Work Your Magic di JoiningJoice (/viewuser.php?uid=66539)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Seokjin, Parte I ***
Capitolo 2: *** 2 - Seokjin, Parte II ***
Capitolo 3: *** 3 - Seokjin, Parte III ***
Capitolo 4: *** 4 - Namjoon, Parte I ***
Capitolo 5: *** 5 - Namjoon, Parte II ***
Capitolo 6: *** 6 - Namjoon, Parte III ***
Capitolo 1 *** 1 - Seokjin, Parte I ***
1
– Seokjin, parte I
Seokjin
non si è mai sentito sbagliato o fuori luogo. La
sensazione di non appartenere ad un luogo gli è solo vagamente
familiare – ma la sua capacità di adattamento, unita ad
una vita passata senza mai trasgredire le regole imposte dalla sua
famiglia o dall'ambiente scolastico, gli ha sempre permesso di vivere
senza mai risultare inopportuno.
La
prima volta in cui sente di aver commesso un errore è quando
compone il numero che un talent scout ha elegantemente scribacchiato
sul suo biglietto da visita, prima di ficcarglielo in tasca quasi con
forza – per permettergli di “saltare le tediose
selezioni” e presentarsi direttamente nei loro uffici. A
sentire lui, ha un volto troppo particolare per essere sprecato
dietro ad una scrivania, o a corsi di recitazione.
Il
provino è un disastro, ma Seokjin ha la sensazione che non sia
a causa sua. Forse pretende troppo da un mondo che vuole dargli
troppo poco – forse quel sistema lo spaventa, forse non è
ciò di cui ha bisogno; in ogni caso, quando si inchina uscendo
dall'ufficio, per la prima volta in vita sua sente di aver commesso
un errore troppo grande per poter essere sistemato senza rimescolarsi
del tutto, senza ricomporre ed analizzare le proprie priorità
e i propri obiettivi.
Quel
colloquio gli ha mostrato esattamente ciò che sospettava da
tempo: c'è di più, oltre i voti e i complimenti dei
professori – e qualunque cosa sia, Seokjin non può fare
a meno di desiderarla. Non può fare a meno di voler sbagliare,
ancora e ancora, fino a trovare la giusta soluzione a quel neonato
dubbio.
Tocca
l'apice dell'inadeguatezza – più che toccarlo, si lascia
schiacciare completamente da esso – il giorno in cui finalmente
firma il contratto con la BigHit Entertainement. Suo padre fissa il
plico di documenti con lo sguardo severo che gli è tanto
familiare, legge ogni clausola – e non commenta, non dice
niente, per un tempo che sembra infinito. Seokjin avrebbe preferito
vederlo furioso; sarebbe stato più facile affrontarlo.
Alla
fine rassetta i fogli dando loro un colpetto secco sulla scrivania e
li lascia scivolare di nuovo verso di lui, valutando ciò che
ha appena letto. - È una piccola agenzia. -, è la sua
battuta d'esordio. Seokjin sa che si sta trattenendo, ha imparato a
leggere tra le righe; ciò che suo padre intende dire è:
“È un'agenzia sull'orlo della bancarotta, che non ti
garantirà mai un futuro solido quanto potrei fare io,
quanto potrebbe fare il dedicarti anima e corpo agli studi.”
-
Lo so. -, risponde. È sicuro che la voce tradirebbe la paura,
se solo pronunciasse una sillaba in più.
Suo
padre si gratta il mento, poi incrocia le mani sul petto. - È
questo che vuoi, Seokjin? Far parte di un gruppo musicale? -
Ciò
che non dice è: “Mi hai deluso. Dammi una ragione per
pensare che tu non abbia commesso un grave errore.”
-
Sì, papà. -, risponde. È un gioco a cui possono
giocare in due, e ciò che Seokjin non dice è: “Non
so se sarò in grado di farlo.”.
L'abitazione
è al sesto piano di un complesso di appartamenti che sfugge
appena alla definizione di casa popolare, ma Seokjin si guarda
attorno comunque meravigliato da ogni dettaglio. È piccola, e
ogni angolo è un caos di oggetti stipati fino al soffitto –
magliette posate su ogni superficie definibile tale, e all'ingresso
scaffali su scaffali di scarpe da ginnastica rendono quasi sgradevole
l'aria.
La
adora già.
-
Davvero possiamo vivere qui? -, domanda, e subito si rende conto di
quanto suoni stupido. Il manager ride, divertito dal suo stupore.
-
È un po' piccolo per sette ragazzi, me ne rendo conto. -,
risponde, interpretando male la sua reazione. Bussa di nuovo a quella
che Seokjin ha dedotto essere la porta della camera da letto,
spazientito. - Ah, gli avevo detto di farsi trovare in piedi per
accogliere il nuovo arrivato. Che figura... -
-
Non importa. -, si affretta a mormorare – ed è in quel
momento che la porta della stanza si apre, e un ragazzo allampanato e
alto esce dalla camera con indosso una maglia bianca di almeno tre
taglie più grandi e dei pantaloncini che hanno visto giorni
migliori. Sta ancora sistemandosi gli occhiali sul volto abbronzato,
e Seokjin lo fissa colto alla sprovvista. Lui non si accorge neppure
della sua presenza.
-
Manager, mi dispiace, la sveglia non ha suonato... -, borbotta il
ragazzo. Ha la voce ancora impastata di sonno, roca e bassa e
piacevole da ascoltare. È quasi un crimine che il manager lo
interrompa, sollevando una mano e indicando successivamente l'orario
sul suo orologio da polso.
-
Se fosse stata una giornata di prove questa sarebbe stata una nota di
demerito, Namjoon. Sei il leader, sai che è la tua
responsabilità assicurarti che tutto vada come deciso. -, lo
rimprovera; Namjoon rimane ad ascoltare in silenzio, chiaramente
dispiaciuto. Le labbra grandi sono strette in un segmento rigido,
reprimono il fastidio che gli causa essere rimproverato; solo quando
il manager gli da una pacca forte sulla spalla e gli indica Seokjin
le sue labbra si dischiudono in un sorriso esitante.
Non
c'è che un secondo di dilazione tra il momento in cui si volta
a guardarlo e il momento in cui si fa avanti per stringergli la mano,
ma Seokjin sente quell'unico momento come fosse un ceffone forte sul
volto. Eccoli lì, Kim Namjoon – intelligente, di
talento, intento a incanalare i propri ideali chiari e forti in
musica, in arte – e Kim Seokjin – fortunato abbastanza da
essere reclutato da un'agenzia di modelli durante un saggio di
recitazione, sfacciato al punto da decidere di gettare via una vita
sicura per puro spirito di ribellione adolescenziale.
Si
sente tanto sbagliato da pensare di non meritare neppure di stringere
la sua mano – ma quando lo fa trova una stretta calda, decisa e
confortevole. Osserva le loro man confuso e poi torna a guardarlo in
volto, piacevolmente disorientato.
Quando
Namjoon sorride sul suo viso compaiono due fossette profonde.
Le
adora già.
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Hello
again~
Ho
notato chle la yoonseok che analizzava l'inizio del loro rapporto è
piaciuta a un po' di persone, quindi ho pensato di scrivere qualcosa
di simile per un'altra delle mie OTP, ovvero la NamJin! La storia
sarà composta da 6 capitoli molto brevi, i primi 3 dal POV di
Jin e gli ultimi 3 scritti dal POV di Namjoonie~
Ci
tengo a specificare che niente di quanto scritto qui pretende di
rispecchiare la realtà, ma solo una versione fittizia di essa!
Non mi permetterei mai di presumere di sapere che carattere abbia il
padre di Seokjin, per esempio :')
Spero
vorrete seguirla e commentarla, il secondo capitolo arriverà
il 26/01~
Alla
prossima!
-Joice
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Capitolo 2 *** 2 - Seokjin, Parte II ***
2
– Seokjin, Parte II
Taehyung
ha diciassette anni, ed è un tesoro. Quando parla il suo
accento rende grezze le frasi gentili e forse esageratamente educate
con cui esprime i propri pensieri. Ha un sorriso grande quanto è
grande il suo cuore, e l'affetto genuino che sembra provare
indiscriminatamente si riflette nei suoi occhi ogni volta che il
sorriso fa capolino sul suo viso.
Una
mattina, prima di scendere dall'auto con cui Seokjin accompagna lui,
Jimin e Jungkook a scuola, si sporge oltre il sedile del passeggero
per abbracciarlo. - Hyung, sei proprio forte, lo sai? -, esclama; e
poi sparisce, trottando dietro a Jimin com'è sua abitudine
fare.
Seokjin
passa mezz'ora fermo nel parcheggio della scuola, pensando che non si
è mai sentito così tanto a casa in vita sua.
Non
è solo Taehyung a farlo sentire a casa – lui è
solo quello che esprime il proprio affetto senza mezzi termini, con
chiunque se lo meriti; ma anche gli altri hanno l'incredibile
capacità di farlo sentire uno di loro, nonostante sia arrivato
per ultimo.
Yoongi
è il più grande, dopo di lui; ha un carattere abrasivo
solo in apparenza, parla modulando costantemente il proprio tono, e
la maggior parte del tempo lo passa a scrivere musica. Il più
grande dono che gli fa è il silenzio: Seokjin ha l'impressione
che non gli piaccia avere persone attorno, ma sopporta e accetta con
tranquillità la sua presenza quando Seokjin si siede a
guardarlo lavorare, affascinato. Sbuffa e ruota gli occhi al cielo,
quando Seokjin pesca una battuta pessima dal proprio repertorio –
ma insiste sulla sofferenza che la battuta gli causa solo in presenza
di altre persone, più per divertire gli altri che per umiliare
Seokjin.
Se
Yoongi è un maestro di musica e composizione, i consigli di
Hoseok sul ballo sono perle preziose di cui gli fa dono con un
sorriso di conforto e una pacca sulla spalla. Seokjin è
perfettamente consapevole dei propri limiti – certi giorni odia
il suo corpo, lo sente come un involucro stretto che gli impedisce di
raggiungere i risultati che vorrebbe ottenere – ma quando
Hoseok lo incoraggia, spiegandogli come lenire il dolore o eseguire
un passo senza sentire i muscoli del suo corpo spezzarsi in mille
frammenti, allora sembra che davvero
i suoi sforzi siano ripagati. Smette
persino di provare invidia per le capacità di Jimin e
Jungkook, entrambi notevolmente più piccoli ed entrambi
notevolmente più bravi di lui – nel canto quanto nel
ballo. Dovrebbe almeno sentire le fitte di gelosia, assieme a quelle
alla schiena e ai polpacci, ma ogni goccia di stizza che ha in corpo
si scioglie come neve al sole non appena posa lo sguardo su uno dei
due: si impegnano fino a rasentare il confine tra sano e malsano, e
sono entrambi ancora dei bambini. No, non può odiarli –
non c'è spazio per quel sentimento nel suo cuore, non di
fronte ai loro sorrisi ancora non del tutto maturati.
Scopre
che il manager aveva ragione: la casa è troppo piccola per
sette ragazzi – ma è perfetta per una famiglia di sette
persone.
Poi
c'è Namjoon. Namjoon, che si volta sempre a controllare che
sia al pari con gli altri – e lo attende, se necessario; che
salta da uno all'altro come un ape in un campo di fiori, rivolgendo
ad ognuno equamente la propria attenzione. Che si sforza di essere un
buon leader e una figura di riferimento, e non chiede nulla in
cambio.
Che
sorride veramente solo alla prospettiva di una buona notizia per
quanto concerne il gruppo, o quando qualcuno di loro ne ha
assolutamente bisogno – mai per se stesso.
Namjoon
lo affascina. Seokjin ha già conosciuto persone considerabili
geniali, in passato, ma è la prima volta che ha a che fare con
qualcuno la cui umiltà rivaleggia con l'intelligenza. Sa far
valere le proprie tesi, ma non vanta le proprie vittorie; quando
qualcuno gli chiede spiegazioni le fornisce senza alcun problema,
fino a fornire una conoscenza anche solo generale dell'argomento di
conversazione. Quando parla di qualcosa che ama i suoi occhi si
illuminano e parla finché la voce non gli viene meno,
gesticolando per enfatizzare ciò che sta dicendo.
È
imbranato al punto in cui Seokjin si trova a rimproverarlo,
domandandogli come facessero in cucina e con l'organizzazione dei
lavori di casa prima del suo arrivo. Quando lo fa, Namjoon si gratta
la testa imbarazzato e non alza lo sguardo finché Seokjin non
ha finito di parlare, esattamente come col manager; e quando
finalmente risponde tenta inutilmente di mascherare un sorriso
nervoso – le fossette che minacciano di comparire ad ogni
sillaba, prosciugando via qualunque accenno di rabbia o frustrazione
Seokjin provasse fino a un momento prima. Sì, Namjoon lo
affascina decisamente: è come una torcia il cui calore e la
cui approvazione Seokjin cerca costantemente, pur consapevole dei
rischi. Basterebbe un passo sbagliato perché si ustioni in
maniera irreparabile.
Il
problema sorge quando Seokjin si rende conto che per un briciolo di
calore in più sarebbe disposto a gettarsi tra le fiamme. In un
certo senso, l'ha già fatto.
Non
si sente nervoso in presenza degli altri, ma quando rimane da solo
con Namjoon improvvisamente ogni azione ha un peso, una sostanza. Fa
quanto può per ignorare quella sensazione, ma è
difficile – è come se si muovesse sott'acqua,
scoordinato e a rilento. Namjoon entra nella stessa stanza in cui si
trova lui, e all'improvviso qualunque cosa stia facendo – dalle
prove di canto al semplice mangiare delle patatine sul divano –
sembra necessitare di una revisione. Forse sta cantando male, e
rischia di deludere le sue aspettative; forse si farà
un'opinione tremenda – anche se corretta – di lui, se va
avanti a sfondarsi di patatine come un animale.
Dormono
tutti nella stessa stanza, stipati in tre letti a castello – ed
uno singolo, che Jungkook ha avuto la fortuna di ottenere per sé
– con il russare degli altri a fare da colonna sonora alla
notte altrimenti silenziosa. La maggior parte delle volte Seokjin è
troppo stanco per fermarsi anche solo a pensare, e crolla in un sonno
esausto; ma se quel giorno Namjoon ha fatto qualcosa di particolare –
termine la cui definizione varia da “Ha scritto una canzone che
è stata selezionata per l'album di debutto” a “Ha
starnutito in maniera particolarmente carina” – allora si
ritrova a rivolgergli un pensiero d'affetto, prima di addormentarsi.
Entrambi dormono nella parte superiore di letti adiacenti, ed è
una benedizione e una maledizione assieme: può guardarlo
mentre scivola nel sonno, abbracciando il cuscino e dando le spalle
alla finestra perché non noti che ha gli occhi ancora aperti,
ma può anche svegliarsi e trovarlo con la maglia arrotolata
fino a scoprire il petto e, occasionalmente, un'evidente erezione
mattutina intrappolata nei boxer.
Sono
quelle le mattine in cui Seokjin soffoca il volto nel cuscino e sfoga
la frustrazione urlandovi contro.
Ha
passato gli anni delle superiori in un istituto completamente
maschile; è dolorosamente consapevole di quanto la visione di
corpi maschili non gli sia affatto indifferente, come è anche
consapevole di quanto questo sia un problema, per la società
in cui vive. È proprio a causa della sua immagine di studente
e figlio perfetto che non ha mai neppure osato pensare a questa
attrazione, osservando altri più coraggiosi di lui godere del
vantaggio della gioventù per sperimentare e sfogarsi prima di
passare una vita intera indossando maschere – ma ora che il
ricordo del controllo paterno inizia a sfumare Seokjin non ha motivo
di fingere, almeno con se stesso. La visione di Namjoon seminudo ed
eccitato ha un certo effetto sul suo corpo, uno che ignora solo
chiamando a sé tutta la forza di volontà e pazienza che
possiede; non è poca, fortunatamente, e dopo
ha persino la faccia tosta di
guardare Namjoon in volto come non fosse successo nulla e chiedergli
cosa voglia per colazione. Quella situazione lo erode dentro,
lentamente e dolorosamente, ma non esistono alternative al fingere
che sia tutto a posto, tutto nella norma.
Niente
di sbagliato nel fissare intensamente le labbra di Namjoon quando
registra. Niente di strano nella necessità maniacale di averlo
attorno, di essere la causa del suo sorriso.
Non
aveva idea che la visione di fossette su un volto dolce potesse
causare dipendenza.
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Update il 29/01~
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Capitolo 3 *** 3 - Seokjin, Parte III ***
3
– Seokjin, Parte III
-
Finiscila, Jungkook. Non farne una tragedia. -
Per
la terza volta nel giro di cinque minuti Seokjin colpisce senza
troppa violenza la testa di Jungkook con il giornale arrotolato,
tentando – inutilmente – di tirarlo fuori dalla
momentanea trance in cui è rimasto bloccato, seduto al tavolo
della sala, lo sguardo perso nel vuoto. Posa la tazza di té
caldo che ha preparato davanti a lui e torna al suo posto accanto a
Taehyung, che intanto ha riaperto la busta causa di tutti i problemi
e sta rileggendo il contenuto della lettera, mentre dall'altra parte
del tavolo Jimin sbuffa spazientito.
-
Taehyung, mettila via. Mettila via, ti ho detto...! JUNGKOOK. -,
esclama, e per la prima volta Jungkook trasalisce visibilmente;
sbatte le palpebre e si volta a guardare Jimin.
-
Hyung...? -
Jimin
solleva la lettera, strappandola con violenza dalle dita di Taehyung.
- È solo una confessione, va bene? Non sei tenuto a
rispondere. -, spiega, sorridendo; Seokjin trova ci sia qualcosa di
predatorio, nel suo sorriso. Si volta a guardare Hoseok e Yoongi,
comodamente stravaccati sul divano e del tutto estranei al dramma in
atto: Yoongi sta dormendo, ma Hoseok si gode la scena e ride,
borbottando “Il nostro Gukkie che cresce” di tanto
in tanto. Dei più grandi, solo Seokjin e Namjoon sono seduti a
tavola per “risolvere la questione” – Namjoon per
obbligo morale, Seokjin per pura empatia.
-
Tanto credo se ne sia già pentita. -, mormora Jungkook, lo
sguardo di nuovo intento a bruciare un punto impreciso del tavolo. -
Quando mi ha dato la lettera le ho risposto con...con una voce strana
e acuta. Molto acuta. -
Taehyung
sghignazza, calmandosi solo quando Seokjin gli tira una gomitata nel
fianco.
-
Andrà a raccontarlo a tutta la scuola. Mi rideranno dietro nei
corridoi. -, prosegue Jungkook. All'improvviso sgrana gli occhi più
di quanto abbia fatto fino a quel momento. - Le ragazze sono esseri
terrificanti... -
-
Jungkook, se ne sarà già dimenticata domani mattina.
Una volta, alle medie, ho vomitato davanti alla ragazza che mi
piaceva. Ci siamo comunque messi assieme appena quella storia è
passata di moda. -, sospira Seokjin, incrociando le braccia sul
petto. È una bugia bella e buona, ma se serve a calmare il suo
piccolo attacco di panico è pronto a fornirgli l'intero
inesistente retroscena. Attira sicuramente la sua attenzione, ma in
maniera imprevista.
-
Hyung, tu hai avuto una ragazza? -, domanda Jungkook. Il tono è
incredulo, e Seokjin batte d'istinto i palmi delle mani sul tavolo in
protesta.
-
Stai insinuando che non ne avrei mai avuta una?! -, rimprovera;
Jungkook si scava la fossa da solo, sollevando le spalle. - Guarda
che non siamo mica dei ragazzini! Qua dentro tutti hanno avuto
esperienze, no? Yoongi? -
In
tutta risposta Yoongi russa più sonoramente di prima –
Seokjin è abbastanza certo che stia fingendo. Il suo sguardo
si sposta su Hoseok, che fa una smorfia.
-
Non credo neanche conti, come esperienza, ma una volta sono stato
rifiutato per un altro ragazzo. -, risponde; ride, sospirando.
L'autocommiserazione è palpabile. Seokjin si volta verso
Namjoon, un po' più teso del normale.
-
Anche Joonie avrà sicuramente qualcosa da dirti. Puoi chiedere
a lui, se non ti fidi di me. -, mormora. Come si fosse reso conto
solo in quel momento della situazione, Namjoon alza lo sguardo
sorpreso verso di lui e poi inclina il capo di lato.
-
Sì, sono stato con una persona. -, ammette; è più
di quanto abbiano detto Hoseok e Yoongi, e tutti gli occupanti del
tavolo rivolgono le proprie attenzioni su di lui – che però
non aggiunge altro, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo
perso in un punto imprecisato oltre le spalle di Seokjin. È
proprio lui a scuoterlo nuovamente fuori dalla sua personale
riflessione, tossendo nel pugno chiuso.
-
Com'è andata a finire, hyung? Hai vomitato davanti a lei come
Seokjin-hyung? -, domanda Taehyung; evita con la maestria sviluppata
in un anno di convivenza il colpo di giornale di Seokjin, senza
neppure distogliere lo sguardo dal leader; Namjoon solleva le
sopracciglia, sorridendo con amarezza.
-
L'ho lasciata. -, ammette; Seokjin non può fare a meno di
guardarlo. Non vuole saperne di più, eppure desidera
ardentemente che parli e racconti cos'è accaduto: deve sapere
qual è la causa dietro alla cupidigia sul suo viso, cosa
impedisce al suo sorriso di manifestarsi realmente. È una
curiosità morbosa che lo spinge a rimanere in silenzio, in
attesa quanto tutti gli altri. Namjoon sospira, premendo la schiena
contro la sedia e dondolandosi piano.
-
Siamo stati assieme per qualche mese prima che entrassi nell'agenzia.
Poi vederci è diventato più difficile, immagino...
forse sono stato egoista, ma ho pensato che gestire un rapporto e un
training da idol sarebbe stato complicato, e le ho chiesto di
lasciarci. -, si ferma e scoppia a ridere, afflitto dal ricordo. È
sbagliato che rida così, e Seokjin sente un sentimento
indecifrabile turbarlo profondamente. Namjoon indica Jungkook. -
Gukkie ha ragione, le ragazze sono terrificanti. Non l'ha presa molto
bene... ha detto delle cattiverie, mi ha urlato contro per un po' di
tempo, e poi è scomparsa. -
Seokjin
sa che qualcuno lo domanderà, ma non vuole sentire; pensa ad
un motivo per alzarsi, ma non gli viene in mente nulla. Non può
impedire a Jimin di chiedere: - Che genere di cattiverie? -, e non
può tapparsi le orecchie per non ascoltare.
-
Insulti, perlopiù. Ah, e mi disse che... oh, questa è
veramente cattiva... disse che mi stavo allenando per niente perché,
con la faccia che mi ritrovo, nessuno mi avrebbe mai preso in
considerazione come idol... -
-
CHE RAZZA DI... -
Seokjin
si tappa la bocca, ma è troppo tardi: ha urlato prima ancora
di poter mettere in ordine le parole nei suoi pensieri. Si voltano
tutti a guardarlo, sorpresi dalla sua reazione violenta –
persino Yoongi ha smesso di fingere di star dormendo, e lo guarda con
un occhio aperto ed uno chiuso, quasi con sospetto. Ma non è
il suo apparente sospetto che preoccupa Seokjin: è lo sguardo
di Namjoon, sconvolto e sorpreso – ma non dispiaciuto. Lo fissa
intensamente, mettendolo a nudo. Per un momento Seokjin pensa che non
solo non sarà in grado di terminare l'insulto, ma non riuscirà
nemmeno a fornire una giustificazione per la propria reazione;
deglutisce piano, chiamando a sé tutta la forza che possiede.
-
...che razza di mostro. -, finisce. Non ha occhi che per Namjoon, che
restituisce il gesto. Seokjin ha compreso la natura del turbamento di
poco prima: è rabbia, pura e semplice – e lo soffoca, lo
fa tremare. - Come può dirti una cosa del genere dopo essere
stata con te? -
La
buona, vecchia abitudine di omettere la verità ed ammetterla
solo nei propri pensieri ha il sopravvento. Ciò che Seokjin
non dice è: “Come può pensare che tu sia
brutto?”
Namjoon
sorride, di nuovo quel sorriso debole e accondiscendente. - Hyung,
non c'è bisogno di scaldarsi. Le persone diventano cattive,
quando vengono deluse... -
-
Non c'era bisogno che dicesse una cattiveria simile. Tu hai tutti i
requisiti per...no, non hai affatto i requisiti: tu superi le
aspettative di chiunque lavori con te, Joonie! Ha ragione, nessuno ti
prenderà mai in considerazione come un idol, perché sei
molto di più. Sei...sei un artista, ok? E mi dispiace che
questa persona non sia stata in grado di riconoscerlo, perché
è un fatto obiettivo, non centra nulla la rabbia... -
Sta
parlando a vanvera. Sta parlando a vanvera, e tra un po' gli verrà
meno l'aria, e dovrà prendere fiato a bocca aperta e sembrerà
un perfetto cretino – ma non è in grado di fermarsi: le
parole cadono fuori dalle sue labbra, una cascata di patetica
emotività repressa. È quello che Namjoon ha bisogno di
sentirsi dire, ma soprattutto è quello che Seokjin ha bisogno
di dirgli; gli altri membri non esistono più, e si è
completamente dimenticato che sono lì per consolare Jungkook e
la sua fobia del sesso opposto.
Namjoon
lo sta ancora fissando, ma le sue guance sono tinte di un rosso così
intenso che sembra quasi gli sia salita la febbre all'improvviso; non
dice niente, gli occhi sgranati in un'espressione molto più
sconvolta di quanto mostrato in precedenza. - Hyung... -, mormora,
quando l'unico suono nella stanza è l'ansimare pesante di
Seokjin. - Io...ti ringrazio. Veramente... -
Abbassa
la testa e fissa il tavolo, borbottando qualcosa che Seokjin non
riesce a cogliere; alla fine anche lui abbassa lo sguardo, perché
le occhiate degli altri stanno davvero iniziando a bruciare, e non sa
come dovrebbe chiudere la porta che ha sfondato con pochissima
delicatezza. Fortunatamente per lui, Taehyung spacca il ghiaccio
tornando a prendere in giro Jungkook, che Jimin difende a spada
tratta; vanno avanti per un po', interrotti dal finto russare
insistente di Yoongi e dalle risate di Hoseok. Nessuno chiede loro di
intervenire nuovamente, e nessuno pretende discutano di quanto
accaduto.
Sembra
siano passate ore quando Seokjin trova finalmente il coraggio di
alzare lo sguardo su Namjoon – e subito se ne pente, il cuore
che batte come impazzito nel petto. Namjoon lo sta guardando, i
lineamenti del volto resi soffici da pensieri la cui natura non gli è
dato conoscere; c'è della gratitudine, forse, ma anche
qualcosa di diverso e sconosciuto. Gli sorride, e questa volta non
c'è alcun ricordo triste ad impedirgli di sorridere veramente.
-
Grazie, hyung. -, sussurra, così piano che sembra stia
semplicemente sillabando ciò che dice. Seokjin annuisce piano,
per fargli capire che ha compreso.
Ciò
che non dice è: “No, grazie a te.”
Ciò
che non si permette neppure di pensare è: “Joonie,
credo di essermi innamorato di te.”
--------------------------------------------
Incredibile,
siamo già a metà TvT il quarto capitolo, il primo dal
POV di Namjoon, arriva tra il 1 e il 2 Febbraio (a seconda di quando
riesco a finire di tradurlo in inglese :'D)
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Capitolo 4 *** 4 - Namjoon, Parte I ***
4
Che
Kim Seokjin sia bello è un dato di fatto, Namjoon non è
stupido al punto da negarlo: per notarlo bastano un paio di occhi e
una mente sana. Ha pensato fosse il ragazzo più bello che
avesse mai visto nell'istante in cui ha posato lo sguardo su di lui
per la prima volta e lo ha trovato spaesato e rigido nel bel mezzo
del caos della sala dell'appartamento. Non ha mai percepito i propri
pensieri come strani, o fuori luogo, perché è in pace
con le proprie scelte di vita e sa che la bellezza oggettiva può
essere apprezzata indipendentemente dalle proprie decisioni e
preferenze.
Il
problema è che da allora quel pensiero è diventato un
chiodo fisso – una bomba a orologeria che esplode una volta per
tutte il giorno in cui Seokjin lascia che la rabbia prende il
sopravvento e insulta la sua ex ragazza con il fervore di un amante
che difende il proprio fidanzato, il cui onore è stato
macchiato; il problema è che, da allora, Namjoon non può
fare a meno di guardare Seokjin con occhi diversi –
sovrapponendo all'immagine che ha di lui il ricordo del rossore
violento sulle sue guance, delle labbra che tremano e del petto che
si alza e abbassa alla velocità dei suoi respiri rapidi e
furiosi. Ed è un caso, che abbia reagito così: non può
essere altrimenti. Forse ha vissuto una situazione analoga, anche se
Namjoon fatica ad immaginare che qualcuno possa anche solo aver
pensato di scoraggiare Seokjin dal diventare un idol definendolo
brutto, o forse si è trattatato di un semplice atto di
gentilezza, ma le spiegazioni che riesce a fornirsi terminano lì.
Le fantasie proseguono oltre quell'autoimposto limite, però:
prendono il sopravvento, di tanto in tanto, e Namjoon si ritrova a
pensare a come sarebbe posare la fronte contro quella di Seokjin e
calmarlo con baci lenti una volta di troppo per riuscire a negare a
se stesso che l'attrazione che prova nei suoi confronti non è
più limitata a una semplice osservazione oggettiva.
Non
si è mai davvero interrogato su cosa lo attragga. L'unica
relazione che ha avuto è stata un disastro su ogni fronte, e
l'ha lasciato scottato – ma prima di Hyunmi ha sempre pensato
che, se l'occasione si fosse presentata, avrebbe potuto
effettivamente sentirsi attratto da un ragazzo. Non ha mai cercato
attivamente di confermare quell'ipotesi e non ha mai sentito la
necessità di farlo, finché non è arrivato
Seokjin a ribaltare completamente le sue certezze.
Ed
è un problema; un enorme, mastodontico, terribile problema.
Perché Seokjin non è un suo compagno di classe, non è
un amico, non è uno sconosciuto particolarmente attraente
incontrato per strada: Seokjin è un membro dei BTS. Anche solo
pensare a lui in quel senso non fa altro che rovinare la perfetta,
miracolosa armonia che c'è tra loro sette –
sbilancerebbe il tutto posando un problema su quei piatti tanto
faticosamente resi pari, facendoli affondare nel caos. E se le sue
flebili speranze dovessero rivelarsi erronee – e Namjoon è
certo che sarebbe quello il caso – allora sarebbe come tagliare
a suon di idiozie la catenina che tiene su quel piatto per lasciarlo
precipitare nell'abisso. Sarebbe un errore madornale e imperdonabile.
I
BTS hanno bisogno di Seokjin. Lui ha bisogno di Seokjin.
(e,
forse, Seokjin ha bisogno di loro)
Così
si accontenta di osservarlo da dietro, in silenzio, a distanza di
sicurezza; eppure finisce sempre col compiere errori – si
avvicina un po' troppo, lo guarda un po' insistentemente, cerca e fa
tesoro di ogni occasione che ha per poter stare con lui. A volte si
domanda se la sua cotta non sia ovvia o palese – se Seokjin non
sia troppo educato per parlarne, o troppo ingenuo per accorgersene. È
grato in ogni caso, però, perché rinunciare a Seokjin
significherebbe rinunciare ad un amico prezioso e ad un prezioso
confidente: significherebbe rinunciare alla prima spalla a cui
Namjoon si appoggia nei momenti di difficoltà, a battute che
non meritano una risata in risposta ma a cui non può fare
assolutamente a meno di ridere comunque – e non l'ha mai detto
a nessuno, ma la causa spesso è da cercare nella risata di
Seokjin, che ride svergognatamente delle proprie freddure, più
che nella freddura stessa. Dovrebbe dire addio alla figura che gli
impone di uscire dalla cucina, pena la morte, ma poi sbuffa e rimane
in silenzio ad affettare, tritare e rosolare chiedendogli con tono
apparentemente seccato che gli venga passata una spezia che Namjoon
distingue a fatica da mille altre distinte solo dal nome
sull'etichetta – e che sorride, quando Namjoon finalmente lo
accontenta, abbassando lo sguardo in fretta e ringraziandolo.
Ammonendolo di stare lontano dai fornelli, per il bene suo e della
casa intera.
Seokjin
è bello; è bello osservarlo, ascoltarlo, immaginarlo.
Ha fatto passi da gigante, nell'anno passato assieme – ma si
tratta poco di talento innato e molto di impegno folle, e per ciò
Namjoon non può che rispettarlo ed essere grato. Anche quando
l'idea che ha di lui prende ad inclinare verso il lato romantico che
Namjoon preferirebbe non esistesse affatto, pensa che senza la sua
voce dolce, i suoi acuti ed il titolo che condivide con lui di
peggior ballerino del gruppo i BTS non potrebbero esistere – e
questo è molto, molto più importante di qualunque
sentimento Namjoon possa provare. Lo sarà sempre.
Ma
se Namjoon può vantare un estremo controllo sulla propria
emotività, un contatto solido con il raziocinio e il proprio
senso del dovere, non può dire altrettanto del suo maledetto
corpo – su quello, Seokjin ha un ascendente per cui Namjoon si
maledice un giorno sì e l'altro pure. È così
semplice perdersi nell'osservare la curva morbida della sua bocca
piccola, smarrirsi nell'immaginare quanto soffici ed umide ed
invitanti possano essere le sue labbra. È grato che la sua
fama di svampito lo preceda, e che Seokjin lo ritenga tale –
anche se con affetto – perché giustifica più di
una volta la stupidità con cui si ferma a fissare le sue
labbra mentre parla, Namjoon non ha idea di cosa.
È
una maledizione e una benedizione assieme, e Namjoon si trova tra
paradiso ed inferno – due poli uguali tra loro che lo
catapultano e lo ribaltano continuamente nel loro campo magnetico,
senza mai dargli la possibilità di finire da una parte o
dall'altra. Ogni pensiero puro viene bruciato senza pietà
dalla visione fugace e rubata ad un risveglio del fondoschiena di
Seokjin che torna nei pantaloni della tuta scivolati in basso durante
la notte, e ogni pensiero impuro trova la redenzione nella sua risata
buffa e fresca, che Namjoon si ferma ad ascoltare come fosse una
fonte d'acqua fresca – e lui un idiota assetato.
Il
mondo sembra prendere finalmente una decisione la mattina in cui lo
trova nudo in cucina. Non è un nudo integrale, ovviamente –
si è solamente tolto la maglietta a causa del caldo afoso e
insopportabile che avvolge Seoul in agosto – ma ciò non
impedisce a Namjoon di bloccarsi all'ingresso della cucina,
congelarsi completamente di fronte alla visione delle sue spalle
larghe e mascoline e della pelle perfettamente liscia e abbronzata.
Tutt'a un tratto l'idea che Seokjin sia reale non gli sembra solo
poco plausibile, ma direttamente assurda – come può
tanta bellezza esistere in un corpo umano e, se esiste veramente,
come può esistere senza bruciare ed accecare ogni uomo che
commetta il terribile sbaglio di rivolgere lo sguardo nella sua
direzione?
Può
quasi leggere i titoli dei giornali: uomo convive col sole per un
anno e mezzo, realizza il proprio errore, muore per autocombustione.
Come
se non bastasse, Seokjin sceglie proprio quel momento per voltarsi –
senza neppure dargli il tempo di prepararsi, accettare l'idea che
quella schiena sia davanti a lui in quel momento e proseguire per la
propria strada. Namjoon scopre così che i muscoli di Seokjin
sono più che timidamente definiti, che le sue clavicole
sporgono quanto basta perché sia naturale pensare di volervi
affondare le labbra contro, che i suoi pettorali sono graziati da due
capezzoli piccoli e scuri, fatti apposta per essere toccati,
succhiati, morsi. Solo in un secondo momento alza lo sguardo e nota
che Seokjin sta praticamente sbrodolando kimchi, le guance piene e
perfettamente tonde.
-
Joonie. -, esordisce. - 'i p'ego, no' dillo a neffuno. A'e'o fame,
ok? Poffiamo fa'e a metà. -
Namjoon
sente che potrebbe esplodere a piangere, lì, in quel preciso
istante, e non smettere fino al giorno dopo.
Non
gli risponde nemmeno; si volta e scappa verso il bagno, chiudendosi
la porta alle spalle con tanta violenza da rischiare di far svegliare
di soprassalto uno dei suoi compagni; ma non ha tempo di
preoccuparsene – non con il sangue completamente defluito dal
cervello per andare ad alimentare quella stupida, colpevole erezione
che gli pulsa nei pantaloni, né con l'immagine adorabile di
Seokjin con le guance piene che continua a tornargli in mente
alternandosi alla visione del suo corpo statuario e perfetto.
E
allora Namjoon prende una decisione. Tappa completamente la ragione,
getta via il senso di colpa – o meglio, lo rinchiude
momentaneamente: sa che tornerà a farsi sentire non appena
l'intensità dell'orgasmo sarà scivolata via dai suoi
sensi, ma per il momento può solo darsi piacere cercando di
non pensare a niente; o a niente che non sia il corpo di Seokjin, le
sue labbra piene e la sua schiena grande e le sue gambe lunghissime e
tutto lui che lo avvolge, lo stringe, lo tocca e guarda con sguardo
adorante. Non ti considera brutto, sussurra una voce dentro di
lui, un po' più forte di quella di Seokjin nella sua fantasia
– non ti considera brutto e anzi, si arrabbia se qualcuno ti
definisce tale. È abbastanza per immaginare che potrebbe
ricambiarti, no? Abbastanza per immaginarlo che ti bacia, che
sussurra il tuo nome e sorride a causa della voce rasposa con cui lo
pronuncia, che si solleva e il lenzuolo che lo copriva scivola in
basso e ci sono segni violacei attorno ai suoi capezzoli e ti vuole,
ti vuole di nuovo, ti chiede di prenderlo baciandoti il collo e ti
promette, giura di esser tuo. Tuo e di nessun altro.
C'è
del karma nel fatto che il primo che vede non appena esce dal bagno
sia proprio Seokjin, seduto a tavola e intento a sfamare Jungkook
come una madre amorevole. - Joonie, -, lo chiama, le sopracciglia
inarcate in un'espressione preoccupata. - Stai bene? Sei scappato
via... -
Namjoon
non sa che razza di sfacciataggine gli dia la forza necessaria a
guardarlo in volto, ma quando risponde il sorriso che gli rivolge è
quasi delirante. - Sto da cani. -, ammette. E poi crolla sul divano,
perché Seokjin non si è neppure rivestito.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - -
Direi
che fa caldino qui ma sono abituata a temperature assai più
alte, so...
Scusate
il ritardINO, dovevo finire di tradurre! E infatti il capitolo 5
arriva il 6, così posso tradurre in pace e magari portarmi
avanti il lavoro per il sesto e ultimo capitolo.
Alla
prossima!
-Joice
|
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Capitolo 5 *** 5 - Namjoon, Parte II ***
5
C'è
una congiura in atto. Una qualche divinità deve essersela
presa particolarmente per qualcosa che ha fatto in una vita passata,
perché di tutte le maledette coincidenze quella che capita a
lui è proprio la più maledetta – non riesce quasi
a crederci, quando apre la porta di casa e trova solo Seokjin, seduto
sul divano. Non riesce neppure a credere che sia reale lo sguardo che
gli rivolge, casto e innocente quant'è.
-
Dove sono gli altri? -, domanda. Seokjin mette in muto il televisore.
-
Jungkookie, Taehyungie e Jiminie sono andati a vedere un film
assieme. Hoseok e Yoongi erano ancora in studio quando sono venuto
via, e credo di averli sentiti dire che rimarranno lì fino a
domattina. -, spiega. Gli rivolge un sorriso, ma è timido, il
fantasma di se stesso. - Siamo soli in casa, Joonie. -
Pronuncia
l'ultima parte con uno strano tono d'aspettativa, come desiderasse
che Namjoon risponda in qualche modo; ma Namjoon ha dimenticato come
si parla. Riesce solo a fissarlo in silenzio, ascoltando il suono
ipnotico delle gocce di pioggia che battono sulle finestre e dei
tuoni lontani, il tossire rauco del cielo che segna lo scorrere di
quel momento di pace e quiete. È sempre Seokjin che trova la
forza di alzarsi e andargli incontro.
-
Sei fradicio. -, borbotta, prendendo lo zaino dalle sue spalle e
sfilandolo per posarlo a terra. Namjoon lascia che lo manovri, lo
sguardo basso. - Dov'è l'ombrello? -
-
Non pioveva quando sono uscito. -, risponde. Seokjin sospira, alle
sue spalle.
-
Questa è una bugia. Pioveva già quando sono tornato io.
-, un altro sospiro, e Namjoon non ha la forza di guardare la
delusione nei suoi occhi, quindi continua a fissare il pavimento. -
So che l'hai rotto. Namjoon, perché mi menti? -
Non
lo chiama mai Namjoon. Per Seokjin è Joonie, un
soprannome che prima del suo arrivo Yoongi e Hoseok non avevano
neppure mai pensato di affibbiargli, ma che hanno adottato come
l'avesse tatuato in fronte. Anche i maknae lo chiamano a quel modo –
Joonie-hyung, solamente Joonie se sono in vena di
prendere botte. Il fatto che stia usando il suo nome per qualche
ragione gli fa venire voglia di piangere: è come se stesse
mettendo distanza tra loro.
Ma
poi Seokjin afferra la sua mano, e prima che Namjoon possa capire
cosa sta accadendo lo trascina con sé verso il bagno; non
chiude la porta, perché non ce n'è alcun bisogno di
farlo, e gli sfila il cappotto dalle spalle come lo ha sollevato dal
peso dello zaino. - Hyung, che stai facendo...? -, mormora, ma
Seokjin non si ferma neppure. C'è determinazione nel suo
sguardo, la stessa che Namjoon vede in sala prove ogni volta che
cantano, la stessa che maschera dietro un'espressione esasperata ogni
volta che l'insegnante di ballo lo rimprovera. Seokjin è
sempre il primo a rialzarsi in piedi, dopo quelle lavate di capo;
spesso è lui a porgergli la mano e ad aiutarlo a rialzarsi,
offrendogli un sorriso comprensivo assieme al proprio sostegno.
Con
quelle stesse mani ora lo spoglia, afferra un panno dal
portasciugamani alla parete e lo passa tra i suoi capelli, carezzando
il capo con un po' troppa violenza. Namjoon non ha mai desiderato di
essere protetto e coccolato in quel modo, ma non riesce a non fare
tesoro di ogni gesto, della delicatezza con cui Seokjin gli rivolge
le proprie cure. È un sollievo non dover fare nulla, per una
volta.
-
Stammi a sentire, Joonie. -, mormora, lasciando scivolare
l'asciugamani sul suo collo; solo allora Namjoon nota due dettagli
che la vicinanza gli consente di notare: anzitutto i capelli di
Seokjin; sono disfati quanto i suoi, come fosse rimasto sotto la
pioggia – ma Seokjin non è stupido quanto lui, non è
il tipo di persona che dimentica il proprio ombrello o lo rompe o lo
lascia cadere sulle rotaie e lo guarda venire sgretolato in mille
pezzi da un treno ad alta velocità.
In
un secondo momento Namjoon nota il suo volto. È arrossato, e
un po' più gonfio del normale; Seokjin ha l'aspetto di
qualcuno che ha pianto – no, nota con orrore: minaccia di
esplodere a piangere in quello stesso momento, gli occhi enormi già
lucidi per ragioni a lui ignote. È quasi tentato di
intervenire, di chiedergli cosa sia accaduto, ma Seokjin alza un dito
tra loro e Namjoon tace, immediatamente indebolito.
-
No, Joonie, stammi a sentire. Sono serio. -, ripete, e questa volta
prosegue: - Non so cosa sia successo, o perché ultimamente sia
diventato così difficile parlarti, ma non...non voglio che sia
così, tra noi. Tu mi piaci, Joonie: sei la persona più
dolce e intelligente che conosca e io non voglio rinunciare alle
nostre conversazioni per nessun motivo al mondo. Quindi ora ci
sediamo e guardiamo un film, mangiamo, facciamo tutto quello che
vuoi, e quando sei disposto a parlarmi di cosa ti sia successo me ne
parli, va bene? -
Ha
represso le lacrime, ma non il magone: parla concitatamente,
prolungando le vocali, e da ogni sillaba Namjoon ha l'impressione che
sia arrabbiato più con se stesso che con lui. I suoi sospetti
vengono confermati nel momento in cui Jin crolla, abbassando le
proprie spalle e stringendo le sue con le dita che vi ha posato sopra
e non ha più rimosso.
-
Joonie, -, dice, la voce ancora tremula. - Non lasciarmi da solo. Mi
sento a casa solo quando sei con me. -
L'istante
successivo scopre che nessuna delle sue fantasie regge il confronto
con la realtà, e che le labbra di Seokjin sono morbide quanto
zucchero filato, umide quanto la pioggia che ancora gli bagna la
pelle e i vestiti, calde quanto può esser caldo solo tornare a
casa dopo una giornata lunga e faticosa. Scopre che basta un bacio
perché la presa di Seokjin diventi improvvisamente più
debole, che basta un bacio per rubare alla sua gola un verso rauco e
sorpreso, che basta un bacio a far chiudere i suoi occhi. L'istante
dopo ancora, però, scopre le mani di Seokjin sulla sua nuca
mentre lo preme contro di sé; scopre che il verso di Seokjin
non era affatto di sorpresa, ma di compiacimento. Scopre che le sue
palpebre tremano, quando bacia, e che inclina il capo e apre le
labbra timidamente, un po' alla volta, timoroso forse di rendersi
troppo disponibile; e che il sapore della sua bocca non gli basta
mai, non gli basterebbe in mille anni di baci. Quando riemerge da
quel mare di sensazioni – da quella tempesta – scopre
anche di desiderare di poter annegare assieme a lui, fermi come sono
in quell'istante, aggrovigliati l'uno nelle braccia dell'altro e
senza fiato.
Ma
poi la visione della realtà torna, strappandoli a quell'oasi.
La parete dietro la schiena di Seokjin è fredda, i suoi occhi
sono ancora pieni di lacrime; quando solleva lo sguardo e lo guarda
nei suoi occhi c'è l'unica emozione al mondo di cui Namjoon
non avrebbe mai voluto essere la causa, ed è con la stessa
paura che mormora il suo nome.
Vorrebbe
baciarlo di nuovo, fino a strappare dal suo cuore il terrore e ogni
altra sensazione negativa – ma è molto più facile
che sia Seokjin a contagiarlo, permettendo ai suoi dubbi di prendere
il sopravvento. Cosa diavolo ha fatto? Mesi e mesi passati
promettendo a se stesso di non commettere quell'errore, di non creare
un divario nella pace che ha tanto delicatamente creato, gettati al
vento nell'errore di un momento – è così tipico
di lui che quasi gli viene dal ridere.
-
Mi dispiace. -, sussurra. Si allontana, si allontana piano, timoroso
di vederlo crollare e svanire davanti ai suoi occhi. Seokjin rimane
con la schiena premuta contro la parete, una mano protesa verso di
lui. Namjoon scuote piano la testa. - Hyung, mi dispiace, mi... -
Le
parole gli vengono meno, la mente si spegne. È quasi in stato
di trance che fa dietrofront, che scappa dal bagno e afferra il
cappotto rimasto a terra e apre la porta e fugge, scendendo le scale
del condominio rapidamente per provare la familiare sensazione di
vertigine, sperando quasi di cadere e rotolare giù e sentire
dolore fisico – qualsiasi cosa possa soffocare il dolore che
sente nel petto.
Non
ha ancora smesso di piovere, e lui non ha neppure pensato di
afferrare un ombrello dal portaombrelli all'ingresso
dell'appartamento, ma solo quando il cielo si fa scuro e le luci dei
negozi si accendono e lo circondano Namjoon si rende conto che quelle
che bagnano il suo viso non sono solo gocce di pioggia.
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Scusate il ritardo! Siamo quasi al finale ❤
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Capitolo 6 *** 6 - Namjoon, Parte III ***
6
Per
quanto tremendi, violenti o soffocanti, gli incubi lasciano a chi li
sogna almeno la possibilità di svegliarsi. Un incubo ad occhi
aperti, tuttavia, non da a chi lo vive questa possibilità –
ed è esattamente questo che Namjoon vive sulla sua pelle nei
giorni successivi all'incidente: un incubo di cui solo lui e Seokjin
sono prigionieri, unici abitanti di una dimensione fatta di silenzi,
di distanze, di mormorii educati e nient'altro. Nessuno è
consapevole di ciò che sta accadendo tra loro, ma Namjoon è
certo che, chi più e chi meno, possano tutti percepirlo in
qualche modo. È disperatamente evidente che qualcosa non vada,
e il pensiero che uno dei membri che lo conoscono da più tempo
possano capire cosa sia accaduto non fa che contribuire al panico
soffocante.
Ma
essere messi alla gogna per ciò che ha fatto da chi non è
coinvolto è comunque una soluzione preferibile all'essere
ignorati da Seokjin, i cui occhi non scivolano su di lui nemmeno per
sbaglio. Diventa irritabile, molto più di lui, e Namjoon
scopre come Seokjin affronta i propri problemi: rispondendo a
monosillabi, accumulando nervoso ogni volta che sbaglia a fare
qualcosa per poi sbagliare di nuovo, irrimediabilmente. A volte le
mani gli tremano, e quando è certo che nessuno possa vederlo
si appoggia alla superficie più vicina per scaricare la
tensione, per evitare che la rabbia abbia il sopravvento.
Vorrebbe
avvicinarlo e chiarire, ma dopotutto cosa c'è da chiarire? Le
parole che ha balbettato dopo il bacio lasciano poco spazio ad
interpretazione – è un peccato che Namjoon le abbia
pronunciate senza riflettere o pensarle veramente, la mente
annebbiata dall'accaduto, e non conosca quelle necessarie a
domandargli scusa. Arriva a pensare che forse è stata la
scelta migliore: se tornasse sui propri passi e spiegasse a Seokjin
che non gli dispiace affatto, che lo bacerebbe ancora, e ancora,
allora condannerebbe entrambi ad un mondo di incertezze e dubbi.
Sarebbero soli, costretti l'uno all'altro per evitare che una rottura
possa compromettere ulteriormente l'integrità e l'unione del
gruppo. Camminerebbero in territori inesplorati, mettendo a rischio
gli altri quanto loro stessi.
Eppure,
per una volta, vorrebbe poter essere egoista.
La
fine è un piatto che si rompe a terra, e il silenzio che segue
quel macabro suono di ceramica infranta. La fine è Seokjin
fermo nel bel mezzo della sala, di fronte a Jimin – che lo
fissa con le mani strette a pugno vicine al petto, tremando.
Nessuno
dice o fa niente per una manciata di secondi; l'unico suono udibile,
là dove tutti trattengono il respiro, è il fiato
pesante di Seokjin. Sta riprendendosi dall'urlo che ha ingiustamente
rivolto a Jimin, esasperato da uno scherzo innocente organizzato
assieme a Taehyung mentre apparecchiavano la tavola; le conseguenze
di quell'urlo sono davanti agli occhi di tutti, a terra in frantumi o
sul volto terrorizzato di Jimin. È sempre lui ad infrangere il
silenzio, allungando una mano verso il più piccolo per posarla
sul suo braccio.
-
Minie. -, mormora. - Minie, scusami. Non volevo alzare la voce... -
Tira
Jimin verso di sé e lo abbraccia, ben attento a far sì
che non calpesti i cocci di ceramica; Jimin impiega qualche istante a
sciogliersi. Carezza la schiena di Seokjin e Namjoon lo sente
sussurrare: - È tutto a posto, hyung. -, ma la paura non ha
ancora abbandonato il suo sguardo. Seokjin lo lascia andare e tira su
col naso; tiene il volto basso, per un momento di perfetta stasi.
Poi
si volta verso di lui.
Namjoon
sente di aver vissuto le ultime due settimane solo in vista di quel
momento. Si alza prima che Seokjin possa avvicinarsi, prima che possa
dire “Namjoon, dobbiamo parlare” – ma lui lo
dice comunque – e prima che possa afferrargli il polso e
trascinarlo fuori, avvisando gli altri di lasciare il piatto infranto
a terra, e che ci penserà non appena saranno tornati. Namjoon
riesce a voltarsi in tempo per rubare l'immagine dei suoi amici e
compagni intenti a fissarli chi con curiosità, chi con
sospetto, prima che la porta si chiuda alle loro spalle. Non sembra
Seokjin abbia intenzione di discutere sul pianerottolo, però:
senza lasciar andare il suo polso, la presa salda e irremovibile,
cammina a grandi falcate giù per le scale del palazzo e verso
il cortile interno, fermandosi solo una volta all'aria aperta. Ha
scelto un punto cieco per chiunque – non possono essere visti
da chi entra nel condominio, e nemmeno da chi si affaccia al balcone
dell'abitazione di fronte. Namjoon non è sicuro di cosa questo
comporti: se Seokjin gli tirasse un cazzotto in pieno viso non
riuscirebbe a biasimarlo, o a rispondere. Sfortunatamente per lui non
è con scatti d'ira e di frustrazione che gli rivolge la sua
furia, ma col silenzio: incrocia le braccia al petto e lo guarda
fisso, senza proferire parola. Namjoon sfrega le ciabatte l'una
contro l'altra, il corpo raggelato dal freddo autunnale.
-
Hyung... -, comincia, ma proprio quando sembra aver trovato la forza
di parlare Seokjin lo interrompe.
-
No, ti prego, Joonie. Lascia parlare me. -, ribatte. Parla
rapidamente, senza darsi un attimo di respiro; il volto rigido in una
maschera di rabbia repressa che finalmente può essere espressa
ad alta voce. Indica sopra di loro, verso casa. - Lo vedi cosa sta
succedendo? Io non ce la faccio più. -, sospira. - Questa cosa
non sta distruggendo noi, sta distruggendo loro. E sarà solo
peggio, se non chiariamo. -
Fa
una pausa, per permettere a Namjoon di metabolizzare il tutto; lui
china lo sguardo, intimorito. Non merita neppure di guardarlo in
volto, non importa quanto desideri farlo. Quando Seokjin riprende a
parlare il suo tono è quello di una persona che ha terminato
la pazienza, la volontà necessaria a portare avanti un
conflitto.
-
Perché non mi hai lasciato il tempo di spiegare, Joonie? -
Namjoon
può quasi sentirlo, il suono del suo cuore che va in frantumi:
è estremamente simile al suono del piatto che crolla in pezzi
a terra, udito pochi minuti prima. Guarda con timidezza in direzione
di Seokjin e lo trova intento a sorridere amaramente.
-
Pensi...pensi di essere così intelligente, vero? Pensi di
sapere sempre come funzionano le teste degli altri. È quello
che ti sforzi di fare, come leader. Beh, lascia che ti dica una cosa.
-, borbotta, stringendo i denti sull'ultima frase; all'improvviso le
braccia che teneva inermi lungo i fianchi si sollevano e si allungano
perché possa afferrare la sua maglia, tirarlo a sé.
Namjoon è costretto a guardarlo, ora – ad osservare da
vicino ogni tremolio altrimenti impercettibile delle sue ciglia,
delle sue iridi scure. Seokjin digrigna i denti, irritato. - Avresti
dovuto chiedermi cosa volevo fare invece che decidere anche per me.
Ho aspettato ogni giorno che tu lo facessi, ogni giorno per due
settimane, ma tu...tu... -
La
presa si fa più stretta. Seokjin chiude gli occhi, la furia
che minaccia di esplodere in pianto frustrato da un momento
all'altro.
-
...tu sei proprio un idiota presuntuoso, Joonie! -, sbotta, infine.
Riapre gli occhi umidi, strattonandolo; la sua voce è un
lamento rabbioso. - Non voglio che anche tu pensi di poter prendere
decisioni al posto mio! So quello che voglio, va bene? E
voglio...voglio... -
La
voce gli viene meno, ma non ha bisogno di dire altro; Namjoon lo
guarda con occhi sgranati. Per la prima volta in vita sua sente
davvero di essere un idiota – non per ragioni accademiche, non
per un fallimento personale, ma per aver avuto la presunzione di
decidere quale fosse il male minore senza neppure notare quanto
dolore stava provocando a Seokjin, la persona che ha posto al centro
del proprio universo. È con timore che solleva le mani e le
posa sui polsi di Seokjin, abbassandoli piano – ed è con
timore che accetta che Seokjin si lasci cadere contro di lui,
premendo il capo chinato contro il suo petto.
-
Davvero ti è dispiaciuto baciarmi? -, domanda, la voce piccola
piccola – troppo piccola per quel corpo così ampio e
caldo. Namjoon sente il cuore affondargli un po' di più –
è colpa sua, è stato lui a ridurlo a qualcosa di
piccolo e fragile. Avrebbe voluto essere la causa del suo sorriso,
mai del suo dispiacere.
Solleva
un braccio attorno al suo costato e poi l'altro, stringendolo;
inclina il capo contro il suo e chiude gli occhi, percepisce Seokjin
rilassarsi nel suo abbraccio. Vuole stringerlo più forte, fino
a ricostruire ogni frammento della sicurezza che ha contribuito a
distruggere. - No... non mi è dispiaciuto baciarti.
Ovviamente. -, sussurra. Si volta senza scostarsi da lui, sentendo
contro la pelle del viso quella soffice della guancia di Seokjin
finché contro di essa non ci sono le sue labbra, intente a
baciarla piano.
-
Io ti piaccio, Joonie? -, domanda lui; e poi scoppia a ridere,
sopraffatto dall'assurdità della situazione. - Perché
tu mi piaci veramente tanto, maledizione. Sei il ragazzo più
bello che abbia mai visto, ma sei anche un grosso scemo. -
Ed
è a quel punto che Namjoon si ferma, e si allontana piano –
quanto basta per guardarlo in volto. Seokjin sta sorridendo davvero,
questa volta – le gote arrossate a causa della timidezza e dei
suoi baci. È abbastanza certo che anche le sue guance siano
altrettanto paonazze, ed è altrettanto certo di non avere
quell'aria graziosa.
-
Davvero pensi che io sia bello? -, domanda; Seokjin scoppia a ridere.
Sfugge alla sua presa per pizzicargli le guance, sorridendo quando
Namjoon protesta.
-
Sei bello. -, ripete. Lo guarda intenerito, puntellando gli indici
nelle sue guance. - Quando sorridi ti spuntano delle fossette, qui e
qui. Ho voluto baciarle dalla prima volta che le ho viste. Sei bello,
Joonie. Posso ripetertelo fino a stancarmi? -
Namjoon
cerca un motivo per dirgli di no. Lo cerca, e lo cerca, fino ad
esaurire lo spazio in cui cercare. Forse rifiuta di guardare dove sa
che lo troverebbe per un personale capriccio – ma è la
seconda volta che fa una scelta egoistica in tutta la sua vita per
essere felice. La prima è stata abbandonare gli studi e le
aspettative dei suoi genitori per dedicarsi alla musica a tempo
pieno.
La
seconda è baciare di nuovo Seokjin, sorridendo come un bimbo
sperduto che ha finalmente trovato la strada per tornare a casa.
-
- - - - - - - - - - - - - -
Mi
scuso per l'enorme ritardo ma la tendinite E l'inizio della stesura
della mia nuova fic (che sarà una urban fantasy!AU coi
vkookmin come trio principale) mi hanno portato via tempo prezioso
T___T
Spero
sia stato comunque abbastanza soddisfacente! Ci vediamo alla prossima
fan fiction o su twitter se volete seguirmi!
Alla
prossima,
-
JoiningJoice
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