Sunset

di amimy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Passato e Presente ***
Capitolo 3: *** Visite dal passato ***
Capitolo 4: *** Nuovi Incontri ***
Capitolo 5: *** Con uno sguardo ***
Capitolo 6: *** Racconti di vita ***
Capitolo 7: *** Ricordi e Conclusioni ***
Capitolo 8: *** Tramonto ***
Capitolo 9: *** Destino ***
Capitolo 10: *** Soluzioni e nuovi problemi ***
Capitolo 11: *** Fantasmi del passato ***
Capitolo 12: *** Affrontare il destino ***
Capitolo 13: *** Sacrificio e Promessa ***
Capitolo 14: *** Perdite ***
Capitolo 15: *** Missing ***
Capitolo 16: *** Ragione di vita ***
Capitolo 17: *** Sorpresa ***
Capitolo 18: *** Confessions ***
Capitolo 19: *** Ostaggio ***
Capitolo 20: *** Errore ***
Capitolo 21: *** Problemi e bambini ***
Capitolo 22: *** Diamanti ***
Capitolo 23: *** L'uno per l'altra ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***



Sunset

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Tutto ha una fine. Anche le esistenze più lunghe un giorno devono giungere al termine. Anche la mia vita, se così la posso chiamare, deve terminare. Non ho mai avuto molte speranze sul dopo, ma non si può mai dire. Del resto, quando finisce l’inverno inizia la primavera; quando finisce la notte inizia un nuovo giorno; quando l’oscurità di dirada, è perché una luce è nata. Perciò, chissà se dopo una vita di tenebre non esista una scintilla luminosa anche per me.
Toc
Il suono dei loro passi rimbomba sui sassi.
Toc
Un orologio impresso nella mia mente scandisce gli ultimi secondi che mi restano
Toc
A quel punto chiunque avrebbe ripensato alla sua vita, terrorizzato dalla fine imminente. Ma non c’era mai stato niente nella mia vita di cui avrei potuto sentire la mancanza.
Toc
All’improvviso i passi si fermano. Anche se non li vedo, posso percepire il loro respiro. Mi hanno circondata.
Toc
L’orologio nella mia testa sta per compiere l’ultimo giro. Perché sono ancora viva?

Stavolta sento solo silenzio. Chissà, forse dopo troverò davvero pace. Magari Tom mi mancherà. Ma probabilmente no. Nessuno è mai entrato nella mia vita abbastanza da sentirne la mancanza. Ma perché sono così impaziente di morire? Perché non ho legami che mi trattengano qui? Io sono ciò che sono per uno strano scherzo del destino, che sia ora di dare un senso a tutto questo? Forse non sono mai stata davvero umana, dentro di me. Anche davanti ad una morte certa, le domande che mi pongo da sempre non smettono di tormentarmi. Mi domando se vivrò abbastanza per trovare anche solo una rispota a una di queste domande.



Questa è solo l’introduzione, se vi piace posterò anche gli altri capitoli. Questa storia è una specie di esperimento, frutto della mia mente folle dopo sei ore di sonno. Non so nemmeno perché la pubblico!  Be’, fatemi sapere! Intanto grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto e commentato le mie altre ff e grazie per aver letto questo primo capitolo!

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Capitolo 2
*** Passato e Presente ***



Passato e presente


"La nostra vita scaturisce dalla morte degli altri
[ Leonardo da Vinci]


La bambina volse lo sguardo confuso verso l’uomo che si apprestava a lasciare la stanza. << Padre, chi è quell’uomo? >> domandò la piccola. I capelli castani le ondeggiavano sulle spalle, mentre allungava una manina paffuta per prendere la bambola di pezza che giaceva sul pavimento. Sgranò gli occhi color cioccolato, attendendo una risposta. Nei suoi sei anni di vita aveva imparato ad aspettare che il suo interlocutore rispondesse prima di parlare nuovamente. Il padre la guardò distratto, facendo un gesto vago con la mano. << Torna a giocare, Isabella. Chi fosse ora non ti riguarda. Non puoi ancora comprendere certe cose. >> detto questo si voltò, senza riservare nemmeno un’ultima occhiata alla figlia, che lo guardava ferita. Isabella sentì le guance umide. Si passò un dito sul viso per asciugare la calde lacrime che le rigavano il volto, sapendo che se sua madre l’avesse vista piangere sarebbe stata molto delusa e l’avrebbe rimproverata per quel suo comportamento infantile; ma in quel momento era sola nel grande salone, sola e triste, e lasciò che le lacrime cadessero a terra, nella speranza che non tornassero più. Le era stato insegnato che suo padre era un uomo importante per il regno, ma ormai la persona che chiamava padre era quasi uno sconosciuto e questo la faceva soffrire, anche se non le era permesso stare male. Strinse a sé la bambola, un regalo della madre, l’unico legame che le era rimasto con la famiglia. S’illudeva che un giorno il padre le sarebbe andato incontro abbracciandola, dicendole quanto l’amasse e che tutto ciò che era accaduto in quei giorni era stato solo un enorme malinteso. Naturalmente non accadde. Ma lei viveva nel suo luminoso mondo caldo e ovattato, credendo ingenuamente che per tutto ci fosse un lieto fine. Come poteva sapere che quell’uomo le avrebbe rovinato la vita? Era solo una bambina, del resto. Una bambina in lacrime, nel mezzo di un salone, non ancora pronta per affrontare il mondo. Ma certe cose devono succedere…
Scacciai il ricordo. Non era tempo di cedere ai fantasmi del passato che tornavano a tormentarmi ogni volta che cambiavo città. Perché anche se non era ciò che volevo, non ero più la bambina ingenua di una volta, e dovevo fare i conti con la cruda realtà. Non mi potevo rifugiare ancora in quel passato fatto di immaginazione e ingenuità. Quella me stessa risaliva a quasi mille anni fa, non potevo sperare di ritrovarla. Mi passai distrattamente una mano fra i capelli, ritirandola coperta di neve. I fiocchi turbinavano, volteggiavano, danzavano sospinti da un vento leggero che mi accarezzava il viso. Era scesa la notte sulla città, le strade erano deserte, le luci nelle case spente. Quasi potevo vedere ciò che succedeva nelle villette apparentemente perfette. Madri che dopo una giornata di lavoro consumavano un ultimo bicchiere di vino prima di andare a letto nell’illusione che tutto fosse perfetto; uomini che tradivano le mogli per credere di essere importanti; bambini felicemente ignari di ciò che stava succedendo tutto intorno a loro. Certo, poi c’era anche qualche rara famiglia in cui la madre dava la buonanotte al figlio, il padre gli rimboccava la coperte e poi entrambi andavano insieme a letto, preparandosi a un’altra giornata perfetta. Cercai di scrollarmi la neve di dosso. Non che risultasse fastidiosa, ma per quello che stavo per fare preferivo avere un aspetto normale. Per quanto normale io potessi risultare, naturalmente. I miei piedi affondavano nella massa bianca lasciando profonde impronte. L'unica traccia che sarebbe rimasta del mio passaggio per quella notte. Finalmente, ecco le luci deboli di un pub ancora aperto. Dall’interno provenivano schiamazzi e grida di chi usava la notte come unico rifugio per potersi sfogare. Che tristezza. Con passo misurato, entai nel locale. Come previsto, tutti gli uomini si voltarono a guardarmi, i loro sguardi bramosi e eccitati alla vista di quella che secondo loro poteva essere la loro nuova preda. Quanto si sbagliavano. Assunsi un’aria smarrita, facendo affidamento su secoli di pratica. Odiavo quella routine, ma non avevo altra scelta. Mi avvicinai fingendo timidezza al bancone, conscia che tutti gli sguardi degli uomini fossero puntati su di me. << Cosa desidera, signorina? >> domandò viscidamente il barista. Viscido. Era l’unico aggettivo che mi veniva in mente per definire quell’uomo dai capelli unticci e gli abiti costosi che avevano l’aria di essere appena usciti da una satoria. Gli lanciai un’occhiata volutamente smarrita. Uno sconosciuto, un uomo basso e tarchiato, sulla quarantina, mi si avvicinò con un ghigno che probabilmente lui considerava un sorriso furbo. << Le consiglio io qualcosa. Mi dica, quali sono i suoi gusti? E qual è il suo nome? >> chiese. Ma in quel posto tutti gli uomini erano così viscidi? << Marie. >> mentii, sviando l’altra domanda. << Signore, mi potrebbe accompagnare a casa? È così buio fuori. >> gli dissi, fingendo spavento. L’uomo si alzò, con un’espressione che lasciava intuire cosa avesse in mente. Prima di seguirlo fuori dal locale lanciai un’occhiata alla sua mano. Niente fede. << Signore, lei ha famiglia? >> gli chiesi. Lui scosse la testa << No, sono ancora un uomo libero! >> esclamò ridacchiando, con gli occhi lucidi per i troppi drink . Quasi mi dispiacque per lui. Ma almeno non aveva famiglia, il che era fondamentale. Avevo una regola: mai uccidere qualcuno con una famiglia. Perchè causare più dolore del necessario? << Che maleducato che sono! Non mi sono ancora presentato! Il mio nome è John! >> esclamò ancora. John proseguì per le strade, senza nemmeno fingere di voler sapere dove abitavo per accompagnarmi. All’improvviso, sentii il suo rispiro accelerare eccitato e John si fermò. Eravamo in un vicolo buio e deserto. Nella mia altra vita, quell’oscurita opprimente mi avrebbe terrorizzata. Ma dopotutto, ora ero una creatura della notte. L’uomo mi si avvicinò. <<< Che cosa sta facendo? >> gli domandai, cercando di apparire spaventata. << Oh, non ti preoccupare piccola. >> rispose maligno, allungando una mano per toccarmi il viso. Rabbrividì al contatto con la mia pele fredda, ma non si allontanò. Fece correre le sue dita sui bottoni della mia giacca, per slacciarli. Un uomo impaziente di evadere dalla realtà e di approfittare del mio corpo da adolescente. Ma nonostante tutto, non volevo fargli del male. Non volevo approfittarmi di lui, nonostante le sue intenzioni. Prima che potesse sfilarmi il cappotto, gli afferrai la mano e la strinsi in una morsa, non abbastanza da fargli davvero del male ma sufficientemente da impedirgli di muoverla. Mi guardò sorpreso, stupito dal fatto che la sua vittima stesse reagendo. Poi svelta, prima che potesse capire cosa stesse succedendo e avere paura, lo colpii alla nuca con una mano, facendolo accasciare privo di sensi. Almeno non si sarebbe accorto di nulla. Poi, mi avventai su di lui, il battito del suo cuore un invito a procedere. Con i denti lacerai la sua debole carne umana, sentii la sua vita fluire dentro di me. Il suo cuore batteva ancora, disperato, rifiutandosi di cedere. Ma alla fine cedette. Mi rialzai, disgustata, e uscii dal vicolo senza riuscire a dare nemmeno un’occhiata all’uomo che io stessa avevo ucciso. Fortunatamente, per almeno altre due settimane non avrei dovuto ripetere quell’esperienza orribile. Perché mi ero ridotta così? In quel momento sentii più forte che mai la mancanza della mia vecchia vita monotona e triste ma perlomeno certa. Perché quel che mi mancava in quel momento era avere delle certezze. Ma del resto, come potevo sfuggire a ciò che ero? Se solo ci fosse stato un altro modo…ma non c’era. E uccidere uomini malvagi era l’unico modo che avevo di sentirmi un po’ meno disgustata da me stessa. Avanzai tra le strade buie della città, il sibilo del vento ora un canto di morte. Ad un tratto, udii dei passi. Mi stupii di quanto fossero vicini. Ero così presa dai miei pensieri da non aver prestato attenzione a quello che mi accadeva intorno. Mi voltai per vedere chi producesse quel suono. Vidi una donna anziana, coi vestiti sudici a brandelli, che teneva tra le braccia come se fosse un tesoro una scatola di cartone. Probabilmente quello era il suo letto. La donna mi vide e, inaspettatamente, mi corse incontro. << Gentile ragazza! Oh, lei è un dono del Signore! Ci sono gli spiriti, qui, che mi perseguitano! Chiedono di essere ascoltati! Non si spaventi, vogliono solo parlarle. >> urlò lei. Vista da vicino, sembrava molto più giovane di quanto mi fosse sembrata. Rughe premature le solcavano il viso. La pelle ambrata era raggrinzita, tesa sulle ossa. Un tempo doveva essere stata davvero bella, ma ora sembrava un fantasma. Non capivo di cosa stesse parlando. Era evidentemente folle, ma qualcosa nel suo sguardo intelligente me lo fece dubitare. << Oh signorina, gli spiriti mi dicono che lei avrà un cambiamento nel futuro. Sì, i cambiamenti sono vicini…quelli che lei crederà nemici saranno amici. Vedo una vita sconvolta, una rivelazione…tutto quello che lei credeva fosse vero si rivelerà falso, e ciò che credeva impossibile accadrà. Se ne ricordi, mia cara, e cerchi un uomo dagli occhi dorati. Lui sarà il suo futuro… >> la donna tacque e si voltò di scatto. Indietreggiai, per la prima volta in mille anni spaventata. Quella strana signora fuggì via. L’avrei potuta rincorrere, chiederle spiegazioni. Ma non lo feci. Per la prima volta, qualcosa mi aveva davvero sconvolta. Quell’incontro mi aveva scossa, strappata al mio annebbiamento in cui vivevo da quando ero cambiata. Forse…quell’umana non aveva tutti i torti…e se qualcosa fosse cambiato davvero? Non potevo smettere di essere ciò che ero, però… possibile che esistesse l’anima gemella anche per una come me? O comunque un destino? Sembrava impossibile, ma…come si può parlare di impossibilità in un mondo popolato da mostri e fatto di leggende? ma quella notte, qualcosa combiò davvero. E in quella strada, spaventata, confusa e sola, assomigliai più che mai alla bambina in lacrime che una volta ero stata.


Grazie a :Goten, Miki87, _Niki_, Roby88, Giunigiu95, MaryCullen, Debby_DG, ginny89potter, Steffylove, Daene e Toru85. E naturalmente grazie a quelli cha hanno messo questa storia fra i preferiti! Allora…questo è il primo vero capitolo, vorrei sapere cosa ne pensate. Spero di non aver deluso nessuno con questo capitolo! Accetto critiche, suggerimenti, consigli , etc….Insomma, accetto tutto! Ora, secondo voi cosa succederà? Sono curiosa di sapere le vostre teorie… scusate per il capitolo deprimente, ma qui c’è neve che mi arriva alla ginocchia, ho fatto un chilometro a piedi sotto la neve per poi sentirmi dire che dovevo tornare a casa e in più adesso ho fame! Perciò, tadadadan ecco questo capitolo depresso! Naturalmente non saranno tutti così, ci saranno capitoli divertenti, romantici, malinconici, allegri, etc… in breve, se anche non vi è piaciuto questo capitolo vi pregherei di continuare a leggere e commentare i prossimi, magari vi piaceranno! Vi prego ci tengo tanto! Scusate se ci metterò un po’ di tempo ad aggiornare, ma tra compiti, compiti in classe, interrogazioni, catechismo e cose varie sono sempre più impegnata! Perciò chiedo scusa in anticipo per eventuali ritardi! Ciao! Fatemi sapere se volete che posti anche il secondo capitolo!

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Capitolo 3
*** Visite dal passato ***



Visite dal passato


Nel profondo di ognuno di noi si nasconde il bambino che siamo stati questo bambino costituisce la base di quello che siamo diventati, di quello che siamo, di quello che saremo
[Dr. Ron Joseph]


Il cavallo percorse al galoppo la via sterrata e si fermò proprio davanti alla bambina. Era davvero una bella creatura, maestoso, con un bel manto di un marrone cupo e la lunga coda nera e ordinata. Isabella rimase incantata alla vista di quell’animale tanto imponente e inusuale. Un ragazzo saltò giù agilmente da cavallo, atterrando perfettamente eretto e aggraziatamente,come se fosse nato per quei movimenti. Isabella ancora non se ne rendeva conto nella sua giovane età ma quel ragazzo, per quanto affascinante, aveva decisamente un qualcosa di misterioso e imquietante. Si avvicinò quasi danzando alla bambina, ancora incantata dalla sua cavalcatura. << Salve, piccola. >> disse il ragazzo con una voce profonda e dolce. Isabella lo guardò, con i grandi occhi marroni spalancati. << Il mio nome è Tom. Come ti chiami, piccola? >> continuò lui, utilizzando ancora l’appellativo “piccola”, nonostante lei avesse ormai raggiunto il nono anno d’età. << Isabella, signore. >> rispose timida e rispettosa lei. Tom era in parte divertito dalle eccessive buone maniere della bambina, che non si addicevano per niente a quel giovane e innocente visino. Ma dopotutto, lui era nato in tempi molto diversi, e non era abituato a tutta quella formalità. Isabella riflettè sul nome dell’uomo. Tom non era un nome molto comune da quelle parti. Più che altro sembrava un nome da pastore o contadino. La ragazzina sbirciò gli abiti dell’uomo: costosi e raffinati, abiti da nobile. Non aveva affatto l’aspetto di un contadino. In primo luogo per il suo abbigliamento, secondo per la sua carnagione estremamente chiara, di certo non quella di un uomo abituato a lavorare i campi sotto il sole. Qualche sopsetto iniziò a farsi strada nella mente curiosa di Isabella. C’era una serva, qualche anno prima, che le raccontava delle atiche leggende. e quel ragazzo sembrava proprio uscito da una di esse. Bello, aggraziato, pallido, e così inquietante. Tom fece ancora un passo verso di lei. Le prese gentilmente la mano e gliela baciò, un gesto davvero poco usuale in quei luoghi. << Lieto di fare la tua conoscenza, Isabella. >> mormorò. Isabella rabbrividì. C’era veramente qualcosa di strano in lui, come se a ogni passo che faceva in direzione di Isabella si attivasse una specie di presentimento dentro di lei.

Mi voltai di scatto, in cerca della fonte dell’odore familiare che aveva rievocato quel ricordo. La figura che apparve all’imbocco della via dinanzi a me mi fece sussultare dalla sorpresa. Quella persona non aveva semplicemente un odore simile a quello di Tom, quella persona era davvero Tom. Anche lui mi vide. Avanzò nella stretta stradina, illuminato dalla tenue luce della luna. Si guardò preudentemente intorno, accertandosi che nessuno lo potesse vedere, poi abbandonò la velocità umana e in una frazione di secondo fu accanto a me. << Isabella! Che sorpresa! E così, anche tu da queste parti…quanto tempo dal nostro ultimo incontro! >> disse, con voce esageratamente entusiasta. Ormai lo conoscevo da talmente tanto tempo da saper riconoscerequel suo tono di voce: era sorpreso, felice ma anche preoccupato. << Almeno un paio di secoli, Tom. >> risposi di rimando. in effetti, era davvero una grande coincidenza. Era difficile incontrare un altro vampiro in una cittadina tanto piccola, ma del resto il destino si divertiva a giocare con me, perciò non ne fui esageratamente sorpresa. << E così, anche tu da queste parti, eh? Senti, Isabella, ci ho riflettuto molto. Sei ancora sicura di non volerti unire a me? Dopotutto, credo che noi due formeremmo una bella squadra, non credi? >> domandò. Ecco,di nuovo con quella faccenda. Quante volte negli ultimi secoli mi aveva proposto di formare un clan con lui? Un migliaio? Scossi gentilmente la testa. << E’ meglio di no, Tom, fidati. Ne abbiamo già discusso. Non credo sia il caso. >> dissi, iniziando a essere scocciata dalla sua insistenza. Era semplicemente assurdo: non lo incontravo da duecento anni, e ora dopo pochi minuti già desideravo che se ne andasse. Il motivo per cui non volevo unirmi a lui era olto semplice, se solo l’avesse capito: avevamo idee troppo diverse, modi di fare opposti, ed eravamo entrambi attaccati alle nostre abitudini così differenti. Non avrebbe funzionato, lui non sarebbe mai stato il mio compagno. Certo, eravamo entrambi vampiri, assassini, sotto quel punto di vista eravamo identici. Ma…lui giocva con le sue prede. Si divertiva a terrorizzarle, a vedere la paura nel loro sguardo prima che morissero. Io non sarei mai stata così. Non sarei mai voluta essere così. Ne avrei voluto assistere a ciò che lui faceva. Perciò eravamo incompatibili, anche se Tom non era in grado di accettarlo. Più che mai, sentii il bisogno di andarmene da lì. << Ora vado, Tom. >> dissi, sperando di non sembrare troppo impaziente. Nonostante le sue scelte, lui era come me, e non desideravo ferirlo. << Già cenato stanotte, eh? >> chiese, con una punta di ironia nella voce profonda. << Proprio così. Meglio andarmene prima che qualcuno se ne accorga… >> risposi, grata che mi avesse fornito inconsapevolmente una scusa per lasciare quella cittadina, improvvisamente troppo piccola per contenerci entrambi. << Allora, alla prossima. >> disse riluttante. Era tutt’altro che impaziente di lasciarmi andare. << Alla prossima. >> ripetei, tentando di mantenere un tono di voce naturale. Mi fece un cenno e si voltò. Lo guardai camminare, ora lentamente, tutta l’impazienza svanita. Era sempre lo stesso, naturalmente in mille anni non era cambiato di una virgola. Ne fisicamente che caratterialmente. Cercai disperatamente di non pensare a dove stesse andando, a cosa avrebbe fatto al primo povero sventurato che si fosse imprudentemente aggirato per quelle strade in quella notte. Rivedere Tom non mi aveva fatto bene. Ripensai a quel nostro primo incontro che poco prima avevo ripescato nella memoria. Certo, a quel tempo ero solo una bambina, non avrei mai potuto sapere quello che in realtà quel ragazzo fosse, ma non potevo fare a meno di pensare che se solo non l’avessi incontrato…se solo ngli anni successivi a quell’incontro fossi stata più attenta, più furba…se solo… ma non serviva a nulla dire se solo o rimpiangere il passato. Ormai l’avevo imparato da tempo. Rimasi a lungo immobile nella strada, osservando il punto il cui Tom era sparito. Quell’incontro mi aveva fatto ricordare tante cose…tanti eventi passati, tante emozioni, tante cose che non avevo fatto… ad un tratto, meccamicamente, le mie gambe si misero in moto. Non sapevo bene se e quando l’avevo deciso, ma in un istante ero fuori da quel paese, attraverso i campi, lontano da tutto e da tutti. Improvvisamente, percepii il lieve rumore di acqua corrente. Probabilmente un ruscello, a qualche chilometro di distanza. Quando arrivai nei pressi del corso d’acqua, mi fermai. Non che avessi bosogno di riposare, naturalmente, piuttosto era la mia mente ad aver bisogno di una pausa. Mi sedetti, più per abitudine che per altro, davanti al ruscello. Quanto tempo che non facevo un simile gesto. La luna si rifletteva nell’acqua, creando uno strano bagliore dorato. All’improvviso, rammentai quello che solo qualche ora primami aveva detto la strana signora vestita di stracci. “ Cerca un uomo dagli occhi dorati. Lui sarà il tuo futuro”… quelle parole presero a galleggiare nella mia mente esausta, ogni singola lettera mi rimbombava nelle orecchie. Chissà chi era quell’uomo. Sicuramente non si trattava di Tom. I suoi occhi erano rossi come i miei, naturalmente, o al massimo neri. E altrattanto certamente non si trattava di nesun altro vampiro. Perciò doveva trattarsi di un umano, ma chi mai avrebbe potuto stare con me, una volta scoperta la mia natura? Perciò nemmeno un umano era un’ipotesi plausibile. E allora chi? Per di più, mi si era incollata addosso l’irritante sensazione di aver tralasciato qualcosa. Perché tanti dubbi sorgevano tutti insieme? Già la profezia dell’umana era di per sé sconvolgente, ma unita alla caccia e alla ricomparsa di Tom, era semplicemente una situazione insostenibile. In quel momento, avrei dato qualunque cosa per riuscire a dormire come quando ero umana. Un bel sonno, dei bei sogni spensierati, un bel risveglio. Tutto ciò che mi serviva. Ma non potevo avere nemmeno quello. Non avevo nemmeno memoria di come fosse davvero dormire, dopo tuttu quel tempo. Mi alzai, pervasa dal bisogno di correre, di muovermi e scappare lontano da tutto, soprattutto da me stessa. Solitamente rimanevo in città per un mese, e prima che gli umani potessero sospettare qualcosa io ero già lontana, ma con Tom in giro non era il caso di trattenermi. La mia era una vita semplice, senza aspettative. Ma mentre correvo verso chissà dove, senza una meta ma solo con la voglia di andarmene, mi resi conto che forse era ora di cambiare. O almeno di tentare di cambiare. Non potevo cambiare la mia natura, ma potevo cambiare il modo di vivere ciò che ero. Anche se ancora non sapevo come.


Eccomi qui con questo secondo capitolo. Stavolta le note dell’autrice non saranno chilometriche come la volta scorsa, ma ci tengo comunque molto a ringraziare chi ha commentato. Perciò, grazie:_Niki_, Roby88, Giunigiu95, Debby_DG, Toru85 e pinkgirl. Grazie mille anche a quelle fantastiche 30 persone che hanno messo questa storia fra i preferiti! Sono commossa! E grazie anche a chi l’ha anche solo letta! Bene, con questo capitolo siè scoperto qualcosa di più sul passato della versione di Bella di questa storia. Nel prossimo capitolo altre rivelazioni, altre scoperte,altri colpi di scena. Spero che questo capitolo sia stato do vostro gradimento, tutti i commenti sono benaccetti. Spero mi farete sapere cose ne pensate! Ciao e al prossimo capitolo.
. P.s. non so quanto infretta potrò aggiornare dato che sono letteralmente sommersa di compiti in classe, spero di non metterci troppo e eventualmente chiedo scusa in anticipo. Ok, ora davvero: Ciao e al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Nuovi Incontri ***



Nuovi incontri


Tutti i cambiamenti, anche i più desiderati, hanno la loro malinconia, perché ciò che lasciamo dietro è una parte di noi. Dobbiamo morire in una vita prima di poter entrare in un'altra
[Anatole France]


Una lacrima solitaria stava ancora ostinatamente aggrappata al volto della ragazza. Ma oramai Isabella aveva rinunciato a piangere, a lottare. Certo, succedeva a tutte prima o poi, Isabella lo sapeva bene, ma avrebbe dato qualunque cosa per poter rimandare quel momento. Mentre la sarta si dava da fare per sistemare gli ultimi decori del suo vestito, la ragazza emise un lungo e triste sospiro. E così, come con tutte le cose indesiderate, il tempo era trascorso più veloce che mai per portarla a quel giorno. Il giorno del suo matrimonio. Pensando a quella parola, Isabella s’incupì ancora di più. Immaginò Richard, il suo promesso sposo, che l’attendeva impaziente di terminare la cerimonia e di rendere ufficiale quell’unione di convenienza. Richard era figlio di un uomo con grandi possiedimenti terrieri, come il padre della ragazza, e entrambi i genitori erano convinti che quell’unione avrebbe giovato alla loro ricchezza. A quel tempo,quasi non esistevano matrimoni fra persone che realmente si amavano, ma Isabella nei suoi quattordici anni d’età ancora non se ne capacitava. E la cerimonia era imminente. La ragazzina si arrese con un ultimo sospiro. Che senso aveva opporre resistenza a qualcosa di inevitabile? Lasciò che la donna finisse di ritoccarle l’abito, poi fece un respiro profondo, tentando di prepararsi psicologicamente a ciò che sarebbe successo da lì a poco. Un’altra lacrima ostinata la scese lungo la guancia. Isabella si passò la manica del vestito sul viso, decisa a non mostrare la sua debolezza e la sua contrarietà al padre e alla comunità. Ma dentro si sentiva svuotata, convinta che non avrebbe mai avuto una vita felice come quella delle storie che tanto amava da piccola, e specialmente non l’avrebbe avuta con Richard. Ad un tratto, sentì un rumore smorzato provenire dalla porta della stanza che dava sull’esterno. Incuriosita, decise di andare avedere di cosa si trattasse. “ Come potrebbe andare peggio?” si domandò. Ma aprendo la porta, si ritrovò davanti qualcuno che mai e poi mai si sarebbe aspettata. Era l’uomo che qualche anno prima era apparso misteriosamente in città, quell’uomo tanto inquietante ed elegante. A Isabella parve di ricordare il suo nome…doveva essere Tom, o qualcosa del genere. << Isabella! Che piacere rivederti. Vedo che sei diventata davvero una bella signorina, in questi anni! Io sono Tom, ti ricordi di me? >> disse gioviale il ragazzo. Isabella rimase allibita davanti alla sconcertante certezza che in cinque anni il ragazzo non era minimamente cambiato fisicamente, mantenendo sempre lo stesso affascinante aspetto da ventenne. Il presentimento che cinque anni prima, al loro primo incontro, aveva colpito la ragazza tornò a farsi sentire; lei non ci badò, convinta che fosse frutto dell’ansia e della tristezza per il matrimonio. Ad un tratto, si ricordò della cerimonia. << Lieta di rivedervi. Adesso, vogliate scusarmi, ma tra pochi istanti inizierà la cerimonia per il mio matrimonio e non posso tardare. >> si congedò lei, stranamente sollevata di allontanarsi da lui e improvvisamente impaziente di raggiungere il luogo della celebrazione. Tom la salutò con un cenno, riluttante.

Il nostro secondo incontro era ancora vivido nella mia mente, anche se l’immagine era sfocata e appannata, a causa dei deboli occhi umani che avevo allora. Non sapevo perché improvvisamente il passato fosse tornato così bruscamente a galla, ma sentivo che significava che qualcosa stava per cambiare. Negli anni, avevo imparato a fidarmi del mio intuito. E in quel momento mi urlava di aspettarmi un cambiamento imminente. Boschi, campagne, prati apparivano sfocati e indistinti, mentre correvo verso una meta anche a me sconosciuta. Dovevo aver percorso molte miglia senza rendermene conto, perché ad un tratto la stradina in mezzo all’aperta campagna che stavo percorrendo s’interruppe bruscamente, per sfociare in una grande strada asfaltata ma deserta. A giudicare dalla luce fioca della luna e dall’assenza di persone, doveva essere ancora notte fonda. Davanti a me, la strada si apriva in una serie di vie minori, costeggiate da case. Capii di essere arrivata in un centro abitato, piuttosto grande. Mi avvicinai, curiosa. Un cartello, all’inizio del centro abitato, recitava “ Benvenuti a Forks. “ . Forks. Conoscevo quel posto. Era il nome che sapevo aveva preso col tempo il paese nel quale ero nata. Il destino era deciso a sconvolgermi, facendo mischiare il mio passato e il mio presente. Se fossi stata ancora umana, sarei stata sopraffatta da tutte quelle emozioni inattese. Ma così, non potevo fare altro che rimanere in piedi davanti alla mia città natale, domandandomi per quale motivo il fato fosse tanto ostinato nell’accanirsi contro di me. I miei piedi si mossero, quasi fossero dotati di una propria volontà, e mi ritrovai a camminare per quelle strade così familiari e al contempo così sconosciute. Le vie, le case, tutto di quel luogo mi trasmetteva una profonda nostalgia, anche se non era rimasto nulla della città in cui ero vissuta. Mi pareva quasi di vedere quella grande casa signorile nella quale ero cresciuta, nella periferia. Mi pareva quasi di sentire il vociare di un giorno di mercato, il ticchettio degli zoccoli dei cavalli contro i sassi, il cinguettare allegro degli uccelli appollaiati sugli alberi. Poco importava che nulla fosse rimasto come allora. Avanzai, improvvisamente apatica, riconoscendo i luoghi che erano stati un tempo quelle case. Improvvisamente, un odore familiare mi copìle narici. Era l’odore inconfondibile di un vampiro, anche se sconosciuto. Anzi no, non di uno. Erano in tanti. Dovevano essere circa sette individui diversi. Com’era possibile che ci fosse un clan tanto numeroso in un luogo così relativamente piccolo? Altre domande, sempre meno risposte. Ma adesso basta. Ero stufa di assistere come una spettatrice alla mia vita che andava alla deriva, sommersa dalle domande a dagli scherzi del destino. Capii anch’io che era ora di prendere in mano la situazione. Forse non avrei potuto trovare la risposta ad ogni singola domanda che mi assillava, ma avrei tentato con ogni mezzo di conquistare la verità, un pezzo per volta. I tempi di inattività erano finiti, era arrivato il momento di riscattarmi. Come un automa, ma improvvisamente consapevole, percorsi le strade di Forks, seguendo le scie. A giudicare dall’intensità, dovevano essere di pochi giorni prima. Magari la fortuna questa volta si sarebbe girata dalla mia parte, forse davvero avrei potuto conoscere qualcun altro come me. Qualcuno diverso da Tom. Chissà, forse m’illudevo. Ma la profezia della vecchia era tornata a farsi sentire da un angolo della mia mente, e un’altra vocina renmota mi diceva che il momento della rivelazione era vicino. Seguii il loro odore, sfrecciai attraverso quelle vie ora prive d’importanza, corsi poi fuori dalla città, attraverso il bosco. Un sentiero si snodava fra gli alberi, impregnato di quel profumo piacevolmente familiare. M’interruppi di colpo davanti a una casa, dall’aspetto antico ma curato. Maledizione. Improvvisamente mi resi conto dell’errore che avevo stupidamente commesso, presa dalla foga di conoscere qualcun altro della mia specie. Non avevo preso in considerazione loro. Non avevo pensato a come avrebbero reagito trovando nel loro territorio un’estranea. Ricordava cosa succedeva giù al sud, quando qualcuno sconfinava. E se quello era un territorio già rivendicato, la mia vita sarebbe finita tra breve. L’odore lì era molto più intenso, fresco. Lo sentii provenire dagli alberi dietro di me, dai cespugli, ovunque. Naturalmente, avevano percepito la mia presenza e teso un agguato. Ed io ero caduta in trappola. Non avevo speranze contro un clan tanto numeroso, lo sapevo bene. Forse sarei riuscita ad eliminarne uno, massimo due, ma non sarei vissuta abbastanza per affrontarne di più. E non volevo nemmeno combattere, se fosse stato possibile evitarlo. Eppure, nonostante la certezza della mia fine imminente, non avevo paura.



Ed ecco qui questo terzo capitolo! Prima di tutto, le risposte alle recensioni:
_Niki_: eh sì hai ragione! Eheh ora direi che la risposta alla tua domanda è già stata svelata da questo capitolo…grazie per i complimenti!
Toru85:Grazie 10000! Eheh stessa cosa che ho detto prima! Eccoli qua!
littlesweetdreamer: grazie anche a te! Aiuto quanti complimenti che mi state facendo! Anche a me non piace tanto che bella uccida gli umani, però era necessario per la storia…oh no non penso assolutamente che tu sia da rinchiudere, pensa che io che ho scritto la storia no sono d’accordo con quello che faccio fare ai personaggi…perciò…eheh chi è quell’uomo si scoprirà…nel prossimo capitolo!
Giungigiu95:hihi proprio così! Eh già, direi che non sarà sola ancora per molto! Grazie per il commento!
Roby88: Grazie 1000 davvero! Ecco qua spero di aver aggiornato abbastanza in fretta!
Grazie a tutti! Wow 33 persone l’hanno messa tra i preferiti! Incredibile! Grazie 1000000000000 a tutti! Anche quelli che hanno solo letto questa strana storia! Ed ecco in questo capitolo che spuntano fuori alcune persone che conosciamo…chissà chi( come se non si fosse già capito! ). Ok adesso scappo perché domani ho un super compito in classe e non ricordo nemmeno una parola…concludo chiedendovi umilmente di lasciarmi un commentino, se vi va, sono tutti benaccetti! Spero di non aver deluco nessuno con questo capitolo, un po’ corto. Be’, Ciao a tutti!

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Capitolo 5
*** Con uno sguardo ***



Con uno sguardo


L'irrazionalita' di una cosa non è un argomento contro la sua esistenza anzi ne è una condizione.
[ Nietzsche]



Tom. Tutto ciò a cui Isabella poeva pensare era Tom. Quel ragazzo, conosciuto otto anni prima, che ora riempiva ogni istante della sua vita, ogni suo respiro. Giaceva sdraito accanto a lei, brillando innaturalmente alla luce del sole che filtrava dalle finestre senza vetri. << Isabellla>> mormorò lui, avvicinandosi a lei, sfiorandole il viso con la sua mano fredda. La ragazza, ormai diciassettenne, si ritrasse spaventata, riscuotendosi dallo strano annebbiamento in cui ra piombata. Si allontanò di scattò dal giovane uomo, che la guardava con un misto di sorpresa e risentimento. Isabella si domandò cosa fosse successo…tutto ciò che ricordava era il viso di Tom, comparso improvvisamente alla porta della sua stanza…e poi loro due, l’uno accanto all’altra…la ragazza afferrò la sua veste che giaceva scomposta ai piedi del letto. << Cosa mi hai fatto? Che cosa sei? >> urlò a Tom. Lui scese con calma dal letto, per poi raggiungerla in un istante davanti alla porta, sbarrandole la strada. Lei lanciò un grido, terrorizzata. << Isabella…non sai quanto ti vorrei ora…ma non posso. E non ti posso nemmeno lasciare andare così. Io ti desidero. Per sempre. >> disse Tom, facondo un altro passo verso la ragazza in preda al terrore. Poi in un istante le fu addosso. Isabella si dimenò, cercò di fuggire, di urlare, ma lui la stringeva in una morsa, impedendole qualunque gesto o suono. Accostò le sue labbra fredde al viso di lei, ammaliandola con i suoi grandi occhi neri. Lei s’immobilizzò, dandogli il tempo di baciarla. Poi le sue labbra scesero. E ogni cosa nel mondo di Isabella svanì. Sentì la sua pelle lacerarsi, e poi solo dolore. Un dolore bruciante e infinito. Ma si sbagliava. Anche quello finì. E dopo…

Probabilmente quella era l’ultima volta che potevo avere per ricordare, perciò perché non andare fino in fondo? Di lì a poco, ne ero certa, avrei perso tutto. avrei perso me stessa, la mia esistenza che era comunque improssibile chiamare vita. Eppure, era semplicemente inevitabile. Sentivo che dovevo aver paura, implorare pietà. Ma non potevo ne volevo farlo. Perché avrei dovuto, poi? Per continuare a condurre questa specie d’esistenza vuota e sbagliata? Io non sarei mai dovuta esistere, e ora era solo arrivato il momento di sistemare tutto. Ogni cosa al su posto. Chissà, forse dopo troverò davvero pace. Magari Tom mi mancherà. Ma probabilmente no. Del resto, tutto ciò era solo colpa e merito suo. Nessuno è mai entrato nella mia vita abbastanza da sentirne la mancanza, perciò per cosa provare nostalgia? Perché non avevo legami che mi trattenevano qui? Io sono ciò che sono per uno strano scherzo del destino, che fosse ora di dare un senso a tutto questo? Forse non ero mai stata davvero umana, dentro di me. Del resto, chiunque dovrebbe sentire anche solo un pizzico di nostalgia se sa che sta per perdere tutto. Ma io no. Anche davanti ad una morte certa, le domande che mi ponevo da sempre non smettevano di tormentarmi. Mi domandai se sarei vissuta abbastanza per trovare anche solo una rispota a una di queste domande. Certamente no. Percepivo i loro respiri intorno a me. sembravano stranamente tranquilli, come se fosse una situazione normale, inevitabile. << Benvenuta Isabella. >> improvvisamente sentii dire ad una voce trillante e indubbiamente femminile proveniente dalla mia destra. Mi rannicchiai in posizione difensiva, pronta a respingere un eventuale attacco. Una vocina in un angolo della mia testa mi urlava che c’era qualcosa che non andava. Come facevano a sapere il mio nome? Lentamente, emersi dalla posizione accucciata. Non sarebbe servito a nulla tentare di difendermi. E mi sentii improvvisamente tranquilla. Come se non fosse mai successo nulla. Le preoccupazioni evaporarono, la tristezza sfumò. Un ringhio uscì dalle mie labbra contratte. Cosa mi stavano facendo? << Basta, Jasper. Così credo che tu la stia spaventando ancora di più. Credo. >> disse la voce sconosciuta di un ragazzo, dietro di me, sottolineando deciso l’ultima parola. Nella voce c’era una punta evidente di frustrazione e sorpresa. Sentii la sensazione di serenità sfumare piano, come neve che si scioglie lentamente sotto la pioggia. Udii un sospiro smorzato e un gemito di sorpresa. Tutti quei suoni strani e contraddittori mi incutevano più nervosismo dell’idea di essere distrutta. Perché non capivo. Almeno, prima ero certa che sarei morta. Ora non avevo più nemmeno quella certezza, e la cosa m’inquietava. Poi il rumore di passi riprese; questa volta si trattava dei passi di una singola persona, che mi veniva in contro. Presto fui in grado di mettere a fuoco la figura che mi si avvicinava. Era un uomo biondo, con un bel viso e dai movimenti aggraziati. Procedette a mani alzate, come a incoraggiarmi a non temerlo. Un altro comportamento incomprensibilmente insolito. << Non vogliamo combattere . >> spiegò tranquillamente l’uomo. Cosa? E allora cosa ci facevano tutti lì? Improvvisamente,mi resi conto che forse avevo frainteso. Forse non erano lì per fare del male a me. e se fossero stati lì per impedire a me di fare del male a qualcuno. Mi sentii improvvisamente sollevata, felice che forse ci sarebbe stata un’alternativa. Guardai l’uomo che ancora mi si avvicinava, a velocità umana. << Io sono Carlisle, e questa è la mia famiglia. >> spiegò, indicando le persone intorno a me. Si udì un fruscio di cespugli e fronde spostati, e altre figure iniziarono a emergere dalla vegetazione. Erano sette, come avevo intuito. << Non vogliamo combattere, se non siamo costretti. Questo non è il nostro territorio, sei la benvenuta. >> continuò l’uomo. Solo allora mi accorsi che avevo trattenuto il respiro. Allora, forse…forse non ero davvero così impaziente che tutto finisse…fosse nutrivo qualche speranza anch’io… forse mi avrebbero davvero accettata fra loro. Contro ogni logica, mi trovai a visualizzare l’immagine. Io, non più sola, con una famiglia, un clan tutto mio di persone con le mie idee e che mi accettavano così com’ero. Era irrazionale, sciocco. Dopotutto, nemmeno sapevo chi erano. Eppure, in un qualche modo sentivo che le cose si sarebbero sistemate. Forse furono i modi tranquilli dell’uomo, forse la strana calma che mi infondevano, o forse la disperazione di chi ha già perso tutto, ma comunque mi convinsi. Feci un passo verso Carlisle, incerta ma senza più nessuna voglia di combattere o timore. Poi, anche gli altri membri della famiglia comparvero al suo fianco. Due ragazze, una donna, tre maschi. E fu così che lo vidi. Avvertii come una specie di pressione, un’attrazione misteriosa che portòil mio sguardo verso di lui. La sua pelle bianca brillava piacevolmente nella luce soffusa della luna. I suoi capelli color bronzo irradiavano mille deboli riflessi e giochi di luce. E poi…i suoi occhi incrociarono i miei e il mondo scomparve. Tutto si concentrò in un istante; in quell’istante. I suoi occhi erano puro oro fuso, di una magnificenza da mozzare il respiro. Mi lasciai annegare in quegli occhi dorati smarrii me stessa, smarrii ogni coscienza, ogni logica. E ciò che più mi sopraffece era l’improbabille certezzza, data dal suo sguardo, che anche lui si fosse completamente perso in me. Le stelle, la luna, il sole…niente in confronto alla luce abbagliante che ai miei occhi lui emanava. Sebbene fosse tutto nella mia mente, mi sembrò quasi di scorgere un bagliore, una scintilla fra di noi. Ecco il senso alla mia vita che così disperatamente avevo cercato. Lui era la mia esistenza, ora. Le parole della profezia di quell’umana, nonostante mi sembrasse ormai distante anni luce, tornarono vive nella mia mente. “ Cerce un uomo dagli occhi dorati. Lui sarò il tuo futuro. “ E così era. Nel breve istante in cui ci vedemmo, nell’attimo in cui i nostri sguardo si incrociarono, seppi con certezza devastante che avevo trovato il mio futuro.



Ciao! Be’,questo capitolo in effetti non è granchè lungo, e spero di aver descritto abbastanza bene i sentimenti di Bella, anche se non ne sono molto sicura.
Debby_DG: oh, non preoccuparti se non hai commentato un capitolo, anzi sono molto felice che ti stia piacendo la mia storia!

LittleSweetDreamer: grazie per i complimenti. Eh già, Bella si è sposata presto, era il 1023 e la mia prof di storia dice che allora si sposavano anche a quell’età. Grazie!

Roby88:grazie anche a tu! Spero di non averti deluso con questo capitolo!

_Niki_:ahah sei un mito! I tuoi commenti mi fanno sempre sorridere! Grazie 100000 per i complimenti!

Goten: sono contenta che la storia ti stia prendendo! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!

Toru85: grazie mille anche a te per i complimenti! Eheh cco questo primo incontro, spero ti sia piaciuto!

giuigiu95: Grazie per tutto! Nel prossimo capitolo si scoprirà quasi tutto sul passato di Bella…

Be’, che altro dire se non ancora grazie di cuore e grazie alle incredibili 44 persone che hanno messo questo cosa fra le ff preferite! E grazie anche a chi ha letto! Grazie a tutti, insomma. Ora vado, oggi non posso scrivere tanto perché non mi sento molto bene, perciò: al prossimo capitolo e spero che commenterete! Ciao!

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Capitolo 6
*** Racconti di vita ***



Chi controlla gli altri può anche essere potente ma chi controlla se stesso è ancora più potente[Lao Tzu]


......
niente ricordi, stavolta. Niente più rimpianti, niente più nostalgia, niente di niente. Perché perdersi nel passato, perché rimuginare, perché ignorare il presente quando si ha davanti la più perfetta creatura mai esistita? Perché far volare la fantasia quando la realtà supera l’immaginazione, i ricordi, tutto? in quel momento sentii che per nulla al mondo mi sarei allontanata da quegli occhi ambrati, niente avrebbe mai potuto staccarmi da lui. Per quale motivo provassi tutto ciò, non lo sapevo. Tutto quello che sapevo era che nel momento in cui i nostri sguardi si erano incrociati il passato e il futuro avevano cessato di esistere, in quell’istante la mia vita si era irrimediabilmente legata a lui. Se quel legame si fosse spezzato, la mia vita sarebbe andata distrutta, di me sentivo che sarebbe rimasto poco più che polvere. Poco importava che questo fosse fisicamente impossibile, che lui fosse uno sconosciuto, che quel sentimento era irrazionale e immotivato. Provavo quel che provavo, e non avrei potuto cambiare le cose nemmeno volendo. E non volevo. << Io sono Edward. >> improvvisamente, il ragazzo aprì la bocca e le parole che ne uscirono furono un canto celestiale, un coro di campane suonate a festa e accompagnate dalle migliori voci di angeli. Volevo sentirlo ancora. Dovevo sentirlo ancora, sapevo che ne andava della mia stessa esistenza. Mi accorsi che mi tendeva la mano, la sua pelle rilucente sotto la luce della luna. Appena le mie dita sfiorarono le sue, mi sembrò di volare. Volteggiavo nell’aria, la sua mano e i suoi occhi unici punti di riferimento del mondo, uniche ancore che ancora mi tenevano al suolo, impedendomi di andare alla deriva. Sapevo con una lucidità strabiliante quelle magie erano frutto della mia fantasia, ma ancora più sconcertante era la certezza che non m’importava. Tutto ciò che m’importava era quel contatto, fonte di luce inesauribile per me. << Isabella. >> sentii dire alla mia voce, che suonò così strana, debole, impacciata. Se avessero potuto, le mie guance si sarebbero tinte di porpora. Invece potei solo rimanere lì con la sua mano nella mia, anche lui irreversibilmente incatenato a me. Quando seppi che era proprio così, l’incantesimo sembrò raddoppiare. Ma ad un tratto, anche quella magia terminò. La sua mano lasciò la mia; mi sentii sprofondare, come se sotto i miei piedi il mondo si fosse spalancato, inghiottendomi. << Vieni, entriamo. >> disse ancora, con quella sua melodiosa e angelica voce. L’avrei seguito ovunque, ne ero certa. Perciò quando s’incamminò, proseguendo seguito dagli altri verso la casa, cancellai la voce nella mia mente che mi diceva che stavo spontaneamente andando dietro a dei possibili nemici, permettendogli di essere dietro di me ed entrando nel loro territorio. E lo seguii dentro all’abitazione. La casa all’interno era magnifica, arredata come una foto di una rivista d’arredamento di lusso e perfettamente armoniosa. Entrammo in quello che doveva essere il salotto, e lì tutti s’immobilizzarono. Io mi appoggiai contro la parete di fronte a loro, incerta su cosa dovessi aspettarmi e contemporaneamente ancora con lo sguardo fisso su Edward. << Benvenuta, Isabella. Io sono Esme. >> disse una donna dai capelli color caramello, in piedi alla destra di Carlisle. Le sorrisi. Sembrava molto gentile e amichevole. << Io sono Alice! Sono sicura che saremo ottime amiche! >> trillò una ragazza con i capelli neri. Riconobbi quella voce come quella che mi aveva chiamata per nome pochi minuti prima, senza che io mi fossi presentata. << Emmet, e lei è Rosalie. >> fece un altro ragazzo, indicando prima se stesso e poi la bionda che gli stava accanto, che aveva un’aria tutt’altro che amichevole. << Io sono Jasper. >> concluse le presentazioni un giovane biondo. Edward mi sorrise, incoraggiante. Per quale motivo era tanto gentile con me? Non riuscivo proprio a capirlo, ma del resto non sapevo comprendere nemmeno me stessa, perciò come potevo pretendere di capire lui? Mi accorsi che tutti i presenti mi guardavano, in attesa. << Sei la benvenuta, tra noi. Vorresti raccontarci la tua storia? >> domandò Carlisle. Sorrisi. Quanto tempo che non avevo occasione di raccontare la mia storia…in effetti, l’avevo fatto una sola volta, quasi mille anni prima… mi rattristai a quel ricordo. Però, nonostante i miei pensieri fossero tornati cupi, decisi di non darlo a vedere, per non minare il clima allegro che si stava creando. Presi un respiro profondo, più per abitudine che per vera necessità, e cominciai. << Sono nata nell’undicesimo secolo. Venivo da una famiglia benestante, i miei genitori erano persone importanti e la mia vita era normale, comune. Mi sposai a quattordici anni, com’era di norma all’epoca. Richard, mio marito, aveva circa diciannove anni quando fu celebrata la cerimonia. La nostra fu un’unione di convenienza, nient’altro. Ancora adesso, mi sembra inconcepibile per quanti anni io sia riuscita a vivergli accanto, nonostante le sue ricchezze. Ma il giorno del mio matrimonio, tornò a farmi visita una mia vecchia conoscenza. Si chiamava Tom, era un’uomo arrivato in città quando ero una bambina e poi misteriosamente scomparso. Io l’avevo sempre temuto, davanti alle sue sconcertanti caratteristiche fisiche e al fatto che non invecchiò ne crebbe mai. Dal giorno della cerimonia con Richard, il nostro secondo incontro, tornò a trovarmi lo stesso giorno ogni anno per tre anni. Ma il terzo anno, la situazione degenerò. Allora ero solo un’umana, fragile e manipolabile. Riuscì ad infiltrarsi nella mia stanza e… >> il ricordo mi fece rabbuiare ulteriormente, ma continuai << …si approfittò di me. Quando mi ribellai, cercai di fuggire, di urlare, lui mi riprese e mi strinse, tanto forte che temetti stesse cercando di strangolarmi. Ma non lo fece. Iniziò anzi a parlare a vanvera, disse che mi desiderava più di qualunque altra, che in quegli anni era riuscito a resistermi ma ora il suo desiderio era tanto cresciuto che aveva deciso di assecondarlo. Inizialmente non capii nulla, ma poi iniziò a baciarmi. Pensai che volesse ancora approfittare di me, ma non lo fece. E così… >> in quel momento, decisi di saltare alcuni pezzi. Ricordavo quanto fosse stata terribile la mia trasformazione e quanto il suo ricordo fosse ancora fresco in me, e capii che era meglio evitare di fare in modo che i miei nuovi amici ci ripensassero. Io non avrei desiderato rivivere con la mente quel momento e sospettavo che per loro fosse lo stesso. Continuai << E così Tom mi trasformò. Mi spiegò cos’ero diventata, e io fuggii. Ero davvero convinta che fosse tutto uno stupido sogno e presto mi sarei risvegliata… >> alle mie parole loro annuirono. Avevo visto giusto, allora. Il ricordo era veramente vivido in loro come avevo sospettato. Dovevano capire come mi ero sentita, quando avevo scoperto cos’era successo, quando avevo visto il mondo con i miei occhi nuovi… terminai il racconto. I sette finirono di ascoltarmi quasi in religioso silenzio, e anche dopo che ebbi terminato per un lungo periodo tutto ciò che si udì fu il ticchettio della pioggia che aveva preso a cadere all’esterno. Sentivo i loro sguardi puntati su di me, mentre assimilavano la mia storia, si immedesimavano nel racconto e riflettevano. Io puntai i miei occhi sul pavimento lucido, improvvisamente impacciata. Conoscevo la sensazione di sentirmi inadeguata, fuori luogo, ma era un’emozione che avevo provato per l’ultima volta una vita prima, e mi fece sentire diversa. Più umana. Vidi con la coda dell’occhio Edward annuire quasi impercettibilmente in direzione di Esme, e gli lanciai un’occhiata interrogativa. Lui sospirò, una punta di vergogna e frustrazione nel suo sguardo. << Adesso tocca a noi raccontare la nostra storia, credo. Tutto ciò che devi sapere, è che noi risiediamo qui. >> spiegò, sottolineando l’ultima parola. Ciò che disse ottenne l’effetto che probabilmente aveva sperato. Sgranai gli occhi, allibita. << Ma com’è possibile? Gli umani… >> feci per dire, ma Carlisle m’interruppe. << Ed ecco il punto. Vedi, Isabella, noi siamo diversi. Vogliamo essere diversi. Abbiamo trovato un altro modo per nutrirci. >> sussurrò. La mia mente non accolse quelle parole con lo scetticismo che ci si sarebbe aspettato. Semplicemente, ogni tessera del puzzle scivolò al suo posto, ogni buco venne colmato, ogni imperfezione svanì. Semplicemente, seppi che era così. Ecco il “cambiamento”, il nuovo stile di vita. Tutte le parole della strana profezia di poche ore prima mi tornarono in mente. Se la profezia si era rivelata corretta sull’uomo dagli occhi dorati, perché non doveva esserlo riguardo al cambiamento? Inaspettatamente per tutti, annuii. << Lo sapevo! sapevo che era possibile! >> esclamai, guadagnandomi le occhiate sospettose e stupite dei presenti. << Ecco, noi ci nutriamo del sangue degli animali. >> disse Edward, quasi seccato per tutta quell’attesa. Era così semplice! Così ovvio! Ma prima che potessi manifestare la mia gioia, la ragazza che si chiamava Alice emise uno strano suono, facendo improvvisamente una faccia assorta, poi stupita e poi piena di paura. << Siamo nei guai. >> mormorò.



Ed eccomi ancora qui con questo nuovo capitolo! Non ho molto tempo per scrivere, perciò vorrei dire una cosa prima di tutto.
Erika91: ti ringrazio molto per avermi fatto notare il mio errore, sbadata come sono non me n’ero accorta! Per problemi tecnici( ovvero se no dovrei cancellare mezzo capitolo) non posso correggerlo, però qui preciso che in effetti ho fatto un po’ di confusione e perciò vi chiedo scusa. Spero che voi tutti vogliate continuare a leggere comunque questa storia, nonostante l’autrice pazza sia anche completamente svampita! Ancora grazie Erika per avermelo fatto notare.
Poi, grazie mille per i complimenti e per aver seguito e commentato questa storia a :_Niki_, PetaloDiCiliegio, Daene,Toru85, Goten e giunigiu95! Grazie mille! Spero di non aver deluso nessuno con questo capitolo scritto di fretta, e vi prego di perdonarmi e segnalarmi eventuali errori. Grazie a tutti spero mi lascerete un commentino…
Nel prossimo ccapitolo: Alice ha previsto qualcosa, qualcosa che li metterà in guai seri. Soprattutto per Bella, che si troverà di fronte ad una scelta importante. Saprà prendere la strada giusta?
Al possimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Ricordi e Conclusioni ***



Ricordi e Conclusioni


I difetti e le tare dell'anima sono come le ferite del corpo: nonostante gli sforzi inimmaginabili fatti per guarirle, rimane sempre una cicatrice.
[Francois La Rochefoucauld]


<< Isabella… >> rantolò l’uomo, guardando terrorizzato e allibito la figlia. O perlomeno, ciò che una volta aveva considerato sua figlia. Quella creatura - l’uomo ora non poteva definirla in altro modo - lo guardava ferita e disperata, mentre lui indietreggiava, cercano a tentoni l’uscita. << No! Padre, vi prego. Sono sempre io. >> urlò la ragazza, ancora più timorosa del padre. Lui la guardò, vide quel volto così sconosciuto e perfetto che aveva conservato pochissimi tratti di quello di sua figlia ma che era pur sempre il suo, ascoltò quella voce trillante e melodiosa che non assomigliava per nulla a quella della sua bambina. << Cosa…cosa sei…? >> mormorò l’uomo, sforzandosi di non fuggire. Isabella lo raggiunse muovendosi cautamente, attenta a non spaventare ulteriormente il padre. L’uomo, sempre arretrando, uscì dalla stanza, arrivando nella strada deserta per la notte. I sassolini sul terreno scricchiolarono sotto i suoi piedi. Dopo quello che le aveva fatto Tom, Isabella aveva deciso che prima di tentare di sparire dalla circolazione, o almeno di fuggire, doveva salutare il genitore che le aveva voluto bene. O almeno questo era il quadro che si figurava nella sua mente. Ma la situazione degenerò. Quando la ragazza gli si avvicinò, l’uomo fece un balzo indietro, tentando disperatamente di allontanarsi. Però, purtroppo per entrambi, non ci riuscì. Inciampò nei suoi stessi piedi per la fretta e il terrore e cadde. Tutto iniziò e finì nel giro di un istante. Un solo, terribile, fatale istante. Nella caduta, l’uomo sfregò la mano contro il suolo irregolare. Quella che ne uscì fu una sola, minuscola goccia di sangue. Ma bastò. Isabella sparì dalla sua stessa mente, sopraffatta da qualcosa che nessuno avrebbe potuto controllare. E si avventò sul padre. Nella sua mente solo una nebbia confusa e impossibile da disperdere, solo una creatura spietata che si era impossessata dei suoi gesti. Quando troppo tardi riacquistò il controllo, si accorse con l’orrore più profondo che il corpo esamine di suo padre giaceva irrimediabilmente fra le sue braccia. La ragazza non poteva concepire di essere stata lei. Semplicemente, era troppo perché la sua mente lo accettasse. Sentì le sue gambe muoversi, infrangendo ogni limite possibile all’uomo, e ancora di più, via per fuggire da qualcuno che non poteva seminare. Se stessa. Ma nessuna distanza fu mai abbastanza, nessuna distanza poteva cancellare ciò che era successo. Si sentiva come se qualcuno avesse risucchiato tutto il contenuto del suo corpo, lasciandole un guscio vuoto di disperazione e disgusto. Perché era stata lei. La creatura orribile che aveva irrimediabilmente e indiscutibilmente assassinato suo padre era lei. Ma cosa si può fare in questi casi? Nulla, si può solo aspettare. Si può aspettare, che si aspettino lacrime che non scenderanno mai o che si aspetti che il tempo faccia il suo corso e che i ricordi si affievoliscano.

E adesso basta. L’ultimo ricordo, il peggiore, il più nitido, e poi basta. In quell’istante, presi la decisione più importante della mia vita. Basta rifugiarsi nel passato, basta rivivere scene già vissute, basta rimuginare sugli errori passati. Una volta Tom me l’aveva spiegato. I ricordi umani tendono a svanire. Solo se ci si aggrappa a essi, se si rivivono spesso, rimango quasi intatti. Ed io non li volevo più intatti. Sapevo che quella non era la soluzione migliore e di certo non era la più facile. Inoltre, molti dei miei ricordi peggiori non appartenevano alla mia vita umana. Ma anche se il tempo non può guarire le ferite del passato, irrimediabilmente impresse nella nostra mente, può aiutare a rimarginarle, finché non rimane altro che una vecchia cicatrice di cui si cerca di dimenticare l’esistenza. Quella notte, rivissi per l’ultima volta la mia vita passata, tutto ciò che non era IL presente fu archiviato. Non posso dire che svanì, perché i ricordi non si possono mai cancellare davvero. Si può solo tentare di nasconderli dentro il cassetto più profondo della nostra mente sperando che nessuno trovi mai la chiave. Ed era ora di dare l’ultimo giro. Ma non potevo rimanere a rimuginare ancora. Perché c’era qualcosa di molto più urgente da affrontare, molto più urgente e pericoloso di ogni questione passata. Il problema più urgente era che avevo sottovalutato una questione importante. La mia sfortuna. Come avevo potuto sperare che per una volta tutto potesse andare bene? Vedevo il volto di Alice, il panico e la sorpresa nel suo sguardo e nella sua voce. Poco importava che io non capissi cosa fosse davvero accaduto, poco importava che non sapessi a cosa si riferisse. Avevo avvertito la sua paura e ciò bastava per risvegliare la consapevolezza di non essere mai stata molto fortunata. Ma prima era diverso. Prima ero sola, non avevo nessuno per cui temere, e perciò semplicemente lasciavo che il destino continuasse a prendersi gioco di me. Soltanto, finché ero l’unica a rimetterci, la cosa non mi scalfiva più di tanto, ma ora, ora che avevo finalmente trovato una famiglia mi chiedevo perché il fato si ostinasse ad accanirsi in tale modo contro di me e di chi mi stava intorno. Perché era proprio così: nonostante li conoscessi da pochi minuti, li sentivo già come la mia famiglia, la famiglia che non avevo mai davvero avuto. Feci un respiro profondo, rimedio oramai inutile ma un’abitudine mai persa nel tempo, tentando di calmarmi. << Cosa succede, Alice? >> mi precedette impaziente e preoccupato il ragazzo che si chiamava Jasper. La mia occhiata interrogativa fu la più intensa di tutte, perché almeno gli altri avevano una minima conoscenza dell’accaduto. << Io ho delle visioni. >> mi disse Alice, prima che potessi formulare la domanda. Rimasi a bocca aperta. Che talento strabiliante e inusuale! Certo, non avevo mai conosciuto molti come noi, ma dei pochi che avevo potuto conoscere, nessuno aveva un talento tanto straordinario. << Quanto sicure sono le tue visioni? >> le domandai, curiosa di sapere qualcosa di più. << Lei vede ciò che la gente decide di fare. Se le decisioni cambiano, il futuro cambia. E anch’io ho qualche…capacità. >> intervenne Edward, impaziente per l’interruzione. Ma quando il suo sguardo incrociò di nuovo il mio, la sua espressione cambiò radicalmente, addolcendosi all’istante. Mi lascia sfuggire un sorriso. << Io leggo nel pensiero. >> spiegò lui. Sgranai gli occhi. Wow. Quello sì che era un talento stravagante, anche più della preveggenza. “ Mi senti? “ , pensai, per vedere se poteva percepire i miei pensieri. Ma lui non rispose. Quando gli lanciai un’occhiataccia, pensando che si fosse preso gioco di me, lui si strinse nelle spalle. << In realtà, posso leggere i pensieri di quasi tutti. Tutti tranne i tuoi. >> disse con una punta di frustrazione nella voce, facendo una pausa ad effetto. A quelle parole, anche tutti i suoi familiari tranne Alice gli lanciarono un’occhiata interrogativa. Lui alzò le spalle, dimostrando di saperne quanto noi. Ma in un attimo, l’attenzione si concentrò di nuovo su Alice.<< Stanno arrivando. Non so chi, non so come. Ma sono davvero in tanti…non avevo mai visto un gruppo così numeroso… a parte i Volturi, naturalmente… >>disse lei, concentrandosi come per rievocare i dettagli della sua visione. Edward sgranò gli occhi, probabilmente osservando la visione attraverso i pensieri della ragazza. << Accidenti. >> disse. << Chi sono? Sono neonati? Hanno un capo? Quando arriveranno? Perché? >> domandò curioso Carlisle. Alice e Edward scossero la testa. << E’ proprio questo il punto. Sono tanti, davvero tanti. E diversi. Dal loro comportamento sembra che alcuni siano neonati, alcuni nomadi, alcuni sembrano vampiri da secoli. Non avevo mai visto un gruppo così diverso e organizzato…sembra che tutti ruotino intorno al loro capo. È incredibile.>> disse Edward, scuotendo la testa. Qualcosa nelle sue parole mi accese una scintilla nella mente. Oh no. << Diceva sul serio. >> mormorai, sconvolta. Sette paia di occhi si voltarono a guardarmi. << Quello che vi è sembrato il loro capo…era un ragazzo con i capelli scuri e i vestiti eleganti? >> domandai ad Alice e Edward, timorosa della risposta. Si scambiarono un’occhiata interrogativa, ma annuirono all’unisono. Feci un lungo sospiro. Era ancora peggio di quanto pensassi. La mia sfortuna raggiungeva livelli impossibili, e le coincidenze che mi capitavano erano semplicemente assurde. << Vi ricordate la mia storia? >> chiesi. Naturalmente, annuirono. L’avevo raccontata solo pochi minuti prima, e ci sono cose che sono difficili da dimenticare, anche se si sentono solo a voce. << Conosco una persona, una sola persona in grado di fare una cosa del genere. Una persona che ha il potere di affascinare la gente. Non abbastanza per fargli fare cose opposte dalla loro reale volontà, ma abbastanza per confonderli e sottometterli. Su di me il suo potere non ha mai funzionato davvero, ma ho visto che può essere molto efficace sugli altri. Quella persona, una volta mi disse che aveva il suo esercito pronto. Mi disse che gli sarebbe bastato chiamare, e nel giro due notti avrebbe avuto ai suoi ordini il più vasto esercito mai creato. Io non gli credetti, ma a quanto pare…temo di essermi sbagliata, dia averlo sottovalutato. >> feci una pausa, più nervosa che mai per le parole che stavo per pronunciare. << Credo proprio…che quell’uomo sia Tom. Il vampiro che mi ha trasformata. >> affermai. Sette paia di occhi mi osservarono, sbalordite. << Ne sei sicura? >> domandò Edward, preoccupato. << Quasi. Dalla vostra descrizione, mi sembra l’unico che potrebbe fare una cosa del genere. >> << Questo ci può essere d’aiuto. Cioè, tu lo conosci. Se si dovesse arrivare ad uno scontro… >> disse Jasper, lasciando in sospeso la frase. Il senso delle sue parole era più che chiaro. Tom stava arrivando, con il più numeroso clan mai visto. Se si fosse arrivati al punto di doverli combattere, com’era probabile, serviva qualcuno che lo conoscesse. Che lo distruggesse. Io. Se avessi avuto ancora un cuore palpitante, in quel momento sarebbe andato all’impazzata. Uccidere Tom. Tom, lui che mi aveva creata per puro desiderio personale, condannandomi ad una vita di eterne tenebre. Però, da un altro punto di vista, era anche quella stessa persona che mi era sempre rimasta vicina, anche se per scopi egoistici. << Quando arriveranno? >> chiesi ad Alice con un filo di voce. Lei si strinse nelle spalle. << Non ne sono sicura. Nella mia visione, arriveranno di notte. Una notte di luna piena. >> sussurrò. << La prossima luna piena è fra appena quattro giorni. >> disse ansioso Edward. Dalla sua espressione, si intuì che ci stava pensando già da quando Alice aveva avuto la visione. Anzi no, non ci stava semplicemente pensando. Stava pianificando. Pianificando come vincere ed uccidere il mio unico anche se indesiderato compagno di vita fino ad allora. Eppure, dovevo lasciarmi alle spalle il mio passato. Anche se questo voleva dire distruggere l’unico legame che restava a tenermi attaccata alla mia vecchia vita, pur di proteggere la mia nuova famiglia. Ad un tratto, mentre nella stanza era sceso un silenzio quasi irreale, carico di attese, Edward mi si avvicinò, cauto. << Andrà tutto bene, vedrai. >> disse per assicurarmi, leggendomi in faccia la preoccupazione. A sorpresa per entrambi, mi trovai ad andargli incontro, e affondai il mio viso nel suo petto. Ero sicura che mi avrebbe respinta, del resto ero una sconosciuta. Eppure, non lo fece. Prese anzi ad accarezzarmi dolcemente i capelli, come se stessimo insieme da una vita. in quel momento, tutte le preoccupazioni sbiadirono, evaporarono, e tutto il mio mondo diventò lui.



Ciao! Eccomi qui con un capitolo piuttosto lungo. Spero di non avervi annoiato, ho voluto provare a soffermarmi un po’ di più sui sentimenti di Bella. Lo so, lo so, la scena con il padre di Bella è deprimente, ma oggi sono arrabbiata e avevo bisogno di eliminare qualcuno( e finché lo faccio nelle storie…). Spero di non aver deluso nessuno con questo capitolo! I dialoghi non sono un granché, lo so, ma credo di essere negata per le conversazioni! Preferisco scrivere sui pensieri dei personaggi, mi vengono meglio!Be’, ora i ringraziamenti:
Erika91: Be’, mi sentivo in dovere di ringraziarti, anche perché la mia prof vuole leggere le mie storie e se si fosse trovata davanti un errore del genere leggendo questa, mi sa che mi avrebbe abbassato il voto in storia… comunque grazie anche per questo commento, mi fa sempre piacere riceverne!

Giunigiu95: che dire? Be’, grazie per i commenti e spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie e ciao!

_Niki_: wow, hai visto, ne avevi azzeccati ben due nelle tue teorie! O almeno…due per ora…chissà mai se dopo arriverà qualcun altro…ops ho parlato troppo! Grazie per i commenti! Ciao!

Goten: ecco fatto! Spero ti sia piaciuto questo capitolo! Grazie!

Uhm…però spero di non avervi deluso con il capitolo scorso (aiuto!), comunque se anche un capitolo non vi piace spero continuerete a leggere e commentare ci tengo tanto è più forte di me! ora devo scappare…Ciao ciao spero mi lascerete un commentino!

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Capitolo 8
*** Tramonto ***



Tramonto


Le favole non dicono ai bambini che esistono i draghi, i bambini già sanno che esistono, le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere uccisi.
[ Gilbert Keith Chesterton]


Io e Edward rimanemmo così tutta la notte, semplicemente stretti l’una all’altro senza il minimo desiderio di dividerci. La bolla che si era creata nella mia mente per impedire alla realtà di sconvolgermi lasciava entrare solo le sue carezze e la sua dolce presenza. Null’altro mi serviva. Anche gli altri membri della famiglia rimasero immobili e silenziosi per un tempo apparentamente infinito, chi con il proprio amato e chi da solo, svuotati della speranza e della voglia di agire. Lo sconforto stava penetrando inarrstabile nelle nostre menti, e ben presto nemmeno la mia bolla riuscì a reprimerlo completamente, permettendogli di riempirmi di tristezza e far evaporare le speranze. Ma nemmeno questo riuscì a dividerci. Perfino quando le prime deboli luci dell’alba riuscirono a disperdere l’oscurità della stanza, nessuno ebbe il minimo desiderio di muoversi, come se la nostra immobilità avrebbe spinto anche il tempo ad arrestarsi. Sarebbe stato magnifico, incantevole lasciar durare quel momento per sempre, congelare quell’istante e conservarlo per l’eternità. Incantevole ma impossibile, come tutte le speranze migliori. Quando, controvoglia, Edward allentò la sua presa su di me lasciandomi andare e spostandosi al mio fianco, il sole era già alto nel cielo, coperto da minaccisoi strati di nuvole. La pioggia aveva smesso di cadere, quasi anche il cielo stesse trattenendo il respiro e le lacrime in attesa del momento fatidico. Ci rimanevano poco più di tre giorni, e poi tutto sarebbe finito. In un modo un nell’altro. Anche se nessuno aveva avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, sapevamo tutti molto bene che non avevamo possibilità. Perché anche se quelle parole non erano state espresse, era chiaro il motivo dell’imminente arrrivo di Tom con il suo esercito: attaccarci…e distruggerci. Ogni minimo pensiero di pietà nei suoi confronti svanì, rimpiazzato da una furia cieca. Strinsi i pugni, arrabbiata. Perché, perché doveva sempre rovinare tutto? Perché il massimo che potevo ottenere era qualche ora di felicità, e poi una nuova catastrofe si abbatteva sulle persone a cui volevo bene? E soprattutto, perché il fato che tanto si accaniva contro di me non si limitava a rendermi l’unica vittima, invece che colpire anche chi mi stava intorno? << Adesso basta! Cosa vogliamo fare, restare qui ad aspettare che arrivino e ci distruggano tutti? >> esclamò all’improvviso Rosalie. << Rose ha ragione. Non possiamo farci trovare impreparati. Dobbiamo fare qualcosa, almeno provare a difenderci. >> disse Edward, e una traccia di speranza unita alla determinazione comparve sul suo viso. Mi sentii improvvisamente piena di energia, come se tutte le mie forze si avessero atteso quel momento per uscire. O forse, era semplicemente la vista del viso di Edward così deciso che mi infondeva nuove speranze. Presto, anche gi altri sembrarono riscuotersi dai loro pensieri e la stessa scintilla di determinazione si accese sul volto di ognuno. << Non abbiamo nulla da perdere, no? Non conosciamo le loro ragioni, ma dubito che ci staranno a sentire. >> disse Jasper, guardando assorto una parete, quasi vi leggesse delle risposte a noi sconosciute. << Se è davvero Tom, c’è un’unica cosa che gli può interessare. Il potere. >> intervenni io, guadagnandomi le occhiate sorprese dei miei nuovi familiari. Mi sentii subito in colpa per aver tralasciato un dettaglio importante, ma non volevo che loro sapessero. Dopotutto, che ragione c’era di credere che fosse proprio così? Perché c’era un’unica altra cosa che Tom desiderava morbosamente oltre il potere. La mia compagnia. No, era assolutamente assurdo e fuori discussione credere che si stesse preparando ad ingaggiare una battaglia contro il clan più numeroso che avessi mai visto solo per convincermi a vivere con lui. Era una totale follia. Edward, a pochi passi da me, percorreva avanti e indietro il breve tratto che ci separava, riflettendo. << Ma perché? Insomma, qui non c’è bisogno di lottare per il possesso dei territori. Certo, non permetteremo a questo Tom di uccidere qui a Forks, ma saremmo disposti ad accoglierlo tra di noi, così come abbiamo accolto Isabella. >> disse, quasi parlando tra sé, Carlisle. << Ma Tom non lo sa. L’unico concetto che lui riesce a capire è quello del dominio. Padrone e schiavo, vincitori e sconfitti. E se lo conosco bene come credo, so per certo che non vorrà sentire ragioni. >> spiegai io. Sì, dovevamo concentrarci sull’idea che Tom volesse solo prendere possesso dei territori, non c’era spazio per teorie e congetture basate sull’idea di un vecchio amore non corrisposto. << Come possiamo combattere? Se avete detto che il loro gruppo è tanto numeroso e vario, non sarà possibile prevedere il loro modo di combattere. Potrebbero affidarsi sulla forza fisica come sull’astuzia. O su entrambe. >> osservò Jasper. Io annuii. Solo allora ci stavamo rendendo conto fino in fondo di quanto grave fosse la situazione. << Quanti sono esattamente? >> domandai a Alice, sovrappensiero. Forse esisteva un modo per batterli… << Non so esattamente… sembrano essere quasi trenta, o poco meno… >> disse Alice, chiudendo gli occhi come per concentrarsi sulla visione. Tutti tranne Edward la guardammo, stupiti. Trenta. Com’era possibile che fossero così tanti? Nemmeno gli eserciti di neonati giù al sud raggiungevano un tale numero di membri. Lo sconforto di poco prima tornò a farsi sentire, più ostinato e potente che mia. La questione era molto semplice, se guardata con razionalità. Non avevamo speranze, nessuna speranza. E in più non conoscevamo nemmeno i talenti dei nostri avversari. Certo, nemmeno loro conoscevano i nostri, ma non era un grande vantaggio. << Oh, ma cosa importa? Quando ce li troveremo davanti combatteremo, fossero anche cento! >> esclamò assurdamente ottimista Emmet. Rosalie lo incenerì con un’occhiataccia di disapprovazione, ma non fece commenti. Rimanemmo per ore a parlare, discutendo le migliori tecniche di attacco, riflettendo sulle nostre bassissime probabilità di vittoria e pianificando strategie. E nonostante tutto, mi sentii incredibilmente completa. Come se ilmio posto nell’universo fosse quello, come se il mio destino fosse in mezzo a loro. Che situazione ironica: avevo sempre pensato che il destino si divertisse a giocarmi scherzi crudeli, uccidendo la mia felicità e privandomi della gioia, e ora mi ritrovavo, a pochi giorni dalla morte ma più gioiosa che mai. Dopotutto, qualunque fosse stato l’esito della battaglia, di una cosa ero certa: non c’erano possibilità di uscire indenni, neanche una più remota speranze che nessuno di noi ne subisse le conseguenze. Perciò, se qualcuno doveva essere ucciso, era il caso che fossi io. Era sconvolgente quanto quella prospettiva suonasse allettante. Tom era un mio conoscente, e c’era perfino la minima possibilità che fossi davvero io il motivo del suo arrivo. Chissà, forse se qualcuno dei suoi mi avesse eliminato, forse Tom e ne sarebbe andato. Magari sarebbe stato così arrabbiato da sterminare lui stesso i suoi compagni, inducendoli a trascurare il combattimento, o peggio avrebbe ottenuto ciò che voleva e non avrebbe più avuto ragioni per trattenersi qui. Sì, forse dopotutto una speranza che nessuno della mia famiglia -ora mi era impossibile non chiamarla così - subisse gravi danni c’era. Speranza. L’unica cosa che c’era rimasta, l’unica cosa su cui facevamo affidamento da quando avevamo scoperto cosa il destino aveva in serbo per noi. O almeno, per me. non m’illudevo di non subire perdite, ma forse un mio sacrificio sarebbe bastato. Perché no? Resa ottimista a quella prospettiva, riuscii a concentrarmi sul discorso. E come sempre quando qualcosa di brutto ci attende, il tempo volò. Le ore si susseguirono a una velcità vertiginosa, tanto che ogni giorno sembrò durare un istante.
E poi, ecco arrivare il giorno tanto atteso quanto temuto. Prima che chiunque di noi, tranne forse Emmet, fosse psicologicamente preparato, le luci del quarto giorno iniziarono ad affievolirsi. Aspettavamo tutti, in religioso silenzio, timorosi ed eccitati per l’imminente battaglia, momento in cui si sarebbe deciso in un modo o nell’altro il futuro di tutti noi. All’improvviso, mentre con i pensieri rivivevo ogni singolo istante passato con i miei nuovi cari, sentii una mano forte premere dolcemente sulla mia spalla. Mi voltai, trovandomi davanti il volto di Edward in tutta la sua magnificenza spettacolare. In un mondo in cui la bellezza era parte di tutti noi, era sconvelgente che lui risaltasse tanto, come un angelosarebbe risaltato tra i comuni mortali. Senza dire una parola, aumentò la pressione sulla mia spalla, guidandomi verso la porta. Io mi lasciai condurre, come un burattino che si arrende spontaneamente al proprio burattinaio, porgendogli i propri fili. Aprii la porta, uscendo all’aria fresca del pomeriggio. Il vento sul mio viso mi fece riprendere lucidità, affievolendo l’annebbiamento che mi circondava. In silenzio, Edward arrivò al mio fianco. Non potei fare a meno di guardare quella sua stupefacente bellezza, riempiendomi gli occhi di lui soltanto. Se la mia fie era imminente, volevo avere il più bel ricordo mai creato da portarmi dietro. Il sole, ormai calante, si era aperto uno spazio fra le nubi, e deboli raggi luminosi ancora davano luce alla scena. Lui seguì il mio sguardo, e mi rivolse un sorriso ammaliante. Se il mio corpo fosse stato ancora umano, le mie guance si sarebbero tinte di porpora sotto quegli occhi tanto vitali e stupendi. << E’ il tramonto. >> osservai io, senza riuscire a trattenermi. Per quanti anni non avevo vissuto quel momento? Per quanti anni mi ero privata della luce del sole, intrappolata dalla mia natura? Ed ora eccomi lì, accanto ad uno sconosciuto di cui ero indubbiamente quanto irrazionalmente innamorata, a vivere l’ultimo e il più bello momento della mia vita. << Sì, il tramonto. L’ultimo addio del sole, che ci lascia in balia delle tenebre della notte. >> disse nostalgicamente Edward. La sua voce melodiosa mi fece sobbalzare. Mai avevo creduto che sarebbe stato possibile sentirmi tanto perfetta. Come se ogni tassello della mia vita si stesse incastrando al proprio posto, formando la figura finale. E quella figura poteva essere una soltanto: me con lui al mio fianco. << Sì, ma presto il sole tornerà, e scaccerà le tenebre così come le ha portate. La luce si riaccenderà, per poi poter svanire ancora. È l’equilibrio delle cose. >> risposi, nuovamente assorta. Lui mi rivolse un altro sorriso intriso di nostalgia. << Non permetterò che ti accada nulla. Anche a costo della mia stessa vita. >> sussurrò. Capii subito a cosa alludeva. Mi lasciai sfuggire un sospiro. Che promessa solenne e inutile. Non sarebbe servito a nulla lasciarmi vivere, se lui non fose stato al mio fianco. Era ancora sconveolgente l’attrazione innaturale che ci legava, due perfetti sconosciuti legati da uno sguardo e dalla speranza. Prima che chiunque di noi avesse potuto formulare un solo pensiero razionale, i nostri volti furono l’uno accanto all’altro. Quante probabilità c’erano che una cosa del genere accadesse? Nessuna. Eppure, ecco che il mio desiderio più profondo e nascosto perfino a me era in procinto di avverarsi. Quando le nostre labbra si sfiorarono, l’universo svanì assorbito in una bolla che lasciò spazio nel mondo solo per noi due. Ogni pensiero dalla mia mente svanì, ed io mi trovai a baciarlo tanto intensamente che sembrava impossibile credere che una sola persona potesse possedere tanta passione. Chiusi gli occhi, affidandomi solamente a lui e a quel nostro contatto. Le sue mani presero ad accarezzarmi e io mi strinsi a lui, senza mai staccare le labbra. Poteva l’universo contenere tanto amore? << Ti amo. Com’è possibile? >> gli domandai senza fiato, allontandandomi appena. Lui mi guardò, uno sguardo carico di desiderio e ammirazione. << Non lo so. So solo che contro ogni ragione anch’io ti amo. >> fu esattamente quello che volevo sentire. Anche mentre il sole spariva completamente all’orizzonte, fornendo ai nostri avversari il momento giusto per attaccare, ogni pensiero della battaglia svanì. Ed io seppi con certezza spaventosa che dovevo sopravvivere. Dovevo sopravvivere per poter vivere ancora quel momento, solo per poter posare ancora le mie labbra sulle sue.




ciao a tutti! Eccomi ancora qui, con un nuovo capitolo! Questo è stato un po’lunghetto, spero non vi siate annoiati, ma ci tenevo troppo a mettere la scena del bacio! Uhuh! Grazie per i commenti!
Bell: grazie mille! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Grazie per tutti i complimenti, non sai quanto mi facciano piacere!

franci_cullen: grazie anche a te! Eheh il perché lo scoprirai nel prossimo capitolo!

_Niki_:wow, mi fa davvero piacere che lo pensi! Comunque, non sono così brava! Però adoro scrivere, perciò continuo ad assillarvi con le mie storie! Ehe! Sìììì brava che ci avevi azzeccato!

Giunigiu95: cosa ne dici di questo capitolo? Si sono addirittura baciati hihi! Spero ti sia piaciuto!

Goten: Sono molto contenta che ti sia piaciuto! Wow quanti commenti sono sorpresa! Sono davvero felice che vi piaccia. Ed ecco fatto, spero di aver aggiornato abbastanza in fretta!

Ora devo andare, spero vi sia piaciuto questo capitolo! Al prossimo, dove vedremo l’esito della battaglia…aspettatevi dei colpi di scena!

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Capitolo 9
*** Destino ***



Destino


Ricordate che in tutti i tempi ci sono stati tiranni e assassini e che per un certo periodo sono sembrati invicibili, ma alla fine, cadono sempre, sempre.
[ Mahatma Gandhi]


<< Arriveranno a breve. >> sussurrò semplicemente Edward. La sua voce sembrava tranquilla, ma il suo sguardo tradiva la preoccupazione e l’eccitazione. Lo strinsi ancora più forte, quasi pensassi davvero che sarebbe servito a prolungare quel momento. Ma mentre anche gli ultimi raggi di sole, quei pochi raggi di sole che si erano rifiutati di abbandonare il cielo fino all’ultimo, scomparvero all’orizzonte e la luna piena e splendente affermo il suo posto sopra di noi. Quella era una notte dominata dalla luna, era una notte in cui, sotto lo sguardo onnipresente dell’astro, si sarebbe deciso il destino di molti. Ma come per quegli ultimi raggi ostinati, era venuto anche per noi il momento di arrenderci al fato. Edward mi fece un’ultima, morbida carezza sul volto e scostò il suo viso dal mio. Io, riluttante, spostai le mie braccia che fino a un attimo prima avevano cinto il suo corpo e le lasciai cadere lungo i fianchi. Mi sentivo improvvisamente svuotata, come se ogni briciola di energia che avevo fosse volata via assieme al nostro bacio. Avrei dato qualsiasi cosa, la vita perfino, per poter ristabilire anche solo per un istante quel contatto. Ma la vita, si sa, non è mai giusta. Ancora mano nella mano, l’unico contatto che per ora ci potevamo concedere, sentimmo la porta della casa dietro di noi chiudersi, e in un attimo la famiglia al completo fu al nostro fianco. << Andiamogli incontro. Forse non riusciremo a evitare lo scontro, ma dobbiamo impedirgli di avvicinarsi alla città. >> disse Carlisle. Il suo volto perfetto sembrava stanco, vuoto. L’espressione di chi sa che perderà qualcosa, poco importava che si trattasse della propria vita o di quella di qualcun altro. L’idea dell’imminente battaglia stava facendo evaporare le nostre forze e le nostre speranze, ci stava demoralizzando e togliendo la voglia di combattere. Poteva essere chiunque. Chiunque di noi poteva essere l’unica o la prima vittima. Sapevo che dentro di sé, ognuno di noi stava silenziosamente pregando il destino di risparmiare gli altri. Quasi ci fosse stato un segnale, tutti scattammo all’unisono e sfrecciammo per la foresta, per i sentieri, i cespugli, gli alberi. Quel bosco sarebbe stato il palcoscenico della nostra sconfitta. Edward fu il primo a sentirli arrivare, un istante dopo li avvertii anch’io e poi tutti gli altri. Erano tanti, troppi, un numero impossibile. Ne contai ventotto. Uno dopo l’altro, tutti noi ci arrestammo, disponendoci in posizione di battaglia. Mi sentivo comese mi mancasse qualcosa, qualcosa i fondamentale. La paura. In quell’istante, avrei voluto essere umana solo per sentire il suono rassicurante del mio cuore che mi sarebbe rimbalzato impazzito nel petto, solo per sentire la tensione attanagliarmi lo stomaco dandomi la certezza di non essere ancora morta. Ma quel corpo vuoto e desolato che era il mio non poteva darmi niente di tutto ciò, e l’assenza di paura mi spaventò più dell’idea della paura stessa. I loro passi, quasi impercettibili, si avvicinarono. Da quella distanza, potevo sentire i passi forti e eccitati dei neonati, la corsa fluida e quasi silenziosa dei vampiri esperti e…e poi un’altra corsa, un’altra corsa che avrei riconosciuto fra mille, quei passi misurati e sicuri anche a quella velocità che avevo sentito appena avevo aperto gli occhi della mia nuova vita. Tom. Ormai non c’erano più dubbi, quella sciocca e inconsistente speranza che mi era cresciuta nel petto che non fosse davvero Tom svanì. Odiavo incondizionatamente uccidere, ma uccidere chi mi aveva dato la vita, anche se non richiesta, mi sembrava semplicemente ripugnante, sbagliato. E poi comparvero. Ventotto vampiri, di ogni nazionalità, età e esperienza. E davanti a tutti c’era lui, lo sguardo fiero e con una scintilla folle che gli illuminava di pazzia il viso, gli abiti eleganti, il portamento sicuro. << Tom. >> il ringhio che mi uscì dalla bocca non era in linea con i miei pensieri. Ma del resto, nemmeno io sapevo che linea stavano seguendo i miei ragionamenti. Erano pensieri opposti, contraddittori, di sollievo, paura, rabbia, odio, pietà e anche un briciolo di amicizia. Tante emozioni non potevano alloggiare in una sola mente. Tom mi guardò, un’occhiata di puro disdegno e rassegnazione uniti all’orgoglio. All’improvviso, Tom si voltò, dandoci le spalle. Ma che diavolo stava facendo? Mosse la testa lentamente, guardando tutti i suoi alleati uno alla volta. Ma certo. Si assicurava che fossero in loro potere. Tutti i miei nuovi familiari erano rimasti impietriti, chi spaventato e chi in attesa dell’attacco. E poi la battaglia cominciò.
Ad un segnale che io non riusciii a vedere, all’unisono tutti i nostri nemici scattarono in avanti, rompendo la nostra linea. Attesi l’impatto, ormai certa che la prima ad essere attaccata sarei stata io. Lo sguardo risentito di Tom era stato chiaro. Ma, a sorpresa, nessuno cercò di attaccarmi. Con movimenti fluidi si scagliarono addosso alla mia famiglia, prima ancora che io potessi comprendere cosa stava succedendo. Tom rimase immobile, con un ghigno di vittoria sul volto. L’espressione di chi sa di essere il certo vincitore. Ma il suo sguardo era diverso, fuori luogo, quasi tormentato. I suoi occhi rossi come braci ardenti erano fissi su di me, quasi a volermi trapassare da parte a parte. Mi riscossi immediatamente dai miei pensieri. Come potevo riflettere sulle strategie di Tom mentre intorno a me le persone più care venivano massacrete. All’improvviso, vidi il tenue bagliore di una scintilla, poi la vampata e immediatamente una colonna di funo si alzò inarrestabile fra gli alberi.fu come se ogni terminazione nervosa del mio corpo morto fosse pervasa dalla più potente delle scariche elettriche. Il panico e la rabbia presero il sopravvento. Mi voltai, verso la strage che si stava compiendo nella radura. Non sapevo chi fossero le vittime e chi gli assalitori in quel momento, ma poco importava. In preda alla furia più disperata, la rabbia di chi non ha più nulla da perdere, mi buttai a capofitto nella battaglia. Gli unici rumori che facevano da sottofondo a quella tragedia erano un raccapricciante suono metallico e il crepitio delle fiamme. Mi scagliai contro una giovane donna dai capelli corvini che stava avendo incredibilmente la meglio su uno dei nostri. Non persi nemmeno tempo a vedere chi fosse. In pochi istanti, della ragazza era rimasto poco piùche cenere, ceneri di un fuoco provvidenziale che uno dei nostri aveva acceso. Un’altra colonna si fumo s’innalzò nel cielo, e altre quattro la seguirono. Ero rimasta solo io? Oppure erano loro a essere stati decimati? Mi accanii contro un altro sconosciuto che teneva a terra Esme, ma quando sentii un fruscio sopra di me fu troppo tardi. Non seppi nemmeno chi mi aveva colpito e come, ma mi trovai a volteggiare nell’aria, quasi fossi una ballerina che stesse prendendo parte al più inquietante dei balletti. Il mio volo si arrestò contro un albero e scivolai al suolo. Il colpo non fu grave, ma fu abbastanza da togliermi il fiato per un istante. Un istante di troppo. Immediatamente, una nuova sicurezza s’impossessò dei movimenti dei nostri nemici. La scena che mi si presentava davanti era delle più inquietanti e assurde. In quel momento, fui assurdamente felice di non essere capace di sognare, altrimenti quella scena si sarebbe insinuata nella mia mente per il resto dei miei giorni. Non che contassi di restarein vita ancora per molto. Il mio sguardo volò a Tom, che ora sorrideva soddisfatto e più arrogante che mai. A terre, ai miei piedi, giacevano i membri della mia famiglia. Erano indubbiamente vivi, ma nei guai. Ognuno era nelle mani di almeno tre nemici, tutti eccitati e orgogliosi. La sicurezza di Tom li aveva contagiati e gli aveva dato la forza di sconfiggerci. Guardai i roghi che ancora ardevano nella radura. Sette. Eravamo riusciti aeliminarne sette. Questo mi infuse nuovo coraggio. Saremmo morti, ma molti di loro avevano o avrebbero avuto la nostra stessa sorte. Tom mi si avvicinò con passi tranquilli e misurati. Mi accucciai in posizione difensiva, pronta a tutto pur di vendicare ciò che temevo sarebbe successo alla mia famiglia di lì a poco. Ma Tom non sembrava preoccupato. << Fermi. >> esclamò, sempre avanzando. A quelle parole, tutti i suoi combattenti si fermarono, costringendo a terra i nostri. Cosa stava facendo? Voleva essere lui a darci il colpo di grazia? In quel momento più che mai, mi trovai a pensare alla mia morte. Se l’inferno esisteva, sarebbe stato davvero piùterribile che vedere la mia famiglia venire distrutta? Certamente no. Niente poteva essere tanto orribile. Forse esisteva davvero qualcosa dopo. Non riuscivo a non credere che non esistesse un posto per qualcuno come Edward, dopo. << Isabella. Sai, mi dispiace essere arrivato a questo punto. Non vorrei ucciderti. >> sussurrò. Io sbuffai. Come potevo credergli? Lui era un assassino. Un mostro. << Ho deciso. Ti darò una possibilità.Se ti arrenderai, se accetterai di venire con me, risparmierò qualcuno della tua famiglia. >> disse guardandomi con sufficienza, quasi mi stesse facendo una grande concessione. << Mai. >> ringhiai, tentando di scagliarmi addosso a lui. Con uno scatto aggraziato, riuscì a scostarsi e a sfuggirmi. Un altro ringhio mi increspò le labbra. << D’accordo allora. Peter, Dennis, Joe procedete. >> sospirò Tom. Subito, colsi un movimento con la coda dell’occhio. Vidi tre giovani uomini muscolosi sogghignare. Sotto di loro, giaceva a terra Edward. Intuii subito cosa intendesse Tom. No. Non poteva essere. Chiunque ma non lui. Avrei implorato Tom di uccidermi, in qualunque modo. E se anche non fosse servito, speravo con tutta me stessa che sarei morta. Non potevo vivere senza il mio Destino. Lui, solo e eternamente lui. dovevo fermarli. << No! >>


E adesso cosa succederà? Bella riuscirà a impedire che Edward venga ucciso? Muhahaha come sono cattiva! Non preoccupatevi, non vi terrò troppo sulle spine! Non sono così perfida. Scusate per gli errori, Qqesto capitolo l’ho scritto un po’ di fretta, spero vorrete commentare comunque,anche se non mi sembra granchè come capitolo in effetti. Vorrei sapere come vi sembra…
Vampire93: Ne sono contenta! Grazie mille, mi fa sempre piacere ricevere commenti! Grazie!

_Niki_: wow. Adoro i tuoi commenti e ancora non riesco a capire come faccciano le mie storie a piacerti tanto( non che la cosa mi dispiaccia, naturalmente!) anzi grazie mille! Cosa te ne pare di questo capitolo? Scusa per il ritardo!

Bell: non preoccuparti, scoprirai presto cosa succede…chissà…ahah lo so sono davvero tremenda! Comunque anche a me piacciono i bei finali, ma questa storia è ancora lontana dalla fine…grazie per i compliementi! Come ti sembra questo capitolo?

Giunigiu95: e ecco qua! Spero di non averti delusa con questo capitolo! Eheh chi lo sa, magari si baceranno ancora…vedremo! Grazie mille anche a te! Vi adoro tutti!

Grazie di cuore anche a chi ha messo questa storia fra i preferiti! Scusate per i ”contatta”, ma non riuscivo a toglierli tutti! siete un sacco! Grazie!:
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Capitolo 10
*** Soluzioni e nuovi problemi ***



Soluzioni e nuovi problemi


Quello che facciamo per noi stessi muore con noi, quello che facciamo per gli altri e per il mondo rimane ed e' immortale
[Albert Pine]


<< No! >> non riconobbi nemmeno la mia voce nel grido disperato che mi uscì dalla bocca. In un attimo, quasi fosse una reazione involontaria, mi scagliai contro uno dei ragazzi corpulenti che tenevano Edward, facendolo cadere a terra. Gli altri mi fissarono, colti di sorpresa. Ma il mio momento di trionfo non durò. Subito, il giovanec he avevo buttato a terra si rialzò e mi si mise di fronte con un ghigno tutt’altro che rassicurante. << Questo non dovevi farlo. >> sibilò. Mi accucciai in posizione difensiva, pronta a respingere un prossimo attacco, quando sentii qualcosa afferrarmi i polsi e stringermeli dietro la schiena. Le due mani possenti che mi tenevano mi sollevarono da terra. Mi dibattei e scalciai, nonostante sapessi che era inutile. Sentii una risatina soddisfatta provenire dal mio assalitore. Dopotutto, me lo meritavo. Avevo infranto una delle più importanti regole del combattimento: avevo focalizzato la mia attenzione su un solo nemico invece che tenere d’occhio tutti, e per di più loro erano in netta maggioranza. Dovevo aspettarmi un simile attacco. Il ragazzo mi trascinò in mezzo allo spiazzo dove stavamo combattendo, sotto gli sguardi rassegnati e impotenti dei miei familiari sconfitti. Non doveva finire così. Anzi, tutto ciò non sarebbe mai dovuto nemmeno cominciare. Arrivammo davanti a Tom, l’espressione fintamente dispiaciuta. << Allora, Isabella. Hai cambiato idea? Sarò generoso: ti concedo una seconda possibilità, se rifiuterai…be’, sarò costretto a eliminare il problema… >> disse. Repressi a stento un altro ringhio. A quanto pareva, Tom diceva sul serio. Forse sarei veramente riuscita a salvare la mia famiglia. Non era forse questo il piano originale. << Perché fai questo? >> gli chiesi, incapace di trattenermi. Sorrise della mia curiosità, un fantasma del suo vecchio sorriso amichevole. Era come se una maschera di malvagità e indifferenza gli fosse calata sul viso. Certo, di Tom non si poteva dire che fosse un tipo sensibile e generoso. Aggettivi come sadico e spietato gli si addicevano di più anche prima. Ma quello che stava facendo in quel momento…superava perfino i suoi standard... << Cara Isabella…come puoi non averlo ancora capito? Io voglio te. Io ti ho creato, io sono il motivo della tua esistenza. Sono venuto a reclamare ciò che è mio. >> disse. Mi sentii invadere dalla nausea. Come poteva, come si permetteva ? Lui non era un dio. La sua voglia di potere, il suo ego si erano spinti tanto in là in quegli anni in cui l’avevo perso di vista? Ma del resto, non importava. A qul punto, chiedermi di scegliere era superfluo. Un sacrificio per il bene comune…non era la cosa più logica da fare? E allora perché le immagini di me accanto a Edward erano stampate permanentemente nella mia testa e continuavano a fluttuarmi davanti agli occhi? Chi non ha nulla non dovrebbe rimpiangere nulla. E fu in quel momento che capii. Capii che avevo preso in giro me stessa, credendo di non avere niente da perdere, niente per cui vivere. Tutti hanno almeno una ragione di vita, e io realizzai che avevo trovato la mia: Edward. Fu per questo, non per il bene comune com’era logico, che feci un lungo sospiro e mi preparai a pronunciare la frase che avrebbe condizionato tutto il mio futuro. << Eccomi. >> sussurrai. Ma parole mi costarono tanto, ma era nulla rinunciare alla mia libertà sembrava una frivolezza in confronmto alla vita di Edward. Tom sorrise di nuovo, stavolta sinceramente. << Sono contenta di vedere che stai iniziando a capire come funzionano le cose. >> esclamò. Capii che mi ero sbagliata: il suo ego non era cresciuto tanto come credevo: molto di più. Come se credesse di essere onnipetente e di poter ottenere ogni oggetto del suo desiderio. Me compresa. E forse era davvero così. Il ragazzo che ancora mi teneva mi lasciò andare a un gesto di Tom. Feci un passo riluttante e misurato verso di lui. il suo sorriso si aprì ancora di più, soddisfatto. Mentre avanzavo, udii un gemito di protesta provenire da qualche parte dietro di me, dove dovevano esserci i ragazzi che avevano cercato di uccidere Edward. Tom li ignorò, ma vidi uno strano sentimento sfuggire dai suoi occhi. Senso di colpa? Quando fui esattamente davanti a lui, mi tese la mano. La mia espressione rassegnata stonava con il suo sorriso gioviale. Prima che potessi stringergli una mano, mi fu accanto in un istante e mi cinse la vita con un braccio. Repressi un gemito di disgusto. Il suo braccio mi strinse ancora di più, e mi fece voltare verso la direzione dalla quale erano arrivati. << Peter, Joe, Dennis. Ora potete. >> mormorò Tom, quasi impercettibilmente. Lo guardai, sorpresa. Ma cosa…? I ragazzi che aveva chiamato emisero urla di soddisfazinone. Mi voltai, per guardarli meglio. E ciò che vidi mi fece ravvrividire. I tre giovani stavano avanzando all’unisono, con passi pesanti e insieme aggraziati, verso Edward. Lui stava a terra, un’espressione pacifica sul viso. E alla fine, ogni mio sacrificio era stato vano. Ogni mio tentativo di salvarlo inutile. Una vocina nella mia testa urlava disperatamente che la colpa non era mia, ma di quel bugiardo di Tom. Non la ascoltai. Se io non fossi andata lì…se non li avessi incontrati…se io non fossi esistita non sarebbe successo nulla. E invece ora Edward stava per essere ucciso e io mi ero lasicata così ingenuamente ingannare. << Ti odio! Sei un traditore bugiardo! Vattene via da me! >> urlai infuriata verso Tom. Lui fece una faccia strana, a metà fra il dispiacere e il disinteresse. Fu troppo. Davvero troppo. Sentii la rabbia che mi si era accumulata dentro per tutti quei secoli montare e crescere, e infine esplodere. In un attimo, senza più ripensamenti, mi avventai su un allibito Tom. Mi aveva sottovalutata e l’aveva capito troppo tardi, glielo si leggeva negli occhi. Non provai piacere, ma mi sentii come se mi fossero state tolte delle pesanti e opprimenti catene. Come se fino a quel momento avessi avuto le ali legate e solo ora fossi riuscita a librarmi nell’aria. Non persi nemmeno tempo a vedere come reagiva il suo esercito. Mi chinai su Tom, e vidi che nonostante fosse cosciente che in un istante di lui non sarebbe rimasto nulla, un lampo di piacere per la vicinanza comparve nei suoi occhi. Mi sentii disgustata. Ma poi tutto finì. Lacerai la sua carne, distrussi i suoi tessuti, annullai i suoi disperati tentativi di fuga. Se fossi stata ancora umana, i miei occhi sarebbero stati pieni di lacrime dense e familiari. Ma in quel corpo fatto per uccidere e annullare le emozioni, potei solo restare a fissare, assurdamente affascinata, quello che era stato il mio creatore. Vidi una scintilla comparire ai miei piedi, e in un istante possenti lingue di fuoco s’innalzarono verso il cielo, consumando ciò che restava del mio peggior nemico e al contempo unico compagno per mille anni. alzai lo sguardo stupito, in ccerca della persona che aveva acceso il fuoco. Se il mio cuore non fosse stato muto da tempo, si sarebbe fermato in quel momento. Accanto a me, Edward mi rivolse un largo sorriso. << Pensavi davvero che bastasse così poco per liberarsi di me? >> domandò. Mi lasciai sfuggire una risatina di sollievo. Mi voltai e vidi tre nuove colonne di fumo disperdersi verso il cielo notturno. Subito però, la gioia scomparve, rimpiazzata dalla preoccupazione. Come avrebbero reagito i nostri avversari, ora che il loro capo era distrutto? Edward intuì la mia ansia, e mi fece cenno di guardare meglio. I superstiti guardavano confusi e trasognati i roghi che erano stati i loro compagni. . Ma non sembravano intenzionati ad attaccarci I membri della mia famiglia stavano in piedi, a contemplare il risultato di quella cruenta battaglia. Sembrava quasi impossibile credere che fossimo tutti sopravvissuti. << Ora che Tom è stato distrutto, anche il potere che aveva sul suo esercito è scomparso. Ora non hanno più motivo per combattere. >> sussurrò lui, quasi fosse anche lui timoroso di spezzare quell’atmosfera di irreale pace. << Cosa gli succederà, adesso? >> domandai. Nonostante tutto, ero preoccupata per la sorte dei nostri avversari. Dopotutto, non avevano pienamente colpa delle loro azioni. Il responsabile era già stato punito. << Ve ne potete andare, potete continuar a combatterci o unirvi a noi. La scelta è vostra. >> udii Carlisle dire. I diciotto sopravvissuti si scambiarono occhiate confuse. Uno di loro fece un passo incerto verso la direzione dalla quale erano arrivati, poi constatando che nessuno aveva tentato di fermarlo continuò ad avanzare lentamente. Prima di aver raggiunto gli alberi, il suo avanzare si trasformò in una corsa, e scomparve fra la vegetazione. Altri quattro vampiri incerti lo seguirono. Poi altri dodici lasciarono la radura. Poi due. I tre rimasti, un ragazzo e due ragazze, si guardavano intorno ancora più insicuri dei loro compagni. << Davvero possiamo restare con voi? >> domandò con una vocetta stridula una ragazza. << Sì. Ma dovrete imparare ad adeguarvi alle nostre regole. >> rispose tranquillamente Carlisle. Il ragazzo accennò un sorriso timido, e io ricambiai. Nel frattempo, io e Edward avevamo raggiunto la nostra famiglia. Ormai non potevo fare a meno di considerarla tale a tutti gli effetti. << Io sono Mike. >> disse il ragazzo, senza staccare il suo sguardo da me. << Angela. >> sussurrò timidamente l’altra ragazza, che fino a quel momento era rimasta zitta. << Io mi chiamo Jessica. >> esclamò l’altra. Sorrisi a tutti quanti. Mi sembrava ancora impossibile che tutto si fosse risolto tanto facilmente. Forse, il lieto fine esisteva davvero. Be’, non per tutti; pensai, ricordando Tom. ma non era il momento dei rimpianti. Meglio godersi quei momenti di pace, finchè ce n’erano. Perché non m’illudevo che i guai fossero finiti lì. << Ma perché tutte a noi? Ragazzi, preparatevi. Nuovi problemi all’orizzonte. >> esclamò seccata Alice. Appunto, pensai. Edward mi fece un sorriso angelico. << Non preoccuparti, finirà bene anche stavolta. >> disse. E io gli credetti. Avrei creduto a qualunque cosa se lui mi era accanto. Mi aveva insegnato a credere nell’amore, perché non credere anche nella fortuna? .



Tadan! Ecco il nuvo capitolo! avete riconosciuto i nomi? Eh già, in questa ff ho stravolto proprio tutto e perfino Angela, Jessica e Mike sono vampiri! ( Mi sembrava carina come idea, se fa schifo ditemelo!).
E ora cos’avrà visto Alice? Eheh lo scoprirete nel prossimo capitolo! Contenti che non ho ucciso Edward? Ringrazio Andrea Cinalli,, Cullengirl, _Niki_,giunigiu95, giu94, Vampire93 e franci_cullen per i commenti e i compliementi, chiedo scusa se non rispondo bene a tutti, rimedierò nel prossimo capitolo, ma ora sono di fretta! Wow, sono riuscita a sopravvivere a matematica per aggiornare questa sotria, contenti? Io sì, così sono riuscita per un attimo a liberarmi dai compiti! Al prossimo capitolo! mi lasciate un commentino? Ciao!

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Capitolo 11
*** Fantasmi del passato ***



Fantasmi del passato


Le lacrime più amare versate sulle tombe, sono per le parole inespresse e per le azioni mai compiute
[Harriet Beecher Stowe]


Isabella saltellava spensierata per le strade, canticchiando un motivetto allegro. Il sole splendeva alto nel cielo limpido in quella rara giornata priva di nuvole, le voci delle persone indaffarate risuonavano serene fra le vie e le case del villaggio, i sassi scricchiolavano sotto i piedi. Un paesaggio incantevole, degno di un quadro. Ad un tratto, l’avanzare della bambina si arrestò contro qualcosa di morbido, facendola cadere a terra. Isabella alzò lo sguardo, per vedere con cosa si fosse scontrata. Vide due occhioni azzurri e sorpresi fissarla e un braccio protendersi verso di lei. Titubante e confusa, afferrò la manina paffuta che le era stata offerta e si rialzò. << Io sono Amanda. >> cinguettò l’altra bambina, quando Isabella fu in piedi. << Isabella >> sussurrò lei, timidamente. << Quanti anni hai? Io dieci… >> continuò vivacemente Amanda. << Ho otto anni. >> rispose Isabella. Amanda le fece un ampio sorriso sincero e caloroso. Improvvisamente, Isabella si sentì montare dentro una strana ondata di emozioni: affetto, simpatia, fiducia… per la prima volta nella sua vita, capì che quei sentimenti erano riposti nelle mani giuste. Quasi involontariamente, ricambiò il sorriso. Tutto in Amanda, dai riccioli biondi da angelo al semplice abito bianco con le maniche a sbuffo, sembrava risplendere di lealtà e spensieratezza. Una persona della quale fidarsi a prima vista. Un’ottima amica. E in effetti, Isabella era sempre stata brava a capire le persone, anche al primo incontro.
***
Isabella corse alla porta della camera, incuriosita. Appena aveva sentito un lieve e gentile bussare, la curiosità le era cresciuta dentro. Chi mai avrebbe potutofarle visita in quel momento della giornata? Richard era uscito, e lei era certa che non sarebbe rientrato prima dell’ora di cena. Si ravviò un istante i capelli e spalancò la porta. Subito, sgranò gli occhi, sorpresa. Quei riccioli biondi e quegli occhi azzurri da cerbiatto erano inconfondibili… << Amanda! >> esclamò la ragazza, abbracciando l’amica. Amanda le sorrise complice. << Ho sentito che ti serviva sostegno morale, perciò…eccomi qui! >> spiegò, entusiatsa come sempre. Otto anni erano passati dal nostro primo incontro. Otto anni di amicizia, complicità, spensieratezza, e poi, separazione. Ma ora lei era lì, ed era lì per dimostrare ancora una volta quanto per lei contasse l’amicizia. Isabella fece un passo verso l’amica, abbracciandola stretta e cogliendola di sorpresa. Amanda si lasciò andare in una sonora risata. Quanto le era mancata! Eppure, si sa, quando la felicità raggiunge il culmine bisogna aspettarsi che quel momento non duri molto.

Ancora una volta, avevo mentito a me stessa. Come avevo potuto pensare di essere capace di liberarmi dei miei vecchi ricordi?Oppure, ero davvero stata tanto sciocca da credere che fosse possibile rinnegare quello che ero stata? Questa volta, però, era stato diverso. Non era stato un ricordo triste, importante o serio. Era stato un ricordo, anzi due, di un’altra me, una me spensierata e bambina. Quasi potevo rividere il sorriso luminoso e perennemente presente di Amanda. Amanda, mia sola amica, mia unica confidente, mia consolatrice. Era un’amicizia più forte del tempo, della distanza, di qulunque pregiudizio. Un’amicizia rara quanto vera. Eppure, nulla avrebbe potuto riportarla indietro. Ormai, Amanda era al sicuro, nel posto che le spettava: il paradiso, o qualunque luogo esistesse per una persona buona e leale come lei. Doveva aver vissuto una vita normale, e poi normalemente doveva essere morta, proprio come sarebbe dovuto succedere a me. Ma il suo ricordo, invariato anche dopo quasi mille anni, restava nitido e presente dentro di me. Vedendomi assorta, Edward mi poso una mano sul braccio, premuroso. Mi aprii in un largo e sincero sorriso, di quelli riservati solo a lui. Lui ricambiò, rassicurato. Poi, all’unisono, quasi fossimo una sola mente e un solo corpo, iniziammo ad avanzare tranquillamente verso la nostra famiglia, l’uno rincuorato dalla presenza dell’altro. Guardi il volto splendente di magnificenza di Edward: più bello, sensazionale, meraviglioso di ogni dio che avesse mai sfiorato l’immaginazione di qualcuno. E quell’angelo divino era stato inviato proprio lì, al mio fianco. Com’era possibile che fosse successo proprio a me? << Alice, cosa hai visto? >> domandò impazientemente Jasper, appena noi li avemmo raggiunti. Preoccupazione, rabbia, fastidio, frustrazione. Quelle quattro emozioni si susseguivano velocemente sul viso da Alice. Nessuna, nemmeno minima, traccia di paura. << Non riesco a vedere bene…accidenti… sono tanti… e stanno arrivando. Sono molto più pericolosi di quelli che abbiamo appena sbaragliato… >> mormorò lei, gli occhi chiusi e la fronte contretta per le frustrazione e la concentrazione. << Cos’era quello? >> esclamò sorpreso Edward. Li lanciai una lunga occhiata interrogativa. Altri guai in arrivo, di certo. << Non lo so! Eppure… sono come noi…ma perché non li vedo chiaramente? Accidenti, è terribilmente fastidioso! >> esclamò ancora Alice. Ora il mio sguardo non era l’unico ad essere intriso di preoccupazione. << Carlisle, credi sia possibile che i suoi poteri si stiano affievolendo o addirittura svanendo? >> domandò Edward, incerto. Carlisle si fece pensieroso, un’ombra di insicurezza calò sul suo viso impassibile. << Non credo sia possibile…ma del resto, di queste cose, lo sapete, non sono più informato di voi. >> disse. << Quando >> domandai. << Chi? >> disse contemporanemente la voce di Emmet . << Perché? >> chiese qualcun altro. Tutti, ci girammo sorpresi, osservando la ragazza dai capelli scuri chiamata Angela. Grandi occhi rossi spiccavano minacciosi e inappropriatisul suo viso timido, lunghi capelli neri le ondeggiavano sulla schiena. Angela si strinse nelle spalle, quasi temendo di aver detto qualcosa di sbagliato. Le feci un sorriso, tentando di incoraggiarla. Sembrava una ragazza timida, gentile, troppo presto strappata alla sua vita. << Adesso. >> sussurrò all’improvviso Edward. Mi voltai a guardarlo, allarmata. << Non è possibile… come possono esistere? >> chiese, quasi fra sé, una traccia di turbamento ben visibile sul suo viso sempre pacifico. << Oh. Sei sicuro? >> domandò sorpresa Alice, prevedendo la sua affrmazione. Edward annuì. << Qualcuno può spiegarci cosa sta succedendo? >> esclamò acidamente Rosalie. << Diciamo che, per oggi, le battaglie non sono ancora finite. >> trillò Alice. << Eccoli. >> mormorò Edward, un istabnte prima che anche le mie orecchie potessero percepire quei suoni. Passi, ancora passi. Ma infinitamente diversi da quelli dell’esercito di Tom, infinitamente diversi da quelli di qualunque creatura conosciuta. Passi fluidi, appena percettibili, fulminei. Poi, un altro suono arrivò alla mia portata. Un sibilo sommesso, un fruscio di vegetazione frettolosamente scostata. E poi, ecco il primo viso apparire. Un viso bianco, dai lineamenti inverosimilmente perfetti e crudeli, un viso da sogno quanto da incubo. Gli altri lo seguirono, entrando nella radura altrettanto velocemente, i volti ugualmente spaventosi quanto belli. Cos’erano? Non lo sapevo. tutto ciò che sapevo era che non erano ne vampiri, ne umani. Qualcos’altro. Un odore nuovo, sconosciuto invase le mie narici. I loro corpi erano forti, slanciati, scattanti. Si mossero all’unisono, come marionetta guidate dallo stesso burattinaio. Se l’immenso esercito di Tom ci era sembrato minaccioso, questi otto esseri sconosciuti apparirono mille volte più spaventosi e raccapriccianti. E poi, in un fatale, assurdo istante, tutto perse senso. Scorsi lunghi riccioli biondi, terribilmente familiari, fra quelle otto creature. Occhi grandi, ora neri come la pece, erano sempre e comunque inconfondibili su quel viso al contempo crudele e ingenuo. E poi, per comp,letare il quadro, ecco comparire un nono volto, incorniciato da corti ricci neri. Se il mio cuore non fosse stato muto da secoli, in quell’attimo si sarebbe certamente fermato,. Come poteva la vita riservarmi tante sorpreso, come poteva il fato farmi tanti scherzi? Non poteva essere reale, tutto ciò. Non poteva. Quasi non riconobbi la mia voce, una voce da oltretomba, quando pronunciai quelle fatidiche parole. << Amanda. Padre. >>



Wow. Eccomi qua! Quasi non posso credere che siamo già all’unidcesimo capitolo! chiedo umilmente scusa, so di essere imperdonabile, ma anche stavolta non potrò rispodenre ai commenti. Scusate scusate scusate, vi prometto che nel prossimo capitolo risponderò ai commenti degli ultimi tre capitoli(compreso questo). Ringrazio di cuore tutti, non so davvero come farei ad andare avanti senza di voi. So di essere tremenda, ma vi chiederei( se volete ancora) di commentare questo capitolo…mi basta anche solo una parola! Comunque, questo capitolo è dedicato a tutti voi. A voi che avete recensito, a voi che avete messo questa storia fra i preferiti, a voi che avete anche solo letto. Senza di voi Sunset non avrebbe mai suparato il primo capitolo! ma questo capitolo lo dedico anche ai mitici 9 del gruppo di teatro! Uehueh non è giusto che sia già finito il corso! Vi adoro! Questa storia è anche per voi! Ps., scusate per gli errori! Be’, al prossimo capitolo!
Anticipazioni: cosa ci fanno lì Amanda e il padre di Bella? Cosa sono (eheh mi interessano le vostre teorie! Qualcuno in una recensione del prologo aveva detto qualcosa che assomiglia a quello che sono, anche se lì era riferito a un'altra persona...) ? Eppure, dovevano essere morti... ( per quello che è successo al papà di Bella vedete il cap 7! ) Ma le cose non sono mai definitive… al prossimo cap!

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Capitolo 12
*** Affrontare il destino ***



Affrontare il destino


Possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio. La vera tragedia della vita e' quando gli uomini hanno paura della luce
[Platone]


Il mio sguardo sbalordito volò lentamente da Amanda a mio padre e poi viceversa. Mi sentii invadere da una profonda tristezza, una tristezza immensa, alla vista degli occhi di Amanda. Occhioni grandi, espressivi, creati per essere perennemente colmi di allegria e lealtà; non per essere intrisi da una freddezza imperscrutabile, da un distacco privo di emozioni. I ricci biondi da bambina che un tempo contribuivano a darle un’aria da anelo innocente, tremendamente familiari, le ricadevano sporchi e scomposti sulle spalle. Ma nonostante tutto, nonostante i lineamenti radicalmente alterati da un’ignota trasformazione, quella per me non poteva essere altri che la mia amica del cuore, la mia confidente sempre presente e sempre disponibile. Al ricordo della nostra amicizia d’infanzia, la tristezza crebbe ancora a dismisura, raggiungendo dimensioni considerevoli e addirittura soffocanti. E poi, sentendomi svuotata di ogni briciolo di coraggio, volsi lo sguardo verso mio padre. Se il mio cuore avesse potuto, avrebbepreso a rimbalzarmi furioso nel petto. Ma il quel corpo morto e incapace di manifestare le emozioni non mi permetteva una normale reazione. Potei solo rimanere ad osservare il viso impassibile di quello che una volta era stato mio padre, pietrificata. Un rantolo scomposto mi uscì dalla bocca. Un istante dopo, avvertii il braccio di Edward cingermi la vita, preoccupato. Ricambiai l’occhiata. Mi sentivo piano piano scivolare in uno stato di apatia, un annebbiamento che tentava di respingere il dolore che mi avrebbe presto sopraffatta. Era tutta colpa mia. Mia e di nessun altro. Era colpa mia se mio padre era lì, sottoforma di essere misterioso, invece che essere nel luogo che gli spettava dopo una lunga e normale esistenza umana. Anche…Amanda, la mia unica amica, di cui persino faticavo a pensare il nome. I nove esseri avanzarono, fronteggiandoci. Intuii che di lì a poco avrei conosciuto una sconcertante verità. Un silenzio carico di attesa e mistero calò nella radura, un silenzio penetrante e opprimente. A fatica distolsi li occhi da quelle due figure familiari, posando lo sguardo sulla mia nuova famiglia. I nostri erano all’erta e guardinghi. Non sapevamo cosa spettarci da quelle creature misteriose… In un gesto istintivo, mi strinsi a Edward, e avvertii anche la sua stretta aumentare: come se avessimo fisicamente bisogno l’una dell’altro, e viceversa. Quel contatto mi diede forza e speranza. Ma improvvisamente, in un attimo, tutti i mei pensieri si ribaltarono e persi definitivamente il contatto con la realtà: mio padre parlò. << Non vogliamo combattere. >> esclamò, allargando le braccia in segno di pace. La sua voce fu come una pugnalata violenta per me. Avvertii il mio respiro accelerare, i muscoli tendersi. La sua voce fu esattamente come la ricordavo: nessuna inflessione particolare,nessun accento, una potente voce leggermente roca e ispiratrice di fiducia. Ma poi, udii un ringhio minaccioso provenire da Edward. Il suo viso era rabbioso, impaziente. << Non mentite. Non tentate di distrarci. Non vogliamo arrivare ad uno scontro, ma se saremo costretti… >> esordì Carlisle, rendendo la frase ancora più minacciosa con la calma assoluta della sua voce. Le creature non gli diedero retta, improvvisamente guardinghe. Ma mio padre parlò ancora. << Se dovessimo arrivare ad uno scontro, saremo ben lieti di sconfiggervi. Non vi rendete conto della nostra superiorità? Noi siamo crature inviate da Dio stesso per ripulire il mondo da quelli come voi. Noi siamo predestinati. Siamo cacciatori di vampiri. >> concluse teatralmente. Cosa? Com’era possibile? Non potevano esistere i cacciatori di vampiri! Erano semplicemente solo leggende…ma dopotutto, anche i vampiri avrebbero dovuto essere solo leggende… mi corressi, sconcertata. Ripensai alla mia esistenza sovrannaturale e impossibile. Nessuno di noi sarebbe dovuto esistere, dopottutto. Eppure, eccoci lì. << Sono stati loro ad auto eleggersi giustizieri, cacciatori. Nessuno li ha mai inviati. Ma sono diversi, non c’è dubbio. Devo ammettere che sono impressionato, non avevo mai visto una cosa del genere: a quanto vedo dai loro penseri, sono persone il cui corpo ha reagito in modo differente dal normale alla trasformazione. Credono di essere dei predestinati, invece che delle anomalie. >> sussurrò Edward, a voce talmente bassa che lo sentii a malapena. In quel momento, desiderai con tutta me stessa di potermi concedere una banale reazione umana. Ero stata io a renere il mio buon padre quell’essere anomalo e esaltato. << E’ colpa mia. >> mormorai, devastata. Edward mi osservò, lanciandomi un’occhiata di rimprovero. << Come può essere colpa tua? Nessuno di noi aveva mai visto queste creature prima. >> rispose deciso. << Non è vero. Sono stata io a trasformare quell’uomo. Per errore. Vedi… quello è mio padre. >> gli spiegai. Mi aspettavo una qualsiasi reazione da lui: disgusto, rabbia, disprezzo, rimprovero. Ma di certo non compassione. Tutto quello che fece fu guardarmi con aria comprensiva, accarezzandomi dolcemente un braccio. Non ero degna di lui, ne ebbi la devastante certezza. Poco importava che in quel momento fosse legato a me: quando avrebbe compreso quanti comportamenti rimprovevoli avevo avuto, si sarebbe reso conto che io non ero alla sua altezza. Quella certezza demolì anche l’ultima parte di me che fosse rimasta integra. Anche la voglia istintiva di proteggere me stessa scomparve sotto quella schiacciante convinzione. Fluttuando fra i mei pensieri, sentii a malapena il ringhio potente di Edward. Un istante dopo, mio padre scattò avanti, un’espressione folle sul viso crudele. Ancora non riuscii a comprendere a fondo che quello fosse mio padre. Era inconcepibile. Immersa nel mio annebbiamento protettivo quasi la mia mente e il mio corpo si fossero definitivamente separati, osservai la mia famiglia serrare i ranghi, pronta per una nuova battaglia. E poi, i primi avversari ci raggiunsero. Edward improvvisamente mi spinse di lato, facendomi atterrare nel fitto della vegetazione che circondava la radura, e poi si lasciò scivolare nella lotta. Tentai di protestare, ma il mio corpo non mi rispondeva più. Scoprii di non essere in grado nemmeno di alzarmi, paralizzata dal terrore più profondo.Davanti a me, spettatrice impotente, la confusione era l’elemento predominante della scena: colpi schivati, altri andati a segno, persone a terra e vincitori. Ma poi, qualcosa riuscì a riscuotermi: un grido straziante, lacerante, risuonòcupo nella radura, mentre una colonna di fumo si innalzava verso il cielo. Sembrava una scena della battaglia di poco prima, ma mille volte più cruenta e complessa. Il panico s’impadronì di me, rendendomi ancor più impossibile qualsiasi movimento. Chi di noi era stato colpito? Mi rifiutai di pensare quell’orribile parola:eliminato… In un attimo di terrore, vidi Edward finire a terra, sovrastato da due avversari. Mi si mozzò il respiro, mentre tentavo di alzarmi per intervenire: non sarei mai rimasta a guardare la sua fne. Ma altrettanto inaspettatamente, un secondo dopo e prima che potessi intervenire, Edward fu in piedi, e si scaraventò sui nemici, bello e potente come un dio. Ma all’improvviso, qualcosa cambiò. Avvertii un movimento, un fruscio appena percettibile alle mie spalle. Mi voltai immediatamente, riprendendo immediatamente possesso del mio corpo e scacciando la paura. << Bella! >> esclamò la figura che mi trovai di fronte. Ed ecco, com’era inevitabile, il fato mi propose un’altra situazione impossibile. Sentii nascermi un groppo in gola, udendo quel nomignolo che la mia amica d’infanzia mi aveva dato. << Ciao, Amanda. >> sospirai. Lo sconcerto scomparì dal suo sguardo, rimpiazzato da una determinazione assoluta. Si portò una mano al fianco, estraendo dall’abito un oggetto lucente. Un pugnale. Non avevo mai visto nulla di simile, ma intuii che quello strumento era la loro arma. Con un singhiozzo senza lacrime, chiusi gli occhi, attendendo il momento in cui la mia migliore amica avrebbe posto fine alla mia esistenza.


Ciao a tutti! Scusate il ritardo! E adesso, come promesso, i ringraziamenti:

Franci_cullen: grazie per i complimenti! Sono contenta che la mia storia ti stia appassionando, spero di non averti delusa con questo capitolo! Ciao!

Vampire93:grazie anche a te! Non finirò mai di dirvi grazie, a tutti! Contenta che non ho fatto morire Edward? Ma la storia non è ancora finita…hihi!

Andrea Cinalli: hai visto, ho letto e commentato i tuoi racconti! Che belli! Comunque, grazie! E ringrazie anche tua sorella da parte mia!

giu94: Credo proprio che sì, rimarranno avivere insieme, però non ho ancora deciso…ecco qui questo capitolo, ti piace?

bell: ecco fatto, ho aggiornato! Cosa te ne pare di questo capitolo? Per me non è granchè, sinceramente, però…grazie mille anche a te!

giunigiu95: Non sai quanto mi faccia piacere leggere i tuoi commenti! Sono strafelice che ti piaccia la mia storia!

cullengirl: no, non dire così! Non era una demenzialità, anzi…ci hai praticamente azzeccato! Perciò:bravissima!comunque, non sei affatto assurda! Grazie 1000000000!

_Niki_:ed ecco, la mia super commentatrice! Ti adoro! Cavoli non smetterò mai di dirlo le tue recensioni sono fantastiche! Grazie dal profondo del cuore, questo capitolo è dedicato a te(spero almeno he ti piaccia! Hihi)

Se ho dimenticato qualcuno avvertitemi e lo aggiungerò!
E adesso? Amanda ucciderà Bella? E chi è stato eliminato? Qualcuno dei Cullen? Come continuerà la battaglia? Al prossimo capitolo!
p.s., sapete, sto seriamente iniziando a pensare di scrivere il seguito di questa storia…voi cosa ne pensate? Ve lo chiederò ancora a ff finita, ma sono curiosa di sapere se leggereste il seguito! Vi prego recensite! Ciao ciao!

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Capitolo 13
*** Sacrificio e Promessa ***



Sacrificio e Promessa



Sono quelli con cui viviamo, quelli che amiamo e conosciamo che più ci sfuggono
[Norman Mclaen]


Incrociai le braccia sul petto, in un gesto di istintiva protezione, sebbene sapessi che non sarebbe servito a nulla. Rannicchiata fra la vegetazione, tentai di prepararmi psicologicamente all’effetto devastante e fatale che di lì a poco l’arma brandita dalla mia migliore amica avrebbe avuto sul mio corpo, cercando di nascondere la paura sotto la rassegnazione. Ma improvvisamente, qualcosa mi sfiorò le braccia e mi strinse delicatamente. Spalancai gli occhi che erano rimasti serrati fino a quel momento, sbalordita. Non era quello il l’impatto violento che mi apprestavo ad avvertire. Ma ciò che vidi mi lasciò ancora più sconvolta di prima: il viso di Amanda, con un incredibile accenno del suo vecchio sorriso sulle labbra, era appoggiato alla mia spalla, le sue braccia mi cingevano il torace in un dolce abbraccio. Mi sfuggì dalle labbra un insensato rantolo di sorpresa. Che cosa stava accadendo? Perché non mi aveva ancora uccisa? L’abbraccio della mia amica si fece ancora più forte, più appassionato, ma senza mai essere violento. Non certo il comportamento che mi sarei aspettata da una persona a cui avevo distrutto l’esistenza. << Oh Bella! Mi sei mancata tantissimo! Lo sapevo che eri ancora viva, lo sapevo! >> esclamò Amanda fra i singhiozzi. Incredibilmente, mi accorsi che il lembo di abito sopra cui lei aveva poggiato il viso era umido. Stava piangendo? Ma come…? I vampiri non potevano piangere, era semplicemente impossibile… ma poi ricordai la parola che Edward aveva usato per definirli: anomalie…ma ancora più incredibili delle sue lacrime, erano le sue parole sconvolte. Era davvero felice di vedermi. Non si rendeva conto che io ero il motivo per tutto quello che le era successo, qualunque cosa fosse? << Amanda! Mimi scusami! >> esclamai, travolta da quell’ondata di emozioni che si era trasmessa attraverso le sue parole. Nell’udire il suo vecchio soprannome, i singhiozzi di Amanda si placarono. << Scusa? Perché ti dovresti scusare? Sono io quella che è venuta qui a sterminare i tuoi amici! Oddio, Bella! Perdonami! >> strillò, mentre nuove lacrime iniziavano a scenderle ancora lungo le guance già umide. Era uno spettacolo alquanto assurdo ed insensato. << Mimi, non capisci? È colpa mia se sei così! Solo colpa mia! >> confessai, incapace di trattenermi. Improvvisamente, fu come se un enorme peso mi fosse stato tolto dalle spalle. Fu come se un’angoscia schiacciante che avevo tenuto dentro per secoli si fosse dissolta, aprendomi con la mia migliore amica proprio come doveva essere. Amanda mi fissò, confusa e sbalordita. << Ma cosa dici? Non è colpa tua. È stato…oh Bella! Tuo padre! Io non so come sia successo…mi dispiace tanto che tu lo scopra così… >> disse tutto d’un fiato, nascondendosi il viso fra le mani. Ecco, ora ne avevo avuto la conferma. La conferma delle orribili conseguenze di un inutile e fatale errore, commesso secoli prima. La conferma che ogni singola persona la cui vita sarebbe stata stroncata quel giorno aveva subito tutto ciò solo a causa mia. Amanda doveva saperlo << Io lo so. Amanda. Ascoltami: sono stata io a trasformare mio padre..mi dispiace >> spiegai con la voce che mi si ruppe all’ultima parola, mentre i rimorsi si gonfiavano e diventavano soffocanti, insostenibili. Come poteva un solo essere rovinare tante vite quante ne rovinavo io? Avevo sempre reputato Tom un malvagio, ma ora…iniziai a domandarmi se il vero essere crudele fra noi non fossi sempre stata io. Io che seppur inconsapevolmente distruggevo tante vite normali, io che ferivo la gente, io creatura maligna… chinai debolmente la testa sotto il peso della mia colpa, senza nemmeno il coraggio per osservare la reazione di Amanda. Di certo i suoi occhi sarebbero stati comi di disgusto, o forse rabbia. Forse sarebbe stata tanto furiosa di decidere di mettere immediatamente fine alla mia esistenza, così come sarebbe dovuto essere. Invece, avvertii delle dita, fredde perfino per un vampiro, sfiorarmi il mento, costringendomi ad alzare lo sguardo. Amanda puntò il suo sguardo assorto e privo di emozioni nei miei occhi, prendendomi una mano. << Oh, adesso capisco. >> esclamò, senza nemmeno una traccia di rimproveronello sguardo. Solo in quel momento di vicinanza, notai qualcosa di strano negli occhi della mia amica. Se prima mi erano sembrati neri come l’inchiostro più nero, ora potevo vedere un’assurda sfumatura azzurra nelle iridi. Un’ombra del suo vecchio colore di occhi. Ma non c’era tempo per concentrarsi sulle sue sconcertanti differenze: quello che mi aveva detto di aveva profondamente sconcertata. << Capisci? Cosa intendi? >> le chiesi timidamente, un improvviso rispetto verso di lei iniziò a crescermi dentro. << Posso vedere i ricordi. Di tutti. >> sussurrò semplicemente. Sgranai gli occhi: la mia vecchia amica non avrebbe mai finito di sorprendermi. Le sue parole mi stupirono utleriormente quando mi ricordai un fatto importante: i poteri di Edward e Tom non avevano mai avuto effetto su di me, come potevano i suoi funzionare tanto bene…? Ma del resto, niente di lei era comune, ed era quasi crto che nemmeno i suoi poteri funzionassero come gli altri. << Bella, non ti rattristare. È stato un incidente, e tu lo sai meglio ti me. E’ inutile rimpiangere il passato. >>proseguì, e mi sembrò di udire i miei stessi disperati pensieri che per anni avevo ripetuto tentando invano di convincermi. << Non sono arrabbiata con te, come potrei? Mi ha donato l’immortalità, la bellezza, l’intelligenza e soprattutto una vera famiglia. come potrei portarti rancore? >> domandò retoricamente. Le sue parole mi segnarono profondamente. E se avesse avuto ragione? E se fosse stata davvero sincera? Potevo realmente non essere quell’orribile creatura che credevo? Con un gesto assolutamente irrazionale ed impulsivo, circondai Amanda con le braccia e la strinsi in un caloroso abbraccio. Mi aspettai un rifiuto, ma contro ogni aspettativa lei ricambiò. << Bella, è stato favoloso rivederti. Solo mi dispiace di doverti dire ancora addio… >> sussurrò, mentre una lacrima solitaria le colava ancora lungo il viso. Le sue parole mi lasciarono impitrita. Di cosa stava parlando? << Addio? Amanda, che cosa stai dicendo? Puoi restare a vivere con noi! >> esclamai, mentre un brutto presentimento iniziava a nascermi dentro e il panico irrazionale tornava a premere ai margini della mia mente, pronto ad accogliermi nella sua morsa. << No, Isabella. Non posso, tu non capisci. Io non sono come voi, e tuo padre mi troverà. Mi troverà e mi ucciderà. E distruggerà mia sorella. >> iniziò, parlando velocemente, l’emozione visibile sul suo volto. << Tua sorella? Cathy è qui? >> le chiesi. Lei annuì, mente una scintilla di determinazione di accendeva nel suo sguardo. << Devi promettermi che la proteggerai, qualunque cosa accada. >> sussurrò, quasi timorosa di farsi sentire. << Lo giuro. >> risposi solennemente, ancora spaventata dal possibile senso delle sue parole. << E’ stata una bella vita finchè è durata, ma sono stufa di vivere a spese degli altri. Non potrei reggere ancora, non potrei seguire ancora gli altri. E soprattutto, se scoprissero che ti ho lasciata vivere, farebbero del male a Cathy per punirmi. Non lo posso permettere! C’è un’unica possibilità. >> continuò. L’orribile presentimento crebbe a dismisura. Non avrebbe messo fine alla mia vita, nemmeno per sua sorella. La sua alternativa era un’altra. Iniziai ad intuire la tremenda verità. << No! >> urlai, sentendomi improvvisamente impotente. Amanda mi strinse a sé un’ultima volta, con un sorriso pacifico sulle labbra. << Addio. Mi raccomando, non abbandonare la tua famiglia, hanno bisogno di te…addio. >> sussurrò, scostandosi da me. Poi, in uno spaventoso istante, levò al cielo il pugnale scintillante che ancora stringeva fra le mani, calandolo con un gesto improvviso verso il suo petto. Mi si mozzò il respiro, mentre assistevo impotente all’arma che penetrava nella carne della mia migliore amica, squarciandole il petto, mentre la sua mano ancora impugnava. La vidi accasciarsi lentamente, e quasi fosse una reazione involontaria osservai le mie mani stringerla e scuoterla, nel tentativo disperato di vederla sorridere ancora, di riportarla in vita. naturalmente, ogni sforzò fu immensamente vano. Il suo corpo senza vita cadde riverso fra le mie braccia, il suo sguardo vuoto si fissò sul mio viso. Ma nemmeno la mia immaginazione poteva trasformare quello sguardo in uno sguardo d’accusa: i suoi erano occhi sereno, di chi aveva compiuto il gesto estremo senza nulla da perdere. Capii, in un istante di lucidità, che arei potuto rimanere ad abbracciare il corpo senza vita della mia unica amica per l’eternità. Ma qualcosa mi spinse ad alzarmi. Le avevo dato la mia parola che avrei protetto sua sorella a costo della vita, e instendevo onorare l’ultimo desiderio di Amanda. Quasi automaticamente, mi trascinai fuori dagli alberi, riponendo delicatamente il corpo della mia amica sulle foglie, così da tornare a riprenderlo più tardi. Avanzai lentamente verso il campo di battaglia, dove la lotta ancora infuriava, incurante della tragedia appena avvenuta. Vidi uno dei cacciatori sfrecciarmi davanti, impegnato in una battaglia furiosa all’ultimo colpo con Emmet, che combatteva con la potenza di dieci orsi. Vedere un membro della mia famiglia così assorbito dalla guerra mi riscosse quel tanto che bastava per far volare lo sguardo sulla scena, nella disperata ricerca di Edward. Dovevo sapere cosa gli era accaduto. Ma mentre scrutavo con lo sguardo baso la scena, un’ombra entrò nel mio campo visivo. Riconobbi all’istante la sagoma familiare che mi si parò davanti, trattenendo un’altra figura. Mio padre. E accanto a lui… mi si fermò il respiro: accanto a lui, trattenuta per un braccio mentre cercava di divincolarsi, riconobbi immediatamente Cathy, nonostante i cambiamenti subiti. Era arrivato il momento cruciale, il momento della verità. Sarei riuscita a uccidere di nuovo mio padre, o avrei rinunciato a tenere fede alla promessa fatta alla mia amica defunta? La scelta spettava solo a me…


Giunigiu95: Ciao! grazie per i complimenti, sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo prcedente! Cosa te ne pare di questo? Te l’aspettavi una cosa così? Grazie 10000!

bell: Wow quanti complimenti! Ma sono davvero così brava?(*me stupefatta O_O*) grazie di cuore, non sai quanto m faccia piacere leggere i tuoi commenti! Ti è piaciuto anche questo?

giu94: hai visto, non li ho fatti morire! Contnta? Io sì, non potevo eliminare i protagonisti della storia, se no come andavo avanti? Wow grazie anche a te!

_Niki_:Be’, hai visto? Non li ha proprio ammazzati tutti lei ma indirettamente… ehi, riprenditi, se no come fai a sapere come va a finire hihi! Comunque, anche questo capitolo è per te, (anche per gli altri ma per te in particolare!) perché mi hai commentato tutti i capitoli di tre ff su quattro su Twilight e non ti sei ancora stufata! Grazie 100000000000000! E poi, te l’ho detto: i tuoi commenti mi piacciono troppo! Ah, accidenti, quasi dimenticavo: se vai a vedere chi ti ha messo fra gli autori preferiti scoprirai che qualcuno ti ha aggiunto…io naturalmente! Adoro troppo come scrivi! Ciao ciao…

cullengirl: sono felice d sapere che lo leggeresti! Be’, non li ho fatti schiattare…per ora! Più avanti, chissà… comunque super grazie per i complimenti!

Questa storia è dedicata a tutti voi, voi che avete commentato, che avete messo la storia fra i preferiti o anche solo leggete! Nel prossimo capitolo: Bella troverà il coraggio di finire il padre? E chi era stato colpito della sua famiglia? i cullen subiranno grandi perdite, o riusciranno ad evitare lo scontro, salvando anche Cathy? Lo scoprirete presto…

p.s.: per chi magari segue anche ”i was in love with you” e “the light in the darkness”: non le ho abbandonate, anzi cercherò di aggiornarle entrambe il più presto possibile, tentando di non tralasciare questa! Uff che faticaccia scrivere così tante storie! Vi supplico di commentare, i vostri commenti mi danno la forza di continuare! Comunque, se volete parlare con me di qualunque cosa, mandatemi pure una mail, risponderò molto volentieri! Ciao!

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Capitolo 14
*** Perdite ***



Allora, oggi ho deciso di rispondere ai commenti prima del capitolo, non so nemmeno io perché ma preferivo così. Permetto che ho scritto questo capitolo mentre guardavo un noiosissimo video a scuola e poi durante l’ora di inglese, perciò non so cosa possa esserne venuto fuori! Un avvertimento:in questo capitolo si scoprirà che durante la battaglia qualcosa di grave è accaduto, ma ricordate che in questa storia non si può mai essere sicuri che le cose siano realmente come sembrano…(ok, dopo questo indizio contorto, vi lascio ai ringraziamenti e al capitolo! )
P.s:Vi chiedo disperatamente un favore: per chiunque abbia letto una delle mie altre due storie su Twilight(ovvero “I was in love with you “e “the light in the darkness”, ma ormai le conoscete) :Come vorreste che continuassero? Vi scongiuro rispondete non ho una briciola di idea! Grazie a tutti quelli che leggono, commentano e mettono la storia fra i preferiti!

cullengirl: grazie di cuore! Sono molto felice di vedere che segui la mia ff, spero ti piaccia anche questo capitolo!

giu94: in effetti anche a me dispiace un po’ per Amanda, però purtroppo era indispensabile per la storia che morisse… grazie 1000000 anche a te, mi fanno davvero piacere tutti questi complimenti!

bell: wow, quanti complimenti! Sono lusingata, mi fa veramente piacere che tu pensi che io sia così brava! Spero di non aver deluso nessuno con questo capitolo!

_Niki_: eheh, come poteva mancare la risposta al tuo commento? Be’, prima di tutto devo dire che ti ho messa fra i preferiti perché secondo me te lo stra meritavi,sei davvero brava! E poi, non so perché, ogni volta che leggo i tuoi commenti mi rallegro! Ihih, in effetti le motivazioni sono valide…chissà se anche Bella farà come dici…ciao ciao!

Perdite


Un semplice bambino che trae respiri leggeri e sente la vita in tutti gli arti che ne può sapere della morte?
[ Wordsworth]


La scena che mi si presentava davanti agli occhi sembrava uscita dal più triste e assurdo degli incubi, dall’idea peggiore della mente più folle. Il viso distorto da una furia cieca e senza controllo di mio padre non aveva più nessuna somiglianza con il volto gentile e sempre corrucciato di cui avevo conservao il ricordo. Non era tanto l’alterazione dei lineamenti dovuta a quella trasformazione anomala, erano più l’odio e la pazzia che trasparivano dalla sua espressione, dalla sua bocca contorta e dai suoi occhi spalancati. I suoi abiti eleganti erano laceri e sporchi. Teneva lo sguardo fisso su di me, incurante di come i capelli neri e scarmigliati di Cathy gli frustavano il viso, sospinti dal vento. L’espressione della ragazza era un ingenuo miscuglio di sorpresa e confusione, le sue mani erano ancora inconsapevolmente poste sulle dita di mio padre che le stringevano il braccio in una morsa, mentre il suo sguardo volava da me a mio padre e viceversa. Tantei di farle un sorriso, per provare a rassicurarla, ma tutto ciò che comparve sul mio volto fu una smorfia contorta e per nulla convincente. Non mi era rimasto nemmeno una briciola di ottimismo in corpo, e di certo non avevo sufficiente sicurezza da riuscire a trasmetterne agli altri. La lotta intorno a noi infuriava, ma senza toccarci veramente: sembrava quasi che l’incontro del mio sguardo con quello di mio padre avesse creato intorno a noi una sottile ma resistente bolla che ci racchiudeva, lasciando fuori il mondo reale. Mentre mi osservava, la follia su quel viso così familiare sfumò piano, sostituita da una schiacciante consapevolezza e sicurezza:la sicurezza di chi sta per affrontare un avversario infinitamente più debole. Un ghigno spietato iniziò a comparire sul volto di mio padre. Istintivamente, le mie dita si chiusero a pugno, e solo allora mi accorsi dell’oggetto duro e freddo che stringevo in mano. Appena lo sentii, abbassai lo sguardo, osservando stupita il pugnale argentato. Il pugnale di Amanda. Confusa, cercai di ricordarmi quando lo avessi raccolto, ma la mia mente era avvolta da una nebbia sottile ma impossibile da disperdere, che mi impediva di pensare e ricordare con chiarezza. Tutte le emozioni represse, le reazioni che non avevo potuto manifestare, il dolore della perdita e la paura si erano solidificate e fuse, in una mescolanza insostenibile da cui la mia mente cercava disperatamente di proteggersi. Altrimenti il dolore sarebbe stato troppo forte, tanto da sopraffarmi e rendermi inerme. E questo il mio istinto di sopravvivenza non me lo poteva permettere. Ma improvvisamente, sentii quelle sgradevoli ed insostenibili emozioni solidificarsi e fondersi, trasformandosi in una rabbia cieca e priva di controllo. Rabbia verso il fato che si prendeva gioco di me, rabbia contro Tom per avermi causato tanti guai, rabbia contro mio padre per non aver saputo accettare ciò che ero inducendomi involontariamente a commettere il più grande errore della mia vita. E poi un’infinita ed incontenibile rabbia verso me stessa, verso le mie colpe e la mia impotenza, verso ciò che ero e che avevo fatto. Non lasciai trasparire il mio conflitto interiore all’esterno, ma parte della rabbia sfuggì al mio controllo e si condensò sul mio viso sottoforma di determinazione. Nessuno se ne accorse. Nessuno tranne me. Io fui perfettamente cosciente del cambiamento radicale che avvenne nel mio animo, seppi benissimo che tutta quella rabbia mi avrebbe portato anche qualcos’altro:una profonda e indistruttibile determinazione, un’ostinazione che può scaturire solo dalla disperazione più totale. Puntai il mio sguardo negli occhi fieri e folli di mio padre, e sentii l’ostinazione diminuire, quasi sgonfiarsi come un palloncino forato. Ma non scomparve. Avevo solo bisogno di una speranza, avevo solo bisogno di illudermi che avremmo trovato una soluzione. Poco importava che non fosse vero, ma ne avevo più bisogno dell’aria, della luce, della vita stessa:una spranza alla quale aggrapparmi e della quale vivere. Senza quasi rendermene conto, feci un minuscolo passo avanti. Non sapevo cosa mi avesse spinto ad avanzare, ma assecondai quella forsa invisibile che mi portava avanti. Incredibilmente, vidi lasicurezza sul volto di mio padre inizare ad evaporare. Avevo intuito la loro strategia di combattimento:spaventare e sorprendere le loro vittime, prenderle alla sprovvista e distruggerle. Io stavo rompendo lo schema. La mia non era la reazione che si aspettava di vedere da parta di una delle sue vittime, era evidente nonostante i suoi sforzi per nasconderlo sotto un’apparente calma e fierezza. Ma si riprese immediatamente. Vedendo i suoi occhi ardere di rabbia, qualcosa si gonfiò dentro di me, riportando a galla tutte le emozioni che avevo cercato di reprimere. Udii un rantolo soffocato, e con sgomento mi resi conto che proveniva dalle mie labbra socchiuse. Quel gesto inaspettato scatenò una strana reazione in mio padre. << Isabella. >> lo sentii mormorare, a voce talmente bassa che credetti di aver frainteso. E se la speranza che mi illudevo di avere si fosse davvero realizzata? Nonostante il mio annebbiamento, non potei fare a meno di lasciar germogliarequest’illusione nel mio cuore, anche se ero cosciente che fosse assolutamente insensata. Eppure, una parte della mia mente si aggrappò a quel sussurro. << Padre. >> lo chiamai in risposta, guadagnandomi la una sua occhiata sconvolta. Non lo avrei mai voluto far soffrire così, nonostante il male che aveva fatto. << Isabella. Mia figlia. >> ripetè. Il fantasma el suo vecchio sorriso comparve sul suo viso segnato. << Padre, forse possiamo sistemare tutto. Smettete di combattere, risolveremo tutto. >> dissi velocemente, con la voce che saliva ad ogni lettera. Per un istante, un solo magnifico istante, credetti che avrebbe accettato. Ma quando parlò, ilsuo tono lugubre cancellò ogni pensiero positivo. << No. È tardi, troppo tardi per tornare indietro. >> E senza preavviso, la scintilla di pazzia ricomparve nei suoi occhi, ed io seppi di aver perso ogni possibilità di evitare il conflitto. Mio padre non esitò più nemmeno per un attimo. Senza proferire un’altra parola, fece un silenzioso passo in avanti, senza mai allentare la presa su Cathy. Mi ero quasi scordata della ragazza. Improvvisamente, la lasciò andare, scaglaindola in terra. Cathy, sorpresa, non oppose resistenza e cadde come un fagotto sull’erba verdeggiante. Il secondo dopo, l’uomo che era stato il mio papà mi fu addosso. Le sue braccia mi cingevano disperate, tentando di immobilizzarmi. Vidi un lampo argentato saettarmi accanto al viso, e all’improvviso ricordai il pugnale che stringevo tra le mani. Senza pensarci, scansai l’uomo con un calcio, e lo sovrastai. Nonostante sapessi che mi sarei pentita di quel gesto per l’eternità, brandii il pugnale, alzandolo verso il cielo. Per salvare la mia famiglia, per onorare una promessa. Per proteggere me stessa. Ma inaspettatamente, mentre calavo l’arma, sentii una mano forte e decisa afferrarmi il polso. << Non ti lascerò compiere il gesto che distruggerà la tua coscienza. >> sussurrò Edward, immobilizzando il mio braccio. Mi lascia sopraffare, non perché fossi più debole ma perché semplicemente non avevo motivo di lottare contro il mio salvatore. Aprii debolmente le dita, lasciando rovinare a terra l’arma lucente. Edward la raccolse, senza mai lasciarmi la mano. << Non guardare. >> mormorò. Io, obbediente e devota, mi voltai, completamente in mano sua. Ma qualcosa mi riscosse dal mio annebbiamento sereno: un lungo, potente e lacerante grido. Riconobbi immediatamente il timbro di voce di mio padre. Quell’urlo di dolore mi si imprimette nella mente, e seppi con certezza che me lo sarei portata dietro per l’eternità. Ma finì. Immediatamente, Edward mi fu accanto, cingendomi la vita con un braccio. << E’ tutto finito. >> bisbigliò, a voce tanto bassa da farmi quasi pensare che fosse timoroso di rovinare l’atmosfera. Che cosa sciocca. << E gli altri? >> ebbi a forza di domandare. << Alcuni sono scappati. Gli altri… >> non concluse la frase. Non ne ebbe bisogno: intuii subito cosa fosse successo agli altri. Un brivido mi corse lungo la schiena. Affondai il viso nel suo petto, incurante del mondo esterno e bisognosa di quel contatto rigenerante e indispensabile. << E la ragazza? >> chiese ad un tratto Edward. Lo fissai per un istante, confusa. Ma poi ricordai. << Cathy! >> strillai. Controvoglia, sciolsi l’abbraccio e mi precipitai verso la ragazza rannicchiata per terra, che teneva la testa fra le ginocchia. La mia mente si rifiutò di vedere il corpo steso supino a pochi metri da noi. Velocemente, raggiunsi la sorella di Amanda, furiosa con me stessa per essermene dimenticata. << Shhh. Cathy, va tutto bene adesso. >>le sussurrai, cercando di calmare i suoi singhiozzi. Osservando megli il suo volto, mi accorsi che non doveva avere piùdi tredici o quattordici anni. un’altra vita strappata troppo presto. Cathy mi fissò con i grandi occhi azzurri e neri, identici a quelli della sorella, inondati di strane lacrime. Le tesi una mano, aiutandola ad alzarsi e le rivolsi un largo sorriso, per la prima volta da quattro giorni un sorriso vero e sincero, dal profondo dell’anima. Quando fu in èiedi di fronte a me, la strinsi in un abbraccio di conforto. << E’ tutto finito. >> ripetei, più per rassicurare me stessa che per Cathy. Avvertii uno spostamento d’aria, e subito dopo vidi il viso di Edward accanto al mio. << Come abbiamo fatta a cavarcela così bene due volte di seguito? Mi sembra incredibile che siamo sopravvissuti tutti! >> dissi al suo orecchio, ma stando attenta a non farmi sentire dalla ragazza. Non era vero che non c’era stata nessuna perdita, ma almeno la nostra famiglia era sopravvissuta.Per un terribile secondo, lo vedi mordersi un labbro, mentre un lampo di indecisione passava nei suoi occhi. << Già… >> rispose. Qualcosa nella sua voce non mi convinse. << Edward. È successo qualcosa? Oddio, p successo qualcosa? >> gli chiesi, con panico crescente. Era ovvio. Come potevo pretendere che tutto mi andasse bene? Spalancai gli occhi, spaventata dalla sua indecisone. Controvoglia aprì la bocca per rispindere, e capii che si era augurato di dover rimandare quel momento più a lungo possibile. Ma invece di parlare, mi fece voltare lentamente, cauto. All’inizio non capii. Vidi la nostra famiglia, esattamente com’era poche ore prima:erano solo pi stanchi, più sporchi e con gli abiti laceri. Poi…qualcosa non andava. Vidi Carlisle in ginocchio, con i capelli biondi scompigliati e sporchi di terra e erba. Un tenue bagliore veniva emanato da qualcosa davanti a lui. Un debole fuoco. << No. >> sussurrai. Edward mi guardò, ansioso. << Chi? >> chiesi, disperata. Tutto l’ottimismo di poco prima era scomparso. << Esme. >>

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Capitolo 15
*** Missing ***




Ciao! Scusate per il capitolo deprimente come al solito, a me non piace molto(be’, non ce ne sono molti che mi piacciano in questa storia,in effetti XD) ma ieri ho avuto una giornata ORRENDA, ma di quelle non solo con la “O” maiuscola ma con tutta la parola, e oggi è andata anche peggio perché mi sento terribilmente in colpa(Vale perdonamiiiiiiiiiii! Lo so non è colpa tua ma di quel traditore del mio migliore amico che resta sempre un mito comunque!Scusaaaaaa!).
Allora, credo di dovervi qualche spiegazione prima di lasciarvi alla storia: allora, prima di tutto ho deciso di fare questo capitolo dal POV di Edward, un’impresa alquanto ardua dato che lui è complicato, almeno a mio parere. Non so nemmeno io perché ho deciso di far parlare lui, se poi so che non viene bene. Bah, una della mie solite follie, ma ormai sapete come sono fatta:senza speranza!
Allora, riguardo al capitolo precedente io non volevo darvi altri indizi, ma dato che vi ho sconvolti e se non ve lo dico mi sa che mi ucciderete, eccoqui di nuovo l’indizio, se lo scorso cappy vi ha stravolti leggetelo con attenzione: ricordate che in questa storia non si può mai essere sicuri che le cose siano realmente come sembrano…
Bene, dopo quest’altro indizio contorto, ecco i ringraziamenti:
giunigiu95, cullengirl, giu94, wawa chan, franci_cullen: Scusate se rispondo a tutti e cinque insieme, ma sonoo tremendamente di fretta e poi i ringraziamenti verso di voi sarebbero molto simili! Mi spiace di aver eliminato Esme e avervi sconvolti, non pensavo fosse così popolare!comunquq, magari se leggete l’indizo rimarrete un po’ meno scioccati!Be’, Edward è calmo per non allarmare Bella, dopotutto Edwaard è sempre Edward! Vi è piaciuto questo capitolo? Spero di sì con tutto il cuore, e prometto che nel prossimo capitolo vi ringrazierò in maniera migliore! Però se volete che aggiorni in fretta dovrete pazientare iìun po’ per i ringraziamenti!

vasq:Wow, una nuova fan! Mi fa tantissimo piacere che tu ti sia appassionata, in effetti per quel problema credo che prima della fine della storia tenterò di rimediare! Grazie, spero di non averti deluso!

_Niki_:E adesso la mia cara commentatrice Niki! Ahaha i tuoi commenti sono sempre fantastici, sei un genio! Ma no, piuttosto che pazza sei geniale! Ti piace questo capitolo? Ciaoooo!
Mi lasciate un commento? Vi pregoooo! Ciao!


Missing
[Edward's POV]


Se tornerai magari poi noi riconquisteremo tutto, come tanti anni fa quando per noi forse la vita era più facile.
[Se tornerai-Max Pezzali]


<< Esme. >> Pronunciare quella parola fu per me più doloroso di qualunque sofferenza fisica mai avvertita. Fu come se ammetterlo ad alta voce lo rendesse reale, concreto.
Mi tornò alla mente il panico che avevo percepito quando i pensieri di Esme erano scomparsi dalla mia mente. Era stato come perdere un pezzo di me stesso, come un ulteriore cratere nella mia anima dannata.
Ancor più terrbile, poi era stato constatare che la mancanza non era solo nella mia mente, ma che in quella radura mancava anche la sua presenza fisica…al suo posto, un fuoco crepitava sinistro.
E con lei, anche il ricordo che avevo trasferito in lei di mia madre era scomparso. La mia vera madre Elizabeth, Esme..mi sembrava di aver perso entrambe nello stesso istante.
Ma non potevo permettermi di cedere alla sofferenza delle perdite: avevo giurato a me stesso che avrei protetto Isabella da qualunque male fin dal nostro primo incontro, e non potevo lasciarmi andare se sapevo che così facendo avrei causato anche la sua sofferenza. Era inaccettabile.
<< Dovremo andarcene. >> fu la voce di Carlisle a interrompere le mie riflessioni.
Inginocchiato davanti al fuoco in cui ancora vedeva la sua amata, i suoi pensieri erano i più strazianti che avessi mai udito, addirittura peggiori di quelli comunque lugubri dei miei fratelli. Perfino dalla sua voce perennemente controllata traspariva una minima parte della sua tristezza.
<< Andarcene? Perché? >> domandò ingenuamente Isabella. La sua voce tradiva la sorpresa e la delusione. Evidentemente, anche lei aveva sperato di potersi costruire una vita normale con noi. L’umanità che aveva conservato era stupeffacente, quasi tangibile. Come se dal suo corpo fosse emanata un’aura splendente, nonostante la sua natura malvagia. Come quella di tutti noi, del resto.
Come se nonostante la sua stessa essenza fosse quella di una predatrice, di una creatura malvagia, avesse trovato il modo di conservare se stessa, senza mai perdersi. Era stupefacente. Un’oasi di purezza e innocenza in un oceano di crudeltà. << Come potremo spiegare un’altra scomparsa agli abitanti della città, altrimenti? >>rispose Rosalie, utilizzando un tono totalmente inadeguato.
<< Scusate. >> disse Isabella. << Non ti devi scusare. Noi vorremmo restare qui perfino più di te! >> dovetti intervenire io, udendo il rammarico nella sua voce. << Non potremmo inventarci una scusa? Un incidente ad esempio… >> intervenne debolmente Angela all’improvviso.Durante l’intero scontro, ci eravamo quasi scordati dei tre nuovi arrivati.
<< Di nuovo? Penseranno tutti che portiamo iella! >> esclamò Emmet, voltandosi istintivamente a guardarmi. Dopotutto, ero il diretto interessato della storia che dominava i suoi pensieri.
Una storia antica, emersa dritta dal passato e che mai avrei voluto disseppellire. Appena mi accorsi dei suoi pensieri, tentai immediatamente a metterlo a tacere con un’occhiata d’avvertimento, ma arrivai troppo tardi.
Ormai il danno era fatto, e volente o nolente non ero riuscito ad impedirlo. Infatti, come temevo le sue parole non erano sfuggite a Isabella, lo intuii facilmente dall’occhiata curiosa che mi rivolse.
Ed era troppo tardi anche per me… alle sue parole, non potei impedire al suo ricordo di riaffiorare. Il ricordo di Dalia.
Provai un brivido nel pensare quel nome. Le lettere che lo formavano si delineavano fin troppo chiare e nitide nella mia mente, riportandomi alla mente i particolari che per decenni avevo tentato di soffocare.
E soprattutto, i ricordi di noi due insieme, e della sue bellezza mozzafiato… Il suoi capelli setosi, neri come la notte più cupa che le si spargevano sulle spalle in onde armoniose; i suoi occhi grigi, due stelle sprizzanti di vitalità che le illuminavanio il volto; e poi quel suo viso dolce a forma di cuore, con quelle sue guance che avvampavano deliziosamente alle mie battute, seguite dalla sua risata cristallina e pura come la neve più candida…e poi il tocco incerto della sua mano calda sulla mia pelle fredda, il battito frenetico del suo cuore quando si stringeva a me, e infine, la mia condanna:il suo profumo irresistibilmente attraente che inondava le stanze e che mi investiva, sempre più potente a ogni suo minimo gesto…
Con stupore, mi accorsi quante somiglianze avesse con Isabella: entrambe bisognose d’affetto, tenere, perfino indifese.
Certo, Isabella era una vampira e a livello fisico era tutt’altro che indifesa, ma quando la guardavo negli occhi non potevo fare a meno di sentirmi in dovere di proteggerla…ma non potevo nemmeno permettermi di paragonarle: dopotutto, era Dalia la ragione per la quale sentivo di non essere pronto a concedermi a Iisabella, e nonostante lei non me l’avesse chiesto, mi sentivo comunque spregevole per averle negato l’amore.
prima di poter impedire a quello straziante flusso di ricordi e sensazioni di sopraffarmi, avvertii la mano di Isabella sulla mia spalla e il suo sguardo preoccupato e penetrante sul mio viso. Lentamente, tolsi le mani che mi ero portato involontariamente alle tempie e mi rialzai dalla posa accovacciata che avevo preso senza rendermene conto, rivolgendole un sorriso che voleva essere rassicurante.
<< Sto bene. non preoccupatevi. >> dissi, tentando di mantenere un tono di voce naturale e controllato. Nonostante fosse intuibile, nessuno doveva sapere i dettagli della mia lotta interiore.
Dallo sguardo di Isabella, era evidente che non avesse bevuto il mio tentativo di sviare l’attenzione da me. Il messaggio che trasmettevano i suoi occhi neri era fin troppo chiaro : dobbiamo parlare.
Annuii mesto, rassegnato all’idea che non l’avrei dissuasa dal farmi domande. Dopotutto, chi ero io per impedirle di sapere? Udii distrattamente i pensieri preoccupati dei miei familiari, ma li liquidai con un gesto della mano, che aveva ilo significato universale di” non è niente” .
Che importanza avevano i miei fantasmi del passato davanti al dramma che ci presentava in quel momento?
Perché nonostante il loro proprietario avesse cercato di seppellirli sotto una conversazione normale e controllata, i pensieri di una persona in particolare emergevano fra tutti, devastanti e angoscianti per la loro potenza e per la sofferenza che vi era contenuta come già avevo potuto constatare pochi minuti prima: i pensieri di Carlisle, intrisi di dolore per la perdita della sua amata.
Mi resi conto di conoscere perfettamente il suo stato d’animo: un fatale miscuglio di impotenza, disperazione, orrore e un infinito, immenso, sconfinato senso di colpa. Certo, quest’ultimo in Carlisle era molto meno devastante di quello che avevo provato io per Dalia, ma in quel caso le circostanze erano completamente diverse.
<< Io…scusate, ma vorrei finire una cosa. >> sussurrò Isabella all’improvviso. Non poter conoscere i suoi pensieri era sempre più frustrante ogni giorno che passava, specialmente in quel momento, per l’impossibilità di conoscere le sue intenzioni. Lessi nelle menti dei miei familiari la sorpresa, ma naturalmente nessuno pensò di negarle quella possibilità. Era un suo diritto, qualunque cosa avesse avuto in mente.
Non vedendosi negato il permesso, Isabella si diresse lentamente verso uno spiazzo nascosto tra gli alberi, a poco più di cento metri da dove ci trovavamo. Vidi Emmet, che contro ogni logica aveva conservato il suo umorismo, strizzarmi l’occhio e poi voltarsi. Lo considerai come un invito a raggiungere Isabella, cosa che desideravo comuqneu fare con tutto me stesso.
La raggiunsi, trovandola acquattata in mezzo alla vegetazione.
Non avevo scordato il dramma che si era appena verificato nella nostra famiglia, ma irrazionalmente i sentimenti di Isabella mi influenzavano molto più di quanto fosse stato logico, spingendomi a trascurare il resto. << Si chiamava Amanda. Si è sacrificata per Cathy, per noi. >> sussurrò lei, avvertendo la mia presenza. L’entusiasmo spensierato che mi aveva colpito nella sua voce fin dal primo momento era scomparso, sostituito da una profonda disperazione, che lacerava l’anima e infondeva tristezza.
<< Isabella… >> iniziai, ma lei m’interruppe. << Bella. Chiamami Bella. Lei mi chiamava così. >> aggiunse.
Intuii subito a chi fossero rivolti i suoi pensieri:la sua amica Amanda, sacrificata per il bene di sua sorella…
odiai per questo quella ragazza:il suo sacrificio era stato inutile, una dimostrazione della sua fiducia inesistente in noi, o almeno nella sua migliore amica…se solo avesse atteso, avrebbe potuto vedere sua sorella libera e il suo carceriere morto...avrebbe potuto essere parte della nostra famiglia, portando così felicità nel cuore di Isabella.
Ma invece aveva preso la decisione di togliersi la vita, senza tenere conto di quanto quel gesto avrebbe potuto recare sofferenza alla sua migliore amica. Sì, la detestavo per questo.
<< Bella. Mi piace. >> risposi, tentando di alleggerire l’atmosfera, nonostante i miei pensieri fossero ben diversi. Ma nonostante l’odio profondo nei confronti di Amanda, dovetti ammettere che quel nome era davvero perfetto: Bella, che da quel che ricordavo era anche una parola italiana per esprimere magnificenza, bellezza appunto, sia nell’anima che nel fisico.
Già, in effetti mai soprannome avrebbe potuto essere più adatto ad una persona come la mia Bella. Mi stupii io stesso della facilità con cui pensai quella semplice parola.
“Mia”… era una parola che strisciava contorcendosi nella mia mente, si appropriava della mia razionalità, mi toglieva il senno. Ma ancora più sconvolgente, era la naturalezza con cui associavo quella parola a Isabella, come se l’avessi posseduta da sempre.
Era una cosa a dir poco irrazionale, malsana perfino. Ma non potevo evitarmi di pensarlo e accogliere nella mia mente quell’idea con molta più soddisfazione di quanto potesse essere lecito. << Sono accanto a te. >> sentii il bisogno irresistibile di sussurrarle, tentando di infonderle il mio appoggio morale. Era inutile, stupido, ma indispensabile. E poi, ecco uscire dalle sue labbra piene e incantevoli le parole che mi avrebbero sconvolto del tutto l'esistenza, nonostante le avessi già sentite. << Ti amo, Edward. >> mormorò.

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Capitolo 16
*** Ragione di vita ***


Ma ciauuu! Wow non ci posso credere che mi avete lasciato 9 commenti per un solo capitolo! Quando l’ho visto quasi cadevo dalla sedia per la sorpresa! Grazieeeeee! E 76 preferiti? Vi adoro!!
Sentite vi dovrei chiedere un piccolo favore…la mia compagna di banco ogni tanto frequenta EFP, e ha scommesso che non riesco a superare i 100 commenti con questo capitolo! vi prego mi aiutate(ne va della sorte della mia merenda di domani…lo so sono pazza io che scommetto il mio panino, ma adoro le sfide! )? e poi se vince si vanterà per i prossimi 20 anni come minimo(dice che non sono brava a scrivere…)e se mi fateEvincere prometto che mi impegnerò a cercare di postare 2 o 3 capitoli alla settimana… Comunque, dato che ho visto che il capitolo dal POV di Edward ha avuto successo ce ne saranno altri dal suo POV! Però questo lo racconta Bella. Ehehe comunque se credete che questo capitolo finirà bene, aspettatevi molti colpi di scena nei prossimi, perchèla storia non finisce certo qui!
Oddio adesso sto scrivendo il capitolo e il mio computer ha fatto partire la mia canzone…(se vi interessa è Wale tanto wale dei Dari) ! E’ la mia canzone perchè l’ho sentita il giorno che il ragazzo che mi piace mi ha invitata ad uscire! Ok, lo interpreto come un segno del destino e allora questyo capitolo lo faccio finire bene!
Bene, Adesso passiamo ai ringraziamenti:

vasq: Sono contenta che la mia idea ti sembri inteessante! E comunque le coincidenze non sono finite lì…grazie mille per i commenti!

olghisch:ma grazie! Comunque, visto che me l’avevi chiesto ti rispondo riuguardo a Hidden Truth: sì quell’espressione che ti piaceva l’ho inventata io, sono contenta che ti sia piaciuta! Wow addirittura un mito? Grazieeeee!

Sabry87: grazie 1000000! Sono contenta che sia piaciuta anche a te! Be in effetti ci ho messo un po’ a aggiornare, spero di non averti deluso! Ciao!

cullengirl:grazie! Sono contentissima di tutti i tuoi commenti! Ti piace questo capitolo? Spero di sì! Ciao

giunigiu95: Wow quanti complimenti! Eheh forse il cervello gli manca davvero…ma magari riuscirà a aggiustare le cose, chissà!

wawa chan: grazie! Ehehho un debole per i capitoli in sospeso, mi piace la suspence! Okok ho aggiornato! Grazie per i complimenti! Ciaoooo!

franci_cullen:eheh chissà…magari sì, magari no…in effetti, questo capitolo doveva trasmettere parecchie emozioni, sono felice di esserci riuscita! Ti è piaciuto questo capitolo? ciao!

giu94: sono contentissima e lusingata per tutti questi complimenti! Hihi tra poco lo scoprirai! PiacIuto questo capitolo? Spero di sì! Ciao!

_Niki_: Ma ciauuuu! Niki! Grazie per i complimenti, ma aspetta di vedere il commento che ti lascerò io alla prima storia che aggiorni! Se tu mi fai tutti questi complimenti quanti ne devo fare io a te? Taaaaaaaanti! Grazie! Sììì i tuoi commenti mi fanno sempre sorridere! Ti piace questo capitolo? ciaoo!


Ragione di vita



L’assoluto di un amore può rendere caldo un vento freddo vincendo le difficoltà che nella vita incontrerà, riaccende ogni cuore che da troppo tempo ormai si era spento.
[Assoluto amore - Valeria Caponnetto.]


<< Io ti amo. >> la voce mi morì in gola prima che potessi riuscire a pronunciare le ultime lettere, trasformandosi n un flebile sussurro. Mi pentii immediatamente di quella dichiarazione avventata, priva di senso. Lui non avrebbe avuto nessun motivo per provare altrettanto nei miei confronti, lo sapevo perfettamente. Quelle parole non mi sarebbero mai dovuto venire in mente, non aqvrei mai dovuto esprimerle ad alta voce. Sentivo già la delusione imminente che stava per colpirmi bruciare come una ferita aperta ai margini della mia coscienza. Eppure, nulla fu più assurdo delle parole che uscirono dalla sua bocca, scuotendomi e regalandomi nuove emozioni. << Anch’io. Ti amo con tutto me stesso, Isabella. E non potrò mai cambiare quello che provo per te. >> rispose, con la voce intrisa di sentimento e passione. La sua convinzione mi fece arretrare di un passo, stupefatta. << Perdonami. Non avrei dovuto dirlo, io… >> iniziò, ma io lo interruppi immediatamente. << Shhh. Tu non hai fatto nulla di sbagliato, assolutamente nulla. >> sussurrai, posandogli un dito sulle labbra. << E anche questo è giusto? >> mi domandò, posanso una mano sotto il mio mento e avvicinando il suo viso al mio. Il mio respiro accelerò, ma non mi ritrassi. Accostai anzi il mio volto al suo, e lui completò l’opera. Le nostre labbra si toccarono, le sue decise e possessive, le mie esitanti e incerte. Ma un istante dopo, qualcosa s’impossessò di me, costringendomi a premere la mia bocca sulla sua, in balia delle mie emozioni travolgenti. Sorpreso dalla mia reazione, lui fece altrettanto, socchiudendo le labbra. intrecciai le mie dita ai suoi capelli, stringendolo a me. non era semplicemente qualcosa che riguardava il piano fisico, sembrava anzi una fusione di spiriti, un’unione d’anime. All’improvviso, lui scostò il suo volto.<< Allora? >> chiese. Lo fissai confusa. << Ti sembrava giusto? >> rispose pazientemente, con una scintilla divertita nello sguardo. << Oh sì, molto giusto. >> dissi di getto, pentendomi immediatamente della mia sincerità sfacciata. Ma fortunatamente, osservando timidamente i suoi occhi, non vidi rabbia o ribrezzo. Anzi, un istante dopo, la sua risata potente e meravigliosa riempì le mie orecchie, portando la mia felicità alle stelle. Eppure, sentivo che qualcosa non andava. C’era qualcosa di sbagliato in quello chestava succedendo, e non ebbi dubbi a capire cosa fosse: avevo ancora una questione da risolvere. Per quanto mi costasse fatica e sofferenza, ordinai alle mie braccia riluttanti di lasciare la sua nuca,posandosi inermi lungo i miei fianchi. Lui mi fissò, stupito. << Vattene. >> gli dissi, usando tutta la forza di volontà che mi era rimasta. Non lo dissi con cattiveria o con rimprovero, mai mi sarei permessa, ma in quel momento tutto ciò che mi serviva era potermi confrontare in silenzio con me stessa e portare a termine un compito inmportante. Sperai con tutte le mie forze che lui lo capisse, perché ero certa che non avrei sopportato di perdere anche lui, specialmente ora che sapevo che lui era legato a me dalle mie stesse incomprensibili emozioni. Sarebbe stato davvero troppo da tollerare. << Ti aspetto nella radura. >> sussurrò con voce roca, quasi anche per lui quella separazione di appena poche decine di metri corrispondesse a una sofferenza quasi fisica. << Grazie. >> gli risposi, con la voce traboccante di sincera gratitudine per aver capito e per non avermi reputata una persona scortese o peggio respinta. Ma se una parte di me non desiderava altro che la sua presenza, l’altra mia metà chiedeva altrettanto ardentemente un distacco per poter catalogare con razionalità gli eventi del giorno e per poterli assorbire. Temevo che le troppe emoziini della giornata vessero potuto causare davvero dei danni al mio animo, e dovevo riuscire a capirle per poterci convivere. Udii i passi leggeri ed eleganti di Edward che si allontanavano lentamente, ed ebbi la certezza che se il mio cuore non fosse già stato muto da secoli avrebbe smesso di battere in quell’attimo. Era illogico, malsano, eppure nulla mi avrebbe potuto impedire di provare quei sentimenti, nella loro forma più forte e sconvolgente. Ma lo scenario che avevo scelto per fare i conti con le mie emozioni non era certo adatto, era anzi irrispettoso per l’unica persona che oltre Edward aveva saputo comprendermi e regalarmi il mio posto nel mondo. Non riuscii a impedire a un lungo e doloroso sospiro di sfuggirmi dalle labbra mentre il ricordo di Amanda tornava ad affiorare, ogni volta più doloroso e devastante che mai. C’erano tante cose che avrei desiderato dirle, raccontarle, fare con lei…ed eccoli emergere un dopo l’altro, i rimpianti di una vita sprecata. I rimpianti che si possono provare solo davanti ad un’esistenza stroncata sempre troppo presto, i rimorsi di chi sa che non potrà mai tornare indietro e che solo troppo tardi si rende conto di quante cose avrebbe ardentemente desiderato fare con qualcuno che non c’è più…Avevo sentito dire che non ci si rende mai davvero conto dell’importanza di una persona finché ci si trova davanti alla prospettiva di perderla davvero per sempre. Fino a qual momento, mai mi ero davvero resa conto della veridicità di quelle parole, che si addicevano tristemente ma perfettamente alla mia situazione. Il corpo di Amanda giacava appena a pochi centimetri dalle mie ginocchia, eppure chilometri sembravano separarci, quasi la sua morte avesse distrutto anche gli ultimi frammenti della mia anima. Dovetti radunare tutte le mie forze e tutto il mio coraggio per riuscire ad alzare gli occhi e posare per un solo istante lo sguardo sul suo viso esanime. Ma anche nella morte, constatai stupefatta, i suoi lineamenti non perdevano la loro ingenuità e semplicità. Sembrava una bambina immersa in un sonno profondo e rigenerante. Un sonno dal quale non si sarebbe mai risvegliata. Quasi d’impulso, arretrai di qualche centimetro, sempre tenendo le ginocchia incollate al terreno umido, e conficcai le mie dita affusolate nella terra. Poi alzai le mani velocemente, smuovendo il suolo e lasciando un solco profondo. Ripetei il procedimento, sempre più freneticamente. La terra mi entrò nelle unghie, mi imbrattò le mani e gli abiti, ma dopo un tempo interminabile una larga fossa comparve di fronte a me. Scrollai gli ultimi granelli di terriccio dalle mani, ottenendo ben pochi risultati, e osservai la mia opera. Era una buca profonda poco più di mezzo metro, altrettanto larga e lunga forse più di due metri. Era come minimo quello che spettava ad Amanda: non avrei potuto mai abbandonarla in mezzo alla foresta, come fosse una creatura priva di dignità. Poi, per completare il compito che mi ero assegnata da me, la parte più difficoltosa e dolorosa , emersi dalla mia posa accovacciata e mi eressi in piedi, chinandomi poi ad abbracciare e sollevare il corpo di Amanda. Ma in quel momento, un minuscolo granellino candido venne giù roteando dal cielo, posandosi poi fra i capelli biondi della mia amica. Subito dopo eccone un altro, e un altro ancora. Era neve. Pura, candida, immacolata neve, simbolo di innocenza e bellezza. La rappresentazione in natura di Amanda. In un moto di disperazione, aprii di scatto le braccia, facendo rovinare il suo corpo nella buca. La neve cadeva ormai fitta, formando quasi un muro compatto fra me e il mondo esterno. Un muro più che ben accetto, che mi separava idealmente anche dalle mie devastanti emozioni. Distesi bene la mia amica nella fossa, e prima che la commozione potesse sopraffarmi nuovamente, iniziai a gettarle sopra la terra smossa. Ora aveva avuto una sepoltura degna. Se avessero potuto, i miei occhi sarebbero stati pieni di lacrime. Ma non avevo ancora finito. << Nessun’altra persona avrebbe meritato meno di te una fine del genere. Sei sempre stata e sarai per sempre la mia migliore amica, Amanda. Spero che tu possa trovare il tuo posto. >> mormorai sommessamente. Eppure, nonostante la tristezza che quel momento mi recava, ero cosciente che quello era il posto che le spettava: in un mondo migliore, degno della sua bontà. Ma all’improvviso, sentii una mano afferrarmi una spalla da dietro, facendomi sobbalzare. Come avevo potuto farmi cogliere di sorpresa così? << Scusa, non volevo spaventarti. Pensavo che mi avessi sentito arrivare. >> sussurrò la voce di Edward, facendomi rilassare all’istante. era incredibile quanto la sua voce mi fosse mancata, perfino in quei pochi minuti di lontananza. << Come stai? >> mi domandò, e qualcosa nella sua voce mi fece intuire che quella non era una semplice domanda di cortesia:era seriamente preoccupato per me. << Non preoccuparti, sto bene. >> mentii, tentando di rassicurarlo. Edward mi girò intorno, fino ad arrivare a puntare i suoi occhi nei miei. Le sue iridi dorate mi incantarono, mi fecero sciogliere. << Ora come stai? >> ripetè, con voce suadente, mentre avvicinava il suo viso perfetto al mio. << Benissimo. >> risposi. E con stupore mi accorsi che quella non era una bugia. Davvero la sua sola presenza aveva tutto quel potere su di me? Come poteva avere tanta influenza su di me? Mi sentivo come un satellite, per sempre destinato a ruotarenell’orbita del pianeta a cui apparteneva. Eppure, sentii che io sarei stata immensamente felice se il mio destino fosse stato accanto a lui…<< Isabella, noi dovremmo tornare in città. Sai, per prepararci al trasloco… >> proseguì, a mo’ di scusa. << Verrò con voi. >> risposi, pronta. Non avevo scordato gli avvenimenti di poco prima, ma non potevo permettermi di essere d’impiccio alla mia nuova famiglia. in particolare, non potevo essere scortese con Edward, dopo tutto ciò che mi aveva donato. Compreso l’amore. << Ti ho mai detto quanto ti amo? >> dissi, improvvisamente serena nonostante il contesto tragico. << Oh sì, e pochi minuti fa anche, >> rispose lui, e vidi la mia stessa serenità riflessa nei suoi occhi. Sì, lui aveva un potere illimitato sule mie emozioni, e non potevo farci nulla. Non che avrei voluto cambiare quella situazione, nemmeno potendo. Quelloera Amore. Inaspettatamente, Edward fece un risolino divertito, facendomi scivolare un braccio intorno alla vita. << E ora? >> gli chiesi, incamminandimi accano a lui verso la radura dove la nostra famiglia ci aspettava. << Ora affronteremo qquello che succederà. Insieme. >> disse, convinto. << Insieme. >> convenni io. Sapevo che i nostri guai non sarebbero finiti lì, che avremmo dovuto subire altre perdite, che il destino ci si sarebbe rivoltato contro ancora molte volte nel corso delle nostre esistenze, ma ogni mia paura era sparita. Non perché l’ignoto avesse smesso di terrorizzarmi: perché sentivo che c’era una certezza nel mio futuro misterios. La certezza brillante e incrollabile di aver trovato la mia ragione di vita.

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Capitolo 17
*** Sorpresa ***


Oh accidenti scuste il ritardo! So che avrei detto che avrei postato più in fretta, ma devo disperatamente cercare di recuperare inglese(anche se la prof non mi ha ancora messo 4, ma lo farà domani!) e ci stanno sommergendo di compiti! (Uff questo mi fa venire in mente che ho il “future proche” di francese che mi aspetta, dopodomani ho pure la verifica accidenti! E io invece di studiare sono qui al computer a scrivere! Ma dopotutto, è la voglia di studiare che mi manca in questo momento!) Grazieeeeeeeee! Vi ho mai detto quanto vi adoro, tutti? Mi avete fatto vincere! Evvai! (Ok sto saltellando sulla sedia e canticchiando per la felicità con i miei genitori che mi guardano come se fossi matta…e probabilmente è così! Però vi adoro e ho vinto! ) Avete salvato il mio panino… Oddio i preferiti sono saliti a 79…il mio record personale(be’, la mia ff che ha avuto più preferiti dopo questa ne aveva 18, perciò…)…ma vi piace davvero così tanto questa storia?
Be’, intanto dovrei ringraziare anche qualche persona “reale”, ovvero quelli che conosco di persona. Prima di tutto devo ringraziare il mio migliore amico Gio, che mi ha ispirato una frase importante dello scorso capitolo (“Ora affronteremo quello che succederà. Insieme.”). Effettivamente la frase è sua, io ho solo cambiato qualche parola! Perciò grazie di cuore, nonostante in questo momento io abbia voglia di picchiarlo per tutti i casini che ha combinato! Poi grazie alla mia prof. di Italiano, che crede nelle mie (inesistenti!) doti di scrittrice e vuole leggere questa storia(prima o poi gliela porterò, se non mi dimentico ancora XD!) Grazie alla mia migliore amica Sofia, che mi incoraggia sempre e sopporta i miei deliri sette giorni su sette, e non si stanca mai di darmi consigli.
Odddio, ho appena guardato il calendario e mi sono resa conto che domenica è il mio compeanno! Mitico! Se riesco vi posterò un capitolo speciale domenica, un regalo al contrario!
Ma sapete quanto mi sono emozionata io a scrivere questo capitolo? sono rossa come un peperone, e forse anche di più! E adesso come lo speigo ai miei, eh? Aiuto, spero di aver scritto bene questo. Sapete, non sono granchè a scrivere certe cose!
Ma ora passiamo ai ringraziamenti di voi fantastici lettori, che sono meravigliosamente tanti! Vi supplico continuate tutti a commentare, più commentate più mi incoraggiate e più scrivo! Anche perché io scrivo per voi(e per la mia prof di italiano, quando mi ricorderò di portarle la ff!)!

_Niki_:Ciauuuu! Niki! Ma sai quanto sono contenta ogni volta che apro la pagina dei commenti e trovo le tue recensioni! Mi fanno venire voglia di sorridere e correre a scrivere! Scusaaaaa per il ritardo, sono tremenda, lo so! Muahaha sìììììì! Ho vintoooooo!oddio, grazie di cuore per i complimenti! Mi ricopri sempre di commenti positivi e complimenti, e io ho paura di deluderti! Wow spero davvero che ti sia piaciuto qusto capitolo! Grazieeeeeee!

olghisch:Oddio, grazie! Non me l’aveva mai detto nessuno una cosa del genere! Davvero sono così brava? Ma guarda che comunque secondo me tu sei molto più brava di me! però grazie 1000000000000000000 (mi si sta rompendo il tasto dello 0 a furia di schiacciarlo XD) ti è piaciuto questo capitolo comunque? Spero di sì!

bell:Wow, grazie! Io pensavo di aver scritto una schifezza! Grazie di cuore! Questo ti piace? Ciaoooo!

wawa chan:Eheh, anch’io non vedo l’ora di sapere cosa succederà, dipende da quello che penserà il mio cervellino contorto hihi! Be’, grazie mille anche a te per i complimenti! Spero che continuerai a commentare! Ciaoooo!

Sabry87: wow, grazie anche a te! Sono contentissima che ti sia piaciuto, spero sia altrettanto con questo! Grazie e baci! Ciauuuu!

kikka_la cantante di edward:Grazie tante anche a te! Wow, a furia di ringraziarvi sto esaurendo le parole per dirvi quanto mi facciano piacere i vostri commenti! Scusa ci ho messo un sacco ad aggiornare, se domani la prof di inglese non mi uccide cercherò di postare velocemente! Grazie! Kiss.

franci_cullen: Sono molto contenta di essere riuscita a trasmettere emozioni con lo scorso capitolo, era quello il mio obiettivo e sono contentissima di esserci riuscita! Sono anche molto felice perché mi consideri una brava scrittrice, sono lusingata! Grazie, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! kiss kiss

giunigiu95:Hihi grazie per tutti quegli “issimo”! E’ vero, devo smettere di scommetere la mia merenda, ma io sono competitiva! Grazie per i commenti! Piaciuto questo capitolo? spero di sì!

cullengirl:Oh no, non sei pazza, non preoccuparti! Io mentre scrivevo quel pezzo quasi mi metto a piangere(va bene che mi ricordava una cosa brutta che è successa, ma comunque sono io a essere fuori di testa XD!) grazieeeeee, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!

mylifeabeautifullie:Evvai ho vinto! (Ok adesso la smetto di ripeterlo…)comunque, davvero grazie per i complimenti! Sono contenta di vedere che la storia piace!

giu94:Wow! Grazie mille! Mi fanno tantissimo piacere i tuoi complimenti! Comunque…uhm…un bambino ci sarà, ma non sarà di Bella…Ops accidenti ho parlato troppo! Scusate, non riesco a smettere di darvi indizi! Accidenti a me! comunque grazie di cuore per i commenti!


Sorpresa



Nella buona sorte e nelle avversità, nelle gioie e nelle difficoltà, se tu ci sarai io ci sarò.
[Io ci sarò-Max Pezzali]


Lentamente, con passi calmi e misurati, a volocità umana, ci lasciammo lo stretto spiazzo alle nostre spalle. Perfino Edward sembravariluttante di tornare dalla nostra famiglia, quasi avesse desiderato quanto me prolungare quel momento di intimità. Provai per un istante un vago senso d’imbarazzo, ricordando quanto era avvenuto solo pochi secondi prima. Se avessere potuto, ero certa che le mie guance sarebbero avvampate. Effettivamente, era un bene che il mio corpo avesse perso la capacità di tradire le mie emozioni da secoli. Contrariamente a quanto avevo immaginato, ad aspettarci non era rimasta l’intera famiglia, bensì solo Jasper, con un’espressione dubbiosa sul volto, e Alice, con un sorriso incerto. << Gli altri sono andati a casa. Per…i preparativi per la partenza. >> annunciò con voce priva di emozioni Jasper. Ovviamente, la speigazione era a mio beneficio:non avevo dubbi che Edward fosse venuto a conoscenza i quelle informazioni non appena messo piede nella grande radura, o poteva addirittura aver partecipato alla deciosione, mentre io avevo provveduto ad assolvere il mio compito. Ma nonostante quel pensiero mi avesse quasi fatta ricadere nel mio turbine di emozioni negative, la presenza di Edward al mio fianco annullava la disperazione che mi minacciava. Sì, lui poteva essere la svolta definitiva per la mia vita, l’ancora che mi impediva di crollare nell’abisso. Con la coda dell’occhio vidi Edward lanciare un’occhiata che non riuscii a comprendere a Alice, probabilmente rispondendo ad una domanda che aveva pensato. Incredibile quanto, anche dopo quasi una settimana, il suo potere continuasse ad affascianrmi. Mi chiesi distrattamente il motivo per cui lui non riuscisse a leggere nella mia mente, ma non riuscii a trovare una risposta sensata. << Sei pronta? >> mi chiese all’improvviso Edward, senza mai lasciare la mano che ancora mi stringeva. L’espressione sul suo viso perfetto era preoccupata, incerta. << Sì. Non ti devi preoccupare per me. >> risposi, tentando di alleggerire i suoi dubbi. Era incredibile che sembrasse che il suo interesse verso i miei sentimenti fosse quasi pari al mio verso i suoi. Insensato. Ma dopotutto ci sono cose che non hanno mai davvero senso. Accadono e basta. E andava bene così:come avrei potuto voler cambiare i nostri sentimenti, anche potendo? In silenzio, guidata solo dai suoi occhi ambrati, mossi i piedi al contempo con lui, mentre Alice e Jasper ci precedevano, aprendoci la strada verso casa. La sensazione che mi trasmetteva il vento che mi carezzava dolcemente il viso, il rumore dei sassolini e delle foglie secche sotto i miei piedi nudi, e soprattutto le emozione che mi trasmetteva avere la mia mano intrecciata a quella di Edward… tutta quella meraviglia mi mandava in estasi, mi faceva volare a un metro da terra con la fantasia, quasi dimentica delle tragedie avvenute poche ore prima. Era egoistico e ingiusto terminare così il lutto per le persone che mi erano state sottratte quel giorno, ma non riuscivoa tornare a sprofondare nella tristezza come sarebbe dovuto essere. La lucentezza della’nima del ragazzo che mi stava al fianco era troppa per concedermi di essere sopraffatta dalla tenebre. In un tempo che mi parve un istante, iniziai a scorgere i colori chiari della casa, e immediatamente dopo l’edificio entrò nel miocampo visivo. Non un edificio: casia mia. Era una grande differenza, non trascurabile. Appena giunti davanti alla porta, sentii delle mani minute ma forti scostare la mia mano da quela di Edward. Emisi un gemito di protesta, ma subito dopo il mio braccio cadde inerte lungo il mio fianco. << Scusa Edward, ma adesso Isabella la prendo io. Ha bisogno di un bel cambio di vestiti, continuerete dopo le vostre effusioni. >> esclamò decisa Alice, afferrandomi per un braccio. Sentivo il falso entusiasmo nella sua voce, creato per mascherare la sua tristezza: dopotutto, se io avevo perso mio padre, tutti loro avevano appena perso una madre. << No. >> mormorai, suscitando una risatina gentile di Edward grazie alla mia espressione rassegnata. << Non preoccuparti, mi occupoio di Cathy, tu vai tranquilla. >> mi disse. Non riuscii ad esprimere il mio disappunto, nonostante avrei voluto spiegargli che la riluttanza a lasciarlo non aveva nulla a che fare con Cathy… Alice battè impaziente un piede per terra. Senza aspettare, seguì Jasper dentro casa, con Edward che camminava dietro dietro di noi. Ma invece di proseguire con i due ragazzi verso il soggiorno, Alice mi condusse su per le scale. Mi sentivo a disagio, come se avessi dovuto dire qualcosa, confortarla, ringraziarla. Ma prima che avessi potuto formulare una frase, lei mi precedette, prevedendo ciò che avrei detto. << Non ti devi preoccupare per noi, e non ti devi scusare di nulla. Adesso dobbiamo pensare solo a te, ci sarà tempo dopo per i rimpianti. >> esclamò, con una sicurezza decisa nella voce. Lanciandomi un’occhiata incomprensibile, spalancò una bella porta marrone scuro, precedendomi nella stanza. Non sapevo cosa aspettarmi, ma rimasi ugualmente sbalordita davanti alla scena che mi si presentò davanti. Lunghe file di armedietti di un delicato color crema percorrevano le pareti bianche, divanetti bassi, sedie e cuscini ornavano il pavimento dell’immensa stanza, illuminata da un pesante lampadario dorato che pendeva dal soffitto. E più di tutto, un’enorme vasca da bagno con i bordi dorati, rivestita da magnifiche piastreline bianche e rosa e con numerosi rubinetti di metalli incredibilmente simili a oro e argento, dominava la stanza Tutto era sfavillante, lussuoso, abbagliante. Gli elemtenti, seppur di stili e epoche più svariati, erano perfettamenti armoniosi fra loro e non facevano che aumentare la sfarzosità del locale. Era degno della residenza di una famiglia reale. Udii una risata cristallina nascere alle mie spalle, e voltandomi vidi il viso minuto di Alice aperto in un grande sorriso nel vedere la mia reazione sbalordita. << Ti piace il mio bagno? >> chiese, evidentemente soddisfatta. << E’ fantastico. >> esclamai, sinceramente colpita. Un’altra risatina accolse le mie parole meravigliate. << Bene. Adesso io vado a prenderti dei vestiti decenti, tu stai qui e ti rilassi, intese? >> disse, con voce talmente autoritaria che non osai contraddirla. Con un altro sorriso orgoglioso, Alice si chinò verso la vasca e un istante dopo uscì dalla stanza, facendo sbattere la porta con un tonfo delicato. Girai su me stessa, abbagliata dalla magnificenza della stanza, fino a trovarmi di fronte l’immensa vasca da bagno. Un sottile rivolo d’acqua trasparente usciva dal rubinetto più lungo opaco, riversandosi sul fondo con un piacevole e rilassante scroscio. Con un sospiro di piacere, allungai istintivamente una mano per metterla sotto il getto. La temperatura sarebbe stata bollente per un qualsiasi umano, ma per la mia pelle fredda era un piacevole calore. Volute di vapore iniziarono a innalzarsi leggere verso il soffitto, riempiendo la stanza di una leggera foschia e creando giochi di colori con la luce pallida che filtrava dalla neve attraverso la finestra . Presi una confezione di sapone da un armadietto, e la rovesciai nell’acqua, osservando le bolle che si formavano un attimo dopo. Mi sembrava quasi di essere in una fiaba, anziché in un incubo com’era in verità. Lasciai cadere sul pavimento il cappotto logoro che ancora indossavo, che avevo indosso fin da pirma di entrare in quella casa. Immediatamente dopo anche il leggero abito blu che portavo sotto, ormai sporco e lacero in più punti, finì sulle piastrelle bianche. L’abito che utilizzavo per la caccia. A quel ricordo, mi rabbuiai: avevo anche le morti di numerosi umani, seppur malvagi, di cui rendere conto. D’impulso, scossi la testa, quasi a voler scacciare quel ricordo: Alice aveva ragione, dovevo rilassarmi e dimenticare per qualche minuto il passato. Una vocina nella testa mi ricordò che qualcosa non quadrava: Alice aveva detto che sarebbe arrivata a portarmi dei nuovi vestiti…lasciai perdere anche quel dubbio frivolo. Non era certo della puntualità dei vestiti di cui dovevo preoccuparmi, fra tutto. Con le mani slacciai il reggiseno e mi liberai del resto della biancheria, posandola sulla pila di vestiti che già si stava formando accanto alla porta. Poi, appoggiai le mani al bordo e, sollevando lentamente una gamba per volta, entrai nell’acqua profumata. Sentii le onde leggere causate dal getto ancora aperto lambirmi le gambe e le bolle arrampicarsi fino all’anca. Con un sorriso sereno, mi adagiai sul fondo, fino a tenere solo il viso fuori dall’acqua. Il vapore mi danzava intorno, creando uno spettacolo incredibilmente rilassante e impedendo a i ricordi che tentavo di bloccare di riemergere, almeno per qualche istante. la tranquillità che quel posto emanava, infatti, mi permetteva di lasciare i volti delle persone che avevo perduto ai mergini della mia coscienza, così da non dover affrontare il dolore che mi avrebbero portato. Non ha senso andare a rivangare il passato…mi suggerì il buonsenso, citando una frase sentita chissà dove, che capitava proprio a proposito. E per una volta, permisi ai miei pensieri di volare lontano, via da quel luogo che mi aveva portato tanta sofferenza quanto felicità. Ma dopotutto, non potebbe esistere l’una senza l’altra. Non era così? eppure, avrei tanto volentieri fatto a meno di tutto il dolore di quei. Gionri. Sì, ma solo se cancellarlo non avesse significato cancellare anche l’incontro della mia vita. l’incontro con Edward, naturalmente. A quel ricordo, sentii un largo sorriso distendersi sul mio viso. Edward riusciva a illuminare come il più luminoso dei soli l’ombra eterna che era la mia vita. Gettai uno sguardo malinconico fuori dalla finestra, immaginandomelo alle prese con Cathy. Inaspettatamente, provai una punta di gelosia pensando che si stava occupando di quella ragazza, invece che essere con me… Che sentimento sciocco! Non avevo alcun motivo di provare gelosia, e tantomeno di voler considerare Edward di mia proprietà. Dopotutto, sarei duìovuta essere io a occuparmi di Cathy, non lui. mi stava fancendo un immenso favore, e l’invidia era l’ultimo sentimento che mi sarei dovuta permettere. Imrpovvisamente, sentii un suono delicato provenire dalla porta. Sembrava…sembrava che qualcuno stesse bussando. Sulle prime, provai imbarazzo: i miei abiti erano posti a diversi metri da me, irraggiungibili. Ma poi, ricordai la promessa di Alice di tornare presto con un cambio di vestiti e mi rilassai. << Avanti. >> dissi, pronta a vedere il volto minuto della ragazza sbucare dalla porta. Ma la visione che mi si presentò davanti mi lasciò senza fiato. Avvolto dal vapore leggere che impregnaval’aria e illuminato dalla luce debole che brillava nella stanza, il volto di Edward mi sorrise esitante. << Alice mi ha mandato a portarti questi. >> disse. Di certo la punta di malizia che avvertii nel suo tono doveva essere frutto della mia immaginazione, non poteva essere altrimenti. Vidi un fagotto di stoffa fra le braccia di Edward, e immaginai che li avrebbe posati accanto alla vasca, per poi andarsena. Invece, aprì le braccia, lasciando cadere gli abiti. Indossava la stessa maglietta aderente di poco prima, e un paio di jeans scoloriti. Assurdamente affascianante, sempre più ogni secondo che passava. Lo guardai, sorpresa. Cosa stava facendo? Sotto il mio sguardo allibito, lui fece un mezzo sorriso e si portò le mani alla maglia, togliendola. La vista dei suoi muscoli bianchi e perfetti mi lasciò senza fiato. Poteva un solo corpo contenere tanta perfezione? E poteva il possessore di quel corpo essere mio? No, certamente no. Con un gesto veloce, anche i suoi jeans finirono sul pavimento, seguiti dal resto dei suoi abiti. Ero pietrificata, incapace si aprire bocca. Il sorriso di Edward si allargò, raggiante. << Posso? >> mi domandò, lanciandomi un’occhiata di approvazione. Incapace di emettere un qualsiasi suono, annuii, incerta. Immediatamente, lui mise le mani sul bordo e si issò nella vasca, rimanendo in piedi accanto alle mie gambe, e con un movimento elegante si sedette sul fondo, allungando una mano per sfiorarmi il viso.<< Aspetta. Aspetta solo un attimo. >> dissi a fatica, impegnandomi per non rimanere incantata dai suoi occhi ipnotici. << Lo so, lo so. Vuoi delle risposte, vero? >> sospirò, diminuendo di qualche centimetro il sorriso. << Sì. >> risposi, recuperando ancora n po’ di lucidità. Presi un lungo respiro, e cercando di frenare le emozioni riuscii a domandare: << Di cosa parlava Emmet, giù nella radura? >>

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Capitolo 18
*** Confessions ***


Ok, oggi ho deciso di cambiare carattere e colore per le note, non so nemmeno perché! Stavolta ho aggiornato più velocemente, contenti?
Wow se ripenso a stamattina soffoco dalle risate qui sul computer: stamattina i miei compagni mi hanno fatto fare praticamente una conferenza su i libri della Meyer, erano più o meno in venti lì vicino al mio banco ad ascoltarmi, durante le due ore di supplenza che abbiamo avuto, manco stessi dicendo chissà che! Be’ lo ammetto è stato divertente, però: Andrea ti dico che Breaking Dawn è il quarto libro, non il secondo! (Vabbè lui non conosce nemmeno questo sito, però anche se non leggerà questo messaggio domani glielo dico ancora!). Ma vi rendete conto di cosa facciamo noi in classe quando c’è il supplente? Vi giuro, c’era gente che si rincorreva, si lanciavano la gelatina(non chiedetemi dove l’hanno presa XD) si dipingevano i capelli con le bombolette, si mettevano gli occhiali da sole , si tiravano le cose e parlavano a voce talmente alta che credo ci abbia sentito tutto il primo piano della scuola! E tutto nel giro di un paio d’ore, mentre il prof ci guardava e non diceva niente! E stranamente, è in mezzo a tutto quel caos che mi è venuta l’idea per questo capitolo!In questo capitolo scoprirete un po’ di cose su Dalia, l’ex di Edward. Vi avviso che alcune scene mi sono venute in mente mentre facevo il bagno…oddio io ero lì in vasca e mi è venuto in mente Edward che entrava…quasi mi viene un colpo! Così ho deciso di scriverlo, in modo da fare venire un colpo anche a qualcuna di voi! Intanto, mi scuso per il capitolo che segue:è ora di pranzo e io invece di mangiare sono qui a scrivere, anche se sto morendo di fame, perciò aspettatevi un capitolo anche più delirante del solito! Hihi! Ho deciso di andare a capo ogni tanto, così da rendere più leggibile il capitolo.
ATTENZIONE: Vi avviso, mi rendo conto che la Bella creata dalla Meyer mai avrebbe reagito come la Bella della mia fantasia fa alla fine di questo capitolo, ma credo che qualunque ragazza avrebbe reagito così. Io, almeno, l’avrei certamente fatto. Spero di non aver stravolto troppo il personaggio, nel tentativo di adasttarlo alle mie idee.

Scusate, ma adesso che mi viene in mente ne approfitto per dirvi una cosa: se volete leggere qualcos’altro scritto da me, ci sarebero altre tre fanfiction che non ho ancora concluso e che hanno bisogno di fan! Però, vi avviso, non sono affatto come Sunset. Se vorrete dargli un’occhiata e commentare ve ne sarei molto grata, ma naturalmente non vi obbligo!
Queste sono altre due fic che ho scritto su Twilight:
I was in love with you
The light in the darkness
E poi c’è anche questa sul telefilm Bones
Hidden Truth
E ora i ringraziamenti!
wawa chan:Wow, uno dei più belli? Davvero? Sono molto contenta che ti sia piaciuto! Grazie 10 000 000! Uau augurissimi! *Me che inizia a canticchiare tanti auguri a te…* si sono fuori di testa oggi, che ci posso fare? (Solo oggi? N.d.tutti voi)! Comunque, sinceramente Edward l’ho fatto così perché secondo me nel libro si faceva troppi problemi! Perciò nella mia storia sarà un po’ più spontaneo, con meno paranoie rispetto al libro! Comuque davvero grazie! Ciaoooo!

giunigiu95: Be’ Alice è proprio matta, per questo è uno dei miei personaggi preferiti! È un mito! Eheh forse le cose si complicheranno un pochino…no non solo un pochino, io sono sadica e voglio farvi stare sulle spine perciò le cose si complicheranno MOLTO! Avvertitemi se verrete uccidermi perché vi lascio sulle spine, così scappo! Hihi grazie tantissimo anche a te! Ciaooo!

giu94: Di chi è si scoprirà, credo abbastanza presto …ok forse ho fatto bene a dirvi che ci sarà un bambino, così state a chiedervi di chi! Muahahahah! Grazie mille per i complimenti! Sì credo proprio che Alice e Jasper faranno qualcosa di importante, più avanti. Anzi, stavo iniziando a pensare di fare un capitolo dal POV di Alice, ma non so… comunque grazieeeee! Ciauuu

_Niki_: Hihi in effetti sì, visto cos’ha combinato Alice? E poi ne succederanno ancora di cose! Be’ se vuoi vedere quella frase è nel capitolo 15, mi pare verso metà pagina, ma sinceramente non mi ricordo nemmeno io, perciò… sìsì i tuoi commenti sono super-mega-fantastici! E pensa che pure domani io ha dei compiti in classe e non ho ancora aperto il libro… ok adesso la smetto di dire cose che non c’entrano nulla, e ti ringrazio come si deve: Grazie 1000000000000000000000000 per tutti i complimenti! Ciauuu!

franci_cullen: sìììì! W Alice! Grazie per gli incoraggiamenti! Lo so, lo so sono perfida, ma così voi lstate a spremervi il cervello per pensare cosa succederà! Muahahah! Grazie di cuore per tutti i complimenti, mi fanno moltissimo piacere! Ciaoo!

Sabry87: wow grazie tantissimo anche a te per tutti i complimenti! Sono sempre contenta che questa storia ti piaccia!

cullengirl:Grazie 100000000 anche a te! Mi fa tantissimo piacere ricevere tutti questi complimenti! Spero di aver aggiornato abbastanza velocemente! Ciao!

olghisch:Wow, grazie mille per tutti i complimenti! Sono molto contenta di sapere che pensi che io sia così brava, sono lusingata! Spero che questo capitolo un po’…diverso… ti piaccia!


Confessions


I've go to move on and be who I am I just don't belong here I hope you understand[Vanessa Hudgens-I gotta go my own way]


Vidi il sorriso malizioso che ancora gli illuminava il volto spegnersi all’istante dopo aver sentito le mie parole. Vedere i due laghi d’oro liquido che erano i suoi occhi adombrarsi, ghiacciarsi, mi provocò una fitta allo stomaco.
Quegli occhi non erano fatti per portare tristezza o timore, soprattutto se quei sentimenti erano a causa mia. Ma non potevo fare a meno di pensare che mi sarei dovuta aspettare una simile reazione. Avevo mentito a me stessa ripetendomi che ormai la mia fiducia in lui era ricambiata, e ora che avevo la prova di quanto ero stata ingenua non avrei dovuto rattristarmi.
Eppure, qualcosa nella sua espressione mi suggeriva che non era la sua sfiducia nei miei confronti a renderlo restio. Le sue labbra erao curvate in una strana espressione, una mescolanza fra l’indecisione e il rimorso.
Assurdamente sembrava quasi timoroso di parlare, come se temesse la mia reazione. Credeva forse che avrei potuto mal giudicarlo, qualunque cosa mi avrebbe raccontato? Impossibile: cosa mai avrebbe potuto farmi cambiare opinione su di lui? Nulla, certamente nulla.
Ma apprendere che la sua opinione di me era così bassa, a tal punto da considerarmi una persona che avrebbe potuto osare rifiutarlo per un suo fantasma del passato, era ancor più difficile da accettare della diffidenza. Quantomeno l’ipotesi della diffidenza era comprensibile, al contrario della sua possibile paura.
Eppure, vederlo lì, con solo le bolle a proteggerlo del mio sguardo bramoso, rendeva sopportabile qualunque dubbio e mi coinvolgeva infinitamente più di quanto potesse essere lecito.
Qualunque cosa fosse successa, il mio unico, incomprensibile, irrazionale desiderio era tenerlo accanto, seppur non sarebbe mai potuto essere mio. Volevo, pretendevo con tutta me stessa la sua presenza: di certo non sarei mai stato abbastanza sazia del suono della sua voce e delle sue fattezze da angelo, e un distacco definitivo avrebbe sicuramente decretato la mia fine.
In quel momento poi, immersi in una nuvola di vapore brillante, mi sembrava quasi di aver davanti la visione stessa del Paradiso, per quanto mi fosse stato evidentemente inaccessibile.
Le sue carezze sul mio viso, che non erano mai cessate seppur fossero diventate rigide e meccaniche, erano come seta sulla mia pelle, mi trasmettevano una sensazione di appartenenza a lui che mi avrebbe fatto accettare qualunque sofferenza, qualunque rivelazione. Eccetto una, certo, ma allora come potevo saperlo?
Improvvisamente, sentii il suo sguardo intenso e penetrante bruciarmi sulla nuca, e girai involontariamente il volto, imbarazzata. E inaspettatamente, lui fece altrettanto, distogliendo lo sguardo.
Fu in quel momento che mi accorsi che non ero solo io ad essere in balia delle sue emozioni, non ero solo io a dipendere totalmente da lui: forse c’era davvero la remota possibilità che il legame che mi univa a lui fosse reciproco…
L’acqua ribolliva intorno a noi, creando mille riflessi sul soffitto e formando bolle trasparenti, che s’infrangevano un istante dopo. Bellissime. Fragili.
<< Di cosa parli? >> domandò lui all’improvviso, con falsa sorpresa e ingenuità nella voce e con le labbra curvate in un ghigno rassegnato, spento.
Sentii la rabbia iniziare a montarmi dentro inaspettatamente: perché si ostinava a rimanere chiuso in se stesso? Voleva giocare con me, prendere forse in giro i miei sentimenti?
No, impossibile. Quel comportamento, nonostante non lo conoscessi bene, non gli si addiceva affatto e stentavo a credere che avrebbe potuto avere davvero simili intenzioni. No, la ragione doveva essere più profonda, più difficile da immaginare.
<< Lo sai bene. Edward, perché non me ne vuoi parlare? Emmet poco fa ha detto che questa sarebbe stata la seconda sparizione di un membro della vostra famiglia. E quelle parole ti hanno fatto soffrire. Ti chiedo solo di dirmi cosa ti turba tanto, così potrò aiutarti. >>
Mi aspettavo una risposta brusca, più che lecita, dopotutto. Ma la sua era risposta mi lasciò stupefatta. Mi scoccò un’occhiata curiosa, incomprensibile, ed esclamò, con una punta divertita nella voce profonda: << Ti preoccupi per me? >>
<< Non dovrei? Dopotutto, siamo…amici. >> risposi io, distogliendo nuovamente lo sguardo, furiosa. Furiosa con lui per quel suo tono ironico, leggero, e al contempo furiosa con me stessa per la mia inutile esitazione. Eravamo amici, certo. Quei baci, quegli abbracci… niente, non significavano niente. Eppure, quelle parole che avevo pronunciato io stessa sembravano tanto sbagliate, tanto fuori luogo, tanto false.
Non intrise d’ingenua sincerità come quei due “ti amo” che mi erano usciti dalle labbra solo poche ore prima, costatai con un sospiro. Perché negare l’evidenza? Per non soffrire per amore? Per prepararmi meglio a un suo rifiuto? No. Purtroppo, nessuna di quelle risposte era quella corretta: la realtà era che io stessa riconoscevo la veridicità di quell’amore dichiarato, ed ero restia ad ammetterlo.
Ad un tratto sentii uno strano suono, simile ad un risucchio, e compresi con stupore che veniva da me. Edward mi guardò, curioso, ma non fece domande.
Prese invece un lungo respiro, facendo danzare mille goccioline di vapore davanti al suo viso, e si preparò a raccontare.
<< Iniziò tutto circa due anni fa, appena dopo il nostro arrivo qui a Forks. Vedi, la nostra ...dieta, ci permette un contatto prolungato con gli umani, senza troppi problemi. >> fece una pausa, osservando la mia reazione. Io mi concentrai, tentando con tutte le mie forze di mantenermi impassibile, nonostante le sue rivelazioni fossero iniziate in maniera alquanto singolare. Inoltre, ero certa che stesse minimizzando, come avevo capito gli ero abituale fare.
La luce proveniente dalla finestra si stava affievolendo, annunciando l’arrivo della sera. Rimasi sbalordita: la mia impressione era quella che fossero passati appena pochi minuti dall’inizio delle nostre battaglie, non un’intera giornata o più.
Edward esitò, indeciso. Gli lanciai una lunga occhiata significativa, incitandolo a continuare con un gesto apparentemente disinvolto della mano.
<< Eppure, gli umani hanno sempre tenuto le distanze da noi. Istinto di sopravvivenza, credo, o buon senso. Tutti, tranne uno. Una ragazza, per la precisione. Il suo nome era Dalia. >> s’interruppe nuovamente.
Ma stavolta, non ero io il problema. Con un’irrazionale fitta nel luogo dove si doveva trovare il mio cuore, vidi il suo sguardo fisso sulla finestra, sognante. Contro ogni logica, vedere che i suoi occhi non erano più fissi nei miei mi faceva star male, e mi provocava un’emozione sconosciuta. Gelosia, forse?
<< Descrivila. >> sussurrò una voce roca, piatta. Il fantasma della mia voce squillante, costatai con orrore. << Cioè, se ti va. >> mi affrettai ad aggiungere, tentando di tenere sotto controllo la mia voce quanto le mie emozioni. Lui annuì, cupo, puntando fugacemente gli occhi su di me per poi distoglierli nuovamente un attimo dopo.
<< Era…bella. Molto bella. I suoi capelli erano lisci, più neri dell’inchiostro…aveva due magnifici occhi grigi, quasi argento, la pelle ambrata. Eppure, la cosa che più mi colpì, era il suo coraggio, la sua allegra disinvoltura. Come se il mondo fosse un’eterna fiaba a cui creare un lieto fine. Era la sua frase preferita… eppure, ancor più del suo carattere, c’era un suo dettaglio che era al contempo la mia condanna e la sua benedizione: il suo profumo… idilliaco, divino, floreale. Era come se il fato avesse deciso di punirmi, inviandomi quella ragazza che mi attraeva in tutti i sensi, anche nei più riprovevoli. >>
Avvertii la mia bocca spalancarsi, stupefatta. Quelle parole… quanto avrei voluto fossero dedicate a me, seppur fosse totalmente folle desiderarlo. Era un desiderio che mi rodeva dentro, alimentava una rabbia incontrollata e al contempo una smisurata tristezza. Sì, ero gelosa, irrimediabilmente gelosa. Gelosa di un ricordo.
Sentii gli occhi pizzicarmi, improvvisamente grata al mio corpo che mi permetteva solo quella manifestazione della tristezza. Non avrei mai sopportato avvertire lacrime salate scivolarmi inesorabilmente lungo le guance, tradire così evidentemente le mie emozioni.
Ma Edward continuò, assorto, implacabile come acqua che esonda lentamente dagli argini di un fiume, trascinando nella sua furia tutto ciò che incontra.
<< Tutto accadde un piovoso giorno primaverile. Un giorno come gli altri, con l’intera popolazione rifugiata sotto gli ombrelli a ridere, chiacchierare e lamentarsi, come tutti gli umani. Successe mentre mi stavo avviando verso la mia auto dove i miei fratelli mi attendevano, come tutti i pomeriggi. All’improvviso, fui investito da una folata d’aria profumata che annunciava l’arrivo di Dalia. La ragazza mi scrutò, sospettosa, ed io rimasi basito leggendo i suoi pensieri. Come poteva aver capito? Ma un attimo dopo, la ragazza esclamò “ Ho capito cosa sei!” e corse via, lasciandomi solo con la scia del suo profumo e i miei dubbi. >> Proseguì, incurante del tornado che si stava inesorabilmente abbattendo sul mio cuore.
<< E poi, cosa accadde? >> domandai vinta dalla curiosità, con un filo di voce, in corpo la forza sufficiente per solo poche sillabe.
Eppure, anche nella mia tristezza miscelata con la gelosia, mi resi conto che quella era la domanda sbagliata. Vidi gli occhi di Edward raggelarsi, colmi di rimpianti e di disgusto. << Non volevo…io non volevo… avrei dovuto controllarmi di più… >> sussurrò con la voce spiritata, roca per lo sforzo. Sentii i miei occhi dilatarsi per la sorpresa, anziché per il disgusto. Improvvisamente, il pensiero dell’immensa tristezza che doveva aver provato Edward prese definitivamente il sopravvento sulla mia.
<< Mi dispiace. >> mormorai. Lui rimase muto, assorbito dai suoi ricordi. Tutto in lui emanava una profonda nostalgia, dagli occhi spalancati alle mani immobili, bloccate a pochi centimetri dal mio viso nell’atto di accarezzarmi.
<< Bella, io…c’è una cosa che non ti ho detto… ti prego, non esserne disgustata, se avessi saputo prima che ti avrei incontrata… >> bisbigliò, la voce rotta in più punti. Allungai una mano bianca ad accarezzare la sua sospesa a mezz’aria, come gesto di solidarietà e incoraggiamento.
Come potevo sospettare che le parole che avrebbe pronunciato da lì a poco mi avrebbero distrutta? Edward parlò lentamente, come timoroso di spaventarmi o ferirmi, la voce dolce ma colma di rimorsi passati e presenti.
<< Bella. Io e Dalia ci siamo sposati. >>
“ Sposati”… sposati. La parola echeggiò nella stanza potente e penetrante. Fin troppo significativa. << Il matrimonio è simbolo di amore eterno. >> esclamai, incapace di formulare pensieri coerenti o lucidi. << Fino alla morte. >> rispose Edward.
Lo fissai con la bocca spalancata per la rabbia e la sorpresa. << Io…tu vuoi stare con me per rimpiazzare Dalia? >> strillai, sentendo la mia voce riempire il locale, improvvisamente troppo piccolo. << No! No, come puoi pensare una cosa del genere? >> disse Edward, sbalordito quasi quanto me. Ma non abbastanza sincero.
<< No! Non dire più niente, non ti credo! >> urlai, sconvolta. Mi alzai in piedi di scatto sul fondo della vasca, chinandomi per afferrare un asciugamano morbido e rosa dal sostegno e me lo avvolsi stretto addosso. Avvertii una mano di Edward calarmi su una spalla, nell’atto di trattenermi.
<< Lasciami! >> gridai, e feci un gesto che mai e poi mai avrei creduto di poter fare. Sentii la mia mano destra alzarsi davanti al mio viso, tremante, e raggiungere il suo assestandogli uno schiaffo con una tale forza che avrebbe ucciso anche il più forte degli umani. Edward colpì con la schiena il muro, scivolando sul fondo della vasca e venendo nuovamente avvolto dall’acqua.
La rabbia che mi stava montando dentro era più potente di qualunque cosa avessi mai provato, e non riuscii ad oppormi. Uscii con un balzo dalla vasca da bagno, riempiendo il locale con le gocce che mi erano rimaste attaccate, e fermando l’asciugamano con un nodo veloce. Afferrai i vestiti di ricambio che ancora giacevano sul pavimento e spalancai la porta.
<< Bella. >> implorò Edward, seguendomi fuori dalla vasca mentre si teneva una mano sulla guancia, con stupore crescente.
Nonostante una parte di me desiderasse con tutta se stessa buttarsi ancora fra le sue braccia, mi opposi con tutte le mie forze a quel desiderio malsano. Non l’avrei diviso con nessuno, tantomeno con un fantasma. Mi precipitai giù dalle scale, passando sotto gli sguardi sbalorditi della mia famiglia.
<< Isabella. >> , udii chiamare delle voci che non identificai, ma non risposi. Che senso avrebbe avuto rispondere, ora che tutta la mia esistenza si era ridotta in frantumi. Proseguii anzi con tutta la velocità di cui ero capace verso la porta d'ingresso. Quella che si chiuse alle mie spalle un istante dopo non era solo una porta. No, era un frammento della mia vita che si concludeva, portandosi dietro tutto il mio amore e il mio cuore che si stava sbriciolando sotto la consapevolezza di aver amato con tutta me stessa qualcuno che non sarebbe mai stato mio.


Ok ok, stiamo calmi. Ehi voi, cosa fate con quelle pistole? Avanti, mettetele via… da bravi, possiamo ragionare…non uccidetemiiiiii* me che fugge a gambe levate in un posto che non scoprirete mai*!

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Capitolo 19
*** Ostaggio ***


Ciao a tutti! Ok, so che state già pensando a come uccidermi, sia per il capitolo scorso che per il ritardo, ma pensateci: se mi uccidete come faccio ad aggiornare? E mentre voi ci pensate, io afferro il mio caro computer e fuggo a tutta velocità più lontano che posso…
Questo capitolo sarà un po’ strano, vi avviso…comunque, sappiate che se le prof mi mettono 2 in un bel po’ di materie è colpa vostra: questo capitolo è stato scritto durante le lezioni sul libro di scienze, inglese e storia…ma per fortuna non se n’è accorto nessuno, solo che non ho ascoltato una parola delle spiegazioni… Ora non ridete, ma vi giuro che mi sono venute le lacrime agli occhi scrivendo questo capitolo…va bene che ho passato un’altra giornata da schifo, ma mi sono emozionatra un po’ troppo…
Uff, le recensioni stanno diminuendo…dai, volete commentare? Apprezzo tantissimo tutti i commenti che mi lasciate già adesso, ma sono 88 le persone che hanno messo questa storia fra le preferite e mi sembra un peccato avere tipo 7 commenti per capitolo. Anche se, dato il mio ritardo tremendo, non dovrei chiedervi niente…
Ah, se vi interessa ieri sera ho pubblicato un’altra storia su Twilight, vi sarei moooolto grata se la leggeste e commentaste: Oblio
… ok, adesso basta parlare di me e delle mie storie…passiamo a voi:

cloddy_94: Grazie per il commento, mi sembri molto simpatica! Mi fa sempre piacere ricevere nuovi commenti, e spero che questo capitolo ti piaccia! Ciaoo!

franci_cullen:Grazieeeee! Tu poi stai seguendo già anche Oblio, perciò doppio grazie hihi! Ohoho mi sa che ho scatenato un po’ troppo la vostra ira con il capitolo scorso…aiutooooo! Be’, anche se vi ho lasciato sulle spine per una settimana, mi perdonate, veeeeero? Comunque, grazie davvero di cuore per tutti questi compimenti! Sono lusingata! Ciao!

cullengirl: Be’,diciamo che dopo aver letto i commenti del capitolo scorso sto scappando un po’ da tutti XD! Be’ dai, sono contenta di vedere che siete tutte così affezionate alla mia storia! Grazie!! Spero che questo capitolo ti piaccia!

giu94:*me che scappa perché non si sa mai…* uhm per Esme…chissà... magari sì, magari no…muahaha, io vi lascio ancora sulle spine perché sono taaaanto malvagia…sono contenta che i miei capitoli ti piacciano, spero sarà così anche per questo! Grazie 100 000 000! Ciao!

Sabry87: oh be’, mi sa che ci vorrà un po’ di tempo per aggiustare le cose….anche perché in questo capitolo…no, non ve lo dico! Leggete hihi! Sono lusingata per tutti i tuoi complimenti, grazie di cuore davvero! Ciao

Debby_DG: Sììììì! Sono contentissima di vedere che sei tornata a commentare, era un po’ che non ti sentivo! E sono ancor più felice di vedere che la mia storia piace! Ok, forse ho un po’ esagerato a lasciarvi così sulle spine, ma cosa volete farci…ho un debole per i capitoli in sospeso…ecco, però ancora scusate per l’immenso ritardo, non succederà più(spero)! Ciao!

_Niki_: e ora, naturalmente, la mia commentatrice più affezionata: fate un applauso a Niki! Mi piace l’aggettivo che hai usato…fatato… era questa l’idea che volevo dare! Be’, grazie 10000000000000 per la ola, naturalmente! Davvero, ogni volta che leggo i tuoi commenti sono felice! Be’, gli avrei dato un ceffone anch’io, in effetti…ed è esattamente quello che vorrei fare domani con una certa pesona… (Bra stai attento, perché se ti becco…ok, lo so che lui non leggerà questa minaccia perché non frequenta questo sito, ma scriverla mi fa sentire meglio XD). Comunque, mi fa tantissimo piacere vedere che segui così le mie storie! Spero che questo capitlo ti piaccia, preparati a un colpo di scena… un po’ mi dispiace mettere nei guai il mio personaggio preferito, ma serviva…di chi parlo? Be’, leggete! Ok, ora prima che qualcuno pensi ancora ad uccidermi…ecco il capitolo! P.s:grazie anche a te per aver commentato anche Oblio…e naturalmente, anche tutte le mie altre storie!


Ostaggio


<< Pareggiamo i conti. La mia vita contro la sua. >>
[Stepenie Meyer-L’ospite-Pag. 349]

Udii a malapena il tonfo leggero della porta che sbatteva alle mie spalle, mentre affondavo i piedi nella neve soffice, finalmente libera di pensare… il vapore, le bolle, lo sfarzo della stanza da bagno…in quel momento più che mai mi apparivano simili a una prigione. Sì, una prigione in cui era rimasto rinchiuso il mio cuore.
Erano pochi i fiocchi di neve che ancora volteggiavano nell’aria, per poi posarsi a completare il mantello che aveva velocemente ricoperto l’intero paesaggio, a perdita d’occhio.
In qualunque altro momento, avrei trovato quella vista meravigliosa, tanto che avrei potuto ammirarla per ore, senza mai distogliere lo sguardo. Ma in quel momento tutto sembrava così cupo, così triste. Perfino i fiocchi che danzavano fino al suolo sembravano avere il sapore amaro della separazione.
Perché nonostante la mia mente avesse cercato in tutti i modi di isolare quel ricordo, mi era impossibile scordare o accantonare le parole di Edward, o l’espressione sognante con cui le aveva pronunciate.
Perché non erano state le sue parole a ferirmi: le parole da sole perdono significato, possono essere menzogne e falsità, frasi prive di fondamento e sincerità.
Ma parole pronunciate con una tale convinzione… la nostalgia sconfinata di cui era intrisa la sua voce, l’affetto represso che impregnava il suo sguardo… era impossibile non comprendere che Edward fosse ancora innamorato di Dalia, e quell’amore incondizionato era ancor più potente dell’odio per se stesso e del rimorso. Eppure, nonostante la tragicità della situazione, c’era un sentimento che non riuscivo ad arginare, e che mi travolgeva con la forza di mille inondazioni: gelosia…gelosia per un ricordo…
Era quello il sentimento che aveva scatenato la mia reazione, unendosi alla rabbia e alla tristezza repressa, fino a farmi perdere il controllo e la razionalità.
I miei piedi affondavano veloci nel manto di neve steso sul terreno, mentre un vento piacevolmente freddo mi accarezzava le braccia nude. L’immensa salvietta in cui ero avvolta era bagnata, e mi provocava una fastidiosa sensazione di umidità sulla pelle. E soprattutto, mi sentivo esposta, inerme. Le mie gambe, le mie braccia, il mio volto… non era la carezza del vento che desideravo avvertire sulla mia pelle nuda.
In una qualunque altra situazione, avrei trovato alquanto sgradevoli quelle condizioni, ma in quel momento niente era più gelido nel mio cuore ridotto in polvere, e il freddo era una piacevole distrazione, mi lasciava libera di illudermi che almeno una parte delle schegge ghiacciate che mi stringevano il cuore non provenisse dalla mia delusione irrazionale.
Sì, irrazionale perché avrei dovuto sapere da sempre che Edward non sarebbe mai stato davvero mio…non lo meritavo, ed era una certezza assoluta che aveva avuto conferma. Ma allora perché mi sembrava che tutta la mia vita si fosse sbriciolata, tramutandosi in polvere inutile e priva di significato?
Eppure, nonostante mi fossi sforzata con tutta me stessa di convincermi che non fosse vero, la realtà era una sola: le cose che gli avevo detto, che avevo pensato, i gesti che avevo compiuto…era tutto vero. Io lo amavo, lo amavo più della mia stessa esistenza e più di qualunque altra cosa al mondo. E nonostante ciò che era accaduto, sarei stata ancora disposta a sacrificare il mondo intero pur di avere uno soltanto dei suoi strabilianti sorrisi.
Il paesaggio scorreva, chiaro e nitido, ai margini del mio campo visivo, ma per me nulla di ciò che vedevo aveva senso. Erano solo immagini, inutili e banali. Ma perché tutto continua a esistere? Perché gli alberi fanno nascere nuove foglie, i ruscelli continuano impassibili il loro corso, gli animali avanzano nelle loro vite? Che senso ha andare avanti, se poi tutto finisce?
Immortalità. Che termine inutile, privo di senso. Se io fossi stata davvero immortale, perché mi sentivo così vuota, così morta dentro? Perché la mia esistenza continuava senza più la sua ragione di vita?
Improvvisamente, mi sentii stanca.
Una stanchezza che non era minimamente comparabile a qualunque sfinimento fisico avessi mai provato in tutta la mia vita. Sentivo il mio stesso respiro affannoso, inutile, rimbombare fra gli alberi, amplificandosi e ferendo le mie orecchie acute. Sembrava che tutti i miei sensi si fossero acuiti ancor più del normale, regalandomi una più chiara percezione del mondo.
E sfortunatamente, anche delle mie emozioni e dei miei ricordi, fin troppo vividi nella mia mente. Ma nonostante quello strano stato simile ad un momento d’estasi, sentivo distintamente ogni terminazione nervosa del mio corpo tremare. Sembrava quasi che il mio corpo non fosse più in grado di contenere tutto l’orrore e la sofferenza che quella situazione mi aveva recato.
Sì, ero riuscita a realizzare la mia situazione. Con una chiarezza inaspettata, sorprendente dopo l’annebbiamento di pochi istanti prima.
Una tristezza profonda si faceva inesorabilmente strada nella mia mente, sopraffacendo la rabbia e lasciandomi nuda, scoperta, vulnerabile. Perché la verità era semplice e impossibile da mettere in discussione: Edward non mi amava. Lui amava ancora Dalia…
Furono le parole più difficili, dolorose, e sbagliate che la mia mente avesse mai generato. Non sarei mai stata in grado di pronunciarle ad alta voce, né di ripeterle nemmeno nei miei pensieri. Era semplicemente inaccettabile…
Improvvisamente, mi accorsi che le mie gambe si erano fermate, arrestandosi in una radura isolata, sperduta fra gli alberi. Anche volendo, non avrei più potuto correre: dove sarei potuta andare? Ogni passo che mi allontanava da Edward pesava come mille chilometri sulle mie gambe, impedendomi di procedere.
Come se, contro la mia volontà, fossi stata ancora legata irreversibilmente a quel luogo. No, non ad un luogo. Alla mia casa.
Cos’era una casa? Un luogo dove sentirsi bene. Quattro muri portanti che delimitavano il rifugio sicuro, come un faro in mezzo alla nebbia. Una tana.
Quell’abitazione era forse tutto ciò per me? No, certamente no. Eppure, non esisteva nessun altro posto al mondo che avrei osato chiamare casa, oltre a quella dove alloggiava la mia vera famiglia. La famiglia di Edward…
Non potevo impedire ai miei pensieri di volare a Edward, ogni attimo che passava sempre di più, ormai era certo. Come se quella lontananza non avesse fatto altro che rafforzare l’improbabile mescolanza di emozioni che mi univa a lui, ancora intatta anche dopo tutto ciò che era successo.
Gli alberi incombevano improvvisamente minacciosi nella radura sperduta, protendendo i loro rami secchi e spogli verso di me, come dita pronte ad afferrarmi al primo segno di debolezza.
Un ceppo tagliato si ergeva per poco più di mezzo metro al centro dello spiazzo, come un’ancora di salvataggio inviata dal cielo.
Senza riflettere, mi ci avviai immediatamente, lasciando finalmente che le mie gambe cedessero, e accasciandomi sul legno duro.
Il vento ululava senza posa fra gli alberi, donando qualcosa di sinistro e al contempo attraente a quella radura…come se nascondesse un segreto magico e letale.
Ma all’improvviso, sentii un fruscio fra gli alberi alle mie spalle, differente del rombo del vento. All’istante, sentii le mie gambe recuperare le forze, animate dall’istinto di sopravvivenza.
Ma fu troppo tardi. Prima che avessi il tempo di reagire, sentii delle mani ruvide afferrarmi il volto e premermi sulla bocca, impedendo a qualunque sono di uscire. Nello stesso attimo, un altro paio di braccia possenti mi cinse la vita, immobilizzandomi. Erano troppo forti, troppo potenti per appartenere ad un qualunque vampiro .
Sentii la paura dilatarmi le pupille e donarmi forza, ma non fu abbastanza da sopraffare i miei aggressori. Udii dei passi pesanti affondare nella neve dietro di me, veloci e ritmici.
<< Bene, bene, ragazzina. Era ora che qualcuno di voi si allontanasse, ci stavamo iniziando ad annoiare… >> ghignò beffarda una voce roca al mio orecchio.
Cercai di girare il viso per poter guardare in faccia il mio aggressore, ma era impossibile opporsi alla morsa che mi stringeva la testa, impedendomi qualunque movimento.
E piano piano, sentii anche le ultime forze abbandonarmi, l’istinto di sopravvivenza sfumare. Non era come le altre volte, non era come quando non avevo alcuna ragione per combattere e sopravvivere. No, era diverso: avevo trovato la mia ragione di vita, e mi era stata strappata.
<< Brava ragazzina, tanto non riuscirai a liberarti. >> proseguì la stessa voce sgradevole di qualche istante prima, quando rinunciai agli ultimi tentativi di divincolarmi. Inutile. Che motivo avrei avuto di fuggire?
Improvvisamente, sentii un odore pungente inondarmi le narici. Un odore sgradevole, che sapeva di pericolo, ma incredibilmente familiare e indimenticabile. L’odore delle Anomalie, dei cacciatori di mio padre…
<< Hai capito, mocciosetta? Cos’è, tu e i tuoi amichetti credevate davvero di essere riusciti a sterminarci tutti? Bene, ora lascia che ti spieghi come stanno le cose. E’ molto semplice: voi avete ucciso il nostro capo, e noi uccidiamo il vostro. Perciò non preoccuparti, ragazzina, non ti faremo niente…be’, purché non tu non tenti di scappare…ma tu ci servi come ostaggio, perciò vedi di non fare sciocchezze. Vi abbiamo osservati, e siamo certi che il tuo fidanzatino non esiterà e scambiarti per quel biondino del loro capo… >> continuò la creatura, con eccessiva teatralità. Davvero non si rendeva conto di quanto suonassero false le sue stesse parole? Edward non avrebbe avuto motivo di salvarmi, e soprattutto di sacrificare un membro della sua famiglia…
Ma improvvisamente, un dubbio iniziò a strisciare nella mia mente. Ero certa che fosse così? Sarei stata capace di scommettere la vita di Carlisle, per verificare se la mia interpretazione delle parole di Edward era corretta? Perché dopotutto, in quel momento di pericolo imminente mi fu chiaro, la mia non era stato altro che un’interpretazione. Aveva forse detto apertamente di non amarmi?
All’improvviso, spinta dalla disperazione, affondai i denti nella carne della mano che mi premeva sulla bocca, facendogli perdere la presa. Fu questione di un attimo. Le braccia che mi stringevano il torace esitarono per la sorpresa, così come quelle che mi bloccavano il capo.
Istintivamente, le mie gambe si misero in moto, disperatamente veloci verso la salvezza della mia famiglia.
Eppure, avevo commesso un terribile errore per la seconda volta nella stessa giornata: avevo sottovalutato il numero di avversari.
Inaspettatamente, uno squarcio si aprì fra le foglie alla mia destra, e ne fuoriuscirono altre creature, sbarrandomi la strada.
In quel momento, fui io ad esitare, per un fatale istante. Le mani possenti mi riafferrarono, aumentando la forza della presa, senza lasciarmi scampo. Altre mani mi immobilizzarono le braccia dietro al schiena, togliendomi qualsiasi libertà di movimento ancor più di prima.
<< Non capisci? Noi siamo imbattibili, mocciosa. >> ripeté la voce, e sentii uno strattone all’altezza della vita mozzarmi il respiro, quasi a conferma della loro potenza.
In quel momento, odiai me stessa più che in qualsiasi altro momento. Se avessero catturato chiunque altro, avrebbe saputo cavarsela egregiamente, senza mai mettere a repentaglio la salvezza di uno qualsiasi dei membri della mia famiglia.
Ma per la mia ostinazione, ero sospesa nell’incertezza e nel timore. Incertezza, per la mancanza di sicurezza riguardo a quello che avrebbero deciso i miei familiari. Timore, invece, per l’ipotesi di essere io la causa di un’altra perdita.
E improvvisamente, un pensiero iniziò a farsi strada nella mia mente. L’amore fa brutti scherzi, toglie il senno e la capacità di ragionare. E se fosse stato così un’altra volta? Dopotutto, era stato facile dimenticarmi delle perdite degli altri… facile dimenticarmi che era stato proprio Carlisle a perdere la sua unica amata, per mano di quelle orribili anomalie…
E se l’amore e la sofferenza lo avessero spinto a un gesto estremo? La paura, fino a quel momento un semplice sospetto, irruppe con tutta la sua potenza nella mia mente. Forse, c’era la possibilità che non sarebbe servita la decisione di Edward per farmi essere la causa di un’altra vita stroncata. E se…se fosse stato Carlisle stesso ad offrirsi, per raggiungere la sua amata Esme?
Per amore si fanno follie, per amore si perde se stessi...

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Capitolo 20
*** Errore ***


Salve a tutti! Visto, non mi hanno rapita gli alieni…ci sono ancora! Chiedo scusa per questi orribili, tremendi, imperdonabili ritardi, ma sono sommersa di compiti e nei pochi momenti liberi non ho mai idee per aggiornare! Adesso invece non ho niente da fare… (Non è vero! Vai a studiare scienze!* N.d.La mia coscienza*…! Zitta tu! *N.d.me*) Wowwww! Siamo già al 20° capitolo...mi sembra pazzesco... Comunque, dopo questo capitolo finiranno per un po’ i colpi di scena, ma non preoccupatevi: la storia è solo all’inizio! Ok, ora vi lascio ai ringraziamenti e poi ai dilemmi morali di Bella, in stile Amleto o anche peggio…in questo capitolo, poi… Vabbe, ora la pianto di annoiarvi e vi lascio leggere, prima che vi venga in mente di inseguirmi ancora…
Uhm…posso farvi una domanda? Così, solo per sapere:secondo voi, quanti anni ho? Così, giusto per farmi un’idea di che età mi date… rispondete nelle recensioni! E un’altra cosa: volete i licantropi nella storia? Rispondete nei commenti anche a questa, please.
p.s.: altra domanda(non aveva finito?uffaaaa … *n.d.tutti voi*) : avete mai letto un libro di Scott Westerfeld? Se scrivessi una fic su uno dei suoi libri, la leggereste?
Ciaooo

giu94: dai, un po’ mi spiace non dirvi cosa succederà, ma non voglio rovinarvi la sorpesa! Già, questa storia è piena di colpi di scena! Non ho capito se il capitolo scorso ti è piaciuto, ma spero davvero di sì. Ciaooo! Ps: e io sto ancora scappando…uff, se lo sapesse la mia prof di ed. fisica sarebbe sorpresa: sarebbe la prima volta che mi vede correre hihi! Ciaooo

wawa chan:ok, cercherò di rallentare un po’ le cose! grazie per il consiglio, lo apprezzo! Ciao…

Debby_DG: wow, mi sa che mi conviene per la mia salute aggiornare più velocemente…be’, credo che Eward troverà il modo di farsi perdonare… comunque, in realtà Carlisle è il mio personaggio preferito nei libri! Lo so che sembra strano perché glene faccio succedere di tutti i colori, ma è così. E’ che mi piace scrivere di lui…e poi in realtà quella che non mi piace è Esme…bah. Ps: sono contenta che tu sia tornata a commentare! Mi fa proprio piacere! Ciaooo

Sabry87: Wow, sono contenta che ti piaccia! Graziew mille per il commento, scusa se ti ha fatta aspettare! Ciao

cullengirl: già, Bella riesce sempre a finire nei guai! Be’, diciamo che Edward è indeciso…mac’è un motivo per cui non può stare con Dalia( normalmente non ve lo direi, ma non voglio essere troppo cattiva oggi, perciò: l’avevo accennato due capitoli fa, ma ora lo anticipo meglio..Dalia è morta. Come? Be’ questo non posso dirlo proprio, scusate…comunque si capisce nel capitolo 17…mi pare che sia il capitolo 17…)

franci_cullen: eheh, naturalmente non potevo lasciare che tutto finisse bene… già, è colpa di Ed (mi verrebbe da dire “come sempre”, però lasciamo stare…) mmm comunque io Carlisle lo adoro, perciò non riesco a farlo fuori (Ops! Ho detto troppo come sempre, accidenti!) … sono contenta che ti sia piaciuto! Ciaooo

_Niki_: e ora, ecco qui Niki! Avanti gente, un applauso! Eh be’, se fosse stato così sarebbe stato troppo semplice..ma non preoccuparti, c’è tempo per farli dichiarare ancora! Sì, Bella è davvero sfortunata …oddio, quando ho letto quella cosa dell’andare a pulire i gabinetti quasi cado dalla sedia dal ridere! Troppo forte! Comunque, come al solito sono contentissima che ti sia piaciuto, e sono lusigata per tutti i cmplimenti(che non mi merito!) spero che il capitolo ti piaccia! Ciaooo


Errore


Non c’è uomo buono al mondo che non abbia mai peccato almeno una volta nella sua vita, così come non esiste malvagio che non abbia mai compiuto una buona azione.


Avvertii ancora le mani premere contro le mie costole, provocandomi una fitta di dolore che non sarebbe dovuta nascere. Erano davvero tanto forti quelle anomalie? Tanto forti da poter essere i vincitori?
<< Ryan, quando iniziamo? >> domandò una voce, con un tono teatralmente piagnucolante.
<< Calmo, Johnny. Dobbiamo aspettare il momento giusto, e lo sai… quando quello che legge nel pensiero si accorgerà di noi, allora attaccheremo. >> rispose tranquillamente la voce del mostro che mi aveva afferrata.
Le sue parole riuscirono a penetrare nella mia mente, lasciandosi dietro un opaco alone di dubbio e sorpresa, che inquinava i miei pensieri. “ Quello che legge nel pensiero”, aveva detto la creatura… Ryan, mi corressi automaticamente. Nonostante la loro crudeltà e le loro intenzioni devastanti, c’era qualcosa di…sbagliato, nel definirli semplicemente creature o anomalie. Perfino l’appellativo “mostri” mi suonava in qualche modo scorretto, fuori posto. Erano esseri viventi…proprio come me.
Quasi mi lasciai andare ad un sorriso fugace, a quel pensiero: sembrava più un vecchio slogan animalista, che una considerazione di battaglia…totalmente inadeguato, quindi.
Ma c’era una domanda che emergeva sopra tutte le mie considerazioni: come potevano sapere del talento di Edward? E soprattutto, quanto sapevano di noi?
<< Ma Ry! Io mi annoio! E poi lo sai, quello là non può leggere le nostre menti. Solo la mia e quella di Sarah, perché siamo piccoli! L’hai detto tu. Perciò ci metterà un sacco ad accorgersi di noi! Uffa… >> replicò borbottando la stessa voce lamentosa di pochi istanti prima. Rimasi ancor più sconvolta per le sue parole. Davvero Edward non poteva vedere nelle loro menti? Solo nella sua e in quella di Sarah, aveva detto … Il mio cervello registrò automaticamente quell’informazione, aiutandomi a stimare quanto potevano essere i miei aggressori. C’erano Ryan, Johnny, Sarah, e un altro uomo che m’imprigionava le mani dietro la schiena. Erano solo in quattro?
Ma poi successe qualcos’altro, qualcosa che mi fece dimenticare dei miei calcoli e delle mie supposizioni.
Mentre parlava, l’anomalia…il ragazzo, Johnny, iniziò a misurare la radura con lunghi passi, capitando accidentalmente anche nel mio campo visivo. E così vidi il suo volto...un volto che mi mozzò il respiro. Non tanto per i tratti, per la bellezza – innaturale perfino per un vampiro- e per le caratteristiche particolari. Più per la gioventù e l’innocenza rubata che trasparivano da quel volto.
Lunghi capelli castani gli ricadevano sulla schiena, legati in un pratico codino da un nastrino di pelle, mentre dei ciuffi scomposti gli coprivano disordinatamente alcuni tratti del viso, all’altezza degli occhi e della fronte. Le ciocche erano impastate di terra e arruffate, spezzate in più punti.

Ma non fu solo quell’aspetto scomposto e logoro, quasi fosse un senzatetto, a colpirmi. Sul suo viso paffuto e tondo, immaturo, brillavano due occhi di un colore indefinito: nero e blu, onice e zaffiro. Ed era da quegli occhi che si rifletteva la sua ingenuità, la sua voglia di divertirsi. Perché quelli, non erano gli occhi consapevoli di un adulto: erano occhi da bambino, con quella sfumatura malvagia e spietata che stonava nettamente con l'innocenza che avrebbero invece dovuto trasmettere.
Anche il suo corpo, basso e piuttosto abbondante sulla vita, non faceva che accentuare la sua giovinezza. Era chiaro: quello non era un uomo, ma un bambino. Un ragazzino che non doveva avere più di dieci anni, spaventosamente strappato alla sua giovane età.
Un gemito di sorpresa sfuggì dalle mie labbra, mentre probabilmente il mio sguardo lasciava trasparire tutto l’orrore per quella scoperta.
Mio padre…era stato lui a rovinare tante vite, e ormai quel pensiero, seppure con riluttanza, ero riuscita ad accettarlo. Aveva distrutto Amanda, rovinato Cathy e messo in pericolo la mia famiglia. Ma togliere la vita ad un bambino…come aveva potuto? Andava al di sopra di qualsiasi cattiveria, di qualsiasi follia. Semplicemente inaccettabile…
Sentii un altro colpo all’altezza del petto, ma stavolta fu una spinta in avanti. Iniziavamo ad avanzare.
<< Allora avanti Johnny, fa qualcosa. Su, racconta alla mocciosa qui la nostra storia. Sono sicuro che resterà affascinata. >> continuò Ryan. Ci fu qualcosa, qualcosa di intenso ed emozionato nella sua voce, che mi indusse a prestare attenzione. Come un sesto senso, che mi avvertiva che di lì a poco avrei avuto delle importanti rivelazioni. E non si sbagliava.
<< Sai, è stato il nostro capo a farci diventare così. >> iniziò il ragazzo, dando vita ai miei peggiori sospetti. Intanto, gli alberi sfrecciavano accanto a noi. Stavamo avanzando nella foresta, e velocemente. Le mani forti che m’imprigionavano guidavano i miei passi frenetici, forzati.
<< Inizia dal principio, Johnny! >> lo ammonì Ryan. Johnny mugolò qualcosa che suonò come un’imprecazione, ma immediatamente dopo riprese la narrazione, con uno sbuffo.
<< Uff. Allora, come avrai capito noi siamo delle creature elette. Siamo unici. Ovviamente. Oh Ry, posso raccontarle prima come siamo arrivati qui? >> domandò poi, implorante, interrompendo il racconto. Udii un grugnito alle mie spalle, probabilmente un mugolio d’assenso. Il volto infantile e immaturo di Johnny, che comparve improvvisamente nel mio campo visivo, superandomi, si illuminò di un sorriso soddisfatto.
<< Oh be’, è semplice. C’erano tutti quei vampiri…così cattivi… noi li incrociati per strada, mentre cacciavamo, e li abbiamo seguiti per ucciderli…ma voi ci avete preceduti, rubandoci tutto il divertimento. Non volevamo farci sfuggire l’occasione di eliminarne così tanti, ma voi li avete presi e ne avete fatti scappare così tanti…che spreco. Comunque, noi avremo comunque la nostra ricompensa: voi. O almeno, il nostro capo, come voi avete preso il nostro. Semplice, no? >> il tono del ragazzino si fece petulante, compiaciuto. Un velo di arroganza scese sul suo viso, oscurando maggiormente l’innocenza invisibile nel suo sguardo. Poi lui riprese a raccontare, e davanti alle sue parole le mie convinzioni crollarono come un castello di carte sotto il soffio spietato del vento.
<< Ok, ora le racconto la nostra storia. Vedi, come dicevo noi siamo la razza eletta, i diversi. I migliori, naturalmente. Quelli come noi, sono stati creati per distruggere quelli come voi. >> cominciò. Ma improvvisamente, accorgendomi che la presa della mano premuta sulla mia bocca si era allentata, non potei fare a meno di intervenire.
<< Ma perché lo fate? >> domandai. La mia voce uscì debole e smorzata, attraverso la pelle dura dell’uomo che mi tratteneva, ma comprensibile. Il ragazzino strinse gli occhi, riducendoli a due fessure, ma poi alzò le spalle.
<< Voi siete degli assassini, degli essere spregevoli. Non sapete cosa vuol dire amare, provare affatto. Non meritate di vivere. O almeno, meritate di morire. E così ci pensiamo noi: voi uccidete gli umani, noi annientiamo voi. >> esclamò semplicemente, con disinvoltura. Le parole stonavano con la sua vocetta acuta, ma colpirono comunque nel segno.
Le sue frasi mi fecero spalancare gli occhi, stupefatta. Non tanto per il tono, o per la naturalezza con cui erano uscite. Più per la loro veridicità.
<< Eccoci. Finalmente, si sono accorti di noi…sento le loro scie qui vicino. Stanno arrivando. >> annunciò tranquillamente uno dei miei aggressori, probebilmente l’uomo di cui non conoscevo il nome. Ma non prestai davvero attenzione alle sue parole, avvolta da una nebbia fitta e impenetrabile che stringeva la mia mente, impedendomi di pensare. Era vero. Vero, incredibilmente ed indiscutibilmente vero.
Ero una creatura spietata,un’assassina senza scrupoli. Eppure, c’era qualcosa di altrettanto sbagliato nelle sue parole. Non era corretto dire che non sapevo amare, e l’avevo scoperto con Edward, a mie spese. Ero capace di amare, addirittura fin troppo.
Eppure, era anche totalmente esatto affermare che fossi spregevole. Era così. Ma nonostante tutto, non avrei mai potuto dire lo stesso di Edward, nonostante avessimo la stessa natura.
Ma poi, un istante dopo, le cose cambiarono. Fu una cosa semplice, banale, eppure terribilmente intensa e significativa, a risvegliare la mia attenzione, dissolvendo in parte la nebbia. Un odore colpì le mie narici, riportando la lucidità nella mia mente. Un profumo familiare e onconfondibile. L’essenza di Edward.
<< Arrivano! >> esclamò Johnny, eccitato. E infatti, acco anche le essenze degli altri componenti della mia famiglia colpire il mio olfatto, ridestando completamente il mio interesse, seppur non dissolvendo il disgusto per me stessa.
In un istante, una scena tremenda, anche se familiare, arrivò ai miei occhi. Improvvisamente, come se fossero usciti dal nulla, i membri della mia famiglia comparirono davanti a noi, schierati uno accanto all’altro, serrati.
Quella visione mi fece spalamcare gli occhi dal terrore e dall’orrore, scioccata. Sembravano un esercito pronto alla battaglia, pronto a difendere ciò che i suoi componenti amavano di più.
Ma non fu quello a lasciare una profonda nota di amarezza nei miei pensieri. Non furono tanto le loro espressioni turbate o determinate, i loro corpi perfetti in posizione d’attacco e come mi si presentavano davanti. Fu l’idea, la certezza, di trovarmi dalla parte sbagliata. Q uella lotta mai sarebbe dovuta esistere, e la colpa dela sua esistenza era solo mia.
Ma ancora di più, era sconvolgente la certezza di avere avuto torto: quella creature, quegli esseri viventi chiamati anomalie, non avrebbero mai dovuto combattere contro la mia famiglia. Perché nè le creature, né loro, meritavano la distruzione. Le anomalie, come noi, facevamo ciò che ritenevano giusto,ciò che la loro coscienza gli dettavano: liberare il mondo da degli assassini assassini spietati come me. proteggere gli umani.
Mai prima di allora avevo davvero considerato il punto di vista delle mie prede, troppo occupata a preoccuparmi del disgusto che io provavo per me stessa per preoccuparmi di quello che loro provavano nei miei confronti. Certamente terrore, orrore, ribrezzo. E come dargli torto? Perfino gli umani, perfino i malvagi, merivatano una vita.
Ma improvvisamente, a distogliermi dai miei lugubri pensieri, avvertii un bruciore alla nuca, come la sensazione di essere intensamente osservata.
La mano di Ryan mi impediva ancora di emettere suoni, e fu solo così che riuscii a non gridare davanti all’espressione degli occhi fissi su di me.
Lo sguardo di Edward era incollato alla mia testa, dipinto di orrore, sorpresa e rabbia. Non avrei saputo dire dse la rabbia che la sua espressione tradiva fosse rivolta a me per la mia incoscienza o ai miei rapitori per aver osato sfidare nuovamente la sua famiglia.
I capelli di Angela, Rosalie e Alice svolazzavano allagri nel vento, inn netto contrasto con le loro espressioni tese e concentrate. Lo sguardo di Carlisle era pacifico, ma non poteva non tradire una certa sorpresa. Emmet, invece…l’eccitazione per un’imminente battaglia era evidente , irrefrenabile. << Carlisle, stai indietro. >> il ringhio di Edward echeggiò minaccioso e potente, tanto deciso che Carlsile fece istintivamente un passo indietro. Quasi ad allontanarsi dalla furia del figlio invece che dai suoi avversari. Intuii che i pensieri di Sarah e Johnny, secondo quest’ultimo gli unici che Edward poteva leggere, dovevano avergli rivelato le loro intenzioni.
Dal petto di Edward esplose un altro ringhio furibondo, che spezzò deciso il silenzio immobile della radura. Vidi Johnny e un’altra ragazza, con tutta probabilità quella chiamata Sarah, arretrare impercettibilmente davanti a tanta forza.
Ryan mi diede un altro spintone, facendomi avanzare di qualche metro.
<< Stiamo calmi. Non vogliamo combattere. Vogliamo solo uno scambio, ovviamente, ma voi saprete già tutto, immagino. >> esordì Ryan, urlando vicino alle mie orecchie acute. Il suo tono di voce mi ferì i timpani, ma nonosai nemmeno barcollare. Quel momento era troppo importante per cedere alle esitazioni.
Johnny e Sarah avanzarono di un passo, rincuorati. E commisero un fatale errore. Immediatamente, così veloce che perfino io faticai a vederlo, la massa imponente di Emmet si spinse in avanti, afferrando i due ragazzini con le sue due immense mani.
Sentii le mani che stringevano le mie braccia dietro la mia schiena lasciarmi improvvisamente libera, mentre dei passi frenetici avanzavano verso i due ragazzini.
Accadde in un attimo.
Nello stesso istante, Emmet estrasse un accendino dalla tasca afferrando Sarah con un ghigno compiaciuto e inquietante, l’uomo che mi teneva le mani -il compagno di Ryan- si avventò su di lui, e al contempo i piedi di Rosalie si messero, portandola in mezzo ai due.
L’anomalia alzò lo sguardo, sorpreso, ed esitò. Un’esitazione che gli costò cara. Rose si avventò su di lui, facendolo rotolare metri indietro e costringendolo a lasciare Emmet.
Fu immediato. Una debole scintilla uscì da un oggetto nelle mani di Rosalie, avvolgendo inesorabiomente l’anomalia. I suoi abiti divennero cenere, mentre le fiamme si espandevano sulla superficie del suo corpo.
Emmet si rialzò all’istante, puntando l’accendino verso Sarah e Johnny. Io tentai di urlare, di fermare Emmet, che non aveva capito che quei due erano solo bambini, ma non ci riuscii…
Ma poi accadde qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.
<< No! >> quel grido rimbombò nel bosco, infinitamente più potente e determinato del mio. Edward alzò gli occhi, stupefatto. Anche la mia sorpresa era immensa.
Il volto di Cathy era adombrato da una furia sconfinata, e una tenacia insormontabile. Qualunque cosa avesse chiesto, era evidente dalla sua espressione, nessuno avrebbe mai osato negargliela.
Al suono di quella voce, anche il volto di Johnny si alzò, e improvvisamente si accese di una gioia incontenibile. Non avevo mai visto un’espressione tanto intensa dipinta su un singolo volto. Ignorando le occhiate sospettose o furenti dei membri della mia famiglia, Cathy avanzò elegantemente fra gli alberi, a una velocità impossibile anche per me, e corse fra le braccia spalancate di Johnny.
Il volto di Cathy era ora raggiante, emanava soddisfazione e completezza. Conoscevo bene quell’espressione.
Avvertii la presa della mano Ryan allentarsi sulla mia bocca, e tanto bastò. Immediatamente,ancora comandata dall’istinto, spinsi un gomito fra le costole dell’anomalia, facendogli mollare del tutto il mio viso.
All’istante, mi liberai delle sue braccia ingombranti e corsi, corsi come non avevo mai fatto in vita mia, nemmeno per salvare me stessa.
E finalmente, dopo un tempo che parve infinito, ecco lo schieramento della mia famiglia comparire a pochi metri da me, e poi i miei piedi si arrestarono davanti a loro. Ero di nuovo al mio posto.
Anche Cathy era al suo posto. Felice come non l’avevo mai vista, premette con foga le sue labbra da ragazzina su quelle minutedi Johnny, che ricambiò immediatamente. Sembravano semplicemente perfetti…
Sarah lanciò un’occhiata stralunata ai due, ma immediatamente si rialzò incespicando e scomparve fra gli alberi fitti del bosco.
Ombre scure si proiettavano sulle foglie e sul terreno, emanate del rogo che ardeva allegro e innocente. Il rogo di un uomo senza nome, che avrebbe comunque meritato una vita…
Inaspettatamente, anche Ryan lasciò velocemente la sua posizione davanti a noi, seguendo la ragazzina con un ultimo sguardo minaccioso nella nostra direzione.
Eppure, nonostante l’apparente lieto fine, nulla si era davvero risolto. Lentamente, con una profonda riluttanza, costrinsi il mio corpo a voltarsi, verso il punto dove sapevo era fermo Edward.
Immediatamente, i nostri sguardi s’incrociarono, incastrandosi alla perfezione come due tessere di un puzzle.
Lui fece un lungo passo verso di me, ma l’esitazione e l’incertezza erano quasi palpabili.
<< Bella…io…mi dispiace… >>

E ora? Bella riuscirà a perdonare Edward? Lui cosa farà per ottenere il suo perdono? Dove andranno? E cosa succederà fra Cathy e Johnny? …lo scoprirete…tra poco, nel prossimo capitolo!P.s:scusate gli errori di battitura, ma sono super-di-fretta…

Però, vi supplico, commentate. Soprattutto gli autori, sanno quanto sia bello e gratificante ricevere recensioni. E poi, dovete rispondere alle mie domande! Vi preeeeego*fa gli occhioni da cucciolo bastonato*…

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Capitolo 21
*** Problemi e bambini ***


Ho ripostato questo capitolo per alcuni problemi personali e anche per qualche incongruenza della storia…ora ho corretto tutto..spero almeno vi piaccia e vorrete ridargli un’occhiata e commentare... Comunque, in fondo, c’è un avviso importante per voi lettori…

Salve gente! Eccomi qua! Vi chiedo scusa l’ennesima volta per il ritardo, ma NON mi sono dimenticata di Sunset, state tranquilli! Rimane sempre la storia che scrivo più volentieri.
Bene, visto che mi è stato chiesto(da due persone, ma a me basta…) vi parlerò un attimo del mio scrittore preferito, Scott westerfeld. In breve, lui scrive bellissimi romanzi fantasy-fantascientifici, sempre conditi da qualche storia d’amore ma senza mai essere banali o sdolcinati. I miei preferiti sono i libri della serie “i diari della mezzanotte”(in inglese “midnighters”. Ve lo dico perché su internet in italiano non si trova granchè) che consiglio a tutti. Vi avviso che vi troverete un sacco di frasi di quei libri come citazioni all’inizio dei capitoli! Un’altra trilogia bellissima di westerfeld è “Brutti” , anche quella stupenda. Il suo sito è www.scottwesterfeld.com . ok, Fine della conferenza.
Ora, passiamo a Sunset. So di essere di nuovo in ritardo, e forse mi merito che mi lasciate pochi commenti, però nel primo capitolo ho 14 commenti, e mi piacerebbe tanto che me ne lasciaste ancora così tanti. so che sembra una sciocchezza, ma io ci tengo. Per favore, abbiate un po’ di cuore e scrivetemi due parole(inoltre, la mia compagna di banco si è iscritta a questo sito e voglio farle vedere che continuate a lasciarmi commenti… )
Ah, ora che mi viene in mente:nello scorso capitolo ho fatto un errore, ho scritto ESME invece che ANGELA. Ora ho corretto, e vi dico che per ora esme rimane morta…
Quello che segue è solo un capitolo di transizione, ma se leggete attentamente potete notare alcune cose fondamentali…
P.s.:uhm…nessuno ha indovinato la mia età…credo proprio che ve la dirò alla fine di questa storia. Ok? Ciaooo

Ora, i ringraziamenti: Serew: ecco la mia famosissima compagna di banco! Wow, sono contenta che piaccia anche a te questa storia. E grazie per il voto(come si legge?) ! grazie per i complimenti! P.s.:come stai? Ma sì, dimenticati quegli idioti, e ricordati che ci siamo NOI(sai, le tue mitiche compagne di banco…). P.p.s.:uhuhu domani vedo tu-sai-chi( you-know-who) hihi. Aiutooooooo . hihi, Ciao! Cullengirl: uhm…comunque, mi sa che non li metterò i licantropi in questa storia…grazie per i complimenti e i commenti, mi fanno sempre moltissimo piacere! Ti piaceva questo capitolo? ciaooo Debby_DG: be’, per i libri di Westerfeld te li consiglio vivamente, come a tutti. poi, grazie di cuore per avermi fato notare il mio errore su Esme, se no io non me ne sarei mai accorta…già, vedrai quante dovrà passarne Edward per riconquistare Bella…ti piace questo capitolo? ciaooo giu94: benvenuta nel club di quelle che non corrono a ginnastica hihi! Già, ho un debole per i capitoli in sospeso, ormai dovreste saperlo…però d’ora in poi aggiorno più in fretta, ok? Grazie mille per i complimenti, comunque! Sono lusingata! Spero ti piaccia anche questo cappy! Ciaooo Sabry87: grazie di cuore per i complimenti, non sai quanto apprezzi. Mi fa molto piacere che continui a seguirmi! Ciaooo _Niki_:e ora, ovviamente, come poteva mancare la mia piùcara commentatrice? Wow, mi fai grande! E se ti dicessi che sono più piccina di te(ho dedotto la tua età dal tuo contatto MSN) ? comunque mi avete convinta, sto scrivendo la storia sui “diari della mezzanotte” di westerfeld! Però non l’ho ancora pubblicata! (se ti interessa per sapere i personaggi da cercare meglio, sicuramente sarà una storia con paring Rex/Melissa) Grazie per aver commentato “don’t trample my heart”, ma non preoccuparti che non mi dimentico Sunset! Hihi, johnny è piccino e carinoooooo! Oddio, oggi sclero più del solito a rispondere ai commenti perciò non badate a me…sarà il tempo (ma che il tempo? È che devi fare il tema! N.d.LA mia coscienza. Ancora tu? Fallo tu il tema se ci tieni! N.d.ME) ehm…sì, ancora la mia stupidissima coscienza che non mi lascia mai in pace…maledetto tema… be’, ora vi lascio al capitolo…e mi raccomando: commentate tutti e anche gli altri! Ciaoooo


Problemi e bambini


<< Sì. E la ragione è che la mia vita deve fare schifo. >>
[ Scott Westerfeld-I diari della mezzanotte]


Le sue parole mi penetrarono lentamente nell’anima, un’agonia senza possibilità di confronto con qualunque altra. Ogni lettera di rimorso che si riversava fuori dalla sua bocca aveva la potenza distruttiva di una bomba atomica per ogni fibra del mio corpo. non avrebber dovuto esserci rimpianti nella sua voce, e non ci sarebbero stati se io non li avessi causati…
A quel pensiero, sentii un fremito violento attraversarmi il corpo, mentre il senso di colpoa emergeva sopra ogni altro pensiero come una luce accecante. Impossibile da ignorare.
Ma esisteva anche qualcos’altro di altrettanto potente, un’altra singola emozione che mi impediva di cedere al rimorso.
Pura, genuina, inappropriata gelosia. Gelosia verso il legame che Edward aveva stretto con un’altra donna, gelosia verso il fatto che avesse preferito tenermelo nascosto, verso la ua riluttanza a parlarne. Gelosia verso il fatto che sembrava custodire il ricordo della fanciulla chiamata Dalia con una cura quasi maniacale.
E inaspettatamente, improvvisamente, quel sentimento prese il sopravvento. E lentamente, lottando contro una rumorosa e risoluta parte di me, scossi la testa.
<< Sono desolata, Edward, ma io… >> inizia, ma avvertii una mano posarsi sulla mia spalla. Istintivamente, mi voltai. Il volto sorridente di Alice, illuminato da un sorriso in parte evidentemente forzato, comparve alle mie spalle.
<< Scusate, piccioncini, ma temo che dovrete rimandare i vostri battibecchi a dopo… >> ,iniziò lei, con una nota ironica ben evidente nella voce trillante, << Dobbiamo radunare le cose più importanti, adesso. >> continuò poi, la voce improvissamente seria.
Il repentino cambio di tono fece emergere una strana curiosità impaziente. E soprattutto, fu in quell’istante che mi resi conto di quanto lo spiazzo davanti alla casa risultasse tetro e deserto in quel momento. Con mio grande sgomento, mi accorsi che gli altri erano scomparsi, probabilmente corsi via senza che nemmeno me ne acccorgessi.
Accolsi quella notizia con stupore e irritazione: mai, mai distrarsi e permettere ad altri di coglierti di sorpresa. Nemmeno ad amici.
<< E così, partiamo subito. Già, le intenzioni di Carlisle erano piuttosto evidenti… >> borbottò Edward, con una smorfia eloquente sul viso angelico. Una contrazione della bocca, gli occhi ridotti a fessure: la sua irritazione era evidente.
<< Ehm…non c’è problema, giusto? Potremmo parlarne dopo… >> esordii, esitante. Mi domandai all’ostante se avessi scelto le parole giuste…
<< Certo che dovete parlare dopo. >> esclamò Alice, con un nuovo sorriso malizioso sul viso. Immediatamente, la fronte liscia di Edward si corrugò.
<< Alice? Cos’era quello? Che cosa stai architettando? >> chiese, sospettoso.
<< Nulla. >> trillò lei, stringendosi nelle spalle. << Be’, gente, credo che dovremmo prepararci. Gli altri arriveranno a minuti. >> continuò Alice, cambiando improvvisamente argomento. Gli occhi di Edward, due fessure nere tinte di riflessi dorati, continuarono a scrutare il volto della sorella con sospetto.
<< Cos’è questo? >> domandò lui ad un tratto, improvvisamente divertito.
<< Uhm..niente…sto semplicemente traducendo la nostra conversazione. >> fece Alice.
<< In francese, cinese e coreano? >> domandò Edward, ad un tratto più rilassato. Ma un attimo dopo, una ruga ricomparve sulla sua fronte. << Non riusirai a tenermi lontano per sempre dai toui pensieri, lo sai. >>
<< Oh, non per sempre. Solo quello che basta per portare a termine il mio piano. Oh, ecco gli altri. >> disse lei, sempre assurdamente allegra. La loro conversazione mentale mi aveva lasciata perplessa, un retrogusto amaro sulle labbra che sapeva di isolamento. Per qualche ragione ignota, avrei dato qualunque cosa per sapere cosa fosse passato per la mente di Alice in quel momento, e il significato della risposta di Edward.
La mano di Alice scese dalla mia spalla, afferrandomi il braccio.
<< Andiamo. >> esclamò. Eppure, per quanto avrei dovuto desiderare seguirla, allontanarmi da tutti i miei problemi, ogni cellula del mio corpo e della mia mente stava elaborando un solo e irrazionale desiderio. Non allontanarmi mai da Edward.
<< Scusa, Alice. Posso chiederti una cosa? >> domandai all’improvviso, colta da un dubbio.
<< Ci stiamo per recare a Denali, presso un clan che..condivide il nostro stile di vita, ecco. Ti piacerà, ne sono certa. Lì c’è un sacco di gente deliziosa…be’, intendo deliziosamente simpatica,non come spuntino, d’accordo? >> rispose velocemente Alice con un risolino, prevedendo la mia domanda confusa e esprimendola molto megli di quanto avrei potuto farlo io stessa.
Eppure, non tutti i miei dubbi erano stati soddisfatti. Molte domande ancora irrisolte tormentavano la mia mente, impedendomi di lasciarmi contagiare del buonumore di Alice, nonostante avrei molto desiderato cedere ad una sana spensieratezza.
Ma improvvisamente, qualcosa mi distolse dai miei pensieri contraddittori. Gli altri membri della mia famiglia, ripuliti e tutti vestiti con abiti nuovi ed impeccabili, entrarono nel mio campo visivo.
A guidare il gruppo, il volto divino e impassibile di Carlisle, perfetto nella sua camicia nera che metteva in risalto la tonalità cerea dellasua pelle. Rosalie lo seguiva, quasi una dea, avvolta da un succinto abito rosso. Un abito che certamente sarebbe stato più indicato per un ricevimento, che per un trasloco. Accanto a lei, comparve il volto sorridente e ironico di Emmet, e le sue enormi mani che stringevano una grossa valigia nera senza alcuno sforzo.
Riconobbi perfino i volti poco familiari di Mike, Jessica e Angela, scortata da un’impassibile Jasper. Le due ragazze apparivano incantevoli, ora che erano state liberate dei loro abiti logori e sporchi. Perfino Mike, dal volto acerbo e i capelli chiari, sembrava mille volte meglio di quando lo aveva visto la prima volta.
Certo, nessun paragone possibile con Edward, ovviamente.
La giovane Cathy stringeva con foga la mano di Johnny, il sorriso che le spettava di nuovo al suo posto sul suo viso candido.
Vedere quell’immagine, che mi s’impresse a fuoco nella memoria, mi donò una piacevole e inaspettata sensazione di calore. Perché quella che avevo davanti agli occhi non era la visione di un clan:no, quella era una famiglia…
Udii un debole rumore di piedi che battevano sul prato, e Edward ci superò velocemente, ricongiungendosi alla famiglia.
Con uno strattone, Alice mi esortò a seguirlo. Fui ben felice di assecondarla, assecondando anche il mio lato rumoroso e illogico che pregava di zvvicinarsi a Edward ogni istante di più…
E poi, ecco il sorriso di Carlisle apparire proprio davanti al mio viso. << Siamo pronti? >> domandò cortesemente all’intera famiglia, osservando minuziosamente tutti, soffermandosi per un attimo sul mio viso e a seguire su quello di Edward.
<< Certo. >> replicò un istante dopo la voce di Alice alle mie spalle, dando il segnale che tutti attendevano. Impazientemente, felici di poter finalmente correre liberi, tutti si voltarono all’unisono come una sola creatura e misero in moto i piedi.
Un istante dopo, anche la mia corsa ebbe inizio, e il mio copro riprese vitalità. Ero nata per correre.
Il vento mi accarezzava il viso e mi intrecciava i capelli con le sue dita invisibili, faceva volare le stoffe leggere dei miei abiti nuovi. Sassolini, foglie secche e rametti scricchiolavona quasi impercettibilmente al mio passaggio, facendo quasi da sottofondo a quella corsa magica.
In quel momento, correre per me era tutto, trovare una meta inesistente per me era vitale. Perché in quel momento non stavo correndo per necessità o per terrore, né perché qualcuno mi guidava o desideravo essere guidata.
No, lo facevo per me stessa. Esatto, perché quando corri per te stesso, corri anche se sai che ci sarà sempre qualcuno più veloce di te. Corri perché ti sembra di poterti lasciare alle spalle ogni sofferenza e ogni dubbio, anche se hai la certezza che quando ti fermerai torneranno ad assalirti. Corri perché sai che quella sensazione di libertà e isolamento dal mondo ti mancherà terribilmente quando i tuoi piedi si arresteranno, e la nostalgia ti farà assaporare sempre più quell’incanto quando poi correrai ancora. Per l’ebbrezza della velocità, per il sapore dell’aria fresca sul tuo viso e nelle tue narici.
E allora, se sai che la corsa è tutto ciò, perché non correre per l’eternità? Eppure, in quell’eccitazione una consapevolezza affiora sempre: la consapevolezza di non essere sola.
Avrei barattato l’eternità che avevo a disposizione per una sola ora senza preoccupazioni, soltanto io e la foresta, con i suoi fruscii rilassanti e il suo verde lussureggiante. Maun simile lusso non mi era concesso… percepivo, non con gli occhi ma con il cuore, lo sguardo di Edward fisso sulla mia nuca. Era una presenza costante e indissolvibile, che portava con se tutta la disperazione e il tradimento che avevo provato solo poche ore prima.
Ma in quel momento, immersi nella natura, il ricordo della gelosia e della disperazione riuscì solo a scalfirmi, senza mai impossessarsi di me. E fu così che capii: in quell’istante, correre era la mia rivincita sul mondo intero.
Ma improvvisamente, senza preavviso, un urlo lancinante ruppe il silenzio immobile della foresta. All’istante, tutti i piedi si fermarono.
Gli alberi frusciavano al vento intorno a noi, improvvisamente opprimenti e tetri. Poi l’urlo squarciò di nuovo il silenzio. Ma stavolta, la parola pronunciata a gran voce era comprensibile.
<< Isabella! >> gridò la voce. Mi immobilizzai all’istante, stupefatta. Quella voce, nonostante deformata dal panico e dal dolore, era inconfondibile.
<< Cahty. >> mormorai, riprendendo a correre all’istante e superando velocemente il gruppo immobile di statue che era la mia famiglia.
Ed ecco, davanti a tutti loro, accasciata accanto a Carlisle, giaceva il corpo pallido di Cathy. Il suo viso non aveva nulla a che fare con il voto sorridente e completo di pochi istanti prima, sfigurato e contratto com’era per il dolore. Scansai violentemente Johnny, dimentica di chiunque latro non fosse Cathy. il ragazzino mi guard, sorpreso e preoccupato, ma non ci badai. . << Sono qui. >> le sussurrai dolcemente, mentre un’infinita sensazione di impotenza prendeva il sopravvento. Un nuovo panico stava iniziando a crescermi dentro. << Isabella. Tu…tu devi aiutarmi…Loro…vogliono fargli del male. Al mio bambino. >> sibilò. Quelle parole mi lasciarono interdetta. Il suo bambino? Poi, il mio sguardo scivolò sulla sua mano con cui si era afferrata il ventre. Il suo maglione sformato le ricadeva morbido sul petto, ma all’altezza ella vita un rigonfiamento innaturale forzava la stoffa.
<< Cathy,di cosa stai parlando? >> domandai, troppo sconvolta per poter essere gentile. Lei si limitò ad annuire, con gli occhi fuori dalle orbite.
<< L’hanno ucciso! Hanno ucciso il padre del bambino! E adesso uccideranno anche lui! >> strillò.
Le sue parole erano incomprensibili, prive di senso. fino a un attimo prima, era sembrata così tranquilla, così a proprio agio in mezzo a noi. Ora invece…Un sospetto strisciante iniziò a farsi strada nella mia mente. Poteva essere…? No, era assolutamente fuori discussione.
<< Cathy. ascoltami.Tu..tu sei..incinta? ? >> le domandai incerta, scandendo bene le parole. Il panico mi strisciava dentro, impedendomi di essere razionale. Lei mi fissò un attimo, stralunata.
<< S..sì. >> balbettò lei, e io ebbi la terribile impressione che sarei dovuta arrivare da tempo a quella sconvolgente conclusione. Ma com’era possibile? Quelle..anomalie…erano in grado di concepire figli?
<< Ne sei sicura? >> domandai di nuovo. Cathy annuì lentamente, mentre una smorfia sofferente deformava nuovamente il suo volto. << Cathy…ascolta. Devi dirmi…devi dirmi chi è il pade di tuo figlio,d’accordo? >> esclamai, con il respiro affannoso. La paura, il sospetto, si stavano lentamente impadrondendo di me.
Poi alzò debolmente una mano, puntando l’indice tremante verso di me. << Non lo sai? Come puoi non saperlo? Che figlia sei? Non t’importa niente di lui, vero? No, hai lasciato che lo uccidessero e oa distruggerai anche noi. >> sbraitò la ragazza, fuori di sé.le sue parole penetrarono nella mia coscienza, lasciando un alone di arida sconfitta.
<< E’…il padre di tuo figlio.. era mio padre,vero? >> domandai, senza più riuscire a ragionare. << Sì. Certo che sì. >>

Avviso importante: sentite, io odio fare queste cose. So che mi odierete, perché io per prima detesto chi lo fa, ma devo confessarvi che è abbastanza sconfortante vedere 1 sola recensione in un capitolo. Ripeto, il primo ne ha 14…vi costa tanto scrivere due parole? Comunque, purtroppo, devo avvisarvi che io scrivo questa storia per VOI, non per me. e questa storia è molto impegnativa e difficile da scrivere, mi porta via molto tempo. Ma vado avanti per voi. Se fosse, per me, me la scriverei sul computer e basta, non la leggerebbe nessuno. Perciò,tutto questo giro di parole significa: temo che, se vedrò che nessuno mi segue e commenta, questo capitolo che avete appena letto sarà l’ultimo che pubblicherò, e la storia sarà sospesa... Mi spiace molto, per tutti, ma è brutto vedere che a nessuno importa di questa storia. Sevi importa sul serio, per favore fatemelo sapere,e andrò avanti, sempre per voi…grazie a tutti, comunque…

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Capitolo 22
*** Diamanti ***


Continuerò questa storia. Questa è la prima e più importante comunicazione che vi vorrei dare. Chiedo perdono a tutti se mi sono comportata in modo tanto spregevole nello scorso capitolo, pensando di sospendere questa storia … scusate. Ho visto che a voi questa storia interessa, e sinceramente ne sentivo troppo la mancanza per sospenderla davvero … perciò, non abbandonerò più né voi, né la storia … scusate se ci ho messo tanto a postare questo capitolo, ma mi mancava il tempo e l’ispirazione e inoltre ero ammalata!… spero vivamente che vi piaccia! E spero anche che commenterete in tanti come nello scorso capitolo, perché mi fa davvero piacere e questa storia va avanti solo per voi, tutti voi che leggete! Per chi solo legge, per le persone che recensiscono, e per le 97 persone che hanno messo questa storia fra le preferite! (siamo quasi alle 3 cifre!) Wow, scrivere questo capitolo è stato impegnativo! Prima di tutto perché non riuscivo a scrivere il nome “Cathy”, ogni volta che ci provavo mi usciva un altro nome tipo “Beth” o “Cassie”… secondo, perché avevo troppe idee e non sapevo quali mettere e dove. Alla fine ho tentato di trovare un compromesso. E per ultima cosa, dato che ultimamente sto traducendo un po’ di cose(sì, io che sono una totale schiappa in inglese sto iniziando a tradurre, perfino storie!) e leggendo libri in inglese, mi sto quasi dimenticando come si scrive in italiano…eh sì, gente, io leggo decisameeeeente troppo.
A proposito, vi interessa un bel sito di fanfiction in inglese? Solo su quel sito ci sono tipo 75100 storie su Twilight! È impressionante! E poi, c’è perfino la categoria sui libri di Westerfeld (midnighters , nel caso non ne avessi già parlato abbastanza. sì, sono ossessionata dai quei libri e lo so…)e ci sono 100 storie. L’ho trovato per caso vagando su internet,non so se lo conoscete già…comunque, è
questo
. io sono iscritta ma ho intenzione di imparare prima meglio l’inglese e poi scrivere, prima di scrivere qualcosa di totalmente incomprensibile come faccio con le mie amiche di penna americane(be’, diciamo amiche di computer, più che di penna…)
Ehi, sentite, mi è venuta in mente una cosa un po’…strana, da chiedervi: è l’ennesimo sondaggio. Allora,la domanda oggi è una sola ed è semplice: qual è il nome femminile che inizia con la lettera “M”, che preferite? Può essere straniero, italiano, qualunque cosa…lo so, è una domanda assurda, ma abituatevi che tutti i miei sondaggi saranno così…già perché ho deciso che metterò un sondaggio all’inizio di ogni capitolo! Vi piace come idea? Ovviamente, rispondete al sondaggio nelle recensioni, se vi va…
Ah, nel capitolo non badate agli errori di battitura per favore perché sono totalmente di fretta, e se fossi stata a rileggere il capitolo non avrei potuto postare oggi…
Ah,premetto che la cosa dell’orso l’ho completamente inventata, fortunatamente non ho mai avuto un’esperienza simile, perciò se ho scritto qualche idiozia ditemelo! E in effetti, questo capitolo non va avanti con la trama, ma risolve in parte la questione-Dalia…

Ora i ringraziamenti:

Keska: Grazie, grazie,e ancora grazie per i consigli. Non sai quanto mi faccia piacere che tu abbia deciso di aiutarmi a migliorare, i tuoi consigli per me sono preziosissimi! Spero che vorrai continuare ad aiutarmi, perché sappi che lo apprezzo molto. Sono contenta di averti fatta emozionare, e cercherò di separare un po’ le storie dei vari personaggi in modo da non mettere tutto insieme in poco tempo…grazie per i complimenti e soprattutto, per le critiche che sono molto preziose e utili! Ciao…

Miryta: che bello, una nuova lettrice! Non sai quanto piacere mi faccia piacere vedere che ti piace, mi fa sempre felice! Visto, andrò avanti…contenta? Spero di sì…e spero che questo capitolo ti piaccia!Fammi sapere, ok?CiaO!

olghisch: Grazie per il sostegno! Avevi ragione, alla fine sentivo la mancanza di questa storia e ho deciso che finchè ci sarà anche una sola ersona che leggerà, io la continuerò! Grazie di tutto,il vostro sostegno mi rende felice e mi aiuta nei momenti di tristezza e di mancanza di ispirazione….Ciaooo, ti piace questo capitolo?

giu94: grazie per il commento, sono contenta che lo scorso capitolo ti abbia colpita! Spero che questo faccia altrettanto..anche se sarà un capitolo mooooolto sdolcinato(puah. Mi faccio pena da sola…)… ciaooooo

MaryCullenL:Ciao! Non ti sei fatta più sentire, ma grazie comubnque per il commento! Mi fa sempre piacere sapere che le persone leggono la mia storia! Spero che ti sia piaciuta, se l’hai letta…ciaooooo!

Erika91: grazie per il commento! Devo dire che hai ragione, è solo che quel giorno proprio era un giorno nero e sono tornata a casa sperando di avere tanti commenti invece ne avevo uno…è stato un po’ sconfortante, ecco tutto! Grazie comunque di aver commentato, spero che la mia storia ti sembri carina! Ciaooo

cloddy_94:non preoccuparti, non importa! Anzi, sono felice che tu alla fine abbia commentato lo stesso. Lo sapete, mi fa sempre piacere vedere che la mia storia vi interessa, e non è per il numero delle recensioni. È solo perché trovare commenti mi fa capire che la storia vi piace e mi da la forza di andare avanti!

sara2087:wow, grazie! Chiedo scusa anche a te per lo sfogo dell’altra volta, ma sono proprio crollata! Certo mi farebbe piacere che continuassi a commentare, ma se non hai temo non importa perché adesso che so che andrai comunque avanti a leggerla anche se non commenterai so che a te importa…si è un ragionamento un po’ contorto, lo so…spero ti piaccia questo capitlolo, Ciaoooo

Sabry87:grazie per essere passata! Comunque hai visto continuerò la storia! Spero la cosa ti faccia piacere! Ciaoooo

giunigiu95:grazie di cuore per i complimenti e per il tuo interesse verso questa storia, sno sempre contenta di vedere che ho fan così affezionate! Grazieeeeeee!ciaooo

_Niki_:e adesso, ecco lo spazio dedicato esclusivamente alla mia più affezionata commentatrice! Sei un mito! Adoro troppo i tuoi commenti, lo sai…be’, che dire? Spero che la tua gita sia andata bene! eheh ormai lo sai ho un debole per i colpi di scena…dai, vi do un’anticipazione: il bambino di Cathy sarà una femmina…vediamo se indovinate come si chiamerà! Hihi spero che questo capitolo ti piaccia, Ciaoooooo

Debby_DG: wow, grazie mille anche a te! A continuare a ringraziare tutti così, sto esaurendo le parole!Vi adoro tutti! evvai, sono felicissima di averti convinta a leggere i libri di Westerfeld! Io sto scrivendo la storia su proprio quei libri, ma voglio finire questa prima di pubblicarla perhè se no non riuscirei mai ad aggiornare niente! Comunque no no tu non ti eri persa niente, sono io che ho perso il mio cervellino mentre scrivevo! Grazie di cuore per i complimenti, mi rendeno stra-contenta! Spero che continuerai a seguire la mia storia, mi farbbe molto molto piacere! Ciaooo, adesso vi lascio al capitolo!


Diamanti


The city sleeps and we are lost in the moment. Another kiss and we’re lying on the pavemente. If the could see us they would tell us that we are crazy, but I know they just don’t understand.
[Take my Hand-Simple Plan]


<< Sì. Certo che sì. >> le parole di Cathy furono semplici, dirette, il tono leggero e solo incrinato un poco dalla sofferenza.
Quelle parole furono pronunciate come se ciò che significavano dovesse essere stato ovvio, ed io avrei dovuto comprenderlo già da tempo.
Eppure, nemmeno nella loro drasticità, quelle lettere non rimbombarono fra gli alberi, non rimasero sospese nell’aria né uscirono al rallentatore. In un film, sicuramente tutto ciò sarebbe accaduto, ma nella realtà quella frase semplicemente strisciò fuori dalle labbra di Cathy, galleggiò un secondo sulla brezza che correva fra gli alberi e s’infilò, poi, dritta e inarrestabile nella mia mente, agile e veloce come un serpente.
E altrettanto fatali. Il peso della colpa che mi era stata trasmessa da mio padre mi crollò addosso, con il peso del mondo intero.
Eppure, sorprendentemente, nemmeno la metà dell’angoscia che mi aspettavo m’investì. Ogni cellula del mio corpo si era preparata, stava all’erta, pronta a essere sommersa dalla repulsione e dal senso di colpa che certamente avrei provato. Ma non accadde.
Semplicemente, provai un grande senso di disgusto e delusione trovandomi davanti all’ennesima malvagità di mio padre, ma l’onda non m’investì, mi scivolò addosso e mi lasciò.
Improvvisamente, avvertii una pressione violenta su un fianco e vidi due mani piccole spingermi via e gettarsi avanti, verso Cathy.
Il viso di Johnny, l’uragano vivente che mi aveva travolta, scomparve fra i capelli di Cathy, ispirando forte il suo profumo. Apparivano due mici innamorati, bisognosi l’uno dell’altra come due cuccioli impauriti.
Avrebbe dovuto commuovermi una simile scena, invece un solo aggettivo giunse indesiderato nella mia mente. Sdolcinati. Mi vergognai all’istante di aver pensato una simile cosa di quei due ragazzini, ma non riuscii a impedire alla mia mente di approvare quella descrizione. Sì, erano sdolcinati.
E poi, capii. Mi resi conto di perché qualcosa mi toglieva il fiato, sovrastava tutto il resto e m’impediva di cedere come al solito al senso di colpa, mi portava a disprezzare l’affetto fra i due ragazzi.
Invidia. Contro ogni aspettativa, ero invidiosa di Cathy. Invidiosa dell’affetto nei suoi confronti che Johnny dimostrava senza restrizioni o limiti ovunque, del sorriso radioso che s’impossessava dei loro volti quando stavano vicini, della loro semplicità.
E anche se Cathy aspettava un figlio da quel mostro che era mio padre, anche se Cathy aveva perso una sorella, anche se si era improvvisamente trovata sola in una famiglia di nemici, desiderai con tutta me stessa poter essere, per un istante, nei suoi panni.
Scossi violentemente la testa, tentando di scacciare quel pensiero assurdo. Come potevo aver pensato una cosa del genere? Come potevo essere stata tanto egoista e superficiale? Solo perché Cathy aveva un uomo che l’amasse, ciò non voleva dire che io avessi qualcosa da invidiarle, giusto?
Ma quei pensieri suonarono falsi, vuoti, anche a me stessa nel momento esatto in cui li formulai. La verità, invece, era molto diversa. La verità consisteva nel mio desiderio di essere abbracciata, di poter piangere-un pianto senza lacrime per ciò che ero, certo, ma sempre piangere- sulla spalla di qualcuno a cui importava di me…la mia brama di sentire delle labbra ardenti sulle mie, di sentirmi sussurrare tutto l’amore che qualcuno provava per me…
Ma improvvisamente, uno strattone alle spalle mi riscosse dai miei pensieri.
Guardai stupefatta Edward, voltando la testa, mentre le sue mani scendevano lungo il mio corpo e mi avvolgevano la vita, aiutandomi ad alzarmi dalla posizione accovacciata in cui la spinta di Johnny mi aveva lasciata.
Conficcai debolmente le dita nel terreno, tentando di resistere alla sua forza. Un tentativo, ovviamente, vano. << No… >> sussurrai. Non potevo abbandonare Cathy. non potevo lasciarla solo per inseguire un mio folle sogno che non avrei mai comunque posseduto. Lei era sotto la mia protezione, e già troppe volte l’avevo lasciata in balia del destino. Non avrei commesso un’altra volta l’errore.
Ma le braccia muscolose di Edward non allentarono la presa, e iniziò a trascinarmi all’indietro. I miei piedi sfregarono sui sassi, alzando una nuvola di polvere e terra e sporcando i pantaloni chiari di Edward. Eppure, anche se il mio dovere era di rimanere con Cathy, non riuscii ad impedirmi di pensare a quanto fosse bello…
<< Devo solo parlarti… >> esclamò, la sua voce vellutata intrisa di spensieratezza e ironia.
Mi dibattei, di nuovo, più ostinata che mai ad assolvere i miei doveri. Non mi sarei lasciata influenzare un’altra volta da lui.
E poi, accadde. In un attimo, la consistenza ruvida e irregolare del terreno sparì da sotto i miei piedi, e le mie gambe rimasero a penzoloni a mezz’aria.
Sentii le braccia di Edward sollevarmi e tenermi sospesa, poi passarmi sotto la schiena e le gambe e il mio viso fu a pochi centimetri dai suoi occhi splendenti di pagliuzze dorate.
<< Che…che fai? >> domandai, furiosa. Come si permetteva di prendermi in braccio in quella maniera? Forse per lui quello che era successo nel bagno non significava nulla, forse davvero pretendeva che mi scordassi tutto ciò che aveva detto su Dalia? O magari pensava che avrei sorvolato su tutto, che avrei smesso di sentirmi una seconda scelta?
Sbuffai, e inizia a dimenarmi fra le sue braccia. Cercai con lo sguardo il volto indignato di Cathy, ma tutto ciò che riuscii a vedere fu la schiena di Johnny, che sovrastava la ragazza.
<< Lei starà bene. Adesso noi dobbiamo risolvere un paio di cose… >> esclamò Edward, seguendo il mio sguardo. Il suo tono di voce era così sicuro, così risoluto…non potei impedirmi di pensare che forse aveva ragione. Cathy aveva Johnny: sarebbe davvero stata bene, anche se mi fossi assentata per qualche minuto.
Scossi con forza la testa, disgustata dai miei stessi pensieri. Come potevo avvero prendere di nuovo in considerazioni l’idea di allontanarmi? Da quando l’avevamo salvata da mio padre, Cathy aveva passato pochissimo tempo con me. E io avevo promesso ald Amanda che l’avrei aiutata, che mi sarei presa cura di lei.
I battiti regolari dei piedi di Edward sulla ghiaia e il movimento ritimico delle sue braccia che andavano su e giù seguendo i suoi passi mi cullavano nelle mie riflessioni…
Poi capì cosa significasse quel movimento. Edward mi stava portando via dagli altri.
<< Mettimi giù! >> urlai, furibonda per i suoi modi sgarbati. Edward si limitò a rivolgermi un sorriso beato, ma per un istante colsi un bagliore di dubbio lampeggiare nei suoi occhi d’oro. Anche se, dopo numerosi giorni senza cacciare, l’oro delle sue iridi si stava affievolendo e stava sfumando in un nero cupo. Cupo, sì, ma ugualmente incantatore.
<< Ti prego, Bella, calmati. Tornerai da Cathy tra pochi minuti, ma concedimi di mostrarti una cosa. Desidero portartici fin dal primo giorno che sei arrivata. >> sussurrò,ora improvvisamente quasi implorante.
E, sfortunatamente, tutta la mia ostinazione e indignazione sfumarono, dissolte dalla tristezza nel suo sguardo…
E così, mi abbandonai alla sensazione assurdamente magnifica delle sue mani, che lasciavano una traccia rovente sulla mia pelle nonostante il loro gelo, all’enormità che il bosco che incombeva su di me emanava, alla pace. E anche se il pensiero di Cathy gettava un’ombra scura su quell’attimo di pace, riuscii a chiudere gli occhi e lasciarmi cullare dalle braccia di Edward, che ora correva velocemente per la foresta.
Gli odori che mi solleticavano le narici mi indicavano la direziona che stavamo seguendo, sentivo il profumo puro della foresta, un sussurro di aria di montagna, e l’odore trasparente e candido della neve che ancora infestava il suolo.
I cinguettii lontani degli uccelli riempivano l’aria, le zampe degli animali in fuga risuonava fra gli alberi.
E poi, improvvisamente, un suono inaspettato e più acuto degli altri mi ferì le orecchie. Le urla disperate strisciarono fra gli alberi e s’insinuarono nella mia mente. Era il ruggito inconfondibile e potente, quasi straziante, di un grosso orso.
E all’improvviso, da nord, ecco provenire insieme al venticello che sibilava nella foresta una fragranza sublime che mi solleticò le narici, una fragranza composta da più profumi intnsi e speziati. C’erano degli umani, nella foresta. L’odore umano era inquinato, scalfito dalla presanza del sentore dell’orso, ma impossibile da ignorare. Spalancai gli occhi, sorpresa, e vidi quelli di Edward ridotti a due fessure, le iridi che lampeggiavano improvvisamente di un pericoloso color pece.
Sentii il veleno riempirmi istintivamente la bocca, ma deglutii all’istante e tentai di scacciare immediatamente tutte le mie caratteristiche da predatrice. Non sarei tornata a essere un mostro, per nessuna ragione al mondo.
Sentii il ritmo dei passi di Edward, che ancora mi reggeva, aumentare sotto di me e trasformarsi poi in un’autentica corsa, una fuga che speravo chi avrebbe condotti lontano da quelle tentazioni qìcosì irresistibili.
I profumi erano tutti intrisi dal medesimo sentore inconfondibile del sangue umano, ma ognuno caratterizzato da una dolcezz o un’asprità differente. Non era un solo umano, ma molti. Un intero gruppo, composto da forse una dozzina di persone… Era raro, e immensamente pericoloso, che un numero così consistente di umani si addentrasse nella foresta, specialmente a quell’ora e con simili condizioni atmosferiche. Il sole si apprestava già a tramontare, e la neve appostata fra gli alberi rendeva ancora minore al visibilità. Doveva essere successo qualcosa di davvero rosso, per spingere tanti umani a un’azione tanto pericolosa… Ma fortunatamente, un altro alito di vento proveniente da sud cancellò il profumo umano che mi stuzzicava le narici, disperdendolo lentamente nell’aria. E fu così che mi resi conto di un dettaglio che avevo così stupidamente trascurato nell’ultimo periodo: l’ultima caccia che avevo compiuto risaliva a più di una settimana prima.
Non era certo un tempo sufficientemente lungo per rendermi assetata, quello no, ma non era nemmeno abbastanza recente da mantenermi sicura del mio autocontrollo.
<< Tutto bene? >> domandò improvvisamente Edward, la voce scalfita da un’insistente nota di preoccupazione.
Annuii, timorosa di aprire la bocca. Non mi sarei mai potuta perdonare un eventuale perdita di controllo davanti a un membro della mia nuova famiglia,che da quanto avevo capito si asteneva così rigorosamente dal bere sangue umano. E soprattutto, anche se ammetterlo era estremamente doloroso, non mi apre mai perdonata di cedere davanti a lui, davanti a Edward.
Nel corso dei secoli avevo, fortunatamente, sviluppato un autocontrollo sufficiente per poter selezionare le mie prede, che mi consentiva di passare qualche tempo in mezzo a loro.
In passato, mai mi sarei preoccupata di alcune fragranze umane che fossero improvvisamente comparse in un luogo isolato. Avrei lasciato che il destino facesse il suo corso, e se non fossi stata in grado di controllarmi, semplicemente avrei ceduto ai miei istinti predatori e avrei lasciato che la bestia in me prendesse il possesso del mio corpo. Certo, mai era stato facile mettere a tacere la mia coscienza che tanto mi detestava per i gesti spregevoli di cui ero macchiata, ma avrei semplicemente lasciato che anche un’eventuale morte umana andasse ad alimentare il cumulo delle mie colpe che cresceva ogni giorno di più nella mia mente.
E forse, trovarmi in quella situazione intricata, con il fato costantemente avverso e il peso di sempre più numerose decisioni che gravava sulle mie spalle, era la punizione che il destino aveva deciso per permettermi di espiare le mie colpe. Se mai fosse stato possibile rimediare a tutte, cosa di cui non ero del tutto certa…
<< Lo senti? Senti queste grida? >> domandò all’improvviso Edward, facendomi sobbalzare. Gli occhi che avevo istintivamente richiuso senza rendermene conto si spalancarono all’istante, e incontrarono le sue iridi, contaminate ancora dal nero inchiostro ma evidentemente più chiare di qualche istante prima.
Tesi le orecchie, concentrata, e riuscii ad udire nuovamente il ruggito furente dell’orso che avevo già avvertito. Nessun altro suono nella foresta riusciva a sovrastarlo, perciò dedussi che Edward si stesse riferente al verso dell’animale. E annuii.
<< Quell’orso è stato imprigionato da una trappola imprudentemente posizionata da un cacciatore di frodo, un bracconiere, e quegli umani stanno tentando di liberarlo. Ma nonostante ciò, l’orso continua a tentare di ucciderli, ribellandosi ai suoi salvatori…l’animale riconosce gli umani come potenziali prede, e non può rendersi conto che loro potrebbero essere la sua sola salvezza. >> iniziò Edward, traendo un profondo respiro. I miei occhi s’incollarono sul suo viso, incantata dalle sue parole. Quando si accorse del mio sguardo impaziente, Edward sospirò nuovamente e continuò. << Forse è per questo che io e la mia famiglia siamo diversi dagli altri. Gli altri, come l’orso, non sanno fare altro che vedere gli umani come prede, indispensabili per loro ma non degni di rispetto. Noi invece, vediamo il loro potenziale. Anzi, il nostro potenziale. Noi ci rendiamo conto che solo evitando di essere assassini, potremo conservare l’ultimo grammod i umanità che non ci è stato rubato. Sì, come per quel povero animale, gli umani sono per me e la mia famiglia indispensabili ma non come fonte di nutrimento. Solo ci salvano da noi stessi, con il loro semplice essere umani, perché non ucciderli ci impedisce di venire sopraffatti da qualcosa che non vogliamo essere… >> proseguì, e s’interruppe sull’ultima frase. Quel discorso incredibilmente serioso quanto veritiero, iniziò a scavarsi una grande solco nelle mie convinzioni e prendere posto fra di esse, radicandosi nei miei principi. Non avevo mai visto il volto di Edward tanto conentrato e assorto, nemmeno alla morte di Esme, e qualcosa il quello sguardo mi spingeva ad ascoltarlo e ad accogliere i suoi ragionamenti. Qualcosa in quella sua espressiona trasmetteva quanto quel discorso gli stesse a cuore e lo coinvolgesse. E io mi trovai inconsapevolmente d’accordo con lui. << Ti capisco. >> sospirai, la mente in subbuglio per tutti quei ragionamenti. Edward stava, per l’ennesima volta in pochi giorni, trasformando la mia vita. In meglio. Edward mi lanciò un’ochiata sorpresa ma grata, come se fosse rimasto stupito ma al contempo felice perché io ero riuscita a condividere ciò che soteneva. Poi la sua solita maschera ironica scivolò sul suo vis, tagliando fuori quella strana serietà. E poi, la sua corsa riniziò a rallentare. << Siamo arrivati. >> sussurrò, riducendo i suoi passi veloci a una normale camminata. << Ehm…credi che potresti mettermi giù, adesso? >> domandai, l’irritazione di poco prima che tornava improvvisamente a montarmi dentro.
<< No, non ancora. Abbi pazienza. >> mi schernì. E poi, improvvisamente, qulcosa calò davanti ai miei occhi, impedendomi di vedere ciò che succedeva.
<< Ehi… >> abbozzai una debole protesta, ma la mano di Edward premette di più sui miei occhi, mentre la sua risata giungeva alle mie orecchie.
<< Questo è il mio rifugio segreto, e se tu vedessi dove si trova…be’, che segreto sarebbe? >> esclamò. A cos’era dovuto tutto ciò? Aveva escogitato una maniera intricata e sorpendetne per indurmi a perdonarlo per la faccenda di Dalia? Se fosse stato così, non avrebbe mai funzionato nulla, poteva esserne certo.
Eppure, tutto mi appariva così strano… era così…pazzesco, giacere fra le sue braccia, sentire le sue mani attraverso i miei abiti così vicine alla mia pelle, sapere il suo visoaccostato al mio…
Una zaffata d’aria viziata mi arrivò alle narici, e storsi il naso. Nonostante la mano di Edward sopra i miei occhi, potevo percepire i cambiamenti di luce all’esterno. E, in quel caso, l’improvviso affievolimento della luce. dovevamo essere entrati in un ambiente chiuso, era certo.
<< Adesso posso guardare? >> domandai, mentre l’impazienza si riversava a ondate nella mia mente. Forse, qualunque trucco Edward avesse avuto in mente, non sarebbe stato poi così vano…
E poi, con un0ultima risata da parte sua, la sua mano scomparve dai miei occhi. Sbattei le palpebre per un istante, tentando di abituare gli occhi alla nuova luce, e rimasi incantata…
Le pareti della caverna brillavano di luce propria, riflettendo con mille colori e tonalità quella di una grossa candela che giaceva al centro della grotta, per terra. Verdi strati di muschio infestavano rare chiazze delle pareti, e qualche fiocco di neve trasportato dalvento esterno era riuscito a raggiungere il pavimento di terra battuta, donando delle macchie candide al terreno. Dal soffitto basso pendevano lunghi striscioni di foglie e dei fiori candidi e immacolati che mi accarezzavano i capelli.
<< E’…magnifico… >> balbettai. Edward sorrise, e un attimo dopo la stabilità delle sue mani sotto di me scomparve. Ma intenta com’ero a rimirare la caverna, mi scordai per un attimo di tendere le gambe in avanti per reggermi in piedi.
Un istante dopo, sentii la mia schiena sbattere sul terreno e mi ritrovai distesa lungo il suolo umido, gli abiti nuovi di Alice irrimediabilmente sporchi. Tremai un attimo, al pensiero dell’ira della vampira quando avesse scoperto i suoi vestiti irrimediabilmente macchiati, ma un secondo dopo una potente risata scosse la caverna, risuonando fra le pareti. Mi posai le mani sul ventre, mentre le risa che mi ero accorta appartenevano a me si riversavano fuori dal mio corpo, rasentando l’isteria. La gelosia, la tristezza, il dolore, la paura e le infinite emozioni degli ultimi giorni lasciarono finalmente il mio corpo, solo grazie a quella meravigliosa risata liberatoria. E in quell’ostante, seppi che mi sentivo bene. mi sentivo in pace col mondo, bendisposta persino nei confronti di Edward…
Lui tese una mano in avanti, afferrando la mia e aiutandomi a rialzarmi. << Tutto bene? non era proprio così che avevo previsto l’arrivo, ma…ecco, benvenuta nel mio rifugio. >> esordì quando fui in piedi, gonfiando il petto come un orgoglioso padrone di casa che introducesse il suo salone migliore a degli ospiti meravigliati.
<< E’ davvero bellissimo. >> ripetei, incantati dal luccichio delle pareti. << Ma…cosa sono? >> mormorai, osservando le pietre incastonate nelle pareti.
<< Diamanti. Questa è una vecchia miniera di diamanti abbandonata, di cui nessuno è mai riuscito a sfruttare il vero potenziale. Quando l’ho scoperta, i minatori l’avevano lasciata ormai da tempo, ma mi è bastato poco per rendermi conto di quando avesse ancora da offrire, sotto uno strato di rocce… >> spiegò, picchiando delicatamente su una parete. I miei occhi si dilatarono per lo stupore e la meraviglia, incantati da tanta magnificenza…sembrava una magia…
Ma all’improvviso, Edward si chinò verso un angolo della caverna, e la grotta si riempì del suoo dolce di un pianoforte. Lui si spostò, rivelando un minuscolo stereo seminascosto fra le pareti. Le note acute si mescolavano con quelle gravi, i suoni tradizionali miscelati con alcuni del tutto innovativi, creandola migliore delle composizioni mai inventate…
Le sue braccia mi avvolsero la vita, attirandomi al suo petto duro. Le mie mani circondarono istintivamente le sue spalle, e ci ritrovammo entrambi a volteggiare nel locale, sorvegliati dal luccichio costante dei diamanti…
Edward, durante un lento volteggio, colse da una parete un enorme diamante, il più grosso che avessi mai visto. I solchi nelle pareti, quella parte di roccia che Edward aveva scavato un po’ più a fondo per trovare le pietre, a quanto pareva, creavano un gioco di luci e ombre che si proiettò sulla sua mano, facendolo sembrare un essere di luce…
Edward mi tese l’enorme pietra, posandola contro la mia pelle. Accostò il suo viso al mio, e sussurrò le uniche parole che in quell’istante avrei desiderato udire.
<< Bella, tu sei il più bello dei diamanti che sia mai stati scovato. Sei la fonte di luce più luminosa, la stella più brillante del cielo. Isabella, vuoi, nel tuo splendore, perdonarmi e accettare questo diamente come simbolo del nostro fidanzamento? >>

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Capitolo 23
*** L'uno per l'altra ***


Scusate scusate scusate! Vi sarete accorti che purtroppo non sono riuscita a rispondere alle recensioni, e vi supplico di perdonarmi! A me piace tantissimo rispondere alle recensioni, ma oggi non ho assolutamente tempo e se avessi dovuto rispondere ci avrei impiegato anni per pubblicare il capitolo. ma prometto che nel prossimo capitolo risponderò a tutti!! per favoooore continuate a commentare! Comunque vi comunico che purtroppo sabato 23 partirò e starò via per un bel po’ perciò non so quando potrò aggiornare di nuovo…spero prima di allora di riuscire ad aggiungere un altro capitolo, ma non ne sono certa…Comunque, questo capitolo si ispira a una mia esperienza personale(non tutto, ovviamente, e la persona reale a cui si ispira questo cappy non mi ha chiesto di sposarlo, ma molte battute sono prese da Lui…e da me…peccato solo che la mia storia non sia finita come questo capitolo! XD! E per la cronaca, io e Lui non ci siamo affatto spinti così in là come Edward e Bella! Insomma, siamo piccoli! Be’, forse piccoli no, ma avete afferrato il senso, no?)! Non sapete quanto mi sono emozionata a scriverlo, perché ho dovuto ripensare a quel momento…oddio…

Un avviso importante: a costo di risultare antipatica, questo capitolo voglio dedicarlo alla mia professoressa di tecnica. Lo dedico a lei per avermi dimostrato che anche i prof sono umani, per avermi aiutata anche se il mio problema era infinitamente minore del suo, e perché sta passando un momento che non auguro a nessuno: la madre della mia professoressa di tecnica è in coma, e si sta lentamente spegnendo. Voi che leggete, vi chiedo di pensare per un attimo a lei e se credete in Dio di chiedergli che ce la faccia, perché nessuno si merita di rimanere senza la persona a cui vuole più bene… la mia professoressa non leggerà mai queste righe, ma non mi sembrava giusto stare a far nulla…chiedo scusa a voi lettori se ho messo una brutta notizia, ma purtroppo non succedono solo cose belle. Spero non ce l’avrete con me per avervi depressi se vi ho depressi e spero di non sembrare una lecchina perché non lo sono, voglio solo fare del bene…

Comunque, come promesso, ecco il sondaggio del giorno: vi piace il nome “Lynn”? E “Ambra”?

Ah, e se vi interessa ho finalmente scritto quella storia sul libro “l‘ora segreta”(o midnighters, o come ve l’avevo presentato perché non mi ricordo!XD)! S’intitola “Together untill the death”, è nella sezione libri-altro e vi supplico di andare a recensirla anche perché ho 9 letture! Non commenti o preferiti, 9 letture…

Coooomunque, se vi interezza, questo capitolo è stato scritto ascoltando la canzone “The animal I have become” dei Three Days Grace. Ascoltatela, è stupendomeravigliosa!

ciaooo


L’uno per l’altra


Cercando soltanto un giorno dove vivere, di cose normali e dolcissime…
[Un giorno dove vivere-Laura Pausini]



I suoi occhi scintillavano di aspettativa, di timore e incertezza. I mille riflessi emanati dal diamante che si riflettevano nelle sue iridi mi incantavano, mi toglievano a poco a poco il senno, rubandomi razionalità.
Edward volteggiò un’ultima volta, e per un istante oscuro con la sua mole la luce della lampada e l’illuminazione della caverna tremò per un secondo.
Poi si fermò lentalmente, gradualmente, e rimanemmo ad ondeggiare così, senza nient’altro che il susseguirsi dei nostri respiri veloci accompagnati dalla dolci note della melodia che usciva dalla radio.
Edward mi sorrise invitante, e iniziò a strofinare dolcemente il diamante che reggeva in mano sulla mia pelle candida. L contatto con le sue dita e la superficie della pietra lasciarono lunghe scie calde e invisibili sulla mia pelle, e un intenso brivido di piacere mi corse lungo la schiena.
Era tutto perfetto, semplicemente perfetto. Troppo.
Lentamente, soffocando la voce nella mia testa che mi urlava disperatamente di rispondere, voltai la testa e delicatamente sottrassi un mio braccio alla presa di Edward.
<< Edward…io… >> iniziai, ma la mia voce fu poco più di un sospiro e si ruppe sulla seconda parola, lasciandomi più desiderosa che mai di poter arrossire come un’umana per poter lasciare uscire quel vortice di emozioni che mi premeva dentro.
Edward mi posò un dito d’avorio sulle labbra, accennando un altro volteggio.
<< Bella, riconosco e capisco la tua indignazione per la faccenda di Dalia, il mio più grande errore. Ma sappi questo:con lei, tutto era come una bellissima, magnifica ma irrealizzabile fiaba. Lei era già mia, lo è sempre stata. Ma tu…tu non sei una favola, sei un sogno. Tu sei il desiderio più proibito, quel desiderio che ognuno tenta di relegare nei recessi del suo cuore. Tu sei vita, sei la mia anima, non lo capisci? Bella, Dalia è morta, e l’ho uccisa io. Non posso impedire al senso di colpa di tornare a tormentarmi in ogni singolo istante della mia esistenza, anche se non ero in grado di decidere quando l’ho…quando è successo. Io so bene, come lo sai anche tu, che non potrò mai scordarmi di lei, ma so ancora meglio questo: Se sono certo che non potrò mai scordarmi di lei, temo al contrario di poter perdere ogni singola cosa che ho di te, e per questo ho bisogno della tua presenza al mio fianco, per tutta l’eternità. >> esordì lui, e le sue parole sembrarono prendere forma, colore, gusto, nell’aria…
<< Questo non ha senso. >> risposi istintivamente.
<< Certo che non ha senso. L’ha mai avuto? Dopotutto, cosa di noi ha senso? >> obiettò Edward sorridendo, una scitnilla di speranza in più che accendeva i suoi occhi.
<< E’ vero, Edward, ma…ma questo è troppo. Edward io…io ti amo con tutta me stessa, ogni mio respiro, ogni mio gesto lo dedico e lo dedicherò sempre a te, ma coe posso appartenerti se nel tuo cuore c’è un’altra? Come posso sapere che quando dici di amarmi tu non veda in realtà Dalia, al mio posto? >> ribattei, e sentii gli ultimi frammenti del mio cuore sgretolarsi definitivamente e svanire, come sabbia al vento.
Come avevo potuto pronunciare quelle crudeli parole, sapendo che l’avrei ferito? Che avrei ferito me stessa, irrimediabilmente?
Edward aveva già perso Dalia, e ora lo stavo costringendo a perdere anche me…ma dopoutto, non mi avrebbe persa. Sarei rimasta ugualmente fra di loro, no?
Forse…forse, ma solo se lui me l’avrebbe permesso. Come avrei potuto biasimarlo, dopotutto, se con tutte le sofferenza che gli stavo recando avrebbe deciso di non volermi più nella sua famiglia. ne avrebbe avuto tutte le ragioni.
Edward eruppe in una risata secca, sarcastica.
<< E allora cosa dovremmo fare? Rimanere “solo amici”? Fingere di non amarci? >> sbottò lui bruscamente.
<< Non potremo essere amici dopo quello che è successo, lo sai. Non ti chiedo questo, solo…pensaci. Se io…accettassi, e tu capissi ad un tratto di non poter stare con me senza pensare a Dalia, cosa faremmo? >> replicai, ma le mie parole suonarono false, vuote, perfino a me.
<< Ti prego, Bella, no. Non questo. Piuttosto dimmi di non amarmi, ma non dirmi che mi stai dicendo di no solo perché temi che se tra noi non funzionasse ci troveremmo in difficoltà. Io ti amo, dannazione, amo te e nessun’altra. Non un ricordo, un fantasma, te. Isabella, tu sei così…bella, intelligente, perfetta…sei quella giusta, il completamento della mia anima perduta. Ti supplico, non priarmi di me stesso per un futile motivo come l’etica. >> Esclamò lui, e sentii la mia coscienza iniziare a martellare la mia mente con un’infinità di rimorsi. Se Edward, lui che era stato corretto e onesto fin dal nostro primo incontro, arrivava a mettere in dubbio l’etica per me, chi ero io per rifiutargli ciò che desiderava? Specialmente se, poi, lui mi amava.
<< Sarai mia… >> sussurrò Edward, e un dubbio s’insinuò dentro di me : la sua era una domanda, o una certezza?
E poi, le sue mani presero ad accarezzarmi dolcemente ma con fare possessivo le braccia, poi la schiena, le gambe…mi attirò a sé in una stretta ferrea, e accostò il suo viso al mio.
<< Io non ti voglio. Io ho bisogno di te. >> sibilò, e poi le sue labbra toccarono le mie. Non era il nostro primo bacio, e nemmeno sarebbe dovuto essere diverso dagli altri, ma contro ogni logica appariva così…speciale…
Le sue braccia forti mi attirarono al suo petto muscoloso, e io mi persi definitivamente in lui. le nostre labbra si saldarono in una danza inquietante, e le nostre braccia si muovevano in sincrono, con un’armonia stupefacente. Edward affondò il volto nei miei capelli, arrivando pericolosamente vicino al mio orecchio.
<< Allora? >> mormorò, e avrei giurato che fosse quasi più nervoso di me, più esitante ma allo stesso tempo travolto da un desiderio incontrollabile.
E fu così che accadde. forse fu la vicinanza, forse i suoi occhi neri e caldi che incatenarono i miei, o forse semplicemente fu il destino. Ma in ogni caso, fu in quell’istante che mi legai a lui per l’eternità, irrimediabilmente.
<< Sì. Sì, Edward voglio essere la tua fidanzata. >> risposi in un soffio, e poi lo strinsi ancora di più a me, senza più limiti. E mi lasciai affogare nella sua presenza.

Oddio, non so se è il mio genere di capitoli,non avevo mai scritto una roba così…spero che non faccia proprio ribrezzo(a me un po’ lo fa)…scusate per eventuali errori ma sono tremendamente di fretta. Vi scongiuro commentate, questa storia senza di voi non esiste! Scusate per il capitolo cortooooo!

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


Salve a tutti. Dopo una lunga e difficile riflessione, ho deciso che questo sarà l’ultimo capitolo di Sunset. Ma non temete! Presto posterò il seguito, nel quale molti intrighi, domande e dubbi lasciati in sospeso qui troveranno risposta. Il capitolo è molto corto, ma effettivamente è una sorta d’epilogo e dovrebbe servire come pista di lancio per il seguito, che sarà anche un po’ una storia a parte. In ogni caso, prima di postare il seguito farò un capitolo dedicato unicamente ai ringraziamenti e poi un capitolo con il link per il seguito, nel caso qualcuno che lo vorrebbe leggere non lo noti. In ogni caso, inizio già a ringraziarvi dal profondo del cuore e mi chiederei umilmente di commentare quest’0ultimo capitolo(anche consideando che, conoscendomi, più ci saranno commenti piùmi sentirò obbligata a postare velocemente il continuo.)
Ma in attesa del seguito(che probabilmente s’intitolerò “Together untill the Sunrise”) potete seguire anche la mia altra fanfiction su Twilight,oblio, oppure il mio racconto originale, pubblicato due giorni fa, Under the Mask of a Dark Lady Comunque, ovviamente, passiamo ai ringraziamenti:

_Niki_:Ciao…hihi! Grazie per il conntributo per il sondaggio, e ovviamente grazie grazie GRAZIE per i complimenti…cioè, continuo a credere che il mio capitolo fosse una shcifezza ma poi leggo i tuoi commenti e penso “mah, allora forse qualcosa di decente lo scrivo anch’io…” hihi! Scherzi? Sai che leggo stravolentieri le tue storie! E stavolta poi sono io che ti devo chiedere perdono perché ci ho messo anche più del solito ad aggiornare! Comunque, grazie mille e spero commenterai anche questo penoso epilogo…hihi ciao !

Sabry87: Grazie mille per tutti i commenti che mi hai lasciato e per tutti i complimenti, mi fanno molto molto molto piacere! Spero vorrai leggere anche il seguito!


Epilogo


I need a miracle I wanna be your girl, give me a chance to see that you are made for me[…]So take a try, no need to ask me why cause I know it’s true I’m still in love with you.
[Miracle-Cascada]



Il sole stava lentamente sparendo all’orizzonte, tingeva di rosa e arancione le nuvole soffici che lo circondavano e gettava lunghe ommbre sul terreno scosceso del bosco. Ormai gli alberi si erano fatti radi, più bassi e dalle foglie meno numerose, quasi avessero paura di esporsi al clima sempre più freddo.
Ad un tratto, un largo sorriso si aprì sul volto di Edward, allla guida del gruppetto. << Ci stanno aspettando. >> spiegò, rivolto a Carlisle. E , a mio beneficio, aggiunse << Benvenuta a Denali, Bella. >>
Mi sentivo eccitata. Emozionata. Nervosa. Eccitata alla prospettiva della nuova vita che stava spalancando le sue porte davanti a me. emozionata al pensiero del nuovo inizio che avrei presto avuto. Nervosa riguardo ai possibili imprevisti e sorprese che il futuro ci avrebbe riservato. Ma più di tutto, mi sentivo sicura, protetta. E qui non servivano spiegazioni: la presenza di Edward era l’unico motivo plausibile per la profonda dolcezza e sicurezza che avvo nell’anima. Con lui accanto, non dovevo temere il futuro. Continuammo a correre, tutti sempre più impazienti.
<< Nervosa, Bella? >> mi domandò Alice con un sorrisino, accostandosi a me. << Un po’ >> confessai, semplicemente.
<< Oh, ma dopo tutto quello che è successo fra te ed Edward, un semplice trasloco non dovrebbe essere un problema, per te. A proposito…posso essere la tua damigella d’onore? >> esclamò tutto d’un fiato Alice, sbottando poi in una risata cristallina, intrisa di ingenua malizia. La fissai a bocca aperta.
<< Ma in realà noi non… >> << Non ancora, intendi dire. Ma, fidati di me, succederà. >> ridacchiò lei per tutta risposta, prima di scattare avanti e correre come un fulmine accanto a Jasper, per cingergli poi le spalle con un braccio.
Mi sentivo imbarazzata. Imbarazzata per la sconcertante sicurezza di Alice, per ciò che le sue parole implicavano. E anche…felice. Esattamente per la stessa ragione.
E poi, il bosco finì. Gli alberi si diradarono irrimediabilmente, e uscimmo allo scoperto. Un ‘immensa distesa di neve e gelo sembrava distendersi all’infinito davanti ai nostri occhi, scintillando sotto la luce dorata del tramonto. Da ogni lato, neve candida sembrava circondarci. Il paesaggio era brullo, spoglio, ma in qualche modo attraente e, in una maniera sorprendente, incantevole.
<< Benvenuti. >> ci accolse con voce solenne un uomo alto, sorridendo di gusto.
Edward aveva ragione. Erano davvero tutti lì per il nostro arrivo. << Oh, avete un nuovo acquisto in famiglia. Piacere di conoscerti, il mio nome è Tanya. E questo vampirone tutto serio è Eleazar. Lei è Carmen. Invece Irina e Kate sono rimaste a casa, a preparare tutto l’occorrente per il vostro arrivo. >> cinguettò una vampira dai capelli biondo ramato. Era bellissima. Non la bellezza fine ed elegante di Alice, la bellezza sottile e leggera di Angela o l’attraente perfezione di Rosalie. Tanya sembrava…sembrava una composizione di tante piccole, perfette tessere di un puzzle che componevano il suo volto mozzafiato, il suo corpo slanciato e magnifico e ogni singolo suo tratto. Erano troppi tasselli di appuntita bellezza per stare in una sola persona.
<< Io sono Bella. >> risposi automaticamente, tendendole una mano. Lei la ignorò ostentatamente, e si diresse invece con uno scatto fulmineo verso Edward, abbracciandolo platealmente.
<< Vi stavamo aspettando, >> aggiunse Tanya, lasciando finalmente Edward << Lei è arrivata da giorni, e sapevamo che non ci avreste molto a dirigervi qui. O almeno, questo è quello che ha detto. >>
Vidi con la coda dell’occhio le pupille di Edward dilatarsi per lo stupore e qualche solitaria ruga di sorpresa e concentrazione ornargli la fronte. << Sei sicura, Tanya? >> domandò.
Lei gli sorrise, benevola e con una punta di malizia che mi auguro fosse solamente frutto della mia immaginazione. << Sicura al cento percento >> ribattè, picchiettandosi un dito sulla tempia. << Ma forse, non sono la persona più adatta per spiegare tutto, anche se sono certa che i miei pensieri siano abbastanza eloquenti. >> proseguì. Sentii un’ondata di malessere pervadermi il corpo. non mi piaceva quella Tanya. Qualcosa nel suo modo di osservare Edward con quello sguardo da predatrice, quasi le appartenesse, non mi piaceva. Come non mi piaceva il suo modo di fare, quasi fosse la padrona del mondo. O almeno, del suo piccolo angolo di mondo sperduto nel rigido clima dell’Alaska.
Ma poi, ebbi la sensazione di dover alzare lo sguardo. Non avevo né udito né visto la sagoma candida che ci si parava davanti, confondendosi con la neve, ma la avevo quasi percepita. Sentita nell’anima. Idnossava un lugno abito bianco, immacolato, che si muoveva al vento. Un cappuccio dei fini ricami le copriva il volto, ma il suo elegante portamento poteva appartenere solamente ad una vampira. Avanzò quasi scivolando sulla neve verso di noi, a passi calmi e misurati.
Osservai il viso di Edward riempirsi di stupore, mentre Tanya batteva le mani con infantile entusiasmo.
<< Finalmente siete arrivati…vi stavo attendendo, sapete? Specialmente tu, Carlisle. Mi sei mancato. E anche voi, i miei figli. >> esordì la sagoma, e nonostante il suo volto fosse in ombra potevo percepire la gioia nella sua voce. Poi si portò le mani al cappuccio, e lentamente lo scostò dal viso. I primi a emergere furono i lunghi boccoli color caramello, poi la pelle pallida e infine gli occhi dorati.
<< Esme… >> mormorò Carlisle, meravigliato, prima di gettarsi fra le sue braccia aperte.

Fine…per ora.

Uhuh, come sono cattiva...vi lascio così, con questo colpo di scena e con la promessa di un continuo…che vi assicuro, ci sarà. Per ora, vi prego, commentate questo epilogo…baci e abbracci a tutti, è stato magnifico scrivere questa storia e sentire tutti i vostri incoraggiamenti, le critiche, i pareri e le risposte ai sondaggi…e vi lascio proprio così, con un ultimo, nostalgico sondaggio: quale capitolo di sunset vi è piaciuto di più? Bye bye, amimy.

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