Alwys Dewery e la Luna d'Argento

di DaisyCorbyn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Una notte di luna piena ***
Capitolo 2: *** 2. Un'illusoria quiete ***
Capitolo 3: *** 3. Dentro l'abisso oscuro ***
Capitolo 4: *** 4. Il processo ***
Capitolo 5: *** 5. Frammenti del passato ***
Capitolo 6: *** 6. Lontana dalla realtà ***
Capitolo 7: *** 7. Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 8: *** 8. In bilico ***
Capitolo 9: *** 9. La famiglia Projent ***
Capitolo 10: *** 10. La crudele verità ***
Capitolo 11: *** 11. Per sempre ***



Capitolo 1
*** 1. Una notte di luna piena ***


ATTENZIONE!
Questo è il primo capitolo del secondo libro
di una saga intitolata "Alwys Dewery", 
se non hai letto il primo libro, lo trovi
nel mio profilo (MiraMiclar):
"Alwys Dewery e la Mappa del Malandrino".
Se invece hai letto il primo libro, 
buona lettura!
 


1
Una notte di luna piena


«Alwys!»
La ragazzina poggiò i bagagli per terra e corse verso Albus che la intrappolò in un goffo abbraccio.
«Eccola qui! Ci sei mancata» la voce di Dominique le fece alzare lo sguardo davanti a sé e la ragazza ne approfittò per scompigliarle affettuosamente i capelli.
Appoggiato allo stipite della porta c’era Ted che, con le braccia incrociate al petto, si godeva la scena sorridendo.
«Ciao!»
Alwys gli diede un bacio sulla guancia e lo abbracciò forte: gli era mancato davvero tanto nel mese in cui era stata a casa.
«Gli altri sono di là.»
Entrarono dentro il salotto dove c’erano Rose, James, Victoire e Louis che spostarono lo sguardo incuriositi dal gran fracasso. Salutarono la nuova arrivata e ripresero a parlare, mentre James leggeva e ogni tanto rispondeva farfugliando qualche risposta.
«Ahia!» esclamò lui dopo che Victoire gli aveva dato un colpetto sulla nuca.
«Ti accompagno nella tua stanza» disse Ted mettendole una mano sulla spalla.
Albus avrebbe tanto voluto accompagnarla, ma il maggiore con uno sguardo gli fece capire che questa volta era meglio di no. Con l’incantesimo di levitazione, Ted fece galleggiare i bagagli così da salire comodamente le scale: arrivarono in un lungo corridoio, illuminato da una sola finestra alla fine, che percorsero tutto. Appena si fermarono davanti ad una delle tante porte, Alwys guardò Ted come se gli stesse chiedendo il permesso e, dopo che il maggiore annuì, la aprì senza indugiare: la camera era piccolina, ma forse era solo un’illusione data dal gran numero di mobili; Il letto a baldacchino il cui morbido copriletto viola era decorato da costellazioni che ondeggiavano leggermente, un enorme armadio a due ante dall’aria antica, una libreria vuota color mogano, un piccolo divanetto nero, un lungo specchio decorato da una cornice argentata e due comodini ai lati del letto. Alwys si avvicinò a quello accanto alla porta del bagno, sul quale erano poggiate due cornici: una blu notte, che conteneva una foto di lei e Ted che sorridevano, e l’altra che, invece, era rossa e dorata e incorniciava la foto che si erano fatti tutti insieme l’ultimo giorno di scuola. Le accarezzò sorridendo, ripensando a quei momenti.
«Devo stare qui un mese, non per sempre» si mise a ridere e si girò verso Ted che la stava guardando con un ampio sorriso «Grazie.»
«Ginny ed Hermione si sono fatte prendere la mano» disse accennando una risata.
Si avvicinò a lei e le accarezzò dolcemente la guancia «Abbiamo molte stanze, questa ormai è tua, puoi venire quando vuoi.»
Alwys lo guardò sorridendo: quello era stato l’anno migliore della sua vita, se qualcuno le avesse detto che tutto ciò era un sogno, non avrebbe esitato a rispondere che non si sarebbe voluta svegliare più. Prese la gabbietta e fece uscire Ninfa, che ormai stava stretta lì dentro per quanto era cresciuta: si stiracchiò e incominciò a curiosare in giro annusando l’aria.
«Come stai?» chiese ad un tratto Ted.
Alwys si morse il labbro all’udire quella domanda improvvisa: ormai la conosceva troppo bene, riusciva a capirla con un semplice sguardo.
«Sono preoccupata per i miei genitori, qui voi mi proteggete, loro chi li protegge?»
«Abbiamo trovato una soluzione, ma per il momento rilassati e stai un po’ con gli altri» sorrise, lei cercò di ricambiare anche se con scarso successo.
Tornarono nel lungo corridoio: il sole doveva essere stato oscurato da una nuvola, perché l’atmosfera si era fatta più cupa e opprimente. Scesero le scale ed Alwys notò che non si sentiva più il gran vociare di prima: infatti in salotto non c’era nessuno. Si guardarono intorno, cercarono in cucina, ma tutte le stanze erano nel più totale silenzio: senza il calore delle loro risate, la stanza apparì più fredda e scarna, come se mancasse un elemento importante.
«Dove sono tutti?» chiese preoccupata Alwys guardando il divano vuoto.
Si girò per cercare conforto negli occhi di Ted ma, quando lo fece, vide dietro di lui la figura incappucciata che l’aveva attaccata a scuola.
«Ted!» urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni per avvisarlo.
Il ragazzo prontamente si girò di scatto e prese la bacchetta, ma non fu abbastanza veloce perché la figura l’aveva già estratta ed era sul punto di evocare un incantesimo.
«Avada Kedavra!» disse, e un getto di luce verde colpì in pieno petto il ragazzo abbagliando Alwys.
«Ted!»
Alwys si accasciò per terra, vicino al corpo senza vita, e prese la sua testa tra le mani. Gli occhi spalancati guardavano un punto indefinito della stanza. 
«Tu vieni con me» la voce metallica risuonò nelle sue orecchie insieme al rumore pesante dei suoi passi che si facevano sempre più vicini.
«Ted!» urlò come se la sua voce potesse svegliarlo.
Dopo avergli dato un ultimo sguardo, con tutta la forza che aveva in corpo si alzò di scatto evadendo dalla presa della figura, che imprecò. Incominciò a correre ed uscì dalla porta a vetri che dava sul giardino, solo che in quel momento una foresta aveva preso il suo posto: la pallida luna piena era alta nel cielo ed Alwys ebbe un tuffo al cuore appena la vide, ma non accadde nulla. Continuò a camminare per paura che quell’uomo la potesse raggiungere e si addentrò dentro la foresta: c’era molto freddo, Alwys si passò le mani sugli avambracci ripetutamente per generare almeno un po’ di calore, ma più andava avanti, più sentiva freddo. Vide il respiro che usciva dalla sua bocca diventare una candida nuvola bianca che poi si disperdeva nell’aria, si girò per vedere se quella figura fosse ancora lì e, appena non la vide, incominciò a camminare più lentamente, anche perché la stanchezza cominciava a farsi sentire.
Dove sono? Morirò?
Questi pensieri si fecero spazio nella sua mente mentre cercava di lottare fra le lacrime che le stavano scendendo lungo le guance. Si guardò intorno: ormai non poteva più vedere la casa dei Potter, attorno a lei c’erano solo alberi scuri che silenziosi ondeggiavano al ritmo del freddo vento che le sferzava il viso. Il terreno era pieno di aghi di pino e di foglie secche, era come se quel posto puzzasse di morte, come se da lì più nessuno potesse fare ritorno. Quella sensazione si appropriò di Alwys, che pianse più forte e si accasciò per terra: il freddo le bloccò le ossa e ogni speranza cominciò a lasciarla. Ad un tratto, però, una piccola luce, come il riflesso di uno specchio, le diede fastidio agli occhi e fu obbligata ad aprirli per individuarla. Si alzò combattendo contro il dolore, perché era come se i suoi muscoli si fossero atrofizzati, ed arrivò vicino a quella piccola luce: per terra, fra gli aghi di pino, c’era una piccola gemma nera che rifletteva la luce della luna. Alwys la prese in mano e la girò su sé stessa per vederne tutti gli angoli.
All’improvviso, però, un rumore attirò la sua attenzione facendola girare di scatto: un uomo con lunghi capelli scuri era davanti a lei, tuttavia, invece di avere le gambe, dal busto partiva il corpo di un cavallo. Alwys, pietrificata dalla paura, cadde a terra e fissò con gli occhi spalancati quella creatura che scalciò come se fosse un vero e proprio cavallo. Il centauro alzò la mano verso Alwys e guardò la pietra che aveva in mano per farle capire che voleva quella. La ragazzina si alzò per avvicinarsi e gli mise la piccola pietra nella mano, lui la chiuse e fece un leggero inchino. Non sapeva perché, ma era come se sapesse che quella fosse la cosa giusta da fare.
«Non ti deluderò» disse guardandola con uno sguardo fiero.
Lo guardò allontanarsi, fino a quando si confuse fra l’oscurità degli alberi, lasciandola completamente sola: proprio quando lo perse di vista, accusò un forte dolore alle articolazioni che ogni secondo si fece più straziante. Si accasciò completamente verso le fredde foglie contorcendosi per il dolore: appena si guardò le mani, vide dei lunghi artigli affilati.
È impossibile, perché mi sto trasformando adesso?
Ma, a causa del dolore, non era in grado di trovare nella sua mente una risposta logica a quel quesito. La sua vista divenne sempre più appannata, le forze abbandonarono il suo corpo, come ogni volta che si trasformava.
Di colpo tutto divenne nero, Alwys si girò più e più volte per capire dove fosse finita e, subito dopo, alle sue orecchie arrivarono suoni indistinti e ovattati: si concentrò per capirne il significato nonostante fossero molto lontane.
«No…» il resto della parola sembrò perdersi nell’aria.
Cercò di concentrarsi di più nonostante un fastidioso ronzio le rendeva più difficile ascoltare.
«Ti prego…»
Anche se non aveva capito il continuo della parola, intuì che qualcuno stava implorando pietà. Ma a chi? Cercò di muoversi in quel mare nero nonostante avesse la sensazione di restare ferma sul posto e che quindi tutto ciò fosse inutile.
«Non farmi del male!»
Quella frase arrivò chiara e limpida alle sue orecchie, insieme ad un’immagine sfocata i cui contorni si stavano piano piano schiarendo, come quando cerchi di ricordare un sogno e ci riesci solo parlandone.
«Ti prego!» l’uomo urlò con tutte le sue forze e provò a strisciare via con qualche difficoltà a causa di una terribile ferita alla gamba.
Chi è quest’uomo?
Alwys non lo aveva mai visto in vita sua: i contorni del viso erano morbidi, poteva avere quarant’anni, pochi capelli in testa e un po’ di barbetta sul mento. Non notò altro a causa della sua vista non chiara, come se stesse sognando, e del fatto che fosse notte. Solo di una cosa era sicura: quell’uomo era terrorizzato.
Lo vide strisciare verso un legnetto poco distante da lui, probabilmente la sua bacchetta, ma non riuscì a raggiungerlo poiché Alwys si avventò su di lui facendolo urlare per il dolore.
Cosa sto facendo? No, no!
L’uomo continuò a divincolarsi, ma inutilmente: anche se fosse riuscito a liberarsi, non sarebbe andato molto lontano a causa della ferita alla giugulare che gli aveva appena inflitto.
«Ti… scongiuro…» l’uomo faticò a parlare a causa del sangue che gli stava riempendo la gola.
No! Voglio fermarmi!
Ma, nonostante Alwys cercasse di fermare tutto ciò, era come se il suo corpo non rispondesse ai suoi comandi, come se fosse solo una spettatrice. L’uomo incominciò a divincolarsi di meno, fino a bloccarsi completamente: il suo sguardo spalancato aveva ancora impresso il terrore di prima.
No, ti prego…
Era morto, non c’erano dubbi. Alwys pianse ma, nonostante provasse a chiudere gli occhi, quella immagine rimase impressa davanti a lei fino a quando non venne inghiottita dal buio completo.
«Alwys!» quella voce era sicuramente di Ted.
Allora non è morto, forse è tutto un sogno, pensò e un senso di sollievo le riempì il cuore.
«O forse siete morti entrambi.»
La voce metallica di prima tornò a tormentarla: scosse la testa come se bastasse a liberarla da essa e continuò a camminare verso la voce di Ted.
«Quello è sangue?» di cosa stava parlando la signora Weasley?
«È ferita?»
«Portala dentro!»
«Ted…» provò a parlare e la tranquillizzò il fatto che ci riuscì.
«Sono qui…»
Riuscì finalmente a mettere a fuoco ciò che la circondava e vide delle figure con degli sguardi preoccupati: Ted aveva un’espressione stanca e tirata, anche se gli occhi erano spalancati e attenti, il signor Potter aveva una mano sulla spalla del ragazzo e la accarezzava dolcemente, la signora Weasley aveva la testa appoggiata sul petto del marito che le accarezzava i morbidi ricci, la signora Potter, invece, era messa in disparte e guardava il marito.
«Ti prego dimmi che stai bene» Ted si alzò di scatto e le accarezzò la fronte grondante di sudore.
«È successo di nuovo?» chiese affannosamente con la voce roca.
Fra di loro si scambiarono uno sguardo preoccupato, come se si stessero mettendo d’accordo sulla risposta da dare.
«Si, hai urlato nel sonno, ma…» rispose Ted abbassando lo sguardo.
Fu in quel momento che Alwys realizzò di non essere nella sua stanza, ma nel salotto: cosa ci faceva lì? Il panico si avvinghiò al suo petto e, nonostante Ted cercasse di tenerla ferma contro il divano, lei riuscì ad evadere dalla sua presa.
«Perché sono qui?» si pentì subito dopo di averlo chiesto: in realtà non voleva sapere la risposta, era come se sapesse che sarebbe stata terribile. Come ogni verità.
«Ti prego…» provò a dire Ted, ma quel tono le fece ricordare l’uomo del sogno e istintivamente mise le mani in avanti come se si volesse proteggere da qualcosa.
«Le mie… mani…» sussurrò guardandole: erano incrostate di un liquido rosso sia sotto le unghie, sia le dita fino all’avambraccio. Si guardò i vestiti, anch’essi sporchi di quel liquido scuro.
«Cos’è?»
Il silenzio dei presenti la gelò: Ted provò ad avvicinarsi, ma lei puntò di nuovo le mani in avanti, questa volta per proteggere lui.
«Non… è… possibile…»
Era un sogno, lo doveva essere per forza: tutto non era reale, stava ancora dormendo e di lì a poco si sarebbe svegliata. Si sforzò di chiudere gli occhi come se ciò velocizzasse il risveglio.
«Alwys…»
Chiuse gli occhi con più forza arricciando il naso: doveva addormentarsi, poi si sarebbe svegliata nel suo letto e avrebbe passato un’altra giornata a casa dei Potter. Ad un tratto sentì una mano nella sua spalla che la fece trasalire: istintivamente aprì gli occhi incontrando quelli neri di Ted.
«Va tutto bene» disse e, appena notò che lo stava guardando, spostò la mano nel suo viso per accarezzarlo «Va tutto bene…»
«Sto sognando?»
«No… sei nella realtà.»
«Non ti credo!» gli diede uno schiaffo e si allontanò: lui non era il vero Ted, le stava mentendo.
Quando tornò a guardarlo, notò che gli aveva procurato un graffio sullo zigomo: si guardò le mani notando che erano spuntati degli artigli.
«Alwys ti devi calmare» Ginny avanzò accanto al ragazzo con uno sguardo dolce che però lasciava trapelare un po’ di paura «Va tutto bene…»
«Sto sognando?» chiese di nuovo, sperando che la risposta cambiasse.
Ginny e Ted si guardarono negli occhi e quello sguardo valse più di mille parole. Alwys si accasciò a terra come se fino a quel momento avesse compiuto uno sforzo sovraumano: Ted si avvicinò a lei, la strinse con tutte le sue forze e lei rimase ferma fra le sue braccia come se non avesse più nessuna emozione dentro. Ginny si avvicinò pure ma, invece di accarezzarla, le toccò lo stomaco e le braccia come se stesse cercando qualcosa.
«Non è ferita…»
Quelle parole uscirono dalla sua bocca con un tono strano: in altre occasioni ci sarebbe stato un sospiro di sollievo generale, in quel momento, invece, tutti si guardarono negli occhi preoccupati. Alwys, nel frattempo, stava guardando un punto indefinito della stanza come se le tenebre si fossero appropriate del suo sguardo. 





Angolo autrice:
Eccomi tornata!
Sono emozionatissima, non vedo l'ora di sapere cosa pensate di questo nuovo libro :)
Vi sta incuriosendo? Dai, fatemelo sapere con una recensione!
Vi ricordo che mi trovate su instagram ( @alwysdewery ) così sarete sempre aggiornati e potrete godervi le stupende immagini create dalla mia beta, o gli Aesthetic creati da me, o addirittura il trailer del secondo libro!! Cosa aspetti? Dai, vai a seguire la pagina!
Ci vediamo il prossimo sabato con il secondo capitolo, un bacio
Mira

 

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Capitolo 2
*** 2. Un'illusoria quiete ***


2
Un’illusoria quiete


La mattina dopo, come ogni giorno, Ninfa saltò sul letto e con le zampine le massaggiò una guancia richiedendo disperatamente la colazione. Alwys aprì gli occhi e fu accecata dall’unico raggio di sole sopravvissuto alle tende. Si girò su un fianco, guardò le due foto sul comodino e chiuse gli occhi: sentì i passi frettolosi ma felpati di Lily, Dominique e Rose che litigavano nel bagno e Victoire dietro la porta accanto al suo letto che si stava lavando. Erano passati pochi giorni, ma già quei rumori la facevano sentire a casa, protetta, e riuscivano a far svanire il freddo della notte. L’aria umida estiva non si sentiva così tanto come a casa sua: sicuramente i Potter avevano qualche aggeggio magico che rinfrescava l’aria e che emanava perennemente un profumo di lavanda che tanto piaceva ad Alwys.
L’estate non le era mai piaciuta come stagione, ma stava cominciando a rivalutarla grazie agli altri, come un sacco di altre cose. L’unico lato negativo era il fatto che non fosse ad Hogwarts, ma era come se Albus e gli altri portassero il clima della scuola anche fuori da essa. Soprattutto Victoire che li obbligava a studiare almeno due ore al giorno. Alwys sorrise ripensando ad Albus che sbuffava e giocherellava con la matita in bilico sul labbro superiore, portato appositamente all’infuori.
Si alzò massaggiandosi gli occhi e la prima cosa che fece fu accarezzare Ninfa, che miagolò affamata, poi andò in bagno per essere quantomeno presentabile al piano di sotto. Quando arrivò davanti allo specchio, però, si pietrificò: era molto pallida, dei profondi solchi scuri contornavano i suoi occhi e le labbra erano così screpolate da essere spaccate in alcuni punti. Si spostò le ciocche dei capelli che le ricadevano sul viso e analizzò ogni parte: non era ferita, aveva solo il viso di una persona che non dormiva da giorni. Cosa che veramente era accaduta: da quando aveva lasciato Hogwarts, gli incubi avevano tormentato le sue notti permettendole di accumulare solo poche ore di sonno in una settimana. Quella notte, invece, non ne aveva messa insieme nemmeno una. Si sforzò di ricordare cosa fosse successo, ma i ricordi si scontravano fra di loro non permettendole di ricostruire nemmeno un’ora. Finì di lavarsi per essere quantomeno presentabile e poi scese in cucina.
«Buongiorno!»
La signora Potter, in tutto il suo splendore, era davanti ai fornelli con in mano la bacchetta con cui stava cucinando dei deliziosi pancake. I suoi capelli color carota risplendevano grazie ai raggi del sole che filtravano dalla finestra: aveva il colore più bello di tutti i Weasley, ma non lo avrebbe mai detto agli altri. Per un attimo Alwys ebbe l’impressione che fosse sorpresa
«Buongiorno» ricambiò imbarazzata: dopo cinque giorni ancora non sapeva come comportarsi con i genitori degli altri.
«Tu che personaggio vuoi oggi?» appena si sedette due occhioni azzurri le si puntarono addosso.
«Tu chi hai scelto oggi?» controbatté Alwys sorridendo dolcemente.
«Ariel!»  esclamò facendo sobbalzare la piccola palla di pelo rosa poggiata sulla sua spalla.
La piccola Lily era letteralmente fissata con le favole babbane: aveva obbligato suo padre a comprarle i libri in una comune libreria e sua madre a fare i pancake con le forme dei suoi personaggi preferiti.
«Tu, invece?» Hugo alzò di scatto la testa e le sue orecchie divennero rosse come se avesse appena mangiato una caramella al peperoncino.
«Baymax» farfugliò.
Hugo era l’unico Weasley con il volto tempestato di lentiggini, non contando James che le aveva appena accennate: Rose le aveva leggere sul naso, invece Dominique sulla parte superiore delle guance. Era l’esatta copia di Rose, ma per quanto fossero simili d’aspetto, di carattere erano l’opposto.
«Una bellissima Ariel per te e un dolcissimo Baymax per te» Ginny poggiò i piatti sorridendo «Tu?»
«Qualsiasi cosa, grazie» disse come tutte le mattine: ogni volta si chiedeva come mai la signora Potter continuasse a farle quella domanda «Al?»
«Ha mangiato in fretta ed è corso fuori a giocare con suo padre» rispose mentre faceva volteggiare uova e latte.
Alwys finì la colazione mentre chiacchierava con Lily che la tartassava di domande su Hogwarts, emozionata all’idea di iniziare il suo primo anno. Sfortunatamente, però, mancava ancora un anno.
«Quindi farà male la cerimonia di smistamento?» chiese infastidita dalla risata della madre «James continua a dirmi di sì, ma io non ci credo.»
Alwys non sapeva cosa rispondere perché sapeva che James non le avrebbe mai perdonato il fatto che avrebbe smontato il suo scherzo, ma non voleva nemmeno essere cattiva nei confronti della bambina.
«Basta con le domande» disse Ginny prendendo i piatti e facendo l’occhiolino ad Alwys, che sospirò, ringraziandola con lo sguardo.
Tornò in camera sua, si cambiò e andò in giardino: Dominique si stava allenando con la scopa insieme a Rose, che lanciava i palloni il più lontano possibile e lei li inseguiva, James era appoggiato ad un albero e stava scrivendo qualcosa su una pergamena, Albus giocava a gobbiglie con suo padre –ancora Alwys non aveva capito che tipo di gioco fosse-, il signor Weasley giocava con Hugo e Lily ad acchiapparella, Victoire e Louis leggevano un libro sulla sedia a dondolo e la signora Weasley…
«Non mi interessa se lo vogliono tenere come animale da compagnia, è un essere a tutti gli effetti, non un puffskein» si mise le mani sui fianchi facendo pendere la bacchetta «Ho detto un sacco di volte che se lo vogliono tenere a casa, devono adottarlo!» il suo sguardo era furioso.
La lontra argentea piegò la testa da un lato, Hermione alzò la bacchetta e l’animale volò in cielo. Si lisciò la gonna bordeaux e andò verso il marito che scattò sull’attenti.
«Cosa c’è questa volta?» chiese come se stesse recitando una parte imparate a memoria.
«Bourind» disse soltanto, e l’uomo, capendo al volo, la abbracciò, ricevendo però l’effetto contrario: la donna lo spostò ed entrò dentro casa.
«Alwys!» Ted uscì dalla porta a vetri e le diede un bacio in fronte.
«Era un patronus?» chiese sperando che il ragazzo lo avesse visto.
«Esattamente, ma è davvero difficile usarli come messaggeri» spiegò mettendosi le mani in tasca «Questa mattina ha ricevuto una lettera che l’ha fatta infuriare e diciamo che, quando è molto arrabbiata, non riesce a sedersi per scrivere una lettera» si guardarono cercando di trattenere una risata.
«Cosa è successo stanotte?» chiese ad un tratto e Ted si morse il labbro senza spostare lo sguardo dal prato incredibilmente verde.
Era da quando era tornata a casa alla fine della scuola che aveva quegli incubi: i suoi genitori si erano preoccupati davvero tanto e avevano dato la colpa a Ted, infatti fu molto difficile convincerli a farla andare dai Potter, dove ovviamente aveva continuato ad averli. Ogni volta si svegliava solo con Ted davanti, invece la sera prima c’erano anche i Potter e i Weasley, ma non ricordava altro. Ciò la preoccupava molto, ma sapeva che Ted non le avrebbe mai nascosto qualcosa.
«A tempo debito ne parleremo, per adesso rilassati un po’.»
Alwys avrebbe tanto voluto dirgli ‘il momento giusto è questo’, ma Ted incominciò a camminare senza darle il tempo di controbattere. Andarono verso Victoire e Louis: lei alzò gli occhi verso Ted, si scambiarono uno strano sguardo e poi il ragazzo optò per sedersi per terra, Louis si spostò un po’ per fare spazio ad Alwys, che imbarazzata prese posto.
«I vostri genitori?» chiese tanto per fare un po’ di conversazione, visto che l’atmosfera stava incominciando a diventare tesa.
«Sono andati dai nostri nonni per un po’, loro odiano spostarsi, quindi si vedono sì e no quattro volte l’anno» spiegò Louis per poi sbuffare sonoramente.
Alwys non aveva idea di che tipo fosse Louis: avevano parlato poche volte e quelle uniche lo aveva visto raramente con un sorriso sul volto perlaceo.
«Perché i corsi sono così noiosi?» la voce di James attirò l’attenzione dei quattro.
«Ma hai frequentato solo due corsi su cinque» controbatté Victoire come se il cugino avesse appena insultato un suo caro amico.
«Studiare degli animali che mordono o sbavano, predire il futuro dagli scarti del thè… continuo?» chiuse la pergamena e la mise in una busta dello stesso colore.
Prese la bacchetta e la pigiò su di essa: si formò un timbro di ceralacca che però Alwys non riuscì a vedere per la distanza. Subito dopo si alzò per andare verso di loro.
«Sei un amore» disse Victoire e Ted sorrise, ma subito dopo tornò serio «Non ti piacevano Rune Antiche?»
«Sì, è la meno peggio» rispose spostando lo sguardo verso Ted «Tu che materie hai scelto?»
«Cura delle Creature Magiche e Babbanologia» rispose orgoglioso.
«Lo immaginavo» Ted lo fulminò con lo sguardo per il suo tono.
«Di cosa state parlando?» chiese confusa Alwys con lo sguardo che saltava da James a Ted.
«Dopo il terzo anno si possono scegliere delle materie facoltative» spiegò Victoire «Ma a quanto pare sono tutte poco interessanti per il principino… io studiavo Rune Antiche e Artimanzia.»
«Secchiona» disse James facendo finta di tossire.
«Parlò il Corvonero.»
«Per fortuna ancora ho tanto tempo, non ci ho capito nulla» disse Alwys provocando la risata da parte di tutti.
«Artimazia è davvero una bella materia» disse la ragazza accavallando le gambe «Complicata, ma bella: poche persone riescono ad insegnarla davvero bene.»
«E scommetto che tu sarai la migliore» la apostrofò James che aveva preso posto accanto a Ted.
«Farai questo?» chiese Alwys: era sicura che Victoire sarebbe diventata una professoressa.
«Spero di sì, è un percorso molto arduo» spiegò sospirando pesantemente «Sono uscita da scuola sperando di stare meno china sui libri e ora ci sto di più!»
Alwys rise «Ted, tu perché hai insegnato subito dopo il diploma?»
Calò il silenzio: Victoire si schiarì la voce, Ted era come se cercasse una risposta dentro la sua testa e James e Louis, da che erano presi da un’altra conversazione, si zittirono.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» chiese la Grifondoro preoccupata.
«No, no!» Ted scosse il capo «Artimazia è una materia che richiede principalmente molto studio, che appunto si studia dal terzo anno, invece Trasfigurazione è indole» spiegò gesticolando «Io sono anche avvantaggiato dal fatto che sono un Metamorfomagus.»
Louise e James continuarono a lamentarsi di alcune materie facendo finta di nulla, invece Victoire annuì a ciò che aveva detto Ted.
«Capito…» ad Alwys non la contavano giusta, ma preferì non indagare: se Ted non glielo voleva dire, doveva esserci un buon motivo. Non negò però che ciò le dispiacque molto.
«Comunque io vado a preparare la valigia» disse Vicky sbattendo le mani sulle cosce per poi alzarsi.
«Valigia? Dove vai?»
«Esatto, dove vai?» Ted fece eco ad Alwys, solo che nel suo tono c’era un pizzico di acidità.
«Da Daichi» disse e incominciò a camminare, ma la voce del fidanzato la fermò.
«Non me lo avevi detto.»
«Ora lo sai.»
I due si scambiarono delle occhiate che Alwys non riuscì a decifrare e cercò di entrare nella conversazione di James e Louis, ma non capiva nulla di ciò che stavano dicendo.
«Dovevi dirmelo» disse Ted incrociando le braccia al petto come se stesse richiamando uno studente: comportamento che a Victoire non passò inosservato.
«Perché?»
«Perché sono il tuo ragazzo?»
«E quindi devi sapere ogni mio minimo spostamento?»
«Si!»
Victoire diventò rossa in viso e puntò i piedi per terra come se si stesse preparando a saltargli addosso.
«Vai a farti sbranare da un Erumpent!»
Detto ciò, si girò di scatto facendo ondeggiare teatralmente i capelli biondi e con poche falcate entrò dentro la casa. Ted si lasciò andare ad un sospiro disperato e poi si mise a camminare dall’altro lato verso il piccolo boschetto. Alwys per tutto il tempo era rimasta a bocca aperta e indecisa su chi guardare: non capiva l’esagerata reazione di entrambi, ma sicuramente centrava con ciò che era successo alla Cerimonia finale della scuola.
«Alwys!» la Grifondoro si girò, attirata dalla voce di Albus «Ti va una partita a gobbiglie?»
Alwys andò in bagno per darsi una lavata prima di andare a letto, e lì incontrò Victoire, la quale si stava acconciando i capelli con una treccia che si faceva ogni notte. Avrebbe tanto voluto chiederle di Ted, del perché avessero avuto quel battibecco, ma le sembrava troppo male impicciarsi: ripensò all’ultimo giorno di scuola, allo sguardo della ragazza, quando Ted non si era alzato dalla sedia. Certe volte proprio non lo capiva.
«Sai, domani vado da Daichi» disse togliendosi gli orecchini.
«Davvero? Che bello!» esclamò Alwys sorridendo e facendo finta di non aver ascoltato la conversazione che aveva avuto con Ted «Quanto ci stai?»
Che Ted fosse geloso di Daichi?
«Una settimana, vogliamo finalmente goderci le nostre prime vacanze» rispose ridendo: Victoire era davvero bella anche senza un filo di trucco.
«Divertitevi allora.»
«Lo faremo.»
«Buona notte» le due ragazze si salutarono e Victoire le diede un leggero bacio sulla guancia.
Non era la prima volta che aveva avuto una conversazione così fredda con un membro di quella famiglia: era come se ognuno di loro celasse un segreto, una ferita che non si sarebbe mai rimarginata e che ogni tanto si riapriva provocando molto dolore. Quella di Victoire doveva essersi riaperta con il litigio con Ted. Quando arrivò alla stanza non aveva molto sonno, quindi preferì prima sedersi sul davanzale della finestra e guardare il cielo blu su cui qualche stella era adagiata dolcemente. Ad un tratto la serratura scattò: Ted entrò e guardò la ragazzina sorpreso.
«Non dormi?» chiese preoccupato.
«Sì, certo, solo che prima volevo rilassarmi un po’…» rispose con un filo di voce.
Ted si avvicinò e le mise una mano sulla spalla, come se volesse farla rilassare più velocemente. Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi però Alwys decise di andare a letto, più che altro perché sapeva che Ted non sarebbe andato via se non l’avesse vista sotto le coperte.
«Tu non dormi?» gli chiese notando che Ted si era preso una sedia.
«Aspetto che prima ti addormenti tu…»
«Dormi con me?» qualcosa la turbava: ad un tratto il freddo si era impossessato delle sue ossa ed era come se non volesse lasciarla.
Ted la guardò e annuì dolcemente, spostò le coperte e si sdraiò: intrecciarono le loro dita e si guardarono negli occhi, poiché le parole avrebbero rotto quel silenzio che ora avvolgeva la Grifondoro proteggendola. Alwys avrebbe tanto voluto aver conosciuto Ted prima, quando era sola nel mondo dei babbani, credendosi lei sbagliata, l’errore che causava dolore ai suoi genitori e a sé stessa. Dal primo momento che l’aveva anche solo visto, era riuscito a far cadere quel castello fatto di carta che si era costruita sulla sua insicurezza e ciò che la gente pensava di lei.
Si addormentarono così, cullati dal tepore di quel semplice contatto.
La mattina seguente passò in fretta come le altre, come se in estate il tempo passasse più velocemente, e per tutti forse era meglio così perché non vedevano l’ora di tornare ad Hogwarts. Al suo risveglio Ted non c’era più, ma fu come se il suo calore fosse rimasto fra le coperte, ed Alwys rimase un po’ a crogiolarsi in quel tepore: Ted era speciale per lei, non poteva negarlo e il fatto che fosse proprio lui ad essere ucciso nei suoi sogni supportava ciò. Il fatto che non avesse avuto l’incubo quella notte, le fece iniziare la giornata con il sorriso, scese le scale a due a due canticchiando un motivetto inventato sul momento: ciò attirò l’attenzione di Albus che sorrise come se l’avesse contagiato.
«Buongiorno, oggi allegra.»
«Già.»
«Sei molto più bella quando sorridi» le disse con così tanta semplicità da far battere il cuore della ragazzina.
Nascose il viso un po’ imbarazzata, soprattutto quando si accorse che Hermione stava origliando la loro conversazione.
Ad un tratto, però, la quiete che li avvolgeva fu interrotta dal campanello che suonò due volte. Tutti gli altri erano in giardino e si girarono verso la casa leggermente sospettosi: Alwys guardò Albus con lo sguardo confuso, ma lui alzò le spalle. Ginny si alzò dal prato ed entrò dentro per dirigersi verso l’entrata.
«Buongiorno, spero di non aver interrotto un tenero momento familiare» l’uomo entrò senza troppe cerimonie «Sono arrivato il prima possibile.»
«Mio marito è in giardino» rispose fingendo un sorriso.
L’uomo con passi pesanti arrivò alla porta a vetri che dava sul piccolo pezzo di prato: aveva i capelli lunghi color pece, fermati da un nastro blu, una barba perfettamente curata, come se fosse disegnata, e due occhi in cui l’iride si confondeva con la pupilla. Fece vagare il suo sguardo fra i presenti e si bloccò quando vide Alwys.
«Buongiorno, Foranel» Harry si avvicinò all’uomo.
«A te» si strinsero la mano come due vecchi amici «È lei?»
«Sì…» si girò verso la ragazza «Vieni qui.»



Angolo autrice:
Scusate il ritardo, questa settimana avrò un esame molto importante e praticamenten non sto vivendo. 
Piaciuto il capitolo? Chissà chi è questo misterioso Foranel.
Grazie Tenmary e Aiko_Miura_36 per le loro recensioni, è grazie a queste recensioni se sto continuando questa storia!!!
Ci vediamo il prossimo sabato :)
Mira P.S. C'è stata un'accesa discussione con la mia Beta perché secondo lei Alwys e Ted non si dovevano intrecciare le dita (nella scena del letto) , poiché è un contatto troppo "intimo": voi cosa ne pensate?

 

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Capitolo 3
*** 3. Dentro l'abisso oscuro ***


3
Dentro l’abisso oscuro
 
Alwys era pietrificata, Ted le diede un colpetto sulla schiena e lei incominciò a camminare «Alwys Dewery.»
«Gioel Foranel» sorrise, ma era come se lo avesse fatto solo per cortesia «Gradirei un posto più tranquillo.»
Harry andò avanti, Alwys lanciò uno sguardo preoccupato verso i suoi amici e seguì Ted verso il salotto: almeno c’era anche lui. Entrarono nello studio del signor Potter e presero posto su due divani in pelle: su uno Ted ed Alwys, sull’altro Foranel ed Harry.
«Non ci siamo presentati per bene» disse appena si sedettero «Faccio parte del Personale di Supporto del Ministro della Magia in persona.»
Lo disse come se la volesse impressionare, ma Alwys non ne capiva molto, quindi si limitò a guardarlo confusa.
«Ho fatto qualcosa?» quella situazione non le piaceva per niente.
«No, tu no» disse scuotendo la testa «Ma chi ti ha presa di mira.»
«Io non so chi sia» lui sorrise e guardò Harry.
«Ciò che è successo a scuola ci ha fatto preoccupare, così abbiamo richiesto una qualche protezione che però ci è stata negata» incominciò a spiegare Harry.
«Perché non abbiamo ritenuto necessario smuovere Auror già impegnati in altro» si intromise Foranel guadagnandosi un’occhiataccia da parte del signor Potter.
«Poi ieri sera è successa quella cosa…» gli occhi dei tre puntarono Alwys, che deglutì.
«Cosa?»
«Qualcuno è entrato nella tua mente» Ted era diventato incredibilmente serio, come quando entrava in aula per fare lezione.
«È possibile una cosa del genere?» chiese Alwys con un’espressione tra lo stupito e il preoccupato mentre mille domande le balenavano in testa «Come ne siete sicuri?»
«Si chiama Legillimanzia, ma solo maghi molto potenti possono leggere nel pensiero a distanza» Ted le accarezzò le spalle per tranquillizzarla, ma non funzionò.
«La domanda è: cosa ha visto nella tua mente?» disse Foranel sporgendosi in avanti come se fosse molto interessato alla risposta.
«Ero appena arrivata qui» incominciò torturandosi le unghie nervosamente «Ted mi ha accolta e mi ha portata nella mia stanza, era tutto così reale…» abbassò lo sguardo come se l’aiutasse a ricordare meglio «Siamo scesi in salotto, ma tutti erano spariti, poi è spuntata la figura che mi ha attaccato a scuola: ha detto due parole strane e poi un lampo di luce verde ha colpito Ted che è caduto a terra… privo di vita» intrecciò le mani e le strinse così fortemente da sbiancare le nocche.
«Non era reale» Tede la accarezzò dolcemente.
«Ma potrebbe diventarlo» asserì Foranel e automaticamente gli occhi dei tre gli furono addosso «Questa persone non è entrata nella sua mente per sapere dove si trova, perché tanto tutti lo sanno…» puntò gli occhi su Ted «Ma per capire il suo punto debole.»
«Non ha senso» disse Alwys sbattendo le mani sulle gambe e scuotendo la testa «Perché cercare un punto debole se lo sono già di mio? Un incantesimo e sono fuori gioco.»
«Non vuole ucciderti» sottolineò Foranel scandendo ogni lettera «Vuole catturarti.»
La ragazzina si bloccò: voleva piangere, ma non avrebbe dato quella soddisfazione a quell’uomo che già dopo due minuti le stava molto antipatico. Il signor Potter sapeva che Foranel avesse ragione, ma il modo in cui l’aveva detto gli aveva fatto venire un gran prurito alle mani.
«Un motivo in più per far accettare una qualche protezione dal Ministero» optò per una semplice frecciatina.
«Non è così semplice» Foranel accavallò le gambe per mettersi più comodo "«Dopo anni di pace il Ministero non permetterà che venga infranta per un pazzo.»
«Due» puntualizzò Ted assottigliando lo sguardo e attirando l’attenzione di tutti e tre «Uno che sa assoggettare un drago con la magia oscura e l’altro che sa evocare un patronus corporeo.»
«Non cambia molto» controbatté l’uomo facendo spallucce.
«Faremo tutto il necessario» disse fermamente il signor Potter: era così serio che alla fine Foranel cedette con un pesante sospiro.
«Il sogno finisce così?»
«No…» disse Alwys abbassando lo sguardo: fino alla parte del centauro ricordava tutto, ma poi il buio si impossessava dei suoi ricordi « Ero in un bosco, c’era molto freddo e la luna piena, ma non ero trasformata… Ad un tratto una luce ha catturato il mio sguardo: era il riflesso della luna su una piccola gemma nera, subito dopo è arrivato un Centauro che mi ha fatto segno di dargli la pietra e mi ha detto ‘non ti deluderò’.»
Per tutto il racconto aveva tenuto lo sguardo fisso verso Foranel: quel sogno lo faceva da così tanto tempo che ormai Harry e Ted lo sapevano a memoria.
«Una gemma nera? Com’era fatta?»
«Corrisponde alla descrizione della Pietra della Resurrezione» disse Potter precedendo la ragazza.
Alwys lo guardò confusa: non l’aveva mai chiamata in quel modo, perché ora?
«Cosa è la Pietra della Resurrezione?»
«È uno dei Doni della Morte» spiegò Ted serio in viso «Fu perduta vent’anni fa nella Foresta Proibita.»
«Questo sì che è interessante…» disse Foranel assorto nei suoi pensieri.
«Dovremmo parlare con i Centauri per precauzione.»
«Era solo un sogno, perché?» chiese Alwys presa dal panico: era come se volesse a tutti i costi che tutto ciò fosse solo un sogno.
«Non si sa mai… non è niente di preoccupante, ma se la pietra è nelle mani dei Centauri è meglio saperlo.»
Alwys avrebbe voluto controbattere, ma Foranel, risvegliatosi dai suoi pensieri, sospirò pesantemente.
«Va bene… Domani pomeriggio davanti alla fontana del Ministero, vi farò avere un incontro al Wizengamont» disse e guardò dritto negli occhi la ragazza che deglutì «Solo per parlare di ciò che è successo a scuola… Non fatemi pentire di avervi dato la mia fiducia.»
«Non accadrà» rispose Ted accarezzando il dorso della mano di Alwys che leggermente tremava.
«Perché?»
I tre si erano già alzati, ma si bloccarono alla domanda della ragazzina. Alwys alzò il viso puntando gli occhi su quelli di Ted: li aveva lucidi, ma non avrebbe mai pianto davanti a quell’uomo.
«Io non ci sto capendo più niente» disse con la voce che le tremava: più cercava di controllarla, più ne perdeva il controllo «Perché io? Perché ora?»
Avrebbe voluto continuare le domande, ma era come se non avesse più voce. Ted automaticamente si abbassò alla sua altezza per prenderle il viso, ma lei si spostò: non voleva che le persone provassero pietà nei suoi confronti, voleva risposte.
«Non lo sappiamo» rispose Foranel visto che nessuno si apprestava a farlo «A quest’ora avremmo già preso delle contromisure.»
«Ma lo scopriremo» puntualizzò il signor Potter sorridendo «Sei al sicuro qui.»
Alwys si alzò di scatto guardando dritto negli occhi Harry «Così tanto al sicuro che un mago mi sta leggendo la mente ogni volta che vuole.»
«È questo il tuo modo di ricambiare la sua gentilezza?» la rimproverò Foranel.
Per un attimo Alwys tornò lucida, ma la rabbia e il senso di impotenza ripresero il sopravvento: le persone che la circondavano a causa sua erano in pericolo. Ted era in pericolo. Si girò e a passo deciso andò verso la porta, ma si fermò appena mise la mano sul pomello ghiacciato: il freddo del metallo la riportò indietro nel tempo, piccoli frammenti indistinti incominciarono a ricostruire un ricordo lontano, ma allo stesso tempo terribilmente vicino.
«Questa volta il sogno ha continuato» disse rimanendo ferma, ma poi si girò verso i tre che la guardavano ansiosi di sapere il continuo «Incominciai a trasformarmi in un lupo mannaro… il dolore sembrava così reale…» si portò le mani sopra gli avambracci come se avesse paura di risentire da un momento all’altro quel dolore insostenibile dentro le ossa «Il buio si era impadronito dei miei occhi, ma una voce mi rimbombava nelle orecchie: mi implorava pietà… il suo volto si fece sempre più chiaro, non lo ricordo molto bene, doveva avere sulla quarantina d’anni, in carne e con pochi capelli in testa» vide Foranel fremere e ciò le fece pentire di aver raccontato il resto del sogno, ma ormai doveva finire.
«Mi sono avventata su di lui e… l’ho ucciso… c’era sangue dappertutto… lui mi implorava, ma io non riuscivo a fermarmi…» i ricordi riaffioravano insieme al suo discorso, come se fossero esperienze che aveva vissuto anni prima e che avevano aspettato il momento giusto per riemergere «Poi mi sono svegliata.»
La stanza cadde nel silenzio e a tutti e quattro sembrò come se di colpo fosse arrivato l’inverno. Ognuno immerso nei propri pensieri guardava Alwys con aria assente, mentre lei invece cercava di scacciare dalla mente quelle scene. Rimise la mano sul pomello e aprì la porta per correre via verso la sua camera. Sbatté contro qualcuno di cui però non vide il viso e continuò a passo spedito per la sua direzione. Arrivata nella sua stanza, non ci pensò due volte prima di sprofondare il viso sul cuscino: perché a lei? Perché tutto questo? Decise di non piangere, ormai era cresciuta, ma dentro il suo petto era come se qualcuno stesse scavando una voragine. Quello era un sogno, ne era sicura: quella persona la voleva terrorizzare e ci era riuscita. Si portò le braccia al petto nascondendo il viso: sicuramente i Centauri hanno trovato per caso la pietra, non deve essere per forza tutto collegato. Provò a scacciare l’immagine di quell’uomo dalla sua mente, ma era come se fosse stata impressa con il fuoco. Sarebbe andata via, ma si sarebbe aggiunta alle sue innumerevoli cicatrici.
Nonostante volesse stare da sola, il rumore della porta che si stava aprendo le fece capire che qualcuno era entrato. Sperò con tutto il cuore che non fosse Ted.
«Possiamo?» era la voce di Albus: sicuramente c’era anche Rose.
Alwys si alzò di scatto mettendosi seduta: si sistemò una ciocca che le era caduta in mezzo agli occhi e si passò il dorso della mano sulle palpebre .
«Ciao…» disse con voce flebile.
I due amici si sedettero sul letto: Albus le prese una mano accarezzandola, invece Rose si limitò a guardare in giro visibilmente imbarazzata perché molto probabilmente non aveva idea di come comportarsi.
«Cosa è successo?» il primo a parlare fu Albus: aveva l’espressione di uno che stava dicendo ‘dimmi chi devo ammazzare e lo farò’.  
«Niente…» rispose spostando lo sguardo: meno persone faceva preoccupare, meglio era «Cos’è il Wizengamot?»
«Io lo so» disse Rose il cui viso si illuminò: non aveva idea di come far sentire meglio Alwys, ma almeno in questo poteva aiutarla.
«Ci siamo avvicinati per sapere com’è andata, non per sbattere in faccia quanto sei saccente» la punzecchiò Albus beccandosi una linguaccia.
«Tranquillo» disse Alwys accennando un sorriso «L’ho chiesto perché lo hanno nominato, vogliono chiedere una protezione per quello che è successo.»
«Certo, sarebbe la cosa più logica!» borbottò Rose come infastidita dallo stupido comportamento degli adulti «Il Wizengamot è il tribunale magico: è formato da una giuria di maghi e presiede il Ministro della Magia, ma quando non può subentra lo Stregone Capo.»
«Capisco…» rispose immergendosi nei suoi pensieri: dovrò parlare davanti ad un sacco di persone, ne sarò capace?
«Quel tipo chi era?» si vedeva che Albus era stato tutto il tempo a fare avanti e indietro per il salotto in preda all’ansia.
«Quello era Foranel» Alwys già aveva dimenticato il suo nome «Fa parte del Ministero della Magia.»
«In che sezione precisamente?»
Alwys fece spallucce: quelle informazioni in quel momento per lei erano secondarie.
«Comunque mio padre conosce benissimo Octavius Murray, il Ministro della Magia.»
«Questo vuol dire che accetteranno?» chiese Alwys con un barlume di speranza.
«Sicuramente sì» rispose Albus sorridendo contagiando la ragazza.
Le faceva piacere avere i suoi amici accanto, anni prima avrebbe preferito rimanere sola in una situazione del genere, ma c’era qualcosa che stava cambiando in lei… in meglio ovviamente. Preferì, però, non affrontare con loro la discussione nel particolare: non perché non si fidasse, semplicemente in quel momento aveva solo bisogno di non pensarci, di far passare un po’ di tempo, così che il boccone amaro di tutte le sue domande che non avevano trovato risposta scendesse giù. Nonostante il volto dell’uomo impresso nella sua fragile mente.
«Ci sarò sempre per te» le sussurrò Albus all’orecchio.
E lei non poteva chiedere di meglio: la sua vita era passata da essere presa in giro dai suoi compagni babbani ad avere tanti amici. Nonostante quel sogno la stesse turbando nel profondo, era come se vedesse un piccolo spiraglio di luce in quell’abisso oscuro.
Ad un tratto un gufo beccò la sua finestra mostrando la lettera che teneva con il becco.
«Di chi sarà?» chiese Albus inclinando la testa.
Alwys si alzò, prese un biscotto dal cassetto accanto al letto e fece a cambio con la lettera. Con Adeline si era scambiata davvero tante lettere: le aveva chiesto più volte di venire dai Potter o a casa sua, ma lei aveva risposto che suo padre teneva molto alle vacanze per insegnarle qualche incantesimo.
«Così sono più preparata e incomincio a difendermi da Breanne» le aveva scritto in una lettera.
Breanne: ad Alwys prudevano le mani ogni volta che sentiva quel nome.
Aprì la lettera che il gufo dalle piume dorate aveva portato e si sedette sul davanzale della finestra: le piaceva molto stare lì, soprattutto perché vedeva i passanti camminare, ma loro non potevano vedere lei.
 
Cara Alwys,
Ho imparato un incantesimo davvero bello: serve a disarmare un mago. È molto difficile perché se il mago è più forte di te non funziona, ma ci sto lavorando, soprattutto a far volare la bacchetta nella mia mano, cosa che sicuramente imparerò fra anni.
Pancake a forma di personaggi della Disney? Che bello, anche io li vorrei! Mia madre già è tanto se fa la spesa.

 
Quanto avrebbe voluto incontrare i suoi genitori: dalle poche cose che Adeline diceva, sembravano dei maghi molto severi, cosa che non si sarebbe aspettata vista la dolcezza dell’amica.
«Adeline» rispose ad Albus mostrando il mittente.
«Ti aspettiamo sotto?»  propose Rose indicando con un cenno del capo la porta.
«Va bene» disse posando la lettera sul comodino «Le rispondo e arrivo.»
Anche se non aveva per niente voglia di incontrare Ted.
Appena i due amici uscirono, Alwys non aspettò e prese piuma e inchiostro per incominciare a scrivere la risposta:
 
Cara Adel…
 
Scrisse di quell’incontro strano, di come le facesse antipatia quel tipo –non sapeva come scrivere il suo nome e già lo aveva dimenticato- e di quanto avesse paura che la richiesta non venisse accettata. Era bello parlare con Adeline, si sentiva come se potesse aprirsi come un libro senza essere giudicata. Quanto avrebbe voluto averla lì. Chiuse la lettera e la diede al gufetto, che però la squadrò.
«Certo, scusami» disse annuendo: si alzò, andò verso il comodino e prese un altro biscottino.
Il gufo lo mangiò con avidità, cinguettò soddisfatto e prese la lettera per poi volare via. In quel frangente avrebbe dovuto chiudere Ninfa nella gabbietta perché sennò sarebbe saltata addosso a quell’uccello: e poi chi lo avrebbe spiegato ad Adeline? In quel momento però Ninfa non era lì: ora che ci pensava, non si ricordava dove l’aveva vista l’ultima volta. Fece spallucce perché molto probabilmente era intenta a cacciare il puffskein di Lily, che ogni volta strillava, per paura di svegliarsi e non trovarlo più.



Angolo autrice:
Scusate il ritardo di queste ultime settimane!!!
Gli esami babbani incombono e la mia Beta non ha molto tempo per correggere, invece io non ho nemmeno il tempo per sedermi e pubblicare. Scusate davvero!
Per quanto riguarda il capitolo: vi è piaciuto? Cosa pensate di Gioel Foranel? 
Dovete sapere che il cognome l'ho inventato io hahaha
Chissà se scopriremo di più su di lui... a voi piacerebbe?
Grazie mille a Tenmary e Akito_Miura_36 per le recensioni, vi adoro: anche se non rispondo (perdonatemi!), leggo le vostre stupende recensioni che mi danno una carica pazzesca per continuare!
Vi ricordo che esiste il profilo instagram @alwysdewery per tutte le curiosità, Aesthetic e bellissime immaigni create dalla mia Beta: cosa aspetti?? Vai!!
Al prossimo capitolo, vi adoro <3
Mira

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Capitolo 4
*** 4. Il processo ***


4
Il processo


«Stai benissimo» Victoire le mise affettuosamente le mani sulle spalle.
Alwys si sentiva molto in imbarazzo: Rose le aveva prestato un vestito con un motivo floreale e Lily aveva insistito nel farle la treccia come quella di Elsa di Frozen. Non si era mai sentita così bella. Aveva scartato molti vestiti che lasciavano scoperta troppa pelle, perché non voleva mostrare le cicatrici alle altre: si erano un po’ insospettite, ma fortunatamente non avevano fatto molte domande.
«Grazie» abbassò lo sguardo, rossa come la trama del vestito.
«Dai, tira fuori gli artigli!» Dominique saltò giù dal letto con un balzo «Devi farli tutti secchi.»
«La fai facile, non sei mai stata lì» borbottò Alwys molto preoccupata.
«Non deve andare ad un matrimonio» dal piano di sotto arrivò la voce scocciata di James.
«Appena scendo ti sistemo io!» controbatté Dominique.
Scesero le scale e, appena Ted la vide, spalancò gli occhi insieme a tutti gli altri.
«Dovresti scoprirti il viso più spesso» le sussurrò all’orecchio appena le fu vicino.
«Perfetto, possiamo andare» il signor Potter, in giacca e cravatta, arrivò tutto sorridente.
«Perché non posso venire pure io?» piagnucolò Albus che stava seguendo il padre come se fosse la sua ombra.
«Solo chi deve deporre può entrare» spiegò la signora Weasley dandogli affettuosamente uno sbuffetto sulla guancia.
«E James?»
«Io ho protetto Alwys» invece di essere orgoglioso, lo disse come se si fosse pentito di averlo fatto, molto probabilmente perché non voleva andare lì.
«Finalmente ti vedo vestito decentemente» lo punzecchiò Dominique con un sorrisetto soddisfatto.
James in tutta risposta le fece il verso alzando gli occhi al cielo.
Andarono in salotto, dove vi era Ron seduto sul divano che faceva il solletico a Hugo e Ginny con in mano una ciotola contenente una brillante polvere blu scuro.
«Come ci andiamo?» chiese Alwys: quel dubbio era stato nella sua mente da quando Foranel era andato via.
Harry diede un bacio a sua moglie, prese una manciata di polvere ed entrò dentro l’ampio camino sotto lo sguardo allibito di Alwys.
«Ministero della Magia!» esclamò e buttò la polvere sui suoi piedi: nello stesso momento in cui lo fece, un fuoco verde lo avvolse completamente e sparì.
«Non fa male» disse James, notando lo sguardo preoccupato di Alwys, passandole accanto per entrare anche lui dentro il camino «Forse… Ministero della Magia!» e scomparve fra le fiamme verdi.
«Io non lo faccio» asserì pietrificata: era convinta di averle viste tutte dopo un anno, ma si sbagliava di grosso e questa le batteva tutte!
«È il modo più semplice e sicuro» la incoraggiò Ted massaggiandole le spalle.
Diede un bacio sulla fronte a Victoire e andò pure lui fra quelle fiamme che scoppiettavano minacciose.
«Tocca a te» le disse Ginny sorridendo dolcemente per tranquillizzarla «Mi raccomando: sii chiara.»
Alwys deglutì, prese in mano quella polverina incredibilmente calda, entrò nel camino con il cuore in gola e disse ad alta voce, cercando di scandire bene le lettere «Ministero della Magia!»
Con decisione buttò la polverina per terra, che esplose in fiamme verdi che la avvolsero, fortunatamente senza farle male: si coprì gli occhi fin quando la sensazione di quelle fiamme che la sfioravano come leggere lenzuola non svanì.
«Alwys» aprì gli occhi incontrando quelli di Ted «Sei stava bravissima!»
La ragazzina sorrise ed uscì dal camino che le aveva sporcato leggermente le scarpe di cenere.
Il posto in cui era arrivata era enorme e molto affollato: da un lato vi era una sfilza di camini da cui uscivano maghi e streghe frettolosamente, alla sua sinistra si ergeva una fontana fatta di marmo che raffigurava una figura incappucciata vestita di nero –ad Alwys venne un brivido notando la somiglianza con quella che l’aveva attaccata- schiacciata da un blocco di pietra su cui erano scritti vari nomi e al centro “In memoria dei caduti durante la Seconda Guerra Magica”. Il numero esorbitante di nomi turbò Alwys, che però cercò di non pensarci.
Sotto la quella scritta, invece, ve ne era una più piccola:
“Memoriae nostra vivet,
et nullo tenebris damnabimur aevo.”

Si fermò per capirla meglio: non aveva mai studiato il latino, il motto di Hogwarts glielo aveva tradotto Rose.
«Il nostro ricordo vivrà, e nessuna età ci condannerà alle tenebre» recitò Ted.
Le vennero i brividi appena sentì quella traduzione.
«Chi è?» chiese indicando la figura schiacciata.
«Un brutto ricordo» si limitò a rispondere.
Continuarono a camminare ed Alwys si accorse che, anche se c’erano molte persone, nessuno li sfiorava, facevano passare prima loro e chinavano il capo per salutare il signor Potter. Fu come se solo in quel momento si fosse resa conto che era accanto ad una figura molto importante per il Mondo Magico: ancora non aveva studiato quella guerra, ma i racconti di Albus e ciò che c’era scritto nelle cioccorane l’avevano colpita molto. Alzò il mento e si fece più dritta, come se ciò la facesse sentire più degna di stare accanto al leggendario Harry Potter.
Arrivarono ai piedi della fontana, che da vicino divenne ancora più immensa, facendo sentire Alwys un’insulsa formica, e individuarono subito Gioel Foranel, che fissava un orologio da taschino che teneva in mano, collegato alla taschina del gilet da una spessa catena d’argento. Con un colpo secco delle dita lo chiuse e andò verso di loro.
«In perfetto orario» disse con la voce di uno che di proposito era arrivato in anticipo.
«Sembra sorpreso» controbatté Ted, ma Harry si mise fra i due.
«Andiamo?»
«Dobbiamo aspettare una persona a cui, invece, piace arrivare in perfetto ritardo» rispose Foranel alzando gli occhi al cielo.
«E chi sarebbe?» chiese il signor Potter alzando un sopracciglio.
Foranel si apprestò a rispondere, ma si bloccò dopo che il suo sguardo si posò dietro i quattro «Oh, si parla del diavolo e spuntano le corna.»
«Gioel Foranel, braccio destro del Ministro della Magia, che usa espressioni babbane?»
Damien emerse tra la folla, vestito come se fosse tranquillamente a casa sua e non al Ministero della Magia: indossava dei pantaloni sporchi di fango e con qualche strappo, una camicia che un tempo doveva essere stata bianca e il lungo cappotto che indossava sempre.
«Me l’hai tirata dalla bocca» controbatté l’uomo squadrandolo dalla testa ai piedi «A cosa dobbiamo questa puntualità?»
«Volevo stare più tempo con qualcuno» si girò verso James che però evitò lo sguardo spostandolo verso la fontana.
«In che senso?» il signor Potter avanzò minaccioso verso di lui.
«Harry Potter, il mio idolo… da quanto tempo? Come sta?» rispose facendo un sorriso a trentadue denti.
«Non mi lamento: il tempo passa, le cose no invece.»
Si strinsero la mano: Harry lo guardava assottigliando lo sguardo, Damien si era incupito di colpo.
Perché si conoscevano? Forse perché entrambi lavoravano al Ministero della Magia… Alwys si sentiva ogni giorno più confusa in merito alle questioni del passato, ma scosse la testa per scacciare quei pensieri, perché al momento aveva altri problemi a cui pensare.
«Cosa ci fa lui qui?» chiese visibilmente infastidita.
«Lui è il tuo protettore» rispose Damien con il suo solito sorrisetto sarcastico.
«Che è venuto meno al suo compito» precisò Foranel e il ragazzo divenne incredibilmente serio «Per questo il Wizengamot lo ha convocato.»
Calò il silenzio: Damien abbassò lo sguardo verso le piastrelle blu e dorate, Alwys guardò preoccupata Ted, Harry cinse le spalle di James che però si sottrasse subito a quel contatto. Superarono la fontana e arrivarono davanti a uomini vestiti tutti uguali che fermavano le persone e con la bacchetta toccavano dei tesserini che i maghi mostravano. Harry, Foranel e Damien tirarono fuori il proprio, invece agli altri fu chiesto di consegnare la bacchetta: Ted e James la consegnarono tranquillamente, invece Alwys la strinse al petto.
«Te la ridaranno quando usciremo» la tranquillizzò Ted.
Alwys sospirò ma, nello stesso momento in cui la bacchetta toccò la mano della guardia, un fumo argenteo uscì da essa.
«Non ho intenzione di lasciare sola la mia bambina.»
Lady Amelia guardò minacciosa l’uomo che balzò all’indietro con la bocca spalancata.
«Garantisco io per lei» si affrettò a dire Harry.
L’uomo annuì e prese i badge per i visitatori: li diede ai tre e poi ne avvicinò uno verso la donna che squadrò sia il badge che l’uomo.
«E io che dovrei farci con quello?»
L’uomo borbottò un «Giusto…» e lo posò in una scatola che galleggiava accanto a lui.
Superata la vigilanza, mentre Lady Amelia si lamentava dell’incompetenza di quell’uomo, andarono davanti ad un ascensore e premettero il pulsante che aprì le porte: un uomo basso e grassoccio alzò il viso e spalancò gli occhi.
«Oh signor Potter, mi scusi» disse ed uscì ondeggiando.
«Può prenderlo con noi» propose Harry entrando insieme agli altri «Ci entriamo.»
«No, no! Aspetto il prossimo» rispose scuotendo le mani, le quali dita sembravano dei salsicciotti.
L’uomo andò via ed Alwys guardò il signor Potter, che le sorrise: le tornò in mente il modo in cui gli aveva risposto il giorno prima e si sentì molto imbarazzata.
«Signor Potter…» disse con un filo di voce.
«Mi devi chiamare Harry» rispose guardandola dolcemente.
«Sì, giusto… Harry volevo chiederti scusa per ieri.»
«Tranquilla, tutto passato» ma Foranel non sembrava dello stesso avviso, stando a come corrugò le sopracciglia nonostante non li stesse guardando.
Le porte si chiusero e tutti alzarono le braccia per attaccarsi a degli appoggi nella parte superiore. Prima che Alwys e James potessero chiedere come mai lo avessero fatto, l’ascensore partì facendoli schiantare contro una delle pareti: prontamente Ted prese per il braccio Alwys e Damien strinse a sé James. Sembrava di essere dentro una lavatrice ed Alwys si chiese cosa ci trovassero di così divertente gli altri che ridevano. Scesi dall’ascensore, James borbottò un grazie verso Damien, che sorrise.
Camminarono per poco e si fermarono davanti ad un grosso portone blu scuro le cui maniglie erano due “W” dorate.
«Prendi un bel respiro e parla solo se interpellata» le spiegò Foranel sistemandole il colletto.
Ted lo fulminò con lo sguardo e l’uomo alzò le mani in segno di resa.
«Io non potrò entrare» Harry si avvicinò a suo figlio che sembrava dare poco peso alla presenza del padre «Rilassati, non hai fatto niente di male.»
James si limitò a fare spallucce.
Il signor Potter salutò tutti e andò per la sua strada. Alwys prese un bel respiro, le porte si aprirono permettendo loro di entrare, ma James esitò e strinse la mano di Damien che trasalì sorpreso.
«Andrà bene» disse e, per tranquillizzarlo ulteriormente, gli accarezzò con il pollice il dorso della mano.
La sala era ottagonale: da un lato vi erano delle persone con una veste color porpora, su cui vi era cucita una “W” dorata, e dall’altro lato degli spalti di legno scuro vuoti. Ted guidò Alwys verso un trono di legno inciso da strani simboli, posto al centro della sala, invece gli altri si sedettero dietro di lei sugli spalti. Alwys alzò lo sguardo incontrando due pozze verdi che la scrutavano curiose: l’uomo era al centro del gruppo di persone dividendolo perfettamente a metà, con davanti un imponente leggio. Alwys pensò che fosse una specie di giudice per la sua aria austera, ma la sua giovane fisionomia stonava fra gli altri che dovevano avere circa cinquant’anni.
«Presiede lo Stregone Capo Circinus Bodruith» disse facendo vagare lo sguardo verso gli altri «Seduta sotto richiesta della studentessa Alwys Dewery. Che la seduta abbia inizio.»
«Dov’è Octavius Murray?» chiese Ted alzandosi.
«Le domande le faccio io» Bodruith lo fulminò con lo sguardo «Il Ministro della Magia non si scomoda per semplici sedute.»
Il cuore di Alwys incominciò a battere velocemente: il signor Potter aveva detto di conoscere il Ministro della Magia, non questo Stregone Capo e ciò la fece preoccupare ancora di più. Per non parlare del suo ghigno inquietante.
«Racconti cosa è accaduto» l’uomo spostò lo sguardo verso di lei.
La Grifondoro incominciò a torturarsi le unghie: non sapeva da dove iniziare, i ricordi cominciarono, non usare sempre incominciare perché è un rafforzativo, di solito non si usa spesso| a mescolarsi fra di loro «Praticamente…»
«Non abbiamo tutto il giorno» Bodruith alzò gli occhi al cielo scocciato.
«Prendi un bel respiro e comincia» disse dolcemente una donna dai capelli rossi in mezzo a quel gruppo di persone.
Alwys fece come le aveva detto la donna e, dopo essersi finalmente tranquillizzata un po’, incominciò.
«Stavo per entrare dentro il dormitorio quando ho visto il Patronus di un gufo, in verità non sapevo cosa fosse, me lo ha spiegato dopo Ted» cercò di girarsi per guardarlo ma non ci riuscì «Siccome non svaniva, Lady Amelia mi ha spiegato che era un Patronus messaggero quindi, incuriosita, l’ho seguito fuori dal dormitorio…»
«Sei uscita dopo il coprifuoco?» la interruppe in tono accusatorio.
«Non sarei mai uscita dalla scuola se non…» provò a spiegare, ma lui alzò la mano zittendola.
«Voglio sapere se hai lasciato la tua sala comune dopo il coprifuoco.»
«Sì…» sussurrò abbassando la testa perché lo sguardo inquisitore dell’uomo la metteva troppo a disagio.
«Spero che qualcuno abbia preso qualche provvedimento» Bodruith spostò lo sguardo verso Ted che però lo evitò «No?»
«Come tratto i miei alunni non è affare del Ministero.»
La preside McGranitt spalancò le porte con un colpo della bacchetta facendo girare tutti: si avvicinò ad Alwys e le mise le mani sulle spalle.
«Piuttosto mi chiedo perché non sono stata inviata a questa seduta straordinaria che si sta trasformando in un processo. Se serve un difensore ne sarei lieta.»
«Non c’è bisogno…» l’uomo, dopo aver scoccato un’occhiataccia verso un uomo dietro di lui che deglutì, tornò impassibile «Piuttosto mi dispiace che la lettera non sia arrivata.»
«Oh, non ne dubito» rispose accennando un qualcosa che sarebbe dovuto essere un sorriso «Ma non sono nuova a sedute rinviate o anticipate che non vengono comunicate.»
Bodruith ricambiò il sorriso «Meglio così… continua.»
Alwys annuì più volte come se si fosse ripresa da uno stato di trans «L’ho seguito fino al portone d’ingresso, poi lui è uscito e invece io ho preferito rimanere dentro la scuola, poi però…» la preside le strinse le spalle «Ho sentito mia madre urlare… a quel punto non ho pensato più a nulla e sono uscita per inseguire il gufo» l’uomo, stranamente, sembrava molto preso da questa parte del discorso.
«Poi è arrivato il drag» continuò «Ero terrorizzata, ma ad un tratto è arrivato James che…» Bodruith alzò il palmo della mano ed Alwys tacque in un istante.
«James Sirius Potter è il suo turno.»
Il ragazzo trasalì, alzò di scatto la testa che aveva tenuto bassa per tutto il tempo, e andò a sedersi al posto di Alwys, che stava andando verso gli spalti con la preside che le accarezzava i capelli che le ricadevano sulla schiena.
«Prima del coprifuoco io, Rose e Alwys ci siamo visti per stare un po’ insieme, poi ognuno è andato nel proprio dormitorio» la sua voce era ferma e decisa, non sembrava quella di un ragazzo della sua età «Siccome li conosco bene, quando sono tornato nel dormitorio li ho tenuti d’occhio con la Mappa del Malandrino.»
«Molto responsabile da parte tua» osservò Bodruith facendo un cenno con il capo.
«La ringrazio» rispose come se quel complimento non lo avesse toccato minimamente.
«Ho visto Alwys uscire, allora l’ho seguita per capire cosa stesse succedendo, poi è arrivato il drago.»
Per tutta la conversazione James e Bodruith erano rimasti con lo sguardo incollato l'uno sull'altro, come se ci fossero solo loro due nella stanza e come se chi lo avesse distolto prima fosse stato il più debole.
«Ho protetto Alwys permettendole di scappare, ma non a lungo… se non fosse stato per Damien non sarei qui» l’ultima frase uscì dalle sue labbra come un sussurro.
Ted alzò il viso spalancando gli occhi: James non lo aveva detto quando lo aveva raccontato a casa, perché tenerlo nascosto? Veramente Damien aveva rischiato la vita per salvarlo?
«E poi?» chiese l’uomo accennando un sorriso, come se sapesse che di lì a poco avrebbe ricevuto un premio.
«Mi ha accompagnato dentro casa sua per tenermi al sicuro» rispose spostando lo sguardo verso il pavimento. Aveva perso.
«Poi?»
«Non penso che questo centri con Alwys» Damien si alzò assottigliando lo sguardo.
«Hai ragione» rispose Bodruith facendo sparire il sorrisetto «Invito Ted Remus Lupin a raccontare il finale.»
Ted si alzò, accarezzò dolcemente la mano di Alwys, si sistemò la giacca e diede una pacca sulla spalla a James mentre si accingeva a prendere il suo posto.
«Mi ha svegliato il Patronus della preside che mi ha avvisato di ciò che stava accadendo, sono sceso dalle scale arrivando all’ingresso dove la preside stava dando i compiti ad ogni professore: il mio era quello di cercare Alwys.»
Bodruith sembrava una sfinge pronta a polverizzare con lo sguardo chiunque avesse dato una risposta sbagliata.
«Ho incontrato Victoire e Dominique Weasley…»
«In giro? Non c’erano i responsabili delle Case davanti ai dormitori per evitare che gli studenti uscissero?»
Ted si morse il labbro «Sono riusciti ad eluderli.»
«Due studentesse? Impressionante» rispose in tono ironico non contenendo una risata «Spero siano stati presi dei provvedimenti.»
La McGranitt si limitò ad annuire senza lasciar trapelare alcuna emozione.
«Capisco…» disse sospirando pesantemente «Può continuare.»
«Ci siamo divisi per avere più possibilità: Victoire è andata verso l’ingresso, dove però è stata ferita, ma il professor Pastime è riuscito a inviarci un patronus per avvisarci che la figura si stava spostando… Dominique è andata ad aiutare Victoire, invece io sono andato nel corridoio che dà sul cortile dove ho visto Alwys: Nymphadora Tonks era accanto a lei e la stava proteggendo» la sua voce era dura e distaccata, ma Alwys riusciva a percepire un profondo dolore: ormai lo conosceva fin troppo bene.
«Poi ho visto solo un lampo bianco.»
«Interessante…» si lasciò scappare Bodruith, che si portò una mano al mento perfettamente liscio «Signorina Dewery?»
«Non ricordo nulla…» perché stava mentendo? Era come se qualcosa dentro di lei le stesse dicendo che era meglio così.
«Va bene» prese la bacchetta, di cui Alwys però riuscì a notare soltanto il colore nero come la pece, e fece volare una piuma che incominciò a scrivere su di un grosso libro dall’aria antica.
«Damien An-»
«Il mio nome è Damien Paw» il ragazzo si alzò e a passo deciso andò a sedersi.
«Come preferisci» fece spallucce e spostò lo sguardo dal libro ai suoi occhi «Damien Paw non hai adempito al tuo dovere di protettore dei lupi mannari» la penna incominciò a scrivere frettolosamente «Io Circinus Bodruith, Stregone Capo del Wizengamot, ti privo del tuo status di Alpha del tuo branco.»
Damien scattò in piedi e puntò il dito contro di lui «Tu non hai questo potere» disse ringhiando, ma Bodruith alzò la mano zittendolo.
«Così che tu possa dedicarti completamente al tuo compito» alzò un angolo della bocca «Firmato Circinus Bodruith.»
Damien cadde a terra e si portò una mano al petto: cominciò a lamentarsi come se lo avessero appena pugnalato al cuore, portando James ad alzarsi, il quale però fu fermato da Ted.
«Certo che posso, tu appartieni al Ministero.»
Damien con fatica alzò lo sguardo, poi però per il troppo dolore si accasciò a terra.
«Ringrazia che non ti abbia privato anche del tuo impiego» disse facendo un cenno verso il libro che si chiuse con un tonfo.
James strinse i pugni lungo i fianchi, evase dalla presa di Ted e si apprestò ad aiutare Damien che si aggrappò a lui per alzarsi.
«C’è qualcuno che ha qualcosa da dire?»
«Io ho qualcosa da dire» tutti si girarono verso Ted che però non degnò nessuno di uno sguardo.


Angolo autrice:
Salve a tutti!!
Intanto volevo ringraziarvi perché sul profilo instagram siamo arrivati a 50!! Voi cosa state aspettando? Guardate che vedo quanti leggono la storia e siete tantissimi, quidni andate a seguire la pagina per le curiosità e le stupende immagini realizzate dalla beta <3
@alwysdewery
Andando al capitolo: pareri? Teorie? Fatemelo sapere con una recensione!
Grazie Tenmary per le tue fantastiche recensioni <3

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Capitolo 5
*** 5. Frammenti del passato ***


5
Frammenti del passato

 

Calò il silenzio: Alwys e James lo guardarono con la bocca spalancata, la preside si prese le mani stringendole fortemente e Damien alzò di scatto la testa.
«Prego» di nuovo quel sorrisetto interessato tagliò il volto di Bodruith.
«Il Patronus di Damien è un gufo.»
Alwys si girò verso l’accusato che accennò una risata: che stava dicendo Ted? Era un’accusa davvero grave, davvero l’odio che provava per lui arrivava fino a questo punto?
«Chiedo che evochi il suo Patronus così che Alwys possa dirci se è lo stesso» disse guardando davanti a sé deciso.
«È un’accusa molto pesante…» rispose Bodruith e spostò lo sguardo verso Damien che si alzò «Accetto la richiesta.»
Damien si allontanò un po’ da James, nonostante non fosse in grado di stare in piedi da solo, sfoderò la bacchetta e si girò verso Ted: la strinse e la gettò davanti a lui.
«Davvero credi che io sia in grado di evocare un Patronus?» Ted spostò lo sguardo come se avesse realizzato solo in quel momento cosa gli aveva chiesto di fare.
«Guardami!» urlò, ma Ted strinse i pugni e rimase con lo sguardo incollato per terra «Mio padre è morto prima che io nascessi, al mio quarto anno ho perso il mio migliore amico, sono finito Azkaban per più di tre anni e a causa di ciò mia madre è morta per il dispiacere» si portò la mano al petto come se volesse sottolineare che stesse parlando di se stesso «Spiegami come potrei trovare un ricordo felice in questo casino!» urlò di nuovo e diede un calcio alla sedia che però non si mosse.
Con due falcate prese la bacchetta e uscì dalla sala, James guardò Ted con uno sguardo carico di disapprovazione e lo seguì.
«Non potete uscire» ma entrambi lo ignorarono «Siccome sono buono, non prenderò provvedimenti.»
Gli occhi di tutti erano verso l’ingresso e Bodruith dovette tossire per richiamare l’attenzione «Chi vuole far cadere l’accusa contro Damien Paw?» tutti alzarono le mani.
«Perché lo hai fatto?» sussurrò Alwys verso Ted, ma lui continuò a rimanere in silenzio.
«In definitiva tutto ciò che ho capito è: indisciplina! Non pensavo che gli studenti di Hogwarts fossero così indisciplinati, tutto ciò non sarebbe successo se gli studenti non avessero infranto le regole» Bodruith era diventato incredibilmente serio e la preside si era irrigidita di colpo.
«Per ciò il Ministero non permetterà nessuna protezione speciale, ma è deciso che Damien non dovrà mai perdere di vista Alwys Dewery» si girò verso la McGranitt «Questa volta il Ministero non prenderà provvedimenti, ma non ci sarà una seconda volta.»
Alwys abbassò lo sguardo: aveva accettato lei di fare questa seduta, e ora gli altri si dovevano sorbire una lavata di capo dallo Stregone Capo. Senza un’ulteriore protezione, però, sarebbe stato un problema, soprattutto con il nemico con cui avevano a che fare. Possibile che il Ministero non lo capisse?
«Chi concorda con questa decisione?» tutti alzarono la mano tranne la donna con i capelli rossi, colei che all’inizio l’aveva rassicurata, che guardò decisa davanti a sé, non curandosi dello sguardo inquisitore degli altri che le si incollò addosso.
«La seduta è conclusa.»
Tutte le persone vestite di porpora si alzarono e uscirono da delle porticine poste ai lati del soppalco. Gli altri invece uscirono da dove erano entrati.
«La ringrazio di essere venuta» disse Ted sorridendo alla McGranitt e stringendole la mano.
«Non c’è di che, conosco Bodruith e da quando è lo Stregone capo, pensa di poter controllare l’intero Mondo Magico.»
La McGranitt sorrise verso Alwys, che però deviò lo sguardo, come se da un momento all’altro sarebbe scoppiata in lacrime. Ted alzò la mano per accarezzarle la testa, ma lei si spostò per andare verso l’ascensore.
«Cos’è quel broncio?» appena fu fuori Lady Amelia le volò incontro.
«Non hanno accettato» in verità non era triste per quello, ma non le andava di parlare lì e in quel momento.
«Ti proteggeremo noi» le sorrise, ma la Grifondoro si limitò ad alzare un angolo della bocca.
«Dov’è James?» Ted arrivò seguito dalla preside, che guardò Alwys con dolcezza.
«Ha detto che vi avrebbe raggiunti a casa, invece il signor Potter e Foranel vi aspettano davanti alla fontana all’ingresso» spiegò Lady Amelia, e Ted si morse il pugno della mano imprecando sottovoce.
«Perché deve fare sempre di testa sua quel ragazzino?»
«Mi ricorda qualcuno» disse la McGranitt sorridendo sotto i baffi.
«Io non ero così!»
«Signorino Lupin, quante volte le ho detto che non è possibile presentarsi a lezione con il volto da maiale?» controbatté agitando le mani in aria.
«Sarà stato sì e no quattro volte!» protestò lui ridendo.
«Quattro da maiale, cinque da oca e sei da cane!» si misero tutti a ridere tranne Alwys, che però si immaginò un Ted della sua età che faceva andare fuori di testa la preside.
«Viene con noi?» chiese il ragazzo avvicinandosi ad Alwys, ma lei istintivamente si sottrasse di nuovo, cosa che lui notò.
«No caro, ho molte cose da sbrigare, ma manderò volentieri un gufo ai Potter per prendere un thè tutti insieme» rispose dolcemente.
«La aspetteremo allora.»
Si salutarono ed ognuno andò per la propria strada: la preside, infatti, invece di andare verso l’ascensore –l’unica via d’uscita- voltò l’angolo sparendo dalla loro vista. Ted guardò Lady Amelia che annuì e si girò verso Alwys.
«Vado a cercare James, speriamo che non si sia cacciato in qualche guaio» volò via prima che Alwys poté protestare: non aveva proprio voglia di rimanere sola con Ted.
«Tranquilla, troveremo una soluzione» disse come se pensasse che il suo sguardo preoccupato e il suo comportamento fossero dovuti a quello.
Lei provò a sorridere e annuì: calò il silenzio più totale. Entrarono in ascensore e notarono che era vuoto, molto probabilmente perché tutti erano nei propri uffici a svolgere il proprio lavoro. Prima che le porte si chiudessero, entrarono dei piccoli aeroplanini di carta che fluttuarono sopra le loro teste.
«Perché hai accusato Damien?» finalmente Alwys parlò.
In fondo Ted sapeva che era quello ciò che la preoccupava, ma aveva sperato invano di sbagliarsi e di non dover mai affrontare quell’argomento con lei.
«È stato molto brutto da parte tua… un’accusa così grave poi…»
«Voglio solo capire chi c’è dietro tutto questo» rispose Ted diventando improvvisamente serio.
«Accusando persone a caso?» Alwys pregò che la guardasse negli occhi, ma il suo sguardo era fisso davanti a sé «Perché Damien avrebbe fatto una cosa del genere? Per giunta ha già problemi con il Ministero e questa tua accusa ha solo peggiorato la sua situazione.»    
Perché lo stava difendendo? Nemmeno lei riusciva a spiegarselo… forse perché il suo sguardo vuoto e addolorato quando aveva detto di non essere più in grado di evocare un Patronus e gli occhi di James le avevano creato un buco al centro del petto.
«E non ti sei chiesta perché ha problemi con il Ministero?» finalmente si girò verso di lei, ma il suo sguardo le mise solo una gran tristezza «Perché è finito ad Azkaban non te lo chiedi?»
Quelle parole e il loro tono colpirono Alwys proprio nel cuore e cercò in tutti i modi di ricacciare le lacrime da dove volevano uscire: spostò lo sguardo ormai senza forze per sostenere quello di Ted.
«No, non lo so» rispose con la voce che tremava e ciò portò Ted a cambiare espressione «Non so nemmeno cosa sia questo Azkaban, ma sembra terribile e mi chiedo come tu hai potuto pensare una cosa così brutta di una persona che ha sofferto così tanto.»
«Lui cerca di fare la vittima, ma non lo è! Cioè guardalo, è un lupo mannaro, non può essere una vittima.»
Appena le porte si aprirono, Alwys uscì di corsa e cercò di allontanarsi il più possibile da Ted che, chiamava il suo nome, andando alla cieca. Molte persone la guardavano: alcuni indispettiti, altri preoccupati, ma non badò a nessuno, nemmeno a chi si offriva di darle il proprio aiuto. Andò dall’uomo che quando era arrivata le aveva dato il badge dei visitatori e le aveva preso la bacchetta.
«Piccola tutto apposto?» chiese l’uomo e Alwys cercò di sorridere.
Prese la bacchetta, diede il badge e notò che la pietra blu brillava leggermente, quindi Lady Amelia era tornata lì dentro. Non andò alla fontana: non voleva assolutamente incontrare Ted, così andò direttamente verso un camino e osservò le persone che venivano inghiottite dalle fiamme verdi. C’era solo un problema: non sapeva dove prendere la polvere che le aveva dato Ginny. Si guardò intorno e notò che tutti, prima di entrare nel camino, tiravano fuori dalla propria borsa un sacchetto.
«Ti sei persa?» Alwys si girò e incontrò gli occhi della donna con i capelli arancioni che era al Wizengamont.
«No, vorrei tornare a casa» rispose timidamente ancora rossa in viso per le lacrime che aveva versato mentre stava correndo.
«Da sola?« a quella domanda Alwys spostò lo sguardo: brava, ti hanno beccata, ora ti riporteranno da Ted «Dai tranquilla, te ne do un po’ della mia.»
La donna prese dalla borsa un sacchetto dorato e ne versò il contenuto nella mano aperta di Alwys, che sorrise.
«La ringrazio tantissimo» rispose finalmente sorridendo.
«Su, vai!»
La ringraziò di nuovo, entrò nel camino, che notò essere più alto di quello dei Potter, e buttò la polvere a terra pronunciando la destinazione.
Quando aprì gli occhi, sperando di non essere ancora avvolta dalle fiamme, un sacco di sguardi le furono addosso, tra cui quello di Albus, e senza pensarci andò ad abbracciarlo.
«Cosa è successo?» chiese amareggiata la signora Potter.
«Io…» Albus la strinse più forte.
La donna prese la bacchetta ed evocò uno splendido cavallo argenteo «Amore, Alwys è qui, potete tornare.»
Si sedettero sul divano, Ginny portò una tazza di thè ai frutti di bosco fumante ed Albus non si staccò da lei nemmeno per un secondo. Dopo un silenzio interminabile, Ted uscì dal camino e si girò intorno per trovare Alwys.
«Non scappare mai più così!» la rimproverò avvicinandosi.
La ragazzina in tutta risposta posò la tazza e si alzò di scatto «Io faccio quello che voglio!»
«No, tu non puoi fare quello che vuoi, sei sotto la nostra responsabilità» Ted aveva ragione, ma Alwys era troppo furiosa per ammetterlo.
«Dovevi pensarci prima di dire una cosa del genere!» non aveva mai alzato la voce in tutta la sua vita, nemmeno quando litigava con i suoi genitori: era stridula, come se le sue corde vocali non fossero abituate a quello sforzo.
«E tu prima di difendere una persona indifendibile.»
«Difendo chi mi pare e piace.»
«No, invece» Ted si avvicinò a lei e la prese per le spalle facendola trasalire «Apprezzo il fatto che cerchi del buono in chiunque, ma in certe persone non esiste!»
«Come i lupi mannari?»
A quella domanda Ted si allontanò: i suoi occhi erano lucidi, gli angoli della bocca avevano smesso di combattere contro la forza di gravità e i suoi capelli erano diventati di un nero profondo.
«Di cosa parlate?» Ginny si intromise notando che la conversazione stava degenerando «Allora, Ted?»
«Non volevo dire quello che ho detto…»
«Ma lo hai fatto» lo interruppe Alwys: troppe emozioni le stavano tartassando il petto, ed era come se le sue risposte dipendessero da quale avesse acchiappato «È veramente quello che pensi?»
«Alwys…»
«No, niente Alwys..» rispose lei: il suo cuore batteva all’impazzata, le lacrime le stavano per uscire dagli occhi «Rispondi alla mia domanda.»
«Sì, rispondi» James scese dalle scale entrando dentro il salotto: tutti si girarono verso di lui, molto probabilmente perché non lo avevano visto arrivare.
«Tu non c'entri nella discussione» lo aggredì Ted corrugandola fronte «Piuttosto ti sembra normale sparire così?»
«E a te sembra i modo di comportarsi? Accusare una persona innocente e poi dire questo ad Alwys.»
«Solo io non so di cosa state parlando?» chiese Ginny incrociando le braccia al petto «Voi salite di sopra.»
Albus voleva protestare, ma Dominique lo prese per il braccio trascinandolo di sopra.
«Spiegate.»
«Come sempre Ted accusa infondatamente» spiegò James sbuffando.
«Ero arrabbiato per molte cose e ho detto una cosa che non avrei dovuto dire» spiegò grattandosi la nuca: i capelli così scuri non gli stavano per niente bene.
«Ma la pensi?» chiese Alwys asciugandosi una lacrime che era fuggita da sola dal suo occhio. 
Ted rimase in silenzio, un silenzio che a tutti in quella stanza sembrò infinito ma, prima che poté rispondere, James si mise fra loro.
«Prima di rispondere devo dirti una cosa» erano vicinissimi e si stavano guardando dritti negli occhi «Forse sei tu che vedi solo il peggio in alcune persone.»
James andò via prima che Ted potesse rispondere, salì i gradini a due a due fino alla sua stanza e chiuse la porta provocando un tonfo così forte che risuonò per tutta la casa. Subito dopo calò il silenzio: Alwys era combattuta tra lo scappare e il rimanere per chiarire, invece Ted stava guardando le scale.
«Non sarà urlandoci contro o andando via che risolveremo» disse Ginny prendendo per mano Ted che trasalì «In una famiglia grande come la nostra è normale che succedono delle incomprensioni, ma questo non deve farci dimenticare che rimaniamo una famiglia» fece intrecciare le mani dei due.
Alwys continuò a guardare per terra: aveva paura di vedere nello sguardo di Ted un rifiuto, di sapere che quello che aveva detto lo pensava per davvero.
«Non fatemi arrabbiare, vi avverto!» disse la donna con un repentino cambio di tono «Forza, andate in camera di Alwys e parlate, io aspetto Harry.»
Alwys non protestò, come se fosse stata sua madre a darle quell’ordine, e in silenzio salì le scale; Ted, invece, si trattenne sotto e la Grifondoro vide Ginny dargli un bacio in fronte. Entrata nella sua camera, per un attimo l’idea di chiudere a chiave le passò per la mente, ma preferì buttarsi sul letto e dare qualche carezza a Ninfa, che miagolò per salutarla. Appena sentì la porta cigolare, si alzò senza girarsi.
«Non lo penso» Ted fu il primo a parlare.
Infondo sapeva che era così, ma vederlo con quell’espressione le aveva creato una voragine nel petto.
«Io non capisco perché lo odi così tanto…»
Ted esitò, si sedette accanto a lei e le prese la mano «Io non capisco perché tieni a lui: ti ha fatto cose orribili e ti ha trattato malissimo.»
«Credo solo che quello sia l’unico modo che conosce per aiutarmi» rispose abbassando lo sguardo.
Il maggiore ritrasse la mano e si prese il viso come se si stesse mentalmente dicendo di non piangere.
«Non posso dirti perché non siamo più amici, l’unica cosa che posso fare è proteggerti.»
«Perché? Cosa ha fatto di così terribile?»
Ted rimase in silenzio e sospirò «Ho fatto un voto in cui ho promesso di non raccontare a nessuno cosa è successo tra me e Damien.»
«Un voto?» chiese Alwys girandosi verso di lui.
«Un Voto Infrangibile.»
Alwys ebbe un sussulto: lo aveva studiato e ricordava molto bene cosa fosse e il fatto che venisse usata la magia oscura.
«Chi è il Suggello?»
«La preside» spiegò senza ricambiare lo sguardo «Quando ho accettato di diventare professore, l’unico modo per avere una convivenza pacifica con Damien è stato accettare ciò che lui voleva, cioè che non si parlasse di ciò che era successo.»
Perché arrivare a tanto? La preoccupazione si impadronì della sua mente.
«Non dico che non è cambiato, ma ho paura che il Damien di anni fa torni, nonostante lui cerchi di seppellirlo con questo incantesimo.»
«Se è così pericoloso, perché lo hanno fatto uscire e ora è pure Protettore dei lupi mannari?»
«Non posso parlarne.»
Calò il silenzio: vari pensieri si scontrarono nella mente di Alwys, la quale cercò in tutti i modi di non pensare al fatto che d’ora in poi Damien sarebbe stato tutto il tempo con lei. Però c’era una cosa che non riusciva a spiegarsi, una sensazione nei suoi confronti, come se dentro di lui ci fosse del bene che era stato soppresso e che adesso lui cercava di far tornare a galla. La prima cosa che gli venne in mente fu la sua espressione quando aveva realizzato che James era stato colpito dal drago.
«È a causa sua che odi i lupi mannari?»
«Io non odio i lupi mannari» si affrettò a rispondere «Mio padre lo era ed era uno degli uomini più buoni dell’intero Mondo Magico, dico solo che i lupi mannari hanno una propensione per il male.»
«Perché?»
«Io…» sospirò pesantemente «Non posso dirlo.»
Da un lato tutti quei segreti incominciarono ad infastidirla, dall’altro aveva paura della verità.
«Mi dispiace» disse dopo un attimo di silenzio, girandosi verso di lei per guardarla dritta negli occhi «Odio vedere come le persone continuino a giustificarlo, nonostante ciò che ha fatto è ingiustificabile. Non è una brava persona, Alwys, fa solo finta di esserlo e non ho intenzione di perdere te come James.»
«James?»
«Non lo hai visto? Difenderebbe Damien da qualsiasi cosa» disse con tono sprezzante «Ho tanta paura Alwys… ho paura per quando James soffrirà, perché non so come potrebbe reagire.»


Angolo autrice:
Salve a tutti! Questa volta è la beta che vi parla: ho rapito Mira e ho preso possesso di tutti i suoi averi! 
No, scherzo, non poteva postare il capitolo.
Cosa ne pensate di questa seconda parte al Ministero? Vi aspettavate quello che ha fatto Ted? E secondo voi qual è la storia dietro l'astio tra i due maghi?
Fateci sapere tutto e non dimenticatevi di seguire l'account Instagram @alwysdewery dove vengono postate curiosità, citazioni e tante altre belle immagini! 
Un grande grazie, come sempre, a Tenmary per le recensioni! 

P.S.: Scusate se ancora una volta il capitolo è stato postato un giorno dopo il previsto ma, a mia discolpa, posso dire che a causa sessione invernale di esami pensavo che ieri fosse giovedì e avevo ancora un paio di giorni disponibili per correggere. A presto! 

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Capitolo 6
*** 6. Lontana dalla realtà ***


6
Lontana dalla realtà

 

Dopo tutti quegli anni doveva essersi abituata, ma la paura era tale da non permetterglielo, infatti ogni volta un senso di oppressione la attanagliava: all’idea di doversi trasformare lì, mettendo a rischio tutti, le diventava la gola secca. Il signor Potter l’aveva rassicurata più volte nei giorni precedenti, dicendo che gli incantesimi di Hermione erano imbattibili, ma l’unica cosa che Alwys poteva fare era rivolgergli un sorriso tirato.
Quella mattina Ginny aveva proposto di fare colazione tutti insieme, sicuramente per darle conforto. Ted si era seduto accanto a lei e l’aveva accolta con un dolce sorriso: gli strascichi della discussione del giorno prima si facevano ancora sentire, ma entrambi avevano intenzione di andare avanti. James era l’unico assente.
«Dov’è?» chiese Albus senza esplicitare il soggetto, poiché era ovvio di chi stesse parlando.
«Sta scendendo» rispose Harry serio in viso.
La stanza piombò nel silenzio, come se tutti stessero aspettando il suono dei passi di James, che però tardavano ad arrivare. Alwys avrebbe tanto voluto prendere il discorso “luna piena” con Ted, ma non voleva correre il rischio di essere sentita dagli altri: dentro di lei voleva davvero dirlo, ma non c’era mai stata l’occasione adatta e, soprattutto, non aveva idea di come intraprendere il discorso. Con tutti i problemi e i pensieri di quel periodo, nessun momento era buono per parlarne: i momenti felici non li voleva rovinare e durante i momenti più seri l’attenzione di tutti era focalizzata su altro.
«Come mai stiamo mangiando insieme?» chiese Lily scettica, facendo la linguaccia al fratello, che aveva sbuffato.
«Almeno una volta dobbiamo farlo, anche se è estate, non vuol dire che i momenti in famiglia vanno in vacanza» rispose la madre arrivando con la bacchetta alta in mano «E dopo ieri tutti abbiamo bisogno di sentirci più uniti che mai… Ted vai a chiamare James, così cominciamo a mangiare.»
Il ragazzo si alzò ed uscì dalla stanza, nel frattempo la tavola si era riempita dei tipi più disparati di colazione, facendo luccicare gli occhi di Lily e Dominique. Ognuno mise ciò che voleva nel piatto, senza però mangiare nulla. Ad un tratto, però, Ted scese di corsa dalle scale, attirando l’attenzione di tutti.
«James non è nella sua stanza.»
Alwys e Albus si scambiarono uno sguardo preoccupato, invece Harry si alzò di scatto seguito dalla moglie.
«Expecto Patronum» evocò il signor Potter con voce ferma «James dove sei? Torna subito a casa.»
«E se gli fosse successo qualcosa?» chiese Ginny preoccupata.
Il cervo si librò nell’aria, sparendo in una nuvola argentea.
«Ted e Ron venite con me» disse verso il ragazzo, poi spostò lo sguardo verso la moglie «Rimani qui, ti farò sapere subito se so qualcosa.»
Il modo con il quale aveva evitato la domanda della moglie fece preoccupare di più gli altri.
«Ovviamente vengo con voi» disse Hermione alzandosi: Harry voleva controbattere, ma lei lo zittì con un cenno della mano.
«E se quella figura lo avesse preso?» chiese Albus avvicinandosi al padre.
Harry gli mise entrambe le mani sulle spalle «Non credo, molto probabilmente sarà andato via dopo quello che è successo ieri… rimani con la mamma, aiutala con Lily e Hugo.»
Il figlio annuì deciso, come se gli avessero affidato un compito molto importante.
«Se avete bisogno di qualcosa ditemelo» disse Dominique.
«Tranquilla» rispose Ted sorridendole.
Victoire era andata via la sera prima, quindi forse era meglio non farle sapere della scomparsa di James, sennò sarebbe venuta lì subito. I quattro salirono le scale, molto probabilmente perché volevano cercare delle tracce nella stanza di James. Alwys strinse la mano di Albus: aveva lo sguardo molto preoccupato, come tutti. La figura voleva Alwys, ma James le aveva dato filo da torcere, quindi forse si voleva vendicare. La Grifondoro cercò di scacciare quei pensieri dalla testa, concentrandosi sull’aiutare Ginny che già stava combattendo con Lily e Hugo.
«Perché non andiamo a cercarlo anche noi?»
«Papà è molto bravo, ci penserà lui.»
La bambina sbuffò seccata «Ma più siamo, meglio è!»
«Allora che ne dite di scrivere una lista dei posti in cui potrebbe essere?» propose Alwys intromettendosi nella conversazione «Però prima fate colazione, così siete più carichi.»
«Giusto!» esclamarono in coro.
Lily e Hugo tornarono ai loro posti e incominciarono a mangiare con foga per essere più veloci.
La signora Weasley guardò la ragazzina con sguardo stanco.
«Grazie, non me li sarei più scollati di dosso.»
«Faccio quello che posso…» rispose lei un po’ imbarazzata «Credo che James sia da Damien.»
«Anche io lo penso» disse Albus avvicinandosi.
«Probabile» disse Ginny annuendo «Sicuramente sarà il primo posto dove Ted andrà a cercare… continuate la colazione adesso.»
«Non ho più fame…» disse Albus andando verso le scale, così da non dare il tempo a sua madre di controbattere.
La donna sbuffò seccata: lo lasciò andare perché non aveva proprio le forze per combattere anche con lui. Rose guardò Alwys ed entrambe annuirono.
«Andiamo anche noi.»
La stanza di Albus era la stessa di James, quindi si sedette su una poltrona posta alla fine del corridoio. Le due amiche lo raggiunsero attirando il suo sguardo.
«Andiamo nella mia stanza?» propose Alwys.
Passarono per la stanza di James, che ovviamente era chiusa, ma non si sentiva nemmeno un leggero rumore oltre la porta: forse avevano già trovato delle tracce e si erano smaterializzati. Appena entrarono dentro la stanza, andarono direttamente sul letto, sedendosi ognuno in un angolo.
«Dopo quello che Damien ha passato, sarà sicuramente da lui» disse Alwys per tranquillizzare l’amico.
«Ma poteva lasciare un messaggio, visto quello che sta succedendo» disse Rose «A te non ha detto niente?»
Albus scosse la testa «James non mi dice mai niente.»
«Lo troveranno» Alwys gli accarezzò la mano «Sta bene.»
«E comunque la figura vuole Alwys, quindi James non è in pericolo.»
La Grifondoro fulminò la rossa con lo sguardo «Grazie tante.»
«Sai che lo dico per tirare su Albus…»
«Apprezzo» disse lui accennando un sorriso «Comunque James è intelligente, saprebbe come scappare e darebbe alla figura del filo da torcere.»
«Sì, ammetto che è un po’ intelligente» disse Rose facendo ridere gli altri due.
Cadde il silenzio: ognuno era immerso nei propri pensieri, tutti però accumunati da ciò che stava succedendo in quei mesi, da quando quella figura era comparsa.
«Voi non avete paura?»
La domanda di Albus spezzò il silenzio attirando l’attenzione delle altre due: Alwys fu molto colpita dal suo tono calmo.
«Molta» ammise lei.
«Io no» disse Rose con tono deciso: appena vide che gli altri due la stavano guardando con uno sguardo confuso, si apprestò a continuare «Sono terrorizzata… la notte non dormo più, vedo quella figura ovunque, la vedo mentre fa delle cose orribili a tutti noi…»
«Inizialmente mi sono sentita una stupida, soprattutto perché sono una Grifondoro, ma poi ho chiesto a mia madre se lei, quando ha dovuto affrontare Voldemort, era spaventata… mi ha detto che era terrorizzata e che ciò non vuol dire non essere dei veri Grifondoro, ma essere dei Grifondoro che hanno qualcosa da perdere e per ciò combattono con tutte le loro forze per proteggere ciò che amano.»
Alwys ed Albus la guardarono con gli occhi spalancati: non sapevano cosa rispondere, sapevano soltanto che le sue parole erano terribilmente vere.
«Rose sei pazzesca» disse l’amica.
«Lo so!»
I tre si misero a ridere, ma subito dopo Alwys tornò seria.
«Dobbiamo fare una promessa…» disse stendendo la mano davanti a sé «Qualsiasi cosa accadrà, noi rimarremo uniti.»
Gli altri due annuirono e misero le loro mani sopra quella dell’amica.
«Decreto segreto!»
Poco dopo decisero di tornare in salotto: Ginny e Dominique erano alle prese con Lily ed Hugo che facevano i capricci, quindi decisero di aiutarli mettendosi a giocare ad uno strano gioco da tavola, di cui Alwys aveva ignorato l’esistenza fino a quel momento. La mattinata passò lentamente: nonostante i due bambini si fossero calmati, lo sguardo preoccupato di Ginny che fissava il camino metteva molta ansia ai tre, nonostante Dominique cercasse di distrarli con alcune battute.
Dopo delle ore che sembrarono infinite, il camino incominciò a scoppiettare e subito dopo spuntò Ted, che andò verso di loro.
«Quindi?» chiese Ginny andandogli incontro.
«Siamo andati al Ministero della Magia per organizzare una squadra di ricerca» disse e lo sguardo della donna si spense «Sono venuto perché Foranel mi ha detto che verrà un uomo che vuole parlare con Alwys.»
«Perché?»
«Dominique porta gli altri di sopra» disse ignorando la domanda di Alwys.
«Io resto!» disse Albus incrociando le braccia al petto.
«Albus, va’!» disse la madre categorica.
Alwys guardò l’amico annuendo e non staccò lo sguardo da loro fino a quando non scomparvero nelle scale: quella situazione stava incominciando a preoccuparla troppo seriamente.
«Avete cercato Damien?» chiese Ginny.
«Lui non ha una casa, vive errando, quindi non è molto semplice da rintracciare» spiegò Ted «Ma, il fatto che entrambi non rispondono ai Patronus, ci fa intendere che sono insieme.»
«Speriamo…»
«Chi vuole parlare con me?» chiese Alwys come se si fosse appena ridestata dai suoi pensieri.
«Dobbiamo capire chi è l’uomo che hai sognato… Darryl Phelwes guarderà nella tua mente per vederlo.»
«Perché? Era solo un sogno.»
«Alwys» disse prendendola per le spalle «Non farà male, è solo una precauzione… stiamo cercando di venire a capo a tutto questo.»
«Ma… era solo un sogno… vero?»
«Sì, era solo un sogno.»
Quella frase la tranquillizzò un po’, ma comunque le fece venire il dubbio che Ted stesse soltanto cercando di proteggerla da altra sofferenza. L’immagine di quell’uomo era come impressa nella sua mente, quindi quel Darryl ci avrebbe messo poco tempo per vederlo. Le sembrava una cosa così strana che qualcuno fosse in grado di entrare nella mente di altri, ma con il passare del tempo stava incominciando a meravigliarsi sempre di meno di tutte le stranezze di quel mondo.
«Dovrebbe venire fra…»
Proprio in quel momento il camino emise un rumore baritonale, che Alwys non aveva mai sentito prima: dalle fiamme verdi apparve una figura molto magra e vestita con un anonimo completo grigio.
«Scusate, il mio camino è vecchio.»
L’uomo poteva avere circa quarant’anni, aveva il mento allungato e spigoloso, due occhi piccolissimi di un nero profondo e un pizzetto argentato dello stesso colore dei capelli lunghi sulle spalle. Era una figura molto buffa, fortunatamente le sue labbra piccole erano distese in un sorriso e i suoi occhi luccicavano di dolcezza. Alwys aveva sperato in una persona che non fosse spaventosa quanto Foranel.
«Darryl Phelwes» disse alzando la mano affusolata verso la ragazza.
«Alwys Dewery.»
«Signora Potter» la salutò alzando la bombetta.
Ginny ricambiò con un sorriso cortese.
«Mi scuso per il poco preavviso.»
«Tranquillo, ho saputo che partirai domani.»
«Eh sì» disse stringendo le spalle «Un mio lontano parente babbano ha contratto l’Alzheimer… non ricorda dove ha messo le chiavi della cassaforte!»
Rise contagiando anche gli altri.
«Dove ci mettiamo?»
«Da questa parte» disse Ginny dirigendosi verso lo studio del Signor Potter.
Ognuno si accomodò in una poltrona, invece Ginny preferì andare nell’altra stanza, molto probabilmente per preparare qualcosa da offrirgli.
«Allora» disse sbattendo le mani sulle cosce «Sarà molto semplice: tu ti distenderai sul divano, io farò un incantesimo e questa penna disegnerà il volto dell’uomo sul foglio.»
«È possibile?» chiese lei molto colpita.
«Tutto è possibile.»
Alwys guardò Ted: lui le accarezzò dolcemente la mano e annuì per farle capire che dovevano incominciare. La ragazzina si distese sul divano poco convinta, guardando l’uomo che stava appoggiando sul tavolino la piuma e il pezzo di pergamena. Sfoderò la bacchetta, la cui forma ondulata affascinò molto Alwys, e la puntò verso di lei.
«Chiudi gli occhi e visualizza il volto di quell’uomo.»
Lei annuì e fece ciò che gli aveva detto: respirò profondamente e strinse con forza la stoffa del divano, come se si stesse preparando a subire un terribile supplizio.
«Legilimens!»
Una fitta percorse la sua testa, ma fortunatamente il dolore andò via subito: si sentì come adagiata su un fiume calmo che lentamente la stava trascinando. I ricordi del sogno erano sfocati, i suoni ovattati e si stava muovendo come se lì la gravità fosse meno forte.
«Concentrati.»
Distinse qualche albero, capendo che il momento del sogno era giusto: sentì una leggera sensazione di freddo, che la trasportò completamente in quell’atmosfera. Subito dopo l’uomo le si parò davanti: il suo terrore la scosse nel profondo, le lacrime che gli solcavano il viso si mischiarono alle sue, facendole venie voglia di urlare di smetterla con tutto quello.
«Ancora un altro po’.»
Sperò con tutta sé stessa di non dover rivivere la sua morte: vederlo implorare pietà così terrorizzato era già una tortura più che terribile da patire.
«Basta…» provò a dire, ma sentì ogni fibra del suo corpo congelata, come se il freddo della foresta avesse preso di nuovo possesso di ogni parte del suo corpo.
Ad un tratto tutto divenne nero, riprese a respirare con più calma e il suo cuore cominciò a battere meno velocemente: aprì gli occhi incontrando quelli preoccupati di Ted.
«Sei stata bravissima» le disse accarezzandole la testa.
Alwys si girò verso l’uomo, che stava guardando la pergamena con gli occhi spalancati.
«Lo conosce?» provò a chiedere nonostante si sentisse un po’ stordita.
«Io…» sussurrò continuando a fissare la pergamena.
Ted si alzò per andare verso di lui «Credo di conoscerlo, non mi è nuovo il suo viso.»
«Sicuramente lo conoscerai…» rispose Darryl con sguardo assente «Lui… lui… lui è mio fratello.»
Il cuore di Alwys perse un battito: si alzò di scatto e li raggiunse, come se volesse essere sicura che il disegno corrispondesse a quell’uomo.
«E come sta?» chiese appena ebbe la certezza.
«Lui…» disse girandosi verso Ted «Sta bene.»
«Menomale…» disse Alwys sospirando pesantemente: per un attimo aveva avuto paura di sapere che quell’uomo era scomparso.
Nonostante ciò, però, i due uomini si scambiarono degli sguardi strani attirando l’attenzione della ragazzina, la quale però era troppo presa dal gioire per vedere in quel comportamento qualcosa di sospetto.
«Devo andare» disse infine Darryl con sguardo serio «Ho molte cose da fare.»
Quando uscirono, incontrarono la signora Potter che stava andando verso di loro con un vassoio su cui erano poggiate delle limonate.
«La ringrazio, ma devo proprio andare» disse con un sorriso tirato.
«È sicuro?»
«Sì.»
Darryl li salutò alzando la bombetta e poi entrò senza troppe cerimonie dentro il camino: prese una manciata di polvere e la buttò per terra.
«Ministero della Magia!»
Le fiamme lo avvolsero e poi la stanza tornò nel silenzio totale.
«Perché è diventato così serio tutto d’un tratto?» chiese Alwys.
«Devi comunque capire che è suo fratello.»
«Ma era solo un sogno!»
«Lo so, ma comunque quando si tratta di uno dei tuoi cari, anche il minimo granello di polvere si trasforma in un disastro.»
«Quindi l’uomo che hai sognato era Grelyan Phelwes?» chiese Ginny intromettendosi.
«Già.»
«Che strano…»
«Vai a riposarti, è stata una mattinata assurda» disse Ted sorridendo ad Alwys.
Lei annuì: era come se quell'incantesimo le avesse prosciugato le forze e, soprattutto, le aveva causato un terribile mal di testa.
«Vado nella mia stanza…»
Gli altri due annuirono e poi lei andò verso le scale: dentro la sua stanza c’era Ninfa che la stava aspettando, infatti le saltò addosso appena entrò. Prima di mettersi sotto le coperte, preferì sedersi sul davanzale della finestra, con Ninfa sulle gambe, poiché la rilassava molto guardare le persone che camminavano per strada in preda a chissà quale impegno. Senza rendersene conto, si era appisolò con la testa poggiata sul vetro, nonostante fosse terribilmente scomoda. Si svegliò soltanto poco dopo, non seppe dire quanto tempo fosse esattamente passato, a causa del rumore di alcune goccioline d’acqua contro il vetro. Si stropicciò gli occhi e notò che aveva incominciato a piovere forte: abbassò lo sguardo verso la strada, notando una figura sotto la pioggia, senza ombrello o qualcosa che le coprisse la testa. Appena mise a fuoco i contorni, notò che quella figura era James. Istintivamente balzò giù dal davanzale, spalancò la porta e fece le scale di corsa, si bloccò soltanto quando vide Ginny aprire la porta d’ingresso: James era completamente zuppo e stava piangendo. La madre gli accarezzò la guancia e poi lui appoggiò il viso sul suo petto, intrappolandola in un abbraccio.


Angolo autrice: 
Ciao! Scusate il ritardo ma questo capitolo è stato difficile da scrivere, potremmo dire che è come il diciassettesimo del primo libro ahahah (per chi non lo ricordasse il diciassettesimo capitolo è stato scritto la sera prima di essere pubblicato)
Spero comunque che vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate! A tutti quelli che non mi seguono su instagram consiglio di farlo perché avevo avvisato che non avrei pubblicato, quindi seguitemi per ogni notizia e comunicazione (@alwysdewery).
Alla prossima!

 

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Capitolo 7
*** 7. Ritorno ad Hogwarts ***


7
Ritorno ad Hogwarts


«Quindi Rox è un anno più grande di Lily» riepilogò Alwys guardando la bambina che, aiutata dal padre, spingeva il carrello con dentro alcuni bagagli e la gabbietta di un gufetto grigio chiaro.
La prima volta che le aveva viste, Alwys aveva dato per scontato che Lily fosse poco più grande di Roxanne, poiché quest’ultima era una bambina molto bassa ed estremamente piccola di corporatura.
«Esattamente» confermò Fred annuendo «Ti sembrava più piccola?»
«Già» rispose Alwys spostando lo sguardo verso di lui.
Fred aveva preso tutto al padre, quindi i tratti caratteristici dei Weasley, invece Roxanne dalla madre, con i capelli riccissimi e neri e la pelle ambrata. Se non lo avessero detto, Alwys non avrebbe mai pensato che fossero fratelli, anche se Fred passava molto tempo con lei e si vedeva che le voleva molto bene.
«Secondo te dove verrà smistata?» chiese attirando il suo sguardo, il quale non era più occupato a seguire la sorella poiché aveva oltrepassato il muro.
I suoi occhi erano piccoli e di un verde molto chiaro e ad Alwys sembrò che ai lati fossero più scuri, ma era molto più bassa di lui, quindi non riuscì a vederli bene.
«Non saprei: all’apparenza potrebbe sembrare una Tassorosso, ma dentro di lei batte il cuore di una Grifondoro, ne sono certo» spiegò distendendo le labbra nel suo solito sorriso dolce.
Alwys si sentì come se avesse appena descritto lei stessa, ma optò per annuire semplicemente abbassando lo sguardo. Per un momento le sembrò che Fred avesse detto Grifondoro per averla il più tempo possibile con lui.
«L’importante» continuò lui intrecciando la sua mano con quella di Alwys, che trasalì «È che, ovunque capiterà, ci siano persone che le vorranno bene… andiamo?»
Fred indicò con un cenno del capo il muro: Alwys annuì sorridendo e i due incominciarono a correre senza staccare lasciare la mano dell’altro, fino a quando furono oltre e gli occhi di tutti si spostarono verso di loro.
«Siamo tutti?» chiese Hermione guardandoli uno ad uno e contandoli muovendo soltanto le labbra «Bene, andiamo!»
La stazione era come Alwys la ricordava: c’erano molti ragazzi e ragazze di tutte le età, gufi che volavano sopra le loro teste –più volte si dovette abbassare per evitare che sbattessero contro il suo viso-, persone con cappelli buffi e barbe lunghe che le fecero chiedere il perché fossero lì. Individuò subito Rose, accanto al vagone per i bagagli, che stava facendo posare anche il suo baule, poiché avevano condiviso il carrello, e si avvicinò per ringraziarla, ma lei si limitò ad alzare le spalle. Ted questa volta era solo: Victoire aveva preferito non venire perché di lì a poco avrebbe avuto degli esami molto importanti, cosa che aveva causato fra i due un altro litigio. Alwys non sapeva a chi dare ragione, ma non nascondeva il fatto che Ted fosse molto teso in quel periodo.
«Pronta per questo nuovo anno?» le chiese con il suo splendente sorriso, ma Alwys ormai lo conosceva bene e sentì subito che la sua voce era troppo squillante, quasi falsa.
«Spero di sì» sussurrò poco convinta: gli esami di Giugno non erano andati molto bene a causa di tutti i pensieri che le frullavano in testa, ma quest’anno si era ripromessa di dedicarsi di più allo studio e di lasciare i problemi ai grandi.
«Ne sono sicurissimo» rispose lui arruffandole i capelli «Dovresti tagliarli, ti coprono troppo il viso.»
Alwys prese una ciocca e la guardò: i capelli le arrivavano fin sotto la schiena e tutti le dicevano che sembrava ancora più bassa a causa di ciò, ma non era mai stata da un parrucchiere a causa delle sue strane ciocche e, soprattutto, lei stessa aveva sempre voluto nascondere il suo volto. Sua madre ogni tanto aveva provato a tagliarli, ma non era molto pratica. Guardò Ted che le spostò un ciuffo dietro l’orecchio.
«Eri bellissima quando siamo andati al processo» disse, ma subito dopo si corresse «Non che adesso tu non lo sia.»
Alwys rise «Grazie, ci penserò.»
Istintivamente si portò alcune ciocche dietro le orecchie, che però, siccome erano molto corte, lasciarono sfuggire qualche capello dispettoso. Magari in treno avrebbe chiesto a qualcuno un elastico, anche se in verità ancora non si sentiva pronta a lasciare alla mercé di tutti i suoi occhi: nonostante fosse un mondo dominato dalla magia, i suoi capelli e i suoi occhi anche per loro erano strani. Per un attimo si incupì, rendendosi conto che nemmeno in quel mondo così perfetto era riuscita a trovare il suo posto. Ted sembrò notarlo e si abbassò alla sua altezza per dirle una cosa all’orecchio.
«Se solo sorridessi più spesso, tutti rimarrebbero abbagliati dal tuo sorriso e non baderebbero ai tuoi occhi.»
Alwys arrossì, istintivamente sorrise e abbracciò il ragazzo che le schioccò un bacio in fronte.
Sul treno preferirono dividersi: Rox la portarono con loro Fred e Dominique, James andò con Reouven, invece i tre rimasti si presero una cabina tutta per loro.
«Adeline!» chiamò Alwys vedendo l’amica infondo al corridoio con lo sguardo smarrito e stretto fra le braccia il suo coniglietto bianco.
La Tassorosso corse verso di lei e, appena le fu vicina, poggiò la palla di pelo sopra la spalla per abbracciare l’amica.
«Mi sei mancata!» le disse stringendola più forte.
«Anche tu.»
Entrate dentro la cabina, anche gli altri due la salutarono calorosamente, ma Adeline non sembrò molto incline all’affetto nei loro confronti: Alwys si appuntò mentalmente di chiederle più tardi come mai. Parlarono un po’ della loro estate –come se già non se la fossero raccontata via gufo-, dei posti che i due cugini avevano visitato, delle noiose vacanze di Alwys e di quelle di Adeline passate ad allenarsi.
«Certo che i tuoi genitori sono dei veri duri» constatò Rose «Anche io avrei voluto che i miei mi avessero insegnato più incantesimi, ma così duramente è troppo.»
Adeline fece spallucce abbassando lo sguardo «Non sono molto brava, vogliono solo il meglio per me.»
Il viaggiò passò tranquillo: Albus come sempre svuotò il carrello, Rose aveva il naso tuffato dentro il secondo volume di Incantesimi ed Adeline si stava facendo raccontare nel dettaglio ciò che Alwys aveva dovuto passare.
«Sono degli insensibili!» sbottò la bionda corrugando la fronte.
«Già» rispose Alwys spostando lo sguardo verso il finestrino: possibile che fra quelle colline così tranquille si nascondesse una persona così malvagia?
«Mi sembra di essere tornati al tempo di Voldemort» sbuffò Albus mettendosi più comodo «Il Ministero fa finta che non sia successo nulla, e altre persone devono rimediare al danno.»
Rose alzò lo sguardo molto interessata alla conversazione «Non essere stupido, non siamo a quei livelli.»
«Si vedrà» controbatté il cugino poggiando il mento sulla mano chiusa a pugno «Magari questa persona è in verità il figlio di Voldemort che si vuole vendicare della morte del padre.»
Rose mimò conati di vomito, invece Alwys e Adeline si guardarono disgustate.
«Certo, come se qualcuno… qualcuno…» cercò di dire la bionda, ma scosse la testa pur di non dire quella cosa.
«Magari Bellatrix» propose Rose, ma i tre la guardarono con un sopracciglio alzato.
«A lei eccome se sarebbe piaciuto.»
Alwys diede un pizzicotto ad Albus che incominciò a ridere.
«Poverina, era innamorata!» controbatté la Grifondoro continuando a dare pizzicotti all’amico.
«Peccato che a Voldemort non sarebbe mai passato per la testa e poi…» disse Adeline attirando la loro attenzione «Non avrebbe senso attaccare Alwys.»
«A meno che…» continuò Albus guardando la diretta interessata con gli occhi socchiusi «Alwys non è la figlia di Voldemort!»
Rose, con il suo libro, diede un colpo sulla testa al cugino, che si massaggiò il punto dolente in preda al dolore.
«Sei pazza?»
«E tu deficiente» rispose acida «Alwys dovrebbe avere come minimo il doppio dei suoi anni.»
«Ne parlate come se ci fosse una remota possibilità» disse Alwys ridendo seguita dai suoi amici.
Adeline, però, sembrava molto tesa: incollò il suo naso al finestrino e rimase in silenzio, come se gli alberi, che le sfrecciavano davanti, le infondessero una calma che non riusciva ad ottenere da sola. Alwys provò a coinvolgerla più volte nel discorso che aveva intrapreso con gli altri, ma lei rispondeva a monosillabi e con distrazione.
«Quest’anno faremo un sacco di incantesimi» si lamentò Albus sbuffando «Si prospetta un anno faticoso.»
«Bellissimo volevi dire» lo corresse Rose prendendo la bacchetta «Che ne dite di esercitarci? L’ultima volta che Albus ha fatto l’incantesimo di levitazione, la pallina è schizzata fuori dalla finestra della stanza.»
Il cugino le fece la linguaccia, ma tirò fuori la bacchetta con aria di sfida.
«Un attimo esco, cominciate senza di me» disse Alwys alzandosi: non voleva lasciare sola Adeline, ma sembrava completamente assorta nei suoi pensieri, quindi preferì non disturbarla.
Appena uscì, guardò a destra e a sinistra, ma non vi era traccia di un segnale che indicasse la posizione del bagno. Optò per andare verso il lato da cui era salita, ma a parte qualche studente non trovò niente.
«Scusami…» finalmente incontrò Abigail Bode che si girò verso di lei sorridendo «Sai dov’è il bagno?»
«Devi continuare a camminare da questa parte, sarà sulla tua sinistra» le spiegò indicando con le mani.
Alwys annuì «Grazie.»
Abigail era davvero radiosa: quello sarebbe stato il suo ultimo anno e, dopo tutti i successi degli anni precedenti, sicuramente durante questo avrebbe voluto concludere al meglio il suo percorso. Alwys la immaginò con il diadema di Corvonero, nonostante fossero pochi quelli al di fuori della Casa dei Corvonero ad essere stati incoronati.
Trovato il bagno, fuori dal quale c’era una fila infinita di ragazze che aspettavano, si mise lì per il suo turno, che però non tardò ad arrivare: l’interno era grande tanto quanto tutto il vagone e c’era una sfilza numerosa di bagni.
«Ecco perché ci sono state poco, le altre» pensò mentre guardava estasiata quell’incantesimo di Estensione Irriconoscibile eseguito alla perfezione.
Uscita, cercò di farsi spazio fra gli studenti, poiché il corridoio era molto stretto, per tornare nella sua cabina. Ad un tratto uno studente la prese per il braccio portandola a girarsi: era Scorpius e la prima cosa che Alwys notò era la sua altezza. Si poteva diventare più alti in una sola estate?
«Guarda chi si vede» le disse sorridendo.
«Ciao Scorpius, come va?»
«Tutto bene, ero qui in giro…» spiegò guardandosi intorno.
«Da solo?»
«Già.»
«Come mai?» gli chiese: in questa parte del treno c’erano solo i Grifondoro, che ci faceva lui qui?
«Anche tu sei sola» controbatté sulla difensiva.
«Colpita e affondata» entrambi risero.
«Con chi sei in cabina?»
«Albus, Rose ed Adeline» elencò contando gli amici con le dita della mano.
«Capito…» rispose lui continuando a guardarsi in giro.
«Hai da fare?» gli chiese e, appena lui scosse la testa, gli propose di venire nella loro cabina.
«Mi farebbe molto piacere» rispose molto contento, ma un attimo dopo si rabbuiò «Anche se non credo di essere il benvenuto.»
Alwys lo guardò confusa, ma subito dopo colse l'allusione «Tranquillo, in caso torni a quella cosa interessantissima che stavi facendo.»
La bozza di un sorriso si disegnò sulle sue labbra. Poco le importava di cosa poteva dire Rose, perché era sicura che in fondo lo trovava simpatico. Appena aprirono la porta, però, Alwys si sentì come se le avessero conficcato un coltello nello stomaco per quanto pungente fosse lo sguardo della rossa.
«Che vuoi?»
«Alwys mi ha invitato» rispose lui prendendo posto accanto ad Albus, che sorrise.
La rossa guardò di nuovo male l’amica e tornò a leggere il suo libro, usandolo per coprirsi tutto il viso. Dopo che Alwys rise per quel comportamento infantile, si rese conto che c’era qualcosa che non andava.
«Dov’è Adeline?»
«È andata da alcune sue compagne perché si è ricordata che doveva dare una cosa ad un’amica» snocciolò Rose.
«La rivedremo fuori dal treno» disse Albus notando il dispiacere sul viso dell’amica.
Adeline era stata strana per tutto il viaggio, doveva assolutamente parlarle.
Il resto del viaggio passò velocemente: nonostante Rose avesse smesso di parlare, Albus e Scorpius scoprirono di avere molte cose in comune e ciò fece più che piacere ad Alwys.
«Anche io adoro i fumetti!» esclamò il Grifondoro.
«Veramente? I miei preferiti sono gli X-Men.»
«Anche i miei! Mio padre me li compra ogni volta che torna da lavoro, ne ho tantissimi in camera.»
«Io li ho scoperti grazie a mia mamma: mio padre odia gli oggetti babbani, diciamo che è un piccolo segreto tra me e lei.»
«Alwys, a te piacciono i fumetti?» chiese Albus girandosi verso l’amica.
«Ehm… non li leggo, ma li trovo interessanti» rispose un po’ imbarazzata «Preferisco i libri.»
I tre risero, invece Rose continuava imperterrita a tenere il naso incollato alle pagine. Dopo un po’ sentirono una campanella suonare, quella che serviva per avvisare i nuovi studenti che dovevano mettersi l’uniforme.
«Tra poco arriveremo» disse Scorpius guardando fuori.
«Speriamo in un anno tranquillo questa volta.»
«Ti ricordo che sei mia amica» disse Albus facendola ridere.
«Devo concentrarmi sullo studio, sono andati malissimo gli esami di Giugno.»
«Scorpius e Rose potrebbero aiutarci, non so come avete fatto a prendere quei voti assurdi.»
«Con tanto studio» rispose il Serpeverde.
«E raccomandazioni» disse Rose a bassa voce, ma non così tanto bassa da non essere sentita.
«Stai parlando di me o di te stessa?» controbatté lui aggrottando le sopracciglia.
Rose abbassò il libro «Sto parlando del figlio di Draco Malfoy.»
«Sicura che non stai parlando della figlia di Hermione Granger e Ron Weasley?»
«I miei genitori sono dei Grifondoro, non sfrutterebbero mai la loro posizione per agevolarmi.»
«Come se la Casa in cui sei stato smistato a scuola determinasse il tuo carattere.»
«In alcuni casi è così.»
«Adesso basta!» sbottò Albus.
I due continuarono a guardarsi in cagnesco, ma poi spostarono lo sguardo verso direzioni diverse. Alwys non li capiva proprio, i loro discorsi non avevano senso.
«Vado dalle mie amiche!» disse Rose alzandosi.
Senza salutare nessuno uscì dalla cabina e, dopo aver lanciato un altro sguardo di ghiaccio al biondo, sparì dietro la porta.
«Scusala, non sa cosa dice.»
«Tranquillo» rispose Scorpius serio.
I tre finirono il viaggio in silenzio, ognuno immerso nei pensieri trascinati da casa, pensieri che necessitavano di una soluzione, soprattutto nel caso di Alwys.
Appena il treno si fermò, orde di studenti uscirono dalle porte. Tutti ansiosi di cominciare i tre guardarono Hagrid, che prendeva con sé i ragazzi del primo anno: lo volevano salutare, ma la voce del professore Pastime li fermò.
«Chi non è del primo anno con me!»
«Come raggiungiamo Hogwarts?» chiese Alwys a bassa voce.
«Con delle carrozze» rispose Albus.
Infatti, dopo qualche minuto di camminata, davanti a loro si parò un ampio cancello scuro, che si aprì appena il professor Pastime mosse la bacchetta, e, oltre esso, delle carrozze dall’aria antica.
«Albus!» lo chiamò Rose avvicinandosi a lui «Hai visto il mio fermaglio nella cabina? Credo di averlo perso.»
«No… mi dispiace.»
Appena passarono il cancello, Alwys si bloccò, come se qualcuno le avesse lanciato un incantesimo.
«Cosa sono quelle… cose?» chiese stropicciando gli occhi per essere sicura che fossero veri.
«Cosa?» chiese Rose seguendo la traiettoria del suo sguardo ma, appena la sua testa si fermò, sul suo volto si dipinse un’espressione confusa «Ma di che stai parlando?»
«Quei cosi che trainano le carrozze!» squittì nascondendosi dietro Albus per quanto le facessero paura.
Appena disse quella frase, tutti gli altri studenti si girarono verso di lei attirati dal trambusto, ma Rose prontamente fece segno loro di non ficcare il naso negli affari altrui ed i due cugini si misero alla ricerca di Ted, mentre Alwys si chiedeva cosa avesse detto di male.
«Voi non li vedete…» sussurrò la Grifondoro che temeva per la risposta «Vero?»
Albus guardò Rose che tirò un profondo respiro.
«Soltanto le persone che hanno visto qualcuno morire possono.»
Quella frase fu come un enorme macigno sopra la testa di Alwys, che annaspò per prendere un po’ d’aria: cosa significava? Le stavano facendo uno scherzo?
«In che senso?» chiese con la voce che le tremava «Io non ho mai visto qualcuno morire.»
«Alwys non lo so…» disse Albus accarezzandole la spalla «Sicuramente c’è una spiegazione.»

Angolo autrice:
Salve a tutti!
Praticamente ormai sto pubblicando di Domenica hahaha
Con il fatto che non ho internet dove sto adesso, mi viene molto difficile, ma non demordo!!
Teorie? Complotti? Dovreste averne molte al momento visti i colpi di scena in questi capitoli.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, o un messaggio nel profilo Instagram ( @alwysdewery )
Alla prossima, un abbraccio grande grande <3
Mira

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Capitolo 8
*** 8. In bilico ***


8
In bilico


La sala grande brulicava di studenti, tanti quanti i pensieri che si scontravano nella mente di Alwys: non erano riusciti a trovare Ted, quindi le domande lasciate senza risposta erano ancora padrone della sua mente. Seguì i suoi amici lungo il corridoio, perché in quel momento non aveva intenzione di pensare anche a dove doveva sedersi: prima che poté prendere posto accanto ad Albus, però, una mano la strattonò fuori dalla panca.
«Vieni.»
Damien la trascinò fuori, mentre tutta la sala grande cadde nel silenzio e gli sguardi li seguirono fino a quando non uscirono. Andarono lontani da orecchie indiscrete e, quando Damien si fermò, si girò verso di lei con un’espressione indecifrabile.
«Non puoi prendermi in disparte davanti a tutti! Non sanno che sono un lupo mannaro!» disse lei furiosa.
«Cosa è successo?» chiese lui ignorando ciò che aveva detto, come sempre.
Alwys lo guardò palesemente confusa.
«Sei triste, perché?» chiese cercando di mantenere il tono calmo.
«Perché ti interessa?»
«Senti ragazzina» le disse avvicinandosi di più «Non sono stato corretto con te l’anno scorso perché non sapevo bene come si dovesse comportare un protettore dei lupi mannari… il mio non era l’emblema della cordialità, quindi mi sono messo a studiare e ora vorrei mettere a frutto ciò se non ti dispiace!»
Alwys rimase pietrificata: quasi le venne da ridere nel vedere Damien così frustrato e scocciato, ma preferì fare finta di essere spaventata. Annuì silenziosamente.
«Ho visto i Thestral trainare le carrozze…» sussurrò abbassando lo sguardo «Non so perché.»
«Anche io posso vederli» quella confessione catturò la sua attenzione: il silenzio le gelò il sangue, soprattutto perché Damien aveva spostato lo sguardo verso le mattonelle, come se stesse rivivendo dei ricordi lontani.
 «Dovresti chiedere ai tuoi genitori, forse eri troppo piccola» disse poi, dopo aver scosso la testa.
«Ma…» vedendolo così disponibile ed aperto, quasi le venne naturale confessare quel pensiero che la stava divorando da dentro «E se avessi ucciso qualcuno mentre ero trasformata e non lo ricordo?»
Preferì non guardarlo negli occhi, perché aveva paura di leggervi la risposta. Il suo silenzio, però, valse come tale.
«Ti trasformi sempre in posti chiusi, non è possibile.»
Lei sospirò «Sono stata dai Potter l’ultima luna piena… mi hanno chiusa nel capanno… la mattina dopo non ero più lì.»
«Ragazzina…» disse a bassa voce, come se non volesse spaventarla «Chi dovrebbe aggirarsi durante la luna piena nel bosco dei Potter?»
Alwys alzò lo sguardo verso quello dell’altro: gli occhi di Damien avevano un colore stupendo, profondo, tanto quanto il suo passato.
«Domani sera vengo a prenderti prima del coprifuoco» continuò spostando lo sguardo, come se non riuscisse a mantenerlo su di lei «Ti farò vedere una cosa.»
Lei non sembrava molto convinta, ma si lasciò andare ad un sorriso: doveva dargli almeno una possibilità.
«Va bene…»
«Ora torna dentro.»
«Tu non vieni?» chiese perplessa.
«Odio le cerimonie.»
Si girò e andò via: Alwys notò che stava andando verso il cortile, quindi forse a casa sua. Ad un tratto si fermò e si girò verso di lei.
«Dovresti dire della tua natura… sono i tuoi amici, capiranno» disse per poi andare via.
Alwys rimase un po’ lì, anche dopo che la figura di Damien fu sparita dalla sua vista, come se si aspettasse di vederlo tornare e, magari, nascondersi dietro una colonna per guardare la cerimonia in disparte. Forse era il loro legame da lupi mannari, ma ad Alwys era sempre sembrato una persona non capita, che aveva un disperato bisogno di essere ascoltato.
Tralasciando il periodo nel quale mi ha insegnato a controllarmi…
Si mise a ridere e rientrò nella la sala: le chiacchiere si affievolirono di nuovo, ma lei cercò di non badarci, andando dritta verso i suoi amici.
«Perché parli così tanto con Damien?» chiese Albus.
Gli altri stavano facendo finta di parlare fra di loro, ma si vedeva che erano interessati.
«Io…» sussurrò poco convinta «Volevo ringraziarlo per aver salvata a Maggio, ma non ho mai avuto l’occasione… gli ho chiesto di incontrarci, ma diciamo che non ha un buon tempismo.»
L’amico non se l’era bevuta, ma Alwys apprezzò il fatto che non aveva continuato ad indagare con altre domande.
La preside si alzò dal tavolo dei professori e andò al centro, per farsi vedere da tutti: come l’anno precedente, dei rampicanti crebbero dal terreno per formare un leggio davanti a lei.
«Bentornati a tutti, spero abbiate passato delle vacanze confortanti» disse seria in viso «Volevo iniziare questo discorso rassicurandovi: gli avvenimenti di Maggio hanno scosso molti animi ma, come sempre, Hogwarts ha resistito, soprattutto grazie all’aiuto dei nostri professori qualificati e di qualche studente coraggioso.»
«Soprattutto grazie a noi studenti» sussurrò Dominique verso gli altri «Senza me, James e Victoire non sarebbe andata allo stesso modo.»
La preside corrucciò le sopracciglia e guardò verso la Weasley facendola trasalire.
«Quindi voglio sfatare qualsiasi preoccupazione e dirvi che Hogwarts vi proteggerà sempre. Non dovete temere le tenebre, poiché anche la luce più flebile può dare speranza.»
Continuò con lo stesso discorso dell’anno precedente: spiegò come funzionavano le Case, i punti e tutto il resto. Ad Alwys sembrò molto strano essere dall’altro lato: i ricordi della sua cerimonia di smistamento erano impressi nella sua mente, e sicuramente lo sarebbero stati per sempre.
«Ariana Abeyr.»
Alwys non vedeva l’ora di esultare per la sua Casa, come se ciò la sigillasse ancora di più ad essa.
«Tassorosso!»
La Grifondoro guardò il tavolo giallo e nero: Adeline stava ridendo e applaudendo, e a lei faceva molto piacere vederla così felice, soprattutto dopo come si era comportata sul treno. Non vedeva l’ora di parlare, di chiederle se fosse successo qualcosa.
«Barnaby Jelly.»
«Grifondoro!!»
Alwys si alzò insieme agli altri e incominciò ad applaudire: guardò Albus che ricambiò lo sguardo sorridendo. Continuò la lista di nomi: tra applausi e risate il tempo passò velocemente, soprattutto grazie ai commenti di Dominique o delle gemelle che facevano ridere tutto il gruppetto.
«Eliha Projent!»
Ad un tratto ad Alwys venne una fitta alla testa, come se ogni cosa attorno a lei stesse girando: incominciò a massaggiarsi le tempie, ma fortunatamente la fitta non era molto dolorosa.
«Ti senti bene?» chiese Albus preoccupato.
«Sì, tranquillo…»
Lo guardò sorridendo: non gli faceva molto male, era soltanto fastidioso.
«Grifondoro!» urlò il Cappello Parlante.
Continuò a guardare la cerimonia e, fortunatamente, il dolore andò scemando. Era molto strano, ma forse aveva soltanto preso un po’ di freddo.
Si divertiva molto ad esultare quando uno studente veniva smistato in Grifondoro, era come se gli stesse dando il benvenuto nella loro famiglia. Le era sempre piaciuto vedere le Case come delle grandi famiglie: anche se non aveva avuto il modo di stringere amicizie, alla fine dell’anno precedente tutte erano state molto carine con lei dopo che il drago l’aveva aggredita. Le scappò un sorriso ricordando quel momento e tutte quelle domande assurde che le avevano fatto.
«Lysander Scamander!»
«Chi è?» chiese Alwys notando gli amici molto interessati.
«È il figlio di Luna Lovegood e Rolf Scamander» spiegò Albus a bassa voce «Luna è molto amica dei miei genitori e dei miei zii, pensa che Lily ha preso il suo secondo nome da lei! Viene spesso a casa, ma tu non l’hai mai incontrata, sicuramente la incontrerai.»
Alwys annuì e poi riprese a guardare la cerimonia.
Il ragazzino era molto magro, quasi dava l’impressione di essere cagionevole di salute: aveva una folta chioma riccia color grano, e gli occhi pallidi spiccavano nell’oscurità della sala. Era molto spaventato, così tanto da tremare leggermente. Appena il cappello venne poggiato sulla sua testa, chiuse con forza gli occhi e prese a tremare di più.
«Mmmm…» mugugnò il Cappello Parlante «Un cuore puro, quasi di cristallo… un coraggio nascosto, pronto a battersi per i propri cari… una spiccata intelligenza, che ti porterà in alto.»
I Grifondoro e i Corvonero si sporsero in avanti, come se avessero paura di non sentire con chiarezza il verdetto.
«Corvonero!»
Il tavolo blu e bronzo esplose in un applauso, mentre Lysander apriva gli occhi sorridendo. Scese dallo sgabello felice, ma Alwys e gli altri notarono che si era incupito guardando gli studenti che ancora dovevano essere smistati.
«Ora tocca a suo fratello» disse Albus all’amica.
«Lorcan Scamander!» chiamò subito dopo la preside.
Il ragazzino, che si fece spazio fra il gruppo, era molto simile a Lysander: ciò che li differenziava erano i capelli lisci, l’altezza e la corporatura, poiché Lorcan era più alto e robusto. Per non parlare dello sguardo sicuro davanti a sé e il suo passo deciso: appena il cappello toccò la sua testa, infatti, disse con fermezza.
«Serpeverde!»
I Grifondoro guardarono con disprezzo il tavolo dei Serpeverde, che invece stava applaudendo e urlando.
«Davo per scontato che sarebbe stato smistato in Grifondoro» disse Dominique sprofondando contro la sedia.
Lorcan non fece trasparire nessun pensiero dal suo volto, il quale era dritto e imperturbabile davanti a sé, mentre scendeva gli scalini per andare verso il tavolo della sua casa.
«Sono così diversi…» disse Alwys verso Albus.
«Molto, hanno caratteri opposti.»
«Lorcan ha un bel caratterino, sicuramente si farà un bel po’ di nemici» disse Dominique con tono laconico «Ma è anche dannatamente bravo a Quidditch.»
«Ecco perché ti brucia così tanto» dissero in coro Molly e Lucy.
«Ma noi siamo più bravi» controbatté Fred.
«L’hanno scorso abbiamo perso il torneo» disse Albus beccandosi un’occhiataccia dagli altri «Speriamo quest’anno di vincere.»
«Se qualcuno non mi rompe la gamba, lo vinceremo!» esclamò Dominique mettendosi dritta «Gliela farò vedere io a quei maledetti!»
«Maledetti Serpeverde…»
«Beh, con l’aiuto di Albus avremo molte speranze» disse Fred guardando il cugino.
«Ho comunque dodici anni…»
«Tuo padre ha preso il Boccino d’oro a undici anni.»
«Io non sono mio padre…»
Fred capì di aver esagerato: preferì far finta di aver individuato Roxanne in mezzo alla folla. Alwys accarezzò la spalla dell’amico che rispose con un sorriso tirato: Albus non si era mai aperto con lei, o meglio, con nessuno, ma l’amica era ormai in grado di leggergli le emozioni sul volto.
La lista di studenti continuò; il gruppetto esultava ogni volta che uno studente veniva smistato nella loro casa, ma si vedeva che tutti erano ansiosi di sentire il nome di Roxanne, che non tardò ad arrivare.
«Roxanne Weasley!»
La ragazzina emerse dalla folla: la sua chioma riccia copriva completamente il suo volto, ma dalla sua camminata barcollante e insicura, capirono che era molto spaventata. Si sedette con cura sulla sedia, come se avesse paura di romperla. La preside la guardò sorridendo dolcemente, ma lei era come un pezzo di ghiaccio. Appena si girò verso gli altri, fu subito chiaro che cercava disperatamente di individuare il fratello.
«Questa Casa ti aiuterà a mostrare il tuo coraggio celato, fonte di una forza incontenibile» disse il Cappello Parlante «Grifondoro!»
Fred saltò dalla sedia e incominciò ad applaudire con forza: tutti gli altri risero ed applaudirono emozionati, compresa Alwys. Il viso di Roxanne si illuminò: si alzò immediatamente e, senza nemmeno guardare la preside, corse verso il fratello che la intrappolò in un abbraccio.
«Lo sapevo!!» esclamò Fred sorridendo.
La preside sospirò «Calmatevi, dobbiamo continuare.»
Roxanne prese posto tra Fred e Dominique, che le arruffò dolcemente i ricci scuri. La preside continuò, ma ormai il gruppetto era troppo preso dalla nuova arrivata e non ascoltarono più il verdetto degli altri studenti.
Appena la cerimonia finì e la cena incominciò, gli studenti si fiondarono sul cibo: Alwys aveva lo stomaco completamente chiuso, quindi si limitò a pizzicare un po’ di insalata. Nonostante le risate di prima, i Thestral erano comunque padroni della sua mente. Albus la guardò preoccupato: odiava vederla con quell’espressione, ma materialmente non c’era niente che potesse fare. Come tutti gli altri.
«Comunque è stato un bel colpo di scena» disse Dominique attirando l’attenzione di tutti «Chi lo avrebbe mai detto che Roxanne sarebbe finita in Grifondoro… chissà che altre sorprese ci riserverai.»
La ragazzina arrossì abbassando lo sguardo.
«Tantissime sorprese» disse Fred accarezzando i ricci della sorella «Dovete vederla quando le nascondo le bambole.»
«Fred!» lo richiamò lei lasciandogli un’occhiata di fuoco.
«Già immagino quando verranno Lily ed Hugo…» disse Rose alzando gli occhi al cielo «Metterete sottosopra tutta Hogwarts!»
«Già bastano Molly e Lucy.»
Le due gemelle risero e si scambiarono uno sguardo complice, come se già avessero pensato a tutte le marachelle da fare durante quell’anno.
«Spero solo di farmi degli amici…» sussurrò Rox.
«Te ne farai tantissimi» rispose il fratello.
«Anche io ero convinta di non farmi degli amici a causa della mia timidezza» disse Alwys intromettendosi nel discorso «Guardami ora!»
Rox sorrise «Hai ragione!»
Fred la ringraziò con lo sguardo, che fu così dolce da farle battere il cuore.
«Finalmente sorridi» disse Albus guardando l’amica «Lascia perdere il Ministero, sbagliano sempre!»
«Già…» si limitò a rispondere.
Alwys non stava pensando al processo: i giorni che erano passati avevano aiutato a mandare giù quel boccone amaro. Il sogno, invece, e i Thestral erano due ferite ancora aperte: nonostante le avessero detto che quell’uomo stava bene, sentiva un peso all’altezza del petto che le rendeva difficile respirare.
«Notizia dell’ultima ora!»
La voce di Alaric Nott scosse gli altri, che si girarono per capire cosa stava succedendo.
«Che vuoi?» chiese Dominique.
«Edizione speciale dell’Esercito di Silente
«Di già?» sbottò lei «Ma non sono nemmeno iniziate le lezioni!»
«I veri giornalisti non si lasciano scappare questo tipo di notizie» spiegò prendendo il giornale per leggere il titolo dell’articolo sulla copertina «Omicidio al Ministero della Magia… terrore nel Mondo Magico!»
Alwys spalancò gli occhi e si girò verso il ragazzo, che trasalì sorpreso dal suo interesse.
«Posso avere una copia?» chiese con la voce che le tremava.
«Certo!»
Tutti guardarono Alwys con uno sguardo dubbioso, ma lei non ci badò: prese il giornale, con la mano che le tremava, e lesse l’articolo.
«Grelyan Phelwes, scomparso dal 26 Agosto, è stato trovato morto questa mattina: l’uomo presenta delle ferite causate da un animale magico, in quanto nessun animale babbano sarebbe in grado di infliggerle. Indagato il branco di Lupi Mannari presente nel territorio dove il corpo è stato trovato, ma anche tutti gli Animagus che combaciano con la descrizione e i Lupi Mannari erranti.»
Alwys abbassò il giornale verso il tavolo: Albus le stava parlando, ma lei non sentì nulla, come se attorno a lei ogni cosa si fosse cancellata. I contorni di ciò che la circondavano divennero sfocati, le forze abbandonarono il suo corpo, fino a quando i suoi occhi si chiusero, facendola annegare nell’oscurità.


Angolo Autrice:
Salve a tutti!
Scusate queste pubblicazioni altalenanti, ma ci sono state tanti avvenimenti in questo periodo che mi hanno scombussolata!
Vi ricordo che potete rimanere sempre aggiornati seguendo il profilo instagram @alwysdewery.
Cosa ne pensate del capitolo?? Dai, adoro leggere le vostre recensioni <3
Un bacio e alla prossima,
Mira

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Capitolo 9
*** 9. La famiglia Projent ***


9
La famiglia Projent


Nonostante fosse Settembre, quel giorno il sole splendeva nel cielo avvolgendo tutti con il suo tepore: il perenne venticello freddo obbligava gli studenti a coprirsi con il mantello, ma era più che sopportabile paragonato ai giorni più uggiosi e umidi. Alwys aveva cominciato ad apprezzare quelle giornate. Prendeva il libro di Difesa contro le Arti Oscure, mentre Ninfa gironzolava qua e là intorno a lei, e si sedeva ai piedi del grande albero posto al centro del cortile. Quel giorno c’erano molti studenti grazie al bel tempo, ma i suoi amici erano indaffarati in altro: Adeline era con il professore di Erbologia, Neville Paciock, per qualche lezione straordinaria, Albus ad allenarsi con la scopa, Rose con il suo gruppetto di studio e gli altri in giro. Alwys, però, non sentiva per niente il peso della solitudine; Al l’aveva invitata a vedere gli allentamenti, ma la annoiavano molto e soprattutto voleva studiare il più possibile Difesa contro le Arti Oscure, a causa del professor Draconem che anche quell’anno aveva cominciato a metterle i bastoni fra le ruote: da quando era tornata c’era stata solo una lezione con lui e le era bastata.
Erano passati due giorni dalla Cerimonia di Smistamento: dopo aver letto il giornale era corsa verso il dormitorio, seguita da Albus e Rose, ma aveva fatto capire subito di non essere intenzionata a parlarne. Si era rifugiata sotto le coperte e Lady Amelia l’aveva rassicurata un po’, ma comunque quell’articolo era rimasto padrone della sua mente. I suoi amici erano rimasti molto colpiti dalla sua reazione, ma lei aveva preferito seppellire quelle preoccupazioni, troppo spaventata dalla realtà. Anche Ted aveva provato a parlarle, ma lei non voleva sentire né di Thestral, né di Grelyan Phelwes.
Sotterrare tutto ciò era l’unico modo per non impazzire.
«Alwys» la voce di Fred la trascinò via da quei pensieri.
Il Weasley stava venendo verso di lei con il suo solito sorriso e agitò la mano per farsi individuare più facilmente.
«Ciao! Come mai non sei con Dominique?» chiese aspettandosi di vederla spuntare dietro di lui.
«Sta aiutando Albus con gli allenamenti.»
«Ma non sei anche tu della squadra?»
«Sì, sono il portiere, ma ad Al interessa diventare cercatore» spiegò prendendo posto accanto a lei.
Era incredibile come in un anno Albus avesse cambiato completamente idea: Alwys ricordava come, la prima volta che avevano parlato di Quidditch, lui era diventato tremendamente freddo. Non si sarebbe mai aspettata che avrebbe incominciato a frequentare gli allentamenti, figuriamoci diventare cercatore come il padre!
«Non me lo sarei mai aspettato.»
«Nessuno, in verità» disse attirando l’attenzione di lei «Ormai la squadra aveva perso le speranze!»
«Chissà come mai allora…» rispose lei pensierosa: alla prima occasione, avrebbe dovuto parlargli assolutamente.
«Non saprei, ma meglio così» disse Fred facendo spallucce «Harry lo ha fatto allenare sin da piccolo, quindi è davvero bravo.»
Che fosse stato proprio il padre a fargli pressioni per quell’anno? Non ne era sicura, il signor Potter non sembrava quel tipo di padre.
«Sembri pensierosa» constatò il ragazzo spostando lo sguardo da Ninfa, che si era messa a pancia in su davanti a lui, ad Alwys.
«Non so, a volte credo di non conoscere bene le persone che mi stanno attorno» spiegò rimanendo immersa nelle sue congetture. Ormai era amica con Al da un anno, ma c’erano molte occasioni in cui si era resa conto di non conoscerlo per niente.
«Penso sia normale: parlare di se stessi non è facile, soprattutto se nemmeno noi stessi ci conosciamo.»
Alwys non poteva essere più d’accordo; non poteva pretendere che Albus si aprisse con lei, se lei era la prima ad avere molti segreti. La sua natura da lupo mannaro, il suo sogno, i suoi sospetti… quasi si sentiva in colpa, ma aveva troppo paura di perdere i suoi amici se si fosse esposta troppo. Guardò Fred che aveva uno sguardo preoccupato, molto probabilmente perché doveva essersi incupita.
«Tu come stai?» le chiese, come se si fosse tenuto quella domanda per molto tempo.
«Bene» rispose con la voce che le tremava: non era mai stata una gran bugiarda «Tu?»
«Anche…»
Il tono con cui quella parola venne fuori dalla sua bocca la ferì ma sapeva che non poteva biasimarlo. Abbassò lo sguardo verso l’erba, come se guardarlo aumentasse il dolore. La conversazione era svanita come se fosse una candela poco resistente al vento: Alwys optò per cambiare argomento, ad esempio chiedergli come si stava trovando Rox ma, appena si apprestò a parlare, la Grifondoro entrò dentro il cortile con accanto un ragazzino della sua età. Alwys lo aveva visto alla cerimonia di smistamento, ma il suo nome in quel momento le sfuggiva. Rox, appena li vide da lontano, si avvicinò facendo un cenno con la mano per salutarli.
«Chi è il tuo nuovo amico?» chiese Fred con il tono meno amichevole di cui fosse capace.
«Eliha Projent» rispose il ragazzino con aria saccente «E so rispondere a questa domanda, potevi chiederlo a me.»
Alwys preferì intromettersi nel discorso, per evitare che la conversazione prendesse una brutta piega «Come ti stai trovando nella nostra Casa?»
«Mi aspettavo di meglio.»
Alwys cercò di mantenere un sorriso amichevole, ma quel ragazzino era davvero insopportabile! Ad un tratto, però, le cominciò a girare la testa, tanto che dovette prenderla tra le mani per calmare il malessere. 
«Stai bene?» le chiese Fred mettendole la mano sulla spalla per guardarle il viso.
«Sì, tranquillo» sentiva una sensazione strana, come se percepisse che il motivo del suo malessere fosse sotto il colletto di Eliha, poiché da lì proveniva un odore strano «Per caso hai una collana?»
Il ragazzino la guardò confuso in un primo momento, però subito dopo annuì mostrandole il ciondolo: era una pallina di piccole dimensioni tutta bucherellata, che conteneva un oggetto di colore viola, la cui forma, però, era irriconoscibile. Alwys si sentì peggio, come se ad un tratto l’albero fosse diventato ingordo di ossigeno e non ne stesse lasciando nemmeno un po’ a lei.
«Alwys che succede?» insistette Fred cercando di farle aria agitando le mani «Sei pallida.»
In quel momento il colore della sua pelle era l’ultimo dei suoi pensieri. Sentì l’istinto di andarsene, ma l’assenza di ossigeno l’aveva resa troppo debole per andare via sulle sue gambe, tanto che dovette inginocchiarsi per terra, mentre Fred cercava di non farle sbattere la testa contro il terreno.
«Ci penso io.»
Alwys alzò lo sguardo, che fino a quel momento era rimasto incollato ai ciuffi d’erba, incontrando gli occhi di Damien che in quel momento le sembrarono fondersi con il cielo, tanto era stordita. Lui la prese in braccio ignorando le domande degli altri e a passo svelto andò verso la sua dimora.
Alwys si sentiva come sopra una di quelle giostre dove i suoi genitori l’avevano portata quando era piccola, chiedendosi se Damien non si stesse nemmeno sforzando di rendere la sua andatura più dolce. Lo sentì esitare per un attimo, come se le sue ginocchia avessero ceduto, molto probabilmente perché anche a lui aveva dato fastidio quell’odore. Con un calcio aprì la porta, distese la ragazza sul divano e cominciò ad armeggiare con le boccette disposte nell’unica credenza che possedeva, la quale ne era stracolma.
Alwys lo vide cadere sulle ginocchia come se non avesse forze, ma nonostante ciò le sua mani continuarono a cercare. Si sentì come se le fosse venuta una tremenda febbre e, per un attimo, l’idea che Damien non l’avrebbe aiutata le passò per la mente. Ad un tratto qualcuno entrò dalla porta che era rimasta aperta, ma Alwys non riuscì a mettere a fuoco il viso, solo che indossava un mantello nero. Sentì il rumore delle boccette farsi più forte e subito dopo calò il silenzio.
«Spero ti piaccia la vaniglia.»
Senza rendersene conto aveva chiuso gli occhi: appena li riaprì mise a fuoco il viso di James e una piccola fiala ad un palmo dal suo naso. Appena la avvicinò di più, però, le venne un conato di vomito a causa dell’odore di vaniglia troppo dolce e nauseante. Cercò di sottrarsi in tutti i modi a quel terribile odore, ma ad un tratto Damien prese dalle mani di James la boccetta, tappò la bocca di Alwys con la mano, la bloccò contro il cuscino, per impedirle qualsiasi movimento, e le mise la boccetta proprio sotto il naso. Dopo un primo momento in cui Alwys cercò in tutti i modi di divincolarsi, poiché iniziava a sentirsi peggio di prima, il senso di nausea e febbre lentamente andarono a scemare e il suo respiro si regolarizzò. Damien lasciò comunque un altro pochino la boccetta sotto il suo naso, ma, non appena Alwys cominciò a guardarli dritti negli occhi, cosciente, entrambi si allontanarono per farle un po’ d’aria.
«Cosa è successo?» fu la prima cosa che chiese appena ebbe la forza di mettersi seduta, nonostante la testa le girasse ancora un po’.
«Ti sei avvicinata troppo ad Eliha: ha un ciondolo con un fiore di aconito dentro» spiegò Damien, ma Alwys continuò a guardarlo confuso.
«È un fiore nocivo per voi licantropi: se ne sentite l’odore per un tempo prolungato potreste morire nel giro di qualche minuto, se lo ingerite siete morti subito» spiegò James incrociando le braccia al petto «Damien spesso lo incontra quando gira per la Foresta Proibita, per questo mi sono adoperato per creare un antidoto.»
Alwys si sentì gelare «Hai detto… voi licantropi…»
James sbuffò «Non sono stupido, l’ho capito subito.»
La ragazzina abbassò lo sguardo: che lo sapessero anche gli altri ma stessero aspettando che fosse lei a fare il primo passo?
James andò in cucina e poi tornò con in mano un’altra fiala piena di un liquido verde chiaro: quello di prima, invece, era color avorio.
«Spero ti piaccia la menta, Damien ha solo queste due essenze e ho notato che la vaniglia non ti va molto a genio» spiegò porgendogliela «Se ti ferisci con qualcosa cosparso di aconito o lo inali usa questo, se lo ingerisci non posso fare nulla.»
«Grazie…» sussurrò poco convita e la mise subito in tasca: in quel momento c’era solo una cosa che le premeva sapere: «Perché Eliha ha un ciondolo con un fiore di aconito?»
«I suoi genitori sono dei noti cacciatori di licantropi» spiegò Damien prendendo un bicchiere «Sicuramente sanno di te, quindi volevano tenere al sicuro il figlio.»
Alwys trattenne una risata appena vide James fulminare con lo sguardo la bottiglia che Damien aveva preso: il licantropo la posò e incrociò le braccia al petto seccato.
«Perché al sicuro da me? Ci sei anche tu.»
«Pronto? Sono il Protettore dei lupi mannari, lavoriamo nello stesso Dipartimento» la schernì scocciato, più per il fatto che non si era potuto fare un drink che per la sua domanda «Ormai non ci sono più cacciatori di lupi mannari, i Projent sono l’unica famiglia rimasta.»
«Nello stesso Dipartimento?» rispose lei come se fosse appena stata morsa da un’acromantula  «Perché esiste un Dipartimento contro i lupi mannari? È terribile.»
Damien si lasciò andare pesantemente contro la poltroncina, sbuffò e guardò James, che alzò gli occhi al cielo, poiché aveva capito al volo cosa intendeva l’altro.
«Damien ha sbagliato termine… Ormai con le nuove modifiche alla legge che tutela i diritti dei lupi mannari, il Diparimeno dei Cacciatori non esiste più» spiegò il Corvonero sedendosi sul bracciolo «Diciamo che i Projent ufficialmente fanno parte dell’Unità di Cattura dei lupi mannari, ma ormai servono solo quando bisogna esiliare un lupo mannaro non integrato nella società.»
«Anche se la maggior parte delle volte questi lupi mannari poi vengono trovati uccisi» puntualizzò Damien.
Il Ministero della Magia sembrava terribilmente intricato e complicato agli occhi di Alwys, ma quella scoperta era come se le avesse acceso la voglia di scoprire di più sui Dipartimenti che regolarizzavano la vita dei lupi mannari nel Mondo Magico.
«E possono fargli portare un ciondolo con dell’aconito?» chiese Alwys confusa da tutte quelle informazioni.
«Non c’è nessuna legge che lo vieta» spiegò Damien con sguardo serio «Benvenuta nel Mondo Magico, dove fanno leggi per tutelare lupi mannari, che poi in pratica non vengono tutelati.»
«Hanno fatti grossi passi avanti» controbatté James.
«Sono passati 20 anni da quando Remus Lupin è diventato il primo lupo mannaro ad entrare nell’Ordine di Merlino.»
La stanza piombò nel silenzio: era normale per i maghi avere dei pregiudizi, ma di certo dovevano imparare a capire che non tutti i lupi mannari erano gli stessi. Ad un tratto, però, dei tonfi contro la porta attirarono l’attenzione dei tre. Alwys sperò che non fosse la preside perché, ogni volta che si era trovata da Damien, spuntava lei che la rimproverava.
«Avanti.»
Fortunatamente entrò Louis che inizialmente guardò confuso James e poi si avvicinò ad Alwys: che ci faceva lì?
«Come ti senti?» Le chiese sorridendo: le volte in cui lo faceva si potevano contare sulle dita di una mano «Ti ho vista da lontano andare via con Damien.»
«Molto meglio, grazie» rispose Alwys un po’ a disagio per quell’interesse improvviso.
Per un momento aveva sperato che da lì sarebbe entrato Fred.
«Sono felice di vedere che stai meglio» ammise distendendo ancora di più le labbra quasi in modo innaturale, molto probabilmente perché non era abituato «Se vuoi ti accompagno al dormitorio così ti riposi.»
«No tranquillo, c’è James» rispose guardando il diretto interessato che annuì.
«Serve a me James» si intromise Damien alzandosi stancamente dalla poltrona «Cioè, devo parlargli.»
«Perfetto» rispose Louis spostando lo sguardo verso la Grifondoro, che ricambiò poco convinta.
«Non ho niente da dirti» disse James avvicinandosi alla porta.
«Invece abbiamo molto di cui parlare.»
Il Corvonero si girò per guardarlo con uno sguardo indecifrabile, ma subito dopo poggiò la mano sul pomello della porta.
«James… ti prego.»
Il ragazzo esitò: sbuffò sonoramente e si mise accanto alla porta guardando Alwys.
«Ci vediamo dopo.»
«Va bene…» disse lei verso l’amico.
«A dopo.»
Solo in quel momento Alwys si rese conto che la strada fino al dormitorio era davvero tanta e, alla luce del sole, capì di sentirsi a disagio accanto a Louis a causa del suo aspetto fisico quasi non umano: la sua pelle pallida e splendente, i capelli quasi bianchi e gli occhi di un azzurro sbiadito lo facevano sembrare uscito da un libro di fate ed elfi. Ad un tratto i loro occhi si incontrarono e Alwys divenne immediatamente rossa perché doveva aver notato che lo stava fissando.
«Mi sembra giusto dirti che ho capito perché ti sei sentita male» lei si irrigidì subito «Non devi vergognarti del fatto che sei un lupo mannaro, non è mica stata una tua scelta, e ciò non vuol dire che sei una minaccia.»
Alwys si sentì sollevata da quelle parole, ma ciò non fece che alimentare i dubbi di prima: sicuramente anche gli altri lo avevano capito.
«Grazie…» si limitò a dire, cercando di fargli capire che non aveva voglia di continuare quel discorso.
«Piuttosto mi chiedo come mai un lupo ti abbia morsa.»
«Sono nata così, può anche essere ereditario» spiegò lei guardando davanti a sé, nonostante gli occhi di lui le fossero incollati addosso.
«Impossibile, sei una…» si bloccò come se stesse cercando il termine adatto «Nata babbana.»
«Infatti l’ho ereditato da mio nonno» snocciolò sperando che la conversazione finisse lì ma, il sospettoso silenzio di Louis, la portò a girarsi verso di lui.
Era diventato rigido e, appena incontrò lo sguardo di Alwys, girò di scatto la testa verso Hogwarts. Alwys corrugò la fronte: perché tutto ad un tratto si stava comportando in quel modo?
«Che succede?»
«Cosa? Niente!» si affrettò a rispondere così velocemente da mangiarsi qualche lettera.
«C’entra con quello che ho detto?» gli chiese perplessa; non riusciva proprio ad individuare quale potesse essere il problema.
«È che..» Louis si fermò e si girò verso di lei con sguardo serio «Forse dovresti provare a fare qualche ricerca, è una cosa che fa parte di te.»
«Sì, hai ragione…» non ci aveva mai pensato, forse perché l’anno precedente era stata trascinata da Rose ed Albus in quella ricerca contro il Professor Draconem.
Questo sembrava un anno tranquillo, forse un salto in biblioteca lo avrebbe potuto fare. Senza rendersene conto erano arrivati nel cortile, e in lontananza Alwys riuscì a distinguere Adeline che parlava con Fred il quale, appena li vide, andò verso di loro correndo.



Angolo Autrice:
Sssssssalve!
Scusate il terribile ritardo, ma la Beta ha passato una serie infinita di sfortunati eveni... povera! 
*bacino alla Beta*
Ecco finalmente il capitolo! Cosa ne pensate? Nuovi personaggi tuti da scoprire in questo libro e io non vedo l'ora di farveli conoscere al meglio!! 
Un bacio speciale a Tenmary per le sue stupende recensioni, ma anche a te che hai messo questa storia tra le seguite!!
Vi ricordo dell'esistenza del profilo instagram @alwysdewery, vi aspetto numerosi <3
Un bacio e alla prossima!
Mira 

 

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Capitolo 10
*** 10. La crudele verità ***


10
La crudele verità


Alwys giocava pigramente con della frutta che aveva preso per colazione: nemmeno gli altri erano di molte parole, ormai si erano abituati ai suoi silenzi, e sembrava così concentrata a far rotolare quella fragola che gli altri preferirono non disturbarla.
«Come sta andando? Trasfigurazione è una materia molto complessa» chiese Dominique poggiando un calice davanti a lei e sfoderando la bacchetta.
«Certo, tu sei brava perché Teddy e Vicky ti hanno aiutato» asserì Rose.
Mentre la Grifondoro stava parlando, il calice si trasformò in un piccolo topolino, facendola urlare appena finì di parlare.
«Dai Rose, è piccolo e innocente» ma la ragazzina balzò in piedi tenendo saldamente il piatto in mano.
«Quindi hai paura dei topi…» le due gemelle si guardarono ammiccando «Interessante…»
«Molly e Lucy vi ammazzo!» strillò Rose fissando inorridita l’animaletto.
Dominique sbuffò e lo ritrasformò in un calice.
«Io non ci berrei se fossi in te» disse Rose, e in tutta risposta la cugina versò un liquido viola e bevve.
La piccola Grifondoro trattenne conati di vomito, gli altri invece si misero a ridere e applaudirono: anche Alwys finalmente sciolse la sua triste espressione.
«Andiamo! Non voglio fare tardi alla prima lezione di Teddy» disse Albus.
«Come mai oggi ti interessa?» chiese Rose con aria sospettosa «Arrivi sempre in ritardo di solito.»
«Trasfigurazione sta incominciando a piacermi!»
«Sì… certo…»
Alwys preferì estraniarsi da quella conversazione: era passata una settimana da quando aveva appreso la notizia della scomparsa di Grelyan Phelwes. I giorni erano passati lentamente, l’orologio sembrava congelato agli occhi della Grifondoro: era come se fosse passato un mese, nonostante quella terribile sensazione non fosse diminuita nemmeno un po’. I suoi amici avevano smesso di fare domande, ma si vedeva che cercavano in tutti i modi di tirarle su il morale.
«Secondo voi perché non abbiamo iniziato prima le lezioni di Trasfigurazione?» chiese Alwys risvegliandosi dai suoi pensieri.
«In girò c’è una voce su un progetto segreto che ha ideato la McGranitt e di cui Ted fa parte» disse Rose abbassando il tono della voce.
«Forse delle precauzione per ciò che è successo a Maggio» propose Albus facendo spallucce.
«E chiede ad un professore di Trasfigurazione? Mi sembra sospetto…» controbatté la rossa.
«Non farti venire frane idee in testa» disse Alwys.
Rose non rispose, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo.
Arrivati davanti l’ampia porta dell’aula, si meravigliarono appena la videro piena di studenti: avevano letto male l’orario ed erano arrivati in ritardo? Alwys guardò verso la cattedra, dove c’era Ted con gli occhi di un giallo acceso, come quelli di un’aquila, così da poter vedere se gli studenti stessero facendo il loro lavoro.
«Mi scusi per il ritardo» disse Alwys stringendo un lembo della gonna fra le mani, invece gli altri due si scambiarono uno sguardo confuso.
«Abbiamo iniziato prima, potete sedervi» indicò loro i posti liberi: due in terza fila, uno in prima, proprio davanti a Ted.
Albus e Rose cominciarono a camminare in fretta verso i banchi più lontani dalla cattedra: Alwys non aveva voglia di litigare con nessuno, quindi si limitò ad andare direttamente verso quello solitario della prima.
«Pagina 183.»
Distrattamente Ted le sfiorò il braccio con la mano, facendola sussultare leggermente. Da quando erano iniziate le lezioni, le stava sempre intorno, sia perché non si fidava di Damien, e quindi la voleva tenere al sicuro, sia perché si sentiva in colpa per ciò che aveva detto al Ministero sui lupi Mannari: ormai Alwys non ci pensava più, soprattutto perché le aveva chiesto scusa.
«Quest’anno ci spingeremo oltre» disse il professor Lupin passeggiando fra i banchi «Sarà richiesto più impegno, più determinazione… non ci limiteremo a trasformare un fiammifero in un ago.»
Gli alunni erano completamente catturati da quella presentazione enigmatica.
«Trasformeremo animali in oggetti.»
Un flebile chiacchiericcio si appropriò dell’aula, ma fu subito acquietato dai colpi di tosse di Ted.
«Incominciamo con…» dopo aver ruotato il polso con un colpo secco, apparirono tante piccole boccette di vetro sopra i banchi degli alunni «…uno scarafaggio. Lo dovete trasfigurare in un bottone.»
Sembrava un’impresa più che impossibile ed Alwys non aveva brillato durante l’esame del primo anno: sbuffò sonoramente, ma cercò di non farsi vedere scoraggiata agli occhi degli altri.
«Mano ferma, movimenti decisi e dite ad alta voce-»
«Professore!» una Corvonero, con folti capelli neri, interruppe Ted alzando la mano.
«Sì?»
«Ho già anticipato qualche pagina del Manuale di Trasfigurazione» disse con tono orgoglioso «E mi è sorta una domanda riguardo la trasformazione di animali in oggetti.»
«La ascolto.»
«Perché gli animali possono essere trasformati in oggetti, ma gli oggetti non possono essere trasformati in animali?»
Ted sbatté più volte le palpebre, come se stesse cercando di elaborare e decodificare quella bizzarra domanda.
«Perché gli oggetti sono inanimati, non hanno vita, e noi maghi non abbiamo così tanto potere da creare la vita: quando trasfiguriamo un pezzo di carta in un animale di carta non gli stiamo dando la vita, stiamo incantando quel pezzo di carta affinché prenda le sembianze di un animale.»
«E per i Lupi Mannari?»
A quella domanda, Alwys alzò di scatto la testa.
«Perché non esiste un incantesimo per farli tornare umani quando si trasformano?» continuò la studentessa.
«La Licantropia è diversa… è una vera e propria infezione a livello biologico» disse con tono sbrigativo «Invece è possibile obbligare un Animagus a tornare alla propria forma umana.»
«Capito… la ringrazio.»
Alwys tenne il viso incollato verso il banco, come se avesse paura di incontrare lo sguardo accusatorio di qualche studente: per un attimo l’osservazione della Corvonero le aveva dato qualche speranza, ma la risposta di Ted l’aveva stroncata sul nascere. Si rese conto di sapere davvero poco sulla sua specie: tutto ciò che conosceva glielo avevano spiegato i suoi genitori…. Babbani.
«Forse dovresti provare a fare qualche ricerca, è una cosa che fa parte di te.»
La frase che le aveva detto Louis, qualche giorno prima, le rimbombò nella mente: si trovava ad Hogwarts, una scuola di magia, ed aveva a disposizione un’immensa biblioteca piena di libri. Dopo la lezione di Ted avrebbe avuto un’ora di pausa, perfetta per rifugiarsi lì.
Passate quelle interminabili due ore – durante le quali Alwys aveva sbagliato in continuazione l’incantesimo perché troppo distratta – si alzò dal banco per andare verso i suoi due amici che, invece, erano ancora seduti.
«Adeline mi ha mandato un biglietto durante la lezione, vado con lei alla serra» mentì.
«Va bene…» rispose Albus sbuffando.
Anche Rose non era molto convinta, ma era troppo presa da un pettegolezzo che Emeraude, seduta accanto a lei, doveva assolutamente raccontarle. Emeraude era un tipo che proprio non piaceva ad Alwys: ricci neri, labbra carnose ed una pelle ambrata, facevano sembrare quella ragazzina la più carina del secondo anno, infatti passava il tempo solo con gli studenti più influenti della scuola. Come, appunto, Rose. Ma ad Alwys poco importava perché, fin quando non l’avesse attaccata personalmente, come Breanne, era uguale a tutte le altre studentesse.
In quel momento una cosa le premeva: andare in biblioteca e cercare tutto ciò che poteva trovare sui Lupi Mannari. Salutò i due amici e, sistematasi la tracolla, si diresse verso il terzo piano, dove c’era la biblioteca: fortunatamente non era molto affollata e c’era una scrivania completamente isolata che faceva proprio al caso suo. Sfrecciò fra gli scaffali pieni di libri che volavano qua e là, per trovare il loro posto, cercando la sezione che le interessava: Animali. Fece scorrere il dito fra i libri dei primi due scaffali, poi dovette accontentarsi di farlo solo con gli occhi, poiché era troppo bassa per arrivarci con la mano.
«Cosa cerchi?» la voce di Madama Pince le fece trasalire.
Madama Pince, la bibliotecaria, era una donna molto magra curvata leggermente in avanti, come se nella sua vita avesse passato più tempo a leggere libri che a camminare, e con varie rughe che le segnavano il volto scarno e appuntito. Aveva lo sguardo di un’aquila attenta a cui non sfuggiva nulla. In quel momento, però, quello sguardo era seguito da un dolce sorriso.
«Un libro sui lupi mannari» spiegò Alwys notando un certo smarrimento negli occhi della donna «Mi hanno da sempre incuriosito.»
Alwys era davvero un disastro nell’inventare delle scuse, ma tanto non stava facendo nulla di illegale, quindi non c’erano problemi.
«Qualche titolo in particolare?» chiese come se la volesse mettere alla prova.
La ragazzina in tutta risposta scosse energicamente la testa.
«Allora avrai un bel po’ di lavoro» disse indicando con il dito il terzultimo scaffale «Lì ci sono i volumi che contengono tutte le informazioni fino ad ora conosciute sui Lupi Mannari. Sono in ordine alfabetico.»
Alwys seguì con lo sguardo cosa stava indicando la donna e quasi le venne il mal di testa guardando tutti quei volumi.
«Basta che tendi la mano verso lo scaffale e dici il volume che ti interessa» spiegò la donna continuando a guardare sospettosa la studentessa.
«Grazie mille» disse Alwys accennando il sorriso più innocente che avesse nel suo repertorio.
Madama Pince fece un cenno con la testa e si allontanò, dirigendosi verso il bancone pieno di libri e scartoffie, dove di solito stava.
Muso peloso, cuore umano, autore sconosciuto.
Come sopravvivere ad un Lupo Mannaro (Manuale teorico), di Fannick Wrobuth.
Umanità dietro gli artigli – un AUTENTICO manuale sui Lupi Mannari, di Aura A. Lurian.
L’unico che la convinse fu l’ultimo, quindi optò per quello: si girò verso lo scaffale e tese la mano come le aveva detto Madama Pince.
«Umanità dietro gli artigli» disse cercando di non farsi sentire dagli altri studenti, nonostante in quella sezione ci fossero solo una Corvonero e un Grifondoro, che sembrava troppo occupato a farle la corte.
Il libro che aveva chiesto uscì da solo dallo scaffale e scese lentamente verso la mano di Alwys, come se fosse trasportato da una carrucola invisibile. Appena lo prese, non aspettò nemmeno un minuto e andò a sedersi in quella scrivania isolata: prese carta e piuma e lo aprì. La dedica scritta nella prima pagina le strinse il cuore.
A Remus Lupin,
un lupo mannaro che mi ha dimostrato
di avere un cuore più puro di quello
di molti altri maghi.

Accarezzò dolcemente la pagina e continuò a sfogliare: si fermò appena vide l’indice.
  • INTRODUZIONE
    -Biografia dell’autore
    -Note ed edizioni
    -Definizione di Lupo Mannaro
    -Pericolosità
    -Clausola 73
  • 1. SERVIZI DEL MINISTERO DELLA MAGIA
    -Unità di cattura
    -Ufficio di sostegno ai Lupi Mannari
    -Sezione Esseri e Sezione Animali
  • 2. CODICE DI CONDOTTA DEI LUPI MANNARI
    -Storia
    -Modifiche
  • 3. STORIA DEI LUPI MANNARI NEL MONDO MAGICO
    -Excursus dalle origini
    -Lupi Mannari e società magica
  • 4. ASPETTO FISICO
    -Caratteristiche
    -Distinguere un lupo ed un Lupo Mannaro
    -Particolarità
  • 5. INFEZIONE
    -Definizione
    -Tipi di trasmissione
    -Note
  • 6. TRASFORMAZIONE
    -Clausola del Codice di Condotta
    -Incantesimi
  • 7. CURE E RIMEDI
    -Evitare l’infezione
    -Curare l’infezione
    -Alleviare i sintomi
  • 8. BRANCO
    -Caratteristiche
    -Componenti 
    -Diritti
    -Imprinting
  • 9. GLI STUDI DI MARLOWE FORFANG
    -Breve biografia
    -Studi
    -Note personali
  • 10. LUPI MANNARI CONOSCIUTI
  • RINGRAZIAMENTI
Alwys preferì saltare quell’indice infinito e dettagliato, andando direttamente al capitolo che le interessava.
«Quinto capitolo: infezione» lesse ad alta voce «Da pagina 165.»
Bagnò un dito con le labbra e incominciò a voltare le pagine, fino ad arrivare a quel capitolo, che incominciò a leggere interessata.
«La Licantropia è ritenuta un’infezione trasmissibile da un soggetto infetto ad uno sano o per eredità genetica. In base alla modalità di contagio, possono essere distinti:
1. Soggetti contagiati tramite morso o ferita profonda inflitti da un Lupo Mannaro durante la luna piena.»
Come Remus Lupin… chissà Damien com’ è diventato Lupo Mannaro.
«NOTA: se il soggetto viene morso o ferito, non durante la luna piena, presenterà caratteristiche lupine, senza trasformarsi completamente, come il bisogno di carne cruda e mutamento dell’umore durante il periodo della luna piena.»
Bill Weasley… il suo viso è terribilmente marchiato da quelle cicatrici… chissà come è successo...
Alwys girò la pagina e notò che qualcuno aveva fatto degli scarabocchi con su scritto “mostri” e vari insulti che si rifiutò di leggere. Finalmente arrivò la parte che le interessava: prese un bel respiro e tuffò il naso fra le pagine.
«2. La Licantropia può essere trasmessa alla prole, ma bisogna operare ulteriori distinzioni:
-Soggetto sano e soggetto contagiato hanno il 50% di probabilità di trasmettere il carattere infetto alla prole, i figli che non hanno ereditato il carattere infetto, non lo trasmetteranno alla prole, a differenza dei figli che lo hanno ereditato;
-Due soggetti infetti hanno il 99% di probabilità di trasmettere il carattere infetto alla prole.»
Con un tonfo chiuse il libro e si guardò intorno: com’era possibile? E suo nonno? I suoi genitori stavano mentendo? Suo padre o sua madre era un Lupo Mannaro?
Troppe domande incominciarono a sovraccaricare la sua mente e la sua vista cominciò ad annebbiarsi a causa delle lacrime. Non sapeva cosa pensare, cosa dire e, soprattutto, quale domanda porre per prima e a chi. Doveva inviare un gufo ai suoi genitori? Chiedere a Ted? Ma la paura della risposta la tenne incollata alla sedia.
«Mamma… papà…»


Angolo autrice
Perdonate queste pubblicazioni saltuarie e senza senso, ma la sessione estiva sta per cominciare e io sono nel panico!
Comunque non vi abbandono, promesso <3
Finalmente Alwys affronterà questa crudele verità: ma come? cosa diranno i suoi genitori?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Nel frattempo fatemi sapere cosa vi è piaciuto di questo capitolo e se vi ha incuriosito qualcosa scritta nell'indice del libro, non è un caso il fatto che è stato scritto tutto ;)
Un bacio a tutti, specialmente a Tenmary <3

P.S. Ricordate il profilo instagram @alwysdewery, vi aspetto in molti!!!

 

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Capitolo 11
*** 11. Per sempre ***


11
Per sempre


Le parole le morirono sulle labbra, ogni cosa attorno a lei divenne ovattata, distante, come se qualcuno le avesse lanciato un incantesimo per creare una bolla di vetro attorno a lei. Molto probabilmente era sola lì, ma poco le importava: non avrebbe risposto a nessuno, nemmeno a chi si sarebbe preoccupato delle sue lacrime che, senza un contegno, stavano scorrendo lungo le sue guance. Alzò lo sguardo per guardarsi intorno alla ricerca di un appiglio, di qualcuno da prendere per le spalle e scuotere con forza dicendo “È tutto una menzogna, vero?”, ma quella era la realtà e lei, anche se faticava a crederci, non poteva negarlo. I contorni di marmo degli archi erano sfocati, si confondevano con il colore del cielo che, dal blu profondo di prima, era sprofondato in un soffocante grigio. Vide una figura avvicinarsi, che si trascinava dietro un pesante mantello nero: Alwys rabbrividì appena realizzò che non riusciva a scorgerne né la bocca né gli occhi, come se una patina sfocata si fosse poggiata sui su quel viso anonimo. Delle parole lontane, però, riuscirono a scuoterla.
«Alwys!» dicevano, ma a lei, nonostante provasse ad afferrarle, scivolavano via come metropolvere fra le dita «Alwys!»
Il professor Paciock era chinato su di lei: i suoi occhi verdi brillavano in quel grigiore, riscuotendola da quel torpore creato dalle sue lacrime, che le avevano tremendamente riscaldato il viso.
«Cosa è successo?» chiese con tono preoccupato «Qualcuno ti ha presa in giro?» 
Lei scosse la testa con forza: non riusciva a parlare, quindi si limitò ad alzare il libro. Il professore lo prese con cura, come se avesse paura di rompere le fragili dita della ragazzina. Lesse il titolo e rimase in un silenzio così vuoto da risucchiare ogni cosa, compresa Alwys. 
«Vieni con me.»
Le mise una mano sulla spalla accarezzandola dolcemente: lei, ormai inerme e svuotata, si alzò senza protestare, quasi in balia del corso del vento. Neville aveva capito che in quel momento non c’erano parole adatte per confortarla, ma aveva bisogno di mani forti che sostenessero i suoi timidi passi che, incerti, rischiavano di inciampare su sé stessi. Camminarono fra i corridoi che agli occhi di Alwys, parvero tutti uguali e, soprattutto, infiniti. Non si accorse dei brusii che li accompagnarono, o degli sguardi preoccupati, l’unica cosa che le interessava era nascondersi sotto una montagna di terra e non riemergere mai più: sperò che il professore la stesse portando nella Foresta Proibita.
Ma capì quali fossero le sue intenzioni quando si fermarono davanti all’entrata dell’ufficio della preside: Alwys fremette nella paura di essere messa in punizione. Una paura stupida, ma non sapeva più a cosa pensare.
«Tranquilla.»
Lei in risposta abbassò lo sguardo, comprendendo di non poter protestare: soprattutto perché non ne aveva la forza.
«Campo arato.»
I Gargoyles chinarono la testa e li lasciarono passare. Alwys sbirciò in direzione della mano del professor Paciock e, appena rivide quel libro, sentì le lacrime tornarle agli occhi. Voleva scappare, evadere dalla sua presa, ma sapeva che sarebbe stato del tutto inutile: quell’impotenza era sembrava la stesse divorando dentro. 
La McGranitt era retta davanti alla scrivania, con lo sguardo imperturbabile e attento ad ogni movimento, e ad Alwys diede la sensazione che li stesse aspettando. Quando incontrò il suo sguardo, si sentì tornare in quell’ampia e fredda sala dove si era svolto il processo, nonostante non avesse niente a che fare con lo studio della preside stracolmo di libri e boccette colorate. 
«La ringrazio professore» disse facendo un cenno con il capo «La prego di chiamare il professor Lupin.»
«Anche il signor Paw?»
«Non c’è bisogno.»
Neville fece un cenno d’assenso e, dopo aver accarezzato la guancia umida della studentessa, andò via. Appena la porta si chiuse, il rumore riecheggiò sordo fra le pareti concave. 
«Prendi un biscotto» disse la preside, e un vassoio argentato volò verso Alwys.
La ragazzina lo guardò frastornata e prese un biscotto, ma solo per non andare contro la preside. 
«Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato» continuò avvicinandosi a lei «Mi dispiace che fossi sola.»
«Lo sapevate?» chiese con la voce tremante, come se il groppo delle lacrime le fosse rimasto incastrato in gola.
«Mia cara, qui tutti sanno come si trasmette la licantropia» spiegò poggiandole una mano sulla spalla «Avevamo avvisato i tuoi genitori.»
«I miei genitori?» ripeté come se fosse una parola mai sentita prima.
«Sì, Alwys, i tuoi genitori» disse con insistenza, prendendole il mento per incontrare il suo sguardo «Loro lo sono e ti amano, hanno soltanto sbagliato a non dirtelo.»
«Perché non me lo hanno detto?»
La preside sospirò: sul suo volto l’espressione di una persona che stava per infrangere una promessa.
«Avevano paura della tua reazione.»
«La mia reazione? Perché?» chiese con voce acuta indietreggiando leggermente «Mi hanno morsa da piccola?»
«Non dovrei essere io a dirtelo.»
«Ma io voglio sapere!» urlò così forte da far tremare i muri.
Sentì una strana sensazione alle mani e, quando le guardò, vide dei solchi rossi leggermente profondi: le sue unghie si erano trasformate in artigli. Guardò la preside, il cui sguardo però non sembrava preoccupato o spaventato.
«Devi calmarti» disse con tono pacato «Ti farai solo del male così.»
Alwys abbassò lo sguardo, combattendo contro le lacrime che volevano solcarle le guancie.
«Perché non me lo hanno detto?» chiese di nuovo con più insistenza.
«Ti hanno trovata sull’uscio dell’ingresso il tre Giugno del 2006» raccontò continuando a guardarla negli occhi, nonostante lei evitasse lo sguardo «Ti hanno adottata, non capivano perché ti avessero abbandonata, poi…»
«Mi sono trasformata» finì lei la frase, come se non avesse paura di sentirne il continuo.
«I figli dei Lupi Mannari nascono con fattezze lupine» spiegò la preside «Poi si stabilizzano e la seconda trasformazione avviene circa al primo anno di vita, da lì in poi dipende dall’umore.»
«Quindi i miei genitori biologici sapevano della mia natura» disse con la voce incrinata, che da un momento all’altro si sarebbe spezzata in modo irreparabile «Non mi hanno voluta perché ero un Lupo Mannaro.»
Si portò le mani al viso e incominciò a piangere in modo incontrollato, con la paura di potersi trasformare all’improvviso, ma, a parte i canini e gli artigli, rimase in forma umana. 
«Non ne possiamo essere sicuri» disse la McGranitt avvicinandosi a lei per accarezzarle i capelli.
«Allora perché!» urlò allontanandosi dal suo tocco: le avrebbe graffiato il braccio se la donna non avesse avuto i riflessi pronti.
Alwys per un attimo si dispiacque, ma subito dopo la rabbia tornò ad accecarla. Le porte si spalancarono, attirando l’attenzione di entrambe, e Ted e Damien entrarono dentro lo studio: il primo aveva il fiato corto, il secondo sembrava a suo agio.
«Alwys!» disse Ted avvicinandosi alla ragazzina, ma lei alzò le mani davanti a sé per fargli capire che non doveva.
«E quelli?» chiese Damien sarcastico guardando gli artigli «Qualcuno ha avuto una brutta giornata?» 
«Sta’ zitto Damien» disse l’altro per poi girarsi verso Alwys «Mi dispiace tantissimo che tu lo abbia dovuto scoprire così.»
«Lo avrebbe scoperto prima o poi» snocciolò il licantropo «Sappi che è stato davvero difficile tenertelo nascosto.»
«Come vorrei lanciarti una fattura in faccia» disse Alwys stringendo i denti.
«Ti ricordo che sono un tuo superiore» rispose Damien corrucciando le sopracciglia «Ti posso mettere fuori gioco soffiandoti.»  
«Bambini ora basta» li richiamò la McGranitt battendo le mani «Ricordiamoci perché siamo qui.»
«Perché i miei genitori mi hanno abbandonata? Ah, vero, nessuno lo sa» rispose Alwys, ma subito si pentì del suo tono sarcastico.
«Alwys lo so che sei arrabbiata» disse la preside «Ma arrabbiarti non cambierà nulla: Clarissa e Alexander ti amano e non sapremo mai perché i tuoi genitori ti hanno lasciata sull’uscio di quella porta. Ciò che sappiamo è che volevano che tu fossi felice e lo sei.»
La ragazzina non sapeva come controbattere: si sentì spiazzata, immaginò ci si potesse sentire in quel modo solo dopo essere stati quasi sfiorati da un bolide. Rilassò le braccia lungo i fianchi e sentì gli artigli ritrarsi. 
«Alwys…» la voce di Ted attirò il suo sguardo «Ora sei qui, con noi, è questo ciò che conta.»
Ed era vero, ma in quel momento i volti offuscati dei suoi genitori erano padroni della sua mente: chi erano? Erano dei maghi? O facevano parte di un branco? Sono vivi?
«I miei capelli…» sussurrò quasi tra sé e sé «E se loro sapessero perché sono così?»
«Non sapremmo come contattarli» rispose la McGranitt facendola precipitare nella realtà. 
«E ha importanza?» continuò Ted avvicinandosi di più a lei «Sei perfetta così, un po’ ammaccata, ma perfetta così… imparerai a controllarti, imparerai ad usare la magia e starai con noi, cosa ti manca?»
«Il mio passato» rispose lei con lo sguardo perso.
«Il passato è per piangere» disse la McGranitt «Il presente per vivere e il futuro per costruire.»
Alwys finalmente incontrò il suo sguardo: i due smeraldi che aveva incastonati nel viso splendevano di una luce strana, come un tesoro rimasto nascosto per troppo tempo. La Grifondoro si lasciò coinvolgere da quella determinazione e quelle parole incominciarono a pulsarle nelle orecchie al ritmo del suo cuore. 
«Posso parlare con i miei… genitori?»
«Certo» rispose la preside «Oggi pomeriggio vi incontrerete a Godric’s Hollow.»
Alwys annuì: ringraziò il fatto che non fosse il giorno dopo, non avrebbe resistito così a lungo. Subito dopo spostò lo sguardo verso Ted, ormai vicino a lei. Vide nei suoi occhi la voglia di toccarla, ma anche la paura di essere respinto. Alwys, senza pensarci, si buttò fra le sue braccia, sprofondando in quel tepore familiare dove sempre si sarebbe sentita protetta.
«Non lasciarmi mai» disse contro la sua camicia.
«Mai.»
Lui la strinse con forza, come se la volesse proteggere da qualsiasi cosa, ma allo stesso tempo come se volesse trasmetterle un po’ di forza per aiutarla ad affrontare le difficoltà. Si staccarono solo quando Alwys si sentì meno stordita e riuscì a stare in piedi da sola; Damien nel frattempo stava giocherellando con delle boccette, invece la McGranitt aveva osservato la scena sorridendo.
«Io…» disse la Grifondoro cercando le parole adatte «Mi dispiace.»
«Tutti siamo stati adolescenti» rispose la preside agitando la mano destra.
«E a me non chiedi scusa?» chiese Damien divaricando le braccia.
Alwys avrebbe tanto voluto rispondere a dovere, ma sapeva di essersi già spinta troppo oltre.
Essere trafitti da cento lame sarebbe stato meno doloroso di dire quelle parole «Mi dispiace, Damien.»
«Così va meglio» rispose lui con un sorrisetto soddisfatto sul volto «Ora possiamo parlare della Luna d’Argento?»
«La Luna d’Argento?» fece eco Alwys. 
«Adesso è meglio di no» rispose la preside «La signorina Dewery ha altro a cui pensare.»
«Ancora?» chiese Damien scocciato «Dopo l’abbraccio strappalacrime non dovrebbe stare meglio?»
Ted e la McGranitt alzarono gli occhi al cielo contemporaneamente, facendo ridere Alwys. 
«Preferisco andare nella Sala della Memoria» disse poi la Grifondoro «Ho troppi pensieri per la testa.»
«La Luna d’Argento è una questione importante» insistette Damien facendosi serio «Dobbiamo parlarne.»
«Abbiamo tempo» rispose la McGranitt sospirando «Ma domani ne parleremo, Damien ha ragione.»
Alwys annuì sconfitta: sperava in un anno tranquillo, ma forse non lo avrebbe avuto mai.
Accompagnata da Ted uscì dall’ufficio, mentre Damien rimase a discutere con la McGranitt, probabilmente di quella misteriosa “Luna d’Argento”.
«Un problema alla volta» disse Ted intuendo i suoi pensieri dall’espressione contratta.
Lei annuì, ma si sentiva la testa così pesante e piena da sentirsi stordita, visto che fino a poco fa, al contrario, si era sentita completamente vuota. 
In fondo lo sapeva, ma non lo aveva mai voluto ammettere: prima di andare ad Hogwarts aveva cercato su internet delle informazioni sulla sua natura e tutti i siti dicevano il contrario di quello detto dai suoi genitori, ma loro usavano la scusa del “chiunque può scrivere su internet” e lei ci credeva; poi c’era la lettera del nonno scomparsa e tanti piccoli indizi, come anche l’indisposizione della madre nei confronti della sua natura. Si sentì così stupida per non averlo capito prima.
Perché non me lo hanno detto loro?
Quella era la domanda che le stava tormentando la testa ma, siccome sapeva di non poter avere la risposta subito, aveva preferito andare nella Sala della Memoria per rilassarsi un po’ con Remus e Ninfadora, così che quelle domande diventassero soltanto un lieve sussurro simile al vento che faceva tremare le fiammelle delle torce. 
Salutò i dipinti come in qualsiasi altra giornata normale, nonostante il suo sguardo fosse chiaramente altrove, intrappolato fra i contorni indefiniti di due volti che non avrebbero mai conosciuto la luce.
«Io starò per sempre con te» disse Ted stringendole la mano «Se tu vuoi.»
«Oggi e domani.»
«Ripetuto ogni giorno.»
I due si misero a ridere ed Alwys si aggrappò al suo braccio, la cui presa salda sembrava le stesse promettendo che non l’avrebbe mai più lasciata.
Dopo i consigli di Remus e le risate con Ninfadora, arrivò il momento di andare: il cuore di Alwys cominciò a battere velocemente, rendendole difficile camminare con tranquillità. 
«Prendi un respiro profondo.»
Fece come Ted le aveva detto, ma sembrò fare poco, soprattutto dopo che il suo sguardo aveva incontrato quello della preside. Damien non c’era e ciò, fortunatamente, fece rilassare leggermente la ragazzina.
«Pronta?»
Alwys annuì senza proferire parola, come se i pensieri avessero preso possesso anche della parte di cervello adibita al linguaggio.
«Ci smaterializzeremo, ok?» disse Ted con il suo solito sorriso dolce.
Alwys non era molto convinta: dopo l’esperienza con Damien si era ripromessa di non volersi smaterializzare più, ma aveva come l’impressione di non avere molta scelta. Annuì in silenzio, prendendo per mano Ted. La preside alzò un braccio, a cui il ragazzo si strinse, e subito dopo le loro figure furono sostituite da un vortice di foglie secche.
Arrivati nel paesino, Alwys si dovette aggrappare a Ted per non cadere: fortunatamente, però, non aveva nausea. Il suo sguardo, rivolto verso terra, scorse il cemento bagnato, come se avesse piovuto da poco, nonostante avessero lasciato ad Hogwarts un clima mite. La stradina in cui si erano materializzati era silenziosa e stretta, quasi opprimente: sembrava abbandonata, poiché le finestre che si affacciavano su essa erano sbarrate da tavole di legno scuro. Ted la prese per mano e, seguendo la McGranitt, si addentrarono in quel labirinto di cunicoli e vie.
I miei genitori come sono arrivati fino a qui?
Si fermarono davanti ad una casa cadente, anche se alcune assi erano state sostituite con altre di un altro colore e i buchi sul tetto tappati da un incantesimo che creava una patina trasparente. Alwys guardò Ted perplessa ma lui, dopo aver riso per la sua espressione, non parlò. La preside batté tre colpi sulla porta malandata e, poco dopo, si sentirono dei frettolosi e goffi passi. 
«Chi è?» chiese una voce femminile.
«Minerva.»
La porta si aprì cigolando e, dietro essa, spuntò una donna alta e slanciata, con corti capelli color cenere. 
«Sono già qui.»
Alwys incontrò il suo sguardo dorato e le sorrise cordialmente. 
Appena varcarono l’ingresso, la Grifondoro si sentì come congelata da un vento improvviso: nell’altra stanza c’erano i suoi genitori, ma qualcosa le stava impedendo di andare da loro. La McGranitt e la donna dai capelli grigi erano già andate avanti, e così poté notare che quest’ultima zoppicava leggermente.
«Andiamo?» chiese Ted, che era rimasto accanto a lei.
Alwys annuì, come se il suo sguardo le avesse infuso la forza necessaria. La casa, il cui interno caldo e accogliente stonava con l’esterno, era molto piccola, composta solo dall’ingresso e altre due stanze: Alwys, vedendola da fuori, aveva creduto ci fosse un secondo piano, ma non c’erano scale. 
«Vuoi entrare da sola?» chiese la preside fermandosi davanti alla porta.
La Grifondoro non sapeva cosa rispondere ma, dopo un profondo respiro, annuì prontamente. Guardò Ted e poi prese il pomello con la mano destra, sorprendendosi del fatto che non fosse freddo come si aspettava. Dopo il cigolio della porta, due coppie di occhi attirarono la sua attenzione: i suoi genitori erano seduti su un divano e, appena realizzarono che era lei, li vide fremere. Clarissa si stava torturando le unghie, invece Alexander aveva il viso contratto; solo durante la luna piena li aveva visti con quelle espressioni. 
«Alwys…» sussurrò il padre.
I due si alzarono ma non si mossero. Avevano paura che scappasse via. 
«Non importa» disse Alwys dopo un asfissiante silenzio «Perché io vi amo.»
«Anche noi ti amiamo: sei e rimarrai per sempre la nostra bambina, quella che distruggeva tutti i vestitini comprati dalla mamma, che si vergogna delle sue orecchie a punta, che riempie le nostre giornate con le sue risate» rispose il padre muovendo qualche passo «Sei la mia principessa e nessun orco cattivo riuscirà a strapparti dalle mie braccia.»
Alwys corse verso di loro e li intrappolò in un goffo abbraccio, ma che riuscì a coinvolgerli entrambi: la madre incominciò ad accarezzarle i capelli fra le lacrime, invece il padre strinse tutte e due a sé, in un abbraccio che si erano negati per troppo tempo.
La famiglia non è stata decisa dal tuo sangue, ma dal tuo cuore.

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