coro e questa volta quello scioccato fu il professore corvino che si voltò in direzione di Perona e l’additò con fare colpevole.
«Balla bene? Insomma sembra così sgraziato e poi ha un pessimo senso dell’orientamento. Una volta gli ho chiesto di portarmi dei documenti in ufficio e me li ha lasciati in giardino. »
«Sì—… » la vocina di Perona, che mostrava ancora il rossore sulle proprie guance, si fece sentire in mezzo a tutte le altre, anche se la propria frangetta nascondeva perfettamente i grandi occhi scuri. «Lui è un po’—… lo sapete, ma è stato davvero gentile durante il ballo. »
«Non lo avrei mai detto. » aggiunse sibillina Nami la cui mente continuava a pensare ad una serie di cose, come il dover parlare con Sanji. 
«Ed a proposito di baci, Bibi ha anche lei qualcosa da raccontare, professore. » la rimbeccò Koala riportando l’attenzione sull’azzurrina, questa volta confusa. 
«Andiamo ho tante cose da raccontare tipo come affrontare la seconda prova, sicuramente molto più—… ho capito, non guardatemi così, se ti riferisci al ballo io e Pell non ci siamo baciati, anche se ci siamo andati vicini, cosa che invece ho visto fare a te ed a Sabo durante il concerto. »
Izou, sempre più sorpreso di quelle rivelazioni si voltò in direzione di Koala a bocca aperta. 
«Adoro tutto questo. Chi altro avete baciato? Robin? Hai baciato quel musone di Law? Ti prego dimmi di sì—… » 
Nico Robin, che puntò le iridi cristalline in direzione del professore, con fare pacato scrollò le spalle ed accennò un sorriso. 
«Solo per salutarlo. »
Ed ecco l’ennesima ammissione sorprendente. Certo che durante quel ballo era successo di tutto e nessuno aveva avuto modo di affrontare la questione direttamente, che peccato. Ma per fortuna c’era il professore di Astronomia che stava permettendo tutto quello, perché per quanto Nami si sforzasse di non dar troppo peso al suo bacio con Sanji, in realtà non riusciva a farlo. Per lei era come se dovesse cercare una scusante per il proprio comportamento, qualcosa per non sentirsi in imbarazzo, e più passava il tempo più si sarebbe dovuta sbrigare a cercarla altrimenti il loro rapporto si sarebbe sgretolato, e questo Nami non lo voleva. 
Possibile che adesso ci fosse anche il biondo a confondere la sua mente? 
No, quello era il peggior scenario che potesse esserci e lei doveva resistere. 

Il piccolo elfo domestico che stava porgendo al biondo un mestolo per mescolare l’impasto, si fermò nel momento stesso in cui la porta d’ingresso delle cucine si aprì. In quel preciso istante Sanji si bloccò repentinamente, preoccupato che qualcuno fosse andato a disturbarlo, ma sulla soglia della porta vide la figura di sua sorella Reiju apparire. La sciarpa argentata e verde le ricadeva sulle spalle, nascondendole le labbra ed i capelli rosati, ma gli occhi grandi e turchesi erano puntati verso di lui. Come sempre indossava la divisa perfettamente stirata, le maniche del maglione erano più lunghe del previsto e la gonna decisamente troppo corta per gli standard di Sanji. Nessuno doveva osare guardare sua sorella, questa era una regola sacra per il biondo, perché oer quando gli costasse ammetterlo lei era l’unica alla quale teneva davvero. Se Reiju avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, come anche tenere a bada gli altri tre, lui avrebbe fatto altrettanto per lei. 
Nel vederla arrivare all’improvviso, fortunatamente, riuscì a rilassarsi, ma tutto ciò durò decisamente poco perché dietro di lei apparve la bellissima Pudding nella sua divisa turchese. 
Sanji rischiò di avere un attacco di cuore perché non era preparata a tutto questo, ed infatti gli cadde di mano il cucchiaio che stringeva fra le dita. 
«Pudding! Reiju! Che sorpresa vedervi qui insieme. » 
Ma se Sanji sembrava rilassato dalla cosa sua sorella lo era molto meno, infatti lanciò uno sguardo di sbieco a Pudding, uno di quelli che incenerivano, e poi sorrise al biondo. 
«Mi ritrovavo a camminare per i corridoi quando ho incontrato Pudding. » spiegò la rosata con inaudita tranquillità. 
«Esatto, così ho incontrato tua sorella e le ho chiesto di accompagnarmi in cucina—… ero sicura ti avrei trovato qui. »
Sanji deglutì, perché Pudding era decisamente troppo bella ed ancora non ci credeva di aver ballato insieme a lei. Così con aria sognante s’avvicinò alle due e porse loro due cucchiai. 
«Avete fatto bene a passare di qua, volete cucinare qualcosa anche voi? » domandò ammiccando in direzione della figlia di Big Mom, che cinguettò allegra un “”, mentre sua sorella scosse la testa facendo segno di no. 
«Grazie, ma adesso devo proprio tornare dagli altri avevo promesso a Yonji di aiutarlo con dei compiti. » precisò la rosata, prima di gettare le braccia al collo di suo fratello per stringerlo in un abbraccio. 
Insomma Reiju non era decisamente il tipo di persona che si lasciava andare ad effusioni di questo tipo, specialmente in pubblico, soprattutto con lui. L’aveva vista raramente abbracciare qualcuno dei suoi fratelli, forse per prenderli in giro. Effettivamente quello che le aveva visto abbracciare più spesso era quell’imbecille di Ichiji, ma doveva essere  un caso.
Eppure mentre Sanji ricambiava quell’abbraccio, le labbra di Reiju sussurrarono poche semplici parole al suo orecchio. 
Attento a lei”. 
E così il ragazzo si pietrificò immediatamente, cercando però di non darlo a vedere mentre lasciava andare sua sorella che si allontanava sistemandosi il maglione e la gonna. 
«Allora io vado, a dopo, Sanji. » commentò la rosata prima di sorridere al fratello per poi voltare il bel viso in direzione dell’altra ragazza. «Ciao Pudding. »
Sorrise anche la figlia di Mom in direzione di Reiju, sollevando la mancina, prima di rivolgersi in direzione del ragazzo. 
Che diamine aveva voluto dirgli sua sorella con quelle parole? Perché doveva stare attento a lei? Insomma Pudding non era una cattiva ragazza, anzi, era tutto il contrario, ma la serietà con la quale Reiju parlò non sembrava ammettere repliche. 
Quindi se fino ad un attimo prima quello che era parso uno dei più bei pomeriggi di sempre, anche perché stava preparando una torta per Nami, adesso era piombato nella confusione più totale. 
«Allora—… vuoi aiutarmi a preparare questa torta? » domandò cercando di risultare credibile. 
Ovviamente la ragazza appassionata di cucina si ritrovò ad annuire con enfasi, arrivando addirittura a rubargli gli attrezzi del mestiere da cuoco. 
«Certo che sì. Di che torta si tratta? »
«E’ una crostata al mandarino—… sai una mia ricetta che ho inventato per—… » ma si fermò immediatamente perché l’espressione di Pudding si rabbuiò immediatamente e gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto pietrificare al pari di un basilisco. 
«Per chi hai inventato questa torta, Sanji? »
Il biondo deglutì, preoccupato, ma decise di provare a dare la risposta giusta. 
«La mia amica Nami—… sai noi abbiamo dei problemi ultimamente. » 
E dire problemi era dire poco considerato che non parlavano quasi più per via de—… bacio. Ecco una cosa alla quale non aveva pensato: il bacio che si era scambiato con Nami era una questione segreta. Pudding non ne sapeva niente e non era il caso di dirglielo. 
«E’ la ragazza dai capelli rossi, giusto? Che genere di problemi? » chiese piccata Pudding, mentre le sue braccia s’intrecciarono all’altezza del seno. 
«Problemi—… » e decise allora che il consiglio di Reiju era più che sensato, quindi provare a cambiare argomento era l’unica idea. «Allora se tu mi aiutassi con questa potremmo finire in pochissimo e—… »
«Sanji—… » cantilenò Pudding andandogli vicino e poggiando una mano sulla sua spalla come a voler attirare la sua attenzione. «Io e te possiamo dirci sempre la verità, giusto? »
Ancora una volta il biondo deglutì e la guardò di sbieco.
Era maledettamente carina, purtroppo. 
«Ovvio, non preoccuparti di niente. » provò a rassicurarla nonostante lo sguardo oscuro che gli aveva appena lanciato, ma come per magia quelle parole la fecero quasi sentire meglio, infatti la ragazza sorrise con entusiasmo e lo abbracciò da dietro. 
«Allora perfetto, continuiamo a cucinare! »
Ma se fino a poco prima quell’abbraccio avrebbe fatto sciogliere letteralmente Sanji adesso, dopo le parole della sorella e la reazione della figlia di Mom, si ritrovò spaesato al punto da non saper che cosa fare se non continuare a cucinare.
Certo che la situazione Pudding era decisamente strana o meglio, c’era qualcosa di strano in lei, qualcosa che Sanji non riusciva a decifrare, ma Reiju a differenza sua riusciva a vedere decisamente meglio su certe cose e questo era un punto positivo.
Magari un giorno le avrebbe anche detto di Nami, ma era difficile a dirsi. 

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Capitolo 31
*** Solutions ***


Capitolo 31. Solutions

La biblioteca della scuola, come sempre, era un posto più buio del previsto, specialmente se ci si riuniva, per pura disperazione, nel cuore della notte. 
Era la sera prima della Seconda Prova del Torneo e Bibi, oltre ad i soliti incantesimi per combattere e difendersi, non aveva trovato nulla di utile sul Platano Picchiatore. Insomma, sui libri era riportata l’antica storia di Hogwarts e di come era giunto li, per volere del preside, le sue funzioni e come gestirlo, ma come si faceva a mettere fuori gioco un simile albero? Questa domanda li assillava e neanche quel genio di Trafalgar Law aveva trovato nulla di utile, ma in compenso, quella sera, il corvino aveva gli occhi arrossati, l’aria di chi aveva appena  bevuto qualcosa come venti caffè ed era uno dei pochi svegli intento a cercare. Sul tavolo a fianco al suo, ed a quello di Robin, che a sua volta stava provando a far qualcosa leggendo meglio le incisioni sulla collana, c’erano Rufy, Zoro, Sanji ed Usopp che ormai dormivano da più di mezz’ora. Il giovane Chopper, in loro compagnia aveva suggerito di riportarli a letto, ma nessuno, men che mai Bibi o Nami, avevano intenzione di smuoversi da li per cercare qualche informazione. Perona, che aveva deciso di unirsi al gruppo per dare una mano, era andata a prendere un libro dal Reparto Proibito, spacciando un permesso con la firma falsificata del professor Doflamingo. Cosa del tutto sbagliata, ma magari da quelle parti avrebbe trovato informazioni nuove. Pell, invece, stava togliendo di mezzo tutti i volumi che non servivano più e che avevano scartato.
Bibi, sfogliando l’ennesima pagina, e scansando al volo un libro che magicamente ritornava al suo posto, sospirò profondamente e gettò la testa indietro.
«Domani sarà una tragedia. »
Nami, che aveva l’aria di chi voleva trovarsi a letto, poggiò una mano sulla spalla dell’amica e poi provò a sorriderle.
«Non esagerare, non ci sarà nessuna tragedia. Al massimo perderai—… »
«Ma si prendereanno qualcosa ed io non so neanche di che si tratti. »
«Hai controllato che in camera tua non mancasse niente? Insomma, io per i miei vestiti potrei uccidere. » sussurrò la rossa prima di poggiare entrambi i gomiti sul tavolo. 
«Non manca nulla, quindi non ho idea di quel che faranno—… se solo ci fosse un modo per—… distruggerlo. »
«Non credo che i professori vogliano che qualcuno dei campioni distrugga un albero di così immensa importanza. E’ un bene unico e raro che solo Hogwarts possiede. » precisò Pell, prima di andarsi a sedere stancamente accanto a Bibi. 
La ragazza, allora, dopo aver tirato indietro i capelli con un gesto della mano, si voltò a guardarlo ed accennò un sorrisetto fintamente incoraggiante. 

« Non sei d'aiuto, Pell! » ribattè la turchina sospirando.
«Ed io sono anche convinta che i professori non vogliano la morte di una ragazza—… o sbaglio? » aggiunse Nami, che a fianco a Bibi si sporse in avanti per lanciare un lungo sguardo in direzione di Pell. 
«Koala, Sabo ed Ace hanno trovato qualcosa? » domandò la turchina con aria annoiata.
«Nulla, sempre le stesse cose. E’ tutto altamente ripetitivo. Non dicono assolutamente niente che ci possa far capire qualcosa in più—… a quanto pare neanche l’incantesimo Immobilus funziona, quindi bisogna pensare ad altro. »
Law sollevò il viso stanco dai libri, ed allora si scombinò maggiormente i capelli scuri. Doveva essere provato e soprattutto spossato per non essere riuscito a trovare niente di niente. Così forse era giunto il momento di ritirarsi e di andare a riposare, infatti fu Nami la prima che si mise in piedi e si diresse verso i quattro addormentati. Ad ognuno di loro diede un colpo sulla testa, per farli svegliare e Bibi notò che quando dovette colpire Sanji lo fece con meno forza del previsto. Ancora non avevano parlato, o almeno così sapeva Bibi, e dovevano risolvere quella questione alla svelta altrimenti sarebbe andata sempre peggio. 
Con aria decisamente assonnata tutti quanti aprirono lentamente gli occhi, provando a nascondere gli sbadigli a causa della tarda ora. Rufy, ovviamente, aprì la bocca come se nulla fosse, Zoro, invece, rimase ancora un po’ coricato con la faccia sul banco, Sanji si riprese provando a sembrare sveglio, ed Usopp, infine, ebbe quasi un moto di terrore che lo spinse a cadere giù dalla sedia sbattendo la testa. 
Lanciò un urlo, segno che da un momento all’altro la bibliotecaria sarebbe andata a disturbarli, e Perona fece capolino da dietro una pila di libri che poggiò con un forte tonfo accanto a Zoro. 
«Allora, adesso come procediamo? » domandò la rosata guardando gli altri, ma Bibi scrollò le spalle, con aria arresa e poi sospirò profondamente. 
«Penso che sia giunto il momento di andare a dormire, grazie per i libri, Perona, ma adesso ho troppo sonno per leggerli. »
«Capisco—… »
Notò allora che la ragazza era quasi delusa da tutto ciò, ma effettivamente Bibi non poteva farci nulla. Non avevano ricavato nessuna informazione, quando improvvisamente Usopp lanciò un altro urlo, beccandosi una serie di occhiatacce. 
«AHHHHHH! FINALMENTE CI SONO! » 
Tutti, compresa la turchina, lo fulminarono con lo sguardo, pronti a tappargli la bocca, ma l’entusiamo con cui il Corvonero si rimise in piedi, scattando come una molla, fece loro intuire che era appena successo qualcosa nella mente del ragazzo. 
«Finalmente hai capito di essere decisamente troppo fifone e che la tua paura del “non voglio provare questo incantesimo” è solamente una cosa irrazionale? » ovviamente Nami gli fece il verso, cosa che fece sorridere Nico Robin, che invece andò ad appoggiarsi alla spalla di Law.
«No—… e non sono un fifone, Nami! O forse sì. » la rimproverò Usopp mentre a grandi passi si diresse da Bibi, che afferrò per le spalle ed iniziò a scuotere. «In realtà so come farti mettere fuori gioco il tuo caro Platano Picchiatore. »
Nel sentire tali parole tutti i ragazzi presenti, anche quelli mezzi addormentati, fissarono Usopp stupito. Bibi, per un attimo, le sembrò di aver capito male, ma invece non era così, perché le parole di Usopp suonavano trementamente serie per essere soltanto uno scherzo dettato dalla stanchezza. 
«Davvero? »
«Certo, solo che era così evidente che me lo sono dimenticato—… però poco fa, dormendo ho pensato che—… »
«Usopp, dacci un taglio e dillo! » lo spronò Law che improvvisamente era diventato subito serio e si era avvicinato per ascoltare.
Il Corvonero annuì e poi deglutì guardando negli occhi la turchina.
«Il Platano picchiatore possiede una sorta di “nodo” o “giogo” fra le proprie radici o fra i rami. Se solo riuscissi ad applicare la giusta pressione su quel punto preciso l’albero s’immobilizzerebbe e non ci sarebbero problemi. » 
Ecco la soluzione che tanto stava cercando, e sembrava anche piuttosto semplice, in fondo doveva semplicemente individuare quel punto, che non aveva idea di come riconoscere, però, nonostante tutto ciò, Bibi annuì con ritrovato entusiasmo, anche perché di Usopp si fidava ciecamente, lui era da sempre il migliore in erbologia.
«Allora è fatta—… ma come lo posso individuare? »
«Io—… non lo so, però immagino che sarà un punto interno, ben nascosto che difficilmente l’albero metterà in mostra. Devi scoprire dove si trova il nodo e poi colpirlo con forza per farlo smettere. »
Usopp, nonostante la brillante idea, non aveva aiutato molto anche se quello era un ottimo punto di partenza, per lo meno sapeva come liberarsi del platano, e si domandò se una cosa simile la sapessero anche Katakuri ed Hancock, ma a Bibi di loro non importava. Potevano essere i più grandi campioni in assoluto, ma lei non sarebbe stata da meno, o almeno ci avrebbe provato fin quando sarebbe stato possibile. 
Con un ritrovato sorriso si voltò a guardare tutti quanti, ringraziandoli mentalmente anche solo per la loro presenza a quell’ora di notte in biblioteca, e tutto solamente per aiutarla. In quel momento sentì gli occhi arrossarsi, forse anche per la stanchezza, e con la mancina li strofinò per provare a ricacciare indietro le lacrime di stanchezza, ma improvvisamente all’inizio del corridoio, la figura ammantata del Professor Crocodile sembrò materializzassi davanti a tutti loro. E dire che la smaterializzazione, all’interno delle mura di Hogwarts, era assolutamente vietata.
Sicuramente doveva possedere qualche trucco che ancora non aveva svelato. 
«Non dovrebbe essere un po’ tardi per un gruppo di studio? » domandò con assoluta tranquillità il professore studiandoli uno ad uno, almeno fino a quando i suoi occhi scuri non si soffermarono sulla figura di Bibi. «Signorina Nefertari, è alquanto curioso trovarla tanto spesso in biblioteca in compagnia di figure che costantemente tendono a mettersi nei guai. »
Le gote di Bibi divennero immediatamente rosse ed infatti si ritrovò a boccheggiare, perché sapeva bene dove voleva andare a parare, ma ad intervenire fu Rufy. 
«In verità la stavamo aiutando, quindi non può mettere solamente lei in punizione. Dovrà mandarci tutti in punizione. »
«Lo intuivo e probabilmente giungerà il giorno in cui lo farò davvero, Monkey—… ma per questa sera sorvolerò su tutto ciò e facciamo che adesso smontate tutto ed andate a dormire, anche perché domani mattina ci sarà la seconda prova, quindi la nostra campionessa deve per forza riposarsi. »
Tutti quanti, dopo il tono gelido usato da Crocodile, annuirono. Certo che quel professore riusciva ad incutere timore praticamente a chiunque. 
«D’accordo, professor Crocodile—… » mormorarono alcuni di loro intenti a raccogliere tutto quel che avevano, mettendo negli zaini una grande quantità di libri, pergamene e calamai. 
«Potete andare—… tutti tranne il signor Pell. » 
E nel sentire quel nome, perché effettivamente Bibi si era già immaginata l’ennesimo rimprovero o riunione prima della nuova prova, rimase particolarmente perplessa, come lo era il resto del gruppo. 
«Non fate quelle facce—… il preside vuole semplicemente parlargli, non è nulla di grave. » 
Ma riflettendoci attentamente ptoeva tattarsi anche della sua domanda al Ministero della Magia. Bibi sapeva fin troppo bene che gli Auror avevano già cercato di reclutarlo prima ancora che avesse finito la scuola e questo per via del nome e soprattutto per le abilità che lui stesso possedeva. Ne avevano parlato più e più volte in uno dei loro incontri quindi si voltò lentamente verso di lui ed entrambi si scambiarono un tacito e silente cenno d’assenso, il tutto unito da un sorrisetto appena accennato da parte di Pell. 
«D’accordo, professore, andiamo. »
«Ottimo. » tagliò corto Crocodile che inspirò profondamente e poi si voltò, dando le spalle a tutti gli altri e facendo cenno a Pell di seguirlo. 
I ragazzi, rimasti in silenzio, guardarono entrambi allontanarsi, perdendosi fra le grandi mensole e librerie della biblioteca. Nessuno disse niente per qualche secondo, almeno fino a quando Zoro non sbadigliò di nuovo, rischiando di addormentarsi su Perona. Tutti quanti si guardarono e si lanciarono silenti sguardi, almeno fino a quando a rompere quel silenzio fu inaspettatamente Law.
«Crocodile ha ragione, dobbiamo andare, adesso che sappiamo come fare per bloccare il platano non si può più tornare indietro. »
Bibi si voltò in direzione del moro, che sembrava deciso tanto quanto lo era lei, ed entrambi annuirono all’unisono, segno che almeno adesso aveva qualcosa da cui partire, molto meglio rispetto all’inizio della serata. 

La borsa pendeva dalle spalle di Nami, che si era ritrovata a camminare più lentamente del previsto, rimanendo indietro anche rispetto agli altri, forse perché quel giorno era davvero stanca. Semplicemente per aiutare Bibi avevano passato intere giornate in biblioteca senza ricavare niente, ed alla fine quel tonto di Usopp se n’era uscito in quel modo. Insomma avrebbe decisamente potuto pensarci prima.
Eppure quello era un ottimo modo per rimanere impegnata e per lasciare che la sua stessa mente non subisse turbamenti o andasse ad altri pensieri. Voleva concentrarsi così da fare in modo che lo studio diventasse una distrazione dai mille dubbi che l’assillavano, anche perché l’incontro con il professor Izou non aveva fatto altro che confonderla.
Aveva sbagliato a comportarsi così con Sanji? E Rufy aveva mai anche solo pensato a lei in quei momenti?
No, doveva distrarsi e finalmente, adesso, sarebbe andata a letto per chiudere gli occhi ed abbandonarsi al mondo dei sogni. Un sospiro uscì dalle sue labbra ed addirittura la ragazza fu costretta a fermarsi per sciogliersi i lunghi capelli che ricaddero in morbidi boccoli lungo la schiena. Rimase qualche secondo in silenzio, immersa in quell’oscuro corridoio, almeno fino a quando non vide sbucare l’ultima persona con la quale avrebbe voluto parlare.
O forse era proprio con lui che doveva discutere?
Sanji non sembrava sorridere, era solamente preoccupato e la sua espressione la diceva lunga, infatti le si avvicinò ad ampie falcate mettendole una mano sulla spalla. Stranamente Nami non oppose alcuna resistenza e per la prima volta dopo tanto tempo, puntò nuovamente gli occhi in direzione di quelli del biondo senza arrossire. 
«Va tutto bene? » le domandò lui, con un pizzico d’apprensione ed allora la ragazza s’affrettò ad annuire.
«Sì, sono solamente stanca—… »
«Lascia che ti porti la borsa, Nami. »
«Non—… » ma non riuscì a terminare la frase che Sanji aveva di già preso la sua borsa e posata sulla sua stessa spalla, per poi lanciarle uno sguardo di sbieco. 
«Non dovevi farlo per forza, Sanji. » Mormorò Nami che si diede una piccola spinta col bacino per scostarsi dal muro al quale era appoggiata. 
«Ed infatti non lo faccio per forza, Nami. »
E con quelle parole lui le sorrise, mostrando alla ragazza uno dei più bei sorrisi che qualcuno le avesse mai mostrato, e stranamente sentì le proprie guance arrossarsi. 

«Sicuro che non lo fai per quello che è—… successo fra di noi? »
Non seppe dire come mai fece riferimento a quel momento, sentiva solo di doverlo fare, ed infatti si pentì qualche attimo dopo. 
«Lo avrei fatto a prescindere, Nami—… mentre quello che è successo fra di noi è stato—… »
«Strano. »
«Bello. »
«Ma anche bello. »
«Forse un po’ strano lo era. »
Entrambi si ritrovarono ad annaspare in quella discussione sentendosi altamente in imbarazzo, era come se la cosa presentasse degli effetti negativi e positivi, segno che effettivamente a lui non era dispiaciuto. E quel dilemma l’aveva tormentata per giorni e notti, insomma come poteva aver paura del giudizio di Sanji? Però tutto questo era anche abbastanza strano. 
«Diciamo che è stato—…. interessante, d’accordo? »
Nami annuì, anche se per tale ammissione si sentì particolarmente in imbarazzo, tanto da passarsi una mano sulla guancia. Era tranquilla, almeno fino ad un certo punto, di sapere che con Sanji si era posta mille problemi inutilmente visto che anche lui sembrava disposto a—… tornare ad essere normali, per quanto fosse possibile come cosa.
Ma quello, fra tutti, non era esattamente il momento giusto, sia per la tarda ora sia perché quando si trovava da sola con lui in corridoio, l’ultima volta, era accaduto l’indicibile e quindi una parte di sé era decisa a tornare il più in fretta possibile verso la propria sala comune, però prima di andare, sorprendentemente, lo afferrò per la mano e trascinò il biondo lungo il corridoio.
Riuscì a notare con la coda dell’occhio l’espressione sorpresa di Sanji, il tutto accompagnato da un sorriso che faceva ben sperare. 

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Capitolo 32
*** Good advices ***


Capitolo 32. Good advices

Ichiji Vinsmoke cercò con tutto sé stesso di trattenere uno sbadiglio assonnato mentre era nella Sala Grande, con tutti gli altri, a fare colazione. Al suo fianco Niji stava cercando, per l’ennesima volta, di tramutare l’acqua in vino, ma ogni volta che lanciava quello stupido incantesimo l’acqua tornava semplice acqua. Dovevano aver messo qualche sorta di incanto sui bicchieri proprio per evitare quel genere di cose stupide. Se proprio voleva bere avrebbe benissimo potuto prendere qualcosa dalle scorte di Wiskey Incendiario che loro tre smerciavano fin dal primo anno. Era stato piuttosto facile rubare quelle bottiglie pregiate al padre per poi rivederle al doppio del prezzo e nella sala comune dei Serpeverde il liquore andava per la maggiore, considerato che li dentro vi erano tutti figli di maghi purosangue. Ichiji, per lo più, si disinteressava di tutti loro, eccezione fatta per i veri vincenti, quelli che un giorno avrebbe sfidato e sconfitto. A catturare la sua attenzione, però, quella mattina era stata la mancanza di una delle poche persone che avrebbe voluto vedere con piacere, perché per quanto gli costasse ammetterlo, adorava vedere Reiju fare il suo ingresso nella Sala Grande, sdegnando chiunque osasse guardarla per un secondo di troppo. Probabilmente se fosse stato dell’umore sbagliato li avrebbe volentieri schiantati tutti, ma ancora non era mai successo. Quella mattina, però, l’assenza della sorella si faceva sentire, anche perché di solito li avvertiva la sera precedente se solo avesse saltato la colazione. Ecco perché era all’erta, pronto a captare qualsiasi segno di stranezza. Al tavolo dei Corvonero non si vedeva neanche la sua cara amica Bonney, quindi magari erano insieme. 
«Ah, cavolo, spero che la prova di questa mattina sia divertente tanto quanto la prima—… » azzardò Yonji catturando l’attenzione del rosso, che volse lentamente gli occhi verso di lui, sbuffando. 
«Le prove del Tremaghi sono tutte difficili. » lo rimbeccò il rosso, come se fosse la cosa più normale di sempre. 
«Esatto—… magari questa volta a Boa Hancock oppure a Bibi Nefertari si strappano i vestiti e—… »
«Sei sempre un pervertito, Yonji, non puoi farti queste seghe mentali da solo? Devi per forza metterci al corrente delle tue fantasie sessuali? » 
Questa volta a parlare era stato Niji, che doveva aver abbandonato l’idea di trasformare l’acqua in vino ed aveva poggiato pesantemente i gomiti sul tavolo, ghignando in direzione di entrambi. 
«Come se tu non lo volessi—… » rispose il ragazzo dai capelli verdi che sbuffò.
«Ovvio che lo voglio, ma non lo vado a sbandierare in giro, idiota. »
Nel sentire quel battibecco fra i due Ichiji si voltò ancora una volta in direzione dell’ingresso, ma niente, Reiju non sarebbe arrivata, anche perché mancava davvero poco all’inizio della Seconda prova ed a detta del professor Doflamingo si sarebbero dovuti dirigere nella collina ad Ovest, li avrebbero capito tutto. 
«Ichiji, andiamo? » domandò il fratello dai capelli blu dandogli una pacca sulla schiena, che servì solo per innnervosirlo, infatti si mise in piedi guardando male Niji. 
«Andiamo anche se manca Reiju. » mormorò fingendo non troppo interesse per poi iniziare a muoversi insieme al flusso di altri ragazzi che dovevano dirigersi in quel posto per la seconda prova. 
Alle sue spalle Yonji sorrise quasi contento e poi aggiunse:
«Sono sicuro che Reiju sarà già sugli spalti insieme alle sue amiche. »
Probabilmente suo fratello aveva ragione e la stupida ed inutile paranoia che gli era salita,purtroppo, era dovuta al rapporto che aveva con sua sorella. Un rapporto che non ci sarebbe mai dovuto essere eppure eccolo li a sconvolgerlo ed a costringerlo nel provare una preoccupazione non indifferente per lei. 
Lungo la strada non parlò molto, anzi, non parlò affatto lasciando che fossero gli altri due a commentare i fondoschiena delle ragazze di Beuxbaton o le stupide divise degli altri. Lui non ne aveva voglia ed avanzava con le mani in tasca senza dir nulla, almeno fino a quando uscendo dal portone ad ovest non notarono l’immensità di quell’albero che doveva essere il platano picchiatore. Insomma lo ricordava più piccolo e situato su quella collinetta, ma adesso era enorme, quasi come se qualcuno avesse lanciato su di esso un incantesimo d’ingrandimento.
Insomma metteva timore a tutti. 
Un ghigno divertito si fece largo sulle sue labbra, perché quella doveva essere la seconda prova, o comunque doveva aver a che fare con il platano, infatti gli spalti erano posizionati molto più lontani, per assicurarsi che vicino alla collina non accadessero incidenti con gli altri studenti. 
«Ottimo, guarda quanto è grande—… è immenso. » sussurrò Yonji, stupito quanto tutti gli altri mentre spingeva gli altri due avanzando verso gli spalti, eppure, una volta giunti in prossimità del platano, prima di salire, notò una serie di ragazzi ammassati vicino le staccionate che sussurravano qualcosa. Alcuni iniziarono ad indicare dei punti in direzione del grande albero, così, quasi spinto dalla curiosità, Ichiji s’avvicinò seguito dagli altri.
«Spostatevi, mocciosi, fateci passare. » li esortò Niji spingendo un ragazzino del primo anno che cadde pesantemente a terra. 
Ma le risate dei Vinsmoke, in quello stesso istante, si tramutarono in un tetro silenzio, seguito dal concretizzarsi di un timore che per tutta quella mattina non aveva abbandonato Ichiji. Infatti ad i piedi del grande Platano picchiatore, imprigionati in mezzo ad un groviglio di rami e radici, vi erano ben tre persone, di cui una riuscì a riconoscerla immediatamente solo per il suo colore di capelli. 
«Quella è—… » sussurrò Niji che in quel momento stava cercando di non scoppiare a ridere, indicando la figura inerme di Reiju, per metà svenuta, stretta in quella prigione di legno che non aveva  intenzione di lasciarla andare. 
«Penso che abbiamo appena trovato nostra sorella—… » aggiunse Yonji che si voltò a guardare Ichiji preoccupato. Probabilmente doveva esser sbiancato, ma non per la paura, più che altro per la rabbia. Come avevano osato prendere sua sorella, la sua Reiju, e catapultarla in quella prova infernale? Senza neanche rendersene conto diede una spallata a Yonji, per superarlo e scavalcò con un singolo e fluente movimento la staccionata, pronto ad andare a riprendersi sua sorella. Ben poco gl’importava della prova, quella follia sarebbe terminata immediatamente. 
Ma prima ancora che potesse avanzare e fare un singolo passo in più, il Professor Doflamingo si presentò dinnanzi a lui e gli coprì la visuale per colpa del suo stupido mantello pieno di piume rosa.
«Dove pensi di andare Vinsmoke? Questo è il terreno della Seconda Prova e tu non sei uno dei campioni, purtroppo per me. » mormorò il biondo a bassa voce, chinandosi verso di lui. 
Quelle parole lo fecero arrabbiare ancora di più, tanto da voler estrarre la bacchetta, ma Doflamingo l’afferrò per un polso, stringendoglielo, e continuò a parlare.
«Non ti conviene estrarre la bacchetta, non vorrai dare scandalo proprio oggi. Sarebbe un grosso danno per la famiglia Vinsmoke, considerato che l’inviato della Gazzetta del Profeta, al momento, sta guardando proprio verso di noi. »
«E’ mia sorella—… » sibilò Ichiji, come se quella fosse la scusante migliore di sempre.
«Ed insieme a lei ci sono ben altre due persone, fa tutto parte del Torneo, quindi adesso inspira e torna al tuo posto o giuro che sarai in punizione fino a giugno. » 
«Non m’importa, voi non avete alcun permesso di prendere un membro della famiglia Vinsmoke—… »
Ma Doflamingo sorrise, anzi, sogghignò, facendolo voltare su sé stesso, come se lo avesse convinto a tornare spontaneamente al suo posto. 
«E chi ti dice che non abbiamo questo permesso? Magari tuo padre ha già approvato tutto quanto. Il solo essere parte integrale di questo torneo porta molta più fama di quel che pensi, quindi, secondo te, quanto ci avrà messo il caro Judge Vinsmoke a dare il permesso affinché sua figlia venisse fatta prigioniera di questo Platano? »
Aveva maledettamente ragione, e lui stesso se ne rendeva conto, infatti senza neanche opporre più troppa resistenza, il rosso venne spinto oltre la staccionata, in compagnia dei suoi stessi fratelli. 
«Facciamo che questo non è mai successo—… adesso, Vinsmoke, andate a sedervi, lo spettacolo inizierà fra poco. »
Ichiji, a quel punto, non ebbe più neanche la prontezza di replicare, perché come era apparso Doflamingo era sparito, lasciando li i ragazzi, circondati da fin troppa gente che guardava. Yonji, ovviamente, provò a dire qualcosa del tipo “Se la caverà!”, ma Ichiji non gli prestò ascolto e con fermezza raggiunge i posti centrali, quelli che avevano una perfetta visuale su Reiju, pronto ad intervenire se solo qualcosa durante il torneo non fosse andata a buon fine. 
Maledetto Torneo, suo padre l’avrebbe sentito una volta tornato a casa.

Nel momento stesso in cui Marco aveva visto il Vinsmoke dai capelli rossi oltrepassare la barriera protettiva contro il platano, l’incantesimo sul quale aveva lavorato per l’intera notte, aveva già previsto una tragedia. Nessuno lo aveva notato, ma il Platano si era mosso, pronto a colpire il ragazzo che era uscito volontariamente. Fortuna che Doflamingo era intervenuto bloccandolo e riportandolo all’interno, ecco il compito dei professori di quel giorno.
Un arduo compito, come sempre.
Eppure, guardando di tanto in tanto i tre ragazzi incoscienti appesi a quell’albero, si sentì pessimo per aver organizzato una cosa tanto crudele. La scelta, per il comitato del Tremaghi, era stata semplice: dovevano colpirli mettendoli sotto pressione e come farlo se non usando qualcosa a cui loro erano legati?
Ovvio, i compagni per il ballo, scelta più che logica.
Infatti, accanto alla sorella dei Vinsmoke, erano stati addormentati anche il fratello minore di Portuguese e Dragon, il signor Monkey D. Rufy, e poi l’accompagnatore di Bibi, il pupillo del Signor Nefertari, ovvero il famoso Pell. Probabilmente sarebbe stato uno shock per i ragazzi ritrovarseli li davanti, ma ancora una volta dovevano essere forti e coraggiosi se volevano sopravvivere. 
A passi spediti, senza realmente guardare in faccia nessuno, Marco si diresse nella tenda dove avevano riunito i tre campioni, ma prima di allontanarsi del tutto una figura ammantata di nero lo raggiunse e gli si parò davanti. Corazon era alto quasi quanto lui, se non di più, ma lo sguardo perennemente perso nel vuoto di tanto in tanto lo spaventava. Aveva addirittura chiesto delucidazioni a Law, il suo figlio adottivo, quindi si era tranquillizzato nel sapere che era tutto normale. 
«Marco—… Marco. »
«Corazon—… che succede? Hai avuto qualche—… »
«Ho avuto una visione. »
«Ottimo. » replicò Marco con estremo sarcasmo prima di inspirare profondamente e fargli segno di seguirlo all’interno della tenda dei campioni. «Dimmi tutto, ora sono curioso. »
«No, non succederà niente di buono, credimi—… questo torneo va annullato, Marco. »
«Annullato? E perché? Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili, non devi preoccuparti. »
«Ed invece sono preoccupato—… non so quando accadrà ma ci sarà un’invasione. »
«Invasione? Bene—… » e Marco roteò gli occhi massaggiandosi le tempie. «D’accordo Corazon, ti ascolteremo e miglioreremo le nostre difese esterne così nessuno potrà invaderci. »
«Non—… non dovete migliorare le difese esterne della scuola, sono sicuro che c’entri con il torneo! » aggiunse il biondo allargando le braccia e scuotendo Marco.
Ecco, Corazon era uno dei pochi che sarebbe potuto esser ricoverato al San Mungo prima di lui, anche perché aveva la strana sensazione che le sue visioni fossero peggiorate, o almeno così pensava.
«D’accordo, Rosinante, come sempre le tue visioni vengono prese in gran considerazione—… ma al momento ho tre ragazzi con cui devo discutere e Sengoku mi sta aspettando, quindi con permesso ma dovrei proprio andare. »
E con un abile mossa d’ingegno Marco, nonostante lo sguardo spaesato del biondo, riuscì ad allontanarsi per dirigersi ad ampi passi in direzione dei tre campioni, seduti rispettivamente su tre sedie. Lui, essendo il vicepreside, non aveva avuto modo di far compagnia al proprio campione, considerato che dovevano anche rassicurarli, in suo soccorso erano giunti Izou e Crocodile, che stranamente aveva preso a cuore la ragazza, o forse non vedeva l’ora di sbarazzarsene, insomma il suo sguardo cupo era sempre molto confuso. 
Li avevano fatti andare in quella tenda prima di sistemare i tre ostaggi, giusto per colpirli maggiormente una volta sulla collina dove c’era quell’albero ernorme. Si era occupato anche di lanciare quell’Engorgio che sarebbe dovuto durare esattamente un’ora, ma era difficile mantenere un albero tanto irrequieto buono per così tanto tempo. Quindi quei ragazzi dovevano sbrigarsi. I propri occhi incontrarono quelli di Bibi e cercò di rivolgerle un sorriso incoraggiante, ma non ci riuscì, anzi si avvicinò a lei e le poggiò una mano sulla spalla.
«Mantieni la calma quando sarai la fuori, chiaro? » le sussurrò a bassa voce mentre Sengoku sembrava molto impaziente di iniziare a parlare. Il primo ministro della magia si controllò più volte l’orologio e finalmente, allora, tossicchiò per richiamare l’attenzione su di sé.
«Possiamo iniziare? Seguitemi all’esterno, ragazzi. »
Il momento peggiore, ovvero la scoperta, lasciò leggermente titubante Marco, che annuì in direzione della ragazzina dai capelli turchesi e le fece cenno di andare con Sengoku. 
Magari le sarebbe preso un colpo. Sicuramente quella più agitata, per tale mattina, era Boa Hancock, che non smetteva di torturarsi le mani, mentre Katakuri, come sempre, aveva mantenuto una calma agghiacciante, e stranamente pure Bibi sembrava calma. Doveva avere qualche asso nella manica, e Marco sperò che si trattasse di quello giusto. 

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Capitolo 33
*** Second task ***


Capitolo 33. Second task

Il professore le aveva chiaramente detto di mantener la calma una volta giunta fuori e questo faceva ben intendere quello che sarebbe potuto succedere, ma non appena superarono l’ingresso della tenda, oltre al boato di applausi ed urla, che rischiò di stendere la campionessa, Bibi si ritrovò a fissare quello che era il loro avversario. Dovevano averlo innaffiato durante la notte, perché non solo il Platano Picchiatore era già in movimento, ma fra l’altro era diventato ancora più grande del previsto. Odiava quando la magia veniva utilizzata contro i ragazzi, ma fu solamente dopo che si rese conto del peggiore particolare, che invece aveva già sconvolto gli altri due ragazzi. 
Infatti, assottigliando lo sguardo verso il grande albero, in un groviglio di rami e radici che sembravano muoversi ed avvolgere quei corpi in continuazione, intravide Pell, e proprio allora il cuore le si fermò. Fu piuttosto sicura di esser rimasta senza fiato e che tutta la paura accumulata per la prima prova era niente in confronto a quello che stava succedendo in tale momento. Il professor Phoenix, che si era voltato verso i campioni, fece segno a tutti e tre di seguirlo, ma a protestare per prima fu Boa Hancock. 
«Che cosa avete fatto a Rufy? Che storia è mai questa? »
Ovviamente lo urlò, additando il professore come se quella fosse tutta colpa sua, ma probabilmente lui non c’entrava un bel niente. In quel frangente di eventi era il ministero della magia, quindi la colpa era unicamente di Sengoku. O almeno questo fu il ragionamento di Bibi, eppure le ci volle una discreta dose di coraggio per non mettersi ad urlare proprio come stava facendo Boa, catturando su di sé tutta l’attenzione. Al contrario delle ragazze, invece, Katakuri pareva infinitamente calmo e determinato, come se stesse studiando i rami che vorticavano sopra le loro teste. 
«Signorina Hancock, se continua ad urlare in questo modo verrà sospesa la sua partecipazione dal torneo, quindi, adesso tutti quanti seguitemi e diamo inizio a questa prova. »
Il Primo ministro, che non sembrava ammettere repliche, fulminò tutti e tre dinnanzi agli occhi dell’intero pubblico, che osannava i propri campioni. Bibi sperò di intravedere fra la folla i propri amici, ma era abbastanza difficile riconoscerli. Una schiera di professori era posta dinnanzi alle staccionate che separavano i ragazzi dagli spalti, posti a debita distanza, ma questo non la tranquillizzò neanche per un istante. La propria bacchetta divenne improvvisamente più pesante, anzi, decisamente pesante e l’istinto di urlare si fece sentire vivo anche in lei.
Come avevano osato toccare Pell semplicemente per farlo esser parte di quella stupida prova?
Insomma un conto era mettere in pericolo lei, ma quel ragazzo non c’entrava nulla e poi la sola idea di saperlo in pericolo la faceva sentire male.
Guardò con attenzione in direzione di coloro che erano stati presi e vide che oltre a Pell avevano rapito anche Rufy e Reiju. Effettivamente non li aveva visti entrambi, quel giorno, ed a colazione li aveva cercati anche abbastanza disperatamente, ed ecco spiegato che cosa gli era successo e perché non li avrebbe trovati. 
Anche se a malincuore seguì gli altri due e poi, una volta giunti esattamente davanti all’albero, ma a parecchi metri di distanza, apparvero tre pedane in legno sulle quali i campioni rispettivi furono fatti salire e posizionare in ordine di altezza decrescente. Bibi, dunque, era l’ultima, quindi posizionata a sinistra di Boa, che invece era al centro, mentre alla destra della corvina vi era Katakuri. 
Con un semplice colpo di bacchetta il preside Barbabianca fece apparire accanto a loro tre un alto palo in legno con un orologio dalle fattezze barocche, dorato, il tutto fra gli applausi generali. Così almeno avrebbe saputo quanto tempo le rimaneva per finire la prova. 
«Dunque, campioni, lasciate che vi spieghi in cosa consiste la seconda prova. » sottolineò Sengoku limitandosi ad utilizzare un incantesimo per incrementare il tono della propria voce, richiamando così il silenzio. «Per chi fosse riuscito a risolvere l’indovinello, come potete ben vedere, qualcosa vi è stato sottratto—… ma a questo punto forse è il caso di dire qualcuno. Per ognuno di voi è stato selezionata una persona che il platano avrebbe tenuto come ostaggio. Voi, miei cari, avrete giusto un’ora di tempo, sempre per rifarci all’indovinello, e riuscire a liberare dal platano picchiatore il vostro ostaggio. »
Ovviamente tutti e tre i ragazzi annuirono nel silenzio generale, quindi la prova si faceva decisamente più seria del previsto, perché un conto se ad essere messi in pericoloso erano solamente loro, ma adesso c’era in ballo ben altro. 
«Qui non si tratta di toccargli la mano o altro, dovrete letteralmente liberarli dalle sue spire se non ci riuscirete—… »
Ma le parole di Sengoku vennero interrotte dal brusco colpo di un cannone che doveva decretare l’inizio della prova. E poi, quella frase lasciata in sospeso, forse orchestrata ad arte, aveva trasmesso a Bibi un’ansia non indifferente ed una paura per il destino di Pell. 
«Andate, che la seconda prova abbia inizio. »
Urlò mentre la gente alle spalle dei campioni aveva iniziato ad applaudire e l’orologio a segnare i secondi che passavano dall’inizio della prova. Probabilmente Bibi fu quella più lenta a ricollegare il tutto infatti, mentre ancora si guardava intorno spaesata, sia Boa che Katakuri erano saltati giù dalla pedana ed avevano iniziato a correre in direzione del platano e dei suoi ostaggi.
Lei, nonostante le gambe stessero tremando, riuscì a balzare giù ed a muovere qualche passo, mentre le dita si serrarono intorno alla bacchetta. Ma proprio mentre la ragazza aveva iniziato ad avanzare in direzione dell’albero i rami si mossero sopra la propria testa, e si abbassarono sempre di più verso di lei. Infatti l’albero non sembrava disposto a tollerare perdite di tempo ed era partito anche lui all’attacco puntando a tutti e tre i campioni che correvano nella sua direzione. Bibi, concentrata com’era su Pell, che senza sensi ed incastrato fra quelle radici le incuteva timore, rischiò di essere colpita immediatamente da un pesante ramo, che sembrava una mazza da quidditch ma dalle dimensioni di una macchina, le crollò addosso per schiacciarla contro il terreno. 
Fu una fortuna che si gettò di lato all’ultimo secondo, finendo a terra, ed evitando di essere uccisa durante i primi minuti di gioco. Insomma questa era una gara di forza, intelligenza e velocità, tutte qualità che in generale non le mancavano ma lei stessa era anche abbastanza certa di non eccellere in nessuna di esse.
Probabilmente era fregata e con lei anche Pell, ma non avrebbe mai permesso che il suo destino dipendesse da una stupida prova. 
Si rimise in piedi senza molte difficoltà, mentre afferrava la bacchetta, pronta a lanciare un Immobilus sull’ennesimo ramo che si dirigeva contro di lei, ma non ebbe alcun effetto. Era tutto un saltare ed evitare i rami che si muovevano con frenesia, lasciandola senza fiato. Riuscì ad intravedere con la coda dell’occhio Katakuri avvicinarsi alla sorella di Sanji, ma un ramo più grosso di lui, il che era quanto dire strano, lo scagliò via con forza inaudita. Lui, però, era riuscito a sfiorare il polso del suo ostaggio, cosa che Bibi difficilmente sarebbe riuscita a fare.
Ma poi si ricordò delle parole di Usopp e di come sarebbe dovuta riuscire a trovare quel nodo che serviva, appunto, per arrestare l’intero albero.
Quindi doveva analizzare il tutto con attenzione, senza perdere la calma.
Nonostante si ripetesse che doveva ragionare, in quel momento una pioggia di rami pari a fruste, s’abbatterono su di lei, circondandola e provando a distruggerla. Fu costretta letteralmente a proteggersi con l’ausilio delle braccia, ma il dolore provato per quelle frustate, non fu indifferente. Con difficoltà riuscì ad allontanarsi, usando anche l’incantesimo Stupeficium, ma l’effetto fu quasi nullo.
Possibile che nessun incantesimo funzionasse contro quell’essere bestiale? Perché di questo si trattava, di un platano arrabbiato che non vedeva l’ora di farli fuori. 
«Bene, ragioniamo—… devo trovare il nodo ma devo anche provare ad avvicinarmi, nonostante sembri impossibile. »
Sussurrò fra sé e sé la turchina, liberandosi i capelli da delle ciocche sfuggite alla coda alta che si era fatta quel giorno. Un sospiro fuoriuscì dalle sue labbra e poi inaspettatamente alle incitazioni del grande pubblico alle sue spalle, che le urlava di avvicinarsi, iniziò a correre lateralmente, nella speranza di studiare quel platano alla ricerca del suo punto debole. Fu costretta a saltare ogni ramo, ed abbassarsi quando meno se l’aspettava, uno di essi provò ad afferrarla per un polso, quasi come a volerla immobilizzare, ma un piccolo incantesimo di Incendio l’aiutò nel liberarsi da quelle grinfie. Non si sarebbe arresa, ed infatti continuò a correre, con difficoltà, studiando quel tronco, mentre i suoi colleghi combattevano e litigavano con immensi rami e radici che non li lasciavano stare. Boa era letteralmente appesa per i polsi e non riusciva a liberarsi, mentre urlava il nome di Rufy, mentre Katakuri sembrava essere messo meglio, nessuno spareva curarsi di lei, ma le urla di Boa la fecero fermare. Non poteva lasciarla li, anche perché la sua bacchetta era caduta a terra, quindi Bibi, contro ogni aspettativa, lanciò un incantesimo di Incendio sui rami che bloccavano la corvina, che improvvisamente si ritrassero e la lasciarono cadere al suolo. La campionessa di Beauxbaton, sorpresa come non mai da quel salvataggio in extremis, lanciò uno sguardo stupito a Bibi, che senza dire altro riprese a correre nella sua folle analisi di quell’albero. Era chiaro che il tempo scorreva inesorabilmente, ma purtroppo sulle radici non sembrava esserci nulla che sembrasse ad un ammasso inespugnabile.
E poi, all’improvviso, dal nulla, apparve un ramo spesso che le si parò dinnanzi, quasi come se fosse sbucato dal nulla, e la colpì in pieno stomaco, sobbalzandola via a metri e metri di distanza. La ragazza chiuse gli occhi durante il volo, soprattutto preparandosi all’impatto e quando andò a sbattere si ritrovò letteralmente senza fiato e con gli occhi lacrimanti per il dolore. Era insostenibile una cosa simile. Non si rese neanche conto di essere andata a sbattere contro la staccionata che sperava il pubblico dal campo, ma una mano possente l’afferrò per il colletto della felpa e la tirò su di peso, senza che lei neanche se ne accorgesse, perché ancora troppo sconvolta. 
«Girare intorno non ti servirà a nulla, Nefertari, agisci. In che cosa sei brava? » 
Le parole di Crocodile, sussurrate in modo tale che fosse solo lei a sentirle, l’accompagnarono nel rimettersi in piedi, il tutto unito ad una forte spinta che la faceva rientrare in campo. 
Bibi, molto lentamente, si voltò, massaggiandosi lo stomaco, però Crocodile aveva ragione, era inutile girare intorno, doveva riflettere. Ma poi, quelle parole, che la riportarono indietro ad una conversazione avuta prima che iniziasse il torneo, rischiarono di stordirla perché forse aveva trovato un modo per andare più velocemente nel controllare l’intero albero, anche perché fino in cima era difficile arrivarci. 
In che cosa era brava lei? 
Puntò la bacchetta in direzione del castello, sperando che tutto ciò potesse seriamente funzionare, e con decisione sussurrò due semplici parole che forse l’avrebbero salvata, perché quella era l’unica possibilità di sopravvivenza. 
«Accio Nimbus! »

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