Trust, half baked and the loss of feminist values

di CalculatedArtificiality
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Trust, half baked and the loss of feminist values

By Calculated Artificiality

Traduzione di Lella Duke

 

Ecco a voi la traduzione di una storia che amo immensamente. Scully si ritrova a fare i conti con la frase “la stai mettendo sul personale” che Mulder le ha rivolto nell’episodio One Son - 6x12.

Direi che Scully potrebbe essere considerata leggermente OOC, usa un linguaggio abbastanza colorito e naturalmente non è da lei. Però in questo contesto reagisce come una qualunque donna ferita e secondo me ci sta tutto. Spero la storia vi piaccia e mi auguro la mia traduzione vi risulti gradita. Questo il link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/3728781/1/Trust-Half-Baked-and-the-Loss-of-Feminist-Values

 

CAPITOLO 1

Pensavo fosse tutta una questione di fiducia. Stupidamente credevo lui si fidasse di me più di chiunque altro. Beh magari non stupidamente, ma ingenuamente si.

La verità è che avrei dovuto saperlo. Non avrei dovuto credere che non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere, che non mi avrebbe mai ferita così.

“Scully, la stai mettendo sul personale.”

Avrei potuto tirargli uno schiaffo quando me l’ha detto. Avrei potuto urlare, prenderlo per i capelli, graffiargli gli occhi. Avrei potuto piangere. Dopo tutto questo tempo. A me. Avrei voluto inveirgli contro usando i peggiori epiteti, è stato un bastardo egoista. Abbandonare la mia vita, è questo ciò che ho fatto per seguirlo in capo al mondo. E non è personale. Dio, se non è personale questo mi chiedo cosa lo sia per lui.

Sono uscita da quella stanza con le labbra serrate, a testa alta come sempre, ma mi sentivo uno schifo. Quando sono entrata in macchina ero a terra e quando sono arrivata nel mio appartamento mi sentivo anche peggio. Non sono riuscita a raggiungere neanche il divano, ho semplicemente chiuso la porta, sono scivolata sul pavimento raggomitolandomi con la schiena contro la porta e ho iniziato a piangere.

Non mi vergognavo delle lacrime che versavo, a volte non puoi fare altro se non piangere. Mi imbarazzava la mia ingenuità, la mia errata convinzione che sarei sempre stata all’altezza di Diana Fowley. Ancora di più mi imbarazzava ammettere che volevo essere alla sua altezza.

Dovete sapere che sono sempre stata autonoma, ho sempre ragionato con la mia testa, ho sempre fatto le mie scelte, sono sempre stata forte, indipendente.  Ad un certo punto però, in un momento imprecisato durante i miei anni spesi dietro gli X-Files, mi sono persa. Una parte di me pensa che la colpa sia di Mulder, la stessa parte è convinta che con tutto quello che mi è capitato – il rapimento, il cancro, essere stata ad un passo dalla morte, la perdita di mia sorella - sia stato naturale attaccarmi tanto a lui.

E’ proprio così, per quanto mi secchi ammetterlo, dipendo da Mulder. Non lo avevo ancora elaborato, ma questo è. Pensavo che Mulder se ne fosse accorto. Il suo comportamento di questo pomeriggio nella tana dei Pistoleri Solitari, mi ha fatto ricredere. O non se ne è accorto, oppure semplicemente non se ne cura.

Sono sul divano ora, mangiando gelato direttamente dalla vaschetta. Ad essere sincera è già la seconda e non ne escludo una terza. La televisione è accesa, ma ho tolto l’audio e non vi presto attenzione. Sono profondamente persa nei miei patetici pensieri per prestare attenzione.

Scuoto la testa. Odio Mulder.

Ok, non è vero, ma stasera vorrei veramente odiarlo. Voglio convincermi che lui mi abbia fatto diventare quella che sono ora, che lui sia responsabile per la perdita della mia individualità. Vorrei prenderlo a pugni.

Sarebbe inutile lo so, ma mi darebbe un po’ di sollievo, sono una donna patetica e sconvolta stasera e formulo solo pensieri pessimistici e violenti.

Quello che vorrei realmente fare è colpire lei. E’ tornata nella sua vita, ai miei occhi non è che una doppiogiochista. Adorabile alleata di Mulder e lui che glielo permette.

Dio con chi me la dovrei prendere? Con lei o con lui che non va oltre l’apparenza?

“Fox.”

Mi sono fatta il nodo alla lingua quando l’ho sentita chiamarlo così. Mi ha disgustato almeno quanto mi disgusta la sua presenza. Il suo tono volutamente zuccheroso a mascherare d’amore la sua ambiguità. E lui che se ne compiaceva. Probabilmente sono l’unica ad accorgersene perché gli ormoni impazziti e l’ambizione non mi hanno accecato.

E anche se non fosse così, lei è totalmente sbagliata per lui. Grazie ai Pistoleri Solitari so che hanno avuto una storia. La sua ex fiamma. Accidenti. Avrei potuto tranquillamente finire al Creatore ignorando che si erano conosciuti in senso biblico. Penso a loro due insieme e mi viene la nausea, il voltastomaco. Braccia e gambe avvinghiate, aggrovigliate. Come un pretzel.

Scommetto che anche in quei momenti lei lo chiama Fox. E scommetto che a lui fa piacere.

Lui la ama ancora, non è forse così? Altrimenti perché ha ignorato tutto quello che gli ho detto.

“Io la conosco.” Cazzata. Il fatto è che lui è innamorato di lei e l’amore lo rende cieco. Naturalmente non lo ammetterebbe mai. Dio che fastidio.

Io la sto mettendo sul personale. Tempo fa una cosa così mi avrebbe infastidito. Mi sarei ritirata, defilata per dimostrare a chiunque il mio distacco. Oggi sono ferita, incolpo Mulder anche per questo, per la mia incapacità ora di distaccarmi. Lo incolpo di essere così legato a Diana. Lo sono anche io. Legata a lui.

Il gelato è buono. Potreste pensare che finirò per sentirmi male a forza di mangiarne, ma in serate come questa posso riempirmi lo stomaco con una quantità infinita di cibo. E vado avanti fino a sentirmi meglio. E quando l’effetto inizia a sparire, ricomincio a mangiare.

Grazie a Dio non mi sento così molto spesso. In questo momento riesco a ringraziare Dio solo per i piccoli favori che mi concede. Non lo ringrazio di certo per avermi aiutato a mettere Mulder di fronte all’evidenza che Diana Fowley è una puttana, ma lo ringrazio per farmi sentire così solo occasionalmente. Peserei 270 kg se dovessi affrontare situazioni così ogni giorno.

Diana ne sarebbe felice. Bassa, capelli rossi, inguardabile e grassa. Riderebbe di gusto e probabilmente convincerebbe “Fox” a ridere con lei.

Di certo non potrei più essere la sua partner. Se pesassi 270 Kg non penso sarei più indicata per correre appresso a mutanti divoratori di fegati. Già ora non mi vuole al suo fianco con il mio peso attuale, se pesassi il quadruplo mi farebbe fuori dagli X-Files.

Ovviamente dopo quello che è successo, sono pienamente convinta che accadrà in ogni caso.

C’è qualcosa di profondamente sbagliato in me. Mi sono appena figurata di pesare tre quintali e l’unica cosa di cui mi preoccupo è non essere più la sua partner.

Capito? E’ questo che intendo quando dico che dipendo da lui.

Anni fa se avessi pensato di ingrassare tanto, la mia mente si sarebbe focalizzata su reali problemi di salute, mi sarei preoccupata del diabete, di un possibile arresto cardiaco, morte precoce… ma adesso no. Adesso tutto ciò a cui riesco a pensare è che effetto avrebbe su di lui e di conseguenza su di me. Visto? Non mi preoccuperei affatto per la mia salute.

Comunque, in ogni caso Diana è una puttana.

Mi ha tolto ogni briciolo di femminismo. Com’è successo?

Per essere stata a mia volta chiamata puttana in passato, avevo fatto voto solenne di non appellare mai così un'altra donna. Era diventato un codice morale per me.

E’ andato tutto a rotoli. Penso che Diana sia una puttana.

E Mulder è uno stronzo. Adorabile, ma stronzo.

Ed è questa la ragione per cui sto ingurgitando tutto questo gelato. Voglio dire, fosse stato solo stronzo non ci avrei neanche perso tempo. Ma lui deve essere anche adorabile. Ovviamente.

Ho voglia di piangere ancora. Se penso che per lui non è personale. Da qualche parte nel profondo pensavo di essere personale per lui. Mi rendo conto solo ora di quanto mi sbagliavo. E che errore è stato lasciar andare tutta la mia vita, tutta me stessa per lui. Perché per quanto mi sforzi di negarlo è questo ciò che ho fatto. Gli ho dato tutta me stessa.

Voglio piangere, ma mi sento come se avessi già pianto tutte le mie lacrime stasera avendo trascorso un’ora raggomitolata contro la porta del mio appartamento.

Decido di aprire un’altra vaschetta di gelato e di affogarci dentro.

Sono a metà strada di ritorno dal frigorifero quando sento bussare. Indosso i pantaloni di una tuta e una maglietta bianca a mezze maniche. Vado verso la porta e guardo dallo spioncino.

Vedo Mulder di fronte a me, è adorabilmente sexy e io sono scioccata. Non pensavo che stasera lo avrei visto. Non ho voglia di parlare con lui.

“Vattene Mulder.”

Anche lui sbircia nello spioncino.

“Spiacente Scully, non me ne vado.” Dice con un non so che di affascinante. Detesto che sia così affascinante.

Sospiro rendendomi conto che ha ragione. Apro cautamente la porta e mi dirigo sul divano senza guardarlo. Lo ignoro. Riprendo a mangiare il gelato, mi sforzo di guardare la tv mentre lo sento chiudere la porta.

Con la coda dell’occhio mi accorgo che non si sta muovendo, mi osserva. Resisto alla tentazione di parlargli, vorrei urlargli contro ma non gli darò la soddisfazione di umiliarmi ancora.

“Allora…” dice iniziando a muoversi verso di me.

Non lo guardo, non dico una parola. Continuo solo a ingurgitare gelato.

“Scully, dobbiamo parlare.”

Rimango in silenzio.

Esita un istante o due, c’è un silenzio mortale tra di noi considerando anche che ho tolto l’audio alla TV e nonostante tutto la guardo come se ci fossero racchiuse tutte le risposte dell’Universo.

“Scully…” riprova ancora.

“Cazzo Mulder, parla.” Dico con gli occhi ancora incollati sulla TV. “Parla, ma io non ti ascolterò.”

Lo vedo sussultare nel sentire il mio linguaggio. Non ricorro mai al turpiloquio, ma stasera non me ne importa.

“Ok…” dice avvicinandosi e piazzandosi di fronte alla TV. Ce l’ho davanti, ma fingo indifferenza continuando a fissare di fronte a me, come se lui non ci fosse. Non gli renderò le cose facili. Lo vedo guardarsi intorno e prendere nota delle vaschette vuote di gelato sparse in giro. “Cosa sta succedendo?” Lo dice con fare amichevole, ma io non lo intendo così.

“Benvenuto alla mia pietosa festa, Mulder.” Dico finalmente distogliendo lo sguardo dalla TV, ma evitando ancora di guardarlo in faccia.

“Sei ubriaca?” Mi chiede con sguardo preoccupato. Per un momento lo odio ancora di più. Come se avesse il diritto di preoccuparsi per me dopo oggi.

Sorrido amaramente. In un certo senso è come se fossi ubriaca. “No, ho solo mangiato molto gelato.”

“Quanto?”

Scuoto la testa. Come se fossero affari suoi. Rispondo comunque “tre vaschette e mezzo.”

Sospira “Oddio, Scully.”

“Sta zitto, Mulder.”

Continua…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

                          

“Scully, modera il linguaggio.”

Lo guardo incredula. Mi auguro stia scherzando così glielo chiedo direttamente “stai scherzando, vero?”

Ricambia il mio sguardo per un istante e poi scuote la testa “penso si possa parlare senza ricorrere a parole o frasi volgari.”

Non sta scherzando. E’ serio come sarebbe serio un attacco cardiaco se pesassi 270 Kg. Gliela do io la volgarità penso, ma non lo dico.

“Oh, va bene Mulder. Sei un arrogante, egoista, bastardo figlio di puttana.” Il mio è un sorriso perfido, crudele. Si limita a guardarmi. Rincaro la dose “sei uno stronzo, lo sai vero?”

L’espressione del suo viso ha qualcosa di buffo e faccio del mio meglio per non scoppiargli a ridere in faccia “che succede, Mulder? Una puttana senza cuore ti ha mangiato la lingua?”

L’ultima frase sembra lo abbia scosso e inizia a parlare “Scully, la stai mettendo…”

“Sul personale? Si, lo so Mulder. Me lo hai già detto.” Rispondo con espressione disgustata alzando gli occhi al cielo.

Fa spallucce “beh è vero.”

Naturalmente la mia rabbia è aumentata. Non credo volesse provocarmi, ma l’effetto è stato quello. “Perché è personale, Mulder. E’ PERSONALE!” Grido incurante delle conseguenze. Voglio urlare perché se in questo momento non lo facessi ho paura che si limiterebbe a sentirmi senza ascoltarmi. “Hai ragione a dire che la sto mettendo sul personale, perché lo è Mulder e tu sei uno stronzo a pensare il contrario.”

Si passa una mano tra i capelli “Cristo, Scully… sei così…” ma non finisce la frase.

“Cosa? Volgare?” Chiedo avvicinandomi a lui. “Orribile?” Rido. “Beh mi dispiace se il mio linguaggio ti offende o non ti fa sentire a tuo agio Agente Mulder, ma dovresti renderti conto che è tutto una conseguenza di quello che ho passato in questi anni. Avrei resistito una volta, mi sarei morsicata la lingua, ma Dio mi è testimone non terrò a bada la lingua stasera. Dirò tutto quello che voglio, quando voglio, come voglio e ti chiamerò con ogni epiteto che mi verrà in mente, Mulder. E quando non mi verranno più in mente parolacce inizierò ad inventarne.” Sorrido compiaciuta.

“Credo tu abbia già iniziato.”

Lo squadro “troppo dovrei dirti ancora, Mulder. Comprati un dizionario, questa è solo la punta dell’iceberg se non te ne vai via. Adesso.”

Si passa di nuovo una mano tra i capelli e penso stia seriamente considerando l’ipotesi di andarsene. Una parte di me vorrebbe che sparisse e mi lasciasse a cuocermi nel mio brodo. Pensa davvero che quello che ha appena sentito sia volgare? Rimarrà scioccato d’ora in poi.

Non sa cosa sia la furia di una donna disprezzata, lo imparerà a sue spese avendo scelto lei invece che me.

Scuote la testa, sembra stanco. Bene penso. E’ quello che si merita. Merita di sentirsi miserabile come mi sono sentita io oggi.

Sospira nuovamente e io torno a sedere sul divano riprendendo il mio gelato e ricominciando a mangiare.

“Scully non ti ho mai vista così…” dice rimanendo nella sua posizione.

Fisso il mio gelato “oh ti da fastidio, Mulder?” Chiedo fingendo tenerezza.

Sembra voglia rispondere, ma poi realizza il mio sarcasmo. Quando alzo lo sguardo su di lui, vedo un barlume di ira attraversargli il viso. Serro la mascella. Fallo, Mulder. Rispondi.

Dopo un minuto ribatte “non è un comportamento che si addice ad una signora.” C’è un che di arrogante nel suo tono.

Strabuzzo gli occhi scioccata e inizio a ridere, anche se la mia è una risata amara “che succede? La tua puttana non parla in questo modo?” Dico mangiando un altro cucchiaio di gelato. Mi guarda come se non mi riconoscesse mentre al contrario io mi sento sicura e decisa “no, ovviamente. Non vorresti mai avere a che fare con una persona che ragiona con la sua testa e che lasciata sola sia in grado di esprimere i suoi pensieri in un modo che non le si addice. In un modo che non ti faccia sentire a tuo agio.”

Sposta nervosamente il peso da un piede all’altro.

“Certo che no Fox” dico enfatizzando il suo nome, per fargli capire che non mi è sfuggito il modo in cui lei lo chiama. “Lei non dice niente che possa darti fastidio, lei non mette in dubbio ciò in cui tu credi. Lei si che ti da soddisfazione.” Dico sottolineando l’ultima parola e fissando il mio sguardo nel suo per fargli capire che non parlo solo di lavoro.

Le mie parole lo hanno paralizzato, ne sono felice. Non farò marcia indietro stavolta. Gli spiattellerò tutto in faccia. Tanto sono sicura che stasera finirà la nostra collaborazione. E’ senza parole e io me ne compiaccio, ha il buon gusto di non rispondere e fa bene. Sono fuori di me stasera e non ho riguardi. Sono stanca.

Riprendo sarcastica “ti da soddisfazione. Non stupisce che tu sia tornato da lei nel momento esatto in cui è rientrata nella tua vita. Finalmente avrai pensato… Scully mi frena e basta. Scully non crede a nessuna delle mie teorie. Scully non finirà mai nel mio letto… benvenuto alla mia pietosa festa, Mulder. Sono stata un peso per te per anni e sai una cosa? Sono stanca di sentirmi un peso. Stai con lei, Mulder. In ogni senso perché lei ti darà tutto. Io non ci sto più.” Finisco il mio monologo sorpresa dall’intensità delle mie parole.

Scuoto impercettibilmente la testa ripetendo mentalmente quello che ho appena detto Scully non finirà mai nel mio letto. Penso che avrei potuto pesare un po’ di più le mie parole.

Mi sta studiando adesso, è silenzioso. Mi sento a disagio per un momento, cerco di non farglielo capire. Mi aspetto una degna risposta perché se questa collaborazione sta terminando, che almeno finisca col botto.

Si passa una mano sul volto, sembra esausto “Perché…” inizia. “Perché deve essere…” Riconsidera. “Tutto questo per Diana? Perché?”

Lo guardo incredula “adesso ti sembra personale, Mulder?

“Lo è?” chiede sarcastico.

“Si, Mulder.” Dico con la bocca piena di gelato. “Lo è. Ho una domanda per te.”

“Chiedi.”

“Se quanto accaduto oggi non è personale. Se tu non consideri personale il mio venirti dietro in capo al mondo, perdere mia sorella, contrarre, combattere e vincere una battaglia contro il cancro… dimmi Mulder, voglio sapere e spero che tu mi possa illuminare. Cosa cazzo è per te personale?”

Poggio la vaschetta di gelato. Mulder rimane in silenzio e si avvicina a me. Poi mi chiede “Scully ma di che cosa stai parlando?”

“Voglio realmente sapere cosa tu consideri personale. Voglio dire, da quando lei è tornata, tu non hai più niente a che spartire con me. Avrei dovuto accorgermene prima, ma No… a seconda della convenienza chiudo gli occhi per non vedere ciò che non mi piace. Prima di lei avevo ingenuamente iniziato a pensare che tu fossi inn…” Mi blocco di colpo appena realizzo cosa sto per dire. Non è qualcosa che voglio affrontare stasera. Non dopo tutto quello che è successo.

Mulder si fa forte del mio attimo di smarrimento “che io fossi cosa?”

Sono pietrificata, prendo le vaschette vuote di gelato e mi avvio verso la cucina. Mi segue naturalmente. Getto i contenitori e vado verso il freezer per prendere altro gelato. Provo ad aprire lo sportello, ma Mulder ci mette una mano sopra e me lo impedisce. Alzo gli occhi e lo guardo.

“Che io fossi cosa?” Chiede ancora.

Non esiste che io ceda “perché non rispondi prima alla mia domanda?” Dico sorridendo.

Sospira “qual era la domanda?” Lo so che se la ricorda, vuole solo che io la ripeta. Visto? E’ veramente un bastardo.

Faccio del mio meglio per non cadere nella sua rete e ripeto la domanda con un tono volutamente infastidito. Non sono sicura che il fastidio sia realmente trapelato “cos’è personale per te, Mulder?” chiedo digrignando i denti.

Si prende un momento per riflettere e alla fine scuote la testa “non so cosa tu voglia che dica, Scully…”

Monta la rabbia. Posso sentirla e posso vederla riflessa nei suoi occhi “voglio che tu mi dica la fottuta verità. Voglio sapere perché cazzo ti sono venuta dietro solo per scoprire che quando si tratta di prendere una decisione e quando una puttana si infila nel tuo letto io non sono più considerata personale.”

“Dimmi solo cosa vuoi sentirti dire e io lo dirò.” E’ talmente accomodante che mi innervosisco ancora di più.

Sono imbestialita. Afferro lo sportello del freezer e tiro con tutta la mia forza. Evidentemente ha la guardia abbassata e lo sportello lo colpisce in pieno facendogli perdere l’equilibrio. Faccio un passo indietro e per poco non finisce con la faccia sul bancone della cucina. Rido e tiro fuori una vaschetta di gelato, lui fa del suo meglio per ricomporsi.

Mi appoggio al frigorifero e ghigno, lui se ne accorge. Apro la vaschetta di gelato e dico con tono compiaciuto “dimmi Mulder, quello che tu e Diana fate a porte chiuse… quello è personale? O si tratta di scopate professionali?”

Si ricompone dopo l’urto con lo sportello e da un solo sguardo mi accorgo che adesso è montata la rabbia anche in lui. Ci siamo penso. Osservandolo mi rendo conto di aver oltrepassato la linea, ma ancora una volta non me ne curo. Stasera non mi importa.

“Cosa vuoi Scully?” Dice avvicinandosi a me. Abbassa la voce “vuoi sentire tutti i più scabrosi, succulenti, gloriosi dettagli che riguardano me e Diana? Vuoi andare così sul personale?”

Merda. Non sono pronta per questo. Volevo litigare, ma non così. Soprattutto perché io non riesco neanche a ricordare i gloriosi dettagli della mia ultima storia. Sono totalmente impreparata, ma non glielo farò capire.

“Sembri così preoccupata della nostra relazione, mia e di Diana. Allora cosa vuoi sapere? Vuoi sapere come mi chiama quando siamo a letto? Quanto spesso lo facciamo? Dove lo facciamo? Quanto dura e quanto mi piace? Se lei urla il mio nome? Se io urlo il suo? Mm? Cosa cazzo vuoi sapere, Scully?”

Serro la mascella perché sento salire le lacrime. Lui se ne accorge, ma se non posso controllare le mie emozioni, posso almeno evitare che le lacrime scendano.

“Cosa c’è non rispondi? Andiamo! Dimmi qualche altra parolaccia. Chiamami bastardo, figlio di puttana. Fallo, Scully.” Rimango in silenzio. Lui sorride, ma è un sorriso che incurva solo le labbra, che non arriva agli occhi e io sento un brivido corrermi lungo la schiena. Non mi fido abbastanza di me stessa per rispondere. “Sei tu che volevi andare sul personale, Scully. Rendiamo tutto veramente personale…” Continuo a non dire niente. “Oh certo, adesso capisco il vero motivo per cui me lo hai chiesto. E’ passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che qualcuno ha urlato il tuo nome che vuoi rivivere quei brividi per interposta persona.” Sorride ancora, lo stesso sorriso triste di poco fa. “Ora è tutto chiaro.” Dice avvicinando il suo volto al mio.

Non posso farci niente. Dopo aver sentito tutto quello che ha detto, Diana che urla il suo nome, ma soprattutto lui che urla quello di lei, non mi contengo più. E mi insulta così per giunta. Ha ragione naturalmente, ma non ha nessun diritto di spingersi tanto oltre. Vedo rosso. Vado fuori di testa, mi sento come se fossi uscita dal mio corpo. Mi vedo alzare una mano e gettare via il cucchiaio. Sento il clangore del metallo sul pavimento e vedo la mia mano aperta muoversi velocemente dall’alto verso il basso, sento il suono sordo del contatto tra le carni. Ho appena dato uno schiaffo a Mulder.

Ed è stato dannatamente appagante.

La forza che ho impresso gli fa girare la testa e riesco già a vedere il segno delle cinque dita sulla sua guancia. Non sono scioccata dalla mia azione, dovrei sentirmi in colpa ma non è così. Mi giustifico da sola, mi sono appena vendicata.

Scuote la testa passandosi una mano sulla guancia colpita, massaggiandola lievemente. Si umetta le labbra e poi mi guarda. Sorride. Ancora quel sorriso triste, gelido.

Non dico niente.

La mano ancora a tentare di lenire il dolore “che succede, Scully?” Ghigna. “La gelosia ti ha paralizzato la lingua?”

 

Continua…

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Per un momento rimango senza parole. Ha centrato in pieno la questione e adesso mi guarda compiaciuto. Distolgo lo sguardo e mi concentro per tenere a bada le lacrime.

Mi maledico per avergli permesso di arrivare a questo punto. Trattengo il fiato prima di sorridere debolmente. Segue una risata isterica.

“Vai a farti fottere, Mulder.” Dico con astio.

I suoi occhi ora sono indecifrabili “si grazie dolcezza, c’è già chi lo fa.” Risponde abbassandosi verso di me.

Mi sale un conato di vomito. La prima volta che usa un nomignolo per chiamarmi e lo fa con sarcasmo. Grandioso. Devo aver sbagliato qualcosa.

“Che razza di stronzo. No, dico davvero. Ho avuto a che fare con un sacco di uomini nella mia vita, di ogni forma, misura e grado di stronzaggine. Il vincitore sei tu, non ho dubbi che l’ultima fetta di torta spetti a te. Sei un figlio di puttana.” Per poco non mi strozzo nel tentativo di dire tutto d’un fiato.

“Un momento, c’è una parola che non avevo ancora sentito.”

Lo guardo.

“Non c’è nessun dubbio nella mente di Scully. Wow. Peccato non aver registrato la conversazione.”

Gli lancio un’occhiata maligna “come ti ho detto Mulder, vai a farti fottere.”

Mi deride “e come ti ho risposto io Scully…”

Non gli lascio finire la frase. Gli appoggio all’improvviso entrambe le mani sul petto e lo allontano quel tanto che basta per permettermi di spostarmi. Tiro la vaschetta di gelato sul bancone della cucina e mi dirigo verso il divano.

Non sento i suoi passi, ma so che mi sta seguendo.

“Niente più gelato?” Mi chiede ancora ridicolizzandomi.

Giro sui tacchi e lo guardo, prima però mi assicuro che ci sia sufficiente distanza tra di noi. Non sono certa di essere nel pieno possesso delle mie facoltà stasera e se lo avessi vicino non escludo di potergli mollare un altro schiaffo.

“No, al momento sono disgustata e visto che stavo bene prima che un bastardo bussasse alla mia porta, penso sia tu a provocarmi la nausea. Quindi grazie Fox per aver rovinato un altro pezzo della mia vita!”

“Oddio, continuerai ad incolparmi di qualunque cosa per tutta la sera giusto? Perché invece non cominci ad assumerti la responsabilità delle tue azioni?”

“Oh questa è bella, Fox Mulder, fonte di imbarazzo per l’FBI, mi consiglia di assumermi le mie responsabilità.”

Accusa il colpo “si Scully è vero mi hai seguito nella mia personale crociata. Ma io non te l’ho mai chiesto.”

Un momento. Questo fa male. Tanto male.

Ignoro il mio stato d’animo e lui continua “non ti ho mai chiesto di venirmi dietro. Forse sarebbe ora di smetterla di dare la colpa a me e chiederti invece perché hai scelto di seguirmi.”

Conosco la risposta. La conosco da sempre. Ma non gliela dirò.

“Bene, Mulder. Sonderò il mio animo, grazie. Comunque se per tutto questo tempo avessi saputo che non mi volevi vicino, se me lo avessi detto, ci saremmo risparmiati un sacco di problemi.” E tanto dolore penso.

“Non è quello che ho detto.” Per la prima volta da quando è iniziata questa discussione usa un tono dolce, sommesso.

Non dico niente.

Lui mi guarda. Vorrei essere ancora arrabbiata come lo ero pochi minuti fa, invece adesso sono ferita. Un dolore profondo che mi scorre nelle vene, mi attraversa il corpo, mi impedisce quasi di respirare. Non voglio più continuare così. Sono stanca. Qualunque sia la cosa che c’è tra noi stasera, sta diventando tossica.

Mi sta soffocando e io non so se ho ancora l’energia per andare avanti. Non voglio più fare niente di tutto questo: litigare, ridere, piangere.

“Cosa c’è?” Mi chiede accorgendosi che qualcosa è cambiato.

Lo guardo e penso. Penso a quello che è successo oggi, alle cose che ho detto io e a quelle che ha detto lui. Penso al nostro rapporto e a tutto quello che abbiamo passato insieme. Sono ferita, ma stringo i denti. Se deve finire tutto, finirà stasera. A modo mio.

Ho gli occhi velati di lacrime e sento che il mio stato d’animo sta di nuovo cambiando. Sta montando di nuovo la rabbia anche se mi rendo conto che non è più intensa come prima. Riesco a sentire solo il mio dolore.

“Com’è Mulder?” Chiedo sedendomi sul divano.

Sospira. “Che cosa?” un moto di esasperazione lo attraversa.

Afferro una rivista e inizio a sfogliare le pagine casualmente. Ho lo stomaco sottosopra, non voglio farlo, non voglio sapere, ma è tutto ciò che mi rimane.

“Stare con lei.” Dico fingendo disinteresse.

Chiude gli occhi.

Io continuo a sfogliare le pagine “davvero, dimmi tutti i più scabrosi, succulenti e gloriosi dettagli che mi hai promesso. Voglio dire, com’è lei? Com’è starci insieme? Quanto spesso lo fate?” Gli butto lì una serie di domande e lo faccio in fretta tentando di tenere sotto controllo il mio stomaco.

“Scully, no.” Risponde d’un fiato.

Lo guardo “andiamo Mulder, voglio saperlo davvero.” I miei occhi sono gelidi, lo so. Non lasciano trapelare quello che sto realmente provando “quant’è brava? In una scala da uno a dieci in cui il dieci è il voto più alto, lei dove si piazza?”

Serra la mascella, l’ho fatto arrabbiare di nuovo “è una fuori serie, la migliore che abbia mai avuto.” Dice fissando il suo sguardo nel mio.

Il pianto mi risale agli occhi, volgo lo sguardo verso la rivista. Non riesco a leggere niente, le parole sono deformate dalle lacrime. Mi concentro perché la mia voce non esca rotta o tremolante quando dico “buon per te. Ne è passato di tempo da quando ho avuto un orgasmo per mano di qualcun’altro…” Dico ricordando l’offesa che lui mi ha rivolto poco fa “immagino che la migliore che abbia mai avuto sia un complimento meraviglioso.”

Si avvicina a me, non sembra sicuro di sapere quale sarà la sua prossima mossa. “Scully…”

“Quando è cominciata, Mulder? Domando incapace di sopportare ancora a lungo la situazione.

Abbassa gli occhi e ritenta più dolcemente “Scully…”

“Quando è cominciata?” Chiedo nuovamente in maniera brusca.

Si avvicina di più e si siede accanto a me sul divano. I miei occhi fissi sulla rivista, non sono in grado di affrontare il suo sguardo. Se mi guardasse in viso si accorgerebbe che è tutto lì, quello che sento ora, quello che sento da anni. Non posso permettermi di perdere l’unica cosa che mi è rimasta. La mia dignità.

“Guardami Scully.”

“Credo di meritare una risposta.” Diciamo contemporaneamente la stessa frase. Io ignoro la sua richiesta.

“Dio, sei davvero un sadico bastardo, non è vero? Vuoi che ti guardi mentre mi rispondi? Va bene.” Alzo gli occhi e incontro i suoi. “Eccomi, ti sto guardando. Da quanto cazzo va avanti questa storia? Quando è cominciata?”

Sospira ancora “non è cominciata.”

Rimango con la bocca aperta e con un’espressione incredula.

“Non cercare di indorarmi la pillola, Mulder. Ho sopportato abbastanza, posso sopportare anche questo.”

“Cristo, Scully. Mi ascolti? Non è cominciata. Non vado a letto con Diana. Non ci vado da quando se ne è andata via anni fa.”

Mi ritrovo nuovamente senza parole, ma mi riscuoto quasi subito “allora… tutto questo cosa è stato? Un gioco? E’ così? E’ un gioco per te?” Sento tornare la collera.

“No.” Si limita a rispondere.

“E quindi?”

“Pensavo solo che…” Si interrompe.

“E’ fantastico, Mulder. Pensavi cosa? Che potevi entrare in casa mia e ferirmi come hai fatto solo perché ne avevi voglia? E dici ancora che non è personale!”

“Non avevo intenzione di ferirti Scully. Ero venuto qui per scusarmi.”

“Perché mi hai detto tutte quelle cose?” Dico alzandomi dal divano.

“Ero arrabbiato, Scully.” Mi viene dietro.

“Eri arrabbiato?”

“Non quando sono arrivato, ma quando ti ho detto quelle cose lo ero. Io ero arrabbiato. E tu eri gelosa.”

Distolgo lo sguardo. “Fottiti.” Non so che altro dire.

“Oddio Scully, vuoi dirlo? Vuoi ammetterlo?”

Prendo un profondo respiro “si, ero gelosa.”

“Non è questo che voglio sentirti dire. Dillo e basta. Dimmi perché eri gelosa.”

Non rispondo, mi limito a guardarlo. E riconosco nei suoi occhi qualcosa che non vedevo più da quando Diana è ricomparsa. Non so esattamente cosa sia, ma so che è qualcosa di meraviglioso, di giusto, di puro.

“Dimmelo.”

 

Continua…

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Il cuore mi batte all’impazzata, il pensiero di confessargli tutto mi fa tornare la nausea. E’ un pensiero che mi ha sempre terrorizzato, soprattutto ora, post Diana. Sono con le spalle al muro, in tutti i sensi.

“Mulder, io…” balbetto, guardo in basso, poi a destra e a sinistra cercando una via di fuga. Non la trovo, lui mi circonda e mi sovrasta. Mi sento un animale in gabbia e non è una sensazione che mi piace. “Non so cosa vuoi sentirmi dire, Mulder.” Dico alla fine incontrando i suoi occhi.

Il suo sguardo è fermo, pieno di quell’intensità che lo contraddistingue da sempre “voglio quello che ho sempre voluto, Scully.” La sua voce è calma e mi ritrovo a desiderare di sentirgli dire altro anche se so già di cosa si tratta. Vuole da me quello che sta cercando da tutta la sua vita: la verità.

Sento un fremito, sospetto stia andando in frantumi quel muro che ho tirato su nel corso degli anni, ma poi mi rendo conto che sono le mie gambe, stanno tremando. Ho paura che possano cedere. Faccio del mio meglio per elaborare l’informazione: Mulder mi sta chiedendo di dirgli la verità. Vuole sapere perché non sopporto che Diana Fowley sia rientrata nella sua vita, perché sono gelosa del loro rapporto.

Gli ho dato così tanto in questi anni, gli ho dato quasi tutta me stessa e ora mi sta di fronte chiedendomi l’unica cosa che ho sempre cercato di tenere per me. Quell’unica cosa che non sono certa di potergli dare.

“Perché…” inizio, la decisione è presa “lei ti stava allontanando dal tuo lavoro, dal nostro lavoro, Mulder.” Sto mentendo.

Lo osservo e per un momento ho la sensazione di essere tornata a scuola nell’aula di chimica, sono testimone della sua reazione: i suoi occhi si fanno più scuri, le pupille si dilatano; avvicina il suo volto al mio “risposta sbagliata.” Dice a denti stretti. La sua rabbia è riemersa ed è diretta a me. Mi sta di fronte con entrambe le mani appoggiate al muro all’altezza delle mie spalle. Mi tiene in trappola.

“Non è quello che voglio sentire, Scully.” Il tono della sua voce è profondo, pericoloso. “Hai un’altra possibilità, un’ultima occasione per dirmi la verità prima che me ne vada.” Muove una mano lungo il muro scivolando ancora più vicino a me, sento il suo respiro accarezzarmi la pelle “il momento stesso che mi vedrai attraversare la porta, sarà tutto finito.”

Il suo tono è rude, amaro. E’ il tipico tono al quale generalmente mi ribellerei. Ma stavolta la posta in palio è troppo alta. Realizzo quello che ho appena sentito, questa è la mia ultima possibilità. Se mento ancora lui se ne andrà e io non potrò neanche chiedergli dove.

“Mulder…” rimango attonita nel sentire la mia voce così tremolante. Anni di pratica nel raggiungere un tono fermo e autoritario volati letteralmente via dalla finestra. Ho paura di non riuscire a continuare, scuoto la testa, ci riprovo, le parole tremano un po’ di meno “non so cosa dire.” Sto cercando di guadagnare tempo, lo so. Se ne andrà solo se mentirò ancora. Ma lui non ha intenzione di darmi spago, non risponde, non si muove.

Nell’osservarlo sento tutto il peso della situazione e ho paura di non poterla più sostenere. Sono sempre stata forte, ho sempre avuto una mente lucida e determinata, ma adesso sento le ginocchia cedere. Il pensiero che questa potrebbe essere la fine mi terrorizza.

Per un attimo penso che se cadessi Mulder mi prenderebbe, ma resisto. Sono orgogliosa del mio corpo, reagisce bene anche se la mente è offuscata;  sono sempre stata decisa e razionale, ma in fondo ho sempre avuto le mie insicurezze e il pensiero di mostrarle mi spaventa.

La mia mente corre rapida cercando di analizzare tutto quello che potrebbe andare storto se gli dicessi la verità; potrei perderlo, questa è la mia paura più grande.

“Mulder, non capisco perché stai facendo tutto questo.” Faccio del mio meglio per tenere a bada le emozioni con il risultato che le parole escono con un tono stizzito. E invece ho solo tanta paura.

E’ imperturbabile “sei tu che hai cominciato. Ora finisci.”

Cerco di contrattaccare “ Non sono io quella che…”

Lui taglia corto “non voglio più discutere con te, Scully.” Il suo corpo è fermo, i suoi occhi incollati ai miei “smettila di essere così codarda.”

Cerca di spronarmi, lo so, lo capisco e non posso più resistere. Quel particolare meccanismo di difesa, la capacità di farmi scivolare tutto addosso, stasera non funziona.

“Oh fottiti Mulder, eri tu all’inizio che volevi parlare.” Dico con rabbia. “Cosa vuoi sentirmi dire? Vuoi che ti dica che mi ferisce il rapporto che hai con Diana Fowley? Che mi sono sentita pugnalata alla schiena quando hai scelto lei invece che me? Vuoi che ti dica che per questo ho perso il sonno e ho pianto tutte le mie lacrime? Che mi ha spezzato il cuore vederti tenerle la mano?”

Mulder mi guarda, annuisce impercettibilmente “è un inizio, ma non va ancora bene.”

Gli poggio una mano sul petto con l’intento di spingerlo lontano da me, probabilmente se lo aspettava e mi blocca.

“Certo che non va bene, tu vuoi proprio tutto da me, non è vero Mulder? Vuoi prenderti tutto e non ti fermerai finché non mi lascerai senza niente più da dare, senza niente che rimanga solo per me.” Rimane in silenzio, con una mano afferra la mia rimasta sul suo petto, la stringe prima di togliersela di dosso e spostarmela lungo il fianco. Ne accarezza il dorso con il pollice e poi la lascia andare. Il suo silenzio è assordante, compromette la mia capacità di formulare pensieri. E all’improvviso un residuo di coraggio si fa strada in me sospinto probabilmente da tanti anni di sentimenti repressi. Lo sento partire dai piedi, attraversarmi il corpo e arrivare alle labbra.

Sono ancora furiosa, ma inizio a parlare “vuoi che ammetta che il pensiero di te e Diana insieme mi fa impazzire di gelosia? E’ questo che vuoi sentirti dire? Vuoi che ti dica che sono talmente innamorata di te che vederti insieme a lei, sentirla che ti chiama Fox e ascoltare te mentre la difendi a destra e a sinistra ignorando chi lei sia realmente mi distrugge?” Sono senza fiato e ho un nodo in gola. Mulder mi guarda, il suo volto non tradisce la minima emozione. La paura mi attanaglia lo stomaco e mi riempie gli occhi di lacrime.

Non posso farci niente, ho appena rivelato i miei sentimenti a Mulder e ho cominciato a piangere “è questo che volevi sentirti dire? Sei contento adesso?” Chiedo stringendomi con le braccia, cercando di proteggermi. Mi sento fragile, esposta.

“Dillo ancora.” La sua voce è bassa, profonda.

Non può essere serio le lacrime distorcono la visione che ho delle cose.

“Dillo ancora.” Ripete.

Dovrei sentirmi indignata, gli sto di fronte senza difese e lui ha il coraggio di chiedermi di ripetere ciò che ho appena detto. Eppure qualcosa nella sua voce mi fa capitolare subito. Non ha intenzione di ferirmi stavolta, lo so.

Il mio tono è basso, lui avvicina un orecchio alla mia bocca “sono innamorata di te, Mulder.” Ribadisco, la voce rotta dall’emozione.

E all’improvviso la sua bocca è sulla mia, sento le sue labbra premere sulle mie, sono morbide, delicate. Il mio stomaco si contorce e l’emozione mi travolge. Il suo bacio diventa man mano più caldo, ottiene con prepotenza di diventare più intenso; le mie labbra si muovono con le sue. Ho il viso bagnato di lacrime, le assaporo sulle sue labbra. Sanno di sale, di spezie, di casa. Mulder mi bacia in modo appassionato.

Quando alla fine si discosta da me, mi osserva per un lungo momento. E’ quasi senza fiato quando finalmente parla “dillo ancora.” Sorride.

Sorrido anche io “sono innamorata di te.”

Mi bacia ancora, dolcemente stavolta.

“Non sai da quanto tempo speravo di sentirti pronunciare queste parole Agente Scully.”

Mi posa un bacio sulla fronte.

“Anch’io sono innamorato di te, naturalmente.” Dichiara prendendomi il viso tra le mani, le dita a tracciare le mie lentiggini.

Lo dice con noncuranza, come se non fosse una rivelazione, ma qualcosa che dovevo già sapere. Il suo tono sembra intendere nel caso tu non te ne fossi accorta e io dimentico per un momento che effettivamente non lo sapevo. Avevo i miei sospetti, le mie speranze più recondite, ma di certo non lo sapevo. Fino ad ora.

“Diana?” Chiedo sorridendo. Realizzo che è probabilmente la prima volta che pronuncio il suo nome con il sorriso sulle labbra.

“Che vada a farsi fottere Diana.” Risponde strizzando gli occhi. “Non nel senso letterale del termine, naturalmente.” Sogghigna.

Ridacchio anch’io “no, non letteralmente.”

Lascia scivolare via le mani dal mio viso e si appoggia con la schiena sulla parete opposta. Si passa una mano tra i capelli “che serata!” Sospira. Rimango nella mia posizione, finalmente leggera. Annuisco.

“Dicevo davvero.” Afferma poi improvvisamente serio.

Lo osservo incerta.

“Diana,” chiarisce “non la tocco da quando… “si blocca cercando di ricordare “beh, da prima di te. Da prima che se ne andasse. E non ho più avuto voglia di toccarla.” Conoscendolo, so che c’è altro così rimango in silenzio. “Mi dispiace. Avevi ragione a considerare tutta questa storia personale perché lo è. Non lo so… lei una volta mi conosceva bene e io conoscevo lei, l’ho giustificata e non avrei dovuto. Ma non ho mai scelto lei invece che te, Scully non avrei mai potuto fare quella scelta. Non da quando sei entrata per la prima volta nel mio ufficio e di certo non ora.”

Le sue parole mi avvolgono, mi riscaldano, so che sono vere. Sorrido e lui mi chiama a sé flettendo il dito indice. “Vieni qui.” La sua voce è armoniosa e io gli finisco subito tra le braccia.

Si abbassa verso di me e mi bacia dolcemente, le sue labbra si muovono sulle mie con la pratica e la naturalezza di chi mi ama fin dal giorno che sono nata.

“Scully?” Mormora con le labbra ancora attaccate alle mie.

Apro gli occhi e seguo il suo sguardo, cerco di capire su cosa sia focalizzato.

“Si?”

Un altro bacio “adesso puoi mettere via tutto quel gelato?”

Mi discosto imbarazzata “si, naturalmente.” Scuoto la testa e raggiungo il bancone della cucina “metto via tutto.” Dico afferrando le vaschette e riponendole nel freezer. E intanto rimango con gli occhi fissi su di lui, lo osservo mentre si sposta nel soggiorno.

Si è seduto sul divano e io lo raggiungo, mi metto a cavalcioni su di lui, lo sento ansimare mentre gli metto le braccia intorno al collo.

Gli poggio la testa nell’incavo della spalla e riservo un ultimo pensiero alla mia nemica Diana Fowley.

Il corpo di Mulder aderisce perfettamente al mio, la sua lingua intrecciata alla mia, le sue mani sulla mia schiena ad attirarmi ancora di più a sé, il mio cervello non riesce più a formulare pensieri coerenti.

L’unica cosa di cui sono cosciente, l’unica verità eclatante che afferro ora è che io e Mulder ci stiamo baciando.

 

 

Fine

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