Private Fears in Public Places

di Dimea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I- Like Lois Lane ***
Capitolo 2: *** II- Rewrite ***
Capitolo 3: *** III - Where do i begin ***
Capitolo 4: *** VI - All I want is to fly with you... ***
Capitolo 5: *** ... all i want is to fall with you! ***
Capitolo 6: *** VI - The Other Side ***



Capitolo 1
*** I- Like Lois Lane ***


I
Like Lois Lane
Marinette pov

Ogni tanto mi chiedo come abbia fatto ad arrivare intera fino all'ultimo anno di liceo.

No, seriamente, come diavolo ci sono riuscita?!? Tra Papillon che non ci lascia tregua da quattro anni, la mia balbuzie nervosa ogni volta che Adrien è nei paraggi ed il mio non riuscire a non inciampare da ferma... beh, insomma due domande me le porgo.
Certo, essere l'eroina di Parigi è tremendamente stressante e lo studio non aiuta affatto.
-Dio Mio, non posso reggere un'altra versione di latino!- alzo gli occhi  dal mio Liber Catullianus, giusto in tempo per vedere la testa della mia migliore amica, sbattere sul suo libro, seguita da un grugnito di disapprovazione. Fa strano vedere quella nuvola rossa, sparpagliata sulla mia scrivania...
-Alya, di questo passo finiamo male...- sbuffo sonoramente, passando una mano tra i suoi capelli , scompigliandoli -Sono stanca anche io ma, ammettiamolo, facciamo schifo in latino-
Lei alza un sopracciglio -Quindi mi stai dicendo che non lo fai per avere una media alta... e far si che i tuoi genitori ti permettano di venire in gita- a malapena trattengo una risata nervosa -Non provare a nascondermelo! Sarebbe il momento perfetto per dichiararti ad Adr...- in un istante le tappo la bocca con un biscotto alla cannella, mentre mia madre fa capolino dalla scala.
-Come va lo studio ragazze?- ci osserva, quasi divertita, dalla botola che porta nella mia stanza. Raramente studio sola, e lei ha la meravigliosa abitudine di portare sempre qualcosa dalla pasticceria, per allietare le sessioni di studio.  Accenno a qualcosa sulla complessità delle opere di Catullo e della sua visione dell'amore, tutt'altro che tradizionalista ed Alya per poco non fa cadere il biscotto dalla bocca, aggiungendo qualcosa e sputacchiando briciole. -Complimenti ragazze, state lavorando sodo! Ricordo che latino era la materia in cui riuscivo, a malapena, ad arrivare alla sufficienza... continuate così. Ah! Vi porto altri biscotti? Alya, sembra apprezzarli- la rassicuro ed entrambe decliniamo l'offerta dei biscotti. -Allora nessun problema. Ti avviso solo che io e tuo padre stiamo per uscire- Entrambe le auguriamo buon divertimento, per poi fingere di tornare sui libri.
-Non Farlo Mai Più, se ci tieni alla vita!- sibila la mia amica non appena i passi di mia madre sembrano allontanarsi. Il suo indice accusatore è sospeso a pochi centimetri dal mio naso.
-Cerca di capirmi... fa troppe domande! Da quando Adrien ha iniziato a venire qui ad aiutarmi con l'inglese, i miei genitori hanno cominciato ad essere ancora più invadenti... E NON GUARDARMI COSI', A VOLTE SONO ANCHE PEGGIO DI TE!- la vedo alzare le mani in segno di resa e scuotere la testa, ridendo si spinge leggermente sulle punte dei piedi e scivola indietro con la sedia, afferrando la matita che tenevo tra i capelli.
-Sono quattro anni che sei follemente innamorata di quel ragazzo e non sei ancora riuscita nemmeno a farglielo intendere! Pensa che si vorrebbe mettere in mezzo anche Nino... coraggio, in tutti questi anni non è nemmeno uscito con una ragazza e tu nemmeno ci provi?!?- Alzo gli occhi al cielo, cercando di riprendere la mia matita, mentre Alya tamburella con le dita sul bracciolo della sedia -Lo sai che ho ragione- sfodera il suo ghigno sghembo.
-Non ricominciamo! Per ora  sto cercando di dare il massimo per questo viaggio a Londra, poi si vedrà- riafferro la matita, mostrando la lingua alla mia migliore amica che in risposta scoppia a ridere.
-In ogni caso, tra poco me ne vado- dice ridacchiando- ho un appuntamento con Nino.- la vedo arricciarsi i capelli con le dita e mi sembra di rivederla anni fa, quando la loro storia era ancora agli inizi .
-Ah già, domani è sabato, dunque stasera dormirai da lui-
-Esatto! Le piccole conquiste della maggiore età- annuisce dandomi un buffetto sulla spalla - potresti scoprirle presto!-
-PIANTALA!- arrossisco violentemente, gonfiando le guance e facendola scoppiare a ridere.
-Coraggio, Mari aiutami a ritrovare la giacca, almeno evito di farlo aspettare troppo.-
Mi secca ammetterlo, eppure non posso darle torto. Ma la situazione non è poi così rosea per me: potrò anche essere innamorata, ma sarei una ragazza scostante, pronta a scappare dalla finestra del bagno non appena un'akuma fa capolino in città... e poi è sorto in un problema in più. temo di avere, ANCHE, una cotta per un altro ragazzo. E la situazione sta sfuggendo di mano. Dio non so più dove sbattere la testa...
Sono una tale frana nelle relazioni personali! La mattina spero di vedere Adrien al suono della campanella ed attendo il martedì quasi quanto il Natale, come i bambini, per passare il pomeriggio con lui, tra grammatica inglese e risate... ma ogni sera aspetto impaziente il crepitio dei passi sul mio balcone ed il suono sordo delle nocche sul legno. Forse perché ha il sapore del proibito o perché è così familiare. Eppure è comico, rifiutare Chat Noir quando sono Ladybug, ma lasciarlo entrare quando sono solo io. Solo Marinette,
Non so come sia iniziata...
Forse da Tikki, che stranamente ha iniziato a dirmi di dare una possibilità anche a lui, forse da quella sera sulla terrazza davanti a Notre Dame.
Iniziò una sera a settimana, poi due, poi quattro. Un crescendo tale da farmi arrivare a sperarlo qui ogni sera, Ironico. Lascio la finestra aperta per agevolargli l'ingresso. Mi ricorda Adrien, a tratti, ma lo vedo più aperto e sicuro, forse per via della maschera.
Entra a passo felpato, passa ore ad ascoltarmi e ci ritroviamo a parlare di tutto e di nulla o ad ammirare la luci che si rincorrono sulla Senna, dal mio balcone, con una tazza di tea. Nulla di più.
Ogni tanto mi ritrovo a pensare se Alya mi scoprisse... lei ed il suo LadyBlog che mi danno vita dura! La vedo già sbraitare e cercare di chiedermi di convincerlo a concederle un'intervista. Quasi fossi Peter Parker con le foto di Spiderman!
Un fruscio improvviso mi fa voltare verso la finestra, lo riconoscerei tra mille.
-Sei in ritardo- cerco di fingermi distaccata e mostro il peggior falso broncio della storia. Ma il risultato ovviamente non è quello sperato, visto che mi ritrovo Chat Noir seduto sul ciglio del mio letto.
-Bonsoir Princesse, sai anche tu che non potevo presentarmi prima.- sorride alludendo alla mia amica, allungandosi per poggiare le sue labbra sul dorso della mia mano.
-Non ti stancherai mai di farlo vero?- mi compiaccio del gesto arrossendo, come ogni volta
-Assolutamente no, vale la visione- sorride sornione -Giornata impegnativa eh? Catullo e la sua visione dell'amore. Non mi dispiace il latino sai?
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.- si gonfia come un pavone, portando un pugno al petto, e devo mettere tutta la mia buona volontà per non scoppiare a ridere,
-Vai sul classico eh? In realtà preferisco la morte del passero... ma lasciamo perdere, ti prego, ho passato tutto il pomeriggio su questo dannato libro- scrollo il capo e gli faccio cenno di seguirmi in cucina per un tea.
Si accomoda su una sedia, mentre cerco la teiera in ghisa di mia madre. Guai ad avere un bollitore in casa mia, finirei diseredata anche solo per averlo pensato.
-Sai, nella mia classe si sta parlando di un viaggio a Londra. Ho sempre voluto vederla... Quindi temo che ti toccherà sopportare qualche serata senza la mia compagnia-
Improvvisamente mi cinge la vita con le sue braccia, appoggiando il viso sulla mia spalla, sento il respiro sul mio collo -Ma Chère, ammettilo che sentirai la mia mancanza- sussurra al mio orecchio, dopo avermi spostato i capelli  con la punta del naso. Chat Noir ha la capacità di farmi irrigidire e sbottare senza difficoltà: possiede questa innata sfacciataggine e quel carisma tale, che non mi stupisco come possa avere un fan club, prettamente al femminile e con gli ormoni impazziti.
-Gattaccio! Non farmi prendere lo spruzzino come la volta scorsa!- lo vedo scoppiare a ridere mentre il mio indice tremante ed inquisitore sta ancora sospeso a mezz'aria. Ma la strigliata ottiene l'effetto sperato ed il gatto torna al suo posto senza troppe cerimonie. Eppure senza smettere di ridere.
-Ci riprovo per la ventesima volta di fila, come va con quel ragazzo- il gelo. Ultimamente ha preso questo vizio: voler sapere di Adrien a tutti i costi, utilizzando la scusa del parere maschile.
-Mi pare di avertene già parlato...-
Lui corruga la fronte un secondo per poi scrollare il capo -Non proprio...- arriccia il naso, tanto da sembrare quasi infastidito -Hai solo accennato qualcosa. Eppure sono anni che te lo chiedo-
-In realtà hai cominciato ad insistere da qualche mese a questa parte... sembri quasi geloso, Chat- ridacchio poco convinta della frase che ho appena detto -Ricordati, la curiosità uccide il gatto!-
-Non è così!- gracchia di rimando, sentendosi punto nel vivo - Sono solo curioso, non hai mai voluto dirmi il nome... tutto qui- lo vedo chiudersi nelle sue spalle, quasi sconsolato.
Il vapore comincia a sbottare fuori dal camino della teiera, poco prima che possa aprire bocca. Non capisco il senso di questo muso lungo ora, e non comprendo nemmeno la mia ostinazione a non parlare apertamente: che male ci sarebbe nel Fare il nome di Adrien? Le possibilità che Chat lo conosca sono davvero basse, eppure... ho quasi paura di ferirlo.
Sospiro, versando il liquido nelle tazze e facendo segno al mio ospite di seguirmi in terrazza. In religioso silenzio.
La brezza serale ci carezza dolcemente il viso cullando anche il pensiero più audace... e devo ammettere che non sono pochi al fianco del mio ignaro compagno di battaglie.
Ed il suo abbracciarmi, ogni volta che siamo seduti accanto, non aiuta affatto. Forse perché in realtà non mi dispiacerebbe avere qualcosa di più.
-Sono un paio di giorni che penso ad una cosa... forse stupida. Per come siamo, ehm intimi, se qualcuno dovesse vederci così, potrebbe pensarci come una coppia- sorride sornione e compiaciuto -Potrebbero vederti come la mia Lois Lane?- E per un istante non mi dispiace e crogiolo nella sua risposta e spero, per un secondo di essere la sua Lois... sotto al suo sorriso sornione, e a quello sguardo che sta riconfermando quello che ha appena detto.
No, Fermi...
Cosa... cosa voleva dire questo? E quello sguardo? Panico. Puro e gelido panico. Non ero pronta a questo?
-Agreste- sospiro senza preavviso, tutto d'un fiato, facendo trasalire il ragazzo. Senza pensare... Maledetta me e le me reazioni a caldo. Che tempismo Marinette!
-C-che hai detto, Marinette?!?- sembra visibilmente turbato -Intendi Adrien Agreste? Il modello?!?-
-No, Chat... il padre... Ma certo che parlo di Adrien! Che diavolo di domande ti saltano in testa?!?- mi porto istintivamente una mano alla fronte - Ma perché te lo sto dicendo?-
Chat resta impalato, lo sguardo rivolto verso il vuoto -Da quando?-
-Da sempre, a dire la verità. Come fosse la cosa più naturale del mondo. Come se non lo meritassi.- Chat mi osserva sorridendo dolcemente
-Non hai mai pensato di parlargliene? Insomma, non hai mai pensato che potesse ricambiare...?-
-Chi? Io?!? Sei davvero spassoso! Premettendo che non ne sarei in grado, visto che solo negli ultimi due anni sono riuscita ad arrivare a dire più di una frase sconclusionata, in sua presenza... probabilmente avrei bisogno un paio di birre prima di farlo, o l'intero birrificio, conoscendomi! E NON RIDERE, è davvero una situazione disagiante! In secondo piano, troviamo il fatto che , da quel che so, lui ha in mente un'altra ragazza. E probabilmente diecimila volte meglio di me... ma Nino non ha voluto fare nomi.- Cerco di alzarmi dalla coperta su cui eravamo seduti, ma lui mi ferma e con un leggero strattone mi fa capitolare, ad arte, tra le sue braccia per poi schioccarmi un bacio in fronte.
E resto così, con i brividi a fior di pelle, ad osservare il guizzo che saetta nei suoi occhi, quello che lui pensa di aver donato a due ragazze, ma so che appartiene solo ed unicamente a me.
Mi ritrovo a chiedermi se le mie parole gli hanno spezzato il cuore come ho già fatto in passato, inconsapevolmente, dietro alla maschera... ma prima che possa aprire bocca, il suo anello bippa nervosamente, riportandoci alla realtà: lui dovrà correre presto a casa, come nelle più banali favole.
E fa male, stranamente, come ogni volta. Una parte di me vorrebbe chiedergli di restare. Di spegnere ogni luce in stanza e restare seduti sul letto, pur di non vederlo detrasformarsi, ma per tenerlo con me.
Il suo anello si fa sempre più nervoso, ma Chat non accenna a mollare la stretta
-Non ne esistono meglio di te- sussurra nel mio orecchio, riportando gli stessi brividi di poco prima, nella cucina - cerca di mettertelo in test, Lois e non dimenticartelo- E schioccandomi un bacio pericolosamente vicino alle labbra, allunga il bastone, pronto a balzare nella notte  -Bon Nuit Ma Chèrie-

To be Continued...

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Capitolo 2
*** II- Rewrite ***


II
Rewrite

Adrien PoV

Non so dire come sia arrivato a casa, forse le mie gambe hanno percorso troppe volte quei tetti. Forse la mia mente conosce quel tragitto a memoria.
Eppure sono arrivato in camera mia e meccanicamente sono riuscito ad accasciarmi sul letto. Come un automa, quasi ho scordato come si respira e le tempie continuano a pulsarmi.
I pensieri e le immagini ritornano come uno tsunami e sono costretto a rialzarmi di scatto, mentre le mai tremano.
Misuro, a grandi falcate, la stanza, cercando di riordinare le idee.

Cosa diavolo mi è successo?
Come ho mantenuto la calma?
Se l'anello non  avesse richiamato l'attenzione, avrei potuto fare una danno! 
E l'ho quasi baciata...
Certo che lei ha un tempismo incredibile... Me lo dici così? Ti sto praticamente dicendo che mi piaci e tu mi dici il nome del ragazzo per cui hai una cotta da anni... e sono io.
Oddio, SONO IO. Certo che sono io... ma non l'io che si stava dichiarando!
Dio, Sto vaneggiando!
Mi passo una mano sul volto, ignorando la voce gracchiante di Plagg, sospirando. Non mi capacito dell'accaduto, eppure non è una tragedia.
-Potresti ascoltarmi, sai?-  cantilena il mio Kwami, prima di ingurgitare un quarto di camembert -Non capisco perché tu sia sconvolto. Davvero, non me ne capacito- scrolla le orecchie
-Non me lo aspettavo- bofonchio, svestendomi - forse non così, oppure non ora- alzo le spalle poco prima di essere raggiunto. Resto immobile, fissando Plagg negli occhi, alzando appena un sopracciglio -Ora cosa c'è?-
-E me lo chiedi?!?  Hai passato gli ultimi anni a presentarti alla sua finestra, quasi ogni sera. Quella ragazza ti piace davvero!- Si agita concitato il mio compagno di sventure -E lo hai dimostrato poco fa: Adrien, da quando ti conosco, non hai mai detto frasi di circostanza. Ti sei dichiarato in piena regola-
-Non Adrien, Plagg! Chat Noir si è aperto, non io!- Sbuffo -Non posso cambiare comportamento con Marinette, dall'oggi al domani...-
-E tu non farlo, testone!-
Certo, direi che è più facile a dirsi che a farsi!
Ciò non toglie che il mio Kwami ha tremendamente ragione, oramai sono anni che sto affondando con tutte le scarpe.

Dopo il rifiuto di Ladybug, avevo iniziato a presentarmi alla finestra di Marinette nella speranza di sfuggire dalla monotonia della mia gabbia di cristallo.

Non abitiamo distanti, e con lei mi sono sempre sentito a mio agio, forse per questo mi era venuto spontaneo avvicinarla. Ciò che mi ha colpito sin da subito, fu il suo dimostrarsi esattamente la sbadata dal cuore d'oro che trovavo ogni mattina tra i banchi, quella con il sorriso pronto e l'avvampamento avanzato e rapido.
Non avevamo mai parlato molto, prima di quella sera di quattro anni fa, quindi non avevo mai avuto la possibilità di vederla tutt'altro che impacciata e balbettante... nonostante questa sua reazione la rendesse tenera ai miei occhi. Eppure, ciecamente,la reputavo solo una ragazza timida.
Provai ad avvicinarmi un passo alla volta, come si fa con i cerbiatti per non spaventarli, sia come Chat che senza maschera. Iniziai, così, a darle un aiuto ogni martedì, ricordo che mi aveva pregato di spiegarle la grammatica Inglese -Davvero, è più forte di me, non riesco a farmela entrare in testa- mi aveva detto quella mattina. Sorrideva nervosamente e torturava il dorso del suo quaderno, con le dita. Non trovai una ragione per dirle di no. Ma Marinette arrossisce e si distrae facilmente, quando le sto accanto.
Eppure cominciò ad incuriosirmi. Come un astronauta, volevo vedere l'altro lato della Luna.
Quando iniziò a lasciarmi la finestra socchiusa oppure ad aspettarmi sulla terrazza, pronta a preparare una tazza di tea e ad offrirmi qualche biscotto, non mi fu difficile vederla come la mia migliore amica. Parlavamo di cose senza senso ed ogni tanto mi scherniva, dicendomi che non sembravo poi così selvatico e che, da lì a poco, mi avrebbe regalato una medaglietta. Poi rideva. Dio come rideva. Lo faceva di cuore, finché non le si arrossavano le gote o finché non lacrimava.
Poeticamente, vorrei fingere di non ricordare il giorno esatto in cui mi resi conto di essere in una condizione irreversibile, ma sono i piccoli dettagli che lo hanno reso indimenticabile: fu il Natale di tre anni fa. Ogni secondo è impresso nella mia mente, quasi marchiato a fuoco.
Era un martedì e, nonostante fossimo in vacanza, Marinette aveva insistito perché ci vedessimo sotto l'albero addobbato, davanti a Notre Dame, alle 16 in punto -non un minuto prima- aveva ridacchiato al telefono.
Indossava un cappotto rosso, una sciarpa spessa in lana color grigio topo e, per la prima volta, portava i capelli sciolti. Ricordo che rimasi stupito nel constatare quanto fossero lunghi e di come le incorniciassero il volto o di come le stesse particolarmente bene quel cappotto, sotto alle luci bluastre.
L'aria profumava di mandorle caramellate e legna bruciata, eppure riuscivo a riconoscere il suo profumo tipico, quello di croissant al burro e
Sorrideva, porgendomi un pacchetto confezionato maniacalmente, solo ora posso immaginare quanta cura ci abbia messo anche solo nell'involucro.
Sbirciava in punta di pedi, arricciando le labbra dal nervosismo, mentre scartavo la sciarpa che doveva aver confezionato con molta cura.
Così come non potrò mai scordarmi il suo sorriso davanti all'album da disegno rilegato in cuoio nero che avevo scelto appositamente per lei. Ma fu il lampo nei suoi occhi, quella luce che le illuminò il volto, quando le confessai che l'avevo osservata mentre disegnava sugli angoli dei quaderni, in classe.
Quella sera, mio padre si trovava in Italia, alla ricerca di non so più qual tessuto fuori produzione. L'ennesimo Natale solitario... o forse no.
Sgattaiolai fuori dalla finestra, indossando quella che oramai rappresenta la mia seconda pelle, ed in pochi balzi mi ritrovai sul suo balcone.
Appena uditi i passi sul legno, uscì di corsa stringendo un minuscolo pacchetto, anch'esso maniacalmente incartato. Aveva la dimensione di un piccolo scrigno, di quelli per gli anelli. Non aggiunse una parola, si limitò a sorridere porgendomi il regalo.
Una medaglietta. Chaton.
Scoppiammo a ridere entrambi, prima che mi infilasse malamente un maglione verde bottiglia bofonchiando qualcosa a proposito del freddo e che dovevo smetterla di coprirmi poco o mi sarei ammalato.
Si preoccupava. Era la prima.
Che fossi Chat Noir o Adrien, a lei non è mai importato, Si è sempre preoccupata allo stesso modo...
L'unica a cui importasse realmente di me. Non del modello, non del supereroe ma di me.
Cominciai a cercare il contatto fisico, ad abbracciarla mentre guardavamo le luci sulla Senna o semlicemente a pizziccarle il fianco ma la situazione cominciò a divenire controprodrucente. Decisamente controprodrucente.
Come quella stramaledettissima volta che lei decise di indossare una canotta ricavata da una maglietta, di almeno tre taglie più grandi, di Jagged Stone. Decisamente scollata, a causa del collo a barca tagliato al vivo. Durante l'abbraccio, lei si mise a strofinare la testa sulla mia spalla, complice il sonno, e la scollatura decise di lasciare ben poco spazio alla mia imaginazione. Davvero poco.
Dovetti fingere un'urgenza e, sotto lo sguardo incredulo e divertito di Marinette, mi defilai prima che potesse avvenire un incidente diplomatico... sfortunatamente le tute di pelle non aiutano in questi casi.
Quando accennò al fantomatico ragazzo che dimorava nei suoi più reconditi pensieri, devo ammetterlo, cominciai a provare una punta di gelosia.
Perché lui sì, ed io no?
Sentire Marinette dire il mio nome ed ammettere di provare qualcosa, beh... mi sarei sfilato il Miracolos anche subito. Ehi, sono qui! Lo sono stato per tutto questo tempo! E invece la felicità è durata ben poco.
Non me lo aspettavo. No.
Che fare ora?
Farmi avanti, così senza preavviso? Rischierei di risultare quasi sospetto...
-Plagg, consigli?- affondo la testa tra le mani, nella speranza di un'illuminazione.
-Se non erro, lei ha nominato un viaggio a Londra...- ridacchia il mio Kwami, lasciandosi affondare sul guanciale sinistro -Non è tra un paio di mesi? Direi che hai il tempo per far evolvere la situazione"-
-E con Ladybug?- sospiro
-Ne abbiamo già parlato...-

To be Continued...



Pour Parler:
Finalmente abbiamo gettato le fondamenta.
Come avrete già facilmente intuito, ho scelto di tenere come base tutto quello che è accaduto fino alla decima puntata, dunque i Kwami sanno delle rispettive identità ma , grazie al cielo, si sono morsi la lingua.
Adrien si è dato per vinto con Ladybug dopo il rifiuto sul balcone ecc...
I capitoli alterneranno i punti di vista di entrambi e capirete le mie motivazioni più avanti.
Per ora vi lascio.
Ci Leggiamo presto
Miss D.

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Capitolo 3
*** III - Where do i begin ***


III
So Where Do I begin?


Marinette PoV

10 ore, ventitré minuti e quarantacinque secondi.
Meno di mezza giornata e sarò su quell'Eurostar, diretta verso Londra, insieme ad Adrien... Ancora non riesco a crederci! Certo, certo, ci saranno anche Alya, Nino, Milène, Max... insomma, tutti. Compresa quella strega di Chloè, ma non ho intenzione di farmi rovinare tutto da lei!
Saltello avanti ed indietro per tutta la stanza, senza meta, inciampando continuamente. Di questo passo domani sarò coperta di lividi.
Al mio passaggio lascio vestiti e scarpe disseminate, bofonchiando tra me e me.
-Calma Marinette, devi stare calma e preparare la valigia. Altrimenti rischi di lasciarla mezza vuota- ridacchia la voce cristallina della tua Kwami -Speriamo che tutte quelle ripetizioni ti siano servite. Insomma, ultimamente ti sei preparata molto con Adrien!-
Effettivamente, ora che Tikki me lo fa notare, nelle ultime due settimane, io ed Adrien ci siamo visti più spesso. Complici le lezioni private, a dir poco intensive, di inglese per la gita, siamo andati spesso a passeggiare a Champ de Mars dove cercava di farmi parlare con i turisti... con scarsissimi risultati! Il mio inglese, accanto a lui, è inefficace e tendo ad arrossire quasi subito. Figuriamoci quella volta in cui si avvicinò un ragazzo italiano chiedendomi se il mio accompagnatore fosse il mio ragazzo. Il mio cervello partorì una serie di grugniti e mugugni mentre Adrien si parò davanti a me, con un sorriso al limite dell'inquietante, rispondendo al ragazzo nella sua lingua. A dir la verità non ho ancora capito una sola parola di ciò che potrebbe avergli detto ( il mio italiano si ferma a Pizza, Pasta e Sei bellissima...), ma ricordo la faccia stranita del ragazzo e la sua fuga.
Alya continua a dire che queste nostre uscite sono dei tentativi di Adrien di invitarmi per un appuntamento, eppure non riesco a vederlo sotto quest'ottica. Non che la cosa non mi faccia piacere anzi, se così fosse, andrei in estasi... semplicemente, dopo tutto questo tempo, temo non mi veda come vorrei.
Eppure continuo a sperare.
Sospiro, osservando il marasma della mia stanza, nella vana speranza di riorganizzare le idee. Il tempo stringe ed io non posso procrastinare all'infinito.
-Io metterei quello rosso- una voce molto familiare mi coglie alle spalle. Il sangue si gela nelle vene e cerco di mascherare la mia sorpresa mentre mi volto lentamente.
-Quindi sei ancora vivo, Chaton.- incrocio le braccia, battendo il piede sul parquet - Sono due settimane che non ti fai vedere- deglutisco quasi a fatica, ma non ho intenzione di dargliela vinta.
Lui se ne sta lì, la gamba destra leggermente in avanti, come se volesse avvicinarsi a me.
-A quanto pare...- fa spallucce, avanzando verso di me in maniera incerta e titubante. -
Ma douce princesse, ti ricordo che sono pur sempre un supereroe, prima di essere il tuo cavaliere- lo vedo allungare una mano verso la cassettiera accanto a lui.
-Un cavaliere? Sei sparito dopo quella sera!- sorrido, lanciandogli uno sguardo di sfida -Non sarai mica geloso, Chaton?-
Il solito sorriso sghembo dipinto sul volto, ma il suo sguardo interessato e curioso è rivolto a ciò che sta facendo roteare al suo indice destro. Non riconosco l'oggetto in questione, finché non noto il ghigno soddisfatto del mio compagno. 
-LASCIALE! LASCIALE IMMEDIATAMENTE DOVE LE HAI TROVATE!- ringhio a denti stretti.
Istintivamente, balzo su di lui rivendicando la proprietà del giochino incriminato, finendo a carponi sul mio compagno.
Ansimando gli strappo dalla mano un paio di mutandine in pizzo viola e, con un rapido movimento, le lancio sul letto, lontano dal suo sguardo. Ma qualcosa mi ferma dal districarmi da quella posizione. Sono le sue mani sui miei fianchi.
Prima ancora che possa fiatare, Chat ribalta la posizione, finendo su di me. Ha le pupille dilatate e lo stesso sorriso che meriterebbe un pugno in pieno volto.
-Sai decisamente come far impazzire un uomo- sorride sornione. La sua voce è calda e dannatamente profonda.
Lo vedo deglutire a fatica, mentre continua a guardarmi.
Scende vicino al collo e non posso che sussultare mentre il suo respiro mi solletica la pelle. Sento il sangue martellarmi le tempie, mentre cerco di mantenere una parvenza di tranquillità.
Calmati Marinette, o qui succede un disastro...
-Tu non capisci- quasi ansima, mente mi sussurra all'orecchio - quanto sia difficile...-  per poi tornare a fissarmi negli occhi, poco prima di rialzarsi.
Ancora intontita, lo osservo alzando il sopracciglio destro. No. Non posso farcela così.
-Certo che sei completamente fuori di testa! QUELLO cosa stava a significare?!? -
sbotto improvvisamente
-Assolutamente nulla, Ma Chèrie, solo che tra le tue mutandine- fa un rapido cenno al letto, con il capo - e la tua furia animalesca, beh... non aiuti un povero gatto solitario. Hai rischiato di farmi fare le fusa-
Dannazione, Chat Noir!
Mi confonde come solo Adrien sa fare, o forse anche peggio! Per un attimo ho sperato, ancora una volta, in qualcosa di più...
Mi aiuta ad alzarmi, porgendomi la mancina e continuando a sorridermi -Dunque, sbaglio o qualcuno deve preparare ancora il bagaglio-
-Lascia perdere, sono in alto mare...- mi passo una mano tra i capelli, cercando di scacciare l'immagine di poco prima per riprendere un minimo di lucidità.
-Beh, se ti va, posso aiutarti- scrolla le spalle lui, ammiccando
-No. NO NO NO! Posso farcela da sola, gentilissimo.- agito le mani davanti al suo volto, nervosamente, gesto che gli provoca una risata incontrollabile.

Dopo la nottata in bianco con Chat Noir, passata a raccattare i vestiti che lui toglieva dalla valigia decretando fossero troppo estivi per Londra, stamattina mi sento uno straccio ed il chiocciare della gente che popola la stazione di Gare du Nord non aiuta. Sono pur sempre le sei del mattino.
Cerco di scorgere tra la folla almeno un viso noto, ma tutto ciò che riesco a trovare è il mio tremendo bisogno di caffè.
-Ehi bella addormentata, sei in anticipo anche tu- mi volto di scatto, riconoscendo la voce di Alya -Che brutta cera! Qualcuno non ha chiuso occhio? Beh, tranquilla... c'è qualcuno peggio di te-
Allungo il collo oltre la sua spalla, sbirciando gli altri malcapitati arrivati in anticipo di più di trenta minuti sull'orario del ritrovo. Sono tutti seduti ad un tavolino del cafè all'ingresso. Nino, con il cappuccio in cui cerca di sprofondare ed un cappuccino in cui annega mezza faccia. Milène che dorme appoggiata alla spalla di Ivan, mentre quest'ultimo chiacchiera con Kim. Riesco a distinguere, a malapena, una figura nell'angolo... Adrien?!?
Cosa diavolo ci fa a quest'ora qui?!?
Indossa gli occhiali da sole, nonostante sia al chiuso, ed una felpa verde bottiglia. Sembra mezzo addormentato, ma appena incrocia il mio sguardo (o almeno credo, date le lenti), si alza e mi saluta con un cenno della mano ed un sorriso.
-Sai, è arrivato con Nino ed ha chiesto subito di te- sorride Alya mentre cerco di trattenere una risata nervosa -Sono serissima, Marinette-
Saluto tutti, cercando di trattenere il riso isterico ma i miei compagni di sventura sono talmente distrutti da non farci caso.
-Buondì, vedo che anche tu sei fresca e riposata- ridacchia, con la bocca impastata di caffè e crema di latte, Nino -Tutti da buttare, vero Adrien?-
Il biondo si alza, mugugnando in segno di assenso -Infatti temo di aver bisogno di un altro caffè- ridacchia aggiustandosi i capelli -Marinette ti va?-
Cosa mi andrebbe, di grazia? Darti la mia anima? Passare il resto della mia vita con te? -Certo, penso di averne assolutamente bisogno-
Sembra davvero distrutto e me ne rendo conto nel momento in cui sfila gli occhiali e lascia che possa vedere le sue occhiaie. Eppure, nonostante l'aria stanca, non posso fare a meno di pensare quanto sia bello.
-Lasciami indovinare- punta i suoi occhi nei miei - Americano con latte?- mi sorride. Dio, se anche avesse sbagliato avrei detto sì. No, fermi.
-Giusto...- Solo Alya si ricorda come prendo il caffè.
-Zucchero di canna?- agita una bustina
-Ehm, una. grazie...-
Continua a sorridere, porgendomi il bicchiere di carta. -Emozionata? Per Londra, intendo... Guarda che ho intenzione di sentirti conversare con i britannici- 
-Ehm... sì, abbastanza.- arrossisco. Perché arrossisco tanto?!? -Vedrò di mettercela tutta!-
Alya ci interrompe, informandoci che il resto del gruppo è arrivato e siamo pronti per imbarcarci.
-Dio mio, Marinette, non potevi coprirti quelle cose?- Chloè mi passa accanto con aria schifata. Come diavolo fa ad essere perfettamente truccata a quest'ora? E soprattutto ad essere così odiosa anche appena sveglia -Adrikins!!! Forza, o non riuscirai a sederti accanto a me in treno!-
-In realtà, Chloè, l'ho già promesso a Nino.- L'espressione allegra di quell'acida, muta velocemente, sentendo le parole di Adrien - Mi spiace-
Trattengo una risata, vedendo quella strega cambiare colore, puntare i piedi e salire in carrozza, stizzita.
Nino si avvicina, appena la coda bionda sembra sparita dalla vista -Ehm, fratello, per te è un problema se scambio il mio posto per sedermi accanto alla mia ragazza?- Lancio un'occhiata torva ad Alya, chiedendomi cosa abbiano architettato quei due, ma lei scrolla il capo facendomi capire di non saperne nulla.
-Certo, non preoccuparti. Sempre che per Marinette non sia un problema- Adrien si volta verso di me. Mi sta guardando. No, peggio. Sta aspettando una risposta... panico. Scuoto il capo, accennando un sorriso. Dio mio, Marinette, puoi fare di meglio!
Lascio scivolare, furtivamente, un biscotto dalla tasca allo zaino, per zittire i risolini di Tikki.
Il treno è fin troppo luminoso, ed essendo la prima corsa, sembrerebbe molto pulito.
Adrien, passa avanti ai posti della nostra coppia di amici, accomodandosi vicino al finestrino e mi fa segno di sedermi accanto a lui.
-Coraggio, poco meno di tre ore e saremo alla stazione di Saint Pancras!- Nonostante la stanchezza, è radioso e decisamente eccitato per il viaggio. Non posso fare a meno di sorridere.
Mai, nemmeno nei miei sogni più reconditi, avrei immaginato di poter viaggiare accanto a lui. Certo, non riuscirò a spiccicare parola, Ma sono qui, con lui...
Improvvisamente, Adrien, inizia a trafficare con un cavetto bianco, con aria concentrata. -Visto che sembriamo entrambi esausti- mi porge un auricolare -Ti andrebbe un po' di musica?- lo accetto di buon grado e non posso fare a meno di notare lo sguardo divertito che il mio compagno mi dona per un istante.
-Perfetto! Ragazzi, coraggio, un secondo di attenzione- intona la professoressa Bustier - Vi ho già contato e ci siamo tutti, quindi saltiamo i convenevoli. Tra tre ore, minuto più o minuto meno, arriveremo a Londra. Fortunatamente il nostro Hotel non dista moltissimo dalla stazione, dunque ci fermeremo per una breve colazione e poi andremo a fare il check in.- prende un respiro profondo, passandoci in rassegna tutti - Per oggi abbiamo in serbo qualcosa di tranquillo, avevamo già immaginato di vedervi esausti, quindi ci avvieremo verso lo Zoo e stasera, faremo una passeggiata nella zona di Westminster... tutti pronti?-
-Non male come programma- afferma Alya spuntando sopra di noi, dai posti dietro -Speravamo di infilarci in un Pub, ma oggi dubito... potremmo crollare tutti sui tavoli.-
-Già, non è la serata ideale per uscire- risponde Adrien, portandosi una mano al mento -In ogni caso se ci spostiamo verso Westminster, saliremo sicuramente sul London Eye, la ruota panoramica più alta d'Europa!- Gli occhi della mia migliore amica si illuminano improvvisamente.
-Hai sentito Nino? SI VEDRA' SICURAMENTE TUTTA LONDRA DA Lì! Dobbiamo assolutamente andarci, devo fare un sacco di foto! Ah, a tal proposito...- Alya sparisce per qualche secondo dalla nostra vista, ricomparendo poco dopo con una macchina fotografica tra le mani - Ho fatto un azzardo, ho comprato questa meraviglia ed una stampante istantanea, in modo da avere sia la pellicola al momento che il formato digitale. Ed ora sorridete!- Non ho il tempo di protestare, che Adrien mi passa un braccio sulle spalle, stringendomi e sorridendo. Le mie guance avvampano e cerco di tirare le labbra in una sorta di sorriso o qualcosa di vagamente simile, urlando internamente. La situazione fa scappare un risolino alla mia amica, ma non la ferma dal premere il bottone.
- Perfetto! Ed ora vi lascio soli- mi strizza l'occhio sinistro, prima di tornare al suo posto.
Il mio compagno sta ancora trattenendo una risata, ma torna a porgermi l'auricolare -Dove eravamo rimasti?- Sembra quasi ammiccare...
Cosa diavolo sta accadendo qui? Nelle ultime due settimane si è avvicinato ed ora questo? Oh mio dio, qualcosa non mi torna. Possibile possa essere uno scherzo?
Le prime note arrivano dall'auricolare e mi è impossibile non riconoscerle - Ma... ma... Bon Jovi...- blatero a bassa voce, mentre lui annuisce -Always?-
-Già... una delle mie preferite.- E mentre risponde, perdo anni di vita.


To be Continued...

Mi piace pensare che Adrien sia diventato molto più furbo di ciò che dava a vedere a quattordici anni e che abbia sfruttato questa sua vicinanza con Marinette, nei panni di Chat, per capirla... o per capire quanto abbiano gusti affini.
Così come mi piace pensare che spesso, quando si sente protetto dalla maschera, si lasci dominare dagli istinti.
In ogni caso, abbiamo appena iniziato. Considerate questo come il primo vero capitolo.
Vorrei ringraziare chi sta seguendo la storia e chi trova un secondo per commentarla.
Grazie di cuore






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Capitolo 4
*** VI - All I want is to fly with you... ***


IV
All I Want Is To Fly With You...

Adrien PoV


Marinette mi osserva incuriosita ad ogni canzone. Vorrei quasi urlarle come mi sono sentito il giorno in cui ho scoperto che avevamo in comune le stesse canzoni preferite.

Ed alcuni libri.
E la passione per i Musical.
Sì, la cosa mi traumatizzò, in senso positivo, parecchio, lo devo ammettere.
Eppure non capisco, in questi quattro anni ho avuto modo di conoscerla sotto tanti aspetti e nonostante tutto, lei è come l'universo vasto ed infinito, tanto da non averla ancora capita del tutto... forse non ho ancora capito me stesso.
Se poi ripenso a ieri sera... Dio quanto è stato difficile! Lei sul pavimento, i capelli scomposti che facevano risaltare il suo volto arrossato e le labbra socchiuse. E la sua maglietta dei Kiss, sollevata quel tanto che bastava per far vedere solo parte del suo ventre. Il suo respiro irregolare... No, non è stato il suo intimo provocante a farmi andare su di giri, ma lei. Lei e le sue reazioni esagerate. Lei ed i suoi occhi di ghiaccio. Non so cosa sarebbe potuto accadere se non mi fossi ripreso, ma ciò non toglie che Marinette richiama ogni mio istinto e pensiero, di qualsiasi natura essi siano.
Saranno passati, sì e no, trenta minuti dalla nostra partenza e la sua espressione non è mutata di una virgola. Le sue labbra sono piegate in una sorta di smorfia tra il divertito e l'incredulo, sopratutto quando parte "Detroit Rock City", spalanca gli occhi e sussurra qualcosa di simile a "
adoro i Kiss". Non posso fare a meno di trattenere una risata... almeno prima di sentire le prime note della canzone dopo. Afferro il telefono, il più velocemente possibile e cerco di sbloccarlo.
"You know I want you / It's not a secret I try to hide"
Troppo tardi. Marinette si volta verso di me, appoggiando una mano sulla mia, fermandomi. Continua a sorridere e scrolla leggermente il capo. -Ti prego, lasciala- sussurra, o forse ha solo mosso le labbra - Adoro questo film... e questa canzone-
C'è qualcosa nel suo sguardo, nel suo modo di fermarmi e nel suo arrossire sfiorandomi la mano, di diverso
Per la prima volta, in questo viaggio, sono io a non staccare gli occhi da lei che si appoggia al sedile e si mette a canticchiare in Playback.
I know you want me / So don't keep saying our hands are tied / You claim it's not in the cards / But fate is pulling you miles away / And out of reach from me/ But you're here in my heart/ So who can stop me if I decide That you're my destiny?
-Tutto bene?- sussurro vedendo la sua espressione sconsolata ed improvvisa.
-Sì, sì... tutto bene. Mi richiama strani pensieri. Tutto qui.- Scrolla le spalle, prima di sorridere amaramente - Ah! Guarda, la Hostess. Prendo un caffè, te ne  va uno?- cerca di evadere, spostando lo sguardo. Non aspetta la risposta, si alza avvicinandosi al carrello, senza proferire un altro suono.
-Cosa sta succedendo lì davanti?- sussurra Alya dopo aver assistito alla scena -Una solita crisi di Mari?- scrollo le spalle, cercando una spiegazione razionale
-Stavamo ascoltando Rewrite the Stars e lei...- cerco di spiegare
-Cosa stavate ascoltando?!? - Improvvisamente la rossa salta al posto di Marinette, puntando il suo sguardo inquisitore su di me - Senti un po' Agreste, sei sadico o cosa? - Scrolla il capo incredula - Non sei stupido, conosci il significato di quella canzone... lei la collegava a te! Neanche immagini quanto quella ragazza sia stata uno schifo negli ultimi quattro anni. No, non lo immagini neppure- sibila, puntandomi l'indice ad un soffio dal naso - E voglio sperare che tu non ti stia avvicinando a lei, pensandola come un simpatico passatempo, perché se così fosse, ti conviene contarti le ossa. Non ti salverà essere un modello, tanto meno il migliore amico del mio ragazzo!- Resto impietrito.
-So di piacerle...- distolgo lo sguardo, sussurrando - ed è ricambiata... da un po'. Dunque ora torna da Nino e non preoccuparti- cerco di sorriderle, provando a convincerla.
-Alya, che ci fai qui?- Marinette è alle spalle della sua migliore amica, con un sopracciglio alzato e due caffè tra le mani.
-Niente, chiedevo consiglio ad Adrien su un tatuatore a Londra dove andare quando avremo un paio d'ore buche, sai lui è stato spesso in quella città... ne conoscerà sicuramente qualcuno- La ragazza mi fa l'occhiolino, chiedendomi di reggerle il gioco.
-S...sì, stavo proprio spiegandole di quel tatuatore a Camden Town. Probabilmente io e Nino potremmo accompagnarvi- annuisco, cercando di auto convincermi di ciò che ho appena detto.
-Hai tatuaggi?- Chiede incredula Mari, riprendendo il suo posto accanto a me.
-Non posso averne ma mi sono sempre piaciuti, quindi mi capita di girare gli studi- cerco di tergiversare -Quindi pensavate di tatuarvi?-
-Ehm, sì è una cosa piccola... è un Matching Tattoo o qualcosa di simile. Sarà grande come una moneta da un centesimo o poco più- Cerca di spiegarmi lei, porgendomi uno dei caffè. - Lo faremo uguale. Io sulla sulla destra, lei la sinistra-  Sembra spenta, rispetto a prima
-Qualcosa non va?- provo a chiedere, memore della reazione di poco prima.
-Sono Solo stanca- fa spallucce.
-Beh, in questo caso...- La tiro dolcemente a me, porgendole di nuovo l'auricolare ed invitandola ad appoggiare la testa sulla mia spalla -riposati-
How do we rewrite the stars? /Say you were made to be mine?/ Nothing can keep us apart /'Cause you are the one I was meant to find/ It's up to you/ And it's up to me/ No one can say what we get to be/
Si accomoda dolcemente, le gote ancora arrossate ed il sorriso ancora a fior di labbra.
Due ore, venticinque minuti dopo e, probabilmente, una ventina di foto da parte di Alya, il nostro Euro star arriva in perfetto orario alla stazione di St Pancras.
Sveglio dolcemente Marinette, che resta una paio di minuti ad osservarmi con sguardo interrogativo, prima di stiracchiarsi.
-Riposata?- Mugugno stirando la schiena
-Ehm... s...sì. Grazie- si alza, lanciandomi un'occhiata imbarazzata -Scusa se...-
-Te l'ho chiesto io, Mari, non ha senso che tu ti stia scusando- La aiuto a prendere il suo bagaglio, per poi prendere il mio - Coraggio, Londra ci aspetta-
L'aria è pesante, appena varchiamo la porta d'uscita, pregna di caffè, sudore e pioggia.
-Bene Ragazzi, forza! Tutti qui! Non abbiamo tutta la giornata.- La professoressa Bustier sventola una mano, richiamandoci vicino alla sala d'aspetto. Con la mano sinistra, fa un rapido conto, indicandoci uno per uno, prima di annuire solennemente con il capo. -Ora ci avvieremo a fare il Check in, per poi dirigerci allo zoo.  Vi annuncio che le vostre richieste per le camere sono state accettate, ovviamente nei limiti, e che avrete tutti camere doppie. Confido nel vostro buon senso.-
Il tragitto dalla stazione all'hotel è breve e questo ci rende tutti decisamente felici a causa dei bagagli, ma renderci euforici, è l'assegnazione delle stanze : sarò con Nino, cosa ben sperata e richiesta, ma c'è già un piccolo problema in vista...
- No, dai... non la prima sera!- mi passo una mano sul volto senza smettere di scuotere il capo - Ma non ce la fai a non scopare ?!? -
-Dai Adrien, si tratta solo di un paio d'ore e poi, quasi sicuramente, ci si ritroverà da qualcuno a fare serata- cerca di convincermi il mio migliore amico
-Nino, Alya è in stanza con Marinette! Non posso portarmela in camera la prima sera...- Strabuzzo gli occhi, cercando di far ragionare il mio compagno di stanza, ma nulla.
Improvvisamente si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla -Fratello, non ti sto dicendo di passare in terza base... ma, nel caso in cui possiate rimanere soli, beh... buttati.- annuisce- Quando ti sei presentato da me qualche dicembre fa dicendomi che forse ti eri preso una sbandata per lei, ho cercato di farti capire quanto lei fosse persa di te... ma hai fatto orecchie da mercante. Ora che hai finalmente capito, almeno buttati!-
-Non ti sto dando torto, solo che...-
-Aver paura di lei non ti aiuterà. Ripeto: non devi andarci a letto, potete solo passare una serata insieme...- improvvisamente mi lancia qualcosa che prontamente afferro - Ma se dovessero servirti, ti lascio tre preservativi-.

Il Tamigi, durante la sera, è qualcosa di magico nonostante il vento ed il freddo gelido di questi giorni di febbraio. Il London Eye si staglia, imponente, davanti a noi. Non me lo ricordavo così alto.
-Adri...- La voce di Chloè si fa largo tra i miei compagni, ma la mina vagante viene prontamente fermata dalla Professoressa, che le intima di stare al suo posto, situazione che mi fa rallegrare e sperare nella buona riuscita di questa serata.
Tra poco saliremo su uno dei posti più romantici della città e devo almeno giocarmi una delle mie carte in quest'ora di giro.
-Hai scansato un proiettile, eh?- Ridacchia Marinette al mio fianco - In questo modo, lei salirà sulla seconda carrozza, non incollandosi addosso a te per tutta la durata del giro- Sogghigna, salendo sul globo ed allungandomi la mano - Sali?-
Durante il giro allo zoo si è riaperta ed ha anche avuto modo di schernirmi per la mia fobia dei ragni. Per un istante ho temuto di indossare il costume.
Così tranquilla si era mostrata solo con Chat Noir.
Non mi guardo attorno accomodandoci nella cabina, semplicemente la porto verso il punto più esterno... quello dove mia madre adorava andare.
-Guarda che anche tu hai scansato una mina... altrimenti non avresti avuto il tuo personalissimo Cicerone- mi pavoneggio per un istante, facendole scappare un risolino.
-Colpita ed affondata, Agreste- alza le mani in segno di resa - o come diresti in un incontro di scherma, " Flechè"!-
-Non proprio... ma ci sei andata vicina. Non ti ricordi? Ho provato a spiegarti cosa fosse un flechè- Ridacchio di gusto, sperando di non averla offesa, ma lei risponde alla risata in maniera genuina.
Noto ora i suoi pantaloncini di Jeans, appena coperti dal maglioncione grigio che nasconde un dolcevita rosso ed i suoi capelli sciolti, ad incorniciarle il volto, Mi sfilo la sciarpa, avvolgendola alle sue spalle.
-Ma questa...-
-Sì, me l'hai regalata tu-
Man Mano che saliamo, vedo la luce nel suo sguardo mutare. Sembra una bambina con la prima neve, mentre squittisce indicando le luci del parlamento o il London Bridge.
Mi lascia senza fiato, come solo Ladybug è stata in grado di fare.
Istintivamente le cingo la vita con un braccio e, notando la sorpresa nei suoi occhi, poso l'indice sulle mie labbra -Goditi lo spettacolo- la stringo e lei appoggia la testa alla mia spalla, soffiando il più dolce dei sorrisi, mentre la osservo di sottecchi.
L'ora più veloce della mia vita, ma forse una delle più intense. Quasi ci siamo scordati delle persone accanto a noi.
Le tengo un braccio attorno alle spalle, sulla via del ritorno verso l'Hotel e non posso non notare il sorrisetto soddisfatto di Alya.
La professoressa Bustier passa in rassegna la scolaresca e ci chiede di non combinare danni ed andarci a riposare presto, in previsione della giornata impegnativa dell'indomani, un rapido accenno di assenso, classiche rassicurazioni e siamo già nella stanza di Kim e Max.
-Stasera ci sono solo tre bottiglie di vodka... lo so, lo so ma siamo stati perquisiti tutti dalla Bustier e questo è quello che siamo riusciti a salvare- intona Kim -ora, tutti in cerchio e primo giro di shots; quella bottiglia ci serve vuota. Subito!-
Il brusio comincia ad alzarsi irrequieto, mentre prendiamo i nostri posti. Sfortunatamente Marinette viene trascinata tra Juleka ed Alya, mentre io vengo assaltato da Chloè e Nino,
Giusto il tempo di trangugiare il mio shot che, con mio sommo nervosismo, vedo il cadavere della bottiglia venir posizionato in centro al cerchio. Fottuto. Sono Fottuto.
-Nessuno può tirarsi indietro- cantilena Alya, trascinando la mia Princesse per il maglione -Sono le regole-
-Obbligo o verità, ragazzi miei e spero di non dover stare a spiegarvi le regole! - ci squadra Kim
Escono le coppie più disparate e disperate dell'intera classe, ma il gioco si scalda non appena è Chloè a toccare la bottiglia. Con la punta delle dita la fa roteare finendo du di me.
Cala il gelo nella stanza e, spaventato da ogni possibile richiesta, lascio cadere la mia fortuna sull'obbligo... sapendo che non può forzarmi a fare qualsiasi cosa con lei contro la mia volontà...
-Bene bene, Adrikins- la vedo sistemarsi il balsamo per le labbra -Qui tutti, vogliamo vedere un bacio- la vedo socchiudere gli occhi e rimanere a mezz'aria con le labbra protese.
L'aria si è fatta stranamente pesante, attorno, e qui tutti si staranno chiedendo come ne uscirò -Quindi, volete un bacio?- Vedo Alya sogghignare e mi rendo conto di avere la mia finestrella fortunata. -Allora avrete un bacio...-
Mi alzo in piedi, per poi scendere davanti a Marinette.
Non doveva andare così... non l'avevo pianificato in questo modo.
Deglutisco a fatica, mentre lei mi chiede cosa stia succedendo. Le afferro il volto tra le mani e lascio che le nostre labbra combacino.
Attorno a noi percepisco il silenzio dello stupore e i grugniti di Chloè.
Mi allontano dalla sua bocca, pur volendo di più, sorridendole - prometto che dopo farò di meglio- sussurro a fior di labbra - Non doveva andare così il nostro primo bacio, ma giuro che dopo mi impegnerò di più-
Marinette resta piacevolmente sorpresa. Gli occhi puntati nei miei e mi rendo conto che quella stanza ci sta stretta.
-Beh ragazzi, è stato un piacere donarvi questo spettacolo... ma noi dovremmo parlare in privato- aggiungo prendendo in braccio la mia principessa -Buona serata!- Sento il flash della macchina fotografica della rossa, puntato su di noi.
-Probabilmente, domattina, saranno tutti convinti che non sia in grado di reggere l'alcol- ridacchio cercando di aprire la porta.
La luce soffusa si attiva non appena inserisco la tessera che funge da chiave.
-Era per gioco?- Chiede improvvisamente lei.
-Come ti viene in mente?- la guardo, chiudendo la porta alle mie spalle
-Non saprei... non ti eri mai avvicinato tanto a me- alza le spalle, evitando il mio sguardo. Con una mano le alzo il mento, sorridendole.
- Forse non avrai capito, nell'ultimo anno, quanto mi sia avvicinato a te. In realtà non sono mai stato bravo con le ragazze...- cerco di cancellarmi il sorriso impacciato dalla faccia -Il problema è che più mi avvicinavo e più difficile diventare il controllarmi...-
Non faccio in tempo a finire la frase che lei mi trascina, finendo con le spalle al muro.
Sono su di lei come uno scudo, ma è Mari a dirigere il gioco.
Mi bacia, socchiudendo le labbra e dando dei leggeri colpi alla mia lingua, con la sua. Sembra una danza peccaminosa, qualcosa di troppo sporco e proibito per provenire da lei.
Dio se va avanti così, succede un casino...
Le mie mani passano dai suoi fianchi alla sua vita, scivolando sotto al maglione. Due esploratori alla ricerca di un tesoro vergine ed inesplorato.
Vergine...
Vergine!
Gatto cattivo, gatto cattivo! Non ha mai avuto altre esperienze. Fermati per l'amor del cielo!
La sua bocca scende lungo il mio collo, mordicchiandomi lungo il passaggio...
Non così, NON COSì!
-Marinette... se continui così non va bene- ansimo, cercando di darmi un contegno
-S...sto sbagliando qualcosa?- Spalanca gli occhi come un cerbiatto davanti ai fanali
-No, ed è proprio questo il problema.- Inspiro - Ma io sto perdendo il controllo e non so se tu hai mai...?- lei scrolla il capo -Allora direi di procedere per basi. Quindi, ti prego, lasciami arrivare un minimo di sangue al cervello-
Lei scoppia in una fragorosa risata, prima di tornare sul mio collo.

To be Continued...


Ammetto la mia malvagità ed ammetto che il prossimo capitolo sarà " Peggiore" Eheh.
Ancora grazie a chi commenta, segue e mette tra i preferiti.
Grazie mille
Ci Leggiamo Presto

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Capitolo 5
*** ... all i want is to fall with you! ***




V
...all I Want Is To Fall With You


Marinette PoV


Passo due dita sul suo volto, seguendo la curva della guancia prima ed il profilo poi, arrivando a sfiorargli le labbra ancora umide e socchiuse.
Non penso. Mi rendo conto che se solo ci provassi, rischierei di rovinare questa finestra creatasi ai confini della realtà. Già. comincerei a crederla irreale e magari a mettere in dubbio tutte le sensazioni che sto beatamente gustando, per questo ho spento il cervello quando l'ho visto avvicinarsi davanti a tutti. L'ho fatto in maniera meccanica, come se il mio corpo fosse già a conoscenza di cosa sarebbe accaduto in pochi istanti. In ogni caso, domani mi toccherà ringraziare Chloè.
Adrien mi osserva nella penombra mentre la luce che filtra dalla finestra illumina i nostri profili e la polvere la riflette, creando una cornice surreale ai suoi occhi verdi.
Tutto sembra sospeso e fragile come un battito d'ali di farfalla, appena schiusa la sua corazza da crisalide.
Sento il suo petto alzarsi ed abbassarsi contro al mio, mentre i nostri battiti quasi si fondono in uno solo, cullandoci.
Non so dire da quanto tempo siamo in questa posizione o da quanto abbiamo smesso di parlare, lasciando il posto a leggeri sbuffi o a timidi sorrisi.
Lascio che le mie dita proseguano sul suo collo, carezzandolo, mentre i battiti accelerano.
E lui si china un'altra volta su di me,
Le sue labbra.
Poteri morire qui e sarei comunque felice, così, con lui. Senza pretese se non quelle di avere quello sguardo perso nel mio e la sua bocca, all'infinito.
E la mano scende, sfiorando la clavicola mancina, mentre i respiri si fanno più carichi e pesanti.
Adrien abbassa la guardia, socchiudendo gli occhi e lasciandosi andare al mio tocco, e ne approfitto per ribaltare le posizioni, senza staccarmi dalle sue labbra. Spalanca gli occhi alla mia mossa inaspettata, tra il divertito ed il curioso. Evidentemente non si aspettava una mia mossa tanto audace... e se devo dirla tutta, non me ne capacito nemmeno io.
Che la situazione si fosse fatta ehm ardua, l'avevo intuito già dal nostro ingresso in stanza, ma il suo cercare di non appoggiarsi mai del tutto al mio corpo per non farmi pesare il suo eccitamento, non mi aveva permesso di constatare la gravità del fatto. Ringrazio il buio che nasconde perfettamente il mio avvampamento improvviso, provocato dalla pressione dell'erezione di Adrien, in mezzo alle mie gambe... e all'innalzamento delle mie ondate di ormoni impazziti.
-Mari...- mi ammonisce mentre la mia bocca torna a torturargli il collo - Ne abbiamo già parlato prima...- cerca di mantenere il controllo della sua voce lievemente tremante.
-Hai ribadito, almeno una decina di volte, che non vorresti approfittarti di me.- Mi ritrovo a cavalcioni su di lui, puntando il mio sguardo nelle sue pozze smeraldine e sfoggiando il mio miglior ghigno. -Questo è lodevole da parte tua, ma...- afferro delicatamente i suoi polsi e li riporto verso i miei fianchi, nella loro posizione al nostro ingresso in stanza - non fermarti- gli sussurro nell'orecchio
Adrien resta interdetto per un istante, osservandomi incuriosito e giocando con il bordo del maglioncino, indeciso se proseguire o meno. Sembra attendere un cenno, come se non gli bastasse la mia richiesta piuttosto esplicita.
Coraggio Adrien, devo farti un disegno?
mi mordicchio il labbro, prima di inumidirlo appena con la punta della lingua, quasi stessi riassaporando le tracce del passaggio del mio sogno in carne ed ossa.
L'attesa mi snerva e comincio a pensare che sia parte del suo gioco, cercare in qualche modo di esasperarmi per poi conquistarmi, ma quando avvicino le mie dita ai bottoni della sua camicia,  lui mi sfila il maglione con uno scatto felino e mi lascio sfuggire un gridolino soffocato, per lo stupore.
-Pizzo viola?- ghigna compiaciuto, osservando il mio reggiseno -Scelta interessante, Ma Chèrie... molto interessante!- Un guizzo, quasi animalesco, attraversa i suoi occhi verdi mentre armeggia con la chiusura del mio indumento, per liberarmi.
Comincio a muovermi strusciandomi su di lui, mentre gli slaccio la camicia lentamente, torturandolo ed ansimando.
Resto senza fiato davanti al petto semi glabro di Adrien, nonostante abbia già visto l'estate scorsa in piscina, sembra un sogno.  Sembra di vivere un sogno. Qualcosa che avevo immaginato solo nelle mie fervide fantasie, quando mi capitava di lasciarmi andare e carezzarmi verso le petit mort... 
Lui coglie il mio tentennamento e mi lascia scivolare sotto di lui, delicatamente, per poi passare a baciarmi il collo.
Il suo respiro sulla pelle mi manda in estasi. Così roco, profondo... E COSA DIAVOLO ERA QUELLO?!?
Improvvisamente una sgradevole sensazione prende a strisciare nel mio subconscio. Non l'ho sentito davvero...
No, non è possibile...
Quel rumore.
Sembrava provenire tra la sua gola ed il suo petto.
No... è solo frutto della mia immaginazione.
Deve esserlo.
Quel suono gutturale eppure così melodioso, come una ninna nanna e caldo. E tutt'altro che umano!
Scelta interessante, Ma Chèrie... molto interessante!
No... Quel nomignolo.
Forza Marinette, non è il momento di farsi venire in mente quel Cataclisma vivente, in pelle nera!
Respira... sei con Adrien, è il tuo sogno. Hai sperato per anni in questo ed ora lasci che una frase ed un paio di suoni, che potevano lontanamente sembrare fusa, ti rovinino questo momento idilliaco?!?
Spalanco gli occhi, puntando le mie mani sulle spalle di Adrien e cercando di fermare i brividi che mi sta provocando.
Mentre la parte ormonale di me grida ed inveisce contro al buon senso, per essere stata strappata da quel momento tanto ambito, il mio compagno mi osserva stranito.
Il risultato è una scena al limite del tragicomico: Lui in mezzo alle mie gambe, una delle sue mani puntata sul materasso per sorreggersi, l'altra ancora vicino al bottone dei miei pantaloncini. Ancora a petto nudo e visibilmente eccitato, il tutto condito con il suo sguardo di chi si sente in colpa per qualcosa che ha anche solo pensato.
-Scusa, mi sono lasciato prendere dal momento- si passa una mano sulla nuca, abbassando lo sguardo -Stavo correndo troppo-
No, no, no! Ha capito male, anzi malissimo!
-Non... non è quello...- provo a giustificarmi, inutilmente. Ma non posso dirgli che per un secondo mi ha ricordato Chat Noir, finirei per fargli credere che ho pensato al mio compagno di disavventure per tutto il tempo! E poi cosa penserebbe di me?!?
Maledetto Gattaccio!
Abbasso lo sguardo cercando, a tentoni, i miei vestiti.
Sono un danno.
Finalmente il ragazzo, su cui ho fantasticato per anni e con il quale ho sempre sperato succedesse qualcosa, mi degna di uno sguardo... ed io rovino tutto così?!?

-Cosa stai facendo?- chiede curiosamente
-Beh, mi rivesto... e ti lascio tranquillo. Ho fatto abbastanza danni per stasera...- sussurro senza staccare gli occhi dal pavimento e cercando di ricacciare le lacrime.
-Forse non hai capito- Le braccia di Adrien mi cingono la vita, improvvisamente - non ti lascio andare da nessuna parte- posa le sue labbra sulla mia spalla, dolcemente, quasi avesse paura di spezzare qualcosa
-Tranquilla Marinette, guarda che lo capisco... è normale essere nervosi la prima volta. Ci riproveremo quando ti sentirai pronta... sempre se lo vorrai ancora, ovviamente- mi fa voltare e sorride, porgendomi la sua T-shirt.
L'aria mi si blocca nei polmoni, mentre resto incatenata dalla curva delle sue labbra.
Adrien Agreste...
Mai avrei osato immaginare tutto ciò...

Mai avrei saputo sperare di poter passare un'intera notte con lui a parlare di cose inutili ed a fare battute stupide, abbracciati sotto alle coperte...
Mai avrei potuto immaginare di poter avere quelle labbra solo per me, per una notte intera...
-Marinette...- sussurra non appena le mie palpebre cominciano a cedere - è inutile che ti dica che non voglio che tutto questo si fermi qui, vero?- lo sento prendere fiato mentre schiudo gli occhi - insomma, intendo... ehm... vorrei che noi fossimo qualcosa di più- deglutisce a fatica, mentre spalanco gli occhi, puntando lo sguardo nel suo
-Intendi quella cosa degli amici con...-
-Nono...- Inspira profondamente, come se stesse cercando le parole giuste - intendo come una coppia...-


To be continued

Lo ammetto, è più corto degli altri... ma l'avevo detto che sarei stata cattiva!
Ci leggiamo presto
Miss D





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Capitolo 6
*** VI - The Other Side ***


VI
The Other Side

Adrien PoV


-Potresti evitare di fissarmi con quel sorriso? Sei inquietante- sbuffo inarcando un sopracciglio, cercando di focalizzarmi sulla tazza tra le mie mani per non passare troppo lo sguardo su Mari, seduta a due tavolini di distanza.
Lei sorride imporporando le sue guance, lanciandomi qualche occhiata fugace e qualche sorriso impacciato, mentre le sue dita torturano una ciocca ribelle.
Non è difficile notare gli sguardi curiosi attorno a noi, in un certo senso abbiamo dato spettacolo. Ho dato spettacolo, lei non se lo aspettava nemmeno.
Faccio ancora fatica a credere alle mie memorie ovattate della notte prima... Anche se le frecciate di Chloè me ne danno una più che cocente conferma.
L'avevo pianificato diversamente quel bacio.
Più nostro.
Più privato.
Ma non mi pento di nulla, anzi lo rifarei anche adesso, se solo non avessi davanti un cretino in attesa di risposte!
-Seriamente, Nino smettila! Mi stai facendo passare la voglia di finire il mio caffè...- sbotto a bassa voce, fingendo di non notare il suo ghigno curioso.
Sono già passate una manciata di ore da quando il mio migliore amico ha fatto irruzione nella nostra stanza, svegliandoci e dicendo a Marinette di correre da Alya perchè la professoressa Bustier sarebbe passata da lì a poche decine di minuti, a bussare a tutte le camere.
In realtà ha svegliato solo me, per poi cimentarsi in un monologo silenzioso che esprimeva tutto il suo stupore.
A GESTI.
Davanti a me in boxer e lei con indosso la mia maglietta.
-Fratello, non puoi davvero non dirmi nulla!- sbottò alzando gli occhi al cielo -Non puoi farmi questo! Ti ho praticamente spinto tra le sue braccia, me lo devi! E poi tu sai tutto di me ed Alya...- Aveva ragione, non potevo sottrarmi dal terzo grado di Nino, dopo tutto quello che aveva confabulato con la sua ragazza per permettermi di restare solo con Mari.
-In realtà non è successo niente di ciò che la tua mente perversa sta partorendo. I preservativi sono ancora nel cassetto- lo freno subito -Abbiamo parlato, quello sì. Per il resto non siamo andati molto oltre quello che è successo nella stanza di Kim e Max.- Faccio spallucce, sperando che la mia spiegazione basti, ma vedo il mio amico osservarmi sospettoso.
-Gli hai detto della tua prima volta con...- prontamente gli sigillo la frase tra i denti con la mano destra, ringraziando mentalmente gli anni da Chat Noir ed i riflessi felini.
-Shhhhh! No Nino, e non penso di volerle dire di quella strana situazione. Non è qualcosa di cui vado molto fiero- 
Lui quasi scoppia a ridere.
-Tu stai ridendo anche troppo, per i miei gusti...- lo fulmino 
Devo essere arrossito parecchio, vista la sua espressione decisamente divertita.
Che io sia dannato per averglielo raccontato!
Per Dio, non ero in me quella sera, e lui ci ride anche sopra.
Se solo ci ripenso, ho ancora i brividi...
-Tutti abbiamo scheletri nell'armadio, Bro. E poi lei non era neanche niente male!-
Dannazione.
Dannazione a Chloè e alle sue magalomanie.
A Chloè e alle sue feste.
A Chloè ed alle sue feste alcoliche.
A me ed al mio non reggere più di un bicchiere.
Successe un paio di anni prima, ad una delle tipiche feste alla Bourgeis.
Ricordo la musica assordante, il mare di invitati... e le maschere.
Dannazione.
-Lahiffe, giuro su Dio che se non ti scordi di quella storia...-
-Caffè per smaltire la sbronza, Agreste?- Kim si siede accanto a me senza preavviso. Per quanto possa essere presto (e devo ammettere do non aver dormito quasi per nulla), non è per niente complicato decifrare il suo sguardo allusivo. -Non ci aspettavamo di vederti così, ehm, reattivo già dalla prima sera!-
-Decisamente un uomo pieno di sorprese- Jean affianca il nostro compagno di classe, spalleggiandolo -Quindi? Nulla da raccontare?-
Lancio un'occhiata fugace al mio migliore amico che, prontamente cerca di intavolare una discussione su possibili pub da visitare in serata. E loro affondano con tutte le scarpe, per ora, permettendomi di tirare un sospiro di sollievo.

-Penso sia stata la colazione più lunga della mia vita. Non la smettevano di fare domande!- Marinette ridacchia, poggiando le sue labbra sulle mie.  Lo fa in maniera pulita ed innocente, tanto da farmi sentire in colpa per le immagini della sera prima che riaffiorano prepotentemente nella mia mente.
Sussurra, mentre decidiamo di restare tra gli ultimi del gruppo per poter avere un po' di pace.
Regents Park ci accoglie nel suo inconsueto abito primaverile, nonostante la neve sia stata presente fino a pochi giorni prima.
Le temperature ci hanno graziato, se così vogliamo vederla, permettendoci di non coprirci troppo. Se non conoscessi bene il clima volubile londinese, potrei quasi pensare ad un'akuma.
La signorina Bustier ci accompagna ad uno degli attracchi del lago, dopo aver visitato i Giardini della Regina, lasciandoci un'ora di pausa.
-Il parco è più grande di quanto possiate immaginare, quindi vi chiedo di fare attenzione e di ritrovarvi qui tra un'ora esatta.- Ci passa in rassegna con sguardo amorevole -potete fare un giro sul lago, tornare nei Giardini, persino rincorrere i piccioni! Vi chiedo solo di essere puntuali.-
Basta uno sguardo con Nino per intenderci ed avviarci al molo.
-Sei mai stata su una barca a remi?- devo aver stupito parecchio Mari, vista l'espressione interrogativa sul suo volto -Beh, mi sembrava un'idea carina... e poi potremmo restare soli.- Non faccio in tempo a finire la frase che lei sta già frugando nella borsa in maniero concitata alla ricerca di un documento d'identità da fornire.
Ci accomodiamo nel piccolo scafo fatto a malapena per due ed iniziamo a remare.
Arrossisce mente, impacciatamente, cerca di risistemare la gonna che ad ogni movimento sembra accorciarsi. -Non mi aspettavo un giro in barca- bofonchia con un'espressione da bimba colta in fallo.
La vedo sgranare gli occhi quando inizio a canticchiare, tenendo il ritmo con i movimenti delle braccia.
-Tonight I want to give it all to you
In the darkness
There's so much I want to do
And tonight I want to lay it at your feet
'Cause girl, I was made for you
And girl, you were made for me-

-Non tentarmi con i Kiss, Agreste... non vorrai approfondire le mie doti canore da gallina starnazzante, voglio sperare-
-Oh forza, sai fare meglio di me! Sarò anche un ottimo musicista ma so di essere negato come cantante... forza dimostrami cosa sai fare!
Scuote il capo energicamente ma senza cancellare il sorriso radioso da quel volto.-
Mi disarma.
Mi neutralizza con un solo sorriso.
Mi getto di slancio sulla sua bocca, rischiando di far ribaltare la barca. Ma ne ho bisogno.
Del suo profumo di dolce, di buono, di casa.
Dei suoi silenzi.
Delle sue risa.
Di quelle labbra.
Di lei.

To be continued...

Ed eccoci qui!
Scusate la pausa secolare, ma avevo bisogno di tempo.
Il capitolo è piuttosto corto, ma capirete presto il perchè.




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