NCIS: Nesikha

di zukita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


PRIMA DI INIZIARE
Questa fanfiction è stata pubblicata da me due anni fa ed in seguito è stata eliminata perchè non sapevo come mandarla avanti. Adesso ci sto riprovando, con le idee un po' più chiare e qualche (GRANDE) modifica nella trama. 
Troverete la stessa identica storia su Wattpad, con la differenza che su quella piattaforma aggiornerò più di frequente perchè la trovo più comoda.
Fatemi sapere se vi piace o se avete qualche consiglio da darmi !
Buona lettura!


Capitolo 1

Fino a qualche settimana fa cercavo di non provare pietà verso chi uccidevo, lo facevo e basta,era così che funzionava. Mi davano una foto, un indirizzo e il resto lo facevo io. Dovevo farlo.

La mia vita non aveva molto senso fino a qualche mese fa, quando conobbi le persone che me la cambiarono completamente . Queste persone mi hanno fatto conoscere l'amore verso le persone e verso la vita, anzi, è quando li ho conosciuti che ho iniziato davvero a vivere.

E ora, appena la mia vita è iniziata, appena ho iniziato a gustarla, una pallottola me la sta portando via. Ma è giusto, no? Io che sono stata un'assassina, ora sono io la vittima. E mentre sento i soccorsi in lontananza, mi si appesantiscono le palpebre, ed è inevitabile un flashback di tutti gli avvenimenti che mi hanno portata alla morte.

 

Maggio

Il sole è già alto e i suoi raggi filtrano attraverso le tende, colpendomi in pieno viso. Ho passato mezza mattina sdraiata sul letto a fissare il soffitto, cercando di trovare un senso alla mia breve e insopportabile vita.

Mi alzo sguaiatamente solo per rispondere al telefono che squilla già da un po'.

"Sì?"

Dall'altro capo del telefono è un uomo a parlare. Spiccio, dalla voce dura e un' accento tipicamente americano.

Mi chiede se posso effettuare un "ordine" per lui questa mattina stessa, un'urgenza. L'assassino di sua moglie.

"Mi dispiace, non oggi." Lancio uno sguardo al calendario e lo vedo, cerchiato in rosso un paio di volte, il 30 Maggio.

Mi offre l'ingente somma di 1.000.000 di dollari e mi dice che se non accetto si rivolgerà a qualcun altro.

Decido di accettare.

Prima di fare qualunque altra cosa vado a farmi una doccia fredda e veloce, giusto per svegliarmi completamente. Lascio i capelli umidi, ma li lego in una coda alta, comoda e pratica. Indosso la solita camicetta, i soliti jeans, i soliti stivali. Acchiappo dalla sedia la giacca in pelle e in una tasca interna vi nascondo la mia unica amica, una Beretta calibro 22 modello 87. Giusto per essere sicura lego un coltellino alla caviglia destra.

Leggo l'indirizzo e do' un ultimo sguardo alla foto dell'uomo e ai suoi lineamenti tipicamente mediterranei.

Esco dall'appartamento e faccio un bel pezzo di strada a piedi, prima di svoltare in un vicolo cupo e silenzioso. Entro nel cortile di una palazzina malandata, circondata da graffiti disordinati e senza senso. Trovo il portoncino aperto e cautamente salgo le scale. Al secondo piano tiro fuori il necessario per scassinare la porta, ma con stupore la trovo già aperta.

Indecisa sul da farsi tiro fuori la pistola e decido di andare fino in fondo. Entro nell'appartamento di soppiatto e dopo essermi guardata intorno vedo l'uomo, per terra e in una pozza di sangue. Mi avvicino per scrutare meglio, ma appena mi chino sul cadavere sento movimento alle mie spalle. Mi giro lentamente, trovandomi una pistola all'altezza del viso.

"NCIS. Non muoverti."

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Sono passate più di tre ora da quando tre agenti mi hanno rinchiuso in questa che ha tutta l'aria di essere una sala interrogatori. Ne ho viste tante in vita mia, ma mai sono stata dalla parte opposta del tavolo.

Conosco bene questa strategia. Vogliono stancarmi, ammorbidirmi, farmi crollare al momento dell'interrogatorio. Almeno non possono accusarmi di omicidio. Analizzeranno la mia pistola e vedranno che non è partito un solo colpo.

Ma perché commissionare l'omicidio di un uomo già morto? Perché tutta questa fretta e tutti questi soldi poi? Servivo forse a coprire le tracce del vero assassino? Era stata tutta una messa in scena per farmi trovare sul luogo del delitto dall'NCIS?

I miei pensieri vengono interrotti da una porta che sbatte. Entra un uomo dai capelli grigi e gli occhi color ghiaccio.

Mi lancia uno sguardo e poggia un foglio completamente bianco sul tavolo.

"Questo è tutto quello che abbiamo trovato su di te. Vuoi aggiungere qualcosa?"

Mi sporgo in avanti assumendo un espressione seria "Cominciamo con il dire che sono innocente."

"Lo so, nessun colpo è partito dalla tua pistola. Ma non credi che sia un po' curioso trovare una ragazza fantasma con una pistola e un coltello nella casa di un Marine morto?"

"Affatto." Cerco di sembrare il più convincente possibile "Ho sentito un rumore e sono entrata per vedere cosa fosse successo, con la pistola in mano ovviamente, per proteggermi. Per quanto riguarda il coltello lo porto sempre con me."

"D'accordo, facciamo finta che sia così" poggia le mani sul tavolo e incatena il suo sguardo al mio "Ma tu non esisti. Non sei registrata da nessuna parte, non hai una carta d'identità, un passaporto. Nulla."

"Può arrestarmi per questo?"

"No"

"Bene, allora posso anche andarmene" faccio per alzarmi ma l'agente mi blocca per una spalla.

"Mi dispiace, ma non puoi andartene. Stanno cercando l'arma del delitto e finchè non sarà provato che non sei stata tu a uccidere il Sergente Reynolds dovrai restare a disposizione. Inoltre non hai un documento che certifica la tua nascita negli Stati Uniti o un visto di soggiorno. Quindi, o mi dici chi sei oppure sarò costretto ad affidarti ai colleghi dell'immigrazione."

"D'accordo, mi lasci fare una telefonata."

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

"Non preoccuparti Sarai, sistemerò tutto io."

Aaron mi lascia un bacio veloce sulla guancia e cammina a passo svelto dall'agente Gibbs.

Io sto finalmente mangiando qualcosa, anche se si tratta di una merendina troppo dolce rimasta non so quanto tempo nei distributori automatici dell'NCIS.

Poco lontano da me vedo l'agente Gibbs accigliare lo sguardo mentre Aaron spiega perché io sono un fantasma. Lo vedo mostrargli il mio permesso di soggiorno. L'agente Gibbs strabuzza gli occhi e prende in mano il pezzo di carta. Mi guarda sorpreso e lascia Aaron impietrito mentre si avvicina a me.

"Non so se sia un bene o un male sentire il cognome David e Mossad nella stessa frase."

Questa sua affermazione mi lascia interdetta.

"Quale delle due esattamente le dà più fastidio?" ribatto pungente.

L'agente Gibbs lancia uno sguardo ad Aaron che nel frattempo ci ha raggiunti 

"Vorrei parlare con lei in privato."

Aaron mi guarda chiedendomi silenziosamente se sono d'accordo. Annuisco leggermente e lui se ne va, lanciando a Gibbs un ultimo sguardo non troppo simpatico.

Gibbs lo ignora e si siede vicino a me.

"Un'agente a cui tenevo molto ha lasciato definitivamente la nostra agenzia due settimane fa. Si da il caso che prima di lavorare per noi era un'agente del Mossad e il suo cognome è David."

Ho capito perfettamente di chi sta parlando. La testa inizia a girare vorticosamente. Non può essere.

"Lei è...morta?"

Lui si affretta a rispondere "No, Ziva non è morta."

Tiro un sospiro di sollievo, ma il groppo che mi si è formato in gola resta lì.

"Che grado di parentela avete?"

"Lei è mia zia" rido lievemente "ma si arrabbiava sempre quando la chiamavo così, diceva che la faceva sentire vecchia."

Sembra davvero cadere dalle nuvole, probabilmente Ziva non gli ha mai parlato di me.

"Il mio vero cognome non è David, ma Haswari. Sì agente Gibbs, sono la figlia di Ari Haswari, una sua vecchia conoscenza."

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Capitolo 4

Con le dita stuzzico il ciondolo che porto al collo, come faccio sempre quando sono nervosa.

"Anche Ziva ne ha una" allude al mio ciondolo a forma di stella di David.

Annuisco. "Questa me l'ha regalata lei al mio primo compleanno, ce l'ho da sempre."

Mi ricompongo e mi preparo ad affrontare il tuffo nel passato che mi aspetta.

"Sono cresciuta con mio nonno Eli e Ziva a Tel Aviv. Mia madre non l'ho mai conosciuta e mio padre non lo vedevo praticamente mai. Mio nonno mi aveva fatto cambiare il cognome da Haswari a David dopo la morte di mio padre.

Cominciai ad allenarmi nell'estate del 2009, a dodici anni, anche se mio nonno era fortemente contrario, non voleva questo per me. Ziva era stata catturata in Somalia e in Israele eravamo sicuri che fosse morta. Ero devastata, debole.

Fu così che entrai nel giro sbagliato. Gli "amici" di mio padre mi avevano trovata e mi avevano inculcato che la loro causa, quella di Hamas, fosse la causa da sostenere. Mi promisero il posto di mio padre, ma in realtà volevano solo usarmi, proprio come avevano fatto con lui. Io potevo colpire Israele silenziosamente e dall'interno.

Avevo capito che qualcosa non andava. Mi avevano insegnato a uccidere senza pietà, mi avevano allontanato da mio nonno, la mia famiglia.

Mi rifiutai e corsi subito a casa da mio nonno. Lui non poteva crederci e perse completamente la fiducia in me, proprio come successe con mio padre.

Rimasta sola al mondo e con Hamas che mi voleva morta potevo fare solo l'unica cosa che mi riusciva bene. Fare il lavoro sporco come Hamas mi aveva insegnato.

Mi hanno cercata loro, quelli dell'organizzazione del Kuwait. Prendono dei ragazzi come me e gli commissionano il lavoro sporco."

"Tu eri spezzata. Una bambina che aveva perso tutto e che cercava soltanto delle certezze. Loro ti hanno usata, ma nonostante tutto tu hai mantenuto la tua morale." Mormora l'agente Gibbs, guardandomi negli occhi.

Mi sento così debole, mi vergongo. Gli occhi pizzicano e la voce mi s'incrina.

"Ho ucciso agente Gibbs, da questo non si torna indietro."

"Tu eri costretta a farlo."

"Questo non cambia le cose, se non fosse stato per Aaron..."

"Cosa?"

"Lui mi ha aiutata a uscirne, ha inscenato la mia morte. L'unico motivo per cui ho ricevuto quella chiamata stamattina è perché il mio numero di cellulare risulta attivo, ma per loro sono morta."

"E perché sei andata lo stesso?" mi chiede confuso.

"Perché io conoscevo il sergente Reynolds, agente Gibbs, non sono andata lì nell'intento di ucciderlo. Ho capito dall'accento americano dell'uomo che non si trattava di una commissione legittima. Qualcun altro l'ha ucciso e poi mi ha mandata lì, è un messaggio."

"Per chi? E poi come conoscevi Reynolds?"

"Il suo nome non è Reynolds, è un'identità falsa. Si chiama Jonathan Cohen, è del Mossad. E il messaggio è per me, Jonathan mi aggiornava su quello che faceva Ziva e la proteggeva da lontano, qualcuno non vuole che questo accada."

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


IMPORTANTE!

Ehii,
passate dal mio profilo su Wattpad per vedere la nuova copertina della storia ! Personalmente mi ritengo soddisfatta, fatemi sapere se piace anche a voi !
Visto che ci sono voglio ricordarvi che su Wattpad aggiorno più di frequente (sono già al settimo capitolo) perchè posso farlo tranquillamente dal cellulare, mentre qui è un po' più complicato. Se siete curiosi passateci, il titolo è lo stesso!


Capitolo 5.

Gibbs mi porta davanti a un complesso di scrivanie ben ordinate. Non so perché ma le pareti arancioni tutte intorno mi mettono una certa ansia. 

Ci sono le stesse persone che mi hanno trovato a casa di Cohen stamattina, due uomini che lavorano concentrati con gli sguardi incollati agli schermi dei computer.

Un uomo alto e snello mi guarda curioso, mentre l'altro, dagli occhi verdi e spenti sembra non avermi nemmeno notata. Devono far parte di una specie di squadra.

"Lei è Sarai David..."

Improvvisamente quegli occhi verdi si accendono di curiosità e saettano nella mia direzione.

Entrambi sembrano a dir poco sorpresi.

"David...?" chiede uno dei due.

L'agente Gibbs spiega loro la situazione, tralasciando dettagli come "Ari", "Hamas" e "Assassina" di proposito.

"Vuoi dire che Ziva è in pericolo?" mi chiede l'uomo dagli occhi verdi, improvvisamente rinato e quasi sull'attenti.

"Potrebbe...Non sentivo Jonathan da qualche mese...prima che morisse."

"In modo che tu non potessi sapere che Ziva se ne fosse tornata in Israele. Quando l'hai sentito l'ultima volta?" Gibbs sembra impaziente, come tutti in questa stanza.

"A Gennaio, quando è morto mio nonno Eli...Non ci sentivamo spesso, io gli chiedevo di informarmi se c'erano problemi in modo da poter intervenire."

"D'accordo, e da quanto durava questa cosa?"

"Poco prima della morte di Eli, avevo intenzione di riallacciare i rapporti con Ziva. Cohen ha intercettato il mio intento e mi aveva sconsigliato di farlo, diceva che quello era un momento pericoloso per i David. Così mi promise di tenerla d'occhio per me e che appena si sarebbe sistemato tutto mi avrebbe chiamato."

"Capo, non possiamo starcene con le mani in mano." Interviene l'uomo dagli occhi verdi.

"Comincia con il chiamarla, Dinozzo."

Dinozzo compone velocemente il numero, il che mi fa pensare che tra Ziva e lui c'era molto più di una semplice collaborazione che normalmente si ha tra colleghi.

Mette il vivavoce, ma una voce robotica preregistrata ci informa che il numero non è raggiungibile.

"Bene, ora sappiamo che c'è davvero qualcosa sotto.  "

"Cosa ti ha detto esattamente a Tel Aviv?" chiede Gibbs a Dinozzo.

Lui inizialmente sembra un po' a disagio "Tante cose...ma niente che possa aiutarci. So solo che voleva stare in Israele a tutti costi."

Lui è stato da lei?

"Vi ha nascosto sicuramente qualcosa." Tutti mi fulminano con lo sguardo.

Dovevano avere tutti un buon rapporto di amicizia e fiducia, tanto da non sembrare possibile che qualcuno nascondesse qualcosa di importante agli altri.

Qualcosa del genere l'ho provata anch'io anni fa, con mio nonno e Ziva, ma adesso mi sembra solo un sogno lontano, nemmeno un ricordo.

"Che facciamo capo?" chiede l'uomo alto, con l'aria di uno a cui pizzicano le mani se non fa immediatamente qualcosa.

"Tu McGee rintraccia Ziva, Dinozzo va' da Ducky e vedi cosa ha scoperto sulla morte di Reynolds o Cohen, qualunque sia il suo nome."

Poi Gibbs si gira verso di me "Noi due andiamo dal direttore, avrà parecchie domande da farti."

 

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