Law Slammer

di Scarcy90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


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Capitolo 1

 Il palazzo stagliato verso il cielo davanti ai suoi occhi, era ubicato all’indirizzo scritto sul foglietto solo la sera precedente. Non corrispondeva esattamente alle sue aspettative.
 “Signorile appartamento, in palazzo di recente costruzione.”
 Strinse la mano intorno alla maniglia del trolley, prendendo un respiro profondo.
 A quell’edificio si sarebbero adattate svariate descrizioni, tuttavia “di recente costruzione” non risultava la più azzeccata.
 Aveva parlato al telefono con la proprietaria quella stessa mattina e la donna lo aveva rassicurato sul perfetto stato in cui versava l’appartamento.
 Ora, Law, non era certo di aver preso la giusta decisione nel fidarsi di una donna, dalla voce gentile, ma del tutto sconosciuta.
 Il portone si aprì ed uomo di mezza età, stempiato e dal volto segnato da rughe d’espressione, iniziò a scendere i pochi gradini che lo separavano dal marciapiede.
 -Mi scusi…-
 -Sì- la voce cupa rispecchiava il suo aspetto.
 -Abita qui la signora Olivia Ward?-
 L’uomo rimase in silenzio per diversi secondi con occhi pensierosi.
 -Ward… Ward… Ah, stai parlando della snob dell’ultimo piano. Penso si chiami così.-
 -Grazie.-
 Law aspettava che l’uomo si scostasse per permettergli di salire ma questo non accennava a muoversi.
 -C’è qualche problema?- chiese il ragazzo confuso.
 -Hai intenzione di vivere con la “duchessa”, lassù?- con l’indice indicò la finestra più alta mentre con lo sguardo puntava il bagaglio di Law.
 -Dovrei firmare oggi il contratto.-
 Non che dovesse spiegazioni ad uno sconosciuto dall’aspetto discutibile ma gli occhi di quell’uomo avevano assunto una sfumatura preoccupata. Questo indusse Law ad essere sincero.
 -Meglio che ti avverta, allora. Quella donna è strana, tutti quelli che entrano in quell’appartamento sono strani e soprattutto vive qui da almeno trent’anni ed io l’avrò vista meno di quanto vedo il mio urologo. Nel palazzo, ormai, tutti pensano che sia un fantasma e che la vera vecchia abbia tirato le cuoia.-
 Law corrugò la fronte.
 Senza aggiungere altro, l’uomo girò i tacchi e svoltò l’angolo con il passo pesante e reso difficoltoso dagli evidenti chili di troppo.
 Law prese il coraggio a due mani e suonò il campanello dove appariva il cognome Ward.
 La signora rispose quasi immediatamente invitando il ragazzo a raggiungere il quinto piano.
 L’ascensore era datato, probabilmente aveva visto diverse battaglie. Law entrò, chiuse la gabbia metallica e cominciò a sperare con tutto il cuore che lo stridio e il rumore d’ingranaggi non fossero il preludio di una tragedia.
 L’ansia e l’ipocondria erano sue vecchie compagne di viaggio. Non lo abbandonarono neanche in quel momento.
 Quando l’ascensore giunse al quinto piano, Law si precipitò fuori riacquistando un respiro regolare.
 Si guardò attorno.
 L’unica porta presente sul pianerottolo era spalancata. Di certo la signora Ward non temeva un’eventuale intrusione da parte di estranei.
 Law entrò piano nell’appartamento, dopo aver dato due colpetti alla pesante porta blindata. Almeno quella dava un senso di sicurezza che il resto del palazzo aveva ormai dimenticato.
 -Chiudi la porta, caro.-
 Una voce melodiosa, incrinata dall’età, impartì quel gentile ordine al ragazzo. Lui eseguì timoroso ma, allo stesso tempo, divorato dalla curiosità che il suo carattere reticente non sempre gli concedeva.
 Si diresse verso la stanza che aveva dato vita alla voce.
 Era un salone. Grande, luminoso, arredato con gusto semplice e raffinato.
 Un pianoforte nero a coda attirò subito l’attenzione di Law. Appariva come puntato da un enorme riflettore. La conseguenza di trovarsi nella zona dell’appartamento in cui il sole la faceva da padrone.
 -Siedi.-
 Ancora quella voce dolce.
 Quando Law si accomodò sulla poltrona indicata da una mano sicura, finalmente ebbe davanti agli occhi la proprietaria che fino ad allora aveva solo immaginato.
 Era una donna avanti con gli anni ma pochi segni dell’anzianità l’avevano raggiunta. I lunghi capelli biondo platino erano raccolti in una crocchia alta e distinta. Il tailleur grigio perla, con pantalone, era confezionato su misura, completato da un foulard di seta blu intorno al collo. Probabilmente per coprire le tracce più marcate dell’anzianità.
 I ridenti occhi azzurri della signora si posarono su Law, accarezzandolo con comprensione.
 -E’ un piacere conoscerti di persona, Lawrence.-
 Law si sforzò di sorridere. Non era mai stato bravo con i convenevoli: un diretto effetto della sua anima solitaria.
 -Mi sono presa la libertà nel preparare dell’originale tè inglese. Me lo faccio spedire regolarmente da Londra. Non potrei mai privarmene.-
 La donna fece cenno con la mano verso il vassoio posato sul tavolino.
 Era seduta su una semplice poltrona rivestita di pelle bianca, identica a quella su cui si era accomodato Law. Eppure, il portamento e la presenza della donna, conferivano a quella poltrona una luce speciale, dal sentore aristocratico.
 La signora Ward aveva già tra le mani la sua tazza di porcellana colma di tè. Ne bevve un sorso continuando a sorridere a quel ragazzo preda della soggezione.
 Mentre versava il tè nella sua tazza, Law si soffermò a guardare per un istante le foto sul tavolino.
 In un ritratto in bianco e nero, c’era una ragazza, avvolta in un elegante abito scuro mentre suonava un violino con occhi che dimostravano gioia pura. Era impossibile non riconoscere, in quella ragazza, i tratti delicati del volto della donna anziana davanti a lui.
 Il secondo ritratto narrava un altro pezzo di vita. La stessa ragazza, vestita da sposa, con accanto un uomo alto, forse di qualche anno più grande di lei. Con un braccio le cingeva le spalle, e l’altra mano era posata con delicatezza su quella della sua sposa.
 Infine, l’ultimo ritratto.
 Altri protagonisti, una nuova visuale.
 Un uomo e una donna, sui trent’anni. Seduti sullo stesso divano presente in quel salone.
 In braccio alla donna c’era una bambina piccola, forse di cinque anni. Aveva un volto rotondo e simpatico, contornato da scompigliati capelli rossi. Gli occhi erano vispi, di un verde così intenso da lasciare increduli.
 Law, zuccherò il tè con un zolletta e tornò a guardare la padrona di casa.
 -Non sei un tipo di molte parole, vero?- chiese lei divertita.
 Lui sorrise. Era facile scoprire il suo punto debole.
 -E’ per questo che sono diventato un topo di laboratorio. Lì non c’è bisogno di parlare.-
 -Giusto, me lo avevi accennato. Lavori nel laboratorio di genetica nell’ospedale universitario.-
 -Sì, mi hanno assunto subito dopo la specializzazione, anche se lo stipendio è ancora improponibile.-
 -Oh, caro. Sono certa che le cose miglioreranno… Mi sembri un ragazzo intelligente.-
 Silenzio. Ciò che Law odiava quanto il dover affrontare giorni d’influenza intestinale.
 Non era mai stato un grande oratore e, nonostante la sua mente fosse sempre affollata da innumerevoli ragionamenti, in nessuna occasione era riuscito a concretizzare quei pensieri per intavolare una conversazione.
 Suo zio Phil lo diceva sempre: “Lawrence non è in grado di fare pubbliche relazioni. Inutile insistere.”
 Il silenzio non accennava a sparire. Neanche la signora Ward sembrava volerlo spezzare. Si limitava a squadrare il giovane interlocutore e a sorridere.
 Law si guardò attorno e finalmente trovò un appiglio per distruggere quella tortura.
 -E’ la sua famiglia?-
 Indicò le foto sistemate sul tavolino.
 Il sorriso della donna mutò. Da divertito divenne quasi malinconico.
 -Mio marito, Maxwell- cominciò con un filo di voce. –E’ morto quasi dieci anni fa. Un infarto che non gli ha lasciato scampo.-
 -Mi dispiace…- altra situazione imbarazzante che Law non era capace di gestire. Il colmo era che lui stesso l’aveva creata.
 -Non tormentarti, Lawrence. Il tempo lenisce le ferite, anche se un po’ di dolore resta sempre. Mi ha lasciato una figlia stupenda che mi ha dato una nipote meravigliosa.-
 -Vivono vicino a lei?-
 Uno sbuffo divertito abbandonò le labbra rosse della donna.
 Law ebbe la sensazione di aver posto un’altra domanda inopportuna.
 -Si sono trasferiti a Londra da qualche anno- disse prendendo un respiro. –Mia figlia aveva nostalgia della sua terra natale e dopo la morte del padre ha pensato che lì avrebbe ritrovato la gioia. Credo che non si sbagliasse.-
 -Signora…-
 Law pensò ad una qualsiasi frase che potesse annullare l’effetto delle sue domande, ma l’improvvisazione sotto stress era un altro tallone di Achille che non aveva mai affrontato davvero.
 -Signora Ward… Mi dispiace, ancora… Io, non sono a mio agio in queste situazioni… Le domando scusa…-
 La donna lo guardò sorpresa.
 -E perché mai, mio caro?- si alzò in piedi con un’eleganza insita nel suo essere. –E’ mia figlia Jane a spedirmi il tè.-
 Gli fece un occhiolino e Law si rilassò immediatamente.
 -Se hai finito con il tè, ti mostro il tuo appartamento.-
 A quel punto Law era combattuto. La signora Ward cominciava ad essergli simpatica ma qualcosa in lei lo insospettiva. Ignorò quella sensazione. Era sempre stato il tipo che sospettava di qualunque situazione, ormai ci aveva fatto il callo.
 La seguì fino ad una porta e intanto aveva anche analizzato il resto della casa.
 Un cucina grande ed attrezzata, un bagno spaziose e altre due porte che certamente erano le camere da letto.
 Quando la signora Ward spalancò la porta davanti a loro, Law vide solo una scala in legno, priva di dettagli particolari.
 Salirono le scale e il ragazzo si ritrovò in una sorta di mansarda trasformata in monolocale.
 -Guardati pure attorno- cominciò la signora Ward. –Intanto ne approfitto per ragguagliarti su alcuni particolari.-
 Law osservò il monolocale. Al centro della stanza c’era un enorme divano nero, con davanti un tappetto bianco dall’aria soffice e una parete attrezzata con un mobile nero moderno e uno schermo Tv di tutto rispetto.
 Sotto la grande finestra avevano sistemato un letto, con tanto di lenzuola blu notte.
 Il mobilio della cucina era nuovo di zecca, rosso laccato.
 Non mancavano neanche un grande armadio nero, ed una semplice, ma utile, scrivania.
 Un solo dettaglio non rispose all’appello mentale di Law.
 -Il bagno- lo anticipò la signora. –Lo so, purtroppo non c’è il bagno. Questa soffitta era diventata la stanza di mia figlia perciò non necessitava anche di un bagno. Se vivrai qui dovrai usare quello al piano di sotto, nel mio appartamento.-
 La cosa non piaceva per niente alla parte ipocondriaca e germofobica di Law.
 -Però, a mia difesa posso dire questo- l’occhiolino della donna fece arrossire il ragazzo. Nonostante l’età, il fascino era indiscutibile. –Prima che Jane decidesse di creare un appartamento, qui si esercitava con il pianoforte, perciò ogni centimetro del monolocale è insonorizzato. Mi hai detto che cercavi un posto tranquillo dove svolgere le tue ricerche, giusto?-
 Law annuì incantato. La parola “insonorizzato”, dopo aver vissuto per cinque anni con coinquilini invadenti e rumorosi, era letteralmente musica per le orecchie.
 -Ti posso assicurare che da qui dentro non sentiresti neanche un bombardamento in strada. La pace più assoluta. Considerando anche il prezzo modesto che ti ho proposto, dubito che potresti trovare di meglio così vicino al tuo posto di lavoro.-
 Un’arringa inattaccabile.
 Law si arrese.
 -Dove devo firmare?-
 Il sorriso della signora Ward illuminò la stanza.
 -I documenti sono sulla penisola della cucina.-
 Law notò solo in quel momento la presenza di fogli e penna proprio sotto il suo naso.
 Forse il vicino aveva ragione: la vecchia sapeva giocare bene le sue carte.
 Firmati i documenti, tornarono al piano inferiore per un’altra tazza di tè.
 -Comunque ho un’ottima notizia per te- continuò la signora Ward dopo aver parlato per diversi minuti della sua passata carriera da violinista dall’indiscusso talento.
 Law posò la tazza vuota sul tavolino.
 -Cioè?-
 -Ho programmato un viaggio di qualche giorno. Partirò oggi stesso, il mio taxi sarà qui tra pochi minuti, perciò avrai modo di familiarizzare con l’appartamento senza doverti preoccupare di me.-
 Era davvero un’ottima notizia. Se non considerava il tarlo sui fantasmi messogli in testa dal vicino sovrappeso. Magari c’erano davvero e la signora stava scappando.
 -Tuttavia…- continuò lei.
 La porta di casa fece uno scatto e qualcuno entrò.
 -E già di ritorno?- mormorò la donna rivolta verso la porta. –Non lo avevo previsto…-
 Nel salone entrò una ragazza. Minuta ma con un corpo dalle forme perfette. 
 Aveva un viso piccolo e dei lunghi capelli neri che le coprivano le spalle.
 Law incontrò i suoi occhi e quel verde brillante lo investì mozzandogli il fiato. Aveva visto quegli occhi pochi istanti prima, ma nella foto, da bambina, non le avevano reso completamente giustizia.
 -Nonna…- domandò sospettosa. –Che sta succedendo qui?-
 -Oh, Myri cara- la donna si alzò subito in piedi, andando incontrò alla nipote. –Ti presento Lawrence, è un genetista. Abbiamo appena trovato un accordo per il monolocale in soffitta.-
 Quegli occhi verdi si spalancarono.
 -Cosa?-
 -Ne approfitto anche per dirti che starò via per qualche giorno.-
 -Che…?-
 Il telefono di casa squillò all’improvviso.
 -Rispondo io!- disse subito la signora Ward.
 Law osservava la nuova arrivata senza riuscire ad immagazzinare a pieno le informazioni ricevute. La famiglia della signora si era trasferita dall’altra parte del paese. Allora, perché la nipote era nel suo salotto? Viveva dalla nonna o era solo di passaggio?
 Myri osservava lo strano inquilino. E si chiedeva perché se ne stesse seduto proprio sulla sua poltrona preferita.
 -Bene, il taxi è qua sotto.-
 La testa di Myri si voltò talmente veloce che Law si stupì che fosse ancora al suo posto.
 La signora Ward aveva pronunciato quelle parole dalla porta con al seguito un bagaglio piuttosto imponente.
 -Nonna, dove pensi di andare? Che ci dovrei fare con lui?-
 Indicò Law con un gesto plateale.
 -Tesoro, su. Non essere arrabbiata. Avevo intenzione di affittare il monolocale da anni, e dovrete condividere solo il bagno e la porta d’ingresso. Neanche ti accorgerai di lui, vero Lawrence?-
 -Veramente, io…-
 -Perfetto. E’ tutto deciso. Ci vediamo tra qualche giorno, ragazzi.-
 Prima di un respiro, Olivia Ward uscì dall’appartamento, con una destrezza che l’età e il tacco dieci sul quale danzava non avrebbero permesso a chiunque.
 Myri rimase in piedi e fissare il punto in cui la nonna era sparita, mentre Law si portò le mani sul viso in un gesto stanco. La signora Ward aveva portato via i documenti firmati, di certo per depositarli. Non c’era più modo di tornare indietro senza apparire un ingrato.
 -Bene, un'altra sorpresa. Che giornata di merda- mormorò Miry stravaccandosi senza eleganza sulla poltrona di fronte a Law. Il portamento non era un fattore ereditario in famiglia.
 -Ora che facciamo?- chiese il ragazzo ancora confuso dagli eventi.
 -Presumo che servano delle regole.-
 E così, Law passò dai panni del topo di laboratorio a quelli di roditore in trappola.


***L'Autrice***
Benvenuti a tutti in questa nuova storia. 
Era da diverso tempo che non mi cimentavo con la terza persona. Mi sono dedicata, nei mesi scorsi, alla stesura della nuova versione de "Il Figlio della prof" perciò sentivo il bisogno di scrivere qualcosa di meno impegnativo. 
Law Slammer è una commedia romantica. Il tema principale sarà la Friendzone e devo dire che avendo scritto già cinque capitoli, mi piace molto ciò che sto creando. 

Pubblicherò i prossimi capitoli molto presto ma per chi non volesse attendere può leggere i successivi su Wattpad. 
https://www.wattpad.com/390631732-law-slammer-capitolo-1

Ringrazio tutti quelli che sono passati a leggere, anche solo per curiosità.
Un abbraccio

Francesca 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2

 Myri si chiuse la porta della camera alle spalle, tirando un sospiro di sollievo.
 Scosse la testa ancora incredula e si precipitò ad aprire l’armadio.
 La trattativa per i turni in bagno con quel tizio, di cui neanche ricordava il nome, le aveva sottratto del tempo prezioso per decidere cosa avrebbe indossato quella sera a lavoro.
 Aprì le ante e osservò con cura il guardaroba dai colori scuri. Il nero, il viola, il blu, il grigio erano le tonalità predominanti, se non si considerava il suo unico capo d’abbigliamento che ricordava vagamente uno sbiadito celeste pastello. Un vestito regalatole da nonna Olivia, in uno dei suoi innumerevoli tentativi di rendere la nipote meno appariscente. Tentativo fallito che, unito agli altri, aveva portato la nonna a rinunciare.
 Nonna Olivia non aveva mai dimostrato segni di demenza nonostante i suoi settant’anni suonati ma quel viaggio improvviso, Myri, proprio non riusciva a spiegarselo. E non riusciva neanche a spigarsi come avesse potuto abbandonarla lì da sola, con un estraneo in casa.
 Poi, Myri fece mente locale, richiamando alla mente la solennità del nome Olivia Ward.
 All’interno dell’ambiente musicale, Olivia Ward era una delle massime esperte e talentuose violiniste del paese. Aveva sempre dimostrato intraprendenza e giudizio. Nessuna delle sue azioni si era mai rivelata casuale.
 Olivia aveva un piano, Myri ne era certa. Un qualche progetto che l’avrebbe di certo annoiata sino alla nausea. Magari, l’organizzazione di un concerto riservato agli archi per cui Myri provava completo disinteresse.
 Non attribuì importanza, perciò, all’improvvisa sparizione della padrona di casa.
 Avrebbe gestito la questione dell’inquilino e al ritorno della nonna lo avrebbe buttato fuori a calci.
 Quella serata a lavoro, era troppo importante.
 La sua mente doveva essere libera da qualunque pensiero.
 D’un tratto, il cellulare fece risuonare la sua canzone preferita.
 Myri osservò il nome sullo schermo per qualche secondo prima di rispondere.
 -Connor, che vuoi?-
 -Delicata come al solito- ribatté la voce maschile dall’altro capo.
 -Devo essere da Felix tra mezz’ora e non sono ancora vestita. Fai veloce.-
 -Se non sei vestita sarò lì in due minuti.- La voce ammiccante di Connor provocò un brivido spiacevole lungo la schiena di Myri.
 -Forse un anno fa ci avrei fatto un pensierino, ma ora puoi anche scordartelo.-
 -Dai, piccola. Non fare la dura.-
 -Connor, cosa vuoi?- tagliò corto lei.
 -Mi ha chiamato Felix- cominciò lui senza perdere sicurezza nel tono. –Trish ha chiesto di prendere il mio posto stasera. Dovrai lavorare con lei.-
 La mano di Myri si strinse con rabbia attorno al telefono.
 -Per te ci sono problemi?-
 La ragazza rimase in silenzio per diversi secondi, poi scoppiò a ridere.
 -Avrei dei problemi se fossi ancora innamorata di te, ma grazie al cielo mi è passata da un pezzo.-
 -Non mi riferivo a questo. Intendevo…-
 -Lo so che intendevi, Connor. Non ho problemi, torna a farti gli affari tuoi.-
 -Brutta giornata, eh?-
 -Se non torni strisciando nel tuo buco, lo diventerà anche per te.-
 Non aggiunse altro. Chiuse la telefonata senza il minimo cenno di saluto e si buttò a sedere sul letto.
 Pose a se stessa la stessa domanda che Connor le aveva appena fatto.
 Ma la risposta fu decisamente diversa.
 Problemi a lavorare con Trish? Problemi a lavorare con la donna che le aveva soffiato prima il ragazzo e poi, con tutta probabilità, il suo sogno più grande?
 Certo che aveva problemi a lavorare con quell’egocentrica.
 Per la pace lavorativa, avrebbe dovuto fare buon viso a cattivo gioco e sopportare la disgustosa presenza di Trish.
 Diede un’occhiata all’orologio. Doveva darsi una mossa.
 Indossò dei jeans scuri attillati, la sua canotta viola fortunata che metteva in risalto il fondamentale e una maglietta nera strappata che lasciava le spalle scoperte.
 Mentre infilava gli stivali designati sentì che l’inquilino aveva appena chiuso la porta di casa.
 Era uscito dopo la loro chiacchierata sui turni per la doccia. Myri gli aveva consigliato un buon negozio dove fare la spesa e lui non se l’era fatto ripetere due volte.
 Myri aveva subito inseriti Law nella categoria “asociali strani”.
 I capelli corti scuri dal taglio curato. Gli occhiali con una montatura grande a celare degli occhi di un colore che lei non era stata in grado di definire.
 L’abbigliamento serio, del tutto anonimo.
 Un genetista.
 Quasi sicuramente un soggetto di scarsa compagnia.
 Eppure, qualcosa in lui l’aveva colpita.
 Myri era il tipo di persona aperta ad ogni esperienza, in grado sempre di dire la cosa giusta al momento più opportuno.
 Fare amicizia era insito nella sua natura, e ogni persona che incrociava il suo cammino trovava sempre il modo di apprezzarla.
 La categoria a cui apparteneva Law la incuriosiva, prendendo a rappresentare una vera e propria sfida.
 Forse, buttarlo fuori di casa non era la soluzione.
 Forse, il destino voleva che lei dovesse fare amicizia con alieno del piano di sopra.
 L’occhio le cadde sullo schermo del cellulare.
 Era decisamente in ritardo.
 Si ripeté ancora una volta di mantenere la mente libera. Avrebbe avuto tutto il tempo di pensare alla missione alieno in soffitta il giorno successivo.
 Si truccò gli occhi verdi con il suo solito smokey pesante e raccolse i lunghi capelli neri in una coda alta.
 Quando aprì la porta della camera, rivolse lo sguardo verso l’alto.
 -Che dici Freddy? Vestita così sono pronta per la sfida del secolo contro Trish?-
 Nessuno rispose.
 Tuttavia, Myri, fece un occhiolino al vuoto e sorrise.
 -Grazie, tesoro. Fortuna che ci sei tu a supportarmi.-
 Rivolse un altro sorriso verso l’alto ed uscì spedita dall’appartamento, sbattendo la porta.
 
***
 
 Law aveva appena messo un piede sulla scala che conduceva al monolocale, quando una voce lo costrinse a fermarsi.
 La busta della spesa era ben salda nella sua mano.
 Sentì Myri dire qualcosa.
 La curiosità ebbe la meglio.
 Aprì la porta quel tanto che bastava per sbirciare nell’appartamento.
 Vide Myri in piedi. Gli occhi puntati verso lo stipite di una porta.
 Rivolse una frase a quel punto indefinito e un sorriso le apparve sul volto.
 Per poco la busta con la spesa non raggiunse il pavimento. Law si riprese appena prima che perdesse completamente la presa.
 Osservò la ragazza lasciare l’appartamento con il cuore che gli palpitava in petto.
 Stava parlando da sola, fissando il nulla.
 Che il vicino avesse ragione sui fantasmi?
 Scosse la testa per allontanare quei pensieri. Non era impossibile, doveva tornare ad essere il solito uomo concreto.
 Salì le scale, posò la spesa sulla penisola della cucina e si stese sul letto, gli occhi fissi sul soffitto in legno.
 Si sentiva a disagio in quella casa.
 La presenza di una coinquilina non richiesta destabilizzava i suoi piani.
 Voleva vivere da solo. Voleva evitare di dover ancora stabilire turni e litigare per i problemi in casa. Voleva poter avere orari esclusivamente suoi. Voleva la libertà di poter girare in mutande.
 Niente.
 Non aveva ottenuto niente di ciò che desiderava.
 Myri gli aveva sottratto ogni possibilità di riuscita.
 Comunque, non aveva modo di rimediare. Olivia Ward era sparita nel nulla e lui non aveva abbastanza denaro per permettersi un altro appartamento.
 D’un tratto uno scricchiolio inquietante lo portò, spaventato, a mettersi seduto con un balzo.
 -Il fantasma…- mormorò. –Freddy…?-
 Si diede subito un leggero schiaffò sulla guancia.
 -Smettila, Law- si disse. –Non sono i fantasmi. Sono le travi di legno, è normale che scricchiolino.-
 Un altro rumore molto simile al primo.
 Il ragazzo scattò in piedi.
 Prese un profondo respiro e afferrò il cellulare posato sul letto.
 -Okay, Law. Hai bisogno di rilassarti.-
 Iniziò a cercare su internet una caffetteria. Bere qualcosa di caldo in un locale rilassante lo avrebbe di certo aiutato.
 La più vicina, aperta dopo l’ora di cena, era troppo distante e lui non poteva permettersi un auto, senza parlare del taxi, troppo oneroso per le sue magre finanze. Su un autobus non ci avrebbe messo piede neanche sotto minaccia a quell’ora di notte. Si trattava di pericolosi veicoli d’infezione.
 Continuò a cercare.
 L’unico locale abbastanza vicino era un bar, proprio dietro l’angolo.
 Non avrebbe trovato una bevanda calda ma almeno sarebbe uscito da quella casa.
 Afferrò il portatile e indossò la giacca a vento. Era quasi estate, ma quel venticello che aveva sentito prima era pericoloso per i reni.
 Il progetto era semplice: entrare nel bar, ordinare qualcosa, trovare un tavolo in un angolino sperduto e leggere la ricerca del professor Miller.
 Era domenica.
 La speranza era che quello non fosse il bar più frequentato nella zona.
 Scese nell’appartamento di sotto e si bloccò per un attimo davanti allo stipite con cui Myri aveva conversato.
 Il nulla.
 Non c’era assolutamente niente, tolta un’insulsa ragnatela.
 Un brivido percorse la schiena di Law. Odiava ragni e ragnatele.
 Quindi, c’erano due spiegazioni.
 O Myri era pazza e parlava con una ragnatela, o forse la teoria dei fantasmi non era del tutto fuori questione.
 Law sperò ardentemente che la prima opzione fosse quella giusta. 



***L'Autrice***
Eccomi con il secondo capitolo (ricordo che su wattpad sono disponibili altri due capitoli).
La storia comincia ad entrare nel vivo anche se ci vorranno ancora due o tre capitoli per svelare davvero dove voglio andare a parare. 
Vi ringrazio per le letture, che dopo poche ore sono già tantissime. 
Spero che Law e Myri vi piaceranno come personaggi. Non mi sono mai misurata con una storia del genere e quindi temo un po' l'esito ma confido nel mio impegno. 
Più tardi (o domani al massimo) pubblicherò gli altri due capitoli qui su EFP. 

Grazie ancora a tutti

Francesca 

P.S. Vi prego di perdonarmi eventuali errori. In questi giorni non ho avuto tempo per una revisione accurata ma presto mi dedicherò anche a quella. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


 Capitolo 3
 
 I piedi di Law si arrestarono davanti ad un’insegna blu al neon. Il timore nell’avventuriero aumentò nel leggere il nome del bar.
 Slammer.
 Non era decisamente un locale che avrebbe mai frequentato se la casa dal quale era fuggito non lo avesse terrorizzato.
 Tuttavia, Law sentiva la necessità impellente di distrarsi dall’idea di avere un’entità paranormale nell’appartamento affittato solo una manciata d’ore prima.
 La coinquilina svernante poteva affrontarla. Un fenomeno inspiegabile era tutto un altro paio di maniche.
 Ancora una volta si diede un leggero colpo in volto per riprendere la lucidità perduta.
 I fenomeni paranormali non avevano merito.
 Era uscito per prendere confidenza con il quartiere. Questo si era raccontato per trovare il coraggio di aprire la porta in legno con degli opachi vetri colorati.
 Una volta dentro, Law si rese conto del materiale predominante all’interno. Il legno. Pavimento, bancone, tavoli, sedie, sgabelli… Erano tutti in legno cupo e scuro. Molto diverso dalle caffetterie dai colori tenui a cui era abituato.
 Anche le luci erano molto soffuse, e questo contribuì ad aumentare l’agitazione.  
 Scosse la testa per non dare adito all’istinto di fuggire.
 Doveva scovare dei lati positivi.
 Era pulito. Non era pieno di clienti. E soprattutto, quei clienti non sembravano pericolosi.
 Un gruppo di ragazzi. Una coppia di amiche intente a sorseggiare il loro drink. Qualche uomo di mezz’età seduto da solo con la propria birra.
 In conclusione, nessuno di temibile.
 Il cliché delle risse in bar di quel genere, erano uno dei motivi principali per cui li aveva sempre evitati peggio della peste.
 Quel locale, pareva una splendida eccezione.
 Iniziò a guardarsi attorno alla ricerca di un cameriere o di un responsabile, per chiedere di potersi accomodare ad un tavolo.
 Non sembrava esserci nessuno in giro.
 Così si avvicinò al lungo bancone. Si appoggiò con le mani sul caldo legno scuro e si sporse in avanti per individuare la porta sul retro. Perché doveva esserci per forza una porta sul retro.
 In quel preciso istante, qualcuno sbucò da sotto il bancone.
 Per poco Law non lanciò un urlo.
 Degli accesi occhi verdi parevano aver trattenuto a stento la medesima reazione.
 -Mi hai spaventato- disse subito Myri risentita.
 -Perché, tu no?- rispose Law piccato. –Che ci facevi nascosta lì sotto? Agguati ai clienti?-
 -Ghiaccio.-
 Myri esibì il bicchiere colmo che stringeva in mano.
 -Lavori qui?-
 -No, sono una ladra incallita di ghiaccio. E’ un mio hobby.-
 Il tono di voce infastidito, diede l’ennesima conferma a Law di essere seriamente impedito nel parlare con le persone.
 -Credo…- cominciò abbassando lo sguardo. –Meglio se me ne vado.-
 Apparire come un perdente era la sua specialità, ma era da tempo che le sue emozioni non trasparivano in maniera così chiara.
 -No, aspetta- disse Myri rilassata. –Siediti, bevi qualcosa. Offro io.-
 Law guardò la ragazza negli occhi. Lei gli sorrise allegra.
 D’improvviso Law si rese davvero conto di quanto i tratti decisi di Myri, risultassero delicati e affascinanti quando erano rilassati.
 Myri era decisamente bella.
 -Devo scusarmi con te... Ehm… Lerry?-
 -Law- precisò lui.
 -Perdonami, sono una frana con i nomi.- con la mano gl’indicò lo sgabello davanti a lei. – Law accomodati, per favore.-
 Il sorriso di Myri e i suoi occhi quasi sepolti sotto il trucco, ma ammalianti, lo convinsero a fidarsi.
 -Oggi credo di essere stata fredda nei tuoi confronti. Diciamo che non era la giornata adatta per ritrovarmi un estraneo in casa. Cosa ti servo?-
 Law pensò velocemente.
 -Una limonata.-
 -Sul serio?- chiese lei aggrottando la fronte. 
 -Sono astemio.-
 -E sei entrato in un locale del genere?-
 -Per conoscere il quartiere- si difese subito Law. Non voleva svelare il vero motivo per cui era scappato dall’appartamento. Sembrava ridicolo persino a lui.
 -Okay, vada per la limonata allora.-
 Law osservò Myri intenta nel suo lavoro. L’occhio gli cadde sull’interno dell’avambraccio, sottile e dalla pelle chiara, della ragazza. C’era un tatuaggio, dalle sinuose curve morbide. Slammer.
 -Mi stai prendendo per matta?-
 Law sollevò immediatamente lo sguardo. Myri si era accorta della sua invadenza.
 -Sì, è il nome del locale. Sì, è un tatuaggio permanente. E no, non sono matta. E’ il mio sogno.-
 I ridenti occhi di Myri esprimevano gioia nel parlare del tatuaggio.
 -Questo posto appartiene a Felix, un vecchio amico di mio nonno. Qui dentro ci sono praticamente cresciuta e un giorno spero di rilevare il locale, in modo che diventi mio. Ormai il proprietario non ha più l’età per dedicarsi anima e corpo al bar, come faceva un tempo.-
 La sua voce era allegra al solo pensiero di possedere lo Slammer.
 -Felix oggi non c’è. Quando prevede poca gente lascia che sia io a gestirlo.-
 -Quindi, in pratica, è già tuo?-
 Di solito Law non poneva domande, temendo di chiedere informazioni personali in modo sbagliato. Ma Myri parlava a briglia sciolte, perciò concluse che voleva essere lei la prima a parlare del suo sogno.
 -No, direi di no. Questa sera ha lasciato che lo gestissi io… Ma lo fa una volta a settimana con tutti i dipendenti. Sta cercando il suo successore mettendoci alla prova.-
 Gli porse la limonata con un gesto aggraziato.
 -Felix è un mago in questo lavoro. I suoi drink sono i migliori, spilla la birra da vero maestro, e cucina anche degli stuzzichini da panico. Non sono ancora pronta per prendere il suo posto, ma ce la sto mettendo tutta.-
 Law bevve un sorso.
 -Adesso mi sto dedicando ai cocktail. Felix li prepara ad occhio, io sono ancora lenta rispetto a lui. Se mi ritrovassi a gestire il locale di venerdì o sabato sera mi metterei le mani tra i capelli.-
 D’un tratto la porta sul retro si aprì.
 Una donna resa alta da tacchi vertiginosi, fece il suo ingresso dietro il bancone. Aveva dei particolari capelli bicolore, castani fino a metà lunghezza e per il resto biondo acceso. Il volto era magro, quasi appuntito.
 L’abbigliamento lasciava poco all’immaginazione. Soprattutto il decolté florido era in bella mostra, stretto in un corpetto nero che sollevava la situazione.
 -Law, vai a sederti a quel tavolo- bisbigliò Myri indicandogli l’angolo più lontano della sala. –Ti spiego dopo.-
 Il ragazzo non se lo fece ripetere. Aveva la sensazione che l’entrata in scena di quella ragazza stesse mettendo Myri in difficoltà.
 Prese portatile e limonata, e si sistemò al tavolo.
 Per qualche minuto osservò le due donne.
 Lavoravano in silenzio dietro al bancone. Ogni tanto volava tra loro qualche occhiata seria, colma di ira.
 Decisamente non erano amiche.
 La sua coinquilina preparò un vassoio, servì l’ennesimo giro di pinte al gruppo di ragazzi e poi si avvicinò al tavolo di Law posando un piccolo recipiente colmo di noccioline.
 Una scusa per parlare con lui, senza destare sospetti.
 -Quella è Trish- disse in un bisbiglio. –Scusa se ti ho fatto allontanare ma quella troia ha la malsana abitudine di interessarsi alle persone che mi sono vicine. Se scoprisse che viviamo insieme diventeresti per magia una sua prelibata preda.-
 -Non è mia abitudine lasciarmi irretire da donne del genere.-
 Myri sorrise.
 -Sei di poche parole ma sai giudicare le persone.-
 -Da come mi hai fatto dileguare, c’era poco da giudicare. Non mi sembra ti stia simpatica.-
 Gli occhi della ragazza lanciarono un lampo di risentimento.
 -Mi ha rubato il ragazzo, dubito che potrebbe mai starmi simpatica.-
 Law non si aspettava una risposta del genere. Aveva intuito che Trish non si vestisse in modo appariscente senza motivo ma arrivare addirittura ad un atto così disonesto… Ne voleva stare lontano anni luce.
 -Ne parliamo meglio a casa. Ormai siamo amici.-
 Un occhiolino e Myri danzò con passo sicuro verso il bancone.
 Erano amici? Davvero? In che momento della conversazione il loro rapporto si era evoluto a tal punto?
 Law smise di farsi domande e accese il portatile per leggere la ricerca del suo capo.
 Il giorno dopo, in laboratorio, avrebbe dovuto cominciare gli esperimenti e ancora non era certo che quella ricerca avrebbe condotto ad un risultato soddisfacente. Tuttavia, il professor Miller lo avrebbe cacciato se non avesse eseguito gli ordini.
 Due ore dopo, sollevò gli occhiali e si passò una mano sul viso contratto dalla stanchezza.
 Myri stava servendo il tavolo con due donne mentre Trish se ne stava dietro il bancone a limarsi le unghie. Una vera stacanovista, non c’era che dire. In tutto quel tempo non l’aveva mai notata in sala. Non l’aveva vista preparare una sola bevanda. Si era limitata a sbadigliare e lanciare sguardi cocenti alle spalle della sua collega.
 Un reale esemplare di nobildonna, insomma.
 Law si alzò in piedi, indossando la giacca.
 Myri fu subito da lui.
 -Potresti portarmi il conto?- chiese trattenendo a stento uno sbadiglio.
 -Offro io, te l’ho detto.-
 -Ma…-
 -Niente ma- rispose cominciando a pulire il tavolo. –Sei mio amico, dovevo scusarmi quindi non paghi. Non voglio sentire proteste.-
 
***
 
 Myri osservò Law lasciare lo Slammer con passo pesante.
 Un sorriso apparve sul volto della ragazza.
 Quel Law… Lo aveva giudicato male all’inizio eppure si era rivelato un ottimo ascoltatore.   
 -Tavolo due- esordì Trish sventolandogli una mano davanti agli occhi. –Un altro giro di pinte, vedi di darti una mossa.-
 -Taci Trish.-
 -Lavoro qui dentro da più tempo di te. Porta rispetto ragazzina!-
 Myri iniziò a spillare le birre.
 -Lo stesso rispetto che hai avuto tu quando sei andata a letto con Connor?-
 -Smettila di frignare. Lo avevi lasciato e io ne ho approfittato.-
 La mano di Myri per poco non lasciò la presa sul bicchiere colmo di birra.
 -Sai bene perché lo aveva lasciato.-
 -Se sei una bambina credulona non è colpa mia. Fossi stata più sveglia non saresti caduta nella trappola.-
 La ragazza cercò di mantenere la calma ma Trish ce la stava mettendo tutta per portarla all’esasperazione.
 -Connor non è mai stato innamorato di te, altrimenti non sarebbe bastata una piccola spinta per averlo nel mio letto. La prossima volta, scegli meglio.-
 Myri avrebbe tanto voluto tirarle un pugno dritto in faccia. Cercò ogni briciola di pazienza per non reagire alle provocazioni.
 Non poteva cedere.
 Trish lavorava allo Slammer da dieci anni, aveva più esperienza di lei, aveva più carattere per gestire un bar. Felix doveva scegliere a chi lasciare quel posto e Myri sapeva che Trish era la sua diretta rivale.
 Aggredirla durante il turno lavorativo le avrebbe tolto per sempre ogni possibilità di gestire lo Slammer.
 Prima si era presa Connor e adesso concorreva al posto che Myri desiderava.
 Trish si era sempre comportata così. Da quando Myri era stata assunta allo Slammer, tre anni prima, Trish aveva subito preso il ruolo di rivale. Senza motivo, senza una spiegazione. Se Myri voleva qualcosa, improvvisamente diventava oggetto di attenzione anche per Trish.
 Nonna Olivia le aveva consigliato d’ignorarla, e lei lo faceva. Ma dopo la storia di Connor, tutto era diventato più complicato da affrontare.
 All’improvviso, la ragazza si sentì solleva all’idea di avere un coinquilino con cui sfogarsi.
 Sì, l’amicizia con Law poteva rivelarsi davvero un risvolto positivo. Soprattutto, considerando che non era il tipo da cui si sarebbe mai sentita attratta.
 Niente sesso come complicazione.
 Solo amicizia.
 
 ***
 
Olivia Ward era stesa sul letto della sua camera d’albergo.
 Aveva trascorso la giornata in piscina, poi nella spa, si era goduta una cena prelibata nel ristorante di lusso dell’hotel e adesso era intenta a leggere qualche pagina del suo romanzo preferito prima di lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo.
 Il telefono sul comodino iniziò a squillare.
 -Pronto?-
 -Olivia, sono io.-
 -Buonasera- rispose lei con un sorriso. –Mi hai chiamato per quello che penso?-
 -Certo. Hai novità?-
 Olivia si passò una mano tra i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle.
 -Il mio uomo mi ha appena telefonato. Law ha trascorso la serata allo Slammer, come previsto. Myri è riuscita a scioglierlo un po’. Tutto da programma, il piano va avanti senza intoppi.-
 -Sapevo di poter contare su di te. Grazie.-
 -Phil, siamo amici da cinquant’anni. Non devi ringraziarmi.-
 Olivia chiuse la telefonata dopo un affettuoso saluto e posò il libro.
 Guardando il soffitto si ritrovò a pensare che Lawrence avrebbe portato del bene nella vita di sua nipote.





***L'Autrice***
 Il mistero s'infittisce, soprattutto nell'ultima parte del capitolo. Posso assicurarvi che tra poco voi saprete tutto, lo stesso non si può dire per Law e Myri, loro ne restaranno allo scuro ancora per diversi capitoli. 
 Olivia nasconde qualcosa ma almeno, in questa parte, Myri rivela il suo sogno. Lo so, non è un sogno "convenzionale" per un romanzo ma voler possedere un locale lo trovo davvero coraggioso. Ammiro tanto chi gestisce pub o ristoranti, è un lavoraccio e per essere fatto bene ci vuole davvero tanta tanta passione, proprio come per la scrittura. 
 Myri è questo. Determinata e pronta a combattere per ciò che desidera. 
 Nel prossimo capitolo, Law si ritroverà in una situazione imbarazzante mentre Myri si sfogherà con la sua migliore amica su un paio di questioni. Per il momento non dico altro. 
 Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e ringrazio di cuore tutti coloro che sono passati a trovarmi. 

 Un grande abbraccio

Francesca 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4
 
 Un rumore fastidioso ridestò lentamente Law dal sonno.
 Aprì gli occhi piano, erano ancora impastati e pesanti. Gli spiragli di luce che riuscivano a filtrare lo infastidirono.
 Quando mise, più o meno, a fuoco la stanza per poco non saltò in piedi terrorizzato.
 -Myri!- esclamò portandosi la mano al petto. –Hai deciso di farmi prendere un infarto?-
 La ragazza era seduta a gambe incrociate sulla parte libera del letto.
 In mano aveva una ciotola colma di latte e cereali.
 Affondò il cucchiaio senza smettere di guardare l’inquilino e divorò un altro boccone.
 -Sai Law, non sei affatto male…- cominciò lei masticando. –Gli occhiali non ti valorizzano. Hai degli occhi di un marrone accattivante, è un vero peccato coprirli. Mai pensato alle lenti a contatto?-
 Law prese un respiro profondo.
 -Myri cosa ci fai qui alle…- indossò gli occhiali e guardò la sveglia sul comodino. –Non sono neanche le sette! Non dovresti essere ancora a letto? Lavori in un locale notturno, sarai tornata a casa da neanche quattro ore.-
 Un altro boccone mandato giù.
 -Soffro d’insogna e sono iperattiva. Non ho bisogno delle otto ore di sonno così strenuamente decantate.-
 -Okay, ma la domanda resta. Che ci fai qui?-
 -Colazione.-
 -Sul mio letto?-
 -La nonna non ha rifornito la dispensa prima di partire. Ero a corto di cereali e sapevo che qui li avrei trovati. Però, permettimi di dire che dei coriandoli avrebbero più sapore.-
 -Sono cereali integrali, ottimi per la peristalsi intestinale.-
 -Oh, su questo non ho alcun dubbio…- rispose lei con un’espressione perplessa.
 -Ora potresti toglierti di mezzo?-
 Law non voleva risultare scortese ma l’abbigliamento di Myri non semplificava la situazione.
 Carattere asociale o meno, era un uomo e lei era una donna, una bellissima donna, con indosso solo un paio di mutandine e una canottiera. Nient’altro.
 Il viso pulito dal trucco, tanto da poter scorgere delle preziose lentiggini intorno al naso, i lunghi capelli raccolti di lato in una treccia lenta… Law arrossì. E il rossore sul volto non sarebbe stato l’unico dettaglio evidente se avesse spostato il lenzuolo.
 -Scusa, ma eri dolce mentre dormivi- sorrise lei ingenuamente. Come reazione a quel sorriso il rossore di Law si fece quasi ingestibile.
 -Dovrei fare una doccia e andare a lavoro. Puoi finire la colazione di sotto?-
 -Qualunque cosa per il mio nuovo amico.-
 Scattò in piedi con eleganza e si girò in direzione delle scale.
 Law non avrebbe dovuto guardare e invece si gustò lo spettacolo sino a quando il fondoschiena di Myri non sparì al piano di sotto.
 Le gambe snelle e sinuose, le spalle piccole, il collo invitante.
 Chiuse gli occhi e tuffò il volto nel cuscino.
 Ormai era stato relegato alla friendzone, come sempre. Non poteva permettersi di nutrire interesse fisico nei confronti di Myri. C’era già passato, si era già scottato con quel fuoco.
 Eppure la fantasia continuava a galoppare.  
 Myri al mattino era sensuale, troppo sensuale. La maschera cadeva, insieme a trucco e abiti cupi, e la reale delicatezza di Myri esplodeva in tutto il suo splendore. Il volto spontaneo, gli occhi attraenti, colmi di ingenuità.
 Un connubio perfetto che avrebbe fatto girare la testa a qualunque uomo.
 Law si alzò in piedi e afferrò l’accappatoio conservato nell’armadio.
 Urgeva una doccia fredda per calmare i bollenti spiriti.
 Diventare il migliore amico in meno di ventiquattro costituiva il record di tutta una vita.
 Questo pensò Law osservando Myri seduta sul tavolo della cucina intenta a divorare i cereali rubati.
 Scosse la testa e si chiuse in bagno, infilandosi nella doccia veloce come il vento.
 Subito l’acqua fresca e rigenerante sortì l’effetto sperato. Una nuova settimana stava per cominciare e Law non voleva distrazioni di alcun genere. Gambe scoperte e spalle attraenti incluse, anche se giravano indisturbate per il suo appartamento.
 Basta pensare a Myri, doveva controllarsi.
 -Law, mi lavo di denti!-
 La porta si era spalancata e il ragazzo si portò immediatamente la mani a coprire la sua virtù. Il vetro opaco della cabina doccia non celava ogni dettaglio.
 -Myri! Esci!-
 -Oh, non hai niente che io non abbia già visto- rispose lei con voce innocente. –Non guardo, tranquillo. Continua pure…-
 Law sentì l’acqua scorrere nel lavandino e scorse Myri intenta a spazzolarsi i denti. Fortuna volle, che il lavandino desse le spalle alla doccia, ma per precauzione Law si voltò continuando a lavarsi.
 -Possiamo anche discutere di qualcosa- cominciò Myri togliendo lo spazzolino dalla bocca.
 -Non sono solito conversare senza vestiti.-
 -Sei uno che va dritto al sodo, allora. Non ti perdi in chiacchiere.-
 Law arrossì di colpo. Si era reso conto del doppio senso troppo tardi.
 -Io… Non…. Io non intendevo… questo- soffiò mortificato.
 Myri si sciacquò la bocca e prese a sistemarsi i capelli.
 -Law, sei uno spasso. Metterti in imbarazzo è troppo semplice. Dai, cosa farai oggi?-
 La tensione attanagliava la mente di Law, ma la voce calma e rilassante di Myri lo convinse a rispondere.
 -Ho un incontro con la mia responsabile riguardo la ricerca del mio capo. Poi, starò tutto il giorno in laboratorio.-
 -Pranziamo insieme?-
 -Come?-
 -Devo fare compere con un’amica e mangeremo fuori, unisciti a noi. Siete molto simili, sono certa che la troveresti simpatica.-
 -Veramente io…-
 Law rimase immobile mentre l’acqua gli scivolava sulla schiena. A pranzo con due donne. L’ultima volta si era trattato di sua madre e sua zia, e ce lo avevano trascinato a forza.
 -Non credo sia una buona idea.-
 -Law, saremo solo io e la mia amica. Apri la mente a nuove conoscenze e non farti pregare. Odio supplicare le persone.-
 Il ragazzo rimase in silenzio. Aveva la sensazione che Myri non avrebbe accettato un no come risposta.
 -E va bene.- Sospirò sconfitto.
 -Grandioso!- esclamò Myri su di giri. –Quel fondoschiena piacerà un mondo a Rachel.-
 Law voltò la testa di scatto e vide una Myri fuori fuoco fissare gli occhi sul suo didietro.
 -Esci!- urlò.
 -Sorry, my dear- scoppiò a ridere. –Non ho potuto resistere. La curiosità è donna, tesoro.-
 -Myri!-
 -Vado, vado- disse dalla porta. –Ti aspetto a pranzo. Il mio numero è sul frigorifero. Chiamami così ti dirò dove incontrarci.-
 Rimasto da solo, Law iniziò a pensare.
 Condividere il bagno con quella ragazza si stava rivelando più rischioso del previsto. E i complimenti sul suo fondoschiena erano assolutamente fuori luogo. Eppure, un moto di soddisfazione lo aveva invaso.
 Era la prima volta che una donna faceva un apprezzamento del genere su di lui.
 Le ragazze che aveva frequentato in quegli anni erano tutte esattamente come lui. Le uniche, a suo giudizio, che potessero sopportare un lupo solitario con una spruzzatina di nerd incallito. Le sole che credeva potessero comprenderlo
 Sino a quel momento la teoria si era rivelata sbagliata.
 Nessuna di quelle ragazze gli aveva dato un’emozione del genere, neanche a letto. E tutte, in un modo o nell’altro, erano uscite in punta di piedi dalla sua vita.
 Myri, in appena un giorno, aveva scombussolato lo schema perfetto nella mente di Law. Mai avrebbe pensato di sentirsi attratto da una donna così diversa.
 Subito, infilò la testa sotto il getto dell’acqua fredda.
 No, Myri non la doveva vedere in quel modo.
 Ormai, erano solo amici.
 
***
 
 -Perciò ora siete costretti a vivere insieme?-
 -Tecnicamente condividiamo solo il bagno- rispose Myri osservando gli occhi chiari di Rachel, la sua migliore amica.
 Si erano trovate per caso un giorno, in un negozio di musica. Myri era lì per un ricercato disco introvabile, Rachel per un regalo a suo fratello minore. Avevano scambiato due parole e dopo quattro anni erano ancora lì a parlare.
 I loro caratteri complementari, incastravano alla perfezione i loro pensieri e atteggiamenti contrastanti.
 Myri si fidava ciecamente di Rachel, era la prima persona a cui telefonava nei momenti di crisi. Il numero di Rachel era stato il primo che Myri aveva composto quando era nata la questione “Connor è andato a letto con la troia mezza ossigenata”.
 Senza Rachel, Myri non avrebbe potuto vivere.
 -Myri, dividere il bagno è come condividere un appartamento intero.-
 -Non direi- rispose l’amica bevendo un sorso di tè freddo. Si trovavano in un’anonima caffetteria in centro. Quella mattina le temperature si erano alzate e bere qualcosa di fresco era stata l’idea migliore alla fine delle ore di shopping selvaggio a cui si erano sottoposte.
 -Perché non sembri arrabbiata?- chiese Rachel curiosa. – Di solito daresti in escandescenze. Tua nonna ti ha incastrato ed è scomparsa, lasciandoti con un uomo che invade la tua privacy.-
 -Per il momento quella che ha invaso la privacy altrui sono io.-
 -Myri!-
 -Cosa? Ero curiosa. Sono entrata in bagno mentre era sotto la doccia. Il vetro ha coperto quasi tutto.-
 Rachel sbuffò.
 -Il vetro della tua doccia copre il minimo.-
 -Lo so- un sorriso furbo apparve sul volto della colpevole. –Vestito non è spettacolare, ma nudo rende giustizia alla parola uomo.-
 -Myri, sei sempre la solita. Ti prego, non dirmi che vuoi portartelo a letto.-
 -I nerd non sono il mio tipo.-
 -Sì, preferisci gli stronzi immaturi, lo so.-
 -In difesa di Connor, posso dire che era decente a letto. Però, anche Trish ne è a conoscenza ora.-
 Myri fece un occhiolino all’amica e si scambiarono uno sguardo divertito.
 In realtà, parlare di Connor le provocava ancora un dolore lancinante all’altezza dello stomaco, davvero fastidioso. Eppure, era fermamente convinta che parlare di lui almeno una volta al giorno le impedisse di accumulare sentimenti negativi.
 Doveva continuare a buttare fuori Connor un po’ alla volta, giorno per giorno, solo così avrebbe capito. Nell’istante in cui esternare i suoi pensieri su Connor non le avrebbe più dato quella pesante fitta, avrebbe avuto la certezza di averlo cancellato per sempre dal cuore.
 Era stata nonna Olivia a darle quel consiglio.
 Myri aveva parlato di quella teoria con Rachel, e l’amica l’aiutava a portare a termine il compito.
 -E’ quasi ora di pranzo, Law è un vero codardo- disse Myri osservando lo schermo del cellulare. –Sarebbe perfetto per te, che razza d’idiota.-
 -Mi stai organizzando un appuntamento?- chiese Rachel sospettosa.
 -Certo.-
 La risposta di Myri era decisa, la cosa non sorpresa l’interlocutrice.
 -E’ assolutamente il tuo tipo, ed è più carino del tuo ex.-
 -Myri…-
 -Non farti pregare, sai che detesto farlo.-
 -Allora smettila di propormi idee assurde. Piuttosto, come procede l’allenamento?-
 Gli occhi di Myri s’illuminarono.
 -Felix mi consente di usare il locale negli orari di chiusura. Il Manhattan, il Vodka Lemon e il Bloody Mary ormai li preparo alla perfezione. Ma con l’Alabama Slammer sono ancora in alto mare. Non riesco a capire perché, ma quello di Felix è irraggiungibile. Neanche Trish sa farlo nello stesso modo e ci prova da dieci anni. E’ il cocktail che dà il nome al locale, non posso sbagliarlo.-
 Lo sguardo di Rachel s’intenerì.
 -Vedrai che ci riuscirai- la sua voce accarezzò che orecchie di Myri come una melodia. –Ho sempre invidiato la tua determinazione, e io sono quasi un chirurgo, ho una grande determinazione.-
 Myri sorrise rincuorata.
 -E’ che… Non so, credo di avere il palato assuefatto. La quantità d’alcol non è mai perfetta. Mi fa diventare matta.-
 -Felix che ne pensa?-
 -Non ho ancora avuto occasione di parlarci, lo vedrò nel pomeriggio per ritirare lo stipendio.-
 -Chiedi a lui. Sono certa che saprà aiutarti.-
 Lo schermo del cellulare poggiato sul tavolo s’illuminò e il telefono cominciò a suonare.
 -Finalmente!- esclamò Myri osservando il numero sconosciuto.
 Afferrò il telefono e rispose sorridendo.
 
 
 ***
 
 Law alzò la testa dal microscopio. Le cellule sotto esame si erano duplicate e lui aveva aggiunto il fissante per studiarle nel minimo dettaglio. Avrebbe dovuto esaminare altri dieci vetrini e l’ora di pranzo era ormai vicina.
 Prese un respiro e guardò il grande orologio sul muro davanti a lui.
 Il laboratorio era deserto.
 Molti dei suoi colleghi erano anche professori e spesso si ritrovava in laboratorio da solo. Amava quel lavoro, amava il silenzio interrotto solo dal rumore degli strumenti.
 Era il motivo per cui lui non aveva intrapreso la carriera da professore. Insegnare in un’aula colma di studenti cozzava con la sua idea di tranquillità. Lui era uno scienziato, e nel laboratorio di genetica medica si sentiva sempre a casa.
 Lanciò uno sguardo furtivo al cellulare.
 Aveva preso il numero di Myri, era salvato adesso.
 Chiuse le palpebre per qualche secondo mentre raccoglieva le idee. Myri aveva ragione. Si trattava di un pranzo, e lui la doveva smettere, alla veneranda età di ventisette anni, di titubare per sciocchezze del genere. Stare in mezzo alla gente non era il suo sport preferito, ma Myri aveva il potere di rilassarlo. La prospettiva di passare un’ora con lei, e di allargare la sua cerchia di conoscenze presentandosi alla sua amica, non era la fine del mondo.
 Ormai si sentiva alla soglia dei trent’anni, scoraggiarsi per un pranzo era davvero ridicolo.
 Afferrò il telefono e cercò il nome di Myri.
 Dopo neanche uno squillo, lei rispose.
 -Finalmente!-
 Voleva fingersi infastidita, ma Law riconobbe la nota divertita nella sua voce.
 -Scusami, io… Lo ammetto, ero indeciso.-
 -Lo immaginavo- rispose lei ridendo. –Ci stiamo avvicinando alla tavola calda di fronte all’ospedale. Non mi hai detto quanto tempo hai per la pausa pranzo e ho pensato che per te fosse più comodo.-
 Law rimase in silenzio sbigottito. Tutti quei riguardi per una persona che neanche conosceva, Myri era davvero il suo opposto.
 -Ti ringrazio, per me va bene.-
 -Allora, ci vediamo lì tra quindici minuti?-
 Law accettò.
 All’orario previsto entrò nella tavola calda. Diversi colleghi e medici conosciuti pranzavano lì. Law non ci aveva mai messo piede. Di solito portava qualcosa da casa, o prendeva un panino dalla mensa dei dipendenti e lo consumava nel piccolo parco dell’ospedale, seduto su una panchina all’ombra di un albero.
 Mischiarsi con la gente non era sua abitudine.
 Quando vide Myri, seduta al tavolo, si rese ancora conto di quanto fossero diversi.
 Era bella, quanto quella mattina. Parlava animatamente con la sua amica dal viso asciutto e i capelli ricci ordinati.
 Gli occhi verdi che ogni tanto vagavano per la sala alla ricerca di qualcuno.
 Gli stessi occhi verdi che si soffermarono contenti su Law.
 Subito fece segno al ragazzo di raggiungerle e Law non se lo face ripetere. Il potere di quella ragazza gli era sconosciuto, ma non era in grado d’ignorarlo.
 -Rachel, ti presento Law. L’alieno del piano di sopra.-
 Law strinse la mano alla ragazza mentre guardava Myri sconcertato.
 -E’ così che mi chiami?- chiese sedendosi.
 -E’ così che mi piace pensare a te.-
 Fu inevitabile. Il cuore di Law si azionò, e lui non ne capiva bene il motivo. La presenza di Myri? I suoi occhi magnetici? O, più semplicemente, apprendere la notizia che in qualche modo lei pensava a lui?
 Ancora una volta, si vide costretto ad allontanare quelle idee.
 -Vado a prendere qualcosa- esordì Myri. –Adoro le tavole calde, mi danno sempre l’imbarazzo della scelta. Credo che mi ci vorrà un po’.-
 Prima che Law pronunciasse una sola sillaba, Myri era in fila con un vassoio tra le mani.
 -Com’è vivere con Myri?-
 Law si voltò a guardare Rachel.
 -Be’, non è che viviamo insieme…-
 -Sì, mi ha raccontato tutto. Ma ti posso garantire che Myriam è un tipo invadente. Sarà come vivere insieme.-
 Myriam, era quello il suo nome completo.
 -Ti ringrazio per l’avvertimento.-
 -Lei è una persona esplosiva, ti sarà complicato starle dietro all’inizio ma imparerai ad amarla.-
 Un altro battito incontrollato.
 -Siamo amiche da anni, e non riesco a sbarazzarmi di lei- concluse con un sorriso.
 La compostezza di Rachel le conferiva un’aria decisa ma sinuosa. Sembrava una persona sicura di sé eppure estremamente contenuta. Un altro opposto di Myri.
 -Anche con te ha deciso lei l’inizio dell’amicizia?-
 -Se me lo chiedi, sai che è così. Me la sono ritrovata sul mio cammino, e neanche mezz’ora dopo aveva decretato che dovessimo diventare amiche. La cosa migliore che mi sia mai capitata.-
 Law si lasciò sfuggire un sorriso, mentre osservava Myri impiegarci un secolo a scegliere tra le lasagne e il polpettone.
 -Sembra quasi che siamo dei prescelti.-
 -Myri è spiritosa, ti trascina in un turbine di allegria ed è molto fedele.-
 -Devo anche portarla fuori a spasso?-
 Rachel scoppiò a ridere. Una risata delicata che non attirava l’attenzione.
 -E’ un perfetto cagnolino da compagnia, tranne per il fatto che è lei a dare gli ordini. Ma, credimi, a volte quella ad avere più bisogno di attenzioni è proprio Myri. Fa la dura, la sua dolcezza la rende sensibile.-
 -Già non avevo previsto una coinquilina, ci manca solo che sia impegnativa come un barboncino.-
 -Di chi è il barboncino?- chiese Myri sedendosi al suo posto.
 -Niente, lascia perdere- intervenne Rachel. –Cos’hai preso?-
 Myri aveva lasciato sul tavolo due vassoi colmi di ogni pietanza.
 -Ho preso un po’ di tutto anche per voi. Oggi offro io, miei cari!-
 -Non mi offrirai anche il pranzo, Myri. Non sono tuo fratello undicenne.-
 -Oh, non insistere- fu Rachel a parlare. –Oggi è giorno di stipendio.-
 -E quindi?-
 -Semplice- disse Myri assaggiando le lasagne. –Il giorno in cui Felix mi dà lo stipendio, finisco tutto quello che ho risparmiato nel mese in shopping, pizza e cibo. Aspetto sempre l’inizio del mese perché mi sento libera di comprare qualunque cianfrusaglia.-
 Law quel ragionamento proprio non lo capiva.
 -Law, ogni tanto fare delle follie risana l’anima. Le regole non si rispettano sempre, altrimenti la personalità inaridisce. Non vuoi una personalità arida, vero?-
 Messa così era più semplice da comprendere.
 -Se il suo sogno non fosse lo Slammer, sarebbe un ottimo avvocato- disse Rachel. –Ti convincerà di aver ragione, Myriam è così.-
 -Questa descrizione mi ricorda un caso umano.-
 -Lo sei. Sono tua amica per pietà.-
 -Che gentile.-
 -Me lo hai insegnato tu, Myri.-
 -Grande insegnante…-
 Le ragazze scoppiarono a ridere e un piccolo sorriso sfuggì anche a Law.
 -Ho dimenticato il sale- disse subito alzandosi in piedi.
 Myri si allontanò dal tavolo. Voleva lasciare alle sue vittime qualche minuto per il secondo scambio di idee.
 Da anni cercava qualcuno adatto alla sua meravigliosa amica, e Law pareva il partito migliore in circolazione per le esigenze di Rachel.
 Era un ragazzo attraente, doveva solo trovare il modo di bruciare quegli occhiali da professore sfigato e soprattutto serviva una scusa perché quei due uscissero insieme.
 D’un tratto, la lampadina si accese.
 -Sabato volete venire allo Slammer?- chiese accomodandosi di nuovo al tavolo. –C’è la serata Mojito.-
 -Sei una frana col Mojito- sentenziò Rachel.
 -Mi eserciterò in questi giorni, ti garantisco che sarà da urlo.-
 -Law? Che ne pensi?-
 Rachel gli pose quella domanda ma lui rimase in silenzio.
 -Law, odio preg…-
 -Pregare le persone, ho capito- concluse lui con un sorriso.
 Era la prima volta che Myri vedeva un sorriso caldo sul volto dell’amico. La sua presenza stava funzionando proprio come con Rachel. Lo aveva inquadrato subito.
 Era un uomo solitario ma con una piccola spinta, e delle iniezioni di fiducia, si scioglieva come un ghiacciolo.
 Teoria confermata: era perfetto per Rachel.
 -E’ dietro casa, posso andarmene quando voglio, perciò vada per la serata Mojito. Ma ti prego di riservarmi degli analcolici.-
 -Analcolici?- chiese Rachel.
 -Sono astemio.-
 E fu lì che Law vide nascere una risata scomposta anche da Rachel.
 -Lo sarai per poco- concluse lei. –Myri ti farà cambiare idea velocemente. Potresti ritrovarti ubriaco stasera stessa.-
 -Rachel, non rivelare i miei trucchi…-
 -Scusa.-
 L’ora di pausa per il pranzo trascorse in fretta e Law ne fu piacevolmente sorpreso. Non si era trovato mai così bene con qualcuno della sua età. Di solito preferiva i colleghi adulti, con cui parlare di lavoro. Myri gli aveva appena fatto scoprire la piacevole esperienza di una conversazione frivola, senza pretese.
 Anche se la serata allo Slammer aveva tutto l’aspetto di un appuntamento combinato con Rachel non aveva voglia di fuggire. Per la prima volta, in tutta una vita, aveva voglia di uscire, aveva voglia di provare a divertirsi seguendo i suggerimenti di un’amica praticamente sconosciuta.  



***L'Autrice***
Ed eccomi qui con un altro capitolo. 
La storia comincia a prendere forma, spero davvero che vi piaccia. 
Nei prossimi capitoli le vicende si complicheranno un po'. L'attrazione di Law si farà sempre più forte e difficile da gestire, e sarà la stessa Myri a non rendergli le cose facili. 
Vi ringrazio infinite per tutte le letture. 
Spero che tornerete a trovarmi nel prossimo capitolo. 
Un abbraccio
Francesca 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5


 Myri spinse la porta dello Slammer con mano ferma.
 Era primo pomeriggio e il locale non era ancora aperto.
 Una volta dentro, si accorse subito del ragazzo che stava strofinando i bicchieri per quella serata dalle tranquille previsioni. Il lunedì sera solo i clienti abituali prendevano posto sulle sedie di noce scuro.
 Myri non era di turno ma sapeva bene che avrebbe trovato lui e i suoi scompigliati ricci biondi ad attenderla.
 -Connor, dov’è Felix?-
 -Giorno di paga?- chiese lui posando il bicchiere non appena si accorse della sua presenza.
 -Non sono affari tuoi, ma sì. Ho bisogno di parlare con Felix, è in ufficio?-
 -Myri, perché non parli con me, invece? Sono più mille volte più interessante del vecchio Felix.-
 La ragazza alzò gli occhi al cielo spazientita.
 -Il discorso tra noi è chiuso. La nostra storia è chiusa. Siamo colleghi di lavoro, fattelo bastare!-
 Connor uscì da dietro il bancone e si parò davanti a lei con un sorriso sensuale, che un tempo le avrebbe provocato una tachicardia incontrollabile, ma che adesso la faceva solo sentire un’idiota per la sua stupidità.
 Come aveva potuto innamorarsi di un borioso e pomposo ragazzo senza spina dorsale? Il suo aspetto fisico l’aveva tratta in inganno, l’aveva intrappolata in una morsa d’apparenza.
 Il vero Connor non era come si mostrava.
 Il vero Connor era un codardo che non aveva lottato per il loro amore, che alla prima occasione si era fiondato nel letto di un’altra invece di risolvere i problemi.
 Ormai, era tardi per parlare.
 -Sono finito con Trish perché tu mi avevi lasciato.-
 -No, mio caro. Raccontala nei dettagli la storia. Sei finito a letto con Trish tre ore dopo queste parole “ho bisogno di restare sola, devo riflettere.”-
 -Sei puntigliosa…-
 -Espongo i fatti.-
 Connor afferrò la mano di Myri con delicatezza.
 -E’ stato un errore, ero fuori di me. E’ trascorso un anno e ancora non riesci a perdonarmi?-
 Myri tirò via la mano e un’espressione disgustata le apparve sul volto.
 -Connor, io non ho intenzione di perdonarti. Vai a letto con Trish, scopati mezzo mondo. Non è più affare mio, e non voglio che lo sia.-
 -Myri, ti prego… Vorrei poter ripartire da zero.-
 Gli occhi azzurri di Connor si fissarono con prepotenza dei suoi. La stessa prepotenza che l’aveva fatta cedere anni prima, quando era caduta nella trappola di quell’uomo.
 Fu in quel momento che il cuore di Myri prese a battere veloce. Ogni qual volta Connor tirava fuori quella questione, i sentimenti provati per lui riaffioravano, e la fitta allo stomaco si ripresentava.
 Non riusciva a comprendere se ci fosse una parte di lei che avrebbe voluto perdonarlo. Prima dell’intromissione di Trish, avevano una bella storia d’amore, quasi da favola e i ricordi non volevano saperne di sparire.
 La pausa che lei aveva richiesto scaturiva da dubbi interiori. Il rapporto con Connor le sottraeva tempo ed energie da rivolgere all’obiettivo che si era prefissata.
 Aveva bisogno di tempo per riflettere sul da farsi, per conferire un ordine preciso ai propri desideri.
 Ma Connor e la sua scappatella da ripicca le avevano impedito di avere quella possibilità.
 -Myriam- una voce cupa tuonò dalla porta sul retro. –Vieni nel mio ufficio.-
 La ragazza non se lo fece ripetere. Restare ancora con Connor era dannoso per la salute.
 Seguì Felix lungo le scale. Erano diretti al piano superiore dov’era sistemato l’ufficio del proprietario. Il solo ad avere accesso a quella stanza era Felix, nessun altro.
 Il proprietario dello Slammer era un anziano omone con la barba lunga e un consunto giubbotto da biker che non aveva mai sostituito.
 Myri aveva sentito molte storie sul conto del datore di lavoro. Neanche nonno Max sapeva quale di quelle storie fosse realmente accaduta.
 Era stato lo stesso Felix a raccontarle al mondo intero. Ai tempi d’oro, era il cliente più affezionato del suo stesso locale. Beveva insieme agli amici pinte su pinte di birra e questo, alla fine, lo rendeva logorroico.
 Aveva blaterato tanti di quegli aneddoti assurdi da poter scrivere un romanzo.
 Il preferito di Myri era la storia del Felix finito in gattabuia per aver fumato uno spinello in un cinema. Quella volta, confessò tra le lacrime di aver scelto il nome del locale proprio durante il periodo di detenzione, quando il suo compagno di cella irlandese aveva come migliore amico un topolino di nome Slammer.
 In pratica, il locale portava il nome di un topo adottato da un fantomatico detenuto irlandese.
 Almeno secondo questa versione.
 L’origine del nome Slammer aveva talmente tante spiegazioni fornite da Felix sotto effetto dell’alcol, che neanche Myri le ricordava tutte.
 Quella del topolino Slammer restava quella che la faceva sognare ancora, come quella bambina che restava ad ascoltare il gigante buono ricoperto di barba scura, poi divenuta bianca nel segno degli anni trascorsi da quei momenti.
Myri aveva dieci anni quando ascoltò quella storia per la prima volta. Felix quando alzava il gomito si tramutava in un brillante oratore e la sua voce calda risuonava ancora nelle orecchie della ragazza.
 L’idea di perpetrare il sogno di qualcuno la esaltò a tal punto, da decidere anni dopo di voler rilevare lo Slammer. La vedeva come la cosa giusta per sé e per lo Slammer stesso. Lei c’era cresciuta in quel posto, era suo di diritto.
 Felix non aveva parenti. Nessuno che Myri avesse mai conosciuto o sentito nominare. Il locale non sarebbe stato rivendicato, e il proprietario l’aveva sempre considerata una nipote.
 L’unico ostacolo era Trish.
 Con un po’ di fortuna, Myri l’avrebbe superata in bravura e a quel punto Felix non avrebbe avuto altra scelta se non affidare lo Slammer alla nipote del suo, ormai defunto, migliore amico. Insomma, alla fine si trattava anche di una forma di rispetto verso Maxwell Ward.
 -Myriam, siediti piccola.-
 -Grazie- rispose la ragazza accomodandosi sulla sedia davanti la scrivania.
 Felix si sistemò sulla sua consulta poltrona di tessuto che un tempo era stato di un rosso intenso, dal lato opposto della scrivania.
 Porse una busta gialla alla sua dipendente.
 -La paga della settimana. Ottimo lavoro, Myriam. Max sarebbe fiero della tua professionalità.-
 -Nonno Max non è mai stato uno stacanovista. E’ stato fortunato a fare del suo talento anche il mezzo con cui vivere.-
 Felix scoppiò a ridere dietro la folta barba.
 -Max sapeva divertirsi, non c’è che dire. Tua nonna Olivia era la sua degna compagna.-
 Max e Olivia non erano stati genitori e nonni usuali. Lo dimostrava il fatto che Myri fosse praticamente cresciuta tra lo Slammer e i vari teatri per concerti di musica classica. Poi si lamentavano che in lei la musica non avesse trovato il giusto posto. Non era roba per un tipo dinamico e poco paziente, non era il mondo di cui voleva far parte.
 -Tua nonna come se la passa?-
 -Bella domanda, sinceramente non lo so.-
 -Hai lasciato casa sua?- chiese l’uomo sorpreso.
 -In realtà è lei ad averla lasciata.-
 Myri trascorse i cinque minuti successivi riassumendo al datore di lavoro ciò che era accaduto dal giorno in cui Olivia era svanita nel nulla parcheggiando Law nel loro appartamento.
 -Almeno ti ha lasciato in compagnia.-
 -Felix, non mi ha affidato un pesciolino rosso. E’ un uomo, un ragazzo simpatico e non sembra avere strane idee, se non consideriamo la sua essenza di nerd che lo rende quasi noioso.-
 -Ti piace, dì la verità.-
 Felix conosceva abbastanza Myri per intuire subito l’opinione che si faceva sulle persone che la circondavano.
 -Mi piace- confermò lei sorridendo. –Potrebbe diventare davvero un buon amico, ci sto già lavorando.-
 -Myri, Myri… Il tuo carattere estroverso ti è sempre stato utile, ma fai attenzione a non scottarti anche questa volta. Devo ricordarti che fine ha fatto la tua amicizia con Connor Reed?-
 La ragazza alzò gli occhi al cielo.
 -Per quanto ancora hai intenzione di rinfacciarmi questa storia?-
 -Piccola, ti avevo supplicato di stargli alla larga. L’ho assunto per la sua bravura ma ho inquadrato subito il tipo, ti sei fatta raggirare in due minuti con la barzelletta dell’amicizia.-
 -Con Law è diverso, Felix. Connor aveva dalla sua quel fascino maledetto che m’imbroglia sempre, Law invece è un topo da biblioteca che per strada neanche guarderei.-
 Felix la fissò con il suo solito cipiglio serio, sottolineando la sua acutezza.  
 -Miryam, tuo nonno mi ha chiesto di prendermi cura di te. Con Connor non ho rispettato quel compito ed ora ho intenzione di impedirti di ricascarci.-
 -Non succederà- rispose lei sicura.
 -L’importante è che tu mi faccia stare tranquillo. Sono troppo vecchio per certe preoccupazioni… E’ per questo che non ho mai voluto figli. Accidenti!-
 Myri sorrise. Felix era quasi un sostituto del nonno che le era stato portato via e la cosa l’aveva sempre, in un certo qual modo, confortata.
 -Felix, posso farti una domanda?-
 Il vecchio proprietario annuì e lei cominciò subito ad elencargli tutti i dubbi riguardo la preparazione dei cocktail più complicati. Dubbi che la tediavano da giorni.
 Una volta finito si sentì di nuovo serena.
 -Quello che posso dirti, piccola, e di cercare un nuovo metro di giudizio se tu non senti di essere affidabile.-
 -Di che parli?-
 Felix si accarezzò la lunga barba con fare pensieroso. Poi, prese un respiro profondo e pronunciò la sentenza.
 -Ti serve un astemio.-
 -Che cosa?!- esclamò lei basita.
 -E’ l’unica soluzione per affinare la tua arte. O almeno, così è stato per me. Chi pensi che abbia iniziato i tuoi nonni all’alcol? I miei esperimenti sui cocktail, ovviamente.-
 Miry guardava il suo mentore senza trovare le parole adatte per rispondere.
 -Un astemio ha reazioni molto precise all’alcol. Le potrai valutare in modo dettagliato e senza errori. Il palato di un astemio è come una lavagna bianca, devi solo scriverci sopra. Comincia con le bevande più leggere, tipo uno spritz o una birra a bassa gradazione, per poi passare ai super alcolici. Analizza tutto, ogni minima sfaccettatura delle sue reazioni, e lì saprai la dose perfetta secondo il tuo giudizio.-
 La ragazza alzò gli occhi al cielo esasperata.
 -Io non conosco astemi!- esclamò sull’orlo di una crisi di nervi. –Dove lo rimedio qualcuno che non abbia mai bevuto?-
 Un sorriso divertito apparve sul volto di Felix.
 -Che mi dici del tuo coinquilino?- chiese furbescamente. –Da quello che mi hai detto, non pare un tipo da bar.-
 In quel preciso istante gli occhi di Myri s’illuminarono di gioia per ripiombare, subito dopo, nella depressione più nera.
 -Cosa c’è, piccola?-
 -Come lo convincerò ad aiutarmi? E’ un bacchettone di prima categoria.-
 Felix scoppiò a ridere.
 -Tesoro, tu sei maestra nel convincere le persone ad accontentarti. Sei figlia e nipote di musicisti famosi eppure lavori in un pub da quattro soldi. Se hai convinto loro a lasciarti perseguire il tuo sogno, portare il signor Law dalla tua parte sarà un gioco da ragazzi.-
 Miryam rimase in silenzio, pensando al da farsi.
 Nella mente si susseguirono vari scenari per convincere Law a farle da cavia. Solo uno le parve come la soluzione vincente.
 
***
 
 Law, tornato dall’ospedale, aveva finalmente ricevuto gli scatoloni dall’agenzia dei traslochi.
 Aveva sistemato i suoi oggetti in giro per l’appartamento. Si era concesso un po’ di riposo dopo aver trascorso la giornata in laboratorio, e ora stava sul divano, intento a giocare con la sua console, finalmente messa al suo posto e perfettamente funzionante.
 L’idea che quella ditta potesse danneggiarla lo aveva tormentato per i giorni in cui se n’era separato.
 Per fortuna, tutto era filato liscio.
 Era quasi ora di cena ma il gioco lo aveva preso così tanto che ci impiegò del tempo a notarlo. Non aveva nulla in casa, avrebbe ordinato una pizza alla fine del combattimento.
 Gli sparatutto non erano i suoi preferiti, ma quella sera aveva deciso di cominciare l’ultimo uscito. Voleva dargli fiducia, nonostante già dal principio non lo reputò migliore dei precedenti.
 -Law?- la dolce voce di Miry dalle scale lo distrasse per un attimo e un nemico lo ferì a morte.
 -Accidenti- mormorò infastidito.
 -Law? Posso salire?-
 -Vieni pure.-
 Sentì i passi di Miry sui gradini di legno e la salutò senza voltarsi, intento a preparare una nuova partita.
 -Non l’avrei mai detto!- esclamò la ragazza con tono ironico posando l’enorme cartone di una pizzeria sul tavolino davanti a Law. L’odore raggiunse subito le narici attivandogli lo stomaco. –Un appassionato di videogiochi. Sei troppo prevedibile, Law.-
 A quel punto, il ragazzo lasciò perdere lo schermo e fissò gli occhi sulla sua ospite.
 -Cosa sarebbe?- chiese indicando la pizza.
 -Un regalo di benvenuto- rispose lei sorridendo mentre si accomodava sul divano, a pochi centimetri da Law. –L’ho presa vegetariana, dai tutta l’impressione di esserlo. Spero di non aver sbagliato.-
 Law avrebbe voluto dire che era completamente in errore. Così non fu.
 -Sì, sono vegetariano.-
 Myri sorrise, e quel sorriso ricordò d’improvviso a Law quella bambina dai capelli rossi, felice sulle ginocchia dei giovani genitori.
 -Perché li hai tinti?- la domanda scivolò via dalle labbra prima che il ragazzo lo realizzasse. Non era da lui porre domande, non era da lui far partire una conversazione. Myri lo portava sempre fuori dal seminato e lui la lasciava fare.
 Aveva lo stesso, strano, talento della signora Ward nel far esporre il proprio interlocutore. Talento che a Law non era stato concesso.
 Il sorriso di Myri perse di luminosità ma non scomparve.
 -Se vuoi che affronti questo argomento, dovrai farmi compagnia.-
 Afferrò due delle sei lattine di birra che aveva posato accanto alla pizza e, dopo averle aperte, ne porse una Law.
 -Sono astemio, ricordi?- chiese lui alzando le mani.
 -Questa roba ha l’equivalente alcolico di una limonata. La vuoi conoscere la storia dei capelli? Allora, sarai costretto ad accontentarmi.-
 La mano di Law si mosse afferrando la lattina. Era gelata.
 Gli occhi di Myri lo guardavano rassicuranti e limpidi.
 Law iniziò a pensare che quegli occhi lo avrebbero convinto a fare di tutto. Avrebbe voluto ribellarsi, ma lei era troppo sicura di sé perché la paura avesse il sopravvento persino di lui.
 Bevve un sorso dalla lattina. Myri non smise di guardarlo neanche per un attimo.
 Cogliere i dettagli, ogni minimo particolare, questa era la missione che Felix le aveva affidato. Era la soluzione al suo blocco.
 Il sapore della birra non fece impazzire Law. Era amara ma con un retrogusto dolciastro decisamente fastidioso.
 Myri bevve un lungo sorso e tornò a guardare Law.
 -Li ho tinti di nero a causa di Connor Reed.-
 Law giunse alla conclusione più ovvia.
 -Il ragazzo che Trish ti ha rubato?-
 Lei annuì.
 -Connor adorava il colore dei miei capelli. Diceva che gli scaldavano il cuore, ed altre cazzate melense che non starò qui ad elencarti.-
 Myri bevve un altro sorso di birra, invitando Law ad imitarla.
 Ancora quel sapore fastidioso.
 -Quando ho scoperto la sua storia con Trish, ho deciso di cancellarlo dalla mia mente. Tuttavia, ogni mattina mi svegliato e nello specchio del bagno vedevo riflessa quella donna ingenua che aveva creduto a menzogne così scontate.-
 Law ascoltava, la storia di Myri lo interessava davvero. Quasi senza accorgersene la lattina era di nuovo vicina alle labbra, e un altro sorso venne spontaneo.
 Myri sorrise.
 -Alla fine, un pomeriggio andai nell’appartamento di Rachel. Mi sfogai con lei e tra un bicchierino di tequila e un tiro di spinello, ci siamo ritrovate in un centro commerciale e ne siamo uscite con tutto l’occorrente per cambiare colore di capelli.-
 Myri bevve ancora. Per lei, quella bevanda aveva quasi lo stesso sapore dell’acqua e come tale scendeva senza lasciare traccia.
 -Era quella la nostra conclusione. Se avessi tinto i capelli non avrei più visto quella ragazza ingenua riflessa nello specchio. Devo ammettere che ha funzionato. Ho ritrovato la mia determinazione e pensare a ciò che Connor mi aveva fatto bruciava meno.-
 -Quindi lo hai perdonato.-
 Law aprì il cartone della pizza e ne prese un pezzo. Se avesse cenato solo con la birra il suo stomaco non avrebbe smesso di contorcersi.
 Myri scoppiò a ridere.
 -Se lo avessi perdonato non proverei ancora il pressante desiderio di vedere un tir che lo investe in pieno. No, non l’ho perdonato e non ho intenzione di farlo. Nonostante le insistenze e gli agguati che mi riserva.-
 A quel punto Law fu costretto a bere un lungo sorso di birra per mandare giù la fetta di pizza appena trangugiata.
 -Vuole tornare con te?-
 -Ma mi hai visto?- commentò lei ridendo ancora. –Certo che vuole tornare con me, dove lo troverebbe un altro schianto del genere?-
 L’imbarazzo prese possesso della mente di Law. Myri era bella, era affascinante e ne era pienamente consapevole. Quella sicurezza, quel voler dimostrare il proprio impegno la rendevano attraente per chiunque. Il ragazzo non era sorpreso che Connor insistesse per riaverla, ma non aveva idea di come rispondere a Myri quindi rimase in silenzio.
 Lei abbassò lo sguardo pensierosa.
 -Lasciando da parte le battute, la fine di quella storia mi ha distrutto. E’ trascorso un anno e ancora non l’ho superata del tutto.-
 Rigirava la lattina tra le mani, tenendo gli occhi bassi.
 -Connor era arrivato allo Slammer da meno di una settimana e subito si è guadagnato la mia amicizia. Era diventato il mio confidente, il sostituto perfetto di Rachel che ormai è quasi impossibile da reperire tra la specializzazione e lo studio. Connor si era rivelato la mia isola felice e questo mi fece innamorare in un attimo.-
 Law analizzò ogni gesto di Myri. Le spalle basse, il sorriso amaro sul volto che piano si sollevò a guardarlo.
 -Mi ha portato ad esporre tutta me stessa e questo mi terrorizzava. Non distinguevo più il sogno dalla realtà, non capivo più ciò che volevo. Quando gli esposi i miei dubbi, in tutta risposta, quel fidato amico e l’uomo di cui mi ero innamorata si sono tramutati in un carnefice. Non ha aspettato neanche un giorno per portarsi a letto Trish.-
 -Cosa?-
 Law spalancò la bocca incredulo.
 -Non volevo ledere la tua sensibilità- rispose lei con un sorriso. –Felix e Rachel mi avevano avvertito. Loro ci avevano impiegato un attimo ad inquadrare Connor ma io ero innamorata e non lo vedevo per quello che realmente era. Forse, neanche ora riesco a vederlo completamente. Forse, sono ancora…-
 -Vuoi scherzare, vero?!-
 Law scattò in piedi esclamando quella domanda.
 Myri sbatté le palpebre confusa.
 -Vuoi perdonarlo? Sul serio? Ci stai anche pensando.-
 -Law…-
 -No, senti. Quale sarebbe il tuo piano? Cadere di nuovo in trappola, sposarlo, farci dei figli, costruire una vita con lui, e accettare il compromesso che di tanto in tanto vada a letto con qualcun’altra? Ti sta bene, Myri?-
 Pronunciò tutto d’un fiato, preda di una rabbia che non provava da anni.
 -Law, calmati- lei si alzò in piedi posandogli le mani sulle braccia.
 -Non lasciare che si prenda gioco di te. E’ stato un stronzo, e non merita il perdono!-
 -Law, ora basta!-
 Myri lo guardò dritto negli occhi.
 Quel verde placido, limpido, lo fece rinsavire.
 Scosse la testa e si risedette sul divano fissando lo schermo con occhi vuoti, persi in chissà quale mondo.
 Myri si accomodò di nuovo accanto a lui senza perderlo di vista. Osservò i suoi lineamenti inaspriti dalla rabbia, un sentimento che di certo non dimostrava spesso. Un sentimento che forse non era in grado di gestire.
 La ragazza cominciò a pensare che quello scatto improvviso non doveva essere scaturito solo dalla storia di Connor.
 Non voleva metterlo a disagio indagando.
 Le spalle di lui si abbassavano e si alzavano alla ricerca della calma.
 Myri lo guardava senza trovare la mossa giusta. Provava un moto di protezione per quel ragazzo che neanche conosceva così bene. L’aveva ascoltata, non si era perso neanche una parola, in un certo modo l’aveva aiutata a metabolizzare l’ennesimo faccia a faccia con Connor Reed. Si sentì in dovere di ricambiare nel modo in cui Law aveva bisogno.
 Guardò lo schermo, osservò le custodie di videogiochi posate accanto alla console.
 Non ci pensò due volte.
 Si alzò in piedi e sostituì il disco all’interno della console con quello che lei aveva scelto.
 Quando partì l’intro gli occhi di Law si sollevarono su di lei.
 -Ci vuoi giocare?- chiese sorpreso.
 -E’ tra i preferiti di Connor, ti faccio nero quando vuoi.-
 Sorrise e gli porse il joypad.
 -Prepara la partita. Io vado a prendere qualcosa di più forte.-
 -Ma…-
 -Tranquillo, tu è meglio se continui con la birra. Per la prima volta è meglio non esagerare.-
 E con passo lento e leggero, Myri si diresse al piano di sotto.
 Law non avrebbe mai potuto immaginare che quella ragazza trovasse il gioco perfetto per aiutarlo a sgombrare la mente.
 Di donne della sua vita che avevano perdonato un traditore ne bastava una. Non poteva sopportare che Myri commettesse lo stesso errore. Nonostante fossero amici da poco, non poteva assistere alla rovina di quella donna spensierata che riusciva a farlo sorridere, che era in grado di farlo sentire apprezzato.
-Io voglio i Lakers!- esclamò Myri dalle scale.
 Law sorrise.
 Li avrebbe ceduti a lei, nonostante avesse beccato proprio la sua squadra di basket preferita nel gioco.
 
 Due ore, tre birre e quasi una bottiglia di tequila dopo, la situazione era stabile al pareggio.
 Avevano vinto tre partite a testa.
 La pizza era finita.
 I loro occhi erano puntati sullo schermo, e tra loro volavano parole di sfida.
 -Accidenti!-
 -Canestro!- esclamò Myri scattando in piedi. –Questa la vinco io, nerd dei miei stivali!-
 Mancavano dieci secondi al termine. Il risultato era di ottantuno a settantanove per Myri.
 Law sapeva che solo un tiro da tre punti avrebbe potuto salvarlo.
 Fece una serie di passaggi, la palla rimbalzò sul campo virtuale, e finì tra le mani di LeBron James.
 Perfetto!
 Rimanevano cinque secondi.
 Doveva tentare, doveva rischiare.
 Myri provò a rubargli palla ma LeBron la schivò.
 Law preparò il tiro e quando i piedi del giocatore di alzarono dal pavimento e le braccia si allungarono per provare il tiro fuori dall’aria, incrociò le dita sperando che anni di allenamento lo salvassero dalla fine.
 -Porca…-
 La flebile protesta di Myri si spezzò nel momento in cui la palla, dopo una parabola perfetta, finì nel canestro.
 Tempo scaduto.
 Ottantuno a ottantadue.
 -Evvai!- esclamò Law senza comporsi. La soddisfazione la dimostravano solo i suoi occhi ridenti.
 -Merda- mormorò Myri tracannando un’altra sorsata di tequila direttamente dalla bottiglia.
 Law posò il joypad sul tavolino.
 -Voglio la rivincita!- esclamò lei risentita.
 Il ragazzo si stiracchiò facendo scrocchiare il collo.
 Myri spalancò gli occhi sorpresa. Forse era la tequila, ma in quel momento, compiendo quel gesto, Law le era risultato quasi sensuale.
 -Domani mattina lavoro- rispose lui soddisfatto. –Sarà per la prossima volta. Vivi al piano di sotto, ci sarà l’occasione.-
 -Fai tanto il diplomatico…- cominciò Myri con voce strascicata. –Ma se fossi stato tu a perdere adesso staresti preparando un’altra partita.-
 -Myri, è ora di dormire.-
 -E non mi trattare da bambina- rispose lei alzandosi in piedi.
 La tequila assolse al proprio dovere. La testa d’improvviso si svuotò, non sentiva più le gambe, ed era certa di cadere. Law l’afferrò per la vita prima che il pavimento diventasse un nuovo divano.
 -Non ti tratto da bambina- le soffiò sul collo. La pelle di Myri si accapponò proprio in quel punto. Quel soffio le fece vorticare la testa più dell’alcol. –E’ solo che sei ubriaca, dovresti stenderti.-
 Myri scosse la testa riuscendo a rimettersi dritta.
 -Forse non hai tutti i torti. Vado in camera mia.-
 Si staccò da Law, il suo profumo cominciava a confonderla. Provò a fare un passo indietro ma era come se le sue gambe si fossero dimenticate come camminare.
 Law l’afferrò di nuovo prima che cadesse.
 -Era da un po’ che non bevevo così tanto- mormorò lei con voce sempre più impastata. –Ora so che stare senza bere per troppo tempo non fa bene. Dovrò inserirlo nei… Nei miei appunti…-
 -O magari, non fa bene bere quasi un’intera bottiglia di tequila da sola.-
 -Vero, la prossima volta dovrai farmi compagnia.-
 Myri gli fece l’occhiolino e Law l’aiutò a rimettersi in piedi.
 -Posso dormire qui?-
 -Come?- la voce di lui s’incrinò.
 Prima di poter rispondere vide Myri barcollare verso il letto a buttarcisi sopra, sistemando i lunghi capelli neri sul cuscino.
 -Posso portarti io di sotto, ce la faccio a sollevarti- disse subito lui sentendo il volto avvampare per l’imbarazzo.
 -Voglio dormire qui.-
 -Stai facendo la bambina.-
 -E tu il bacchettone.-
 Law prese un respiro profondo per poi arrendersi.
 Si avvicinò al letto e afferrò un cuscino.
 -Okay, resta. Mi sistemo sul divano.-
 -Dormi con me.-
 Il cuscino dalle mani di Law raggiunse il pavimento con un tonfo sordo.
 -Che dici?-
 Myri si puntellò sul gomito.
 -La tua reazione di prima…- cominciò lei aprendo e chiudendo il occhi per restare sveglia. L’alcol in corpo le rendeva la cosa difficile. –Non voglio che resti da solo stanotte, e non voglio neanche che dormi da solo su quel divano scomodo.-
 Law rimase immobile.
 -Dai, siamo amici. Non accadrà nulla. Te lo prometto.-
 Più guardava Myri, più si perdeva in quel verde, e più era certo che dormire nello stesso letto non fosse una buona idea. Non per lui. Non avrebbe dormito di certo.
 Lei vinse comunque.
 Law si sistemò al suo fianco, steso sulla schiena, le mani lungo i fianchi per evitare ogni tipo di contatto, anche casuale.
 Lei era distesa di lato, guardava il profilo del suo amico. Aveva sfilato gli occhiali, ed era la conferma, nonostante la sbronza, che senza quegli affari il suo volto diventasse tremendamente attraente.
 -Perché?- chiese lei di getto.
 -Cosa?-
 -Perché quella reazione?-
 Law chiuse gli occhi respirando piano.
 -Non è una storia piacevole, anzi forse è anche noiosa.-
 -Sono ubriaca, Law. Domani non ricorderò niente, è sempre così. Raccontami tutto, ti farà bene.-
 Il ragazzo ci pensò un attimo e poi decise di fidarsi di lei.
 Lei non lo avrebbe tradito, lei lo avrebbe ascoltato.
 -Mia madre- esordì passandosi una mano sul volto.
 -I miei genitori si sono sposati giovani, si amavano. Poi, un giorno mia madre scoprì che mio padre l’aveva tradita per diverso tempo… Con un’amica di famiglia.-
 Myri ascoltava rapita.
 -La questione non è complicata. Lei commise l’errore di perdonarlo e io sono il frutto di quel perdono. Pensò erroneamente che un altro figlio avrebbe fatto rinsavire mio padre, ma avere dei bambini solo per tenere in piedi una storia non funziona mai. Lui ci ricascò, più di una volta, e alla fine l’interesse dei miei genitori nei miei confronti si perse del tutto. Come l’interesse per il loro matrimonio.-
 Un altro sospiro. Un altro ricordo spiacevole che si presentava alla mente. Il ricordo di un bambino che per caso aveva ascoltato una discussione tra coniugi, tra i suoi genitori.
 -Loro non sanno che conosco tutta la storia. Non hanno mai divorziato per mantenere le apparenze. Dormono in camere separate da quando avevo otto anni. Davanti agli altri si fingono la coppia più felice del mondo ma in realtà la felicità non esiste più.-
 -Sei cresciuto in questo modo?- chiese Myri con voce gentile, resa stonata dalla testa che vorticava.
 -Sono cresciuto da solo. E’ stato questo il mio destino, ed ho imparato a tenere i sentimenti dentro perché alla fine ad esternarli non ci si guadagna nulla.-
 La mano di Myri si posò sulla guancia spingendolo a voltare la testa.
 I loro occhi s’incontrarono. Quelli di Myri erano seri ma mai privi di quella luce rassicurante.
 Avvicinò il naso a quello di Law e lo sfiorò.
 -Con me puoi farlo. Con me puoi dire tutto quello che ti passa per la testa.-
 Il cuore di Law iniziò a battere come un matto mentre il profumo fresco di Myri gli invadeva le narici accomodandosi con grazia tra i suoi pensieri.
 -Myri…-
 -Non parlare, con me puoi anche non parlare.-
 Prima che Law potesse reagire, lei posò le labbra sulle sue chiudendo il discorso in un bacio delicato. Un bacio colmo di serenità, un bacio confortante, un bacio che Law mai si sarebbe aspettato.
 Quando Myri si allontanò di pochi centimetri, sussurrò: -Fidati di me…-
 E il sonno la prese.
 Cosa che non sarebbe accaduta per Law che si perse a guardare quel viso piccolo e rilassato dal dolce sonno ristoratore.
 Il viso appartenente a una donna che stava buttando a terra un muro eretto da anni, con fatica e tanti rospi mandati giù.
 Un donna che la mattina successiva non avrebbe ricordato ciò che Law non avrebbe mai dimenticato.
 
 
 
 
 
||L’Autrice||
Ed ecco a voi un altro capitolo!
Okay, capisco che la situazione possa apparirvi ancora un po’ confusa ma con il prossimo capitolo si chiariranno alcuni dubbi. O almeno voi avrete la situazione più chiara, i protagonisti meno. E’ per questo che adoro scrivere anche in terza persona, così posso tenere i protagonisti allo scuro di vicende che invece a noi sono rivelate.
 Comunque, passando a parlare dell’ultima parte del capitolo.
 Il bacio. Vi starete chiedendo che ci piglia un bacio dato in un momento del genere. L’alcol può portare a fare cose strane, folli, e a volte conduce a smollare freni inibitori che neanche si pensa di aver tirato. Tanto per chiarire: Myri è attratta da Law solo che non se ne rende conto, e il suo corpo ha agito di conseguenza. Se ricorderà o meno il gesto, lo scoprirete nel prossimo capitolo. Inoltre, vi garantisco che cose del genere capitano. Chiedetelo alla mia ex coinquilina e al suo migliore amico innamorato di lei, sono loro che mi hanno ispirato questa storia, e una situazione del genere l’hanno vissuta per davvero.
 Scusate per il lungo commento ma ho pensato che qualche spiegazione in più fosse gradita.
 Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato e vi aspetto nel prossimo capitolo.
 
Francesca  

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Myri mise la testa sotto il getto dell’acqua.
 Qualche strascico dell’alcol bevuto la sera prima si faceva ancora sentire. Bocca impastata, vertigini e una gran fame. L’idea di fare una doccia veloce le era sembrata la migliore prima di procacciare del cibo nella dispensa di Law.
 Law.
 Gli aveva promesso che avrebbe dimenticato ogni avvenimento della sera prima e invece aveva tutto stampato nella testa.
 Paradossalmente il ricordo più nitido era quello del bacio.
 Myri non riusciva a capire come le fosse saltato in mente di baciarlo. Sotto l’effetto della tequila le era parso l’unico modo per confortare Law ma i pensieri erano confusi, intrappolati in un vortice di imbarazzo. Erano anni che non si vergognava di qualcosa, o che non provava il folle desiderio di evitare una persona. Dopo il liceo era cambiata, aveva preso la decisione di diventare una donna nuova, una donna pronta ad affrontare ogni sfida.
 Eppure, l’idea di rivedere Law, lasciato quasi mezz’ora prima a dormire nel letto che avevano condiviso, la impauriva.
 Forse, l’unica soluzione era fingere che quel bacio non ci fosse mai stato.
 -Perché diavolo voglio rifarlo!- esclamò alzando gli occhi al cielo.
 Era quella la verità. Ripensare al bacio le riportava alla mente la morbidezza delle labbra di Law e il suo respiro che delicato le solleticava il naso. Il profumo di quell’uomo poi, anche se era quello di un secchione, alle sue narici si era rivelato tremendamente seducente.
 -Myri, accidenti- mormorò a se stessa. –E’ un amico. Solo un amico.-
 Scosse la testa e terminò di lavarsi con la consapevolezza che ormai anche Law dovesse essere sveglio.
 Si diresse in camera per vestirsi. Era pronta ad afferrare degli short e una canotta, la mise casalinga usuale, poi si bloccò. Era meglio coprire determinate parti del corpo, non voleva lanciare un messaggio sbagliato.
 Infilò dei jeans attillati e indossò la maglia nera più larga del suo guardaroba.
 Si diede un’occhiata allo specchio.
 Non aveva un filo di trucco, i lunghi capelli neri le ricadevano ancora umidi sulle spalle e neanche una delle sinuose curve, di cui tanto andava fiera, era in mostra.
 Un abbigliamento da amica preda dei postumi della sbronza. Questo le serviva.
 Salì lenta le scale per la soffitta e subito un profumo dolce l’avvolse.
 Una volta nell’appartamento rimase sorpresa da ciò che gli occhi le mostrarono.
 Law, in maglietta e pantaloncini, era ai fornelli. Le dava le spalle e l’effetto nel rivederlo risultò alquanto ambiguo. Da un lato, il cervello di Myri era a conoscenza dell’identità di quell’uomo: Law, amico e coinquilino. Da un’altra prospettiva, tuttavia, quelle spalle larghe, il non avere la possibilità di dare un volto reale a quel corpo, le aprì la mente a qualcosa di più dell’amicizia. Qualcosa di pericolosamente simile all’attrazione.
 Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo, allontanando quei pensieri disobbedienti.
 Cancellare il bacio, quello era l’obiettivo.
 Si stampò in faccia il suo solito sorriso alla Myri e si avvicinò a Law.
 -Buongiorno!- esclamò accomodandosi su uno sgabello della penisola.
 -Sapevo che saresti spuntata fuori prima o poi.-
 Law si voltò e le porse un piatto di pancakes con sciroppo al cioccolato.
 -Fame?- chiese con un sorriso appena accennato.
 -Sono per me?- la domanda le sorse spontanea. Senza rendersene conto, Law le riservava tante di quelle attenzioni. L’aveva accontenta in tutto la sera precedente, si era aperto con lei, e invece il suo compito era troppo simile ad una menzogna.
 Ignorare il bacio.
 -Mangia. Ho studiato bene gli effetti dell’alcol sull’organismo. Avrai una voragine al posto dello stomaco.-
 Myri non attese oltre. Si avventò su quella gustosa colazione mentre Law preparava altre frittelle.
 La ragazza assaporò il dolce con calma.
 Law sentì i rumori soddisfatti provenire da Myri. Ancora non la donna affrontava l’argomento. Cominciò a chiedersi se non spettasse a lui intavolare il discorso. La sua inattitudine alla conversazione si rifece viva. Troppo imbarazzo da gestire, e soprattutto si trattava di un ricordo troppo intenso da relegare in un angolo.
 -Quindi sai cucinare…- mormorò Myri estasiata.
 -E’ da tempo che vivo da solo- rispose lui accomodandosi sul secondo sgabello. Davanti il piatto di pancakes fumanti, di fronte la donna che lo aveva privato del sonno per quasi l’intera durata della notte.
 -Ho dovuto imparare a cucinare. Non potevo andare avanti a pizza e fast food. Senza contare che non sarebbe stato per nulla salutare. I cibi da fast food sono veleno allo stato puro, e io non avevo alcuna intenzione di intossicarmi.-
 Myri sorrise e Law spostò lo sguardo sul piatto.
 Giocherellò per qualche secondo con un pezzo di frittella e poi raccolse il coraggio decidendo, tuttavia, di restare su una domanda generica.
 -Quanto ricordi di ieri notte?-
 Fu in quel momento che un pezzo di pancakes decise di bloccarsi nella gola di Myri. A costo di strozzarsi, non lo avrebbe fatto notare a Law.
 Prese il bicchiere di succo d’arancia davanti a lei e ne bevve un lungo sorso, evitando accuratamente d’incrociare gli occhi caldi di Law che di certo la stavano squadrando.
 -Quasi nulla- rispose con voce sicura. –Qualcosa sulla storia dei tuoi genitori, poi il buio più totale.-
 Law osservò Myri. Gli parve sincera, e, dal suo punto di vista, lei non aveva ragioni per mentire. Se lo avesse ricordato, di certo gli avrebbe riservato qualche battuta ironica. Ormai stava imparando a conoscere le reazioni della coinquilina. Quel bacio era già stato dimenticato, proprio come aveva previsto.
 -Perché? Ho fatto qualcosa di strano? Da ubriaca non sono gestibile, mi dispiace.-
 Myri aveva avuto sempre un talento naturale nel mentire ma farlo con Law le sembrò un reato. Era simile al raccontare balle ad un bambine, con tanto di senso di colpa al seguito. Non poteva intaccare quell’amicizia appena nata con i suoi soliti ormoni rivoltosi. Law era un bel ragazzo ma era suo amico, questo non doveva dimenticarlo.
 Le storie nate da amicizie che aveva avuto nel corso dei suoi ventisei anni di vita non erano mai durate. Con Connor era stata una mezza amicizia, e anche quel rapporto si era concluso in tragedia.
 Law le era entrato nel cuore come confidente e persona fidata. Doveva restare tale. Non avrebbe rovinato tutto per l’ennesima volta.
 -Niente di strano, tranquilla- cominciò lui con un sorriso amaro che cercò di mascherare. –A parte insistere per dormire con me e rompermi le scatole perché ho vinto a basket, niente fuori dai tuoi comportamenti ordinari, anche se con te bisogna ridefinire il termine ordinario.-
 Lei fece una smorfia contrariata.
 -Meglio così.-
 Myri addentò un boccone enorme, sperando che l’argomento cadesse lì.
 Il telefono di Law cominciò a squillare. Lui lo afferrò con calma e la fronte si corrucciò nel leggere il nome sul display.
 -Tutto bene?-
 -E’ tua nonna- rispose mostrandole lo schermo.
 -Dammi qua!-
 Myri gli strappò l’apparecchio dalle mani e rispose con voce squillante.
 -Si può sapere che fine hai fatto?!-
 -Myri?- chiese la voce al telefono sorpresa. –Sei con Law?-
 -Sì, sono con Law. Stiamo facendo colazione. Ora dimmi dove sei nonna, altrimenti chiamo la mamma e sentirai le urla.-
 -Tesoro mio- cominciò la donna con voce gioviale. –Alla mia età né mia nipote né tantomeno mia figlia possono costringermi ad obbedire. E comunque devo parlare con Law.-
 -Parla con me.-
 -Myri, la nonna sta bene. Non soffro di demenza e sono più che adulta. Tornerò presto, stai tranquilla. Ora passami Law.-
 La ragazza alzò gli occhi al cielo. Combattere con nonna Olivia era inutile. Non aveva mai vinto uno scontro con lei.-
 Porse il telefono a Law che la guardò sorpreso.
 -Ti vuole.-
 Myri si lanciò sul suo piatto e cominciò a trangugiarlo rabbiosa.
 -Signora Ward?- chiese avvicinando il telefono all’orecchio.
 -Oh, Law… Caro- iniziò euforica. –Finalmente quell’isterica di mia nipote si è data una calmata. Dì, procede tutto bene a casa?-
 Law batté le palpebre un paio di volte mentre vedeva i pancakes di Myri svanire alla velocità della luce.
 -Sì, direi di sì.-
 -Ti sei ambientato? Myri è stata gentile con te?-
 Gentile? Dipendeva da che definizione si voleva attribuire a quell’aggettivo. Era sta gentile nel tentare di farlo ubriacare? Nell’attentare al suo autocontrollo ormonale? Nel decidere che fossero amici proprio quando lui si rendeva conto di esserne attratto? O gentile nel dargli quel bacio non richiesto la notte prima?
 -Sì, Myri è molto gentile con me.-
 Il suo tono risultò ironico alle orecchie della ragazza che alzò la testa e mise in mostra il suo sguardo furente.
 Law le avvicinò il suo piatto, praticamente intonso, e lei si distrasse attaccando anche quella porzione di pancakes. La conversazione con Rachel gli tornò alla mente. Myri era sul serio un cagnolino, con il cibo si distraeva immediatamente.
 -Law, caro. Volevo solo comunicarti che il mio avvocato ha depositato il contratto. E’ tutto in regola. In settimana ti chiamerà per i dettagli dei pagamenti.-
 -Bene- rispose lui ancora ipnotizzato dalla velocità con cui Myri spazzolava via anche la sua colazione.
 -Inoltre, potresti farmi un piacere? Domenica ci sarà un galà al Teatro Storico, la nostra famiglia ha sempre partecipato ma io non sarò ancora di ritorno. Pensavo che magari Myri...-
 -Con tutto il rispetto, signora Ward. La interrompo subito.-
 Myri alzò lo sguardo curiosa.
 -Ho capito cosa mi sta per chiedere, e non ho intenzione di mettermi in mezzo. Se vuole lo chieda lei stessa a Myriam, possibilmente quando sarò a lavoro.-
 -Law, sei uno spasso- Olivia scoppiò a ridere.
 -Chiedermi cosa?-
 -Te lo dirà lei.-
 Law le porse il telefono.
 -Non credo ti piacerà- mormorò Law.
 -Nonna, cosa…?-
 -Myri, ascolta. Non ho molto tempo, vado di fretta. I Rockwell hanno organizzato il solito galà annuale, questa domenica. Dovrai rappresentare tu la famiglia Ward.-
 -Nonna, io non sono neanche una Ward. Il mio cognome a Jackson, l’hai dimenticato?-
 -Non fare la spiritosa. Tua madre è una Ward e tu lo sei per metà.-
 Myri sbuffò contrariata.
 -Potevi evitare di partire, sono certa che eri già a conoscenza del galà. Lo sai che odio questi eventi idioti. Poi cosa dovrei indossare? Da chi dovrei farmi accompagnare?-
  Ci fu un momento di pausa in cui Myri sentii delle voci di sottofondo. Dov’era sua nonna? Dalle voci e la musica sembrava un parco giochi.
 -Passami Law.-
 -Cosa?-
 -Myri, ho fretta. Passami Law.-
 Un’altra volta si verificò il passaggio del testimone e subito Law mise il telefono all’orecchio.
 -Comincia a girarmi la testa- sussurrò Myri posando la fronte sul tavolo.
 -Law- disse Olivia al ragazzo. –Hai uno smoking?-
 -Cosa? Io… Sì, l’ho usato per alcuni eventi di beneficienza organizzati dal laboratorio di ricerca. Ma…-
 -Perfetto. Se accompagnerai Myri al galà di domenica l’importo per il primo mese d’affitto sarà dimezzato.-
 All’improvviso nella mente di Law si materializzò quella scheda grafica nuova perfetta per il suo computer. Il costo corrispondeva alla cifra che una serata con Myri gli avrebbe fatto risparmiare.
 -Se per Myri andrà bene, posso accompagnarla io.-
 A quel punto gli occhi della ragazza si spalancarono.
 -Passami Myri.-
 -Le dispiace se metto in viva voce? Questo balletto con il telefono comincia a sembrare ridicolo.-
 Olivia si aprì in una risata.
 -Fa’ pure.-
 -Nonna che hai in mente?- chiese Myri sospettosa mentre Law posava il telefono davanti a loro.
 -Niente, tesoro. Si tratta di un’emergenza. Law è stato così gentile da accettare. Ora, non discutere e fa come ti dico. Nel mio armadio ci sono alcuni abiti da sera di tua madre, sono tutti adatti al galà. Law ha lo smoking e il portamento adatto per l’evento. Non vorrai di certo portarci Connor o un altro dei tuoi amici sgangherati. O ci vai con Law, o chiederò al nipote degli Anderson di accompagnarti.-
 -Quello con l’acne perenne?- domandò la ragazza con disgusto.
 -Proprio lui.-
 -Nonna, odio questi giochetti.-
 -E io odio non mantenere gli impegni. La nostra famiglia ha sempre presenziato alla racconta fondi per il Teatro Storico. Io penserò alla donazione, tu pensa alle apparenze. Non ti ho mai chiesto nulla per i Ward, ma adesso devi farmi questo favore.-
 Myri prese un respiro profondo. Era davvero impossibile vincere una discussione con quella donna. Faceva leva sui sensi di colpa, e soprattutto sul fatto di averla sempre supportata in ogni sua scelta, dalla decisione di mollare gli studi, a quella di restare in città con lei per poter lavorare allo Slammer. Era stata nonna Olivia a convincere i suoi genitori, si era sempre presa cura di lei.
 -Va bene, andrò a questa dannata serata.-
 -Brava, piccola. Ora vi lascio, in questo hotel hanno un istruttore di acquagym spagnolo che è la fine del mondo.-
 -Nonna!-
 -Cosa? Sarò anche vecchia ma un belvedere fa effetto anche a me. Comincia la lezione, ci sentiamo presto, ragazzi.-
 Dal telefono provennero dei suoni regolari. Olivia Ward aveva terminato la chiamata.
 -Incredibile- soffiò Myri.
 -Tua nonna è sempre così…-
 -Così manipolatrice? Da chi pensi che abbia imparato ad ottenere ciò che voglio.-
 Law sorrise.
 -E l’allieva non riesce ancora a superare la maestra.-
 -Purtroppo… Non ancora.-
 
 
 Law era in laboratorio, come sempre.
 La pausa pranzo stava per iniziare e lui aveva comprato dei tramezzini lungo la strada quella mattina.
 Li avrebbe consumati nella saletta accanto, in pace e tranquillità. Il lavoro di quel giorno era pesante, rivolto alla catalogazione dei vetrini che stava esaminando da quelli che gli apparivano quasi secoli. Non valeva la pena allontanarsi dal laboratorio. Aveva voglia di finire la parte noiosa della ricerca il prima possibile.
 -Sei sempre qui tutto solo…-
 Quella voce lo fece sobbalzare.
 -Sheila- disse Law alzando gli occhi dal computer. –Che ci fa qui?-
 -Ti ho visto mentre andavo a pranzo. Perché non ti unisci a me?-
 Sheila Goldman, la moglie del direttore del laboratorio, Joshua Goldman, non che diretta responsabile del lavoro di Law. Una genetista anche lei, una donna che aveva superato i quaranta già da un po’ ma che probabilmente ancora stentava ad accettarlo. Indossava sempre tacchi vertiginosi e i suoi voluminosi capelli biondi erano talmente impeccabili da apparire quasi finti.
 Law la considerava una grande ricercatrice ma non approvava il comportamento che adottava sul lavoro. Che tradisse il marito, praticamente con chiunque, era risaputo, ma quando era lo stesso Law l’oggetto delle sue attenzioni, il ragazzo si poneva subito sulla difensiva. 
 Sheila non aveva niente a che spartire con la bellezza naturale di Myri. La responsabile aveva bisogno di quantità industriali di trucco per apparire affascinante, invece Myriam era tutta un’altra faccenda.
 Quando quella mattina era arrivata nel suo appartamento, nonostante l’abbigliamento più coprente del solito, non poteva evitare di risplendere. I capelli umidi lasciati sciolti, il viso pulito ancora provato dalla notte brava, il sorriso semplice e colmo di dolcezza.
 Myri era una visione, Sheila una banale seccatura.
 -Mi dispiace, Sheila. Non credo pranzerò, ho molto lavoro, lo dovresti sapere bene. Sarà per un’altra volta.-
 La donna sorrise nonostante il ragazzo non gli avesse rivolto neanche uno sguardo.
 -Con queste scartoffie…- sibilò sensuale avvicinandosi. –Posso aiutarti io.-
 Posò una mano sulla spalla di Law e avvicinò il seno prosperoso alla schiena dell’uomo che non ebbe reazioni.
 -Se non ci diamo una mano tra noi…-
 Si mosse lenta in modo che Law sentisse appieno la sua presenza.
 -Sheila, non ho bisogno d’aiuto.-
 -Non fare il temerario, tutti hanno bisogno di me, prima o poi.-
 Qualcuno si schiarì la voce. Law si voltò di scatto verso la porta.
 -Disturbo?-
 -Rachel!- esclamò Law sorpreso ma sollevato.
 Sheila si allontanò da lui e sbottò irritata.
 -Cosa le serve?-
 -Un consulto genetico. Ho pensato subito al mio amico Law. Potrebbe lasciarci…?-
 Sheila socchiuse gli occhi in un chiaro gesto di sfida.
 -Può chiedere a me.-
 -Mi fido di Law, se non le dispiace.-
 Le due donne si fissarono per qualche secondo ma alla fine Rachel ebbe la meglio. Chirurgo batte genetista, una tacita regola che nessuno aveva mai infranto.
 -Continueremo il discorso in altro momento, Law- disse Sheila oltrepassando la porta con passi pesanti.
 -Non ne dubito- mormorò il ragazzo amareggiato.
 Quando Sheila fu abbastanza lontana, Rachel si avvicinò al tavolo di Law con un cipiglio deciso ma divertito. Si appoggiò con il fianco al bordo del tavolo e rimase in silenzio a braccia incrociate.
 -Cosa?- chiese Law continuando a scrivere.
 -Perciò anche voi uomini ricevette attenzioni particolari. Quella leonessa ti stava attaccando, voleva divorarti in un sol boccone.-
 Law controllò velocemente i risultati di uno dei vetrini prima di riportarli sul documento.
 -Sheila Goldman è una mangiauomini. Lo sa tutto il laboratorio, e presumo anche tutti gli uomini dell’ospedale. Non sono il tipo che dà corda a donne di quella specie.-
 -No, è vero. Da quanto ho capito, preferisci i barboncini, meglio ancora se ci devi condividere il bagno.-
 La penna che Law teneva salda tra le dita cadde a terra con un suono sordo.
 Senza scomporsi, si chinò a raccoglierla, ammirando e maledicendo allo stesso tempo l’intelligenza di Rachel.
 -Siamo amici.-
 Riprese a scrivere senza guardare la donna.
 -Su questo non ho dubbi- rispose lei. –Tuttavia Myri affascina gli uomini, e per quanto tu possa essere un secchione frigido all’apparenza, lei non può esserti indifferente. Sbaglio forse?-
 -Allora? Questo consulto?- magari cambiare argomento avrebbe distratto Rachel dal suo obiettivo.
 -Hai creduto alla storia del consulto? Lavoro qui da anni e non ho mai sentito parlare di te. Per trovarti ho dovuto chiedere a tre radiologi e cinque tecnici di laboratorio. Il tuo nome ha la stessa presenza di un fantasma.-
 -Mi piace lavorare in sordina.-
 -E ti piace anche nascondere le tue reazioni.-
 Law alzò lo sguardo spazientito.
 -Cosa vuoi Rachel?-
 Lei sorrise divertita.
 -Myri è convinta che tu sia il ragazzo adatto a me, ma, con tutto il rispetto, io non voglio una storia seria adesso, e tu sei un uomo da relazione per la vita. Quindi passo volentieri, non te la prendere.-
 -Non avevo intenzione di farlo.-
 Rachel era una donna attraente ma le piaceva tenere il controllo, attitudine che Law non era in grado di gestire in una compagna. Che non fosse adatta a lui lo aveva capito da subito.
 -Comunque, sono qui per capovolgere la situazione.-
 -Quale situazione.-
 -Myri ti piace, inutile girarci intorno. Sono sua amica da abbastanza tempo per darti alcuni consigli. La conquisterai in un attimo con il mio aiuto.-
 Quel giorno troppe persone stavano offrendo i loro servigi. Rachel era intuitiva e di certo, se lui avesse voluto rovinare l’amicizia con Myri, si sarebbe rivolto a lei.
 -Siamo amici, te lo ripeto. La conquista non è nei miei piani.-
 -Immaginavo che sarebbe stata la tua risposta- concluse sbuffando. –Allora, provo in un altro modo. Quando ti renderai conto di voler conquistare Myri, sappi che sarò dalla tua parte.-
 Law si passò una mano tra i capelli. La confusione lo tormentava.
 -Si può sapere perché ti interessa tanto la mia vita sentimentale?-
 -Non è la tua vita sentimentale a preoccuparmi…-
 Non concluse la frase.
 Si voltò e fece qualche passo verso la porta.
 -Ci vediamo sabato allo Slammer, mio caro Law.-
 Senza dire altro, lasciò l’uomo da solo nel laboratorio.
 Tutti quei piani e misteri cominciavano a stufarlo.
 Myri era off limits, persino Rachel doveva esserci arrivata. Eppure gli aveva appena proposto di aiutarlo a conquistarla. Qualcosa non quadrava, c’erano degli elementi che gli sfuggivano.
 Prese un respiro profondo a tornò al suo lavoro.
 Nella saletta dei chirurghi di turno, Rachel si era seduta sul divano posando i piedi sulla poltrona davanti a lei. Il turno da trenta ore filate iniziava a farsi sentire.
 Prese il telefono e cercò il numero della persona da chiamare.
 Quando rispose, lei fu pronta a parlare.
 -Missione portata a termine, capo. Anche se non comprendo tutta questa agitazione per Law e Myri, mi dovresti qualche spiegazione in più, Olivia.-
 -Cara- disse la dolce voce dall’altra parte del telefono. –Per il momento non posso fornirti i particolari. Tuttavia, è di vitale importanza che Law e Myri leghino il più possibile.-
 -Olivia, io davvero non capisco…-
 -Non devi, mia cara. E’ una faccenda più grande di noi, è un favore ad un amico a cui voglio bene.-
 Rachel aggrottò la fronte.
 -Per un amico complichi la vita a tua nipote?-
 -Ti sbagli, Rachel. Se tutto andrà come previsto, alla fine di tutta questa storia Myriam sarà quella che ne trarrà più vantaggi.-
 -Mi fido di te, ma odio mentire alla mia migliore amica.-
 -Resisti, tesoro. Tra poco tutto sarà chiarito.-
 -Lo spero.-





 

|| L'Autrice ||

La situazione vi sembrerà ancora confusa. Niente paura! Nei prossimi capitoli molti fatti verranno svelati e posso garantirvi che la situazione è più complicata di quanto possiate immaginare. In questa mia nuova storia l'obiettivo è semplice: la lotta dei due protagonisti contro decisioni di altre persone ed eventi che non dipendono direttamente da loro. 

Tornando a Myri e Law, come avrete notato, per il momento aleggia una strana attrazione tra di loro. E' vero che si conoscono da poco, ma spesso capita di fidarsi in una persona senza conoscerla del tutto, perché il proprio istinto urla questo bisogno. Myri e Law sono questo. Compatibili sin da subito ma troppo ottusi per rendersene conto fino in fondo. I personaggi che hanno intorno contribuiranno a districare la matassa ma anche ad aggrovigliarla di più. 

Nonna Olivia è tornata. Le sue apparizioni saranno sempre rivelatrici! 

Anticipazioni: nel prossimo capitolo... Serata Mojito allo Slammer! Fatevi mettere in lista! Myri lavorerà con Connor, e Law sarà preso da sentimenti contrastanti. 

Spero che questa storia vi stia appassionando. Dal canto mio, scriverla è davvero uno spasso.

Ringrazio tutti per aver letto e per essere arrivati sino a qui. 

Un abbraccio

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


 
 I giorni passarono. Tra gli impegni di Law con la ricerca e i turni di Myri, non avevano avuto la possibilità d’incontrarsi.
 Solo a colazione, si ritagliarono dei minuti da trascorrere insieme.
 Myri era maestra nell’utilizzarli al meglio, chiacchierando senza sosta e chiedendo consigli ad un Law che non era certo di saperli dispensare.
 Il ragazzo ormai conosceva diversi dettagli di quella coinquilina non richiesta. Sapeva che aveva portato l’apparecchio, che da bambina era una vera fifona nonostante da adulta fosse così determinata, che i suoi genitori le mancavano ma che ottenere lo Slammer la faceva desistere dal prendere il primo aereo per trasferirsi a Londra.
Lo aveva letteralmente riempito di dettagli riguardo la sua vita solo nel tempo di poche colazioni insieme. Non sembrava aver voglia di tacere, aveva sempre qualcosa da dire, e Law non voleva smettere di ascoltarla.
 Trascorrere quei minuti con lei rendeva il resto della giornata più piacevole.   
 Quel sabato mattina, tuttavia, Law fece una scoperta che non avrebbe mai creduto possibile.
 Lui e Myri erano seduti nella cucina di Law, come ogni mattina lui le aveva preparato la colazione, temendo che i suoi tentativi di cucinare avrebbero mandato a fuoco il palazzo.
 Law era intento a leggere alcune parti della sua ricerca mentre Myri andava a briglia sciolte nel racconto della serata precedente allo Slammer, quando lei fece un gesto strano. Strappò via i fogli dalle mani di Law lasciandolo senza parole.
 -Ma cosa…?-
 -Tu non mi stai ascoltando- disse lei offesa.
 -Certo che non ti sto ascoltando!- esclamò lui con occhi innocenti. –Mi hai costretto a venire allo Slammer stasera e domani devo farti da accompagnatore per l’evento al Teatro Storico.-
 Myri sbatté le palpebre sorpresa.
 -Ho deciso di vivere da solo per lavorare in santa pace nei giorni in cui non sono in laboratorio. Devo ritagliarmi del tempo per la ricerca in questi due giorni. Ti ascolterò meglio da lunedì mattina. Ora restituiscimeli?-
 Law fissò Myri dritta negli occhi e lei ricambiò lo sguardo con una strana luce che lui non riuscì a decifrare.
 La ragazza diede uno sguardo veloce ai fogli che aveva in mano.
 -E’ una ricerca ambiziosa.-
 Law aggrottò la fronte.
 -Conosci questa roba?- chiese attonito.
 -Forse la mia quasi laurea in biologia molecolare potrebbe essere il motivo per cui riesco a comprendere quello che hai scritto.-
 -Tu… Che cosa?- la sorpresa era evidente su tutto il corpo di Law, dagli occhi alla bocca spalancata, la sua reazione alla notizia era evidente.
 -Law- cominciò lei con un sorriso. –Conosci la Myri di oggi ma in passato ero diversa. Ero una, passami il termine, secchiona come te. Lo sono stata per tutta la vita, fino a quando non ho deciso di mandare tutto a quel paese e di essere me stessa.-
 -Continuo a non capire.-
 La ragazza alzò un sopracciglio perplessa.
 -Ecco, per questi dettagli il tempo di ascoltarmi lo trovi. Sei un nerd bastardo, Law, sappilo.-
 Sorrise e porse i fogli a Law.
 -Sono figlia e nipote di musicisti. Non ti sei mai chiesto come mai il mio obiettivo nella vita non sia la musica?-
 -Io… Sì, forse. Sinceramente non t’immagino in un’orchestra… Quindi…-
 -Esatto, il punto è questo. L’orchestra o il teatro non sono il mio mondo. Da piccola credevo che eccellere in qualcosa che non fosse la musica avrebbe convinto i miei della mia scelta. Studiavo, avevo i voti più alti dell’intero istituto. All’università ero la migliore e il mondo scientifico mi piaceva, mi piaceva sul serio. Poi…-
 -Cosa?- Law era curioso di saperne ancora. Quel lato di Myri non l’aveva neanche mai intravisto, e adesso lei stava aprendo una vera e propria finestra sulla sua personalità. 
 -Poi, qualche mese prima della laurea, mi sono ritrovata ad andare allo Slammer praticamente tutti i giorni. Mi dicevo che lo facevo perché mi piaceva studiare lì, circondata da ubriaconi e da Felix che mi offriva da bere tutto ciò che desideravo, ma presto mi resi conto che la verità era ben diversa.-
 Myri si lasciò sfuggire un altro sorriso e i suoi occhi si accesero di una luce intensa e avvolgente, a dimostrazione di quanto quel bar fosse radicato nel cuore.
 -Andavo allo Slammer tutti i giorni perché io volevo stare lì. Il laboratorio lo adoravo, l’idea di fare ricerca e di passare la vita a studiare m’intrigava, ma la voglia di possedere lo Slammer mi rendeva euforica, mi rendeva felice. Feci una scelta. Delusi molte persone, ma ad anni di distanza so di aver preso la decisione giusta per me stessa.-
 Cadde un silenzio teso, uno di quei silenzi che Law odiava.
 Myri prese la tazza di caffè e ne bevve un sorso.
 Law aveva cominciato a conoscerla in quei giorni. Non parlava più, e Myri era il tipo a cui le parole non mancavano. L’argomento le aveva tolto la voglia di parlare perciò, Law, si rese conto che per aiutarla avrebbe dovuto sdrammatizzare.
 Ci rifletté per qualche secondo, poi la soluzione apparve.
 -Perciò…- cominciò con un sorriso divertito. –Che hai fatto? Il giorno prima della laurea sei scappata via su una moto alla ricerca della felicità?-
 Myri lo guardò per una frazione di secondo e scoppiò a ridere serena.
 -Non mi sopravvalutare, Law. All’epoca ero un tipo ligio alle regole. Ho preso Rachel e ci siamo chiuse in casa sua a mangiare gelato e a bere per tre giorni di fila. Volevo sotterrarmi dalla vergogna e soprattutto volevo evitare i miei genitori.-
 -Probabilmente lo avrei fatto anch’io- disse lui ridendo.
 -Lo so. Una volta ero molto simile a te, per questo sono sicura di poter essere tua amica.-
 La mano di Myri si posò su quella Law e lei lo guardò con comprensione.
 Quegli occhi verdi, quello sguardo dolce, il cuore di Law fece un balzò e comprese di dover sparire prima che la spada dell’amicizia lo trafiggesse per l’ennesima volta.
 Si alzò in piedi di scatto.
 -Vado a ritirare il vestito in tintoria.-
 Myri lo guardò confusa.
 -E’ stato sepolto nell’armadio per troppo tempo, aveva bisogno di una rinfrescata.-
 -Immagino di sì…- commentò la ragazza osservando Law mentre s’infilava dei pantaloni sopra quelli corti che già indossava. Quella dava tutta l’impressione di una fuga in piena regola.
 -Ci vediamo dopo?- chiese lui afferrando di fretta le chiavi di casa.
 -Cercherò delle scarpe che si adattino con il vestito della mamma che ho scelto. Sarò con la mia amica Alex quindi non credo che mi rivedrai tanto presto. E’ una fanatica dello shopping.-
 -Perfetto. Allora, di sicuro ci vedremo allo Slammer.-
 La salutò senza guardarla negli occhi e sparì ad una velocità sorprendente.
 Myri sbatté le palpebre diverse volte, fissando il punto in cui Law era scomparso.
 Strinse la mano a pugno. 
 Era diventato strano non appena lo aveva toccato. Non aveva talento nella scelta degli uomini ma di solito si rendeva conto di avere un ascendente su di loro. Law, in qualche modo, provava dell’interesse per lei.
 Posò la testa sulla superficie fredda del tavolo e chiuse gli occhi.
 -Lo sapevo… Non avrei dovuto baciarlo.-
 Prese un respiro profondo.
 Quel bacio era stampato nella sua mente, come Law sotto la doccia e il calore della mano di lui che ancora non era sparito dalla sua.
 Law non era l’unico a provare dell’interesse.
 Doveva trovare il modo per cancellare quel bacio e i suoi effetti.
 Forse, bastava solo che il tempo compisse il suo dovere, cancellando ogni sensazione e ricordo.
 Myri si ritrovò a sperare con tutte le sue forze che il tempo fosse davvero bravo nel suo lavoro, ma per adesso aveva solo la speranza che quell’interesse di Law venisse veicolato con successo verso Rachel.
 La riteneva ancora perfetta per lui.
 Questo si disse mentre affondava con tenacia il cucchiaio nella tazza di latte stracolma di cereali.
 
***
 
 Per il resto della giornata Law non incrociò più Myri.
 Gli aveva mandato un messaggio poco prima di cena in cui lo avvisava che la mattinata di shopping aveva richiesto anche l’intero pomeriggio e che sarebbe andata direttamente allo Slammer. Più volte aveva ripetuto il nome di Rachel nei messaggi.
 La testardaggine di quella ragazza cominciava a rasentare il ridicolo.
 Incontrò Rachel davanti allo Slammer due ore dopo.
 -Preparati- gli disse Rachel dopo averlo salutato con il suo solito sorriso maturo e quell’aria perennemente annoiata.
 -Per cosa?-
 -Myri il sabato, spesso, è di turno con Connor. Non vorrei che il tuo cuoricino sanguinasse vedendoli insieme.-
 Gli fece un occhiolino furbo ma al contempo consapevole delle proprie parole.
 -Ti garantisco che il mio cuoricino è al sicuro.-
 -Bene, mi segno anche questa.-
 -Non capisco…-
 -Sto tenendo il conto di tutte le balle che ti stai raccontando riguardo i tuoi sentimenti per Myri. Quando verrai da me a piangere in ginocchio perché ti aiuti con lei, dovrò rinfacciartele una ad una.-
 Law alzò gli occhi al cielo esasperato e posò la mano sulla pesante maniglia dello Slammer.
 -Stai diventando fastidiosa.-
 -La verità è sempre scomoda.-
 L’uomo non le rispose, era stanco di doversi difendere da qualcosa che non esisteva. Lui e Myri erano, e sarebbero rimasti, solo amici.
 Solo amici…
 Tuttavia, quando aprì la porta del locale, la scena che si ritrovò davanti ebbe su di lui lo stesso effetto di un destro assestato dritto nello stomaco.
 I suoi occhi avevano attraversato la folla di persone che lo separavano dal bancone e si erano incatenati alla lingua di Connor. Stava leccando lentamente il collo di Myri che si teneva i lunghi capelli neri di lato e aveva la schiena poggiata al petto di colui che nella mente di Law veniva descritto con epiteti piuttosto coloriti.
 -Te l’ho detto che voglio specializzarmi in cardiotoracica? Lo sento il tuo cuoricino che sanguina, sai…-
 La voce di Rachel risultò come un lampo che attraversò la testa di Law, già disturbata dalla musica latino americana che aveva invaso quel locale di solito così tranquillo.
 Dopo aver passato la lingua sul collo di Myri, Connor bevve d’un sorso il contenuto ambrato e poi divorò letteralmente una fettina di limone.
 -The show must go on, tesoro.-
 -Cosa?- domandò Law senza perdere di vista i due barman che preparavano cocktail a ritmo di danza latino americana. Myri si muoveva sinuosa e Connor appariva come il suo perfetto compagno.
 -Nonostante quello che è successo con Connor, a Myri piace definirsi una professionista, perciò in serate a tema come questa accetta di portare avanti lo spettacolo. Lo fa per lo Slammer.-
 Le mani di Connor sui fianchi di Myri distrassero Law per un attimo. Provava la tremenda tentazione di staccargliele dal corpo.
 Era da tempo che non sentiva una rabbia del genere divampargli dentro. Forse, non l’aveva mai sperimentata davvero.
 -In effetti, hanno un feeling speciale quando lavorano. E’ stato a conclusione di una serata come questa che sono finiti a letto insieme la prima volta. Tra loro scorre chimica allo stato puro, fossi in te non li lascerei da soli.-
 Rachel si rese conto di aver colto nel segno quando vide le mani di Law stringersi a pugno quasi a conficcarsi le unghie nella carne.
 L’idea di instillare in lui il mostro della gelosia si rivelava quella corretta per raggiungere lo scopo. Law doveva comprendere sino a che punto si spingeva l’attrazione che provava per Myri.
 -Andiamo al bancone.-
 La donna afferrò Law sotto braccio e lo trascinò fino a due sgabelli liberi.
 Quando si accomodarono, gli occhi di Myri trovarono subito quelli di Law e si aprì in un sorriso felice.
 -Law!- esclamò spingendo via Connor che rimase piuttosto stupito.
 -Finalmente siete arrivati- disse con un sospiro di sollievo. –Non riesco a levarmi di dosso i tentacoli di quella piovra. Voi eravate la mia scusa per allontanarmi da lui. Avreste potuto arrivare prima.-
 Law non parlò. Si limitò a squadrare Myri con il cuore fermo per la rabbia ma la sua bellezza non gli consentiva di respirare normalmente. Il trucco pesante costituiva sempre un fastidio per lui ma i tratti dolci di Myri erano evidenti anche sotto tutta quella robaccia chimica.
 -Scusa. E’ stata colpa mia. Un’emergenza che non potevo perdermi.-
 -Qualcosa di interessante al pronto soccorso? Eri di turno lì, vero?- chiese lei curiosa mentre preparava il Mojito per l’amica. Law sapeva che per lui aveva riservato altro.
 -Sorella, una dissecazione aortica senza speranza! L’ho riparata quasi tutta da sola, sono un fenomeno!-
 -Grande!-
 Si diedero il cinque come se Rachel avesse realizzato il tiro da tre punti più straordinario della storia.
 Law osservava Myri preparare il Mojito.
 Era concentrata, non perdeva di vista ciò che stava facendo, ma chiacchierava con Rachel e non le sfuggì neanche una parola di come l’amica avesse salvato quell’aorta maciullata.
 Aveva messo in un bicchiere del lime a pezzi, dello zucchero di canna e con un attrezzo strano li aveva pestati insieme. Poi aveva aggiunto delle foglie di menta dopo averle schiacciate delicatamente tra le mani. Fu il passo successivo che lasciò Law senza parole. Prese la bottiglia con su scritto rum bianco e la vide versare un’enorme quantità di liquido trasparente, seguita poi da una spruzzatina di soda. Quel cocktail avrebbe avuto degli effetti tremendi sul fegato di Rachel. Poteva sentire le cellule epatiche urlare per la loro morte imminente.
 Law era sbigottito. Myri voleva farlo arrivare a bere quantità del genere di alcol?
  La donna afferrò un bizzarro cucchiaino con manico lungo e mescolò la sua opera, porgendola poi a Rachel.
 -Ecco a te, cara.-
 -Oh, grazie al cielo! Dopo questa giornata non chiedo di meglio!-
 -Sul serio?-
 Le donne si voltarono a guardare Law sorprese.
 -Immagino che tu abbia qualcosa da ridire…- sbuffò Rachel.
 -In quel bicchiere c’è veleno allo stato puro. Sei un chirurgo! Non pensi ai danni per il tuo corpo?-
 Un sorriso divertito apparve sul volto di Myri.
 -Ti prego, fai bere anche lui!- esclamò Rachel all’amica.
 -Io non bevo un bel niente! Dammi solo un succo di frutta di qualunque tipo.-
 A quel punto Myri scoppiò a ridere.
 -Ti preparerò un cocktail con una irrilevante quantità d’alcol. Controlla se vuoi, non ti avvelenerò, tranquillo.-
 Gli occhi di Myri si fissarono con dolcezza in quelli di Law.
 -Ti fidi di me, vero?-
 Lui non rispose, si limitò ad annuire senza riuscire a distogliere l’attenzione da quel verde magnetico.
 -Bene, torno subito. Servo quei due clienti laggiù e sarò da te.-
 Non appena Myri si fu allontanata, Law avvertì gli occhi di Rachel su di lui.
 -Cosa?-
 -Sei cotto, Law. Per me è troppo evidente, e magari lo è anche per Myri.-
 -Davvero?!- esclamò lui voltandosi a guardarla.
 Le labbra di Rachel si aprirono in un ghigno furbo. Non era certa che Myri si fosse accorta dell’attrazione che Law provava ma di certo quella piccola frase lo aveva appena fatto confessare.
 L’uomo ci impiegò un secondo a rendersi conto di essere caduto in trappola.
 -Quella ragazza non capisce nulla di sentimenti e relazioni, non l’ha notato. Ma adesso io ho la conferma che mi serviva e te lo ripeto. Usa la mia sconfinata conoscenza riguardo Myriam Jackson. Posso davvero aiutarti.-
 -Ti ho già detto di farla finita con questa storia. Anche se Myri mi attrae, anche se tu l’hai capito, anche se…-
 -Vuoi andare avanti per ipotesi ancora per molto?- chiese fingendo uno sbadiglio.
 -E’ Myri che non vuole approfondire la cosa. Ha dimenticato il bacio!- buttò fuori quella frase con un astio che non credeva di saper provare. Non si era neanche reso conto di aver rivelato quel segreto proprio alla migliore amica della diretta interessata.
 L’idea che quel bacio fosse finito nel dimenticatoio bruciava a tal punto che ormai non gli interessava più con chi si stesse sfogando.
 Rachel alzò un sopracciglio sorpresa. Rimase in silenzio sperando che fosse Law a continuare a parlare. La spiegazione non si fece attendere.
 -Qualche sera fa, Myri ed io abbiamo passato un po’ di tempo insieme nel mio appartamento. Mi ha fatto bere della birra poco alcolica ma lei ci andata giù pesante.-
 -Sospetto di sapere come andrà a finire il racconto.-
 Law annuì.
 -Era ubriaca. Ha insistito per dormire con me e ad un certo punto mi ha baciato. La mattina dopo non ricordava nulla. Mi ha detto che le succede spesso.-
 -In effetti è uno dei pregi di Myri. Da ubriaca le puoi dire qualunque cosa, il giorno dopo sarà tutto cancellato.-
 -Be’, questa eliminazione mi ha infastidito. Perché non posso dimenticarlo anch’io?-
 Law si portò una mano sul viso con fare stremato.
 -Perché lei ti piace sul serio.-
 Rachel gli posò una mano sulla spalla nel tentativo di confortarlo.
 Myri era dall’altra parte del lungo bancone. Aveva servito dei clienti e si accingeva a preparare un Vodka Lemon quasi analcolico per Law.
 Alzò lo sguardo e per poco la bottiglia non le sfuggì dalle mani.
 La mano di Rachel era sulla spalla di Law. Lo stava toccando con gentilezza e lui la guardava con occhi seri, come se non riuscissero a fare a meno di essere in contatto.
 Era quello che Myri voleva, era lo scopo della serata. Non capiva, allora, come mai lo stomaco le facesse così male. Non capiva perché aveva l’insano impulso di levare immediatamente la mano della sua amica dalle invitanti spalle del suo coinquilino. Le aveva viste per prima lei quelle spalle!
 Scosse la testa per tornare in sé. Era giusto così, era stata lei a volerlo.
 Proprio in quel momento Connor decise che fosse il momento più opportuno per far aumentare la sua rabbia.
 L’afferrò per i fianchi, credendo che lei lo avrebbe assecondato ma non avvenne.
 Myri le tolse subito e si voltò fulminandolo con lo sguardo.
 -Adesso basta!- disse a denti stretti ma con un tono inequivocabile. –Per stasera lo spettacolo e finito!-
 -Ma, piccola…-
 -Chiamami ancora così, toccami un’altra volta, e potrai nutrirti solo grazie a una cannuccia, Reed!-
 Senza aggiungere altro, prese il bicchiere di Law e si diresse verso i suoi amici.
 Il telefono di Rachel cominciò a squillare.
 -Accidenti!- esclamò la ragazza contrariata. –Odio essere reperibile!-
 -Qualcosa non va?- chiese Myri porgendo il bicchiere ad un Law piuttosto riluttante.
 -E’ il pronto soccorso! Sarà quella dannata dissecazione! Devo scappare! Mi dispiace ragazzi.-
 Non ebbero neanche il tempo di salutarla che Rachel era già scomparsa dietro la porta dello Slammer.
 Law si voltò a fissare il bicchiere davanti a lui.
 -Che intruglio mi hai portato?-
 Myri alzò gli occhi al cielo.
 -In pratica è una limonata con un goccio di vodka, neanche sentirai la differenza con quella che bevi di solito.-
 Law non protestò oltre, prese il bicchiere e ne bevve un sorso. Non aveva sapori strani, sembrava una semplice limonata.
 -Contento?-
 -Sì, non è per niente alcolica- rispose soddisfatto.
 -Mi dispiace che Rachel se ne sia andata. Mi sembrava che steste facendo amicizia.-
 Myri avrebbe tanto voluto che quella domanda fosse completamente disinteressata, ma sapeva benissimo che non si trattava della verità.
 -E’ simpatica… Se presa in piccole dosi. Non credo di poter avere un rapporto frequente con lei, è mezza matta, il suo scopo nella vita è avere ragione.-
 -Potrebbe piacerti con il tempo.-
 Gli occhi di Law si posarono su quelli di Myri.
 -Credi ancora che sia la ragazza perfetta per me?-
 La donna esitò giusto per un istante, poi la sua risposta arrivò dirompente.
 -Ma certo! Insieme stareste benissimo! Perché dovrei pensarla in modo diverso?-
 Lo conosceva il motivo. Era quel bacio il motivo.
 -Niente, lascia perdere.-
 Era arrivato il momento di cambiare discorso.
 -Visto che Rachel è andata via, puoi tornare a casa. So che questa serata potrebbe non essere di tuo gradimento. Il bar, la musica latino americana, tutta questa gente che ti chiacchiera intorno. Il tuo spirito nerd soffre, lo sento. Si lamenta e si contorce dentro di te.-
 -No, resto.-
 La risposta secca di Law lasciò Myri per un attimo interdetta.
 Poi gli occhi caldi di quell’uomo strano accarezzarono i suoi con una velata sfumatura di dolcezza.
 -Siamo amici, giusto? Resto qui per te.-
 Lo stomaco di Myri si strinse in una morsa dolorosa.
 -Ho sul telefono tutti i file della mia ricerca. Me ne starò qui a leggere, e quando finirai il turno torneremo a casa insieme.-
 -Law, sono adulta a vaccinata. Posso girare l’angolo da sola come faccio da anni.-
 -Ne sono consapevole. Ma ormai mi sono abituato ad averti intorno, tornare a casa senza di te non mi attrae molto.-
 La confusione nella mente di Myri divenne ingestibile.
 Era il suo amico a parlare, eppure il modo in cui aveva pronunciato quelle frasi era tremendamente seducente. Neanche se ne rendeva conto di quanto potenziale nascondesse. Se solo avesse preso coscienza del suo fascino, nessuna donna avrebbe potuto resistergli.
 Ma lei doveva farlo.
 Niente più errori. Quel bacio era stato sufficiente.
 
 ***
 
 Quando l’ultimo cliente dello Slammer lasciò il locale, Law alzò finalmente gli occhi dalla sua ricerca.
 Myri era in sala. Stava spazzando dopo aver messo le sedie sui tavoli. Connor l’aveva abbandonata. A detta di Myri, trovava sempre il modo di svignarsela dalle pulizie post serata.
 -Hai bisogno di una mano?-
 -Non ti preoccupare. Lo faccio alla fine di ogni turno. Tu piuttosto, hai una faccia distrutta. Non sei abituato a fare le quattro del mattino.-
 Law trattenne a stento uno sbadiglio.
 -Ho studiato l’importanza di un riposo regolare, non è mia abitudine trasgredire. Ma devo dire che non è stato male vederti all’opera in una serata come questa.-
 -Non hai mollato il telefono neanche per un attimo, non mi hai nemmeno guardata- rispose lei ridendo.
 -In realtà, ogni tanto buttavo un occhio- disse lui con un mezzo sorriso. –Posso farti una domanda?-
 Il silenzio del locale, senza la musica e il chiacchiericcio incessante, aveva dato il coraggio a Law per chiedere ciò che lo aveva tormentato dal momento in cui aveva messo piede allo Slammer quella sera.
 -Spara.-
 -Cos’era quel teatrino con Connor? La lingua, il bicchierino…-
 -Ah, ti riferisci alla versione hot del tequila, sale e limone- Myri scoppiò a ridere pensando che Law non conoscesse proprio nulla della bella vita. –E’ uno shot.-
 -Non è un po’ troppo intimo come spettacolo?-
 -E’ divertente. Vuoi provare?-
 Law si alzò di scatto imbarazzato mentre Myri aveva un’espressione serena sul viso. Le sembrò la scusa perfetta per osservare gli effetti di uno shot alla tequila sulla sua cavia astemia.
 -No. Cosa? No, io… Ero solo curioso.-
 Sentiva le guance andargli a fuoco solo all’idea di assaporare ancora una volta la pelle di Myri.
 Lei osservò l’amico. La sua tenerezza era dolce, quasi magnetica.
 -Ogni tanto lo faccio anche con Rachel. E’ forte leccare il sale dal corpo di qualcun altro.-
 Gli si avvicinò e lo prese per mano.
 -Forza, vieni con me.-
 Condusse Law dall’altra parte del bancone, e il ragazzo rimase ammirato nell’osservare il locale da quella postazione. Si sentiva come se gli avessero conferito un potere speciale.
 Myri scostò i capelli e inumidì un dito con la saliva per poi passarlo sul collo.
 Quel gesto fece trasalire Law. Era stata sensuale, troppo sensuale. Il rossore poteva gestirlo ma altre reazioni cominciavano ad essere complicate da affrontare in presenza di quella donna.
 -Serve a non far cadere il sale.-
 Law annuì senza aver ascoltato davvero. Il collo di Myri era scoperto, invitante, e assolutamente alla sua portata.
 Lei prese un pizzico di sale e si cosparse la parte inumidita. Riempì un bicchierino con della tequila e porse a Law una fetta di limone.
 -Lecchi il sale, bevi lo shot e metti il limone il bocca. Tutto chiaro?-
 -Io… Sì, è tutto chiaro…- l’esitazione di Law risultò adorabile agli occhi di Myri.
 -Rilassati, Law- disse porgendogli il bicchierino.
 Myri era davanti a lui, il collo scoperto, la mano a tenere i capelli lontani da quel piccolo lembo di pelle ricoperto di sale.
 Il cuore di Law batteva come un forsennato, era inevitabile. Non aveva idea di cosa fare, di come cominciare.
 -Law, entro oggi sarebbe l’ideale…- esordì la donna divertita.
 -Io… Non so come…-
 -Devi solo leccare il sale.-
 -Okay.-
 Un briciolo di determinazione prese possesso del ragazzo.
 Posò le mani sugli avambracci di Myri, assaporando la freschezza della sua pelle. La guardò negli occhi cercando una qualche specie di consenso.
 Myri sorrise e lui si chinò sul collo.
 Era diversi centimetri più bassa di lui perciò si ritrovò quasi piegato del tutto.
 Avvicinò le labbra a quel mucchietto di sale, che se ne stava beatamente indisturbato sull’invitante collo di colei che sarebbe dovuta essere solo un’amica.
 Aprì la bocca. 
 Myri percepì un soffio leggero sulla pelle umida, chiaro segno di esitazione da parte di Law. Ma non fu quel dettaglio a preoccuparla. Ciò che l’aveva sorpresa era stato il potente brivido che le aveva percorso la schiena quando quel soffio l’aveva sfiorata.
 Il cuore prese ad andare veloce, mentre il respiro aumentava e lo stomaco doleva.
 Myri non capiva cosa stesse accadendo.
 Law prese il coraggio a due mani e, con un movimento lento, posò la lingua sulla pelle e la fece scorrere lungo la traccia di sale. Piano, timoroso di commettere un errore.
 Il respiro di Myri si mozzò e il cuore fece un balzo quando si rese conto che le labbra di Law si erano chiuse sulla sua pelle.
 Forse avrebbe dovuto spiegarsi meglio.
 Avrebbe dovuto dire a Law che il sale si leccava velocemente, e non con sensualità e delicatezza come stava facendo lui.
 Non poté evitarlo. Chiuse gli occhi e si lasciò andare alla meravigliosa sensazione della lingua di Law sulla sua pelle.
 -Myriam…?-
 I due sobbalzarono.
 Myri spalancò gli occhi.
 Era Felix. Stava per aprire la porta.
 Si staccò subito da Law. Lui non la guardò neanche, buttò giù il bicchierino di tequila e si ficcò in bocca la fetta di limone.
 -Dimmi Felix- disse Myri voltandosi e fissando la porta dalla quale era apparso Felix.
 -Scusami, piccola. Mi sono addormentato nel mio ufficio. Avrei dovuto darti una mano a sistemare il locale, mi avevi chiesto di andare via prima per il gala di domani sera.-
 -Non preoccuparti, Felix. Ho appena finito.-
 -Bene, bene…- fu la risposta distratta dell’uomo barbuto mentre si sistemava i pantaloni. I suoi occhi, con calma, incontrarono quelli di Law.
 -Tu sei il ragazzo incastrato dalla signora Ward, vero? La specie di coinquilino da bagno.-
 Law guardò per un attimo il proprietario dello Slammer. Era un tipo particolare, non c’erano dubbi al riguardo. Era il mentore di Myri, non avrebbe dovuto stupirsi che fosse al corrente della sua esistenza.
 -Sì, signore.-
 -Per carità, nessuno mi chiama più signore dai tempi di Matusalemme. Sono Felix.-
 I due si strinsero la mano, e Law si soffermò a guardare i decisi occhi saggi di quello strambo personaggio.
 -Andate a casa, ragazzi. Ci penso io a chiudere.-
 -Grazie, Felix.-
 Myri raccattò la sua roba dalla stanza dello staff e raggiunse Law in strada.
 -Quel Felix è…-
 -Mitico?- chiese Myri con un sorriso.
 -Io avrei utilizzato un’espressione simile a “fuori dagli schemi”, ma presumo che tu ritenga più adatta la parola mitico- con voce serie e posata.
 -Perché ti sei messo a parlare come un professore?-
 -Non parlo come un professore!-
 -Law, sembrava di ascoltare un’enciclopedia- rispose lei tranquilla.
 Lui lo conosceva il motivo. Era nervoso, e quando si sentiva in quel modo cominciava a parlare in modo accademico, una sorta di difesa per mantenere le distanze. Perché, dal punto di vista di Law, dopo il numero con il sale, era decisamente necessario ridefinire le distanze.
 Eppure, il sapore di Myri non ne voleva sapere di scomparire. Si era saldando alla sua lingua e nella sua bocca quel sapore era l’elemento dominante.
 Dolce, fruttato, irresistibile.
 -E’ il mio modo di parlare.-
 Myri lo guardò per un attimo e subito scoppiò a ridere.
 -A volte stento a comprenderti, Law. Ma sei uno spasso.-
 Si incamminarono. In silenzio.
 Ognuno di loro guardava un punto diverso. Myri le stelle, Law la strada.
 Mancavano pochi metri al loro palazzo.
 Law si fermò a pensare che da lì a pochi secondi avrebbe dovuto separarsi da Myri.
 Lui sarebbe andato nel monolocale mentre lei avrebbe passato la notte nella sua stanza al piano di sotto.
 Non c’erano ragioni per restare ancora insieme. Nulla che potesse giustificare la richiesta che sfuggì alle labbra del ragazzo.
 -Dormi con me stanotte?-
 Quella tequila aveva fatto il suo dovere, probabilmente era stata lei a parlare e non il Law che non avrebbe mai trovato il coraggio per porre una domanda di quel tipo.
 Myri si bloccò sul posto.
 -Come?- chiese voltandosi a guardarlo. –Perché?-
 Law continuava a guardare la strada, alla ricerca della risposta più adatta. Rachel gli avrebbe consigliato di confessare la vera ragione, ma lui era certo che Myri non lo avrebbe accettato. Era il caso di affidarsi ad una mezza verità, sorella dell’omissione.
 Guardò la ragazza negli occhi, in quei caldi occhi verdi.
 -Non ci siamo incontrati spesso in questi giorni. Vorrei solo…- le parole si persero nella sua mente.
 Provò di nuovo.
 -Ho voglia di parlare ancora con te. Mi piace parlare con te- disse con un sorriso timido.
 Myri sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di decifrare ciò che Law aveva appena detto.
 Si aprì in un sorriso luminoso e diede una forte pacca sulla spalla al ragazzo.
 -Oh, mio Dio! Lo sapevo che eravamo fatti per essere amici! Certo, che dormo con te.-
 Law non si aspettava quella reazione dopo l’incidente con il sale allo Slammer. Era evidente che lei non aveva provato nulla di simile a ciò che aveva investito lui.
 Si sentiva deluso, anche se non avrebbe dovuto. In fin dei conti, non era successo niente di nuovo.
 Myri aveva messo le cose in chiaro da subito. Voleva la sua amicizia, niente di più.
 -Posso mettermi a sinistra questa volta? Dormo meglio da quel lato.-
 Myri lo disse con voce spensierata.
 -Certo, come preferisci.-
 -Sei il migliore!-
 La sua voce era leggera e divertita ma dentro di lei era esplosa una tempesta.
 Si era resa conto che se Law non le avesse chiesto di dormire insieme, lo avrebbe fatto lei stessa un istante dopo. Non aveva voglia di separarsi da lui, e mentre si stava controllando per evitare di chiederlo, era stato lui a lanciare il sasso.
 Avrebbe dovuto rifiutare, eppure non lo aveva fatto.
 Voleva passare ancora del tempo con lui.
 Desiderava stare insieme all’alieno della soffitta. La sua presenza la destabilizzava ma al tempo stesso la rilassava.
 Dormire insieme era uno sbaglio, eppure le appariva anche come la cosa più giusta al mondo.
 
 
 
 
|| L’Autrice||
 Ora che la serata Mojito si è conclusa, le cose cominciano a complicarsi sempre di più. E lo dico perché questi personaggi complicano persino la mia di vita. Li adoro, ma fanno tutto da soli, sorprendendo persino me che sono l’autrice. Ahahahah La scena del sale mi è arrivata in testa grazie a Myri e alla sua spensieratezza, e anche grazie all’idea che Law sia una specie di studente che apprende una lezione dalla sua professoressa di mondanità.
 Non aspettatevi una notte di fuoco tra i due, nonostante la passeranno insieme. Nel prossimo capitolo partirò direttamente dal risveglio, che ci piace sempre tanto, con la pazzia di Myri e l’imbarazzo di Law.
 Spero che questo capitolo vi abbia divertito, per me è stato un spasso scriverlo.
 Anticipazioni: il prossimo capitolo riguarderà, come potrete immaginare, l’evento al Teatro Storico. Durante il gala si avranno diverse rivelazioni riguardo la famiglia di Law, aspettatevi di tutto. In più potrebbe esserci un piccolo ritorno di nonna Olivia. Non so ancora se il gala prenderà un solo capitolo oppure due, dipende da quanto deciderò di rivelare.
 Ringrazio tutti per le letture, i voti e i commenti.
 Chiedo ancora scusa per eventuali errori. Ho riletto alcuni dei capitoli precedenti e ne ho trovato qualcuno. Credo che anche in questo ce ne siano, prima o poi dovrò decidermi a revisionarli come si deve.
 Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8

 L’incessante e fastidioso ronzio del cellulare posato sul comodino, costrinse Myri a spalancare gli occhi.
 Scattò a sedere e si costrinse a guardarsi intorno. Gli occhi ancora stanchi e gonfi non le consentirono di comprendere nell’immediato dove si trovasse.
  Il ronzio era cessato.
 Si voltò a guardare la persona distesa accanto a lei. Dormiva profondamente.
 Un sorriso divertito fece capolino sul suo volto. Law sembrava davvero in pace mentre dormiva. I tratti rilassati e il respiro regolare che segnava i battiti del suo cuore.
 La mano della ragazza si mosse da sola, pronta ad accarezzare quel volto placido. Forse voleva che si svegliasse, forse un’intera notte trascorsa a parlare non era stata sufficiente. 
 Voleva sentire la voce di Law.
 Era così vicina, le sue dita potevano già avvertire il calore di quella pelle.
 Trasalì.
 Il ronzio riprese facendola rinsavire. Che le era saltato in mente? Law era suo amico.
 O forse, qualcosa di più…? Ormai non riusciva ad interpretare la situazione come all’inizio della loro conoscenza.  
 Con uno sbuffo d’irritazione misto al sollievo per la scampata figuraccia, afferrò il telefono per scoprire chi la stesse cercando di domenica mattina.
 Quando lesse il nome, decise di precipitarsi subito al piano inferiore.
 Non voleva che Law si svegliasse e, d’altra parte, doveva rispondere a quella telefonata.
 Prima di scendere però decise di compiere una piccola missione. Law probabilmente l’avrebbe sbranata, ma era necessario per il bene della serata.
  Portato a termine il compito che si era imposta, si diresse al piano di sotto e rispose al telefono.
 -Alex?-
 La voce dall’altra parte le spaccò un timpano.
 -Alex?! Sai dire solo questo?!-
 -Che succede?- chiese Myri confusa.
 -Mi hai detto di venire a casa tua dopo pranzo ed è mezz’ora che sono qua sotto con il dito piantato sul citofono! Neanche al telefono rispondi! Aprimi, razza di decerebrata.-
 Gli occhi di Myri si spalancarono. Quante ore aveva dormito? Da quanto non accadeva una cosa del genere?
 -Myri, ti decidi ad aprire? Siamo in ritardo!-
 -Cosa?... Io… Sì, certo.-
 Aveva chiesto alla sua amica Alex di darle una mano per l’evento di quella sera. L’aveva supplicata di non tardare, conoscendo l’inesistente puntualità della donna. E invece, era stata lei stessa a creare il ritardo.
 Lo sapeva già dalla notte prima che dormire con Law non si sarebbe rivelata l’idea più azzeccata. Quel ragazzo aveva il potere di minare ogni suo equilibrio.
 Senza contare che erano trascorsi anni dall’ultima volta in cui aveva dormito così tanto.
 Merito di Law?
 
***
 
 Law aprì gli occhi.
 Sbatté le palpebre diverse volte e buttò la mano dall’altra parte del letto. Myri non era lì.
 Guardò fuori dalla finestra. La luce del sole era soffusa, calda, appena percettibile. Doveva essere l’alba.
 Cercò gli occhiali sul comodino e si stupì nel rendersi conto che erano spariti. Se si trattava di uno scherzo di Myri, non lo trovava divertente.
 Con calma lasciò il letto e, provando a non sbattere contro ogni mobile dell’appartamento, scese le scale per il piano di sotto. La vista era sfocata, non riusciva a vedere bene.
 Aprì piano la porta per l’appartamento di Olivia.
 Qualcosa non quadrava.
 Al tavolo della sala da pranzo era seduta una ragazza bionda, non ne era certo, senza gli occhiali vedere si rivelava un’impresa. Un computer davanti e lei, e scarpe da sera disseminate per ogni dove.
 Ad un tratto, la ragazza urlò.
 -Myri! Corri, l’ho trovata!-
 Un istante dopo la coinquilina di Law sfrecciò fuori dalla sua stanza e guardò lo schermo del computer insieme all’altra ragazza.
 Law strizzò gli occhi.
 Aveva un asciugamano in testa?
 -L’acconciatura perfetta!- concluse Myri. –Grazie, Alex.-
 La ragazza alzò gli occhi e incontrò il volto di Law.
 Ci mise qualche secondo per realizzare che avrebbe dovuto dire qualcosa. Sperò che senza occhiali lui non si accorgesse del lampo d’imbarazzo che era passato sul volto di lei.
 -Finalmente! Lo sai che ore sono?-
 -L’alba?- chiese lui disorientato.
 -Sì, certo. E’ pomeriggio inoltrato, quello che hai visto dalla finestra è il tramonto!-
 -Cosa?! Non è possibile…-
 -Invece è così. Tra due ore dobbiamo essere al gala. Quindi vedi di darti una mossa.-
 Law si passò una mano sul volto in un gesto stanco. Quelle serate non gli erano mai andate a genio, e la pressione che Myri gli lanciava addosso non contribuiva a farlo sentire più a suo agio.
 -Ridammi gli occhiali, senza non vedo nulla.-
 -No! Assolutamente no!-
 Lui alzò gli occhi al cielo.
 -Myri, non sono un accessorio. Mi servono per vedere. Tirali fuori.-
 Alex passò a Myri una bustina di plastica.
 -Metterai queste- Myri la porse a Law, sempre più confuso. –Sono lenti a contatto.-
 -Myri, ti prego… Non…-
 -Law, non discutere. Quegli affari sono orrendi, e senza sei decisamente affascinante. E io voglio un uomo affascinante al mio fianco.-
 Le guance di Law si accesero un secondo dopo e Myri si rese conto della gaffe.
 -Per il gala, al mio fianco per il gala.-
 -Certo- rispose lui tornando in sé.
 Scese il silenzio.
 A quel punto, Alex si alzò in piedi e si diresse verso i due coinquilini.
 -Comunque, io sono Alex- porse la mano a Law.
 A quella distanza, il ragazzo poté guardare meglio la donna. Era più alta di Myri, il fisico snello e asciutto, i capelli biondi sistemati in un taglio corto ed ordinato.
 -Law- lei le strinse la mano.
 -Alex è qui per aiutarmi con il vestito e tutto il resto- spiegò Myri. –Fa la costumista per il cinema. E’ una bomba!-
 -In realtà sono solo un’assistente.-
 -Non fare l’idiota, sei brava.-
 -Sì, in effetti lo sono- rispose l’amica dopo l’iniezione di fiducia.
 -Law- Myri si rivolse al ragazzo che sussultò per la sorpresa. –Mangia qualcosa, fatti una doccia e indossa le lenti. Abbiamo solo due ore.-
 A Law due ore sembravano più che sufficienti ma, a giudicare dal fuoco che usciva dagli occhi di Myri, per lei non lo erano affatto.
 Un’oretta dopo, Law aveva assolto ad ogni compito. Aveva cenato velocemente con una bistecca e un’insalata, si era lavato, aveva indossato le lenti a contatto, e ora se ne stava nel suo appartamento, davanti allo specchio, osservando il riflesso di quell’uomo in smoking. Odiava indossarlo, si sentiva impacciato, ma non aveva altra scelta.
 -Law, sono Alex. Posso salire?-
 -Vieni, pure.-
 La ragazza bionda fece il suo ingresso nell’appartamento di Law.
 Si guardò intorno soddisfatta.
 -E’ carino qui, vero? Ho aiutato io Olivia ad arredarlo.-
 -Be’ allora ti ringrazio, mi trovo bene in questo appartamento. E’ tutto molto funzionale.-
 -E’ una delle mie opere meglio riuscite- rispose la ragazza con un sorriso gentile. –Mi dispiace disturbarti ma quell’esagitata di Myri mi ha spedito qua su per darti una sistemata ai capelli.-
 Law si guardò allo specchio.
 -Cos’hanno i miei capelli di sbagliato?-
 -Oh, nulla. Sono solo un po’ anonimi, per una serata come questa vanno ritoccati un tantino.-
 -Okay allora.-
 Pochi secondi dopo Law era seduto su una sedia e Alex trafficava con gel e pettine.
 -Hai mai pensato di far crescere un po’ la barba, renderebbe il tuo viso più maturo. Non te la prendere ma sembri un diciottenne.-
 Law sorrise.
 -Non ho mai badato molto al mio aspetto.-
 -Magari dovresti. Myri è tua amica ma stasera potresti incontrare qualche bella donna.-
 Gli occhi di Law si velarono di una pensate sfumatura di sconfitta. Rachel lo spingeva a provarci con Myri, ma come aveva sempre immaginato lui era solo un amico per lei. Nulla era cambiato. Le ragazze che lo interessavano davvero non gli avevano mai dato speranze.
 -Da quanto conosci Myri?-
 Alex sorrise.
 -Tanto tempo, dalle superiori. All’epoca era solo una secchiona senza stile. Ci ho impiegato anni a farle capire che con un po’ d’impegno sarebbe diventata bellissima. Anche se la scelta di tingere i capelli non mi è mai piaciuta. Il suo colore naturale è meraviglioso.-
 -Mi ha detto che è stato per via di Connor…-
 -Quel bastardo!- esclamò Alex con rabbia pura nella voce stringendo il pettine con forza. –Le ha strappato il cuore dal petto e lo ha calpestato senza pietà. Se lo avessi davanti adesso… Dio, lo ucciderei con le mie mani.-
 -Già, Myri mi ha raccontato qualcosa.-
 -Sul serio?- chiese Alex stupita. –Di solito non racconta la storia di Connor con facilità, si fida davvero di te. Devi essere un buon amico per lei.-
 L’ennesima pugnalata dritta al petto. Quella storia della friendzone cominciava ad essere deleteria. Vedere Myri solo come un’amica era difficile ma doveva almeno provarci. Ne andava della sua sopravvivenza.
 -Connor l’ha distrutta. Tuttavia, guardando il lato positivo, quell’esperienza l’ha resa più sicura.-
 -In che senso?- Law era curioso. Conoscere meglio Myri attraverso le sue amiche era l’unico modo che aveva per sapere tutto di lei. La sua mente aveva bisogno di conoscere Myri, ogni sua sfumatura.
 -Prima di Connor, Myri era riservata, a volte persino troppo. Temeva di sbagliare, temeva i giudizi degli altri, senza mai dimostrarlo. Ora, non le importa di risultare petulante o infantile, ha degli obiettivi e vuole raggiungerli. E’ determinata, e questo la rende più interessante. Ecco fatto!-
 Alex sorrise a Law e gli chiese di guardarsi allo specchio.
 Quando l’uomo vide il suo riflesso nello specchio non poteva credere a ciò che aveva davanti. Non sembrava neanche lui. I capelli erano perfetti sistemati con il gel. L’assenza degli occhiali rendeva i suoi occhi più grandi e il viso più maturo. Forse Alex non aveva tutti i torti, un po’ di barba non avrebbe guastato.
 -Law, è tardi!- l’urlo dalle scale fece trasalire il ragazzo. Era Myri che lo minacciava con voce dura.
 -Credo che tu sia atteso al piano di sotto- disse Alex ridendo.
 Law la ringraziò per l’aiuto e scese le scale.
 -Finalmente!- esclamò Myri con il volto contratto dall’impazienza. –L’auto è arrivata. Ci sta aspettando. Se arriveremo in ritardo, darò la colpa a te, dormiglione.-
 Law avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto rispondere a quell’accusa ingiusta, dato che era stata lei stessa a voler chiacchierare per tutta la notte, eppure non riuscì a mettere insieme neanche una sillaba.
 Myri era una visione meravigliosa.
 Il lungo abito da sera color vinaccio le fasciava i fianchi con morbidezza. Il corpetto senza spalline metteva in risalto la scollatura a cuore. I capelli… Avrebbe potuto scrivere un trattato sulla bellezza di quei capelli: lasciati sciolti, resi leggermente ricci e gonfi, tirati su solo da un lato con un fermaglio di cristalli lucenti, a lasciare scoperto un orecchio e tutto il profilo del collo.
 Il trucco era leggero, e valorizzava gli occhi verdi che da sempre lo avevano affascinato.
 -Allora? Che stai aspettando?- chiese Myri impaziente.
 In quel momento, i filtri di Law si disattivarono, la bocca si scollegò completamente dal cervello.
 -Sei bellissima.-
 Due parole. Le uniche due parole che riuscì a formulare.
 Myri si fermò a guardare Law. La fretta di uscire di casa l’aveva indotta a dimenticare chi fosse l’uomo che aveva davanti. Law, il suo amico Law. Il suo amico Law dal quale si sentiva attratta.
 Sbatté un paio di volte le palpebre, indecisa sul da farsi. Lo aveva notato subito che anche lui era stupendo vestito in quel modo ma aveva cercato di non fare commenti. E invece, era stato lui a spiazzarla completamente.
 -Grazie- abbassò lo sguardo. –Lo smoking ti dona.-
 Lui rise.
 -Mi sento un pinguino congelato.-
 Lei alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi scuri, finalmente chiari e visibili senza la pensante montatura degli occhiali.
 -Stai benissimo- rispose lei ricambiato il sorriso. –E non mi sbagliavo, senza quegli affari e con una sistemata ai capelli sei davvero affascinante.-
 Law stava per dire qualcosa ma lei lo bloccò, non voleva che si creassero altre situazione imbarazzanti.
 -Dobbiamo sbrigarci, basta con i convenevoli. La limousine non aspetterà tutta la notte.-
 -Limousine?-
 Intanto Alex aveva raggiunto i due coinquilini.
 -Sì, sono le solite cavolate da Ward. Nascere in una famiglia ricca è uno schifo.-
 Law sorrise.
 -Immagino di sì.-
 -Myri aspetta!- Alex si precipitò dalla sua amica. –Non ti dimenticare lo scialle.-
 La costumista sistemò sulle spalle di Myri un delicato scialle nero di organza.
 -Ora sei pronta. Divertitevi.-
 I due ringraziarono e si diressero verso l’uscita del palazzo.
 In ascensore, Law avvertì il senso di claustrofobia più forte di tutti i tempi. Il cigolio di quel trabiccolo lo innervosiva e il dolce profumo di Myri, che gli stava vicino, lo inebriava. Il cuore sembrava voler esplodere ma lui non riusciva a capire se fosse per il rumore dell’ascensore o per Myri.
 Sperò con tutto se stesso che non fosse la seconda ipotesi a farlo sentire nervoso sino a quel punto.
 Myri non disse una parola per tutto il tragitto in limousine, e Law fece lo stesso.
 Erano seduti uno di fronte all’altro, era stato Law a non sedersi accanto a lei. Si era precipitato sul sedile opposto come se su quello che ospitava Myri ci fossero stati dei serpenti velenosi.
 Da quel momento in poi, aveva appoggiato il gomito sul bracciolo del sedile, il mento sul dorso della mano e si era limitato a guardare fuori.
 Myri si era soffermata ad osservare quel profilo per diverse volte. Si sentiva inquieta, come se quella serata avesse in serbo qualcosa di più di un semplice e noioso gala.
 I tratti di Law le apparivano rigidi, impietriti da un sentore di preoccupazione che lei stentava a comprendere.
 -Tutto bene?- le chiese lei con un sorriso.
 Law chiuse gli occhi per un istante e prese un respiro profondo. Guardò Myri negli occhi con delicatezza.
 Il cuore di lei non tardò a reagire.
 -C’è qualcosa che non ti ho detto su di me.-
 Lei aggrottò la fronte, non era certa di aver capito le parole dell’amico.
 -Ed è così grave da farti incupire?-
 -No, non è grave. E’ solo che forse avrei dovuto dirtelo prima ma non credevo fosse necessario. Ora, invece, lo è. O almeno credo che lo sia…-
 -Law, sul serio non capisco- ribatté lei attonita.
 -Io…-
 La limousine arrestò la sua corsa.
 -Te lo dirò dopo- mormorò Law stampandosi un sorriso tirato in faccia. –Non è nulla di preoccupante.-
 -Ne sei sicuro?- chiese lei scettica.
 Law non rispose. Aprì lo sportello e, una volta fuori, porse la mano a Myri per aiutarla a scendere dall’automobile.
 Lei lo prese sottobraccio e si diressero insieme verso la maestosa e antica entrata del Teatro Storico.
 A guardia dell’ingresso del grande portone, due valletti controllavano la lista degli invitati. Non appena sentirono il cognome Ward, pronunciato da Myri, si prostrarono in convenevoli obbligati.
 -Odio essere una mezza Ward!- mormorò Myri stizzita mentre percorrevano il lungo corridoio che li avrebbe condotti nella sala per l’evento. –Diventano tutti così condiscendenti.-
 -Sì, lo capisco bene- le parole scivolarono via dalle labbra di Law.
 -Che intendi?- chiese lei con sospetto.
 -E’ quello che stavo cercando di dirti prima in auto- un altro profondo respiro, un altro battito di ciglia. –Io… La mia famiglia… Diciamo che provengo da una famiglia conosciuta in città.-
 Nella sala gli invitati erano tanti. Tutti vestiti in modo elegante e con un calice di qualcosa in mano. Alcuni stuzzicavano dal buffet mentre altri si erano isolati in piccoli gruppi per parlare di arte o di affari.
 -Quale famiglia?- la domanda di Myri si perse nel chiacchiericcio nel grande salone della festa.
 Law stava per rispondere quando una voce lo interruppe.
 -Lawrence?-
 Quella voce lo fece sobbalzare. Sapeva perfettamente di chi si trattasse ancor prima di voltarsi. E quando i suoi occhi incontrarono quelli, così simili ai suoi, di un uomo sulla sessantina e con lucenti capelli bianchi, ogni dubbio svanì.
 -Ciao, zio Phil- rispose con voce impaurita. Ora Myri avrebbe scoperto la verità.
 -Sei proprio tu, Law?- chiese l’uomo incredulo. –Che fine hanno fatto quei fondi di bottiglia?-
 Law spiegò velocemente che era stata la sua accompagnatrice ad eliminarli, in vista della serata.
 -E la signorina è…?-
 -Myriam Jackson- si presentò lei con un sorriso. –Sono la nipote di Olivia Ward.-
 -Oh, sei la tanto attesa Miss Myriam quasi Ward! Tua nonna ha decantato la tua piacevole partecipazione a metà degli invitati.-
 -Immagino…- rispose Myri con un sorriso tirato. Law sospettava che prima o poi Myri avrebbe soffocato sua nonna con un cuscino.
 -E’ piacere fare la tua conoscenza- continuò lo zio Phil prendendole la mano e sfiorandola appena con le labbra. –Sono Philip Butler, lo zio di Law.-
 Myri rimase interdetta per qualche secondo, poi ritrovò la parola.
 -Butler? Ha qualcosa a che fare con quei Butler?-
 Phil scoppiò a ridere.
 -Temo proprio di sì, mia cara. Lawrence non te l’ha detto?-
 A quel punto gli occhi di Myri divennero dei fari indagatori in quelli di Law. Il ragazzo abbassò lo sguardo contrito. Avrebbe dovuto rivelarle prima la verità ma odiava dover fare i conti con i ricordi della sua famiglia.  
 -Sei un Butler?!-
 -Purtroppo…-
 -Sei sempre stato un Butler? Un Butler della catena di hotel di lusso Butler? Quei Butler?-
 -Myri, continuerai a ripetere il mio cognome per tutta la serata? Sì, sono Lawrence Butler.-
 La ragazza scosse la testa per riprendersi dalla notizia appena ricevuta.
 -Avete hotel in tutto il paese. Ma che dico? Possedete hotel in tutto il mondo!-
 Lawrence Butler le lanciò uno sguardo contrariato.
 -Scusa, io… Sai, che non ho filtri. Perché non me lo hai detto prima?-
 Law prese un altro respiro. I suoi polmoni quella sera avevano un bel da fare.
 -Perché ho lasciato la mia famiglia anni fa, e odio essere associato a loro. Dovresti capirmi.-
 Myri sbatté le palpebre diverse volte, con gli occhi puntati sul volto di Law.
 -Sei un Butler…-
 -Myri!-
 -Scusa, non riesco ad evitarlo- disse lei mortificata. –Quindi sei ricco?-
 -Oh, sì- rispose subito Phil.
 -No, non lo sono! I Butler sono ricchi, io mi sono dissociato dalle attività dell’azienda.-
 -Ma prendi ancora gli utili che ti spettano- un’altra voce che Law conosceva troppo bene. –E’ strano vederti a questo genere di eventi, fratellino.-
 -Rhonda, sai che non trattengo un centesimo dagli utili della Butler.-
 Una donna alta, con un lungo abito nero e capelli biondi acconciati in una crocchia bassa, si era avvicinata. Il suo volto ricordava in modo inequivocabile quello di Law, ma con almeno una ventina d’anni in più.  
 -Sì, mi hanno informato che i laboratori di ricerca di mezzo continente ti sono debitori per le ingenti donazione che continui a versare. Sperperare il tuo capitale in questo modo stupido. Papà ancora non riesce ad mandare giù il rospo.-
 Myri rimase di sasso. Aveva già visto quella donna, sua nonna conosceva quella donna, probabilmente tutta la città sapeva di chi si trattava.
 -Tu sei Rhonda Butler, l’attuale…-
 -L’attuale proprietaria e azionista di maggioranza della Butler Corporation? Sì, sono io.-
 A quel punto Myri si rivolse a Law.
 -Sei uno dei proprietari?-
 -E’ il terzo, in linea di successione, per il trono dei Butler- rispose Phil scoppiando a ridere.
 Law si passò una mano sugli occhi.
 -Myri, ti prego. Sono un Butler, ma non ho mai voluto far parte dell’azienda. Mio padre mi ha costretto a conservare il mio posto nel consiglio d’amministrazione ma io ho delegato zio Phil. Sono un azionista, tutto qui. Il mondo degli affari, non è il mio mondo. Ormai dovresti conoscermi abbastanza per saperlo che sono un topo da laboratorio. Mi mantengo da solo, non uso i loro soldi.-
 Sugli occhi di Law scese un velo di delusione e Myri si sentì come colpita da un fulmine. La doveva smettere di essere sorpresa e di fare domande stupide. Law era Law. Che fosse anche un Butler non cambiava nulla. Credeva ad ogni sua parola perché un po’ conosceva davvero il Law coinquilino del piano di sopra, e con la donna d’affari che aveva davanti non aveva nulla a che spartire.
 Tutto, dal loro atteggiamento, ai loro occhi, metteva in risalto quanto i due fratelli fossero diversi.
 La mano di Myri raggiunse quella di Law, spaesato dal gesto. Lei sorrise e sussurrò delle scuse che lui comprese solo grazie al labiale.
 Il cuore di Law si alleggerì. Odiava essere collegato alla famiglia Butler e non poteva sopportare che Myri lo accomunasse con il branco di squali che sua sorella comandava a bacchetta.
 I loro occhi non si persero. Potevano parlare anche solo con quelli e Law si accorse che finalmente Myri lo aveva capito, che lo stava comprendendo sul serio.
 -Ma che bel quadretto!- esclamò la dura voce di Rhonda. –Ti ha chiamato Myri. Non dirmi che sei tu la famosa rampolla dei Ward che lavora in uno squallido bar. Non credevo potessi dimostrare tanta eleganza, ma immagino che un bel vestito e un po’ di trucco sortiscano sempre un certo risultato.-
 -Rhonda, dacci un taglio- abbaiò Law a bassa voce.
 -Ti voglio bene, fratellino. Sai, tuttavia, che non posso permettere che tu frequenti una ragazza del genere. Non si addice alla nostra famiglia.-
 -E’ la tua famiglia!- esclamò Law risentito. –Io non ne faccio parte, non più. Posso frequentare chi voglio e Myriam è certamente un milione di volte migliore di voi.-
 -Rhonda- cominciò Phil con aria seria. –Credo che tu ti stia preoccupando del fratello sbagliato. Quello non è Jordan? Mi sembra che abbia un microfono in mano.-
 La donna diresse subito lo sguardo nella direzione indicata dallo zio.
 -Accidenti! Jordan!-
 Un uomo stava barcollando verso il centro della sala. Il microfono stretto in mano e la chiara intenzione di voler dire qualcosa di pericolosamente imbarazzante.
 Gli occhi di un azzurro glaciale di Rhonda si posarono su Myri.
 -Tesoro, sistemo l’altro mio fratellino e sarò subito da te. E’ ora che parliamo un po’ di quella fuggitiva che ti ritrovi per nonna, e soprattutto dobbiamo parlare dello Slammer.-
 Law e Myri trasalirono mentre osservavano Rhonda raggiungere un Jordan evidentemente sbronzo.
 -Di che diavolo parlava?- chiese Myri.
 -Non ne ho idea, ma le intenzione di Rhonda non sono mai nobili. Deve avere qualcosa in mente e dovremmo scoprire cosa prima che sia troppo tardi.-
 -Ragazzi- cominciò Phil con occhi cupi. –Mi dispiace che sia accaduto prima del tempo ma devo rivelarvi cos’ha in mente Rhonda. C’è un motivo per cui tu e Myri vi siete conosciuti, e lo Slammer è al centro di tutto.-
 -Zio Phil, ma cosa…-
 -Non qui- lo interruppe l’uomo. –Nessuno deve ascoltare ciò che vi dirò. Seguitemi.-
 Myri rimase immobile, completamente spaesata. Che voleva quella donna da lei? Perché sul piatto della discussione era finito anche il suo rapporto con Law? Dov’era nonna Olivia?
 Law le strinse la mano che ancora era nella sua. Non si erano mai separate.
 -Tranquilla, capiremo cosa sta accadendo.-
 Lei annuì cercando di fare un sorriso ma non ebbe molto successo.
 I ragazzi seguirono lo zio Phil fino all’uscita del teatro. Disse qualcosa al valletto e poco dopo un parcheggiatore portò la sua auto proprio davanti il grande portone.
 Invitò i due ragazzi a salire e una volta dentro Law non riuscì più a trattenersi.
 -Zio Phil, che diamine è questa storia?-
 L’uomo prese un respiro e cominciò a guidare per le strade della grande città.
 -E’ una lunga storia e mi serve un’altra persona per raccontarla correttamente. Tutto ciò che posso dirvi ora è che ci sarà da faticare per impedire a Rhonda di portare a termine il suo piano.-
 -Di che piano parli?- domandò Myri dal sedile posteriore.
 -Rhonda vuole lo Slammer.-
 Law spalancò gli occhi incredulo mentre il cuore di Myri si fermò del tutto per poi accelerare impazzito. Si lasciò cadere con la schiena sul sedile e vide Law volarsi nella sua direzione.
 Non ci fu bisogno di parlare, i loro occhi si compresero al volo.
 Come potevano impedire ad una donna potente come Rhonda di ottenere ciò che voleva?
 La risposta era semplice.
 Non esisteva un modo.
 Sarebbe stata un’impresa impossibile. 






|| L'Autrice ||
Scusate, ho pubblicato questo capitolo su wattpad giorni fa ed ero convinta di averlo inserito anche qui, invece vi ho lasciato a bocca asciutta. Vabbe', guardiamo il lato positivo almeno è pronto anche il capitolo 9 che pubblicherò tra poco. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, non inserisco anticipazioni dato che il 9 è già pronto, vi darò nel prossimo quelle del capitolo 10. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


 Capitolo 9

 La costosa berlina grigia di Phil Butler arrestò la proprio corsa davanti un enorme edificio antico.
 Myri scese dall’auto, seguita da Law, e riconobbe subito il luogo in cui erano approdati.
 Il Grand Hotel Butler, uno dei più famosi di tutto il paese. Celebrità, politici, note personalità scientifiche e artistiche, usualmente soggiornavano in quell’hotel. Con il suo stipendio dello Slammer non si sarebbe potuta permettere neanche un cena in un posto di quel calibro.
 -Law, indossa questo.-
 Phil porse al ragazzo un cappello elegante.
 -Alcuni membri del personale lavorano qui da decenni, qualcuno potrebbe riconoscerti. Anche se… Devo dire che senza occhiali sei quasi irriconoscibile. Un giorno, mia cara, dovrai spiegarmi dove hai trovato l’ardire di sottrarglieli. Da piccolo, non permetteva a nessuno…-
 -Zio Phil, stai divagando- lo interruppe Law bruscamente indossando il cappello.
 -La giovane quasi Ward non è riuscita ad ammorbidirti.-
 -Non ho bisogno di essere ammorbidito.-
 -Tu credi? Sembra sempre che un manico di scopa ti s’infili su per il…-
 -Adesso state divagando entrambi- intervenne Myri seria. –Voglio sapere che sta succedendo, e qui  fuori non otterrò delle risposte.-
 Phil scosse la testa.
 -Hai tutte le ragioni, mia cara. Seguitemi.-
 Per la seconda volta, nel giro di neanche un’ora, Myri e Law si ritrovarono ad affidarsi allo strambo zio Phil. Law si fidava di lui, aveva sempre avuto un buon rapporto con lo zio e aveva sempre apprezzato la sincerità dell’uomo. Se in quest’occasione gli aveva nascosto qualcosa, il ragazzo era quasi certo che ci fosse una ragione più che valida.
 Si voltò a guardare Myri. Era sempre più bella.
 Si muoveva veloce sui tacchi, il suo incedere era sicuro, e vestita in quel modo si adattava meravigliosamente all’hotel di lusso della famiglia Butler.
 Il volto, tuttavia, era teso, pregno di preoccupazione.
 Law non attese oltre. Allungò la mano afferrando quella di Myri con delicatezza. Lei sobbalzò e lo guardò sorpresa. Law raccolse tutto il suo coraggio e le sorrise nel modo più rassicurante che conosceva. Zio Phil camminava davanti a loro facendo strada, non si sarebbe accorto di quel piccolo scambio di sguardi.
 -Sta’ tranquilla- sillabò Law. –Io sono qui.-
 Myri prese un respiro e le spalle si rilassarono. In un certo qual modo, Law le aveva fatto ritrovare un minimo di calma.
 La hall dell’hotel era esattamente come Law ricordava. Grande, immensa, sfarzosa, luminosa in piena mattina come nel cuore della notte. Troppo per Law, troppo per il suo carattere introverso e per la sua voglia di semplicità. Non provò alcun moto di nostalgia quando salirono sull’ascensore che aveva utilizzato per gran parte della sua vita. Apparivano come ricordi lontani un secolo, quando Rhonda lo teneva per mano da bambino e lo riportava nelle loro stanze dopo l’ennesimo evento mondano a cui era stato costretto a partecipare. Strizzato in un vestito elegante, soffocato da una cravatta troppo stretta e con scarpe che facevano maledettamente male. La sua infanzia era stato solo quello. Apparenza, buone maniere, sorrisi anche quando di sorridere proprio non ne aveva voglia.
 Sua sorella gli aveva fatto da padre e da madre, i loro genitori erano sempre concentrati su loro stessi, sul loro matrimonio che naufragava e sugli affari e poi, a un certo punto della storia, la sua sorellona divertente si era tramutata in una di loro. Era stato allora che Law aveva preso la decisione di scappare, prima che la mutazione dei Butler colpisse anche lui. Aveva solo diciassette anni, si era appena diplomato, ma non aveva perso tempo ad andare via da quel posto. Zio Phil e Jordan lo avevano aiutato per il primo periodo dal punto di vista economico poi anche quello per Law era diventato inaccettabile e si era mantenuto agli studi con i lavori più disparati.
 Non voleva più nulla dai Butler. Si sentiva di appartenere ad un altro mondo, un mondo che lui stesso voleva creare.
 Ora, per Myri, si sarebbe rituffato in quel passato e avrebbe affrontato qualunque ostacolo. Perché Myri faceva parte di quel mondo che lui aveva creato e non poteva permettere che l’annientassero che i loro segreti e le loro manipolazioni. Non Myri.
 L’ascensore si fermò a uno dei piani alti.
 I tre avventori si diressero lungo il corridoio e alla fine Phil si arrestò davanti alla porta 7018.
 Bussò tre volte, in maniera precisa come se quel gesto fosse stato concordato in precedenza.
 La porta si aprì pochi secondi dopo.
 -Nonna?!- esclamò Myri sconvolta.
 -Phil, cosa? Perché i ragazzi sono qui?- chiese Olivia forse addirittura più sconvolta della nipote.
 Olivia Ward era impeccabile come al solito. Indossava una camicia da notte azzurro cielo e una vestaglia bianca di seta. I capelli sciolti ma pettinati alla perfezione.
 -Mi sono trovato costretto a portarli da te. Rhonda ha interferito durante il gala- disse Phil entrando nella stanza e invitando Myri e Law ad imitarlo.
 -Non possiamo più nascondere loro la verità, il momento è arrivato.-
 -Bene- asserì Olivia con sguardo malinconico. –Accomodatevi, miei cari.-
 La stanza, se così poteva essere definita, era grande almeno due volte l’appartamento di Law. Il mobilio era sontuoso, appartenente ad un epoca che Myri non riuscì a definire. Si sedette insieme a Law sul prezioso divano antico e Olivia si accomodò sulla poltrona di fronte a loro. Phil preferì versarsi un bicchiere di whisky e rimase in piedi, accanto al tavolino delle bevande.
 -Nonna, cosa sta succedendo?- l’urgenza nella voce di Myri era più che evidente.
 -Nulla di buono, tesoro mio- cominciò la nonna stringendo tra le dita il tessuto delicato della vestaglia. –Devo raccontarti una storia. Avrei preferito attendere ancora ma a quanto pare gli eventi ci sono avversi. Non credevo che Rhonda avrebbe partecipato al gala.-
 -Aveva detto di non avere il tempo per prendere parte all’evento- intervenne Phil sorseggiando con calma il liquido ambrato. –Evidentemente sperava nella tua presenza Olivia, sapeva bene che tu non avevi mai mancato al gala del Teatro Storico. Quando ci ha trovato Myriam immagino abbia provato un’immensa soddisfazione. Fortuna che ti ho nascosta qui sotto falso nome, non immaginerebbe mai che l’oggetto dei suoi desideri risiede in uno dei suoi hotel.-
 -Nonna, ti prego. Non ne posso più delle tue bugie. Dimmi la verità. Phil ha detto che Rhonda vuole lo Slammer, di che diavolo si tratta?-
 -E’ complicato- concluse Olivia e prese un respiro per trovare le parole. –Proverò a partire dal principio.-
 Myri sentiva il cuore batterle in petto, stava per esplodere. Le fu inevitabile. Prese la mano di Law e la strinse nella sua. Il contatto con la pelle del ragazzo la rilassò quasi subito e il calore di quella mano le scaldò così tanto il cuore che il rischio d’esplosione venne scongiurato.
 Olivia si lasciò andare a un lieve sorriso e cominciò a raccontare.
 -All’incirca due anni prima che tuo nonno Max morisse, Felix venne a casa nostra per parlarci. Tu avevi già sviluppato un grande interesse per lo Slammer e Felix confessò a tuo nonno che gli sarebbe piaciuto, un giorno, lasciarti il locale. Felix ti vuole bene almeno quanto te ne voleva il nonno.-
 Myri spalancò gli occhi incredula. Avere lo Slammer era il suo sogno ma non credeva che Felix avesse la volontà di lasciarglielo fin da quando era solo una bambina.
 -Purtroppo, però, ci disse anche che la situazione dello Slammer non era mai stata così critica. Per tenere in piedi l’attività aveva chiesto prestiti a chiunque e ormai le uscite superavano di gran lunga le entrate. Ci stava chiedendo aiuto per evitare che lo Slammer diventasse delle banche e che gli strozzini lo ammazzassero per vendicarsi. Ovviamente, tuo nonno non se lo fece ripetere due volte e decise di occuparsi dei conti del locale.-
 Le lacrime bussarono dietro gli occhi di Myri. Nonno Max aveva sempre creduto in lei, ci credeva a tal punto da indebitarsi lui stesso per aiutare Felix.
 -Ciononostante, le nostre finanze non ci permettevano di coprire l’intero ammontare del debito ma solo sotto il cinquanta percento.-
 -E qui sono entrato in scena io.-
 Law si voltò a guardare lo zio che cominciò a camminare lentamente su e giù per la stanza.
 -Max venne da me, pregandomi di aiutare Felix. Max ed io eravamo amici da una vita. Stessa scuola e stessa università, lo avrei aiutato senza pensarci neanche ma c’era un problema.-
 -Vuoi dire il tuo solito problema?- domandò Law con voce sospetta.
 -La tua intelligenza non mi sorprende più, Law. Sì, si tratta del mio problema con i soldi. Sai, Myri, non sono mai stato bravo a gestirli e la somma che mi chiedeva Max l’avevo già scialacquata abbondantemente in vizi che una ragazza non dovrebbe neanche conoscere. Perciò mi rivolsi a mio fratello Clifford, il padre di Law.-
 Un brivido freddo attraversò la schiena di Law. Se suo padre era stato trascinato in quella storia, di certo aveva preteso delle garanzie.
 -Cliff accettò ma in cambio fece stilare un documento in cui vennero specificate le quote di appartenenza del locale. Perciò, in questo momento, lo Slammer è di proprietà per il cinquantacinque percento della Butler Corporation, il resto appartiene ad Olivia, in quanto consorte di Max. Felix rimase solo come figura di gestore.-
 Myri rimase letteralmente a bocca aperta.
 Law scattò in piedi indignato.
 -Vuoi dire che Rhonda può rilevare lo Slammer quando le pare e piace?-
 -Assolutamente no. In tal caso lo avrebbe già fatto- intervenne Olivia. –Per quanto buono, mio marito non era stupido. Richiese che l’eventuale vendita del locale potesse avvenire solo in accordo assoluto delle due parti. In altre parole, Rhonda non può ottenere nulla senza la mia firma. Tuo padre non lo ritenne un compromesso rischioso, dato che stava solo facendo un favore al fratello e non si curò di questa clausola che in tutti questi anni ha permesso a Felix di dormire sonni tranquilli. Questo fino a quando…- La voce di Olivia si ruppe per la tensione.
 -Fino a quanto tua sorella Rhonda non ha deciso di ficcare in naso nei documenti di tuo padre- continuò Phil arrivando in soccorso di Olivia. –Ha trovato l’atto di proprietà dello Slammer e ora lo vuole. Ha perseguitato Olivia per mesi ma lei ha sempre rifiutato di venderle le sue quote dello Slammer.-
 Law lanciò uno sguardo a Myri. Era seduta immobile e fissava un punto indefinito del costoso tappeto persiano davanti a lei.
 Gli si strinse il cuore. Lei non doveva soffrire, lui non lo avrebbe permesso.
 -Non capisco- disse Law passandosi una mano sugli occhi. –Perché Rhonda vuole a tutti i costi lo Slammer? Con il capitale della Butler Corporation ne potrebbe costruire e comprare a centinaia di posti come quello.-
 Phil si versò altre due dita di whisky e tornò a guardare il nipote che lo fissava in attesa.
 -Rhonda ha due motivi per desiderare così tanto lo Slammer. Il primo di carattere finanziario e il secondo di carattere personale. Cominciamo dal motivo meno traumatizzante: la Butler ha deciso da tempo di creare una propria catena di caffetterie con il marchio della società, una sorta di Starbucks per intenderci.-
 Tutti lo ascoltavano in religioso silenzio.
 -Durante alcune riunioni del consiglio, si è stabilito che sarebbe stato più vantaggioso rilevare attività già esistenti in posti strategici, piuttosto che creare il tutto dal nulla. Ovviamente, quando ha scoperto dello Slammer ha visto la cosa volgersi nettamente a suo vantaggio.-
 Myri era incredula. Una caffetteria in stile Starbucks al posto del suo locale preferito, al posto del locale che era stata la sua culla e il suo rifugio. Strinse la stoffa del vestito tra le mani per evitare di scoppiare a piangere. Mai si era sentita così distrutta, mai la sconfitta le aveva lacerato in cuore a tal punto.
 Alzò gli occhi e incontrò quelli dolci di nonna Olivia. Non la calmarono quanto il contatto con Law ma perlomeno era certa di avere sempre lei dalla sua parte.
 -Non ci posso credere… Tipico dei Butler- mormorò Law. –E quale sarebbe il motivo personale?-
 Lo zio Phil prese un respiro profondo.
 -Questo non ti piacerà per niente, Law.-
 -Continua- fu la secca risposta.
 -Okay- un altro sorso di whisky. –Inutile girarci intorno. Sei al corrente delle numerose scappatelle di tuo padre, giusto?-
 Law annuì confuso.
 -Dopo aver saldato i debiti di Felix, Clifford divenne una specie di frequentatore abituale dello Slammer. Fece amicizia con Max e dopo la sua morte smise di frequentarlo ma in quei due anni aveva utilizzato il locale per stare in santa pace con le sue amichette, lontano da occhi indiscreti. Rhonda lo ha scoperto chiedendo a vostra madre Jacklyn informazioni riguardo quella proprietà di cui non conosceva l’esistenza. Tua madre era stanca di sembrare fredda agli occhi di tua sorella, le ha confessato tutte le pene nei suoi anni di matrimonio con Cliff.-
 Law spalancò gli occhi e lo zio ne comprese subito il motivo.
 -Comprendi ora la ragione personale, e forse principale, che la sta spingendo a desiderare la fine dello Slammer?-
 Il ragazzo annuì.
 -Rhonda non sapeva dei tradimenti di nostro padre. Ancora oggi credevo che ne fosse del tutto all’oscuro. Perché lei…-
 -Non lo avrebbe sopportato- concluse Phil.
 Nella mente di Law tutto si fece subito chiaro. Non era del tutto una questione di affari, anzi gli affari non c’entravano proprio un bel niente. Clifford Butler era sempre stato un esempio per la figlia maggiore, un eroe e un mentore. Le aveva insegnato ad essere corretta e leale, a creare i propri affari su basi solide e sincere. Rhonda amava il padre, lo adorava come nessun altro. Per questo Law non le aveva mai rivelato la verità, neanche quando lei le faceva da genitore ed erano in sintonia. Rhonda idolatrava Clifford e non voleva rovinare l’immagine che lei aveva del padre.
 -Per Rhonda deve essere stato tremendo scoprire che genere di uomo fosse il padre- zio Phil scolò il secondo bicchiere.
 -E ora, si sta vendicando sullo Slammer- continuò Law. –La conosco. Non può prendersela con nostro padre, non lo farebbe mai. Ma esige la sua vendetta, e smantellare quel posto… Crede che sia l’unico modo per trovare sollievo, per avere giustizia.-
 Phil annuì.
 -Quindi è per questo…- il puzzle nella mente di Law si ricompose all’improvviso. –Tu. Sei stato tu a trovare l’annuncio dell’appartamento di Olivia. Me lo hai consigliato.-
 Myri alzò di scatto la testa e vide la figura di Law tendersi di rabbia. Il corpo dell’amico s’irrigidì, non l’aveva mai visto così furioso.
 -Tu sapevi già da prima quello che stava accadendo. Mi hai portato a prendere quell’appartamento. Perché? Perché mi hai coinvolto?-
 -E’ stata colpa mia- intervenne Olivia alzandosi in piedi con fare elegante ma comprensivo. –Lo Slammer è sempre stato tutto per Max e Myri. Tua sorella mi ha pressato in ogni modo, ha tediato Felix perché mi convincesse, lo ha persino minacciato. Non avevo idea di cosa fare e fino a quando non ho realizzato che l’unico a potermi aiutare era Phil. Lui mi ha parlato di te, mi ha detto quanto tua sorella ti voglia bene e che forse eri l’unico a poterla convincere.-
 Law sbatté le palpebre. Si sentiva come se si stesse risvegliando da un sogno agitato. Non un incubo ma di certo ci andava vicino.
 -Mi dispiace, Law- mormorò Phil. –Sapevo benissimo che senza una valida motivazione non ti saresti mosso per lo Slammer. Mi avresti cacciato a calci se ti avessi parlato di questa storia, per questo io e Olivia abbiamo pensato che magari…-
 -Non posso crederci- lo bloccò Law. –Tu… Voi! Era tutto calcolato, non è vero? Io dovevo innam… Interessarmi a Myri in modo da sposare la sua causa senza fare storie.-
 Myri si alzò in piedi di scatto.
 -Cosa?!- esclamò.
 Non era possibile. L’amicizia con Law era stata manovrata fin dal principio da Olivia e Phil. Law era stato coinvolto in quella storia perché l’aiutasse ad ottenere lo Slammer. Quella era la verità? Le basi del loro rapporto erano state costruite con l’inganno.
 -E’ così- ammise Olivia. –Tuo zio mi ha parlato di te, mi ha detto del tuo carattere risoluto, della tua serietà e perciò non ho potuto fare a meno di pensare a Myri. Lei era come te, lei ti avrebbe capito e coinvolto nel suo sogno. Myri era l’unica a poter convincere te, come tu sei l’unico che potrebbe far ragionare Rhonda e farla tornare sui suoi passi.-
 -Nonna!- esclamò Myri risentita. –Come cazzo ti è saltato in testa? Farci questo… Pensi che i rapporti siano un gioco? Ma che razza di teatrino avete messo su?! Non voglio lo Slammer al punto di manovrare un mio amico.-
 Calò il silenzio. Olivia abbassò lo sguardo e Phil le si avvicinò per darle coraggio.
 -Mi dispiace, tesoro. Ma tu non conosci quella donna, il potere che riesce ad esercitare. Dovevamo fare in modo che tu avessi la migliore arma dalla tua parte.-
 -Non in questo modo!- replicò la ragazza. –Così è davvero squallido!-
 Law chiuse gli occhi per un istante.
 Non sapeva che fare. Ciò che sapeva si limitava ad un solo fatto: in qualche modo, a un certo punto, i suoi sentimenti per Myri erano venuti a galla e ora doveva farci i conti. Lui poteva aiutarla e lo avrebbe fatto.
 -Dammi le chiavi!- ordinò rivolto allo zio.
 -Cosa?-
 -Dammi le chiavi di quella fottuta automobile!-
 Lo zio era talmente sorpreso dal modo in cui il nipote si era rivolto a lui che mise meccanicamente la mano in tasca e gli porse ciò che lui aveva chiesto.
 -Law…- mormorò Myri sorpresa.
 Voleva andare via. Di sicuro quella storia lo aveva sconvolto e adesso anche la loro amicizia sarebbe finita.
 -Aspettami qui- disse lui guardandola finalmente negli occhi. Lei vi scorse pura rabbia e il cuore le diede una fitta dolorosa. Lo stava perdendo.
 Law uscì dalla stanza indossando di nuovo il cappello dello zio.
 Non poteva perderlo. Non lo avrebbe permesso.
 -Myri- cominciò Olivia, ma lei non la sentì. Corse fuori dalla stanza e davanti l’ascensore vide Law.
 -Aspetta!- esclamò correndogli incontro. Quando lo raggiunse lo guardò dritto negli occhi.
 -Mi dispiace. Mi dispiace tanto per quello che sta succedendo. Capisco che tu voglia dissociarti da tutto questo. Hai cercato di staccarti dalla tua famiglia e per colpa mia, per poco, non sei ricascato nella spirale di trame e segreti. E’ tutta colpa mia! Lo so, ma non te ne andare. Non voglio che la nostra amicizia finisca. Io… non…-
 Fu quando Law le posò la mano sulla guancia che Myri si rese conto delle lacrime che le scivolavano lente fino al mento. Lui passò il pollice sotto l’occhio per asciugare quel liquido colmo di paura.
 -Myri, non fare la bambina- disse con un debole sorriso. –Non ho intenzione di abbandonarti.-
 Lei spalancò gli occhi incredula mentre il cuore le batteva contro le costole.
 -Vado solo a parlare con mia sorella. Questa storia deve finire e se posso aiutarti in qualche modo, lo farò. La convincerò, la minaccerò e la picchierò se sarà necessario. La Slammer è tuo, lo è sempre stato.-
 Le lacrime aumentarono ma questa volta non era il dolore ad inondarle, era qualcosa di completamente diverso.
 Gli occhi scuri di Law le accarezzarono il volto e d’improvviso si senti avvampare. Quegli occhi erano dolci e sinceri, quegli occhi volevano proteggerla.
 -Vengo con te- mormorò lei.
 -No, devo pensarci io. Resta qui con tua nonna. Appena avrò parlato con Rhonda tornerò da te e ce ne andremo a casa ad ubriacarci.-
 Le fece un occhiolino divertito e le porte dell’ascensore si aprirono.
 -Ora devo andare. Ti prometto che sistemerò tutto.-
 Le lasciò un lieve bacio sulla guancia ed entrò in ascensore.
 Myri non lo perse di vista sino a quando le porte automatiche non le si chiusero davanti.
 Rimase lì, con quelle lacrime che le rigavano ancora il volto. Quelle lacrime che ancora non riusciva a tradurre o, forse, le aveva solo tenute nascoste per non ammettere con se stessa ciò che le stava accadendo.
 In pochi giorni. In pochi attimi. In pochi sguardi.
 In così poco c’era tutto.
 Law era tutto.
 Era pronto a lottare per lei, era pronto a proteggerla.
 E lei, Myriam Jackson, era pronta ad ammettere i suoi sentimenti. Amicizia? Attrazione fisica? No, il cuore non batteva in quel modo solo per emozioni del genere. Il suo cuore era innamorato e il suo cervello lo stava appena elaborando.
 Law.
 Non era un amico.
 Non lo era mai stato.
 Era entrato nel suo cuore malandato e lo aveva aggiustato. Ora batteva di nuovo e le fece capire quanto fosse stata cieca. La paura di soffrire di nuovo la stava per precludere la gioia di amare ancora.
 Lei amava Law, era sempre stato così.






|| L'Autrice ||
Eccomi di nuovo. 
Allora, piaciuto il capitolo delle rivelazioni?
Tutti i nodi sono venuti al pettine e finalmente si è capito come mai Olivia fosse sparita nel nulla. Diciamo che avevo intenzione di creare una trama un po' più intrecciata rispetto al solito. I protagonisti se la dovranno vedere con la spietata Rhonda (poi vedremo sino a che punto possa essere spietata, aspettatevi di tutto da lei). Myri ha chiarito i suoi sentimenti, vedremo come si evolverà il suo rapporto con Law. 
Anticipazioni: nel prossimo capitolo sia avrà l'incontro/scontro tra Law e Rhonda. Non escludo che sempre nel prossimo capitolo, si possa avere qualche evoluzione tra Law e Myri. Ma se non avverrà nel 10 probabilmente lo leggerete in quello successivo. 
Ringrazio tutti per le letture e spero di tornare presto con un altro capitolo. 

Un abbraccio

Francesca
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


  Capitolo 10

 Law arrestò l’auto davanti al Teatro Storico.
 Aveva guidato ininterrottamente ad una velocità che non avrebbe mai pensato neanche di sfiorare. L’adrenalina in circolo gli aveva provocato un fiatone incontrollabile e il cuore batteva forte, voleva spiccare il volo fuori dal petto.
 Era a dir poco furioso.
 Era incredulo. Sua sorella, doveva farla ragionare e Myri… be’ prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche lei. L’aveva accarezzata, l’aveva baciata sulla guancia. L’adrenalina aveva agito al suo posto o piuttosto gli aveva donato quel coraggio che gli era sempre mancato per mettersi in gioco. Senza contare che per un attimo aveva rischiato di tradirsi. Per poco, davvero poco, non aveva detto davanti a tutti nella stanza di quell’hotel che il piano di Phil e Olivia lo aveva condotto ad innamorarsi di Myri.
 Posò le mani sul volante e ci sbatté la fronte con forza.
 Conosceva fin troppo bene sua sorella Rhonda. Phil lo aveva ritenuto la persona adatta per convincerla a fare inversione di marcia ma lui non era certo di riuscire nell’intento. Rhonda era identica a Clifford Butler: tenace, distruttiva, sempre con la risposta pronta. Non aveva idea di come portarla a ragionare.
 D’improvviso il volto di Myri apparve dietro i suoi occhi, nel buio dei dubbi che governavano la mente.
 Alzò la testa di scatto.
 Non era mai stato coraggioso, ogni sua azione era sempre stata dettata dalla paura. La paura di non essere accettato, la paura di diventare come tutti gli altri Butler, la paura di non essere amato.
 Si guardò nello specchietto retrovisore.
 Questa volta non avrebbe avuto paura, lo doveva a Myri, al modo in cui lo aveva accettato da subito, ai suoi occhi verdi che contornati dalle lacrime perdevano la loro luce meravigliosa.
 Lo avrebbe fatto per lei. Solo per lei. Non voleva più vederla piangere.
 Un paio di colpi sul finestrino lo fecero sobbalzare. Quando si voltò a vedere notò il sorriso del parcheggiatore che gli faceva cenno di abbassare il vetro.
 Law fece un mezzo giro di chiave e premette il tasto. L’aria fresca della sera lo investì donandogli qualche brivido ma anche una piacevole sensazione di pace.
 -Mi scusi, signore. E’ invitato all’evento? Perché altrimenti le devo chiedere di spostare l’auto, non è permesso sostare davanti l’ingresso.-
 -Chiedo perdono. Sono venuto prima in compagnia di Myriam Jackson.-
 Il parcheggiatore lo guardò bene e poi sembrò ricordare.
 -Certo, la signorina della famiglia Ward. Vi ho visto correre via poco tempo fa con il signor Butler.-
 -Sì… ehm…- esitò, non era bravo ad inventare scuse improvvisate. Fortunatamente ebbe un lampo di genio. –La signorina ha avuto un mancamento mentre eravamo in sala, abbiamo pensato di riaccompagnarla a casa ma il signor Butler mi ha chiesto di tornare qui.-
 Chiarita la faccenda, Law porse al parcheggiatore le chiavi dell’auto e si diresse verso il grande portone spalancato del teatro. Uno dei valletti lo riconobbe come accompagnatore di Myri e gli permise di passare senza intoppi.
 Una volta dentro, Law tornò nella sala dove avevano incontrato Rhonda ma non vi era traccia della sorella. Domandò di lei ad un paio d’invitati e gli rivelarono che la signora Butler aveva trascinato il fratello fuori dalla sala prima che potesse parlare al microfono.
 -Ho sentito dire- cominciò una signora anziana in evidente sovrappeso e strizzata in un costoso abito di Armani, -che il signor Jordan stava per esibirsi in una serenata per la moglie del curatore. Non mi sorprenderebbe se i due fossero amanti, la gentildonna in questione è famosa per la sua discutibile fedeltà nei confronti del marito.-
 Law ringraziò per il chiarimento, non richiesto, e cominciò a vagare per i corridoi del teatro alla ricerca dei suoi fratelli.
 Non impiegò molto a trovarli. Passando davanti a una pesante porta sentì distintamente la voce infuriata di Rhonda.
 -E’ sposata, Jordan!- urlava. –Come diavolo ti è saltato in mente? Per poco non hai infangato il nome dei Butler! Dovresti solo vergognarti.-
 -Dora e io ci amiamo, Rhonda. Non puoi impedirmi di esprimere il mio sentimento- la voce di Jordan era alterata dall’alcol. –L’amore non ha confini.-
 -Dacci un taglio! Eri innamorato anche della moglie del senatore Williams e sai bene com’è finita! Tu e Law vi siete messi d’accordo per farmi morire d’infarto. I Butler non hanno mai avuto eredi più scellerati di voi…-
 A quel punto Law smise di esitare. Spalancò la porta e gli sembrò di essere scaraventato nel passato. I suoi fratelli erano più vecchi ma discussioni del genere si erano sempre svolte nello stesso identico modo. Jordan seduto sul divano a bere e Rhonda in piedi davanti a lui a fumare una sigaretta, per calmarsi diceva lei. La stanza era un ufficio, a chi appartenesse non era dato saperlo.
 -Noi siamo gli scellerati mentre tu sei la Butler perfetta, i miei più sentiti complimenti, Rhonda. Sei l’erede che papà ha sempre desiderato.-
 Un lampo azzurro ghiaccio colpì gli occhi di Law. Quel riferimento al padre, il ragazzo sapeva di toccare un nervo scoperto ma aveva bisogno che Rhonda si rendesse conto di quanto il suo comportamento fosse inaccettabile.
 -Ecco l’altro ragazzino- esclamò Rhonda scoppiando a ridere. –A volte mi chiedo che male ho fatto per non essere figlia unica.-
 Le rughe di Rhonda erano state prontamente nascoste sotto un pesante strato di fondotinta, ma Law sapeva che la sorella aveva superato i quaranta ormai da un po’, probabilmente presto sarebbe ricorsa alla chirurgia plastica.
 -Non avrai lo Slammer, Rhonda. Puoi anche scordartelo.-
 Lei aggrottò la fronte risoluta. Non tradiva neanche un segno di cedimento.
 -E’ tutto deciso, Law. Farai meglio a non intrometterti.-
 -Perché? Altrimenti che quale sarà la mia punizione? Mi toglierai le quote della Butler!? Puoi tenerteli i tuoi soldi, non me ne faccio nulla.-
 -Come abbiamo ampiamente capito- rispose lei piccata. –Sei solo un moccioso impertinente e ingrato. Non manderò a monte il mio progetto perché ti sei preso una cotta per quella sciacquetta. Papà sarà contento di sapere che sei più simile a lui di quanto tutti pensassimo.-
 Law spalancò gli occhi incredulo.
 -Lo hai tanto denigrato ma alla fine basta che un bel fondoschiena di sculetti davanti e perdi la ragione!-
 -E’ mia amica!-
 -Non è un mio problema. Si tratta di affari e i bastoni tra le ruote non mi sono mai piaciuti.-
 Law buttò un occhio al fratello Jordan. Di solito lui lo aveva sempre supportato in situazioni del genere ma era troppo ubriaco per seguire il discorso. Era intento ad osservare il liquido roteare all’interno del suo bicchiere con aria assorta.
 -Rhonda, forse ti sfugge il punto- continuò lui conciso. –Gli affari non sono tutto, la vendetta non è tutto. Lo Slammer è il sogno di Myri e né io né tantomeno Olivia Ward ce ne staremo a guardare mentre tu metti su una battaglia priva di senso. Rileva un altro locale, la città è piena di zeppa di posti migliori dello Slammer.-
 -Già, ma io voglio quello!-
 -Con te non si può ragionare.-
 -Neanche con te, piccolo Law- ribatté lei piccata. –Da quanto conosci quella ragazza? Un paio di settimane? Forse di più? Ti ha manipolato e adesso ti costringe a metterti contro la tua famiglia.-
 -Non è colpa di Myri. Mi sono allontanato da voi anni fa ed è stata la scelta migliore che io abbia mai preso. Guardati allo specchio e chiediti perché io sia scappato via.-
 -Sei solo un ragazzino.-
 -E tu uno squalo senz’anima!-
 Niente. Le loro discussioni negli ultimi anni terminavano sempre in quel modo, tra insulti e parole perfide che rinfacciavano il loro odio reciproco. La sorella che aveva conosciuto da bambino era ormai scomparsa, Law dovette ammetterlo con una fitta dolorosa al petto.
 -Myri si è impegnata al massimo per rilevare lo Slammer, ci sta mettendo tutta se stessa. Abbi un minimo di rispetto per il lavoro altrui, Rhonda. Abbi un po’ di giudizio.-
 -Come te lo devo dire? Di quella troietta non me ne importa nulla!-
 -Chiamala ancora una volta così, Rhonda, e giuro che non mi rivedrai mai più!-
 Rhonda stava per rispondere quando un paio di colpetti di tosse attirarono l’attenzione dei due litiganti.
 -Vuoi dire qualcosa, Jordan?- chiese la donna scettica.
 Jordan si alzò in piedi barcollando. Proprio come Law, anche il fratello aveva preso i tratti del volto dalla madre, al contrario di Rhonda che era la fotocopia del padre. Era alto, con i capelli e gli occhi delle stesso colore di quelli di Law. Il viso era più asciutto e squadrato rispetto al fratello e gli anni dedicati all’alcol gli avevano gonfiato leggermente la pancia. Anche il principio di stempiatura era ormai piuttosto evidente.
 -Scommettiamo!-
 Rhonda alzò gli occhi al cielo.
 -L’ippodromo è chiuso, Jordan! Possibile che pensi solo a quelli stupidi cavalli!-
 -Non hai capito- continuò lui mandando giù il drink tutto d’un fiato. –Scommettiamo sulla troietta.-
 -Come scusa?- chiese Law sconcertato. –Almeno tu, Jordan, chiamala con il suo nome!-
 -Andiamo, ragazzi! I Butler sono famosi per la passione del gioco d’azzardo. Il nonno ha creato il nostro impero con una catena di casinò, ce l’abbiamo nel sangue. Stare qui a discutere non vi porterà a nulla. Dato che la troiet… Myri… si è tanto impegnata, lasciamo che sia lei stessa a stabilire la sua sorte.-
 -Sei più ubriaco di quanto pensassi- Rhonda scosse la testa esasperata.
 -Ascoltatemi, è geniale!- Jordan sorrise compiaciuto. –Che evento ci sarà in hotel sabato?-
 Rhonda strabuzzò gli occhi.
 -No, Jordan. Non toccare la sfilata di Salvo Lombardo!-
 -E’ perfetto!-
 Law continuava a non capire dove volesse arrivare il fratello. Lo guardava confuso e lui si limitava a sorridere.
 -Quella gente ha classe, gusto e soprattutto beve cocktail complessi e raffinati. Lascia che Myri si occupi del bar per l’evento. Se supererà la prova le lascerai lo Slanker…-
 -Slammer…-
 -Vabbe’ quello che è. In caso contrario, la ragazza dovrà cederti la sua quota senza protestare.-
 Rhonda aggrottò la fronte pensierosa. Conosceva bene quegli eventi. Gli invitati avrebbero avuto voglia di bere e divertirsi prima, durante e dopo la sfilata. Myriam Jackson sarebbe stata sommersa da richieste assurde, da cocktail europei che neanche aveva mai sentito nominare, da gente che le avrebbe gettato il bicchiere in faccia se non si fosse ritenuta soddisfatta.
 Avrebbe vinto facilmente. Lo Slammer era a portata di mano.
 -Okay!- quella parola uscì dalla bocca di Law. I fratelli lo guardarono sorpresi.
 -Non sai nemmeno se la sciacquetta accetterà- Rhonda scoppiò a ridere. –Non dovresti consultarti con lei prima?-
 -Non ne ho bisogno- concluse Law con sicurezza. –Se questo è l’unico modo per avere lo Slammer… Myri non avrà problemi a portare a termine la serata.-
 -Bene, allora. Voglio essere clemente. Le concedo un massimo di tre drink- continuò Rhonda soddisfatta. –Se torneranno indietro più di tre drink avrà perso la scommessa e quella vecchia incartapecorita di Olivia Ward dovrà cedermi tutte le quote dello Slammer.-
 Porse la mano al fratello.
 Law fissò quelle dita sottili e affusolate, improvvisamente gli parvero troppo simili a lame taglienti.
 Un patto col diavolo gli avrebbe creato meno dubbi, eppure sapeva di dover avere fiducia in Myri. Rhonda era avida, e quasi malvagia, il destino non le avrebbe permesso di vincere. Inoltre, Myri aveva una settimana per prepararsi, lui e Felix l’avrebbero aiutata. Law non era un esperto nella preparazione dei cocktail ma aveva vissuto nel mondo del Butler Grand Hotel per tutta la vita. Conosceva quegli eventi, sapeva come Myri avrebbe dovuto porsi con gli invitati e conosceva a memoria i nomi di tutti i drink preferiti da quella gente.
 Al resto dell’addestramento ci avrebbe pensato Felix.
 Non vi erano altre soluzioni, non esisteva altro modo per costringere Rhonda a mollare la presa sullo Slammer.
 Strinse la mano della sorella.
 -Piccolo Law, sai che potresti pentirti di questa scelta, vero? Quando Myriam perderà ti odierà a tal punto da mandarti via a calci nel…-
 -Non lo farà, lei non è te- concluse Law con astio.
 La sorella gli lasciò la mano e lo guardò per qualche istante.
 -Lo ripeto, sei più simile a papà di quanto credi.-
 Law sorrise divertito.
 -Non m’importa quello che pensi tu. Conosco molto più Myri di quanto sappia della persona che ho davanti adesso. La sorella che ho avuto accanto per anni ormai è morta, ed è solo colpa tua.-
 I due si fissarono negli occhi per diversi istanti. Occhi così diversi eppure che in passato erano stati talmente simili da eguagliarsi.
 -Tra un paio di giorni ti farò avere l’accordo scritto dall’avvocato.-
 -Vuoi addirittura scomodare un avvocato?-
 -Le promesse dei Butler sono sempre state opinabili, preferisco mettere tutto per iscritto. Ciò che voglio deve diventare mio e non voglio che tu e lo zio Phil vi inventiate qualche acrobazia per non darmi ciò che mi spetta.-
 -Sei sicura di vincere.-
 -Quella ragazzina è inesperta, l’ho fatta seguire in questi mesi, non ha possibilità di uscire viva da una serata di quel tipo.-
 -Dato che sei così sicura, fai inserire una clausola nel contratto. Myri potrà venire almeno una volta al bar dell’hotel per esercitarsi.-
 Law doveva ottenere almeno quel piccolo vantaggio. Per Myri sarebbe stato un incubo muoversi dieto un bancone che neanche conosceva. Doveva studiarlo prima dell’evento.
 -Nessun problema. Non vedo come questo possa cambiare la situazione.-
 -Visto, miei cari?- esclamò Jordan posando le braccia intorno alle spalle dei fratelli. –I Butler riescono a risolvere tutto con le scommesse, l’ho sempre detto io.-
 -Sì, grazie Jordan- mormorò Law liberandosi dalla presa.
 L’unica cosa a cui riusciva a pensare era tornare da Myri. Probabilmente all’inizio avrebbe voluto ucciderlo ma poi avrebbe capito. Sì, avrebbe compreso che quello che era l’unico modo per spuntarla con Rhonda. Law aveva fiducia nelle capacità di Myri, lui era certo che lei avrebbe vinto.
 -Ci vediamo sabato- concluse voltando le spalle a coloro che un tempo erano stati la sua famiglia.
 -Conterò i secondi- ribatté Rhonda divertita.
 Law si chiuse la porta alle spalle e sentì che i due tornavano a discutere della scampata figuraccia di Jordan con il curatore.
 Abbassò le palpebre e prese un respiro profondo.
 Myri.
 Voleva tornare da lei. Voleva abbracciarla e confortarla. Voleva farle forza e infonderle tutto il coraggio di cui aveva bisogno.
 Lei avrebbe vinto.
 Lui avrebbe aiutato la sua amica.
 Nonostante il cuore lo portasse ad amarla, lo Slammer era più importante. Niente più pensieri romantici su di lei, doveva solo aiutarla e restarle accanto sino a quando lei avrebbe avuto necessità.
 L’amicizia era questo.
 O, forse… anche l’amore era questo.
 
  
 || L'Autrice ||

Questa volta non vi ho fatto aspettare troppo per un nuovo capitolo. ahahahah Mi scuso se avete trovato degli errori, l'ho scritto tutto in un paio d'ore e l'ho riletto una sola volta, qualcosa di sicuro mi è sfuggito.
 
Anticipazioni: ci sarà un dialogo molto interessante tra nonna Olivia e Myri, in più Law le dovrà dire della scommessa. Staremo a vedere come reagirà. Non escludo che tra i due potrebbe accadere qualcosa nel prossimo capitolo, o al massimo in quello successivo. 

Bene, spero che questo capitolo vi abbia soddisfatto e cercherò di tornare al più presto con il prossimo ;)

Un abbraccio

Francesca V. Capone  

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11

-Myri, calmati. Così consumerai il tappeto.-
 La ragazza lanciò un’occhiata raggelante in direzione di Olivia. Era da più di un’ora che Law se n’era andato per parlare con sua sorella Rhonda e Myri non si era fermata un attimo. Nell’unico tentativo di sedersi aveva continuato a sistemarsi sulla poltrona. Era inquieta, nervosa, perciò ci aveva rinunciato e aveva ricominciato a camminare su e giù per la stanza. Le scarpe col tacco abbandonate in un angolo e l’acconciatura completamente sfatta.
 -Calmarmi? Calmati, dice lei- alzò gli occhi al cielo. –Rischio di perdere lo Slammer, Law si trova nella tana di quella leonessa assassina e tu mi hai mentito per settimane, perché cavolo dovrei calmarmi, nonna?-
 -Tu non sei sola, Law non è solo, e per averti mentito sono mortificata ma non avevo altro modo. Tu non avresti mai accettato di manipolare Law.-
 -Hai detto bene, non lo avrei mai accettato. Adesso rischia persino di peggiorare i rapporti con la sua famiglia a causa mia…-
 -Ah, per quello non devi preoccuparti- intervenne Phil con un sorriso ironico. –Sono ai ferri corti da anni, Law non è straziato dal fatto di dover discutere con Rhonda, ormai è una prassi.-
 Olivia si alzò in piedi e prese la nipote per mano.
 -Vieni a sederti qui con me, cara. Hai bisogno di respirare un secondo.-
 Myri guardò gli occhi gentili di Olivia lasciandosi convincere.
 Una volta accomodate sul divano la nonna l’accarezzò con il suo dolce sorriso.
 -La verità è che speravo di non doverti coinvolgere, Myri- cominciò Olivia con voce stanca. –Non credevo che Rhonda fosse così tenace sulla questione, quella donna è una vera palla al piede. Mi dispiace che le cose siano andate così ma non c’era altro modo. L’ho detto e l’ho ridetto ma è quello che penso davvero.-
 Myri abbassò lo sguardo.
 -Law sistemerà tutto, Olivia- disse Phil. –Troverà un modo, lo ha sempre fatto con Rhonda.-
 -Sono mortificata di averlo coinvolto, e anche Rachel… Io…-
 -Rachel?- chiese Myri stupita. –Cosa c’entra Rachel?-
 Questo era troppo, persino la sua migliore amica si era ritrovata preda di quella trama.
 Olivia si affrettò a spiegare.
 -Avevo bisogno che qualcuno vi facesse avvicinare dato che io dovevo nascondermi. Non ho spiegato a Rachel tutti i dettagli ma lei si è fidata di me. Lei ha instillato in Law l’interesse per te.-
 -Nonna! Accidenti!- esclamò Myri furiosa. –Il mio piano era di far finire i miei due amici insieme, Rachel doveva innamorarsi di Law.-
 -Be’ in quanto a piani segreti sei una schiappa, tesoro. Sia Law che Rachel avevano ampiamente capito le tue intenzioni e non si sono lasciati ingannare.-
 -Ci stavo ancora lavorando, loro…-
 -Myri, Law ha raccontato a Rachel del bacio. Quel bacio che tu fingi di aver dimenticato, tuttavia entrambe sappiamo che hai mentito.-
 La ragazza spalancò gli occhi incredula mentre il cuore le batteva nel petto veloce come non mai
 -Cosa? Come?- 
 -Lui si è confidato con lei, non dico che le abbia chiesto dei consigli ma di certo si è sfogato con colei che tu avevi predestinato a lui. Tesoro, non sei tu l’amica di Law ma Rachel.-
 Le palpebre di Myri si muovevano veloci come se in quel modo riuscisse a vedere meglio la situazione.
 -E quindi io cosa sarei per lui?-
 Olivia si aprì in un sorriso accennato, aveva il timore che la nipote fuggisse una volta appresa l’ovvia notizia.
 Le posò una mano sul ginocchio e non perse mai i suoi occhi.
 -Rachel ne è certa, lui prova decisamente qualcosa per te. E se non ti bastasse l’istinto della tua amica ti posso confermare che è stato lui stesso a dirlo. Sai quanto possa essere insistente Rachel, e durante una serata in cui lavoravi con Connor, Law ha avuto un evidente attacco di gelosia e ha confessato di essere cotto di te.-
 Myri era sempre più sconvolta. Aveva notato l’interesse di Law nei suoi confronti ma non credeva che lui provasse un sentimento così forte da dimostrarlo con Rachel. Non era il tipo che esternava con altri i suoi pensieri e invece con Rachel lo aveva fatto.
 -Inoltre, sono certa che anche tu provi lo stesso sentimento, altrimenti non avresti finto di dimenticare quel bacio.-
 La ragazza sbiancò.
 Ancora una volta il cuore accelerò. Le sembrava che tutti sapessero ogni cosa, tranne lei.
 -Ti conosco, tesoro, se Law fosse stato solo un amico il giorno dopo avresti scherzato con lui riguardo quel bacio, lo avresti persino preso in giro. Invece, hai taciuto, non lo hai detto neanche a Rachel. Questo vuol dire che tu sei…-
 Innamorata di lui, concluse Myri nella mente e proprio in quell’istante la porta si spalancò.
 Appena si voltò vide gli occhi che stava aspettando.
 -Law!-
 Scattò in piedi e corse verso di lui fiondandosi tra le sue braccia.
 -Ero in pensiero- disse contro il suo petto.
 Law era rimasto sorpreso per l’abbraccio ma quando si ridestò la strinse tra le braccia.
 -Tranquilla, mia sorella è una vipera ma non mi aspettava con un fucile carico.-
 Lei rise piano senza spostarsi di un millimetro. Aveva bisogno di sentire l’abbraccio di Law, aveva bisogno che quelle braccia la proteggessero per trovare la forza di difendere anche lui dalla ragnatela in cui li avevano intrappolati.
 -Dimmi che hai risolto qualcosa, Law- cominciò Olivia con voce preoccupata.
 Law strinse ancora di più Myri a sé e le accarezzò i capelli.
 Aveva bisogno di sentirla, ava bisogno di stringerla, e soprattutto aveva bisogno di dare la notizia senza che lei lo fissasse con i suoi enormi occhi verdi.
 -Ho stretto un accordo, una specie di scommessa.-
 -Oh, per l’amor del cielo!- esclamò Phil stranito. –Noi Butler non ci smentiamo mai.-
 -Che scommessa?- chiese Myri continuando a tenere il viso premuto contro il petto di Law. Poteva sentire il battito calmo del suo cuore, e le piaceva.
 Law raccontò brevemente ciò che era accaduto nella stanza, specificando che l’idea della scommessa era nata da Jordan. Quando ebbe finito calò un silenzio pregno di tensione.
 Myri era ancora avvinghiata a lui, e cercava di respirare nel modo più regolare possibile.
 Law posò il mento sulla sua fronte e alla fine trovò il coraggio per lasciarle un bacio tra i capelli.
 -Parlami, ti prego. Dimmi che non vuoi cacciarmi a calci per aver accettato la scommessa.-
 Lei alzò lentamente la testa e i loro occhi s’incontrarono. Il cuore di Law si attivò prima che potesse controllarlo. Quegli occhi lo facevano impazzire, lo rendevano incapace di intendere e di volere.
 -Era l’unica soluzione?- il viso di lei non tradì alcuna emozione.
 -Sì, non c’era altro modo. Rhonda vuole distruggere te e lo Slammer, l’unico motivo per cui ha accettato è… E’ perché lei è certa di vincere. Ma io ti conosco, so che puoi farcela proprio perché non hai altra possibilità. Sei determinata, lo Slammer è il tuo sogno e per aiutarti ad ottenerlo farei di tutto, e mi dispiace di aver trovato solo questa soluzione. Io avrei voluto…-
 Myri posò le dita sulla bocca di Law per invitarlo a tacere. Lui la guardò confuso mentre le mani erano ancora sulla schiena fasciata dalla morbida stoffa dell’abito color vinaccio.
 -Va bene, m’impegnerò e vincerò la scommessa. Tu hai già fatto tanto, adesso tocca a me.-
 -Telefono subito a Felix!- esclamò Olivia preoccupata. –Deve prepararti a partire da domani! Non possiamo perdere tempo!-
 Law si perse completamente negli occhi di Myri. Lo stava guardando con un misto di gratitudine e ammirazione, uno guardo che non gli aveva mai riservato.
 -Te l’ho detto- mormorò Myri con un sorriso. –Tu puoi fidarti di me perché io so di potermi fidare di te. Ormai è l’unica cosa di cui sono certa.-
 -Sì, ma… Tu mi stai guardando in modo strano- sussurrò Law. Quando zio Phil scoppiò a ridere capì che il sussurro non era servito a un bel niente. –Perché mi guardi così?-
 Era felice che l’espressione di Myri fosse raggiante e che ancora non si fosse sciolta dall’abbraccio ma Law si sentiva come se si fosse perso un pezzo del puzzle, perché quello non era per niente il solito atteggiamento di Myri, e neanche la situazione spinosa in cui erano stati catapultati poteva giustificare un abbraccio di quel tipo.
 -Vedi, la verità è che io...-
 -Felix!- la voce squillante di Olivia interruppe bruscamente Myri. –Non puoi immaginare cosa è successo. Law…-
 -Forse è meglio se ne parliamo a casa- disse Myri sorridendo e separandosi da Law. –Magari dopo un paio di bottiglie di vino rosso.-
 -Vorrai dire due bicchieri- ribatté lui terrorizzato.
 -No! Qua servono delle bottiglie e anche belle grandi!-
 
***
 
 Lo zio Phil riaccompagnò i ragazzi a casa e salutandoli con un grosso sorriso promise loro che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per aiutarli.
 Una volta nell’appartamento i due si lasciarono andare ad un sospiro liberatorio. Nel giro di poche ore era accaduto di tutto e ancora non si capacitavano della situazione estenuante in cui erano stati cacciati.
 -Vado a cambiarmi, questo vestito è una trappola- disse Myri. Il suo volto era stanco, provato dagli eventi. –Ci vediamo di sopra tra poco, il tempo di attaccare la riserva di vino pregiato della nonna.-
 -Sicura che non si arrabbierà?-
 -Dopo tutto quello che mi ha fatto questo è il giusto risarcimento.-
 Law salì nel suo appartamento e lasciò Myri a sbrigarsela da sola con l’abito.
 Una volta libera dalle costrizioni di quel vestito, indossò i suoi soliti short e una maglia a maniche corte piuttosto larga. Aveva bisogno di comodità.
 Stava per raggiungere Law quando decise di fare una telefonata. Doveva sentire Rachel, doveva capire quanto la sua amica conoscesse di tutta quella faccenda.
 Era di turno in ospedale, in reparto, perciò quasi sicuramente avrebbe risposto.
 Myri non si era sbagliata.
 -Ragazzaccia! Dimmi tutto! L’avete fatto in uno sgabuzzino del Teatro Storico?-
 -Ho incontrato mia nonna- fu la lapidaria risposta di Myri.
 Quella frase non sorprese Rachel, anzi la invogliò a raccontare all’amica di come Olivia l’avesse contattata perché si assicurasse che Myri e Law instaurassero un buon rapporto.
 -E questo è tutto.-
 -Non direi, Law ti ha raccontato del bacio.-
 Rachel rimase in silenzio per qualche secondo.
 -Sì, me lo ha confidato. Myri, sai che riesco ad analizzare le persone e non mi sbaglio, quello è completamente andato per te.-
 Myri si sedette sul letto. Prese un respiro profondo e si distese sulla schiena.
 -Adesso cosa dovrei fare?-
 -Tu cosa provi?-
 Bella domanda. Ormai credeva di aver interpretato alla perfezione i suoi sentimenti per Law ma questo non voleva dire che fosse in grado di capire come comportarsi.
 -Mi piace, mi piace tanto.-
 -Allora digli semplicemente la verità.-
 -Sul serio?-
 -Myri, gli uomini non sono complicati come credi tu. Law non è un adolescente impaurito, magari è un secchione noioso, ma rimane un uomo governato dal testosterone. Digli la verità e vedrai che lui saprà cosa fare.-
 -Cosa pensi che farà?- chiese Myri con voce stridula scattando in piedi.
 Rachel scoppiò a ridere.
 -Non te lo dirò, quando mi racconterai voglio avere ragione senza averti dato suggerimenti.-
 -Ma…-
 -Myri, vai da lui e basta. Comportarti come sempre e digli del bacio, le cose faranno il loro corso. Stai tranquilla.-
 Quando chiuse la telefonata con Rachel, Myri non si sentiva più tranquilla, anzi. L’idea che Law le saltasse addosso la elettrizzava ma dall’altro lato non voleva che le cose si complicassero in quel modo. Di problemi ne avevano già tanti, aggiungere dei risvolti romantici di certo non avrebbe aiutato. Non aveva idea di cosa fare.
 Uscì dalla stanza e guardò lo stipite della porta. 
 -Freddy! Freddy! Accidenti! Che devo fare?!-
 D’improvviso immaginò il volto di quel fantasma che da bambina aveva creato nella sua mente. Un fantasma del tutto identico a Freddy Mercury. Lui le sorrise e i suoi enormi baffi si mossero insieme alle labbra.
 -Digli la verità- rispose lui con voce profonda.
 -Non sono sicura che sia giusto.-
 -Lo è. Fidati di ciò che provi.-
 -Ma Freddy…-
 La porta del bagno si spalancò. Ne uscì Law con indosso di nuovo gli occhiali, i capelli scompigliati e il corpo coperto solo da pantaloncini e canotta.
 Myri sbatté le palpebre sorpresa.
 Lui incrociò le braccia e si appoggiò al muro non lasciando mai i suoi occhi.
 Il cuore di Myri accelerò. Da quando si era accorta dei suoi sentimenti la presenza di Law era diventata pressante, quasi asfissiante, come se lui prendesse tutta l’aria della stanza e lei fosse obbligata a guardarlo per riuscire a respirare.
 -Prima o poi me lo dirai chi è questo Freddy?- chiese divertito. –Sembri pazza, parli con lo stipite di una porta, spero che tu te ne renda conto.-
 Myri rise.
 -Mi dispiace, non credevo fossi qui. Non sono pazza, lo giuro.-
 -Allora, raccontami.-
 Lei annuì dirigendosi verso gli sportelli della cucina. Sapeva perfettamente dove sua nonna nascondeva il vino da collezione.
 -Quando ero piccola, e dormivo qui, ero terrorizzata dall’idea dei fantasmi. Un vicino impiccione mi aveva spaventata con storie assurde…-
 Law annuì ripensando al giorno in cui era arrivato in quel palazzo. Forse si trattava dello stesso vicino che aveva messo in guardia lui.
 Myri scoprì con disappunto che il vino non era nel solito sportello in basso. Accidenti! Nonna Olivia doveva averlo spostato.
 Iniziò ad aprire tutti i pensili alla ricerca di quelle bottiglie.
 -Allora, io e nonno Max creammo una sorta di fantasma buono. A quell’età andavo matta per Freddy Mercury e quindi, dato che era morto, il nonno mi suggerì di utilizzare lui come mio fantasma personale.-
 Aprì lo sportello in alto e le individuò subito sul ripiano meno a portata di mano che potesse esistere.
 -In questo modo i fantasmi non mi spaventarono più. Solo che presi l’abitudine di immaginare Freddy di tanto in tanto, di solito quando sono molto stressata. Immagino che mi dia dei consigli, tutto qui.-
 Si alzò sulle punte e allungò il braccio cercando di raggiungere le bottiglie.
 -Aspetta, ti aiuto- soffiò la voce di Law proprio dietro di lei.
 Myri trattenne il respiro. Non si voltò.
 Law si era avvicinato così tanto e il grande petto di lui la sfiorava con delicatezza.
 -Tieni- le porse le bottiglie e a quel punto lei fu costretta a girare su se stessa. Si ritrovò tra il ripiano della cucina e il corpo quasi svestito di Law. Le guance le avvamparono e il cuore cominciò a correre veloce come non mai.
 -Sei… arrossita?- chiese lui confuso.
 -Ma di che parli?- domandò con una voce che neanche sembrava la sua. –Ho solo caldo.-
 Afferrò le bottiglie e si allontanò da Law. Aveva bisogno di respirare e avere lui così vicino non le rendeva semplice il compito. Prese un cavatappi dal cassetto e si diresse verso la porta che conduceva all’appartamento di Law.
 -Non vieni?- domandò quando si accorse che Law non si era mosso di un centimetro.
 -Stasera sei strana- concluse lui scuotendo la testa.
 -Non più del solito.-
 Lei sorrise e lui la seguì lungo le scale.
 Una volta di sopra, si accomodarono sugli sgabelli della penisola e stapparono la prima bottiglia.
 -Myri, domani mattina devo andare a lavorare, vedi di andarci piano con me.-
 -Sei il solito guastafeste, bevi e stai zitto!-
 Lei gli riempì il bicchiere e lo osservò mentre mandava giù i primi sorsi.
 -E’ buono.-
 -Ci credo, è un vino invecchiato secoli!-
 Scese il silenzio. Bevvero i primi due mezzi calici senza parlare.
 -Sei pensierosa- notò Law. Myri non era mai così calma e silenziosa. Mai. Qualcosa la preoccupava e Law immaginava che si trattasse della scommessa.
 -Se è per la decisione che ho preso con Rhonda, possiamo parlarne. Vuoi chiedermi qualcosa? Conosco quell’ambiente, potrei darti dei consigli.-
 Myri alzò gli occhi e li fissò in quelli scuri e rassicuranti di Law. L’idea della scommessa la terrorizzava ma in quel momento non ci stava pensando. Ciò che le premeva era intavolare il discorso del bacio con il suo pseudo amico. Non aveva idea di come cominciare.
 -Io… Sì, sono nervosa per sabato ma non è questo a preoccuparmi ora.-
 -Allora cos’hai?-
 La ragazza afferrò la bottiglia di vino e se ne versò una quantità generosa per poi berla quasi tutta d’un fiato.
 -Di certo è una faccenda che ti preoccupa parecchio- concluse Law divertito.
 -Mi piace un ragazzo.-
 Law stava bevendo e per poco non si strozzò con il vino.
 -Ah.-
 -Mi piace e non so come dirglielo.-
 -Capisco- il cuore di Law doleva. Lei non gli aveva mai parlato di altri ragazzi oltre Connor e sperò con tutto se stesso che non si trattasse proprio di lui. Bene, ora doveva vestire completamente i panni dell’amico e supportare Myri in ogni modo. Anche se… l’idea di aiutarla a conquistare un ragazzo lo stava uccidendo.
 -E’ un ragazzo che ho baciato qualche sera fa. Ero ubriaca e l’ho baciato.-
 Myri restò a guardare Law, sperava che quei velati riferimenti le risparmiassero di essere troppo diretta.
 -Non credevo ci fossero altri ragazzi oltre a Connor- cominciò Law. Questa volta fu lui a versarsi il vino e a tracannarlo come acqua fresca. La prima bottiglia era ormai andata. –Dimmi come posso aiutarti.-
 I tentativi di prenderla alla larga non avevano funzionato. Aveva recitato così bene la parte dell’amica che adesso Law neanche credeva di poter essere proprio lui quel ragazzo.
 -Law, io…-
 -No, va bene- intervenne lui tentando di stappare la seconda bottiglia. –Avanti, dimmi qualcosa di lui. Magari posso esserti utile. Se questo tizio ti piace il mio compito da amico e aiutarti in ogni modo. Su, racconta pure.-
 La friendzone. Quella linea sottile tra amore e amicizia che Law odiava con tutto se stesso. Dover essere amico della ragazza che amava era deleterio, disintegrante e doloroso. Ma per lei lo avrebbe fatto, per lei sarebbe stato ciò di cui aveva bisogno.
 Con non poche difficoltà riuscì a stappare la seconda bottiglia.
 Versò dell’altro vino a Myri e in quel momento si rese conto che lei lo stava fissando.
 I suoi occhi verdi erano sempre più belli, i capelli ancora ondulati le scendevano sulle spalle e poteva intravedere le sue gambe nude perfette al di sotto della penisola. Come ci era finito in quel guaio? Perché ancora una volta doveva fingersi amico di una ragazza che scatenava in lui emozioni ingestibili? Le altre volte, però, il sentimento non era radicato dentro di lui sino a quel punto, gli era risultato più semplice mentire. Invece con Myri, la sola idea che un altro uomo l’avesse sfiorata o addirittura baciata lo faceva ribollire dentro. Avrebbe preso quell’uomo e lo avrebbe pestato a sangue se solo avesse avuto le palle per farlo.
 -Perché mi fissi?- chiese quando si rese conto che Myri non gli aveva staccato gli occhi di dosso guardandolo pensierosa.
 Lei prese un respiro. Era arrivato il momento di essere sincera, e poi la mossa successiva sarebbe passata a Law.
 -Io ti ho mentito.-
 -Su cosa?- chiese sorpreso. –Non ti piace un ragazzo?-
 -Law, concentrati! Ti ho mentito riguardo il bacio.-
 -Non lo hai baciato?-
 -Sì, l’ho baciato! Porca miseria, Law! Rendi tutto così difficile!-
 -Scusa, ma io non capisco proprio di cos…-
 -Ho mentito sul nostro bacio!- esclamò lei. –Io non l’ho dimenticato! Hai capito adesso?-
 Il cuore di Law prese a battere contro le costole, lo sentiva fin dentro le orecchie.
 Che cosa aveva appena detto quella ragazza? Non riusciva ad elaborare l’informazione chiaramente.
 -Lo so, ti ho spinto tra le braccia di Rachel ma non mi ero resa conto di quello che provavo davvero. In realtà, non ho mai voluto che a te piacesse Rachel, la verità è che tu… Law, tu mi rendi strana. Mi fai sentire strana. Solo stasera ho capito che forse il modo in cui mi fai sentire dipende dai sentimenti che provo per te. E sono consapevole di averti detto e ripetuto di volerti essere amica ma ora, dopo quel bacio, dopo tutto quello che provo anche solo guardandoti, io non sono più sicura di desiderarti solo come amico. Il punto è questo, in un certo modo io ti desidero e non posso fare niente per evitarlo.-
 -Rallenta- disse Law con occhi spalancati. –Di cosa non sei sicura?-
 -Non sono sicura di quello che provo. Io credo di essere attratta da te ma non riesco a capire dove cominci l’affetto e dove arrivi l’attrazione. Non voglio rischiare di dirti che sono innamorata di te per poi rendermi conto di essermi sbagliata. Dopo tutto quello che hai fatto per me, hai persino affrontato tua sorella, io devo essere sicura di ciò che provo prima di sbilanciarmi.-
 Law si perse in quel viso piccolo e intrigante, in quegli occhi verdi impauriti.
 -Ti rendi conto che ti stai già sbilanciando, vero?-
 -Sì, ma non sono sicura… Io non sono certa e per trovare un minimo di lucidità ho pensato di parlarne con te. Forse… Ti prego, dimmi che tu hai una soluzione a tutto questo.-
 Myri affondò il viso tra le mani. La testa vorticava e sentiva le guance andare a fuoco. Che diavolo aveva detto? Non ricordava neanche la metà di quel discorso senza senso.
 -Ascolta- cominciò Law racimolando ogni briciolo di determinazione. –Tu sei la donna più pazza e instabile che io abbia mai conosciuto.-
 -Andiamo bene- mormorò lei delusa.
 Lui le afferrò le mani con delicatezza e le allontanò dal suo volto. Quando finalmente rivide gli occhi verdi che scatenavano il suo cuore, Law trovò la forza di continuare.
 -Sei matta e bellissima. Io so già quello che provo per te, e ne sono sicuro da un pezzo. Perciò, come ti ho detto, se ti serve una mano sono qui per aiutarti.-
 -Come? Come puoi aiutarmi senza restare scottato?-
 Lui sorrise.
 -Mi hanno ferito tante volte, Myri. In mille modi diversi. Se anche tu lo farai non importa ma almeno voglio provare ad aiutarti a capire.-
 La dolcezza negli occhi di Law la investì con la potenza di un treno. Lui era così. Comprensivo, sicuro nelle sue insicurezze, e tremendamente affascinante. Anche se non ne era consapevole, quel volto era bello fuori ogni ragione.
 Law si sfilò gli occhiali e li posò sul ripiano, mentre si passava una mano sul volto.
 -Io sono uno scienziato. Negli anni ho imparato che le prove concrete sono l’unica soluzione per convalidare una teoria.-
 -Quindi?-
 -Quindi ti servono delle prove e poi tutti i tuoi pensieri si rischiareranno.-
 -Che genere di prove?- chiese lei esitante.
 -Queste.-
 Law prese coraggio, preda del cuore che palpitava e del vino che aveva sortito l’effetto giusto.
 Si alzò in piedi e prima che Myri potesse rispondere, le mise una mano sul viso e l’attirò a sé baciandola.
 Le sue labbra si posarono con forza su quella di lei che rimase senza fiato. Lasciò che lui s’insinuasse nella sua bocca, che la esplorasse, mentre con le mani gli accarezzava il collo e le spalle contornate da muscoli definiti.
 I fianchi di Law si sistemarono tra le gambe di lei, e i loro corpi si trovarono completamente uniti.
 Il bacio divenne più profondo e in quel momento tutte le incertezze di Myri scomparvero. Aveva desiderato quel bacio così tanto che ora tutti i dubbi si erano diradati e la mente si concentrava su ogni più piccola sensazione. I brividi dietro al collo, le orecchie chiuse, il sapore deciso di Law. Avrebbe potuto baciarlo per ore senza mai stancarsi.
 Le mani di Law si ancorarono sulla schiena di Myri. La sua bocca era dolce, sapeva di vino, ed era inebriante. Non credeva di provare un’attrazione del genere per lei, non avrebbe mai creduto possibile che avrebbe fatto proprio lui un passo del genere, ma il discorso strampalato di Myri aveva acceso in lui una speranza decisa e dirompente. Doveva provarle di essere l’uomo giusto, doveva farle comprendere quanto lui la desiderasse.
 Dopo diversi minuti Law si separò a malincuore da lei. Era arrivato il momento della verità.
 La guardò in volto. Gli occhi lucidi, le guance arrossate e le labbra gonfie.
 Non era mai stata così bella.
 -Le prove ti sono state sufficienti?- chiese lui con voce timorosa.
 Lei non disse nulla. Si limitò a guardarlo, si limitò ad osservare quegli occhi colmi di desiderio che la squadravano quasi in attesa di una sentenza di morte.
 Nessun sentenza, solo sincerità.
 -Se vuoi la verità- cominciò lei con un debole sorriso. –No, non sono state sufficienti.-
 Non gli lasciò neanche il tempo di elaborare la frase. Afferrò il suo volto e tornò a baciarlo con forza, con amore, con qualunque cosa potesse fargli capire che lei non aveva più alcun dubbio.
 Lo desiderava.
 Lo voleva.
 Lo amava.
 Lui rispose al bacio e l’afferrò per le gambe adagiandola con cura sul letto.
 Si staccò giusto per sfilare la canotta.
 Quando Myri assaporò con le mani la schiena grande e forte di Law si sentì in paradiso. L’aveva sognata per giorni ed ora, finalmente, stava diventando sua. Tutto il corpo di Law sarebbe diventato di sua proprietà da lì a pochi minuti.
 Un solo corpo.
 Un solo cuore, che batteva per quel sentimento appena nato ma già abbastanza maturo per potersi definire amore.
 
 
|| L’Autrice ||
Dopo un giorno eccomi di nuovo qui con un capitolo fresco fresco di scrittura. Perdonatemi ma mi è presa la scrivarella compulsiva. Ahahahah E’ che ormai so dove andrà a parare tutta la storia, quindi scrivere i capitoli mi risulta decisamente più semplice.
 Come vi avevo anticipato, è successo qualcosa tra Law e Myri, certo molto più di qualcosa ahahahah Non credete che ora il loro rapporto andrà sempre a gonfie vele ma almeno sappiamo che i loro sentimenti sono chiari. Saranno gli altri personaggi, soprattutto Rhonda, ad interferire.
 Spero che il capitolo vi sia piaciuto, tornerò presto con il prossimo.
 Un abbraccio
 
Francesca V. Capone   
  
P.S. Perdonate eventuali errori :) 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Capitolo 12.
 
 -E’ sparito.-
 -Non ti seguo.-
 -Abbiamo fatto l’amore e questa mattina, quando mi sono svegliata, lui era sparito.-
 Myri pestò il lime con molta più forza del dovuto mentre leggeva ciò che era scritto negli appunti di Felix. Rachel l’aveva raggiunta per farle compagnia.
 Quella mattina erano cominciati gli allenamenti di Myri per l’evento di Salvo Lombardo e Felix, dopo averle spiegato per tutta la mattina i tipi di cocktail preferiti in occasioni del genere, le aveva lasciato un libro con i suoi appunti in modo che si esercitasse.
 -Magari era solo in ritardo. E tu? Di solito non dormi che poche ore, stamattina invece ho dovuto buttarti giù dal letto quasi a calci.-
 Myri si bloccò.
 -E’ colpa di Law, quando sono con lui riesco a dormire bene.-
 Sul volto di Rachel apparve un sorriso consapevole.
 -Qui la situazione mi è piuttosto chiara, ora capisco perché stai dando di matto.-
 La ragazza alzò gli occhi dal bicchiere che stava riempiendo e li fissò in quelli dell’amica.
 -Illuminami.-
 -Ti stai innamorando di lui.-
 Il bicchiere finì rovesciato sul bancone mentre Myri assunse un’aria sorpresa.
 -Tu ti stai seriamente innamorando di quel ragazzo.-
 Myri non rispose. Si limitò a pulire il disastro che aveva combinato in religioso silenzio.
 Rachel osservò l’amica con occhi critico.
 -Sì, ne sono certa. Hai perso la testa solo perché non l’avevi al tuo fianco stamattina.-
 -E perché non si è degnato neanche di mandarmi un messaggio o di farmi uno squillo. E’ l’ora di pranzo, adesso dovrebbe essere libero.-
 -Sei incavolata nera- disse Rachel mettendosi in piedi. –Ne deduco che ormai sei cotta come una pera.-
 -Che diamine ha scritto qui quel vecchio incartapecorito…- glissò Myri in modo da far cadere l’argomento.
 -Va’ da Felix e chiediglielo, io devo tornare in ospedale.-
 Si salutarono e Myri fissò per un attimo la porta dopo che la sua amica l’aveva oltrepassata.
 Le aveva raccontato tutto, ogni evento della sera precedente e ora, rimasta da sola con i suoi pensieri, non poteva evitare di fare i conti con i suoi sentimenti.
 Forse Rachel non si sbagliava. Forse era davvero così arrabbiata perché lei in quei sentimenti cominciava a crederci sul serio. Ma Law? Per lui era lo stesso?
 Di certo scappare la mattina dopo e non farsi sentire per tutto il giorno era un segnale piuttosto evidente. Law si era pentito, non c’era altra spiegazione. Però una parte di lei non riusciva a credere che Law, il Law che aveva conosciuto e apprezzato, potesse davvero comportarsi in quel modo.
 Prese un respiro profondo, afferrò gli appunti di Felix, e si diresse verso le scale per raggiungere il suo ufficio.
 -Entra Myriam.-
 -Felix, scusa, volevo chiederti…-
 -Aspetta un attimo- la bloccò lui con il suo solito sorriso paterno che stonava con l’aspetto da duro che si ostinava a sfoggiare. –Ti devo parlare, siediti.-
 Myri obbedì.
 Il tono dell’uomo l’aveva lasciata perplessa.
 Felix si passò una mano sugli occhi in un chiaro gesto di stanchezza. Stava cercando le parole adatte per iniziare. Gli vennero in mente solo le più prevedibili.
 -Myriam, io ti devo delle scuse.-
 -Per cosa?- lei non capì.
 -Io… Tu, mi sei sempre stata fedele. Hai lavorato più di chiunque altro e fin da bambina mi hai ammirato. Sei sempre stata sincera, sei sempre rimasta la Myri che ho praticamente cresciuto, e io ti ho ricambiato mentendoti.-
 Fece una pausa per racimolare tutto il coraggio che possedeva.
 -Lo Slammer è sempre stata destinato a te. L’ho promesso a tuo nonno ed è anche un mio desiderio. Trish e Connor sono impiegati ma tu ami questo posto quanto me, se non di più. Ero felice di lasciartelo un giorno ma poi Rhonda Butler si è messa in mezzo, tua nonna mi ha costretto a mentirti per il tuo bene e so che aveva ragione ma…-
 -Felix, non devi scusarti.-
 -Ti prego, lasciami finire- la interruppe con un sorriso amaro. –Se in passato non avessi accumulato quei debiti, se non avessi visto come unica soluzione quella di accettare un accordo con Clifford Butler, oggi tutto sarebbe stato più semplice. Avrei potuto lasciarti lo Slammer senza problemi perché sarebbe ancora appartenuto a me. Scusami Myriam, è tutta colpa mia, non sono stato in grado di occuparmi al meglio dello Slammer e adesso tu sei l’unica che ne paga le conseguenze.-
 Myri sorrise. Felix era sempre stato così con lei. L’aveva sempre rispettata, le aveva insegnato ad essere forte e ad affrontare i problemi, era stato come un nonno aggiunto nella sua vita. Non avrebbe mai potuto rimproverargli qualcosa.
 -Felix queste cose possono accadere a tutti. Volevi salvare lo Slammer, era giusto che facessi qualcosa. Con il tuo aiuto sono certa di cavarmela e risolveremo la situazione.-
 Lui la guardò con occhi tristi.
 -Facciamo così- riprese la ragazza posando una mano sulla sua. –Accetto le tue scuse, se questo può farti sentire meglio. Ma se vuoi redimerti per gli errori che credi di aver commesso, puoi ripagarmi soltanto evitando di parlare ancora di questa storia.-
 -Myriam…-
 -No, ho bisogno del mio insegnante al meglio della sua forma. Questo tua versione depressa e preda dei sensi di colpa non mi serve a nulla. Perciò va tutto bene, lo Slammer lo salveremo insieme dalle grinfie di quella vipera bionda.-
 Felix sorrise.
 -Okay, hai ragione.-
 -Ora, mi spieghi che diavolo di parola è questa?- chiese indicando gli appunti. –Scrivi come un medico ubriaco.-
 L’uomo scoppiò a ridere, pronto ad aiutare in ogni modo la sua discepola.

 
 ***
 
 
 Per l’ennesima volta Law si ritrovò a fissare la porta dai vetri colorati dello Slammer.
 Erano ormai dieci minuti che era lì davanti senza trovare il coraggio di entrare. Sapeva bene chi avrebbe trovato all’interno del locale. Myri. Una Myri probabilmente imbestialita per la sua sparizione.
 Era stato più forte di lui. Quella mattina quando aveva aperto gli occhi lei proprio accanto a lui. Gli occhi chiusi, il respiro regolare e il viso rilassato. Una vera visione. L’aveva osservata per così tanto e poi, d’un tratto, la felicità per ciò che era accaduto tra loro si era tramutata in terrore allo stato puro.
 Myri era tanto, troppo, per lui. Non poteva davvero provare quel sentimento che gli aveva rivelato solo poche prima davanti quelle due bottiglie di vino.
 Era del tutto impossibile che la cosa potesse funzionare. Lui era… lui. Un ragazzo completamente diverso da lei, pieno di fobie e paranoie, con una famiglia che minacciava di sottrarle il sogno che aveva perpetrato per tutta la vita.
 Una storia tra loro li avrebbe portati al fallimento. Inevitabile.
 Questi erano stati i pensieri che lo avevano portato alla fuga, l’unica soluzione che gli era apparsa quando la consapevolezza lo aveva invaso.
 E questo aveva fatto. Era scappato, aveva spento il telefono ed era andato a lavoro cercando di non pensare a ciò che era accaduto.
 Eppure, per tutta la mattina, persino mentre addentava il sandwich ai cetrioli duranti la pausa pranzo, i suoi pensieri erano rivolti solo ed esclusivamente a Myri. Quella notte era accaduto l’impensabile, ma era anche stato il momento più bello della sua vita. Tutto, dall’inizio alla fine, si era rivelato perfetto ed eccitante, come se i loro corpi fossero stati creati per unirsi.
 Mai aveva provato tante emozioni, un caleidoscopio di sensazioni che avevano preso colore dietro i suoi occhi, che cambiavano forma ad ogni sospiro e ad ogni gemito.
 Solo a ripensarci avvertiva l’elettricità attraversagli il corpo.
 Doveva chiarire con Myri, spiegarle il motivo per cui era fuggito. Poi, avrebbe accettato qualunque conseguenza. Era piuttosto certo che Myri lo avrebbe squartato vivo chiudendo sul nascere la loro storia. Forse sarebbe stato meglio così.
 Prese finalmente coraggio, posò la mano sulla maniglia e spinse la porta.
 Le luci del locale erano accese ma non pareva essere nessuno all’interno.
 -Myri?- chiese esitante facendo qualche passo in direzione del bancone. Magari era chinata a prendere il ghiaccio come la volta precedente.
 Ad un certo punto qualcuno sbucò da dietro la porta del magazzino, ma non si trattava di Myri.
 -Ben trovato- disse Trish con un enorme sorriso e un occhiolino ammiccante. –Cerchi Myriam?-
 -Io… Sì, è qui?-
 Trish alzò le spalle in segno di diniego. Era vestita in modo succinto come al solito. I capelli bicolore arricciati e tenuti su da una coda alta. Il trucco pesante la rendeva quasi fastidiosa agli occhi. Tuttavia, la sicurezza dei suoi movimenti e del suo sguardo era innegabile. Si sentiva sexy e voleva che chiunque lo capisse.
 -Sono arrivata pochi minuti fa per il turno, non l’ho vista in giro. Oggi sono con Connor, lei non lavora.-
 Law rimase perplesso. Myri doveva allenarsi per la gara, impossibile che non fosse allo Slammer. Che si fosse vista a casa di Olivia con Felix? Magari volevano evitare le domande di Trish e Connor. Gli sembrò una teoria plausibile, quindi decise di dileguarsi, la presenza di Trish lo irritava.
 -Bene, proverò a casa sua, grazie e buon lavoro.-
 -Te ne vai di già?- chiese lei con tono sensuale. –Perché non resti a farmi compagnia?-
 Fece il giro del bancone avanzando a passi lenti e sensuali verso la sua preda.
 -Mi dispiace, ma non sarei di compagnia per una donna come te.-
 -Cosa vuoi dire?-
 Ormai lei era ad un passo. Subito posò una mano, piccola e con delle unghie colorate dalla lunghezza improponibile, sul petto di Law.
 -Intendo dire che non sei il tipo di donna che gradirebbe la mia compagnia, e credo che la cosa sia reciproca.-
 Trish non si perse d’animo, e non abbandonò quello sguardo sfrontato.
 -Che c’è? Ti sei preso una cotta per la principessina di Felix?-
 Law alzò un sopracciglio e tolse la mano di Trish.
 -Senti, Trish, non voglio essere scortese, ma ti prego di non toccarmi.-
 Lei spalancò gli occhi incredula.
 -Che io abbia no una cotta per Myri, non sono di certo affari tuoi. Se vai ancora a letto con Connor ti consiglio di infilarti tra le sue lenzuola. Per essere chiari, non sei il mio tipo e anche se adesso ti spogliassi davanti a me non mi faresti effetto perché riesco a vedere che persona sei anche sotto tutto lo stucco che ti sei spalmata in faccia, e ti posso assicurare che quello che vedo non mi piace.-
 Trish socchiuse gli occhi, l’odio nella sua espressione era più che chiaro.
 -Io ottengo sempre quello che voglio.-
 -Be’ anch’io, e voglio che mi lasci in pace. Mi fai ribrezzo.-
 A quel punto Trish sfoderò le sue armi. Alzò le braccia cingendo il collo di Law e stringendo con forza.
 -Sei proprio sicuro che non ti piaccio? Magari toccherebbe chiedere al tuo amico là sotto.-
 Prima che Law potesse reagire, si accorse di un movimento alle spalle di Trish.
 Quando si rese conto di ciò che aveva visto gli si gelò il sangue nelle vene.
 -Myri…- mormorò con terrore.
 Era proprio lei, ferma a fissarli dalla porta che portava all’ufficio di Felix. Era stato un idiota. Lei e Felix erano in ufficio, perché non ci aveva pensato?
 -Questo è proprio il colmo.-
 La sentenza fu data col tono deluso di chi si era visto crollare il mondo addosso.
 -Aspetta… Io…- Law non riuscì a continuare. Cosa avrebbe dovuto dire? “Non è come sembra, ti posso spiegare”. Di certo era stata la frase usata da Connor quando Myri li aveva scoperti, e di certo era la più scontata e meno credibile.
 L’aveva ferita, nel modo peggiore.
 Non ebbe modo di pensare a una frase.
 Myri afferrò la sua borsa posata dietro il bancone e uscì dal locale a grandi falcate, mentre Trish se ne stava ancora ben saldata al collo di Law.
 -Ops, mi sembra quasi un déjà vu- disse Trish con un risolino.
 Law si voltò di scatto a fissarla, la incenerì con gli occhi. Strinse le mani saldamente intorno ai suoi polsi sottili, e non gli importava di farle male.
 Lei cacciò un mugolio di dolore.
 -Mettimi di nuovo le mani addosso e ti assicuro che in un modo o nell’altro te ne farò pentire. Le persone come te mi danno il volta stomaco.-
 Lasciò la presa sui polsi della donna che se li portò subito al petto massaggiandoli.
 Il ragazzo le diede le spalle pronto a seguire Myri anche in capo al mondo.  
 -Che ci trovate tutti in lei? Non è bella neanche la metà di me, è solo una piccola arrogante.-
 Law si bloccò e senza voltarsi disse: -Se non lo vedi da sola perché Myriam Jackson è migliore di te sotto ogni punto di vista, la tua stupidità supera di gran lunga le previsioni.-
 Non disse altro.
 Uscì dal locale.
 Sapeva che Myri poteva essere solo in un posto, lo stesso luogo dove lui era diretto.
 
 
 

 
 
|| L’Autrice ||
Perdonatemi per tutto il tempo trascorso senza aggiornare. Ho avuto parecchi impegni, primo fra tutti, la pubblicazione del mio romanzo “La filosofia di Zorba.” Per chi conosce “Il figlio della prof”, questo romanzo è la nuova versione della storia di Massi e Vale. Potete trovarlo su tutte le piattaforme digitali (Amazon, Youcanprint, Feltrinelli, Mondadori, Ibs…). Le vendite vanno bene e ne sono davvero felice.
 Dopo il messaggio promozionale torno a parlare di “Law Slammer”.
 Come avrete visto la storia è ormai entrata nel vivo, le vicende si stanno articolando e vi comunico che ho scritto l’intero riassunto della trama, quindi spero che da oggi in poi gli aggiornamenti possano essere più rapidi.
 Anticipazioni: come potrete immaginare, nel prossimo capitolo, ci sarà un lungo chiarimento tra Law e Myri. E’ ora che entrambi mettano sul tavolo paure ed esitazioni.
 Ringrazio tutti per aver letto questo nuovo capitolo, spero di tornare prestissimo con il prossimo (è già in stesura).
 
 Un abbraccio
 
 Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Capitolo 13.
 
 Law entrò nell’appartamento di Olivia chiudendosi la porta alle spalle. Aveva il fiato corto per aver corso, in tutti i modi aveva provato a raggiungere Myri ma lei era stata troppo veloce. Piccola e rapida come un ghepardo.
 Non l’aveva vista per strada ma era certo di trovarla lì, di sicuro aveva cercato conforto nel fantasma Freddy.
 Il ragazzo si guardò intorno alla ricerca di qualche traccia di lei e l’unico indizio era la porta della sua camera da letto sbarrata.
 Ecco il suo obiettivo.
 Riprese fiato per ritrovare la calma, poi si avvicinò e bussò con tocco leggero.
 -Myri, so che sei lì dentro. Puoi aprire, per favore?-
 Nessun segno di vita dall’interno.
 Provò ad abbassare la maniglia ma la porta non si mosse, era chiusa a chiave. La prova che gli serviva.
 -Myri, ascolta. Trish ci ha provato con me ma io l’ho liquidata, forse non hai sentito il discorso per intero ma ti assicuro che per tutto il tempo non le ho riservato cortesie, anzi.-
 Ancora nessun suono, il silenzio totale.
 Prese un respiro e provò di nuovo.
 -Non è per Trish, vero? Ti sei chiusa qui dentro perché ti ho deluso. Sono sparito, mi dispiace.-
 Si mise con la schiena sulla porta e si lasciò andare, sedendosi sul pavimento.
 -Spero che tu possa sentirmi altrimenti sarei davvero uno stupido a parlare qui da solo.-
 Sfilò gli occhiali e li lasciò sul pavimento. Chiuse gli occhi cercando le parole giuste per farle comprendere ciò che era accaduto quella mattina.
 -Quando mi sono svegliato eri la cosa più bella che avessi mai visto. Eri meravigliosa, Myriam Jackson. Sono rimasto lì a guardarti per non so quanto tempo e all’improvviso qualcosa in me è cambiato. E’ diventato tutto troppo… Troppo reale.-
 Era quella la verità, ciò che lo aveva spinto alla paura. Quella storia stava prendendo forma e tutte le storie d’amore che nella sua vita stavano per cominciare poi erano sfumate. Colpa di donne egoiste, che lo frequentavano sempre per ricevere qualcosa in cambio. Compiti al liceo, ricerche all’università, agevolazioni sul lavoro. La storia si era sempre ripetuta e questo lo aveva segnato, a tal punto che la paura aveva preso il sopravvento.
 -Tu sei speciale, Myri. Sei qualcosa che non mi era mai capitato e non avevo idea di come gestire quello che è accaduto. La nostra notte insieme, il tuo corpo, i tuoi baci, per me sono diventati una specie di sogno e quando ho aperto gli occhi avevo il terrore che quel sogno svanisse.-
 Rimase in silenzio per diversi secondi cercando una reazione dalla stanza ma non parvero essercene.
 Non si diede per vinto.
 -Mi sono comportato da perfetto idiota e me ne rendo conto. Ti sto chiedendo scusa per questo e ti sto dicendo che non accadrà più. Credimi, per uno come me, tirare fuori tutte queste parole e sentimenti è un incubo ma lo sto facendo, per te.-
 Sorrise al vuoto, consapevole che restava una sola cosa da dire.
 -Non mi sono mai innamorato prima d’ora ma ormai sono certo di quello provo per te. Amore è l’unica definizione veritiera che sono riuscito a trovare. Per questo sono scappato, perché credevo di amarti più di quanto potrai mai fare tu. Perché tu sei una persona da amare ma io non credo di esserlo, non so come potresti mai riuscirci.-
 Abbassò lo sguardo e non trovò altro da dire.
 -Apri la porta, ti prego- mormorò con un filo di voce.
 La serratura scattò all’improvviso.
 Law saltò in piedi senza neanche raccogliere gli occhiali. Quando la porta si aprì vide l’immagine sfocata di Myri ma era abbastanza vicina da capire che il suo volto era colmo di collera.
 -Tu sei il coglione più grande dell’universo!- esclamò lei dandogli una spinta.
 -Lo so, mi dispiace. Sono scappato e…-
 -Non è per la tua fuga- rispose lei con gli occhi pieni di risentimento. –Sì, questa mattina ero imbufalita per questo e quando ti ho visto con Trish la mia rabbia ha raggiunto livelli epocali ma ora, in questo preciso istante, sono incazzata per quello che hai detto.-
 -Io non credo di capire.-
 -Non capisci perché sei un coglione!- un’altra spinta.
 Myri si chinò a prendere gli occhiali.
 -Metti questi, ho bisogno che tu mi veda bene.-
 Law obbedì all’ordine, sospettava che la sua vita sarebbe stata in pericolo se non lo avesse fatto.
 -Sei un coglione per un motivo molto semplice: quale neurone bacato nel tuo cervello è convinto che io non possa innamorarmi di una persona come te?-
 -Be’- cominciò lui riflessivo. –Non credo sia un neurone singolo, ce ne saranno un bel po’ a lavorare sull’argomento.-
 -Era una domanda retorica, idiota!-
 -Ah, non lo avevo capito.-
 -Di cose che non capisci ce ne sono un’infinità- continuò lei non lasciando mai i suoi occhi, continuando a riversagli addosso tutta la sua rabbia con la sola forza dello sguardo.
 -Ti sei dimenticato che io ero esattamente come te?-
 A quella domanda Law trasalì. Non gli era passato neanche per la testa quel dettaglio.
 -So come ragioni, so come sei. E sono già innamorata di te, non hai bisogno di farti pare mentali pensando che io non possa amarti. Quello che di certo non devi fare è lasciarmi da sola in un letto dopo aver fatto l’amore o sminuirti perché la tua mente contorta ti intrappola. Io. Sono. Innamorata. Di. Te.-
 Il ragazzo spalancò gli occhi mentre il cuore stava per esplodergli nel petto.
 -Quindi sei pregato di farla finita con questi ragionamenti e goditi quello che sta nascendo tra di noi, altrimenti rischi di perderti tutto ciò che di bello è accaduto e accadrà in futuro.-
 Myri aveva il fiatone, quella sfuriata le aveva sottratto ogni briciolo di energia.
 Law la fissava. Le guance erano rosse e gli occhi brillavano ancora di rabbia. Se possibile, risultava anche più bella di prima.
 Si sfilò gli occhiali lanciandoli sul divano e con due passi le sue labbra erano su quelle di Myri.
 Lei rimase sorpresa, quasi impietrita all’inizio, poi il bacio si fece profondo, caldo, riversando dentro di lei quei sentimenti che per lui erano stati così complicati da interpretare.
 Myri portò le braccia dietro al collo di Law e lui la sollevò in modo che avvolgesse le gambe intorno al suo corpo. Era così leggera e in un attimo la condusse nella sua stanza, nel suo letto.
 -Non capisci tante cose- disse Myri con sorriso staccandosi da lui per aiutarlo a togliersi la maglia. –Ma di certo hai capito qual è il modo migliore per far pace.-
 Lui si aprì in una smorfia divertita perdendosi in quei meravigliosi occhi verdi.
 Il desiderio tornò a farsi vivo, le loro espressione divennero serie, completamente concentrate l’una su sull’altra.
 Myri si puntò sul gomito per sollevarsi e chiuse di nuovo le labbra di Law in un bacio forte, un bacio destinato a non fermarsi mai.
 In pochi secondi i vestiti erano volati sul pavimento e tutto si era riavviato, partendo dalla notte precedente come se nulla fosse accaduto.
 Law baciò ogni centimetro del corpo della sua donna prima di renderla sua, di nuovo e per sempre.
 Questa volta non sarebbe fuggito, questa volta lei lo avrebbe trovato sempre al sul fianco. Era una promessa che faceva a se stesso e a Myri.
 Avrebbe lasciato che quel sentimento d’amore assumesse la forma che era stata prefissa dal destino, non poteva comportarsi diversamente. Aveva bisogno di Myri, niente e nessuno lo avrebbero mai indotto a rinunciare a lei.
 
***
 
 Myri spalancò gli occhi.
 Guardò verso la finestra e vide che ormai il sole quasi del tutto calato. Lei e Law dovevano essersi addormentati. Non aveva bisogno di controllare. Lui la stava stringendo da dietro, la schiena di Myri era riscaldata al contatto con la pelle bollente dell’addome di Law.
 Si lasciò sfuggire un sorriso mentre si accoccolava meglio tra le sue braccia.
 -Sono qui, non ho intenzione di scappare questa volta- soffiò Law sul collo di lei.
 Dei brividi di elettricità le percorsero il corpo per intero.
 -Non ho più il timore che scappi, dopo questa giornata credo di avere la certezza riguardo quello che speravo.-
 -E cosa speravi?-
 -Desideravo che fossi mio, realmente mio. Ora, lo sei. Non so in quale momento, ma ad un certo punto ho capito che da ora in poi non potrò più liberarmi di te.-
 Law sfiorò la sua spalla con la punta del naso.
 -Perché? Vuoi liberarti di me?-
 Lei si voltò piano in modo che i loro occhi entrassero in contatto e lo sguardo caldo di Law le sciolse il cuore.
 -Mai. Devi restare con me, io sento che senza di te ormai non sarei più in grado di essere me stessa.-
 Law la guardò serio.
 -Io ho cominciato ad essere me stesso solo da quando ti conosco. Non ti lascerò mai, non lo sopporterei.-
 -Bene, allora.-
 -Sì, bene.-
 Continuarono a guardarsi e all’improvviso Myri lo baciò. Un bacio subito pieno e deciso, un bacio che doveva fargli capire che la loro era una promessa.
 Lui la strinse a sé, ricambiando il bacio, mentre con la mano le attraversava la schiena nuda.
 I loro corpi richiamavano attenzioni a cui non potevano più sottrarsi.
 Si prospettava un’altra notte in cui avrebbero dormito solo lo stresso necessario.  
 
 
 
 
 
|| L’Autrice ||
Ed eccomi subito tornata con un nuovo capitolo.
Vi consiglio di prepararvi, questo capitolo segna l’inizio della storia d’amore, ma di trame da risolvere ce ne sono ancora diverse quindi, e purtroppo, questa pace non durerà ancora per molto.
 Anticipazioni: nel prossimo capitolo Myri andrà a trovare Law in laboratorio e qui la nostra protagonista incapperà in Sheila, la responsabile stalker di Law.
 Bene, spero di scrivere presto il prossimo capitolo in modo da non farvi aspettare troppo. Spero che questa piccola parentesi romantica sia stata di vostro gradimento, scriverla è stato davvero bello e soddisfacente.
 Grazie a tutti per aver letto e ancora una volta un piccolo consiglio per gli acquisti, il mio romanzo ahahahah “La filosofia di Zorba” è disponibile su tutte le piattaforme digitali ed si può anche ordinare in diverse librerie come Mondadori e Feltrinelli.
 
 Un abbraccio.
 
Scarcy Novanta (Francesca V. Capone)

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


Capitolo 14.  

-Myri, devo andare in laboratorio. Non dare di matto se non mi trovi, okay?-
 Quella frase la raggiunse come un flebile sussurro. Annuì con la testa, gli occhi ancora chiusi, senza capire se si trattasse di un sogno o della realtà.
 Prima era così difficile riuscire a riposare per lei, da quando nonno Max era morto, di notte la sua mente lavorava senza fermarsi mai. La presenza di Law la rilassava a tal punto da non riuscire a svegliarsi sistematicamente a notte fonda come faceva prima di conoscerlo. 
 -Continua a dormire- Law le lasciò un bacio leggero sulla fronte. –Sei bellissima quando dormi.-
 Ancora Myri ebbe difficoltà a capire ciò che le stava accadendo intorno.
 Law doveva andare a lavoro. Lui aveva degli orari normali mentre lei viveva di notte, avevano vite complementari quindi per loro in futuro non sarebbe stato semplice incontrarsi.
 Questo pensiero la costrinse a spalancare gli occhi. Si ritrovò a fissare il soffitto della sua camera mentre il cuore le palpitava nel petto al ricordo di ciò che avevano fatto per tutta la notte.
 I baci, le carezze, il corpo di Law a contatto con il suo, talmente bollente da portarla all’autocombustione.
 Prese il cuscino e lo premette sul viso per ritrovare un contegno.
 Era ancora nuda nel suo letto e all’improvviso il rumore costante di acqua che scrosciava le fece nascere un sorriso divertito sul volto.
 Law era ancora in casa.
 Si mise a sedere stiracchiando braccia e schiena.
 Aprì l’armadio e indossò una vestaglia leggera di seta rossa che non usava quasi mai. Però ad un uomo un indumento del genere piaceva e in quel momento l’obiettivo della ragazza era proprio quello di compiacere il suo uomo.
 A piedi nudi si diresse con passo lento verso la porta del bagno. Posò una mano sulla maniglia facendo in modo di aprirla senza fare rumore.
 Lui era dentro la doccia, di spalle.
 Rachel non aveva torto, il vetro di quella doccia non lasciava proprio nulla all’immaginazione.
 Poteva vedere la schiena nuda di Law mentre si insaponava i capelli. La schiuma gli attraversava per intero i muscoli dorsali, tirati dall’avere le braccia sollevate, e continuava il suo viaggio fino ad arrivare alla curva dei glutei. Non riusciva ancora a credere quanto quel fondoschiena potesse risultare perfetto.
 Quell’uomo si sottovalutava troppo, decisamente troppo.
 Piano mosse qualche passo in direzione della doccia mentre Law metteva la testa sotto il getto dell’acqua per risciacquarsi.
 A quel punto Myri non riuscì più a resistere. Avvertiva le mani formicolare, smaniose di posarsi su quelle spalle bagnate.
 Aprì la cabina.
 Law si voltò a guardarla con aria interrogativa, subito sostituita da uno sguardo stupito, dato da ciò che la donna indossava.
 -Myri…- cominciò esitante.
 -Buongiorno- disse lei aprendo piano la vestaglia.
 Quando Law si accorse che sotto non indossava nulla avvertì la pelle del viso avvampare e non riuscì a celare le reazioni del suo corpo preda dell’eccitazione.
 -Myri, sono quasi in ritardo, non credo di poter…-
 -Hai detto bene, sei quasi in ritardo. Sono certa che troverai qualche minuto da dedicarmi.-
 La vestaglia scivolò lungo le spalle piccole e invitanti di lei, raggiungendo subito dopo il pavimento.
 Mise un piede nella doccia avvicinandosi al suo obiettivo.
 -Fortuna che fino a pochi giorni fa volevi solo essermi amica, non avrei mai creduto che sarebbe finita così. Stuprato sotto la doccia.-
 -Povero piccolo, vuoi chiamare la polizia?-
 Gli sfiorò il petto con le sue mani piccole e sottili. Law chiuse gli occhi inebriato da quel contatto.
 -La polizia la chiameranno i vicini, tra poco faremo un bel po’ di rumore.-
 Myri si aprì in un sorriso.
 -Lo credo anch’io.-
 Law si avventò sulle labbra della donna, stringendo il suo corpo come se fosse l’unico mezzo per riuscire a sopravvivere.
 Il bacio si approfondì con una veemenza che avevano sperimentato per tutta la notte. La loro eccitazione era incontenibile, un leone in gabbia che aveva bisogno di essere liberato da quelle stupide sbarre di metallo.
 Law fece un passo indietro in modo che anche Myri si ritrovasse sotto il getto dell’acqua. Mentre si baciavano i loro volti erano invasi da una vera cascata. Le labbra erano bagnate, e all’interno delle loro bocche i loro sapori si mischiavano con la freschezza dell’acqua.
 Myri gli avvolse le braccia intorno al collo, sentendo la sua pelle sotto le mani.
 Le dita di lui le percorsero la schiena delicate e quando raggiunsero le gambe la sollevò in modo che si potesse aggrappare a suoi fianchi.
 La spinse con la schiena sulle piastrelle fredde mentre l’acqua continuava a lambire i loro corpi, a rinfrescare i loro baci.
 -Dovremmo darci il buongiorno sempre così- soffiò Law con il fiato corto.
 -Ci sto- concluse lei soddisfatta.
 Era certa che stare lontana dal corpo di Law fosse ormai impossibile.
 
***
 
  Una volta per Law trascorrere il tempo in laboratorio era la panacea per ogni suo male. Invece, da quella mattina, dopo che Myri lo aveva aggredito in doccia, trovarsi lontano da quegli occhi vispi e da quel corpo mozzafiato si era tramutato in un supplizio.
 Per tutta la mattinata non aveva concluso nulla, troppo perso nel ricordo di quello che era accaduto nel termine di soli due giorni. Non ne avevano ancora parlato ma presumeva che la situazione fosse piuttosto chiara: lui e Myri erano una coppia.
 Quasi rimpiangeva i tempi in cui i suoi pensieri non erano totalmente concentrati su Myriam Jackson, almeno era ancora in grado di dedicarsi al suo lavoro senza perdere tempo. Ormai era quasi l’ora di pranzo e aveva controllato la metà dei vetrini che si era prefissato quando aveva stilato il programma settimanale.
 -Ciao, stallone!-
 Il ragazzo sussultò, non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi fosse appena entrato nel suo laboratorio.  
 -Buongiorno, Rachel. Preferirei che usassi il mio nome.-
 -Siamo freddini oggi- rise lei poggiandosi con il fianco al tavolo di Law in modo che la guardasse. –Eppure il racconto di Myri sulla vostra prima notte di fuoco mi aveva fatto credere che ti fossi sciolto parecchio.-
 Law avvampò per l’imbarazzo.
 -Lei… Tu… Voi…-
 -A un certo punto nella grammatica i pronomi finiscono?-
 -Sai tutto?- chiese lui sconvolto.
 -Myri è la mia migliore amica, mi racconta ogni cosa. Quando si è svegliata e non ti ha trovato era imbufalita, devi ringraziare me se non ti ha squartato pezzo per pezzo.-
 -Sono cose private- rispose lui sempre più rosso in viso.
 -Il tuo attrezzo è come tutti gli altri, non preoccuparti. Non potrete mai fare nulla che mi sconvolga, faccio yoga da anni, Myri in quanto a snodabilità non mi si avvicina neanche.-
 -Rachel, dacci un taglio- Law tornò a fissare i suoi vetrini per evitare il confronto con lei.
 -Sei felice, vero?-
 La domanda era seria, senza il solito sarcasmo di Rachel che di solito era nascosto ovunque. 
 Lui rimase in silenzio per qualche secondo poi rispose.
 -Sì, sono molto felice.-
 La donna sorrise e posò una mano sulla schiena di Law.
 -Sei quello che le serviva, stallone. Trattamela bene.-
 Gli riservò un occhiolino divertito e si diresse verso la porta.
 -Stalle vicino, questa storia della scommessa potrebbe anche finire male. In quel caso, Myri avrà davvero bisogno di te. Non deludermi, Butler.-
 Law la guardò dritto negli occhi prima che lei se ne andasse.
 Rachel non aveva torto. Lui credeva in Myri con tutto se stesso ma conosceva bene Rhonda ed era convinto che non le avrebbe reso facile la vittoria.
 Diede uno sguardo all’orologio del computer. Era ora di pranzo, una pausa gli avrebbe fatto bene.
 Si alzò con l’intenzione di raggiungere il suo armadietto per prendere il pranzo, quando la vista di voluminosi e biondi capelli lo fecero sobbalzare.
 -Sheila!- esclamò con voce stridula.
 La sua responsabile lo guardava con occhi lussuriosi.
 -Non credevo che i ti interessassero i chirurghi. Quella donna ti viene a trovare spesso.-
 -E’ una mia amica ma non credo che la questione ti riguardi.-
 Lei si avvicinò. Il rumore dei tacchi a spillo di quella donna lo aveva sempre infastidito.
 Posò le mani sul suo petto e lo guardò dritto negli occhi.
 -Anch’io posso essere tua amica, non devi fare altro che chiedere.-
 -Credo che la cerchia delle mie amicizie sia al completo- rispose lui togliendo le mani.
 L’espressione di Sheila si fece più dura, indispettita.
 Le donne la dovevano smettere di credere che lui avrebbe ceduto solo perché loro lo volevano. Prima Trish, poi Sheila che non si era mai arresa. Era piuttosto stanco di questa storia ma decise, ancora una volta, di fare buon viso a cattivo gioco.
 -Sheila, sono in pausa, se non ti dispiace vorrei pranzare in santa pace.-
 Lei gli afferrò il viso tra le mani in modo da avvicinarlo al suo. Law rimase senza parole.
 -Ascoltami bene, ragazzino. Io voglio che tu m’intrattenga nel modo in cui desidero, quindi vedi di metterti in testa che la tua carriera dipende da me. Ti conviene essere più gentile.-
 -Non verrò a letto con te, se è questo che intendi per intrattenere. E la mia carriera è nella mani di tuo marito, non nelle tue.-
 -Per quale motivo sei così sicuro che non cederai?- ammiccò sicura di sé.
 -Perché la sua ragazza potrebbe anche ucciderlo se lo facesse.-
 Il cuore di Law si bloccò e una spiacevole sensazione di gelo gli percorse le schiena. Si liberò dalla presa di Sheila e guardò verso la porta. Myri era lì. I suoi occhi lanciavano fiamme in direzione della donna che aveva tentato di sedurlo.
 -Lei sarebbe…?- cominciò Sheila ridendo sotto i baffi.
 -La ragazza di Law.-
 Il tono di Myri era sicuro, non tradiva alcuna incertezza.
 -Non sapevo che Law avesse una ragazza, deve trattarsi di una cosa recente.-
 -Law non le racconta di certo della sua vita privata. Io non so chi lei sia, signora, ma prima di tutto mi sembra troppo attempata per andare in cerca di un toy boy. Secondo punto, deve solo riprovare a mettere le mani su di lui.-
 -Che caratterino- mormorò Sheila divertita. -Vi lascio soli.-
 Mentre si dirigeva verso l’uscita si fermò accanto a Myri.
 -Se solo avessi tardato altri cinque minuti, mia cara, avresti assistito ad una scena totalmente diversa.-
 -Avrei solo assistito a Law che la cacciava a calci nel suo bel culo rifatto- rispose lei voltandosi a guardarla. –Lei non lo conosce, io sì, intimamente.-
 Dopo quella frecciatina l’orgoglio di Sheila non poté sopportare altro. Si dileguò.
 Myri e Law erano rimasti da soli.
 -Myri… Io…-
 -Oh, taci.-
 La donna posò delle buste di carta sulla scrivania.
 -Se Trish non è stata in grado di farti levare le mutande, dubito che potrebbe riuscirci quella mummia piena di botulino. Ti ho portato il pranzo, sono in pausa dagli allenamenti.-
 Law la guardava mentre tirava fuori dalle buste dei chiari contenitori da ristorante cinese.
 Lei si voltò e gli sorrise.
 -Tranquillo, non sono arrabbiata. Ho capito che vale la pena fidarsi di te.-
 A quel punto lui non seppe trattenersi. Si lanciò su Myri chiudendo la discussione in un bacio, caldo, colmo di frenesia. La reazione non si fece attendere. Myri rispose subito al bacio, lasciandosi stringere dalle braccia che l’avevano avvolta per tutta la notte.
 Era incredibile come Law potesse farla sentire amata, come se fosse finalmente tornata a casa.
 Si separarono lentamente.
 -Perché non la denunci?- mormorò lei posando la fronte sulla sua.
 Lui la teneva ancora tra le braccia.
 -Non ci guadagnerei nulla, e il marito è il mio mentore. Non potrei mai fargli questo.-
 -Posso essere almeno contrariata?-
 -Per cosa?-
 -Per il tuo essere così idiota. Ti sottovaluti sempre. E’ la seconda donna che cerca di saltarti addosso, e stiamo insieme praticamente da due minuti.-
 Myri lo guardò risentita.
 -In realtà è la terza, e l’unica ad esserci riuscita mi ha aggredito questa mattina nella doccia.-
 -Allora, che vuoi fare? Magari farmi arrestare?- chiese posandogli un bacio leggero sulle labbra.
 -Ci sono centinaia di cose che ti farei, stanne certa, ma farti arrestare non è tra queste.-
 Myri sorrise.
 -L’immagine di te che mi metti delle manette non è così male.-
 -Vedremo- ammiccò lui. Non aveva mai parlato in quel modo ad una donna, con nessuna si era mai aperto a tal punto da pronunciare frasi con doppio senso. Myri lo rendeva libero, libero da quelle costrizioni mentali che si era creato per una vita intera.
 -Intanto dimmi che non hai portato del cibo cinese, ti prego.-
 -Non fare il noioso- cominciò lei prendendo uno dei contenitori. –Ti ho preso solo piatti vegetariani.-
 -Il cibo cinese è veleno allo stato puro, non puoi costringermi a mangiarlo.-
 -Sei noioso.-
 -Myri, stai facendo la bambina.-
 -E tu stai facendo il vecchio bacucco. Mangia e smettila la lamentarti. Non morirai per un paio di involtini primavera.-
 Alla fine Law si arrese. Non avrebbe mai potuto vincere contro Myri, era stato così fin dal loro primo incontro e la situazione non sarebbe mai cambiata. Era più forte di qualunque senso logico, Myri lo spingeva oltre i suoi confini, lo costringeva ad affrontare ogni novità lei decidesse di presentargli.
 In effetti, dopo averlo assaggiato, doveva ammettere che il cibo cinese non era poi male. Ma non avrebbe detto una parola, almeno per una volta la sua donna non avrebbe provato la soddisfazione che tanto le piaceva quando lo convinceva a cedere alle sue idee.  
 
 
 

 
 
 
||L’Autrice||
Un altro capitolo pieno di dolcezza e passione.
Myri e Law stanno pian piano consolidando il loro rapporto ma presto arriverà il capitolo della gara e vi garantisco che lì ne accadranno delle belle.
Anticipazioni: nel prossimo capitolo rivedremo Jordan, il fratello di Law. Avrà diverse rivelazioni riguardanti la loro famiglia, in particolare riguardo al padre. Myri si allenerà ancora per la scommessa.
 
Grazie per aver letto.
 
Un abbraccio
 
Francesca V. Capone (Scarcy Novanta)

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