Creeper's Neverland

di crimsonthestral
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- To return is a promise I can't make ***
Capitolo 2: *** 2-The Stranger ***
Capitolo 3: *** 3- Room 309 ***
Capitolo 4: *** 4- Disappear with us ***
Capitolo 5: *** 5- I recall the blue first night I met you ***
Capitolo 6: *** 6-VCR ***
Capitolo 7: *** 7-Just hold my hand for a little while ***
Capitolo 8: *** 8- Phone numbers ***
Capitolo 9: *** 9- Lie Awake ***
Capitolo 10: *** 10- Confess your flaws to the ceiling ***
Capitolo 11: *** 11- Just mortality ***
Capitolo 12: *** 12- And if I don't see you, well goodbye ***
Capitolo 13: *** 13-Undressed ***
Capitolo 14: *** 14- I'm not a dream that you wish you'd have ***
Capitolo 15: *** 15- Missing ***
Capitolo 16: *** 16- I've been a man, now a ghost ***
Capitolo 17: *** 17- I will never forget you ***
Capitolo 18: *** 18- Up and down the window ***
Capitolo 19: *** 19- We'll die holding hands ***
Capitolo 20: *** 20- I choose to live ***
Capitolo 21: *** 21- The Midnight Kids ***
Capitolo 22: *** 22- Eternity In Your Arms ***



Capitolo 1
*** 1- To return is a promise I can't make ***


1-To return is a promise I can’t make

Il vento che entra dai finestrini spalancati mi scompiglia i capelli, mentre sfreccio veloce per le strade della bellissima campagna inglese. Ascolto quella musica che ho da sempre condiviso insieme a mia madre, fin da quando ero piccola, musica forte che molti considerano strana o solo come rumore. Sto realizzando il sogno della mia vita, che è lo stesso sogno che avrebbe voluto realizzare mia madre insieme a me. Ma lei non c’è più, ed è come se ora lo stessi vivendo per lei. Cerco di immaginarmela come una presenza al mio fianco durante questo viaggio, la cerco nel vento che mi colpisce la faccia, ma il vuoto che mi ha lasciato dentro è comunque troppo forte. Lei non ci sarà mai più. Rimare a 23 anni senza la propria madre, l’unica donna con cui sei sempre cresciuta e che è stata il tuo modello di vita, non è assolutamente facile.  Alzo il volume e spero che la musica mi aiuti nel modo che ha sempre fatto: invadermi e farmi dimenticare momentaneamente le mie preoccupazioni. Sto spendendo parte dei soldi che mi ha lasciato per girare con la mia fantastica C3 viola metallizzato per tutto il Regno Unito: sono partita dal mio piccolo paese in Irlanda, ho girato per la Scozia, dormendo alcune notti in macchina  e alcune in motel a basso prezzo, ho già visitato Londra, Windsor e Stonehenge. Quante meraviglie! Sono stata via credo un mese, ho perso il conto dei giorni, non mi importa perché ora sono completamente libera, non ho più nessuno da cui fare ritorno. Sono sempre vissuta da sola con mia madre, mio padre non l’ho mai conosciuto. Mamma diceva che era un bel ragazzo dell’Est Europa,ma l’ha lasciata sola quando ha saputo che lei era incinta, forse non si sentiva in grado di sostenere la responsabilità di mettere su famiglia.  Io assomiglio molto a mia madre: sono piuttosto timida, un po’ incapace a relazionarmi con gli altri, dentro di me ho un mondo di sogni e ambizioni che ora mi sta portando in questo viaggio avventuroso. La passione per la musica è da sempre con me, adoro tutte le rock band di mia madre, conosco molte canzoni anche se poi non mi sono mai interessata troppo dei membri delle band. Ho trovato un file sul suo computer dove raccoglieva meticolosamente interviste, foto, vita morte e miracoli di tutti i suoi idoli, e da lì ho capito quanto lei fosse ossessionata da questi cantanti che hanno colorato la sua vita di emozioni. Ora sto cercando proprio una di queste band: i Creeper. Ragazzi che sono sempre stati piuttosto misteriosi ma che negli ultimi anni sembrano essere letteralmente scomparsi nel nulla. Trovare notizie su di loro in Internet è molto difficile, questa volta sembrano spariti per davvero e  non solo per finzione, come invece avevano fatto credere per l’uscita del loro primo album “Eternity in Your Arms”. La tappa finale del mio viaggio è dunque Southampton, il luogo dove questa band si è formata e  dove spero di trovare loro tracce. So che per mia madre i Creeper erano davvero importanti: la loro musica le aveva sempre fornito un’isola in cui rifugiarsi.
Ecco sto arrivando  a Southampton, non so ancora dove andare, ma sono come guidata automaticamente verso una zona di periferia, probabilmente una piccola cittadina inglobata poi all’interno della città più grande. Imbocco una piccola strada secondaria, in realtà non mi piace molto perché sta calando la notte insieme a un pesante strato di nebbia. Non si vede quasi nulla ma a un certo punto i fari illuminano qualcosa di indistinto, una sagoma nera di spalle avvolta dalla nebbia. Quella cosa è apparsa così improvvisamente che ho dovuto sterzare bruscamente perdendo il controllo della macchina.
 
Nota dell’autrice:
Ciao a tutti! Questa è la prima long che completo e inizio a pubblicare qui, non so se sarà un granché però spero vi possa piacere e sono ben accetti dei consigli! La storia risulterà un po' lunga a causa della la brevità dei capitoli, scusatemi.
Se qualcuno dei lettori è un fan dei Creeper, bene questa è la mia interpretazione al mistero attorno alla storia del primo album e poi beh ci ho ricamato su una storiella senza troppe pretese. Per chi non conoscesse i Creeper invece, i titoli dei capitoli sono parole prese spesso dai loro testi perciò indicherò di volta in volta i titoli delle canzoni per facilitarvi il compito nel caso siate interessati a conoscere di più questa fantastica band! Incominciamo: il primo titolo viene dall’inizio di Black Rain!
Grazie mille se vi fermate a leggere!

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Capitolo 2
*** 2-The Stranger ***


2- The Stranger

Devo essermi schiantata a lato strada e devo aver battuto la testa da qualche parte perché la sento pulsare dal dolore. Provo a riavviare con insuccesso la macchina. Potrei rimanere qui, ma non mi va di dormire in auto mentre qui attorno potrebbe essere in giro quella figura nera inquietante. A tratti nella nebbia si intravede il cartello di ingresso della città con la vecchia scritta “Southampton”, non sembra lontano e di sicuro là troverò qualcuno in grado di aiutarmi. Mi faccio coraggio, prendo la borsa e scendo dalla macchina.  Fa piuttosto freddo, rabbrividendo mi stringo nel mio giubbotto di pelle con la pezza del Callous Heart, il cuore simbolo dei Creeper. Anche questa giacca è una cara eredità di mia madre. Cerco di camminare veloce ma allo stesso tempo senza fare troppo rumore. Sento una sensazione strana che mi mette a disagio: non ci sono  altri rumori se non quelli dei miei passi, eppure sento di essere seguita, proprio come se ci fosse qualcuno non molto distante dietro di me. Forse non avrei dovuto voltarmi, o forse è stato meglio così. Mi giro e là c’è quella figura nera: è alta e incappucciata ma ben si vede un viso, no , una maschera simile a teschio mostruoso, bianca con occhiaie viola e lineamenti neri. Lancio un grido spaventato e inizio a correre, ma questo non fa che aumentare la sensazione che quella cosa sia sempre più vicina a me e stia per raggiungermi. Non so come, inciampo e mi ritrovo a rotolare sull’asfalto e finisco  stesa con la fronte a terra. È tutto così gelido e umido per quella nebbia fitta quasi condensata. Le mani mi bruciano: devo essermi ferita. Vedo davanti a me delle ombre nere. Mi deve aver raggiunta, adesso chissà cosa mi succederà e mi aspetto il peggio. Poco dopo sento delle braccia sollevarmi da terra  e portarmi via.

Apro gli occhi e mi ritrovo tra le braccia di un ragazzo biondo, ha l’aria un po’ tesa. Credo di potermi fidare di lui, è come se il suo viso mi fosse familiare.
-Chi sei?- gli chiedo.
- Ma come?! Non sai chi sono?-
-No, non credo di averti mai conosciuto. O perlomeno in questo momento non mi ricordo di te .-
- Mi confondi, cioè non capisco, cioè sono sorpreso … se il Callous Heart ti ha guidato fin qui, dovresti sapere chi sono!-
Scuoto la testa.
- Comunque sono Ian Miles, chitarrista dei Creeper.-
Rimango ammutolita e sgrano gli occhi. Oddio è uno di loro! Quindi esistono ancora. Com’è possibile? Quel ragazzo sembra avere poco più della mia età, eppure dovrebbe essere più vecchio, mia madre li ascoltava quando era più giovane mentre loro erano già allora più grandi di lei. 
- Oh! Quindi … come …?-
- Avrai risposte a tempo debito, so già quali sono le tue domande. Quel che mi chiedo io, è perché sei riuscita a raggiungere questo posto senza avere la minima idea di chi sia io. -
- In realtà credo di sapere chi sei … ma il motivo della mia ricerca è una storia lunga.-
-Allora dovrai raccontare la tua storia a Will. Lui adora le storie lunghe e complicate! Di solito è lui che ascolta per primo il racconto di chi arriva qui. Insomma lui è un po’ il capo di questo luogo.-
- Posso chiederti cos’era quella cosa che mi seguiva? L’hai vista anche tu, vero?-
-Quello è l’incubo delle mie notti. È il mostro che per anni ha popolato il mio sonno senza darmi pace. -
Deve esser stato terribile per lui. Rimango in silenzio finché non arriviamo in mezzo alle case e Ian mi porta in un edificio e poi in una stanza. Mi stende su un divano di pelle nera e mi dice di aspettarlo lì. Torna poco dopo con delle coperte e il necessario per sistemarmi le ferite. Mi deterge con cura le ferite sulla fronte, sulla guancia e quelle sulle mani. Non batto ciglio mentre sento l’alcol disinfettante bruciarmi la pelle.
- Per fortuna sono solo graffi. Adesso riposa, puoi stare qui stanotte.-
-Grazie.-
-Domattina passerò a vedere come stai e ti porterò qualcosa di buono da mangiare. Buonanotte … - finisce la frase con un tono interrogativo, non sapendo in che modo chiamarmi. Arrossisco.
-Scusami, non mi sono presentata! Il mio nome è Suzanne.-
Alza un sopracciglio, esprimendo ammirazione per il mio nome.
- Sì esatto, come la ragazza della vostra canzone.- 
- Ok, allora buonanotte Suzanne!- Mi sorride ed esce dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé delicatamente. 

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Capitolo 3
*** 3- Room 309 ***


3- Room 309

- Buongiorno! Ti ho portato la colazione!- esclama Ian entrando nella stanza. Mi saluta con un bacio sulla guancia, poi mi  allunga una scatola e un thermos che contiene sicuramente caffè al ginseng, ne riconosco subito l’aroma. Sono deliziata e sorpresa nello scoprire che la scatola è piena di donuts glassati. Devo avere una faccia davvero stupita perché Ian dice:
- Qualcosa non va? Avrei giurato che ti piacessero i donuts. -
-Infatti! Sono i miei dolci preferiti!- dico sorridente mentre ne afferro uno con la glassa viola e degli zuccherini a forma di teschio, molto a tema direi. 
Ian si siede sul letto aspettando che io finisca di mangiare. –Sai che esiste un letto in questa stanza e potevi dormire lì?- dice, notando il fatto che mi ha trovata esattamente dove mi aveva lasciata la sera prima.
-Il divano andava benissimo, ero talmente stanca che non avrei notato differenze.-
-Ti va di fare un giro della città?-
-Sì, va bene … però possibilmente vorrei recuperare le mie cose, sono sulla mia macchina.-
-Ok ti porto lì, ma dobbiamo stare attenti e mi raccomando indossa la giacca col Callous Heart, servirà a proteggerci.-
Usciamo all’aperto e ripercorriamo le strade fatte ieri sera.
-Perché dovrebbe essere pericoloso uscire dalla città?-
-Vedi?- dice Ian indicando il retro del cartello d’ingresso alla città dove è dipinta in viola la scritta “Beware the Callous Heart.” – Chi viene da fuori deve temere la nostra presenza, la città è il nostro territorio e ormai è un posto sicuro, ma dopo questo cartello … The Stranger, quella figura incappucciata che hai visto ieri, è sempre qui attorno e può coglierci di sorpresa da un momento all’altro. Quindi è meglio andar di giorno perché lui di solito sta più nascosto ma bisogna fare comunque attenzione, non si sa mai … -
Camminiamo sulla strada deserta ed eccola lì la mia piccola macchina, mezza fuori dalla carreggiata ma intera.
-Ti piace proprio il viola eh?-  dice Ian indicando la macchina viola metallizzato e poi i miei capelli biondi che terminano in lunghe punte viola scuro con ciocche più chiare in viola glicine.
-Direi di sì. - dico arrossendo.
-Vediamo di farla partire, io spingo e tu metti in moto. – con un po’ di fatica e una bella accelerata riusciamo a rimettere di nuovo in strada la mia auto. Ian mi guida fino al posto dove ho trascorso la notte: il Dolphin Hotel, un edificio piuttosto grande e antico, dal nome abbastanza famigliare. Porto le mie due valige nella stanza. Sulla porta c’è scritto 309… anche il numero mi ricorda qualcosa e rimango lì a fissare impalata la porta.
-Sì è la famosa stanza 309. Quella per cui sono passate tutte le persone scomparse in zona Southampton.-
-Ah, ecco. Ora è tutto più chiaro.-
Dopo Ian mi fa parcheggiare in un ampio parcheggio a più piani con una rampa a spirale.
-È il posto che si vede nel video di Misery?-
-Esattamente.-
-Quindi era tutto vero?-
-Sì, gran parte della storia.-

Passo quasi tutta la giornata con Ian: è entusiasta di farmi visitare la città, il porto e la campagna attorno al centro abitato, poi nel tardo pomeriggio mi riporta in hotel.
- Ci vediamo stasera, ti porto a conoscere Will. Ah, entro domani vedo di trovarti un piccolo appartamento tutto tuo, sei la benvenuta qui se decidi di restare.-
Come promesso, Ian passa a prendermi e mi accompagna all’ingresso di un locale.
-Entra, non aver paura. Troverai Will senza problemi o sarà lui a venire da te. Buonanotte.-
Non faccio in tempo a salutarlo o aggiungere qualcosa che quando mi giro lui è già sparito nella nebbiolina che sembra avvolgere tutto qui, soprattutto di notte. È un po’ inquietante il posto ma mi faccio coraggio ed entro nell’ingresso.   

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Capitolo 4
*** 4- Disappear with us ***


4- Disappear with us

Il locale è molto ampio e piuttosto pieno di gente, questo mi mette a disagio però potrei considerarli tutti amici dato che hanno tutti il Callous Heart.  Mi siedo su uno degli sgabelli alti, mi piacciono perché non essendo molto alta posso lasciar penzolare i piedi, e appoggio i gomiti sul tavolo iniziando a guardarmi attorno. Dopo poco un ragazzo alto posa due bicchieri sul tavolo, si siede di fianco a me sistemandosi comodo sulla sedia e girandola verso di me.
-Ciao, Suzanne. Piacere di conoscerti, sono Will. - allunga una mano verso di me, la stringo e mi perdo un attimo a guardare il suo volto: carnagione e occhi chiari, incorniciati da lunghi capelli corvini un po’ mossi.
-Piacere, Suzanne, vedo che già conosci bene il mio nome. -
-Sì, Ian non la smette di parlare di te! Non ho avuto difficoltà a trovarti, sei la faccetta più nuova qui dentro. Ah, e hai dei bei capelli!- dice prendendo istintivamente una ciocca viola tra le dita. Sorrido, arrossendo.
-Ti va di parlare un po’? Ho giusto qui un bicchiere di Jack Daniel, sai l’alcol aiuta molto a tirar fuori le storie migliori!- dice sollevando un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
- In realtà io non ho molto da dire ma se sei così curioso … -
-Al tuo arrivo qui!- dice Will sollevando il bicchiere per fare cin cin. Facciamo suonare il vetro dei nostri bicchieri e sorridendo beviamo i primi sorsi di alcol che sento subito scorrere caldo nella gola.
- Allora … cominciamo dall’inizio? Ian è davvero incredulo che tu sia giunta fin qui, sapendo chi siamo noi e con addosso il Callous Heart, ma senza esserne così consapevole … -
-Questione spinosa … possiamo arrivarci dopo? Posso prima sapere perché è così importante che io sappia esattamente chi siete e che io abbia con me il Callous Heart?-
- Ecco il Callous Heart è il nostro simbolo, una sorta di marchio distintivo della nostra band e permette ai nostri fan di avere la chiave di accesso al nostro mondo e guidarli esattamente all’ingresso. Per questo sei giunta naturalmente da noi, non è un caso. Quindi se tu non avessi avuto la più pallida idea di chi siamo noi, non saresti mai potuta arrivare qui-
-Ma … ho fatto un incidente e sono morta?-
-No!- ride Will divertito –Non sei affatto morta, hai solo attraversato lo spazio tempo e ora ti trovi in una sorta di luogo parallelo.-
-Aspetta, non credo di aver capito bene. Dove ci troviamo ora?-
-Più o meno a Southampton, in realtà abbiamo creato questa città un po’ diversa dall’originale e poi abbiamo fermato il tempo.-
-Come …?-
-Ho sempre amato la magia, il mito dell’eterna giovinezza e finalmente ci sono riuscito. Ho creato questo luogo per dare una casa ai nostri fan, un porto sicuro lontano dal mondo che li preoccupa … e sai una cosa? Ha funzionato. Abbiamo offerto un luogo in cui andare a ragazzi soli, disperati, persi, che sentivano troppo il peso del mondo e li abbiamo invitati a sparire con noi, lasciare questo mondo facendosi trasportare dalla magia della nostra musica. Come puoi vedere molti hanno accolto l’invito, ed ecco qui i Lost Boys.- dice Will indicando con un gesto della mano e un’espressione amorevole le persone attorno a noi. - Conosci la storia di Peter Pan?-
-Sì, certo.-
- Vedi, l’abbiamo sempre usata come concetto base anche della nostra storia, ci siamo rifugiati in un luogo senza tempo, e io sono un po’il mito di tutti qui, il loro capo, un nuovo Peter Pan, sai che bello?-
-Interessante.-
-Oh sììì.- ride Will,agitando il suo bicchiere –Però, se rimani qui, sta attenta a due cose che sono là fuori. Il Coccodrillo, ci protegge dall’esterno ma è anche pericoloso per noi. So che hai già avuto a che fare con lui al tuo arrivo e ti sarai resa conto che non è divertente incontrarlo.  Secondo Uncino, è l’unico adulto che potresti incontrare da queste parti, in realtà l’abbiamo confinato fuori città ma non siamo mai riusciti a farlo andare via completamente. Ci accusa di avergli portato via sua figlia e per questo ci detesta. Ha cercato di venirsela a riprendere ma lei ha voluto rimanere qui con noi. Si chiama Madeline, una ragazza molto carina, le assomigli un po’ sai?-
-Ok, capito tutto. Coccodrillo e Uncino.- ripeto più che altro a me stessa.                                       
-Ah! Terza cosa da cui metterti in guardia, se starai qui molto e torni nel mondo, il tempo è impietoso e riprendi il passare degli anni, anche quelli trascorsi qui.-
- Oh. Grazie degli avvertimenti.- dico buttando giù un altro po’ di alcol, mi sembra ancora incredibile quello che sto sentendo, sono sicura che domani potrei svegliarmi e scoprire che è stato tutto un sogno.
-Dai ho parlato finora io,  direi che ora è il tuo turno.-
-Ok, va bene …Sono venuta fin dall’Irlanda per trovarvi.  Ho girato un po’ per tutto il Regno Unito e volevo concludere il mio viaggio qui. Southampton sembrava il posto più ovvio dove andare per cercarvi. Ero enormemente attirata dal fascino del mistero che vi circonda, siete letteralmente spariti nel nulla e non sapevo darmene una ragione. Adoro le vostre canzoni ma non avevo mai avuto l’occasione di incontrarvi dato che è un bel po’ che non vi fate vedere in giro, eh? È per questo che ho avuto un po’ di difficoltà l’altra sera a identificare Ian. In realtà voi eravate gli idoli di mia madre, mi ha chiamata Suzanne per un motivo..-
Abbasso lo sguardo sul bicchiere, mi inumidisco la bocca e cerco di prendere un respiro per continuare a parlare.  Il cuore batte forte perché troppi ricordi si stanno facendo strada. La nostra casa in Irlanda, le collezioni di dischi, noi due stese sul tappeto ascoltando la musica oppure i momenti in cui cucinavamo i pasti a tempo di rock e metal.
-Tutto bene? Hai una faccia strana … -
- Will, è una storia triste … -  un singhiozzo mi strozza l’ultima lettera.
-Se non ti senti di raccontarmela fa lo stesso, però sappi che sono ben disposto ad aiutarti.-
- Tranquillo, ho solo bisogno di un attimo, ma è giusto che tu sappia la mia storia.  Il viaggio che ho fatto è per mia madre.- dico, scandendo l’ultima frase  lentamente.  - A lei sarebbe piaciuto molto conoscervi e venire qui … qualche mese fa … è morta in un incidente piuttosto violento. Non aveva nessuna colpa. Me lo ricordo bene, stavo ascoltando la musica in camera mia e per poco non sentivo il telefono squillare. Abitavo in un paesino piccolo, dove tutti si conoscono quindi sono stata subito chiamata. Non mi sembravano vere le parole che dicevano, poi ho iniziato a sentire l’arrivo delle ambulanze. Mi sono precipitata fuori casa e quando sono arrivata c’erano le macchine accartocciate, sangue per terra, stavano potando via dei pedoni che erano stati feriti … ma mia madre era già stata  avvolta in un sacco perché non c’era più nulla da fare per lei.- credo di essermi messa a piangere e sento Will che si avvicina, e mi stringe tra le sue braccia.
-Non dovevi raccontarmi cos’è successo se ti fa così male.- mi sussurra in un orecchio.
-Non ti preoccupare.- dico, mi passo il palmo della mano sulle guance per asciugare le lacrime e il mascara colato. –Dopo la sua morte, ho deciso che sarei stata forte che sarei andata avanti a vivere per lei, come lei aveva fatto per me. Io sono stata concepita per sbaglio, mia madre è stata abbandonata incinta quando non aveva nemmeno la mia età e si è trovata sola e disperata, giudicata dalla sua famiglia, però quando stava per lanciarsi giù da una finestra, ha pensato che la mia vita sarebbe stata importante e allora ha deciso di vivere per me, e mi ha chiamato Suzanne, proprio come la ragazza di quella vostra canzone che le ha sempre dato forza. Quel giorno se ne è andata di casa, ha trovato un lavoro e una nuova  casa per noi, siamo sempre  vissute insieme io e lei, mi ha regalato i momenti migliori della mia vita, mi ha fatto ascoltare tanta  musica meravigliosa. Ha lasciato un vuoto enorme, quindi la cosa migliore che ho pensato è stata venirvi a cercare, magari mi può aiutare.-
-Sì, forse ti posso aiutare.- alzo di scatto gli occhi sul viso di Will e gli lancio uno sguardo interrogativo.
- Qui, conosco un posto dove arrivano le anime dei nostri fan che sono morti, forse possiamo trovare anche lei e comunicarle.-
-Stai dicendo seriamente?-
-Perché non dovrei? È molto probabile che sia lì, quando sei pronta, basta che me lo dici e giuro che ti ci porto.-
-Grazie Will!- dico e mi viene voglia istintivamente da abbracciarlo.
Finiamo di bere il nostro drink, e sento una musica a cui prima non avevo fatto caso. In un angolo, su un palcoscenico, c’è un pianoforte a muro. Una ragazza lo sta suonando, le dita con le unghie laccate d’oro scorrono quasi magicamente sui tasti, e accompagna questi suoni con un canto melodioso.
-Chi è lei?- dico, indicando in quella direzione.
-Lei? Lei è Hannah, la mia socia in affari. Vieni qui domani sera, faremo un concerto, credo che ti piacerà molto.-
- Certo, va bene.-
-Allora ci vediamo domani.- Will si alza, mi fa l’occhiolino   e se ne va a salutare altri ragazzi in mezzo alla folla. Prima di uscire di lì, resto ancora un po’ ad ascoltare la voce di Hannah: sono completamente incantata.

n.a. Il titolo del capitolo precedente è l'omonima canzone dei Creeper.
Aggiornamento della storia nei prossimi giorni!

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Capitolo 5
*** 5- I recall the blue first night I met you ***


5- I recall the blue first night I met you 

Sono arrivata nel locale prestissimo, anzi ho cenato direttamente lì, per poter essere poi in prima fila sottopalco. Non voglio assolutamente perdermi una buona visuale durante il mio primo concerto dei Creeper. Quando il concerto inizia, riconosco alcune delle mie canzoni preferite, adoro quei suoni un po’ punk e un po’ country. Mi piace il tono enfatico e teatrale delle canzoni e la gestualità con cui le accompagna il cantante. Quando Ian inizia a suonare la canzone da cui ho preso il nome, lo vedo farmi quell’espressione di intesa con il sopracciglio alzato, proprio come aveva fatto quando mi sono presentata per la prima volta. E Will quando arriva nel ritornello a pronunciare il mio nome,  mi lancia un occhiolino, e sorridendo si rimette a saltare avanti e indietro sul palco mentre canta a piena voce.
Suzanne, I want to die holding hands, running from this worlds demands.
All those radio band never made me feel
Suzanne,“Do you believe in rock n’ roll? Can music save your mortal soul?
Can you teach me how to dance real slow?”

Il concerto finisce con un adattamento acustico di Hiding with boys . Mi lascio cullare da quell’ultima canzone. La voce di Will e  quella melodiosa  di Hannah si alternano con precisione, a volte cantano insieme.
Hiding with the boys in your bedroom
Hiding the evidence of dying youth under cigarettes and stale perfume

Infine la musica si spegne con le ultime parole cantate dalla voce soave di Hannah.
Loving you is killing me.

Non credo di aver mai assistito a un concerto così bello. Sono seduta su un divanetto quando sento un “ciao” dietro di me. Mi volto e vedo che Hannah si è seduta accanto a me poggiando il suo drink sul tavolo davanti a noi.
-Hannah.- allunga la mano, quando ci stringiamo le mani avverto una stretta forte e decisa da parte sua.
-Suzanne.-
-Allora siamo quasi omonime.- dice con un mezzo sorrisetto. –Come ti trovi qui? Mi hanno detto che sei nuova da queste parti.-
-Bene, grazie! Siete tutti gentili qui, non potevo desiderare di meglio. Il concerto è stato fantastico, complimenti!-
-Hey, ho visto come guardavi me e Will, sei gelosa? Ti sei presa una cotta per lui?- ride.
-No, niente affatto … è solo che vi guardate e non so, c’è subito intesa, andate completamente in sincrono. Siete molto belli da vedere.-
-Pura professionalità ormai, abbiamo una buona affinità, cantiamo insieme da un sacco di anni. Tutto qua.-
-Avete una voce splendida entrambi ma tu sei davvero fantastica.-
-Grazie.- dice sorridendo e abbassando un attimo la testa, poi torna a guardarmi con i suoi occhi intensi.
-Anche quando mia madre mi faceva sentire le vostre canzoni ho sempre pensato che tu fossi sorprendente e dessi quel qualcosa in più a tutta la band .- lei sembra un po’ a disagio e allo stesso tempo soddisfatta per tutti questi complimenti.
 – Scusa non volevo metterti in imbarazzo, è solo che non pensavo che sarei mai riuscita a incontrarti, ma dato che ne ho la possibilità volevo dirtelo personalmente.-
Mi guarda un po’, un po’ troppo a lungo, in modo penetrante negli occhi.
-Sei diversa. Non sei come le altre fan che esprimono solo le solite ammirazioni, c’ è qualcosa di più profondo … Dov’è tua madre?-
Quella domanda a bruciapelo mi colpisce e mi lascia disorientata …
- W-will ti ha parlato della mia storia?-
- No. –  Accidenti, e allora come ha fatto a capire?
-Mia madre è morta. Pochi mesi fa, in un incidente stradale. È lei che mi ha trasmesso la passione per musica sin da quando sono nata. -
-Si vede, sai? Cambi completamente tono di voce quando parli di lei … si addolcisce come se cercassi di trattenere un ricordo o un’immagine di lei, o di un momento che avete condiviso … - 
Eccome se ce ne sono, penso, ogni volta infiniti momenti mi tornano in mente quando parlo di lei.
- … dovevate essere molto legate. Mi spiace tantissimo.-
-Non fa niente, credo che il dolore col tempo passerà.-
- Tranquilla, e se vuoi parlarne o hai bisogno di una mano, cercami pure. Ci sono passata anche io non tanto tempo fa. -
-Ohh… comunque grazie Hannah.-
-Puoi tenere il mio drink se ti va, è un Coca Malibù, io non ne ho più voglia.-
Annuisco.
-Ciao, ciao Suzanne.- dice salutandomi con un gesto veloce della mano  mentre se ne sta già andando e sparendo nella nebbiolina violacea del locale.
-Notte Hannah…-
Rimango lì con il suo bicchiere, me lo passo un po’ tra le mani, finisco di bere e me ne vado anche io.


N.a. titolo da Novena, una delle primissime canzoni dei Creeper.
Dato che ormai siamo a Natale, consiglio anche il loro nuovo EP  "Christmas"

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Capitolo 6
*** 6-VCR ***


6- VCR

You are the clock of my VCR keeping me up at night, the tiny lights won’t fade.
Days pass , night introspection lasts.
And if you long for light, what’s worst for you than me?

Sono stesa sul letto e fisso il soffitto sopra di me, non riesco proprio  a prendere sonno perché continuo a pensare a lei. I suoi occhi lucenti sono proprio come una luce fissa che non ti fa dormire la notte, è lì e non riesci a distogliere lo sguardo. Perché gli occhi di Hannah mi fanno questo effetto? È come se fossero magici e io ne fossi rimasta stregata. Mi giro su un fianco, ma i miei pensieri ritornano su di lei, mi giro di nuovo a guardare il soffitto ma è come se avessi davanti a me la sua immagine. Sono rimasta profondamente colpita da Hannah, il suo sorriso, la sua immediatezza …
Al mattino incrocio Hannah per strada, ci salutiamo velocemente ma quando mi sta per sorpassare istintivamente la fermo afferrandola per il polso.
- Aspetta … stasera ti va se ci prediamo insieme qualcosa da bere?-
- Yeah, ci sta.-
-Offro io, mi sento in debito per l’altra sera, mi hai praticamente lasciato tutto il tuo drink.-
- Ma và, te l’ho detto che non ne avevo più voglia di finirlo. Allora stasera ci vediamo al Lion King, è il bar in fondo a questa strada, è un po’ più tranquillo.-
-Ok, a stasera.-
Lei se ne va facendomi l’occhiolino. Mi fa impazzire quel suo modo di salutarmi e poi sparire nel nulla.
Non so come mi sia venuta questa idea di uscire con lei, ma che c’è di male? Devo farmi amici dato che  sono in un posto nuovo e ho intenzione di restarci un po’ … dunque non devo farmi problemi. Voglio diventare amica di Hannah, c’è qualcosa in lei che mi attira magneticamente. Forse il suo sguardo? È così intenso, puoi perderti dentro mentre lei è in grado di penetrare la tua anima con quegli occhi. Come fa?
Sono elettrizzata per stasera, e anche un po’ spaventata perché nelle relazioni sociali sono un disastro  e ho costantemente paura di sbagliare e trovarmi da sola, ancora.


Nel locale cerco Hannah con lo sguardo, non sarà facile perché qui molte ragazze cercano di somigliarle, hanno tagli di capelli simili, e quasi tutti hanno giacche di jeans o pelle nera e felpe con il Callous Heart. Anche in questo locale una nebbiolina avvolge tutto creando un’atmosfera soffusa e misteriosa … del resto un po’ tutta la cittadina ha questa caratteristica un po’ creepy. Non la vedo arrivare e inizio ad agitarmi, soprattutto essendo sola ad aspettare. A un tratto sento una voce inconfondibile, la sua, la mia tensione si scioglie  e le vado incontro con un sorriso. Ci sediamo sugli sgabelli alti nell’angolo più appartato in fondo al bancone.
-Quindi sei una ragazza piuttosto timida?-
-Ehm sì.- arrossisco –Non mi piace molto stare in mezzo alla gente, cioè quando ce n’è tanta. Preferisco avere relazioni  personali piuttosto che stare in grandi compagnie … -
- Una lupa solitaria.-
Non posso fare a meno di ridere. –In un certo senso sì, ahahah.-
-Cosa prendi?-
-Non saprei.-
-Coca Malibù per entrambe? O vuoi qualcosa di più strong?-
-Va bene così.-
Quando ci arrivano davanti i bicchieri, le chiedo: -Come facevi a sapere anche l’altra sera che mi piace il Coca Malibù? È uno dei miei drink preferiti. Qui sembrate tutti capire al volo quello che mi piace: anche Ian ci ha azzeccato subito con la colazione per me. -
- Intuito? Ti si legge in faccia? Non so, forse sei un libro aperto più di quanto tu non possa credere.-
Mi fa l’occhiolino e alza il suo bicchiere per fare cin cin.
- Un giorno ci possiamo vedere per colazione e vediamo se indovino anche io al primo colpo la tua colazione ideale. Prometto che non mi faccio suggerire da Ian!- esclama con un sorriso, incrociando le dita e baciandosele. Ridiamo entrambe. Hannah a prima vista può incutere un attimo di timore e sembrare un po’ sulle sue, ma parlandoci un po’ è davvero simpatica.
-Ti piace stare sola, però ami anche lo spirito dell’avventura, no?  Che ti ha portato a giungere fin qua?-
-Viaggiavo per riempire un vuoto, vivere la mia vita e vedere con i miei occhi per mia madre che ora non c’ è più … e beh sono arrivata un po’ per caso, forse cercavo tracce di lei … -
- … E le hai trovate?-
-Credo di sì … in parte. Voi eravate molto importanti per lei , credo sarebbe stata molto felice se avesse potuto venire qui e incontrarvi. Qui mi sento come se fossi tornata a casa. -
Dopo un po’ che parliamo, Hannah tira fuori da una tasca un pacchetto di Black Devil.
-Fumi?- mi chiede.
- Qualche volta, più che altro quando devo calmare lo stress o la rabbia, ma me lo concedo qualche volta anche come puro piacere.-
Tira fuori una sigaretta per sé e la infila tra le labbra, poi mi allunga il pacchetto invitandomi a fare altrettanto e mi passa un clipper per accendere. Fumiamo con calma e in quasi assoluto silenzio,mentre le volute di fumo si confondono con la nebbia che aleggia nel locale. Quando siamo agli ultimi tiri, mi chiede:
 -Vuoi fare un gioco?-
-Mah, dipende.-
- Di solito lo fanno le coppie, ma io lo trovo molto divertente. Avvicina la tua bocca, ti passo il mio fumo.-
Inspira, poi si avvicina a me ed espira piano il suo fumo nella mia bocca e io lo accolgo. Ha ragione è una sensazione piacevole. Mi trema appena il labbro, non sono mai stata così vicina alle labbra di una ragazza, i nostri nasi quasi si sfiorano, il mio cuore batte a mille. Ho quasi paura che scoppi nel petto, e non so bene quel che provo. La vicinanza a lei mi provoca una scarica di adrenalina ma anche un po’ di imbarazzo. Hannah ad occhi chiusi sembra assaporare questo gioco che le piace tanto. Io dopo ricambio, avvicinandomi a lei e passando il mio respiro nella sua bocca attraverso le sue labbra appena dischiuse. Al suo ultimo tiro di sigaretta, Hannah si avvicina ancor di più a me, respira piano in me; sto per staccare il contatto quando lei mi blocca il collo allungando una mano e cingendomi la nuca, infine annulla ogni distanza premendo le labbra sulle mie. Chiudo gli occhi, assaporando questo tocco insolito, li riapro e mi trovo davanti i suoi occhi.
Dopo lei si alza, spegne la sigaretta e se ne va veloce dopo avermi augurato la buonanotte. Ancora una volta si allontana e sparisce in quel suo modo magico, lasciandomi da sola con sentimenti contrastanti. Succede sempre così dopo ogni incontro con lei.

N.a. VCR è la prima canzone con cui ho conosciuto i Creeper, consigliatissima!

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Capitolo 7
*** 7-Just hold my hand for a little while ***


7 -Just hold my hand for a little while

Dopo quel bacio fugace, non ho più avuto l’occasione per parlarne con Hannah per alcuni giorni. Ho incontrato gente nuova ma è lei la prima che cerco in mezzo alla folla in qualsiasi posto io vada. Non lo conosco da molto, anzi da pochi giorni, ma sento un bisogno di averla vicina a me, di parlarle, di passare più tempo con lei. È un dannato bisogno di lei a spingermi a cercarla di continuo nella gente che ho davanti. Mi è capitato di vederla da lontano o di sfuggita alcune volte ma senza riuscire mai a parlarle. Sono sicura che avremo modo di chiarirci, che sia lei a chiarirmi queste emozioni per certi versi nuove che sento dentro da quando l’ho incontrata … Cos’è questa cosa che provo per lei? Desiderio di avere un’amicizia profonda? O c’è di più? Potrei osare dire amore? È che mi sembrerebbe una cosa piuttosto strana … forse quel bacio rientrava solo nel suo gioco? Un gioco che mi ha fatto soffrire perché, ogni volta che la incontro, lei appare e se ne va a suo piacimento, abbandonandomi ai miei dubbi.
 Vado in un angolo tranquillo che ho trovato facendo un giro attorno alla città qualche mattina fa. È un piccolo torrente, credo che poco dopo vada verso il mare, e attorno c’è un boschetto con un manto erboso soffice. In particolare c’è un’insenatura con l’acqua bassa e tranquilla, mi siedo sul bordo, se allungo le gambe posso bagnarmi i piedi e tenerli al fresco , allo stesso tempo posso rimanermene comodamente seduta con la schiena contro il tronco di un albero le cui radici sembrano fatte apposta per creare una poltroncina. Tengo una gamba allungata col piede in acqua, mentre l’altra la piego per poterci appoggiare il mio blocco da disegno che tengo sempre in borsa. Ho sempre avuto un talento spiccato e disegno costantemente quando devo occupare il tempo ma soprattutto quando devo distrarmi dai miei pensieri. Senza quasi accorgermene sto disegnando quel bacio a metà tra me e Hannah, i nostri volti vicini, le labbra che quasi si sfiorano e le volute di fumo attorno. Non so quanto tempo ci ho messo, immagino qualche oretta.
-Sei qui!- trilla una voce alle mie spalle. D’istinto mi chino a coprire il disegno completo. Sentire quella voce che ho subito riconosciuto, mi fa trasalire. Non vorrei aver disegnato quel che ora sta sul foglio che cerco invano di nascondere.
-Volevo pranzare con te, ma non ti ho trovata da nessuna parte, qualcuno però mi ha detto che a volte vieni da queste parti.-
Ian, di sicuro. Penso. Lui spesso mi segue o si occupa un po’ di me quindi sa le mie abitudini. Mi ha preso sotto la sua ala, e questo è stato un bene per riuscire a socializzare con meno difficoltà.
Hannah si siede accanto a me.
-Caspita se sei brava a disegnare!- esclama; accidenti non sono stata abbastanza brava a coprire il disegno.
-Dai, fa vedere!- dice mentre allunga una mano per prendere il blocchetto. Mi sento un po’ in imbarazzo e probabilmente sto arrossendo.
-Ma siamo noi due! È molto realistico!- credo di arrossire ancor di più dopo il suo complimento.
Hannah percorre con un dito il mio braccio allungato sulla gamba distesa e poi intreccia la sua mano alla mia. Sento un brivido percorrermi la schiena.
-Quindi anche per te ha significato qualcosa?- mi chiede mentre mi fissa, sorridendo per il rossore delle mie gote.
-Sì- dico in un soffio. Il cuore batte come un tamburo. – ma non ne ero certa perché nei giorni successivi non ci siamo quasi più parlate.-
-Ero confusa. Difficilmente mi è capitato di essere così irresistibilmente attratta da una ragazza, Suzanne.-
-Anche per me è un po’ nuovo.- Hannah è intenta a giocare con il palmo della mia mano.
-Hannah?- si volta a guardarmi. - Credo di essermi innamorata di te. -
Un bacio leggero e veloce, io la ricambio con un altro piccolo bacio. Lei pure. Due, tre, quattro.
-Vuoi un bacio di quelli veri?- mi sussurra all’orecchio. Esito un attimo, non sono sicura di volerlo.
-Hannah, non so se è il caso. È difficile ammettere anche a me stessa questi sentimenti che ho per te … non so se sono pronta.-
-Tranquilla, non avere paura … prendi i tuoi tempi, non voglio forzarti in alcun modo. -
Mi avvicino a lei, questa volta sono io a iniziare a dare il bacio, in fondo potrei provare a farlo durare più a lungo. Le prendo il viso tra le mani per non farla allontanare, inizio ad aumentare l’intensità e la pressione  sulle sue labbra. Do io il ritmo e Hannah mi segue, come se fossimo due metà combacianti. Anche lei inizia gradualmente a intensificare quel bacio, presto le nostre lingue si cercano e si intrecciano. Iniziamo ad ansimare per trovare respiro in questo momento così elettrizzante. Hannah mi cinge con le braccia, scende con la mano lungo la schiena e sta per allungarla troppo giù, sotto i pantaloni, ma io la fermo con un braccio. Lei stacca il contatto. - Ok.-
-Credo che per oggi vada bene così. – le dico mentre cerco di riprendere fiato. Hannah inizia ad alzarsi e temo che lei possa sparire di nuovo.
-Hannah, aspetta. Non andartene.-
- Questa volta non vado via. Adesso vieni con me a pranzo.-

Finché siamo al riparo del bosco, ci teniamo per mano. Concordiamo che per  ora è meglio non dare troppo a vedere il nostro legame e non rivelarlo a nessuno.  Non tanto perché potremmo venir biasimate: qui tutti bene o male si accettano e ci sono alcune coppie omosessuali, ma più che altro preferiamo che il nostro primo periodo insieme non attiri troppa attenzione, per poterlo vivere come solo nostro, solo io e lei. Inoltre qui lei non è una qualunque, stiamo parlando di Hannah Greenwood, un membro dei Creeper! È una personalità di spicco. Decisamente saremmo un argomento sulla bocca di tutti e finiremmo troppo sotto i riflettori. 
Mi porta in un diner vicino al porto, un locale accogliente con  tavoli e panche  ricavati da vecchi bancali, anche le piante ornamentali sono messe in cassette di legno che tappezzano i muri.
Hannah mi fa sedere a un tavolino vicino a un’ampia finestra da dove si vede il mare su cui volano in circolo dei gabbiani.
-Ti piace qui?-
-Sì, è un posto carino, molto tranquillo.-
-Hai fame?-
-Abbastanza, dopo che disegno mi viene sempre molta fame. E credo che trasgredirò un po’, ci sono tante cose interessanti su questo menù!-
-Tipo?-
-Hamburger di pesce e patatine fritte, magari accompagnato da qualche salsa. Di solito non mangio queste cose, solo che quando sono con te mi sento più felice e quindi anche nello spirito per questo. -
Hannah alza un sopracciglio incuriosita, come per dire “Ma dai?”
­-Da dove è nata la tua passione per il disegno? Sei molto brava.-
-Mi è sempre piaciuto scarabocchiare, e devo dire che mi è sempre venuto bene. E poi è diventato qualcosa di più ossessivo per riempire lezioni noiose a scuola o fuggire dalla realtà, quando avevi attorno a te solo gente che ti escludeva o giudicava come strana. Lo sai il bello, è che alla fine tutti erano costretti ad ammettere che  avevo talento.- rido per sdrammatizzare- Almeno avevo anche io un piccolo  motivo per cui farli bruciare d’invidia … di solito ero io che desideravo qualcosa che non avevo. Sono contenta di essermeli lasciati tutti alle spalle adesso.-
-Sì vede che sei felice qui.-
-Oh sì Hannah! Qui è davvero come essere un mondo diverso, sono tutti carini con me, ho subito potuto fare amicizia con ragazzi meravigliosi e disponibili. Mi sembra di aver trovato una grande famiglia.-
-È quello che abbiamo sempre voluto che fosse. Will, io e gli altri ci siamo  impegnati per essere una famiglia per tutti voi, insieme. Abbiamo creato un rifugio accogliente, dove ognuno potesse essere a suo agio, star bene e non sentirsi escluso da nessuno. -
Ci sorridiamo con intesa, lei mi fa un occhiolino e mi allunga una mano sotto il tavolo e io gliela stringo piena di gratitudine.  Le nostre ginocchia si toccano e continuiamo a guardarci negli occhi, quegli occhi in cui mi potrei perdere. Quando la cameriera porta il pranzo,mi desto come da un sogno e inizio a mangiare con soddisfazione, cosa ce non mi capita molto spesso. Io  e Hannah abbiamo continuato a parlare, allegramente per tanto tempo,sedute al tavolo di quel diner, come se ci conoscessimo da sempre, anche se in realtà avevamo appena iniziato il cammino per scoprirci non solo come amiche, ma come persone che vogliono legare insieme i propri cuori. Ed è proprio in questi momenti che il tempo si dilata, un tempo che è nostro e lo teniamo  tra le nostre mani intrecciate sotto il tavolo.

A sera Hannah mi accompagna fino alla porta di casa e mi dà un veloce bacio a fior di labbra.
-Ma non avevamo detto.. ?-
-Shhh- mi dice mettendomi un dito sulle labbra. –Tanto qui non c’è nessuno, la strada è deserta.- indicando con un gesto della mano i marciapiedi vuoti e il persistente velo di nebbia che aleggia in città.
- Buonanotte Suzi.-
-Notte Hannah.- la saluto mentre tiro fuori le chiavi e le faccio girare nella toppa della porta che si apre con uno scatto.

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Capitolo 8
*** 8- Phone numbers ***


8- Phone numbers


Al mattino sento suonare il campanello, ci metto un po’ a raggiungere la porta perché sono ancora molto assonnata. Il contatto dei piedi nudi sul pavimento freddo mi sveglia subito e corro verso la porta. Spero non sia Ian, dato che ho addosso solo gli slip e un top, controllo prima dallo spioncino; non si sa mai. Fuori non vedo nessuno. Apro un po’ la porta e vedo un sacchetto di carta appoggiato a terra e un thermos. Lo raccolgo e sento già un buon profumino. Quando mi chino a prendere anche il thermos noto un biglietto. Ci sono appuntati un numero e un breve messaggio:inizia con “ Buongiorno Suzi”, solo una persona si è messa a chiamarmi così quindi sorrido istintivamente … “ questo è il mio numero di cellulare, se hai bisogno per qualsiasi cosa non esitare a chiamare. Questa è la mia colazione preferita, spero piaccia anche a te. Un bacio.” Mi porto tutto in camera e mi siedo comoda tra le coperte del letto, sono curiosa di scoprire il contenuto del sacchetto. Cannella, odore inconfondibile di cannella e zucchero. Assaporo un gustoso cinnamon roll:quanto adoro queste girelle soffici e glassate. È calda al punto giusto e si scioglie in bocca. Nel thermos invece c’è un the verde aromatizzato agli agrumi. Infine tiro fuori dal sacchetto un muffin ai mirtilli. Dopo colazione rimango stesa nel letto guardando il soffitto, con le mani appoggiate sulla pancia piena. Mi sento sazia e penso che Hannah abbia proprio degli ottimi gusti.

Dopo un’altra giornata trascorsa un po’ con lei, torno a casa. Mi sento sola e fatico a prendere sonno. Nel cuore della notte mi sveglio con uno strano presentimento, avverto una presenza. Apro gli occhi sul soffitto: gli intarsi di luce che filtrano dall’esterno attraverso i buchi delle tapparelle sembrano offuscati, come se qualcosa assorbisse la luce. Mi sollevo sui gomiti per osservarmi attorno e subito tiro un grido spaventato. Esattamente nell’angolo sinistro della stanza  c’è quella figura con la maschera e il mantello nero a fissarmi. Lancio un urlo senza fine  mentre mi tiro su le coperte a nascondermi il viso. Vedersi quell’essere nella propria camera, un po’ nella penombra, è raccapricciante. Ho paura di quella cosa, e non voglio scoprirmi il viso per trovarmelo ancora lì davanti. Mi sento come una bambina. Deve essere ancora lì, lo sento più vicino, sbircio e questa volta è proprio di fronte a me, ai piedi del letto. Urlo ancora e questa volta se ne va.
Ho la schiena bagnata di sudore freddo. Fisso la stanza come per accertarmi che non ci sia più. Faccio dei profondi respiri per calmarmi. Allungo il braccio per cercare a tentoni il cellulare su cui compongo il numero di Hannah. Mi trema la mano. Il telefono squilla per un po’, probabilmente sta dormendo, poi viene aperta la linea.
-Hannah?- dico piano con voce tremante.
-Pronto?-
-Hannah, sono io .-
- Ah, ciao, ma cosa vuoi a quest’ora?- biascica, evidentemente assonnata. Mi sento un’egoista ad averla chiamata e svegliata alle due di notte.
- Hannah non riesco a dormire. Sono nel panico, il Coccodrillo era qui nella mia camera.-
-The Stanger!?- esclama, la voce di colpo vigile e un po’ preoccupata.
-Come era lì? Ti ha fatto del male?-
-No, no, ho solo molta paura.-
-Vuoi che venga lì a dormire da te? Anzi vengo subito!-
-No, no, non c’è bisogno, credo che posso cavarmela questa notte.-
-Domani vengo a dormire da te oppure tu vieni da me. Non ti lascio sola.  Non è un buon segno che il Coccodrillo sia riapparso in città.-
-Ok … grazie.-
-Io torno a dormire,cerca di riuscirci anche tu, mi raccomando.-
Non è facile, continuo a girarmi nel letto senza pace, per fortuna dopo un po’ l’adrenalina si calma e mi riaddormento.

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Capitolo 9
*** 9- Lie Awake ***


9- Lie Awake

La sera seguente Hannah mi porta a casa sua: è una casa arredata in modo piuttosto moderno e minimale, con un certo gusto dark.
-La camera è la seconda stanza a sinistra, ti raggiungo subito.-
Vedendo la mia esitazione aggiunge -Se non ti va che dormiamo insieme, io vado sul divano.-
-No no va bene, non c’è problema se dormiamo insieme basta.-
- Ok allora sistemati pure, io arrivo tra un attimo.-
Entro nella stanza, è piuttosto spaziosa, contro al muro ci sta un  letto a una piazza e mezzo abbondante, coperto da un trapunta viola glicine, mi piace molto che nell’angolo sinistro ci sia una torretta, tutta con le finestre a vetrata, con un davanzale su cui ci si può sedere. Mi svesto riponendo i miei vestiti su una poltroncina di pelle, tenendo solo una maglietta lunga dei Nirvana, che su di me fa quasi da vestito.
Hannah entra nella stanza, anche lei in slip e maglietta. Vederla mi toglie il  respiro, ha un corpo un po’ mascolino e muscoloso, ma è semplicemente bellissima, il volto luminoso è incorniciato dalla frangia e i capelli sul castano ramato un po’ mossi che formano un leggero boccolo. Ha dei grossi tatuaggi sulle gambe che non avevo mai notato prima.
Hannah si infila sotto le coperte di fianco a me, poi mi prende la testa e mi da un leggero bacio in fronte.
-Buonanotte Suzi, ci sono qui io.- Un gesto che è un misto tra un dolce atteggiamento materno e quello di un’amante.
Mi stringo un po’ a lei e ci addormentiamo mezze abbracciate. Nel cuore della notte mi sveglio ancora nel panico, sento che quella presenza è qui, mi sento gelare il sangue nelle vene per la paura che mi sento salire. Uno scatto, la maniglia gira e la porta della camera si apre. D’istinto urlo quando vedo allungarsi delle mani ossute sullo stipite della porta e sporgersi il viso di quella figura. Urlo mentre quella cosa se ne sta retta sulla porta, sento che tra poco entrerà. Hannah si è svegliata  per il trambusto e appena anche lei si mette a sedere nel letto, la figura scompare.
-Hannah- dico senza fiato.- Era lì .-
-Sì l’ho visto, me ne sono accorta, potresti urlare un po’ meno, mi hai  quasi fatto venire un infarto.-
-Vorrei vedere te, se te lo fossi visto entrare in camera.- sono ancora agitata e nel panico, il respiro è irregolare e cerco di calmarlo con profondi respiri, alzando e abbassando la gabbia toracica.
Hannah mi cinge con un braccio e mi accarezza la schiena.
-Scusami, hai ragione. Lo capisco che sei spaventata.-  dice, poi dopo un po’ esclama –Caspita, come sei magra! Si contano tutte le ossa!-
-Che c’è non va bene?-
-No, solo che sembri una denutrita.-
-Non è del tutto colpa mia, non è sempre così facile mangiare…-
- Mi spiace non poterti essere d’aiuto in questo, io non sono affatto brava a cucinare. Non sono la persona adatta per farti piacere di  più il cibo .- dice ridendo. Anche io abbozzo un sorriso. Hannah in modo semplice mi sa far sentire bene. Mi chiedo sempre come ci riesca.
Torniamo a stenderci ma io non riesco a dormire. Lo sento che il Coccodrillo è ancora lì in qualche modo, è come se aleggiasse nella stanza rendendo l’aria pesante e soffocante. Questa volta percepisco come dei passi dal fondo del corridoio. Mi siedo nel letto e inizio a scuotere il braccio di Hannah per svegliarla.
-Hannah! Hannah!- sussurro, sperando si svegli in fretta.
Lei si tira su, e mi stringe a sé. –Ci sono, ti proteggo io… se ci sono io lui non verrà.-
Rimango abbracciata a lei, intreccio le mie gambe alle sue per farmi ancor più vicina. Non voglio guardare per timore di veder riapparire quel volto mostruoso. Affondo la testa nel suo seno morbido, che percepisco sotto la sua maglietta fin troppo sottile. Il suo cuore batte forte, appena un po’ accelerato. Mi passa una mano nei capelli, li accarezza e li bacia, con l’altra mano continua a cingermi il fianco per tenermi legata a sé. Non voglio che questo abbraccio finisca mai. È una sensazione impagabile quando la persona che stai amando ti accarezza i capelli. Ci risistemiamo bene sotto le coperte, rimanghiamo avvinghiate, lei si mette a baciarmi con passione per un po’, stringendomi con le mani il viso. Infine riusciamo ad addormentarci abbracciate.  

N.a: il titolo dei due capitoli precedenti viene dalla canzone Misery. Mentre questo e quello successivo da Lie Awake.

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Capitolo 10
*** 10- Confess your flaws to the ceiling ***


10- Confess your flaws to the ceiling

Anche questa notte sono nel letto di Hannah con lei, e ancora lui arriva. Questa volta sento la presenza meno forte, ma è lì, non capisco dove  e non so aspettarmi in che posto potrebbe apparire.  Ecco che lo vedo, è fuori dalla finestra e mi fissa attraverso il vetro. Sobbalzo e strillo coprendomi gli occhi con le mani. Hannah si sveglia subito senza bisogno che la chiami e mi abbraccia. Il contatto col suo corpo mi rassicura e regolarizza il battito del mio cuore.
-Dov’era questa volta?-
-Alla finestra, fuori.-
Mi guarda inarcando un sopracciglio –Vedi che fai bene a stare con me? Si sta allontanando, pian piano.-
Stiamo sedute nel letto, io sono stesa tra le sue gambe aperte con la schiena appoggiata a lei che mi cinge da dietro. Mi stringo a lei, mi giro appena per affondare la testa nel suo seno, come una bambina spaventata che cerca di nascondersi al riparo della madre.
Lei mi sussurra piano: -Che cosa ti fa paura?-
-Non saprei, perché?-
- Lui incarna le tue paure, paure che ti tengono sveglia,paure che ti rubano il sonno o quello che ami. Di solito viene di notte perché c’è più buio e ogni timore si amplifica … cosa ti spaventa nel buio?-
-Credo il vuoto, l’assenza del calore di mia madre, sapere che non abita più con me e non potrò trovarla il giorno dopo nella stanza a fianco e svegliarla con un bacio.- Hannah mi stringe più forte e mi bacia la testa sui capelli. Mi tiro un po’ su, e continuo a spiegarle: - La notte però mi piace perché a volte la sogno e mi sembra di averla lì con me. Ma quando mi sveglio, ricevo lo schiaffo della dura realtà. Lei non c’è più, capisci Hannah?-
-Sì, so cosa vuol dire … ed è per questo che lui viene da te, per rubarti anche questo e ricordarti impietosamente ciò che ti manca. Per quanto tu le abbia voluto bene a tua madre, dovresti un po’ lasciarti andare, non continuare a rimarcare il suo ricordo  e la sua assenza, altrimenti lei resterà come un fantasma nel limbo tra questo mondo e quello ultraterreno. Lasciala andare, un giorno di certo vi ricongiungerete. Lo so che ora ti sembrerà difficile, ma non ti sto dicendo di dimenticarla.-
-Hannah, lei era tutto per me, era la mia ragione di vita. - singhiozzo e le lacrime iniziano a rigarmi il volto.
-Shhhh, le ferite si rimargineranno, e io ti aiuterò, se stai con me e vuoi superare questo dolore.-
Sono scossa dai singhiozzi, ma mi rilasso mentre lei mi dà baci leggeri sul collo.

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Capitolo 11
*** 11- Just mortality ***


11- Just mortality


-Hannah portami da Will.-
-Perché?-
-Ho preso una decisione stanotte, Will mi ha promesso una cosa ed ora sono pronta per scoprire cos’è. -
Ci dirigiamo verso l’abitazione di Will, una grossa casa in stile neogotico che si trova  isolata su una collina, circondata da cancellate ritorte in ferro battuto. Ci fermiamo davanti al portale di ingresso.
-Hannah, credo che devo andare da sola, è una questione che riguarda mia madre. Non ti spiace vero?-
-Certo che no, come ti ho detto è un problema che devi superare da sola.- mi prende il viso tra le mani e preme  le labbra sulle mie a lungo. –Dai, vai.- mi invita a proseguire con un gesto della testa.
Apro il cancello, percorrendo il sentiero che porta in cima alla collina e busso alla porta con il battente a forma di teschio. Poco dopo arriva Will alla porta.
-Buongiorno Suzanne, che buon vento ti porta qui?-  Will è sempre così sorridente.
-Ehm … è per quella cosa che hai detto su mia madre. Vorrei provare a cercarla, ora mi sento pronta.-
-Va bene, sono subito da te. – Rientra un attimo a prendere la sua giacca di pelle nera, se la infila e, chiudendo dietro di sé la porta, mi invita a seguirlo verso il retro della casa. 
Dietro casa sua c’è un grosso campo con alcune piante come salici e betulle, usciamo da una porta secondaria e prendiamo un sentiero nel bosco. Will mi mette una braccio attorno alle spalle. Non mi da fastidio il suo gesto, dato che lo posso considerare un amico.
-Ti avverto che ci sarà un po’ da camminare, il posto dove stiamo andando è un po’ isolato.-
Arriviamo nella zona del porto, poi proseguiamo per il lungo mare e poi per un sentiero in salita che porta sulla cima di un promontorio. Da lì il sentiero scende in mezzo a un prato fiorito fino a una piccola baia circondata da pareti rocciose. In fondo una roccia enorme ha la forma di un teschio.
-Eccoci qua, sei pronta? Laggiù saranno contenti di avere visite, di solito quasi nessuno viene qui.-
-Perché?-
-Questo posto è la location perfetta per Halloween o le feste in spiaggia, ma durante l’anno a nessuno piace realmente venire qui, insomma tra i vivi  e i morti non si può interagire molto.-
-Peccato, è un posto molto bello.-
-Io ci vengo, quando ho bisogno per riflettere da solo o per far compagnia a loro.- dice indicando la roccia a forma di teschio. –Anche se là sono morti, mi adorano comunque..-
Siamo arrivati sulla spiaggia e ci stiamo dirigendo verso quella roccia.
-Prima di entrare ti devo informare di alcune cose.  Là dentro c’è il Club dei morti, io ho pensato che se lo spirito di tua madre è a Southampton, sicuramente è qui. Là ci sono anche ragazzi molto giovani, dei nostri fans che non ce l’hanno fatta e si sono suicidati.-
-Cosa intendi dire Will?- lo guardo contrariata e dico con una punta di rabbia – Non è come pensi, mia madre non si è suicidata! Le dinamiche dell’incidente erano chiare e c’erano dei testimoni. Lei non aveva nessuna colpa, le è arrivata addosso una macchina a tutta velocità che ha preso la curva troppo stretta per girare nella via in cui si trovava mia madre. Non ha avuto tempo di fare nulla perché entrambe le macchine sono finite fuori strada contro il cancello di una casa ed erano completamente accartocciate! Will, capisci?- mi sono messa a piangere di rabbia e per il ricordo del racconto. Will mi abbraccia e non posso impedirlo perché mi stringe forte a sé.
-Scusa, non volevo necessariamente dire questo. È possibile allora che se tua madre è lì, abbia pensato a noi mentre moriva oppure che sia legata a questo luogo per il desiderio inesaudito di poterci incontrare. Ci può essere più di una spiegazione se uno si trova là.- Quando mi sono calmata,Will scioglie l’abbraccio.
Mi fa entrare sotto un arco di roccia che crea la cavità di un dente mancante del teschio, saliamo delle scale di pietra, ci troviamo dentro al cranio del teschio di roccia, dalle cavità oculari si vede il mare fino all’orizzonte. Will poi mi invita a entrare in una stanza circolare piuttosto buia, sul soffitto sono proiettati dei bagliori iridescenti da una pozza d’acqua di un azzurro turchese, in realtà non sembra acqua ma un liquido più denso. Will si inginocchia e vi passa in mezzo una mano, la superficie si increspa e poi torna liscia mostrando dall’alto una stanza di un pub affollato da giovani ragazzini col Callous Heart.
-Ecco qua il circolo dei morti, prova a vedere se c’è tua madre, ti basterà chiamarla. Se arriverà potrai tirarla fuori dall’acqua e toccarla, sembrerà quasi che sia viva. Ma attenta non puoi entrare nell’acqua altrimenti sarà difficile per un vivo fare ritorno, alcuni morti sono possessivi e vorrebbero trascinarti lì con loro, ma  spero non sia il caso di tua madre.- Will abbozza un sorriso.
- Will!- esclamo di gioia –Credo di vederla!- è un po’ girata di spalle, ma sembra proprio lei, lì dentro è anche la persona più grande.
-Chiamala. Ah, vuoi che me ne vada? Se vuoi parlarle … -
-No, puoi restare. Solo aspetta un attimo a farti vedere, altrimenti potresti farla morire una seconda volta!- Will allora si va a sedere su una roccia in un angolo e mi guarda compiaciuto di avermi resa felice.
-Mamma!- La figura si volta. Sì è proprio lei!


N.a. Per chi è arrivato fin qui, buon anno! Sarete in pochi a leggere oggi perchè mi auguro vi stiate divertendo con qualcuno... io sto qui ad annoiarmi e aggiungere alcuni capitoli dato che la prossima settimana sarò senza computer... ci riaggiorniamo dopo l'8 gennaio!

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Capitolo 12
*** 12- And if I don't see you, well goodbye ***


12- And if I don’t see you, well goodbye


La figura di mia madre appare come riflessa in uno specchio sul pelo dell’acqua. Le prendo le mani e la tiro su: ora è  in piedi di fronte a me, appare come un corpo traslucido, ma è lei.
-Mamma! Mamma, sono io! Ti ho trovata!-
-Oh Suzanne, bambina mia! Come sono contenta, ero sicura che ci saresti riuscita!-
-Quindi sapevi che sarei venuta?-
-Ho sempre sperato che tu facessi il viaggio che avevamo desiderato. Avendoti lasciato tutte le mie cose come la giacca con il Callous Heart,  pensavo di stimolarti un po’ di curiosità sui Creeper.-
-Tu hai sempre saputo che i Creeper si trovavano nascosti qui a Southampton?-
-In realtà no. Avevo sentito qualche voce sulla loro sparizione ma non ci ho mai dato credito. Solo che dopo la morte mi sono svegliata qui, ho incontrato molti ragazzi che mi hanno raccontato tutto e da allora sono stata certa che tu un giorno saresti arrivata.-
-Com’è l’aldilà?-
-Strano, però si sta bene. C’è solo nebbia attorno a te, soprattutto appena ti risvegli, ma poi è come se nella tua mente avessi una mappa che ti guida automaticamente in tanti posti ad esempio questo cosiddetto Club dei morti dove si riuniscono i fans dei Creeper e lì riusciamo a sentire i loro concerti, poi ci sono altri posti, altre persone, il luogo dove muori, e sai … c’è anche la nostra casa! Ora io sto lì, ma quando anche tu morirai potremo tornare ad abitarci insieme. Sarebbe bellissimo!-
-Si, hai ragione.-
-Ehi, non pensarci nemmeno a suicidarti per tornare da lei!- non riesce a trattenersi dal dire Will.
-Chi ha parlato?- Will è dietro di lei adesso.
-Mamma c’è qui Will, credo voglia conoscerti.- Will si fa avanti e la saluta. Mia madre si tappa la bocca con le mani per trattenere un grido di sorpresa e assume la faccia entusiastica da adolescente che si è appena trovata davanti il suo idolo.
-Will, come ti dicevo… questa è mia madre Chris, non scherzavo quando dicevo che voi siete i suoi idoli!-
 Mia madre allunga le braccia per abbracciarlo.
-Ehm, che piacere conoscerti Chris, per favore puoi avvicinarti, lo sai che l’acqua della pozza dei morti non fa bene a noi vivi.-
Mia madre lo abbraccia, non sono invidiosa che abbia abbracciato lui e non me per prima, sapevo che avrebbe reagito esattamente così all’incontro, probabilmente anch’io avrei fatto lo stesso. Parlano un po’ e mia madre gli esprime tutta la sua ammirazione, poi torna a rivolgere a me la sua attenzione.
-Grazie mille per questa sorpresa, Suzanne! Non avrei potuto desiderare di meglio!-
- Avrei voluto portare anche qualcun altro a cui voglio bene qui … solo che preferivo venire solo io e Will oggi.- Abbasso un attimo lo sguardo sulle scarpe, mia madre non mi ha mai giudicata ed è sempre stata tollerante, ma non so come reagirebbe a quello che sto per dirle. – Sai mamma, credo che resterò ad abitare qui, perché ora sono felice. Ho trovato tante persone disponibili, nuovi amici che condividono la stessa musica che ci piace, mi sento accettata a differenza del posto in cui stavamo prima. Non credo ci tornerò più là perché sarei da sola, senza di te là non ce la faccio più a starci.  Il motivo principale è perche mi sono innamorata, credo che sia la prima volta che mi capita veramente. Ehm, lei mi sa dare quello di cui ho bisogno e mi rende felice.- mi giustifico così e abbasso di nuovo lo sguardo.
- Ehi! Abbracciami, sono così orgogliosa di te. Lo so che lei ti ama!- la abbraccio forte a me, Will aveva ragione, sembra davvero che sia qui con me in questo istante.
- Lo sai già?!-chiedo confusa. -Non ti da fastidio il fatto che io stia con Hannah? Una ragazza?- le dico piano mentre lei mi massaggia la schiena, come faceva quando da piccola ero spaventata .
-Niente affatto se è questo che ti rende felice! Guardami negli occhi.- ci stacchiamo un attimo, la guardo negli occhi, così simili ai miei.
- Lo sai che ho sempre rispettato le tue scelte, anzi sono fiera che tu le abbia sempre portate avanti nonostante le difficoltà che ti circondavano. Adesso io posso sapere tutto ciò che voglio riguardo al presente e al passato, ho visto quello che hai passato, anche quello che non mi dicevi sui bulli che ti escludevano e deridevano a scuola. Ora lo so, tu non mi hai mai detto nulla perché non volevi far soffrire anche me. Allora lo vedevo che qualcosa a volte ti faceva star male ma sei sempre stata forte e non lo davi a vedere troppo. Non sai quanto sia immensamente contenta di vedere che ora c’è una persona come Hannah che ti vuole veramente bene per ciò che sei, non sei più sola, anzi qui sei tutta circondata da persone speciali.-
-Grazie mamma per la tua comprensione.- le do un bacio sulla guancia.
-Mi ha fatto piacere la tua visita.- mi ricambia con un bacio in fronte.
-Anche a me, credo mi sia servita per passare oltre a ciò che è accaduto in passato. Tornerò a trovarti ora che so che sei qui e posso vederti.- La bacio un’ultima volta, poi sciolgo definitivamente l’abbraccio e la lascio andare. L’acqua della pozza ritorna liscia, la guardo un attimo, mi sembra ancora incredibile di aver potuto riabbracciare mia madre.
-Grazie Will. - sussurro piano. -Possiamo andare.-
Will mi riaccompagna fuori, sempre mettendomi una mano attorno alle spalle, deve essere un suo gesto d’affetto abituale.
-Mi fa piacere che tu l’abbia trovata. Ti senti un po’ meglio ora?-
-Sì, certo. Almeno so che sta bene nell’aldilà.-
Dopo un po’ che camminiamo in silenzio, Will mi chiede: - Scusa la curiosità,non riesco più a trattenere la domanda, ma ho capito bene? Tu e Hannah state insieme?-
- Ehm sì.- dico arrossendo.
-Ma da quanto? Cioè non me ne sono accorto! Pensavo solo che foste diventate migliori amiche o qualcosa del genere!-
-In realtà Hannah per me è stata quasi da subito più di un’amica. Credo sin dal primo momento che ho incrociato il suo sguardo e dalla prima volta che ci siamo parlate. Lei è speciale.-
-Wow è fantastico! Hannah non mi ha detto nulla!-
-Le cose stanno così, non vogliamo ancora farlo sapere a tutti, perciò tu fa finta di non saperlo e non dirlo assolutamente a nessuno. Proprio a nessuno capito?-dico tirandogli una manica della giacca.
-Promesso. Mi farò depositario di questo bellissimo segreto. Sono contento per voi. E soprattutto per te, da quel che ho capito non te la passavi molto bene negli ultimi anni. -
- Sì, è così. Grazie a tutti voi di esserci per me. -  

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Capitolo 13
*** 13-Undressed ***


13-Undressed

Col passare dei giorni, sto entrando sempre più in confidenza con Hannah, mi piace davvero stare con lei. Non mi stancherò mai di sentire quasi ogni giorno un concerto dei Creeper o solo Hannah che si esibisce cantando mentre suona il pianoforte  quasi accarezzandone i tasti. Questa sera, finito il concerto in cui, standomene seduta in un angolo, ho passato la maggior parte del tempo a guardarla  e chiedermi come una voce così potente e tanta bellezza siano racchiuse in un’unica persona, aspetto Hannah per bere qualcosa insieme e dirle ciò che da alcuni giorni ho il desiderio di fare.
Dopo due o tre birre, siamo un po’ brille ma ancora molto lucide, e mi spingo a dirle: -Hannah è da un po’ che vorrei farlo ma ora mi sento pronta. Andiamo a casa … ho voglia di te. -
Lei si avvicina al mio orecchio e sussurra con voce fremente: -Anche io, non sai quanto.- e mi da un leggero morso al lobo dell’orecchio. Si alza e poco dopo io la seguo fino a casa.  Appena chiude la porta dietro di sè, mi abbraccia e inizia a baciarmi con una certa passione possessiva mentre ci spostiamo verso la sua, beh ormai nostra, camera. La prima cosa che finisce a terra è la sua giacca di jeans nera con il Callous Heart, e poi la mia. Avverto le sue mani appena un po’ fredde sui miei fianchi e sul mio addome mentre inizia a sfilarmi la maglietta. Sciolgo il nastro di raso viola che le cinge la vita e abbasso la zip del suo vestito. Adoro i suoi vestiti neri che terminano con gonne voluminose. Il vestito scivola a terra e lei se ne libera con alcuni calcetti. Lei mi sgancia la cintura di borchie e mi toglie sia i jeans che gli slip. Io mi abbasso a per toglierle i collant a rete. Le bacio l’ombelico, scendo continuando a baciarla, e le accarezzo le cosce mentre le sfilo anche le mutande.
-Che mani fredde che hai! Cosa sei un vampiro? Potevi avvisarmi , non voglio morire stasera!- scherza mentre io le do un morsetto sulla coscia e poi salgo a baciarla tra le gambe e leccare un punto che fa provocare ad Hannah un gemito  –E … oddio Suzi! Stai andando subito al sodo, non pensavo!-
Ci togliamo anche i reggi seni, lei mi gira abbracciandomi da dietro, mi bacia il collo mentre con una mano scende lungo i fianchi e mi accarezza  tra le gambe. È una sensazione intensa, che non ho mai provato ma è estremamente piacevole. Dopo mi gira di nuovo facendomi fare una sorta di piroetta, poi mi prende in braccio sollevandomi, io le stringo le mani attorno al collo e mi avvolgo con le gambe. Mi stende sul letto, mi guarda negli occhi e mi accarezza i capelli, poi inizia a baciarmi, prima il collo e le clavicole, i seni, e poi tutto il corpo. Dopo faccio lo stesso a lei e spendiamo lungi momenti insieme a godere. Vorrei che questa notte non finisse mai, non ne avrò mai abbastanza del contatto col suo corpo e dell’appagamento che dà. È altrettanto bello stare semplicemente stesa di fianco a lei, tenendoci per mano e guardandoci a vicenda oppure starmene a pancia in giù mentre lei mi passa un dito sulla schiena provocandomi una serie di brividi piacevoli.  Infine prima di addormentarci abbracciate, passiamo ancora diversi istanti a baciarci voracemente.

Al mattino Hannah mi sveglia un po’ bruscamente.
-Dannazione è tardissimo.- esclama mentre saltella per la stanza recuperando  i vestiti da mettersi.
-Devo essere tra pochissimo in sala prove, ti va di venire?-
-Va bene … ma state lavorando a canzoni nuove?-
-Certo! Non ci fermiamo mai, altrimenti qui sarebbe una noia mortale! Anche se non facciamo più cd ufficiali o non andiamo più in tour, non significa che abbiamo smesso la nostra attività. Le canzoni inedite le carichiamo comunque su Youtube, abbiamo solo un nome diverso per farci trovare solo dai nostri fans più genuini.-
-Capisco … dammi un attimo il tempo di svegliarmi, sono un po’ esausta.-
-Dopo le prove possiamo tornare qui, e starcene nel letto quanto vogliamo, e ripetere l’esperienza di stanotte se ti è piaciuto.-
-Certo che sì. – sorrido e le do un morso sul collo.
-Ehi! Non fare la vampira cattiva.-

Arriviamo di corsa in sala prove e tutti sono già lì, Ian sta strimpellando alcuni accordi sulla chitarra, sembra annoiato ma quando ci vede arrivare, la sua espressione si distende  in un sorriso. Credo che lui provi qualcosa per me, non credo che gli piacerebbe sapere che io preferisco Hannah. Arrossisco ripensando a stanotte e cosa ne potrebbe pensare Ian.
-Ciao a tutti! Scusate il ritardo, Suzanne può rimanere qui durante le prove?- chiede Hannah.
-Certo!- risponde Ian, praticamente in coro con Will.
-Ogni tanto va bene che venga qualche esterno a darci un parere. Altrimenti come facciamo a sapere se stiamo solo scrivendo puttanate e cantando canzoni banali?- dice Will ridendo.
Mi siedo su uno sgabello alto lasciando penzolare le gambe e li guardo mentre ognuno prende posto al proprio strumento e mette il proprio meglio per creare la melodia perfetta. Non ho mai assistito alle prove di una band quindi per me è un momento del tutto nuovo e affascinante. Quando hanno finito, mi complimento con loro: nel corso degli anni sono riusciti a mantenere freschezza e innovazione nel loro stile. Mentre mi avvicino all’uscita, Will mi prende sottobraccio e mi dice:- Un giorno o l’altro scriverò una canzone anche su di te!-
-Davvero? Dai non ci credo, non ho nulla di speciale io!-
-Io invece direi di sì. La tua storia è interessante, oppure è destinata a diventare interessante, chi può saperlo? Il mio mestiere è inventare storie, e un giorno renderò fantastica anche la tua, stanne certa.-
-Grazie Will, allora aspetterò questa canzone.-


N.a. Mi scordavo di dire che il titolo del capitolo precedente viene da "Henley's Ghost".
Spero vi sia piaciuto questo piccolo momento hot tra le protagoniste...

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Capitolo 14
*** 14- I'm not a dream that you wish you'd have ***


14 –I’m not a dream that you wish you’d have

È passata una settimana e mezzo dalla prima volta che io e Hannah siamo andate a letto insieme. Anche oggi  sto andando a casa sua ma non mi sento tranquilla, non vedo l’ora di arrivare da lei … sento dei passi dietro di me come se qualcuno mi stesse seguendo.
-Suzanne, fermati!-  qualcuno mi mette una mano sulla spalla e mi strattona per girarmi verso di sé. È Ian.
- Ciao Ian… che fai?- mi scosto per spostare la sua mano ma lui non molla la presa.
-Ti devo parlare, ma non ti trovo mai a casa … dove stai tutto il tempo?-
- In giro.-
-Cosa ci fai qui?Siamo sotto casa di Hannah.-
-Allora? Siamo amiche … non posso andarla a trovare?-
-Oh certo che si. –alza le mani come un gesto d’arresa. 
- Ian mi vuoi spiegare che ti è preso? Sembri piuttosto irritato, hai una voce strana e mi tratti così … -
Stringe i pugni come se volesse trattenere ferme le mani e cerca di fare respiri profondi.
-Credo sia colpa tua.-
-Ian? Ma di cosa? Che sta succedendo?-
-Non lo sai di che parlo?- mi spinge contro il muro con entrambe le mani, preso da un impeto d’ira. Istintivamente lancio un grido.
-Si che lo sai di che parlo- dice mentre mi preme di più contro il muro. –Lui è tornato, non solo da me, ma da tutti- dice a denti stretti, il viso accesso, mi spintona. Lo guardo in modo interrogativo.
-Ian!- è la voce di Hannah, per fortuna. –Cosa stai facendo?- dice scandendo con decisione ogni parola mentre si precipita verso di noi. –Toglile subito le mani di dosso.- Almeno lei l’ascolta.
-Stavo solo parlando con lei. Nulla che ti riguardi.-
- Ah sì? Comunque a me son sembra, e quello che dici a lei interessa anche a me. – dice mentre  mi cinge un fianco e mi stringe a sé come per tener lontano Ian. Mi guarda intensamente  ma lo sguardo che ci lancia Ian è anche più ardente.
- Solo amiche. Eh?- dice con voce tremante ma con  tono di rimprovero verso di me. –Ma vi vedete come vi guardate? Cioè state insieme.-
Hannah lo provoca dandomi un bacio veloce. –Sì, allora Ian?-
-Suzanne, sono deluso, mi sono preso cura di te, sono stato il primo ad accoglierti, speravo che tu un giorno mi avesti guardato come tu guardi lei. Sì, sono geloso. E sono anche arrabbiato per ciò che hai causato. The Stranger è tornato, ed è successo da quando sei arrivata tu.- Mi punta un dito contro.
-Cosa te lo fa dire Ian? Non essere avventato.- cerca di farlo ragionare Hannah.
-Hannah,non ti intromettere, e se non vi va di parlarne qui, ho già detto a Will che saremmo andati da lui.-
-Sì, lui forse è un po’ più lucido di te.- risponde secca Hannah.
-Bene, allora muoviamoci.- Ian mi prende per il polso e mi tira con forza perché io lo segua.
-Lasciala, non c’è bisogno di trattarla così.- ripete Hannah.
Hannah intreccia le sue dita con le mie, e seguiamo Ian che cammina molto veloce al nostro fianco. Ian non la mette di guardarmi in modo storto, forse anche un po’ disgustato.
-Potete evitare? Non è carino vedersi ringraziato così dalla ragazza di cui mi sono preso cura e a cui ho fatto avere tutto da quando è arrivata qui.-
Hannah non rinuncia a tenermi un braccio attorno alla spalla, e le sono grata di questo perché mi sento protetta soprattutto quando arriviamo in prossimità della casa di Will. Davanti al cancello è radunato un consistente gruppo di persone che protestano e, quando vedono che Ian sta arrivando, quelli che erano seduti per terra o sui muretti si alzano per avvicinarsi e tutti iniziano a fare ancor più confusione. Io devo essere uno dei principali motivi per cui sono lì, sento quel che dicono e come mi guardano, sguardi di accusa e diffidenza. Chissà che cosa Ian ha detto loro. Hannah mi stringe di più a sé, e per fortuna loro non si avvicinano troppo e rimangono fuori dal cancello.

Entriamo in casa di Will e lo troviamo in un grande salone al primo piano, seduto su una grande poltrona cremisi. Ci sono anche gli altri tre membri della band, Dan sta guardando attraverso le tende il gruppo di persone là fuori, e sembra avere un’aria preoccupata.
-Ah Ian! Giusto in tempo! Mi stavo chiedendo i motivi della sommossa là fuori. Sai inizio a sentirmi un po’ sotto assedio.  Gradisci un po’ di scotch?- esordisce Will al nostro ingresso nella stanza, accogliendoci con il suo solito modo di fare e la sua enfasi teatrale.
-Non è il momento di scherzare Will.- taglia corto Ian.
-Ok, scusa, ma non capisco perché dovrebbero avercela con me quando, da quel che ho capito dal discorso un po’ confuso che mi hai fatto prima, la causa di tutta la tua agitazione è Suzanne.-  
-Bene, sono la fuori perché tu faccia qualcosa!- esclama Ian irritato. –Dobbiamo mandarla via, e forse se ne andrà anche the Stranger.-
-Oh Ian, non possiamo mandarla via così! È contro il nostro principio,qui accogliamo tutti quelli che hanno bisogno, lei ormai è una di noi, già da un po’ di tempo.- dice Will con tono mieloso ma molto convincente.
-Non si merita di stare qui.-  dice secco Ian lanciandomi un’occhiata che mi lascia impietrita.- Non ha mai avuto pieno diritto per rimanere, ma l’abbiamo accolta, no? E ora si è visto cosa ha portato … Non avrei mai dovuto soccorrerla e prenderla con me, avrei fatto meglio a lasciarla su quella strada.-
-Ian!- lo ammoniscono in coro Will e Hannah. Mi lascio cadere su una sedia in un angolo, mi sento troppa attenzione addosso, e le parole di Ian sono difficili da digerire.
-Ok, scusate.-
-Scusati con lei.-dice Will indicandomi. Ian si volta a guardarmi, ancora con dipinta sul viso un’espressione di disapprovazione, e borbotta controvoglia  le sue scuse, per poi riprendere con forza il suo discorso: - La gente però ha paura, sono venuti in tanti da me, tutti quelli che vedi la fuori, perché uno dopo l’altro, notte dopo notte hanno iniziato a ricevere di nuovo la visita di The Stranger: sta seminando il terrore. È come se avendo portato lei in città, fosse rientrato anche lui! -
-Va bene, farò qualcosa, il più presto possibile. Suzanne però non se ne va, lei non centra assolutamente nulla.-
Ian sta già per protestare ma Will lo zittisce con un gesto esasperato. –Vi devo parlare, tu Suzanne per cortesia potresti uscire? Chiudi la porta.-
Faccio quel che Will mi dice, ma resto dietro la porta sperando di riuscire a sentire qualcosa. Sta parlando solo Will e poi dopo un po’ anche gli altri iniziano a discutere, però non riesco a capire quel che si dicono. Quando hanno finito, Will apre la porta:- Suzanne, stai tranquilla, adesso vado là fuori e dico a tutti di andarsene e lasciarti stare. Per stanotte però è meglio che tu e Hannah restiate qui, giusto per lasciare il tempo alle acque di calmarsi.-
Ian scende le scale veloce, senza nemmeno salutare, poi Will esce spalleggiato dagli altri tre uomini della band. Io resto a guardare dalla finestra mentre Will disperde la folla con non poca difficoltà, deve essere complicato convincerli del contrario di ciò che Ian ha raccontato loro. Inizio a piangere, ma Hannah è lì, mi cinge i fianchi da dietro  e mi dà baci rassicuranti sul collo, promettendomi che tutto si risolverà al meglio.
Dopo un po’ vediamo Will rientrare chiudendo pesantemente la porta dietro di sé.
-Ragazze, seguitemi.- ci porta in un’ampia stanza affacciata sul retro della casa. –Ho pensato che vogliate stare insieme a dormire. Vi lascio sole, buonanotte.-

Appena Will se ne va, chiedo: -Che aveva Will da dire prima?-
-Oh, nulla che ti riguardasse direttamente.-  so che Hannah non mi sta dicendo affatto la verità, ma lascio correre perché ho voglia di fare quello che ci è stato impedito di fare a causa dell’interruzione del nostro incontro dovuta a Ian. 
-Quindi ora anche gli altri della band sanno di noi?-
-Temo proprio di sì- ride Hannah- Ian lo continuava a ripeterlo a tutti, credo che ormai lo saprà anche qualcun altro in città.-
-Ormai sì.-  Ripeto sospirando.  – Va bene, non mi importa più. Vieni qui Hannah.-
La stringo a me, iniziamo a baciarci con violenza mentre le nostre lingue si cercano e io con le mani scendo fino a stringerle il sedere. Sto ancora piangendo allora Hannah si ferma e mi lecca le lacrime che mi rigano le guance. Riprendiamo a baciarci e i nostri vestiti finiscono a terra molto più velocemente del solito. Inizio a spingerla verso il grande letto al centro della stanza e lei ci finisce letteralmente stesa sopra, lasciandosi cadere pesantemente sotto di me. Mi sistemo tra le sue gambe aperte che subito si allacciano dietro alla mia schiena. Sono sopra di lei, le metto in bella mostra i miei seni e lei sorride maliziosamente.
-Alla faccia di Ian!-
-Alla faccia di Ian!-risponde lei prendendomi tra le mani i miei seni e stringendo con le dita i capezzoli. Intanto io mi chino su di lei e inizio a darle una serie di baci sul collo e cerco con una mano le sue intimità. Subito lei inizia a gemere di piacere e anche di dolore quando la mordo sul collo per lasciarle segni rossi o quando la stimolo con troppa violenza.
-Ah, il mio vampiro!- geme Hannah mentre le affondo per l’ennesima volta i denti nel collo, allora lei di rimando si arpiona con le unghie alla mia schiena mentre la sento inarcarsi sotto di me per il piacere dell’orgasmo quasi raggiunto. Dopo un bel po’, quando abbiamo finito di divertirci, stiamo stese una accanto all’altra, guardando per la prima volta la stanza attorno a noi.
- Bei gusti che ha Will.- commenta Hannah. 
Ci troviamo in un enorme letto a baldacchino, morbido e comodissimo,con le tendine di color viola, pieno stile dei Creeper. Attorno ci sono mobiletti d’ebano intarsiati e pesanti tappeti sul pavimento che lo fanno sembrare ricoperto di una soffice moquette. Dopo ci addormentiamo completamente abbracciate, con le gambe ancora intrecciate.

Al mattino mi sveglio perché c’è troppa luce nella stanza, ieri non ci siamo curate di tirare troppo le tende e ora mi ritrovo ad essere inondata dalla luce limpida del mattino. Mi tiro su a sedere e noto che siamo rimaste completamente scoperte, mi sento un po’ turbata come se stanotte The Stranger fosse stato qui ma mi avesse solo reso il sonno agitato, senza svegliarmi. Devo aver scalciato via le coperte, mi ritrovo a guardare Hannah stesa a pancia in giù di fianco a me. Vorrei baciarla ma allo stesso tempo non voglio svegliarla … è così perfetta quando dorme, i lineamenti sono sereni e distesi, sembra un angelo con dolci labbra morbide, sì devo baciare quelle labbra. Prima le passo una mano sulle natiche sode, poi scorro un dito dal centro di queste lungo la schiena, e affondo la mano nei suoi capelli. Mi chino su di lei e la bacio leggermente, ritirandomi  subito dopo, in tempo per vederla aprire i suoi occhi nocciola e sussurrarmi un buongiorno. Si spinge su con il busto, spingendosi con le mani e si mette anche lei semi  seduta davanti a me. Le poso una mano sul seno, lei mi accarezza dolcemente il viso e poi si sporge per darmi tanti baci leggeri sulle labbra.
-Oh merda ragazze! Scusatemi!- urla Will dalla porta della stanza.
Non abbiamo sentito Will entrare, stacchiamo subito il contatto imbarazzate e rimaniamo a guardarlo. Non ci preoccupiamo più di tanto di coprirci perché dannazione chissà dove sono finite le coperte e anche il lenzuolo è fuori dalla nostra portata. Anche Will è rimasto paralizzato sulla porta e non sa che fare, sta solo diventando tutto rosso per imbarazzo e allo stesso tempo guardandoci con ammirazione, insomma siamo pur sempre due donne sedute in un letto completamente nude e con i seni in bella vista, però allo stesso tempo sa che siamo lesbiche e sembra molto mortificato per aver interrotto un momento così dolce.
- N-non non avrei dovuto aprire così la porta, pensavo steste ancora dormendo, solo che ho pensato di venire a chiamarvi, dato che è tardi.- si giustifica in modo impacciato.
Finalmente riesce a girarsi e se ne va velocemente gridando mentre si allontana:- Comunque la colazione è già pronta, scendete quando volete! E ancora mi dispiace per prima!-
Io e Hannah siamo diventate anche noi rosse per l’imbarazzo, ma poi scoppiamo a ridere. Lei mi prende per la nuca e poggia la sua fronte sulla mia, e inizia a darmi nuovi baci, più intensi di quelli di prima. 


N.a: Eccomi qua! Sono tornata da un bellissimo viaggio in Campania e per compensare la mia assenza pubblico questocapitolo un po' più lungo del solito... Il titolo del capitolo viene dalla canzone Black Mass.

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Capitolo 15
*** 15- Missing ***


15-Missing

Come al solito, mi dirigo verso casa di Hannah, ma ad un certo punto inizio a sentirmi nervosa ancora una volta. Ultimamente mi sento spesso nervosa dopo che Ian ha aizzato contro di me un po’ di persone da cui ora non sono molto ben vista nonostante Will abbia cercato di placare la situazione.                   
Sento dietro di me la portiera di un’auto che sbatte e poi dei passi pesanti che mi seguono. Continuo a sentirli dietro di me perciò velocizzo il passo.
- Wendy! Aspetta!-
Perché quella persona mi chiama così? Mi giro verso di lui, e avrei invece fatto meglio a non farlo. Ho solo una breve impressione di quell’uomo: altro, non più giovane, viso serio e composto, giacca e cravatta, e una valigetta viola prugna.
- Io non son..- Non riesco a finire la frase che quella valigetta mi colpisce violentemente in testa e svengo sul marciapiede.

Quando mi sveglio dopo non so quante ore, la prima sensazione è di dolore nel punto in cui quell’uomo mi ha colpita. Provo ad aprire gli occhi ma non vedo nulla perché devo avere una benda a coprirli. Provo a toccarmi e toglierla ma le mani sono bloccate dietro la schiena. Non mi rimane altro da fare che aspettare che qualcuno si faccia vivo. Sento dei passi ma non si stanno avvicinando, ci deve essere sopra di me un’altra stanza e qualcuno, forse quell’uomo, sta camminando freneticamente in circolo.
Entra qualcuno nella stanza e mi toglie con delicatezza la benda dagli occhi: mi trovo a fissare l’uomo dal viso serio inginocchiato davanti a me.
-Wendy!-  mormora. Sto per ribattere ma anche la bocca è imbavagliata.
-Hai di nuovo i capelli biondi, come sei bella. Però queste ciocche viola sono di cattivo gusto.- Mi accarezza i capelli e mi solleva il mento con un dito come per guardarmi meglio negli occhi. Trovo disgustante il contatto con il mio rapitore e  sono piuttosto confusa. Mi guarda intensamente come se vedesse una persona amata che non incontrava da lungo tempo.
-Perché mi hai abbandonato? Cosa ti è saltato in mente? Te ne sei andata con quel branco di ragazzi incoscienti che mi hanno portato via tutto, te compresa … -
Cerco di indietreggiare e di sottrarre il viso dalle sue carezze. Lui mi guarda dispiaciuto.
-Perché fai così?Scusami non avrei dovuto prenderti in questo modo ma temevo che mi saresti sfuggita di nuovo.  Ma ora sei di nuovo mia … -
Lo sto guardando in cagnesco. Per chi mi ha presa? Quell’uomo deve essere completamente pazzo.
-Oh Wendy, non sei contenta di vedermi? Sei di nuovo insieme a me. -
Mi slaccia le corde che mi tengono ferme le mani e, appena le ho libere, gli tiro un forte pugno in faccia, cerco di tirarmi su e scappare verso la porta. Lui però mi è subito addosso e mi blocca contro il muro. Con un braccio mi tiene il collo facendo una certa pressione e inizio a sentire che mi manca l’aria.
L’uomo ha assunto una faccia più dura, sembra arrabbiato.
-Cosa cerchi di fare eh? Io cerco di essere gentile con te, offrirti un posto nella mia casa e tu mi prendi a pugni? Che modi sono signorina?-
Io continuo a dimenarmi e tirargli calci, allora lui sembra vedermi finalmente per quella che sono, come se si fosse svegliato da un sogno. Mi guarda un po’ stupito e poi assume un ghigno quasi cattivo.
-Tu! Tu non sei lei!Tu sei un’altra ragazza di quella banda di ragazzi smidollati. Credevo fossi lei, invece no! E sai perché? Lei se ne è andata per sempre!- Tira un forte pugno alla parete talmente vicino alla mia testa che credevo mi avrebbe colpito. – Lei si è allontanata da me per seguirli e non farà più ritorno.- Dice con tono amareggiato e abbassando lo sguardo. Colgo questo momento di esitazione per sfuggirgli ma lui mi ferma subito prendendomi per un braccio, mi lega di nuovo le mani e mi spinge verso un angolo della stanza.
- Credo che dovrò tornare quando ti sarai calmata un po’ e sarai più trattabile e disponibile per parlare civilmente. Ti stancherai presto di stare qui dentro.- dice sputando per terra e andandosene dopo aver serrato la porta.
Mi siedo in un angolo contro la parete. La stanza è piccolissima, probabilmente una cantina con un piccola cassettiera e alcuni scatoloni. Non credo che riuscirò a trovare qualcosa di utile per fuggire. Ha ragione lui, devo solo aspettare. So che qualcuno mi troverà. So che i Creeper verranno a cercarmi, probabilmente lo stanno già facendo. So che Hannah verrà. 

Passa una giornata intera o forse di più senza che lui si faccia vivo, ho una fame terribile e il mio stomaco vuoto si contorce ululando come un lupo.  Inoltre l’aria è pesante, sento come la presenza del Coccodrillo attorno a me, come se fosse nei muri, e questo mi provoca una certa inquietudine. Finalmente sento dei passi avvicinarsi ed entra l’uomo, questa volta nei suoi occhi non c’è nessun’aria sprezzante ma sembra rilassato.
- Allora sei pronta per salire a vedere la casa?-
Annuisco con la testa, non mi va di stare ancora qui. Lo seguo mentre mi conduce su per una rampa di scale che porta in una piccola abitazione. Il sotto scala si apre direttamente su un salotto arredato con moquette e carta da parati verde, un caminetto, cassettiere e mobili in legno chiaro, una poltrona rossa e un tavolo tondo con alcune sedie. Mi fa sedere al tavolo, mi lega alla sedia e questa alle gambe del tavolo in modo che non mi possa muovere in nessun modo e cercare di aggredirlo. Dopo avermi detto di aspettare va in una stanza che immagino che sia la cucina e torna con in  mano un vassoio con un pasto per me. Me lo piazza davanti chiedendomi se ho fame. Eccome, solo che questa volta non mi ha slegato le mani perciò se voglio mangiare devo lasciare che sia lui a imboccarmi, per quanto questo mi risulti umiliante.

 

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Capitolo 16
*** 16- I've been a man, now a ghost ***


16- I’ve been a man, now a ghost 

L’uomo si siede comodo sulla poltrona dopo aver attizzato il fuoco nel caminetto.
-Dunque Wendy…-
-Dannazione non mi chiamo Wendy!- urlo irritata sbattendo le mani sul tavolo.
-Lo so, ma mi piace tanto chiamarti così, tu le somigli così tanto.- accavalla le gambe, incrocia le mani attorno al ginocchio e inizia a fissarmi in modo penetrante.
-Allora Suzanne, dato che ti piace tanto essere chiamata col tuo nome …-
-Come fa a sapere il mio nome?- in un primo momento ero rimasta deliziata dal sentire pronunciare il mio nome ma poi mi sono subito insospettita. Davvero come diavolo faceva a conoscerlo?E quindi era anche ben consapevole che io non fossi questa Wendy.
-
Uh Will non ti ha detto nulla? Davvero?- dice con un tono patetico.
-Cosa avrebbe dovuto dirmi Will?- dico in modo interrogativo; ora mi sento furiosa nei confronti di quell’uomo e piena di interrogativi, Will non ha mai avuto nulla da nascondermi, o non è così?
-Oh niente, ne parliamo dopo di Will e del motivo per cui sei qui. Che ne dici della mia casa?-
-Piccola e modesta.- rispondo in modo secco, mi irrita il fatto che cerchi di divagare da quello che voglio sapere.
-Eh, cosa vuoi pretendere? - dice mentre stappa una bottiglia di liquore poggiata su un tavolino basso e si versa un bicchiere abbondante, e inizia a bere senza nemmeno chiedere se ne voglio anche io.  –D’altra parte io sono un uomo che vive da solo, il mio unico amico non è che un fantasma che vive giusto fuori da quella porta.-
-Allora mi rispondi alla domanda di prima?- dico scocciata.
-Quanta fretta, dai tempo al tempo, non mi sono ancora presentato anche se forse immagini chi io sia, no?-
Uncino. Penso subito.
-Mi chiamo James Scythe, ma credo che i tuoi amici di solito si riferiscano a me come Uncino.-
Ho un tuffo al cuore e deglutisco a fatica. Sì, è veramente lui. Mi viene in mente quando Will mi aveva detto le due cose più pericolose in cui potessi imbattermi qui in città. Ora mi trovo esattamente alla presenza di uno di sicuro, ma forse anche l’altro non è lontano, dunque ora mi trovo potenzialmente esposta a un grande rischio.
-Non mi dire che sei sorpresa! Chi altri potevo essere?- si alza e si viene a sedere in una sedia accanto a me in modo che possa guardarmi direttamente negli occhi.
-Fai bene a tenerci al tuo nome, perché è molto importante, lo sai?-
-Perché dovrebbe?-
Si alza e va verso una cassettiera e inizia a rovistare in uno dei cassetti. Mi giro e guardo ogni suo movimento allarmata. Torna al tavolo, si siede e mi allunga un pezzo di carta. Rappresenta un gioco dell’impiccato, in fucsia è disegnato l’impiccato completo e le caselle sono riempite a formare il mio nome. Suzanne. E sembra la calligrafia di Will. Guardo il foglio e non riesco a darmi spiegazioni, sono davvero confusa. Sposto lo sguardo dal foglio al viso di Uncino e lo trovo a fissarmi con un ghigno compiaciuto.
-Che significa?-
-Anche io ci ho messo un po’ a capirlo, sai? È una sorta di incantesimo, un po’ difficile da interpretare, proprio nello stile di Will Gould,ma  alla fine è stato lui a suggerirmi la soluzione in un certo senso.-
-Come l’hai ottenuto questo?- dico indicando il foglio che mi ha appena passato.
-La vuoi sapere la storia? Una delle poche volte che ce l’ho fatta a rientrare in città, sono riuscito a infiltrarmi nella casa di Will, proprio una bella casa ha, l’hai mai vista? Comunque rovistando un po’ nelle sue cose ho trovato quel disegno lì, tra l’altro in un posto abbastanza in bella vista, quasi sapesse che un giorno io sarei andato a casa sua e me lo avesse voluto far trovare facilmente. Tornato a casa non sapevo spiegarmi bene il perché avessi capito che fosse importante, l’ho studiato, sono tornato più volte di nascosto a casa di Will per trovare qualcos’altro magari tra i suoi appunti … e finalmente ho capito che questo- dice sventolandomi il disegno davanti. –è la chiave di tutto, è ciò che è in grado di tenere gli abitanti in uno stato di eterna giovinezza e libertà dalle loro paure, ma è così allo stesso tempo la chiave per distruggere tutto quello che Will ha creato. -
-È questo quello che vuoi fare?-
-Sì, distruggere questo luogo e riprendermi ciò che è mio ovvero mia figlia Wendy.-
-E non ti basta distruggere questo foglio?-
-Ti sbagli, questo è solo un mezzo, diciamo che è come un libretto illustrativo e contiene al suo interno parte dell’incantesimo e lega irrimediabilmente il tuo nome a una profezia di enorme potere, la distruzione. Capisci? Solo grazie a te si esaudirà! Ho dovuto aspettare talmente tanto tempo il tuo arrivo!-
-Come fai a sapere che sono io la Suzanne di cui si parla lì sopra?-
-Non ti deve importare, lo so e basta. Tanti segnali mi dicono che i tempi sono giunti, il mio amico ha ripreso a fare paura alla gente là fuori. Credo che anche Will sappia bene che tu sei la ragazza a cui ha legato il suo incantesimo. Anzi ti dirò di più, credo che Will in fondo abbia i miei stessi interessi e se ne sia approfittato lasciandomi un così facile accesso ai suoi segreti e ai suoi piani, lui ha stabilito che sarebbe arrivato un giorno per terminare tutto qui.-
-Ma che stai dicendo?- dico sbattendo i pugni sul tavolo. -Will ha creato questo posto per un motivo, va tutto bene qui, perché mai ora desidererebbe distruggerlo?-
-Ma è chiarissimo, mia cara. Lui è stanco  di accogliere branchi di disagiati e forse non gli interessa più di tanto l’immortalità se ha creato un incantesimo destinato in un qualche modo a finire.-
-Quindi in che modo hai intenzione di farla finita?-
-Ucciderti.-
Non riesco a rispondere o ribattere in alcun modo. Mi sento un nodo alla gola, fatico a deglutire  e sento solo tantissima paura dentro di me.
-Che c’è? Non te l’aspettavi? Uh sei delusa perché Will non è l’amico che credevi che fosse?- dice con un tono mieloso e fintamente dispiaciuto.
-Non può essere. Will non è fatto così. – riesco a dire a fatica mentre cerco di difendere il mio amico.
-Questo te l’ha fatto credere lui. Finge fin troppo bene la parte del ragazzo gentile e premuroso. Lui in realtà sapeva tutto sin dall’inizio, molto prima del tuo arrivo, forse anche prima della tua nascita, e ha lasciato che tu fossi la vittima sacrificale per il suo piano e che io ne venissi a conoscenza per aiutalo. Perché sai, devo sempre essere io a fare il cattivo, no? Will doveva coprirsi le spalle ed è talmente contorto che ha trovato anche il modo per far passare me per colpevole del ritorno della paura e della morte di tutti quei ragazzi così … innocenti?-
-Continuo a non crederti, Will me lo avrebbe detto in qualche modo. -
-Mi spiace che non l’abbia fatto, questo conferma solo le mie teorie. Beh me lo saprai dire un giorno nell’oltretomba se non avevo ragione io, no?-
-Va all’inferno.- rispondo a denti stretti.
-Con piacere dopo che ti avrò uccisa e avrò finito il mio lavoro qui prendendomi la mia rivincita.-
-Quando lo farai?- dico in tono serio e impassibile, cercando di non  dare a veder l’ansia.
-Non oggi di sicuro. Mi piace essere teatrale e ho intenzione di farlo con calma. A proposito, hai delle preferenze su come vorresti morire? Ti do alcuni giorni per pensarci eh? Ora vieni che ti porto nella tua camera.-

Mi slega e mi conduce al piano di sopra dove sul pianerottolo si aprono solo due porte e una finestra che da sul cortile.
-Di lì c’è la mia stanza e il mio studio, quindi non provare a fare qualcosa di strano perché ti tengo sotto controllo. E questa stanza invece è per te, volevo lasciarti un minimo di libertà e confort, non tradirmi.-
Apre la stanza, mi spinge dentro e, dopo avermi liberato le mani, chiude a chiave la porta dietro di me. Il tonfo della porta risuona nel vuoto della stanza, sembra segnare l’ora della mia morte e l’inizio del countdown per quel momento inevitabile. Nella stanza c’è un letto a baldacchino, solito tipo di arredo e moquette verde, nell’angolo dell’edificio c’è una torretta con finestre in circolo e davanzale per sedersi. Vicino al letto c’è una porta, la apro e mi ritrovo in un bagno stranamente spazioso rispetto alle dimensioni ridotte della casa e al centro c’ una grande vasca da bagno lucida sorretta da zampe di leone dorate. 

N.a. Titolo  dalla canzone Room 309.

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Capitolo 17
*** 17- I will never forget you ***


17- I will never forget you

Ne approfitto dell’enorme vasca da bagno per rilassare i nervi e riprendere la calma. Vado un po’ sott’acqua con la testa. Sarebbe facile affogare, no?  Però non posso, perché penso a lei, là fuori senza di me. Riemergo e resto a lungo avvolta nella schiuma e con la testa appoggiata al bordo liscio della vasca. Quando svuoto la vasca, rimango stesa sul fondo in posizione fetale, penso che questa vasca sia simile a quella della casa di Hannah. Mi stringo ancor di più le ginocchia al petto quando ricordo le nostre risate mentre siamo insieme in quella vasca, con lei che mi spruzza l’acqua sul viso, e i giochi con le bolle di schiuma. Dopo un tempo che sembra interminabile, mi decido ad uscire di lì, mi asciugo e poi mi butto sul letto.
Devo pensare a un piano per andarmene di qui prima che sia troppo tardi. Quello che mi ha detto Uncino mi ha lasciata turbata, e non so quando potrebbe mettere in atto ciò che vuol fare. Devo pensare, ma non riesco. Perché Will non mi ha detto nulla di tutto questo? Mi tormenta sapere che colui che consideravo un amico mi possa aver tradito, mi ha mentito anzi non mi ha fatto sapere proprio niente di ciò che poteva succedermi. Almeno sono  sicura che qualcosa per proteggermi lo farà, so che non è il tipo che sta con le mani in mano, soprattutto se è Hannah a spingerlo per intervenire. Chiudo gli occhi.
I will never forget you
Mi viene in mente questo pezzo bellissimo di Crickets. È come se Hannah fosse qui a cantarmela con la sua voce melodiosa, seduta accanto a me sul letto mentre mi passa una mano nei capelli. Riapro gli occhi e c’è solo il soffitto sopra di me. Mi accoccolo, come sono solita fare quando mi sento sola. So che Hannah non mi abbandonerà. Richiudo gli occhi, e inizio a scivolare nel sonno, i piani li lasciamo al domani.

Al mattino noto qualcosa che ieri l’oscurità celava: la finestra della stanza non è molto in alto, dà su un piccolo cortile, la foresta è subito lì e soprattutto proprio sotto il davanzale c’è uno stendi panni. Potrei provare a uscire dalla finestra e atterrare lì sopra. Può essere pericoloso, ma devo tentare, il volo non sarebbe poi così lungo. Mi siedo sul davanzale, mentre continuo a considerare le mie possibilità. A un certo punto noto Uncino attraversare il cortile. Scosto un po’ la tendina per vedere meglio, ha qualcosa in mano … la mia giacca! Si dirige verso una baracca in fondo al cortile. Si guarda attorno, come se sentisse osservato. Mi ritraggo subito dietro la tenda, sperando non si sia accorto che lo stavo spiando. Gira dietro l’angolo dell’edificio dove immagino ci sia l’ingresso. Spero solo che non distrugga la mia giacca a cui sono così tanto affezionata.

Tento il mio piano di sera, sperando nel favore del buio. Cerco di aprire la finestra senza far troppo rumore ma sembra impossibile. È come se nessuno l’avesse aperta da anni perciò la maniglia cigola, devo tirare con uno scatto per aprire l’anta col risultato che faccio un po’ di baccano e i vetri vibrano rumorosamente. Salgo sul davanzale. Resto un attimo esitante sul bordo, guardo sotto di me, il vento freddo di un temporale in arrivo mi sferza il viso e muove le tendine delle finestre. Non so se sono pronta a saltare. Potrei morire davvero, in modo inglorioso e darla vinta a Uncino.  Ho paura, il buio sotto di me sembra infinito, ma so che il mio obiettivo deve essere lì a pochi metri.
Trasalisco quanto sento la porta  aprirsi. Trattengo il respiro, non mi ha vista subito, deve aver prima notato il fantoccio di cuscini che ho messo sotto le coperte.
-Cosa credi di fare?- sobbalzo e mi sento percorrere la schiena da un brivido, per poco non scivolo giù dal davanzale.
-Vuoi facilitarmi il compito? Accomodati.-
Mi giro a guardarlo.  -Niente affatto. Non ti aiuterò mai a fare qualcosa. Non è come pensi.-
-Ah no? Quindi che vuoi fare? Se non ti vengo a prendere io, ammesso che saltando giù tu riesca ad andartene illesa, ci sarebbe il mio amico ad aspettarti a braccia aperte. Sappiamo bene entrambi che a te non piace incontrarlo, no? Peccato che tutta la foresta qui attorno sia la sua casa. Forse faresti meglio a startene qui.-
Mi giro di nuovo verso il buio, dandogli le spalle, e inizio a prendere la spinta. Non mi importa delle sue parole e di quel che potrebbe esserci.
-Oh, suvvia, non saltare. Non lo vuoi fare sul serio vero?-
-Perché non dovrei?-
Vado, i miei piedi si staccano dal davanzale, sento Uncino urlare un “No” secco e correre verso la finestra spalancata ma è troppo tardi.

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Capitolo 18
*** 18- Up and down the window ***


18- Up and down the window

Salto nel vuoto fuori dalla finestra. Il volo è breve, il mio corpo fende l’aria velocemente. Spero di atterrare bene e nel punto dove avevo previsto. L’impatto della caduta è forte, mi poteva andare peggio, avrei potuto cadere direttamente a terra o finire impalata. Riesco ad atterrare in parte sui fili dello stendi panni, è già qualcosa che abbiano retto il mio peso ma tagliano come rasoi. Sono impigliata, sento i miei arti prendere strane angolazioni con esplosioni di dolore. Dopo un po’ che mi dimeno, cado pesantemente a terra. Sono per un attimo paralizzata dal dolore, ma devo alzarmi: ci riesco piano facendo leva con le braccia. Impreco sperando di non essermi rotta nulla, arranco verso quella specie di capanno in fondo al cortile mentre inizia a cadere la pioggia. So che il mio Callous Heart deve essere lì dentro, non me ne posso andare senza. Mi devo nascondere prima che lui mi raggiunga, del resto nelle condizioni in cui mi sono ridotta non potrei andare molto lontano, e forse ha ragione lui,se vado nella foresta potrebbe esserci The Stranger ad aspettarmi a braccia aperte. Arrivo alla porta e quasi mi ci accascio sopra mentre cerco con mano tremante di far girare la maniglia. La porta si apre cigolante, la mia giacca col Callous Heart è lì appesa in bella vista, quasi come se lui avesse voluto che io la trovassi. Chiudo la porta dietro di me e corro a prendere la giacca, per fortuna c’è ancora il cellulare in tasca.  Compongo il numero di Hannah, so che lei risponderà subito, probabilmente è stata tutto il tempo col telefono in mano aspettando una mia chiamata. Mi nascondo dietro a delle pile di scatoloni, lei riceve la chiamata al primo squillo.
-Hannah …  aiutami!- dico ansimante.
-Dove sei?!-
-Non lo so,una casa in mezzo alla foresta, Uncino mi ha rapita … ma non so dove potrei essere.-
-Lo so io dove sta quel bastardo!- è la voce di Ian che sta imprecando, sono felice che anche lui mi stia cercando, nonostante l’ultima volta fosse arrabbiato con me. Anche la sua voce è molto concitata e preoccupata. Devo essere in vivavoce e sento in sottofondo la voce degli altri.
-Forza Ian, dannazione fa partire questa macchina!- urla Hannah isterica.
-Hannah …- dico piano, mentre le lacrime iniziano a rigarmi il volto, e vedo un’ ombra allungarsi sul rettangolo di luce ritagliato sul pavimento dalla finestra. L’ombra è lunga, ma presto lui sarà qui, mi nascondo ancor di più.  – Hannah non credo che sarò viva ancora per molto, lui mi vuole uccidere, non so come e quando… - ora sto singhiozzando e sento dall’altra tra parte Hannah che esclama un “No” secco.
-Addio Hannah.- interrompo la comunicazione mentre lui spalanca la porta. Mi copro la bocca con una mano per interrompere il pianto.
- So che sei qui.- Spero non mi senta o non mi veda mentre cerco di strisciare verso la porta. Riesco a correre fuori dalla porta, mi dirigo verso la foresta, è difficile perché mi fa male una gamba e il terreno sta diventando scivoloso per la pioggia. I rami sembrano braccia tese verso di me e di colpo un lampo illumina esattamente davanti a me il profilo del Coccodrillo. Cado  in ginocchio  sul terreno fangoso e mi sembra che la sua immagine sia moltiplicata tutto attorno a me come da mille specchi. Non mi resta che corre indietro e tornare alla mercé di Uncino.  Mi ritrovo chiusa ancora nella stanza, mi siedo a gambe incrociate sul pavimento, al centro della stanza e aspetto che succeda qualcosa. Il temporale si sta scatenando là fuori con tuoni e lampi, ma riesco a distinguere bene il rumore dovuto all’arrivo di un’auto accompagnato da una brusca frenata e un po’ di trambusto.  I miei occhi si illuminano, finalmente sono arrivati.
La porta viene sfondata ed appare Will sullo stipite, con i lunghi capelli neri fradici e scompigliati.  Mi sorride e corre ad abbracciarmi tenendomi stretta a sé, Will è dolce come sempre, non è affatto come lo dipinge Uncino.  Subito dopo entra Hannah, mi abbraccia, mi prende il viso tra le mani e continua a guardarmi. Non stacca gli occhi da me, è preoccupata e cerca di capire se sto bene,mi passa un dito su un livido sulla guancia.
-Cosa ti è successo?- ansima mentre inizia a baciarmi con una passione violenta e quasi possessiva, come se da troppo tempo sentisse la mancanza delle mie labbra.
-Ehmm … Ragazze mi spiace interrompervi ma non mi sembra il caso di stare qui,è meglio andarcene … - dice Ian un po’ scocciato, lo guardo da sopra la spalla di Hannah e vedo ancora un po’ lo sguardo amareggiato che ha da quando ha scoperto la mia relazione con Hannah.
Hannah mi aiuta ad alzarmi in piedi e mi mette un braccio attorno al collo, e anche Ian aiuta a sorreggermi cingendomi un fianco. Percorriamo il corridoio e scendiamo le scale. Oliver e Dan sono in salotto e cercano di tenere James Scythe immobile. Sean  invece è fuori e aspetta sulla macchina. Sono felice perché tutti loro sono venuti per me.
-Non finisce così.- dice Uncino con un ghigno in faccia. –Finché siete in casa mia, fuori dal vostro territorio, le regole le do io e voi non potete avere molto potere qui.-
Sulla porta d’ingresso compare The Stranger nel suo lungo mantello a bloccare l’uscita. James Scythe gli fa un cenno con la testa e dice: -Ci vediamo alla torre dell’orologio … ah e dite addio alla vostra amica.- Intanto una nebbia nera ha iniziato a serpeggiare per la stanza bloccando i movimenti di tutti e avvolgendo me e Uncino. Mi sto smaterializzando in uno spazio-tempo, vengo strappata dalle braccia dei miei amici e scompaio. Le ultime cose di cui ho percezione è Hannah che grida: -Presto, non c’è più tempo, dobbiamo andare là e in fretta.- e delle urla di dolore di Ian come se fosse stato trafitto dalla presenza oscura del demone che una volta lo aveva tormentato.

N.a. titolo dalla canzone Suzanne

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Capitolo 19
*** 19- We'll die holding hands ***


19- We’ll die holding hands

Mi ritrovo in un luogo che non conosco, una stanza molto stretta, circondata da finestre. Il temporale fuori si è calmato, non piove quasi più ma il cielo è ancora nero come la pece. James Scythe appare di fianco a me, materializzandosi da una nube nera. Scatta  verso di me e mi afferra per le braccia, vorrei dimenarmi ma non ho la forza di lottare. Sono sconfortata dall’idea che sia sempre lui a vincere. Uncino tira un calcio forte a una delle finestre mandandola in frantumi, continua a calciarla per rompere bene i pezzi di vetro e poi saliamo sul davanzale. Lui è in posizione abbastanza sicura ma io sono proprio sul bordo del cornicione. Una spinta e farei un altro volo, molto più alto di quello che avevo tentato prima. ..Sì siamo molto in alto.
Ai piedi dell’edificio stanno correndo a radunarsi tutti i ragazzi e le ragazze che abitano in città, attirati dal trambusto o forse chiamati a raccolta dai membri della band.  Poco dopo infatti arrivano in auto e scendono velocemente: Oliver e Sean si precipitano dentro all’edificio, mentre gli altri si fanno largo tra la folla e guardano in alto verso di noi. Si sentono i passi veloci dei ragazzi che corrono su per le scale metalliche della torre. Uncino mi fa un ghigno diabolico e compiaciuto. Dentro di me spero che arrivino in tempo ma ho così tanta paura perché inizio già a sentire poco il pavimento sotto i piedi,abbasso lo sguardo e vedo che le mie Vans nere sono per metà nel vuoto.
- Lei morirà e voi morirete con lei.- esordisce Uncino praticamente urlando per farsi sentire dalle persone laggiù ai piedi dell’edificio,in realtà non ce n’è bisogno perché tutta la città sembra essersi immobilizzata e ricoperta di un silenzio tombale in cui galleggiano emozioni di paura, ansia, preoccupazione, attesa.
La porta si spalanca ed entrano Oliver e Sean e stanno venendo verso di noi ma James Scythe inizia a urlare ancor di più: - Fermiii!!!- allunga una mano per intimarli ad arrestarsi e intanto si china per terra. Forse so che vuol fare …
-Un solo passo, fate un solo passo e io la ammazzerò all’istante! Non muovetevi e lei morirà comunque!- dice con voce ferma e poi scoppia in una risata sadica mentre si tira su e con uno scatto fulmineo mi punta un pezzo di vetro alla gola.  Lo scorre appena sulla mia pelle, quel tanto che basta per farmi provare un dolore bruciante e sentire il sangue che cola dalla ferita. Immagino di vedere la scena dall’esterno e penso alla sofferenza che provano per me i miei amici, Hannah e i due ragazzi saliti quassù. Inizio a piangere e li guardo con occhi pieni di paura e sconforto, l’eyeliner di Sean è colato per lacrime di rabbia, e lo sguardo di Oliver non lo riesco a reggerlo, ma non posso nemmeno abbassare gli occhi per cercare giù la mia Hannah dato che ho quel vetro piantato nel collo, sento che Uncino sta facendo pressione. Lo sguardo di Oliver è uno sguardo frustrato e impotente, mi guarda indeciso se fare quel passo o restare lì immobile ad aspettare che le cose accadano. Sa che con la sua statura gli basterebbe un piccolo passo per raggiungerci e allungando un braccio ci potrebbe allontanare  da quella finestra, so che vorrebbe salvarmi. Attraverso le lacrime lo imploro con lo sguardo di non farlo, preferisco fare un altro volo dalla finestra più che morire sgozzata.  Ancora uno strappo e poi Uncino lancia nel vuoto quel pezzo di vetro accompagnato da una scia di schizzi del mio sangue. Sento da sotto un urlo di Hannah, è là che si stringe dal dolore e cerca di trattenere le urla portandosi una mano alla bocca, Will e Dan sono stretti a lei per reggerla in piedi.
-Bravi, davvero bravi ragazzi. Hai seguito bene le istruzioni, Oliver giusto?-
Oliver contrae la mascella e stringe i pugni per trattenersi dal saltargli addosso all’istante.
-Bene, abbiamo indugiato anche troppo direi.-
Oliver gli lancia uno sguardo di fuoco e ringhia: -No, non puoi farlo.-
Quasi non me ne accorgo, ma James Scythe mi spinge e mi trovo ancora a volare nel vuoto, una caduta che sembra infinita e si trasforma in un incubo. Il vento fende il mio corpo e cerco di ripararmi la testa con le mani, soprattutto cerco di coprire gli occhi da quello che mi si sta parando davanti. Ognuno dei volti delle persone che tendono le mani verso l’alto per afferrarmi si è trasformato nel viso pallido di The Stranger, ma i loro occhi sono infuocati e le mani sono neri artigli. Un esercito uguale di quel mostro, urlo ancor di più. Il terreno è sempre più vicino e loro pure. Nella folla si crea un cratere, un vuoto come un buco nero. Io cado in quel nero. Un tonfo e non percepisco più nulla.

Apro gli occhi. C’è solo una fitta nebbia attorno a me. Provo a muovermi, dovrei sentire il mio corpo, provare dolore o qualcosa, il problema è che non sento assolutamente nulla. Non mi sembra di possedere un corpo, è come se fossi sospesa in questa nebbia. Credo di essere morta e questo deve essere l’oltretomba. E ho paura. Non appena penso alla paura tutto diventa ancor più buio, come tinto d’inchiostro nero. Allora  questa deve essere la sensazione di cui mi parlava mia madre riguardo all’arrivo nell’Oltretomba, devo concentrarmi per vedere se riesco a visualizzare qualcosa attraverso questa nebbia. Questo pensiero mi fa bene perché inizio come a risentire la presenza del mio corpo, mi sembra ora di poggiare su qualcosa di solido e inizia ad esserci luce, anzi non è una luce qualunque è del colore turchese dell’acqua che ho visto alla pozza dei morti.
-Suzanne.- come non riconoscere quella voce? Mi giro di scatto.
-Mamma, sei tu?- lei è proprio dietro di me e mi abbraccia.
-Mamma sono morta?-
-Non ancora in realtà, hai tu la possibilità di scegliere.-
-In che senso?-
-Hai la possibilità di tornare tra i vivi. Vedi? Ora siamo esattamente sotto alla pozza dove c’è il portale tra il regno dei vivi e dei morti, se riesci a risalire tornerai lassù e in questo modo potrai salvare tutti gli abitanti di Southampton. Se invece fallirai perché ti lascerai sopraffare dalla paura, questo nero che ci circonda, allora anche lassù lascerai che The Stranger si riprenda le loro vite. Se tieni ai tuoi amici, devi essere forte in questo momento, scegliere di vivere e tornare da loro, non devi desiderare di stare qui con me, tutti loro sono più importanti di me in questo momento, io sono morta ma loro hanno ancora il diritto di vivere. Se ti concentri puoi sentire le loro voci che ti cercano … non lasciare che la paura ti blocchi qui.-
-Grazie mamma.- l’abbraccio forte.
-Ora devi andare, smettila di esitare altrimenti sarà troppo tardi.-
Il cerchio di pece nera attorno a noi si sta stringendo. Inizio la mia risalita, è come nuotare, ma la distanza non sembra mai accorciarsi, l’acqua è fredda e le gambe sono pesanti come trascinate giù da un peso. Mia madre però ha ragione, riesco a sentire le voci dei mie amici, e quasi riesco a visualizzare la scena. Il mio corpo apparentemente senza vita è disteso sull’asfalto, c’è del mio sangue sparso in giro, una folla di persone tutt’attorno.
-Fate spazio.- dice Dan spingendo un po’ i ragazzi indietro.
 Hannah e Ian sono inginocchiati di fianco a me.
-Suzi,Suzi non mi abbandonare, so che sei lì, ce la puoi fare.- Hannah sta piangendo, è la prima volta che la sento piangere, e lo sta facendo per me. Mi da forza per fare un’altra bracciata verso la superficie.
Hannah e Ian prendono ciascuno una delle mie mani, ed è come se mi trasmettessero il loro calore. Mi sembra ora di avere del fuoco al posto delle mani e grazie a questo riesco a spingermi sempre più facilmente.
Ora si aggiunge anche un’altra voce e la sento molto più vicina.
-Suzanne, ci sono qui anche io. - è Will, è inginocchiato sul bordo della pozza d’acqua e deve aver corso per arrivare qui.
-Forza, Suzanne, è la tua battaglia.- la presenza di Will mi da coraggio ma al tempo stesso mi blocca, ricordo di essere un po’arrabbiata con lui, ma in fondo non ho mai perso la fiducia in lui e negli altri. Ho sempre pensato che fosse Uncino ad aver mentito, ma le sue parole mi avevano istillato comunque un po’ di risentimento verso Will e lui deve aver capito quello che sto provando ora e non vedendomi riaffiorare inizia a dire: - Scusami tantissimo Suzanne, avrei dovuto dirtelo prima dell’incantesimo legato al tuo nome, avrei dovuto dirtelo che lui un giorno avrebbe potuto volerti uccidere per veder morti tutti noi, ma sai quello che Uncino non sa? Che tu non sei solo la chiave per distruggerci, ma sei anche la nostra ancora di salvezza. E Suzanne, se decidi di lottare, sarà lui a fallire. Non ti ho detto nulla perché temevo che mettendoti a conoscenza della potenzialità e del pericolo che comportava il tuo destino, saresti stata influenzata in qualche modo, e io non volevo che te ne andassi perché ho sempre confidato che tu potessi essere quella giusta per sconfiggere Uncino, una volta per tutte. Ho sperato che tu diventassi la ragazza forte che mi hai mostrato di essere sin dal nostro primo incontro. Io credo in te.-
Riesco a emergere con una mano dalla superficie dell’acqua e poi con anche la testa, mi sembra di tornare a vivere dopo un lungo periodo di apnea. Faccio un forte respiro a pieni polmoni. Il mio spirito dice a sé stesso Will ce l’ho fatta, hai visto? Sono molto felice, ma di colpo vengo trascinata pesantemente in basso e tutta l’acqua diventa nera. Che diamine sta succedendo?
Will urla:- Suzanne!!! Che succede!?!?!-
Lo vorrei sapere pure io e mi arrabbio quando sento che la causa sono state delle parole dette da Ian.
Grazie Ian,ero quasi riuscita a tirarmi fuori. Ma accidenti a te e alla tua sfiducia.
-È passato troppo tempo, non ce la farà mai. Ormai l’abbiamo persa.- e mi lascia la mano. Intanto io mi sento affondare sempre di più in questo mare nero e viscoso, le forze mi abbandonano se i miei amici smettono di avere speranza, del resto è quello che Uncino voleva. Lo sa che io senza il loro aiuto non posso continuare a lottare. Fatico a muovermi.
-No.- ringhia Hannah con rabbia. – Ian cosa stai dicendo!? Non finisce così. Non … non può andare così! Suzi io so che ce la farai.- si china prendendo il mio volto tra le sue mani calde e inizia a baciarmi con intensità,incurante che il mio corpo sia ormai gelido e imbrattato del sangue che ho perso dal naso e dalla bocca durante l’impatto con l’asfalto, e dalla ferita sul collo . Mi bacia sempre più forte quasi con disperazione e rabbia,non riuscendo ad ammettere la possibilità di perdermi. È come se a ogni bacio soffiasse vita dentro di me, quel calore che avevo sentito dalla sua stretta di mano, ora partendo della mia bocca fluisce in tutto il mio corpo. Lo riesco a immaginare come un fuoco che al posto del sangue scorre luminoso nelle mie vene in modo capillare diffondendo in me molta energia. Mi sento più forte e riesco a riemergere fin con il busto, riesco anche a gridare il nome di Will, che è ancora lì paziente e preoccupato della mia sparizione sott’acqua.
-Aiutami- dico, tendendo una mano verso di lui.
-Non posso intervenire, devi fare da sola ma ormai ci sei quasi, basta un ultimo sforzo.-
Finalmente nuotando dal centro della pozza, riesco a spingermi fino al bordo e tirarmi fuori dall’acqua dei morti. Sono in piedi di fronte a Will, o meglio è la mia anima a trovarsi lì. Sorrido.
-Sono tornata.- dico con voce esausta ma comunque determinata.
-Sono orgoglioso di te, l’ho sempre saputo che saresti stata in grado di superare questa prova. Hai un’aura bellissima, il rosso indica che il tuo animo è rivolto al bene. Grazie di averci salvati.- Mi osservo e vedo che attorno a me risplende un alone rosso. –Ora puoi tornare nel tuo corpo.-
Will si sfila la giacca e me la mette attorno. Mi sento come risucchiare verso l’altro e scomparire.

Apro gli occhi di scatto e respiro a pieni polmoni questa volta per davvero, ed è davvero la sensazione più bella sentirsi vivi.
-Hannah.- sussurro con le poche forze che mi restano.
-Suzanne.-  Hannah mi stringe a sé, piangendo, le sue lacrime calde bagnano il mio viso. – Come sono contenta che tu sia ancora qui. Non ti ho mai abbandonata un istante.-
Chiudo gli occhi e perdo i sensi, sentendomi al sicuro tra le sue braccia.

 

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Capitolo 20
*** 20- I choose to live ***


20- I choose to live

Mi sveglio in un letto di ospedale e mi serve un attimo a mettere a fuoco le persone attorno a me.
Hannah è seduta sul letto, mi tiene una mano,noto che il mio braccio è collegato a una flebo e a un monitor che segna i parametri vitali.
-Credevamo che non ti saresti più svegliata.-
Mi metto a ridere anche se mi provoca una fitta di dolore al torace e alla gola.
-Che è successo di preciso?-
-Uncino ti ha buttata giù dalla torre e nonostante ci fossero un sacco di persone pronte a prenderti, si è creato come un buco vuoto nel punto in cui saresti caduta a causa dell’arrivo del Coccodrillo. Noi siamo rimasti accanto al tuo corpo inerte mentre Will è andato a cercare la tua anima nel Club dei morti. Uncino è stato fermato da Oliver e Sean ma nel momento in cui ti sei risvegliata è praticamente finito in cenere e The Stranger è rimasto confinato permanentemente fuori dalla città, quindi non ci dobbiamo più preoccupare di loro due. Infine ti abbiamo portata qui perché avevi perso molto sangue e hai un bel po’di ossa rotte tra cui alcune costole e un braccio. L’importante però è che sei ancora viva tra noi.- dice Hannah tutto d’un fiato come se stesse leggendo dei punti di una lista, poi si china a baciarmi leggermente sulle labbra.
Lancio uno sguardo alla  stanza: ci sono anche Will e gli altri membri della band.
-Grazie a tutti voi ragazzi, non sarei mai uscita da quel pozzo nero se non avessi percepito la vostra presenza, anche se Ian sarebbe rimproverabile per un po’ di sfiducia sul finale.-
-Eh sì Ian, a quanto pare per colpa tua la stavi facendo affogare di nuovo e mandando tutto a puttane qui!- commenta Will ridendo e tirando una gomitata a Ian.
 –Vorremmo farti conoscere una persona che credo ti darà risposte definitive a tutta questa faccenda. Vi lasciamo sole.-dice Will,poi escono tutti ed entra una ragazzina bassa, con una frangia dritta e lisci capelli corvini, e una perfetta linea di eye-liner a coda di gabbiano. Il suo viso è abbastanza simile al mio e sì, la riconosco è la ragazza raffigurata sulla copertina dell’EP dei Creeper, The Stranger e che si vede in alcuni video delle canzoni. Si siede dove prima c’era Hannah e si presenta.
-Sono Madeline. Mi spiace per quello che ti ha fatto mio padre.-
Allora è lei la figlia di Uncino!
- Pazienza, l’importante è che non sia riuscito del tutto nel suo intento, ho solo preso molta paura quando mi ha rapita e gettata nel vuoto.-
-Sono davvero desolata, ancora non riesco a capire come possa essere arrivato a tanto, solo per vendicarsi delle persone che mi hanno aiutato a fuggire da lui.  In fondo era un uomo buono, ma è sempre stato un po’ oppressivo e violento. Sai com’è andata tutta la storia?-
-No, so solo che è molto ricorrente il tema di Peter Pan.-
-Esatto. Will ha sempre adorato quella favola e il fatto che il soprannome che mi dava mio padre fosse Wendy, beh ha stimolato la sua creatività per creare il suo concept personale.- ride tra sé e sé.- All’inizio io ero solo  una ragazza che sentiva il peso del mondo sulle sue spalle, senza madre, un padre severo e violento e dei fratelli più piccoli da gestire. Uscivo sempre insieme a dei ragazzi, mio padre pensava fossero una compagnia malfamata, in realtà erano gli unici che si prendevano cura di me. Will era tra loro, solo un ragazzo con una band  conosciuta appena in qualche locale della città. Mi è sempre piaciuto il fatto che fosse un gran sognatore e soprattutto che fosse ambizioso per rendere reale ciò che desiderava.-
Guardo il viso della ragazza, è completamente assorta nel suo racconto, che sembra avvenuto secoli prima.
-Will mi prometteva che mi avrebbe portata via dalle mie preoccupazioni, in un posto dove non ci avrei più dovuto pensare. Non sapevo però dove saremmo potuti andarcene. Will si vantava anche si essere un grande mago e un giorno mi disse che stava lavorando alla creazione della nostra “Isola che non c’è”. Era il mio sogno, un luogo senza tempo, lontano da mio padre, in cui vivere con i miei amici. Avevo paura però … non credevo che Will ce l’avrebbe mai fatta, come poteva eludere il controllo di mio padre?  Come sai, mio padre era un investigatore e si occupava anche lui di magia e paranormale, ma con l’intento di stanarla e talvolta distruggerla. Will però ci è riuscito e mi ha portato con sé. Non so come mio padre abbia fatto,ma anche lui ci ha raggiunti  nella Southampton parallela creata da Will, passando per la stanza 309 e facendo credere al mondo di essere scomparso. Siamo riusciti a confinarlo fuori dalla città, per me è stata una scelta difficile ma d’altra parte per come mi aveva sempre trattata se lo meritava.  A volte tornava in città, ma di solito stava nella casa dove sei stata portata. Io non l’ho più voluto rivedere.-  fa una pausa nel suo racconto. -Nel frattempo ha iniziato a complottare ed  allearsi con l’altro nemico sconfitto, le paure che ci paralizzavano di notte. Le paure che avevano preso la forma di un mostro che visitava me, Ian, Will e molti altri. È normale avere delle paure ma quando non sai come gestirle diventano soffocanti, ed è questo ciò che The Stranger rappresentava.-
-Hai ragione.- dico. Ci sorridiamo timidamente.  –Quindi tu stavi insieme a Will? Adesso però non mi sembra.-
-Sì, è così. Col tempo mi ero innamorata di Will perché mi dava fiducia per credere che tutto è possibile, e l’ho sempre seguito in tutto, volentieri, sì perché mi fidavo ed era il primo ragazzo di cui mi fossi innamorata. Si sa che la prima storia non si dimentica mai e con lui è stata speciale.- sorride mentre lo dice, probabilmente pensando ai momenti passati con lui. -Ancora adesso provo moltissimo affetto per lui, solo che col tempo le cose cambiano, dovevo occuparmi comunque dei miei tre piccoli fratelli rompiscatole che ho portato qui con me, e poi ho conosciuto altre persone. Will è più quel ragazzo che passa il tempo a prendersi cura degli altri, di tutti quelli che sono qui, dando il suo affetto a tutti in modo uguale, come fa un fratello maggiore. Capisci che a un certo punto, per quanto gli fossi grata per tutto quello che ha fatto per me, sentivo il bisogno di una relazione più esclusiva, con qualcuno che mi dedicasse tutto il suo tempo e non fosse diviso dai mille impegni richiesti dal suo ruolo di  controllare che in città vada tutto bene e allo stesso tempo far parte della band. Capisci?  Però per te non è così, giusto? Non ti dà fastidio sentirti gli occhi di tutti addosso quando hai una relazione con un membro della band? Cioè tutti ora sanno di te e Hannah, dopo che lei ti ha baciata l’altra sera … -
-Forse è stato così all’inizio, quando volevamo capire i nostri sentimenti e goderceli lontano dai riflettori. Poi man mano le persone hanno iniziato a saperlo,  per noi non era più un problema perché amarci è qualcosa di naturale e non ci importa più di cosa potessero pensare gli altri. Per il resto poi io e Hannah riusciamo a passare molto tempo insieme, forse lei è un po’ meno impegnata di Will. -
- Può darsi. Sono contenta che voi riusciate a stare bene assieme. Avresti dovuto vedere com’era preoccupata dopo che sei caduta sull’asfalto quasi senza vita. E per tutto il tempo che sei rimasta addormentata qui in ospedale, ha continuato a camminare avanti e indietro per la stanza aspettando il tuo risveglio, e intanto ha fatto venire un gran mal di testa a Will che invece è sempre stato seduto lì su quella poltroncina-
Sorrido immaginando la scena. Restiamo un po’ in silenzio poi lei si alza.
-Me ne vado, immagino che sarai stanca.-
-Aspetta, posso farti ancora qualche domanda?-
Si ferma e torna verso di me. -Certo.-
-Come faceva Will a sapere che ero proprio io la ragazza prescelta?-
-Innanzitutto il destino legato al tuo nome lo conoscevamo solo io e Will, perciò ero l’unica con cui ne parlava. Will sapeva solo che la ragazza prescelta si dovesse chiamare Suzanne, nient’altro. Vedi, ne sono arrivate tante di ragazze col nome Suzanne, Will come sempre ascoltava le storie di chi arrivava qui. Lui è bravissimo a studiare le persone. Molte in realtà non si chiamavano veramente Suzanne ma si erano fatte cambiare il nome dopo essere diventate fan dei Creeper. Quindi queste non potevano essere, in altre invece Will non vedeva abbastanza potenzialità. Poi sei arrivata tu: Will mi ha confidato che faceva fatica a leggerti e che dimostravi di essere abbastanza coraggiosa. Dopo che la presenza di The Stranger in città si è intensificata e Ian  ha creato per questo tutto quel trambusto, Will ha capito che ormai era quasi giunto il momento decisivo e che tu eri quella giusta, allora ha ritenuto importante mettere al corrente della situazione anche gli altri membri della band, non solo permetterli in allerta e lasciare che si compissero le sue previsioni, ma anche per essere pronti a proteggerti.-
- E come hai reagito … no,  non so come dirlo, date come sono andate le cose, non ti dispiace per Uncino, in fondo era tuo padre no?-
-Sì, hai ragione, e un po’ mi dispiace,era mio padre nonostante tutto quello che ha fatto.- fa una pausa. – Però è giusto così, un giorno sapevo che sarebbe successo. Mi ero già abituata ad allontanarlo dal mio cuore, è questa la fine dei padri che sono troppo oppressivi e che credono di sapere quale sia il bene per le loro figlie: restare soli e delusi, perché le figlie un giorno o l’altro si ribelleranno e se ne andranno via. Io ho fatto esattamente così. -
-Grazie Madeline,a presto.- 

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Capitolo 21
*** 21- The Midnight Kids ***


21-The Midnight Kids

I mesi sono passati ed è già arrivato Halloween, uno degli eventi più attesi dell’anno qui perché viene festeggiato grandiosamente come in Nightmare before Christmas.
-Suzi!- mi chiama Hannah dall’altra stanza –Io sono quasi pronta, vieni a prepararti anche tu!-
Hannah è seduta davanti allo specchio tondo del bagno e sta finendo di sistemarsi il trucco, ma non la vedo bene in faccia. Noto che ha un ampio vestito nero in stile gotico, con un corsetto stretto e ricami viola. Si gira verso di me e mi sorride.
-Che ne dici?-
-Sei bellissima.- non riesco a dire altro.
-Bellissima? Con un Chelsea Smile??-
-Lo sai, per me tu sei sempre bella, anche con un taglio in faccia che va da parte a parte. L’hai fatto molto bene, sembra davvero reale! Voglio essere tanto  bella e spaventosa come te.-
-E lo sarai.- finisce la frase Hannah. -Come vuoi vestirti? Ti consiglio qualcosa di comodo per stasera.-
-Sai già cosa ci sarà stasera?- dico esaltata.
-Sì, essere la migliore amica di Will ha i suoi vantaggi, però ti devo tener sulle spine perché altrimenti ti rovinerei la sorpresa. Aspettati qualcosa di grande, e sono sicura che ti piacerà.-
Seguo il suo consiglio, vestiti comodi, minigonna a balze con calze a rete e stivaletti, poi mi faccio truccare il viso da Hannah. Opto per una maschera da teschio messicano: Hannah è davvero una maestra in queste cose e guardo il mio riflesso nello specchio mentre lei sistema con cura ogni dettaglio. La base bianca, le ombre scure per scavare le guance, il contorno occhi colorato con fucsia e viola e delle perline adesive. Infine mi fa un’acconciatura raccolta che lascia scendere solo le mie ciocche viola, completando il tutto con un cerchietto di rose nere spruzzate da brillantini viola.
Hannah si allontana un attimo per guardarmi meglio.
-Sì, sei bellissima anche tu. Ora possiamo andare alla festa.-
Per le strade ci sono diversi percorsi segnati da lanterne fatte da zucche intagliate messe sui davanzali, che conducono tutti all’enorme casa di Will. Il cancello è aperto e anche tutto il giardino è pieno di zucche luminose e popolato da ragazzi travestiti in tutte le possibili figure della storia dell’horror. Scendiamo nella spianata dietro la casa di Will: è già affollata, gli alberi sono ricoperti da ragnatele iridescenti e illuminati da tenui luci viola e rosse. C’è anche un grande falò al centro, e oltre le volute di fumo riesco a scorgere un palcoscenico, però è sicuro che non saranno i Creeper a suonare stasera.
Hannah senza mai lasciarmi la mano, mi guida in una buona posizione vicino al palco e rimaniamo lì ad aspettare.
Will,truccato da vampiro in modo da far sembrare ancor più pallida la sua pelle, si avvia verso il centro del palco, illuminato dai riflettori, e prende il microfono tra le mani.
-Benvenuto popolo di Halloween!- si alzano boati dalla folla ma Will li placa con un gesto della mano. – sono contento di vedervi numerosi, vampiri, streghe e mostri di ogni genere, perché stasera ho una grande sorpresa per voi!- altre grida da parte del pubblico. - Sono venuti qui dei nostri amici, un amico in particolare che ha sempre creduto in noi, e all’inizio ha sostenuto il successo della nostra band. È qui dietro nel backstage, vogliamo fargli sentire il nostro grazie?- la folla risponde a Will con grida più alte di prima. –Bene allora siete pronti a scoprire questa sorpresa? Non vi dirò chi sono, vediamo se avete già capito. Vi lascio riconoscerli dalle prime note!-
Will si allontana dal palco e su tutta la gente raccolta nella spianata cala un religioso silenzio, un silenzio pieno d’attesa per quello che verrà fuori dal palco ora sommerso nel buio.
Iniziano alcune note di piano forte, sono così famigliari, gli occhi mi si illuminano. Poi parte la schitarrata insieme a delle colonne di fuoco e il palco viene illuminato. Tutta la folla in quel momento inizia ad esclamare di gioia e anche io sto gridando a pieni polmoni. Non ci credo, devo star sognando, sto sentendo per davvero l’intro di Coffin? I Black Veil Brides sono veramente qui! Andy Biersack salta fuori da dietro le quinte e inizia a cantare con la sua voce potente e graffiante. Come tutti attorno a me, sto saltando e cantando ogni parola a squarciagola. Per l’occasione i membri della band si sono vestiti come nell’era di “Set the world on fire”, vestiti di pelle con le borchie e  le loro fantastiche warpaint. Mi sembra di star vivendo un sogno.  Lo show va avanti con molte delle mie canzoni preferite tra cui Rebel Love Song Sweet Blasphemy, Wretched and Divine, Fallen Angels, Shadows Die, Rebel Yell. Ogni tanto io e Hannah ci lanciamo degli sguardi d’intesa compiaciuti, credo che non mi abbia mai vista così felice ed esaltata, ma credo anche  che sapesse benissimo che portandomi qui mi avrebbe regalato una notte magica. Il concerto finisce con In the end e Goodbye Agony. Le luci iniziano a calare accompagnando le ultime vibrazioni della voce di Andy. Il silenzio che aveva accompagnato le ultime note viene rotto dagli applausi e dalle grida della folla che continuano per lunghi minuti.

N.a. titolo da Black Rain

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Capitolo 22
*** 22- Eternity In Your Arms ***


22- Eternity in your arms

Dopo il concerto la folla si disperde in tanti gruppetti nel prato, ridendo, bevendo e fumando. Io faccio un giro lì attorno, seguendo Hannah che mi tiene per mano. Vediamo che Ashley, da buon donnaiolo, è seduto sotto un albero con le braccia attorno al collo di due ragazze rosse di capelli che gli versano in bocca un cocktail azzurro e  gli accarezzano il tatuaggio con la scritta “Outlaw” sul suo addome ancora scolpito nonostante la sua età. Poco più avanti c’è Jake, inseparabile dalla moglie Inna e da suo figlio, sta raccontando a un gruppo di fans sedute attorno a loro degli aneddoti assurdi successi nei tanti anni di tour, con loro c’è anche CC che ride divertito ricordando tutte le pazzie capitate nei loro anni d’oro. Sotto un salice piangente illuminato da lucine viola, c’è Jinxx che suona il suo violino  ad occhi chiusi, attorno a lui sono sedute delle ragazze con corsetti e larghi vestiti gotici in stile vittoriano, sembra un quadro ottocentesco. Chiedo ad Hannah di fermarci un po’ anche noi ad ascoltare, ho sempre adorato la musica del violino di Jinxx perciò ci sediamo e resto ad occhi chiusi lasciandomi trasportare da quelle dolci note mentre Hannah poggia le testa sulla mia spalla. Quando finisce di suonare, aspetto il mio turno per complimentarmi personalmente con lui realizzando così un altro dei miei sogni. Jinxx mi ringrazia dei complimenti con la sua voce sottile poi mi saluta sollevando dalla testa il suo cappello a cilindro. C’è ancora una persona che devo vedere, e sono particolarmente ansiosa di avvicinarmi a conoscerla, solo che non la vedo assolutamente in tutta quella folla. Il mio sguardo però è catturato inaspettatamente da un uomo basso, pelle olivastra e capelli lunghi, ha indosso una maglietta col Callous Heart, i bicipiti sono lasciati scoperti dalle  maniche corte che indossa senza problemi nonostante siamo alle porte di Novembre. È girato di spalle e parla fittamente con una donna dai capelli ramati.
-Vic..?- mi viene istintivo chiamarlo. Lui si gira di scatto sorridente, è sì è proprio lui, è il cantante di origini messicane dei Pierce The Veil.
-Hey, chi mi chiama?-
-Io.- mi faccio avanti timidamente mentre Hannah mi da un colpetto da dietro.
-Ciao! Come ti chiami?-
-Suzanne, piacere di conoscerti.- lui mi stringe la mano che gli sto tendendo lanciandomi un grande sorriso.
-Bel nome! Lei è mia moglie Danielle!- dice presentandomi la donna con cui  stava parlando, mi sento un po’ in colpa ad aver interrotto la loro conversazione, ma lui non sembra dispiaciuto. Gli si illuminano gli occhi quando si accorge della presenza di Hannah dietro di me, la saluta e poi esclama rivolgendosi a me
-Oh, allora tu devi essere la famosa ragazza di Hannah!-
-Ehm? Perché famosa? Lo sai anche tu?-
-Ehi, guarda che sono felicissimo per voi!- esclama sorridendo -Lo sanno tutti qui, poi  Will me ne ha parlato molto, e dopo quel che è successo qualche mese fa la tua presenza qui è ancor più gradita se non te ne sei accorta, sai?- mi da un’amichevole pacca sulla spalla e anche io mi sciolgo in un sorriso.
-E tu cosa ci fai qui? Non mi aspettavo facessi parte anche tu del Cult.-
-Beh è iniziato tutto ormai tanti anni fa .- risponde Vic passandosi una mano nei capelli –Eravamo in tour europeo per qualche mese con loro, non avevo mai sentito parlare dei Creeper prima di allora e per loro era il primo tour importante anche se erano solo un gruppo di spalla per noi … e beh mi sono piaciuti un sacco, facevano musica figa e con i ragazzi delle band ci siamo trovati subito simpatici e in sintonia.- dice lanciando un occhiolino ad Hannah. –Insomma siamo grandi amici, e mi piace passare  a trovarli qui ogni tanto. Ne vale la pena il volo da San Diego per venire ai party di Halloween organizzati da Will!-
-Capito! Beh dai che bello!-
Io e Hannah stiamo per andarcene per lasciarlo solo con la sua donna ma lui ci ferma.
-Ehi aspetta!- dice tirando fuori un cartoncino di carta e scrivendoci su qualcosa, poi me lo allunga.
Darling you’ll be ok! Scritto nella sua calligrafia veloce, accompagnato dalla sua firma. È fantastico ricevere quel regalo, mi porto quel cartoncino al cuore come segno di ringraziamento e poi lo metto al sicuro in tasca.


Arriva finalmente il momento che stavo aspettando da tutta la serata quando vedo il profilo alto e snello di Andy Biersack. Mi batte fortissimo il cuore per l’emozione e tiro appena la mano di Hannah per potermi avvicinare più in fretta. Lei allunga il passo e mi sibila nell’orecchio con una punta di gelosia amorevole.  
-Ricordati che tu sei mia e lui è già sposato- poi mi morde il lobo dell’orecchio.
Will, che stava chiacchierando con Andy, vedendoci arrivare ci sorride. Oddio, Will truccato con la pelle pallida, gli occhi cerchiati di nero con le lenti a contatto rosso sangue e i canini appuntiti che mette in mostra sorridendo, lo fanno sembrare ancor più inquietante del solito.
-Ehi Andy! Girati che dietro di te c’è una ragazza che sta morendo dalla voglia di conoscerti!- dice Will indicando con un dito nella mia direzione. Andy si volta verso di me e mi sorride. Oddio mi sto per sciogliere e non riesco a trattenere un piccolo grido di gioia. Andy è stupendo, soprattutto con la war paint, e sembra essere rimasto giovane per tutti questi anni, deve essere per forza un angelo caduto.
-Hi! Sono Andy!- quegli occhi azzurri mi stanno fissando.
-Ciao! Sono Suzanne.- non ho nemmeno il coraggio di allungargli la mano.
-Ah sì, ho capito chi sei! Mi è stata raccontata la tua storia … e sei proprio graziosa come dicono- sorride e alza quel dannato sopracciglio. Adoro quando fa così.
-Grazie!- rispondo ammirata per il complimento e sento Hannah accanto a me mormorare un “Ehii! Sta attenta!” . In realtà sono anche un po’ in imbarazzo e devo essere arrossita sotto gli strati di  trucco che di sicuro sarà colato in parte durante l’agitazione del concerto, non oso immaginare in quale stato orribile mi sto presentando ad Andy.
-Quindi sono preceduta dalla mia fama eh? Ormai la mia storia è di dominio pubblico!-
-Eh temo proprio di sì Suzanne…- poi si china e mi mette un braccio attorno al collo e mi sussurra perché senta solo io le sue parole. –È un segreto, Will mi ha fatto sentire qualcosa, aspettati a breve quella canzone su di te. – sorrido istintivamente ripensando alla promessa che mi aveva fatto Will. Andy si  allontana, immagino che stia percependo l’aura di gelosia che emana Hannah in quel momento.  Infine con mio grande stupore prima di andarsene mi lascia un poster dei Black Veil Brides firmato da tutti loro, probabilmente glielo doveva aver chiesto Hannah per me sapendo che loro sono sempre stati i miei idoli.
-Bene ragazze, mi spiace dovervi salutare ma io e Will dobbiamo andare al nostro ballo tradizionale tra le zucche.- li salutiamo e li continuo a guardare in modo interrogativo mentre Andy prende sottobraccio Will. Anche noi andiamo nella loro stessa direzione però risaliamo la collinetta su cui sorge la casa di Will perché li c’è meno gente. Io e Hannah ci sediamo fianco a fianco sul prato ai limiti del campo di zucche dove, un po’ più in basso rispetto a noi,effettivamente Will, Andy e alcuni ragazzi vestiti da Jack Skeletron stanno ballando furiosamente tra le zucche. Davanti a noi c’è quel magnifico spettacolo della spianata alberata popolata dalla gente della notte, con al centro il falò da cui si leva una luce calda e un fumo denso. Si vedono le stelle nel cielo terso e la luna è piena e argentea.
-Hannah … è meraviglioso tutto questo.-
-Sì.- sussurra mettendomi la testa sulla spalla.
-Vorrei stare tutta la notte qui.-
-Ehi, ehi aspetta, stanotte noi ce ne andiamo nel nostro letto a divertirci. Sbaglio o ti devo ricordare il perché mi ami e cancellarti dalla testa il sorriso accattivante di Andy?- dice Hannah ridendo mentre mi da alcuni morsetti sul collo.
-Non ti facevo così possessiva sai? Comunque ci sta, ho voglia di sbranarti la faccia per davvero.-
-Ma non mi dire.- dice portando le labbra alle mie. Sembrava aggressiva, in realtà mi da alcuni baci dolci, lasciando avvicinare appena le nostre labbra dipinte di rossetti di tonalità scure. Baci infiniti che vengono interrotti dai primi scoppi di un lungo spettacolo di fuochi d’artificio. Rimaniamo a  guardare quella bellezza di scintille viola, oro e rosso, appoggiate l’una all’altra, un braccio ad avvolgere la schiena dell’altra, e una mano che stringe con dolcezza quella dell’altra.
-Hannah. Voglio essere per sempre felice con te come in questo, stretta a te guardando  un cielo così.-
-Sì Suzi, sarà così, passerò l’eternità tra le tue braccia. E tu nelle mie.-
-Ti amo Hannah.-
-Anche io ti amo Suzi.-
Mi annusa i capelli e poi le nostre labbra si uniscono di nuovo in un bacio che sa di infinito. Il nostro cuore batte più forte di quei fuochi d’artificio i cui colori ora ci giungono quasi indistinti. Siamo solo io e lei.
Eternity In Your Arms.

N.a. Eccoci qui, giunti alla fine. Per favore recensite e fatemi sapere se vi è piaciuta o se devo migliorarmi in qualcosa, mi farebbe piacere sapere cosa pensate. 
Spero vi sia piaciuta la presenza nel finale dei Black Veil Brides! Baci

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