Gelosia di Malinne (/viewuser.php?uid=27380)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelosia ***
Capitolo 2: *** Emozioni ***
Capitolo 3: *** Controllo ***
Capitolo 4: *** I Sannin - I parte ***
Capitolo 5: *** I Sannin - II parte ***
Capitolo 6: *** I Sannin - III parte ***
Capitolo 7: *** I Sannin - IV parte ***
Capitolo 1 *** Gelosia ***
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Gelosia
Ogni volta che tendeva la mano verso di me, disteso tra le
lenzuola, non potevo far altro che concedermi. «Vieni, Kabuto.» Succedeva
tutto in un attimo. La mia mente si zittiva, il mio corpo sfuggiva al
controllo e mi trovavo in pochi istanti tra le sue braccia, assordato dal mio
cuore impazzito e dai respiri ansimanti. Ciò che non riuscivo a capire era
quello che provava lui per me. Non esitava a baciarmi come a piegarmi per il
dolore. «Quando diventano ancora più neri, i tuoi occhi sono splendidi»
diceva. Tendeva la sua mano verso la mia quando i miei occhi diventavano più
scuri. Era un gioco di calcoli per tenermi vicino a lui e divertirsi con me allo
stesso tempo. Era il gioco della gelosia, in cui mi trovavo
coinvolto. L’apice del divertimento, per lui, era il momento in cui entravano
in ballo gli altri. Cercavamo di colpirci alla gola, agli occhi, al ventre, nei
punti in cui faceva più male. Alla fine della partita, ognuno di noi si trovava
contro tutti e non esisteva pari merito. Quando tutto finiva, mi ritrovavo
poi a stringerlo più forte che mai. Per l’amore e per l’odio. Lo toccavo, lo
guardavo, lo sentivo e mi ritrovavo a bramare qualcosa che non aveva nome. Mi
bastava fissarlo negli occhi dorati perché mi capisse. Poi, sorrideva
tristemente. Nemmeno lui era a conoscenza della parola che potesse descrivere
quel sentimento che entrambi condividevamo e nascondevamo. Non mi rimaneva
altro da fare che pronunciare il suo nome: «Orochimaru-sama.» Lo dicevo a
bassa voce, come se fosse un segreto tra noi due. Noi due e nessun altro. Era
l’unica occasione che avevo per averlo solo per me. Allora, una volta finito,
tutto ricominciava. Ma ogni volta che rischiavo di impazzire per la gelosia,
lui sapeva come risanarmi.
(300 parole) *** È possibile che aggiunga altre drabble, per questo non è completa.
Grazie mille per aver letto!
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Capitolo 2 *** Emozioni ***
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Emozioni
Sapevo
come reagissero gli esseri umani, ma non sapevo quali potessero essere le
reazioni di un mostro. Era un fatto bizzarro, visto che credevo di amarne
uno. Le sue emozioni e i suoi pensieri erano qualcosa di
incomprensibile. Ogni tanto, mi sorprendevo ad immaginarlo sorridere, o
infuriarsi, o ancora rattristarsi. Forse perché a volte avevo bisogno di
renderlo più umano ai miei occhi. Non avevo una risposta precisa. Più
semplicemente, arrivavo a temere per la mia vita ogni volta che facevo un passo
falso. Lo avevo visto uccidere più volte e sapevo che non avrebbe esitato a
farlo in un momento d’ira, come non avrebbe dubitato di sbarazzarsi di chiunque
interferisse con i suoi piani, o anche solo per provare il piacevole brivido
della morte. Non sapevo esattamente quando fosse il momento di stargli più
vicino o di allontanarmi, a volte dovevo aspettare un suo cenno d’approvazione
per fare la mia mossa. Se fosse stato felice avrei rischiato di intaccare il
suo momento di gioia, se fosse stato furioso avrei rappresentato l’oggetto di
sfogo. I miei nervi erano
costantemente a fior di pelle. Non sapevo nemmeno se i mostri,
dopotutto, potessero essere tristi o persino versare lacrime. Il pensiero che il
mio maestro potesse piangere per me mi ripugnava e mi rallegrava allo stesso
tempo. Nella mia mente lui era intoccabile, nella realtà smaniavo per vederlo
vulnerabile. Era un rompicapo. Quindi facevo tacere il mio cuore,
rassegnandomi ad amarlo da lontano e aspettando che fosse lui ad avvicinarsi a
me. La nostra relazione era troppo complessa persino per me, quello che
affermava di amare un mostro pretendendo di essere umano. Comunque, per quel
che poteva valere, sapevo piangere. E non avrei esitato a farlo anche solo per
sapere che ero stato io a suscitare quelle poche, vere emozioni che
mostrava.
(300 parole) *** Alla fine, ho deciso di continuare per
qualche capitolo. Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e tutti i
fantasmi che hanno letto!
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Capitolo 3 *** Controllo ***
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Controllo
«È necessario che tu stia immobile, Kimimaro-kun.» «Farà male,
Kabuto-san?» «No di certo, se non mi deconcentri. L’importante è che tu stia
fermo. Orochimaru-sama vuole che non ti accada niente.» Controllo, disciplina e nervi saldi
diceva il mio maestro. Da bravo allievo e discepolo ubbidivo, applicando le
tecniche mediche che mi aveva insegnato. Kimimaro, il giovane Kaguya seduto
di fronte a me, fu scosso da un lieve tremito. Aveva paura. Mi fissò con quei
suoi straordinari occhi verdi, spaventosamente vuoti: «Mi fido di te,
Kabuto-san. Non mi farei toccare da nessun altro. Sei persino capace di curare
un organismo malandato come questo.» «È proprio Orochimaru-sama che ha
portato la mia tecnica a livelli eccellenti.» Immisi mio chakra in lui,
cercando di localizzare le ferite che gli aveva causato il suo stesso corpo. Il
mio compito era difficile. Dovevo risanarlo e bloccare il suo malessere allo
stesso tempo, senza danneggiarlo ulteriormente. «Orochimaru-sama dice che sei un
medico straordinario» sospirò Kimimaro, chiudendo gli occhi per sfuggire al
fastidio che la mia energia, corpo estraneo, gli creava. «E che altro
dice?» «Dice che pochi possiedono abilità come le nostre, per questo ci ha
scelti.» «Capisco.» «Orochimaru-sama dice anche che ha scelto me come suo
possibile contenitore solo perché le tue abilità lo interessano dall’esterno.
Per questo non rientri nelle sue scelte. Altrimenti, ci saresti certamente anche
tu.» All’improvviso, Kimimaro gemette. «Kabuto-san!» Il mio chakra lo
investì in pieno petto, mozzandogli il respiro. Lui mi guardò con occhi
increduli, dilatati per il dolore. «Perdonami, Kimimaro-kun. Ti avevo detto
di rimanere immobile.» Il giovane Kaguya boccheggiò: «Allora ti chiedo di
scusarmi.» Abbassai la testa, continuando il mio lavoro. Ghignavo, triste e
felice insieme. Poi le parole di Orochimaru-sama mi tornarono alla mente,
canzonandomi: “Controllo, disciplina e
nervi saldi”. Sorrisi amaramente. Avevo ancora molto da
imparare.
(300 parole) *** Ringrazio la fedele
RedFraction :) E la orochimarica SkyEventide! Ovviamente anche i 123 lettori fantasma che hanno
sbirciato!
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Capitolo 4 *** I Sannin - I parte ***
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I Sannin - I parte
Ero poco più che un bambino, appena accolto da un
paese che ancora non conoscevo, ma sapevo riconoscere le vere stranezze quando
mi capitava di vederle. La mia nuova città ne era piena. Tra tutte, però, solo
tre mi meravigliavano tanto da rimanere a bocca aperta. I Sannin erano le
creature più affascinanti e misteriose di tutta Konoha. Quando passavano per
le strade, la gente li additava; mormorava inquietata e stupita insieme, li
salutava con rispetto e rivolgeva loro occhiate d’ammirazione. Il loro
fascino era di uguale spessore, ma di differente natura. Ognuno sbalordiva a
modo suo. C’era Tsunade, dalla forza spaventosa e la bellezza
esasperata. Poi c’era Jiraiya, dalla personalità travolgente, l’aspetto
eccentrico e i singolari poteri. E infine c’era Orochimaru. Lui era
semplicemente l’affascinante mistero dagli occhi malvagi e la presenza
spaventosa al quale nessuno osava avvicinarsi. Il suo nome bastava a descriverlo
e questo valeva per tutti.
(150 parole) *** Una
piccola nota: ho sempre pensato che Kabuto conoscesse i Sannin e che loro
fossero a Konoha quando i ninja della Foglia l’hanno accolto nel loro paese. Ne
parla con disinvoltura nel manga e nell’anime!
Ho pensato di scrivere
qualche drabble con i ricordi di Kabuto a Konoha, relativi ai Sannin… insomma,
vado a istinto. Oh, giusto… se avete qualche richiesta faccio il possibile!
:D Come sempre, grazie a chi mi legge, a chi apprezza, a chi ripugno e a chi
disgusto! Soprattutto a chi disgusto perché apprezzo sempre l’orrore. Grazie
in particolare: RedFraction, Selvy, queenofoto e SkyEventide! (È più lunga la
nota che la drabble, a momenti. Onta, vergogna e umiliazione su di
me…)
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Capitolo 5 *** I Sannin - II parte ***
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I Sannin - II
Parte Solitudine
Tsunade e Jiraiya amavano mostrarsi
e, soprattutto, amavano la gente. Li si vedeva spesso per le strade di Konoha a
ricambiare sorrisi e saluti, con quelle espressioni compiaciute e bonarie,
orgogliosi della loro fama e consapevoli della loro reputazione. I due Sannin
erano un punto fermo nella città, una presenza solida, amata dagli abitanti. La
amavano, la gente. Orochimaru, invece, sembrava evitarla. Lui non era una
certezza, era un’incognita. La sua presenza impauriva, anche senza far niente.
Spariva improvvisamente nel nulla e riappariva il giorno dopo con il solito viso
assorto e le labbra serrate. Poi si dileguava di nuovo, senza una parola.
Nessuno sapeva cosa facesse, o dove andasse. E nessuno osava
chiederglielo. Io, invece, sapevo dove cercare quando volevo vederlo. Lo
avevo visto qualche volta sedersi all’ombra di un grande ciliegio, ai margini
della foresta. Se ne stava da solo, a leggere i suoi interminabili rotoli
antichi che trattavano chissà quali argomenti sconosciuti, con quell’espressione
pensierosa e l’aria rapita. Quel posto, evidentemente, gli piaceva. La
prima volta che lo avevo scorto laggiù, il mio cuore aveva sussultato e mi ero
istintivamente nascosto dietro un grande albero. Poi ero rimasto a guardarlo.
Non mi trattenevo a lungo e non osavo seguirlo oltre. Lo avevo semplicemente
scovato perché ero solito andare in quel luogo, piaceva anche a me. Così, le
poche occasioni che lo vedevo là seduto, mi fermavo ad osservarlo per qualche
minuto. Poi, cercando di non far rumore, me ne andavo piano. Certe volte
avevo la sensazione che sapesse esattamente dov’ero nascosto a spiarlo. Però,
finché le mie supposizioni non fossero diventate certezze, sarei rimasto al mio
posto. Non avevo detto a nessuno della mia scoperta. Non vedevo perché
condividerla, era solo mio il merito e mi era parso giusto godermi il mio
premio in solitudine. Ne ero orgoglioso: Orochimaru era un mistero per tutti e
io ero riuscito ad afferrare qualcosa di lui, anche se quasi
insignificante. Ai miei occhi, sotto quel ciliegio, la sua figura solitaria
mi trasmetteva in qualche modo la sua malinconia. Non che il suo viso esprimesse
qualcosa di simile, ma quando l’avevo visto là sotto avevo percepito il suo
fascino nostalgico. Da un lato, provavo dispiacere per lui. Dall’altro,
speravo sempre di vederlo solo. Il fatto che nessuno lo avvicinasse mi
tranquillizzava e ogni volta che mi recavo in quel luogo gioivo in silenzio nel
vedere che nessuno fosse in sua compagnia.
(400 parole) *** Mi fa piacerissimo avere così tante visite! Grazie
a tutti :) @ RedFraction: tranquilla, non ti deluderò! In un modo o
nell'altro si finisce sempre lì a parare, come quando si è in compagnia si
finisce sempre a parlare di... Il tuo commento centra il mio pensiero, sono
commossa! Grazie!
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Capitolo 6 *** I Sannin - III parte ***
trial
I Sannin - III parte Voci
«È
spaventoso!» «Hai mai guardato bene i suoi occhi?» «Sono
terrificanti!» «Sembrano gli occhi di un rettile… e il loro colore è
anomalo!» «E il volto? Avevi mai visto da vicino il suo volto?» «Non è
semplicemente pallido, è bianco!» «Qualche giorno fa l’ho
visto flettersi come un serpente, all’allenamento. Era mostruoso.» «Non
l’avevo mai visto così bene.» «Pensavo che tra i Sannin il ninja medico fosse
Tsunade-sama e non lui.» «Se i piani alti hanno ritenuto opportuno mandarlo a
tenere questa lezione un motivo ci sarà…» «I miei genitori mi avevano detto
che si intende piuttosto bene delle arti mediche…» «E non solo.» «Sannin geniale, lo chiamano.» «Non ho
nulla da dire contro la sua preparazione. Però… la sua presenza mi mette a
disagio.» «Chi non metterebbe a disagio?» «Gli altri Sannin, per
esempio.» «Non capisco come Jiraiya-sama possa passeggiare per strada accanto
a lui come se niente fosse! Mi turberebbe averlo al mio fianco… Voglio dire, è
così inquietante…» «Sembra quasi…» «… inumano?» «Proprio
così.» «Pensate ai suoi compagni di squadra. Passano intere giornate e dormono vicino a lui!» «Eppure
Jiraiya-sama dice che è il suo migliore amico. Me l’ha detto proprio ieri al
ramen-ya.» «Hai avuto la fortuna di poter cenare assieme a uno dei
Sannin?» «Sì. Ma l’ho incontrato là per puro caso.» «Ma che ti ha detto?
Perché ti ha parlato di lui?» «Lo aspettava per la cena. Fortunatamente,
quando me ne sono andata non era ancora arrivato. Parlava di lui come se fosse
un’ottima persona e come se i suoi unici problemi fossero la timidezza e
l’introversione…» «Non capisco in che modo una persona così esuberante e
cordiale come Jiraiya-sama possa aver legato con lui.» «Sarà veramente la
timidezza il suo problema?» «Non penso proprio.» «Neppure io. Anzi, sembra
che non ami la compagnia. Mi ha sempre dato l’impressione di voler stare da
solo.» «A dirla tutta, non mi è mai parso così introverso. Quando ha qualcosa
da dire non si fa di certo problemi a parlare.» «Mio padre mi ha detto che
l’Hokage stesso è stato il suo maestro. E Sarutobi-sama sembra quasi
preoccuparsi per il suo atteggiamento, a volte.» «Infatti. Ogni tanto è
ostile nei suoi confronti.» «Tra i due non credo scorra buon sangue.» «Per
quanto mi riguarda mi inquieta. Non mi importa cosa dicano gli altri due Sannin.
Avranno sicuramente trascorso più tempo assieme a lui, ma l’impressione negativa
che tutti noi abbiamo è comune e questo la dice lunga.» «Potrebbero essersi
abituati alla sua… mostruosità.» «O, più semplicemente, potrebbe averli
raggirati. Mi aspetto di tutto da lui.» Uno dei miei compagni
d’accademia si girò verso di me: «E tu Kabuto-kun? Cosa ne pensi? Non hai aperto
bocca! Non spaventa anche te?» Tutti mi puntarono gli occhi addosso,
aspettando una mia risposta. Sorrisi educatamente, appoggiando il capo sulle
dita incrociate. «Vi prego,
continuate pure» dissi. Tra i miei compagni calò un silenzio stupito, le
occhiate che si scambiarono furono alquanto eloquenti. Poi ripresero il loro
discorso con un po’ meno convinzione, mentre i loro sguardi incerti si posavano
di tanto in tanto su di me. Non dissi altro, amavo ascoltarli e avrei voluto
che continuassero. La loro era solo curiosità impertinente, normale attrazione
davanti all’insolito e paura di fronte alla stranezza. Le loro parole mi
confermavano di non aver rivali. Non mi sarei dovuto preoccupare di nessuno
perché non c’era competizione, almeno in quel posto. La mia ammirazione era
unica. Non potevo far altro che ridere di nascosto alla loro inequivocabile
stupidità, rallegrandomi di essere il solo ad aver compreso qualcosa di
più. E poi adoravo sentir parlare di Orochimaru-sama.
(600
parole) *** Grazie-grazie per aver messo la mia storia nelle fanfiction
seguite o preferite.
@Red: Un monumento sarebbe cosa molto
apprezzata, specialmente a grandezza naturale! :D Sì, Kabuto piccino fa
tenerezza anche a me!
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Capitolo 7 *** I Sannin - IV parte ***
trial
I Sannin - IV
parte Incontro
Il controllo del chakra è tutto.
Avere percezione totale del proprio corpo diverrà poi naturale, l’automatismo
del ninja medico… Calma, concentrazione, decisione. Individuate il centro della
vostra energia e richiamatela. Fatela scorrere nel proprio corpo, riunitela in
un focolaio di potere. Condensatela nelle vostre mani, il vostro medium
sostanziale, e fatela fluire nell’organismo esterno. L’energia diviene il vostro
simulacro. Ripristinate, sanate e curate la lesione… mi dicevo. Ripetevo a
memoria le parole del mio insegnante per tranquillizzarmi. Era il giorno del mio
primo esame pratico all’accademia. Camminavo a testa bassa, le labbra serrate,
un piede davanti all’altro… Bum! Sbattei contro qualcosa di molto
grosso di fronte a me e ci mancò poco perché cadessi. «Ehi,
attento!» Barcollai, ma recuperai prontamente l’equilibrio affrettandomi a
borbottare: «Scusatemi!» Davanti a me vidi una familiare veste bianca e rossa
che avevo scorto mille volte. Alzai la testa di scatto. La prima cosa che vidi
furono due occhi incredibilmente neri che mi fissavano. Ci misi qualche secondo
per realizzare che la persona che stava di davanti a me, contro alla quale avevo
sbattuto, era proprio il Sannin dei Rospi. Jiraiya mi guardava con
un’espressione imbronciata e divertita insieme, un sopracciglio
inarcato. Dovevo avere senz’altro un’aria piuttosto ridicola, forse avevo
persino la bocca spalancata per la sorpresa, non lo sapevo. In ogni caso, il
Sannin scoppiò a ridere divertito: «Non scusarti! È mattino per tutti,
dopotutto!» esclamò. Poi si chinò per raccogliere qualcosa a terra. Dal canto
mio, rimasi stupidamente impalato, impacciato e a disagio a causa della mia
pessima figura. Era una circostanza alquanto bizzarra per imbattersi in uno dei
tre Sannin. Jiraiya mi porse ciò che aveva raccolto con un sorriso gentile.
Era il mio libro di medicina, non mi ero nemmeno accorto che mi fosse caduto. Lo
presi alla svelta, inchinandomi rapidamente. «Scusatemi, Jiraiya-sama.» «Non
fa niente, ti ho detto. Stai tranquillo,…» «…Kabuto.» Sussultai,
riconoscendo all’istante la voce che aveva pronunciato il mio nome. Dietro di
me, c’era Orochimaru. Deglutii a vuoto. La luce del mattino gli donava in
qualche modo un’aria eterea, rendendolo più irreale che mai. Mi guardava
sogghignando, a braccia incrociate, avvolto nel suo kimono color indaco,
apparentemente divertito dalla scena. «Ah, già. Kabuto» fece
Jiraiya. «Lasciamolo andare. Ha un esame da sostenere, oggi» disse
l’altro. Jiraiya parve disgustato. «Eh? Un esame? Proprio oggi, una giornata
così bella!?» esclamò, sdegnato. «Sempre nelle giornate migliori! Non mi sono
mai andati a genio, gli esami!» brontolò poi, pensieroso. «È il mio…»
mormorai. «Condoglianze e buona fortuna, allora!» mi interruppe Jiraiya,
senza lasciarmi nemmeno il tempo di rispondere. «La fortuna non gli servirà
affatto, so per certo che Kabuto è uno studente molto dotato» intervenne
Orochimaru. Lo guardai stupito. Lui si limitò a posare quegli occhi straordinari
su di me, trasformando il ghigno in un sorriso. Le mie guance avvamparono.
Chinai subito il capo in segno di riconoscenza. «Grazie…
Orochimaru-sama.» Era la prima volta che dicevo il suo nome in sua
presenza. Orochimaru-sama. Aveva un bel suono, detto ad alta voce e da
me. Non mi aspettavo affatto che dicesse qualcosa del genere, lui era una
continua sorpresa. Jiraiya e la sua esuberanza mi fecero bruscamente tornare
alla realtà. «Al momento, il ragazzo ha solo bisogno di svegliarsi! Sei ancora
un po’ intontito! Comunque, un po’ di fortuna serve sempre! Vero?» «Andiamo,
Jiraiya? Ci stanno aspettando.» Il Sannin dei Rospi annuì, sospirando. «Sì,
sì… ma nessuno si metterà a piangere se tardiamo un po’» brontolò. «Ci vediamo,
Ka… ragazzo!» «Senz’altro!» risposi, annuendo. I due Sannin se ne andarono
fianco a fianco, dirigendosi verso il Palazzo del Fuoco. Li guardai
allontanarsi, poi mi voltai anche io, diretto alla mia accademia. Feci
qualche passo, in silenzio. Poi, in un istante, la mia mente si fece fredda. Mi
tormentavo il labbro inferiore, camminando, mentre percepivo una strana
sensazione pungente nella mia testa. Ma allora, non le avevo ancora dato un
nome. Quasi mi pentii di essermi scusato con Jiraiya, non tanto per essersi
completamente dimenticato il mio nome in pochi istanti, ma piuttosto per il
fatto che ci fosse lui a far compagnia ad Orochimaru-sama. E pareva persino che
la sua compagnia gli fosse alquanto indifferente. Sicuramente, avrebbe
apprezzato molto di più la mia. Senza dubbio.
(700
parole) *** Ho tentato di rendere Jiraiya più buzzurro che mai… ci sono
riuscita? Grazie come sempre!
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