A Harry Potter Story [Hunter Green]

di FedericoAltafini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** DOVE TUTTO EBBE INIZIO ***
Capitolo 3: *** IO CONFESSO ***
Capitolo 4: *** ADDIO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


< Sono passati tanti anni Signor Skeeter… non penso che interessi ancora all’opinione pubblica. >.
< Signor Green… mi creda, la gente vuole chiarezza sulla storia… ci sono tanti passaggi che non tornano… il mondo magico vuole sapere. >, il giornalista continuava ad insistere.
Lo guardai con la faccia perplessa. < Perché proprio io? >, chiesi al giornalista.
< Lei è stato protagonista in prima persone della guerra… penso che la sua… >.
< A fare la guerra c’erano anche tantissimi ragazzi giovani! Vada ad intervistare loro! >. La risposta del giornalista mi aveva infastidito. Vuole solo scioccare i suoi lettori! La storia non ha bisogno di essere raccontata. Tutti la conoscono. Non capisco perché io debba ripeterla nuovamente.
< Signor Green… mi perdoni ma forse non mi sono spiegato bene. Io non voglio la testimonianza di qualcuno che abbia sfoderato la sua bacchetta durante la guerra… io voglio la storia dagli occhi di chi ha veramente affrontato voi sapete chi. >.
Questa volta aveva catturato la mia attenzione. < Quel nome vi fa ancora molta paura? >. Il suo nome non mi aveva più fatto paura da quando Severus aveva ucciso Silente. Me lo insegnò un amico a non averne paura. < Lui è morto. Ma anche se fosse vivo, non pronunciare il suo nome, di certo non servirebbe a farvi risparmiare la vita. >.
Non aveva capito se il giornalista facesse veramente sul serio oppure voleva solo mettersi in mostra con il mio cognome. Me la immaginavo la prima pagina della Gazzetta Del Profeta, scritto in grande:
 
INTERVISTA AD HUNTER GREEN

TUTTO QUELLO CHE NON SAPETE SULLA GUERRA MAGICA
 
< Sa che cosa le dico Signor Skeeter… prenda una sedia e la piuma… mi ha convinto – gli occhi del giornalista divennero enormi – le racconterò tutto il mio punto di vista. Dal principio alla fine, senza esclusione di colpi. Si abitui al nome Voldemort perché lo utilizzerò spesso. >.
 

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Capitolo 2
*** DOVE TUTTO EBBE INIZIO ***


< Tutti sanno chi ero io prima di diventare un Auror, sanno cosa ho fatto. Sapete che ho soggiogato, torturato, illuso e ucciso >.
Skeeter mi sembrava già spaventato e impaurito. Ragazzo vedi di riprenderti.
< Spero che tu non sia già sconvolto perchè la storia sarà molto lunga e questo non è nulla in confronto a quello che sto per raccontare. >.
Skeeter deglutì e prese coraggio. Era uguale a sua madre, almeno nell’aspetto. Alto, biondo, occhi chiari di bell’aspetto. L’avevo conosciuta venti, forse venticinque anni fa sua madre. Era una ficcanaso, sempre alla ricerca dello scoop e pronta ad intromettersi in vicende che non la riguardavano e minimamente la dovevano riguardare. Persi il conto di quante volte mi aveva rincorso per avere, come lo definiva lei: “ Il punto di vista di un uomo coinvolto attivamente nello scontro tra il bene e il male “ oppure, ancora meglio: “ Il punto di vista di uno degli uomini più fidati di Silente “. Quanto ho odiato quella donna, solo Dio lo sa. Vedere che però suo figlio non è così un po’ mi dispiace, in fondo in fondo, quella ficcanaso rompiscatole mi piaceva. Sempre sulla cresta dell’onda, pronta a mettersi in gioco. 
Bevvi un sorso d’acqua e presi fiato. < Per iniziare bisogna tornare indietro di quarant'anni. Era il 20 Ottobre 1980…
20 Ottobre 1980
Il Signore Oscuro mi ha chiamato a rapporto da solo. Non lo fa mai, tranne nelle occasioni veramente importanti. Come quando quella strega, Cooman penso si chiami, ha predetto la sua caduta. Menzogne. Il Signore Oscuro è troppo potente e poi quelle profezie sono tutte false. 
Sono ansioso di sapere cos’ha da dirmi, talmente ansioso che mi sono presentato mezz’ora in anticipo mentre lui è in perfetto orario.
Comparve dal nulla, come un fantasma. < Mio signore. >, dico inginocchiandomi.
< Suvvia non c’è bisogno di tante smancerie - mi dice lui invitando ad alzarmi - Riesci ad immaginare il motivo per cui ti ho chiamato qui, a Little Hangleton? >, mi domandò guardando una vecchia casa abbandonata.
< Vuole che sia sincero? Ho diverse ipotesi ma non penso sia nessuna di queste > risposi in tutta franchezza. A lui non si poteva mentire, era molto abile nell’arte della legilimanzia, era bravo, anzi, il migliore in ogni arte magica.
Cominciammo a camminare per i vialetti alberati. I colori dell'autunno era spettacolari. Tutte le tonalità di giallo, arancio e rosso. Amavo la natura. Quando frequentavo scuola, una delle mie materie preferite era cura delle creature magiche ed erbologia anche se ero bravo in tutto praticamente.
< Non voglio mentirti Hunter. Tu sei il mio servo più fidato. Mi hai giurato fedeltà anni fa e non mi hai mai deluso… questa era casa di mio padre >. Fece una pausa. Non l’avevo mai sentito parlare di suo padre o della sua famiglia in generale, sembrava rinnegare il suo passato. < Dicevo… questa era casa di mio padre. Poche volte ci sono entrato e poche altre volte ho intenzione di entrarci. Quanto conta per te la famiglia? >.
< Amo mia moglie alla follia mio signore e sarei pronto a scatenare una guerra se qualcuno osa torcere lei anche solo un capello. >.
< Come sta tua figlia? >
Il Signore Oscuro mi stava domandando realmente della salute della mia bambina, per me era un onore. < Grazie per l’interessamento mio Signore. La piccola Emma sta crescendo bene, sono fiero di lei. Spero un giorno diventi una persona importante. >
< Sai di essere il mio uomo più fidato non è vero? >. 
Quella domanda, con quel tono di voce mi fece gelare il sangue nelle vene. Ebbi paura. Non feci in tempo a rispondere che Lui incalzó ancora il discorso. < Sei un grande mago e lo dico in tutta onestà ma qualcuno, di molto vicino a noi ci sta tradendo amico mio. >
Mi fermai. < Chi osa tanto mio Signore? >, chiesi con una nota di aggressività. 
Sogghignó, come era solito fare quando era compiaciuto. < Mi duole darti questo dispiacere ma sono venuto a sapere che una persona a te cara ti sta mentendo e così mente anche a me. E tu sai quando odio la gente che mente. >
Lo interruppi, anche se sapevo che era una cosa che odiava. Una volta torturó per ore un povero ragazzo che aveva osato parlare sopra la sua voce. < Mi dica il suo nome. Lasci che ci pensi io. Non vale la pena che lei si sporchi le mani e perda tempo. >.
< Cosa ne pensi di quella profezia? >. Il Signore Oscuro non lasciava trasparire nessuna emozione, nessun pensiero.
< Non penso siano veritiere mio Signore. Quella Cooman, o come diavolo si chiama, mi sa solo da impostrice. >
< Sai che tua moglie è alleata di Silente da diversi mesi ormai. Forse persino anni. >
Non ci credevo, o forse più semplicemente non volevo crederci. Se fosse stato un mago qualunque e non il Signore Oscuro a dire una baggianata del genere molto probabilmente avrei estratto la bacchetta e gli avrei lanciato una fattura. Non era possibile. Mia moglie sa della mia fedeltà al Signore Oscuro, non potrebbe mai tradire la mia fiducia alleandosi a quell’incompetente di Silente.
< Ti dico la verità! Sai che non ti mentirei mai amico mio e so che è un duro colpo per te ma ho un’altra bruttissima da darti. >
Non alzai nemmeno lo sguardo, non penso che potesse esistere notizia più brutta di quella che il Signore Oscuro mi aveva appena dato.
< La profezia temo sia vera e temo che il bambino, o bambina - Sospirò - sia tua figlia. >
Non ci potevo credere, a questa realmente non ci potevo credere. < Mio Signore non posso crederci… io stesso ho ascoltato la profezia e parla di un ragazzo nato alla fine di Luglio… mia figlia ha già un anno. Penso… >. Mi interruppi, speravo non mi avesse sentito ma mi sbagliavo. 
Il Signore oscuro mi guardò negli occhi e sibilò: < Cosa pensi? Pensi che io mi sbagli? >.
Mantenni lo sguardo sui suoi occhi solo qualche secondo. Avevo paura. Non risposi.
< Tu sei il mio uomo più fidato! Giurami fedeltà! ORA! >.
Mi alzai la manica del braccio sinistro mettendo a nudo il marchio nero. < La mia lealtà è a lei… e a  lei solo. >
< Dimostramelo. >, sibilò.
Io, nuovamente, non dissi nulla. Attendevo istruzioni.
< Uccidi! Uccidi tua moglie! Uccidi tua figlia - fece silenzio qualche secondo - hai due ore… poi presentati a villa Malfoy. >. Con questa ultima frase il Signore Oscuro si smaterializzò lasciandomi da solo, con un compito non facile da portare a termine. 
Non posso ucciderle… non posso... 

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Capitolo 3
*** IO CONFESSO ***


LO STESSO GIORNO

Non posso ucciderle… non posso…

Il Signore Oscuro mi aveva appena chiesto fedeltà. Se le avessi uccise sicuramente mi sarei guadagnato la sua fiducia, sarei stato al suo fianco per l’eternità. E se non l’avessi fatto? Probabilmente mi avrebbe ucciso, e con chi sa quante torture prima di porre realmente fine alle mia esistenza.

Mia moglie alleata con Silente. Perchè? Lo sanno tutti che il Signore Oscuro è il più grande mago di tutti i tempi e che nessuno può sconfiggerlo. Forse aveva paura, forse temeva che la piccola Emma fosse in pericolo. Forse la profezia era corretta. Nella testa mi frullavano mille pensieri, mille domande, mille dubbi. Cosa devo fare pensai ad alta voce.

Rimasi per venti minuti davanti alla casa del padre dell’oscuro Signore, fermo immobile. Probabilmente la gente che passava di lì mi credeva pazzo. Questo non si muove avranno pensato. furono i venti minuti più lunghi della mia vita, ma alla fine capii cosa era giusto e cosa doveva fare.

Mi smaterializzai, senza curarmi minimamente del fatto che qualcuno potesse vedermi. Quando ricomparvi avevo di fronte a me un uomo molto alto, con lunghi capelli e una lunga barba grigia. Sembrava mi stesse aspettando ma non era così e me ne accorsi quando estrasse molto in fretta la bacchetta e me la puntò addosso. Io alzai le mani, in segno di resa, non volevo combattere, volevo solo risposte e certezze. < Non voglio farle del male! Voglio solo parlare. >, mi giustificai. Il suo sguardo rimase minaccioso e ipnotico, continuava a studiarmi. < Silente... la prego… non ho molto tempo… >.

< Signor Green sa benissimo che è severamente vietato smaterializzarsi dentro Hogwarts. >, mi interruppe abbassando leggermente la bacchetta. Silente aveva il dono di poter fare ironia in qualunque istante, era una cosa che odiavo. < Vedo che nonostante gli anni passino non la smetti mai di infrangere le regole Hunter. >.

Abbassai le mani e mi sistemai il lungo mantello nero. Mi guardai intorno. Erano ormai due anni che avevo terminato i miei studi alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Eravamo sulla torre di astronomia, per me era uno dei luoghi più belli di tutto il castello, si potevano ammirare le stelle.

< Immagino tu sia qui per chiedermi spiegazioni su Helena. >

Io non ammiravo per nulla Silente. Si, era sicuramente un grandissimo mago, solo uno stupido penserebbe il contrario, ma non il migliore. < Passano gli anni ma lei continua a stupirmi professore. >

< Faccio del mio meglio. >, mi rispose con tono franco senza mai abbassare la bacchetta e senza mai distogliere lo sguardo dai miei occhi. < Non essere arrabbiato con tua moglie. Nel profondo sapevi che Lei non è fedele a Voldemort come lo sei tu. >

< Lei osa pronunciare il suo nome? >.

< Pensi che non pronunciare il suo nome servirà a farmi risparmiare la vita un giorno? >.

Silente era scaltro ed era veramente uno dei più grandi maghi di tutti i tempi. Mi morsi le labbra, ero nervoso. < Mi ha ordinato di ucciderla - confessai - e di uccidere anche mia figlia. >. Feci fatica a trattenere le lacrime, non volevo farlo, anche se avrebbe significato morte certa.

Silente abbassò la bacchetta e si grattò il capo. < Non pensavo che sarebbe arrivato a tanto… Sai che ti leggerà nella mente e quando scoprirà che sei venuto da me ti farà soffrire le pene dell’inferno ragazzo. >

< Le protegga… La supplico >

Silente mi voltò le spalle e si affacciò al balcone. Guardava l’orizzonte, ogni tanto ruotava la testa, penso, o almeno spero, stesse meditando. < Avrai bisogno di protezione anche tu. Non credo che sia tua figlia il bambino di cui parla la profezia… penso che Voldemort ci abbia fatto leva solo per vedere se la tua lealtà è a lui solamente. >.

Ora capisco, non stava meditando, stava leggendo nella mia mente… e io non me ne sono minimamente accorto. E’ veramente il più grande mago al mondo. Devo addestrarmi nell’ occlumanzia… la mia mente è troppo penetrabile.

< Portale da me… venite tutti e tre, troveremo un modo per tenervi al sicuro… ma dovrai darmi qualcosa in cambio. >.

Silente che scende a patti; per mia moglie e mia figlia sarei disposto anche a dare la vita. Accettai le sue condizioni. Erano molto semplici: la mia fedeltà verso di lui e la promessa che mi sarei redatto da tutto il male che avevo fatto nella mia vita. Lui mi assicurò che non sarei andato ad Azkaban, che ci avrebbe messo una buona parola e che lo avrebbe impedito in tutti i modi. < Tua figlia non può crescere con il padre in prigione. >, mi disse per rassicurarmi. Riconobbi che aveva un gran cuore e gli strinsi la mano.

Avevo appena voltato le spalle al Signore Oscuro, o come mi aveva suggerito di chiamarlo Silente, Voldemort. Come aveva già detto, non pronunciare il suo nome di certo non mi avrebbe risparmiato la vita.

PRESENTE

< Un momento un momento - mi interruppe Skeeter - Io ho sempre saputo che la storia era ben diversa! E’ sempre stata raccontata una storia ben diversa! >.

< Lo so bene… lo so bene… ma tu volevi tutta la storia e tutta la verità. Non è così? >.

Skeeter non rispose e abbassò lo sguardo verso il pavimento. Non sono sicuro che voglia continuare questa intervista ma l’ha voluto lui.

< Non è così?! >. Alzare la voce lo svegliò e annuì. La storia è ancora molto lunga.

20 Ottobre 1980

Mi smaterializzai dalla torre di astronomia a casa mia. Il piano era molto semplice: entrare in casa, prendere mia moglie e mia figlia dicendo che avevo parlato con Silente e che ci stava aspettando, non avrei dovuto aggiungere altro. Helena mi avrebbe creduto, avrebbe creduto alla parola di Silente e sapeva che non le avrei mai fatto del male.

Era un piano perfetto. Purtroppo le cose non andarono in quel modo.

 

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Capitolo 4
*** ADDIO ***


20 OTTOBRE 1980
Le finestre di casa avevano i vetri infranti e la staccionata era distrutta. Il portone era come esploso. Non può essere… non sono passate due ore… mi ha tradito lui per primo…
Estrassi la bacchetta e mi fiondai all’interno. Non pensavo fosse lord Voldemort, o almeno lo speravo. Non volevo duellare proprio contro il mago oscuro più potente di tutti i tempi.
All’interno regnava il silenzio più totale, solo lo spezzarsi dei vetri sotto i miei stivali si poteva udire. Perlustrai molto velocemente tutto il pian terreno e non vi era nessuno. Salii al secondo piano e lì mi sentii mancare… Helena giaceva a terra, con gli occhi spalancati, bianca, fredda. Non è possibile… non può averlo fatto davvero. Non ero arrivato in tempo, non avevo potuto salvarla.
I miei occhi si riempirono di lacrime e quasi non riuscivo a respirare. Cosa ho fatto? Pensai. L’ho condannata a morte… è solo colpa mia… < EMMA! >, urlai in preda al panico. Dovevo restare calmo. Non con poca fatica distolsi lo sguardo da Helena e mi fiondai nella camera della bambina.
Era in piedi, nella sua culla, appoggiata alle sbarre. Quella visione mi tranquillizzò per qualche secondo. Mia figlia stava bene, era sana e salva.
< Papà? >, disse inclinando la testa verso sinistra.
Feci fatica a trattenere le lacrime. < Tranquilla amore - dissi avvicinandomi - papà è qui con te >.
Non feci in tempo ad arrivare alla culla che un lampo verde si illuminò alle mie spalle. Prontamente mi voltai e lanciai l’incantesimo “Protego”. Ora ero veramente arrabbiato, nessuno osa attaccarmi alle spalle e nessuno lancia incantesimi pericolosi davanti a mia figlia. < Da quando attacchi alle spalle… Bella? >.
Bellatrix Lestrange, una donna abominevole, arrogante. Non eravamo mai andati d’accordo, più di una volta ci puntammo le bacchette addosso ma mai ci lanciammo degli incantesimi, fino a quel momento. Nemmeno con suo marito Rodolphus ero mai andato d’accordo. Lo consideravo la seconda scelta di Bella in quanto non poteva sposarsi con il Signore Oscuro. Non lo temevo e più volte glielo dissi in faccia, una volta intervenne Igor Karkaroff a separarci.
< Hai tradito il Signore oscuro, vigliacco… >, non le feci finire la frase. Le lanciai una fattura che la fece indietreggiare di qualche passo.
Mi guardò esterrefatta: < Come osi attaccarmi - fece qualche secondo di silenzio - puoi ancora pentirti! Tu sei potente e da morto saresti solo sprecato. >.
< Vai da lui e racconta del tuo fallimento. >. Alzai la bacchetta e lanciai l’incantesimo “Stupeficium” in maniera così violenta che Bellatrix volò fuori dalla cameretta e sfondò addirittura il muro alle sue spalle. Era KO ma solo per poco.
Avvolsi Emma nella sua coperta. La guardi fisso negli occhi, avrei dato la mia vita per lei. Ci smaterializzammo e un secondo dopo eravamo di nuovo sulla torre di astronomia. Silente era ancora in piedi, immobile, a guardare l’orizzonte. Lui sapeva cosa era successo, Silente non era uno stupido, forse sapeva ancora prima della mia partenza che Helena era morta. Che gran bastardo…
< Signore... >, dissi con la voce rotta in gola. < Professor. Silente… > continuai.
< E’ successa la catastrofe… come temevo… > Lo interruppi: < Signore non voglio litigare con mia figlia tra le braccia... la prego, mi dica dove devo portarla per proteggerla. >.
Silente si avvicinò, sorrise alla piccola Emma e le fece una carezza sulla testa. < È già al sicuro, e sembra sentirsi anche a suo agio. >, Silente mi sorrise e abbassò gli occhiali a mezzaluna sulla punta del naso.
< Con me non sarà mai al sicuro... e Lei lo sa bene, deve nasconderla qui, ad Hogwarts, non esiste posto più sicuro al mondo! >.
Sapevo bene che la scuola non poteva ospitare una bambina di appena un anno, ma sarebbe stato solo per un breve periodo, almeno fino a quando il Signore Oscuro non sarebbe caduto.
Emma si addormentò. È stana come cosa, lei non riposava mai in posti nuovi che non conosceva, questo significava che Helena l’aveva già portata lì in passato. Avvolta sempre nella sua copertina la misi a riposare su una panca in legno.
< Voglio fargliela pagare. > dissi appoggiandomi al cornicione.
< È molto potente, non è per nulla saggio affrontarlo o sfidarlo. >
< Sa una cosa – Silente si voltò a fissarmi – Lei è l’unico mago che teme. Sul serio, Lui tendeva a parlare molto dei suoi pensieri con me e mi è sempre sembrato di intendere che Lei fosse quasi   un’ ossessione. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene. >.
Silente sospirò e guardò il cielo nuvoloso. < Probabilmente perché quando era a scuola, ero uno dei suoi professori preferiti o perché tutti si ostinano a considerarmi il mago più potete di tutti i tempi – fece una pausa, molto lunga – avevi ragione prima... tua figlia non può restare con te. Tu sarai un bersaglio troppo facile nei prossimi giorni e se la profezia si avvera, come penso e spero, non penso che Voldemort sarà sconfitto per sempre... >
< Come fa a sapere che quella profezia si avvererà? E perché pensa che non sarà sconfitto per sempre? >. Non avevo ancora capito a che gioco stesse giocando. Prima dice che Emma sarà al sicuro tra le mie braccia e poi dice che non lo è. Prima dice che la profezia sconfiggerà il Signore Oscuro poi dice che non sarà in maniera definitiva.
< Vedi Hunter, io ho molta fede nelle profezie, come in tutte le arti magiche. Queste predizioni si avverano sempre, a loro modo almeno. Sta a noi saperle interpretare. >.
Solo ora mi rendevo conto di quando Silente fosse saggio e superiore. Parlammo per almeno altre due ore e imparai tantissime cose che nessuno prima mi aveva spiegato. Decidemmo insieme come agire con mia figlia, non poteva restare con me. Era troppo pericoloso e, se dopo la caduta del Signore Oscuro fossi finito ad Azkaban nonostante le Sue promesse, chissà dove sarebbe finita. Decidemmo di affidarla ad una famiglia babbana che non riusciva ad avere figli, cari amici di Silente. Io per la sua sicurezza non avrei mai dovuto scoprire chi fossero.
Salutarla fu come morire, non avrei mai più visto i suoi occhi e i suoi morbidi capelli. Promisi a Silente e a me stesso, che non l’avrei cercata. Scoppiai a piangere quando il Professore si smaterializzò con lei tra le braccia.
Ora non ho più nulla.
 

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