Cover's Lounge

di Mrs Mistake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Festeggiamenti ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sapevo di non dover andare.
Me lo sentivo.
Non dovevo andare.
Non dovevo..
Non..
Buio.
- 911 qual è l’emergenza? -.
- Una ragazza ha appena avuto un incidente grave con la sua auto, ha sbattuto la testa, credo sia svenuta, c’è molto sangue! - disse una voce in lontananza.
Non riuscii a capire cosa fosse successo. Quella voce non mi era familiare e il mio udito era come attutito da qualcosa.
Mi sforzai di aprire gli occhi.
Con grande fatica riuscii nell’intento ma mettere a fuoco mi era impossibile. Era tutto così confuso, tutto così poco illuminato, tutto così.. – Non ti preoccupare – ancora quella voce – tra poco verranno i soccorsi.
Distinsi una figura nera sopra di me ma non riuscii a capire chi fosse.
Poi un bagliore blu. Delle sirene. L’ambulanza.
“Presto dobbiamo portarla in ospedale!”
Di nuovo buio.

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Capitolo 2
*** Festeggiamenti ***


5 mesi dopo.

- Forza Alex! Non fare la solita brontolona, bevi qualcosa!
Nemmeno io sapevo la ragione per la quale ero andata alla festa di Kate. Insomma, non ero mai stata una di quelle ragazze che in situazioni come queste si nascondono nell’angolo più buio della stanza, ma Kate organizzava una festa quasi una volta al mese ed ogni volta con una scusa diversa, e di solito le sue feste finivano con la sua testa incastrata nel water e la mia mano a tenerle la fronte.
Questa volta la scusa era quella di festeggiare la sua partenza, dato che il giorno dopo sarebbe salita su un aereo per le Canarie e il suo ritorno era previsto non prima di due settimane.
Quella sera avrei decisamente preferito me e Lady, la mia gatta, nel letto davanti un bel film.
Eravamo al Cover’s Lounge da almeno tre ore, l’aria era soffocante e per di più tutte le ragazze presenti alla festa, Kate compresa, erano completamente in preda all’alcol.
Kate! Kate era la classica ragazza “bella e intelligente”, non le mancava nulla, era la ragazza che tutti desiderano: alta, capelli lunghi e biondi, occhi azzurri, al college lavorava per il giornale dell’istituto, a 13 anni aveva cominciato a fare la modella ed era già comparsa in diversi film nonostante avesse solo 24 anni. Letteralmente una bomba, sempre piena di quell’entusiasmo che hanno i bambini la mattina di Natale, quando trovano i regali sotto l’albero. Non si fermava mai. Sognava di diventare una grande stilista un giorno, al contrario di me, che preferivo riempire il mio armadio di felpe e maglioni lunghi fino alle ginocchia.
Ma nonostante questo, per qualche ragione a me sconosciuta era la mia migliore amica insieme a Tom.
Tom era gay. Questo la faceva lunga sul suo conto ma per farla breve siamo amici da quando avevamo tre anni, siamo entrambi nati e cresciuti nel New Jersey, al liceo pensammo che forse la nostra era più che un’amicizia ma troncammo subito perché fu proprio quello il periodo in cui si accorse di appartenere “all’altra sponda” ma io non me la presi e tornammo ad essere fratello e sorella, tanto da decidere di dividerci un appartamento in centro da ormai due anni.
Io e Tom non avevamo segreti, era con lui che passavo la maggior parte dei miei sabato sera, ordinando un cinese e mangiando sul tappeto ormai logoro dagli anni mentre guardavamo un film. Avevamo gli stessi gusti: cinema, musica e cibo.
Dunque eravamo lì, Kate al centro della sala che aveva fatto diventare una pista da ballo dopo aver obbligato tutti a spostare il proprio tavolo. Si muoveva a ritmo di musica, se così vogliamo chiamare quell’insieme di rumori senza un’apparente melodia dietro, mentre io e Tom disputavamo l’ennesima partita a biliardo in un angolo del locale.
- Questa volta ti straccio! – mi fece l’occhiolino.
- Tom smettila, per favore.
- Andiamo Alex! Siamo alla festa di Kate! Non rovinarle il divertimento con la tua solita faccia antipatica! – Tom mi diede una spinta con i fianchi per scansarmi e rise cercando di contagiarmi con la sua allegria in modo invano.
- Tom lo sai che non mi piacciono le feste.
- E invece non è vero! Tu hai sempre adorato le feste Alex, sei sempre stata l’anima del divertimento! Andiamo…
Sbuffai
- Andiamo, sono passati 5 mesi dal tuo incidente, quanti altri ancora ne devono passare prima che tu torni la solare e scherzosa e divertente Alex di un tempo??
- Temo che ormai quei giorni siano andati per sempre Tom.
- Non ci credo, dobbiamo farti tornare come prima!
- Se pensi di riuscirci… - ironizzai – Il posto perfetto per te! Ragazze in bikini per uno schiuma party… – gli diedi una gomitata d’intesa e tentai di ridere per la mia stessa battuta e sentendomi un’idiota per questo.
- Oh, falla finita! Almeno io mi sto frequentando con qualcuno!
- Touché! – risposi in un mezzo sorriso. Ecco cosa accomunava Tom a Kate: me. O meglio, tentare disperatamente di presentarmi qualcuno, cosa di cui io non sentivo neanche lontanamente il bisogno.
- Ho bisogno del bagno – dissi allontanandomi. Sgusciai attraverso le migliaia di persone in quella sala illuminata solo da luci a intermittenza blu, viola e verdi. Dopo cinque minuti buoni riuscii a raggiungere la porta della toilette ed entrai. In realtà non avevo bisogno del bagno, volevo semplicemente rinfrescarmi dato che una discoteca piena di gente nel bel mezzo di luglio non era il massimo.
Posai la borsa a terra e mi specchiai: jeans, top bordeaux e una giacca di pelle nera.
“Il massimo dell’eleganza che sei riuscita ad ottenere Alex? Complimenti” mi presi in giro.
Guardai la mia faccia. Tom era riuscito a gestire i miei capelli ricci allisciandoli e raccogliendoli in una lunga coda che mi arrivava fino alle spalle.
“Dovrei tagliarli” pensai.
Mi aveva anche obbligato a mettere una linea di eyeliner per rendere ancora più a mandorla di quanto non fossero già quelli che lui chiamava “i suoi occhi da cerbiattino al cioccolato”; il mio piccolo naso era forse troppo sproporzionato rispetto al viso tondo ma le labbra tinte da un rosso ciliegia sembravano un cuore. Forse queste ultime erano l’unica cosa che apprezzavo del mio viso, troppo spento e allo stesso tempo pieno di rabbia e delusione dal giorno in cui…
Scrollai la testa e scacciai via quel pensiero.
Sentii il telefono vibrarmi nella tasca dei jeans.
*Qui fuori ci sono un sacco di ragazzi carini ;) *
Era Tom, tipico suo.
Uscii. Affrontai di nuovo la calca di gente e dopo qualche sbuffo, qualche spintone e qualche gomitata raggiunsi la porta del Cover’s Lounge. Tom era al telefono. Mi fermai qualche istante prima di uscire e lo guardai: alto, capelli biondi pieni di gel per costringere le sue punte a restare verso l’alto, e una piccola voglia sotto un angolo dei suoi due occhioni blu come il mare. 
Dietro di lui notai qualcuno in penombra ma non riuscii a distinguere bene la figura. Era poggiato su una grande moto splendente, di quelle che fanno venire le vertigini per la velocità solo a guardarle. Avevo come l’impressione che fosse qualcuno di familiare.
Aprii la porta.
- Perché sei fuori?
- Volevo prendere una boccata d’aria, non ce la facevo più a sentire quella musica assordante fin dentro le vene.
- Pensa che a me tocca sentirla tutti i giorni.
- Ancora non riesco a capire come tu riesca a lavorare qui dentro – fece Tom scuotendo la testa.
- Beh… il Cover’s Lounge non è male, c’è bella musica, i tavoli da biliardo, il karaoke…. - aprii la borsa – ho saputo che verrà un nuovo ragazzo a suonare – presi un pacchetto di sigarette – dovrebbe cominciare domani - Tom mi avvicinò il suo accendino – avevi detto che non avresti più ricominciato – mi guardò con aria severa. Liquidai il discorso con un gesto della mano e quando alzai lo sguardo e buttai fuori il fumo in una nuvoletta grigia ebbi come l’impressione che quel tizio mi stesse guardando. Riuscii solo a notare i suoi vestiti, molto rocker: jeans strappati, giacchetto di pelle nero e svariati anelli sulle mani.
- Hanno mandato via Jason!? – Tom spalancò la bocca.Tornai alla realtà e annuii, mettendomi tra lui e il tizio sulla moto per evitare che il mio sguardo cadesse nuovamente in tentazione.
- Cosa stai guardando?
- Niente – mentii.
- Comunque - aspirai di nuovo – Credo non andasse più d’accordo con Jack – buttai fuori il fumo - sai, da quando ha cominciato a bere non è che ci fosse grande intesa tra i due…
- Alex! Stai guardando un ragazzo! E’ quello laggiù non è vero?
- Tom! – lo ripresi – cosa ti urli!?
- E’ carino – mi ignorò anche se questa volta il tono della sua voce era sceso di qualche decibel. Allungò il collo per vedere oltre la mia testa e continuò – se solo ci fosse un po’ più di luce…
Puntai Tom con l’indice e il medio che tenevano stretta la mia Lucky Strike – Tom Christopher Jackson! Non farmi fare figuracce sul posto di lavoro!
“Certo perché solo una sfigata come te potrebbe andare nel locale dove lavora anche quando ha il giorno di riposo!” si intromise il mio pensiero.
Tom mimò la zip sulle labbra – Mi arrendo!
- Bene.
- Ma lasciami dire che sei una bellezza sprecata se non provi neanche a cercare! Hai 25 anni tesoro stai I-N-V-E-C-C-H-I-A-N-D-O!
- Credo sia meglio tornare dentro o Kate ci sbranerà – incalzai e feci per entrare, ma un attimo prima di aprire la porta mi girai un’ultima volta: sentivo uno sguardo premere sulle mie spalle. 
 
Il tavolo da biliardo dove io e Tom stavamo giocando prima di uscire era stato occupato da due ragazzi che stavano palesemente superando la soglia del senso del pudore.
- Beh – svagò Tom – credo sia meglio prendere qualcosa da bere. Il solito?
- Il solito.
- Sì signora! – e si allontanò verso il bar.
Mentre aspettavo che Tom tornasse con i cocktail mi guardai attorno.
Il locale era abbastanza grande per essere un pub, tutto interamente di legno, sgabelli al bancone del bar sul lato sinistro, tavoli per tutta la sala,  un angolo un po' più appartato per giocare a biliardo e una perenne cappa di fumo che aleggiava nella sala. Le luci di solito erano soffuse ma quella sera dato che Kate aveva esplicitamente chiesto una strobosfera fu un po' diverso.
Kate urlava e ballava in piedi su un tavolo circondata dalle sue amiche e nonostante i capelli spettinati e il corpo pieno di schiuma continuava ad essere sexy; Jack, il proprietario del Cover’s Lounge, fabbricava cocktail più veloce della luce insieme a Ethan e Sophie, i miei due colleghi e nel frattempo, dopo che Jack aveva deciso di licenziare Jason, il palco dove di solito i cantanti si esibivano per cantare le cover delle grandi band rock o i ragazzi per divertirsi con il karaoke, era vuoto per un’ultima sera dopo mesi. A quanto pare trovare un sostituto di Jason era risultato più difficile del previsto.
Notai due ragazzi che continuavano a fissare il proprio riflesso negli specchi appesi alle pareti preoccupati per i loro capelli.
Una ragazza stava dando di stomaco per il troppo alcol in un secchio della spazzatura.
Un tizio sulla mezza età inciampò in un tavolo che non aveva notato perché troppo distratto dal di dietro di una ragazza che rasentava la nudità con i suoi abiti.
Sbuffai “possibile che ci sia così tanta idiozia nel mondo?”.
D’un tratto notai qualcuno entrare nel locale, una figura alta, con un paio di jeans strapp… era di nuovo il tizio che avevo visto all’entrata.
Era lui. I nostri sguardi si contrarono per un attimo che sembrò durare un’eternità. Non riuscivo a distogliere i miei occhi dai suoi. Mi sembrava di percepire un senso di sicurezza guardandolo.
D’un tratto mi diede le spalle dirigendosi verso il bancone, riportandomi con i piedi per terra. Lo seguii con lo sguardo fino a che non arrivò ad uno sgabello, lo afferrò e ci si sedette a cavalcioni. Si passò una mano tra i capelli lunghi fino alle spalle. Da lontano sembrava non superare i trent’anni. Ordinò da bere e dopo un attimo Ethan gli passò un bicchiere di liquore.
- Tequila per noi! – Tom era tornato con due bicchieri stracolmi di alcol – per fortuna ho detto a Sophie che erano per noi altrimenti avremmo aspettato tutta la notte! – gridò per sovrastare la musica. Mi passò il cocktail.
- Tom.
- Mmmh?
- Hai presente quel tizio che abbiamo visto fuori? – mi avvicinai al suo orecchio – perché ho la strana sensazione che mi stia fissando?
- Ma chi? Quel figo laggiù!? Beh tesoro, perché è così! Mi girai di scatto. Tom aveva ragione.
- Secondo me gli piaci, forse non ha il coraggio di venire qui perché vede che sei con me e…
- Non azzardarti a lasciarmi sola neanche per un istante!
- Ok! Ok! Tesoro sei un po’ tesa stasera per caso? Uh guarda, hanno liberato il tavolo da biliardo! 

Giocammo decine di partite, i minuti passavano e noi continuavamo a giocare e per tutto il tempo quell’uomo mi fissò con quel dannato bicchiere in mano.
- Hai visto la partita oggi?
- Tom, lo sai che odio il basket.
Sentivo il suo sguardo entrarmi sotto pelle. Anche quando ero di spalle lo sentivo premere su di me.
Era abbastanza... strano.
- Tom, a me spaventa un po' quell'uomo. - tornai al discorso di prima…
- Se vuoi posso parlargli...
- No tranquillo, fa niente. - liquidai il discorso e continuammo a giocare.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


- Poltrona è ora di alzarsi! – mi svegliò un rumore atroce seguito da una luce accecante. Tom aveva spalancato la finestra.Grugnii e mi rigirai dall’altra parte del letto.
- Alex muoviti! Sono le dieci devi alzarti!
- Altri 5 minuti – implorai.
- Non se ne parla, devi darmi una mano con le commissioni che Kate ci ha lasciato da fare, ricordi?
- Tom, per favore…Mentre Tom continuava con le sue nenie mattutine cercai di ritornare in me e di ricordarmi in quale giorno della settimana fossimo: domenica.
“Merda!” pensai. 
Poi ricordai la sera prima, la festa di Kate, il biliardo e quel tizio.
La serata si era conclusa con Kate completamente ubriaca, i capelli completamente spettinati, mentre mi salutava tenendo i suoi tacchi 12 tra l’indice e il medio di una mano mentre con l’altra continuava ad avere una bottiglia di birra in mano.
"Questa la lasci a me ok?" la afferrò Tom, poi ci guardammo e decidemmo che sarebbe stato meglio che uno di noi due la riaccompagnasse a casa. Mentre salivo in macchina vidi una moto sfrecciare accanto a me: era ancora lui. Continuavo a non capire perché mi incuriosiva.“Forse ti piace” ma scacciai subito quel pensiero dato che non ero riuscita neanche a vederlo in faccia, figuriamoci parlargli o provare un vero interesse.
Quando tornai a casa trovai Tom che già dormiva in camera sua con la tv rimasta accesa per l’ennesima volta sul solito canale dove tutte le notti davano film d’epoca.
La spensi, chiusi la porta, mi infilai il pigiama e mi misi anche io a dormire.
Eppure qualcosa non mi convinceva...
 
- Alex Elonore Stone, scendi subito da quel letto!
Grugnii di nuovo e mi alzai.

***

Passai tutta la giornata con Tom a finire i favori che Kate ci aveva chiesto di farle durante la sua vacanza: portare fuori il suo cane, sistemare i suoi vestiti, lasciare la sua macchina dal meccanico (per quanto Kate potesse apparire perfetta un difetto lo aveva: guidare non era mai stato il suo forte) e svariati altri impegni.
Per premiarci di tutti i compiti riusciti a terminare entro la fine della giornata io e Tom ci fermammo in un bar per uno spritz e qualche chiacchiera.
- Hai sentito Kate? – chiesi a Tom, ero preoccupata che non fosse riuscita a prendere l’aereo in tempo dato la sbronza di ieri sera.
- A dire la verità no, non da ieri sera.
- Come stava?
- Beh… - Tom si passò una mano tra i capelli, “molto sexy” pensai – E’ Kate, la conosci. Barcollava un po’ ma sono riuscita a metterla a letto, le ho lasciato un’aspirina vicino al cellulare sperando che l’abbia presa stamattina, ma si riprenderà come sempre.
- Fino a quando non prenderà un’altra sbronza e noi torneremo lì a reggerle la testa – Tom rise alla mia battuta ma senza contagiarmi.Mi diede una gomitata – Alex! Perché non ridi più!?
- Tom per favore, non riapriamo il discorso… – alzai gli occhi al cielo.
- Sì invece! E’ da quando hai avuto quell’incidente che non sei più la stessa, quando eri con Steven...
- Non pronunciare il suo nome Tom, per favore.
- Non pronunciare il suo nome non significa non avere un problema... – sbuffò.
- Senti Tom, non ne voglio parlare, con Steven è finita e da molto tempo ormai, fine della storia – presi una sigaretta e me l’accesi – non cadrò in depressione per una cosa del genere, sono solo delusa e arrabbiata e...
- Vuoi sapere cosa sei? – si intromise Tom – cinica. Da quando vi siete lasciati sei diventata cinica e annichilita, non ti godi più niente Alex, non parli più con nessuno, non esci, non ti butti più come prima, non fai più niente!
- Tom...
- Alex… voglio solo aiutarti... Se tu scrivessi ad Hannah forse…
- Io dovrei scriverle? Tom sei serio? – stavano per saltarmi i nervi – mi hanno fatto un torto, entrambi, e non so chi mi abbia deluso di più..
- Alex, cerca di ragionare, non ti sei mai soffermata a pensare a questa storia, secondo me c’è una spiegazione - Tom piantala! – lo interruppi gridando – non voglio più sentire il suo nome, né quello di Steven tantomeno quello di Hannah, non voglio più che tu insista a tornare sull’argomento e non voglio più parlare di questa storia! – presi la borsa e me ne andai. 

***

Tornai a casa e come sempre dovetti fare le cose di corsa perché ero in ritardo per andare al lavoro, la litigata con Tom mi aveva rovinato la giornata, non avevamo mai discusso così.
Mentre mi stavo preparando però riflettei su quello che avevo detto. Sapevo benissimo di avere torto ma Tom sa benissimo quanto io non voglia assolutamente rinvangare quel momento della mia vita di 5 mesi fa.
Andai in bagno per legare i capelli tentando di raccogliere i miei ricci in una coda ma senza Tom era impossibile. Forse avrei dovuto chiamarlo per sapere dov’era ma ero troppo orgogliosa per farlo. Avremmo parlato una volta finito di lavorare, sicuramente lo avrei trovato sul divano ad aspettarmi sveglio.
Controllai l’orologio: le 18 e 50. “Cazzo” il mio turno sarebbe cominciato tra 10 minuti!
Chiusi la porta di casa alle mie spalle e volai in macchina.

- Un Martini!
- Un Sex on the beach!
- Un whiskey and soda per favore!
- Scusa potrei chiederti un’altra cannuccia?
- Qui c’è poco rum!
- Questo cocktail fa schifo! 
Ero miracolosamente riuscita ad essere puntuale, avevo cominciato a lavorare da neanche venti minuti che i miei capelli già erano esplosi al di fuori della mia coda, il sudore del caldo estivo mi imperlava la fronte, l’aria era soffocante ed il Cover’s Lounge era già pieno.
- Ethan – chiamai mio collega, nonché amico – come mai tutta questa gente di domenica sera? – dovetti urlare per riuscire a farmi sentire dato che dall’altra parte del bancone quel ragazzone alto, con gli occhi azzurri e i capelli castani e i lineamenti tondeggianti che gli davano un’espressione da bambino, versava da bere, riempiva i vassoi e lavorava più veloce della luce.
- Credo sia per... – ma fu interrotto da una ragazza portoricana, i capelli afro, gli occhi verdi e un sorriso da far paura che arrivò con una nuova ordinazione.
- Ragazzi la signora al tavolo dodici ha chiesto un Martini – Sophie. Strappò un foglio dal suo taccuino pieno di ordini e aggiunse - se riusciamo a sopravvivere a questa serata giuro che offro da bere a tutti!
- L’hai detto! – esultò Ethan.
- Sophie ma tu hai idea di cosa ci faccia qui tutta questa gente?
- Credo sia per il nuovo ragazzo delle cover, Logan – rispose distrattamente mentre scriveva nuove note – ho sentito che è abbastanza noto dalle sue parti.
- Il sostituto di Jason?
- Un’altra vodka per favore!
- Sì lui, inizia stasera, credo venga da Los Angeles per questo tutte queste ragazzine arrapate, ora vado altrimenti ci sarà un bagno di sangue se non porto subito questi cocktail – prese il vassoio e si mimetizzò tra la folla.
- Scusi bellissima signorina, potrebbe versarmi un altro goccio di whiskey? – il solito vecchio ubriaco.
- Certo – risposi, “va al diavolo brutto porco” pensai.
- Ti sta dando fastidio il vecchio Willy? – si avvicinò Ethan.
- No, è tutto apposto, almeno fino a quando terrà a bada le sue mani. 

- Hey Alex! Posso parlarti un secondo? – era Jack, il proprietario del Cover’s Lounge. Jack non era male anche se non era di bella presenza dato che si trattava di un signorotto sui cinquant’anni, gli occhi inclinati verso l’alto, i baffoni e qualche centimetro in meno rispetto alla media. Inoltre ogni giorno indossava un cappello diverso per coprire il suo problema di calvizie. 
- Certo, come no - mi pulii le mani alla bel e meglio e scesi dal bancone del bar – E’ successo qualcosa? 
- No, volevo solo chiederti se domani sei disponibile per attaccare un’ora prima al lavoro, ho bisogni di qualcuno che apra il locale.Ammetto che la proposta di andare al lavoro un’ora prima non era una delle più belle prospettive per domani, ma non mi dispiaceva venire al Cover’s Lounge, era un po’ come la mia seconda casa.
- Certo Jack, però non ho le chiavi.
- Non ti preoccupare, te le darà Ethan più tardi, adesso devo andare, è arrivato Logan!Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che già era sparito dietro il palco.
- Signorina? Quella con le belle tette! Mi da un altro whiskey per favore?
- Arrivo subito! – “ancora quel porco”. 

- Ethan ce la fai due minuti senza di me? Mi prendo cinque minuti di pausa.
- Tranquilla, posso tenerli a bada per cinque minuti!
- Mi da un Gin Lemon per favore?
- Ma la mia Coca Cola light?
- Altre cannucce!Sgusciai tra i tavoli slacciandomi il grembiule da lavoro, presi il corridoio verso il bagno riservato allo staff e presi la mia giacca di pelle e una sigaretta.
Tra una gomitata in un fianco, una ginocchiata nell’altro e le grida di ragazzine quindicenni in preda agli ormoni riuscii a trovare la strada per l’uscita.
“Odio le persone!”
Accesi la mia sigaretta e controllai il telefono per vedere se avessi qualche chiamata persa.
Tom. Sbuffai. Non avevo tempo di chiamarlo, avevo solo cinque minuti di pausa per una sigaretta così eliminai la notifica.
“Finalmente qui fuori posso prendere un po’ d’aria fresca e gustare un po’ il silenzio”
Ed invece no. Un gruppo di ragazzine erano uscite fuori strillando e schiamazzando come delle oche.
“Quanto sono odiose”.
- Mi ha scritto! Mi ha scritto Jay! – gridò una di loro seguita da un’altra ondata di urli da tutte le altre.Mi salì un senso di nausea e feci un’espressione di disgusto.
Sentii la porta dell’entrata aprirsi e richiudersi di nuovo.
“Ti prego non altre ragazzin...”
- Eccola la ragazza dalle belle tette! – disse Willi sbiascicando. Barcollava.“Sarebbe stato meglio mettere la mano in un nido di vespe”
- Willy sei ubriaco tornatene a casa – dissi senza nemmeno alzare lo sguardo dallo schermo del telefono, continuando a fumare la mia sigaretta.Si sedette su uno sgabello accanto a me - ma lo sai che – sentii una mano sul mio sedere – hai proprio un bel fondoschiena?
In quel momento sentii un fuoco partirmi dallo stomaco attraversarmi la gola e salirmi fino al cervello. Mi girai in preda alla rabbia, lo guardai in cagnesco e diedi un calcio a quel dannato sgabello facendolo cadere a terra con un tonfo così forte da sollevare la polvere da terra.
- Porco!
Tornai dentro il Cover’s Lounge con un gruppo di ragazzine e un vecchio ubriaco alle mie spalle che mi fissavano.

La serata continuò con me con un verme per capello per colpa di Willy, Ethan che schizzava tra bottiglie e bicchieri, Sophie che si insinuava tra un tavolo e l’altro e Jack che sistemava i vari attrezzi per lo spettacolo.
Poi un battito dita su un microfono.
- Signore e signori – Jack si schiarì la voce – potrei avere la vostra attenzione solo per un secondo?Il silenzio calò per tutto il locale.
- Grazie – un altro schiarirsi di voce – sarò di poche parole, volevo solo annunciare che stasera, per la prima volta dopo mesi, il palco del Cover’s Lounge ha un nuovo ragazzo che, per chi frequenta il locale già sa, canterà per voi le cover dei grandi cantanti dello scenario rock internazionale. Signore e signore, accogliamo con un caloroso applauso Logan Stewart!
Schiamazzi, grida e battiti di mani si alzarono all’unisono e Jack, sedutosi nella postazione del dj, prese il comando anche delle luci per accendere una sola lampada contro una sedia vuota.
Tornò il silenzio ad eccezione di qualche risatina sotto i baffi e un rumore di passi che riecheggiava per tutto il locale e per un attimo fui quasi grata a qualsiasi persona sarebbe salita sul palco di lì a un istante perché fece respirare me Ethan e Sophie per qualche manciata di minuti durante i quali avrebbe cantato.
Una figura sbucò dal buio e occupò la sedia vuota.
Aveva un paio di stivaletti, una giacca di pelle e dei jeans strappa… era lui.
- Pss! Ethan! Ma tu lo conosci?Fece cenno di no con la testa alzando le mani.
“Sicuramente suonerà qualcosa di stupido come Justin Bieber per avere come fan tutte queste ragazzine”
Indossò la tracolla di una chitarra. E cominciò a suonare i primi accordi e subito capii cosa avrebbe suonato: In Loving Memory degli Alter Bridge. Una fitta al cuore mi fece venire la pelle d’oca.
- Hey, Alex? Ti senti bene?
- Sì.. E’ solo che questa canzone...Il locale rimase al buio durante tutta la durata della canzone. L’unica fonte di luce era quella puntata contro di lui.
Aveva una bella voce.
“Alex smettila, sta semplicemente suonando una canzone che ti piace, tutto qui”.
Il lato sinistro del palco era adiacente a quello destro del bancone ma la distanza era troppa per vedere bene chi fosse a cantare in quel modo.
- Hey, a quanto pare incanta tutta la folla! – Sophie mi fece tornare alla realtà.Pulivo distrattamente il bancone per l’ennesima volta dall’alcol caduto dai bicchieri e dalle bottiglie mentre lo guardavo: sembrava che mentre suonava non fosse su quel palco, si trovava da tutt’altra parte, immerso dalle note, dagli accordi e dalle parole di quella canzone. Non cantava per il pubblico, cantava per sé. Non vedeva il pubblico, vedeva solo la sua chitarra.
- Sembri quasi innamorata! – rise Ethan guardandomi.
- Che cos.. io? Ethan piantala! . Scossi via i pensieri e tornai a pulire.

Finito di suonare tutto il locale esplose nuovamente in fischi e applausi, qualche ragazzina lanciò anche un paio di mutandine sul palco. Il tizio si alzò in piedi, fece un inchino, lanciò un bacio al pubblico e senza dire niente tornò nell’ombra del retroscena, facendo tornare tutti alla vita di prima dopo essere stati sospesi per un attimo dallo spazio e dal tempo grazie a quelle note.

Dopo qualche secondo sbucò da dietro le quinte, si avvicinò al bancone e si sedette al primo sgabello all’angolo.

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