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di Malykon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Chapter one. ***
Capitolo 2: *** 2- Chapter two. ***
Capitolo 3: *** 3- Chapter three ***
Capitolo 4: *** 4- Chapter four ***
Capitolo 5: *** 5- Chapter Five ***
Capitolo 6: *** 6- Chapter six. ***
Capitolo 7: *** 7 - Chapter seven ***
Capitolo 8: *** 8- Chapter eight. ***



Capitolo 1
*** 1- Chapter one. ***






1- Chapter one.





Anche se apparentemente non sembrava affatto, la vita di Marinette era diventata ormai insostenibile per qualsiasi adolescente. Frenetica, senza un attimo di tregua e di tranquillità.
Se , da un lato c’era la già normale ragazza piena di compiti ed impegnata con la scuola, con la moda e con, qualche volta, anche i suoi amici, dall’altro lato c’era la vita da supereroina, nascosta a tutti, imprevedibile ed inevitabile. Ladybug poteva servire nei suoi momenti vuoti come in una delle sue peggiori e movimentate giornate a scuola, ma non voleva lamentarsi, perché la faceva stare bene, essere utile all’intera città, essere libera di essere se stessa, anche se coperta da una maschera.
Lo stesso capitava nella vita di Adrien, che era passato dalle sue giornate chiuso in casa con Natalie a studiare privatamente, ad avere non solo degli amici e ad andare a scuola come ogni ragazzo normale, ma anche a dover tener conto ad una vita che lui definiva senza freni inibitori, dove poteva lasciare uscire il suo carattere giocoso e sincero dietro alla sua maschera da gatto nero senza dover per forza rovinare l’immagine del modello serio e distaccato che suo padre ci teneva a tenere in piedi.
Il rapporto con suo padre non era mai stato dei migliori, sin da piccolo, Adrien è stato abituato ad essere solo , trascurato e senza un affetto che si ci aspetterebbe da un padre. Certo, gli piaceva renderlo fiero di lui, era normale, ma tuttavia gli mancava qualcosa, qualcosa nelle sue reazioni, qualcosa in più nel suo sguardo, nei suoi occhi… qualcosa di più umano. Come se per lui, avere un figlio fosse solo una delle altre cose da tenere sotto controllo nella vita e da fare andare per il meglio.
Per Marinette invece era del tutto differente. L’amore datogli dalla sua famiglia era enorme, ed ogni sua scelta era sempre stata appoggiata e ben consigliata.
Eppure, nelle loro vite così differenti ma ugualmente frenetiche e nascoste, entrambi sono riusciti a trovare un punto d’incontro che nemmeno sanno di avere.

Era diventato difficile per lei vederlo ogni giorno a scuola, proprio davanti a lei, senza poter parlargli tranquillamente senza rovinare tutto balbettando o parlando di cose totalmente a caso presa dall’agitazione.
Alya cercava di consolarla e di spronarla ad interagire con lui, convinta che con il tempo sarebbe riuscita a parlargli normalmente e, magari, a far nascere qualcosa in più come per lei e Ninò.
Ma il punto, per Marinette, era che non riusciva a considerarlo alla sua altezza. Ogni volta che provava a parlargli non riusciva a trovare un punto d’incontro per non sembrare un’emerita idiota, ma non ci riusciva perché era così che si sentiva e, onestamente, cominciava a pensare che il suo sentimento a senso unico per il biondo stava diventando piano piano il suo dolore più grande, che riteneva non sarebbe mai stato possibile da ricambiare e che, proprio per quello, non ci sarebbe mai stato un rapporto normale come lei avrebbe voluto e come l’amica la spronava a cercare.
Nel cuore di Adrien, invece, non c’era evidentemente spazio per nessun’altro se non la sua amata compagna di avventure. Non riusciva ad accettare di essersi innamorato così velocemente di lei ,e di non sapere neanche cosa o chi si celasse dietro la maschera.
Per molto aveva provato a convincersi che la sua era un’infatuazione per la bella eroina che salva Parigi nei momenti più bui e che spesso aveva salvato anche lui, ma, con il passare del tempo, ogni sorriso, ogni gesto, anche dal più insignificante da parte sua gli facevano battere il cuore fino a tal punto che avrebbe giurato che gli sarebbe esploso.
Amava tutto di lei, e non era una frase fatta. Ama il suo carattere deciso e limpido, la sua inevitabile ironia anche nei momenti peggiori, il suo sorriso nascosto dalle risate, il suo sguardo limpido e sicuro, senza veli, il suo gesticolare, la sua temperanza e testardaggine, e si, amava anche quella.
Amava lei, ed era pronto a fare qualsiasi cosa per fargli capire quanto speciale fosse per lui e, soprattutto, per farsi ricambiare.


Anche per oggi, un’altra akuma era stata librata nell’aria e ormai per Ladybug e Chat noir stava diventando quasi un’abitudine ritrovarsi a fronteggiare nei momenti meno opportuni qualcuno caduto in preda alla rabbia, malinconia, tristezza e a dover affrontare attraverso loro i tentativi, sempre vani, di Papillon di appropriarsi dei loro miraculous.
“Ciao ciao micetto” La corvina stava già per saltare giù dal tetto per tornare a casa, quando sentì il ragazzo afferrarla per la spalla ed impedire la sua fuga.
“Ladybug, aspetta un secondo soltanto. Possiamo parlare?”
“Dimmi pure” Riprese lo yo yo per guardarlo negli occhi ed aspettare che parlasse.
Il gatto nero si ritrovò improvvisamente senza nulla da dire, o , almeno, senza un discorso sensato pronto per quella situazione. In testa aveva frasi sconnesse che avrebbe dovuto sbrigarsi a mettere insieme per formare un discorso, se non voleva che la ragazza andasse via per lo scadere del tempo del suo miraculous.
“Insomma… da quant’è che ormai salviamo Parigi insieme, mesi? Nel senso, penso che ormai potremmo fidarci di noi e insomma… beh…” Chiuse un secondo gli occhi per permettere alle parole di tornare nella sua bocca e alla sicurezza di non scappare via con la coda fra le gambe. “Beh, questa volta… potremmo restare allo scadere dei miraculous, ecco” Disse, finendo il suo discorso quasi con la coda fra le gambe.
Dal canto suo, la ragazza lo guardava senza dire niente e questo metteva non ben poca agitazione al gatto.
“Chat… lo sai benissimo che non possiamo. Già è dura proteggere un’identità, figuriamoci due. E poi… immagina, se scoprissimo di non sopportarci, nella realtà? Rovineremmo la nostra amicizia.” Disse, girandosi poi verso il cielo stellato.
“Diciamo che la nostra amiciza sembra quasi essere di un mondo a parte, come se fosse l’eccezione che conferma la regola. Non penso che mischiarla con la vita privata migliorerebbe la cosa… che migliorerebbe noi.” Concluse, girandosi appena con la testa guardando il micio con un piccolo sorriso misto malinconico e rassicurante.
Lui avrebbe voluto dirgli che non gli importava perché i sentimenti che provavano per lei non potevano svanire nel nulla, che qualsiasi persona sotto la maschera ci poteva essere, lui era sicuro che gli sarebbe piaciuta comunque. Ma, al sol pensare che invece da parte sua scoprire la sua identità la potesse mettere a disagio o la potesse deludere, gli fece ringoiare tutte le parole che avrebbe voluto dirle per farle comprendere il significato della sua proposta.
Prese tuttavia, un’altra strada deciso a non mollare la presa. Ormai erano in ballo e non si sarebbe arreso fino alla fine delle danze.
“Allora okay, ma penso ci sia una cosa che dovresti sapere prima di andartene” Iniziò, prendendo fiato e ritrovando la forza di guardarla negli occhi pronto a parlarle dei suoi sentimenti.
“Devi sapere che provo qualcosa per te, e che per quanto io ci provi, non posso proprio reprimere. Non mi importa se con o senza maschera, io li provo e tu dovevi saperlo”
Lei non rimase colpita dalle parole di lui, già lo immaginava e probabilmente Chat noir non si rendeva conto di quanto fossero limpidi i suoi sentimenti… o almeno, fino a quel momento.
“Chat… sei molto importante per me, dico sul serio, ma…” Si girò, non avendo per una volta la forza di guardarlo negli occhi, perché avrebbe significato guardare quegli occhi sicuri e limpidi riempirsi di tristezza , e per colpa sua. “Ma solo come un amico, e non penso che questo potrà mai cambiare.” Disse infine, sentendo la presenza del ragazzo dietro di lei solo per i respiri che quasi tratteneva, dato che lui sembrava non avere intenzione di dire nulla.
“Ho capito” Si limitò a dire, prima di tirare fuori il bastone per scappare via da quella situazione. “Scusa se ti ho presa in contropiede. Buona serata!” Disse tirando un sorriso e sparendo in mezzo al cielo stellato ma buio di Parigi.

Quella notte Marinette non riusciva proprio a prendere sonno.
Restava lì, alla finestra, con l’aria che lentamente le scompigliava i capelli sciolti, a fissare il cielo in cerca di un inizio del suo infinito, con troppi pensieri in testa per decidere di affrontarli.
Non voleva pensare a nulla, se non al numero di stelle che riusciva a contare in cielo. O almeno, quella era la sua intenzione, finché non vide una figura agire indisturbata fra un tetto all’altro di Parigi, una figura che avrebbe riconosciuto anche da lunghe distanze.
“Come mai ancora sveglia, Purrrrincess?” Disse atterrando con passo felpato nel balcone della ragazza.
“Troppi pensieri” Si limitò a dire scrollando le spalle. “E tu, Chat? Cosa ci fai in giro di notte? Qualche akuma?” Chiese fingendosi curiosa ma pronta ad entrare per chiamare all’opera la sua seconda parte di lei, per salvare per l’ennesima volta qualcuno preda di sentimenti oscuri.
“No, solo… anche io troppi pensieri. Ma nella casa dove vivo io, non fanno altro che accumularsi… “ Disse con sguardo perso fra le stelle, proprio come quello della ragazza pochi istanti prima.
“Vuoi parlarne?” Disse con cautela, immaginando purtroppo già su cosa sarebbe ricaduto il discorso.
“Nulla è solo che… Dio, l’amore fa proprio schifo” Disse, con voce amareggiata senza voltarsi.
Lei non poteva che concordare, ma di certo non era di quelle parole di cui aveva bisogno il biondo per cercare di consolare la ferita da poco subita, niente meno che dal suo alter ego.
“Chat… se è successo qualcosa con Ladybug, non penso affatto lei avesse cattive intenzioni. Cerca di vederla dal suo punto di vista. Ferirti era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare e sarebbe sicuramente fuori discussione che lei lo faccia volentieri. Ma illuderti? Non sarebbe stato ugualmente doloroso, se non peggio?”
Il gatto si girò con sguardo stupito verso la ragazza, per un attimo quasi senza parole.
“Quindi sono così evidenti i miei sentimenti per lei, eh?” Disse con una piccola risata ironica celata da due occhi verdi e terribilmente amareggiati.
“Suppongo che però tu abbia ragione. Dovrei chiederle scusa per come l’ho lasciata. Conoscendola, quel poco che mi è stato concesso, probabilmente l’ho lasciata talmente bruscamente che tutt’ora ci sta male… Diavolo, se solo sapessi chi fosse sarei già scattato da lei..” Disse con un misto di malinconia e rancore.
Marinette voleva veramente dire qualcosa per consolarlo, ma poteva capire il suo dolore di un amore che partiva svantaggiato, e sentendosi lei stessa così non poteva fare molto, se non ascoltarlo, e fargli sentire che non era solo e che gli era vicino e, come lei, anche se lui non poteva saperlo, anche la sua Ladybug.
Appoggiò la testa sulla sua spalla, fermandosi per qualche tempo indefinito, a guardare entrambi l’infinità del cielo in silenzio, ma un silenzio per niente imbarazzante, ma pieno di parole nascoste che non avevano bisogno di essere dette.
“Sai” Cominciò lui senza staccare gli occhi dal cielo.
“Se mi fossi innamorato di te al posto suo, sicuramente sarei sicuro di non soffrire mai”



Hello everyone! :)

​Vi rubo questo piccolo angolo per ringraziarvi intanto di aver aperto la mia storia, spero vivamente che vi possa piacere e se vi andasse di farmelo sapere con una recensione, positiva o negativa che sia è sempre ben accetta, sopratutto perché così so che la storia piace e andrò avanti con tantissimo piacere ^^
​Detto ciò volevo dirvi che più avanti modificherò probabilmente certe cose che nel cartone non succederebbero sicuro, non faccio spoiler ma volevo solo precisarlo, grazie ancora, alla prossima! ♥


 

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Capitolo 2
*** 2- Chapter two. ***


 




Chapter two
 
 
“Adrien smettila di complicarti la vita! Lascia le cose così come stanno, no?” Disse il piccolo kwami nero quasi esasperato.
“No, Plagg. Non capisci. Non voglio rinunciare a lei senza sapere perché, cosa non va in me o se ci fosse già qualcuno nel suo cuore. Capisci? Non posso arrendermi se non so contro cosa combatto” Non ne voleva sapere.
Adrien era deluso, amareggiato dall’ennesimo rifiuto della sua Lady, ma d’altra parte voleva capire e, lì dove era possibile, tentare con tutte le sue armi per farsi amare. In fondo, il problema fondamentale è che lei non lo conosceva, non aveva prestato molta attenzione a tutti i piccoli particolari del gatto nero come lui faceva con la coccinella. Magari conoscendosi, si sarebbe ricreduta sui suoi sentimenti.
“Sai che rischi di compromettere l’affiatamento che avete nella vostra squadra, vero?” Disse di risposta in modo del tutto serio.
“Sai che rischi di compromettere la buona riuscita della salvaguardia di Parigi, per una tua infatuazione? Questo non è un gioco ragazzino, richiede la tua più totale attenzione”
Adrien sembrava abbattuto, e al suo piccolo amico dispiaceva vederlo così, ma d’altronde non poteva accantonare gli interessi per cui era stato creato per assecondare i capricci d’amore del suo possessore.
“Ti prometto che non contro prometterò nulla Plagg, ma non cambierò idea” Disse risoluto prima di girarsi dall’altra parte del letto per poi poco dopo, addormentarsi.
Era già da un bel po’ che il piccolo si trovava al fianco di Adrien nelle sue battaglie contro il nemico e, volente e nolente, iniziava ad affezionarcisi.
D’altra parte però cominciava a chiedersi come stesse Tikki. Era da un sacco di tempo che non le parlava, da quasi 30 anni per l’esattezza, quando entrambi i vecchi portatori dei miraculous conoscevano le proprie identità e permettevano così ai due di stare insieme. Tutto quel tempo non frenava però il suo costante preoccupamento per la kwami della coccinella, erano stati creati insieme e quel legame andava oltre allo spazio temporale che determina la vita di un uomo, era un amore sia fraterno che non senza limiti, letteralmente infinto, e sapeva che se non fosse stato con Adrien e la nuova Lady bug, si sarebbero rincontrati di nuovo e valeva sempre la pena aspettare.
Si lasciò andare a fianco del suo amico aspettando che il sonno s’impossessasse anche di lui.
 
 
“Muoviti Marinette, o farai tardi anche questa mattina!” Sentì urlare dal piano di sotto da sua madre. “Arrivo, mamma! Non trovo il libro di fisica!”  Disse mentre ,concentrata nel finire la fetta biscottata cercava in lungo ed in largo il suo libro. Ieri era stata sveglia fino a tardi per studiare e finire i compiti, e proprio non poteva permettersi una nota per non avere il libro.
Ma del libro, non c’era traccia.
Amareggiata si incamminò il più velocemente possibile verso scuola, era già parecchio in ritardo e quel giorno non era di certo iniziato nel migliore dei modi.
Così sarebbero andate le cose, Marinette arriva in ritardo, l’insegnante la rimprovera e per punizione, chiamerà lei per la correzione dei compiti. Compiti che, nonostante aveva fatto, non aveva con se.
Alle volte era veramente tentata di usare… il suo alter ego per arrivare in men che non si dica a scuola, ma per fortuna la parte infantile di lei era messa quasi subito a tacere dalla responsabile e decisamente non sconsiderata Marinette, che, puntualmente, aveva quasi sempre almeno dieci minuti di ritardo per questo.
Arrivò verso il cancello della scuola correndo, notando un’altra figura avere il suo stesso comportamento poco più distante da lei.
E più si avvicinava, più Marinette rallentava involontariamente la corsa, notando quei capelli biondi sparsi al vento e quegli occhi verdi presi dall’ansia di essere in ritardo come… beh, come lei.
“Muoviti Marinette, o non la passeremo liscia!” Disse il suo Adrien, prendendola per un braccio e continuando a correre senza fermarsi.
“Ah, eh, so! Se, cioè si!” E divenne rossa in men che non si dica, ma, per fortuna lui non se ne accorse, dato che era proprio davanti a lei impegnato a trascinarla il più veloce possibile.
Non appena aprirono di scatto la porta, sembrava che in classe fosse entrato un uragano. E la visione di Marinette non tardò ad avverarsi… solo con la presenza di Adrien con lei.
Vedeva Alya sott’occhio che la guardava incuriosita da quell’entrata, ma non poté considerarla più di tanto perché poco dopo, si ritrovò davanti una professa non proprio entusiasta a braccia incociate, scrutarli dall’altro al basso.
“Ci scusi” Disse prontamente Adrien “Ci siamo persi nel ripassare, scusi, non succederà più” Disse lui con una convinzione tale che sembrava assolutamente vero, ma Marinette non poté che evitare di guardarlo ad occhi spalancati. Poteva parlare per lui ! Lei non si era affatto persa nel ripasso o roba simile e se la donna avesse provato a farle anche una sola domanda se ne sarebbe accorta immediatamente.
“Adrien, non posso ignorare il vostro ritardo come se nulla fosse. Per oggi siederete vicini al primo banco e correggerete gli esercizi. Se avanzerà tempo, interrogherò uno dei due, a vostra discrezione. Andate ora” Disse pronta e ferma, facendo con un rapido gesto della mano segno a Ninò per farlo spostare che prontamente si alzò con uno scatto andando vicino ad Alya. Non che gli dispiacesse, ovvio. Solo, era teso per il suo amico.
Marinette dal canto suo sembrava una bambola di pezza. In quel momento non riusciva a collegare tutto, ovvero la parte che da lì a poco avrebbe dovuto correggere degli esercizi fantasma davanti a tutta la classe in quel momento non la toccava minimamente. No, era solo concentrata sulla frase dove diceva che, per tutto il giorno, sarebbe stata seduta accanto ad Adrien. E questo non la aiutava di certo ad essere spigliata nel parlare.
Solo una volta arrivata al posto, notando gli occhi della professoressa puntati su di lei, andò ancora più notevolmente in panico.
Adrien se ne accorse, e, con discrezione, le posò una mano sulla gamba per attirare la sua attenzione. Al che, la corvina, ovviamente, fece un piccolo balzo irrigidendosi.
“Marinette, hai il libro vero…?” Chiese lui sotto voce. Lei rimase qualche secondo immobile, come se avesse perso l’uso della parola, così a fatica, come se fosse un piccolo pezzo di legno, scosse piano la testa per fargli capire che no, non l’aveva.
Il ragazzo S’incupì, introducendo un’espressione pensierosa, ma solo per qualche secondo, poiché dopo qualche istante tornò sereno come se nulla fosse.
Le passò il suo libro di chimica sotto al banco, mentre lui ne apriva uno a caso giusto per averne uno sotto agli occhi suoi e dell’insegnante.
“Adrio-an, ma..t-e?” Riuscì a dire sottovoce, mentre il ragazzo senza voltarsi rispondeva “Mi basta che lo tieni abbastanza vicino per darci una rapida occhiata, per il resto vado a memoria” Finì facendo finta di cercare l’esercizio sul libro.
“Inizi tu, Marinette?” Chiese la professoressa fin troppo gentilmente. “Ah, Eh, uhm, si!”
Andò tutto alla perfezione. Lei riuscì a leggere senza stopparsi troppo, e questo non fece sospettare nulla alla professoressa, soprattutto perché Adrien veramente andava a memoria, e dava un’occhiata raramente al suo libro.
Fino a quando però, la professoressa non chiese a Marinette di venire a farsi interrogare.
Il biondo lesse negli occhi della ragazza puro terrore e, prima che se ne accorgesse anche la donna, attirò la sua attenzione.
“Professoressa, se permette e se a Marinette va bene, vorrei venire io. L’ultimo voto di fisica era un po’ basso e, beh… lei sa com’è mio padre… preferirei rimediare prima possibile, per evitare guai” Cercò anche di fare una foce mezza incerta, al che, la professoressa non poté che guadarlo con compassione. “Certo, Adrien, non c’è problema. Per te è un problema, Marinette?”
Sentendo il suo nome, tanto rapita dalla scena, quasi sobbalzò. “No, no… va bene” Disse cercando di trattenere l’entusiasmo, mentre regalava al ragazzo accanto a lei uno sguardo pieno di gratitudine, ma, quando lui lo ricambiò con un sorriso, diventò nuovamente rossa come un pomodoro.
“Io.. Tu, no, cioà-è, Buona sfortu- Fortuna” Disse, poi coprendosi il volto con le mani sentendosi andare a fuoco.
Sentì una piccola risata dal ragazzo affianco a lei mentre si alzava e le rispose un “Grazie” dal tono estremamente dolce, prima di alzarsi ed andare di fianco alla donna per prendere il posto di Marinette, proprio come un vero eroe.
 
 
La vide in pausa pranzo parlare gesticolando velocemente e frettolosamente con Alya, e gli venne da pensare che effettivamente, quando parlava con lui non era mai così sciolta e … se stessa.
Si chiese se fosse per antipatia nei suoi confronti. In fondo, il primo giorno di scuola c’era astio palese e, nonostante per lui fosse tutto okay, magari per lei non lo era.
Lui considerava Marinette una delle sue migliori amiche, soprattutto nei panni di Chat noir. Con lui lei era disinvolta, allegra, schietta e sorridente, ed adorava quella versione di lei, e vederla così diversa con il vero lui un po’ lo faceva stare male.
“Ma guarda che se reagisce così è tutt’altro che fredda. Ragionaci, è ovvio che gli piaci, sveglia ragazzino! Ecco, potresti cercare una come lei, e lasciare stare le tue follie d’amore per la tua Ladybug” disse Plagg poco dopo, mentre lui gli dava la sua solita fetta di Camembert.
“Ma cosa dici, Plagg. Dovrebbe essere come Chloè, altrimenti no? E Dio, menomale che non lo è” disse con un sospiro.
“Guarda che quella bionda è tutt’altro che innamorata. Quella è ossessionata dal modello che sei e dal potenziale partner ideale per la sua immagine. Avanti Adrien, ti facevo più furbo, svegliati!”
Adrien li guardò quasi contrariato, lasciandosi andare ad un piccolo broncio da bambino.
“Comunque ti sbagli… E poi, per quanto possa essere dolce Marinette, è Ladybug l’unica per cui adesso c’è posto nel mio cuore. Non ci posso fare nulla e lo sai. Diamine Plagg, ma sei mai stato innamorato?” Disse e al che il kwami scosse la testa. “Ah, ragazzino, doveva ancora nascere il tuo trisarcavolo da quando è successo” Disse quasi offeso.
“Trisar che?”
“Sarebbe il nonno del tuo trisnonno” Disse cercando di spiegarsi. Il biondo aggrottò la fronte confuso, al che il kwami sbuffò sconsolato. “Nulla nulla, lascia perdere.” Concluse il piccolo, infinte.
 
 
Era ormai giunta la fine della giornata, era l’ultima ora e il suo fantastico giorno affianco ad Adrien stava ormai per terminare.
Era stato un misto fra paradiso ed eterna agonia. Paradiso perché era da sempre che desiderava cercare di stargli così vicino, agonia perché nonostante questo le era comunque impossibile parargli ed evitare di arrossire, per cui, semplicemente, abbassava lo sguardo la maggior parte delle volte che gli parlava.
Alla fine delle lezioni, nel momento esatto in cui la campanella suonò, Adrien si alzò pronto a fermare la corvina da una spalla per parlare, voleva chiarire i suoi dubbi e cercare di spiegarle che ci teneva ad evere un normale rapporto d’amicizia, quando, però, un razzo dai folti capelli rossi non lo anticipò di qualche secondo parandoglisi davanti ed attirando tutta la sua attenzione.
“Mar.. Ciao. Marinette… potrei rubarti un attimo?… Vorrei parlarti… in privato”

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Capitolo 3
*** 3- Chapter three ***



Chapter three.


Adrien sapeva benissimo che origliare non era assolutamente una buona cosa e di solito non si intrometteva nelle conversazioni degli altri, soprattutto quando non aveva un vero e proprio motivo apparente dato che l'argomento dei due ragazzi non lo riguardava affatto ma... in un certo senso aveva una sorta di presentimento su quello che il rosso avrebbe detto a Marinette e semplicemente voleva accertarsene.
Si vedeva da lontano un miglio che al ragazzo Marinette non stava per nulla indifferente, e probabilmente l'unico motivo per cui non si era più dichiarato dopo essere stato akumatizzato era perché temeva un altro rifiuto, e rivederlo vittima di Papillon non era in programma.
Tuttavia quello che il ragazzo chiese a Marinette non era quello che si aspettava.
La invitò alla festa di Lilà che si sarebbe tenuta quello stesso sabato sera. Adrien non ci pensava neanche più, eppure aveva tentato di convincere suo padre a lasciarlo dormire da Ninò apposta, e dopo svariati tentativi, miracolosamente e grazie all'aiuto di Natalie ci era riuscito. Cavolo, doveva veramente molto a quella donna per tutto quello che faceva per lui nonostante la sua maschera professionale.
Quindi, quando Marinette accettò l'invito del ragazzo, da una parte si chiese se avesse deciso di dargli una chance in quel senso, dall'altra era decisamente contento che ci sarebbe stata anche lei a quella festa.
Si distrasse dai suoi pensieri quando li vide tornare verso la loro direzione, ed era ancora deciso a chiarire i suoi dubbi su Marinette e sul perché fosse sempre così schiva con lui, ma quando vide la ragazza passargli accanto continuando a ridere con il ragazzo e non calcolandolo minimamente, ne arrossendo ne balbettando, per una volta furono a lui a morire le parole in gola.




Marinette continuava a chiedersi se avesse fatto o meno la scelta giusta, ad accettare quell'invito. Poco dopo al telefono anche Alya l'aveva rassicurata dicendo che si trattava sicuramente di un'uscita fra soli amici e fra cui avrebbero partecipato anche Alya stessa con Ninò e anche Adrien.
Appena Marinette sentii il nome del biondo, iniziò a cadere nel panico, nonostante alla festa mancassero ancora due giorni.
La conversazione con Alya finì poco dopo, e lei ne approfittò per chiamare i suoi genitori e chiedergli il permesso. Nonostante fossero via quella settimana e non sarebbero tornati prima del lunedì sera, Marinette preferì essere sincera con loro e chiedergli il permesso apertamente, il ché diede i propri frutti perché le diedero il permesso senza troppe esitazioni.
Il rapporto con i suoi genitori era invidiabile, c'era una sincerità ed una maturità che loro apprezzavano molto in lei.
L'unica cosa che teneva loro nascosta, era il segreto di Ladybug, ma per quel fattore non poteva proprio farci nulla. Per quanto odiasse nascondere la propria identità ai suoi genitori ed ai suoi amici, ne andava della sicurezza di Parigi e soprattutto della loro sicurezza.
Come ad intuire i suoi pensieri, la piccola kwami della coccinella uscì dalla borsetta della corvina per  rassicurarla.
"Lo so che questa cosa del segreto di turba Marinette, ma stai facendo un'ottimo lavoro come Ladybug e come tale uno dei sacrifici dell'essere un'eroina.. è di mantenere questa vita un tuo segreto.. beh, tuo e mio" Disse con un piccolo sorriso mentre, appoggiata alla spalla della ragazza, si sistemava teneramente accanto a lei.
Marinette, fra un sorriso leggermente malinconico ma felice, annuì , poco dopo, si alzò con l'intento di cercare qualcosa da mettersi per la festa in arrivo.


"COSA VORRESTI FARE TU?!" Sbottò Plagg staccandosi dal suo formaggio, per guardare il suo portatore con aria sconvolta. "Ma allora non hai capito nulla del discorso che abbiamo fatto l'altra sera? Non, e ti ripeto NON puoi mandare al diavolo il destino di Parigi solo per accontentare una tua cotta da adolescente."
"Plagg, non venirmi a dire che fra tutti i Ladybug e Chat noir del passato non ce ne siano stati almeno una coppia che abbiano condiviso insieme il loro segreto, quello delle loro identità." Disse, serio e deciso.
"Si, Adrien, ci sono stati, ma uno erano entrambi sicuri di quello che stavano facendo e non mi sembra che la tua Lady  adesso voglia affrontare questo passo. Due, cavolo Adrien, non ti sei mai domandato cosa potrebbe succedere se la vera Ladybug non ti piacesse? O peggio se ci fosse astio o rapporti pessimi con lei nella realtà?"
In verità al piccolo gli sarebbe piaciuto un sacco rivedere Tikki, come tutti gli altri kwami del resto, ovviamente, ma era al mondo da ormai talmente tanto tempo che aveva compreso che la sicurezza della città, che la mansione per cui erano stati concepiti era al di sopra di tutto, ed era questo che dovevano comprendere anche Adrien. 

"Plagg, io sono sicuro di amare Ladybug, e chiunque sia sotto la maschera, come potrei non amarla? "Disse con tutta la sincerità di cui era capace, mentre Plagg prendeva posto accanto a lui, con sguardo più addolcito... ed ovviamente con il suo pezzo di Camembert. 
"Non mi pongo neanche il dubbio che possa essere... che ne so, Chloè, non potrei mai innamorarmi a caso mentre nella realtà non provare assolutamente nulla per lei... dovranno pur combaciare le due identità, no ?" Plagg lo guardò non comunque convinto della scelta che voleva intraprendere il ragazzo.
"Come credi sia giusto, Adrien. Però ricordati le mie parole." Disse.
"Ricordati che io ti avevo avvertito".


Harry's Corner :3
Bonsoir ! Allora, come vi sembra per ora la storia?  Per ora è tutto molto piatto e magari monotono ma andando avanti tranquilli che le cose si movimenteranno ;) E nulla, come al solito spero che vi sia piaciuto ,se volete farmi sapere cosa ne pensate sono sempre al settimo cielo eee al prossimo capitolo :33

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Capitolo 4
*** 4- Chapter four ***


Chapter Four.



A poche ore dalla festa, a casa di Alya, si stava verificando la famosa emergenza vestito.
La mora, in sua giustificazione, disse che era stata troppo impegnata con i compiti e con il ladyblog per mettersi a cercare un vestito decente per quella festa, ma, ora che tutti erano quasi pronti e con le idee già chiare sul cosa indossare, improvvisamente la ragazza si era risvegliata ed era tornata tra i presenti.
Non era un comportamento da lei, effettivamente. Era la persona più organizzata che Marinette conoscesse, e di solito era lei la prima a messaggiare la corvina parecchio tempo prima per sapere cosa avrebbe indossato.
Si trovavano a casa di quest'ultima, pronte a spulciare per trovare qualcosa nell'armadio della, sicuramente, futura stilista.
"Marinette, sei la mia salvezza. Hai dei vestiti che sono Wow! Davvero li hai fatti tu questi?" Chiese scorrendo la mano fra molti dei vestiti nell'armadio della ragazza. " Posso scegliere davvero quello che preferisco?" 
Marinette sorrise ed annuì leggermente, osservando l'espressione felice dell'amica.
Dopo poco l'amica prese convinta un abito dall'armadio di Marinette e ufficializzò la sua decisione. "Questo, decisamente" Disse portandoselo al petto per ammirare l'immagine allo specchio.

Gli occhi della ragazza si illuminarono non appena se lo provò. Con l'aiuto di Marinette, si legò i capelli con uno chignon alto che lasciava cadere due ciuffi laterali dal viso, lasciando un effetto molto morbido e leggero. 
Si truccò gli occhi leggermente e si infilò degli stivaletti marroni riprendendo il colore del giubbetto e con leggero tacco a spillo.
Marinette, nel frattempo, non notando l'ora, perse il senso del tempo e quando riguardò l'orologio, mancava ben poco tempo prima della festa a casa di Lilà.
Per fortuna, aveva già scelto molto prima, per una volta in vita sua, cosa indossare per quella serata.
Prese il vestito scelto dall'armadio e, poco dopo,uscì dal bagno pronta in tutto e per tutto.
Aveva lasciato per una volta, i capelli sciolti ricadere dalle spalle, accompagnati solo da una piccola molletta viola a forma di farfalla dietro a raccogliere i ciuffi davanti, e come scarpe optò per delle semplici ballerine viola
Aveva lasciato per una volta, i capelli sciolti ricadere dalle spalle, accompagnati solo da una piccola molletta viola a forma di farfalla dietro a raccogliere i ciuffi davanti, e come scarpe optò per delle semplici ballerine viola. Era già una frana di suo, non c'era bisogno di indossare i tacchi per alimentare la sua imbranataggine.
Aveva lasciato detto a Nathaniel che si sarebbero visti direttamente alla festa, nonostante in ragazzo abbia più volte provato a convincerla nel venirla a prendere direttamente a casa della corvina con la bici del ragazzo.
Per fortuna, Alya era con lei, e poteva usarla come scusa, altrimenti probabilmente non avrebbe avuto cuore di liquidare il ragazzo. Infondo, aveva accettato il suo invito e, sebbene in sola amicizia, non poteva di certo fare come se non ci fosse.
Nathaniel era un suo amico a lei caro, e sperava vivamente che anche per lui fosse solo così e che non ci fossero secondi fini, perché per lei esisteva solo Adrien. L'avrebbe solo illuso.

Quando Marinette ed Alya arrivarono, insieme a loro era appena stato consegnato un intero scatolone con alcolici di vario genere, al che Marinette iniziò a chiedersi se a quella festa fossero tutti effettivamente maggiorenni. Beh, quelli della sua classe certamente, ma di tutti gli altri invitati non avrebbe saputo dirne l'età.
C'era un'infinità di gente, da persone che sembravano avere sopra i 25 anni a ragazzi che più di 18 anni non potevano avere.
Ad accogliere Marinette e Alya arrivò in men che non si dica la proprietaria di casa. 
"Oh,Marinette. " Disse guardandola abbastanza storto. 
"Lilà" Disse lei semplicemente. 
"Possiamo entrare?" Aggiunse la mora affianco alla corvina per farsi notare ed allentare la tensione.
"Oh, beh, certo. Entrate e spero non vi sentiate troppo a disagio" Disse con tono estremamente falso, scostando con una mano i capelli di lato con un atteggiamento da principessa perfettina, girandosi e dando loro la schiena senza dire nulla.
Non che a Marinette importasse granché, da quel giorno in cui si era akumatizzata in volpina con lei non aveva un buon rapporto.
Si sedettero su un divanetto quando notò una chioma rossa avvicinarsi verso di loro. Non aveva più guardato il cellulare e si era dimenticata di avvisare il ragazzo che era arrivata.
Nathaniel arrivò davanti a loro con un sorriso timido ma dolce, al che Marinette pensò che magari si sentiva in imbarazzo , quindi doveva almeno provare a sciogliere il ghiaccio senza escluderlo dalle conversazioni con i suoi amici.
"Nath!" Disse salutandolo,mentre il ragazzo si avvicinava lentamente a loro. 
Non appena arrivò, Marinette gli fece segno di sedersi vicino a lei ed Alya, la quale lo salutò con un energico segno della mano accompagnato da un sorrisone, cercando magari di metterlo a proprio agio fra le due ragazze.
Nathaniel aveva sperato di restare solo con Marinette, e aveva provato a farle intendere che quello era un appuntamento, ma, evidentemente, come al solito non era riuscito a comunicare come si deve con la sua compagna di classe facendole pensare che fosse un' uscita da amici. Voleva provare ad avere qualcosa di più con la ragazza e voleva cercare di fargli vedere il vero Nathaniel al di dietro della sua timidezza.
Ma, tuttavia, non sarebbe successo quella sera. 
Sei bellissima, avrebbe voluto dirle. Perché era vero. 
Marinette quella sera era ancora più bella del solito, i capelli sciolti che le incorniciavano il viso le facevano risaltare i suoi splendidi occhi blu e, per un attimo, a Nathaniel pensò gli potesse mancare il respiro da un momento all'altro.
"Vuoi bere q-qualcosa?" Fu invece tutto quello che riuscì a dire, e quando vide la ragazza annuire ed alzarsi dal posto per un attimo pensò che sarebbe esploso.
La casa di Lilà era grande, ed aveva un'angolo bar dove ,per la serata, aveva assunto un barista appositamente per la serata.
"Un mojito" Annunciò la ragazza girandosi poi verso di lui aspettando che dicesse qualcosa.
"Oh, ah.. ehm.. Io, un- uno.. " Non riusciva a formulare una frase completa e, soprattutto, non essendo abituato ad uscire i sabati sera o semplicemente a bere non sapeva proprio cosa chiedere. "Anche io.. Cioè anche per me un Mit- quello che ha preso lei" Si arrese a dire alla fine lasciandosi andare ad un piccolo sospiro.
"Ti diverti?" Alla domanda della ragazza si risvegliò dal suo mondo di pensieri concentrandosi sul non rovinare quel piccolo momento che aveva a disposizione per solo loro due.
"Ecco, io.. in verità prima che arrivaste tu e Alya ero solo.. non sono abituato ad andare a feste o cose del genere per questo avrei preferito venire direttamente con te... come pensavo da solo sarei stato inghiottito dal mio stesso imbarazzo.. ma ora ci sei tu" Disse quasi sussurrando le ultime parole e per poco Marinette non riuscì a sentirle, ma sforzandosi, il messaggio era arrivato forte e chiaro.
Quasi si sentì in colpa per aver frainteso le parole del rosso sull'andare insieme alla festa e, sentendo adesso la sua versione si sentiva quasi come se gli avesse fatto un torto.
"Mi dispiace di averti lasciato solo... potevi dirmelo! Saremmo andati tutti insieme a piedi piuttosto!" Disse appoggiandogli una mano sulla spalla e cercando il suo sguardo imbarazzo che ora era più concentrato sul colore verdastro del cocktail che era appena arrivato.
Gli diede un lungo sorso per iniziare e poco dopo capì che non era stata un'ottima scelta. "Cos'è questo sapore?!" Chiese guardando Marinette negli occhi con sguardo stranito e sorpreso.
La corvina, iniziando a ridere, si limitò a dirgli un "Benvenuto nel mondo dell'alcool" Trascinando anche il ragazzo nelle risate a seguire.


Quando Adrien e Ninò entrarono nella casa, dovettero concentrarsi per cercare le loro amiche dato la marea di gente che già era presente solo nell'entrata.
La prima che riuscirono ad individuare fu Alya, seduta sul divano intenta a guardare il cellulare. Mentre Ninò trascinava Adrien verso la ragazza, si chiese per quale motivo la ragazza fosse sola e non in compagnia di Marinette.
Ancora prima che Alya potesse spiegare loro dov'era Marinette, il biondo intercettò subito la sua figura in uno degli sgabelli del bar, intenta a sorseggiare un cocktail.
La prima cosa che il suo cervello collegò era il fatto che... diamine, era bellissima. 
Non sembrava neanche la solita Marinette. Oh si, certo, non che di solito non fosse bella ma quella sera... emanava un'aura di fierezza, sicurezza e spensieratezza che, unita alla sua bellezza, per un attimo le ricordarono la sua Lady.
Si staccò dai suoi pensieri quando notò, affianco alla ragazza, la figura del loro compagno di classe dai capelli rossi, e li vide insieme a ridere e scherzare come amici di vecchia data.
Il pensiero che i due fossero venuti insieme perché in un appuntamento iniziò a farsi strada nella sua testa, come un tarlo che iniziò a rodere la serenità del ragazzo. E più cercava di convincersi che non gli importava, più le parole dei suoi amici gli scivolavano addosso senza che lui gli prestasse particolare attenzione.
"Che hai, amico?!" Disse ad una certa Ninò scuotendo il ragazzo da una spalla per riportarlo nel mondo reale. 
"Scusatemi, mi stavo solo chiedendo cosa ordinare da bere...andiamo verso il bancone intanto?"
Alya annuì e si alzò. "Certo, così intanto raggiungiamo Marinette e Nathaniel" 
"Ah... si ci sono anche loro! " Disse Adrien facendo un sorriso da finto inconsapevole non capendo bene perché dovesse fare finta di non aver visto i due ragazzi insieme.
Gli sembrò quasi di sentire la voce di Plagg nella sua testa che gli diceva che lui sapeva benissimo del perché del proprio comportamento.
Non appena raggiunsero i due al bancone ancora prima di poter parlare, accennò solo un rapido sorriso alla corvina che, attualmente, aveva donato tutta la sua attenzione sul suo arrivo, il che non gli dispiacque, quando la padrona di casa richiamò l'attenzione dei presenti nel salotto per riunirsi in cerchio e fare un gioco tutti insieme.
Una volta in cerchio, Marinette era nel mezzo fra Adrien e Nathaniel, con affianco Ninò e Alya, mentre a fianco di Adrien vi erano Chloè e Lilà. 
Nathaniel ruppe il silenzio chiedendo che genere di gioco sarebbero andati a fare, e, di risposta, la ragazza disse "Che gioco sarebbe senza alcool?" E dopo di che prese una bottiglia, dando il passaparola di dare tutti i presenti nel cerchio dei sorsi a testa con l'intento di finire il contenuto della bottiglia per usarla.
Arrivò al rosso che gli diede un leggero sorso, passandola subito dopo a Marinette, la quale bevve senza problemi lasciandone la quantità per un ultimo sorso. 
Si girò con un sorriso ed iniziò a dire "Tie-" notando poco dopo che, nel mentre che passava la bottiglia ad Adrien, le loro mani si sfiorarono e per poco, diamine, non fece cadere la bottiglia per terra.

Quando la bottiglia tornò al proprietario, la ragazza la posizionò sul pavimento, nel bel mezzo del cerchio, ed il gioco iniziò, facendo girare la bottiglia che, come prima persona, puntò proprio su Marinette.



Harry's Corner! :3


Si lo so la suspance uccide in questi casi ma se non dividevo il capitolo usciva una roba lunghissima hahah
eeee come al solito spero che vi sia piaciuto ,se volete farmi sapere cosa ne pensate sono sempre al settimo cielo eee al prossimo capitolo :33



 

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Capitolo 5
*** 5- Chapter Five ***


Chapter Five.





La bottiglia iniziò a girare velocemente indicando la possibilità di prendere qualsiasi di tutte le persone presenti nel cerchio e, poco dopo, di tutte le possibilità che c'erano andò ad indicare proprio Marinette.

"Tocca a te" Disse Lilà svogliata porgendole la bottiglia.

"Gira la bottiglia e, a chi capita, dovrai fare un obbligo e verità, a seconda di cosa sceglierà quest'ultimo. Spero che le regole siano chiare per tutti onde evitare di doverlo rispiegare cento volte. E' facile!" Disse alla fine guardando Marinette con sguardo di sfida. Era possibile avere una conversazione con quella ragazza senza che dovesse farla sembrare o una stupida, od una sfigata, o qualsiasi cosa di negativo le capitasse a tiro?

Marinette girò la bottiglia e finì poco dopo sulla sua compagna di classe Juleka, la quale scelse verità.

"Okay, Juleka... Sei innamorata in questo momento?" Chiese, portando i suoi occhi sulla figura magrolina e nascosta della ragazza, la quale abbassò lo sguardo accennando ad un mentre annuiva, dopo di ché rigirò la bottiglia ed il gioco ripartì.

Il gioco continuò per un po', con domande più o meno imbarazzanti, Chloè non vedeva chiaramente l'ora di obbligare o di essere obbligata a baciare Adrien, al che il biondo si faceva sempre più vicino alla corvina e lontano dalla bionda. Marinette non era più uscita, almeno fino a quel momento.

Kim aveva girato la bottiglia ed aveva beccato la ragazza che, senza neanche pensarci troppo, disse obbligo, ritrovandosi l'attenzione di tutti addosso.

Adrien notò subito gli occhi furbi, solo quando voleva, di Kim spostare lo sguardo da lei al ragazzo dai capelli rossi.

"Okay, uhm.. baci-" 

"Che ne dite se facessimo.. io non ho mai?" La buttò lì il biondo, aggiungendo "Non ti sembra una buona idea, Lilà?" Sorridendole e cercando di comprare il suo consenso, in modo tale che, quello che dice la padrona di casa è legge.

Tutti iniziarono a guardare Adrien stranito, tutti tranne la corvina che spostava ancora lo sguardo confuso da Kim al biondo, lanciando un'occhiata ad Alya che stava guardando il ragazzo accanto a lui con un luccichio strano negli occhi.

Lilà rispose al sorriso del ragazzo e senza pensare a nient'altro disse "Che splendida idea, Adri! Sei un genio" E, senza aggiungere altro, riprese la bottiglia dalle mani del ragazzo moro per portarla di nuovo al centro.

"Okay, le regole adesso sono queste. Sono un pochino più complicate quindi Marinette cerca di prestare tutta la tua attenzione" Disse con un piccolo ghigno mentre si sistemava meglio.

"La bottiglia becca Tizio. Tizio deve dire una frase che inizia con 'io non ho mai'. Se Tizio, Caio, o Sempronio l'hanno fatto, devono bere." Nel frattempo che spiegava Lilà si fece allungare due bottiglie dal barista, una di vodka alla pesca e l'altra di Limoncello. 

"Per esempio: Io non mi sono mai allacciata le scarpe, ora, supponendo che tutti l'abbiamo fatto almeno una volta e allora a questo giro dovremmo bere tutti, me compresa.. probabilmente anche Marinette è riuscita ad allacciarsi le scarpe almeno una volta nella vita. Domande?" Lilà non ricevette risposta se non uno sguardo lancinante dalla ragazza presa in questione e uno sguardo di ammirazione da Chloè.

Marinette notò Alya che si stava trattenendo dal digliene quattro alla padrona di casa ma, notando Marinette che scuoteva la testa leggermente, le fece capire che effettivamente non ne valeva la pena, così facendo si sarebbero garantite solo un'uscita immediata dalla festa.

Lilà girò la bottiglia che puntò Max. 
"Uhm, io, ecco. Io non sono mai stato innamorato di qualcuno presente nella mia classe!" Esclamò tutto fiero, non bevendo però il contenuto di nessuna delle due bottiglie.

"Max, hai capito le regole, vero?" Chiese Kim, al che ricevette uno sguardo offeso dal ragazzo. "Ma certo! Solo che non mi interessa nessuna delle ragazze in classe. " A dire il vero, non gli interessavano le ragazze in generale. Neanche i ragazzi, effettivamente. Diciamo pure che non gli interessava nulla in quell'ambito, nonostante i quasi diciannove anni che aveva.

A bere a quel turno furono Chloè, Lilà, Ninò, Alya, Rose, Juleka, Kim, Nathaniel e Marinette.

Quest'ultima, così come Alya ed anche Ninò, spostarono lo sguardo su Adrien, che non aveva bevuto da nessuna delle due bottiglie. Marinette distolse lo sguardo poco dopo, incupendosi e non prestando molta più attenzione al gioco.

Era già da qualche giro che Marinette sembrava più interessata al motivo a pois della sua gonna piuttosto che al gioco di gruppo che stavano facendo, e Nathaniel lo notò quasi subito, ma, inizialmente, preferì non destare la ragazza dai suoi pensieri. Solamente quando si rese conto che la sua compagna di classe aveva bisogno di essere distratta le sussurrò all'orecchio.

"Ti va di uscire ed andare a bere un cocktail vero? Questa roba dalla bottiglia mi sta uccidendo il fegato" Disse ridacchiando in modo che potesse sentirlo solo lei. 

La ragazza sorrise ma, prima che potesse esprimere un parere, il rosso aggiunse "Oh andiamo, senti questa canzone, è fantastica! Non vale la pena di stare seduti in cerchio a guardarci negli occhi quando potremmo andare a ballare in mezzo a quell'altro gruppo laggiù"Disse indicando un gruppo di persone, poco più lontano dalla zona bar, che stavano ballando serenamente " O anche un po' più in disparte se, come me, preferisci posti meno affollati" Finì sorridendo guardando la ragazza negli occhi e aspettando che rispondesse.

Adrien si era accorto fin da subito della vicinanza di Nathaniel a Marinette che sembrava assorta nei suoi pensieri e, anche se provo ad avvicinarsi, seppur con descrizione alla ragazza per sentire cosa avevano da dirsi non riuscì a capire nulla.

L'unica cosa evidente erano le risatine ed i sorrisi che si scambiavano, e, poco dopo, lui che le porgeva la mano per aiutarla ad alzarsi.

"Noi usciamo dal gioco, ragazzi"Disse lui semplicemente uscendo dal cerchio attirando l'attenzione di tutti, mostrando una sicurezza che non sapeva nemmeno di avere.

"Si si, tanto mi chiedevo per quale motivo foste ancora qui"Disse semplicemente Lilà facendo girare la bottiglia. "Spostatevi, se no non è compatto il cerchio!"

A quelle parole anche Alya e Ninò si alzarono annunciando che avrebbero raggiunto i due amici.

Anche Adrien stava per alzarsi, ma Chloè non lo lasciò continuare che disse subito "Adrien caro, tocca a te,finalmente! Forza forza" E notando tutti in attesa, si rimise a giocare non mollando però con l'occhio destro l'attenzione dai due ragazzi, anzi quattro, intenti a divertirsi poco più avanti.

Fu solo quando si rese conto che si stava annoiando tremendamente che decise di alzarsi non ascoltando ulteriormente le proteste di Lilà e Chloè che non smettevano di assillarlo nel stare seduto insieme a loro, annunciando anche che se il gioco lo annoiava lo avrebbero cambiato, senza consultare minimamente gli altri giocatori in cerchio.

Adrien riuscì a staccarsi da dosso le due piovre e si avvicinò ai suoi amici... più Nathaniel.

"Ehy ragazzi, che si dice?"

"Non lo so, dimmelo tu" Disse Alya "Com'è restare nella cerchia ristretta di Chloè e Lilà?" Disse questa ironica, come ad evidenziare che se voleva venire con loro avrebbe dovuto farlo fin dall'inizio senza farsi comandare a bacchetta da quelle due arpie.

"Mia culpa, non mi farò più incastrare così, giuro!" Disse ridendo per poi chiedere "Marinette?"

Alya sorrise appena, avvicinandosi all'orecchio del ragazzo per farsi sentire "E' andata a bere qualcosa con Nath circa un quarto d'ora fa..." E prima che il biondo dicesse o facesse qualcosa, continuò "Senti un po' ma... cos'è, non avevi sete alla domanda di prima? Perché mi pare proprio che avresti dovuto bere" Disse soddisfatta della sua risposta e notando Ninò che ridacchiava da dietro avendo capito benissimo dove voleva andare a parare la sua ragazza.

Adrien la guardò sorpreso. "Ma no, guarda che Marin-" Ed Alya gli appoggiò una mano sulla spalla. " Ma lo vedi che fai tutto da solo? Chi l'ha nominata Marinette?" Disse, vedendo poi il ragazzo davanti a lei che apriva la bocca e la richiudeva come un pesce lesso non sapendo cosa dire.

"Vai va'"Disse indicandogli la direzione dove si trovava la sua amica insieme a Nath.

Adrien provò a controbattere, ma i due amici si erano già allontanati con l'intento di andare a ballare.

Si avvicinò al bancone dove però trovo un Nathaniel dallo sguardo leggermente preoccupato cercare di toccare una spalla alla ragazza.

"Mari..."Provò a dire lui e quando notò l'arrivo del biondo andò ancora più nel panico.

"Lei ecco...uhm.. ha bevuto un po' troppo diciamo" Disse il rosso imbarazzato.

Adrien guardò la ragazza che ,nel sentir parlare il suo compagno di bevute con qualcun altro alzò la testa di scatto, girandosi verso Adrien. 

"Adrien ma ciaooo...Lo sai che fanno dei coocktail verament.-" E mentre provava ad alzarsi barcollò un po',ma per evitare di farla cadere a terra come un sacco di patate la sorresse il biondo, mentre lanciava uno sguardo omicida al rosso.

"Mai sei idiota? Che ti passava per la testa mentre le permettevi di ridursi così?" Disse, mentre la ragazza presa in questione spostava lo sguardo da uno all'altro, non capendo molto.

"Ma io non.. pensavo.. non immaginavo che... senti la posso accomp-" Ma il ragazzo dai capelli biondi prontamente lo interruppe.

"Non ti preoccupare, so dove abita Marinette e conosco i genitori, posso parlarci io e tranquillizzarli almeno. Non ti preoccupare e goditi la festa" Disse infine prendendo la ragazza in braccio a modo principessa mentre la sentiva mugugnare, dopo un verso di sorpresa a quel cambiamento di stato brusco.

Per fortuna il rosso non gli diede il tempo di controbattere, un po' per la timidezza che gli metteva il tono e lo sguardo di Adrien... un po' perché comunque il discorso aveva senso.

"Okay... fammi sapere come sta per favore"

"Non mancherò" disse sveltamente e dandogli le spalle subito dopo.

 

Dopo aver avvisato Alya e Ninò, dicendo a quest'ultimo che l'avrebbe raggiunto direttamente a casa non appena accompagnato la ragazza dai suoi genitori, si avviarono lentamente verso la casa della ragazza.

"Come sei carino Adiriian" Mormorava la ragazza con la testa appoggiata all'incavo del suo collo.

Il ragazzo sorrise e ridacchiò "Grazie.. però potresti essere un po' più spigliata con me anche non da ubriaca Marinette, uh?" Disse ripensando al cambio di comportamento che la ragazza stava avendo nei suoi confronti.

"Ma è che, che tu sei cosi wooo che quando mi parli io buuum e basta, Marinette.exe smette di funzionare" Disse nella sua testa tutta bella convinta della sua spiegazione mentre il ragazzo scoppiava in una risata che scombussolò un po' la ragazza per i movimenti.

"Ehy!" Borbottò offesa nel vedere la reazione del ragazzo.

"No okay, okay, scusa" Disse, frendando le risate. "Sul serio, Marinette, cerca di ricordartelo domani, sei una delle mie più care amiche e vorrei che fosse più tranquillo in nostro rapporto" Finì dandole una leggera carezza sui capelli sciolti che le provocò un brivido e le fece di nuovo nascondere la testa fra i suoi capelli biondi e profumati.

"Profumano di buono..." Sussurrò lei .

"Cosa?"Chiese lui poco dopo.

" I tuoi capelli... sono morbidi e profumano di buono" Disse con tono dolce che fece sorridere il ragazzo.

"Siamo arrivati, principessa" Disse cercando di posizionarla in modo tale da vederla in faccia, ma senza farla scendere.

"Vuoi aprire con le chiavi o citofoniamo ai tuoi?" Disse poi.

La ragazza scosse la testa e socchiuse gli occhi per il fastidio provocatole dai lampioni.

"Non ci sono" Disse infine borbottando.

Adrien la guardò senza capire.

"I miei genitori, non ci sono" Disse infine.

"CHE COSA?"

 

Harry's Corner :3

E sì, temo proprio che vi lascerò così :3

 

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Capitolo 6
*** 6- Chapter six. ***


Chapter six




 
Adrien era riuscito senza troppa fatica ad aprire la porta di casa continuando a tenere con un braccio tutto il corpo della corvina sul suo lato sinistro, stando attento a non schiacciare o a non usare troppa forza per provocarle fastidio o farle male.
Di tutta risposta, la ragazza era beatamente accoccolata fra le braccia del ragazzo, approfittando della vicinanza al suo collo ed ai suoi capelli per sentirne il profumo e memorizzarne il più possibile l'odore.
Forse era dovuto all'alcool, ma a Marinette non sembrava vero. Probabilmente era uno dei suoi soliti sogni dove Adrien si prendeva cura di lei e dove alla fine dopo essersi dichiarati il loro amore a vicenda diventavano una vera coppia da far invidia a tutti i finali della Disney.
Non appena Marinette sentì il suo corpo distaccarsi dal contatto con quello di Adrien, sostituito da un altro più morbido ma freddo, si ritrovò ad aprire gli occhi che aveva tenuto socchiusi per tutto il viaggio.
"Dove msci hai portato?" riuscì a sbiascicare mentre cercava di alzarsi da quello che aveva capito essere un letto, ma fallendo miseramente e finendo poco dopo fra le braccia del biondo che le avevano impedito una caduta degna di un oscar .
"Ti ho portato a casa, che ne dici di cambiarti, Marinette? " Chiese dolcemente alla ragazza riadagiandola sul letto, ma lasciandola seduta, sperando in modo tale che potesse riprendersi.
Sicuramente non era carino entrare nella stanza di una ragazza senza permesso ma in quella circostanza... non c'erano i genitori e lui non aveva bisogno di trovare giustificazioni per essere entrato, piuttosto, doveva cercare di assicurarsi che la corvina stesse bene e non combinasse danni.
"Adr..i--en" Riuscì a dire lei cercando con una mano la spalla del suo amico. "Mi porterescti dell'acqùa per favore?" Ed il biondo, realizzando la richiesta della ragazza,  si alzò dal letto su cui era seduto ed annuì sorridendole.
"Certo, aspetta qui, okay? Arrivo in un baleno" E detto ciò, scese rapidamente le scale per arrivare in cucina.
Mentre riempiva un bicchiere d'acqua, ne approfittò per mandare un rapido messaggio a Ninò, scrivendogli sostanzialmente che non sarebbe andato da lui, ma che sarebbe rimasto da Marinette.
Non aveva tempo per spiegarli tutto per filo e per segno, e sicuramente l'amico senza le dovute spiegazioni interpreterà a modo suo il messaggio, ma proprio perché non voleva lasciarla troppo da sola non aveva tempo per mettersi a messaggiare lo stato dell'amica e la mancanza dei genitori a casa e che, quindi, non poteva lasciarla da sola anche se si fosse addormentata. Se fosse successo qualcosa dopo, non se lo sarebbe perdonato.
Prima di tornare su bevve un bicchiere d'acqua velocemente, reidratandosi. Per fortuna lui non aveva bevuto molto, in effetti poco e niente.
Appena aprì la porta della stanza di Marinette, dovette deglutire per evitare di rimanere con la bocca aperta come un emerito idiota.
La ragazza era scivolata per terra, proprio sotto al letto, ed era rimasta in intimo.
Probabilmente stava cercando di mettersi il pigiama, constatò fra se notando gli indumenti per dormire abbandonati sul letto e la maglia viola che portava alla festa incastrata fra la sua spalla e la testa della ragazza.
Dopo qualche attimo di titubanza, il ragazzo si avvicinò a lei e, prendendola dolcemente in braccio, la riadagiò sul letto, aiutandola a togliere la maglietta e facendola rimanere del tutto scoperta agli occhi del ragazzo.
Spero che domani non se lo ricordi... o mi ucciderà per averla vista così. Si stava dicendo fra se e se nella sua testa, mentre prendeva il pezzo di sopra del pigiama per rivestirla il più velocemente possibile.
Marinette, prima che lui potesse riuscire nel suo intento, gli bloccò la mano che aveva allungato per prendere il pigiama con la sua, ma così facendo, perse l'equilibrio e finì sopra il ragazzo, troppo stravolto dalla situazione per metterci forza ed evitare di cadere.
Tuttavia, Marinette non si alzò di scatto imbarazzata com'era solita fare. Non cercò di coprirsi iniziando a balbettare cose sconnesse o senza senso, o ad arrossire prendendo lo stesso colorito della sua kwami. 
No. 
Marinette restò a lì, a fissarlo con i suoi occhi azzurro cielo fissi in quelli del ragazzo che, anche se imbarazzato e a disagio, non riusciva ad alzarsi o a distogliere lo sguardo.
Gli occhi della ragazza dicevano tutto e niente. Erano colmi di emozione ma allo stesso tempo talmente distanti e confusi che, per un attimo, il biondo si chiese come avesse fatto a non notare quanto belli potevano essere.
Guardare la ragazza, la sua compagna di scuola e migliore amica in quello stato, gli fece risvegliare un'emozione nello stomaco che lo stravolse da dentro.
Lei, sopra di lui, immobile. Con quello sguardo silenzioso ma che allo stesso tempo gli urlava di ascoltarla, con i suoi capelli sciolti che le ricadevano in avanti incorniciandole il viso, con quelle labbra il cui colore roseo risaltava alla luce soffusa creata dalla piccola abatjour, socchiuse e così tremendamente vicine...
"Che cosa vuoi, Adrien ?" 
Limpido. Dritto. Conciso.
Non sbiascicò, non balbetto. Non lo disse nemmeno con tono insicuro.
Il ragazzo sentiva il cuore bombardagli il petto. Non riusciva a proferire parola e, ogni volta che provava ad aprire bocca, si sentiva mancare il fiato, risucchiato lentamente dall'intensità degli occhi di lei, che lo scrutavano seri, ed in attesa di una risposta.
Non aveva mai visto Marinette così, e non riusciva più a prendere il controllo delle emozioni dentro di lui. 
Il ragazzo, involontariamente, inarcò la schiena, appoggiandosi solamente con i gomiti e cercando una posizione più eretta rispetto a quella in cui si trovava, ma non calcolando che così facendo, la distanza fra lui e la corvina diminuì nettamente, lasciando un filo di spazio giusto per far sentire l'uno all'latro i respiri irregolari e caldi che riempivano l'atmosfera.
"Che cosa vuoi, Adrien?"
Non rispose.
Semplicemente, la baciò.
Annullò ogni tipo di distanza che sentiva ormai troppo pesante, spense tutto quello che lo teneva ancorato alla sua posizione e lasciò andare un calore in lui che gli scaldava il cuore, ma allo stesso tempo lo spaventava tremendamente.
La baciò e, per un attimo, anche il suo unico amore che era Ladybug sparì. In quel momento, ormai appoggiati allo schienale del letto, impegnati in un bacio che veniva dal profondo desiderio di entrambi, intenso e senza regole, senza un attimo di respiro, non sembrava avere importanza.
Si staccarono poco dopo, per riprendere fiato. 
La distanza era ancora minima e le loro fronti si toccavano, tuttavia Adrien era ancora circondato dall'emozione che gli occhi della ragazza gli avevano trasmesso.
Era terrorizzato perché, nonostante fosse certo di amare un'altra donna, un'emozione del genere non l'aveva mai provata.
"Marinette..."
Aveva una tremenda voglia di annullare nuovamente la distanza che li separava, aveva tremendamente bisogno di risentire quel contatto e quel calore che aveva provato poco prima.
Aveva veramente bisogno di spegnere la parte razionare e di sentirla sua... ma il senso di colpa fu più grande.
Nonostante sentì il cuore perdergli un battito allo sguardo confuso della ragazza, la allontanò da lui, deciso ma dolcemente.
Quando lesse la confusione e l'accenno di dolore negli occhi di lei, per un attimo si sentì un groppo in gola.
"Io non posso, Marinette." Abbassò lo sguardo, perché era già troppo difficile così.
"Nel mio cuore c'è un'altra persona... io non posso farle questo" Disse, sentendo il contatto con la ragazza sparire.
La vide dall'altro lato del letto, seduta ma dandole la schiena.
Voleva guardarla, vedere i suoi occhi e dirle che andava tutto bene.
"Marinette, io..." Stava per dirle che la riteneva una delle persone migliori che avesse mai incontrato, che era una delle sue migliori amiche e che non avrebbe mai fatto a meno di lei. Stava per dirle che ci sarebbe stato in qualsiasi momento per lei anche dopo quell'avvenimento, che nulla sarebbe cambiato e che poteva tornare tutto come prima, quando lei parlò.
"Vattene."
Un piccolo balzo sopraffò le sue emozioni, lasciandolo ad occhi sbarrati guardare la figura immobile della ragazza.
"Ma, Marinette, io..."
"Vattene."
"Hai bevuto troppo! Se ti dovessi sentire male? E' meglio che ...."
La ragazza, senza girarsi, portò una mano al petto per ricevere tutta la forza necessaria di cui aveva bisogno.
"VATTENE VIA!" Urlò, facendo perdere il controllo alle lacrime che iniziarono a scendere velocemente e senza freno dal suo viso, tuttavia non si girò.
Non si girò, neanche quando sentì i passi incerti del ragazzo fare retromarcia verso la porta di camera sua, sussurrando un mi dispiace appena accennato che però arrivò forte e chiaro alle orecchie della ragazza, e fu quello il colpo finale.
Nel momento esatto il cui il biondo richiuse la porta alle spalle, Marinette scoppiò, accasciandosi sul letto e nascondendo la testa nel cuscino per soffocare le lacrime.
Pianse interrottamente, forse per ore, fino a che il sonno non s'impossessò di lei lasciandola cadere in un sogno ancora con le lacrime impregnate nel volto. 


 

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Capitolo 7
*** 7 - Chapter seven ***


Chapter seven
 




Marinette aveva il telefono spento.
Si era scaricato durante la notte e, anche se ormai le luci del mattino erano già entrate prepotentemente dalle persiane della finestra, non aveva nessuna intenzione di tornare nel mondo reale e ricollegare tutti gli avvenimenti della sera precedente.
Non voleva nemmeno pensarci. Anzi, non voleva pensare a niente.
Tuttavia, il non sapere che ora fosse e il costante presentimento che i suoi genitori l'avessero chiamata ore prima e non avendo ricevuto ancora risposta dalla ragazza iniziò a tormentarla a tal punto che, controvoglia, mise il cellulare sotto carica e lo accese poco dopo.
Erano le 13.30, per fortuna era domenica.
Come aveva immaginato, c'erano un bel paio di chiamate. 15, per l'esattezza. 
Fortunatamente solo due erano dei genitori ed erano anche avvenute dieci minuti prima che la corvina accendesse il cellulare, quindi molto probabilmente i suoi genitori non erano ancora andati alla polizia.
Li chiamò pochi istanti dopo ma preferì non dilungarsi molto. Sicuramente l'avevano notato dal tono della figlia, abbastanza cupo e all'apparenza spento, che non aveva affatto voglia di parlare, infatti chiusero la chiamata poco dopo dicendole che le volevano bene e che qualsiasi cosa loro c'erano sempre.
Le altre chiamate erano da parte dei suoi amici... e da Adrien. 
Apparvero subito le sei chiamate che la mora le aveva fatto sin dalle nove del mattino, seguita da una di Ninò , subito dopo, come se avessero chiamato nello stesso momento, apparvero tre chiamate da Nathaniel e tre chiamate da Adrien.
La ragazza titubò un po', prima di decidere chi chiamare, facendo su e giù con il dito e scorrendo le chiamate.
Fondamentalmente, non aveva voglia di parlare con nessuno ma era anche vero che erano solo preoccupati per lei e una chiamata gliela doveva...quasi a tutti.
La prima persona che si sentì di chiamare fu Nathaniel.
Che rispose dopo due squilli appena.
"Marinette! Come stai? Non ho più saputo nulla ed ero preoccupato... e dire che avevo pure chiesto ad Adrien di avvisarmi non appena arrivavate.. temevo fosse successo qualcosa!" Disse subito lui senza dare il tempo alla ragazza neanche di salutarlo od iniziare la conversazione.
La corvina sorrise dolcemente, al sentire l'amico preoccupata. Era anche sollevata perché evidentemente non sapeva nulla e avrebbe potuto evitare spiegazioni imbarazzanti per la fine della serata precedente.
Cosa che, ovviamente, non accadde con Alya.
Non appena salutò il rosso dopo cinque minuti di chiacchierata, si sentì più tranquilla e chiamò la sua migliore amica, che però partì in quarta con l'argomento cos'è successo con Adrien.
"Cosa è successo? Stai bene? Adrien a Ninò ha solo detto che gli avevi chiesto di andare via, ma perché? E' successo qualcosa?"


"Buongiorno anche a te, Alya" Disse ironicamente Marinette al telefono, alzandosi finalmente dal letto per dirigersi in cucina.
Quando finì di spiegare pressoché tutta la situazione all'amica, ignorando le sensazioni sgradevoli ed i nodi in gola ripensando alla serata, dall'altra parte del cornetto si sentì solo silenzio per i primi secondi.
"Che. Fottuto. Bastardo!" 
"Alya.." L'amica aveva iniziato a dire frasi che Marinette riusciva a capire a malapena, dato che la mora era sicuramente in movimento e anche a causa del tono alterato, tutto quello che la ragazza riusciva a captare era un enorme caos.
"Calmati un attimo Alya! Che stai combinando?"
"Mi preparo per andare da Ninò ed ammazzarlo, non è ovvio?" Disse poco dopo la ragazza fermandosi un attimo e prendendo fiato.
"Alya... basta così. Scusami, ma preferisco non parlarne più... ne di ieri, ne di lui" Sentenziò alla fine, sentendo nuovamente un silenzio fitto dall'altra parte del telefono.
"Vuoi che venga da te?" Disse infine.
"Preferisco stare sola, se non ti dispiace. Farò i compiti, metterò a posto.. mi terrò impegnata e ti prometto che se avrò bisogno sarai la prima che chiamerò" Finì, anticipando tutte le raccomandazioni che le avrebbe fatto l'amica e poco dopo, chiudendo la chiamata.
Ovviamente non richiamò Adrien, e lui, nonostante avrebbe tanto voluto riprovare, non s'impose di più.
Infondo, era stato lui a baciarla nonostante se non fosse stato per la situazione sicuramente non l'avrebbe fatto, ed era sempre lui ad aver interrotto il contatto con lei perché non voleva tradire i sentimenti per l'unica ragazza per cui c'era posto nel suo cuore. 
Se Marinette decidesse di togliergli la parola, anche se non se lo perdonerebbe mai, non avrebbe modo di darle torto.
Era colpa sua, e se lo meritava.
Quando la notifica del tg di Parigi s'illuminò sul suo cellulare, notò l'arrivo di un nuovo super cattivo e contro voglia e di malumore, ordinò a Plagg di trasformarlo.


Saltando da un tetto all'altro Ladybug pensò fra se che Papillon non poteva scegliere giornata più sbagliata per sparpagliare akume in giro.
Arrivò sulla scena dove vi trovò già Chat Noir intentò a schivare con il bastone, le palline da tennis che la nuova vittima di Papillon continuava a tirargli senza fermarsi un attimo con una racchetta automatica.
"Benvenuta, Ladybug! Io sono La Tennista e dopo che avrò ottenuto i vostri miraculous, potrò andare a vendicarmi di quell'insulsa barona che ha vinto il torneo con l'inganno!" Concluse fiera del suo monologo l'akumatizzata.
"Si, non m'importa chi sei, vediamo di farla la finita in fretta" Concluse l'eroina andando spedita alla ricerca dell'akuma.
Chat Noir osservò sorpreso la sua compagna. Non aveva mai risposto così freddamente a nessuno che lui ricordasse, in più, leggeva nei suoi atteggiamenti delle emozioni fortemente negative quel giorno.
"My lady, l'akuma deve essere nella racchetta" Sentenziò in fine il gatto nero e, ancora prima di chiedergli qual' era il piano, vide l'eroina lanciarsi senza preavviso sull'avversaria, stendendola con un calcio e lasciandola a terra rintontita.
"Ma My Lady, non è questo il modo!" Disse lui osservando lei che rompeva la racchetta e purificando l'akuma più velocemente possibile.
La vittima tornò normale ma la sua lady scappò via subito dopo. 
Così, senza troppe cerimonie, si scusò con la ragazza e corse dietro la ragazza più velocemente possibile.
"My lady, aspetta!" Provò a dire, e prima che la ragazza saltasse l'ennesimo palazzo, il ragazzo le si parò davanti.
Lei quasi sbuffò quando venne bloccata dalla mano del suo partner. "Che cosa vuoi, Chat?" Disse infine.
Lui la guardò dispiaciuto ma cercò di intenerire lo sguardo, per evitare scappasse di nuovo.
"Va tutto bene, coccinella? Non ti ho mai visto così... non è da te trattare le persone in quel modo... cosa ti succede?"
"Non è affar tuo." Tagliò corto lei.
Il ragazzo sentì lo stesso colpo al petto ricevuto la sera prima, quando venne scacciato dalla sua amica, e vedendo quello sguardo, le orecchie abbassate come un cucciolo ferito e la coda fra le gambe, la ragazza non poté fare a meno di addolcire un poco la risposta.
"Scusami, Chat. Non volevo offenderti... né volevo trattare così quella ragazza, ma credimi, è una giornata no e non vedo l'ora che finisca" Disse, distogliendo lo sguardo per evitare di cedere e di scoppiare in lacrime. "C'è altro? Se no scusami ma dev-"
"In verità, sì, c'è altro"
Chat Noir cercava di non abbassare lo sguardo e di evitare di tremare, ma la paura era tanta e gli fu inevitabile.
Dato il silenzio della ragazza, che in risposta aveva alzato lo sguardo, decise di buttarsi ed iniziare a parlare.
Ora, o mai più.
Si toccò distrattamente l'anello, ricordando le parole e gli avvertimenti del suo kwami, ma decise di buttarsi e, se necessario, di giocarsi tutte le carte in gioco.
 "Lady, io.. non riesco a smettere di pensare a te. No, ti prego, lasciami finire" La interruppe notando che voleva già iniziare con il solito discorso.
"Io non riesco a fare a meno di te, ogni volta che sento che è in arrivo un akuma una parte di me scoppia dalla gioia perché sa che ti rivedrà, ed ogni giorno, quella parte è sempre più viva, sempre più grande. " Le prese dolcemente una mano, e lei non si oppose.
"Io ti amo, my lady. Ti amo talmente tanto che non posso fare a meno di pensarti e di amarti ogni singolo istante. 
Vorrei sapere chi sto amando sotto la maschera, ovviamente, ma non l'amerei mai più di quanto io ami te. Per favore, accettami e ti saprò amare come meriti di essere amata, Ladybug" 
La ragazza aprì bocca per parlare, ma le parole gli morirono in gola. 
Non riusciva ad attaccare con la solita pappardella ed il solito rifiuto, probabilmente perché sentiva che le parole del gatto erano arrivate dal profondo del cuore ed adesso... gli avrebbe inevitabilmente spezzato il cuore.
"Come prova, anche se tu non vuoi mostrarti a me, io lo farò con te. Plagg.."
Gli occhi della ragazza si spalancarono e prese d'istinto la mano del ragazzo dove vi era l'anello.
"Ti prego, Chat, non farlo. Complicheresti solo le cose. Ti prego, no" Disse, prima di sentire il resto della frase del ragazzo, qualche istante dopo.
"Fine trasformazione."
Ladybug serrò gli occhi di scatto, quando iniziò a manifestarsi una luce verde dall' anello del biondo.
"Ti prego, my lady, guardami. " Disse, prendendole le mani.
La ragazza scosse la testa, ma al contatto freddo ed inaspettato con le mani di lui, come a scaturirle un'emozione tremendamente familiare , aprì gli occhi di scatto.
Tuttavia, quello che vide, ebbe l'effetto contrario, di quello che si sarebbe aspettato Adrien.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso e che fece cadere irrimediabilmente tutte le lacrime che la supereroina stava trattenendo ormai da troppo.
"My lady, io..."
"NO!" Urlò, scacciando velocemente la mano del ragazzo e tirando fuori il suo yo-yo.
"Ti avevo chiesto di non farlo!" Disse guardandolo negli occhi con tutta l'amarezza accumulata in quei due giorni, per poi scappare via lasciando il ragazzo solo, incapace di realizzare o di fare qualsiasi cosa, se non accasciarsi a terra e lasciarsi andare allo sconforto.
Plagg.. lo aveva avvisato.






 

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Capitolo 8
*** 8- Chapter eight. ***


Chapter eight




Era da qualche giorno che sia Alya che Ninò avvertivano nell'aria qualcosa. Come se tutto fosse cambiato da un giorno all'altro ed irrimediabilmente, ed entrambi sapevano di cosa stavano parlando.
Parlavano di Adrien e Marinette, da quando i loro sguardi si evitavano il più possibile, da quando i contatti l'uno con l'altro erano limitati al scambiarsi per sbaglio delle occhiate, per poi distogliere subito lo sguardo... tutto nel gruppo dei quattro amici sembrava essere irrimediabilmente compromesso.
Anche nella relazione fra Alya e Ninò stava, in minima parte, influendo. 
La ragazza sosteneva Marinette e disprezzava in pieno il comportamento che aveva avuto il biondo con lei e non sopportava l'idea che Ninò gli desse ragione. 
Quest'ultimo, infatti, era convinto che Adrien avesse fatto bene a dire subito le cose come stavano senza illudere la corvina, dichiarando che quello successo era stato solo un errore dovuto dall'alcool.
Si era creato una sorta di conflitto che sembrava aver diviso il gruppo completamente.
Nei cuori dei due ragazzi, però, quello non era l'unico motivo di sconforto... anzi, ormai ne era solo una piccola parte. Marinette sapeva che Chat Noir, il suo compagno d'avventure era Adrien e soprattutto, era innamorato del suo alter ego. 
Per i primi giorni, nei quali Marinette evitò di farsi vedere a scuola con la scusa dell'influenza, non volle ne vedere, ne sentire nessuno. Per giorni si chiese cosa ci fosse di così sbagliato in lei, da essere rifiutata per un'altra faccia di se stessa.
Continuava a non capire perché l'unico ragazzo di cui si fosse mai veramente innamorata, si fosse infatuato solamente della sua maschera ed avesse senza volere, rifiutato chi vi stava sotto.
A nulla servirono le parole di Tikki per consolarla... Adrien amava solo la parte dell'eroina ,quella superficiale e Marinette si ritrovava, ancora per una volta, ad essere parte solamente dello sfondo.

D'altra parte, il ragazzo non riusciva a darsi pace per la reazione della sua Ladybug, e si scervellava per capire come poterla contattare, per parlare, per capire... nonostante era ovvio che la ragazza non volesse, dato che lei si che avrebbe saputo come trovarlo.

Non riusciva a darsi pace. 
Le persone che più amava, tra cui la sua lady e la sua migliore amica, stavano letteralmente sparendo dalla sua vita, facendola rinabissare nella solitudine in cui era costretto a vivere prima di incontrare loro due. Ladybug e Marinette.
Con quest'ultima avrebbe dovuto scusarsi, uno di questi giorni. Il modo in cui l'aveva trattato era stato disumano e privo di rispetto per i sentimenti della corvina... tutto per un piccolo momento di debolezza da parte sua.
Debolezza che il karma non gli aveva perdonato tanto facilmente, dato che aveva deciso di dividere anche la sua lady da lui. 
Plagg, nonostante cercasse di non fargli pesare troppo la cosa, l'aveva avvisato chiaro e tondo. 
Gli aveva suggerito parecchie volte di evitare di complicare le cose ed Adrien aveva fatto tutto il contrario di quello che gli era stato detto. 
L'unica cosa che il piccolo kwami gli aveva chiesto era di evitare di compromettere il rapporto professionale con la protettrice del kwami della coccinella per evitare conflitti interni e così facendo, la possibilità di contro promettere la salvaguardia di Parigi... ma non era stato in grado di fare nemmeno quello.
Plagg era arrabbiato, con il ragazzo... ma a che pro fargliela pesare? Era già tremendamente a pezzi, ed il piccolo solo poteva immaginare come poteva essere la vita del biondo prima del suo arrivo nella sua vita.
Quando Marinette tornò a scuola, fu subito palese a tutti che c'era qualcosa che non andava... che c'era parecchia tensione nell'aria. 
Ogni momento di pausa dalle lezioni, quando Marinette sentiva gli occhi del ragazzo che si poggiavano su di lei, che provavano a richiamare la sua attenzione, faceva di tutto per tenersi impegnata e di evitare di guardarlo anche per sbaglio.
Gli avrebbe voluto urlare tutta la sua frustrazione in faccia. 
Dirgli che non solo l'aveva rifiutata come Adrien ma che, con quella dichiarazione, l'aveva rifiutata anche come Chat Noir.
Si ricordava benissimo le sue parole quando, una sera al suo balcone, gli disse che se solo fosse stato innamorato di lei sarebbe stato tutta un'altra cosa. 
Parole che, tutto d'un tratto, presero di significato nella sua mente.
In quel momento aveva dichiarato, non volente, che non era innamorato di Marinette e che, per lui , lei e Ladybug erano da dichiararsi come due persone totalmente differenti.
Se si era innamorato del suo alter ego, si era quindi innamorato solo dell'idea di Ladybug... solo della sua maschera.
Ogni volta che ci pensava, sentiva le lacrime farsi prepotentemente avanti ma non sarebbe mai crollata di fronte a tutti in quel modo... di fronte a lui...
D'improvviso, nel momento esatto in cui suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni, con la coda nell'occhio lei lo vide alzarsi di scatto verso la sua direzione, come a volerle impedire di scappare di nuovo via.
Ma Marinette non si fece prendere, neanche quella volta.
Approfittò della presenza di Nathaniel chinato su di lei per chiederle qualcosa, per prenderlo da un braccio e trascinarlo velocemente fuori dalla scuola, con la speranza che Adrien avrebbe preferito non seguirla vedendola con qualcun altro.
Non appena arrivarono abbastanza lontano, Marinette si fermò e si lasciò cadere su una panchina del parco, portandosi una mano sul volto per sopprimere le lacrime che non ce l'ha facevano più a restare represse nei suoi occhi lucidi.
Nathaniel era spiazzato da quella reazione, nonostante anche lui aveva notato l'aria colma di tensione. Provò a consolarla a parole, ma capì che la ragazza non aveva bisogno di parole classiche come ' mi dispiace, passerà, vedrai che si sistemerà tutto...' no, aveva capito che con una ragazza speciale come lei, ci andava un approccio diverso. 
"Quella stronza mi ha dato 3, soltanto perché dopo aver finito la verifica di fisica mi sono messo a scarabocchiare qualche disegno, ti rendi conto?" E notando lo sguardo confuso della ragazza posarsi su di lui ed allontanandosi un po' dalle lacrime, continuò.
"Cioè, andiamo! Quanto diamine deve essere in astinenza per essere sempre così nervosa 24 ore su 24? Che Dio ci aiuti, o le mandi qualcun altro con cui sfogarsi!" Disse, portando teatralmente le mani al cielo, quando notò un piccolo accenno di sorriso nel suo volto ed i singhiozzi farsi piano piano più lenti e silenziosi.
"Ma che ci possiamo fare, d'altronde? Loro hanno il potere. E a noi" Fece un piccolo balzo alzandosi dalla panchina in men che non si dica. "Non resta che trovare qualche modo per rilassarci al di fuori di quell'inferno che chiamiamo scuola. Gelato?" Disse poi, indicando dietro di lui, il carretto del gelataio André.
Prima ancora che la ragazza potesse dire qualcosa, il ragazzo si era già avvicinato al banchetto annunciando un rapido "Dirò ad André di sceglierne uno apposta per te!" E si volatilizzò, lasciando la ragazza spiazzata, ma, per lo meno, con un piccolo accenno di sorriso sul volto.
Poco dopo tornò con un gelato dai colori blu, rosso con scaglie di cioccolato per lui, e per lei un gelato dai colori bianco e verde, spiccanti in primo piano. 
Adrien, in tutto ciò, era rimasto immobile a guardarli, notando l'espressione della ragazza farsi sempre più serena e spensierata... e tutto ciò che riuscì a sentire fu un enorme nodo in gola.


Harry's corner :3

​Bonsoir personcine che leggono la mia storia *^*
​Volevo ricordarvi che se vi va di farmi sapere come vi sembra la storia ne sarei immensamente felice, mi piacerebbe sentire i vosti pareri u.u
​E niente, al prossimo capitolo!

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