L'ultimo dramano

di Toregam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il sole sorgeva ed inondava le vaste pianure della terra di Blant. Il vento soffiava leggero e scompigliava i capelli blu mare di Mark, sdraiato, con lo sguardo rivolto al cielo, su una delle torri più alte della città di West Town. I suoi pensieri erano rivolti al perché il tiranno stesse cercando di conquistare l'intero mondo, e principalmente, al perché tutti i ragazzini del paese lo prendessero in giro. Cosa aveva mai fatto di così grave da esser odiato da tutti? Perché nessuno lo accettava? Era sempre stato isolato da tutti, sin da bambino, era cresciuto da solo. L'unica sua amica era la sua spada di legno, che portava ovunque lui andasse, con il quale si allenava giorno e notte in modo da poter diventare forte e sconfiggere il tiranno, solo allora forse poteva esser accettato da tutti. I suoi pensieri vennero interrotti da un rumore proveniente da dietro la porta della terrazza.

" Chi può esser mai? Non viene mai nessuno qui!"

pensò Mark. Si alzò ed estrasse la sua spada dal fodero, che aveva legato dietro sul fianco , ed attese che, chiunque ci fosse dietro la porta, uscisse. La porta si aprì di botto. Uscirono una decina di ragazzi, tutti armati, o con un bastone, di legno, o con spade come quella sua. Lo guardarono con aria minacciosa, pronti ad aggredirlo.

" Perché sono qui? Che ho fatto stavolta?"

pensò.

-Per te è finita, lurido verme!-
Gridò uno di loro, il quale fu il primo a correre verso di lui. Mark iniziò a correre verso il ragazzo, che era pronto a dargli un colpo di bastone sulla testa, ma Mark si abbassò all'ultimo secondo, bloccando l'arma nemica con la mano sinistra, e gli diede un colpo di spada sullo stomaco, facendolo cadere senza fiato. Guardò il resto dei ragazzi, avevano un'espressione terrorizzata. Si guardarono tra di loro ed uno urlò
-Ha atterrato il nostro capo, non abbiamo possibilità contro di lui! Scappiamo!
E così dicendo i ragazzini iniziarono a correre verso le scale . Iniziò a corrergli dietro. Scese le scale velocemente, arrivato all'ultimo scalino vide che era giunto al mercato della città, c'era gente ovunque, ma di quei ragazzini non c'era più traccia. Pensò di averli persi ma all'improvviso vide uno di loro correre fra la folla.

-Fermati!-

Gridò Mark, ma il ragazzo continuava a correre, così decise di inseguirlo. Corse più veloce che poté, facendosi largo fra la confusione, fece cadere due casse di mele ed una signora, che gli urlò qualcosa contro, ma in testa aveva solo il pensiero di prendere quel ragazzino. Durante la corsa si accorse che il ragazzo si fermò, aspettò un attimo e si gettò da una delle finestre che racchiudono la città. arrivato alla finestra osservò cosa ci fosse al di sotto di essa. C'erano dei carri ed un mucchio di paglia, vide anche una stalla, con dei cavalli al suo interno, ed un bosco, in lontananza. Decise di saltare giù. L'atterraggio fu attutito dalla paglia, sentì un crack che però non capì da dove provenisse, si alzò e si guardò intorno, nessuna traccia del ragazzo. Controllò anche dentro la stalla, ma niente, non c'era. Pensò che si fosse rifugiato nel bosco. Durante la strada di ritorno a casa si accorse che la sua spada era spezzata.

"Ecco cosa era stato quel rumore! Adesso come faccio a dirlo a mia madre?"

Pensò. Se sua madre avesse scoperto dell'azzuffata si sarebbe infuriata con lui, era meglio che trovasse una scusa al più presto.
Casa di Mark era molto ampia, appartenuta alla sua famiglia da vari decenni. Era formata da non più di tre stanze, due servivano per dormire ed una per poter pranzare. Sul fianco della casa si trovava la stalla, dove, sia Mark che la madre, la utilizzavano soltanto per allenarsi. Al rientro Mark trovò la madre nella stalla , allora senza far rumore entrò silenziosamente e si sedette su uno sgabello, di fianco la porta d'entrata, ad osservarla. Si muoveva in un modo straordinario, mentre volteggiava su se stessa sembrava che danzasse. La madre di Mark era l'unica Elfa ad esser diventata una guerriera dei draghi, grazie all'allenamento ricevuto dal marito, il guerriero dei draghi più forte al mondo. 
Quando la madre si accorse di lui sussultò. Sorrise, aveva uno splendido sorriso, sembrava una dea, forse per i suoi splendidi e lunghissimi capelli castani oppure per i suoi occhi blu, per quanto profondi, sembrava si trovasse il mare. -Mark non mi aspettavo che fossi qui!
Mark non disse nulla, una lacrima scese languida sul suo volto.

-Perché piangi? Che è successo?

Sua madre lo raggiunge sullo sgabello e si sedette accanto a lui e l'abbracciò.

" Come posso dirle che ogni volta tutti mi prendono in giro? Se glielo dicessi si infurierebbe ed andrebbe a cercarli. Ho paura!"

-Puoi dirmi qualsiasi cosa figliolo, non aver paura!

Mark restò in silenzio per alcuni minuti, pensò che fosse giunto il momento di dire la verità su quello che gli succedeva ogni volta che uscisse di casa, era stanco di doversi sempre nascondere e restare in silenzio

-Ogni volta che esco dei ragazzini mi inseguono e cercano di picchiarmi, ogni giorno, ed oggi mi si è spezzata la spada.-

Le lacrime sul suo viso aumentarono.

-Perché non mi hai mai detto nulla?-

-Avevo paura che ti arrabbiassi e che li andassi a cercare per sgridarli, non voglio passare per il codardo. Non capisco perché tutti i ragazzi mi prendono in giro. Capisco che non sono della vostra stessa razza, per via delle mie corna, però perché mi odiano così tanto? Che ho fatto di male?-

La madre sospirò e si mise in ginocchio davanti a lui.

-Va bene figliolo, ti spiegherò un pò di cose che non sai. Iniziamo dal fatto, che come sai, nel mondo esistono numerose razze, tutte diverse fra loro. Elfi, Umani, Goblin, Angeli, Draghi e così via. Devi sapere che c'è una razza che ormai si sta estinguendo, i Dramani, mezzi umani e mezzi draghi, e tuo padre era uno di loro. Aveva l'aspetto di un semplice Umano con le corna di drago, ma con il diventare sempre più forte e dopo esser diventato un guerriero di drago gli spuntarono le ali.

Penso che sia giunta l'ora di parlarti di lui. Non l'ho mai fatto solamente per proteggerti perché sapevo che se avessi saputo la verità saresti partito, ma adesso sei cresciuto e so che qualsiasi cosa ti dirò prenderai la scelta più saggia.-

Dopo quelle parole Mark restò immobile.

-Ma mi avevi detto che era andato via senza lasciare neanche un lettera!-

Non capiva perché gli aveva sempre mentito su suo padre. Ma adesso avrebbe saputo la verità.

-No, non è stato così. Una sera, mentre stavamo cenando, ai tempi tu eri soltanto un neonato, ci accorgemmo di un essere basso e gobbo entrare dalla cucina, aveva la pelle verdastra e puzzava. Tuo padre mi ordinò di prenderti e scappare il più lontano possibile mentre lui teneva a debita distanza il Goblin. Eseguì i suoi ordini, ti presi e scappai. Non sapevo dove andare, quindi l'unico posto sicuro che avevo era da mio fratello Artur, nella città di Codex. Arrivata lì aspettai il ritorno di tuo padre, ma dopo ben due settimane mi arrivò una lettera, tramite l'uccello viaggiatore, dove c'era scritto che il tiranno aveva fatto prigioniero tuo padre e che poi lo uccise. Ancora oggi non so chi sia stato a scrivermi quella lettera.-

Sul volto della madre scese una lacrima. Mark non sapeva più che dire. Non aveva mai sentito parlare di questa storia, era tutto nuovo per lui, adesso sapeva che ad uccidere suo padre fosse stato il tiranno e non che era scappato.

-Come hai potuto tenermi all'oscuro di tutto questo! Ho sempre creduto che mio padre fosse stato un codardo, invece è morto per salvarci la vita!.-

Iniziò a piangere e corse via. Non sapeva dove andava, voleva solo continuare a correre. Quando rimase senza fiatò si ritrovò nella terrazza,dove aveva litigato con quei ragazzi. Si sdraiò, le lacrime scendevano ancora accarezzandogli il viso, e ripensò a tutto ciò che la madre gli aveva detto. Suo padre era morto per difenderli, aveva sacrificato la sua vita per loro, tutto per colpa di quel tiranno. Iniziò ad odiarlo ed infine decide di volerlo uccidere, voleva che il tiranno morisse per mano sua. Così prese la decisione di partire per diventare anch'esso un guerriero dei draghi e per poter vendicare suo padre.
Restò lì tutta la giornata.

Arrivata la sera tantissime stelle apparirono in cielo. Pensò come sarebbe avere un padre, avrebbe potuto giocare con lui, tirare di spada, avere consigli e tantissime altre cose. Invece si trovava lì, tutto solo.

"Cosa devo fare adesso? Vorrei tanto diventare ancora più forte per sconfiggere il tiranno, ma per adesso sono debole. Mi sa che è giunta l'ora di partire. Sono sicuro che scoprirei nuovi metodi di lotta e nuovi poteri magici. Come faccio a dirlo a mia madre? Sicuramente non approverebbe."

Sentì un rumore e scattò in piedi. Era sua madre che si avvicinava molto lentamente e guardandolo con amore. Era sicura che l'avrebbe trovato su quella torre perché era il luogo dove Mark andava sempre quando era triste. Si sdraiarono ad osservare le stelle, per qualche minuto restarono in silenzio. Fu lui a rompere quel fastidioso silenzio.

-Mamma ho pensato a tutto ciò che mi hai detto ed ho pensato a molte cose. Se resto qui non potrò diventare più forte di come sono ora, ed io voglio diventare un guerriero dei draghi forte come mio padre, quindi vorrei partire per scoprire nuovi luoghi, stili di combattimento, apprendere nuovi poteri magici.-

Gli scese una lacrima. Restarono in silenzio, si fissarono, lei aveva una aria, come sempre, dolce e tranquilla, lui invece aveva un'espressione decisa.

-Ho paura! Il mondo intero ormai è in guerra. Solamente in pochissime città, per adesso, c'è la pace, ma prima o poi arriverà anche la morte e la distruzione. Non posso perdere anche te.
Ma non posso restare. Come faccio ad esser pronto se l'esercito del tiranno viene anche qui? I tuoi allenamenti, in tutti questi anni, mi hanno reso forte ma non al tal punto di avere la meglio contro un esercito del tiranno. Voglio diventare un guerriero di draghi! Solo allora sarò in grado di sconfiggere il tiranno e portare la pace in tutto il mondo.-

-Non lo so figliolo. Fammi pensare, non è una decisione facile da prendere. Nel frattempo fammi vedere quanto sei diventato forte, andiamo a casa.-

Appena arrivarono a casa sua madre disse a Mark di aspettarla nella stalla che lei doveva prendere una cosa. Tornò dopo una decina di minuti con in mano un oggetto lungo e sottile, avvolto in una coperta.

-Cosa è?

Domandò Mark, incuriosito dall'oggetto misterioso.

-Ecco, è tua. Apparteneva a tuo padre, fanne buon uso.-

Prese l'oggetto, non capendo cosa fosse tolse la coperta. Era una spada ad una mano, la lama intrisa di sangue e l'elsa era a forma di drago. Era la leggendaria spada Mifrit. Com'era possibile che adesso fosse nelle sue mani? Da piccolo aveva sentito che solamente un guerriero di drago aveva questa spada, l'unica spada dove il sangue del nemico vi rimane per sempre, ma non avrebbe mai immaginato che fosse suo padre quel guerriero.

-Questa è la leggendaria Mifrit. Tuo padre sconfisse numerosi nemici ed il loro sangue è rimasto sulla lama. Adesso è tutta tua. Tuo padre avrebbe voluto questo. Bene, adesso alleniamoci.-

Si misero uno di fronte all'altra,fu la madre ad iniziare. Mark non era dotato di una grande resistenza e la sua tecniche non era delle migliori ma sopperiva alle lacune con la velocità e la sua intelligenza. Parava e scartava ogni attacco e sceglieva i tempi giusti per attaccare. La madre era fiera di Mark e di come stava diventando un vero guerriero. Le scivolò la spada di mano andando a finire su un mucchio di paglia e Mark non si fece sfuggire l'occasione e le puntò la sua arma alla gola.

-Che fai, ti fai battere in questo modo?-

-Sono fiera di te. Non ho più motivi per tenerti qui con me. E' giunto il momento che anche tu, come fece tuo padre alla tua età, parta per diventare un guerriero di drago.-

Mark restò lì fermo senza capire cosa stava succedendo. La madre aveva accettato l'idea che lui partisse, era al settimo cielo.

- Domani invierò una lettera a tuo zio Artur per chiedergli se ti può addestrare lui per diventare guerriero di drago. Adesso andiamo a letto, domani è un altro giorno.-

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quella sera Mark fece un sogno molto strano.

Si ritrovò in una città in rovina, abbandonata, il cielo era arancione ed invaso dal fumo. D'un tratto sentì un boato provenire dai confini di quella città. Si arrampicò sopra una casa, arrivando sul tetto quello che vide lo lasciò senza fiato.

Ai margini della steppa si vedeva una piccola linea scura. Si estendeva lunga e sinuosa, e lentamente si andava facendo più spessa. Mark continuò a scrutare l'orizzonte, cercando capire cosa fosse, ma il bagliore del sole al tramonto lo accecava. Piano piano iniziò a capire, ed in lui crebbe una paura tremenda.

Un esercito.

Un esercito immenso di guerrieri assetati di sangue che correva verso la città. La tetra distesa era punteggiata dal brillio di migliaia di lance puntate contro il sole, e su quella moltitudine di grida selvagge che parlavano di morte, si levava una figura alata. Un enorme drago verde smeraldo, cavalcato da un uomo interamente ricoperto da un'armatura verde. Mark scese più veloce che poté da quella casa e corse dalla parte opposta. Passando accanto ad una chiesa vide, con la coda dell'occhio, una bambina che piangeva, e le si avvicinò.

-Piccola,perché piangi?-

Domandò Mark. La bambina non rispose, continuava a piangere. Pensò che non c'era tempo per i discorsi, l'esercito era troppo vicino per restare lì,prese in braccio la bambina e continuò a correre in cerca di un riparo, ma ovunque guardasse non c'era neanche l'ombra di salvezza. Mentre correva, con la bambina in braccio, una palla di fuoco lo sfiorò facendolo cadere. Durante la caduta si accorse che qualche forza misteriosa aveva preso la bambina facendola sparire. Quando si rialzò sentì un pò umida la faccia, si sfiorò l'occhio destro e si ritrovò tutta la mano insanguinata.

"Come ha fatto la bambina a sparire così? Chi diavolo è stato?"

Pensò, cercando chi l'avesse colpito, ma ciò che vide fu solo un ombra gigante sopra la sua testa avvolta nella nebbia. Restò immobile, non riusciva a muovere un singolo muscolo, sudava freddo. All'improvviso si udì una risata malefica lungo la città, ormai totalmente distrutta. Mark cadde a terra, inginocchio, con le lacrime agli occhi.

-Non posso morire adesso! Non posso!!- Gridò.

Tutto ad un tratto il drago che volava sopra la sua testa si fermò davanti a lui.

Da sopra il drago si udì una voce, proveniente dall'uomo misterioso.

-Non è giunta la tua ora. Sei troppo debole per adesso, non ci sarebbe gusto ad ucciderti ora. Un giorno, non molto lontano, quando sarai più forte mi affronterai, e lì non avrò pietà di te. Il mio nome è Rasco e sono il tiranno.-

Mark si pietrificò quando udì che quell'essere era il tiranno. Non riusciva a muoversi. Era diventato una statua. L'unico movimento che riuscì a fare fu quello di alzare la testa per cercare di vedere meglio il tiranno, ma la nebbia era troppa fitta.

Ad un certo punto vide la testa del drago muoversi, ed una palla di fuoco era diretta verso di lui. Mark cercò con tutte le sue forze di spostarsi, ma la paura non glielo permise. La palla di fuoco lo stava per colpire, per Mark era giunta la fine.

"E' così che devo morire? Senza aver combattuto?"

Pensò mentre il fuoco circondava tutto il suo corpo.

Mark si svegliò urlando. Era tutto bagnato di sudore, tremava.

"Era tutto un sogno!"

Pensò, ma non appena si toccò la faccia, notò che la ferita, sull'occhio destro, c'era! Com'era possibile che la ferita che si era procurato nel sogno era rimasta? E se la ferita c'era, allora la bambina era reale? Qualcosa non quadrava, doveva capire al più presto cosa fosse successo.

Appena sveglio fece colazione, sua madre non era in casa. Allora Mark decise di andare al mercato a fare delle compere per rifornire la dispensa. Arrivato comprò della frutta fresca e del pesce, andando dal macellaio, per della carne, sentì la conversazione di un gruppo di persone:

-Hai sentito quello che è successo ad Hiron nella terra di Chiasal?-

-No!Cosa è successo?-

-Il tiranno ha invaso la città radendola al suolo. Ha sterminato tutti i suoi cittadini, ma si dice che risparmiò solamente una bambina che adesso si trova nelle sue grinfie.-

-Povera bambina!-

Quelle parole riportarono in mente il sogno che aveva fatto. Dell'esercito che aveva raso al suolo una città, della bambina che aveva cercato di salvare ma che qualcuno rapì e della cicatrice inferta dal tiranno. Sembrava che quel sogno fosse la realtà, ma com'era possibile, dopo tutto era solo un sogno.

Scacciati via i brutti pensieri continuò a fare la spesa.

Tornato a casa sua madre era in cucina a preparare il pranzo.

-Mark bentornato, dov'eri finito?-

-Ero andato al mercato-

-Ma cosa hai fatto all'occhio? Non dirmi che hai fatto a botte di nuovo?!-

La madre iniziava ad arrabbiarsi, era diventata rossa per la rabbia.

-Hai sentito di cosa ha fatto il tiranno ad Hiron?-

-Si! Ma non cambiare discorso!-

-Non lo sto cambiando! Non so neanche io come sia potuto succedere ma vedi, ho assistito a ciò che è successo ad Hiron con i miei stessi occhi, almeno credo.-

-Che intendi dire Mark?-

Sua madre nel frattempo si era seduta su una sedia, era molto preoccupata.

-Ho sognato una città in rovine che veniva invasa da un esercito, una bambina che piangeva, ho cercato di aiutarla ma una palla di fuoco mi sfiorò facendomi cadere a terra, e mentre cadevo una forza oscura ha rapito la bambina, e quando mi sono rialzato avevo questa cicatrice!-

-Chi ha lanciato la palla di fuoco?-

Domandò sua madre preoccupata.

-Il tiranno!-

Sua madre non pronunciò neanche una parola, restò a bocca aperta. Era diventata bianca in faccia.

Passò una settimana da quando Mark fece quel sogno strano.

Il sole sorgeva ed accarezzava, con i suoi raggi, le lunghe distese di erba fuori le mura di West Town, il vento accarezzava il viso dei cavalli che correvano liberi nelle praterie fuori la città, nel cielo non c'era neanche mezza nuvola. Mark si era appena svegliato, si vestì e si guardò allo specchio.

" Come diamine mi sono procurato questa ferita! Era solo uno stupido sogno, da quando i sogni procurano ferite? "

Il suo pensiero fu interrotto dalla madre che bussava alla sua porta.

-Puoi entrare.-

La madre entrando si mise a sedere nel letto tenendo un braccio dietro la schiena, come se volesse nascondere qualcosa.

-Come mai sveglio a quest'ora? Non è un po' presto?-

Mark si sedette accanto a lei con lo sguardo rivolto alla finestra.

-Avevo intenzione di fare un piccolo viaggio verso la città di Hiron! Voglio riuscire a capire che cosa significasse il sogno, che ho fatto una settimana fa, e di come mi sono procurato questa ferita, dato che era solo un sogno!-

La madre abbassò lo sguardo, aveva un'espressione triste.

-Non pensi sia un pò troppo lontana Hiron per poter partire da solo? E se ti scoprisse l'esercito? Non sei in grado di affrontare un intero esercito da solo. Tieni, è la lettera di risposta di mio fratello Artur.-

La madre consegnò la lettera, che nascondeva dietro la schiena. Mark la aprì subito e lesse:

Cara sorella come và? Spero bene. Qui va tutto bene, solita vita! La mia piccola Chichi cresce sempre di più, dovrebbe avere la stessa età di Mark se non sbaglio.

Come mai tuo figlio vorrebbe diventare un guerriero? Non sa che vita facciamo? Bè, se ritieni che ha la stoffa per diventare un vero guerriero di draghi allora puoi farlo venire da me, sarò lieto di addestrarlo! Aspetto tue notizie. Stammi bene.

Finitala lettura Mark sorrise, finalmente poteva allenarsi per diventare un vero guerriero di draghi, ma qualcosa gli spezzò il sorriso.

"Sono pronto a diventarlo? Sarò in grado di diventare più forte ed affrontare il tiranno?"

-Allora figliolo sei pronto a partire per andare da tuo zio ad allenarti? Rimanda il viaggio ad Hiron, prima allenati e poi parti per scoprire tutto ciò che vuoi! E non preoccuparti, non farti prendere dalla paura sul fatto se sei o non sei pronto per diventare un vero guerriero di draghi. Ricorda che tuo padre era il più forte guerriero di draghi e tutti lo temevano. Lo zio ti spiegherà tutto sui guerrieri. Sono sicura che tu diventerai ancora più forte di lui e salverai tutti noi dalla malvagità di Rasco. Adesso invio la lettera a tuo zio e gli dico che parti domani stesso.-

Sua madre si alzò dal letto, aveva uno sguardo angelico, credeva in lui!

Mark si sentì sollevato da quello sguardo e pensò che niente potesse andare male, tutto girava nel senso giusto, o almeno così sembrava.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Quel giorno passò velocemente. Mark lo passò nella stalla, di casa sua, ad allenarsi con la madre. Dato che non aveva un padre, lei era il suo unico punto di riferimento e potersi allenare con lei significava davvero molto per lui.

Giunta sera i due cenarono, la madre aveva preparato tantissime cose, cinghiale arrostito, polpettone,stufato di patate, insalata e infine c'era anche della birra sul tavolo.

-Madre come mai così tante cose per cena? Aspettiamo ospiti?-

La madre lo guardò sorridendo.

-No, figliolo. Domani parti e chissà quando ti rivedrò, quindi sta sera voglio festeggiare!-

Non aveva mai visto così tante pietanze nel tavolo tutte insieme e quindi non vedeva l'ora di abbuffarsi. Si sedette a tavola ed iniziò a divorare il cinghiale,era davvero squisito, poi passò al polpettone e bevve un sorso di birra quando, all'improvviso, sentì un boato proveniente dall'esterno.

Talmente fu colto alla sprovvista che sia affogò. Bevve un sorso di birra e corse subito fuori di casa,insieme alla madre, e ciò che vide lo lasciò senza fiato.

L'esercito del tiranno aveva invaso la sua città e stava distruggendo tutto ciò che intralciava il suo cammino. La gente di West Town correva dappertutto urlando, i bambini piangevano e cercavano i genitori, le mura della città che crollavano sui tetti delle case uccidendo chi era rimasto chiuso dentro.

Le fiamme, sempre più velocemente,divoravano l'intera città.

Mark iniziò a tremare e sudare freddo,aveva una paura matta, non credeva ai suoi occhi. Tutt'ad un tratto si rese conto che sua madre non era più accanto a lui ma era instrada ad affrontare l'intero esercito insieme ai pochi uomini rimasti in città. Corse immediatamente verso la sua stanza, afferrò la sua Mifrit ed indossò la sua uniforme ed appena uscì dalla stanza sentì dei rumori provenienti dalla cucina. In punta di piedi camminò radente al muro verso la cucina e si fermò in prossimità della porta, non appena sbriciò vide che erano un uomo ed un goblin. Attese finchè uno dei due non si fosse avvicinato alla porta.L'occasione arrivò pochi minuti dopo. L'uomo si avvicinò così tanto che Mark fu in grado di coglierlo di sorpresa e conficcargli la sua spada nel petto, lasciando che il corpo cadesse a terra privo di vita. Il goblin, alla vista di quel che era successo, salì sul tavolo e saltò in direzione di Mark sguainando la sua ascia, a pochi metri da lui, pronto a tirargli l'arma, ma in quel momento Mark si abbassò afferrandolo per un piede e sbattendolo a terra,spaccandogli il cranio in due. Uscì di casa in cerca della madre, ma non la vide. Continuò a cercare per tutto il villaggio ma non si vedeva l'ombra nè della madre nè dell'esercito. Sembrava che si fossero dissolti in aria.

La città era totalmente distrutta. I cittadini che riuscirono a sopravvivere si riunirono tutti cercando di capire chi avessero perso. C'era chi aveva perso il marito, chi i propri bambini, ma nessuno sapeva dove fosse sua madre. Non c'era neanche il suo corpo fra le salme dei caduti in battaglia. Mark non sapeva che fare.

"Come aveva fatto a sparire sua madre e l'intero esercito? Qualcuno aveva fatto qualche magia? Sua madre era morta o viva?"

Il pensiero lo fece svenire.

L'alba arrivò in fretta. Della città non rimase molto, l'esercito aveva distrutto tutto, i sopravvissutisi erano radunati tutti in piazza.

Mark si svegliò, non capì immediatamente dove si trovasse e cosa fosse successo, poi si ricordò cosa era accaduto e corse in casa, sperando di trovare la madre lì.Ma quando entrò gli unici corpi in casa erano quello del goblin e dell'umano che aveva ucciso. Iniziò a piangere ed a pensare a dove potesse essere la madre.

"Era scappata? L'hanno rapita e poi uccisa? Adesso che devo fare?"

Ci pensò su per molto tempo, fino a quando non decise che era giunto il momento di partire, in cerca della madre, ma ciò che lo bloccava era da dove incominciare. Per prima cosa si alzò e preparò tutto ciò di cui aveva bisogno per il viaggio. Prese uno zaino e lo riempì di provviste per la durata di due giorni, arrivati in un altra città avrebbe fatto di nuovo il pieno, poi prese, dal corpo dell'umano morto in cucina, la sua Mifrit, si cambiò i vestiti ed uscì di casa, pronto a partire verso il nulla. La città era silenziosa, c'erano macerie ovunque guardasse, era uno scenario triste, la sua città adesso non esisteva più.

Giunto ai confini della città sentì una voce che lo chiamava.

-Mark! Mark fermati, aspetta!

Chi poteva chiamarlo in un momento del genere, non aveva mai avuto amici, non sarebbe mancato a nessuno,eppure qualcuno stava chiamando proprio lui. Si girò e vide che la figura che lo stava chiamando era una donna dai lunghi capelli arancioni, occhi castano chiaro e molto alta, era Rachia, la sua vicina di casa.

-Ciao Rachia, dimmi tutto? Che è successo?

-Devo darti una cosa! Tua madre lasciò questa lettera a mia sorella, doveva dartela il giorno in cui tua madre fosse sparita, ma purtroppo mia sorella non c'è più, ha per sola vita ieri sera. Ecco tieni!-

Detto ciò gli consegnò una busta contenente una piccola lettera ed iniziò a piangere.

"Cosa poteva mai contenere quella lettera?"

La aprì e lesse:

Caro Mark se stai leggendo questa lettera vuol dire che sono morta oppure l'esercito del tiranno mi ha rapita. Sappi che se mi hanno rapita io sto bene, tranquillo ti puoi fidare. Ho scoperto moltissime cose durante il mio ultimo viaggio nella Terra di Chiasal, scoperte davvero impressionanti in grado di capovolgere la situazione del mondo e fare cadere il tiranno. Avevo scoperto chi è il tiranno, ma non posso dirtelo tramite questa lettera. E' una cosa che devi sapere di presenza. Adesso vai da tuo zio Artur, nella città di Codex, non è molto lontano, vai ad est, e diventa un guerriero di draghi, sei l'unico in grado di sconfiggere il tiranno e salvarci. Ti prego, salva il mondo intero. Ti voglio un mondo di bene, a presto figliolo.

Finita la lettera Mark si rese conto che stava piangendo, sua madre era viva e stava bene, ed adesso sapeva benissimo dove dirigersi.

-Grazie infinite Rachia, adesso vado,stammi bene!-

-Mi raccomando Mark, stai attendo, ti prego, contiamo tutti su di te!-

-Tutti? Che intendi per tutti?-

-Tutti noi Mark! Non sei mai stato solo, mai! Ti abbiamo sempre guardato le spalle, ti siamo stati lontani per ordine di tua madre, non so il perché ha voluto questo!Ma ti abbiamo sempre guardato le spalle, vai! Noi crediamo in te!-

Quelle parole lasciarono Mark senza fiato, Perché la madre ha voluto isolarlo da tutti? Perché l'ha fatto crescere da solo? Qual'era il suo scopo?

-Grazie infinite, addio.-

Si voltò e si diresse ad est, verso Codex, e camminando sempre avanti alzò il braccio destro e salutò Rachia da lontano.

Camminò per due giorni ed una notte,senza mai fermarsi, inoltrandosi in una foresta, ma arrivata la seconda notte dovette trovarsi un rifugio dove poter dormire, era troppo stanco per continuare ad andava avanti. Si guardò in torno e l'unico posto dove poteva rifugiarsi, per la notte, era una cavità di una sequoia, dove sistemò, al suo interno, lo zaino ed andò a cercare qualche foglia in modo da nascondere il rifugio. Una volta sistemato dentro la cavità crollo in un'istante. Improvvisamente Mark sentì un rumore, come se qualcuno o qualcosa avesse pestato un rametto. Tastando il terreno, con il palmo della mano, intorno a se,cercò di trovare la sua spada. Una volta presa uscì dal rifugio,sempre in agguato, restò basso in modo da non esser visto da nessuno, ma nei dintorni non vide nessuno e ritornò a dormire. Il sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini che cantavano allegramente e Mark si era appena messo in piedi pronto a proseguire il suo viaggio.

"Chi sa quanto manca ancora per arrivare a Codex."

Non appena prese lo zaino sentì di nuovo lo stesso rumore, della sera prima, provenire da dietro la sequoia. Estrasse la sua Mifrit dalla custodia, pronto ad affrontare il nemico, si avvicinò lentamente all'albero, il cuore gli batteva fortissimo, prese fiato e non appena girò l'albero vide che la creatura ad aver provocato quel rumore era soltanto un cerbiatto con una zampa ferita.

-Oh cucciolo, sei ferito, sta fermo cheti curo!-

Mark raccolse un piccolo legnetto, lo appoggiò nella zampa ferita e lo legò con una fascia presa dal suo zaino. Il cerbiatto lo leccò in faccia come segno di ringraziamento e se ne andò, lo guardò fino a quando non si inoltrò nella foresta.

Continuò a camminare per mezza giornata, quando ad un certo punto, in lontananza, vide la sagoma di una cittadella. Iniziò a correre, finalmente era arrivato a Codex. Codex era una città formata da non poco di quaranta case, tutte di fianco all'altra formando un cerchio, dove c'era anche un piccolo arco che permetteva di entrare nella città. La prima cosa che vide,quando entrò, fu la grossa fontana, situata al centro della città,dove giocavano alcuni bambini, correvano intorno ad essa senza pensieri e con un sorriso stampato in faccia.

"Beati loro, sono senza pensieri,come vorrei ritornare bambino e poter giocare con mia madre."

Tutt'ad un tratto Mark si fermò e si domandò dove abitasse suo zio. Andò dai bambini che giocavano e ne fermò uno.

-Ragazzino,per caso conosci un certo Artur? O una ragazzina che si chiama Chichi?-

Il bambino lo guardò male.

-Non ci parlo con gli estranei!!-

Gli fece la linguaccia e scappò.

-Mi dispiace, lo deve scusare! Ha paura di chi non conosce da quando fummo attaccati dall'esercito del tiranno, nella città di Fodra. Vide morire suo padre, ucciso da un uomo, e da allora non parla con nessuno.- Mark si girò non appena aveva sentito parlare e vide che a parlare era una donna sulla quartina, aveva dei capelli corti ed uno sguardo perso nel vuoto, sembrava triste.

-Lei è la madre del bambino?-

-Si. Ci trasferimmo qui, a Codex, non appena l'esercito distrusse Fodra. Ormai abitiamo da quasi tre anni qui. Mi scuso ancora per il comportamento di mio figlio.-

-Mi dispiace. Anche la mia città è stata rasa al suo dal tiranno pochi giorni fa, ormai di West Town non rimane molto.-

-Si, la voce che il tiranno ha distrutto West Town è arrivata anche a noi, ed adesso abbiamo sempre più paura che possa invadere anche Codex!-

-Per caso conosce il signor Artur e sua figlia Chichi? Se è si, potrebbe dirmi dove stanno?-

Detto questo, la signora indicò a Mark una delle tante case che formavano il cerchio.

-Grazie infinite!-

Salutò la signora e si diresse verso la casa indicata. Arrivato lì, bussò.

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