Geniously done

di Clayrendel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questioni di magnetismo ***
Capitolo 2: *** L'incredibile Macchina-Crea-Pensieri ***
Capitolo 3: *** SMS e temporali ***



Capitolo 1
*** Questioni di magnetismo ***


“Avanti, Archimede, inventati qualcosa per uscire da qui!”
“Se sono sotto pressione, non riesco a ragionare come vorrei!”
“Oh, insomma, siamo intrappolati in questa stanza blindata, al buio, con l’ossigeno in esaurimento e i macchinari per il ricircolo dell’aria in black-out. Credo che ci rimangano qualcosa come cinque minuti, ma no, non voglio metterti “sotto pressione”!!!”
“Pensa, Archimede, pensa, pensa!”. L’inventore socchiuse gli occhi per concentrarsi meglio, ripetendo a sé stesso di trovare una soluzione. Quindi, improvvisamente, schioccò le dita. “Ci sono!” annunciò con entusiasmo “Amelia, ho bisogno del tuo aiuto. Quello che faremo, in mancanza di corrente nell’impianto aereo, sarà creare un campo elettromagnetico in movimento, che a sua volta indurrà una corrente e…”
“Come vuoi, Archimede, ma sbrigati!” tagliò corto la fattucchiera.
“Amelia, con un incantesimo saresti in grado di trasformare questa barra metallica in…una calamita?” chiese l’inventore porgendo alla strega un bastoncino di ferro estratto dalla scorta di attrezzi d’emergenza che portava sempre con sé.
“Niente di più semplice. Fortunatamente questo giochetto richiede pochissima energia magica; non potrei utilizzarne molta, in queste condizioni precarie” disse Amelia, dopodiché invocò una formula verso la barretta, che fu percorsa da un lampo magico.
“Fantastico! Grazie. Ora mi basterà collegare la bobina spenta all’impianto elettrico, poi muovere il magnete con una certa velocità, infine aspettare che…”
Furono sufficienti pochi secondi perché la luce si accendesse e l’aria di riserva riprendesse a soffiare. I due paperi respirarono a pieni polmoni e tirarono un sospiro di sollievo.
“Ha funzionato! Il campo magnetico ha prodotto una corrente che ha risolto il black-out!” gridò l’inventore.
“Archimede, odio ammetterlo ma sei un vero genio!” disse Amelia, incapace di nascondere la gioia.
Archimede sorrise: “E io detesto ammettere che senza la tua, ehm, magia” quest’ultima parola, la pronunciò quasi in un bisbiglio “non ce l’avrei mai fatta. Ora non ci resta che riattivare i sistemi di allarme dei sotterranei del Deposito e attendere che ci soccorrano”. L’inventore si guardò attorno, poi aggiunse, rivolgendosi alla strega “A proposito, si può sapere come ti è saltato in mente di scendere qua sotto? Nessuno conosce l’esistenza di queste segretissime camere di sicurezza!”.
“Chiamala sicurezza!! Hai già dimenticato che stavamo per morire soffocati appena trenta secondi fa?” gridò Amelia, furente “Comunque, nuove frontiere per ottenere ciò che desidero, e non aggiungerò altro. Tu, piuttosto? Cosa ci faceva un genio come te qua sotto, in piena notte, sentiamo”.
Archimede rispose: “Non appena si sono manifestati i primi segnali del black-out ho avuto l’idea di controllare che gli strumenti del Deposito non venissero danneggiati. Alcuni sono prototipi delicatissimi, sai?”
“Non ho dubbi” fece Amelia, sarcastica e glaciale.
“Beh, ora è proprio il caso di chiamare aiuto affinché ci tirino fuori di qui” l’inventore andò per premere l’interruttore dell’allarme, ma la strega lo fermò.
“Senti, non credi anche tu che se quelli della Sicurezza mi vedessero qua…insomma, è facilmente intuibile la reazione del loro principale. Non occorre essere un genio per capire che Paperone me la farebbe pagare”.
Archimede sorrise di nuovo, senza parlare, curioso di scoprire in che modo Amelia gli avrebbe chiesto di coprire il suo tentativo di rubare la Numero Uno.
La strega, indispettita, arrivò subito al nocciolo della questione.
“Quindi, Archimede, in nome di questa nostra occasionale collaborazione, che cosa ne diresti di aspettare che io mi sia resa invisibile, prima di chiamare i soccorsi? Ho giusto nella mia borsa una polverina che mi renderà trasparente abbastanza a lungo da non farmi vedere dai dipendenti di Paperone”.
Almeno è stata diretta senza tanti giri di parole, pensò Archimede, sopprimendo una risatina. Quella strega era veramente impossibile; tuttavia, in quel frangente si era rivelata indispensabile, per cui non le avrebbe negato il suo aiuto.
“In nome di questa nostra occasionale collaborazione, sei libera di scomparire” disse con galanteria.
Amelia estrasse dalla pochette un sacchetto contenente una strana sabbia azzurrina che agitò convulsamente prima di disperderla nell’aria. La polvere colorata si rapprese per qualche istante in una nuvoletta sospesa nel vuoto, per poi -PUF!- dissolversi senza lasciar traccia né di sé, né di Amelia.
Archimede, incredulo, avrebbe tanto voluto dare una spiegazione scientifica a quel fenomeno, perché la magia, l’alchimia, la trasfigurazione erano tutte cose che non lo convincevano affatto.
Ma non perse tempo. Si avvicinò al sistema di allarme, premette il bottone rosso e disse nell’altoparlante: “Archimede Pitagorico, sono bloccato nei sotterranei. Riuscite ad aprire gli ingressi?”

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Capitolo 2
*** L'incredibile Macchina-Crea-Pensieri ***


Era la casa più ricolma di oggetti di tutta Paperopoli. Chiunque si sarebbe chiesto come quel geniale inventore riuscisse a lavorare, lì dentro, e soprattutto a mantenere un ordine mentale; pareva non esserci criterio logico alcuno in quella confusione. Eppure Archimede conosceva la posizione e il funzionamento di ogni singolo strumento, di ogni singolo macchinario che arredava la sua dimora, e a ciascuno di essi corrispondeva un preciso spazio nella sua testa di genio. Oltre ad essere un portento dell’ingegneria, era anche un papero incredibilmente efficiente e organizzato.
Archimede stava ultimando un piccolo marchingegno in grado di trasformare i pensieri in immagini, aiutato dal suo affezionato amico Edi, una lampadina tuttofare.
“Edi, amico mio, questa è l’invenzione del secolo! Immagina: tutto quello che sta nascosto nei più profondi meandri delle nostre teste… verrà proiettato in esterno da questa macchina mediante un sofisticatissimo sistema di ologrammi!”
“BZZZ-BZZ-BZZZZ!”
“Come dici? Saresti curioso di provare se soltanto possedessi anche tu un cervello? Non ti abbattere, testa di lampadina, sei molto più intelligente di tanti paperi che conosco!” lo consolò Archimede, dando una stretta all’ultimo bullone da completare “Ci siamo!”.
L’inventore si alzò in piedi e ammirò la sua opera: perfetta.
“Allora, Edi, la proverò subito. Non ti nascondo che ho quasi paura di sapere quali segreti nasconde la mia mente”
“BZZ-BZZ”
“Ma certo, non ho segreti con te, amico mio! Non c’è di che preoccuparsi. Mmh, vediamo un po’…”
Archimede applicò alcuni elettrodi al caschetto collegato alla macchina e lo indossò. Attivò i comandi, chiuse gli occhi e…
…Dal marchingegno partirono strani rumori e ronzii. VRRRRRM. TZZZZSH. TLTLTLTLTL.
Il caschetto cominciò a tremare ma Archimede non aprì gli occhi. VRRRRRRRRRRRRRM. TZZZZZZZZZSH. TLTLTLTLTLTLTLTLTLTL.
TUM!
La macchina interruppe di colpo i sussulti. Una voce meccanica annunciò:
“Elaborazione dati cerebrali: completata”.
L’inventore aprì cautamente gli occhi e osservò le particelle olografiche scontrarsi e abbinarsi fino a creare una figura si straordinario realismo: una papera. Una papera vestita di nero, dai lunghi capelli corvini e lo sguardo accigliato. Era meravigliosa e perfettamente riconoscibile, insomma non lasciava spazio ad equivoci. Ogni dettaglio, riprodotto miracolosamente bene.
Ci mancò poco perché Archimede non si mise a urlare. Si tolse il caschetto con un gesto rapido e istintivo, e la papera-ologramma scomparve bruscamente dalla macchina; l’inventore sentì il cuore battergli forte forte e la pressione del sangue salire vertiginosamente: doveva aver assunto un colorito paonazzo per l’imbarazzo.
Si voltò verso Edi e cominciò a farfugliare: “Devo, ehm, devo aver sbagliato qualche cosa… Non capisco che cosa possa esserci che non va, qui… forse è colpa del tubo catodico interno…? O magari è lo stantuffo, oppure il cavo elettrico…”.
Il robottino-lampadina incrociò le braccia meccaniche e attaccò a battere il piedino metallico a terra, emettendo brusii minacciosi: “BZZZ BZZ BZZZZZZZ!!!!!”.
Archimede, sospirò rassegnato, con lo sguardo a terra: “E va bene, Edi, la verità è che…che dall’altra sera, dopo l’avventura sotto il Deposito, ogni tanto mi capita di ripensare ad Amelia. Ogni tanto, spesso, ad essere proprio sincero…” l’inventore trovò il coraggio di sollevare lo sguardo verso il proprio aiutante “solo che non credevo che la Macchina-Crea-Pensieri avrebbe creato proprio lei!”.
“BZZ-BZZZZZ”
“Lo so, avrei dovuto parlartene, però è molto strano…insomma: Amelia!! Mi mette un po’ a disagio, questa cosa”.
“BZZZZZ-BZZZZZZZZZ!”
“Invitarla ad un appuntamento? Ma, Edi, come ti viene in mente, non se ne parla!” Archimede si sarebbe sotterrato, se avesse avuto una vanga a portata di mano.
“BZZ BZ BZ”
“Un sms FORSE è un’idea un tantino più realizzabile, ma pur sempre impegnativa. Insomma, sono un genio delle invenzioni, ma queste cose non sono il mio forte”.
“BZZZZZZZZ-BZZZZZZZZZ-BZZZZZZZZZZ!!”
Archimede sorrise e accarezzò la lampadina con affetto: “Sei un grande amico, sai? Grazie per il sostegno. In effetti potrei inviarle un messaggio, visto che questi nuovi social servono proprio a questo. Prima però devo prepararmi psicologicamente, non voglio fare una figuraccia! Amelia! Proprio a lei, dovevo cominciare a pensare! Che terribile guaio!”.
Archimede si sentiva sconfortato, ma nello stesso tempo speranzoso: Amelia era Amelia, certo, ma pensare a lei lo faceva sentire bene, stranamente bene. La serata che avevano trascorso chiusi nei sotterranei li aveva costretti a lavorare insieme e in qualche modo, in un certo senso, avvicinati. Era strano. Era tutto molto molto molto strano.
L’inventore recuperò il suo smartphone e si connesse al profilo social di Amelia. Ridacchiò, immaginando la strega alle pendici del Vesuvio: in mezzo a infusi, alambicchi, sfere di cristallo, si era comunque lasciata travolgere dalle nuove tecnologie globali.
Archimede ci pensò un po’ su, si sedette comodo sul suo sofà ergonomico da lui stesso progettato, poi compose un messaggio.

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Capitolo 3
*** SMS e temporali ***


In verità compose ben più di un messaggio. Ogni sms, tuttavia, veniva cancellato prima di essere spedito. Archimede rileggeva il testo, ci rimuginava su, e tutte le volte si accorgeva di qualcosa che proprio non andava. Si sentiva un perfetto imbecille. “Oh, Edi, ma come devo fare?” piagnucolò il papero inventore “E va bene, basta. Questa è la volta buona. Niente ripensamenti: 3…2…1…Oh povero me, e sia: INVIATO!”. Archimede, sprofondato sul sofà, desiderò ardentemente inventare una macchina che lo facesse sparire per sempre. Ma poi si disse: “Forza, inutile stare qui a ragionare e ragionare; oramai ho inviato il mio messaggino ad Amelia, non rimane che aspettare la sua risposta. In fin dei conti me la sono giocata benino!”. L’inventore era dotato di una grande qualità. Anche nei momenti peggiori, quelli di massima tensione e terribile sconforto, sapeva sempre guardare in avanti con ottimismo genuino. Si alzò dal divano e prese a perfezionare qualche diavoleria del salotto. ……………………………………………………………………………………………………………………… Intanto, nella sua stamberga sul vulcano, anche Amelia era impegnata in una nuova creazione; non si trattava di una macchina ultratecnologica, bensì di una pozione a base di cicuta e semi di papavero bianco. “Guarda, Gennarino, osserva che capolavoro: la tensione superficiale del succo è assolutamente impeccabile!” disse orgogliosa al suo corvo, appollaiato sul trespolo accanto a lei. “CRA!” “Era da un bel po’ che non si vedevano beveroni così orribilmente belli. Il mio esame di “Intrugli e Pozioni” non potrà che andare alla grande! Ma cos…?”. Amelia si interruppe, distratta da qualcosa. Era un lamento lugubre e straziante. “CRA?!” “Tranquillo, Gennarino, è soltanto la mia suoneria per le notifiche” disse Amelia afferrando il suo cellulare. Utilizzare quel genere di oggetti le faceva ancora abbastanza impressione, ma anche le fattucchiere devono adeguarsi ai tempi che avanzano “Toh, c’è un nuovo messaggio, chissà chi è lo scocciatore che osa disturbarmi…”. La fattucchiera rimase per un attimo impietrita davanti allo schermo. Questa poi non se l’aspettava minimamente. Il messaggio era di niente meno che Archimede Pitagorico! Diceva: “Spero di non disturbare ma, in nome della nostra occasionale collaborazione dell’altra sera, ci tenevo farti i miei complimenti. Un’uscita di scena davvero fantastica! Archimede 😊 “ Amelia rilesse più volte l’sms. Davvero curioso. Davvero imprevisto. Davvero molto molto molto strano. Sembrava… possibile? Sembrava un pretesto per attaccare pezza, ecco cosa. Ci pensò su un attimo, per valutare con attenzione che cosa rispondere. Poi digitò: “Mi sorprende il fatto che ti abbia sorpreso! Ormai dovresti essere abituato al mio talento magico! Amelia” “Chi può dire che cosa mi risponderà ora il cervellone” disse Amelia “voglio proprio vederci più chiaro in questa faccenda…”. Bastarono pochi minuti perché il singulto-suoneria si ripetesse, e Amelia non esitò a leggere. “In effetti non è la prima volta che mi stupisco dei tuoi trucchetti! Un giorno dovrai spiegarmi attentamente quali fenomeni sfruttano!” “TRUCCHETTI?!” Amelia era su tutte le furie “Come si permette quel secchione senza precedenti di definire TRUCCHETTI i miei potentissimi incantesimi? Adesso mi sente!!”. La fattucchiera scrisse un messaggio impietoso. “Vedremo se li reputerai ancora trucchetti! La prossima volta che ti incontro, ti trasformo in un rospo, inventore dei miei stivali!” ………………………………………………………………………………………………………………………… Quando Archimede recapitò il messaggio di Amelia, a momenti scoppiava in lacrime. “Edi, lo vedi? Sono un disastro, che pessima idea quella di contattare Amelia! Come potrò rimediare, come?” “BZZZZ—BZZZ-BZZZZ!!” “No, amico mio, non servirà a null…Ehi, aspetta! Hai ragione! Te l’ho mai detto che sei una lampadina geniale?!”. ………………………………………………………………………………………………………………………… Il cielo sopra Napoli presagiva un brutto temporale. “Di nuovo quell’idiota di Archimede!! Sono proprio curiosa di sapere che cosa si sarà inventato questa volta!” disse Amelia, cliccando sul nuovo messaggio del papero. “Amelia, perdonami. Davvero, non credo che i tuoi incantesimi siano banali, è solo che, da papero devoto alla scienza, non li comprendo e mi piacerebbe riuscirci. Cosa ne dici se, sempre in nome della nostra occasionale collaborazione, ti invitassi al mio laboratorio per una chiacchierata…senza pregiudizi?”. La strega non poteva crederci; non sapeva che cosa pensare: che caspiterina voleva da lei, Archimede Pitagorico? Il primo pensiero che le venne in mente fu una messa in scena di Paperon de’ Paperoni per trarla in inganno; utilizzare l’invito di Archimede per condurla dritta in trappola. Eppure no, questo sarebbe stato giocare troppo sporco per quel vecchio papero paladino di giustizia ed onestà. E allora? Se Paperone fosse stato escluso da quella storia, allora, l’unica ipotesi che le sovvenne fu che Archimede, beh, stesse cercando di flirtare. Le scappò da ridere: ‘Archimede’ e ‘flirt’ erano due parole che mai avrebbe pensato di inserire nella stessa frase. Quel papero sembrava tutto fuorché un latin lover. Per carità, perfettamente a proprio agio tra macchinari e circuiti elettrici, ma sempre così timido e impacciato; Amelia non l’aveva mai visto in compagnia di una papera e faticava anche solo a immaginarlo. Sogghignò ancora. Eppure… La fattucchiera premette alcuni testi e senza pensarci troppo inviò il suo messaggio di risposta: “Sempre in nome della nostra occasionale collaborazione, domani pomeriggio alle quattro sarò nel tuo laboratorio a Paperopoli. 😉 “. Un tuono rimbombò nell’etere e il cielo fu squarciato da lampi e pioggia a torrenti.

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