Under Control

di NotAdele_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Dopo solo quattro settimane al campo di addestramento, Eleanor Maxers assaporava 

la libertà.

 

Quando qualche ora prima era stata convocata dal suo comandante, si aspettava altre pazze missioni senza un preciso scopo, se non quello di farla soffrire fino allo svenimento.

 

Ogni suo tremore interno era stato però placato quando il comandante Felt le aveva semplicemente cambiato alloggio.

 

Si era sentita felice, dopo solo quattro settimane la sua richiesta di una camera privata era stata accolta, in barba alla sua famiglia che credeva la loro fede un ostacolo per la carriera militare.

 

Eleanor era fiera di se e camminava a testa alta lungo il corridoio bianco verniciato da poco, pensando a tutto quello che aveva affrontato in soli trenta giorni, era stata umiliata, torturata, derisa e messa alla prova ogni ora di ogni giorno, tutto perché desiderava essere un soldato, come suo nonno.

 

Immersa nei suoi pensieri neanche si era accorta di cosa la circondava.

Iniziò ad osservare le porte, tutte uguali, non esprimevano alcuna emozione, le pareti al contrario, erano di un bel color vermiglio.

 

Era già arrivata nella zona rossa, ne aveva sentito parlare durante gli addestramenti, li mandavano i più tosti, quelli che avevano resistito alla prima fase.

 

Lei era nel gruppo delle donne, erano partite in nove, sette di loro si sono arrese, lei e Jessie sono sopravvissute, ed hanno condiviso la stanza per qualche tempo.

Eleanor si sentiva a disagio anche in presenza di Jessie, dover fare la doccia, dover dormire e mangiare ogni giorno con una completa sconosciuta andava contro tutti i valori insegnati dalla sua famiglia.

 

Era grata alla commissione per aver compreso la sua situazione, Jessie era una brava ragazza, aveva capito.

 

Probabilmente adesso sarà stata già riassegnata ad una nuova camera.

Eleanor però, si chiedeva perché nessuna altra ragazza fosse come lei alla ricerca della propria stanza.

 

L'esercito non sarà la casa delle donne, ma era sicura di trovarne almeno qualcuna.

Si guardò intorno, e dopo qualche istante i suoi occhi castani si inchiodarono su un soldato, che percorreva il corridoio silenziosamente.

 

Per un breve istante un pensiero frullò nella testa della giovane, scosse il capo cercando di rimuovere la creatura della sua fervida immaginazione, e localizzò la stanza 509, senza esitazione passo il badge sull'apposito dispositivo, sbloccando la porta.

 
Hello! It’s me! Not Adele! Storia nuova, vita nuova. Ebbene sì, ho già i capitoli pronti e non pubblicherò ogni duecento anni come al solito. È un campo nuovo per me. Quindi accetto consigli e critiche! Grazie mille per aver letto la storia ed essere arrivato/a fino a qui!!!

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Capitolo 2

 

La stanza era più piccola del previsto, con un letto da una piazza e mezza, un comodino dal brutto aspetto, qualche gruccia appesa ad una lunga asta di metallo, ed infine la porta comunicante con il bagno, che sarebbe finalmente stato tutto per se, i tre minuti di acqua serali, li avrebbe spesi lavandosi e non cercando di nascondersi dagli occhi indiscreti di Jessie, che era molto meno etero di quanto fosse lei.

Al contrario della sua famiglia, Eleanor non aveva alcun problema con le persone omosessuali, si sentiva però in imbarazzo nel sapere che la sua ex compagna di stanza poteva essere attratta da lei “in quel senso”.

 

Entrò nel bagno, piccolo e gelido, probabilmente la parola accoglienza non era ben vista lì intorno.

 

Sorrise e pensò che era stupido lamentarsi.

 

Aveva scelto questa vita per vari motivi, ed il primo era dimostrare a se stessa e agli altri che una donna con ferrei valori morali, può comunque servire l'esercito degli Stati Uniti in maniera egregia.

 

Uscì dalla stanza da bagno, probabilmente sua madre avrebbe sorriso se avesse sentito il suo modo garbato di definire il water, e tornò nella sua nuova dimora, che era purtroppo per lei già occupata da qualcuno.

 

Un qualcuno davvero molto alto, qualche anno più grande di lei probabilmente, non gli dava più di ventinove anni, con la carnagione pallida e i capelli scuri.

 

Non riusciva a vedere gli occhi del ragazzo a causa della visiera attaccata al cappellino da lui indossato, ma nonostante questo la ragazza non poté che sentirsi attratta da tanta immacolata perfezione.

 

Si vergognava, era peccato pensare certe cose e non avrebbe dovuto farlo.

 

Allora perché non riusciva a concentrarsi?

 

Pensò a sua madre ed ai suoi insegnamenti, ed il ribrezzo per i pensieri che fino ad un attimo prima le avevano affollato la testa, la risvegliò.

 

Con occhi sgranati fissò lo sconosciuto, e constatato si trattasse di un suo superiore, a giudicare dalle spille appuntate sulla divisa,

fece il saluto militare attendendo il permesso di ritornare in posizione di riposo.

 

-Riposo soldato.-

 

L'uomo sconosciuto aveva anche una bella voce.

 

“Basta con questi pensieri inopportuni signorina!” Immaginare sua madre aiutava davvero molto in queste situazioni.

 

Abbassò il braccio e attese qualche istante, poco dopo la sua proverbiale parlantina agì in tutto il suo imbarazzante splendore.

 

-Salve signore, è un onore conoscerla Io sono Eleanor Maxers, gli amici mi chiamano Nora.

Ma probabilmente lei non vuole essere mio amico, io non avrei alcun problema nel considerarla tale, anzi se solo potessi sapere...-

 

Nora non finì mai la frase, perché venne interrotta dalla angelica voce del ragazzo.

 

-So benissimo chi sei, Eleanor Rosaline Marie Maxers, nata a Brooklyn il 24 dicembre 1995.

Parli tre lingue: Inglese, Tedesco e Spagnolo.

Ti sei diplomata con il massimo dei voti in una scuola privata di New York.

È anziché andare all'università, come una brava figlia di papà, hai deciso di servire il tuo paese.

Sei alta un metro e sessantacinque centimetri, pesi sessanta chili ed infine, il motivo per il quale siamo qui oggi.-

 

Nora sentì il fiato del ragazzo sulla faccia, erano troppo vicini, più di quanto dovuto, più di quanto concesso.

 

-Sei una cattolica conservatrice, ed hai fatto richiesta per una stanza privata in quanto non vuoi mostrare il tuo corpo ad altre persone giusto?-

 

Eleanor annuì spaventata, se fino a qualche minuto fa stava toccando il cielo con un dito, adesso si sentiva stupida ed indifesa, e la voce minacciosa di quel soldato, o chiunque lui fosse non l'aiutava di certo.

 

-Bhe mia cara, la tua richiesta è stata rifiutata, e per di più, dovendo testare che la tua fede non sarà di intralcio alla tua professione, per le seguenti sei settimane vivremo insieme, così come facevi con la tua vecchia compagna di stanza.

 Che sia chiaro, non è una mia decisione, ma se vuoi andartene sei libera di farlo, a patto che non torni più indietro.-

 
Hello! It’s me! (Not Adele) Secondo capitolo postato una settimana dopo, la storia sta prendendo una forma e si introduce la nostra co-star. Vi farò avete dei presta volto al più presto! Si accettano recensioni. Grazie mille alle 46 persone che hanno letto il primo capitolo e alle 2 persone che l’hanno messa tra le preferite! A presto.

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Capitolo 3
*** capitolo terzo ***


Il mondo iniziò istantaneamente a ruotare incontrollato.

 

Nora sentiva il bisogno impellente di urlare, e nel tentativo vano di mantenere il controllo, tutto iniziò a diventare offuscato.

 

I colori, le forme, le voci, tutto era confuso e indistinto, i suoi occhi iniziarono a pizzicare, vedeva nero, sentiva i suoi singhiozzi e diceva al suo cervello di smetterla, di ricomporsi e sorridere, ma non poteva credere di essere passata dalla padella alla brace, e ancora peggiore era il fatto che fosse stata lei a buttarsi in questa situazione.

 

Ogni respiro diventava sempre più flebile e quasi non avvertì le mani che la scuotevano, la sua parte debole decise che era il momento di lasciarsi andare.

Solo le mani che tanto avrebbe temuto in una situazione normale, la salvarono dalla rovinosa caduta sul pavimento.

 

Tic. Tac. Tic. Tac. 

 

Un rumore fastidioso raggiunse le orecchie della giovane, che si passò una mano sulla faccia cercando di realizzare quanto successo poco prima.

 

La notizia. Lo stordimento. Le mani che la stringevano. Il vuoto. 

 

E ora quel dannato orologio.

 

Tic. Tac. Tic. Tac.

 

Quanto era tempo era passato? Ore? Minuti?

Tutto era confuso.

 

Alzò di scatto il busto quando una sagoma uscì dalla porta del piccolo bagno, guardo il ragazzo confusa prima di schiarirsi la voce e proferire parola.

 

-Io... Signore mi perdoni... Io non so come sia potuto accadere, le assicuro che è stat...-

 

Ancora una volta Eleonor venne interrotta, forse avrebbe dovuto iniziare a farci l’abitudine.

 

-Hai avuto un attacco di panico, reazione più che comprensibile considerando il tuo problema.

Vedi, ognuno di voi viene portato al limite quando si trova nella zona rossa.

Ma stanne certa, quando uscirai di qui, se ne uscirai, avrai più potere di quanto immagini.-

 

La ragazza boccheggiò senza avere veramente qualcosa da dire, solo una domanda le sorse spontanea, date le circostanze.

 

-Posso chiederle il suo nome signore? Oppure come posso chiamarla?-

 

Per la prima volta da quando Nora aveva incontrato gli occhi verdi del giovane, vide la sua bocca aprirsi in un ampio sorriso, che rivelava delle fossette spettacolari, rimase affascinata da quanto qualche contrazione muscolare potesse cambiare totalmente il viso di una persona.

 

-Possiamo darci del tu immagino, dato che staremo a stretto contatto per parecchio tempo.-

 

Un sorriso ancora alleggiava sul volto del ancora per poco, ragazzo senza nome.

 

Mentre Eleonor si sentiva le guance in fiamme, anche se non aveva ancora ben identificato l’emozione principale con tutto quel caos che c’era nella sua testa, si stupiva di non essere scoppiata già in lacrime.

 

Prima che se ne rendesse conto, il ragazzo riprese la parola.

 

-Comunque il mio nome è Frederick Harrison, per gli amici Fred, puoi considerarti una di loro, a meno che tu non mi faccia arrabbiare, vero Nora?-

 

Marcò molto il nome della giovane, quasi fosse una parolaccia che si è obbligati a ripetere.

 

Nora si chiedeva perché doveva considerarsi amica di qualcuno che non conosceva, le era difficile connettere i pensieri, e prima che potesse realmente pensare a qualcosa, dalla sua bocca scappò una domanda.

 

-Sembri molto giovane Fred, quanti anni hai?-

 

Si aspettava un occhiataccia e nient’altro da parte del suo superiore, ed invece lui la stupì spostandole lievemente le gambe e sedendosi sul letto di fronte a lei.

 

-Immagino che tu abbia ragione, so molte cose su di te, ma tu non sai nulla di me.

Mhm... vediamo...-

 

Nora si senti più serena riuscendo ad intravedere il lato umano del ragazzo, nonostante la soddisfazione per la sua piccola vittoria, sapeva che avrebbe dovuto fare il possibile per cambiare questa situazione, ma finché tutto rimaneva così non poteva proprio farsi odiare.

 

Se voleva andarsene da quella stanza, avrebbe dovuto dimostrarsi impeccabile, nei limiti del possibile ovviamente.

 

-Sono nato nel 1991, quindi se la matematica non è un'opinione, ho quattro anni in più di te.

Sono nell'esercito da due anni e mezzo, ed è ciò che desidero da tutta la vita.

Sono per metà tedesco, da parte di madre, il che spiega il nome da mangia crauti.

Sono il più piccolo di quattro figli, ho tre sorelle: Abigail, Victoria ed Emma.-

 

Eleanor ascoltò in silenzio, incitando il ragazzo a continuare ogni volta che aveva assimilato delle nuove informazioni.

Una domanda iniziò a vagare per il suo cervello, e ben presto ne uscì attraverso le labbra.

 

-Perché vuoi fare il soldato da tutta la vita? Se posso chiedere ovviamente.-

 

Frederick strizzò appena gli occhi, quasi come se non si aspettasse proprio quella domanda.

Pensava forse che fosse un dettaglio irrilevante, ed invece Nora appariva alquanto interessata.

 

-Sai, c'è un motivo se sono l'unico figlio ad avere un nome poco americano.

I genitori di mia madre, erano tedeschi, nonostante la loro "purezza" iniziarono ad essere perseguitati quando decisero di non attuare le leggi antisemite nei confronti degli ebrei.

Decisero così di fuggire.

Superarono il confine e arrivarono in America, ma nel 1974 un pazzo Nazista, dopo tutto quel tempo, trovò i miei nonni, che ormai erano cittadini americani con delle nuove vite e cercò di ucciderli in quanto venivano considerati traditori.

Per difendere mia nonna e mia madre, mio nonno si sacrificò.

Per questo voglio essere un soldato, per permettere al mondo di essere libero da queste persone smarrite.

Voglio rendere il mondo un posto migliore nel quale far crescere i miei figli un giorno.-

 

Gli occhi di Nora erano umidi, una storia davvero molto triste e sconcertante, quante possibilità c'erano di poter morire a causa del nazismo dopo trent'anni dalla fine della guerra?

Dio sapeva tutto in ogni caso, se lui aveva deciso così, c’era senza dubbio una spiegazione.

Ora sono in un posto migliore, questo si ripeteva Nora mentre fissava il giovane accanto a lei con un timido sorriso di incoraggiamento.

 

Ora sono in un posto migliore.


Hello, it's me! (Not Adele)

i know è passata una vita! il bello è che i capitoli sono davvero scritti, ma mi scordo di pubblicarli!
fatemi sapere se la storia vi interessa, e graze per essere passati!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Il racconto di Fred aveva chiuso la sua presentazione, e adesso la stanza era avvolta da un triste e vuoto silenzio.

Al contrario del ragazzo, che era apparentemente tranquillo, Nora sentiva una strana agitazione dentro, e intanto che pensava alla sua routine quotidiana, continuava a chiedersi come avrebbe potuto condividere la stanza con un ragazzo, decise di mettere in chiaro un po’ di cose.

 

-Come avrai sicuramente notato, c’è un solo letto, neanche molto grande, quindi data la situazione, penso sia giusto che a prendere il pavimento sia io. 

Inoltre pe...-

 

Nuovamente la voce del ragazzo la interruppe.

 

-Senti, non farti un’idea sbagliata di me, perché credimi non ci guadagno niente a metterti in difficoltà.

Però penso che lo scopo di questo provvedimento, sia che tu superi questo tuo problema,  posso capire che la situazione per te possa essere shockante, quindi se per un periodo iniziale vorrai rovinarti la schiena, non farò rapporto.-

 

La ragazza gli sorrise fiduciosa facendogli segno di continuare, c’era sicuramente un “ma”.

 

-Mi aspetto però da parte tua dei piccoli progressi, altrimenti dovrò costringerti.

Diciamo che ogni settimana ci dovrà essere la caduta di un tuo tabù, d’accordo?-

 

Nora annuì, e subito un pensiero guizzò nella sua testa.

 

-La doccia! L’acqua calda funziona per soli tre minuti al giorno... Come pensi di fare? Ci alterniamo?-

 

Il ragazzo si morse un labbro osservandola, e Eleanor non poté far altro che pensare a quanto il suo sguardo fosse stranamente inopportuno.

Il problema della doccia era probabilmente il più concreto ed immediato considerando che Nora era particolarmente affezionata ai suoi tre minuti di acqua calda giornaliera, ma se Gesù si era fatto crocifiggere, lei avrebbe potuto anche prendersi un bel raffreddore per non mettersi letteralmente a nudo.

Prima che Fred potesse commentare, lei esplicitò i suoi pensieri attendendo ansiosa l’approvazione del suo superiore.

 

-Sai, penso che tra il dormire sul pavimento e le docce fredde avrai vita corta, però come ti ho già spiegato, devi fare qualche progresso, quindi per questa settimana scegli una qualsiasi delle cose che non vorresti fare e partiamo da li okay?-

 

Il suo consenso venne espresso da un leggero movimento del capo, e le rotelle del cervello iniziarono a ragionare su tutte le opzioni che aveva a disposizione, nulla di quello che le veniva in mente era lontanamente vicino a qualcosa che sua madre avrebbe approvato, ma neanche il servizio militare andava a genio alla sua cara madre, quindi era evidente che il treno per la sua approvazione era già stato perso.

Fred era stato più comprensivo del dovuto, forse perché rivedeva in lei una delle sue sorelle, in ogni caso il suo sguardo impertinente attendeva una risposta.

Eleanor distolse gli occhi dal ragazzo e li posò sul crocifisso attaccato al muro, pensò che infondo non ci vengono mai date sfide che non siamo in grado di affrontare, e che Dio l’avrebbe perdonata, perché stava facendo tutto questo per una buona causa, se avesse superato questa prova, avrebbe potuto avere la possibilità di salvare molte vite.

 

-Va bene Fred, penso che potrei iniziare con il togliermi la divisa per infilarmi il pigiama, pensi che possa andare bene?-

 

Il ragazzo accennò un sorriso e si avvicinò alla porta.

 

-Penso che sia un perfetto inizio, vado ad avvisare i miei superiori che hai accettato, tu intanto sistema la tua roba, ci vediamo tra qualche ora soldato Maxers.-

 

 

Aveva sistemato le sue cose, lavato il bagno e detto dieci volte il padre nostro, erano state le tre ore più lunghe della sua vita, prima di iniziare la sua undicesima preghiera decise di fare mente locale, ripassare le cose la aiuta ad affrontare l’ansia.

Tutto sarebbe successo dopo la cena, probabilmente sarebbero rientrati insieme e lei avrebbe ceduto il suo posto doccia, successivamente sarebbe giunto il momento della prova.

Passati circa dieci minuti il suo superiore sarebbe stato pronto, lei avrebbe semplicemente fatto quello che faceva di solito, sfilare la divisa, indossare l’accappatoio e dirigersi nella doccia, successivamente sarebbe tornata in camera e avrebbe indossato il pigiama.

Infondo Frederick stava solo svolgendo gli ordini e sicuramente non avrebbe approfittato della situazione per vili scopi personali.

Le sembrava una persona per bene.

 

Come previsto, la cena era stata consumata velocemente da entrambi, Nora aveva scoperto che il suo nuovo coinquilino era celiaco quando gli aveva offerto la sua razione di pane giornaliera, ricevendo però un educato declino.

 

Tornati alla stanza che condividevano, Fred si era avviato silenziosamente verso il bagno, e qualche secondo dopo, il rumore di quelli che erano i tre minuti più belli della giornata si infrangevano sul pavimento.

 

La ragazza non finì di disporre gli indumenti che avrebbe indossato dopo la sua personale discesa nel gelido polo nord, che il soldato usci dal bagno portando dietro di se una piacevole aria calda, probabilmente derivante dalla condensa.

Nonostante fosse girata, poteva sentire la presenza del giovane, e quando lui chiamò il suo nome dovette girarsi.

Certo non si aspettava che vedere un ragazzo seminudo fosse così piacevole, cercò di rammendare le parole di sua madre, e nonostante il suo cervello la stesse implorando di dare un’occhiata un pò più approfondita, lei si sforzò di guardare il collega in volto cercando di intavolare una conversazione.

 

-Beh, la tua fidanzata cosa pensa di questo incarico così particolare?-

 

Tenne lo sguardo alto mentre Fred si liberava dalla spugna bianca che lo avvolgeva, lui si fermò un’istante per guardarla, poi sorrise e infilandosi la biancheria subito seguita da un paio di pantaloncini di cotone, continuando a guardarla iniziò a parlare.

 

-La mia ragazza mi ha lasciato, quasi sedici mesi fa, so che può sembrare patetico, ma la amavo veramente.

Purtroppo non ha retto la distanza, e ha trovato conforto nelle braccia di un certo Josh, il suo insegnante di crossfit.-

 

Aveva uno sguardo triste dipinto in volto ma era chiaro che avesse accettato la faccenda. 

Non si può chiedere a qualcuno di fare una vita del genere.

Nora non aveva mai pensato molto al suo futuro, ma era certa che il suo futuro marito, lo avrebbe trovato tra i tanti soldati che riempivano d’onore il suo paese.

Era l’unico modo per essere compresi.

 

-Capisco, mi dispiace di aver chiesto, non volevo essere indelicata.-

 

Tutto d’un fiato, e prima di sentire la risposta del suo interlocutore si era fiondata in bagno, dove ovviamente un modo per chiudere la porta era inesistente.

Liberatasi dei vestiti in tempo record, si era posizionata sotto il soffione della doccia preparandosi al peggio, ma rimase piacevolmente sorpresa nello scoprire che l’acqua non era ghiacciata ma tiepida come ogni altra sera.

Velocemente chiuse il rubinetto e si insaponò per bene, riuscì a lavarsi via il sapone prima che l’acqua iniziasse ad essere fredda.

Sorrise.

Fred le aveva lasciato quasi due minuti di acqua calda.

Era evidente che cercava di aiutarla nel limite delle possibilità, respirò profondamente e si disse di essere coraggiosa.

 

Quando uscì dal bagno trovò il suo nuovo compagno sdraiato sul letto, mentre trafficava con quello che sembrava un nodo molto elaborato, pensava che le corde fossero una cosa dedicata ai Marines, ma forse era una specie di hobby, senza internet si rischiava di impazzire al giorno d’oggi.

Tossicchio leggermente per attirare l’attenzione, e infatti in mezzo secondo ebbe due occhi incredibilmente verdi su di se.

 

-Grazie per l’acqua, sei stato fin troppo gentile.-

 

Il riccio annuì abbozzando un sorriso.

 

-Tra soldati dobbiamo aiutarci no? Però mi aspetto che alla fine del nostro periodo insieme, entrambi useremo i nostri 3 minuti contemporaneamente chiaro?-

 

Quel ragazzo aveva la capacità di ricordarle costantemente il motivo per cui era li, decisamente ansiogeno.

 

Prima di cambiare idea e scappare in bagno, Nora si avvicinò alla sedia che ospitava i suoi indumenti, si tampono velocemente il collo, una gocciolina ribelle le solleticava la pelle.

Chiudendo gli occhi per qualche secondo, ricercando il coraggio che sembrava aver perso, si sfilò di dosso il morbido indumento, sentendo fissi su di se gli occhi di qualcuno che non sarebbe dovuto essere li.

Se solo sua madre avesse saputo!

 
 
 
Hello, it's me! Not Adele!
 
ancora una volta sono qui con un nuovo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate e se avete qualche suggerimento!!
 
grazie per essere passati.

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