Gelosia

di Malinne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelosia ***
Capitolo 2: *** Emozioni ***
Capitolo 3: *** Controllo ***
Capitolo 4: *** I Sannin - I parte ***
Capitolo 5: *** I Sannin - II parte ***
Capitolo 6: *** I Sannin - III parte ***
Capitolo 7: *** I Sannin - IV parte ***



Capitolo 1
*** Gelosia ***


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Gelosia

Ogni volta che tendeva la mano verso di me, disteso tra le lenzuola, non potevo far altro che concedermi.
«Vieni, Kabuto.»
Succedeva tutto in un attimo.
La mia mente si zittiva, il mio corpo sfuggiva al controllo e mi trovavo in pochi istanti tra le sue braccia, assordato dal mio cuore impazzito e dai respiri ansimanti.
Ciò che non riuscivo a capire era quello che provava lui per me. Non esitava a baciarmi come a piegarmi per il dolore.
«Quando diventano ancora più neri, i tuoi occhi sono splendidi» diceva.
Tendeva la sua mano verso la mia quando i miei occhi diventavano più scuri. Era un gioco di calcoli per tenermi vicino a lui e divertirsi con me allo stesso tempo. Era il gioco della gelosia, in cui mi trovavo coinvolto.
L’apice del divertimento, per lui, era il momento in cui entravano in ballo gli altri. Cercavamo di colpirci alla gola, agli occhi, al ventre, nei punti in cui faceva più male. Alla fine della partita, ognuno di noi si trovava contro tutti e non esisteva pari merito.
Quando tutto finiva, mi ritrovavo poi a stringerlo più forte che mai. Per l’amore e per l’odio.
Lo toccavo, lo guardavo, lo sentivo e mi ritrovavo a bramare qualcosa che non aveva nome. Mi bastava fissarlo negli occhi dorati perché mi capisse.
Poi, sorrideva tristemente.
Nemmeno lui era a conoscenza della parola che potesse descrivere quel sentimento che entrambi condividevamo e nascondevamo.
Non mi rimaneva altro da fare che pronunciare il suo nome: «Orochimaru-sama.»
Lo dicevo a bassa voce, come se fosse un segreto tra noi due. Noi due e nessun altro.
Era l’unica occasione che avevo per averlo solo per me.
Allora, una volta finito, tutto ricominciava.
Ma ogni volta che rischiavo di impazzire per la gelosia, lui sapeva come risanarmi.






(300 parole)
***
È possibile che aggiunga altre drabble, per questo non è completa. Grazie mille per aver letto!

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Capitolo 2
*** Emozioni ***


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Emozioni

Sapevo come reagissero gli esseri umani, ma non sapevo quali potessero essere le reazioni di un mostro.
Era un fatto bizzarro, visto che credevo di amarne uno.
Le sue emozioni e i suoi pensieri erano qualcosa di incomprensibile.
Ogni tanto, mi sorprendevo ad immaginarlo sorridere, o infuriarsi, o ancora rattristarsi. Forse perché a volte avevo bisogno di renderlo più umano ai miei occhi. Non avevo una risposta precisa.
Più semplicemente, arrivavo a temere per la mia vita ogni volta che facevo un passo falso.
Lo avevo visto uccidere più volte e sapevo che non avrebbe esitato a farlo in un momento d’ira, come non avrebbe dubitato di sbarazzarsi di chiunque interferisse con i suoi piani, o anche solo per provare il piacevole brivido della morte.
Non sapevo esattamente quando fosse il momento di stargli più vicino o di allontanarmi, a volte dovevo aspettare un suo cenno d’approvazione per fare la mia mossa.
Se fosse stato felice avrei rischiato di intaccare il suo momento di gioia, se fosse stato furioso avrei rappresentato l’oggetto di sfogo. I miei nervi erano  costantemente a fior di pelle.
Non sapevo nemmeno se i mostri, dopotutto, potessero essere tristi o persino versare lacrime. Il pensiero che il mio maestro potesse piangere per me mi ripugnava e mi rallegrava allo stesso tempo. Nella mia mente lui era intoccabile, nella realtà smaniavo per vederlo vulnerabile.
Era un rompicapo.
Quindi facevo tacere il mio cuore, rassegnandomi ad amarlo da lontano e aspettando che fosse lui ad avvicinarsi a me.
La nostra relazione era troppo complessa persino per me, quello che affermava di amare un mostro pretendendo di essere umano.
Comunque, per quel che poteva valere, sapevo piangere. E non avrei esitato a farlo anche solo per sapere che ero stato io a suscitare quelle poche, vere emozioni che mostrava.





(300 parole)
***
Alla fine, ho deciso di continuare per qualche capitolo.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e tutti i fantasmi che hanno letto!

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Capitolo 3
*** Controllo ***


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Controllo

«È necessario che tu stia immobile, Kimimaro-kun.»
«Farà male, Kabuto-san?»
«No di certo, se non mi deconcentri. L’importante è che tu stia fermo. Orochimaru-sama vuole che non ti accada niente.»
Controllo, disciplina e nervi saldi diceva il mio maestro.
Da bravo allievo e discepolo ubbidivo, applicando le tecniche mediche che mi aveva insegnato.
Kimimaro, il giovane Kaguya seduto di fronte a me, fu scosso da un lieve tremito. Aveva paura. Mi fissò con quei suoi straordinari occhi verdi, spaventosamente vuoti: «Mi fido di te, Kabuto-san. Non mi farei toccare da nessun altro. Sei persino capace di curare un organismo malandato come questo.»
«È proprio Orochimaru-sama che ha portato la mia tecnica a livelli eccellenti.»
Immisi mio chakra in lui, cercando di localizzare le ferite che gli aveva causato il suo stesso corpo. Il mio compito era difficile. Dovevo risanarlo e bloccare il suo malessere allo stesso tempo, senza danneggiarlo ulteriormente. «Orochimaru-sama dice che sei un medico straordinario» sospirò Kimimaro, chiudendo gli occhi per sfuggire al fastidio che la mia energia, corpo estraneo, gli creava.
«E che altro dice?»
«Dice che pochi possiedono abilità come le nostre, per questo ci ha scelti.»
«Capisco.»
«Orochimaru-sama dice anche che ha scelto me come suo possibile contenitore solo perché le tue abilità lo interessano dall’esterno. Per questo non rientri nelle sue scelte. Altrimenti, ci saresti certamente anche tu.»
All’improvviso, Kimimaro gemette. «Kabuto-san!»
Il mio chakra lo investì in pieno petto, mozzandogli il respiro. Lui mi guardò con occhi increduli, dilatati per il dolore.
«Perdonami, Kimimaro-kun. Ti avevo detto di rimanere immobile.»
Il giovane Kaguya boccheggiò: «Allora ti chiedo di scusarmi.»
Abbassai la testa, continuando il mio lavoro. Ghignavo, triste e felice insieme. Poi le parole di Orochimaru-sama mi tornarono alla mente, canzonandomi: “Controllo, disciplina e nervi saldi”.
Sorrisi amaramente. Avevo ancora molto da imparare.





(300 parole)
***
Ringrazio la fedele RedFraction :) E la orochimarica SkyEventide!
Ovviamente anche i 123 lettori fantasma che hanno sbirciato!

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Capitolo 4
*** I Sannin - I parte ***


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I Sannin - I parte

Ero poco più che un bambino, appena accolto da un paese che ancora non conoscevo, ma sapevo riconoscere le vere stranezze quando mi capitava di vederle. La mia nuova città ne era piena. Tra tutte, però, solo tre mi meravigliavano tanto da rimanere a bocca aperta.
I Sannin erano le creature più affascinanti e misteriose di tutta Konoha.
Quando passavano per le strade, la gente li additava; mormorava inquietata e stupita insieme, li salutava con rispetto e rivolgeva loro occhiate d’ammirazione.
Il loro fascino era di uguale spessore, ma di differente natura. Ognuno sbalordiva a modo suo.
C’era Tsunade, dalla forza spaventosa e la bellezza esasperata.
Poi c’era Jiraiya, dalla personalità travolgente, l’aspetto eccentrico e i singolari poteri.
E infine c’era Orochimaru. Lui era semplicemente l’affascinante mistero dagli occhi malvagi e la presenza spaventosa al quale nessuno osava avvicinarsi. Il suo nome bastava a descriverlo e questo valeva per tutti.






(150 parole)
***
Una piccola nota: ho sempre pensato che Kabuto conoscesse i Sannin e che loro fossero a Konoha quando i ninja della Foglia l’hanno accolto nel loro paese. Ne parla con disinvoltura nel manga e nell’anime!

Ho pensato di scrivere qualche drabble con i ricordi di Kabuto a Konoha, relativi ai Sannin… insomma, vado a istinto. Oh, giusto… se avete qualche richiesta faccio il possibile! :D
Come sempre, grazie a chi mi legge, a chi apprezza, a chi ripugno e a chi disgusto! Soprattutto a chi disgusto perché apprezzo sempre l’orrore.
Grazie in particolare: RedFraction, Selvy, queenofoto e SkyEventide!
(È più lunga la nota che la drabble, a momenti. Onta, vergogna e umiliazione su di me…)

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Capitolo 5
*** I Sannin - II parte ***


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I Sannin - II Parte
Solitudine


Tsunade e Jiraiya amavano mostrarsi e, soprattutto, amavano la gente. Li si vedeva spesso per le strade di Konoha a ricambiare sorrisi e saluti, con quelle espressioni compiaciute e bonarie, orgogliosi della loro fama e consapevoli della loro reputazione. I due Sannin erano un punto fermo nella città, una presenza solida, amata dagli abitanti. La amavano, la gente.
Orochimaru, invece, sembrava evitarla. Lui non era una certezza, era un’incognita. La sua presenza impauriva, anche senza far niente. Spariva improvvisamente nel nulla e riappariva il giorno dopo con il solito viso assorto e le labbra serrate. Poi si dileguava di nuovo, senza una parola. Nessuno sapeva cosa facesse, o dove andasse. E nessuno osava chiederglielo.
Io, invece, sapevo dove cercare quando volevo vederlo. Lo avevo visto qualche volta sedersi all’ombra di un grande ciliegio, ai margini della foresta. Se ne stava da solo, a leggere i suoi interminabili rotoli antichi che trattavano chissà quali argomenti sconosciuti, con quell’espressione pensierosa e l’aria rapita.
Quel posto, evidentemente, gli piaceva.
La prima volta che lo avevo scorto laggiù, il mio cuore aveva sussultato e mi ero istintivamente nascosto dietro un grande albero. Poi ero rimasto a guardarlo. Non mi trattenevo a lungo e non osavo seguirlo oltre. Lo avevo semplicemente scovato perché ero solito andare in quel luogo, piaceva anche a me.
Così, le poche occasioni che lo vedevo là seduto, mi fermavo ad osservarlo per qualche minuto. Poi, cercando di non far rumore, me ne andavo piano.
Certe volte avevo la sensazione che sapesse esattamente dov’ero nascosto a spiarlo. Però, finché le mie supposizioni non fossero diventate certezze, sarei rimasto al mio posto.
Non avevo detto a nessuno della mia scoperta. Non vedevo perché condividerla, era solo mio il merito e mi era parso giusto godermi il mio premio in solitudine. Ne ero orgoglioso: Orochimaru era un mistero per tutti e io ero riuscito ad afferrare qualcosa di lui, anche se quasi insignificante.
Ai miei occhi, sotto quel ciliegio, la sua figura solitaria mi trasmetteva in qualche modo la sua malinconia. Non che il suo viso esprimesse qualcosa di simile, ma quando l’avevo visto là sotto avevo percepito il suo fascino nostalgico.
Da un lato, provavo dispiacere per lui. Dall’altro, speravo sempre di vederlo solo.
Il fatto che nessuno lo avvicinasse mi tranquillizzava e ogni volta che mi recavo in quel luogo gioivo in silenzio nel vedere che nessuno fosse in sua compagnia.

 


 



(400 parole)
***
Mi fa piacerissimo avere così tante visite!
Grazie a tutti :)
@ RedFraction: tranquilla, non ti deluderò! In un modo o nell'altro si finisce sempre lì a parare, come quando si è in compagnia si finisce sempre a parlare di...
Il tuo commento centra il mio pensiero, sono commossa! Grazie!

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Capitolo 6
*** I Sannin - III parte ***


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I Sannin - III parte
Voci

«È spaventoso!»
«Hai mai guardato bene i suoi occhi?»
«Sono terrificanti!»
«Sembrano gli occhi di un rettile… e il loro colore è anomalo!»
«E il volto? Avevi mai visto da vicino il suo volto?»
«Non è semplicemente pallido, è bianco
«Qualche giorno fa l’ho visto flettersi come un serpente, all’allenamento. Era mostruoso.»
«Non l’avevo mai visto così bene.»
«Pensavo che tra i Sannin il ninja medico fosse Tsunade-sama e non lui.»
«Se i piani alti hanno ritenuto opportuno mandarlo a tenere questa lezione un motivo ci sarà…»
«I miei genitori mi avevano detto che si intende piuttosto bene delle arti mediche…»
«E non solo.»
«Sannin geniale, lo chiamano.»
«Non ho nulla da dire contro la sua preparazione. Però… la sua presenza mi mette a disagio.»
«Chi non metterebbe a disagio?»
«Gli altri Sannin, per esempio.»
«Non capisco come Jiraiya-sama possa passeggiare per strada accanto a lui come se niente fosse! Mi turberebbe averlo al mio fianco… Voglio dire, è così inquietante…»
«Sembra quasi…»
«… inumano?»
«Proprio così.»
«Pensate ai suoi compagni di squadra. Passano intere giornate e dormono vicino a lui!»
«Eppure Jiraiya-sama dice che è il suo migliore amico. Me l’ha detto proprio ieri al ramen-ya.»
«Hai avuto la fortuna di poter cenare assieme a uno dei Sannin?»
«Sì. Ma l’ho incontrato là per puro caso.»
«Ma che ti ha detto? Perché ti ha parlato di lui?»
«Lo aspettava per la cena. Fortunatamente, quando me ne sono andata non era ancora arrivato. Parlava di lui come se fosse un’ottima persona e come se i suoi unici problemi fossero la timidezza e l’introversione…»
«Non capisco in che modo una persona così esuberante e cordiale come Jiraiya-sama possa aver legato con lui.»
«Sarà veramente la timidezza il suo problema?»
«Non penso proprio.»
«Neppure io. Anzi, sembra che non ami la compagnia. Mi ha sempre dato l’impressione di voler stare da solo.»
«A dirla tutta, non mi è mai parso così introverso. Quando ha qualcosa da dire non si fa di certo problemi a parlare.»
«Mio padre mi ha detto che l’Hokage stesso è stato il suo maestro. E Sarutobi-sama sembra quasi preoccuparsi per il suo atteggiamento, a volte.»
«Infatti. Ogni tanto è ostile nei suoi confronti.»
«Tra i due non credo scorra buon sangue.»
«Per quanto mi riguarda mi inquieta. Non mi importa cosa dicano gli altri due Sannin. Avranno sicuramente trascorso più tempo assieme a lui, ma l’impressione negativa che tutti noi abbiamo è comune e questo la dice lunga.»
«Potrebbero essersi abituati alla sua… mostruosità.»
«O, più semplicemente, potrebbe averli raggirati. Mi aspetto di tutto da lui
Uno dei miei compagni d’accademia si girò verso di me: «E tu Kabuto-kun? Cosa ne pensi? Non hai aperto bocca! Non spaventa anche te?»
Tutti mi puntarono gli occhi addosso, aspettando una mia risposta. Sorrisi educatamente, appoggiando il capo sulle dita incrociate.  «Vi prego, continuate pure» dissi.
Tra i miei compagni calò un silenzio stupito, le occhiate che si scambiarono furono alquanto eloquenti. Poi ripresero il loro discorso con un po’ meno convinzione, mentre i loro sguardi incerti si posavano di tanto in tanto su di me.
Non dissi altro, amavo ascoltarli e avrei voluto che continuassero. La loro era solo curiosità impertinente, normale attrazione davanti all’insolito e paura di fronte alla stranezza.
Le loro parole mi confermavano di non aver rivali. Non mi sarei dovuto preoccupare di nessuno perché non c’era competizione, almeno in quel posto. La mia ammirazione era unica.
Non potevo far altro che ridere di nascosto alla loro inequivocabile stupidità, rallegrandomi di essere il solo ad aver compreso qualcosa di più.
E poi adoravo sentir parlare di Orochimaru-sama.

 




(600 parole)
***
Grazie-grazie per aver messo la mia storia nelle fanfiction seguite o preferite.

@Red: Un monumento sarebbe cosa molto apprezzata, specialmente a grandezza naturale! :D Sì, Kabuto piccino fa tenerezza anche a me!

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Capitolo 7
*** I Sannin - IV parte ***


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I Sannin - IV parte
Incontro


Il controllo del chakra è tutto. Avere percezione totale del proprio corpo diverrà poi naturale, l’automatismo del ninja medico… Calma, concentrazione, decisione. Individuate il centro della vostra energia e richiamatela. Fatela scorrere nel proprio corpo, riunitela in un focolaio di potere. Condensatela nelle vostre mani, il vostro medium sostanziale, e fatela fluire nell’organismo esterno. L’energia diviene il vostro simulacro. Ripristinate, sanate e curate la lesione… mi dicevo. Ripetevo a memoria le parole del mio insegnante per tranquillizzarmi. Era il giorno del mio primo esame pratico all’accademia. Camminavo a testa bassa, le labbra serrate, un piede davanti all’altro…
Bum!
Sbattei contro qualcosa di molto grosso di fronte a me e ci mancò poco perché cadessi.
«Ehi, attento!»
Barcollai, ma recuperai prontamente l’equilibrio affrettandomi a borbottare: «Scusatemi!»
Davanti a me vidi una familiare veste bianca e rossa che avevo scorto mille volte. Alzai la testa di scatto. La prima cosa che vidi furono due occhi incredibilmente neri che mi fissavano. Ci misi qualche secondo per realizzare che la persona che stava di davanti a me, contro alla quale avevo sbattuto, era proprio il Sannin dei Rospi. Jiraiya mi guardava con un’espressione imbronciata e divertita insieme, un sopracciglio inarcato.
Dovevo avere senz’altro un’aria piuttosto ridicola, forse avevo persino la bocca spalancata per la sorpresa, non lo sapevo. In ogni caso, il Sannin scoppiò a ridere divertito: «Non scusarti! È mattino per tutti, dopotutto!» esclamò. Poi si chinò per raccogliere qualcosa a terra. Dal canto mio, rimasi stupidamente impalato, impacciato e a disagio a causa della mia pessima figura. Era una circostanza alquanto bizzarra per imbattersi in uno dei tre Sannin.
Jiraiya mi porse ciò che aveva raccolto con un sorriso gentile. Era il mio libro di medicina, non mi ero nemmeno accorto che mi fosse caduto. Lo presi alla svelta, inchinandomi rapidamente. «Scusatemi, Jiraiya-sama.»
«Non fa niente, ti ho detto. Stai tranquillo,…»
«…Kabuto.»
Sussultai, riconoscendo all’istante la voce che aveva pronunciato il mio nome.
Dietro di me, c’era Orochimaru.
Deglutii a vuoto.
La luce del mattino gli donava in qualche modo un’aria eterea, rendendolo più irreale che mai. Mi guardava sogghignando, a braccia incrociate, avvolto nel suo kimono color indaco, apparentemente divertito dalla scena.
«Ah, già. Kabuto» fece Jiraiya.
«Lasciamolo andare. Ha un esame da sostenere, oggi» disse l’altro.
Jiraiya parve disgustato. «Eh? Un esame? Proprio oggi, una giornata così bella!?» esclamò, sdegnato. «Sempre nelle giornate migliori! Non mi sono mai andati a genio, gli esami!» brontolò poi, pensieroso.
«È il mio…» mormorai.
«Condoglianze e buona fortuna, allora!» mi interruppe Jiraiya, senza lasciarmi nemmeno il tempo di rispondere.
«La fortuna non gli servirà affatto, so per certo che Kabuto è uno studente molto dotato» intervenne Orochimaru. Lo guardai stupito. Lui si limitò a posare quegli occhi straordinari su di me, trasformando il ghigno in un sorriso.
Le mie guance avvamparono. Chinai subito il capo in segno di riconoscenza. «Grazie… Orochimaru-sama.»
Era la prima volta che dicevo il suo nome in sua presenza.
Orochimaru-sama. Aveva un bel suono, detto ad alta voce e da me.
Non mi aspettavo affatto che dicesse qualcosa del genere, lui era una continua sorpresa.
Jiraiya e la sua esuberanza mi fecero bruscamente tornare alla realtà. «Al momento, il ragazzo ha solo bisogno di svegliarsi! Sei ancora un po’ intontito! Comunque, un po’ di fortuna serve sempre! Vero?»
«Andiamo, Jiraiya? Ci stanno aspettando.»
Il Sannin dei Rospi annuì, sospirando. «Sì, sì… ma nessuno si metterà a piangere se tardiamo un po’» brontolò. «Ci vediamo, Ka… ragazzo!»
«Senz’altro!» risposi, annuendo.
I due Sannin se ne andarono fianco a fianco, dirigendosi verso il Palazzo del Fuoco. Li guardai allontanarsi, poi mi voltai anche io, diretto alla mia accademia.
Feci qualche passo, in silenzio. Poi, in un istante, la mia mente si fece fredda. Mi tormentavo il labbro inferiore, camminando, mentre percepivo una strana sensazione pungente nella mia testa. Ma allora, non le avevo ancora dato un nome.
Quasi mi pentii di essermi scusato con Jiraiya, non tanto per essersi completamente dimenticato il mio nome in pochi istanti, ma piuttosto per il fatto che ci fosse lui a far compagnia ad Orochimaru-sama. E pareva persino che la sua compagnia gli fosse alquanto indifferente.
Sicuramente, avrebbe apprezzato molto di più la mia. Senza dubbio.

 





(700 parole)
***
Ho tentato di rendere Jiraiya più buzzurro che mai… ci sono riuscita?
Grazie come sempre!

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