Come l'inverno e l'estate

di _Delilah_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eccomi! ***
Capitolo 2: *** è pur sempre un inizio ***
Capitolo 3: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 4: *** Festa mesta ***
Capitolo 5: *** L'uragano alla porta ***
Capitolo 6: *** The Joker and Harley Quinn - parte 1 ***
Capitolo 7: *** The Joker and Harley Quinn - parte 2 (The Contest) ***
Capitolo 8: *** Nuvole rapide ***
Capitolo 9: *** La Tempesta del secolo ***
Capitolo 10: *** L'occhio del ciclone ***
Capitolo 11: *** Sole apparente ***



Capitolo 1
*** Eccomi! ***


Come l’inverno e l’estate
 
 
 
Prologo
 
 
Quella città, se di città si potesse realmente parlare, le era sempre rimasta incastrata in mezzo ai denti. Quando era molto piccola veniva trascinata tutte le estati a South Park, perché sua madre proprio non poteva fare a meno di vedere sua sorella che pareva sempre mancarle moltissimo, per cui a scuola conclusa si facevano i bagagli del caso e si montava sul primo aereo che li avvicinava a quel posto in cui faceva sempre troppo freddo.
L’unica consolazione che i grandi occhi blu di Grace ricevevano era la vista di quelli quasi identici ai suoi del cugino, che adorava sopra ad ogni altro essere vivente sulla faccia della terra. Perché Stan era il fratello che lei non aveva mai avuto, era il suo porto sicuro fin dalla nascita: si mancavano di un paio di mesi, essendo lei nata a dicembre, per cui crescere insieme fu naturale nonostante la distanza che li separava. Invece con la cugina più grande non è che avesse un rapporto idilliaco, in quanto Shelly era l’evidente vittima del sistema bigotto e ghettizzante di cui South Park era permeata e di conseguenza più passavano gli anni, maggiore era la distanza che si frapponeva fra le due; se da un lato Grace era spigliata ed eccentrica, merito dell’essere cresciuta a San Diego, Shelly era problematica e facinorosa; se Grace era stata dotata di un piacevole aspetto, Shelly aveva passato una brutta fase dell’adolescenza e di lei tutto si poteva dire tranne che fosse carina. Per questo Shelly non vedeva di buon occhio sua cugina che ad ogni estate si presentava con quella marcia in più di cui lei era totalmente priva.
Finalmente durante l’estate degli undici anni di Grace la famiglia Marsh decise che era giunto il momento di cambiare la tradizione e furono loro, a quel punto, a passare buona parte dell’estate in California, così che Shelly iniziò a vedere le cose da un’altra prospettiva: si era fatta un suo gruppo di amici con cui se ne andava al mare, aveva cominciato ad ascoltare tutta quella musica alternativa che le propinava Grace, aveva preso a conciarsi in maniera diversa, dando più retta alle mode della calda e festaiola California più che di quelle del gelido e triste Colorado.
Intanto Stan e Grace crescevano e passarono dal giocare a beach volley sulle spiagge in riva all’oceano, ad andare ai concerti e spostare il proprio interesse sull’altro sesso, più che sui videogiochi di cui, comunque, non smettevano di nutrirsi. Un anno Stan si trascinò dietro anche l’inseparabile amichetto Kyle, talmente tanto adorabile da riuscire ad entrare in confidenza con Grace all’istante.
Ogni anno che passava il loro rapporto si faceva più intenso e quando Stan tornava a South Park cominciavano a scambiarsi lunghe e-mail fino all’anno successivo.
Quella loro familiare routine poteva migliorare in un solo modo, ovvero con l’avvicinamento di uno dei due all’altro.
Ma mai e poi mai Grace avrebbe preso in considerazione l’idea che sarebbe stata lei a raggiungere il cugino nella desolata South Park.
Quando suo padre Robert, famoso medico chirurgo, le disse che si sarebbero trasferiti a South Park dove lui avrebbe continuato a lavorare e la madre, casalinga, avrebbe potuto trovare conforto nella vicinanza della sorella maggiore, a Grace mancò la terra sotto i piedi: aveva quindici anni, un mare di amici ed interessi, era legata a San Diego e la sola idea di doversi spostare così lontano e in una città così brusca la mandò ai matti. Litigarono, o se litigarono Grace e Robert, il quale non sembrava prendere minimamente in considerazione le esigenze della figlia adolescente. La situazione si aggravò quando le specificò che lei si sarebbe trasferita dagli zii alla fine dell’estate per poter cominciare l’anno scolastico in tempo, mentre lui ed Eveline l’avrebbero raggiunta solo a Gennaio.
A nulla servirono le sue proteste così, in data 20 agosto, Grace si trovò su un aereo per il Colorado, arrabbiata come solo un’adolescente sapeva essere e priva di qualsiasi piacevole aspettativa nei confronti della città in cui avrebbe vissuto per gli anni successivi, almeno fino a quando non fosse entrata al college. L’unica speranza era riposta in Stan, quantomeno aveva lui a cui fare riferimento e l’idea l’alleggerì almeno un po’.
 
 
Capitolo I . Eccomi!
 
Eric era immerso in una faticosissima partita con la sua xbox e mai e poi mai avrebbe rinunciato a schiodare il culo dal divano sul quale sembrava così bene inserito, non fosse stata per l’insistenza di quel campanello che non la smetteva di suonare. Aveva detto più volte ai suoi amici che sarebbero potuti andare loro a casa sua, visto che sua madre non avrebbe fatto rientro a casa fino a tarda sera, per cui avrebbero potuto passare tutto il tempo a ingozzarsi di merendine, sbevacchiare qualche birra e giocare ai videogiochi. Ma Stan quel giorno era stato irremovibile e aveva preteso che per una volta sarebbero dovuti andare loro a casa sua, anch’essa libera dai familiari in gita fuori porta grazie ad una delle tante idee geniali di Randy.
Quando fu stanco di sentire il campanello suonare accompagnato da insulti poco sommessi rivolti alla sua grassa persona, Eric lanciò lontano il joystick e aprì svogliato la porta.
-Muoviti Eric, siamo in ritardo di mezz’ora!-
Kyle fremeva sul posto accanto a Kenny, che sfregava i capelli biondi con fare svogliato. In ritardo per cosa, poi, Eric non sapeva proprio dirlo, ma dopo aver lanciato offese contro la faccia da ebreo di Kyle, spense controvoglia la xbox, infilò una felpa leggera e si decise a seguire gli amici senza smettere di lamentarsi un secondo di quella scelta tanto insensata.
 
-Questa cosa è stupida, ho molti più giochi io di Stan, perché cazzo abbiamo deciso di venire da lui?-
Il brontolio di Eric non si interruppe nemmeno davanti la porta di casa di Stan, della quale Kyle aveva preso a suonare il campanello.
-La smetti di lamentarti grassone? Ti fa solo bene muovere quel tuo culone di tanto in tanto- lo rimbrottò accigliato Kyle.
Kenny faceva correre gli occhi chiari dall’uno all’altro, possibile che quei due non facessero altro che litigare? Non si capacitava di come non si annoiassero a ripetere sempre le stesse offese con lo stesso tono di voce seguite, per altro, dagli stessi gestacci. Finalmente dei passi che si avvicinavano alla porta posero fine alla sterile discussione e Kenny fece roteare gli occhi verso l’alto intento a ringraziare un fantomatico spaghetto gigante dello schiudersi della porta.
Ma di certo non immaginava la reale motivazione che avrebbe spinto i due ad ammutolirsi del tutto; davanti loro tre non c’era Stan ad accoglierli, ma una ragazza bassina che Kenny non riconobbe, ma che non riuscì a fare a meno di squadrare con l’attenzione meritata: dei capelli mediamente corti e biondissimi incastonavano dei grandi occhi blu davvero simili a quelli di Stan, le narici del naso sottile erano allacciate da un piercing ed una bocca morbida si spiegò in un sorriso.
Kenny era dannatamente sicuro di non averla mai vista prima, ma quando quella si lanciò contro Kyle in un abbraccio solidissimo, che l’amico ricambiò entusiasta, pensò che forse doveva essersi bruciato il cervello con qualche droga.
-Che bello vederti Kyle! Wow!- si scostò da lui, la ragazza, e portando le mani ai fianchi vestiti di corti shorts di jeans logori, passò in radiografia l’amico –Quando ci siamo visti l’ultima volta? Tre anni fa? Ti sei alzato non poco!-
Kenny scostò lo sguardo allibito per cercare quello di Eric che, con la bocca semi aperta in un’espressione di reale incredulità, intercettò il suo sguardo.
 
-Quindi Stan aveva detto la verità, ti sei trasferita a South Park!-
-Già…devo ancora abituarmi all’idea…ehi!-  
 
Stan era arrivato di corsa e cinse le spalle della cugina con un braccio
 
-Ciao ragazzi, vi ricordate di Grace?-
 
Grace.
Quella bambina che aveva visto due o tre volte cinque o sei anni prima.
La cuginetta di Stan.
Kenny osservò la ragazza allungare una mano verso un interdetto Eric, che dentro di sé si stava maledicendo per non essersi fatto una doccia prima di uscire, e quando quei grandi occhi blu si spostarono nella sua direzione assieme alla mano tesa davanti a lui, il ragazzo sembrò riprendersi dai pensieri che sfrecciavano velocissimi nella sua testa.
 
-Emh, piacere io sono Grace- fu costretta a ripetersi lei, dato che Kenny non sembrò reagire al primo tentativo di saluto.
-Kenneth- si limitò a borbottare prima di stringerle la mano.
-Strani i tuoi amici Stan, sei sicuro sappiano parlare?- Grace si rivolse al cugino piegando infine le labbra in un sorriso divertito.
-Colpa tua! Capirai, una nuova ragazza a South Park, deve averli confusi!- li canzonò Stan che poi incitò i tre ad entrare.
 
Grace anticipò i ragazzi in salone stiracchiandosi svogliatamente, a quel punto Eric con un tono di voce davvero basso, si rivolse a Stan
-Che cazzo Stan! Che cos’è questa storia?!-
Stan guardò Eric con un sopracciglio inarcato
-Quale storia?-
-Ma come…tua cugina si trasferisce a South Park e a noi non dici nulla?!-
-Veramente sono sicuro di avervelo ripetuto più di una volta, sturati le orecchie!- disse Stan divincolandosi dalla presa salda di Eric, che cercò appoggio in Kenny
-Tu l’hai sentito per caso?-
Kenny alzò appena le spalle con distrazione, mentre le pupille circondate da iridi di quel tono d’unione tra cielo e mare corsero verso la sala, nella quale la ragazza sembrava essere sparita.
-Va bene Cartman ora lo sai! Vogliamo muoverci? Abbiamo un torneo da iniziare!-
Kyle seguì Stan e dietro di loro, borbottante e risentito, Eric allungò il passo. Quando Kenny fece il suo ingresso nella sala notò che i ragazzi si stavano sedendo sul divano mentre Grace, scomposta e sgraziata, era seduta a terra e si era già impossessata di un joystick. Nel notare che l’amico era rimasto impalato vicino a loro, Stan gli cedette il suo posto sul divano e si posizionò accanto alla cugina, la quale si rivolse agli altri con un sorriso candido
-Bene amici di Stan, sono sicura che questo sarà il modo migliore per iniziare a conoscerci- disse ondeggiando il joystick davanti alla faccia.
I tre rimasero stupiti quando Eric non tentò di controbattere. Si aspettavano la solita sequela di insulti misogini di cui la sua bocca abbondava, motivo per il quale nessuna ragazza, nemmeno Wendy, provava ad inserirsi nei pomeriggi che i ragazzi decidevano di passare a giocare ai videogiochi.
Le femmine non sono programmate per giocare! Questa era la frase più dolce che poteva uscire dalle labbra di Eric Cartman, ma quella volta non fiatò, nemmeno una sillaba uscì dalla sua bocca che rimase schiusa per quasi tutto il pomeriggio, inebetito davanti a quella ragazza che era un vero fenomeno in qualsiasi gioco.
E non solo sembrava fosse nata con il joystick in mano, Grace era anche divertente, non si risparmiò di bere con gli altri ed era conciata in quella maniera così stravagante che davvero a South Park una così non si era mai vista. Magari il gruppo dei goth potevano risultare eccentrici sotto un’altra luce, ma era evidente che Grace non era così com’era per risultare anticonformista, semplicemente per lei quella era la normalità.
E ad Eric questo lo mandò subito in confusione.
E a Kenny questo fece girare la testa più di quanto si sarebbe aspettato.
 
Non si sarebbero abituati presto a quella nuova presenza. No davvero.
 
 
 
Ciao a tutti! Questo che vi ho appena proposto è solo un esperimento e continuerò nella pubblicazione solo se dovessi capire di avere un reale riscontro ed interesse da parte vostra (cosa che onestamente spero!)
Intanto vi ringrazio per aver dato anche solo una possibilità a questo prologo/primo brevissimo capitolo. A prestissimo
-Lailah-

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Capitolo 2
*** è pur sempre un inizio ***


Capitolo II . È pur sempre un inizio
 
Stan era al settimo cielo. Se qualcuno avesse dovuto rappresentarlo, lo avrebbe dovuto munire di due alucce ai piedi, tanto sentiva di levitare da terra ed il perché, beh, quello era chiaro: la sua relazione con Wendy stava prendendo una piega piacevole e matura, dato che la ragazza si era finalmente decisa a portarla allo step successivo, regalando a Stan l’onore di una prima volta da manuale, cosa che gli fece momentaneamente accantonare il suo account di pornhub. Inoltre Grace, la persona che tanto avrebbe voluto al suo fianco al posto di quella stronza di Shelly si era trasferita a South Park e con lei vicino era sicuro che ogni problema si sarebbe dissipato ed insieme avrebbero trasformato ogni evento in un’avventura unica.
Aveva presentato la cugina al gruppo ed in men che non si dica lei e Wendy erano diventate inseparabili, cosa che non poteva che rallegrare Stan ancor più; certo non che il suo arrivo non avesse portato scompiglio: le ragazze si mossero subito per tastare il terreno e capire se la nuova arrivata potesse risultare d’intralcio alle loro relazioni; Bebe durante un’uscita pomeridiana aveva ribadito più volte che Clyde fosse solo e soltanto suo e che non avrebbe permesso a chicchessia di intromettersi nella loro idilliaca storia, non che a Grace potesse mai piacere un tipo così, ma questo se lo tenne per sé. Così Nichole tentò di capire i gusti della californiana, cosa le piacesse e cosa detestasse in un ragazzo, dunque si premurò di mettere in risalto ipotetici difetti di Token per far desistere Grace dall’approcciarsi a lui. Ma l’allegria e la spensieratezza di Grace riuscirono quasi subito a dissipare il muro di diffidenza che il gruppo delle ragazze aveva iniziato ad issare, coadiuvata da Wendy che proprio fece di tutto per farla inserire senza problemi.
Quindi il primo giorno di scuola arrivò con una rapidità disarmante, tante erano le novità che l’arrivo di Grace aveva portato con sé; mentre Stan camminava in direzione dell’unico istituto di South Park incitava Grace a seguirlo ed a metà strada i due furono raggiunti da Kyle, realmente eccitato per l’inizio del nuovo anno scolastico
-Sei un vero secchione, non è vero Kyle?- gli chiese Grace arricciando il naso adornato dal septum. Nel cogliere quel gesto Kyle sgranò appena gli occhi
-Hai intenzione di tenerti il piercing a scuola? Ti faranno subito dei problemi, sicuro! Già lo sento il professor Garrison che si incazza- concluse sinceramente preoccupato lui. Grace liberò una risata cristallina e poi si posizionò davanti al ragazzo
-Sta un po’ a vedere- gli disse, così rigirò nelle narici il piercing e subito le due palline scomparvero in quel nasino all’insù –Che te ne pare?-
-Geniale- boccheggiò Kyle, seppur di certo non avrebbe mai preso in considerazione l’idea di farsi anche un solo buco, certo tra l’altro che la madre sarebbe poi stata pronta a cacciarlo di casa. Di contro Stan sembrava davvero tanto influenzato dalla cugina e con quella presero a discutere su quale fosse il prossimo piercing che si sarebbero fatti insieme, a quel punto. Fra le risate arrivarono davanti alla scuola in netto anticipo rispetto al suono della campanella ed i tre individuarono, in un angolo nascosto dalle siepi, il loro gruppo d’amici al quale subito si avvicinarono. Dei presenti Grace aveva fatto la conoscenza di molti e li salutò con l’entusiasmo a cui i ragazzi non erano abituati: seduti su un gradino c’erano Token e Craig, che alzarono gli occhi verso la ragazza con stupore e risposero a quell’esulto con lieve imbarazzo, invece poggiato al muro Eric rizzò subito la schiena, ma rispose alla ragazza con quello che aveva l’aria di essere più un grugnito che un ciao.
-Ti è andata di traverso la colazione?- lo incalzò divertita Grace ponendosi proprio davanti al ragazzo tanto più grosso di lei, di stazza e d’altezza. Tutta quella spensierata confidenza aveva fatto arrossire Eric che, incapace di sostenere lo sguardo di lei spostò l’attenzione su Stan, il quale era impegnato a ricercare Wendy con gli occhi
-È sempre così fastidiosa questa qui?-
Ancora una volta Eric non era riuscito ad essere sufficientemente stronzo in presenza della californiana, cosa che non passò inosservata agli occhi degli altri, che presero a sghignazzare tra di loro e a commentare l’atipico comportamento di Cartman. Ma Grace si era già distratta ed i grandi occhi blu si soffermarono sui due ragazzi poco distanti da Eric.
Kenny non stava ignorando Grace, perché avrebbe dovuto? Ma quando se la vide presentare sotto il naso proprio non era riuscito a dire nulla e ringraziò silenziosamente Tweek, al suo fianco, che si toccava con frenesia i capelli sconvolti e riversava sull’amico tutte le ansie che il primo giorno di scuola erano salite ad impossessarsi di lui, ma che l’avevano così giustificato dal non salutare la ragazza; per questo quando Grace allungò una mano piena di anellini verso Tweek, Kenny si irrigidì sul posto, messo a quel punto alle strette
-Ciao! Io sono Grace, non ci siamo ancora conosciuti credo!- e nell’attesa di una stretta di mano tornò a guardare Kenny, dalle cui labbra pendeva una sigaretta, mostrandogli un grande sorriso –Ciao Kenneth-
Gli altri scoppiarono a ridere mentre Tweek strinse faticosamente la mano della ragazza e balbettò una presentazione, seguita da uno stropiccio degli occhi che Grace non notò, presa com’era dalle risate sguaiate
-Che c’è?- chiese ingenuamente ritirando la mano e salvando così Tweek da un’imminente crisi isterica che stava rischiando per la pressione di una nuova conoscenza.
-Tzk, Kenneth! Nessuno chiama Kenny in quella maniera!- commentò Eric, complimentandosi con se stesso per essere riuscito a rispondere a Grace senza mostrarsi come una fighetta.
-Ma è così che si chiama…- borbottò stupita Grace, che era tornata a fissare dal basso Kenny, il quale lanciò lontano quel che rimaneva della sigaretta per poi sbrigarsi ad immergere le mani nelle tasche dei jeans consumati
-Preferisco Kenny- si limitò a dire, poi con un colpo di reni si scostò dal muro e superò la ragazza ed il resto degli amici –Ci vediamo in classe- aggiunse prima di allontanarsi. Grace incominciava a sentirsi a disagio, possibile mai che quelli fossero gli amici di Stan? Un gruppo di disadattati in grado solo di canzonarsi a vicenda. Decise comunque di non lasciarsi abbattere e quando vide avvicinarsi Wendy con Stan che si era premurato di andare a cercarla, tirò un sospiro di sollievo e con loro  si avvicinò all’ingresso dell’istituto, lasciandosi alle spalle i ragazzi.
L’intera classe fissava la nuova arrivata con tanto d’occhi. Quando la professoressa di scienze fece il suo ingresso, subito zittì il chiacchiericcio che si era formato attorno alla ragazza, rimasta in piedi accanto alla cattedra.
-Fate silenzio ora!- li intimò la grassa professoressa Gonaghall, già provata da quel primo giorno di lezioni –Date il benvenuto a Grace McKenzie e non fatemi rimpiangere di insegnare in questa classe. McKenzie siediti pure in quel banco libero accanto a Tweak, andiamo senza timore!-
Grace non se lo fece ripetere due volte: si trascinò verso Tweek che non sembrava affatto contento del fatto che il posto vicino al suo venisse occupato da qualcuno. Grace avrebbe preferito di gran lunga sedersi accanto a Stan, che si trovava nella sua stessa classe, ma il cugino era immancabilmente al fianco di Kyle, per cui dovette accontentarsi di sedersi di fianco a quel ragazzo che iniziò subito ad agitarsi sul posto appena lei gli sedette accanto.
Gli sorrise. Lui la guardò di sottecchi e deglutì. Lei estrasse un quaderno immacolato e tornò ad osservare il compagno di banco sorridendo ancor più. L’occhio destro di Tweek cominciò ad aprirsi e chiudersi tanto rapidamente da trasformare il sorriso di Grace in un’espressione inebetita.
Alla fine la ragazza desistette dal cercare di instaurare un muto dialogo con il ragazzo e, ancora decisamente interdetta, si voltò per sistemare il suo eastpak sulla spalliera della sedia; i suoi occhi si scontrarono con quelli chiari di Kenny seduto proprio dietro di lei e del quale lei non si era accorta fino a quel momento. Frettolosamente Kenny interruppe il contatto visivo per sussurrare qualcosa ad Eric seduto vicino a lui. Grace cominciò a chiedersi se avesse fatto qualcosa di sbagliato: perché si comportavano tutti in quella maniera così strana? Immaginava che South Park non fosse proprio un posto per gente con tutte le rotelle al proprio posto, ma quello le sembrava davvero troppo. Sospirò e si spalmò sul banco, nella speranza che la ricreazione arrivasse a salvarla il prima possibile.
Dopo tre lunghe ore di lezione Grace aveva le idee un po’ più chiare: Wendy e Kyle erano senza ombra di dubbio i secchioni della classe e sembravano già stare avanti con il programma del nuovo anno; Tweek soffriva di tic nervosi probabilmente dovuti a forte stress e ansia, tant’è che ad un certo punto aveva preso a tremare così tanto che la ragazza gli offrì senza pensarci dell’acqua, ma quello di tutta risposta sobbalzò sul banco e chiese quasi implorando di poter uscire; Eric confermava l’idea che si era fatta di lui durante quella ventina di giorni, ovvero che fosse un vero e proprio stronzo, difatti non si capacitava di come quella graziosa ragazza di nome Heidi che aveva avuto modo di conoscere qualche giorno prima potesse aver intrapreso una relazione con lui, tempo addietro. Un altro ragazzo di nome Leopold, ma che tutti chiamavano Butters, aveva attirato la sua attenzione per lo strambo modo in cui parlava. Di Kenny che poteva pensare? Se ne stava seduto a farsi gli affari propri ed ogni tanto lo sentiva ridere alle proprie spalle; quando si era girata per recuperare il diario nello zaino giurò di averlo visto con la faccia china a sfogliare una rivista pornografica.
Suonata finalmente la campanella della ricreazione, Grace scattò in piedi e corse al banco di Stan prima ancora che lui potesse alzarsi
-Ti prego, offrimi una sigaretta, sto diventando matta oggi!-
-Di già?- ridacchiò lui alzandosi assieme a Kyle –Non è passato nemmeno un giorno e già sei ridotta così male? Comunque non ho le sigarette, ma possiamo scroccarle ad Eric, sono sicuro che se sarai te a chiedergliele non dirà di no-
-Non se ne parla proprio! Io con quello non voglio averci niente a che fare! Mi guarda come fossi il demonio, Stan. Giuro che sta fuori di testa secondo me!-
-Stai tranquilla Grace, sicuro fa così perché gli piaci, il grassone- si intromise Kyle precedendoli verso l’uscita dalla classe
-Probabile- soppesò Stan con apparente noncuranza mentre seguiva Kyle.
-Che?!- Chiese sgomenta lei, prima di roteare la testa per spiare Eric che, assieme a Kenny, stava raggiungendoli. Si soffermò a pensare che i ragazzi di San Diego che si erano interessati a lei avevano sempre avuto un atteggiamento davvero diverso da quello di Eric e quando i due le furono sufficientemente vicini, Grace si sbrigò ad allungare il passo per raggiungere il cugino.
 
Tweek cercò di dileguarsi il più lontano possibile dalla modesta folla che si riversava in cortile per il tempo della ricreazione. Stava iperventilando, le mani avevano preso a sudare ed il tic all’occhio non accennava a placarsi; ci impiegò un bel po’ di tempo prima di trovare un angolo sicuro in cui poter passare quel quarto d’ora a riprendere il controllo di sé. Quando finalmente il respirò sembrò regolarizzarsi un minimo una voce alla sua destra lo fece sobbalzare
-Ehi calmati, sono io-
La vista del ragazzo lo fece sospirare
-Oh c-c-cielo Craig, mi hai fatto spaventare!-
Craig si poggiò al muro di fianco a lui ed estrasse dalla tasca un pacchetto di gomme, che con cautela allungò a Tweek
-Ti spaventi per qualsiasi cosa, non è che mi stupisca più di tanto. Allora il primo giorno di lezione ti sta mandando fuori di testa?-
Tweek prese a masticare nervosamente la gomma
-La cugina di Stan, l’hanno messa vicino a me! Mi guarda con qu-quegli occhi spiritati che mi fanno stare male!-
Craig accennò una risata senza però eccedere, tutto avrebbe voluto tranne far sentire Tweek ancora peggio di come non stesse in quel momento
-Non è che questa sia una tua percezione? Devi darti una calmata amico, non ti fa bene agitarti sempre così-
-Non lo so Craig, già è tutto così…così difficile, ci mancava solo questa- poi prese un grande respiro e gli occhi caddero a guardarsi le scarpe –Avrei preferito essere in classe con te- disse con spontaneità prima di ricominciare a stropicciarsi la faccia tentando di placare il fastidiosissimo tic. Craig non disse nulla, ma un sorriso accennato illuminò la sua faccia strafottente.
 
Ok, nemmeno la ricreazione era esattamente quello che si era aspettata, infatti non appena si ritrovarono in quel cortile, tutti i ragazzi accoppiati si incollarono fra di loro: Stan e Wendy non passarono un solo istante a riprendere fiato, presi com’erano l’uno dalla bocca dell’altra, così come Clyde e Bebe, che forse volevano stabilire un qualche record di apnea. Grace guardò speranzosa Kyle auspicando di poter scambiare qualche parola almeno con lui, ma il ragazzo appena vide spuntare Heidi cominciò a tossire e asserì di dover andare a fare una cosa; beh quella cosa altro non era che girare intorno ad Heidi, la quale ci teneva a stare ben lontana dal raggio di azione di Eric che, seppur avrebbe negato con tutto se stesso, non faceva altro che guardare in cagnesco la sua ex e quell’idiota di Kyle chiacchierare dall’altro lato del cortile. Del suo compagno di banco psicopatico nemmeno l’ombra per cui, amareggiata, Grace si avvicinò alla siepe di quella mattina e si accasciò su uno dei gradini, memorizzando di doversi comprare le sigarette, quantomeno avrebbe saputo cosa fare quando l’avessero lasciata nuovamente sola. Concentrò tutta la sua attenzione su una brutta macchiolina che si era formata sulla punta delle sneakers nere, già troppo leggere per quella città di merda.
-Ehi, non mi eri sembrata tanto asociale da startene qui da sola-
I grandi occhi blu risalirono dalle scarpe per percorrere la figura del ragazzo davanti a lei ed infine si scontrarono con quelle iridi verdi tanto intense.
-Ah, ciao Kenny- sottolineò amareggiata. D’improvviso una risata uscì dalla bocca del ragazzo, così spiegò la mano che tratteneva due sigarette di cui una la portò alla bocca, mentre l’altra la porse a Grace
-Sei suscettibile, te la prendi per così poco? Farai fatica ad abituarti a South Park, allora-
Grace bofonchiò un po’ prima di accettare la sigaretta offerta dal ragazzo, che senza chiederle nulla le sedette accanto e dopo avere accesso la propria sigaretta allungò la fiamma così che la ragazza potesse accendere la sua.
-Non sono suscettibile, semplicemente mi sembrate tutti fuori di testa qui. Ogni cosa che dico scatena almeno una risata- espirò una boccata di fumo –E poi chi cazzo è quello che mi sono ritrovata come vicino di banco?! Ho provato a scambiarci un paio di parole ma sembrava che gli stessi sgozzando una persona davanti!-
Kenny singhiozzò per il tanto ridere, così portò ancora la sigaretta alla bocca –Tweek! Cazzo Tweek…lui è uno a posto sai? Però ha un disturbo dell’attenzione o una roba così, oltre a forti problemi d’ansia-
-Beh che qualcosa non andasse in lui l’avevo capito, appena gli ho sorriso ha cominciato a fare così- Grace iniziò ad imitare Tweek in pieno attacco da tic, facendo ridere Kenny ancora di più; dopo essersi asciugato le lacrime i due tornarono a fumare e fra loro calò di nuovo il silenzio, fin quando non fu lui a spezzarlo
-Comunque chiamami come ti pare, solo che…boh, mi chiamano tutti Kenny, anche i miei mi chiamano così, ma in realtà non mi frega un cazzo-
Grace tornò a guardare il ragazzo seduto al suo fianco –Beh, invece a me è parso che ti dia fastidio e lungi da me crearmi dei nemici, ho appena messo piede in questa città e vorrei davvero evitare di essere odiata-
-Quante paranoie che ti fai! Sociopatica e paranoica, eppure mi eri sembrata tanto allegra e socievole fino ad ora-
Il fumo le andò di traverso così che Grace iniziò a tossire, poi si rivolse a Kenny con occhi sgranati
-Non sono né sociopatica né paranoica! Vengo dalla California, io! Patria del sole e delle feste ti vorrei ricordare, altro che questo buco dimenticato da Dio-
Un’altra risata scosse il ragazzo; Grace sorrise più serena di prima, tutto sommato Kenny si stava rivelando più alla mano di quanto avesse percepito fino a quel momento. Al suono della campanella i due si alzarono, lanciarono lontane le sigarette e si avviarono assieme verso l’ingresso per tornare in classe.
 
-Quella è la cugina di Stan?- le sopracciglia si aggrottarono mentre gli occhi seguivano la nuova arrivata e Kenny camminare a fianco mentre rientravano dalla pausa concessa dalla ricreazione. Nichole roteò lo sguardo verso i due, così si rivolse all’amica
-Si, Grace. Pensavamo di uscire insieme uno di questi pomeriggi, potremmo fare un giro al centro commerciale e…- ma Nichole si arrestò nel cogliere l’espressione arcigna dell’amica
-Tutto bene Red?-
La ragazza dai capelli rossi umettò le labbra e appena Kenny e Grace scomparvero dalla sua vista spostò l’attenzione sull’amica al suo fianco
-E nessuno l’ha detto a questa Grace, che a Kenny non si deve avvicinare?-
Nichole strabuzzò gli occhi
-Allora ci sei andata sotto? Pensavo vi foste solo divertiti un po’ alla festa!-
Red non rispose e con passi felpati rientrò di corsa, lasciandosi l’amica alle spalle.
 
 
 
Ciao a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che si inizi a fare un po’ di chiarezza su quello che avverrà prossimamente. Vi assicuro che gelosia, passione, rabbia, violenza, ma anche risate e un po’ di dolcezza non mancheranno (o almeno farò di tutto per non  farvi annoiare!)
Che ne pensate? Aspetto i vostri commenti e consigli con trepidazione, fatemi sapere.
Spero a presto.
-Laila-

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Capitolo 3
*** La quiete prima della tempesta ***


Capitolo III . La quiete prima della tempesta
 
Grace prese un gran coraggio e decise che, quel pomeriggio, avrebbe accantonato lo studio e si sarebbe catapultata nel locale dei genitori di Tweek: se quello doveva essere il suo compagno di banco da lì fino alla fine dell’anno, almeno avrebbe tentato di stringere un minimo il rapporto con lui, dato che dopo due settimane era riuscita solo a scambiarci qualche parola stentata.
Giunta davanti al locale entrò senza esitare, avvolta da un buonissimo profumo di caffè che subito la rinvigorì; si guardò intorno e si accomodò su un piccolo tavolino proprio accanto alla grande vetrina che dava sulla strada, così estrasse il portatile dalla borsa che accese, mentre gli occhi correvano a ricercare con lo sguardo il ragazzo scapigliato.
 
Tweek stava preparando quattro caffè ed una cioccolata calda con distrazione: era sabato pomeriggio e lui era costretto a lavorare al locale e di certo non ne aveva voglia, fortuna che almeno di sabato i genitori lo lasciavano staccare presto, così che lui potesse quantomeno decidere di passare il resto della serata come preferiva. Dopo aver servito i suoi clienti lo sguardo impattò con quei grandi occhi blu che lo fissavano ed un tic all’occhio accompagnò la mano di Grace che si agitava per salutarlo.
Perché era lì?
Perché era sola?
Perché lo stava salutando con tanto entusiasmo?
Eppure era riuscito, con non poco sforzo, a ridurre il rapporto con lei al minimo, limitandosi a rispondere con vaghi cenni d’assenso o di diniego alle domande che Grace gli riversava a fiume durante le lezioni.
Ma ora non poteva sfuggire. E non poteva farlo in quanto la madre colse tutta la scena e con grande entusiasmo si rivolse a Tweek
-Quella è una tua amica tesoro? Vai pure a salutarla, ci penso io qui!-
-Veramente ecco, lei non, io insomma-
Aveva preso come suo solito ad assemblare parole in maniera sconclusionata, ma con un colpetto sulla spalla la signora Tweak lo incitò ad andare da lei.
Rassegnato il ragazzo si avvicinò a Grace, al quale si allargò il sorriso
-C-ciao, ti porto qualcosa?-
-Ciao a te Tweek, quindi lavori con i tuoi! Che figata, adorerei lavorare in una caffetteria, mi fa impazzire il caffè!- Disse con entusiasmo fremendo con le gambette. Aveva proprio voglia di parlare, pensò Tweek che iniziò a sbattere entrambi gli occhi con regolarità, però il fatto che lei amasse il caffè era senz’altro un punto a suo favore.
-Si b-beh hanno bisogno di me- disse passandosi una mano sulla faccia con nervosismo.
-Allora io vorrei caffè nero, senza zucchero, detesto lo zucchero nel caffè e poi non so, se ti va potresti prenderti una pausa e farmi compagnia, che ne dici?-
Lo stava incastrando. Se avesse detto di no i sensi di colpa lo avrebbero divorato, se avesse accettato tutto quell’entusiasmo lo avrebbe di certo portato ad avere una crisi isterica. Infine decise di sedersi giusto cinque minuti con lei, poi avrebbe detto che doveva tornare a lavorare.
Cinque minuti dovevano bastare.
Era giustificato, giusto?
Tornò con due caffè, uno per la ragazza ed uno per sé, dunque sedette davanti a lei tenendo lo sguardo basso e stringendo il proprio caffè con le mani tremanti. Ma non si aspettava di certo la reazione di Grace: quella infatti sorrise e ringraziò, quindi tornò ad osservare lo schermo del computer prestandogli poca attenzione. Stranamente lo stava mettendo a suo agio, quel non dover parlare a tutti i costi, per cui dopo poco fu lui, stupito persino da se stesso, ad aprire bocca
-Allora co-come ti trovi a South Park?-
Grace mantenne lo sguardo sullo schermo ma sorrise
-Non poi così male, certo mi ci devo abituare. San Diego è l’opposto di questa città, lì è tutto un fermento, un’esplosione di colori e calore, qui invece pare che vi abbiano sedati con la chetamina-
Tweek osservò con attenzione quel viso minuto, i capelli chiarissimi che cadevano disordinati a coprire appena le orecchie pieni di orecchini, le mani con lo smalto scuro sulle unghie corte che di tanto in tanto portava alla bocca. Era proprio una tipa strana, la cugina di Stan, però anche lui si sentiva parecchio strano.
Amore per il caffè, eccentrica e all’occasione silenziosa, alla fine Grace stava guadagnando più punti di quanti non avrebbe immaginato Tweek.
-Guarda un po’- fece di punto in bianco lei, che girò poi lo schermo del computer verso Tweek: gli occhi chiari fissarono il sito web di un locale poco fuori South Park, in cui pare presentassero una mostra dei Pink Floyd; d’improvviso il viso scattoso di Tweek si contrasse in un sorriso
-Wow! Adoro i Pink Floyd! Ho tutti gli album in vinile!- non solo non aveva balbettato, ma neanche l’ombra del tic si era fatta vedere sugli occhi chiari.
Grace sorrise ad inarcò il sopracciglio senza aggiungere nulla
-Come sai che…- si rivolse poi alla ragazza, la quale portò l’indice sotto l’occhio in un gesto eloquente
-Hai una toppa sullo zaino ed un adesivo sul diario, anche io sto in fissa con i Pink Floyd. Magari potremmo andare insieme prima che la mostra finisca uno di questi giorni, che ne dici?-
Tweek si sorprese, davvero lei era stata così attenta nell’analizzarlo? Era forse una stalker? Decise di accantonare le sue ansie comunque, del resto come gli diceva sempre il suo psicologo doveva tentare di dare una possibilità agli altri e lui aveva davvero bisogno di svagarsi un po’.
Grace aveva fatto centro; aveva finalmente trovato il modo di approcciarsi a quel ragazzo con cui si ritrovò a chiacchierare per una buona ora. E che ora poi! Scoprirono di avere più cose in comune di quanto non si sarebbero entrambi immaginati e quello rappresentava un piccolo passo per affrontare le ore in classe con maggiore serenità, senza dubbio.
Di lì a poco Craig fece il proprio ingresso nella caffetteria: passava tutti i sabati con una scusa e alla fine riusciva sempre a trascinare via Tweek e a portarlo o al bar di riferimento dove si incontrava con gli altri, oppure andavano al cinema a divorare film di serie b che entrambi adoravano.
Il moro si sorprese nel guardare i due chiacchierare al tavolo, laddove Tweek sembrava particolarmente sciolto, cosa che non era affatto da lui. Un moto incondizionato di gelosia gli avvolse lo stomaco mentre guardava il ragazzo ridere a delle buffe espressioni che stava facendo la cugina di Stan. Uscì da quello stordimento emotivo solo quando Tweek lanciò uno sguardo all’entrata e lo vide li imbambolato, per cui gli fece cenno di avvicinarsi
-Ciao- borbottò Craig, di cui occhi neri correvano dall’uno all’altra
-Ciao!- rispose con il solito entusiasmo Grace, che spostò poi l’attenzione su Tweek, il quale guardava Craig con un sorriso sereno sul volto.
-Io…volevo del caffè, si- sbiascicò Craig che non accennava né a togliersi la giacca, né a sedersi, ma Grace senza pensarci allungò una mano ad afferrare la manica del ragazzo e lo strattonò verso il basso
-Dai siediti! Io stavo per andarmene in realtà, raggiungo Stan e gli altri al bar. Devo approfittare di un posto che serve alcolici ai minorenni senza alcun problema. Che fate venite anche voi?-
Craig ancora stordito dall’eccessiva confidenza della ragazza ricercò lo sguardo di Tweek, che acconsentì con particolare entusiasmo e poi si rivolse a Craig
-Lo sai che Grace ha trovato un posto dove danno una mostra sui Pink Floyd? Dobbiamo andarci!-
-Già! Piacciono anche a te? Ma allora andiamoci tutti e tre insieme! Lo dico anche a Stan, sicuro anche lui vorrà venire!-
Grace incominciò a sbattere le mani con entusiasmo. Ma dove le trovava tutte quelle energie quella lì, pensò Craig che non sapeva davvero come comportarsi davanti ad una reazione così esuberante. Quando Tweek si allontanò allegro per preparare il caffè di Craig, quest’ultimo roteò lo sguardo oltre la vetrina, stando ben attento a non fissarsi sulla ragazza che, di contro, fece di tutto per attirare la sua attenzione
-Sai- bisbigliò lei sporgendosi davanti la sua visuale, così che Craig fosse costretto a fissarla senza via di scampo –Sto cercando di fare in modo che la smetta di agitarsi tanto quando mi vede, siamo compagni di banco, te l’ha detto? Ma sinceramente ero un po’ stufa di vederlo tanto alterato anche solo quando gli chiedevo in prestito una penna. Secondo te sto facendo bene?-
La totale ingenuità con cui gli stava parlando di Tweek lo fece arrossire. Forse voleva solo diventare sua amica, pensò.
Sarà meglio per lei, concluse fra sé, sorpreso invero nello scoprirsi tanto geloso del ragazzo.
Quando Tweek tornò al tavolo Grace totalizzò l’attenzione dei due, che aveva iniziato a raccontare loro di San Diego, della sua vita lì e di come tutto fosse così distante dalla cittadina del Colorado. Dopo aver dato uno sguardo al telefono si alzò e tornò ad infilare la corta giacca di pelle che lasciava scoperta la maglia aderente a righe bianche e nere
-Beh? Si va?-
I due si guardarono e, con un vago cenno d’assenso seguirono l’esuberante Grace.
 
-Amico te lo dico io, oggi hai rischiato una punizione bella grossa-
Stan, attaccato al flipper, si rivolse a Kenny che stava raccontando ad Eric e Kyle di aver fatto appena in tempo a lanciare via la canna che stava fumando prima che il professor Garrison potesse coglierlo alla sprovvista.
-E poi dovresti smetterla di drogarti durante le ore di lezione, come fai a mantenere la concentrazione?- lo rimbeccò Kyle provocando un gran roteare d’occhi degli altri tre
-Drogarsi?- sottolineò fra gli sghignazzi Kenny, mentre dava grandi sorsate dal boccale di birra., che presto finì–Ma quello non è drogarsi-
-Certo che lo è- rispose rosso in volto Kyle
-Sei ancora un ragazzino Kyle, quella puttanella di Heidi si stancherà presto di contare i tuoi quattro peli da fighetta-
Eric parlava sempre troppo e troppo in fretta. Subito Kyle gli si fece sotto
-Non ti azzardare a parlare così di lei grassone!-
La baruffa venne interrotta dall’entrata di Grace, seguita dai più titubanti Craig e Tweek
-Ciao ragazzini!- gridò lei agitando le mani verso di loro, così prima di raggiungerli si fermò al bancone ad ordinare una birra. Il proprietario la guardò storto, ma conoscendo Stan e, a seguito di un gran sbatter di ciglia su quegli occhioni blu, scosse la testa e riempì un boccale di bionda a Grace, che subito raggiunse il gruppo.
Eric al solito la salutò a mezza bocca, ma lei aveva smesso di farci caso, così con naturale confidenza regalò un gran sorriso a Kenny, gli mollò la birra in mano e, dopo aver spintonato il cugino con un colpo al fianco prese a giocare al posto suo
-Guarda se ti devo insegnare tutto io- disse scherzosa lei mentre gli altri si scambiavano occhiate divertite, tutti tranne Eric che sbuffò vistosamente e tornò ad affondare il naso nel suo boccale
-Ma stavo superando il record!- protestò Stan curvo dietro di lei a far sbucare la testa oltre la sua spalla, per controllare che Grace non rovinasse la gloriosa partita. Kenny fissò in silenzio la ragazza ridacchiare e giocare con maestria tale da lasciare tutti basiti, possibile fosse sempre così brava? Senza pensarci iniziò a bere la sua birra, senza schiodare gli occhi verdi dal corpicino di lei, che squadrava con attenzione.
Certo che è proprio figa, pensò assorto mentre le pupille scendevano a soffermarsi sul culo fasciato dagli aderenti skinny neri strappati sulle ginocchia, ma quello sguardo ricco di cupidigia non passò inosservato a Kyle, che con tutta l’intenzione di sbollire la rabbia scatenata dai soliti commenti idioti di Eric, aveva preso ad osservarlo. Una lieve gomitata arrivò a cogliere Kenny di sorpresa che guardò Kyle con tanto d’occhi
-Che c’è? Che ho fatto?- disse con falsa innocenza lui, ma Kyle scosse il capo e poi lanciò un’occhiata a Grace, tutto ciò mentre Eric aveva iniziato a parlare con Craig e Tweek, il quale aveva ripreso il suo solito fare agitato e scomposto.
-Si!- il gruppo fu scosso dall’esulto di Grace che aveva lanciato le braccia in aria
-Oh ma andiamo!- sbuffò Stan –Hai superato il record a partita iniziata da me!-
-Ma piantala, ho giocato molto più di te!- rispose lei che intanto si era scostata dal flipper con aria vittoriosa ed era andata a posizionarsi davanti Kenny. Gli occhi blu corsero da quelli di lui al boccale di birra mezzo vuoto
-Vedo che ti è piaciuta la mia birra- disse scherzosa, quindi si riappropriò del boccale
-Che c’è, tu me l’hai mollata appena sei arrivata, mica potevo permettere che si scaldasse-
-Certo come no, povera birra, costretta ad un destino infame, sedotta ed abbandonata, non potevi di certo permetterlo!-
I due iniziarono a scherzare sotto gli occhi indagatori degli altri; che Kenny ridesse con tanta confidenza con qualcuno che conosceva a malapena era proprio una cosa strana. Eppure forse non c’era niente di così anomalo, dato che l’esuberanza e l’allegria di Grace sembrava sciogliere quasi tutti.
-Ehi ragazzi!-
A loro arrivarono ad unirsi Wendy, Clyde e Bebe avvinghiati assieme ed una ragazza che Grace aveva visto solo una volta durante un’uscita fra ragazze, Rebecca che poi tutti chiamavano Red. Baci sulla guancia per salutarsi fra ragazze, pacche sulla spalla fra ragazzi ed il gruppo iniziò a progettare insieme il dopo cena. Quando Kenny chiese una sigaretta ad Eric, la ragazza si propose di accompagnarlo fuori, ma subito Red si mise in mezzo, ignorando totalmente la bionda che la guardava un po’ spaesata
-Ti accompagno io Kenny, ti devo chiedere una cosa-
Kenny alzò un sopracciglio e lanciò una fugace occhiata a Grace, ma poi alzò le spalle
-Come vuoi- mugugnò con la sigaretta spenta fra le labbra ed assieme alla ragazza uscì dal locale. Qualcosa non andava, il suo intuito femminile lo stava urlando con un megafono nella sua testa, perciò Grace si avvicinò a Wendy e Bebe e chiese alle due di andare al bancone a prendersi qualcosa da bere. Lontana da orecchie indiscrete a quel punto bisbigliò alle due
-Sbaglio o Red non tollera la mia presenza?-
Wendy e Bebe si lanciarono un’occhiata complice, così fu la seconda a prendere parola
-Ascolta Grace, hai presente il discorso che ti ho fatto su Clyde?-
Grace annuì
-E quello che Nichole ti ha fatto su Token…-
Grace annuì
-E quello che Wendy ti avrebbe fatto su Stan, se Stan non fosse tuo cugino-
-Piantala Bebe! Io non avrei mai marcato il territorio come avete fatto voi, è infantile!-
-Lo dici solo perché la nuova arrivata non è mia cugina, ma quella del tuo ragazzo, comunque…- Bebe sorvolò sulle proteste di Wendy e proseguì –Beh, diciamo che Kenny è territorio di Red-
Grace inarcò un sopracciglio, ma Wendy intervenne di nuovo
-Questa è una follia! Red e Kenny hanno solo flirtato a una stupida festa, lo sanno tutti che a Kenny non frega nulla di Red, come se poi gli fosse importato veramente di qualche ragazza fino ad ora!-
Bebe roteò gli occhi al cielo e poi tornò su Wendy –Lo sai a cosa mi riferisco, è una sorta di patto non scritto: arrivi per ultima? Devi adattarti a quello che trovi, chiaro no?-
Grace non stava propriamente capendo. Lei si era limitata a cercare di farsi più amici possibili, possibile che ogni persona a cui si avvicinava doveva rappresentare una minaccia per qualcun altro?
-Ma quale patto, è una cosa da stupide Bebe! Se a Kenny non piace Red spiegami per quale motivo non dovrebbe guardarsi intorno!-
-Emh ragazze…- cercò di introdursi Grace. Fallì.
-Perché è così che vanno le cose Wendy!-
-Scusate…- tentò di nuovo
-Io non appoggerò questa cosa, Grace è libera di passare il tempo con chi più le piace, chi siamo noi per impedirglielo?!-
-Ok ora basta!- Finalmente Grace riuscì ad attirare la loro attenzione proprio quando Bebe stava per rispondere
-Sinceramente non capisco dove sia il problema, ma davvero io non voglio nemici, chiaro?- rise appena per tentare di spezzare la tensione –Se è un problema che io passi il mio tempo con qualcuno beh, mi adeguerò, anche se…-
In realtà era amareggiata. Perché doveva rinunciare a scambiare qualche battuta con una persona che trovava interessante? Ok, aveva sorpreso Kenny a sfogliare riviste pornografiche, una perversione che non era proprio da prendere sotto gamba e si, Eric non faceva altro che canzonarlo davanti a tutti sbandierando quanto la sua famiglia fosse povera, ma a lei tutto questo non importava. Come non le importava se Tweek aveva qualche disturbo d’ansia o Kyle non facesse altro che petulare. Anche se, riflettendoci, Kenny aveva dalla sua che lo trovasse estremamente carino. Bello, si era proprio bello Kenny, con quei capelli tanto simili ai suoi, quegli occhi del colore dell’oceano in tempesta e quel sorriso davvero accattivante.
Ok un momento, non doveva pensare a Kenny in quei termini, specialmente ora che le avevano fatto notare che non le era proprio permesso di farlo.
-Grace…- riemerse da tutte quelle elucubrazioni mentali solo quando Wendy le scosse la spalla –Ti...ti sei estraniata Grace, stavi dicendo?-
Gli occhi della californiana si scontrarono con quelli di Kenny che era appena rientrato seguito da una raggiante Red, che si avviò verso le tre
-Niente, semplicemente quello che ho detto, mi adeguerò- concluse stizzita ed amareggiata, così scese dallo sgabello e lasciò Wendy, Bebe e Red appena giunta da loro, che guardò Grace con cipiglio
-Beh? Che le è preso a quella lì?-
Wendy lanciò uno sguardo di fuoco a Bebe, poi si rivolse a Red
-Niente, sta solo cercando di adattarsi, sai- disse con una punta di veleno, prima di raggiungere Grace che intanto aveva recuperato il suo boccale.
-Vedo che devi ancora finirla- si rivolse a lei Kenny, mani in tasca e sorriso splendente –Non era meglio che la finissi io a questo punto?-
Grace alzò gli occhi dalla birra a Kenny, tutto l’entusiasmo svanito in un solo colpo –Già- si limitò a dire, poi si allontanò da lui per avvicinarsi di più agli altri. Kenny la guardò sbalordito, aveva detto qualcosa di sbagliato?
-Allora ragazzi statemi bene a sentire: fra due settimane sarà il mio compleanno, voglio organizzare una festa!- Stan aveva catturato l’attenzione degli altri e la cugina lo affiancò tentando di tornare a sorridere. Kenny continuava a fissarla con incredulità, poi gli occhi ricaddero su Wendy verso la quale alzò le mani in un gesto eloquente, come a chiederle cosa avesse fatto di sbagliato. Wendy sospirò ed indicò con lo sguardo Red, che intanto rideva sguaiata con Bebe.
 
 
 
Ciao lettori! Piano piano le cose si stanno evolvendo. Che ve ne pare? Sono davvero contenta che abbiate iniziato a seguire la storia e di aver ricevuto delle recensioni: avere la vostra opinione è fondamentale per capire se sto seguendo la giusta strada, del resto io scrivo per voi! Come al solito aspetto i vostri pareri.
-Laila-

 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Festa mesta ***


Attenzione attenzione!
Ho pubblicato talmente tanto in fretta che forse qualche lettore si è perso il capitolo precedente. Controllate!

 
 
Capitolo IV . Festa mesta
 
Grace l’aveva capito: doveva starsene al posto suo se voleva mantenere la tranquillità in cui i ragazzi di South Park erano immersi; non che le fosse ancora propriamente chiaro, ma era evidente che le dinamiche che muovevano quegli adolescenti della fredda città fuori dall’ordinario erano totalmente opposte a quelle di San Diego. I gruppi erano ben delineati: da un lato il gruppo dei goth, al quale non ci si doveva e poteva avvicinare, praticamente, dato che i ragazzi non facevano altro che ripetere che chiunque che non facesse parte della loro élite fosse conformista (una volta passando davanti ad un parco dove si trovavano riuniti, Grace ricevette una serie di insulti per il suo piercing al naso troppo conformista); poi c’erano i fanatici dello sport, il gruppo di scienze, infine i ragazzi che aveva conosciuto, ovvero gli amici più stretti di Stan, le ragazze tra cui la simpaticissima Red, il suo compagno di banco e Craig, Token e Clyde.
Ok, tutto chiaro.
Ma con chi diavolo potesse girare senza beccarsi un rimprovero non l’aveva ancora capito.
Quantomeno in classe aveva cominciato a parlare con Tweek, che da quell’incontro al caffè sembrò rilassarsi molto ed accettava la compagnia di Grace di buon grado; in compenso Grace aveva preso l’abitudine di poggiare lo zaino a terra al suo fianco invece di posizionarlo sulla spalliera, così da evitare di scontrarsi con gli occhi di Kenny ogni qualvolta si fosse girata per recuperare qualcosa in esso. Certo non poteva, e non voleva, evitare di incontrarlo durante la ricreazione, oppure quando uscivano il pomeriggio assieme al cugino, o durante il sabato sera, ma da quando Bebe le aveva fatto notare che la sua amica dai capelli rossi era intenzionata a conquistare il biondo, lei aveva fatto di tutto per parlare con Kenny il meno possibile.
Una volta si ritrovò di nuovo sola a ricreazione e quando lo vide avvicinarsi corse a chiudersi in bagno, dove passò il quarto d’ora di libertà.
In un’altra occasione quello, da dietro, le aveva chiesto di dirle che compiti ci sarebbero stati per l’indomani, ma Grace si limitò a passargli il suo diario senza nemmeno voltarsi.
Quando lo riebbe indietro, sfogliandolo, trovò una pagina piena di punti interrogativi, così non riuscì a fare a meno di voltarsi con aria sbalordita per indicare a Kenny la pagina: di tutta risposta il ragazzo bisbigliò –Dovresti dirmelo tu, che cazzo ti prende?- ma lei affranta non rispose e tornò a dargli le spalle.
 
Kenny si sentiva frastornato. Perché Grace fosse diventata d’improvviso una stronza musona proprio non lo aveva capito; non che avesse smesso di guardarle il culo mentre si alzava per gettare qualcosa nel cestino, o che non cercava di sbirciare cosa tenesse nello zaino, in cerca di particolari che lo avrebbero aiutato a farsi un’idea più ampia di lei, dato che Grace gli aveva tolto praticamente la parola. Ma quell’atteggiamento lo infastidiva. L’indomani ci sarebbe stata la festa per i sedici anni di Stan, data che segnava due mesi dall’arrivo di Grace a South Park, tra l’altro, eppure Kenny che solitamente era sempre ben predisposto ai festeggiamenti, non aveva davvero voglia di andare alla festa. Ci sarebbe andato ovviamente, Stan era uno dei suoi migliori amici e di certo non poteva rinunciarci perché la cugina gli teneva il muso chissà per quale ragione; gli era anche balenato in testa di parlare con Wendy, la quale il sabato precedente gli aveva indicato Red e Bebe con lo sguardo quando lui aveva provato a capire per quale motivo Grace avesse cambiato umore repentinamente , ma decise di rimandare la chiacchierata a dopo la festa.
Si, perché quella sera si sarebbero solo dovuti divertire.
 
Heidi era fortemente indecisa. Se ne stava seduta sul letto a riflettere e riflette, sospirava e si gettava sul letto poi si rialzava e cominciava a bighellonare per la stanza. Non voleva incontrare Eric se non quando fosse strettamente necessario, non voleva passare una serata a farsi riempire di insulti da quell’idiota che le aveva incasinato la vita, per non dire rovinata. Uscire da quel rapporto era stato faticoso e doloroso e se, da un lato tornare ad una normalità adolescenziale era il suo primo obiettivo, dall’altro si sentiva estremamente fragile ed insicura, ma quando il suo telefono vibrò e lei gettò uno sguardo per vedere la notifica, un sorriso spontaneo le illuminò il volto: Kyle le aveva chiesto se sarebbe andata alla festa. Così prese la sua decisione, spalancò l’armadio e tirò un grande sospiro
Ok Heidi, facciamo questa cosa, disse fra sé mentre iniziò a cercare qualcosa di carino da mettere.
 
-Che ne dici, treccia? Troppo infantile?- Red era smaniosa, si sentiva elettrizzata ed eccitata, avrebbe avuto la possibilità di vedere Kenny e magari, dopo qualche bicchiere di troppo, avrebbero anche approfondito la loro conversazione. Quello era di certo il modo migliore per fare fronte alla timidezza e la festa, il caos, la musica e tutto il resto avrebbero contribuito a darle una bella spinta nella direzione del biondo.
Bebe scosse il capo mentre guardava l’amica –Ma quale treccia, piastriamo quei capelli-
Red davanti allo specchio scosse la chioma con la mano, stranamente indecisa sul da farsi. Non che le mancasse la sicurezza in se stessa, ma quando si parlava di Kenny lo stomaco iniziava a gorgogliare in quella maniera tutta particolare e tutte le sue certezze crollavano in men che non si dica. Ma a quella dannata festa sarebbe andata con sicurezza, fiera di sé e senza indugiare: se Maometto non va dalla montagna… pensò.
 
Wendy, da brava fidanzata, aveva deciso di passare il pomeriggio a casa di Stan ad aiutarlo per la festa. Erano riusciti a convincere Randy e Sharon (nello specifico Grace col suo bel faccino ci era riuscita) ad andare via per il weekend, promettendo che non avrebbero distrutto la casa e che, al loro ritorno, tutto sarebbe stato in ordine. Shelly se ne stava beatamente al college, per cui per i due cugini il campo era libero e poterono così approfittare per organizzare una festa in grande stile.
Grace se ne stava nella sua stanza temporanea, che altro non era la stanza degli ospiti, in quanto la ragazza non aveva la minima intenzione di invadere gli spazi di Shelly in sua assenza e dopo aver cucinato per un paio di ore ed aver messo in sicurezza tutto ciò che di delicato si trovava nel piano inferiore, se ne stava stravaccata sul letto a leggere un libro con Marylin Manson al massimo volume ad accompagnarla. Per questo Wendy dovette bussare più volte alla porta prima che Grace le potesse aprire.
-Scusa! Non avevo sentito!- gridò la californiana, che subito dopo abbassò il volume
-Ma ancora non sei pronta? Fra un’ora cominceranno a venire tutti- Wendy perfettamente in tiro, con addosso uno degli abitini preferiti da Stan ed i capelli neri lucidi legati in una coda, guardava la ragazza con disappunto
-Stavo pensando, sai, non ho troppa voglia di scendere, magari ad un certo punto vengo a mangiare qualcosa- borbottò Grace che stava tornando a sdraiarsi scomposta sul letto, ma la presa salda di Wendy la bloccò per il polso
-Non se ne parla! Tu ora ti prepari e scenderai alla festa, sono stata chiara?-
Grace aveva imparato a conoscere quel tono di voce, quello di quando Wendy non accettava nessun tipo di replica ed era sempre meglio assecondare, così annuì sconfitta –Ok…-
Cominciò a scandagliare i suoi vestiti ed ogni volta che mostrava qualcosa all’amica, quella a braccia conserte scuoteva il capo e le chiedeva di passare al prossimo. Alla fine optarono insieme per un top lungo verde petrolio tagliato sopra il seno, una minigonna di jeans nera con il bordo un po’ logoro, calze velate e dr martines basse; una bella collana ad anello in argento e la solita serie di anellini
-Se proprio non si può fare di meglio- disse sorridendo Wendy
-Accontentiamoci, questo è quello che ho- rise cristallina Grace, che cogliendo uno sguardo furbo di Wendy inarcò il sopracciglio –Che c’è?-
-Beh, non vorrai mica dirmi che non ti trucchi!-
 
Craig camminava svogliato; a lui piaceva divertirsi, gli piacevano le feste, ma era già un po’ di tempo che preferiva magari infilarsi in qualche pub con Tweek, o comunque trovare qualche espediente per passare il tempo loro due, soli. Non era facile alle amicizie, Craig, motivo per il quale quando incontrava qualcuno con cui entrava davvero in sintonia, prediligeva impegnarsi ad accrescere quel rapporto. Comunque una festa ci sarebbe stata bene, una volta ogni tanto si poteva anche fare; tra l’altro era la festa di un suo amico, c’era tutta la sua comitiva, ci sarebbe stato anche quel bevitore incallito di caffè, ragion per cui quando arrivò in prossimità della casa di Stan da cui proveniva la musica al massimo volume, alzò le spalle fra sé ed infine decise di entrare.
 
Grace stava chiudendo a chiave la stanza di Randy e Sharon per far si che almeno si impedisse di usarla; voleva evitare a tutti i costi di ritrovarsi sbronza, la mattina dopo, a togliere preservativi da lì e lavare lenzuola in fretta e furia. Sotto era già il caos, lo sentiva distintamente, chissà quanta gente si stava già imbucando; sentì qualcuno sul pianerottolo e fece giusto in tempo a voltarsi che si ritrovò Kyle sul corridoio
-Ehi Grace! Ancora qui? Ho recuperato altri dischi nella stanza di Stan, scendi con me?-
Se c’era Kyle probabilmente erano arrivati anche Eric e Kenny; prese un gran respiro e regalò al ragazzo uno dei suoi sorrisi migliori –Certo, su andiamo, ho una gran voglia di mangiare qualcosa!-
Nello scendere le scale lo sguardo impattò con la porta d’ingresso proprio davanti a lei, da cui in quel momento stava entrando Kenny con una busta di birre in mano. Rimase imbambolata sulle scale non sapendo bene cosa fare, se non continuare a fissare basita il ragazzo che sorrideva e abbracciava Stan sull’uscio, così quegli occhi verdi si spostarono per incontrare infine i suoi.
 
Nel vederla lì, immobile con un piede su un gradino e ed uno sull’altro, Kenny si immobilizzò. Certo che avrebbe incontrato Grace, ma cos’era tutto quell’imbarazzo che si stava creando? La squadrò a lungo ed inevitabilmente pensò che si, la californiana era proprio figa, con quegli occhi blu enormi risaltati dal mascara e la matita e quel nasino con quel piercing fra le narici che la rendeva sexy in una maniera tutta particolare. Accennò un sorriso storto ed alzò la testa in segno di saluto, ma Grace si limitò a fargli un cenno con la mano e, come si fosse risvegliata d’improvviso, corse lungo le scale e sparì in mezzo alla gente.
-Ehi bella addormentata, ti sei svegliata finalmente!- Bebe, splendida come sempre, quando incontrò Grace che le era quasi crollata addosso come una furia, la salutò con entusiasmo
-Ciao! Stavo finendo di prepararmi e di controllare che tutto fosse a posto di sopra- indicò alla ragazza le chiavi che teneva in mano e sorrise furba –Ho salvaguardato la camera degli zii e di Shelly, quella stronza di mia cugina correrebbe qui in men che non si dica se sospettasse che qualcuno potesse approfittare della sua stanza, sai com’è- Poi gli occhi ricaddero sulla ragazza dai capelli rossi accanto a Bebe.
Concentrati Grace, non fare la stronza, sorridi e tutto andrà bene
-Ehilà Red!- disse con forse troppo entusiasmo, poi diede una vigorosa e bislacca pacca sulla spalla di Red che la guardò un po’ frastornata –Ci sei anche tu, meraviglioso! Ora scusate ragazze, vado a nascondere le chiavi e a mangiare qualcosa-
Scappò via senza possibilità di replica. Red guardò Bebe con un sopracciglio inarcato, ma subito la sua attenzione venne catturata da Kenny, che si faceva largo fra gli altri per portare le birre in cucina. Subito sulla faccia di Red si allargò il sorriso.
-Permesso, permesso. Toh! Eric!- Disse Grace tamburellando sulla spalla del ragazzo grande e grosso, che si girò verso di lei
-Ah ma allora ci sei, pensavo ti avessero rapita gli alieni. Te l’ho mai raccontato di quando mi sono beccato una sonda anale nel culo da parte di quei bastardi?-
Eric era affiancato da Butters e Jimmy, un ragazzo disabile costretto ad usare le stampelle, ma con un gran senso dell’umorismo, che quando sentì Eric uscirsene in quella maniera scoppiò a ridere. Grace lo guardò dal basso con la bocca aperta, poi si scosse
-Emh no, ma ne avremo l’occasione, ecco scusatemi ora devo…-
-Dovresti mettere queste in frigo-
Grace si voltò con lentezza inesorabile, aveva riconosciuto quella voce: davanti a lei Kenny le sorrideva sornione e le mostrava la busta con le birre in mano; mica poteva essere tanto immatura da non saper gestire la situazione, no? Si sforzò ancora di sorridere ed afferrò la busta –Che c’è McCormick, non sei in grado di aprire un frigo da solo? Ti fa male la manina?-
Eric ne approfittò subito –Certo che gli fa male, con tutte le seghe che si fa-
Kenny scoppiò a ridere e anche Grace dovette sforzarsi moltissimo per trattenere una risata, limitandosi a sghignazzare fra i denti, così afferrò la busta e fece una smorfia a Kenny prima di avviarsi con passo celere verso il frigo.
Che sfiga, era già pieno. Sbuffò ed estrasse qualche birra fredda da sostituire con quelle portate dal ragazzo, quando ancora la sua voce la sorprese e tanta era la fretta di rimettersi in piedi che dette una testata sul frigo
-Ahia!- disse massaggiandosi la nuca e rimettendosi dritta, per poi guardare torva il ragazzo che si era messo una mano davanti alla bocca per non scoppiarle a ridere in faccia
-Sei un po’ troppo tesa mesà-
-Colpa tua, non si arriva alle spalle della gente così- lo rimbecco trattenendo un sorriso
-Ma è esilarante! Lo farei altre mille volte se tutti avessero reazioni così buffe!-
-Senti un po’ Kenneth, io non sono buffa, sono diversamente simpatica ok?-
Ma che c’era di male a ridere un po’? Kenny la faceva ridere, con lui si sentiva sempre stranamente a suo agio e la cosa la infastidiva, in quanto pare si dovesse tenere ben distante dal ragazzo. Gli passò una birra con tanta irruenza da fargli quasi male
-Tieni, bisogna svuotare il frigo- disse d’improvviso fredda e rigida.
Kenny rimase ancora una volta di stucco, ma che cazzo gli prendeva a quella lì? Il minuto prima rideva serena, quello dopo sembrava una lastra di ghiaccio, forse era bipolare e non lo sapeva. Prima che potesse dire qualsiasi cosa però la ragazza si dileguò con una lattina in mano che aveva già aperto ed iniziato a scolare con avidità.
 
Situazioni del genere lo mandavano in totale stato confusionale. Tweek era davanti alla porta indeciso se bussare o meno, quando quella si aprì davanti a lui: Craig, con una sigaretta spenta in bocca, lo guardò sbalordito
-Tweek, che cazzo ci fai qui? Entra no?-
Subito l’occhio del ragazzo cominciò il solito balletto –Eh-ehi Craig, sono a-appena arrivato-
Craig sorrise immaginandosi il ragazzo in piedi davanti alla porta, chissà da quanto tempo era che se ne stava lì, così gli sorrise –Forza, fammi compagnia mentre mi fumo questa. Ne vuoi una?-
Tweek scosse il capo ma sorrise grato; Craig era sempre in grado di capire le situazioni, specialmente quelle che lo riguardavano. Si spostò di lato per farlo uscire e gli fece compagnia, certo che entrare con lui alla festa sarebbe stato meno problematico.
 
Chi più, chi meno, comunque tutti stavano alzando il gomito, mentre la musica ad alto volume accompagnava la bolgia umana. Grace aveva scovato Heidi in un angolo a sorseggiare da sola una birra, per cui ci mise poco ad avvicinarsi e con lei alzò le birre in segno di brindisi
-Che c’è, non ti diverti?- Chiese spensierata Grace
Heidi accennò un sorriso –La cosa strana è che tutti pensino che quando c’è tanta gente ci si debba per forza divertire. Il problema è proprio questo- sospirò sommessamente Heidi che tornò a bere –C’è troppa gente- e con un cenno del capo indicò Eric distante da loro che teneva banco a suo solito. Grace sospirò e sorrise –Come ti capisco, io almeno ho una scusa, posso defilarmi quando voglio in camera mia-
-Come ti invidio-
Le due presero a chiacchierare del più e del meno e le chiacchiere furono accompagnate da una birra, poi un’altra ancora, fin quando entrambe non incominciarono a sentirsi brille e proprio in quel momento un ragazzo dai capelli rossi si avvicinò a loro
-Heidi, ciao- sorrise Kyle totalizzato dalla ragazza; Heidi liberò un gran sorriso e cominciò a parlare con lui, per cui Grace capì che era giunto il momento di defilarsi e, con la scusa di prendersi altro da bere, sgusciò via.
Ancora una volta impattò con Kenny, stravaccato sul divano che rideva con Craig-muso-lungo e Tweek, chissà quando era arrivato poi. Di certo Grace non avrebbe ignorato il compagno di banco perciò, complice l’alcol, si avvicinò spavalda ai tre
-Vedo che te la spassi-
Te la spassi? Ma che modo di dire è, stupida?
Tweek quando non era attanagliato dai tic e dall’ansia aveva davvero un bel sorriso. Salutò la ragazza con un cenno della mano e la invitò a sedersi accanto a loro, facendole spazio tra lui e Kenny. Grace lanciò un’occhiata a Kenny che, con sopracciglio inarcato e sorriso sghembo le fece cenno di sedersi, eppure lei rise imbarazzata e declinò con le mani
-In realtà ho bisogno di un po’ d’aria, vado a fumarmi una sigaretta-
-Ti accompagno- disse con semplicità Kenny che si alzò trattenendosi dal barcollare
Cazzo, non ti ci mettere anche tu!
-Come vuoi- bofonchiò lei, prima di recuperare la giacca ed uscire in fretta e furia, seguita dal passo strascicato di Kenny. Craig guardò i due e poi Tweek –Beh, fatti più in là ora-
Tweek si distanziò un po’ da Craig, ma non troppo, in fondo stargli così vicino non è che gli dispiacesse più di tanto, in quanto Craig era uno delle pochissime persone che riuscivano a metterlo totalmente a proprio agio. Con il moro che riprese a bere tornarono ad infilarsi in una delle loro conversazioni, parlando di uno di quei tanti film di serie b che sarebbero andati di certo a vedere la settimana dopo.
 
Grace estrasse il pacchetto di sigarette dalla giacca, ne portò una alla bocca e poi lo passò a Kenny, che accettò l’offerta di buon grado. Presero a fumare silenziosi, con gli occhi di Grace che schizzavano da tutte le parti pur di non guardare il ragazzo, che, invece, non faceva altro che fissarla; sfinito tirò una boccata di fumo e poi si rinfrescò con un sorso di birra
-Allora? Vedo che ti stai adattando a questa maledetta città-
-Abbastanza, sto cominciando a mettere insieme i pezzi. Diciamo che quando si trasferiranno i miei ed avrò una casa tutta mia sarà più semplice, detesto stare dietro alle dinamiche dello zio, non ha tutte le rotelle a posto. Sfido io che Shelly sia così-
-Già, immagino- rispose lui sorridendo
Grace bevve e fumò ancora, poi con sguardo sbieco lo ricercò
-E tu? La tua famiglia?-
Il sorriso di Kenny si fece amaro
-La mia famiglia è un casino Grace, l’unica cosa che mi salva dallo sprofondare è Karen, mia sorella minore-
-Quindi hai una sorella, beato te, io sono figlia unica, per fortuna che c’è Stan- sospirò stringendosi un po’ nella giacca e tornando poi a sorseggiare la birra
-Fortuna, se si può parlare di fortuna. Ho anche un fratello più grande sai, Kevin. Uguale uguale a mio padre, ovvero alcolizzato e nullafacente; diciamo che quando non si hanno le possibilità si dovrebbe evitare di fare tre figli-
Grace sgranò appena gli occhi a quell’affermazione tanto forte; lei era fortunata, il padre aveva un ottimo lavoro e di certo non le mancavano i soldi, i suoi si sarebbero potuti permettere di mandarla in un ottimo college e non avrebbe avuto problemi a trovare un buon lavoro, in futuro. Prese a mangiarsi le cuticole delle mani con nervosismo, gesto che Kenny colse e che lo fece sorridere
-Oh andiamo Grace, per me non è mica un problema, ci sono abituato, non mi vergogno della mia famiglia- concluse alzando appena le spalle, per poi tornare a bere. La sigaretta l’avevano finita da un po’, ma stavano parlando così bene che entrambi non se la sentirono di tornare dentro. Spinta da quella complicità e dall’alcol, Grace si pose davanti a Kenny e lo guardò fisso negli occhi
-E tu? Ok che non te ne vergogni, ma ti piacerebbe se le cose fossero diverse?-
Kenny sorrise, che bel sorriso però, pensò imbambolata Grace –Chi vorrebbe vivere di stenti? Mangiamo cialde congelate, ci crepiamo di freddo ed i miei litigano in continuazione, certo che vorrei che fosse tutto diverso. Però la situazione è questa, posso solo evitare di pensarci ogni maledetto istante e tirare avanti, prima o poi finirò di studiare, mi troverò un lavoro e intanto cerco di divertirmi quanto posso. La vita è fottutamente breve, biondina-
Tornò a torturare le cuticole. Come poteva pensare che a qualcuno andasse bene una cosa così? Era stata proprio stupida a fargli quella domanda. Fortuna che ci pensò Kenny a cambiare discorso, anche se il nuovo argomento la incastrò
-Allora, si può sapere che cazzo ti prende? Sbaglio o cambi umore circa ogni tre minuti? Hai qualche problema?-
Di tutta fretta Grace tirò fuori altre due sigarette (una per sé una per il ragazzo) e prese a fumare con stentato nervosismo
-Niente che non vada, solo che so quando devo starmene al posto mio, capisci?-
In realtà no, Kenny non stava capendo proprio nulla, perché tutta la sua attenzione andò su quelle labbra lì che trattenevano la sigaretta e sputavano il fumo con regolarità
-Kenny?-
-Scusa, dicevi?-
-Niente, lascia stare- sbuffò lei, guardando da un’altra parte.
-Sai che ci si parla proprio bene con te?- A quell’affermazione gli occhi blu tornarono ad incastrarsi in quelli di lui e le labbra si piegarono in un sorriso spontaneo
-Già, posso dire la stessa cosa, credo-
-E allora spiegami perché cazzo mi ignori. Lasciatelo dire sembri una folgorata quando cambi umore così. Guardati ora- le mani di Kenny percorsero il corpo di Grace a debita distanza
-Sei tranquilla, rilassata, sei a posto insomma-
-Senti lo so che ti sembra strano, me ne rendo conto ma…-
La porta si schiuse sul cortile e lo sguardo di Grace cadde su Red, la quale perse subito il gran sorriso che aveva in volto, scorgendoli
-Ah Kenny, sei qui- disse portando una sigaretta alla bocca ed avvicinandosi ai due –disturbo?-
Kenny stava per dire qualcosa, ma Grace tirò l’ultima boccata alla sigaretta che poi lanciò lontano
-Niente affatto, stavo per rientrare- si strinse nella giacca in un gesto eloquente –fa già troppo freddo in questa città, allora a dopo!-  
Grace si catapultò dentro senza nemmeno degnare di uno sguardo Kenny, che dopo aver seguito la californiana con lo sguardo, tornò a guardare Red
-Sicuro non abbia interrotto nulla?- la ragazza lo disse con falsa timidezza
Kenny percepì l’impellente voglia di bere ancora –Stavamo solo chiacchierando- gettò anche lui la sigaretta –Dai ti faccio compagnia-
Red sorrise compiaciuta –Allora che ne dici? Ci hai pensato?-
-A cosa?- chiese lui con distrazione, mentre gli occhi saettavano da Red alla porta d’ingresso, gesto che stizzì non poco la ragazza
-Senti se vuoi rientrare fallo, non è che ti costringo a stare qui-
Kenny passò una mano nei capelli biondi –Se sto qui è perché mi va di starci ok? Non essere polemica-
Quella sbuffò il fumo infastidita –Comunque mi riferivo alla festa di Halloween, la rimedi l’erba? Sto già facendo la colletta per anticipare i soldi-
-Ah giusto, si senza problemi- Kenny scolò quel che era rimasto della birra, deciso a passare a qualcosa di decisamente più forte –Cento dollari, se ce la fai a darmeli entro il prossimo weekend è meglio, non voglio avere buffi con nessuno-
-Nessun problema, poi sai, per quella storia delle maschere, ho trovato i costumi- Red schiacciò la sigaretta con la scarpa –Sempre che tu rimanga della stessa idea, di fare coppia insomma-
L’ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento era parlare della festa di Halloween, ma annuì senza rifletterci troppo. Non voleva indispettire Red e, d’altronde, quella sera voleva davvero divertirsi e la ragazza davanti a lui era senz’altro fonte di divertimento. Cercò di non pensare a quegli occhi blu che aveva visto fuggire via poco prima, così passò un braccio sulle spalle di Red e rientrò dentro.
 
L’atmosfera si era decisamente scaldata: i ragazzi ballavano, bevevano fiumi d’alcol, si divertivano a più non posso. Grace si era riempita un bicchiere con del gin e giusto un goccio di acqua tonica per stemperarlo, così si era avvicinata a Stan ed aveva iniziato a bere e ballare con lui
-Allora? Ti stai divertendo?- Gli chiese all’orecchio con un braccio stretto intorno al collo
-Scherzi? Questa festa è il massimo!- gridò lui per sovrastare la musica –E tu? Ce la fai ad integrarti?-
Grace annuì, prese le mani di Stan e cominciarono a scatenarsi; mentre il cugino la faceva roteare su se stessa, gli occhi ricaddero fugacemente su un’immagine che la fece arrossire di botto: Red era addossata ad una parete e sorrideva a Kenny, davanti a lei con una mano poggiata accanto alla spalla della ragazza; al secondo giro aveva visto distintamente le bocche dei due avvicinarsi ed alla terza, lentissima piroetta, Kenny e Red stavano limonando di brutto. La testa le girava, per cui si arrestò del tutto barcollando un po’, ma non riuscì a staccare gli occhi da quella scena che l’aveva lasciata di stucco
-Grace, ehi Grace- la richiamò Stan, scrollandole debolmente la spalla –ti senti bene?-
Perché provasse così tanto fastidio proprio non sapeva spiegarselo, o almeno non voleva farlo. Grace sapeva solo che, in quel momento, avrebbe tirato i bei capelli di fuoco di Red per allontanarla da Kenny.
 
Stan non era proprio lucido, si poteva dire in realtà che fosse totalmente ubriaco, ma la cugina la conosceva meglio di chiunque altro; per cui quando notò che lei si era fissata a guardare quei due baciarsi riportò l’attenzione su Grace, ancora imbambolata
-Tutto bene? Sul serio?- sbiascicò premuroso
Grace annuì, poi tornò a puntare quegli occhi quasi identici ai suoi su di lui. Rimasero zitti per un po’, fin quando Stan non passò una mano fra i capelli di Grace –Sicura?- le chiese attirandola un po’ a sé
-Si…tutto bene davvero. Senti non lasciare sola Wendy, credo abbia bevuto un po’ troppo-
Grace indicò con lo sguardo la diligentissima Wendy che rideva sguaiata con Jimmy ed Eric, cosa davvero strana dato che i due si mal sopportavano da sempre, per cui barcollando i due cugini si avvicinarono ai tre e Stan tirò via Wendy, ammiccando verso il piano superiore.
-Beh, eccoci qua ragazzi!- disse Grace allargando le braccia –Siamo rimasti più o meno gli unici non accoppiati, che si fa a South Park in questi casi?- concluse con gli occhi a mezz’asta mentre continuava a bere il suo gin
-S-s-si b-beeeve ann-n-cora!- Jimmy, ubriaco anche lui, tartagliava molto più del solito, così allegro si avviò verso la cucina per prendere altro da bere. A quel punto Grace diede una pacca sulla spalla ad Eric, che proprio non voleva saperne di smetterla di guardare Heidi e Kyle parlare fittamente sul divano.
Ok quello era troppo anche per Grace, non avrebbe chiesto nulla ad Eric, era ubriaca e non aveva nessuna intenzione di sentire un treno di insulti nei confronti di quei due, optò così per invogliare il ragazzo a prendere altro da bere e poi lo trascinò sulle scale di legno, dove sedette felice, invero, di non avere più sotto gli occhi Kenny e Red
-Quella puttana vuole rigirarsi tutti i miei amici, ci proverebbe pure con te se non gli piacesse troppo il cazzo- sputò Eric di sua spontanea volontà. Grace roteò gli occhi sfinita
-Eric non ti si può sentire parlare così di una persona, davvero-
-E allora tappati le orecchie, perché non ho intenzione di starmene zitto mentre quella si struscia sull’ebreo-
Grace strinse l’incipit del naso con il pollice e l’indice e prese a massaggiarlo. Sapeva non sarebbe stata in grado di frenare Eric Cartman e la sua furia.
 
Di nuovo fuori, Craig si accese una sigaretta sperando che il giramento di testa passasse. Fortuna che, ancora una volta, Tweek l’aveva accompagnato e fu il tremante biondino a tenergli più o meno fermo l’accendino, dato che Craig non ce la stava davvero facendo
-Forse hai b-bevuto troppo- gli disse bonariamente Tweek, che però non gli risparmiò un sorriso davvero dolce. Tweek era tenerissimo: si vedeva lontano un miglio che era agitato, eppure non la smetteva di premurarsi che Craig stesse bene. Il moro pensò che forse bere un po’ gli avrebbe fatto bene, all’altro; che magari se entrambi fossero stati alterati allo stesso modo forse sarebbe stato più semplice guardarsi in quel momento lì.
Però era felice ed il motivo di tutta quell’allegria non erano la vodka o la musica: era proprio davanti a lui, erano quei capelli biondi che esplodevano indomati e quegli occhi tremolanti come le sue mani. Scoppiare a ridere fu naturale.
Tweek rimase sbalordito –Che c’è? Ho f-fatto qualcosa?- chiese ansioso, per cui Craig che continuava a ridacchiare allegro scosse il capo e barcollò nella sua direzione, sovrastandolo in altezza
-Macchè, tu non fai mai niente di sbagliato-
Si chinò pericolosamente sopra di lui; che cosa lo spingesse a farlo non gli importava, in quel momento sentiva solo il desiderio di avvicinarsi ancora di più a quel viso che sprizzava ansia da tutti i pori.
Cartman che cazzo fai! Smettila!
Fermati cazzo!
Delle urla spezzarono quell’atto di stupido coraggio che stava portando Craig a tirare Tweek verso di sé, così i due ragazzi si guardarono con occhi sgranati e subito tornarono dentro.
 
Era successo quello che tutti avevano temuto: appena Eric aveva visto Kyle carezzare una ciocca dei capelli di Heidi ed avvicinarci a lei non ci aveva visto più e si era scagliato contro di lui, nonostante Grace lo avesse seguito e gli si fosse attaccata addosso con tutta la forza che aveva. Inutile dire che quel gesto era risultato superfluo, visto che la ragazza non solo era minuscola rispetto ad Eric, inoltre era ormai totalmente ubriaca e nonostante cercasse di tirarlo via ogni movimento di Eric non faceva altro che sbalzarla da una parte all’altra. Quando una gomitata le arrivò violenta sulla bocca, cadde a terra e la testa cominciò a girarle fortissimo, per cui non riuscì a capire la dinamica dell’accaduto; sentiva solo i ragazzi urlare e vide in maniera sfocata Eric e Kyle che venivano divisi da Clyde, Token e un paio di altri ragazzi.
-Stai bene?!-
Due mani la tirarono su mentre lei si tastava la bocca dolente con una mano e con l’altra si massaggiava la testa. Quando riuscì a capirci qualcosa vide solo gli occhi preoccupati di Kenny chinato davanti a lei, che la tratteneva con cura per le spalle
-Cazzo, è un colosso quello…- riuscì a sbiascicare Grace. Intanto anche Stan che stava rinfilando la maglia era sceso trafelato al piano di sotto
-Che cazzo succede?! Cartman piantala!- Urlò Stan che, unendosi agli altri, riuscì definitivamente a separare i due. Kyle era furioso ed indomabile, urlava contro Eric e tentava ancora di colpirlo nonostante fosse trattenuto da Clyde e Butters; Grace guardò basita la scena nonostante Kenny continuasse a chiederle se andasse tutto bene, Heidi urlava ad Eric di farla finita mentre tratteneva a stento le lacrime con Bebe che la teneva abbracciata a sé e non la finiva di insultare Eric. Stava succedendo il finimondo.
-Vai da quel coglione di Eric! Digli qualcosa…- Grace si scostò da Kenny e lo incitò, fin quando il ragazzo, senza abbandonare lo sguardo ricco di preoccupazione nei suoi confronti, si avvicinò ad Eric e lo strattonò fino a riuscire ad attirare la sua attenzione.
Grace barcollò fino al bagno e fortunatamente Wendy la raggiunse; si guardò allo specchio ed osservò il suo labbro gonfio e spaccato, che perdeva sangue
-Ma che è successo?!- chiese preoccupata Wendy che prese a cercare con frenesia nell’armadietto del bagno in cerca del disinfettante
-Eric- sputò letteralmente Grace nel lavandino, così prese a sciacquare la bocca –Ha dato di matto, ha visto Kyle provarci con Heidi e non ci ha visto più…aia- mugugnò infine
-E tu perché sei ridotta così?!- l’amica la guardò con cipiglio ed iniziò a disinfettarle il labbro
-Ai che male! Brucia cristo!-
-Allora?!-
-Ci stavo parlando e quando l’ho visto scattare mi sono aggrappata a lui, che mi è passato per la testa non te lo so dire…comunque per divincolarsi mi ha dato una gomitata; praticamente mi è arrivata una palla di cannone in piena faccia…ai!-
-Quell’idiota…è proprio…- Wendy era su tutte le furie.
-Posso? Come stai…?-
La vocina di Red spuntò dalla porta del bagno, ci mancava solo lei.
-Con un labbro rotto- bofonchiò Grace guardando di sbieco la rossa mentre Wendy continuava a disinfettarla –Non credo servirà mettere dei punti. Quell’imbecille!- gridò Wendy a tal punto che Grace contrasse gli occhi
-Ti prego non urlare, mi scoppia la testa…credo possa andare- disse infine –grazie Wendy…- borbottò lanciando un ultimo sguardo alla sua immagine riflessa nello specchio; era davvero gonfio il labbro.
-Cazzo Grace, mi spiace…- Red guardava con sincera preoccupazione la californiana
-Già, anche a me. Scusatemi ragazze ho bisogno di bere-
Quello era troppo, va bene mettersi da parte, va bene sorbirsi quei due pomiciare senza sosta, andava anche bene essersi beccata una gomitata da quella montagna di Cartman, ma essere compatita da Red proprio no. Uscì dal bagno senza degnarla neanche di uno sguardo; Red la seguì con gli occhi e poi guardo Wendy con aria interrogativa, la quale scosse la testa e le fece cenno di tornare di là.
 
Alla fine Eric era stato portato via da Butters, Craig e Tweek, mentre gli altri tentavano di risollevare la serata in qualche modo; chi aveva ricominciato a bere facendo battute, chi tentava di consolare Kyle ancora fuori di sé, comunque la serata stava giungendo al termine. Bebe, Red e Nichole riaccompagnarono a casa Heidi ancora scossa da quello che era successo, mentre gli altri avevano cominciato a buttarsi, i più fortunati sui divani, i meno fortunati a terra.
Stan si era premurato che Grace stesse bene, quando la vide salire barcollante verso la propria stanza
-Sto bene Stan, domani sembrerò Quasimodo in una delle sue serate peggiori ma per ora tutto bene- disse ridendo e barcollando lei, infine entrò in camera sua, lieta del fatto che Token,  Clyde e un tipo che non conosceva avessero deciso di dormire a terra lasciandole il letto libero. Dopo averli scavalcati si gettò sul materasso distrutta dalla sbornia e dal colpo che le faceva ancora terribilmente male.
 
Gli occhi si schiusero appena, frastornati, quando percepì il materasso abbassarsi sotto il peso di qualcuno. Sentì una mano gelida sfiorarle con estrema cura il labbro gonfio e quando le pupille si allacciarono agli occhi di quel verde intenso che aveva imparato a conoscere bene, un sorriso sbieco si spiegò sul viso
-Non c’è più un angolo libero in tutta casa, sai- sussurrò vicinissimo al suo viso Kenny.
Tutta la rabbia nei confronti del ragazzo sfumò via in un attimo, eppure la testa non smetteva di girare.
Avrebbe accantonato le mille domande che sfrecciavano nella sua testa per quella notte; in quel momento le importò solo di quella mano fredda che scivolò via dalla bocca troppo in fretta e del respiro di Kenny, costretto al suo corpo dallo spazio limitato del letto singolo.
Si addormentò senza nemmeno accorgersi che quella stessa mano era passata dietro schiena, per stringersi Grace a sé.

 
 
Lo so lo so scusate! Ho scritto tantissimo, sono stata prolissa in maniera esagerata, ma appena ho cominciato a scrivere questo capitolo non ce l’ho più fatta a smettere! Fosse stato per me avrei continuato ad oltranza. Tra l’altro l’ho pubblicato anche troppo in fretta, spero che almeno questa sia stata per voi una buona sorpresa.
Bene bene veniamo a noi: che ne pensate? Ma che combina Kenny? Prima la rossa poi la bionda? Ed Eric che ha dato di matto? E Craig che ha perso la sua occasione? E Grace che non sa dove sbattere la testa?
Voglio sapere tuuuuutto quello che vi passa per la testa. Considerate che non ci metterò così poco a pubblicare il prossimo capitolo ,per cui sbizzarritevi.
A presto!
-Laila-

 
 

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Capitolo 5
*** L'uragano alla porta ***


Capitolo V . L'uragano alla porta
 
Lo stupore che colse Grace nell’aprire gli occhi era più di quello che si sarebbe mai aspettata in quanto, davanti al suo sguardo ancora appannato, scorse quegli occhi chiusi dalle lunghissime ciglia davvero troppo vicini alla sua faccia.
Subito dopo si rese conto di essere tenacemente avvinghiata a Kenny, intento a tenerla stretta a lui come fosse la cosa più normale del mondo.
Inutile dire che il panico prese presto il posto della piacevole sensazione di quell’abbraccio, per cui stando bene attenta a non svegliarlo cercò di divincolarsi dal ragazzo, cosa che risultò assai complicata in quanto ad ogni piccolo movimento Kenny se la stringeva inconsapevolmente ancor più a sé. Dopo dieci minuti buoni riuscì ad abbandonare il letto e scavalcare i ragazzi che dormivano della grossa a terra, per cui recuperò dei vestiti puliti e si precipitò in bagno.
Fu una doccia rapida ma necessaria per ripulirsi un minimo dalla sbronza della notte precedente e solo sotto il getto dell’acqua si ricordò della violenta gomitata che aveva colpito la sua bocca, dato che il labbro aveva preso a pulsare come fosse una vivace sessione ritmica.
Una volta scesa al piano inferiore si rese conto di quanto lavoro l’aspettasse: la sala verteva in pessime condizioni, c’erano lattine di birra e bottiglie di alcolici ovunque e ragazzi che dormivano in ogni dove; decise quindi di rimboccarsi le maniche ed iniziare a ripulire almeno la cucina.
A mezzogiorno nessuno dei presenti aveva ancora accennato ad alzarsi e Grace aveva già ripulito cucina e bagno, accompagnata da un forte mal di testa che fortunatamente sembrava dissiparsi pian piano; gli zii sarebbero tornati solo dopo cena, era vero, ma non aveva nessuna intenzione di beccarsi una scenata da Randy o Sharon, per cui proprio quando stava per uscire dal bagno per avviarsi come una furia a svegliare Stan, impattò con quegli occhi ancora insonnoliti
-‘Giorno…-
Le labbra di Kenny si piegarono in un sorriso storto prima di esporsi in un ampio sbadiglio. Grace arrossì di botto ma subito cercò di ricomporsi
-Ehi, buongiorno. Senti se devi usare il bagno usa quello di sopra, questo sto per chiuderlo e non voglio che si sporchi un’altra volta e…-
-Calma…è presto…da quant’è che sei sveglia? Mi sembri già troppo agitata…- disse Kenny grattandosi distrattamente la nuca bionda
-Da almeno due ore-
Grace si soffermò a guardare quel bel viso ancora insonnolito e sorrise d’istinto, così gli strattonò appena la manica
-Dai vieni con me, faccio il caffè-
Ovviamente con l’odore del caffè pian piano iniziarono ad alzarsi tutti i ragazzi, cosa che fece tirare un gran sospiro di sollievo alla californiana, autorizzata a quel punto a non concentrarsi solo su Kenny; nessuno dei due dette spiegazioni all’altro, ma fra il trambusto generale i due ogni tanto si lanciavano delle occhiate che sapevano riguardare quella notte appena trascorsa suggellata dal loro stretto abbraccio.
Finalmente alle due del pomeriggio riuscirono a mandare tutti via, tranne Kenny che con il cugino avevano in programma un intenso pomeriggio alla xbox; fortuna che tornò Kyle, scuro in volto e dall’aria molto depressa, ma questo dette il via libera a Grace per incoraggiare con male parole Stan che quantomeno si sarebbe dovuto occupare di ripulire e ordinare la sua stanza ed il bagno al piano superiore; nonostante Stan tentò di controbattere Grace non accettò nessun tipo di replica così prese felicemente il suo posto alla console.
-Mi spiace per quello che è successo- mormorò affranto Kyle alla ragazza in realtà totalizzata da una partita ad Halo –Ti fa tanto male il labbro?- continuò poi sinceramente preoccupato
-Passerà…- disse distrattamente Grace che si incurvava sempre di più e non staccava gli occhi dallo schermo –Comunque Eric è un coglione, ma come fate a sopportarlo da tanto tempo?-
-Se cresci insieme impari a sopportare anche i lati peggiori dell’altro- fu Kenny a rispondere, che manteneva l’attenzione su Kyle –Ci siamo sempre salvati a vicenda alla fine-
Kyle sbottò –Andiamo Kenny, Eric sta superando ogni limite! Non mi frega un cazzo di quanto tempo è che siamo amici, questa volta non lo farò uscire con le mani pulite! Ma avete visto Heidi?! Era sconvolta!-
Heidi sarà pure sconvolta, intanto quella che si è beccata una bella botta sono stata io, pensò Grace mentre d’istinto arricciò il naso
-Dici così ma tanto lo sappiamo tutti che lo perdonerai, dovresti metterti subito l’anima in pace- continuò serafico Kenny
-No che non lo farò! Questa volta è diverso!-
-No che non lo è-
-Si ti dico!-
Grace roteò gli occhi al cielo e sbuffò –Andrà a finire che litigherete anche voi se continuate così. No cazzo! Colpa vostra! Guardate come mi hanno ridotta!-
Imbestialita per aver perso la partita Grace lasciò il joystick a Kenny che la seguì con lo sguardo mentre si alzava –Io esco, vado a prendermi un caffè da Tweek. Obbligate Stan a lavare il pavimento prima di questa sera-
La ragazza infilò la giacca e salutò i due con un vago cenno della mano, senza elargire gran sorrisi.
Rimasti soli, a Kyle nonostante il pensiero fosse quasi totalizzato da quanto successo con Eric, non sfuggì lo sguardo incupito di Kenny
-Allora…insomma avete dato spettacolo con Red ieri- tentò di introdurre così l’argomento
-Mh-mh, già- disse con distrazione Kenny, ancora contrito e volutamente concentrato sulla partita
-Ma quindi fammi capire, ti piace o no? Non si capisce mai quando ti interessa qualcuno-
-Andremo alla festa di Halloween insieme- masticò il biondo, laconico
-Eddai Kenny, questa non è una risposta, lo sai!-
Kenny accennò un sorriso, gli occhi incastrati sullo schermo –Se ti aspetti che ti dica altro beh, mettiti l’anima in pace-
Kyle affondò le mani nelle tasche della felpa con gesto indispettito e, sbuffando, sprofondò ancor più nel divano; incapace di resistere attaccò di nuovo dopo qualche minuto durante i quali l’unico suono non era che quello di versi alieni e sparatorie
-E sei proprio sicuro che ti andrà di venire alla festa con Red?-
L’ennesimo sorriso sghembo si piegò sul viso di Kenny –È solo una festa, stai prendendo questa storia un po’ troppo seriamente amico. Comunque prima avrò un altro appuntamento-
Nel sentire quell’affermazione Kyle strabuzzò gli occhi incapace di contenersi
-Doppio appuntamento?! Ma come fai me lo spieghi?-
-Fascino amico mio, tutto merito del mio fascino-
Quando percepì di aver preso in giro l’amico per un lasso di tempo sufficientemente lungo, Kenny scoppiò finalmente a ridere e mise in pausa il gioco, così si voltò verso Kyle che aveva la faccia colorita da un’espressione basita
-È davvero troppo semplice prenderti in giro! Prima della festa porterò Karen a fare dolcetto o scherzetto, lo faccio tutti gli anni!- Rise ancora di gusto –E poi tu dovresti essere il mio amico cervellone cazzo-
Le guance di Kyle assunsero l’identica sfumatura dei suoi capelli, così sbuffando si rivolse risentito all’amico
-Pensavo ti riferissi a Grace, guarda che l’ho visto come la fissi, proprio perché sono molto più intelligente di tutti voi e non mi sfugge nulla!-
La risata cristallina di Kenny si interruppe quasi di botto e, proprio quando stava per replicare, la voce di Stan alle loro spalle lo ammutolì definitivamente
-Sbaglio o state parlando di Grace?-
 
 
A mezzogiorno passato Craig aprì gli occhi, per la precisione ne schiuse uno con il quale guardò fugacemente l’orario per poi decidere di richiuderlo e fare finta di nulla. Eppure il cervello aveva preso già a lavorare ed i ricordi della sera precedente cominciarono a riempirgli la testa, per cui con uno sbuffo afferrò il telefono per controllare se avesse o meno ricevuto delle notifiche.
 
Master_Clyde
Becca questa

 
Craig scoppiò a ridere davanti al selfie che Clyde gli aveva mandato di lui e Token, con la bocca aperta nel pieno del sonno, da casa di Stan
 
Only_Special_Fucking_People
 
62 notifiche sul gruppo, di cui buona parte foto della festa, tra cui un video di 15 secondi della zuffa tra Cartman e Kyle, seguita da una lunga serie di emoticon dal dito medio inviate da Kyle e gran faccine di risa di Kenny
 
My_Personal_HorrorMovie
 
Il cuore di Craig prese ad accelerare tutto insieme mentre si ritirava sotto la coperta ed apriva la conversazione con Tweek: il ragazzo gli aveva inviato un selfie da dietro il bancone del locale dei suoi alle nove del mattino; un gran paio di occhiaie circondavano gli occhi chiari di Tweek ed i capelli, scombinati più del solito, circondavano il viso contrito del ragazzo. Craig sorrise d’istinto nel guardare quella foto, seguita da un’immagine della locandina di Machete in proiezione speciale al vecchio cinema di South Park
 
Sabato prossimo! Andiamo?!
 
Craig si fece un selfie dal letto, sguardo rilassato e labbro sorridente tirato dai denti e subito lo inviò a Tweek, seguito da un lapidario messaggio “sveglio ora”.
La risposta di Tweek arrivò poco dopo, solo un gran numero di faccine che piangevano a fontana. Durante la mezz’ora successiva il ragazzo rimase nel letto con lo smartphone incollato alle mani, ignorando le notifiche che con costanza arrivavano dalle altre chat. Infine scoppiò a ridere quando arrivò un altro selfie di Tweek, questa volta in compagnia di Grace che indicava con una smorfia il suo labbro spaccato, seguito dalla richiesta di Tweek di raggiungerli al locale; Craig non ci pensò un solo istante e scattò in piedi per iniziare poi a prepararsi con foga.
 
 
Kenny si irrigidì e nell’immediato cercò una risposta credibile nella sua testa, non senza aver lanciato in anteprima un’occhiataccia a Kyle; fu proprio quest’ultimo ad intervenire in soccorso di Kenny, probabilmente per il senso di colpa di aver dato fiato alla bocca senza pensare che il suo migliore amico era il proprietario di casa, nonché cugino di Grace
 
-Ora non arrabbiarti Stan, però stavamo dicendo che Grace è proprio carina, carina si!-
 
Stan si gettò sul divano fra i due
 
-Certo che è carina, è mia cugina!-
 
Stan non si era affatto dimenticato dell’espressione avvilita di Grace la sera precedente, quando aveva sorpreso Kenny e Red limonare proprio accanto a loro; era ubriaco, ma non abbastanza per perdere totalmente il lume della ragione così, prendendola alla larga, si rivolse a Kenny
 
-Quindi tu e Red…-
 
-Dai amico, non ti ci mettere pure tu- sghignazzò Kenny libero dall’imbarazzo che l’aveva attanagliato poco prima –Ci siamo solo divertiti un po’. Red è…carina, spigliata e divertente, ma niente di più; insomma il tempo di arrivare in terza base-
 
-Kenny sei un mostro!- lo rimbeccò allibito Kyle, di cui morale ferrea primeggiava su tutto il resto, persino sulle confidenze fra amici
 
-Che cazzo Kyle, certe volte sei davvero noioso-
 
Stan seguiva lo scambio fra i due posti ai suoi lati. Conosceva Kenny alla perfezione e sapeva quanto fosse elastico e leggero con i suoi rapporti; d’altronde conosceva altrettanto bene la cugina, il suo entusiasmo per tutto e la passione che metteva in ogni cosa che la interessasse. Pensandoci bene era anche arrivato alla conclusione che si, un tipo come Kenny le avrebbe potuto tranquillamente far girare la testa. Si appuntò nella mente di farsi una bella chiacchierata con Grace per capire se ci avesse visto giusto e, solo allora, avrebbe riflettuto su come intervenire. Kenny era uno dei suoi migliori amici, ma non gli avrebbe di certo permesso di rovinare quella che per lui era una sorella, migliore amica e parte basilare della sua vita.
 
 
I signori Tweak si erano già abituati alla presenza di Grace, che aveva preso a fare visita al suo amico al locale quasi ogni giorno; in cuor loro forse speravano che la stramba ragazza fosse la fidanzatina del figlio, per cui li lasciavano parlottare ogni qual volta lei si presentava al caffè salutando tutti con gran calore.
Di certo non sospettavano che Tweek non avesse mire sulla ragazza; in realtà aveva anche provato a frequentarne una l’anno prima, ma riuscì solo a combinare un gran casino, colpa dell’ansia che l’aveva travolto non appena quella le si era fatta vicina e aveva tentato di baciarlo. Tweek ricordava l’episodio con estremo imbarazzo: aveva in mente quelle labbra piccole a forma di cuore tanto vicine alle sue, che avevano nell’immediato innescato un meccanismo di difesa del suo corpo, dato che il ragazzo aveva urlato e cominciato a sbattere l’occhio destro senza riuscire a contenersi. Dopodiché di lei non aveva più avuto notizie e lui aveva smesso di cercarsi una ragazza; del resto si ritrovò a pensare che non gli importasse e con estrema razionalità aveva anche accettato che forse il problema fosse che erano proprio le ragazze a non interessargli.
Forse era per quello che la sera precedente, quando Craig gli si era avvicinato barcollante e ubriaco, Tweek aveva preso ad agitarsi ed il suo cuore aveva accelerato nei battiti.
Craig si, che era una persona piacevole, con lui si trovava davvero a suo agio; certo anche con Grace cominciava a stringere un rapporto, trovando la ragazza simpatica ed arguta, molto sensibile e rispettosa nei confronti della sua ansia e delle sue altre mille problematiche, ma non avrebbe mai tentato di approcciarla fisicamente.
E se invece Craig si fosse fatto avanti? Pensò contrito, mentre Grace sorseggiava del buon caffè davanti a lui e mangiava una grande fetta di torna al cioccolato
-Tweek…ehi Tweek! Ti sei estraniato ancora lo sai?- disse la ragazza con la bocca piena
-Oh s-scusami, mi s-stavi dicendo?-
-Niente di importante, mi chiedevo come stesse Eric quando l’avete riportato a casa, ma in realtà non mi importa un granché- prese un’altra forchettata di torta ed infine raccolse la cioccolata dalle labbra con la lingua –ho provato di tutto per farlo stare buono, eppure quell’energumeno non ne ha voluto sapere di ragionare, per cui se ora sta male se lo merita!-
Chiacchierarono un po’ prima di vedere Craig spuntare dalla porta del locale, salutare a mezza bocca i signori Tweak ed affrettarsi poi ad avvicinarsi ai due. Tweek cambiava sempre in maniera repentina in presenza di Craig ed il moro, pensò Grace, sembrava perdere quella durezza che ne contraddistingueva l’aria; magari erano solo amici, anche se gli amici non facevano di tutto per tentare di sfiorarsi con casualità, soppesò infine mentre silenziosa e ammiccante, trangugiava il suo caffè.
 
 
Il ritorno a scuola era stato difficile per buona parte dei ragazzi di South Park: Kyle ed Eric si erano attaccati prima di entrare a lezione ed ancora avevano dovuto dividerli, mentre Heidi aveva fatto di tutto per evitare l’uno e l’altro. Wendy era irata più che mai con Cartman e cercava di consolare Heidi, mentre da buona amica tentava di bilanciare l’entusiasmo di Red per essere riuscita finalmente ad attirare l’attenzione di Kenny ed il malumore di Grace, che era tangibile nonostante la ragazza facesse di tutto per mascherarlo. Insomma l’aria era a tratti decisamente pesante.
La californiana aveva deciso di concentrare tutta la sua attenzione su altro che non fossero pettegolezzi ed entusiasmo verso quella che sarebbe stata la grande festa per Halloween che si sarebbe tenuta in un grande locale accanto all’istituto scolastico, festa al quale tutti richiedevano che lei partecipasse ma Grace non aveva affatto intenzione di andare, specialmente dopo che aveva scoperto che Kenny ci sarebbe andato in coppia con Red.
Il biondo gli ronzava in testa come una fastidiosa zanzara: il ricordo di quella nottata passata accoccola a Kenny era sempre presente, come il bel sorriso che per altro continuava a riscontrare ogni qualvolta che si voltava in direzione del ragazzo seduto dietro di lei. Insomma doveva accettare l’idea che forse Kenny cominciava a piacerle davvero, ma che non aveva possibilità alcuna di avere con il ragazzo più che qualche momento di serene chiacchiere, che per altro si premurava di evitare non volendo permettere che quello le piacesse sempre più.
Ma come faceva?
I giorni passavano e lui era sempre pronto ad avvicinarsi a lei per scambiare due parole, fumare sigarette nelle pause fra le lezioni, farsi qualche risata e soprattutto, cosa che gradiva particolarmente, Kenny si informava con voracità sulla sua vita. La riempiva di domande sincere, quello, tutte rivolte alla sua vita prima di South Park, al suo rapporto con i genitori, a quello che le piaceva o che detestava. Ogni mattina la prima cosa che le diceva era ciao biondina, come stai oggi? e a lei tutte quelle attenzioni piacevano. Ma non era abbastanza, davvero no.
Intanto che i giorni passavano tutto stava tornando più o meno alla normalità, Kyle ed Eric avevano ripreso a rivolgersi la parola e quest’ultimo aveva anche azzardato un tentativo di scuse nei confronti di Grace. Il sabato successivo al compleanno di Stan, il solito gruppo si ritrovò al bar ed Eric, in un impeto di buon umore, si avvicinò a Grace con un boccale di birra
-Ti posso parlare un attimo?- chiese lui con un tono talmente bonario che la ragazza non riuscì proprio a negargli un confronto.
 
-Sentiamo- irruppe lei fuori dal bar mentre sorseggiava la birra offertale –Cos’è ti sei svegliato bene questa mattina?-
 
-Dai Grace, se inizi subito a fare la stronza meglio lasciar perdere- sbuffò lui, provocando un gran roteare d’occhi di lei
 
-Io sarei la stronza?! Guarda che sei tu quello che si è comportato di merda e non parlo del mio povero labbro che si è beccato una bella gomitata, parlo del fatto che ho tentato con tutta me stessa di starti dietro, eppure te ne sei fregato e hai fatto di testa tua!- lo rimbeccò con furia, la ragazza.
 
-Senti io sono fatto così ok? Lo sanno tutti- disse portandosi una sigaretta alla bocca che accese nell’immediato –Ma poi mi passa, o meglio ci passa. Anche Kyle si è comportato da stronzo, ma non credo proprio che te la sei presa con lui-
 
Grace sgranò gli occhioni blu ed iniziò a boccheggiare –Non me la sono presa con lui perché lui non se l’è presa con me! Ma ti funziona il cervello?!-
 
-Senti lasciamo stare, ti volevo…chiedere scusa insomma, ma stai facendo la stronza acida e mi hai fatto passare la voglia-
 
Grace provò l’istinto di tirargli un pugno, non fosse per il fatto che un pochino stava imparando a conoscere Eric e che aveva intuito che quello si stesse davvero sforzando. Ok, era consapevole che per Heidi non provasse sincero sentimento e che il suo non fosse che un capriccio, eppure si immedesimò in lui e tentò di immaginarsi come poteva sentirsi da escluso, sia dalla sua ex che da uno dei suoi grandi amici, perché checché ne dicessero, Kyle ed Eric erano amici. Sospirò
 
-Va bene Eric, scuse accettate. Ora rientriamo che mi sto congelando qui fuori- doveva decidersi ad andare al centro commerciale per comprare dei vestiti davvero pesanti ed una giacca nuova; la California cominciava a mancarle moltissimo
 
-Prima volevo dirti un’altra cosa- Eric la fermò e per convincerla le offrì una sigaretta, che lei accettò –Va bene, dimmi- concluse sconfitta
 
-Davvero non vuoi venire alla festa di Halloween?-
 
-Guarda non ne ho affatto voglia, sul serio. Troppe feste vicine, troppo…tutto insomma-
 
-Ho capito. Beh se cambi idea pensavo che ci saremmo potuti andare insieme dato che sono tutti in coppia questi figli di puttana-
 
A Grace andò il fumo di traverso, di conseguenza prese a tossire con veemenza. Quando si riprese guardò Eric non riuscendo a trattenere lo stupore –Mi stai chiedendo di uscire insieme?!-
 
Eric si fece tutto rosso e si sbrigò a replicare –Non montarti la testa, idiota! Dicevo così per dire, andare in due è sempre meglio di andare da soli-
 
Grace si rese conto di essere risultata forse un po’ troppo aggressiva. Si immaginò così piccina al fianco di quel colosso di Eric, tuttalpiù avrebbero potuto mascherarsi da Robin Hood e Little John. Sghignazzò fra sé e poi rabbonì lo sguardo –Non cambierò idea Cartman, penso proprio rimarrò a casa a mangiare schifezze e a beccarmi gli scherzi dei ragazzini, ma se dovessi cambiare idea te lo faccio sapere ok? Comunque grazie- così gettò la sigaretta, dette un colpetto bonario sul braccio di Eric e lo precedette nell’entrare.
 
Che cosa gli era passato per la testa ad invitare Grace alla festa, Eric non riusciva proprio a spiegarselo; sapeva solo che dalla festa di Stan, la californiana era spesso presente nei suoi pensieri e che a scuola i suoi occhi ricadevano con sempre maggiore frequenza sulla sua schiena ricurva sul banco, su quel nasino all’insù col piercing che spuntava fra le narici, sulla sua risata limpida. Sentiva di provare una certa invidia nei confronti di Stan che si beccava un gran numero di abbracci e moine da quella e mal tollerava gli occhi di Kenny che la seguivano ogni volta che si alzava dalla sedia.
Doveva accettare che forse la ragazza dall’accento assurdo incominciava a piacergli? Scrollò la testa risentito con se stesso. A lui non doveva fregare di nessuno, non doveva lasciare troppo spazio ai sentimenti. Così si sforzò di non fare caso a lei, nonostante sembrasse rilucere in mezzo al suo gruppo di amici.
 
Intanto le ragazze li avevano raggiunti. Red si sentiva sempre più eccitata per l’arrivo di Halloween, nonostante per l’intera settimana dopo la festa di Stan non si era che scambiata qualche messaggio con Kenny; lui era carino da impazzire, certo, ma non è che incontrandosi a scuola si fosse mai avvicinato a lei o avesse tentato ancora di baciarla. Poco male pensò la ragazza che si affrettò a salutare il gruppo di amici che al solito circondavano il tavolo accanto al flipper nel bar, avrebbero avuto tutto il tempo del mondo il giorno di Halloween.
 
Quando Grace vide entrare Bebe, Red e Wendy le salutò a gran voce senza staccare gli occhi dal flipper; non si poteva far distrarre proprio ora che stava per superare il suo stesso record, inoltre per quanto si sforzasse di fare come nulla fosse, le restava comunque molto difficile fare finta di nulla davanti a Red, inconsapevole come tutti gli altri che dopo che se ne era andata, lei e Kenny si erano addormentati abbracciati come una coppia assodata da tempo. Concentrò quindi tutta la sua attenzione su quella pallina che faceva rimbalzare da una parte all’altra, nonostante il gruppo aveva cominciato a parlare in maniera animata di cosa avrebbero indossato alla festa, a che ora si sarebbero dati appuntamento e via discorrendo; per questo quando perse la pallina dette una botta con eccessiva violenza sul flipper e si diresse stizzita al bancone per chiedere un’altra birra. Inutile dire che il gesto non passò inosservato e Wendy fu subito pronta ad avvicinarsi non rendendosi conto che anche Kenny aveva distolto l’attenzione da Red e si sarebbe mosso verso Grace, non fosse stato per l’intervento pronto di Stan che bloccò le intenzioni di entrambi e celermente andò a sedersi sullo sgabello accanto a Grace
 
-Ehi che succede? Non dirmi che è colpa del flipper, non ci crederei mai- disse lui mentre chiedeva a sua volta una birra. Grace mantenne lo sguardo sul boccale appena ricevuto
 
-Niente, tutto ok-
 
-Fai prima a dirmi che non vuoi parlarne con me, però ti prego non fare come tutte le donne che dicono che va tutto bene quando invece non è così-
 
Grace si incurvò molto in se stessa ed affondò la faccia nel boccale –Mi manca casa mia ok? Mi manca il mio gruppo, le feste a San Diego, il mare e il caldo; che cazzo ci sto a fare qui Stan? Sono un’intrusa e nient’altro, ecco cosa sono!-
 
Stan si rabbuiò. Non stava facendo abbastanza per far integrare al meglio Grace, dando per scontato che il buonumore e la vitalità (a tratti eccessiva) della cugina non avrebbero richiesto il suo intervento; evidentemente non era così, perché Grace sembrava davvero molto giù di morale.
 
-Senti, perché non vieni con me alla festa? Wendy non se la prenderà di certo! Tanto poi una volta lì ci sarà il solito casino!-
 
-Ma figurati! Non sono mica così disperata da dover venire con mio cugino!- accennò ad una risata e poi spintonò la spalla di Stan –Dai Stan, il problema non è solo la festa, è un problema…globale ecco. Tra l’altro mi ha anche invitata Eric- disse a bassa voce
 
-Cosa?!- Stan scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi –Non ci posso credere- continuò a sbellicarsi dalle risate meritandosi più di un’ammonizione da parte della cugina
 
-E piantala! Ho detto di no anche a lui comunque- bevve ancora –Senti non sto nella giusta modalità, credo proprio me ne andrò a casa a vedermi un brutto programma con la zia-
 
-Aspetta, ehi- Stan la trattenne dallo scendere dallo sgabello –Non mi piace vederti così, vengo con te-
 
-No! Non se ne parla, senti Stan- scolò la birra prima di riprendere a parlare –Sei…fantastico davvero e lo sai che non ti nascondo nulla, però oggi mi sento così, vedo tutto prendere una direzione sbagliata e non ho alcuna intenzione di trascinarti con me. Poi nei prossimi giorni ci facciamo una chiacchierata, va bene?-
 
Quando Grace lasciò tanto presto il gruppo, i ragazzi cominciarono a chiedersi come mai tanta fretta di andare via, ma Stan si affrettò a giustificarla dichiarando che non si sentisse troppo bene per colpa delle birre troppe fredde che aveva bevuto celermente.
Kenny si accigliò; si poteva dire tutto, tranne che fosse indifferente alla presenza della ragazza, eppure tentò di mascherare il malumore visto che Red stava facendo il possibile per attirare la sua attenzione.
Anche Eric si adombrò e dovette sforzarsi molto per fare finta che tutto andasse bene. Mantenere le apparenze era di fondamentale importanza.
 
 
Per le due settimane a precedere il giorno di Halloween Tweek lavorò sodo. I genitori avevano preteso che il locale fosse sufficientemente addobbato a festa ed avevano cambiato il consono menù rinominando con nomi mostruosi e parole forse un po’ troppo rivoltanti, ma i signori Tweak erano davvero convinti che quella mossa avrebbe incrementato gli affari. Tweek era riuscito a liberarsi da studio e lavoro per miracolo, così fu in grado di organizzare l’uscita al cinema con Craig, che lo aveva pazientemente aspettato fuori dal locale in attesa che sbrigasse le ultime cose.
Tweek si sentiva su di giri, anche se il motivo non era propriamente chiaro al ragazzo dato che quella con Craig era diventata routine. Eppure mentre passeggiava accanto al ragazzo incominciò ad agitarsi molto più del solito e senza volerlo cominciò a tremare un po’; percepiva agitazione, non faceva altro che pensare al momento in cui si sarebbero spente le luci in sala, al fatto che avrebbero preso come al solito dei popcorn da dividere e due bevande, al profilo di Craig e alla sua bocca che avrebbe ricercato la cannuccia con distrazione. Per questo Craig si accigliò quando percepì il ragazzo accanto a lui iniziare a compiere dei piccoli scatti incontrollati con la testa, accompagnando il tic a singulti sommessi
 
-Sicuro di stare bene? Possiamo…possiamo non andare se vuoi-
 
-No!- disse con eccessiva veemenza Tweek che si sforzò poi di sorridere –Intendo e-ecco. Si andiamo, voglio v-vedere il film al cinema-
 
Craig accennò un sorriso e tirò su le spalle. Come previsto da Tweek comprarono un barattolo maxi di popcorn, due bibite ed eccitati entrarono in sala, semivuota come si aspettavano del resto.
Tweek prese un gran respiro e sedette accanto all’amico e quando le luci si abbassarono si rilassò moltissimo, grato di non dover giustificare le occhiate in tralice che lanciava a Craig.
Quanto risero durante la proiezione: commentavano con noncuranza quello che accadeva, mangiavano popcorn e bevevano le loro bibite. Le aspettative di Tweek si dissolsero, perché c’era talmente tanta complicità fra i due che non doveva aspettarsi proprio niente. Certo fremette ugualmente quando la sua mano sfiorò quella di Craig mentre recuperava dei popcorn, come arrossì molto quando Craig gli sorrise malandrino e si accaparrò i popcorn che proprio lui sembrava intento ad afferrare, per poi leccarsi via il sale dalle dita.
Insomma Tweek si sentiva felice, felice in quella maniera in cui era sicuro di non essersi mai sentito prima d’ora; quando uscirono dal cinema Craig insistette per riaccompagnarlo a casa, devo vedermi con Clyde, gli aveva detto durante il tragitto e Tweek si rabbuiò. Era ancora presto, erano solo le nove e mezzo di sabato sera e lui proprio non aveva voglia di tornarsene a casa, cosa davvero strana per Tweek, che non era un amante della vita notturna, prediligendo chiudersi in camera con del buon caffè, libri e film
 
-Allora…passa una buona s-serata ok?- disse Tweek in piedi davanti alla porta di casa, con lo sguardo chino e la mano che grattava la nuca con imbarazzo. Craig si morse il labbro con forza nel vedere quel ragazzo così impacciato davanti a lui e si maledisse per aver detto a Clyde che avrebbe raggiunto lui e gli amici per organizzarsi per Halloween
 
-Senti Tweek, ma tu ci vieni alla festa?- Aveva detto tutto d’un fiato prima di portarsi una sigaretta alla bocca
 
-Io ecco, lo sai C-Craig. Io non so s-se ce la faccio a stare dietro a t-tanta vita sociale. E poi non ho nulla da m-mettere-
 
Craig si passò una mano in mezzo ai capelli neri, perché diavolo ancora non aveva rimesso il cappello dato il freddo pungente che aveva già ammantato South Park? Poi arrivò un’illuminazione che lo fece sorridere oltremodo e dopo aver sputato una grande boccata di fumo parlò agitato
 
-Ascolta! Noi con i ragazzi vogliamo vestirci dai più famosi serial killer del cinema, io mi sono procurato la maschera da hockey per mascherarmi da Jason! Che ne dici di fare la vittima?! Non ci vuole nulla! Una maglia strappata, tagli finti, un po’ di sangue ed è fatta!-
 
Tweek sgranò i grandi occhi chiari e la bocca semi aperta si storse in un sorriso
 
-C-ci potrebbe stare, è semplice e n-non devo perdere tempo a c-cercare un vestito…-
 
-Dai! Allora pensaci ok? Ci divertiremo, vedrai!-
 
Tweek rientrò a casa stordito d’eccitazione; mentre saliva le scale per raggiungere la sua camera si bloccò di botto: se si fosse vestito da vittima di Jason, voleva dire che sarebbe andato alla festa con Craig in coppia?!
Craig il carnefice
Lui la vittima
Ma comunque una coppia.
Quel pensiero fece ballare il suo occhio, decise quindi di calmarsi e mettere quel pensiero da parte, sicuramente Craig gli aveva proposto quella soluzione solo per pietà, giusto perché il suo animo gentile non voleva che Tweek passasse da sfigato rimanendo a casa.
Ma se non fosse stato così…
Si cambiò con rapidità ed affondò sul letto, deciso a distrarsi con il computer ed uno di quei pessimi film di serie B che tanto lo facevano pensare al moro.
 
 
 
Grace si era immersa sotto una coperta di morbida lana e aveva preso posto accanto alla zia sul divano, scambiando con quella poche parole che, comunque, erano riuscite a tranquillizzarla almeno un po’. Sapeva si sarebbe abituata alla sua nuova vita, era solo questione di tempo, doveva solo avere la pazienza di costruire i propri legami e la sua routine senza mettersi fretta.
Quando il suo smartphone vibrò alle undici di sera, era convinta fosse qualche suo amico di San Diego, magari Eleonore che era una delle sue migliori amiche, la quale non smetteva di assillarla chiedendole quando sarebbe tornata in città.
Eppure i suoi occhi vibrarono quando lesse il nome di Kenny
 
Sei sveglia? Se si affacciati
 
Si alzò di scatto liberandosi dalla coperta e destando Sharon che si era appisolata al suo fianco
 
-Esco un momento, sto qui fuori!- disse concitata senza dare ulteriori spiegazioni alla zia, così in pigiama si limitò ad infilare le scarpe, la giacca, un’abbondante sciarpa viola a circondare il collo e subito schizzò fuori dalla porta. Si guardò intorno e ci mise poco a scovare Kenny, seduto sul marciapiede che dava sulla strada
 
-Che ci fai qui? Fa un freddo cane!- si affrettò a dire posizionandosi accanto al ragazzo, che alzò i suoi grandi occhi verdi verso di lei
 
-Stavo tornando a casa, non avevo troppa voglia di rimanere in giro; passavo di qui e quindi mi è venuto in mente di chiederti come stessi dato che sei scappata via senza quasi salutare-
 
Grace non riuscì a trattenere il sorriso –Grazie…-mormorò appena, prima di prendere un gran coraggio e parlare ancora –Perché non entri? Come vedi sono in pigiama, magari ti scaldi un po’ prima di tornare a casa, che ne dici?-
Kenny ci pensò su; in realtà non aveva preso in considerazione l’idea di fermarsi, eppure le sue gambe si mossero da sole per mettersi in piedi, così annuì e seguì la ragazza dentro casa
 
-Zia, Kenny ha…emh lasciato una cosa importante a scuola e l’ho presa io…-
-Salve signora Marsh- disse allegro Kenny con estrema confidenza
-Oh Kenny, vieni entra pure! Stan non è con te?-
-Lui rimane fuori ancora un po’, ma io dovevo davvero recuperare…questa cosa ecco quindi…-
Sharon ancora rintronata dal sonno non si soffermò affatto ad ascoltare le bislacche scuse che stavano inventando i due ragazzi, d’altro canto era normale avere Kenny in giro per casa, per cui salutò sbadigliando i due, dichiarando che sarebbe andata a letto
 
-Dai vieni su…- lo incitò Grace dopo essersi assicurata che la zia si fosse sistemata in camera, così i due salirono nella stanza della ragazza e finalmente si spogliarono delle giacche ingombranti. Kenny scoppiò a ridere quando notò il pigiama di Star Wars che indossava Grace e la ragazza dovette trattenersi dal ridere al suo seguito, intimandolo di abbassare la voce per non disturbare la zia.
 
-Allora si può sapere che ti è preso prima? Non ci credo che ti sei sentita male- Kenny prese a girovagare per la stanza prima di soffermarsi davanti alla libreria dove Grace aveva riposto i propri libri e fumetti, che lo sguardo ispezionò con cura
 
-Che c’è, a te non capita mai di non essere dell’umore adatto per stare in mezzo alla gente?- lo incalzò risentita
 
-Oh, a me spessissimo, ma da te non me l’aspettavo- rispose lui continuando a darle le spalle. Grace sedette sul letto con le gambe incrociate mentre tutta la sua attenzione era concentrata su di lui, inclinato davanti alla libreria a spiare fra le sue cose. Che situazione assurda, pensò Grace: era in pigiama, struccata e con i capelli disordinati, di sabato sera in compagnia di quel biondo che la agitava moltissimo; eppure sentiva una naturale confidenza che davvero non aveva ragion d’essere. Quando Kenny si voltò e prese a fissarla, Grace percepì le guance imporporarsi
 
-Come mai non verrai alla festa?- Le chiese poi senza remore
 
-Non capisco perché vi agitate tanto per questa storia; non ho voglia di venire, tutto qui- dichiarò spostando lo sguardo in tutt’altra direzione. Tornò presente solo quando sentì il materasso affondare e celermente spostò il capo alla sua sinistra, dove Kenny si era seduto ed ora aveva preso a fissarla con estrema intensità
 
-Non ci credo. Sono riuscito a farmi dire da Eric che ti ha invitata; capisco che non sia l’invito che avresti desiderato, ma dovresti accettarlo-
 
Tutto avrebbe voluto sentirsi dire da Kenny, tranne che avrebbe dovuto accettare l’invito di Eric ad andare con lui alla festa di Halloween; sentì le guance avvampare dalla rabbia anche se non era affatto autorizzata ad alterarsi. Perché avrebbe dovuto? Solo perché in cuor suo sperava che il ragazzo rinunciasse a frequentarsi con Red e prendesse in considerazione l’idea di invitare lei a quella maledetta festa? Le parole uscirono dalla bocca senza freni
 
-Perché invece non ti fai gli affari tuoi?! Decido io se e con chi venire a quella cazzo di festa ok?! Dovresti pensare a te piuttosto!-
 
Davanti a quel moto d’ira Kenny sgranò gli occhi, poi cogliendo alla sprovvista la californiana sorrise in quella maniera adorabile che a Grace faceva impazzire
 
-Mi spiace solo che passerai la notte di Halloween da sola, pensavo che potevi usare come scusa l’invito di Eric per venire e divertiti con…noi. Che importa di chi ti invita se tanto poi staremo tutti insieme?-
 
Grace non seppe rispondere. Alla fine aveva ragione lui, eppure non poteva di certo confessare al ragazzo che non avrebbe sopportato l’idea di essere presente all’inizio della sua relazione con Red. Infatti fin tanto che i due si erano baciati ad una festa poteva essere un elemento trascurabile, ma decidere di comune accordo di vestirsi in coppia ad Halloween ed andare assieme al party, quello rappresentava un vero appuntamento e Kenny non avrebbe potuto di certo negarlo
 
-Senti lasciamo perdere questa cosa ok? Sei…davvero gentile a preoccuparti per me Kenneth, ma me la caverò benissimo anche senza partecipare a questa dannata festa-
 
Kenny rimase ancora un po’ a fissare quei grandi occhi blu, decidendo infine di desistere dal tentare di convincere Grace; che senso aveva? Se quella voleva isolarsi non erano che affari suoi e lui più di tentare di convincerla una volta non poteva fare. Però qualcosa fremeva in lui, qualcosa che la presenza di Grace rendeva tangibile e concreto; tutto quel pensare venne interrotto dalla faccia di lei, inclinata davanti alla sua
 
-McCormick, ci sei? Fai un po’ paura quando ti perdi così- concluse con un sorriso, che Kenny ricambiò –Guarda che anche te ogni tanto ti assenti di brutto-
I due iniziarono a stuzzicarsi e fra una risata e l’altra, che presto lasciarono posto a conversazioni più fitte e profonde, non si resero conto che l’orologio aveva segnato l’una e mezzo e con quell’orario il rientro di Stan, che bussò alla stanza di Grace dopo che aveva sentito un chiacchiericcio sommesso provenire da essa. Mai si sarebbe immaginato di trovare il suo amico seduto sul letto della cugina, quando quest’ultimo aveva dichiarato circa tre ore prima che sarebbe andato  a casa. Stan strabuzzò gli occhi e sbiascicò un po’ alterato dall’alcol
 
-Kenny? Che ci fai qui?-
 
Kenny e Grace si scambiarono uno sguardo fugace, così il ragazzo si alzò ed afferrò la giacca
-Sono passato a recuperare una cosa che avevo lasciato qui e niente, alla fine ci siamo fermati a parlare- ostentò uno sbadiglio –Ora me ne vado a casa amico- così infilò la giacca, dette una pacca sulla spalla a Stan e prima che potesse uscire dalla stanza Grace scattò in piedi
 
-Ti accompagno alla porta- dichiarò lasciando Stan con aria basita in piedi in mezzo alla camera
 
-Allora ci si vede biondina- sorrise lui sulla porta, così si voltò per incamminarsi verso il vialetto, ma la mano di Grace lo trattenne
 
-Aspetta un attimo-
Che diavolo stava combinando? Perché si era agganciata alla giacca di Kenny? Perché lo stava trattenendo?
Quando lui si voltò stupito, seppur sorridente, Grace deglutì, senza comunque sganciare la presa
 
-Io, senti…-
 
-Si?-
 
-Ecco io…-
 
-Tu?- sorrise ancor più lui
 
-Sono contenta- dichiarò lapidaria
 
-Sei contenta?- inarcò un sopracciglio lui
 
-Sono contenta- affermò nuovamente, persino con il capo
 
-Per caso sei contenta che io sia venuto qui questa sera?-
 
-Diciamo…diciamo di si. Si ecco, si.-
 
Kenny fece un passo nella sua direzione, riducendo la distanza, mentre Grace continuava a trattenerlo per la manica
 
-Sono contento anche io. Non so perché, ma credo mi sia mancato il tuo odore-
 
A quell’affermazione Grace lasciò lentamente la manica di Kenny. Stava combinando un casino davvero grosso, se lo sentiva. Deglutì senza smettere di guardarlo con insistenza ed infine fece un passo indietro fino a ritirarsi nuovamente dall’altro lato della porta
 
-Allora buonanotte!- Caricò quel saluto d’agitazione ed in un attimo aveva richiuso la porta in faccia a Kenny. Quanto stupidi e sconclusionati si facevano i suoi gesti in presenza di Kenny McCormick? Dopo essersi data della stupida per un numero sufficiente di volte, riaprì la porta, notando che Kenny si era già incamminato lungo il vialetto
 
-Ehi Kenneth! Anche a me è mancato!-
Il ragazzo si voltò verso di lei ed in un attimo scoppiò a  ridere scuotendo la testa
 
-Tu sei totalmente fuori di testa!-
 
-Non più di te!- rispose ridendo prima di salutarlo con un gesto della mano e richiudere definitivamente la porta.
Ovviamente quando tornò in camera sua trovò Stan sdraiato sul letto, con le mani incrociate dietro la testa ed un sorriso malandrino
 
-Quindi è questo il motivo dei tuoi continui sbalzi di umore-
 
Colpita e affondata. Grace si abbandonò sul letto a fianco del cugino e, con cautela, si liberò dei pensieri che le riempivano la testa.
 
 
 
Ciao a tutti ragazzi miei. Scusate, ci ho messo una vita ad aggiornare, ma la mia vita è particolarmente incasinata ultimamente, totalmente stravolta diciamo, per cui non ho troppo tempo per dedicarmi alla scrittura (considerando poi che non riesco mai a produrre dei capitoli brevi!). Spero almeno che il capitolo vi sia piaciuto e, al solito, aspetto i vostri commenti, forza non siate timidi!
A presto <3
 
Laila

 

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Capitolo 6
*** The Joker and Harley Quinn - parte 1 ***


Capitolo VI . The Joker and Harley Quinn - parte 1
 
L’amore è una cosa che non si può controllare. Lo aveva capito Red, nonostante la giovane età. Quando incroci quello sguardo lì, che ti fa sobbalzare senza nessuno sforzo, quando la voce si incastra con il sorriso ed insieme danno vita ad un’iconografia tangibile allora c’è poco da fare.
Certo lo aveva appreso a sue spese, perché quando qualcosa si incrina poi sopraggiunge il dolore; per questo quando quel bastardo di Kevin l’aveva lasciata lei si era ripromessa che avrebbe fatto di tutto per toglierselo dalla testa.
Era successo un giorno come un altro, quando tutto sembrava andare proprio bene fra i due; Kevin le aveva chiesto di saltare il giorno di scuola, pioveva e faceva davvero freddo, eppure lei acconsentì entusiasta, per poi ritrovarsi nel parco sotto la pioggia con Kevin che si stropicciava le mani non sapendo bene da dove partire. Così, spazientita ed arrabbiata, Red gli aveva chiesto di parlare chiaro e lui si era deciso a farlo, flebilmente
 
Ti lascio Red.
 
Fu inutile chiedere ulteriori spiegazioni, perché quel vile di Kevin non riusciva a dire proprio niente di sensato, se non che era meglio così, che lui quell’amore di cui tanto parlava Red non lo provava. Aveva tentato ma niente. Red sentì gli occhi pizzicare e non riuscì a mascherare le lacrime nonostante la pioggia incessante. Era scappata via ed aveva passato il resto della mattinata nascosta su alcune scalette di un palazzo del suo quartiere, a piangere ed inveire contro quello stronzo che l’aveva lasciata di punto in bianco sotto la pioggia.
Qualche giorno dopo scoprì che Kevin aveva un’altra, una ragazzina di quattordici anni che aveva un’aria decisamente matura per la sua età, molto carina e cortese. Fu allora che Red decise di riprendersi e guardarsi intorno.
Kenny era stato una scelta consapevole, era brutto da ammettere ma era così; il ragazzo faceva parte del suo giro di amici, era bello, bellissimo in realtà, sempre gentile e spigliato, simpatico e affabile; aveva anche un lato oscuro Kenny, cosa che affascinava molte ragazze e Red non era meno succube al suo fascino. Lui passava da ragazza a ragazza, ma lo faceva alla luce del sole, con semplicità, non come Kevin che non aveva avuto il coraggio di dirle che se la faceva con un’altra.
No, non era innamorata di Kenny, ma sicuramente il ragazzo gli piaceva, per questo si impuntò ed un giorno, mentre chiacchierava con le sue amiche, se ne uscì decretando che avrebbe fatto di tutto per conquistare il dongiovanni di South Park e diavolo, ci sarebbe riuscita.
 
-Ma sei innamorata di lui? Io credevo che Kevin…- tentò Nichole, ma Red la zittì subito. L’amore non era importante, quello forse sarebbe arrivato con il tempo. Ora il suo scopo era quello di togliersi Kevin dalla testa e, possibilmente, far capire a quell’idiota che cosa si era perso lasciandola per un’altra.
Insomma dopo tanto tentare alla fine era riuscita ad attirare l’attenzione del biondino, si erano baciati a lungo alla festa di Stan e quella sera sarebbero andati alla festa di Halloween in coppia. Beh in coppia nel senso che Kenny le aveva detto che sarebbe passato a prenderla dopo che avesse riportato Karen a casa; per il resto avevano deciso, con gli amici, di mascherarsi da eroi e cattivi della DC, in antagonismo agli altri ragazzi che invece si sarebbero mascherati dai più spietati serial killer del mondo horror.
Insomma Red, merito principalmente dei suoi capelli, si sarebbe travestita dalla bellissima Poison Ivy e per Kenny avevano trovato invece un fantastico vestito da Joker. Stan e Kyle rispettivamente da Batman e Robin, con grande disappunto di Eric che non accettava di non essere protagonista indiscusso, ma che alla fine accettò di buon grado il ruolo di Bane. Butters si era fatto mascherare da Deadshot, nonostante quello fosse inizialmente il costume indirizzato ad Eric, Jimmy da Spaventapasseri e Wendy da una splendida Catwoman.

-Sicura che non vuoi che ti passi a prendere?- le aveva detto Bebe al telefono, che diversamente dall’amica si era accodata al gruppo dei serial killer per fare coppia con Clyde
 
-Non preoccuparti, è ancora presto e Kenny ha detto che passerà dopo aver riportato la sorella a casa, ci vediamo dopo!-
 
Dopo aver riagganciato il telefono Red fece un gran sorriso, per cui si avviò rapidamente verso il bagno ed iniziò a prepararsi.
 
 
Wendy bussò incessantemente alla porta della stanza di Grace, che al solito teneva la musica ad altissimo volume; quando la ragazza le aprì, Wendy si precipitò dentro e si chiuse la porta dietro, così congiunse le braccia e guardò la californiana con aria davvero accigliata
 
-Smettila subito Grace, non ti lascerò startene da sola la sera di Halloween! Se c’è una festa degna di nota a South Park è proprio questa!-
 
-Senti Wendy io…-
 
-Tu niente! Non esiste al mondo!-
 
-Ma io…- ritentò Grace, ma Wendy tornò ad alzare la voce, sovrastandola –Stan mi aveva avvisata, me l’aveva detto che sei una testarda, ma sappi che io lo sono molto più di te, per cui tu verrai a questa stupida festa con noi questa sera!-
 
-Andiamo Wendy, mi tratti come una bambina! Per piacere lasciatemi fare quello che voglio ok?-
 
-Ma…- Wendy guardò l’amica con sguardo più rilassato –senti io non posso obbligarti, però davvero, ti perdi una gran serata se resti qui…ora vado a casa a prepararmi. Tu pensaci seriamente-
 
Grace fece un gran sospiro quando Wendy uscì dalla sua stanza. Sedette sul letto e lanciò uno sguardo ai vestiti ben piegati e pronti ad essere indossati proprio accanto a lei: sopra di essi vi era una mazza da baseball con la grande scritta rossa “Good Night” verticale disegnata sopra. Wendy era talmente tanto agitata che non aveva fatto nemmeno caso al costume sul suo letto.
 
 
-Dolcetto o scherzetto?!- Karen, trascinava Kenny di casa in casa. Il fratello era riuscito a rimediarle un bel costume da sposa cadavere che le stava davvero bene. In realtà la madre ci mise tantissimo impegno per sistemare quel costume di seconda mano al meglio, anche se non se la cavava troppo bene con ago e filo, eppure alla fine avevano fatto un ottimo lavoro e Karen era al settimo cielo. Dato che sarebbe dovuto passare di casa per lasciare Karen, Kenny si era premurato di tingersi i capelli di verde prima di portarla a fare il giro, di modo da risparmiare tempo nella preparazione. Aveva deciso, il ragazzo, di portare la sorella lontano dal loro quartiere, dove al massimo avrebbe rimediato qualche dolce muffito nella migliore delle ipotesi, delle siringhe usate nella peggiore
-Kenny!- gridò strattonando la manica della giacca del fratello –Quella è casa di Stan! È casa di Stan!- gridò eccitata per poi staccarsi da lui e correre verso la porta. Karen aveva sempre avuto un debole per il suo amico, d’altronde come non capirla? Stan era bello, ricercatamente trasandato, attivo in ogni cosa su cui mettesse mano, simpatico dolce e disponibile. Quale ragazzina non si sarebbe innamorata di lui? Kenny non riuscì a disilludere la sorella: sapeva infatti che l’amico sarebbe andato sul presto a casa di Wendy per prepararsi alla festa con dignità, per questo non sarebbe mai stato lui ad aprire la porta di casa
 
Il campanello non aveva smesso di suonare un attimo, ragion per cui Grace aveva deciso di riflettere sul da farsi direttamente sul divano, di modo da sostituire per un po’ la zia, rimasta sola in quanto Randy era, come tutti gli anni (così aveva capito Grace, non trattenendo lo stupore) uscito per la sua serata fra streghe con i suoi amici; quale che fossero i loro programmi Grace non aveva assolutamente intenzione di capirlo. All’ennesima scampanellata Grace si alzò gridando “arrivo, arrivo!”, afferrò la grande ciotola appena rimpinguata di cioccolata e caramelle e corse ad aprire: davanti a lei una ragazzina con occhi sgranati gridò
 
-Ma non c’è Stan?!-
 
Grace si grattò la punta del naso smuovendo il piercing, così ridacchiò
 
-Purtroppo no, però ci sono io, ti va bene comunque?-
 
-E tu chi saresti?!- chiese la ragazzina portando le mani sui fianchi
 
-Umh, io sono la cugina di Stan, mentre te, se non sbaglio, saresti Emily-
 
Karen mutò presto lo sguardo deluso per l’assenza di Stan in uno eccitato perché quella aveva riconosciuto il suo travestimento
 
-Esatto! E tu come ti chiami?-
 
Grace, che teneva la ciotola in mano e (fino a quel momento) l’attenzione puntata sulla ragazzina, notò con la coda dell’occhio l’avvicinarsi di qualcuno per poi riconoscere con stupore che altro non fosse che Kenny, il quale sorrise alla californiana e mise una mano sulla spalla di Karen
 
-Andiamo Karen stai tergiversando, dovresti chiedere a Grace dolcetto o scherzetto?-
 
-Ah, quindi si chiama Grace? Tu la conosci?- Chiese la ragazzina al fratello con sospetto
 
-Si, Grace è una mia amica- disse sorridendo tornando a guardare la ragazza –Una tua amica? E perché non l’ho mai conosciuta se è amica tua?- a quel punto Grace arrossì e stava proprio per intervenire, quando Kenny la anticipò –Non l’hai ancora conosciuta vorresti dire. Grace vive a South Park da poco, per questo non l’hai mai vista prima-
 
Karen sembrò soppesare Grace, mentre Grace si grattava la testa imbarazzata e con l’altra mano allungava alla ragazzina la ciotola con i dolci  -Emh, tanto piacere Karen/Emily, tra parentesi il tuo costume è fichissimo- concluse sorridendo, conquistando definitivamente il sorriso di Karen che a quel punto allungò la mano per prendere una manciata di dolci. Kenny guardò quella scena ghignando, così decise di rincarare la dose di imbarazzo e pose entrambe le mani sulle spalle della sorellina
 
-Allora Karen, perché non provi a convincere Grace a venire alla festa a cui andrò io più tardi? Secondo me se glielo chiedi tu accetta- Disse innocente mentre tornava a puntare quei calamitici occhi verdi in quelli di Grace, che a quella domanda li sgranò e si trattenne dall’inveire contro Kenny. Per fortuna (o per sfortuna) Karen intervenne lasciando entrambi sbigottiti –L’hai invitata tu alla festa?-
 
-Veramente io…-
 
-Sai Karen, tuo fratello è davvero carino, ci tiene tanto che i suoi amici riescano a divertirsi- Grace con prontezza deviò la domanda, così passò lo sguardo da Kenny agli occhi di Karen, tanto simili a quelli del fratello maggiore –Tieni, prendi anche queste- aggiunse riempiendo il sacchetto di Karen con altre caramelle, che la ragazzina accettò ben volentieri, così tornò a guardare Kenny e sorrise –Non perdete tempo, ho saputo che la casa dei vicini ha dei dolci da fare invidia a chiunque-
Kenny tentò di sorridere, ma cominciava a provare reale fastidio per tutta quella situazione che lui non riusciva proprio a mettere a fuoco; afferrò la mano di Karen prima di ricercare nuovamente lo sguardo di Grace –Allora beh, spero cambierai idea biondina- così detto trascinò via Karen che salutò Grace agitando la mano e si raccomandò con lei di salutarle tanto Stan. Quando Grace richiuse la porta sbuffò
 
-Oh, al diavolo!- gridò fra sé, prima di schizzare al piano superiore.
 
 
Schifo.
Si faceva schifo.
Aveva messo su una logora maglia bianca a maniche lunghe, l’aveva strappata in un paio di punti, si era incerato la faccia (come se ce ne fosse bisogno, pallido com’era già di natura), aveva fatto dei cerchi viola intorno agli occhi e si era applicato un taglio finto sulla gola, concludendo il tutto con del sangue, sempre farlocco, di colore arterioso.
Tweek era un morto perfetto, fin tanto che non iniziava a precipitare nei soliti spasmi incontrollati. Alle nove di sera era già pronto, nonostante Craig gli avesse detto che sarebbe passato a prenderlo non prima delle dieci, per cui cominciò a controllare il telefono con frequenza maniacale, poi si sedeva, poi si rialzava e prendeva a camminare frenetico per la stanza. Forse era stato un grosso sbaglio decidere di partecipare alla festa, forse avrebbe solo dovuto togliersi tutta quella robaccia di dosso, spegnere il telefono e rintanarsi sotto le coperte. Come aveva fatto ad accettare?
Colpa di Craig, ovvio. Colpa sua e dell’incapacità di Tweek di negare al ragazzo alcunché, ecco.
Lo avrebbero sicuramente canzonato, preso in giro perché non era stato in grado di scegliere un costume dignitoso; già immaginava la scena: sarebbe entrato nell’enorme pseudo discoteca ed i suoi amici, sicuramente impeccabili in ogni dettaglio, lo avrebbero additato come il coglione di turno, ne era più che certo.
Per questo ad un certo punto decise che avrebbe rinunciato. Si sentiva proprio un vigliacco, Tweek, ma i vigliacchi si salvano molto più spesso dei temerari, nella vita di ogni giorno, questo Tweek lo sapeva con certezza.
Proprio quando aveva afferrato il suo smartphone, risoluto a spegnerlo per non dare più notizie di sé, sentì quello vibrare; avrebbe scommesso che era la sua mano tremante a smuoversi così, piuttosto che la vibrazione, eppure il segnale luminoso di una nuova notifica aveva dato conferma che non era stata la sua ansia l’artefice del tremolio, bensì una foto che gli aveva appena inviato Craig, che mostrava il dettaglio di un finto machete insanguinato con a seguire il messaggio i’m coming…
Tweek sospirò e tornò a sedersi; almeno quel messaggio lo aveva fatto sorridere.
 
 
Quello era il giorno eccezionale che permetteva agli adolescenti di South Park di fare quello che volevano e di rientrare a casa molto tardi, per questo alle dieci e trenta della sera la festa era appena iniziata e non c’era ansia che finisse presto. C’erano tutti, dai quindici ai trent’anni di età; una marea umana (quantomeno per gli standard della città del Colorado) si stava riversando all’interno dell’enorme edificio, pronti a scatenarsi a ritmo di musica, a bere e a fare a gara su quale fosse il miglior costume. Anche Red e Kenny arrivarono, lei aveva acconciato i suoi capelli in perfetto stile Poison Ivy, con tanto di costume succinto e perfetto ed un trucco davvero impeccabile, Kenny sembrava davvero il Joker di Suicide Squad: capelli tinti di verde, truccato egregiamente con l’aiuto della sorella che si era vista una marea di tutorial per aiutarlo, tatuaggi finti in tutto il corpo, guanto viola e trench del medesimo colore.
Quando individuarono il resto del gruppo la festa ebbe davvero, realmente inizio.
 
Craig si era presentato alla porta di Tweek con la maschera di Jason calata sul viso, il finto machete in mano e la voce distorta; Tweek non riuscì a trattenere una risata guardandolo, anche se Craig era realmente inquietante. Si incamminarono insieme verso la festa e, a discapito dei malsani pensieri che si erano ammassati nella testa del biondo, quando Clyde (vestito da Freddy Krueger - Nightmare), Token (Leatherface – Non aprite quella porta), Bebe (Carrie – lo sguardo di satana), Nichole (Annabelle) e Heidi (Samara – The ring) li videro, fecero un’ovazione e si complimentarono con i due per l’ottima idea che avevano avuto di interpretare vittima e carnefice, cosa che contribuiva a rendere ancora più credibile il costume di Craig. Tweek finalmente si rilassò e smise persino di sbattere compulsivamente gli occhi. Per un po’ il gruppo di ragazzi fece realmente finta di essere in competizione con quello degli eroi-cattivi della DC, con gran sollievo di Heidi che aveva il timore di avere a che fare con Eric più del necessario, nonostante la voglia di parlare un po’ con Kyle era tanta, ma quando si unirono infine agli altri, Eric-Bane accennò solo un saluto con il cenno del capo, deciso ad ignorare la ragazza per tutta la durata della festa, cosa che la fece calmare un bel po’ e le permise persino di andare a prendere qualcosa da bere per lei e per Kyle
 
-Non c’entri niente con Samara!- gridò Robin-Kyle mentre accettava volentieri la birra offertagli, per cui Heidi si accigliò
 
-Ma come, mi sono impegnata così tanto…-
 
Kyle sorrise e scosse il capo, poi in uno slancio di coraggio (per fortuna che la maschera di Robin gli copriva una parte del viso, dato che sentiva le guance andare a fuoco) le disse –Sei troppo carina per sembrare una bambina morta in un pozzo!- Heidi sorrise, ed anche il suo rossore venne prontamente mascherato dal trucco
 
 
Il gruppo dei goth, perché si, anche loro nonostante avessero offeso a male parole quel modo conformista di festeggiare la festa più importante dell’anno, aveva deciso di partecipare alla festa, seppur non mascherandosi affatto, scegliendo invece di adottare il loro consono abbigliamento che per una volta era perfettamente in linea con l’occasione, ragion per cui nessuno fece caso ai loro borbottii. Se ne stavano all’entrata della sala, a circondare un paio di divanetti e fumare sigarette (tutto era concesso alla festa non proprio legale), fin quando Henrietta, sigaretta in bocca ed aria annoiata, non spostò la sua attenzione su un rumore alla sua sinistra
 
-Guardatela quella, la più conformista di South Park- sputò inacidita Henrietta, che nonostante l’apparenza e le parole rivoltale sentiva di provare una punta di desiderio nei confronti di quella: una mazza da baseball, con la grande scritta rossa “good night” veniva trascinata a terra e degli stivali con tacco a spillo facevano un gran baccano accanto ad essa; Henrietta risalì con lo sguardo a percorrere le gambe sottili fasciate da calze a rete, fino a scontrarsi con degli eccentrici shorts di pvc rossi e blu coronati da una cintura di borchie dorate, una maglia bianca con su scritto “Daddy’s lil Monster”, intorno al collo un collare con la grossa scritta “PUDDIN” in lettere dorate e sulla testa una parrucca bionda di capelli lunghi divisi in due code alte, una sfumata di rosso ed una di blu, come il trucco sul viso; infine una giacchetta che presentava la stessa bicromia delle culotte le copriva le braccia. Quando gli occhi dal trucco volutamente sbavato di Grace (come il rossetto di intenso rosso sulla bocca) si scontrarono con quelli di Henrietta, quest’ultima si sbrigò a fare una smorfia e bofonchiare qualcosa, ma nulla le impedì di seguire con lo sguardo la ragazza appena quella superò il gruppo.
 
Stan, vestito dal suo più che perfetto costume da Batman, si teneva stretto la sua Catwoman mentre si scolava la seconda birra della serata; di contro Wendy non perdeva l’occasione di guardarsi intorno, eccitata da quella festa che aveva riversato tutta la gioventù di South Park nella grande sala dalle luci stroboscopiche e la musica alta; eppure la ragazza, intenta ora a guardare Red poco distante da lei, che parlava sinuosa con il Joker, rinvenne da quel tanto guardarsi intorno quando percepì qualcosa colpirla piano sulla spalla. Quando lei e Stan si voltarono, impattarono con Harley Quinn che ritirava dietro le spalle la mazza da baseball e ci misero non poco a riconoscerla, fin quando quella non scoppiò a ridere
 
-Grace! Hai deciso di venire quindi…il tuo vestito, wow! Ma sei…geniale!- Disse Wendy con entusiasmo e Stan la seguì –Ma sei una stronza! Se mi avessi detto che saresti venuta ti sarei passato a prendere!-
 
La ragazza inarcò un sopracciglio e poi sorrise con sguardo folle –Ehi, sono una super cattiva, non ho mica bisogno dell’accompagno!-
Wendy e Stan si scambiarono un’occhiata complice prima di tornare a guardare la ragazza
 
-Una super cattiva senza il suo Puddin, anche se non dovrai andare lontano per scovarlo- alluse Stan estremamente divertito
 
-Già…tutto questo ha dell’incredibile- continuò Wendy, in realtà tra il divertito e l’apprensivo –Non vi siete accordati, vero?- proseguì lei velatamente preoccupata
 
-Ma che…- tentò di chiedere Grace, non fosse che delle voci alle sue spalle la interruppero. Quando si voltò davanti a lei si ritrovò quel ragazzone di Eric in un perfetto costume da Bane che la guardava con tanto d’occhi ed accanto Jimmy, con il suo visore mono oculare in preda all’eccitazione
 
-Ha-ha-Harll-ley Qu-Quinn! Sei pe-perfetta vvv-vestita così G-Grace!- tartagliò Jimmy, sovrastando il balbettio di Eric nel rimirare la ragazza. Lei a quel punto si mise in posa e dichiarò a gran voce –Cosa? Devo uccidere tutti e scappare?! Scusate…le voci- e poi portò la mazza da baseball a sfiorare la maschera di BaneScherzo, non mi stavano dicendo questo- concluse ridendo, prima di tornare a guardare il cugino –Allora? Dove hai lasciato il tuo Robin?-
 
Stan si affrettò a rispondere che Kyle era di sicuro a prendere da bere, anche se era conscio che il migliore amico, in quel momento, si trovasse a chiacchierare chissà dove con Heidi; non voleva scatenare un’altra rissa tra lui ed Eric, non alla festa di Halloween quantomeno. Quando a loro si unirono anche Clyde e Bebe, la ragazza si complimentò a gran voce con Grace
 
-Sei u-gu-a-le!- sillabò eccitata, però subito un pensiero fastidioso le attraversò la testa –Non vi siete messi d’accordo, vero?-
 
Ancora? Ma che voleva dire quella frase? –Qualcuno vuole spiegarmi con chi dovrei essermi messa d’accordo?!- chiese spalancando le braccia e rischiando di colpire Butters-spaventapasseri appena arrivato ad unirsi a loro. A quel punto Wendy e Bebe si guardarono mentre fu Eric a rispondere con tono acido da dietro la maschera
 
-Girati Crazy-Quinn-
 
E quando la ragazza si voltò risentita, quei grandi occhi blu si sgranarono moltissimo, quando impattarono con quelli allibiti di intenso verde del Joker.
 
 
Craig voleva far divertire Tweek. In realtà aveva scoperto essere quella la sua priorità assoluta. Tweek non si muoveva con facilità in ambienti tanto affollati e rumorosi e proprio quando un ragazzone più grande gli aveva dato una spallata per passare, il biondo cominciò ad innervosirsi parecchio e Craig impiegò tutto se stesso per impedire una rissa
 
-Ehi, è tutto ok! Perché non ci prendiamo una cosa da bere? Ti va?-
 
Tweek non beveva e Craig lo sapeva, ma il moro sperò che il biondo accettasse anche solo di spostarsi di lì, in modo che potesse distrarsi almeno un po’, dato che da quando quel ragazzo l’aveva impattato non faceva altro che fissarlo con astio. In un attimo Craig ricordò la rissa che avevano avuto alle elementari proprio loro due. Nonostante fosse Craig quello apparentemente più forte e piazzato (e questo era così da sempre), Tweek gliele aveva date di santa ragione, ma quella rissa aveva contribuito a rinsaldare il loro strano legame, nonostante si fossero quasi ignorati per tutto il periodo delle scuole medie, per poi riavvicinarsi durante il primo anno di scuole superiori. Per questo Craig sapeva che Tweek quando perdeva le staffe diventava una macchina da guerra e questo proprio non lo voleva.
Senza pensarci su gli afferrò la mano e strattonò un po’, così che Tweek, stordito da quel gesto improvviso, tornasse a concentrare su di lui le sue attenzioni
 
-Dai vieni, ti offro una coca cola- disse mentre con la mano libera si tirava la maschera di Jason fin sopra la testa per poi mostrare all’amico un gran sorriso. Arrivarono al bancone del bar con Craig che non aveva mollato la presa della sua mano tremolante.
 
 
Kevin era nei paraggi, lo aveva visto Red, circondato dal suo gruppetto di amici con cui giocava a football. Aveva quello stupido vestito da quarterback divelto e sporco di sangue, ma almeno sembrava solo e non in compagnia di quella ragazzina per cui l’aveva lasciata. Sperò che lui si accorgesse di lei, di quanto fosse bella vicino a Kenny, impeccabilmente folle nelle vesti di Joker. Mentre si sforzava di scherzare con Kenny non esitava comunque a lanciarsi occhiatine intorno, alla ricerca involontaria della figura di quell’idiota di Kevin, eppure strabuzzò gli occhi, quando si rese conto che al suo gruppo di amici si era unita una ragazza vestita da Harley Quinn, per rendersi conto solo dopo un’attenta analisi che quella ragazza era Grace. Quando allungò una mano a strattonare la giacca di Kenny, il ragazzo distanziò dalla bocca la birra che stava bevendo e puntò lo sguardo verso la direzione indicata da Red.
Il cuore saltò un battito, nell’individuare l’immagine della sua inseparabile compagna, o almeno di quella del personaggio che aveva assunto.
Il destino si era proprio preso beffa di loro, pensò quando Grace gli rivolse l’attenzione e, proprio come lui, aveva spalancato gli occhi e schiuso un po’ la bocca nel riconoscerlo.
 
Era stata una stupida, una cretina, un’idiota! Perché non aveva chiesto prima a Stan da cosa si sarebbero vestiti gli altri? Harley Quinn era stata per lei una scelta semplice, semplicissima, dato che aveva quasi tutto l’occorrente per vestircisi, da inguaribile nerd fissata con i fumetti quale era. Ma come le era venuto in mente di non informarsi prima?
Voleva sprofondare, si sarebbe sotterrata metri e metri sotto terra perché sentiva lo sguardo di Red su di sé, ben diverso da quello di Kenny. In un attimo capì cosa doveva fare, ovvero fare finta di nulla ed essere spigliata come suo solito, quindi allungò la mazza da baseball verso Kenny e scoppiò a ridere –Ecco qui Il Joker! Gotham sii pronta a tremare, ora Batman non avrà più alcuna speranza!- poi passò la mazza ad indicare Red –E poi la più temibile dei suoi nemici, che c’è ora preferisci l’avvenenza alla follia, Joker?-
Stava giocando come nulla fosse ed il suo modo di porsi rasserenò l’atmosfera che si era fatta subito tesa, anche se a Wendy e Stan non sfuggì di certo lo sguardo intenso che Kenny riversò su Grace mentre gli si avvicinava, come quello di Red che non sapeva bene cosa fare, in quel momento, ragion per cui Wendy richiamò anche l’amica dai capelli rossi ad avvicinarsi
 
-Harley Quinn…- disse Kenny che storse la bocca nel solito sorriso accattivante
-Joker- rispose lei portando la mazza sulle spalle per poi trattenerla agli apici con le mani, poi passò lo sguardo a Eric, che mascherava il risentimento nel vedere quei due che si, vestiti in quella maniera sembravano proprio perfetti per far coppia –Portami via Bane, detesto vedere il mio Puddin tanto sconcertato, quasi non lo riconosco più!-
-Se uscite a prendere una boccata d’aria vengo con voi- dichiarò Stan che seguì Eric e Grace fuori di lì, non senza lanciare prima un’altra occhiata complice a Wendy, la quale si affrettò a farsi da parte con Bebe e Red. Kenny non riuscì a scostare gli occhi dal culo di Grace, fasciato da quelle culotte da giramento di testa, che saltellava allegra accanto ad Eric, tanto che non si rese conto che anche Red si era allontanata da lui
 
-Proprio un bel casino, non è vero amico?- Una voce alla sua sinistra lo destò: Kyle che aveva osservato tutta la scena da qualche metro di distanza gli si era fatto vicino, con Heidi al suo fianco che sembrava aver capito tutta la situazione, senza bisogno di sforzarsi.
 
 
-Torniamo dagli altri?- Craig aveva bevuto tutta la birra in appena cinque minuti, mentre Tweek sorseggiava la coca cola con estrema distrazione, ragion per cui decise di passare a qualcosa di più forte, chiedendo del rum e cola
 
-In realtà non…non ho t-troppa voglia Craig, ma tu vai s-se vuoi, non devi starmi dietro tu-tutto il tempo ok?-
 
Craig sospirò. Bevve in silenzio, con fremente agitazione e per un po’ rimase a guardare quegli occhi che si guardavano intorno spaesati; decise di prendere la situazione in mano
 
-E invece perché non balliamo un po’? Io sono una frana a ballare ti avviso, ma tanto in mezzo a questo casino non penso proprio che qualcuno farà caso a noi!-
 
Quell’affermazione arrivò alle orecchie di Tweek come un’illuminazione, per cui il biondo si guardò intorno davvero: i ragazzi mascherati ridevano, bevevano, ballavano e si divertivano da matti, chi in coppia chi in piccoli gruppi. Nessuno faceva caso a loro, allora perché Tweek avrebbe dovuto agitarsi tanto? Afferrò la mano di Craig senza guardarlo e lo tirò in un angolo della sala; infine trovò il coraggio di alzare lo sguardo su di lui e, sorridendo con imbarazzo, cominciò a muoversi un po’ in quella maniera dinoccolata che lo rendeva davvero adorabile, pensò Craig mentre con il sorriso cominciò ad assecondarlo
 
 
Fuori dalla baraonda Grace perse immediatamente il sorriso, strappò il cocktail dalle mani del cugino e cominciò a trangugiarlo
 
-Ehi! Lo avevo appena preso!- dichiarò Stan, anche se non con reale disapprovazione. Eric sfilò la maschera che gli arpionava la bocca e decise di accendersi una sigaretta, stranamente silenzioso ed accondiscendente a quella situazione. Detestava sentirsi così, odiava accettare la compagnia di Grace che, lo aveva capito, stava tentando di mascherare il disappunto nel vedere Red e Kenny fare coppia. In realtà lo avevano capito praticamente tutti, solo che nessuno aveva il coraggio di ammetterlo ad alta voce
 
-Kenny è un idiota- lo disse senza pensarci, Eric, mentre sputava il fumo ed allungava una sigaretta a Grace, che lo guardò con cipiglio proprio come Stan
 
-Eh?- con aria ebete Grace afferrò la sigaretta che fu Eric ad accendere
 
-Ho detto che è un idiota. Sta giocando Grace, è meglio che tu lo capisca subito, ok?-
 
-Eddai Cartman, falla finita subito, non è il momento- lo rimbrottò l’amico che tentava di riappropriarsi del suo cocktail, ma che Grace continuava a sorseggiare ignorando il cugino
 
-Invece è proprio questo il momento. Ma non lo capisci che Kenny si sta solo divertendo con Red? Lo fa con tutte, ha sempre fatto così, la squinternata qui lo deve sapere-
 
Quelle parole erano cariche di veleno e Grace le percepì come pugnalate, per questo si sbrigò a giustificarsi –Guarda che tra me e Kenny non c’è niente!-
 
-Si come no- Eric roteò gli occhi –Senti qui nessuno è nato ieri ok? Lo vediamo tutti come vi guardate-
 
-Ora basta davvero, non fare come tuo solito che ti immischi in cose che non ti riguardano- Stan tentò in qualche modo di mettersi in mezzo, ma Grace allungò la mazza davanti all’addome del cugino –E allora avete tutti preso una cantonata!-
 
-E allora perché non esci con me?- Eric lo disse con semplicità disarmante, tanto che Grace si trovò a boccheggiare non sapendo bene cosa dire. Sarebbe stato così assurdo prendere in considerazione l’idea di uscire con lui?
Si, lo era. Eric era un borioso egocentrico, pronto ad alzare le mani, pieno di sé, arrogante e presuntuoso. Perché mai avrebbe dovuto uscire con lui?
Però perché no?
Grace scosse la testa, gettò la sigaretta a terra e mollò il cocktail quasi finito a Stan, che intanto guardava Eric sconvolto
 
-Non ho più voglia di stare qui, rientro- Assunse nuovamente la posa da Harley Quinn, con la mazza sulle spalle, per cui rientrò di tutta fretta.
Stan fissò Eric con occhi sottili, poi sbottò
 
-Perché mai dovrebbe uscire con te?! Non è che dato che non ha una storia con Kenny vuol dire che ne debba avere una con chiunque altro! E poi senti Eric, io ti conosco. Questo è un altro dei tuoi stupidi giochi! Vuoi riscattarti agli occhi di Heidi e stai cercando qualcuno con cui farlo, ma con lei no, con lei proprio non puoi mi hai capito?!-
 
Eric ribolliva di rabbia; al solito se ne era uscito senza una reale motivazione, o almeno questo era quello che pensava, eppure non sopportava che Stan si immolasse a salvatore
 
-Secondo me dovresti lasciare a lei di decidere invece di metterti in mezzo come tuo solito, che ne dici Marsh? Ti vuoi fare i cazzi tuoi per una volta?-
 
-Quelli sono cazzi miei! E come fosse mia sorella cristo! Non ti permetterò di trattarla come hai fatto con Heidi!-
 
-E invece farla prendere in giro da Kenny ti sta bene? Come al solito fai due pesi e due misure, che nessuno si azzardi a toccare i tuoi amichetti preferiti, vero Stan? Invece trattiamo Eric come il mostro da flagellare! Sai che c’è, mi hai rotto il cazzo, te e tutti gli altri!-
 
Eric spintonò una spalla di Stan prima di rientrare alla festa. Il ragazzo si trattenne dall’attaccarsi al collo di Eric solo perché, da qualche parte, sentiva che l’amico avesse ragione.
 
 
Tweek si era sciolto, si muoveva frenetico ed assieme a Craig, che invece ballava con le spalle strette ed i pugni chiusi come se si stesse preparando per sferrare un colpo di box, rideva spigliato. Ad un certo punto si erano uniti a loro anche Clyde e Token, che si stufarono presto di ballare decidendo di andarsi a prendere qualcosa da bere. Come nelle migliori commedie romantiche, ad un certo punto Tweek inciampò su se stesso e fu proprio Craig a recuperarlo al volo; i due liberarono un’atra intensa risata, che sciolsero fino a sorridersi.
Craig deglutì, perché quegli occhi folli tanto chiari lo destabilizzarono; non si rese nemmeno conto che aveva avvicinato la faccia a quella dell’altro, non si rese conto che Tweek aveva sgranato gli occhi ed era rimasto immobile ad aspettarlo con ansia.
Poteva sentire il respiro dell’altro, all’aroma di caffè. Quell’odore che gli piaceva da matti.
E neanche si rese conto subito che un forte urto li fece barcollare e finire a terra entrambi, rompendo ancora una volta quella perfetta occasione che gli avrebbe dato modo di capire se le labbra di Tweek fossero davvero tanto adatte ad incastrarsi alle sue, come da tempo ormai sospettava.
 
-Eric! Che cazzo!- gridò Craig che si rialzò da terra dolorante mentre lo sguardo furente rintracciava la figura del ragazzo che si faceva strada fra la folla.
 
 
Grace si affrettò ad ordinare un cocktail tutto per sé che il barista, un ragazzo di ventidue anni davvero molto carino, le aveva offerto con estremo piacere. Elliott, detto Eli, si chiamava. Dopo averlo ringraziato afferrò la sua mazza da baseball, il cocktail e si avvicinò all’entrata dei bagni, decidendo infine di addossarsi contro il muro a fianco della porta.
 
 
-Avete visto come la guarda! Kenny non ha occhi che per quella lì!- gridò Red, che cercava consolazione dalle amiche
 
-Se posso dirtela tutta Red, ecco tu sai come è fatto Kenny, lo sappiamo tutte! E poi ammettilo, a te non piace davvero- Wendy si tolse il dente e mantenne lo sguardo sulla ragazza tanto agitata
 
-Wendy!- la riprese Bebe-Carrie
 
-Pensavo fossi mia amica!- si inalberò Red, che essendo stata punta nel vivo incominciava a perdere la ragione
 
-Proprio perché sono tua amica voglio farti ragionare! Ascoltami bene Red, se vuoi divertirti con Kenny hai tutto il diritto di farlo, come del resto lui vuole fare con te, ma non perdere di vista il punto, te ne prego-
 
-E quale sarebbe questo punto?!- rispose inacidita Red incrociando le braccia
 
-Ehi…ciao ragazze…Red…- La ragazza dai capelli rossi si raggelò sentendo quella voce e, lentamente, si voltò verso Kevin, che teneva un bicchiere di birra in mano e la guardava accennando un sorriso
 
-Eccolo qui, il punto- Wendy lo disse a Bebe e per fortuna la musica tanto alta non permise a Kevin di cogliere l’appunto della mora.
 
 
Una volta alzati gli occhi dal bicchiere, Grace sobbalzò nel vedere Kenny davanti a lei: aveva lasciato il trench chissà dove, ed ora se ne stava lì, con la maglietta bianca a maniche corte a sfoderare i finti tatuaggi sulle braccia e le mani in tasca. Anche con i capelli verdi, il trucco folle e conciato in quella maniera, Grace pensò che il ragazzo fosse bellissimo. Si guardarono per un po’, prima che Kenny sfoderasse i denti bianchi in un sorriso –Che ci fa la mia Harley tutta sola?- chiese poi
 
-La tua Harley ha deciso di affogare nell’alcol, questa sera- rispose lei mentre non riusciva a scostare lo sguardo dagli occhi di lui, così prese la mazza e la puntò sul suo petto
 
-E invece tu? Dove hai lasciato la tua Poison Ivy?- lo stuzzicò un paio di volte con la punta della mazza
 
-Riunione fra amiche, immagino- Kenny alzò le spalle e tornò a sorridere. Grace si rabbuiò. Stava combinando un casino, non faceva altro che combinare casini in realtà, ma proprio non riusciva ad evitare di stare lontana dal ragazzo, questo era ormai chiaro. Decisa a cambiare argomento, poggiò la mazza accanto a sé e prese a giocare con la coda di destra
 
-Così quella era Karen, ha un debole per Stan o sbaglio?-
 
-Già, chi è che non ha un debole per Stan del resto?-
 
-Io ad esempio- sghignazzò lei
 
-Ci credo, sarebbe incesto sai?- Rispose Kenny sghignazzando a sua volta. Poi le risate finirono e tornò il silenzio. Grace percepiva un gran movimento di stomaco mentre gli occhi di Kenny le percorrevano il corpo senza imbarazzo –Te l’hanno detto che sei perfetta, per fare la pazza Harley Quinn?- infine tornò ad incastonare gli occhi nei suoi
 
-E tu sei proprio un calzante Joker, non fosse che non ti accompagni con la ragazza giusta. Ti ricordo che mi sono fatta torturare fino ad uscire totalmente di testa, pur di conquistarmi il posto al tuo fianco!- Grace alluse alla storia dei due super cattivi, cosa che fece allargare il sorriso sulla faccia di Kenny, il quale si decise a muovere un paio di passi verso di lei, per trovarsi infine ad una distanza davvero ridicola dalla ragazza –Lo ricordo e come. Non potrei mai scordarlo, sono pazzo mica menomato-
 
Risero ancora, poi Kenny allungò una mano ad afferrare il cocktail della ragazza, che iniziò a sorseggiare
 
-Quindi è così che fai tu, abbindoli, mostri i tuoi sorrisi migliori e poi ti prendi quello che vuoi senza chiedere il permesso?-
 
-Funziona quasi sempre, sta funzionando anche ora, no?-
 
-Colpita e affondata, mio adorato Puddin, però non sono sicura che sia quello che voglio, sai?-
 
-Senti Grace…-
 
-Bane mi ha chiesto di uscire, cioè Eric. Mi sto chiedendo perché non ho ancora accettato-
 
Kenny si irrigidì ed aggrottò le sopracciglia mascherate dal cerone –Sul serio?-
 
-Sul serio- annuì lei, che allungò la mano per afferrare il suo cocktail, ma Kenny strinse inaspettatamente il suo polso con la mano libera. Si guardarono in silenzio, immobili, fin quando non fu di nuovo Grace a parlare –Dovrei accettare? Dovrei farlo secondo te?-
 
Così Kenny mollò la presa lentamente –Non dovresti chiederlo a me…tu che cosa vuoi? Vuoi uscire davvero con Eric?- per la prima volta Grace percepì rigidità nel tono di Kenny. Giusto, non doveva chiedere a lui il permesso, tantomeno poteva pretendere da lui un consiglio in merito alla questione. Kenny faceva quello che voleva, lo aveva capito, aveva visto come si comportava con Red e tra l’altro fra loro due non c’era niente.
Niente.
Quella parola rimbombò nella testa della Harley Quinn come un mantra e mentre avvicinava alla bocca il bicchiere, per tentare di distrarsi da quel mormorio indesiderato che le aveva assaltato la mente, si paralizzò quando Kenny le scostò con violenza il bicchiere facendolo cadere a terra, per poi spingere la sua spalla destra contro la parete
 
-Se è quello che vuoi va bene, davvero- la voce di Kenny si fece un po’ roca, mentre poggiava la fronte ornata dalla scritta Damaged su quella di lei. Che gran rombo che sentiva nel petto Grace, quando il cuore iniziò a battere all’impazzata, perché tutta quella audacia, da Kenny, proprio non se l’aspettava. Si fissarono con la bocca schiusa e gli occhi erano irrimediabilmente allacciati; la mano guantata di Kenny strinse ancora di più la spalla di Grace, quando sussurrò di nuovo
 
-Ma se non lo vuoi, se pensi che questa potrebbe essere la scelta sbagliata Grace…-
 
-Di quale delle due scelte parli…?- rispose in un flebile sussurro tremante, che uscì dalla bocca con tutta la forza che le era consentita in quel momento
 
-Non stiamo parlando di Bane?- arricciò appena le labbra in un sorriso, Kenny, quelle labbra sempre più vicine alle sue
 
-E la tua, di scelta?- rispose trattenendo un singulto
 
-Questa sera sei tu, la mia Harley Quinn…non un’altra. Non può mica essere un caso Grace- Kenny aveva preso a parlare proprio sfiorando le sue labbra macchiate di rossetto sbavato –Allora Harley, cos’è che vuoi?-
 
-Quello che voglio- bisbigliò a contatto con la bocca di Kenny –è non essere la seconda scelta di nessuno, specialmente del mio Joker- concluse sfinita, in un ultimo sussurro
 
Le pupille circondate dalle iridi verdi si spostavano convulse su l’uno e l’altro degli occhi della ragazza. Che stesse facendo una gran cazzata Kenny ne era perfettamente consapevole, perché lui non si comportava così, lui faceva tutto alla luce del sole. Non creava aspettative, non prometteva nulla, nonostante si dedicasse con gran premura alla ragazza di turno, sempre. Per questo sentiva di aver sbagliato qualcosa, perché era Red che lui aveva portato alla festa, era Red a cui doveva dedicare quelle attenzioni che, in quel momento, stava dedicando a Grace.
Eppure il pensiero della bionda era come un chiodo fisso nel cervello, come il suo corpo, la sua risata, la sua ironia dilagante e la sua estrema sagacia. Per questo quando lei aveva detto che Eric le aveva chiesto di uscire, quel mostro violento che stava reprimendo dentro di sé aveva subito iniziato a scalciare. Per questo non riusciva a controllarsi, davanti alla Harley Quinn che lo aveva stordito fino al punto di fregarsene di chi aveva intorno, della festa, di Red e di tutto quel gran caos.
Per questo sorrise, prima di incollare le labbra a quelle morbidissime di Grace, che presto schiuse per approfondire quel bacio che aveva il sapore di rossetto, vodka e di catastrofico errore.
Certo, che se sbagliare risultasse sempre così piacevole, Kenny non avrebbe più esitato a commettere un errore dopo l’altro.
E con la lingua che ricercava vorace quella di Grace, il battito accelerato ed il proprio corpo addossato a quello di lei, Kenny si gettò a capofitto in quel meraviglioso, perfetto, disastro irreparabile.

 
Oggi mi sento cattiva, proprio come Harley Quinn! Per questo vi lascio in sospeso. Ho deciso infatti di scrivere una prima ed una seconda parte (su cui devo ancora mettere mano, per cui mettetevi l’anima in pace, dovrete aspettare prima di leggere il seguito). Allora che ne pensate? Si stanno complicando parecchio le cose a questo punto.
Io vi lascio senza fare spoiler, ma vi chiedo di farmi avere le vostre opinioni a riguardo. Vi allego di seguito le immagini dei personaggi citati, tranne quelli che più o meno dovreste conoscere tutti, come Batman e Robin e i serial killer.
Intanto ringrazio ogni persona che sta seguendo la mia storia, come chi si impegna a recensirla (è importante per me, davvero!)
-Laila-

 
 
Spaventapasseri - Butters

Bane - Eric

 Poison Ivy - Red


 The Joker & Harley Quinn - Kenny e Grace


The Joker & Harley Quinn - Kenny e Grace

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Capitolo 7
*** The Joker and Harley Quinn - parte 2 (The Contest) ***


Capitolo VI . The Joker and Harley Quinn - parte 2 (The Contest)
 
Sotto il trucco sentiva le guance andare a fuoco, come tutto il corpo, che fremeva d’eccitazione per quel contatto. Mai e poi mai, Grace, aveva provato qualcosa di simile, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Era stata precoce, aveva dato il suo primo bacio a dodici anni e dopo di quello molti altri erano venuti. Aveva anche avuto incontri molto più audaci con un paio di ragazzi, sebbene non avesse ancora fatto sesso, anche se ci era mancato davvero poco, giusto qualche giorno prima di partire per South Park.
Per Grace il sesso non era di certo un tabù e non stava aspettando quello giusto, semplicemente non ne aveva mai avuto davvero l’occasione. Non era estranea alla sessualità insomma, tutto il contrario: sapeva tutto sul sesso, argomento ampiamente affrontato con Stan, aveva già capito cosa la eccitasse e cosa invece scansasse (forse per questo non aveva ancora perso a verginità, in quanto Stephan, il ragazzo con cui era stata nel mese di luglio, non le sembrava molto adatto ad approcciarla). Proprio quest’ultimo invece si era preso una bella cotta per Grace, ma la ragazza lo salutò prima di partire come nulla fosse, specificando che era troppo giovane e South Park davvero troppo distante da San Diego, per intraprendere una relazione a distanza. Insomma nessuno era ancora riuscito a far perdere la testa a Grace.
Fino a quel momento.
Fino a quelle labbra che sapevano stranamente di rossetto, ma che riconosceva essere sotto il trucco estremamente calde ed accoglienti. Come la lingua che ricercava con cura la sua ed i denti candidi di Kenny, che accorti mordevano il suo labbro inferiore facendola fremere ancora e ancora.
Di contro Kenny stava perdendo la ragione. Non riusciva a scostare gli occhi da quelli di Grace, in cui si era perso come se quelli contenessero il paradiso, o più propriamente l’inferno, dato che ribolliva d’eccitazione. Kenny invece di ragazze ne aveva già avute in abbondanza nonostante non avesse nemmeno diciassette anni, che avrebbe compiuto solo nel mese di Marzo. Fin da piccolo aveva catalizzato la sua attenzione sul sesso femminile, spiccando nel suo gruppo di amici come il più esperto in materia di sesso. Kenny amava il corpo femminile, lo apprezzava a tal punto da ritenere esso divino: ne studiava le forme, si beava delle linee sinuose che il seno crea a contatto con il costato, come i glutei che, pieni e confortevoli a differenza di quelli maschili, staccano sulle cosce. Prediligeva i piedi fini, le mani aggraziate, le bocche gonfie e sopra ad ogni cosa, lo spacco che si schiude fra le gambe, pronto a regalare sempre perpetui ansiti di piacere. Tutto questo per dire che Kenny era un inguaribile amante della donna in quanto tale e non mancava di dimostrare quella sua passione estrema in ogni occasione.
Ma allora per quale motivo si sentiva come se stesse dando il suo primo bacio? Come cazzo era possibile che si sentisse stordito come una mammoletta alle prime armi, che si trovava per la prima volta ad ispezionare la bocca dell’altro sesso?
Nemmeno la stava toccando, Grace. La mano era ancora tenacemente stretta sulla sua spalla, l’altra sul muro al suo fianco, in una mossa da accalappiaggio.
Riusciva solo a saggiarne la bocca, ad ispezionare quell’incavo su cui si schiudevano le sue labbra morbide e piene, che mordeva trattenendo la voracità. Non si sarebbe staccato per nulla al mondo, no davvero.
 
 
-Kevin, tu saresti…?- Red tentò con tutta se stessa di rimanere calma e distaccata, mantenendo uno sguardo fiero e distante mentre muoveva l’indice ad indicare il costume del ragazzo, anche se dentro il suo petto il cuore aveva preso a battere talmente tanto forte che aveva il timore potesse intravedersi il battito dalla fine stoffa verde che la ricopriva. Wendy afferrò per il braccio Bebe, che aveva uno sguardo talmente tanto carico d’odio nei confronti del ragazzo che la mora temeva avrebbe fatto una piazzata da un momento all’altro, per cui decise di intervenire e portarsi via l’amica. Red guardò le due con un fugace colpo d’occhio, prima di tornare a fissare Kevin visibilmente in imbarazzo
 
-Lo so, il mio costume fa pena, non come il tuo, insomma…Poison Ivy eh? Wow…-
 
-Già, trovi mi stia bene?- Red smosse la chioma di fuoco con aria vittoriosa e poi sorrise maligna, in quanto percepiva lo sguardo penetrante del ragazzo su di sé
 
-Stai benissimo…senti Red…ti va di venire con me? Vorrei offrirti da bere, sempre che tu non debba tornare da…-
 
-Kenny- lo aiutò lei, anche se sapeva benissimo che Kevin conosceva molto bene il biondo
 
-Si, appunto… allora forza andiamo-
 
Red si poggiò al bancone del bar con aria fintamente annoiata, in perfetto contrasto con il suo stato emotivo, così parlò con noncuranza, mentre Kevin le porgeva un bicchiere di rum e cola con un mare di cubetti di ghiaccio, in cui Red avrebbe volentieri fatto il bagno vista l’ansia preponderante che aveva fatto alzare di botto la sua temperatura corporea. Eppure fu brava in maniera eccezionale a fare finta che fosse lì per caso, giusto perché Kenny era finito chissà dove; non che le importasse, in quel momento.
Kevin alzò il suo cocktail nella direzione di Red in cerca di un brindisi, ma la ragazza si limitò a guardarlo con un sopracciglio inarcato, per questo il ragazzo sospirò e bevve un gran sorso prima di aprire bocca
 
-Ti trovo bene- deglutì impacciato
 
-Ti trovo bene? Davvero è l’unica cosa che sai dire dopo che non mi rivogli la parola da mesi? Bell’affare che ho fatto a venire qui- Fu impossibile nascondere la punta di acidità che le aveva incrinato la voce, ma Red era fatta così e proprio non riusciva a trattenersi oltre il necessario, Kevin questo lo sapeva bene.
 
-Senti Red, mi…mi spiace un casino per come sono andate le cose…te lo giuro, non avrei mai voluto comportarmi da stronzo con te, è solo…-
 
-Solo che avevi un’altra e non sapevi come dirmelo, giusto Vinny?- A Kevin quel nomignolo arrivò come una pugnalata dolorosa; Red lo aveva sempre chiamato così, da quando erano piccoli e non si scambiavano che qualche scaramuccia quando giocavano assieme al parco.
 
-Io…non l’ho cercata, davvero Becca…-
 
-Non chiamarmi Becca!- lo apostrofò risentita
 
-Ma…ma tu puoi chiamarmi Vinny, ho solo pensato che…-
 
-E hai pensato male, non mi sembri proprio nella posizione di prenderti tanta confidenza, ok? Non dopo quello che è successo, non dopo quello che mi hai fatto- Red fu lapidaria. Sorseggiava il suo cocktail offerto ed intanto sputava frasi di una glacialità tangibile –piuttosto, che fine ha fatto la ragazzina?- continuò arricciando le labbra in un sorriso strafottente, così che Kevin roteò gli occhi. Sapeva infatti che la risposta avrebbe creato non pochi problemi a quella già difficilissima conversazione
 
-Non sto più con Meg da un po’-
 
Ovviamente nel sentire quelle parole Red scoppiò a ridere con spontaneità; se Kevin credeva di tornare con la coda fra le gambe solo perché quella l’aveva lasciato beh, si sbagliava di grosso
 
-Buon per lei, ha preso la scelta giusta, questa Meg-
 
Kevin inarcò un sopracciglio e d’improvviso indurì il tono –E cosa ti fa pensare che sarebbe stata lei a lasciare me?-
 
Red rimase con il bicchiere appeso in mezzo alle labbra, così che Kevin abbassò lo sguardo sul proprio, bevve ancora e poi puntò gli occhi neri in quelli caldi di lei –Sono stato io a lasciare lei-
 
Il cuore di Red saltò ancora un battito. Come mai l’aveva lasciata? Le stava dicendo la verità oppure voleva solo pavoneggiarsi? E comunque a lei cosa interessava? Kevin era un capitolo chiuso della sua vita. Un dolorosissimo e spiacevole, capitolo chiuso, o almeno si era convinta fosse così; eppure quando apprese dal ragazzo che era stato lui a chiudere quella storia, Red aveva sentito il suo stomaco fare mille capriole e non riuscì a fare a meno di bearsi almeno un po’ di quella scelta. Ma non disse nulla di tutto ciò; in compenso scese dallo sgabello che il ragazzo era riuscito a conquistare per lei, bevve ancora e si inclinò poi verso di lui, che la guardava con un misto di bramosia ed atavico terrore, perché sapeva quanto terribile poteva essere l’ira di Red. Quella però sorrise, vicinissima alla sua faccia
 
-Ovviamente è diventata la tua specialità, lasciare le persone che si affezionano a te, non è vero Vinny?-
 
Kevin si incupì e rimase silenzioso a fissare gli occhi risentiti di Red. Avrebbe voluto dirle una montagna di cose, avrebbe voluto scusarsi ancora e ancora per essere stato l’idiota che era stato con lei, ma non ci riuscì, perché seppur sconsolato, il suo orgoglio lo avrebbe comunque fatto reagire in maniera diversa; così sfilò il cocktail dalla mano rigida di Red ed avvicinò ancor più il viso a quello di lei –Ma invece tu, che dicevi tanto di amarmi, mi pare che ti sei rifatta molto in fretta o sbaglio? Quanto ci hai messo a trovarti un altro, eh?-
 
Red ammutolì, lo sguardo tremolante e la bocca ad imitarlo. Se solo Kevin avesse saputo che Kenny non era che un ripiego, un antidoto disperato contro il dolore…
No, non poteva dirlo, non gliel’avrebbe data vinta di certo. Per cui si limitò a scostarsi da lui con un deciso colpo di reni e dopo aver bevuto il rimasuglio del cocktail che aveva trangugiato con voracità, sibilò come una serpe –Vado a raggiungere Kenny- disse infine laconica e si voltò di scatto
 
-Red…aspetta Red!- Ma i tentativi di richiamare la ragazza furono inutili, dato che quella si stava già sperdendo fra la folla.
 
 
Tweek era ben stordito. Quello che stava vivendo come un meraviglioso, epico, strabiliante e perfetto momento, vissuto interamente al rallentatore, come fosse la scena clou di un film di trama disgustosamente romantica, era stato bruscamente interrotto da un uragano che non aveva assolutamente previsto. Così, dal ritrovarsi a pochi centimetri dal bel viso di Craig che, ne era certo, non era tanto vicino al suo per puro caso, ora se ne stava con il sedere a terra tutto dolorante.
Nel rialzarsi tentò di capire chi si fosse intromesso con tanta furia, ma l’urlo di Craig rispose alla sua domanda: Eric, maledetto lui e la sua stazza da giocatore di rugby!
Subito dopo che Craig si era premurato di inveire contro al loro amico, si voltò preoccupato in direzione di Tweek
 
-Stai bene? Ti sei fatto male? Hai bisogno di qualcosa?-
 
Tweek scosse la testa scarmigliata e tentò di sorridere, nonostante avrebbe voluto raggiungere Eric Cartman e rifilargli un bel destro dritto sul naso
 
-Tutto b-bene, tranquillo. E t-tu?-
 
Craig sbuffò –Bene, si…bene. Senti ti va se usciamo? Ho proprio bisogno di una sigaretta, altrimenti dovrei cercare quell’idiota di Cartman per rifilargli un destro dritto sul naso-
 
Tweek trattenne una risata: almeno lui e Craig, tutto sommato, pensavano la stessa cosa.
 
 
Kenny si scostò appena da Grace, giusto il tempo di guardarla per bene e sorridere di cuore. Il rossetto era ancora più sbafato di quanto non lo fosse prima, ora ben mischiato con il suo; scostò la mano dalla spalla di lei per sfiorare quelle labbra lì, che ricambiavano il sorriso e sembravano più gonfie dopo quel lungo ed intenso bacio. Dio, quanto era bella, quanto era sexy, quella californiana dall’accento assurdo; il sorriso di Grace si aprì sui denti che dettero un morsetto alle dita di Kenny
 
-Ai!- disse ridacchiando Kenny mentre ritirava la mano fingendo di essersi fatto male
 
-Non te lo puoi mica dimenticare, che hai a che fare con la folle Harley Quinn, pensi che possa bastare qualche moina per farmi rinsavire?-
 
-E chi ti ha detto che voglio che tu rinsavisca?- Kenny si morse d’istinto il labbro e fece scivolare la mano lungo il fianco di Grace, così da poterla attirare di nuovo a sé e riprendere da dove erano rimasti; eppure con puntualità inappropriata, il biondo (momentaneamente dai capelli verdi), sentì qualcuno scuotere la sua spalla ed un gran grido di giubilo ad assordargli le orecchie già martoriate dalla musica alta
 
-Kenny! Ti ho trovato! Inizia il contest!- Kenny si girò verso quello che riconobbe essere Butters, che guardava l’amico tutto allegro attraverso la maschera e parve non essersi affatto accorto della presenza di Grace
 
-Ma quale contest?- Chiese Kenny che tratteneva il risentimento per essere stato interrotto, così Grace si scostò dal muro e fece un passo verso Butters
 
-Grace! Oh Madonnina, cercavo anche te! Inizia il contest per i costumi migliori! Ci hanno individuati come gruppo DC e vogliono che saliamo sul palco a gareggiare!-
 
Butters sembrava un bambino in preda all’eccitazione e subito corse via per rintracciare gli altri. Grace cominciò a sghignazzare e senza pensarci su recuperò la sua mazza, davanti a Kenny che scosse la testa e che poi, senza esitare, mise una mano sul fianco di Grace e si accostò così al suo orecchio
 
-Possiamo rinunciarci sai!- alzò la voce lui, per farsi sentire –E riprendere da dove eravamo rimasti…-
 
Di tutta risposta Grace sorrise con fare malandrino, infilò una mano nella tasca striminzita delle culotte ed estrasse una big-babol che infilò in bocca –Perché mai?! È divertente!- disse con sguardo folle imitando alla perfezione Harley Quinn, poi riportò la mazza dietro le spalle ed incitò Kenny –Forza Puddin, andiamo a vincere questa gara!-
 
Kenny guardò la ragazza fare un gran pallone con la gomma, scosse la testa e prese a seguire quel culo perfetto che si muoveva da un lato all’altro, verso il palco. Nel faticoso tragitto, per cui era necessario svicolare un gran numero di persone, Kenny sentì afferrarsi il polso ed arrestò il passo, per poi scoprire che Red lo aveva arpionato per bene
 
-Dove ti eri cacciato? Forza! Dobbiamo salire sul palco! Però guardati, ti si è un po’ rovinato il trucco…beh poco male, non se ne accorgerà nessuno!- Red, totalmente ignara di quello che era appena successo tra il biondo e la californiana, afferrò la mano di Kenny e lo trascinò verso il palco e lui, preso totalmente alla sprovvista, fu costretto a seguirla.
 
Quando la squadra al completo era finalmente sul palco, accanto ad un gruppo di ragazzi vestiti da Kiss ed un altro da più scontati Drughi di Arancia Meccanica, la musica si abbassò molto ed il dj prese a parlare e presentare i gruppi. Al centro della loro fila si posizionarono Stan e Wendy, che si tenevano per mano, con Kyle dall’altro lato, al loro fianco Grace e Kenny, che fu diviso da Red per farla posizionare vicino Eric, mentre Jimmy e Butters dal lato opposto. La platea improvvisata cominciò ad urlare e fischiare, chi in favore di un personaggio chi dell’altro, eppure quando si fecero avanti i ragazzi, una grande ovazione partì dal pubblico. Grace ricercò lo sguardo di Kenny, quando il dj li presentò e chiese, come a tutti gli altri in precedenza, di mostrare le pose e la caratterizzazione dei personaggi improvvisati. Vennero presentati singolarmente, tranne l’ovvia coppia Batman e Robin e quella dei pazzi e perfidi antagonisti interpretati da Grace e Kenny.
 
-The Joker e Harley Quinn! Interpretati da Kenneth McCormick e la new entry della città di South Park, Grace McKenzie!- I due si fecero avanti, con Grace che continuava a fare gran palloni con la gomma e tratteneva la sua mazza sulle spalle con le mani. Qualcuno dal pubblico fischiò e rivolse complimenti un po’ troppo succinti alla ragazza, per questo Kenny dovette sforzarsi molto per fare finta di nulla. Il ragazzo detestava le scurrilità rivolte alle ragazze, in quanto credeva fermamente nella parità fra sessi e nel diritto di ogni persona di esporsi senza incorrere in fischi e parole poco gradite. Grace di contro non volle farci caso, limitandosi a lanciare occhiate al ragazzo al suo fianco e rassicurarlo con un occhiolino. Qualcuno in sala pretendeva a gran voce un bacio dalla folle coppia, così Grace scoppiò l’ennesimo pallone e stampò un bel bacio sulla guancia di Kenny, che non riuscì a trattenersi dall’attirarla per un fianco e stringerla a sé.
Fu ovvio che a vincere il contest fu il gruppo dei personaggi della DC, perché i ragazzi erano davvero perfetti in quei costumi; eppure l’entusiasmo di Grace, eccitata ed esultante, fu subito interrotto dalla mossa di Red, che sentiva lo sguardo di Kevin, in mezzo alla folla, su di sé, per cui tirò a sé Kenny e prese a baciarlo davanti a tutti.
Grace si pietrificò.
Guardava quei due baciarsi, o meglio guardava Red allacciarsi tenace a quelle labbra che fino a nemmeno mezz’ora prima erano state sue. Per peggiorare la situazione il dj cominciò a commentare divertito la coppia, sottolineando che Joker aveva preferito le spire velenose di Poison Ivy, alla mazza violenta dell’invasata Harley. Fu davvero troppo da sopportare, le sembrava di essere stata catapultata in un incubo dal quale era impossibile uscire. Con gli occhi appena lucidi (perché no, Grace non avrebbe di certo pianto, a costo di implodere), scese le scalette del palco lasciando gli altri a ridere e scherzare, tranne Stan che non aveva perso di vista la cugina e che era pronto a seguirne il passo, ma Eric lo bloccò: ci avrebbe pensato lui, il terribile Bane a seguirla, non volendo sentire ragioni. Così, con Kenny impossibilitato a fare altro se non cerare di staccare da sé Red senza rischiare di risultare insensibile e Wendy e Stan che facevano correre gli occhi dalla coppia ad Eric, Grace si infilò nella folla. La reginetta ricevette una lunga serie di complimenti mentre tentava di raggiungere l’uscita, con la mazza da baseball ben salda nella mano sinistra, ma non fu impresa semplice, perché uno dei ragazzi che si era ben premurato di urlarle commenti di pessimo gusto, mentre quella si trovava sul palco, la bloccò assieme ad un altro
 
-Ehi bambolina, che ci fai con quella mazza? Non preferiresti la mia?- Fece il primo stringendosi il rigonfiamento in mezzo alle gambe in un gesto eloquente, mentre lei tentava di oltrepassarli. L’altro sghignazzò e le si pose davanti, visibilmente ubriaco  -Gran bello spettacolo prima, certo che con quella gomma gigante dimostri di avere un sacco di spazio, in bocca-
 
-Per piacere…spostatevi- tentò di contenersi lei, che da un momento all’altro avrebbe sfogato la sua rabbia cieca su di loro, eppure i due non si spostarono affatto, se possibile divennero ancora più irritanti: cominciarono a commentare il suo costume alludendo a quello che mascherava, uno dei due cercò di allungare una mano ad afferrare la mazza da baseball e Grace l’avrebbe fatto, gliel’avrebbe scagliata sul cranio se non fosse intervenuto Eric, giunto provvidenziale alle sue spalle
 
-Ehi teste di cazzo- sputò quello, ancor più minaccioso nel costume di Bane, nonostante si fosse sfilato la maschera dal viso. Partirono gli insulti ed Eric era già arrivato a spintonare uno dei due, mentre Grace ancora una volta si attaccava al suo braccio e gridò che davvero, non ne valeva la pena. Intorno a loro la gente cominciava a scansarsi ed i due furono raggiunti dall’intero gruppo di amici, con Stan e Kenny in prima fila
 
-Che succede?!- chiese Stan sconvolto, mentre alcuni amici degli altri due si erano avvicinati pronti alla rissa. Un pugno a tradimento arrivò a colpire la faccia di Eric mentre il ragazzo si era distratto per l’arrivo degli altri, così con furia cieca Eric si scagliò contro quello e Grace, impotente, tentava di tirarlo via. Fu un attimo e Stan si mise in mezzo, raggiunto da Craig e Tweek, mentre Kyle tentava di porre fine alla rissa
 
-Basta Eric! Basta!-
 
Kenny che si era ritrovato vicino Grace evitò un colpo di uno di quei ragazzi per miracolo e nella confusione si rivolse a Grace urlando –Spostati, levati di qui!-
Ma la ragazza non voleva sentire ragioni, non avrebbe permesso che Eric, o il cugino, o Craig e Tweek (che in realtà non vedeva l’ora di sfogarsi per bene su qualcuno) ci andassero di mezzo, per questo tornò ad aggrapparsi ad Eric ignorando l’avvertimento di Kenny. Per fortuna quando quel gruppo di idioti si rese conto di essere meno forte ed agguerrito di loro, smisero di attaccare e se la dettero a gambe levate.
Grace tremava come una foglia, impaurita ed arrabbiata, per cui con lacrime trattenute a stento uscì subito dopo la fine della rissa, seguita a ruota da Wendy, Red, Bebe, Heidi e Nichole, che assieme a Clyde e Token erano giunti proprio alla fine. I ragazzi ci misero un po’ a riprendersi e non furono cacciati via solo perché, con tutta la sua diplomazia, Kyle aveva spiegato come erano andate le cose agli organizzatori della festa.
Kenny passò il polso sulla bocca, che aveva schivato un pugno giusto per miracolo, così scrollò la spalla di Eric, ancora ansimante e si rivolse all’amico con fare concitato
 
-Ci vuoi spiegare che è successo?-
 
Eric, però, non dette retta ne a lui, ne a Stan, che iniziò ad assillarlo chiedendo spiegazioni assieme a Kenny
 
-Eric cazzo! Voglio sapere perché mi sono beccato un cazzo di pugno da uno di North Park! Cristo!- Gridò Stan che aveva lanciato la sua maschera a terra in un gesto di stizza; a quel punto Eric sembrò rinsavire e parlò puntando lo sguardo dritto in quello di Stan
 
-Stavano molestando tua cugina, quelle teste di cazzo! Secondo te potevo fare finta di niente?!-
 
Poi Eric si voltò a guardare Kenny che aveva gli occhi sgranati di stupore e solo le parole di Eric lo arrestarono dal correre fuori da Grace –L’ho seguita perché l’ho vista sul palco: era sconvolta, tu ne sai qualcosa Kenny?-
 
Stan ignorò la provocazione di Eric e tornò ad incalzarlo –Che cazzo intendi per molestarla?! Le hanno messo le mani addosso?!-
 
Eric fu obbligato a guardare Stan che si era posto fra lui e Kenny –Ancora no, ma non sono sicuro che vorresti sentire quello che le stavano dicendo-
 
I ragazzi si scambiarono sguardi ricchi di rabbia nel sentire quelle parole. Tweek iniziò a sbattere gli occhi in pieno attacco di tic ed alzò la voce, con grande stupore di tutti, mentre Craig lo tratteneva per un braccio –N-non è possibile! An-n-diamo da quei b-bastardi!-
-Tweek calmati, è inutile, se ne sono andati…- tentò di calmarlo Craig
Stan era su tutte le furie e Kyle tentò di placare la sua rabbia come Craig stava facendo con Tweek, mentre Eric era tornato a puntare l’attenzione su Kenny, che stava fremendo per uscire.
 
Grace aveva raccontato fra i singhiozzi quello che era successo, spinta dalle domande premurose delle ragazze. Quando Bebe le aveva chiesto come mai stesse uscendo con tanta fretta, Grace si limitò a dire che aveva bisogno di prendere aria perché le luci sul palco erano troppo calde e lei non si era sentita bene. Non voleva di certo raccontare quello che era successo con Kenny e specialmente, non avrebbe confessato che il vederlo avvinghiato un attimo dopo a Red l’aveva fatta uscire di testa. Ma quando la rossa tentò di avvicinarsi per toccarle una spalla, cosa che le altre stavano facendo senza problemi, Grace non riuscì a trattenersi da ritirare il braccio come si fosse appena ustionata. Fortuna che in quel momento sbucarono fuori i ragazzi e Stan fu il primo ad avvicinarsi con passi felpati alla cugina, di cui aveva cinto le spalle con un braccio
 
-Mi spiace tanto niña- così la chiamava affettuosamente il cugino. Tweek fra tutti gli altri fu l’unico che si sentì di spodestare Stan e di abbracciare Grace che, presa alla sprovvista, si accoccolò in quel goffo abbraccio
 
-Quegli s-stronzi!- fu l’unica cosa che riuscì a balbettare Tweek, mentre Grace si allontanava piano da lui per asciugarsi gli occhi ancora gonfi di pianto. Mentre il gruppo aveva cominciato a chiedersi a vicenda chi fosse l’uno o l’altro ed avevano già iniziato a capire dove avrebbero scovato quel gruppo per fargli capire che era stata una mossa molto azzardata, toccare uno di loro, Kenny si avvicinò a Grace che si era sfilata la parrucca e sfregava i corti capelli biondi per ravvivarli un po’. La ragazza riconobbe in quegli occhi tutto il rammarico e la preoccupazione che stava provando Kenny
 
-Mi spiace Grace, dovevo esserci io, non avrebbero fatto un fiato se…-
 
-Ma tu non c’eri, giusto? C’era Eric però, per fortuna. Tu eri impegnato Kenny, lo abbiamo visto tutti- gelide e piene di astio, quelle parole perforarono lo sterno di Kenny
 
-Grace fammi spiegare…- tentò lui ma un gesto secco della mano lo interruppe
 
-Ora non c’è proprio niente da spiegare- sussurrò arrabbiata –Voglio solo andare a casa e non pensare a…a tutto questo disastro-
 
Kenny passò una mano nei capelli, sfiancato. Tutto quello che avrebbe voluto dire gli morì in gola: che baciarla era stato spettacolare, unico. Che non era riuscito a scansare Red solo per non mettere in ridicolo la ragazza e per non creare un conflitto immediato, che avrebbe voluto essere lì a proteggerla da quelle parole così sporche e velenose che quei figli di puttana le avevano rivolto, che avrebbe voluto riaccompagnarla a casa perché sentiva di volerle stare vicino, anche se ancora non gli era chiaro il reale motivo.
Che quegli occhi rossi di lacrime proprio non riusciva a sopportarli e, ancor di più, non sopportava l’idea che lui potesse essere parte della causa di quel pianto.
Eppure tacque, incapace di dire alcunché mentre lei lo guardava in attesa ed infine, delusa, scostò lo sguardo e si avvicinò ad Eric, per una volta elogiato da tutti per la sua prontezza ed il suo coraggio
 
-Grazie- le disse lei che si era aggrappata alla sua manica come una bambina impaurita di perdersi fra la folla. Eric si sentì arrossire, anche se non era proprio sicuro che quel rossore non fosse provocato dalla pelle che sentiva tirare sulla guancia che aveva ricevuto il pugno; tzk, uscì dalla sua bocca come risposta, gli avrei gonfiati tutti se non mi avessero fermato, proseguì pavoneggiandosi un po’. Quando la ragazza dimostrò la volontà di andare via, per Eric Cartman fu automatico proporsi di accompagnare a casa lei e Stan che non aveva voluto sentire repliche dalla cugina e aveva deciso che sarebbero tornati insieme, tanto Wendy sarebbe andata con loro e si sarebbe fermata a dormire da lui.
Il gruppo si sciolse e Grace si allontanò assieme ai tre, solo dopo essersi voltata a lanciare uno sguardo a Kenny che stava già aspettando il suo sguardo, così quando la ragazza gli dette di nuovo le spalle, affrettandosi ad andare via, si rivolse a Red, frastornata da quella strana atmosfera
 
-Andiamo, ti riaccompagno a casa-
 
Red non disse nulla, non tentò di rivolgere la parola a Kenny per tutto il tragitto, perché il ragazzo camminava con sguardo assente chiuso in un mutismo che proclamava la sua volontà di rimanere in silenzio. Si sentiva un codardo: lui, che aveva mille difetti, ma che tutti ritenevano coraggioso e forte, non si sentiva che un codardo.
Lasciò Red sul vialetto di casa salutandola a mezza bocca e solo quando vide la porta di casa di lei richiudersi dietro la sua figura, solo allora si avviò verso quello schifo di casa in cui viveva.
 
 
I quattro erano entrati a casa di Stan e per fortuna Sharon dormiva già da un pezzo. Wendy seguì Grace in camera sua, così che entrambe ebbero l’occasione di  togliersi i costumi ed infilare il pigiama
 
-Grace…- la richiamò Wendy, perché la californiana era rimasta in mutande, con i pantaloni del pigiama in mano e gli occhi che si erano nuovamente riempiti di lacrime
 
-Ci siamo baciati- sussurrò Grace, provocando uno strabuzzamento degli occhi di Wendy
 
-Tu e chi…?-
 
-Io e Kenny…ci siamo baciati- affermò con aria colpevole
 
-Oddio Grace, ecco perché…-
 
-Ti prego non dirlo a Red- continuò la ragazza tirando su con il naso, mentre finalmente aveva trovato la forza di infilare i pantaloni del pigiama; Wendy annuì. Stava succedendo un bel casino e lei non era sicura che mettersi in mezzo sarebbe stato utile; era convinta, perché conosceva Red da quando erano piccole, che la ragazza si fosse gettata su Kenny solo per togliersi dalla testa Kevin, come sapeva che a Kenny non interessava davvero Red. Eppure non sapeva nemmeno dire se l’amico fosse realmente interessato a Grace e, conoscendo il biondo, prendeva in considerazione che anche Grace non fosse che una delle tante con cui si sarebbe accompagnato giusto per un po’ di tempo. Insomma non c’era alcun bisogno di aggiungere carne al fuoco, non quella sera almeno.
 
 
-Grazie amico- disse Stan, stringendo una spalla di Eric, abbandonato sul letto del ragazzo
 
-Non mi devi ringraziare, non l’ho fatto per te- sputò lui
 
-Lo so, ma Grace…insomma se non ci fossi stato tu non sono sicuro che non sarebbero riusciti a metterle le mani addosso…oddio non ci posso nemmeno pensare- Stan passò una mano sul viso per scacciare via il pensiero, così Eric si sentì in dovere di rassicurarlo, almeno un po’
 
-Mavà, piantala Stan; tua cugina aveva una mazza da baseball in mano, sono più che sicuro che si sarebbero ritrovati con le ossa rotte. Poi era pieno di gente lì…non sarebbero andati lontano-
 
-Pieno di gente ubriaca e fuori di MDMA, lo sai anche tu-
 
Eric restò in silenzio. Non voleva essere ringraziato per aver difeso Grace, era stato spontaneo, per lui, intervenire per affrontare quegli imbecilli. I pensieri dei due furono interrotti con l’entrata nella stanza di Wendy, che dichiarò che Grace augurava ai due la buonanotte, ma che aveva davvero bisogno di dormire. Eric si alzò dal letto e non pretese da nessuno di essere accompagnato alla porta di ingresso.
Mentre tornava verso casa afferrò il telefono, ricercò il contatto della californiana e le dita presero a digitare sulla tastiera in automatico
 
Non ci pensare svitata, quegli stronzi ci penseranno due volte la prossima volta
 
 
Grace si svegliò alle undici del mattino, con gli occhi già pronti a bagnarsi di lacrime salate. Trovò il messaggio di Eric al suo risveglio, assieme a quello telegrafico di Kenny
 
Mi dispiace.
 
 

 
Toto scommesse: con chi perderà la verginità Grace?
 
-Kenny (fico da paura, irresistibile, bello come-lui-nessuno-mai, invasato di sesso e UNICO)
 
-Eric (strafottente, stronzo, pieno di sé, coraggioso, ben piazzato, macchina da guerra)
 
-Tweek (folle, lunatico, pronto alle risse e palesemente gay)
 
-Asciughino (fattone senza rimedio, ma pronto ad asciugare via qualsiasi cosa, anche le lacrime più amare)
 
-Uomorsomaiale (epico e onnipotente personaggio che noi tutti veneriamo)
 
-Personaggio a tua scelta (stupitela!)
 
Vabbè lo so, sono impazzita. Ovviamente non è un sondaggio vero, ma farci una risata dopo questo epilogo drammatico direi che ci sta. Io non commento nulla, a voi la parola!
Vostra fedelissima
 
-Laila-

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Capitolo 8
*** Nuvole rapide ***


Capitolo 8. Nuvole rapide
 
Kenny si sentiva incapace di affrontare il comportamento dissonante di Grace. Quando si erano rivisti a scuola si aspettava che la ragazza gli inveisse contro, trovasse la scusa per prendersela con lui, oppure che lo ignorasse.
Beh, nulla di tutto questo. Grace si era comportata come nulla fosse. L’aveva vista assieme a Stan e Kyle vicino la solita aiuola prima che iniziasse il giorno scolastico e quando lui si era palesato, Grace gli aveva rivolto un sorriso ed un cenno della mano per salutarlo, poi aveva ripreso a chiacchierare come nulla fosse, riuscendo peraltro a coinvolgerlo nella conversazione. Durante le lezioni aveva riposto in un angolo i soliti mezzi di distrazione ed aveva spesso perso lo sguardo sulla schiena ricurva della ragazza, sulle mani che sfregavano di tanto in tanto la nuca chiarissima, sulle braccia che, tese, stiracchiavano il corpo. Succedeva che lei si voltasse per recuperare qualcosa nello zaino e capitava che i loro sguardi si allacciassero per qualche secondo; proprio in quei momenti Kenny percepiva la differenza tonale del suo atteggiamento, come se Grace si dipingesse di accesissimi colori in presenza degli altri e riservasse delle sfumature grigie e piatte per quando lo guardava, senza essere sorpresa da occhi indiscreti.
Durante quei brevi momenti di fredda empatia, Kenny poteva percepire su di sé lo sguardo di Eric ed ogni volta che si girava a guardare l’amico, coglieva gli occhi di quello traslare oltre e tornare a concentrarsi sugli appunti (o più spesso sui fumetti che portava in classe). Nei fine settimana tutto si svolgeva come sempre: tra bar e videogiochi, Grace sembrava sempre la stessa, anche se sembrava passare più tempo in compagnia di Tweek e quando erano in gruppo si chiudeva spesso a parlare con Eric. Per la prima volta in vita sua, Kenny non capiva quale sarebbe stata la cosa giusta da fare e, più i giorni passavano, maggiore era il senso di inadeguatezza ed oppressione nei confronti di lei.
 
-Ehi, ci sei?-
Kenny schiuse un paio di volte le palpebre, destandosi così dai pensieri e volse gli occhi verso Red, appollaiata sulla panchina accanto a lui
 
-Si, scusami ero…sovrappensiero-
 
-Beh, lo sei sempre ultimamente- rispose con una punta di acidità la ragazza, così passò una mano guantata sui capelli per scrollare via i primi fiocchi che cadevano dal cielo –Comincia a nevicare, perché non andiamo da me? Ho casa libera oggi…-
 
Kenny annuì senza reale interesse, così si alzò e nel seguire la ragazza, tentò di sforzarsi molto per conversare con lei e scacciare Grace dalla testa. Del resto non voleva andare a letto con Red mentre la testa era tutta per quei grandi occhi blu che non lo lasciavano solo un solo istante.
 
 
-Dov’è quel ritardato di Kenny? Ehi a noi non hai portato nulla?!-
Eric stringeva il joystick della Xbox e ne passò uno a Grace, che era uscita dalla cucina del ragazzo con un bicchiere di succo di ananas in mano e un biscotto in bocca. La madre di Eric la riempiva di attenzioni ogni volta che lei si presentava con il cugino e gli altri a casa loro, tentando inoltre in ogni modo di fare conversazione. Evidentemente una presenza femminile fra il gruppo di amici del figlio era un fatto che rallegrava particolarmente Liane
 
-Alzai e fai a prendere quelfo che uoi- sputacchiò Grace mentre masticava il biscotto, così si accucciò a terra ai piedi del divano, mentre Stan, Kyle ed Eric occupavano la comoda seduta
 
-Kenny arriva più tardi, mi ha scritto un messaggio prima- dichiarò Kyle mentre recuperava un altro joystick
 
-Sicuro si starà trombando Red- sputò Eric tenendo lo sguardo fisso sulla nuca di Grace; dal canto suo Grace non mosse un muscolo, se non per portare il bicchiere di succo alla bocca, invece Eric si beccò una gomitata da Stan
 
-Mi spieghi perché devi sempre essere così idiota?- sussurrò lui come se Grace non potesse sentirlo, ma prima che il ragazzo potesse replicare, la californiana alzò il joystick e lo ondeggiò sopra la sua testa
 
-Si fottesse Kenny, giochiamo senza di lui, no? Forza Eric avvia-
 
I tre si scambiarono un’occhiata complice, infine il viso di Eric si dipinse di un sorriso soddisfatto, mentre il pollice premeva la x per avviare il gioco –Hai ragione, si fottesse Kenny-
 
 
Red si alzò dal letto, infilò al volo la biancheria e sistemò i capelli in una cipolla improvvisata; Kenny ne seguì distrattamente i movimenti; non la guardava veramente, le pupille ne attraversavano le schiena nuda ed andavano oltre nonostante fosse riuscito, come si era ripromesso del resto, a concentrarsi sulla ragazza quando si erano fiondati sul letto e si erano spogliati di ogni incomodo e superfluo vestito: Il ragazzo aveva osservato i capelli rossi oscillare sopra il seno abbondante mentre quel corpo morbido si agitava con arroganza sopra di lui, ne aveva seguito le linee che davano vita a quelle forme che, tutto sommato, lo soddisfacevano abbondantemente, si era soffermato sulle labbra sottili che si schiudevano in ansiti di puro piacere, o almeno così sembrava; Red era brava, bravissima in realtà e riusciva ad appagare in tutto e per tutto i bisogni primordiali di Kenny senza compromettere quel rapporto che era nato per puro caso e che si era ormai stabilizzato su una semplice quotidianità, fatta di sesso e di un po’ di chiacchiere.
Era stata la ragazza a farsi avanti qualche giorno dopo la festa di Halloween e Kenny, visto lo stato burrascoso in cui verteva il suo rapporto con la bionda californiana, aveva deciso quantomeno di approfittare delle voglie di Red, convinto del fatto che tanto quel rapporto non sarebbe andato oltre di un solo passo. Certo, questa non era una giustificazione al fatto che non aveva più tentato di parlare davvero con Grace, a maggior ragione dopo il silenzio impietoso che lei gli aveva riservato. Non aveva mai risposto a quel blando messaggio di scuse e solo i suoi occhi gli trasmettevano disagio, rancore e disapprovazione.
Mentre guardava il culo tornito di Red che si piegava per recuperare i pantaloni della tuta pensò che si, avrebbe voluto, in quel momento, sostituire la ragazza con la più piccola, e per lui fantastica, californiana.
 
Wendy si era sempre rifiutata di andare a casa di Cartman, nonostante Stan l’avesse invitata più volte. Che non tollerasse Eric (più precisamente, che i due non si tollerassero a vicenda) era cosa ovvia e tutti ne erano a conoscenza, ma finalmente scelse di fare un’eccezione, convincendosi che se ci riusciva Grace, a tollerare i momenti di mascolina condivisione del suo ragazzo ed i suoi amici, allora ce l’avrebbe fatta anche lei.
La signora Cartman era al settimo cielo, quando aprì la porta a Wendy
-Deve essere successo un miracolo! Finalmente in questa casa arrivano delle ragazze!- squittì commossa Liane mentre invitava Wendy ad entrare con grande affetto. Se la donna si era dimostrata particolarmente affettuosa e ben predisposta alla presenza della ragazza, diversa fu la reazione di Eric, che si limitò a fare una smorfia disgustata quando quella entrò nella sala, mantenendo gli occhi sullo schermo
 
-Finalmente!- gridò Grace, che mise subito in pausa il gioco con grande disappunto di Eric
 
-Oddio Grace, speravo che almeno tu limitassi questa perdita di tempo- disse Wendy mentre si spogliava dal cappello e la giacca pesante, aiutata da Stan che si era precipitato al suo fianco, non prima di averle scoccato un bacio sulla bocca
 
-Ma che dici, questo è il mio paradiso- Grace aveva approfittato del posto libero di Stan e si era fiondata sul divano –Videogiochi, cibo, comodità!- continuò entusiasta
 
-Sei una scroccona- bofonchiò Eric, anche se in realtà la presenza di Grace era sempre più apprezzata dal ragazzo. Il pomeriggio comunque passò fra videogiochi e biscotti e persino Wendy aveva tentato di giocare con loro, combinando un disastro dietro l’altro, ma regalando un momento di pura gioia a Stan, che non era mai riuscito a convincere la sua ragazza ad apprezzare i videogiochi
 
-Maaa…la porta!- quando il campanello suonò erano ormai le sette passate. Che grande tumulto che colse la bocca dello stomaco di Grace, quando nella sala apparve la sagoma del parka arancione che avrebbe distinto fra un milione seguita, purtroppo, da una riconoscibile chioma fluente rosso fuoco. Grace in quel mese passato dopo la festa di Halloween aveva fatto di tutto per fare finta di nulla ed accettare di vedere Kenny e Red passare molto tempo insieme. Ogni volta che qualcuno alludeva alla coppia, la bionda deglutiva e si ostinava a fare finta di non sentire, oppure cambiava rapidamente argomento; quando per qualche motivo si trovava sola con le ragazze, ogni volta che Red parlava di Kenny lei trovava una buona scusa per allontanarsi, o afferrava il cellulare, oppure concentrava i pensieri su altro. Ma averceli proprio davanti era una cosa che ancora non riusciva a gestire. Era vero, con Kenny non si era che scambiata un bacio, ma dentro di sé Grace sentiva che il suo rapporto con il ragazzo andava ben oltre, percepiva quella compatibilità che difficilmente avrebbe riscontrato in qualcun altro. Quando Liane invitò i ragazzi in cucina per prendere una tazza di tè, Grace declinò, ben contenta di avere un po’ di tempo per metabolizzare la presenza dei due.
 
-Passo anche io- disse disinvolto Kenny che senza pensarci su sedette sul divano accanto a Grace. Perché diavolo non la lasciava stare? Perché non se ne andava con gli altri in cucina, invece di rimanere ostinatamente vicino a lei?
Grace sentì il battito accelerare, eppure fece finta di niente ed afferrò nuovamente il joystick, così da potersi distrarre con una nuova partita e non pensare al fatto di essere rimasta sola con Kenny
 
-Grace…ehi Grace- il ragazzo tentò di richiamare la sua attenzione, ma lei mantenne ostinatamente lo sguardo sullo schermo
 
-Che c’è?- buttò lì mentre si accaniva contro un gruppo di soldati pronti ad assaltarla
 
Kenny la fissava non sapendo bene come procedere; aveva appena passato tutto il pomeriggio a fare dell’ottimo sesso con Red, eppure ogni volta che si ritrovava nello stesso luogo con la californiana, la testa si ovattava e subito cadeva in uno stato confusionale
 
-Non parliamo da un po’, del resto non hai fatto che ignorarmi nell’ultimo mese- Il ragazzo lo ammise con sfrontato coraggio, cosa che portò Grace ad arrestare il gioco e roteare il viso verso di lui; gestire quegli occhi verdi così penetranti era praticamente impossibile, eppure avrebbe dovuto farlo, non voleva di certo risultare fragile ed insicura (anche se si sentiva più che fragile, davanti a Kenny)
 
-Se ti ho ignorato è perché ho capito che la tua presenza non mi fa bene, quindi perché dovremmo parlare? Di cosa dovremmo parlare?- Ci era riuscita, era stata dura ed affilata. Eppure Kenny non sembrò minimamente toccato da quelle parole che volevano fare male, ma si limitò a sfilarle il joystick dalle mani
 
-Di te, mi piacerebbe parlare di te sai. Karen mi ha chiesto di te qualche giorno fa, ti ha trovata simpatica- sorrise spontaneamente, ma dopo qualche istante gli angoli della bocca si rilassarono per lasciare il posto ad un’espressione più seria –Ma io non sapevo che cosa dirle Grace e…non mi è piaciuto, ecco. Non mi piace non sapere cosa dire su di te, solo perché abbiamo smesso di parlare-
 
Grace non sapeva cosa dire, tanto era spiazzata dalla cristallina sincerità con cui si approcciava Kenny. Eppure non poteva evitare di ripensare a quel bacio che si erano scambiati, quel bacio che, ne era più che certa, aveva smosso lui allo stesso modo. Di fatto era lei a trovarsi in torto: era a conoscenza del fatto che il ragazzo si stesse frequentando in qualche modo con Red, eppure aveva ceduto a quel momento di debolezza ed aveva contribuito a mandare all’aria quel rapporto che stavano costruendo. Kenny le piaceva, le piaceva da impazzire. Parlare con lui era semplice e naturale, come se lo conoscesse da sempre, ma al contempo il corpo reagiva sempre in quella maniera inaspettata vicino a lui…insomma quel che provava per il ragazzo era difficile da definire e se da una parte voleva tenerlo lontano per non rischiare di soffrire, dall’altra sentiva come se una calamita la attirasse a lui. Tutto quel pensare si rifletteva nei suoi occhi blu allacciati a quelli di lui e nelle labbra, che tremolavano appena incapaci di dire qualcosa, per questo quando Kenny allungò una mano a sfiorarle il braccio lei sussultò, perché ogni movimento, ogni parola dal tono profondo e sopra ad ogni cosa i suoi grandi ed espressivi occhi color del mare la frastornavano al punto di non riuscire ad essere razionale
 
-Volevo solo dirti questo, ho bisogno di parlare con te biondina, non so nemmeno per dirti cosa, però ho bisogno di farlo-
 
Parlare? Gli sarebbe saltata addosso solo per sentire ancora il suo odore e per immergersi in quelle labbra morbide e divine. Con tutta la forza che riuscì a racimolare, Grace allungò una mano a sfiorare quella che il ragazzo teneva sul suo braccio gracile e, proprio quando il suo capo annuì e dalla bocca uscì una flebile parola di consenso, le risate degli altri arrivarono alle orecchie dei due ed in men che non si dica Grace allontanò la mano e riprese il joystick, come se nulla fosse successo.
 
 
-Tieni, il tuo preferito- Tweek aveva portato una tazza di caffè nero per sé e l’amica, che si era liberata della giacca ingombrante e si era seduta sul suo letto con naturale confidenza
 
-Grazie…sono praticamente scappata da casa di Eric con una scusa, però più tardi ho detto ai ragazzi che li avrei raggiunti al bar…sto andando fuori di testa- sospirò mestamente, mentre portava il caffè alla bocca
 
-V-vuoi parlarmene? S-sono bravo ad as-scoltare, lo sai- il biondo scarmigliato rivolse un gran sorriso all’amica, così affondò sul letto accanto a lei, ritrovandosi poco dopo ad ascoltare il fiume di parole che usciva incontinente dalla bocca di Grace. Gli raccontò tutto, della sua cotta per Kenny, di quel bacio che si erano scambiati durante la festa di Halloween, dell’incapacità di riuscire a digerire che il ragazzo frequentasse Red e delle attenzioni che le riservava Eric, perché non era mica stupida Grace e l’aveva capito che quello non le aveva chiesto di uscire tanto per, ma che in qualche modo cominciava a piacergli sul serio
 
-Cartman?!- Tweek strabuzzò gli occhi non riuscendo a trattenere lo stupore –Davvero Eric t-ti ha chiesto di uscire?! Devi s-stare attenta a lui, Eric è u-un vero stronzo!-
 
Grace sospirò e le sue spalle crollarono sempre più verso il basso –Lo so Tweek…ma con me non è male, davvero. Cioè so quello che è successo con Heidi e lo vedo come si comporta, però è sempre davvero carino con me, a modo suo certo- sbuffò prima di bere dell’altro caffè –Forse dovrei dargli una possibilità, del resto è evidente che Kenny…-
 
-Ma n-non dire cazzate!- Tweek le strappò via la tazza di caffè dalle mani rischiando di rovesciarlo ovunque –Eric non è quello g-giusto per te! Lui fa così c-con le p-persone, le ammalia e poi le b-butta! Almeno Kenny…lui è sincero…e d-da quello che mi dici non credo gli f-freghi qualcosa di Red-
 
Grace fissò gli occhi sgranati di Tweek mentre tentava di riprendere possesso della sua tazza
-Non lo so…so solo che io non ci riesco proprio a stare lontana da Kenny…ci provo davvero, però credo di essermi presa proprio una brutta sbandata. Però cazzo Tweek, Kenny è un fottuto dongiovanni ed ora se la fa con Red, almeno Eric non passa da una ragazza all’altra con tutta quella naturalezza-
 
-Ma questo n-non è un buon motivo per uscire con lui! Ti p-prego Grace dammi retta, lascia perdere Cartman, ti darà s-solo problemi-
 
La ragazza roteò gli occhi, infine annuì affatto convinta così, con la faccia immersa nella tazza, tornò a puntare gli occhi in quelli dell’amico –E tu invece? Che mi dici di Craig?-
 
Tweek cominciò a tossire sonoramente e la sua faccia diventò in un attimo di un bel tono color peperone –C-che c-c-c-centra C- Cra-Craig o-o-ora?!-
 
Tutto quel balbettare scatenò una fragorosa risata della californiana –Ma guardati! Come ti imbarazzi facile!- Grace poggiò la tazza a terra ed avvicinò il viso a quello ancora rosso di Tweek, infine sorrise –Guarda che anche io sono una brava ascoltatrice…ed un’ottima osservatrice! Forza, ora tocca a te…-
Dopo tanto balbettare Tweek riuscì a calmarsi un po’, così si grattò nervosamente la nuca e qualche istante dopo si ritrovò a confessare sentimenti che nemmeno lui credeva di provare nei confronti del bel moro che ormai occupava ogni suo pensiero.
 
 
Il telefono vibrò nella sua tasca per l’ennesima volta durante il corso della serata e Red cominciò a non dargli più peso; le sue amiche si erano fatte molto pettegole da quando aveva scritto sul loro gruppo che avrebbe passato il pomeriggio con Kenny ed ogni dieci minuti arrivava qualche notifica da parte di Bebe o Nichole che erano vogliose di dettagli, oppure di Wendy e Heidi che ammonivano le altre due. Decise ad un certo punto di silenziare il gruppo, perché presto anche le altre avrebbero raggiunto lei e gli amici al solito bar e davvero non c’era motivo di continuare ad assillarla per messaggi; quando estrasse il telefono, però, il cuore cominciò a palpitare, perché un messaggio era apparso fra gli altri, un messaggio che di certo Red non si sarebbe aspettata
 
Bastard_n.1
 
Kevin. Kevin le aveva scritto. Si guardò intorno e senza dare nell’occhio uscì dal locale. Con mano tremante sbloccò lo schermo ed aprì la notifica
 
8.03 pm
Lo so che non dovrei farlo, lo so che ho sbagliato tutto con te, ma davvero ho bisogno di parlarti. Non so nemmeno io per dirti cosa, ma mi manca parlare con te. Oggi sono uscito dagli allenamenti con la testa che rimbombava
 
8.09 pm
Mi sento un idiota Becca
 
8.18 pm
Hai tutti i motivi per avercela con me, però sarebbe davvero importante poterti parlare ancora

 
Red si morse forte il labbro, mentre le dita digitavano e cancellavano, poi digitavano ancora: insulti, rimproveri, poi un lungo messaggio dove scriveva che avrebbe anche lei voluto vederlo e parlare con lui, perché alla fin fine mancava anche a lei, parlare con Kevin.
Ma cancellò tutto e decise di non rispondere affatto. Mentre infilava di nuovo il telefono nella tasca lanciò uno sguardo oltre la porta a vetri e gli occhi caldi trovarono la figura di Kenny, che se ne stava in un angolo a parlare con Craig.
Kenny era bellissimo, era garbato e, specialmente, capace di farle perdere il controllo sotto le lenzuola. Però non era Kevin. Quando il biondo si rabbuiava di botto, Red si sentiva incapace di affrontare i suoi silenzi; quando parlavano finiva sempre che la conversazione morisse all’improvviso perché alla fine non avevano molto da dirsi. Con Kevin non era mai stato così, ecco perché lei si era innamorata di quel bastardo, perché tutto risultava molto semplice e naturale, in presenza di Kevin. Bastava che il ragazzo la guardasse in un certo modo per farle capire cosa intendesse e le ore passavano rapidamente in sua presenza; succedeva, magari, che in un intero pomeriggio non si baciassero nemmeno una volta, tante erano le cose che avevano da dirsi. Ma allora perché l’aveva mollata così, di punto in bianco?
Forse aveva avuto paura di quella relazione che si stava facendo così seria?
Forse Kevin non era riuscito a gestire le emozioni che Red gli scatenava?
Forse quel vulcano sempre pronto ad esplodere era stato troppo per lui?
Rientrò con l’amaro in bocca, perché anche se aveva deciso di non rispondere al messaggio di Kevin, ormai il pensiero del ragazzo si era instillato in lei e, come un rubinetto rotto, la sua immagine appariva nella testa a cadenza regolare.
 
 
Grace si era fatta forza e spinta da Tweek aveva deciso di raggiungere gli altri; certo non mancò di lamentarsi durante il tragitto verso il locale, perché la ragazza sapeva che il suo amico aveva insistito tanto perché ci sarebbe stato anche Craig con gli altri, ma in fondo quella complicità la divertiva e la rassicurava. Si erano finalmente confidati l’uno con l’altra ed entrambi si sentivano più leggeri, sapendo di poter contare su qualcun altro per sfogare la frustrazione.
 
 
Craig si irrigidì quando notò Tweek e Grace varcare la soglia del bar tanto che Kenny, con cui stava parlando, si rese conto del cambiamento repentino dell’amico e ricercò automaticamente con lo sguardo il motivo che aveva portato Craig ad ammutolirsi tutt’insieme.
 
Tweek passò nervosamente una mano nei capelli per scrollarsi via la neve di dosso. Continuava ad ostinarsi a non indossare il cappello e per questo, ogni mese, si beccava un raffreddore. Si guardò rapidamente intorno ed i suoi occhi presero a sfarfallare quando incontrarono quelli di Craig già pronti ad accogliere i suoi; il moro tirò su un angolo della bocca ed alzò appena la mano per salutarlo e quel sorriso abbozzato aveva già posto un freno allo spasmodico tic di Tweek.
 
Grace fissò Kenny.
 
Kenny fissò Grace.
 
Il contatto visivo fu bruscamente interrotto dalle figure di Eric e Red, il primo che si avvicinava a Grace, la seconda a Kenny.
 
Smisero di fissarsi e passarono il resto della serata a fare di tutto per ignorarsi, almeno apparentemente. Ma non riuscirono a sfuggire all’alcol che entrambi si ostinarono ad ingurgitare senza troppe remore. Grace si era seduta sul solito tavolo e smuoveva nervosamente il piercing fra le narici mentre Heidi, giunta da poco, era davanti a lei a parlare di San Diego e dell’amata California; la testa le girava un po’, ma si trovava in quello stato di grazia tipico dell’inizio di una buona sbronza, per cui tutto quel sentirsi su di giri non le dispiaceva affatto. Riuscì per un po’ ad ignorare Eric che dimostrava la volontà di infastidire Heidi mettendosi in mezzo alla conversazione fin quando la ragazza, dimostrando di essere decisamente superiore a quelle stupide provocazioni, sorrise a Grace e si allontanò per avvicinarsi a Kyle
 
-Eric...- Grace ciondolava avanti e indietro le gambe, mentre un sorriso sornione le coloriva il viso –Dovresti smetterla di provocarla, lo sai che è inutile, non fai altro che farti del male così-
 
-Non ci posso fare niente, ormai è così con lei – disse Eric mentre passava una mano fra i folti capelli castani, ma Grace allungò la propria a tirar via la sua –Non dovresti farlo, è sciocco e controproducente-
Eric rabbrividì nel sentire la mano di Grace che stringeva la sua in quel gesto di sincero affetto, eppure non riuscì a sorridere malandrino e ad avvicinarsi un po’ a quella ragazza ciondolante –Che c’è, sarai mica gelosa, svitata-
 
 
Kenny non riusciva a non guardare Grace, come non riuscì a trattenersi quando notò il comportamento tanto ambiguo che Eric stava adottando con la californiana. Conosceva l’amico alla perfezione e sapeva leggere il linguaggio del suo corpo: Eric Cartman ci stava provando con Grace, era ovvio. Buttò giù dell’altro gin, prima di infilare le mani nelle tasche dei jeans logori e accelerare il passo verso il bagno, lasciando non troppo basiti Tweek, Craig e Tokken.
 
 
-Gelosa? Ma quanta importanza che ci diamo, eh Cartman?- Grace cinguettò una risata, così allontanò il ragazzo che si era avvicinato pericolosamente a lei –Prendilo come un consiglio da amica, piuttosto!-
 
-Amica, ma quale amica, io non voglio che tu sia amica mia- Eric ignorò la mano di Grace che spingeva il suo torace e tornò ad incurvarsi nella sua direzione –Non l’hai capito ancora?-
 
-L’unica cosa che ho capito…- Grace rimase qualche istante a fissare quegli occhi da cerbiatto e quel sorriso che, doveva ammetterlo, era accattivante e carino da impazzire, prima di scrollare la testa e scendere dal tavolo, circumnavigando la figura del ragazzo -…è che devo proprio andare al bagno!-
 
-Andiamo Grace!- Eric spalancò le braccia mentre si voltava verso la ragazza che saltellava velocemente verso il bagno, così scosse anche lui la testa ed accennò una risata.
 
 
Tirò su la cerniera dei pantaloni ed allacciò nuovamente la cintura, così Kenny, dopo aver perso il solito tempo a leggere le nuove scritte che si erano aggiunte al muro del bagno, aprì la porta tartassata da colpi incessanti
 
-Occupato! Un attimo…che cazzo…- ma per l’ennesima volta durante il corso della serata, gli occhi resi lucidi da tutto quel bere scesero ad incontrare la nuca di capelli chiari e disordinati e ancora più giù, fino ad allacciarsi a quelli di intenso blu di Grace, la quale nel riconoscerlo si portò una mano alla bocca per trattenere una risata
 
-Scusa…certo che pure tu eh, ho bussato per 5 minuti buoni, potevi rispondere!-
 
-Sempre la solita esagerata- Kenny liberò un sorriso –Saranno stati al massimo venti secondi-
 
Fecero a gara per spostarsi a destra e sinistra per liberare il passaggio, ma dopo cinque o sei tentativi andati a vuoto si arresero e scoppiarono a ridere, fin quando le risate non si affievolirono, a quel punto Kenny infilò le mani nelle tasche e si fece appena più serio
 
-Insomma Eric ci sta provando con te-
 
-Eh? Non credo proprio, anche fosse che fai, ci spii?- Grace si munì di una punta di acidità nel rivolgere la domanda al ragazzo davanti a lei
 
-Che c’è, non posso nemmeno guardarti adesso?- Davvero non era sua intenzione, eppure la sbronza aveva portato Kenny ad avvalersi di un tono risentito, cosa che Grace notò senza sforzo
 
-Puoi fare quello che ti pare Kenny, guardami, parlami, sta zitto, mettiti a ballare e fare le capriole, di certo non sono io che te lo impedirò. Certo però che mi pare proprio strano che tu stia qui a perdere tempo a guardarmi, mentre c’è Red che smania dalla voglia di saltarti addosso- lo sproloquio fu adornato da un sorriso candido, tagliente come la lama bollente di un coltello appena forgiato. Ma che bel sorriso, ma che labbra da mozzare il fiato e far vibrare le parti più peccaminose del corpo, pensò Kenny, nonostante tutto
 
-Lo sai che non sono mai stato capace di fare le capriole? Le verticali si, ma le capriole proprio no- alzò le spalle, lui –mi fanno paura-
 
E niente, Grace tornò a ridere dimenticandosi già del risentimento nei confronti di lui, così lo strattonò per un braccio –Allora forza! Fai una verticale!-
 
Kenny barcollò trascinandosi una risata dietro a quella melodiosa della californiana; anche quella aveva un tono diverso, pensò mentre si lasciava sballottare da lei –Ma qui non c’è abbastanza spazio…come cazzo faccio a fare la verticale…-
 
Grace si fece seria d’improvviso e gli dette l’ennesimo strattone –Credo in te Kenneth McCormick, so che ci riuscirai-
 
-Va bene, va bene- Kenny cominciò a smuovere il corpo come se si stesse preparando per una grande prestazione atletica –Ma non scommetto mai a vuoto biondina- e fece scrocchiare le dita delle mani –quindi mi devi assicurare una vincita nel caso, inoltre lo devi fare anche tu-
 
-Mi stai dicendo che oltre a darti un premio devo anche fare questa cosa?- Chiese Grace ondeggiando un po’, così Kenny ancora intento a riscaldarsi dinoccolato, annuì. Non fosse stato per tutto quel gin tonic Grace si sarebbe rifiutata, ma ormai era la sbronza a parlare al posto suo. Si strinse nell’angolino dell’anticamera del bagno e fissò il profilo di Kenny, che guardava il muro con estrema concentrazione, dopo di che virò appena il capo verso di lei –vado?-
 
-Vai-
 
Il ragazzo allungò le braccia per prendere le misure e dopo un paio di ondeggiamenti avanti e indietro, poggiò le mani a terra e con un unico slancio si esibì in una miracolosa verticale
 
-Oddio, ce l’hai fatta…ce l’hai fatta!- Grace iniziò ad applaudire esaltata e quando lui ridiscese e tornò in piedi, si lisciò i jeans e sorrise vittorioso. A quel punto prese il posto di lei
 
-Forza, sta a te-
 
La ragazza lo guardò con aria di sfida, così lo scimmiottò nel riscaldamento, generando un gran sghignazzamento
 
-Non ridere!- lo ammonì, senza riuscire a trattenere a sua volta una risata. Sentiva la testa girare, ma non avrebbe permesso a se stessa di fare una gran figuraccia davanti a Kenny, no davvero. Prese le misure ed in un attimo si ritrovo a testa in giù: percepì la minigonna a tubino arricciarsi appena sopra i glutei e la maglia a strisce salirle fin sopra l’ombelico. Ma c’era riuscita! Ricercò con l’occhio Kenny, che scoprì scorrerle il corpo con gli occhi e tanto le bastò per perdere l’equilibrio; non fosse stato per la prontezza del ragazzo nell’aiutarla a rimettersi in piedi, probabilmente sarebbe crollata su se stessa
 
-Ce l’abbiamo fatta!- stridulò eccitata mentre sfregava i capelli corti
 
-Ti sei salvata per un pelo, ma si, ce l’abbiamo fatta- la assecondò lui che l’aveva già tirata a sé per un polso. Risero mentre non la smettevano di fissarsi, risero quando lei passò le braccia intorno al suo collo e lui le strinse i fianchi. Sorrisero, infine, mentre iniziarono a barcollare stretti l’uno all’altra
 
-Mi merito la mia ricompensa- dichiarò serio Kenny
 
-Forza, quale sarebbe questa ricompensa?- chiese Grace
 
-Fra due settimane è il tuo compleanno o sbaglio?-
 
-Che memoria McCormick…sappi che non ho nessuna intenzione di tirare su festoni, ne ho avuto abbastanza, ho bisogno di riposo!-
 
Kenny arricciò ancora le labbra in un bel sorriso e poi negò col capo –Nessuna festa, però vorrei lo passassimo insieme. Te ed io Grace, almeno qualche ora-
 
In quel momento non avrebbe negato nulla a Kenny, nonostante la loro situazione complessiva non le andasse affatto a genio
 
-Potrei accettare…però non è un premio. Se deciderò di passare il mio compleanno con te è solo perché lo voglio io- sussurrò leziosa ed intanto le mani andarono a ricercare i capelli morbidi e chiari
 
Le dita sottili di Kenny passavano leggere dai fianchi alla schiena -Ci può stare, allora devi garantirmi un’altra cosa…mi devi o non mi devi una ricompensa?-
 
-Sentiamo…-
 
Ma prima che Kenny potesse parlare, la porta del bagno si spalancò e Kenny incrociò lo sguardo con Stan, che spalancò gli occhi appena si rese conto che l’amico e la cugina si tenevano stretti in quel modo che appariva molto distante da un abbraccio amichevole.
 
 
-Mi devi dire qualcosa?- Stan era entrato con la cugina in camera. Quando era entrato nel bagno e aveva visto quella scena aveva bisbigliato ai due che forse era il caso di tornare dagli altri, dato che gli amici cominciavano a chiedersi che fine avessero fatto. Fu molto cortese, non fece domande inopportune a Kenny ed attese di essere arrivato a casa prima di rivolgere quella domanda a Grace. La cugina fece un gran sospiro, così tirò Stan per la mano e con lui sedette sul letto
 
-Lo so, sto sbagliando tutto. Però ti assicuro che non è facile stare lontana da…ecco una persona che ti piace-
 
Quegli occhi così simili ai suoi la ispezionarono; Stan rimase per un po’ in silenzio, prima di poggiare una mano sulla spalla di Grace e stringere appena
 
-Ti piace davvero tanto?-
 
-Mh-mh- annuì lei, afflosciandosi in se stessa
 
-Senti Grace, io non credo che il problema sia che Kenny se la fa con Red. Fidati se ti dico che lo conosco come le mie tasche, siamo cresciuti insieme…Kenny è davvero ok, però non l’ho mai visto stare seriamente con qualcuno. Forse ha una vita talmente tanto difficile che non ha mai nemmeno provato a immergersi in una relazione, credo per paura di sobbarcare le persone di quei problemi che sono così tanto più grandi di lui-
 
Grace ascoltava Stan con vivo interesse, così lui continuò –Non hai idea di che bordello sia la sua famiglia, davvero. Lui ci è abituato e non è che se ne vergogni, però immagino debba essere difficile mostrare questo lato della sua vita a qualcuno…insomma quello che voglio dirti è che spererei non ti facessi illusioni con lui; Kenny è bravissimo a scappare dalle relazioni quando sente che la cosa stia diventando…importante ecco-
 
La ragazza sentì di tremare un po’ e con molto coraggio si sforzò di rispondere –Lui mi ha parlato della sua famiglia…l’ha fatto senza problemi Stan! Lo so che io non ho la sua stessa situazione, lo so che probabilmente pensa che nessuno potrebbe realmente comprenderlo…io sono benestante, è vero- alzò appena le spalle –anzi direi più che benestante, visto il lavoro di papà…però non ti dimenticare la mamma- lo disse con una punta di amarezza nella bocca e Stan sorrise tristemente al pensiero della zia –Lo so Grace…la zia…-
 
-Ti dico che è peggiorata molto negli ultimi tempi, per questo papà ha voluto che ci trasferissimo, non me l’ha detto chiaramente, ma immagino pensi che la vicinanza con la zia non le faccia che bene- passò una mano fra i capelli chiari e li scrollò con distrazione
 
-Sta tanto male?- Stan si sentì incredibilmente in colpa; da quando Grace si era trasferita non le aveva chiesto nulla a proposito di Eveline, perché pensava che la situazione fosse più o meno stazionaria e lo sapeva, che a Grace faceva male parlare della madre
 
-Non ti dico che è totalmente impazzita, ma ci siamo molto vicini…ha avuto l’ennesima crisi isterica prima che papà decidesse di mettermi su quell’aereo e lo psichiatra l’ha imbottita di medicine, sono così tante che non so nemmeno a cosa siano utili- Ammise in un sospiro
 
-Mi spiace niña, tu lo sai che io sono qui, non è vero? Puoi sfogarti quando ti pare, non ti devi tenere sempre tutto dentro-
 
Grace fece un grande sorriso ma lo sguardo era perso in un punto indefinito della stanza
-Grazie Stan…andiamocene a dormire ora, è tardissimo-
 
 
L’appartamento era illuminato dalla flebile luce della vecchia televisione che avevano nel salotto. Kenny chiuse pianissimo la porta dietro di sé e lanciò uno sguardo al padre, addormentato sul divano e circondato da lattine di birra vuote. Non tentò di svegliarlo ma si chiuse frettolosamente nella stanza che condivideva con Karen; si gettò sul letto ancora vestito e tirò fuori il suo cellulare. La testa era invasa da pensieri bellissimi ed orribili, che facevano a botte per conquistare il podio dell’attenzione. Rintracciò il contatto di Grace e digitò con foga tutto quello che non era riuscito a dirle per colpa dell’interruzione di Stan
 
Non sono riuscito a chiederti la mia ricompensa prima e non credo riuscirei a prendere sonno se non te lo dicessi. Allora eccoci qui: vorrei che stessi lontana da Eric, almeno fino al tuo compleanno; sono solo due settimane in fondo, però se sei una persona corretta (e io lo so che lo sei) devi rispettare i patti. Ci stai?
Buonanotte biondina, o buongiorno. Avrei continuato a fare le verticali in quel bagno tutta la notte.

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Capitolo 9
*** La Tempesta del secolo ***


Capitolo 9 . La tempesta del secolo
 
 
Che richiesta assurda era mai quella, Grace non se ne capacitava proprio. Quando aprì gli occhi, la mattina successiva, trovare il messaggio di Kenny era stato come se una grossa centrifuga fosse stata installata nel suo stomaco. Certo, aveva sorriso spontaneamente, ma poi si era resa conto che non ci fosse proprio nulla da sorridere, che Kenny non doveva avanzare una richiesta del genere.
Lo avrebbe accontentato?
Ma poi era così sicuro che Eric avrebbe voluto passare del tempo con lei durante quel lasso di tempo?
 
Se la prima settimana a seguito di quel weekend passò serenamente, giunti al mercoledì, preludio del suo compleanno, né Tweek né Kenny si erano presentati a scuola, il primo per un forte raffreddore che l’aveva costretto sotto le coperte, il secondo con una non meglio identificata influenza; Kyle sgranava gli occhi e gesticolava, mentre raccontava a Stan che Kenny aveva passato il pomeriggio precedente chiuso al bagno a vomitare e Grace, appena il rosso aveva iniziato a spendersi in dettagli, aveva deciso che era giunto il momento di smettere di origliare. Una volta in classe abbandonò lo zaino a terra a fianco al proprio banco e, sbuffando per l’assenza del suo amico, si accasciò sulla sedia, pronta ad affrontare un’altra settimana di noiose lezioni senza il supporto delle chiacchiere che avrebbe fatto con Tweek. Con una guancia abbandonata sulle mani incrociate sul banco, Grace si guardava distrattamente intorno con fare annoiato
 
-Siamo depresse oggi, eh svitata?- Le domandò una voce alla sua destra, così alzò distrattamente la testa e guardò Eric con occhi a mezz’asta
 
-Mpf, non c’è Tweek oggi, sta più male che bene ultimamente-
 
-Oh, ma è normale- disse Eric che, senza chiedere il permesso, prese il posto del ragazzo –Ogni volta che arriva dicembre Tweek incomincia ad assentarsi; colpa del raffreddore- a quel punto Eric si liberò di cappello e giacca, che abbandonò sulla spalliera della sedia, mentre Grace lo guardava con un sopracciglio inarcato
 
-Scusa, che stai facendo?-
 
-Non voglio mica passare tutta la lezione con la giaccia- rispose serenamente il ragazzo
 
-Si, no, cioè…intendo: che cosa fai qui – sottolineò Grace indicando il banco di Tweek, così anche Eric inarcò un sopracciglio –Mi siedo, ti da fastidio? Tweek non è mica morto, non è il suo mausoleo questo qui – sorrise poi tutto allegro, mentre il resto della classe prendeva posto sotto l’insistenza della professoressa
 
-Ma…cioè, magari non va a me che tu sia seduto al posto di Tweek, no?- sussurrò lei mentre afferrava il quaderno dallo zaino
 
Eric cominciò a sghignazzare e non resistette a chinarsi fino ad avvicinarsi di molto al viso di Grace –Basta dirlo svitata, non vuoi che stia qui?-
 
Ci mise una frazione di secondo ad arrossire come un pomodoro, davanti agli occhi di lui che sembravano avere tutta l’intenzione di bucarle lo stomaco
 
-Non è questo il punto, cioè…- si morse tanto forte il labbro da farsi male –voglio dire no, non mi da fastidio-
 
-E allora perché devi sempre essere tanto polemica?- concluse Eric, prima di allontanare il viso dal suo e sghignazzare divertito
 
-Cartman! McKenzie! Silenzio!- imperò la professoressa e quell’ammonizione fece girare l’intera classe nella loro direzione, garantendo a Grace una bella dose di vergogna.
 
Tentò di passare il resto del tempo ad ignorare Eric ed ogni fonte di distrazione provocata dal ragazzo. Scampò ad un’interrogazione di matematica per il rotto della cuffia e ad una spedizione dal preside, quando Eric aveva preso a chiuderle il libro ogni volta che tentava di aprirlo e, all’ennesima volta, Grace alzò tanto la voce da interrompere le interrogazioni altrui.
Così, salvifica, arrivò la pausa della ricreazione e la californiana svicolò subito da Eric, afferrò Stan per il braccio e lo trascinò fuori dall’aula
 
-Senti, mi dici dove abita Kenny?-
 
Stan, che era stato interrogato ed aveva strappato per un pelo la sufficienza, ragion per cui non vedeva l’ora di rilassarsi un po’, la guardò spazientito
 
-Non possiamo uscire in cortile intanto? Ma poi che ti frega di dove vive Kenny? Ti assicuro che non è un bel posto, quello lì-
 
-Tu dimmelo e basta…o ciao Craig!-
 
Il ragazzo si avvicinò ai due con passo trascinato –Ehi…Stan, ciao Grace, come va?-
 
-Se stai cercando Tweek beh, sappi che è malato- disse Grace con naturalezza facendo arrossire di botto Craig, per poi tornare ad afferrare il braccio di Stan che stava cercando di approfittare di quel momento di distrazione per fuggire dalla cugina. Riuscì ad ottenere l’informazione in un batter d’occhio, così lo lasciò andare ed incominciò a riflettere sul da farsi.
 
Craig si avvilì di botto: era partito con la convinzione di costringere Tweek ad accompagnarlo a vedere L’armata delle Tenebre in proiezione speciale quel pomeriggio, eppure quando aveva saputo che Tweek era a casa malato, i suoi piani erano andati in un colpo solo a farsi benedire. Beh, c’era solo una cosa che gli rimaneva da fare per far si che quel triste pomeriggio cambiasse direzione così, taciturno e paziente, attese la fine della tediosa giornata scolastica.
 
 
-Allora vuoi fare qualcosa di speciale domani?- Grace chiuse il suo armadietto proprio mentre Wendy, Bebe ed Heidi erano spuntate dietro di lei facendola sobbalzare
 
-Che colpo…- disse portandosi la mano al cuore, poi guardò le tre con distrazione; in realtà in quel momento non stava proprio pensando al suo compleanno, unico obiettivo era uscire dalla scuola il più in fretta possibile e correre al centro commerciale –Umh, direi di no, è giovedì tra l’altro, non si festeggia di giovedì e se ve lo dico io, che vengo dalla terra delle feste, dovete fidarvi- concluse mentre cercava di oltrepassare le tre, ma Bebe la frenò
 
-Ma come?! Fai sedici anni! Vanno festeggiati i sedici anni, potrai anche prendere la patente ora!-
 
Mentre l’amica continuava a sciorinare una miriade di opzioni per festeggiare il suo compleanno, Grace estrasse lo smartphone dalla tasca e, poco dopo, a Wendy vibrò il proprio
 
 
G. McKenzie
Sono di fretta! Puoi distrarle?

 
***
Che nevicasse così forte non risultò comunque un ostacolo per Craig che, con tenacia, stava sfidando la bufera in atto; sentiva il naso congelare, le dita coperte dai guanti atrofizzarsi sotto le sferzate gelide, eppure una sensazione di anomalo calore gli invase il petto quando, dopo tre o quattro scampanellate, quel portone gli si schiuse davanti e Tweek, particolarmente scarmigliato, con il naso rosso e coperto da uno spesso pile verde, sgrano gli occhi chiari nel riconoscere la persona che lo aveva costretto a scendere dal letto fino a trascinarsi al piano inferiore
 
-C-Craig?- si limitò a chiedere come se non fosse possibile che quello fosse proprio davanti a lui, a beccarsi in pieno la bufera di neve
 
-Mi lasci entrare? Sai, non è proprio confortevole, qui fuori- la voce profonda fu accompagnata da un sorriso storto davanti al quale Tweek non avrebbe resistito, nemmeno nel pieno delle forze.
 
***
Uscì dai grandi magazzini con 4 buste belle ingombranti; nonostante le fermate di autobus per raggiungere l’indirizzo della casa di Kenny non fossero molte, Grace si trovò a sospirare di sollievo quando circa quindici minuti dopo poté scendere da quello che le era sembrato uno dei gironi infernali, soffermandosi a pensare che Dante, nel descriverli, si fosse dimenticato il girone dei pendolari dell’autobus 911. La neve scendeva impaziente, per questo la ragazza non ebbe sufficiente tempo per indugiare un po’ su quel quartiere desolato, malconcio e decadente; non che le importasse: l’unica cosa di cui aveva premura era entrare il prima possibile in un luogo asciutto.
 
 
Quel battere incessante era la colonna sonora di un sogno meraviglioso: schiere di donne procaci e succinte sfilavano davanti a lui e, con regolarità, scoccavano le mani su grandi tamburi di pelle dando vita ad un’atmosfera eroticamente tribale. Allungare una mano nella direzione di una bella ragazza dai seni scoperti che gli sorrideva melliflua fu irresistibile, ma proprio quando le dita stavano per affondare nel seno pieno e rotondo, Kenny spalancò gli occhi e boccheggiò un po’, prima di rendersi conto che qualcuno stava battendo con forza sulla porta di casa. Si alzò a fatica dal letto, movimento che gli portò un grande giramento di testa e, infastidito e nauseato, si avviò alla porta di casa maledicendo uno dei suoi familiari che, con ogni evidenza, aveva dimenticato le chiavi di casa. Quale stupore, provò, nel ritrovarsi davanti non sua madre, non suo padre né suo fratello, bensì quella biondina di cui vedeva solo gli occhioni, tanto era bardata sotto la neve che scendeva furiosa, mentre le mani erano cariche di buste
 
-Emh, che dici mi fai entrare?- soffiò Grace concludendo la frase con un sorriso che Kenny riuscì solo ad intuire.
 
***
Tweek si stava maledicendo per essersi fatto trovare così malconcio, sporco (quantomeno per i suoi altissimi standard di igiene) e vestito di un orribile pile consumato, che il ragazzo utilizzava solo quando stava veramente male. Certo non era mica colpa sua se Craig si era catapultato lì senza preavviso ed ora stava armeggiando con i fornelli per preparare al ragazzo una tisana piena di zenzero che sarebbe servita a farlo stare meglio. Aveva pensato proprio a tutto, Craig: non solo si era presentato lì con tanta premura, aveva anche portato con sé tutto l’occorrente per alleviare il forte raffreddore del suo amico. Tweek avrebbe voluto sgridarlo, dirgli di andarsene via, che ce la faceva a pensare a sé stesso, cosa che accadeva sempre quando si ammalava. Eppure al primo cenno di replica Craig l’aveva zittito e l’aveva intimato di andarsene a letto, aggiungendo che lui l’avrebbe raggiunto al più presto. Così Tweek si era rintanato di nuovo sotto le coperte, un po’ borbottante, ma sicuramente più allegro di un quarto d’ora prima. Quando la porta della sua camera si schiuse, Tweek trattenne a stento una risata nel vedere Craig, con la sua solita faccia tanto seria, trattenere nelle mani un vassoietto fiorato con sopra due tazze fumanti
 
-Se vuoi sopravvivere ben oltre il raffreddore ti conviene non raccontare questa cosa a nessuno- masticò il moro che presto sedette sul materasso ed allungò il vassoio sotto il naso dell’altro –Forza prendila, ti farà bene, mia madre me la prepara sempre quando sto di merda-
 
Certo che Craig in quella veste era proprio buffo, così serio ed impassibile; tutto si poteva dire tranne che risultasse amorevole ed apprensivo, eppure Tweek, una volta stretta la tazza fra le mani ed aver mormorato un grazie, pensò che non avrebbe voluto mai nessun’altro al posto di Craig, in quel momento.
 
***
Avrebbe esagerato se avesse affermato che quella casa fosse più gelida dell’esterno, eppure Grace non ebbe il coraggio di spogliarsi immediatamente una volta dentro. Sapeva dai racconti di Stan e dagli sporadici accenni di Kenny che la casa in cui viveva quest’ultimo tutto fosse tranne che confortevole, calda ed accogliente. Effettivamente i racconti corrisposero alla realtà: Un modesto ambiente unico ospitava angolo cottura, un tavolo malconcio, un divano sgangherato davanti al quale una tv a tubo catodico era sistemata sopra un mobiletto sbilenco e solo due stanze si schiudevano su essa
 
-Ma cosa ci fai qui…? Grace…io sto a pezzi, credo di avere la febbre molto alta e…-
 
-Per questo sono qui!- l’entusiasmo della californiana stridette per la prima volta alle orecchie di Kenny, di cui limite di sopportazione si era abbassato molto visto lo stato in cui verteva la sua salute; stava per replicare, quando la ragazza che si era almeno liberata dalla sciarpa ed aveva abbassato il cappuccio lo guardò con occhi sgranati –Allora? È quella la tua camera? Immagino di si!-
 
Non gli aveva nemmeno dato il tempo di rispondere che quella si era catapultata nella stanza che Kenny condivideva con Karen; non trattenne lo stupore quando entrando al suo seguito dopo qualche tentennamento, Grace aveva già svuotato le buste di carta che portava con sé sul letto ordinato della sorellina assente in quel momento
 
-Ma cosa…-
 
-Me l’avevi detto che qui faceva freddo, allora ho pensato che bisognava rimediare: con la febbre e l’influenza non puoi mica stare in un ambiente così-
 
Kenny non ci stava capendo molto; Grace era giunta come una visione, come accade quando si è in mezzo al deserto a desiderare di avere anche solo un misero goccio d’acqua e d’improvviso, lucente e maestosa, si intravede un’oasi dorata. Ecco che quella ragazza si era fatta oasi, appropriandosi dei suoi spazi senza titubare, mentre gli ordinava di mettersi sotto le coperte che al resto ci avrebbe pensato lei
 
-Questa è una coperta elettrica- iniziò ad elencare i suoi acquisti mentre scartava pacco per pacco –Con questa vedrai che non avrai più freddo e poi…questa è una borsa termica! Ora le attacco…ecco qui…-
 
Il ragazzo la guardava allibito mentre lei si giostrava in quelle premure come nulla fosse; pallido, emaciato e frastornato riuscì solo a seguirla con gli occhi, mentre Grace sistemava la coperta elettrica sopra la normale coperta
 
-Questo è un termometro nuovo, tieni misurati la febbre- disse con fretta passandoglielo –se sarà alta…certo che basta guardarti in faccia! Dicevo se sarà alta ti prenderai questo: è il più forte antipiretico sul mercato, avere un padre medico ha i suoi vantaggi! Beh che fai così imbambolato? Sotto le coperte, subito! E poi misurala, su!-
 
***
 
Tweek non faceva altro che tirare su col naso: quella tisana era stata una bomba per le sue vie respiratorie e anche se il ragazzo non lo avrebbe mai ammesso, forse Craig aveva un po’ ecceduto con lo zenzero. Ma era stato talmente premuroso che avrebbe mangiato un’intera pianta di peperoncini, se Craig gliel’avesse propinata
 
-Va meglio?-
 
Tweek annuì ed accennò ad un sorriso nervoso così che Craig, fiero dei suoi rimedi anti influenzali, rispose al sorriso con sincerità. Solo a quel punto Tweek si rese davvero conto di quella situazione tanto intima che si era venuta a creare: era rannicchiato nel suo letto, di primo pomeriggio, con una tazza di tisana in mano preparata da Craig che, sfrontato, era seduto proprio accanto a lui con le gambe incrociate sul letto a sorseggiare dalla sua tazza. Che fosse un sogno? Impossibile, perché era tutto così tangibile che non poteva che essere la realtà. Una bella, stravagante ed ambigua realtà, questo era certo.
Allungò la mano sul comodino al suo fianco per abbandonare la tazza ormai vuota, così dopo aver sbattuto un paio di volte gli occhi con fare nervoso, tornò a guardare la faccia rilassata del suo eroe salvatore
 
-Grazie Craig…ma non d-dovevi, non v-volevo impegnarti il pomeriggio- balbettò un po’, ma non troppo perché in compagnia del ragazzo, Tweek si trovava sempre più a suo agio, al punto di riuscire ad azzerare quasi completamente i comportamenti atipici e spasmodici
 
-Si fottesse lo studio, in  realtà oggi ero venuto a cercarti in classe per convincerti a venire al cinema, daranno in esclusiva L’armata delle Tenebre, capito che ci stiamo perdendo?!-
 
Un grande senso di colpa si impadronì di Tweek –Cosa?! E tu non sei andato p-per venire qui?!- tirò su col naso –Non dovevi…-
 
Ma Craig fece un vago cenno con la mano a dimostrazione che non fosse importante, afferrò lo zaino abbandonato ai piedi del letto e, frugando, reperì una pen-drive a forma di Freddy Kruger –potremmo sempre farci la nostra proiezione privata: abbiamo un computer, abbiamo il film e la giusta atmosfera- aggiunse indicando con un gesto del viso la finestra, attraverso la quale non si vedeva nulla tanto stava nevicando, infine tornò a puntare gli occhi su Tweek e si armò del suo solito accattivante sorriso storto –Allora, che ne dici?-
 
A Tweek cominciò a battere il cuore con eccessiva impazienza; forse era l’influenza, eppure dovette stringere con forza le mani al lembo della coperta per calmarsi un po’, prima di annuire ed accettare così, tacitamente, l’offerta di Craig
 
***
 
Kenny si era abbandonato all’apprensione di Grace senza troppe rimostranze; diciamo che se anche avesse voluto non sarebbe riuscito a fare diversamente, visto che la febbre era salita a 39 gradi (motivo per cui Grace, dopo avere armeggiato in cucina e aver costretto Kenny a mangiare almeno un paio di biscotti che si era premurata di comprare assieme ad una tisana calda, gli aveva poi infilato l’antipiretico in bocca). Quando iniziò a lamentarsi per il caldo, Grace capì che la medicina stava facendo il suo effetto
 
-Non se ne parla, non ti devi scoprire!- Lo rimbrottò lei quando Kenny, smanioso, tentava di togliersi le coperte di dosso; così la ragazza si era seduta accanto a lui per far si che sfebbrasse senza scoprirsi e, nonostante il tanto mugugnare e lamentarsi di Kenny, si limitò ad asciugargli il sudore dalla fronte con un panno asciutto
 
-Adesso puoi cambiarti- sentenziò la ragazza passando a Kenny dei vestiti puliti e poi si girò per permettere al ragazzo di cambiarsi liberamente; quelle premure, la febbre, la neve fuori che non accennava a smettere di cadere copiosa, tutti quegli elementi stavano aumentando esponenzialmente lo stato di eccitazione di Kenny. Per questo fu impossibile resistere quando si tolse la maglia ormai totalmente madida di sudore e sporgendosi in avanti raggiunse l’orecchio di Grace con la bocca
 
-Mi aiuteresti ad asciugarmi?- sussurrò con voce roca e tentando di trattenere un sorriso particolarmente eloquente, anche se Grace non poteva vederlo. Quel sussurro arrivò alle sue orecchie come una goccia gelida durante un bollente pomeriggio estivo, per questo la ragazza non riuscì a trattenersi dal rabbrividire
 
-Se è proprio necessario…-sussurrò in risposta lei, così si voltò lentamente, fino a ritrovarsi ad un centimetro dal volto di Kenny, di cui guance si erano arrossate e gli occhi verdi avevano assunto un velo lucido, così come le labbra morbide piegate ancora in quel sorriso eloquente. Grace deglutì a quella vista e si trattenne dal non far correre lo sguardo sul torno nudo del ragazzo, che teneva in mano l’asciugamano. Si guardarono a lungo, prima che Kenny si sporgesse in avanti con l’intenzione di catturare le sue labbra in un bacio; ma Grace si tirò indietro e ridacchiò appena mascherando l’imbarazzo –Non cercare di corrompermi con la scusa della malattia Kenneth, non funziona…- a quell’affermazione non credeva nemmeno lei, ma scavò a fondo per trovare quel briciolo di razionalità che le concesse di afferrare l’asciugamano, circumnavigare il corpo dell’altro e posizionarsi dietro di lui, in modo da poterlo asciugare per bene
 
-Uff…- sbuffò lui scherzoso, mentre Grace tamponava con cura la schiena –Sono sicuro che sarei stato molto meglio poi-
 
Ma a rimanere pietrificato, questa volta, fu Kenny quando Grace si arrestò e copiando il suo gesto di poco prima, si sporse per sfiorarne l’orecchio destro con le labbra –Sei l’unico che può far cambiare le cose…lo sai…-
 
Proprio non resistette a quella vocina così provocante e a quel tocco lieve e fottutamente erotico generato dalla bocca di lei a contatto con il suo orecchio, per cui fece l’unica cosa che le poche energie gli avrebbero permesso, aiutate dall’istinto che aveva totalmente preso il sopravvento: si girò di scatto, afferrò Grace per le spalle, la spinse sul materasso ed in un soffio la sovrastò col corpo; una mano aveva già stretto i capelli corti e l’altra aveva agganciato il fianco così, chinandosi su di lei, sfoderò l’ennesimo sorriso una volta che il suo viso fu ragionevolmente vicino a quello della californiana
 
-Sei tu che devi permettermi di cambiare le cose, biondina…- disse con voce roca sulla sua bocca. Vederla con quegli occhi magnetici sgranati dallo stupore, la bocca schiusa incapace di controbattere, il petto che sciabordava sotto la maglia nera sottile era una dolcissima tortura. Ma quel momento di affilata tensione erotica fu presto interrotto dal rumore della porta principale che si apriva e la voce di sua madre, seguita da quella di Karen, che gli annunciavano di essere tornate a casa.
 
***
 
Craig si era fatto coraggio: aveva afferrato il computer di Tweek e ci aveva passato sopra il film, così dopo avergli chiesto con timidezza un po’ di spazio (che Tweek si era affrettato a concedergli spostandosi sul lato destro del letto), si era sistemato di fianco al ragazzo ed aveva avviato la proiezione del film. Sentire il ragazzo al suo fianco sghignazzare fra uno starnuto e l’altro, percepire il calore che il suo corpo emanava da sotto la matassa di coperte, coglierne il profilo che, assorto, fissava lo schermo, tutti ciò lo stava distraendo in continuazione. Non che gli importasse qualcosa del film, se non che quello non fosse che la scusa per starsene sospeso in quella bolla di intima confidenza che si era venuta a creare con Tweek e che quest’ultimo sembrava condividere di buon grado.
Ormai la flebile luce del giorno aveva lasciato il posto al buio del tardo pomeriggio e fuori la tempesta di neve sembrava peggiorare di minuto in minuto; solo la luce dello schermo illuminava i due ragazzi i quali prima l’uno, poi l’altro, continuavano ad avvicinarci di centimetro in centimetro con ogni sorta di scusa. Tweek smaniava di tanto in tanto ed ogni volta che si riposizionava, Craig era certo che si fosse fatto più vicino, così lui adottava la scusa di sgranchirsi le gambe sulle quali era poggiato il computer. Alla fine si ritrovarono, spalla contro spalla, ad assorbire il silenzio delle loro voci
 
-Craig…stai scomodo?- Chiese incerto Tweek nonostante si ostinasse a mantenere lo sguardo sul portatile, sebbene avesse iniziato a torturare con una certa frequenza la bocca con gli incisivi
 
-No no- si affrettò a rispondere Craig –Tu sei scomodo? Vuoi…vorresti sistemarti meglio?-
 
Tweek sganciò i denti per accennare ad un sorriso –Un po’ scomodo lo sono…s-sono un po’ teso- concluse con un’unica e fugace strizzata d’occhio. Craig si passò una mano tra i capelli scuri con nervosismo
 
-Se mi dici come…- ma fu interrotto dal gesto totalmente inaspettato di Tweek, che poggiò la testa sulla sua spalla senza chiedergli il permesso. Craig sentì il viso divampare ed il cuore nel petto cominciare a galoppare come se stesse correndo da ore; era talmente ovvio che la presenza di Tweek lo agitasse in una maniera speciale che ormai aveva smesso di porsi domande su cosa provasse o non provasse per il ragazzo. La mente tanto razionale di Craig aveva decretato, con percentuale elevatissima, che c’era un motivo se aveva smesso di guardare il culo delle ragazze; era vero che conosceva Tweek da molto tempo, ma era altrettanto vero che l’arrivo dell’adolescenza aveva portato scombussolamento per tutti. Mentre da ragazzini passavano il tempo a giocare ai supereroi, o a chiudersi in casa con i videogame, o a giocare al parco, ora le cose erano molto diverse. Craig aveva tentato di uscire con qualche ragazza (pare riscuotesse molto successo con la sua aria sempre seria e distaccata ed il suo fisico ben piazzato), ne aveva anche baciate un paio, ma non aveva mai e poi mai sentito il suo cuore battere in quella maniera. Quando aveva cominciato a desiderare di passare il tempo al cinema con il suo amico, oppure al caffè dei suoi genitori, apparve lampante a Craig che era Tweek a smuovergli lo stomaco, era Tweek a fargli abbassare le proprie difese, era Tweek che desiderava accaparrarsi.
Per questo colse al volo quell’occasione: afferrò il portatile e lo lasciò a terra, facendo penzolare la testa di Tweek che, risentito da quel gesto che aveva male interpretato, si ritrasse di colpo
 
-Ma c-che fai? È c-colpa mia? N-non dovevo p-poggiarmi su-sulla tu-tua sp…-
 
-Sai dove sta Eric?-
 
Il biondo, che aveva preso a tartagliare in preda al panico, rimase spiazzato da quella domanda, poi cominciò a sbattere gli occhi con ansia
 
-N-no! P-Perché dovrebbe i-interessarti?!- La voce si fece appena stridula; che cavolo stava passando per la testa di Craig? Aveva frainteso i suoi segnali forse? E poi che motivo c’era per chiedergli di punto in bianco di Eric?
Ma lo sgomento di Tweek aumentò a livelli esponenziali, quando Craig gli rivolse il suo più limpido sorriso mentre con le mani gli afferrò il viso
 
-Volevo accertarmi che non si sarebbe messo in mezzo un’altra volta, quel fottuto coglione- concluse, prima di incollare la sua bocca a quella tremolante di Tweek.
 
***
 
Nel sentire quelle voci Grace aveva spinto Kenny lontano da sé, l’aveva aiutato ad infilare velocemente la maglietta pulita e lui fece appena in tempo ad infilarsi di nuovo sotto le coperte prima che la porta della stanza si spalancasse precedendo l’entrata di Karen che, alla vista della ragazza seduta sul letto del fratello sgranò gli occhi
 
-Ma tu sei la cugina di Stan!- gridò con entusiasmo Karen, alle cui spalle apparve una giovane donna dai capelli rossi e l’aspetto decisamente trasandato che gettava ombra sulla sua reale bellezza. Grace guardò la donna pensando che quella dovesse essere di certo una sorella maggiore di cui Kenny non le aveva parlato, ma poi ricordò che un giorno il ragazzo le aveva raccontato che sua madre lo aveva dato alla luce in giovanissima età. Le due si guardarono a lungo, prima che Grace potesse scattare in piedi
 
-Mamma, lei è Grace- disse spensierato Kenny, non solo totalmente a suo agio, persino risentito per essere stato interrotto in quel modo –la cugina di Stan, ricordi? Te ne ho parlato…è venuta a trovarmi, è stata carina vero?-
 
-Piacere signora McCormick- disse Grace mentre stringeva la mano della donna con fare imbarazzato. Carol accennò un sorriso mentre squadrava quella ragazzina che, in qualche modo, le ricordava suo figlio ed in cui rivedeva gli occhi di Stan
 
-Ciao Grace…fortuna che sei venuta tu. Ero uscita per prendere qualcosa per la sua febbre, ma fuori sta nevicando così forte…-
 
-E siamo rimaste bloccate dalla vicina!- Proseguì Karen che si era già precipitata ad afferrare lo scaldamani a forma di pinguino che Grace aveva portato a Kenny –Carino questo!-
 
Carol portò i capelli dietro le orecchie con un movimento carico d’imbarazzo, era evidente che le visite in casa sua la mettevano in soggezione; eppure Grace, che a quelle cose proprio non faceva caso, si rivolse a Karen –chiedi a tuo fratello di regalartelo, tanto non credo lo userà mai!- poi dopo aver lanciato uno sguardo al ragazzo che si stava gustando la scena, continuò –sono sicura che te lo lascerà con piacere-
 
Carol fece correre gli occhi dai figli a Grace e si trovò costretta ad interrompere la scena molto tenera della figlia che saltellava sul letto di Kenny nel pieno della felicità dopo che lui aveva acconsentito a lasciarle il pinguino –Senti Kenny, tuo padre e Kevin non riusciranno a tornare…sai sono bloccati da questa bufera inaspettata…beh io vado a preparare la cena, Karen lascia stare i ragazzi e vieni ad aiutarmi-
 
Karen lasciò la stanza sbuffando sonoramente e prima che si chiudesse la porta alle spalle, i due sentirono che gridava alla madre –quindi Grace non potrà tornare a casa con questo tempo!-
 
Grace strabuzzò gli occhi e, tutta rossa in volto, si girò verso Kenny che era già pronto ad accoglierla con un sorriso sornione –Credo ti toccherà avvisare i tuoi zii che rimarrai fuori a dormire-
 
***
 
Era capodanno? Tweek ero convinto di si, altrimenti non si spiegava come mai sentiva un tripudio di fuochi d’artificio esplodergli nella pancia, più precisamente nella bocca dello stomaco. Sicuro non avrebbe mai sospettato che le labbra di Craig fossero tanto morbide, visto che spesso e volentieri erano tirate in una linea orizzontale; al contrario di come si era sempre immaginato (perché si, Tweek aveva indugiato il pensiero, più volte, su quella bocca lì) erano calde ed accoglienti e, a contatto con le sue, sembravano davvero incastrarsi tanto bene, nonostante Craig non si stesse azzardando a schiuderle nemmeno un po’.  Craig si scostò, sebbene le mani erano rimaste agganciate sulle guance pallide di Tweek: guardò quegli occhi lucidi e storditi e accennò una risata quando il biondo tirò su con il naso, particolarmente arrossato dal raffreddore
 
-C-Craig…- mugugnò
 
-Tweek- rispose non smettendo di sorridere
 
-Pensi che…p-potresti baciarmi di nuovo?- tirò ancora su col naso
 
-Non c’è bisogno di chiederlo- e di nuovo fu Craig a spingere le labbra contro quella di Tweek, sebbene fu il biondo a schiudere impaziente la bocca per andare ad approfondire quel bacio che sapeva di caffè e gomma da masticare alla menta. Le lingue si scontrarono con educazione ed accortezza, pronte ad assaporare senza impazienza alcuna l’umore dell’altro, che tanto di tempo ne avrebbero avuto a sufficienza con quella bufera alle loro spalle ed il silenzio vivo della casa che nutriva il loro incontro.
Si scostarono ancora, risero senza tic e sussulti eccessivi a mettersi in mezzo, così tornarono ad incollarsi l’uno all’altro non dandosi tregua. Provarono pura gioia, all’unisono, Craig e Tweek nel percepire finalmente che l’altro fosse davvero lì a dissipare ogni timore che li aveva tenuti lontani fino a quel momento. Si staccarono definitivamente quando sentirono la voce della signora Tweak richiamare il figlio, accompagnata al rumore dei passi che si avvicinavano alla porta della camera
 
-Tesoro come stai? Abbiamo chiuso prima per la bu…oh, ciao caro!- disse sorpresa ma allegra la donna, notando Craig seduto composto al lato del letto del figlio
 
-Salve signora Tweak, giornataccia fuori?- chiese il ragazzo con tono particolarmente allegro, mentre senza pensarci su passò una mano sulla bocca
 
-Oh, non immaginate! Forse faresti meglio ad avvisare i tuoi genitori Craig, è meglio che tu rimanga qui visto che fuori sta imperversando la più terribile tempesta mai calata su South Park!-
 
Quando la madre lasciò la stanza Tweek corse ad afferrare la mano di Craig e, sorridente, la strattonò appena –Sembra che dovrai sorbirti il mio raffreddore per tutta la notte- disse allegro poi, senza balbettare nemmeno un po’. Craig non riusciva a smettere di sorridere: davanti a sé Tweek, che stringeva la sua mano ed aveva ancora la bocca umida della sua saliva; se avesse dovuto descrivere la felicità, Craig non avrebbe esitato a calcare quel momento lì, fatto di odore di caffè, raffreddore e puro e genuino calore.
Insomma, l’inizio della fine, per la mente tanto razionale di Craig. Ma che fine in grande stile, che lo avrebbe aspettato, pensò su di giri mentre ricambiava quella tenace stretta di mano.
 
***
 
 
-Non so davvero come ringraziarla per l’ospitalità!- disse con tono decisamente allegro Grace, per mascherare il grande imbarazzo di quella situazione
 
-Se vuoi davvero ringraziarmi chiamami Carol e dammi del tu- Carol aveva un’aria particolarmente provata, constatò Grace mentre le passava il piatto con la cena parzialmente consumata da Kenny. Appena la donna finì di lavare i piatti, aiutata dalla ragazza, affondò sulla sedia e aprì una birra
 
-Quindi ti sei trasferita da qualche mese…deve essere stato terribile arrivare in questo schifo di città dopo aver vissuto tutti quegli anni a San Diego…sai una volta ci sono stata con il padre di Kenny, bei tempi- sospirò infine, prima di ingollare un lungo sorso di birra
 
-Non è poi così male qui, pensavo sarebbe stato peggio- Grace alzò le spalle –sono contenta di stare con mio cugino, siamo molto legati io e lui-
 
-Stan è così carino, è sempre stato molto accorto nei confronti di Kenny- Carol scolò la lattina in un paio di sorsate –Non è facile vivere in questa famiglia, i miei ragazzi meriterebbero di meglio…-
 
Il tono di Carol si fece cupo e malinconico e Grace cominciò a sentirsi fuori posto in quella situazione assurda. Carol sembrava una brava persona, attenta nei confronti dei figli, ma alla ragazza non era di certo sfuggito come si fosse attaccata alla birra appena ne aveva avuto l’occasione. Fortunatamente Kenny sbucò dalla camera con dei vestiti in mano e, nonostante sembrasse proprio uno straccio, Grace lo trovò adorabile
 
-Sbronza malinconica?- buttò lì con ironia mentre si avvicinava a Grace con passo trascinato –Tieni, ti staranno grandi ma sono l’unica cosa che posso darti-
Carol si risentì dell’affermazione del figlio e cominciò ad accusarlo di essere inopportuno ed ingrato, così Grace colse l’occasione per defilarsi in bagno per cambiarsi. Da dietro la porta sentì la donna alzare la voce e, subito dopo, cominciare a piangere, lamentandosi di essere una pessima madre che stava allevando dei pessimi figli. Attese a lungo, il tempo di sentire Kenny riuscire a calmare la madre; quando uscì timida dal bagno rimase immobile ad osservare la donna nelle braccia di Kenny, che le carezzava i capelli e borbottava qualcosa
 
-Ora vai a letto e convinci Karen a dormire con te, già stiamo stretti in due in camera, figuriamoci in tre-
 
Carol annuì sconfortata, si scostò da Kenny e gli carezzò una guancia con un gesto decisamente enfatico
 
-Come farei senza di te- aggiunse con la voce tremolante.
 
Alla fine si erano accordati, con Karen, per vedere insieme un film sul vecchio portatile di Kenny. Avevano unito i due letti singoli e, nonostante il ragazzo fosse stravolto dall’influenza si era stretto la sorellina fra le braccia e, con Grace, avevano passato un’ora buona a commentare un brutto cartone animato che Karen aveva preteso di vedere. Fra uno sbadiglio e l’altro era poi riuscito a portare Karen in camera dei genitori dove pare che la madre stesse dormendo profondamente, con la promessa che la mattina dopo lui e Grace l’avrebbero aiutata con i compiti; la tempesta di neve era così violenta che erano sicuri che le scuole sarebbero rimaste chiuse
 
-Certo che sei proprio buffa con i miei vestiti-
 
Kenny era steso su un fianco e si reggeva con sforzo la testa, mentre Grace, gambe incrociate nella tuta troppo grande per lei, si stiracchiava
 
-Che ci posso fare se mi sono fermata al metro e cinquantacinque, lamentati con i miei genitori- poi Grace fece un gran sorriso e Kenny ricambiò. Certo stava molto male, certo la febbre si era alzata di nuovo, ma avere di fianco a lui quella ragazza che sembrava portare ondate di energia, lo rendeva davvero felice
 
-E così hai avuto un assaggio della mia famiglia, e pensa che questa è la parte migliore!-
 
-Sempre meglio una madre fuori dal comune che una fuori di testa- Grace lo disse con semplicità, come se avesse appena elencato a Kenny cosa aveva mangiato per pranzo; il ragazzo sentì una morsa allo stomaco: per quanto Grace apparisse sempre allegra, su di giri, positiva e piena di energie, Kenny aveva capito che anche la sua famiglia nascondesse un lato oscuro. Deciso a cambiare argomento, il ragazzo allungò una mano e prese a giocare, con noncuranza, con un lembo della lunga maglia che indossava Grace
 
-Allora me lo vuoi dire come mai ti sei precipitata qui oggi senza nemmeno avvisarmi?-
 
-Che c’è…- disse lei arricciando il naso adornato dal piercing –ti ha dato fastidio?-
 
-Scherzi? Tu, le tue coperte termiche, le tue medicine e specialmente i tuoi pinguini scaldamani mi avete salvato la vita-
 
Grace accennò una risata, una di quelle che a Kenny scaldavano particolarmente –Non lo so perché, ho pensato che non sarebbe stata una cosa moralmente accettabile, lasciarti morire-
 
-Oh, ma io ci sono abituato-
 
-Eh?- Grace inarcò tanto il sopracciglio da risultare ancora più buffa e scatenò un’altra risata di Kenny –Lascia stare…comunque se proprio vuoi saperlo mi hai fatto felice, si- concluse tirando la maglia indossata da Grace, così che la ragazza scivolò piano verso di lui; si sdraiò su un fianco e per un po’ persero lo sguardo l’uno nell’altra. Kenny sganciò la mano dalla maglia per portarla al viso di Grace, passò i polpastrelli a delineare gli zigomi, poi il nasino all’insù ed infine incerto, sfiorò la bocca che si piegò subito in un sorriso, che lui ricambiò senza sforzo. Così Grace prese ad imitarlo e anche lei seguì il profilo del bel viso di Kenny, fermandosi anche lei sulla bocca.
Il telefono di Grace cominciò a vibrare incessantemente: cinque, sette, dieci volte, vibrazione che destò i due ragazzi da quel momento di speciale congiunzione. Kenny allontanò la mano dalla bocca di Grace, afferrò la mano di lei e, delicato, ne baciò le dita sottili ed esili
 
-Credo sia mezzanotte: buon compleanno biondina-
 
La ragazza allargò il sorriso e si avvicinò appena a Kenny, che subito colse l’occasione per stringerla a sé –grazie- soffiò stringendosi a lui ed ignorando il telefono che continuava a vibrare per le notifiche ricevute.
Mentre Kenny, vittima dei deliri della febbre, stringeva a sé quel corpicino minuto ed affondava il naso fra i capelli che profumavano di buono, si trovò a pensare con sincerità, per la prima volta, che avrebbe dovuto risolvere al più presto la questione con Red; perché a quella neo sedicenne non sarebbe (e neanche avrebbe voluto) riuscito a resistere ancora. Quei mesi passati a scoprirla piano piano erano stati sufficienti a riconoscere in Grace il motivo di cambiamento, ma sapeva che avrebbe dovuto mettere un punto a quella storia che aveva tirato su con l’amica d’infanzia il prima possibile.
Alla fine tutto il più bel sesso con Red non reggeva il confronto di quel contatto lì, fatto di febbre e di tempesta, chiuso nelle mura di casa sua che solo una come Grace avrebbe potuto accettare con tanta normalità
 
-A che pensi?- soffiò lei chiusa fra il collo e la spalla di Kenny
 
-Al fatto che sono molto, molto felice-  
 
 
 
 
Che parto questo capitolo! Eppure eccoci qua, finalmente sfornato! Finalmente il povero Cartman s’è tolto dai piedi, così che Craig non sia stato interrotto per l’ennesima volta :D
Beh, che ne pensate? Voglio sapere tutto tutto tutto tuuuuutto quello che pensate, forza non siate timidi!
P.s.
Non ho saputo resistere alla battuta sulla morte di Kenny <3
 
Sono pronta, sparate a zero!
 
-Laila-

 

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Capitolo 10
*** L'occhio del ciclone ***


Capitolo 10 . l’occhio del ciclone
 
Se leggera ti farai, io sarò vento 
per darti il mio sostegno senza fingere 
se distanza ti farai, io sarò asfalto 
impronta sui tuoi passi senza stringere mai. 

Se battaglia ti farai, io starò al fianco 
per darti il mio sorriso, senza fingere 
se dolore ti farai, io starò attento 
a ricucire i tagli senza stringere mai. 

Fuori è un giorno fragile 
ma tutto qui cade incantevole come quando resti con me
Fuori è un mondo fragile 
ma tutto qui cade incantevole come quando resti con me 

Se innocenza ti farai, io sarò fango 
che tenta la tua pelle senza bruciare. 
Se destino ti farai, io sarò pronto 
per tutto ciò che è stato a non rimpiangere mai. 

Fuori è un giorno fragile 
ma tutto qui cade incantevole come quando resti con me 
Fuori è un mondo fragile 
ma tutto qui cade incantevole come quando resti con me 

Fuori è un giorno fragile 
Fuori è un mondo fragile
 
(Incantevole –Subsonica)

 
 
Aprire gli occhi e trovarla lì, avvolta nella coperta come fosse un piccolo bozzolo. Solo gli occhi sbucavano fuori, con i ciuffi delle ciglia bionde, tanto lunghe da toccarle gli zigomi. Il respiro regolare segnato dalla stoffa che saliva e scendeva come la stesse cullando ed i suoi capelli chiari, che disordinati occupavano la fronte con apparente distrazione.
 
La Dea era incarnata in una sedicenne di San Diego, che nascondeva la sua perfezione in quel corpo ingiustamente troppo coperto.
 
La febbre era sicuramente scesa, perché Kenny sentiva il corpo madido di sudore ma la fronte fresca e, se quella magia era avvenuta, il ragazzo lo doveva a Grace, che dormiva placida nel letto accanto al suo. Lo sguardo marino scavallò con difficoltà il corpo di lei, per impattare contro la finestra da cui solo un lievissimo chiarore si faceva strada, ad indicare che la notte fosse appena passata; eppure sembrava ancora nevicare, anche se la tempesta si era fatta meno violenta. Ma Kenny la sentiva dentro di sé soffiare ed aggredire il suo corpo, che non riusciva a controllare, che non voleva controllare.
Scostò la coperta termica che lo ricopriva e, abbandonato dalla ragione che aveva preso una via ben distante da lui, afferrò un lembo della trapunta in cui Grace si era avvolta per bene durante la notte e si fece spazio accanto a lei, che aggrottò appena le sopracciglia ma non si svegliò. Percepire il calore del suo corpo, osservarne il seno che svettava appena attraverso la sua maglia, sentire il suo odore che sapeva tanto di buono, tutte queste cose assemblate in quell’unica persona lo catapultarono in uno stato di pura estasi e la quotidiana erezione mattutina si fece molto più energica, tanto da fare male.
Come poteva resistere ancora?
Aveva fatto una promessa a Grace, ma quando la sua mano prese l’iniziativa e cominciò ad accarezzare le linee del suo corpo, Kenny realizzò che se lei era una Dea, lui doveva essere il Demone Seduttore, che cedeva al peccato davanti a quella visione celestiale.
 
 
La neve le cadeva addosso senza riguardo, mentre camminava a fatica per trovare un punto di riparo; eppure la tempesta era tanto violenta da non permetterle di vedere ad un palmo dal naso. Solo un bianco compatto si stendeva davanti alla sua visuale, annullando la prospettiva, appiattendo le forme confuse e facendole provare un freddo tale da cui era impossibile ripararsi. Si strinse nel cappotto troppo leggero, mentre la paura si faceva strada in lei, convinta che se avesse continuato a girovagare in mezzo alla bufera, avrebbe presto trovato morte certa. Più si sforzava di camminare, più il corpo si faceva pesante ed incapace di affrettare il passo: voleva urlare, chiedere aiuto, ma non ne aveva le forze; si stava rassegnando all’idea che non ce l’avrebbe fatta. Proprio quando stava per accasciarsi, perdendo ogni briciola di speranza che l’aveva portata a cercare una soluzione alla sua dipartita decisamente prematura, un bagliore accogliente apparve davanti allo sguardo: un fuoco morbido, taciturno ma vitale riverberò dinanzi al suo corpo e sembrava richiamarla come il canto di una sirena. Trovò finalmente la forza di muoversi, perché quel fuoco era la sua speranza e la speranza si sa, è sempre l’ultima a morire.
Riuscì finalmente ad accasciarsi davanti a quelle fiamme che la rigenerarono nell’immediato, tanto che sfilò il cappotto e la maglia, con la volontà incondizionata di rimanere nuda alla presenza di quella fonte di calore che non la scottava, no, ma la stava riportando alla vita.
Sentì quel calore che le toccava con cura i fianchi, fino a risalire alla sua spalla e di freddo non ne sentiva più; schiuse pianissimo gli occhi perché un respiro leggero la solleticava, ma impattare con quel verde tanto intenso la catapultò d’improvviso nella veglia. Lo sguardo scivolò sulla punta di quel naso perfetto e ancora più giù, fino alle labbra di Kenny che si erano piegate pochissimo verso un angolo del viso, scoprendo appena un paio di denti candidi
 
-Sto ancora dormendo?- mugugnò Grace, che in realtà sperava con tutta se stessa che fosse così, per potersi abbandonare al tocco di Kenny senza provare alcun senso di colpa nel farlo
 
-Se ti dicessi di si, cambierebbe la tua reazione?- chiese il ragazzo, con impeccabile intuito nei confronti dei pensieri che trafficavano velocemente nella sua testa ancora assonnata
 
-Lo sai…- bisbigliò, senza riuscire a respingere la mano di Kenny, che con abile maestria scivolava sotto il lembo della maglia e quando i polpastrelli sfiorarono la pelle nuda, un brivido di forte intensità le fece venire la pelle d’oca. Kenny allargò definitivamente il sorriso
 
-Dalla tua reazione, biondina, devo dedurre che preferiresti fosse tutto un sogno, dico bene?- e mentre parlava e toccava la sua pelle con insistenza, risalendo fin sotto il seno, il suo viso era quasi collimato con quello di Grace e lo spazio che divideva le labbra era ridotto ad una ridicola distanza
 
-Perspicace…eppure non è così, giusto?-
 
-Mmm…- quel mugugno sottile fece vacillare ancor più la volontà di lei –però dovresti ricordare che oggi è il tuo compleanno, dovrebbe esserti tutto concesso. Non sono un principe su un cavallo bianco che ti porta esotici doni, ma prometto che potrei regalarti qualcosa di molto più gradevole-
 
-Non lo metto in dubbio…- Grace fece scivolare una gamba intorno al fianco di Kenny e con un lieve scatto si agganciò a lui, ma al contempo bloccò la risalita della sua mano, giunta quasi a sfiorarle il seno minuto –Ma io non sono una stronza di questo stampo Kenneth, non ce la faccio a stare qui con te…a pensare che tutto questo sia meraviglioso, che tu sia meraviglioso…- Grace passò una mano fra i capelli morbidi di Kenny, mentre con la punta del naso sfiorava quello di lui, solleticandogli le narici con il piercing –per poi scoprire che non è così e che tu farai come hai fatto, che mi farai male, insomma-
Ogni singola parola contrastava con l’atteggiamento dei loro corpi: si sfregavano suadenti e Grace trattenne un piccolo gemito, quando percepì l’erezione di Kenny spingersi fra le sue gambe per fortuna ben coperte, mentre il ragazzo la avvicinava a sé spingendo la mano contro la schiena
 
-Eppure mi stai provocando per bene- rispose lui sulla sua bocca –e per quanto tu dica tutte queste cose che sembrano giustissime, credo che quello che vuoi sia tutt’altro-
Grace perse il blu dei suoi occhi nell’oceano di Kenny –io vorrei solo stare sempre così, senza mezza complicazione ad impedirmi di essere felice; io con te lo sono, lo credo almeno- sussurrò rauca con la sua vocina di cui accento spiccava fortissimo –e non ti chiedo nulla se non condividerci l’un l’altro senza dover stare sempre lì a pensare se sia giusto o sbagliato-
 
Kenny socchiuse appena gli occhi per ascoltare ogni singola parola di quella voce mentre, con tatto, faceva scivolare Grace sotto di lui. Infine riaprì appena le fessure per osservarla in quella penombra creata dalla coperta che li sigillava e dalla neve che copriva la poca luce che segnava l’alba –Eppure Grace, a me tutto questo sembra dannatamente giusto…- passò la punta del naso sui suoi zigomi, accanto all’orecchio, sul collo nudo, dove soffermò le labbra piene per continuare a parlare –ti potrei promettere che sistemerò le cose perché, da quando sei arrivata a South Park, a me la testa ha preso a girare fortissimo, perché per me sei tutt’altra cosa rispetto alle ragazze con cui ho avuto a che fare fino ad ora; perché il fatto che tu mi abbia portato un pinguino scaldamani mi è sembrato molto più importante di un qualsiasi altro gesto- e poi risalì, per tornare a guardarla dall’alto, mentre il corpo non riusciva a smetterla di spingersi verso di lei –ma devi darmi l’occasione di farlo…però intanto che aspettiamo passi questa cazzo di influenza che mi farà uscire di qui e sistemare le questioni…perché dobbiamo rinunciare a questo?-
 
Le labbra di Kenny si posarono su quelle di Grace. Eccolo di nuovo, quel fuoco che l’aveva strappata alla morte, nel sogno in cui era immersa nemmeno mezz’ora fa; era vivo e scoppiettante sulla bocca del ragazzo, che si schiuse senza esitare per ricercare la lingua.
Al diavolo il buon senso, che si fottesse la paura di soffrire, perché Grace schiacciata sotto il corpo di Kenny si sentiva più viva che mai; fu allora che accolse quel bacio, schiudendo le labbra ed andando a catturare l’altro che, appena si rese conto dell’accettazione della ragazza, preso dall’impeto sorrise vittorioso, prima di tornare a baciarla con tanta foga da farle quasi male.
Kenny si allontanò un momento, ma solo per sfilarsi la maglia che accantonò fuori dalle coperte, tornando poi ad incurvarsi sopra di lei, che si era ritrovata a seguire il torso nudo con lo sguardo; non fece alcun tipo di resistenza quando Kenny agganciò le dita ai lembi della maglia che indossava, anzi lo aiutò a tirarla via.
 
Kenny schiuse la bocca davanti a quel corpicino minuto e pallido, ed inevitabilmente lo sguardo si soffermò sul seno piccolo, che formava due curve perfette sul costato; la ragazza strinse una mano sui suoi capelli e attirò la nuca verso di sé –Questa potrebbe essere una grande stronzata- disse arricciando le labbra sulla sua bocca –o meglio, lo è di sicuro- concluse spingendo su di lui le labbra morbide. Kenny accettò la conseguenza della sua cieca irrazionalità, iniziando a condurre quel bacio a cui mise fise solo per poter scivolare sul suo collo, fino al seno su cui agganciò le labbra e gli incisivi, che presero a mordicchiarne prima uno e poi l’altro sforzandosi di mantenere la calma che non credeva di possedere ancora; a quel contatto Grace inarcò la schiena verso di lui, totalmente succube delle attenzioni che Kenny stava dedicando al suo seno. Mentre la lingua circumnavigava i cerchietti di un delicatissimo rosa, le mani scivolarono a sfilarle i pantaloni della tuta, lasciandola vestita solo di un paio di slip che lo fecero sorridere, quando lo sguardo ci si soffermò
 
-unicorni? Davvero?-
 
Grace represse una risata –che cos’hanno di sbagliato gli unicorni? Che c’è, ti aspettavi un bel perizoma in pizzo nero?-
 
E la cosa che più sconvolse Kenny fu che no, non si aspettava quel tipo di biancheria da Grace e nemmeno ci sperava, nonostante normalmente stravedesse per capi del genere. Ma quelle mutandine arricciate, il piercing con uno smile sull’ombelico, quel seno tanto più modesto di quello di Red lo stavano facendo impazzire per l’eccitazione. Come fosse possibile era per lui inspiegabile
 
-Sai che c’è, sei…super bella, ecco-
 
Ancora una risata soffocata nella bocca di lei –Scherzi? Super bella?-
 
-Si dai, hai capito…- continuò Kenny mentre sorrideva malandrino e sfilava via i suoi pantaloni della tuta –super bella, bellissima, per me lo sei, cazzo se lo sei Grace…- sussurrò roco mentre tornava ad inserirsi fra le sue gambe sottili. Senza i vestiti ad intralciarli e con il solo intimo ancora a coprirli, i due sospirarono all’unisono mentre percepivano l’intimità dell’altro ostacolata da sottili pezzi di stoffa. Era bastato sfregarsi un po’ per farli impazzire, così la mano di Grace scivolò per incastrarsi all’elastico dei boxer di Kenny e lui fece altrettanto
 
-Kenny…- borbottò Grace che si era accesa di un bel tono di rosso. Il ragazzo arrestò l’avanzata oltre l’elastico degli slip –Grace- sorrise, anche lui più colorito in viso
 
-Tu lo sai che sono vergine, vero?-
 
Il ragazzo scoccò un paio di volte le palpebre –Veramente no-
 
-Secondo me te l’avevo detto- si morse il labbro lei, in una maniera tanto ingenua da risultare sexy ed eccitante; per questo Kenny deglutì, prima di piegare le labbra in un sorriso e tornare a stuzzicarle l’elastico –Me lo sarei ricordato, te lo assicuro-
Certo, quella notizia l’aveva scosso, ma non in senso negativo: scoprire che la californiana che lo stava facendo penare in quella maniera tutta nuova e (bisogna specificarlo) stranamente piacevole, fosse per giunta vergine, aveva portato Kenny all’ebollizione. A maggior ragione quando quelle dita piccole come tutto il resto del suo corpo presero a stuzzicargli l’erezione sopra i boxer, senza alcun tipo di ritegno; fu impossibile trattenere un gemito di piacere, cosa che fece sorridere Grace, che subito sussurrò con la sua vocina roca –non che mi importi, dato che mi piaci- e così si spinse con la bocca sulla sua, mentre continuava a toccarlo –mi piaci tanto Kenny-
 
-Dio…anche tu mi piaci Grace, se non si fosse capito- concluse con ironia fra un ansito e l’altro –tu e il tuo cavolo di accento…- le lasciò un bacio –e la tua incondizionata solarità- un altro bacio –i tuoi cambi d’umore…- ancora labbra su labbra –la tua ironia…la tua maledetta bravura con i videogiochi…- un ultimo bacio, leggermente più lungo –e tutto questo. Mi piaci un sacco biondina-
 
Grace strinse le gambe intorno ai fianchi stretti del ragazzo –e allora non roviniamo tutto, ok?-
 
Kenny socchiuse gli occhi e cominciò a lasciare una scia di baci dolcissimi dal naso, agli zigomi, agli angoli della bocca di lei –sono d’accordo…- sussurrò mentre la mano scese a sfiorarla fra le gambe, facendosi spazio fra la coscia ed il lembo della mutandina.
 
Quando Kenny iniziò a toccarla con una maestria che non aveva mai riscontrato nel tocco di nessun ragazzo fino a quel momento, Grace sussultò e gemette, così anche lei insinuò la mano oltre i boxer ed iniziò a percorrere l’erezione di Kenny prima lentamente, poi con maggior vigore nel momento che anche lui, visibilmente eccitato, aveva posto l’accento sul movimento delle dita affusolate.
 
Si scambiarono lunghi e profondi baci, mentre vicendevolmente ansimavano nell’orecchio e sulla bocca dell’altro. Quando i loro occhi si incontravano, allora si fermavano per qualche istante, giusto il tempo di perdersi nello sguardo dell’altro, rispecchiante la bellezza di quel momento lì, in cui cominciarono ad esplorarsi si con riguardo, ma con totale abnegazione
 
-Mamma! Ancora dormono?!-
 
La voce di Karen, oltre la porta che li divideva dal piccolo e malconcio salotto, pose fine a quel momento tanto perfetto, che mai trovò l’apice. In un attimo Grace aveva spinto via Kenny e, senza alcun tipo di pudore, si era alzata come una furia per recuperare i propri vestiti e quelli del ragazzo, su cui lanciò maglia e pantaloni. Nonostante non avrebbe gradito l’intrusione di Karen, Kenny accompagnò una lieve risata allo sguardo che seguiva il corpo nudo che Grace stava rivestendo con movimenti sgraziati e pieni di panico
 
-Non ridere!- sussurrò mentre saltellava su un piede per rinfilare la tuta –e vestiti! Stai anche male!-
 
-Veramente non sono mai stato meglio di così- ridacchiò ancora Kenny mentre, controvoglia e con lentezza inesorabile, infilava i vestiti
 
Quando Karen spalancò la porta si dopo aver bussato, ma senza attendere una reale risposta, si ritrovò Grace davanti, con le mani sui fianchi che gridò con entusiasmo –Buongiorno! Sei già sveglia vedo!-
A Karen quella ragazza faceva proprio ridere. Ignara di avere interrotto qualcosa di molto importante, afferrò la mano di Grace e la trascinò verso il letto di Kenny, dopodiché si gettò sul fratello che aveva preso a sbadigliare, facendo finta di essersi appena svegliato
 
-Come stai? Non voglio più dormire con mamma, russa tutta la notte!-
 
-Karen!- la voce della donna arrivò come un vero rimprovero, così Karen strizzò gli occhi –ops…credo mi abbia sentita-
 
 
La mattinata passò rapidamente: come promesso, Grace aveva aiutato Karen con i compiti, mentre Kenny bighellonava in giro e sbocconcellava qualche biscotto di tanto in tanto, oppure si rintanava in camera sotto le coperte. Pranzarono insieme con naturalezza, come se Grace fosse sempre stata una presenza costante in quella casa e subito dopo pranzo guardarono un film sul portatile sgangherato di Kenny. Capitò che i due, senza che Karen o Carol se ne rendessero conto, si sfioravano le mani, o si lanciavano sguardi decisamente eloquenti, per poi tornare a fare finta di nulla, prima di ricercarsi ancora e ancora. Quando finalmente Grace riuscì (sebbene controvoglia) a lasciare l’appartamento di Kenny erano circa le cinque del pomeriggio
 
-Beh, io vado allora, avrò duecento messaggi di compleanno a cui rispondere!- disse Grace tutta bardata, davanti la porta d’ingresso –Carol, è stato un vero piacere e grazie ancora per l’ospitalità- aggiunse scuotendo la mano guantata verso la donna. La donna sorrise con la sua aria stanca –Anche per me, vieni Karen, aiutami con una cosa in camera-
 
Carol trascinò via la figlia dopo che questa aveva saltellato intorno a Grace chiedendole di tornare il prima possibile a trovarli
 
-Beh, pare ti adori; credo tu piaccia anche a mia madre- Kenny con un sorriso storto giocava con la sciarpa che copriva buona parte del viso di Grace
 
-Ovvio, sono una persona adorabile! Tu vedi di riguardarti almeno fino a sabato, va bene?- soffiò lei nella sciarpa
 
-Eseguirò gli ordini…- Kenny abbandonò la sciarpa e, prima che lei potesse voltarsi per aprire la porta alle sue spalle, la tirò verso di sé e le baciò la punta del naso, unico luogo ancora scoperto del suo viso da poter raggiungere con facilità con le labbra. Grace socchiuse gli occhi, così li riaprì e li puntò in quelli di lui –Fai il bravo- concluse prima di fuggire via.
Poco dopo la sorella e la madre sbucarono fuori dalla stanza ed in un attimo Karen si era fiondata su di lui
 
-Allora? Grace è la tua ragazza?!- Gli chiese con l’impazienza tipica di una bambina curiosa
 
Kenny trattenne una risata ma non rispose, si limitò a divagare e si trascinò la sorellina per tutta casa, mente quella non la smetteva di tempestarlo di domande.
 
***
 
Tweek non vedeva l’ora di raccontare a qualcuno quello che era successo. Aveva anche tentato di chiamare Grace, appena Craig era uscito da casa sua, sia per augurarle buon compleanno che per confidarsi con lei, ma la ragazza non aveva risposto. Mentre preparava del buon caffè in cucina, sentendosi decisamente meglio rispetto la sera precedente (nonostante il raffreddore continuasse ad infastidirlo), fu inevitabile ripercorrere con la mente ogni singolo passaggio delle ventiquattro ore appena trascorse: ogni volta che ripensava a quel bacio in cui aveva disperatamente sperato, seppur lo avesse colto alla sprovvista, Tweek non riusciva ad e evitare di sorridere e fare piccoli versetti di giubilo. Era stato un primo bacio perfetto, così tanto piacevole che quasi disperava all’idea che non avrebbe mai più provato quella sensazione di esaltazione; tanti altri se ne erano scambiati, poi, rendendo quella notte unica e speciale, in una maniera che lo aveva frastornato di brutto. Craig era fantastico, lo faceva ridere con la sua ironia tagliente sempre accompagnata dall’espressione asettica e piatta, era un vero spaccone quando qualcuno lo provocava, ma aveva svelato in definitiva quel lato tenero ed accogliente, che il ragazzo gli aveva sempre riservato e che ora aveva esplicato con le sue azioni. Non gli era importato un bel niente del suo raffreddore; nonostante quello Craig l’aveva baciato più e più volte, lo aveva coccolato, si era addormentato rannicchiato accanto a lui, “per poterti guardare nel caso mi dovessi svegliare, così potrò accettare che tutto questo sia reale” gli aveva detto Craig quando si era sistemato sul letto in quella posizione. Durante la notte gli aveva persino stretto la mano più volte e Craig l’aveva accettata senza opporre resistenza.
Era impossibile da comprendere davvero, eppure Tweek non solo non aveva manifestato nessun tipo di stereotipia durante il tempo trascorso con lui, persino si era sentito così bene da stentare a crederlo. Erano anni che Tweek aveva dimenticato il significato di serenità: anni di ansie continue, anni a lottare contro paure e paranoie assurde, che avevano contribuito a rendere molto spesso lo strato spugnoso che divideva il vero lui dalla realtà. A periodi era inevitabile imbottirsi di ansiolitici, perché la sua condizione non gli lasciava vivere al meglio ed in piena consapevolezza di sé la sua vita, spesso invalidata da tutto quel casino che aveva nella sua testa.
Gli avevano sempre detto fosse maledettamente intelligente, con un quoziente intellettivo che superava la media di parecchi punti, eppure Tweek si sentiva tanto spesso un idiota, che si faceva frenare da se stesso senza essere mai davvero in grado di porsi dei limiti, di saltare quegli ostacoli che per tutti erano inesistenti, ma che lui vedeva come la vetta dell’Everest, quando crollava nei momenti più bui della sua desolazione. Quella vetta lì, Tweek, non riusciva proprio a raggiungerla, perché sguarnito dell’attrezzatura sufficiente per affrontarla.
Ma da quando c’era Craig, più presente nella sua vita, Tweek aveva iniziato a sentirsi più forte, perché con la sua veste da supereroe raziocinante, il moro lo risvegliava dall’apatia e gli faceva notare, con semplicità disarmante, che possedeva un potenziale unico dentro di sé e che lui non doveva fare altro che grattare via tutto lo sporco che si era accumulato sopra di esso, per poterlo scoprire.
 
Tweek era felice, felice in maniera rara ed unica.
 
Se ne fotteva delle convenzioni sociali, perché lui nella società non ci si era mai rispecchiato ed anzi, era proprio quella ad averlo condotto ai limiti del crollo.
 
Fanculo la sua fragilità, perché ora aveva qualcosa, o meglio qualcuno su cui puntare, qualcuno che sembrava davvero comprendere chi lui fosse e cosa potesse regalare.
 
E Tweek avrebbe volentieri donato la sua parte migliore a Craig, di questo ne fu più che convinto, quando il ragazzo lasciò il suo appartamento, solo dopo avergli strappato l’ennesimo, bellissimo bacio.
 
***
Grace divagò con maestria ogni volta che qualcuno le chiese dove fosse stata durante quella bufera che aveva investito South Park. Solo Stan, fedelissimo amico, era a conoscenza che la cugina non ci aveva pensato due volte a catapultarsi a casa di Kenny, dove poi aveva trascorso la notte impossibilitata a tornare. Le amiche avevano spinto per vedersi al centro commerciale e festeggiare con lei, ma con la scusa di quel maltempo che aveva congestionato i mezzi pubblici (Grace ci mise più di un’ora a tornare a casa) era riuscita a far desistere le ragazze dal loro intento. La ragazza era cosciente che non avrebbe voluto vedere Red nemmeno per sbaglio. Checché ne dicessero tutti, ciò che c’era stato fra lei e Kenny, sorvolando sul loro approccio che si era fatto decisamente più fisico, era qualcosa che apparteneva a loro due soltanto. Prima Kenny avrebbe chiarito le cose con la ragazza, meglio sarebbero stato per tutti, perché se di una cosa Grace era certa, era che di Red a Kenny non fregava nulla, così come per lei, il ragazzo non fosse che un ripiego alla noia e alla frustrazione.
 
Si erano confidati qualcosa di molto grande e pretenzioso per due ragazzi che si conoscevano da nemmeno cinque mesi, ma che (e questo era evidente, non poteva negarlo) era davvero speciale. Kenny piaceva a Grace in maniera direttamente proporzionale a quanto Grace piacesse a Kenny, punto. Era così naturale e scontato stare insieme, ricercarsi, volere affondare nell’altro senza timori che Grace aveva smesso di avere paura di ciò che sarebbe successo.
Quello che Kenny le aveva confidato, mentre la ricopriva di baci, non poteva che essere vero, lo sentiva; non era mica una sciocca, di situazioni nebulose e poco chiare ne aveva viste già tante a San Diego, in cui le sue amicizie erano state coinvolte. Ok, era ancora molto giovane, ma sapeva riconoscere quando qualcuno le mentiva e no, Kenny non l’aveva fatto. Era una delle caratteristiche che più apprezzava di lui, il fatto che quegli occhi tanto verdi non riuscissero davvero a mentire, a discapito del dolore che avrebbe potuto provocare con la sua schiettezza. Al diavolo allora, se le cose sarebbero andate diversamente lo avrebbe di certo capito per tempo, in modo da essere in grado di provvedere per non farsi troppo male.
 
Certo, Grace non aveva fatto i conti con Eric, questo no.
 
Quel maltempo tanto aggressivo aveva portato alla chiusura della scuola sia nella giornata di Giovedì, che di Venerdì. L’euforia per aver saltato quei giorni di scuola e delle vacanze di Natale che si trovavano alle porte, aveva portato i ragazzi a provare una gran voglia di festeggiare. Il gruppo si era dunque dato appuntamento al solito bar, con l’idea di fare della gran baldoria, per riscattare quelle giornate che sì, erano state strappate alla scuola, ma per chi si era trovato costretto a casa senza riuscire ad incontrarsi, erano state di una noia  mortale.
Red aveva passato le ultime settimane ad evitare Kevin come la peste; certo non perché lo volesse davvero, ma sentiva di doversi salvaguardare, perché se qualcuno al mondo era riuscito a farla soffrire davvero, quello era senza ombra di dubbio stato Kevin. Eppure dalla festa di Halloween, il suo ex ragazzo aveva colto ogni occasione per farsi sentire, mandandogli foto di un vecchio lunapark in cui erano stati assieme una volta e dove, isolati e ben nascosti, avevano fatto il miglior sesso della loro vita; o ancora chiedendole di raggiungerlo alla fine dei suoi allenamenti ed infine, proprio quando Kevin non aveva ottenuto risposta, l’aveva chiamata chiedendole, per l’ennesima volta ed in maniera esplicita, di vedersi
 
“Se davvero non vuoi più vedermi me lo devi dire chiaramente Becca, perché non voglio passare da stalker, ok? Non con te, non mi voglio far odiare ancora di più” le aveva detto lui, con la sua voce tanto profonda da mozzare il fiato, quando sfinita aveva risposto all’ennesima chiamata andata a vuoto. Per questo Red aveva deciso che, forse, era giunto il momento di incontrarlo e chiarire una volta per tutte la loro posizione. Tutto quel pensare a Kevin l’aveva distratta da Kenny e forse era stato meglio così, perché quel sabato pomeriggio lui, uscito da una brutta influenza, l’aveva raggiunta fuori casa chiedendole di parlare. Quando incontrò quel sorriso tanto dolce e sbarazzino, Red si era ricordata per quale motivo si era così tanto ostinata a conquistare Kenny, eppure le cose cambiarono con molta rapidità:
lui stava mettendo un punto definitivo a quella pseudo relazione che si era instaurata fra di loro, senza dilungarsi troppo in spiegazioni arzigogolate e che l’avrebbero allontanati dal nocciolo della questione
 
“Ci siamo divertiti, ma penso che sia meglio finirla qui, non roviniamo il nostro rapporto per delle cazzate Red”
 
Lei non poté fare altro che dargli ragione. In fondo per quanto Kenny fosse bello, affascinante e sicuramente una persona profonda, Red si trovò a fare i conti con se stessa e con la consapevolezza che, comunque, non era Kevin. E se anche con quest’ultimo le cose non sarebbero mai tornate al loro posto, come per tanto tempo aveva sperato, la ragazza affrontò l’amara realtà: era inutile tentare di colmare con dell’acqua un calice di vino.
Non si abbracciarono, non si scambiarono l’ultimo bacio, perché proprio non ce n’era bisogno; decisero semplicemente di ricominciare da capo ed assieme, questa volta da buoni amici, raggiunsero il gruppo al bar per passare insieme quella che sperava sarebbe stata una bella e distesa serata.
 
-Kenny ha mollato Red- sussurrò Wendy a Grace, attaccata al flipper e tenacemente convinta a superare ancora una volta quel record che gli altri volevano strapparle via. Quel pettegolezzo conclusosi in un sussurro la fece vacillare e, per poco, non perse la palla
 
-Ah…e tu che ne sai?- chiese la californiana tentando di mantenere un’arietta distaccata, come se a lei non importasse proprio niente, anche se il cuore le scoppiava in petto
 
-Beh, me l’ha scritto è ovvio! Ho idea che potresti esserci tu di mezzo…-
Grace si aspettava un tono di rimprovero da parte di Wendy, ma quando percepì che l’amica sembrava tranquilla, deglutì e parlò mantenendo l’attenzione sul gioco
 
-Può essere- borbottò
 
Wendy sorrise e a quel punto parlò tutta allegra –Menomale! Meglio così allora, tanto a lei non frega nulla…finalmente sta andando tutto al proprio posto. Dai smettila di giocare, dobbiamo festeggiare! Andiamo a prendere qualcosa da bere!-
 
Mentre Grace tentava di allontanare Wendy con una mano che, di tutta fretta, ritornava sul pulsante e alle sue spalle Stan, Butters ed Eric tentavano di distrarla per farla sbagliare, Kenny e Red entrarono nel bar; Red salutò tutti a gran voce e si precipitò al bancone, raggiunta nell’immediato da Bebe, curiosa di saperne di più delle novità succose che le aveva accennato l’amica, mentre Kenny, a scapito delle guance di Grace che erano diventate rosse nell’immediato, si unì ai ragazzi che tentavano di farla perdere
 
-Il gioco di questa sera è far perdere Grace?- chiese allegro, mentre facendosi spazio fra i tre ragazzi, si era sporto oltre la spalla della ragazza e guardava la pallina rimbalzare con aria decisamente divertita. Stan e Butters cominciarono ad esultare all’arrivo di Kenny, incitando l’amico ad aiutarli, ma Eric si accigliò di botto. Non gli era sfuggito che Grace si fosse irrigidita al suo arrivo e provava invidia per le reazioni che la ragazza dimostrava ogni qualvolta sbucava Kenny
 
-Non ti ci mettere anche tu! Via, dai!- Grace tentò di dissimulare l’imbarazzo, nonostante sentire Kenny alle sue spalle, così vicino, l’aveva subito catapultata in un paio di giorni indietro
 
-Non sto facendo niente!- ridacchiò Kenny, spingendosi ancora un po’ su di lei, che a quel punto stava totalmente perdendo il controllo della partita; con la coda dell’occhio colse il profilo di Kenny, incurvato dietro di lei, che sorrideva malandrino. Fu a quel punto che proprio non riuscì a salvare la pallina
 
-No cazzo!- gridò colpendo con forza il lato del flipper con una mano –c’ero quasi! Siete degli stronzi!- poi piroettò su se stessa e puntò l’indice sul torace di Kenny, ancora coperto dal suo parka arancione, che alzò nell’immediato le mani come in segno di resa –e tu sei il peggiore!- nonostante tutto non riuscì a non sorridere, così che il biondo tirò un labbro con gli incisivi e sorrise anche lui –sei troppo brava biondina, qualcuno doveva fare qualcosa per impedire la tua scalata al successo-
 
Wendy e Stan osservavano la scena lanciandosi, di tanto in tanto, occhiate eloquenti, capendosi al volo; Butters ignaro di tutto invece non la smetteva di ridere ed esultare per il record mancato di Grace. Quel momento lì venne interrotto da Eric, che frappose un bicchiere di birra fra la ragazza e l’amico
 
-Tieni, te la sei meritata, magari dopo che avrai bevuto un po’ potremmo iniziare a festeggiare la tua quasi vittoria-
 
Kenny aggrottò le sopracciglia; non stava capendo cosa volesse ottenere Eric mettendosi in mezzo a quel flirt tanto evidente, ma la risposta alle sue domande non tardò ad arrivare. Durante la serata, che raggiunse importanti livelli alcolici, Eric aveva fatto di tutto per tenere distanti lui e Grace e, cosa che lo stava facendo irritare parecchio, ci stava palesemente provando con lei. Non voleva litigare con l’amico, non ne valeva la pena fin tanto che Grace pareva cavarsela bene: aveva respinto un paio di volte gli approcci di Eric con garbo poi, complice l’alcol che ambedue avevano ingerito, gli aveva gridato di farla finita in un momento in cui si trovavano fuori a fumare assieme a Jimmy e Tokken
 
-Che hai oggi? Ti rode il culo eh?- aveva risposto Eric con quel tono che era un perfetto connubio di sfida e presa in giro
 
-Non che non mi rode il culo, però mi stai facendo incazzare!- Grace non risultò molto credibile, con la sua voce sbiascicante ed il cocktail in mano che ondeggiava spazientita da una parte all’altra. Evidentemente Eric, lievemente più lucido, trovò la cosa divertente
 
-Oh, ti sto facendo incazzare? Invece secondo me ti piacciono le mie attenzioni- le disse avvicinandosi ancora una volta. Mentre Jimmy e Tokken non stavano affatto dando peso alla faccenda, abituati ormai ai battibecchi serali fra i due, Kenny fece un passo avanti quando notò che Eric si stava avvicinando troppo
 
-Dai falla finita, non lo vedi che non ha voglia?-
 
-Mi sembrava strano che il paladino della giustizia non fosse ancora intervenuto!- Eric scoppiò a ridere, mentre Grace barcollava per tenersi dritta e, al contempo, cercare di tornare un minimo in sé
 
-Non fare lo stronzo Eric, ti ho solo detto di non esagerare- Kenny mantenne un tono calmo e rilassato, nonostante anche il suo livello di alcol fosse sufficientemente oltre il limite di sobrietà
 
-Guarda che non sto facendo un cazzo, ma me lo deve dire lei basta e deve essere pure convincente, tu non c’entri Kenny- poi si voltò nuovamente verso Grace –Allora che dici? Devo piantarla? Non ti piaccio abbastanza o ti piace solo tirartela eh?-
 
Grace tentò di non fare caso alla provocazione –Questo non è un punto, cioè non è questo il punto…-
 
-E allora qual è? Ti ho chiesto di uscire con me, sono stato dietro alle tue stronzate, che altro dovrei fare?!- Eric stava perdendo il controllo e tutto di lui ne era indicatore: dalla voce che era passata dal divertito all’arrabbiato, dal volto che si era fatto rosso, dai passi che muoveva verso di Grace, che si faceva indietro sentendosi minacciata, anche se era arrabbiata come non mai. Attirò finalmente anche l’attenzione di Jimmy e Tokken
 
-Ehi Cartman ora basta ok?!-  Kenny afferrò l’amico per la spalla e lo tirò indietro a forza, così che quello si voltò di scatto ed urlò ad un centimetro dal suo viso –Ti ho detto di farti i cazzi tuoi Kenny!-
 
-Questi sono cazzi miei imbecille!- Urlò di rimando Kenny che spintonò Eric
 
-No..no no no! Fermi! Fermatevi subito!- Grace si ritrovò un’altra volta a cercare di trattenere Eric da mollarle a qualcuno, peccato che questa volta non solo era lei, la colpa di quella reazione, fra l’altro c’era Kenny dall’altra parte
 
-Ragazzi che vi prende? Che cazzo fate?- Tokken si parò fra i due insieme a Grace, mentre Jimmy era rientrato per richiamare gli altri. Quando risbucò fuori assieme a Stan, Clyde, Butters e le ragazze, la situazione era degenerata: Tokken tentava di fermare prima l’uno e poi l’altro, mentre Grace si era messa in mezzo come fosse una transenna
 
-Che cazzo vuol dire che sono affari tuoi?!- Gridava Eric fuori di sé, che si trovava per la prima volta a litigare in quel modo con Kenny. Non era mai successo prima che loro due arrivassero a picchiarsi, non ce n’era mai stato bisogno; il loro era un rapporto molto calibrato. Si offendevano magari, ma Kenny risultava sempre abbastanza calmo da non dargli sufficiente corda. Eppure era evidente che quella volta, l’amico, avesse davvero perso la testa.
La verità arrivò con lampante lucidità alla mente annebbiata dai cocktail di Eric, che si bloccò all’improvviso e fece correre gli occhi da Grace a Kenny: se poco prima stava ringhiando di rabbia, il secondo dopo dalla sua bocca tuonò una risata
 
-Dite sul serio?!-
 
Il gruppo di amici che aveva fatto cerchio intorno ai quattro si raggelò davanti alla reazione tanto strana di Eric, che smise di ridere solo per rivolgersi a Grace
 
-Ora ho capito sai…ma tu sei sicura che vuoi farti prendere in giro da lui? Non ti sei resa conto di come ti ha trattata?-
 
-Fatti i cazzi tuoi Eric!- sibilò Grace con i pugni stretti, ma il ragazzo non le diede retta –Ti userà come ha sempre fatto, a Kenny non frega un cazzo di nessuno! Come è possibile che non te ne renda conto?!-
 
Stan si avvicinò ad Eric con aria minacciosa –Basta Eric, non sono cazzi tuoi questi, ha ragione lei-
 
-Ma come, dici sempre di volere tanto bene a tua cugina – lo scimmiottò Eric –Non pensi abbia il diritto di sapere con chi ha a che fare, se non ci arriva da sola?- Poi tornò a fissare Kenny, che lo guardava con gli occhi sgranati non capacitandosi che l’amico, il suo migliore amico, stesse parlando così di lui –almeno l’hai spiegato a Red perché l’hai mollata, o ne sei uscito proprio pulito, eh?-
 
-Non pensi davvero queste cose, non è vero?- Kenny si trattenne all’esplodere, lanciò un’occhiata a Red che tentava di mettere insieme i pezzi della situazione, prima di tornare a puntare gli occhi oceanini su Eric –Sei solo troppo ubriaco per pensare, giusto?-
 
-No no…io sono lucidissimo Kenny, non dare la colpa all’alcol. Tu sei un gran figlio di puttana e lei…- indicò Grace con un gesto del viso –lei ti cadrà a pezzi dietro, perché non sei capace di tenerti una cazzo di cosa buona nella vita-
 
In un lampo Kenny superò Grace, Tokken, Stan e fu addosso ad Eric. I ragazzi cominciarono ad urlare ed appena si resero conto di quello che stava accadendo si gettarono a dividerli; Kenny fu tirato via da Wendy, Butters e Clyde, il sangue gli colava dal naso, gli altri si occuparono di Eric, che si massaggiava la guancia dopo essersi preso un bel destro come si deve. Appena la situazione si fu un po’ sedata, grazie anche all’intervento del barista che proprio non ne voleva sapere di risse fuori il suo bar, Red colse l’occasione per avvicinarsi a Kenny, che si stava ripulendo la bocca con la manica della giacca
 
-Non c’era bisogno di umiliarmi così, bastava dirlo che ti piaceva un’altra-
 
Non furono necessarie altre parole. Kenny tentò di fermare Red, ma quella si tirò via dalla sua presa e, dopo aver lanciato uno sguardo a Grace, se ne andò, seguita nell’immediato da Bebe e Nichole.
Grace si voleva sotterrare; anche se sapeva di non aver fatto nulla di male, si sentì incredibilmente in colpa nei confronti di Red ed in qualche modo provava la stessa cosa per Eric, anche se in quel momento la rabbia sovrastava ogni sentimento per il ragazzo
 
-Aspetta Grace, almeno tu sii ragionevole- Wendy aveva intuito che Grace stesse per scoppiare, eppure non riuscì a trattenerla: si avvicinò con grandi falcate ad Eric e lo fissò con occhi spiritati
 
-E credi di aver risolto qualcosa ora? Secondo te sono contenta, ora che avete litigato a causa mia?-
 
-Io volevo solo farti capire con chi hai a che fare…cristo, non lo capisci?-
 
-Tu non sai un cazzo Eric, ma pensi di sapere tutto- Ciò detto, Grace si voltò e si allontanò, lasciando Eric a boccheggiare ancora stordito da quello che era successo. Gli altri facevano correre lo sguardo da Kenny, che avrebbe seguito Grace se non glielo avessero impedito, ad Eric
 
-Ci vado io da lei, voi tentate di risolvere questo casino- disse Wendy a Kenny prima di correre dietro l’amica. Ma Kenny aveva altro da dire ad Eric e seppur Stan stesse tentando di impedirglielo, il biondo si avvicinò nuovamente a lui
 
-A te non frega un cazzo di lei, te la sei presa con me solo perché non sopporti di essere respinto, perché sei un idiota del cazzo e perché non sai reggere il confronto con gli altri- prese una pausa -Ridammi del figlio di puttana un’altra volta e ti giuro che ti faccio saltare tutti i denti, culone di merda-
 
Mentre Kenny si allontanava, intenzionato a raggiungere Grace, Eric gli urlò dietro
 
-E tu? Me l’hai mai chiesto se mi interessasse davvero? No…perché hai pensato solo a te, come sempre del resto!-
 
Kenny si girò per guardarlo un’ultima volta, prima di decidere sensatamente di non rispondere; eppure, mentre si allontanava, uno spiacevole sapore amaro gli stuzzicò la gola, perché per quanto fosse convinto che a parlare era stata solo la gelosia, si rese conto che era vero che aveva evitato il confronto con Eric. Temeva di avere dall’amico una risposta che gli avrebbe impedito di viversi con serenità il suo rapporto con Grace e, per questo, aveva fatto finta di niente, ignorando quelli che erano segnali ben precisi su quanto Eric fosse realmente invaghito di lei.
 
Con Red in una direzione, Grace in un’altra seguita da Kenny ed Eric fermo, a sfidare la sua rabbia mentre Stan cerava di portarlo via, la serata andò in pezzi sotto gli occhi di tutti, che finalmente avevano capito cosa fosse successo
 
-Proprio non capisco perché continuino a chiamare Eric culone- si rivolse pensieroso Butters a Jimmy –si è dimagrito così tanto negli ultimi due anni!-
 
Jimmy guardò l’amico con tanto d’occhi, poi scosse il capo e diede una pacca sulla spalla a Butters –A-ann-diamo am-mico, t-t-torniamo d-dentro-
 
 
 
 
Ora mi uccidete. Io già la sento Darkiti che mi inveisce contro per come ho trattato Eric; tranquilla cara, percepisco le tue urla da casa mia! Ma era inevitabile questo momento, perché comunque Eric è un egoista e, nonostante sia chiaro che sia preso da Grace, ha pensato solo a se stesso senza ragionare su tutto il resto, ragion per cui si merita una bella strigliata. Per il resto io voglio sapere la vostra opinione, che la mia già la so!
Che ne dite?
 Ah, rinnovo la domanda: con questa prima parte del capitolo risulta evidente che i toni si faranno sempre più, umh…spinti (d’altronde il bollino “erotico” è presente nel genere); quindi torno a chiedervi: secondo voi devo spostare il rating su “rosso”? Considerando che ce ne saranno un bel po’ di scene di questo tipo? Fatemi sapere!
Vi bacio
 P.s. uh! Questa è la mia idea di Kenny e Grace. Non è che uno schizzo, ma spero di aver reso l’idea.
                                                                          
 
-Laila-

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Capitolo 11
*** Sole apparente ***


Capitolo 11. Sole apparente
 
-Eddai cazzo!-
 
-Non c’è storia Craig, meglio se ammetti la sconfitta-
Token guardava i due spartirsi una partita a “Tekken 7”. Era indubbiamente affascinante subire, da fuori, l’eccesso di testosterone che i ragazzi spruzzavano nel dedicarsi alla Play Station, ma alla lunga stancava. Ragion per cui, sfregandosi la testa dal taglio appena rinfrescato, Token decise che era giunto il momento di spezzare i grugniti e le offese che i suoi due amici, Craig e Clyde, si spartivano con poco riguardo
 
-Allora Craig, che hai fatto ‘sti giorni? Sei scomparso amico, non che abbiamo sentito la tua mancanza, sia chiaro-
 
Craig mosse impercettibilmente l’angolo della bocca verso l’alto ad indicare, per la sua insolita natura introspettiva, di nascondere qualcosa di succulento. Così il moretto tra una x e un r2, sbocconcellò qualche parola sommessa
 
-Ma, niente di che. Durante la tempesta del secolo sono rimasto bloccato a casa di Tweek-
 
Clyde spostò per un momento gli occhi dallo schermo all’amico al suo fianco, movimento che costò al suo avatar un calcio ben servito sui denti
 
-Merda!-
 
-Attento man, o sarai costretto ad ammettere l’ennesima sconfitta-
 
-E come sta Tweek? Ha avuto un altro dei suoi raffreddori epici?- lo incalzò con garbo Token, mentre allungava una mano a afferrare il bicchiere di coca cola che la madre si era premurata di riservargli poco prima
 
-Bene, sicuramente meglio, dopo che l’ho baciato-
 
Bryan Fury, personaggio scelto da Clyde dall’uscita del gioco, venne scaraventato in aria dal micidiale calcio rotante di Whoarang
 
-Che cazzo hai detto?!- Clyde lanciò lontano il joystick, mentre Token sputacchiava la coca cola tutto intorno a lui
 
-Clyde che cazzo fai?! Ma sei idiota?- Sembrava che a Craig importasse della reazione eccessiva dell’amico, solo perché quella aveva comportato l’arresto inaspettato della partita. Clyde, di contro, non sembrava provare più nessun tipo di attrattiva nei confronti del gioco, come del resto Token che quasi si strozzò con la coca cola
 
-Ripetilo!-
 
-Cosa? Che sei un idiota o che ho baciato Tweek Tweak mentre era in preda al raffreddore più contagioso della storia?-
 
A Craig la cosa sembrava divertire parecchio; specialmente, dentro di sé, adorò l’espressione speculare dei suoi due migliori amici, ai quali sarebbe servito un pronto intervento per risistemare le mandibole penzolanti, valutò il moretto, che abbandonò poi il joystick al suo fianco
 
-Ma tu sei l’idiota! Quando cazzo pensavi di dircelo, eh?! Sono ore che stiamo giocando e te ne esci così solo ora?!-
 
-Ma infatti sei un vero stronzo Craig, stronzo te e il tuo carattere del cazzo- rimbrottò Token, molto risentito, dopo aver allacciato le braccia in segno di protesta
 
-Che c’è, volevate assistere?- Craig si alzò e si posizionò davanti Clyde, ancora seduto sul divano con l’aria frastornata
 
-Ma che assistere, ma essere informato si! Tienitele per te, le tue cose da frocetto- Il tono di Clyde trapelava ironia, così come la sua bocca che era andata a piegarsi verso l’alto, mentre fissava il suo amico, in piedi davanti a lui, che si portava una mano a stringere il cavallo dei jeans stretti
 
-Come dovrei tenerle per me? Pensavo volessi assaggiarne un po’, Clyde…- disse Craig, mentre si stringeva il pacco , spingendolo in faccia agli amici, a turno, che non si risparmiarono di scoppiare a ridere mentre tentavano di tirarsi il più indietro possibile sul divano.
Finalmente ce l’ha fatta questo sfigato del mio migliore amico, pensò Clyde intanto che offendeva divertito Craig.
 
***
 
Le vacanze di Natale erano ormai alle porte. Erano passati due giorni da quel maledetto Venerdì e Grace, amareggiata, incazzata e delusa con praticamente il mondo tutto, aveva evitato accuratamente di rispondere ai messaggi di Kenny e di Eric, che per la cronaca non si erano né visti né sentiti, durante il weekend. Si era trascinata sconsolata, chiusa nel suo Northface a sacco, rigorosamente nero, a scuola, senza parlare con nessuno se non con il cugino, Tweek e Kyle. Quando raggiunse l’ingresso, sotto un cielo piatto e bianco che prometteva l’ennesima nevicata del mese, gli occhi blu finirono casualmente sul gruppo delle ragazze: Red sembrava starsene un po’ in disparte, mentre Bebe totalizzava l’attenzione delle altre con chissà quale discorso.
Grace non aveva la benché minima intenzione di andare a parlare con la ragazza, proprio non se la sentiva, ragion per cui svicolò con velocità sorprendente e corse a catapultarsi nella classe ancora vuota, eccezion fatta per quella testa dai capelli biondi e disordinati: Kenny se ne stava al suo posto, con le braccia conserte e lo sguardo fluttuante su di lei
 
-Che ne dici, parliamo?- soffiò il ragazzo, da quelle labbra a cui Grace non sapeva mai dire di no. Estremamente confusa sul da farsi, Grace si avviò al suo banco con passi militari, dove sedette dandogli le spalle, così cominciò ad armeggiare impacciata con la giacca e lo zaino; doveva trovare un senso ai suoi movimenti sconclusionati, ma proprio non ci riusciva, per cui in quel momento stava facendo la figura della fessa, probabilmente. Proprio mentre la testa era incastrata fra il buco d’uscita del northface, sentì una mano che spinse la giacca nuovamente al suo posto
 
-Non credo che ignorarmi sia la soluzione, sai biondina?-
 
Grace mosse la testolina bionda verso destra, dove trovò Kenny, accucciato al suo fianco che tratteneva la sua giacca e la fissava placido. Va bene, non poteva ignorarlo e, fra parentesi, non voleva farlo, ma non aveva idea di cosa fare
 
-Hai deciso di fare lo sciopero del silenzio? Vuoi chiuderti in clausura?-
 
-Io…tu…oh insomma Kenneth!- Sbottò infine, lanciando le braccia in aria e divincolandosi dalla presa salda di lui –Mi vuoi dare il tempo di ragionare su quanto successo o no?! Io mi sono sentita presa in giro, lo capisci? E non basteranno di certo…i tuoi…stupidi e bellissimi occhioni verdi per farmi placare!-
 
Kenny scoppiò a ridere. Grace lo guardava allibita. Perché rideva?! Era davvero così poco seria da meritarsi che lui le scoppiasse a ridere in faccia?!
 
-Che cazzo ridi?!-
 
-Sei buffa…- continuò lui, non riuscendo a smettere di ridere, tanto che quasi rischiò di perdere l’equilibrio da quella posizione rannicchiata e finire col culo a terra
 
-Ah, ora sarei buffa?! Mi hai detto che sono bellissima ed ora sarei buffa?!-
 
-Guarda che una cosa non esclude l’altra…ti prego smettila di fare quella faccia, non riesco…non riesco a smettere…- Kenny si era portato una mano alla bocca mentre con l’altra rimaneva aggrappato alla manica della californiana, che evidentemente non si era resa conto che sgranare così tanto gli occhi e le narici la rendevano davvero molto comica. Lo scambio fu interrotto dall’entrata di tutta una serie dei loro compagni di classe, fra cui Tweek che era stranamente raggiante, ma che appena vide Kenny accucciato al fianco della sua amica, aggrottò le sopracciglia chiare e cominciò a chiudere spasmodicamente un occhio; così, una volta raggiunto il suo posto, arrivo che Grace e Kenny sembrarono ignorare, fece impattare con violenza lo zaino sul banco. Fu a quel punto che Kenny smise di ridere (seppur lentamente) e, con Grace, puntò l’attenzione su di lui
 
-Ciao amico, ti sei ripreso? Io mi sento ancora uno schifo-
 
-Ciao K-Kenny. G-Grace cosa s-stai facendo?- era difficile per lui trattenersi, nonostante il suo umore fosse alle stelle per la questione Craig, in quel momento. Con quella domanda retorica Grace sembrò riacquistare il controllo sulla situazione. Già, che stava facendo? Stava, ancora una volta, assecondando quel cretino solo perché le stava facendo qualche moina? Nossignore! Pensò mentre strattonava il braccio, facendo cadere davvero Kenny, questa volta, che si lamentò per la brusca ed inaspettata caduta
 
-Oh cazzo! Ti sei fatto male?!-
 
-Ma Grace che…-
 
-No! Non mi importa niente se ti sei fatto male, tanto meglio!-
 
-Tu sei uscita di testa!-
 
-Tu-t-to bene laggiù K-Kenny?-
 
-Che fai, prendi in giro Tweek?-
 
Sul teatrino, che in realtà stava coinvolgendo tutti e tre in sghignazzi sommessi, calò il sipario con l’entrata degli altri compagni e Kenny, dopo essersi meritato un’occhiata apprensiva da Kyle, decise di rimettersi in piedi per prendere posto al suo banco
 
-Guarda che io e te non abbiamo finito, comunque- bisbigliò alle spalle di Grace che, di tutta risposta, si irrigidì moltissimo. Tweek roteò gli occhi chiari fino al soffitto, così diede una spinta alla spalla dell’amica, proprio mentre stava tentando di spogliarsi un’altra volta dalla giacca pesante
 
-Forza, mettiti vicino a lui, tanto oggi n-non verrà C-Cartman…-
 
Grace sgranò gli occhi –Che? Come mai? E perché tu lo sai?!-
 
-Non ne ho idea, ma io ho i m-miei informatori Grace…e f-fortuna che ci sono io per te, hai serio bisogno di qualcuno che badi ai tuoi affari-
 
La ragazza lanciò uno sguardo al telefono; improvvisamente sentì il senso di colpa morderle lo stomaco, per non aver risposto nemmeno ad uno dei messaggi di Eric, i giorni appena trascorsi. Si chiese se il motivo dell’assenza del ragazzo non fosse per caso lei, ma decise che non era quello il momento di pensarci. Ruotò il corpo per lanciare un’occhiata al posto vuoto lasciato da Eric e poi, le iridi blu, incontrarono gli occhi di Kenny, che la fissava divertito. Scosse il capo e decise di sedersi al posto di Cartman, anche se non era sicura che quella fosse la scelta più sensata.
 
*
 
Red stava raggiungendo la classe con aria pensierosa, mentre scrollava con noncuranza la neve dalla folta chioma rossa. Quello era stato un weekend davvero assurdo, culminato in quella strana domenica pomeriggio, durante la quale dopo l’ennesima chiamata da parte di Kenny, la ragazza aveva acconsentito ad incontrarlo. In realtà si era prefissata di non farlo, perché di scuse non voleva più sentir parlare, aveva altro a cui pensare, lei. Ma Kenny era una di quelle persone davanti la quale Red perdeva tutta la sua marmorea durezza, ragion per cui alla fine aveva ceduto e, con il biondo, aveva preso la strada del parco.
E Kenny si era scusato, più e più volte. Le aveva spiegato che era tutto un brutto malinteso, che non aveva assolutamente intenzione di prenderla in giro, ma che era ovvio ad entrambi il motivo per cui avevano messo fine a quella pseudo relazione: non erano compatibili, era chiaro, ma non solo. Red sentì quel suo tanto odiato orgoglio pungerle il petto, quando Kenny si trovò ad ammettere che non aveva previsto le potesse piacere qualcun altro. Non aveva specificato quanto Grace le piacesse e, probabilmente, la californiana non era che l’ennesima ragazza di cui Kenny si infatuava, per poi stufarsene dopo poco. Ma quel pensiero Red lo tenne per sé; non voleva mica fare la parte della gelosa, proprio no; perché avrebbe dovuto? Era vero, anche a lei non importava nulla di Kenny; oltretutto quel bastardo del suo ex non demordeva. Ed eccolo il pensiero di Kevin ad assaltarle la mente: dei suoi occhi languidi, dei suoi capelli morbidissimi che lei adorava toccare, di quelle labbra saporite, al sapore di menta.
Scrollò la testa, decisa a scacciare l’immagine dalla mente; per il momento la cosa importante era che avesse chiarito con Kenny di cui, alla fine, aveva accettato le scuse: il prossimo passo sarebbe stato parlare con Grace, la ragazza se lo meritava. Alla fine Red aveva tentato di mettersi nei suoi panni, mentre Bebe, per difenderla, aveva cominciato a dire alle altre che Grace era stata avvisata, che a Kenny non si doveva avvicinare e che la colpa non fosse che sua. Red lo sapeva benissimo che Bebe stava dicendo quelle cose perché le voleva molto bene e per spirito di solidarietà femminile, ma proprio mentre Wendy tentata di difendere la californiana, la rossa le aveva fermate
 
“Non è colpa sua, su Kenny non c’è e non c’è mai stato nessun tipo di veto, ok? Ora non parliamone più, è acqua passata”, era con quelle parole che Red aveva messo fine alla discussione che stava per scoppiare fra le sue amiche. In fondo era giusto così: la cugina di Stan era arrivata da quello che, a detta di tutti, era un paradiso fatto di feste e divertimento e si era ritrovata catapultata a South Park, senza i suoi amici, con la sola presenza del cugino ad aiutarla ad ambientarsi in quella cittadina ostica e triste. E poi con Kenny era scoppiato qualcosa, punto. Non aveva colpe e Red lo ammise a se stessa, mettendo da parte il suo ego. Di conseguenza ora non doveva sentirsi esclusa, solo perché stava cercando di crearsi la sua nuova vita e la rossa glielo avrebbe detto. Quindi era deciso: dopo le lezioni sarebbe andata da Grace, le avrebbe chiesto di parlare ed era sicura che quella avrebbe accettato
 
Red
 
Oh no, persino la voce di Kevin che la chiamava, era arrivata a tormentarla nel profondo; non bastava l’immagine del suo viso arrossato…e del suo corpo tonico, perfetto e sudato che la sovrastava e…
 
-Red! Che fai ora mi ignori completamente?-
 
Cazzo. Non era un’illusione auditiva, era davvero Kevin, alle sue spalle, che la stava chiamando. Red trattenne il fiato, mise su la sua espressione migliore (ovvero quella di acida stronza che, tra parentesi, Kevin adorava) e piroettò nella direzione dell’amabile voce
 
-Oh, non ti avevo proprio sentito Vinny- che stupida era stata, si era lasciata sfuggire quel soprannome! Ma che ci poteva fare se proprio in quel momento stava pensando a lui, tra l’altro in un momento davvero molto, molto intimo? Beh, al ragazzo non sfuggì di certo la cosa, motivo per cui mosse l’angolo della bocca verso l’alto
 
-Che c’è, eri sovrappensiero? Dai, ti accompagno alla classe-
 
-Cosa?! Non ho di certo bisogno dell’accompagno!- sputò inacidita lei, ma Kevin sorrise nuovamente mentre, con il suo altissimo corpo la affiancava
 
-Non è questione di bisogno, ma di volontà, Becca-
 
Red sbuffò sonoramente, ma per la prima volta dopo molto tempo non disse di no a quel cretino, finendo per altro ad acconsentire di vedersi dopo la scuola per parlare un po’: volente o nolente, era costretta a rimandare la conversazione con Grace.
 
*
 
Aveva passato quelle prime due ore di lezione a tentare di ignorare Kenny ed il suo punzecchiarla. Si riebbe solo quando notò che il biondo, con aria divertita, aveva tirato fuori una delle sue riviste osé, ignorando totalmente la lezione di storia; certo che aveva proprio una faccia di bronzo, quello lì. Grace arricciò il naso e poi, mentre continuava a guardare l’insegnante, mise una mano sulla pagina della rivista e la stropicciò
 
-Ehi! Era il pezzo migliore!- sussurrò divertito lui
 
-Sicuramente sarà stato un articolo di spessore, non ho dubbi!- sussurrò lei di rimando, strappandogli di mano la rivista, per poi infilarla nello zaino con un gesto stizzito
 
-Dovrò pur far qualcosa mentre mi ignori-
 
-Tipo seguire le lezioni?-
 
-McKanzie, McCormick!- La voce del signor Garrison risuonò stridula nell’aula, ma i due sembrarono non farci caso
 
-Preferisco leggere qualcosa di interessante, piuttosto che sentire quella roba-
 
-Beh, non ti farebbe male stare un po’ attento invece!-
 
-Si può sapere che diavolo succede laggiù?!-
 
-E comunque non ti stavo ignorando, stavo solo cercando di comportarmi da normale studentessa-
 
-Biondina, non sono mica nato ieri, lo capisco benissimo quando una ragazza carina come te cerca di ignorarmi-
 
-Guarda che non ci casco mica, Kenneth! I tuoi complimenti non mi fanno né caldo né freddo!-
 
-Bugiarda-
 
-Ora basta! Fuori! Entrambi! Rimarrete davanti alla porta fino alla ricreazione dato che non vi interessa seguire la lezione!-
 
I due smisero di fissarsi  e, contemporaneamente, volsero il capo per scontrarsi con la figura del signor Garrison, improvvisamente (chissà perché, poi), in piedi davanti al loro banco, con una faccia talmente tanto imbestialita da far paura anche ad un gorilla privato del suo piccolo
 
-Mi meraviglio di lei, signorina McKenzie! È mestruata per caso?!-
 
Grace sgranò gli occhi –Ma cos…?-
 
-Fuori, subito!-
 
Grace rimase pietrificata al suo posto, mentre guardava inebetita il signor Garrison che si era dimostrato davvero molto scurrile, per essere un insegnante. Di certo non aveva mai avuto professori così, in California e non seppe proprio come reagire; ci pensò la mano di Kenny che tirò la sua, incitandola a seguirlo fuori dall’aula. Mentre usciva, Grace colse al volo lo sguardo sbalordito di Tweek e quello molto divertito del cugino, che fece in tempo a farle un brutto gesto mano-bocca, prima di beccarsi una gomitata da Kyle al suo fianco. Si costrinse a non guardare Wendy per nessuna ragione, dato che era convinta che l’amica le avrebbe riservato uno sguardo di forte disapprovazione, per cui si limitò ad accelerare il passo dietro Kenny.
 
-Ma che gli è preso al signor Garrison?! Ma hai sentito cosa…-
 
-Stai calma, sei diventata rossa come un pomodoro maturo…per Garrison è normale dare di testa, strano che sia la prima volta dall’inizio dell’anno-  Intanto Kenny si stava avviando verso la scala antincendio
 
-Ehi! Ma dove vai?! Non lo hai sentito?! Dobbiamo rimanere davanti l’aula fino a…-
 
Ma la risata cristallina di Kenny la zittì –non gliene frega una sega degli studenti, a quello: fidati, si sarà già dimenticato di noi. Considera che certe volte lo facciamo incazzare di proposito, così ci spedisce fuori e possiamo saltare la lezione “autorizzati” da lui stesso, tutto nella norma, ti dico. Forza, vieni o no?-
 
*
 
Tweek, probabilmente per osmosi, appena il signor Garrison aveva cominciato a strillare verso Grace e Kenny, cominciò ad avere un brutto collasso di tic di ogni genere; certo, lo sapeva benissimo come era fatto il suo professore, conoscendolo ormai da molti anni (già, il livello di South Park in merito all’istruzione era davvero molto, molto basso, ragion per cui insegnanti del livello di Garrison si erano ritrovati ad insegnare anche alle superiori), eppure non seppe trattenersi. Tentò di calmarsi, ma l’unica cosa che gli venne in mente di fare, dato che il suo occhio non aveva smesso di ballare, fu afferrare il telefono e scrivere un messaggio a Craig. Si erano sentiti quel weekend, ma non si erano ancora rivisti dopo, beh…dopo quello che era successo, motivo per cui Tweek dovette sforzarsi moltissimo per inviare quel messaggio, al seguito del quale chiese di uscire dall’aula. Come da previsioni il signor Garrison lo congedò con un gesto vago della mano e, probabilmente, si sarebbe scordato della sua esistenza (e di conseguenza della sua assenza). Quando scivolò oltre la porta, quasi gli prese un infarto trovandosi Craig davanti, con le mani in tasca ed un sorrisetto appena accennato ad illuminargli il viso duro
 
-Che c’è, era davvero tanto noiosa la lezione al punto di farti uscire, secchione che non sei altro?-
 
Tweek, con una mano ancora al petto, non riuscì a trattenere una risata; era meraviglioso quel sentirsi al posto giusto, quando era in presenza di Craig. Ma la risata mutò presto in un’espressione di puro terrore, quando il moro decise che era il momento giusto di avvicinarsi a lui più del dovuto. Che cosa voleva fare? Che significato aveva quel movimento? Voleva abbracciarlo? Dargli una stretta di mano? Baciarlo, forse?
E lui cosa avrebbe dovuto fare? Magari Craig si aspettava qualcosa, magari pensava che avrebbe preso lui, una qualsiasi iniziativa. Ma se non fosse stato così? Se per puro errore di calcolo (dettato dalla troppa euforia di rivederlo) avesse male interpretato i movimenti di Craig?
 
Ma non ci fu tempo per pensare ad altro: Craig non ci pensò due volte, ad avvicinare il viso al suo e parlargli a fior di labbra, mantenendo le mani nelle tasche; erano praticamente alti uguali, per cui non è che il moro si fosse dovuto piegare, per fare quella cosa lì; eppure Tweek si sentiva ugualmente una ragazzina al primo appuntamento, sensazione che non sopportava affatto. Ci teneva alla sua virilità, lui. Ecco, magari era un po’ dinoccolato ed effettivamente era molto magro e nemmeno un pelo gli era ancora spuntato sul petto e…
 
-Allora? Mi hai scritto per distrarti un po’, o no?-
 
Gli occhi chiari schizzarono in ogni dove, personificando il terrore di vedere apparire qualche compagno di scuola, che avrebbe subito mandato in giro pettegolezzi su di loro
 
-Tweek, fottitene, te ne prego- Craig gli parlò proprio sulla bocca, con i suoi occhi penetranti appena socchiusi, ma che lo fissavano con insistenza tramite la fessura delle palpebre. Eccola lì, un’altra cosa che lo faceva impazzire di Craig: al ragazzo, del giudizio degli altri, non fregava un cazzo. Beh, era giunto il momento anche per Tweek, di incominciare a fregarsene di ciò che gli altri potevano pensare di lui; infondo non faceva nulla di male. Era eterosessuale? Era bicurioso? Era frocio?
Non lo sapeva: l’unica cosa che sapeva con certezza era che, da parecchio tempo ormai, l’unica persona che gli faceva tremare le gambe era proprio davanti a lui in quel momento, a carezzare le sue labbra con il respiro. Così Tweek strinse i pugni ed annullò quella ridicola distanza che separava le loro labbra, collimando infine in un lento, morbidissimo bacio.
 
*
 
Grace aveva passato l’ora antecedente alla ricreazione sulla scala antincendio con Kenny: chiusi ognuno nel proprio cappuccio ben tirato, il ragazzo in quello arancione e lei nel più sobrio nero, avevano deciso che il modo migliore per passare il tempo era girarsi un paio di canne e attendere che la lezione di Garrison finisse
 
-Non sono mai stata buttata fuori dall’aula- disse serena Grace, con la canna trattenuta tra le labbra intirizzite dal freddo
 
-Sei seria? Mai, nemmeno una volta?- la voce di Kenny arrivò ovattata, dato che si era ben premurato di chiudere quasi interamente la faccia nel parka
 
-Naaa…non ce n’è mai stato bisogno. Non ho mai avuto nessun compagno di banco tanto fastidioso- gli lanciò un’occhiata, seppur divertita –e specialmente non mi è mai capitato di avere professori fuori di testa come Garrison- concluse sputando il fumo con fretta, prima di passare la canna al ragazzo, che sbucò appena dal cappuccio per mettersela in bocca
 
-Ah, quindi mi stai dicendo che non sei una secchiona, semplicemente sei stata furba e fortunata- Kenny si avvicinò un po’ a lei, senza risparmiarsi un bel sorriso malizioso –Quindi possiamo dire che la tua prima volta è stata con me-
 
Grace sentì le guance andare a fuoco –Beh…questa prima volta qui si, ma non ne andrei troppo fiero fossi in te- tentò di rispondere a tono, lei, ma resistere a quelle allusioni e quel sorriso era praticamente impossibile. Kenny soffiò il fumo lontano da lei, prima di tornare a fissarla
 
-Allora bisognerà rimediare con un altro genere di prima volta, una per cui valga la pena di vantarsi, non pensi?-
 
-Ma che sfacciato…ma poi piantala!- Grace lo spintonò, essendosi fatto lui molto vicino, ormai –Guarda che sono super incazzata con te, non puoi dirmi certe cose!-
 
-Viviamo in un paese dove la libertà di pensiero e parola sono sul podio della carta costituzionale, biondina: fino a prova contraria posso dire quello che mi pare, quando mi pare-
 
-Prima che mi decida a denunciarti per stalking si-
 
-Non lo faresti, ti piaccio troppo. Poi ti rendi conto quanto renderesti triste mia sorella, se mi sbattessero in galera?- Kenny addolcì il sorriso; si scostò da lei (gesto che Grace trovò strano, da parte del provocatore numero uno della città di South Park) e le ripassò la canna, prima di continuare a parlare, cambiando però rotta alla conversazione –Domenica sai…ho parlato con Red. Ci tenevo a dirtelo, ecco-
 
Grace strabuzzò gli occhi e tossicchiò il fumo –Che?!-
 
-Non voglio che pensi sia uno stronzo, Grace…cioè mi è capitato di comportarmi da imbecille, ma come tutti del resto. Però non ho mai voluto far male a nessuno, mai. Questo è stato tutto un grande malinteso…e tu sei libera di credermi oppure no. Ma non è da me prendere in giro le persone, specialmente chi mi piace, ecco-
 
Kenny prese una pausa, durante la quale Grace rinfilò la testa nel cappuccio, più per nascondere l’imbarazzo che per il freddo pungente –con Red non c’era storia, altrimenti non mi sarei mai comportato come ho fatto con te…e quel coglione di Eric non si doveva permettere di mettersi in mezzo a questa storia. Però sai, capisco le tue motivazioni e se vuoi mandarmi al diavolo- alzò le spalle –lo capisco; però volevo essere sincero al cento per cento, con te-
 
Grace rimase zitta per un po’ di tempo, perdendo lo sguardo intorno a sé. Kenny rimase a guardarla, fin quando lei non tornò a fissarlo, con gli occhi blu appena assottigliati –E che cosa vi sareste detti, con Red?-
 
Il ragazzo sapeva che con quella domanda, Grace gli stava dando una possibilità di fornirle delle spiegazioni. Accennò un sorriso e, dopo una placida asserzione, iniziò a raccontare alla ragazza ciò che si era detto con Red, concludendo in concomitanza della campanella della ricreazione, al seguito della quale entrambi si alzarono, muovendosi insieme (e decisamente sereni), verso il cortile della scuola.
 
*
 
Tweek era entrato in un turbine senza fine: da quando si era spinto sulle labbra di Craig beh…era stato estremamente faticoso, per lui, staccarsene. Avevano passato la ricreazione appiccicati al muro, a scambiarsi baci più o meno casti, incuranti di tutti i ragazzi che passavano di lì, chi sgomenti, chi fischiando, chi prendendoli bonariamente in giro. E la cosa più bella era che, davvero, a Tweek non fregava nulla; ogni volta che si staccavano scoppiavano a ridere, per poi avvinghiarsi nuovamente all’altro, per strapparsi così la maggiore quantità di ossigeno possibile
 
“trovatevi un’aula vuota!”  aveva gridato una voce conosciuta, così Tweek, rosso in volto per il tanto baciarsi, si voltò inizialmente infuriato, verso quella che aveva riconosciuto poi essere Grace, che li fissava con le mani dentro la tasca frontale del suo Northface, un sopracciglio molto inarcato ed un sorrisetto divertito. Tweek per la prima volta in vita sua si sentiva davvero fortunato: era fra le braccia del ragazzo che gli piaceva ed aveva trovato un’amica perfetta con cui condividere ogni pensiero.
Ma sapeva che, prima o poi, avrebbe pagato per tutto quel menefreghismo, anche se non sospettava affatto che l’ombra del bullismo fosse proprio dietro l’angolo.
 
*
 
Red sentì un gran casino, a conclusione delle lezioni: il vociare di studenti si spanse a macchia d’olio per tutta la scuola, fino alle soglie dell’uscita, proprio dove si trovavano gli armadietti dei ragazzi. Aveva in progetto di aspettare Kevin e se lui fosse stato bravo, si sarebbe fatta accompagnare in macchina a casa, per poi decidere dove vedersi quello stesso pomeriggio; ma quella baraonda la distrasse dai suoi pensieri, più propriamente quando vide la testa bionda di Grace, sfrecciarle davanti seguita a ruota da Stan, Kenny, Wendy ed il resto del gruppo. A quel punto si affrettò ad allungare il passo e seguire i ragazzi, che l’avrebbero di certo condotta al motivo che aveva gettato la scuola nello scompiglio.
 
*
 
FAG*
 
Un’unica parola. Una colata rossa, ma ben visibile, era apparsa sull’armadietto di Tweek e puzzava ancora di fresco. E lui se ne stava lì impalato, a fissare quella parola vomitargli in faccia ciò che, era chiaro, presto avrebbero pensato tutti quanti di lui. Per quanto si sforzasse, non trovò una sola motivazione per cui ritenesse quella una cosa giusta, ma stranamente non si fece prendere dal panico: le braccia rimasero abbandonate lungo il corpo e gli occhi, dal taglio rilassato, quasi non battevano ciglio
 
-Che bastardi…-
 
Ancora la voce della sua amica a giungergli alle spalle, questa volta affilata e arrabbiata come non mai. Percepì l’abbraccio della più piccola stretto intorno alla vita e mosse a malapena gli occhi, per notare che intorno a lui si era formato un bel gruppo di studenti. Ma l’unica cosa che lo distrasse davvero, furono le urla della vicepreside
 
-Signor Tucker! La prego, si calmi!-
 
-Calmarmi?! Ma in che razza di posto siamo, me lo spiega?! Possibile che nessuno si sia accorto di una cosa così?!-
 
Tweek girò di scatto nella direzione di Craig che, con il viso contratto in una smorfia di puro odio, non si risparmiava di urlare in faccia alla vicepreside
 
-Le ho già detto che non permetteremo di soprassedere su una cosa simile, però questo non è il momento! Lei ha bisogno di calmarsi! Le assicuro che domani daremo il via ad una serie di incontri per sensibilizzare i ragazzi sul tema dell’omosessualità…-
 
Quello che uscì dalla bocca di Craig fu uno strano connubio tra una risata ed un verso gutturale –Mi sta prendendo in giro?! Non me ne frega un cazzo di queste stronzate che non risolveranno niente!- -Moderi il linguaggio!- -Possibile che non esista nessuna forma di tutela da parte vostra?!-
 
Tweek ne aveva avuto abbastanza: non avrebbe permesso a Craig di mettersi nei guai per una cosa così, no davvero. Per questo superò il suo gruppo di amici e strinse una spalla del moro con la mano
 
-Lascia stare C-Craig, andiamo via, p-per piacere-
 
Craig sentì la calma raggiungerlo dopo essersi tanto agitato. Non avrebbe ottenuto nulla, in effetti e questo lo sapeva bene; l’unico modo era farsi giustizia da soli, altro che mettere su quei corsi di merda di sensibilizzazione, che servivano solo al corpo insegnante per lavarsi la coscienza. Così assecondò Tweek, rilassò le spalle irrigidite, scosse il capo ed in silenzio passò un braccio intorno alle spalle dell’altro, con cui si avviò all’uscita, sdegnato davanti all’ennesima sconfitta di quella maledetta cittadina americana, che sembrava essere agglomerato di diversità, ma che avanzava ostracismo verso chiunque non rientrasse nei canoni prestabiliti.
 
 
Red seguì tutta la scena, allibita e sconvolta come tutti, del resto. Non era giusto, non lo era affatto, questo era il punto. Dopo che Craig e Tweek avevano lasciato il corridoio e si erano allontanati insieme, la vicepreside iniziò a scaldarsi, invitando tutti gli studenti a non starsene lì impalati e a lasciare la scuola, dato che le lezioni erano giunte al termine da un pezzo. Così anche Red si avviò, ma la stretta salda di una mano intorno al polso le impedì di oltrepassare la soglia
 
-Becca, ti devo parlare- la voce di Kevin arrivò, come un soffio, al suo orecchio
 
-Lo so, ti ho detto che va bene, ma non darmi l’assillo ok? Se vuoi oggi po…-
 
-No, non c’entra niente con noi, ti devo parlare di…un’altra questione-
 
Kevin fu estremamente evasivo, eppure il suo tono tradì una certa urgenza che Red colse al volo
 
-E va bene, usciamo di qui, mi spiegherai mentre mi accompagni a casa- concluse perentoria, lei.

 
 
 
*Fag: nello slang americano, la parola vuol dire “frocio”.
 
Mi cospargo il capo di cenere. Lo so, scusatemi! Sono mancata per moltissimo tempo, ma questi non sono stati affatto dei buoni mesi ed io non ho avuto tempo e testa, per proseguire con questa storia. Ma ora, accompagnata dal torrido caldo estivo, vi porgo questo nuovo capitolo, forse un po’ transitorio, ma necessario dopo gli avvenimenti dell’ultimo capitolo pubblicato. Spero che mi farete sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero molto.
Perdonate ancora la mia assenza
-Laila-

 

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