La Leggenda dei Sette Cavalieri

di gamberosolitario
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Leggenda ***
Capitolo 2: *** La Minaccia dall'Est ***
Capitolo 3: *** 2015 ***



Capitolo 1
*** La Leggenda ***


~~C’era una volta il Cavaliere Bianco, un giovane cavaliere già molto forte e coraggioso per la sua età. Quando il Re chiamò tutti i cavalieri del regno nel suo castello per una missione speciale, andò anche lui.

Il Re era disperato perché aveva perso la figlia, una banda molto grande di briganti l’aveva rapita in un bosco e non se n’era saputo più niente. Il Re, appellandosi ai cavalieri, chiese aiuto e promise grandi ricompense per coloro che sarebbero stati in grado di salvare la sua amata figlia.

 

Il giorno dopo, 100 cavalieri partirono dal castello per andare alla ricerca della principessa. Tra di loro c’era anche il giovane cavaliere. Tutti andarono in direzioni differenti perché nemmeno si sapeva con precisione in che posto si trovasse la base di questi briganti. Quindi, ognuno di loro si sarebbe dovuto appellare alle sue capacità per compiere questa missione.

Il Cavaliere Rosso, conosciuto come il più forte dei 100, dopo essere passato in un fitto bosco, si era trovato ad entrare in una buia ed umida caverna, dove aveva trovato niente di meno che un Drago ad accoglierlo.

Il Cavaliere Nero, conosciuto tra i 100 come il più spietato, aveva trovato un villaggio ed aveva pensato di dormire lì per la notte. Quando alcuni ladri locali, avevano provato a derubare il Cavaliere, mentre dormiva di notte in una locanda, si erano trovati fatti in tanti pezzi dalla rapida spada del Cavaliere Nero.

In un altro luogo, il Cavaliere Blu, conosciuto tra i 100 come il più intelligente, era arrivato vicino alla base dei briganti ma era finito bloccato da una strega che viveva lì vicino e che aveva pensato che il Blu fosse venuto fin lì per ucciderla.

Da un’altra parte, il Cavaliere Verde, conosciuto tra i 100 come il più astuto, si era travestito da brigante ed era andato in un’osteria alla ricerca di informazioni sulla principessa.

Nello stesso momento, il Cavaliere Grigio, conosciuto tra i 100 come il più vecchio ed esperto, si era trovato sfidato da un giovane cavaliere, che aveva pensato di farsi un nome sconfiggendo proprio il cavaliere anziano. E questo cavaliere era forte e vigoroso a tal punto da stupire lo stesso Cavaliere Grigio.

In un’altra parte, il Cavaliere Giallo, conosciuto tra i 100 come il più ricco, aveva pagato altri 100 uomini perché cercassero anche loro la principessina. Sfortunatamente, durante il suo cammino in una terra sconosciuta e sperduta del Regno, il Cavaliere Giallo si era trovato a cadere in un precipizio.

L’unico cavaliere che era stato in grado di trovare la base dei briganti, alla fine, era stato il Cavaliere Bianco che, nonostante la giovane età, aveva dimostrato capacità sopra a tutti gli altri.

Purtroppo, i briganti che erano mille, avevano scoperto, ben presto, la presenza del cavaliere, prima che potesse fare altro, e lo avevano circondato. Il Cavaliere Bianco, senza nessun timore anche se circondato, aveva subito eliminato diversi briganti, con la sua spada affilata e lucente. Il capo dei briganti, che era anche il più forte tra di loro, colpito dalle capacità del cavaliere aveva deciso di sfidarlo in un combattimento. Il Cavaliere Bianco accettò la sfida ed il capo dei briganti prese subito una grande ascia.

 I due iniziarono a combattere subito con grande vigore. Il capo dei briganti era grosso e forte. Il giovane cavaliere si rese conto che, se l’avesse colpito anche una sola volta con quell’ascia, l’avrebbe potuto anche ammazzare con quel colpo. L’armatura del Bianco non era sufficientemente resistente a resistere colpi del genere.

Il Bianco ed il brigante rimasero fermi immobili e silenziosi, ad osservarsi a vicenda. La vittoria sarebbe stata decisa da un singolo colpo. All’improvviso, il brigante sollevò la sua ascia, per caricare il suo colpo. Il Bianco fu più veloce e, con un colpo orrizontale della sua spada, tranciò la testa al brigante.

Nel momento in cui i briganti videro cadere a terra il loro capo senza testa, furono presi dall’ira ed attaccarono subito in forze il Bianco.

Il giovane cavaliere si ritrovò a combattere contro un numero enorme di briganti, da tutte le direzioni. Parecchi riuscirono a colpirlo, rompendogli sopratutto parti dell’armatura. Lui riuscì anche a contrattaccare a parecchi attacchi nemici, ma dopo poco, la sua resistenza stava per raggiungere il suo limite. A breve, sapeva che sarebbe morto. Ma lui non aveva mai temuto la Morte; da buon cavaliere e gran guerriero, si era preparato ad accogliere la Morte da quando era un ragazzino. Perciò, invece di piangere, anche se pieno di ferite e di sangue, sorrise.

Ma quando pensò di aver perso, in quell’attimo, alcune esplosioni cominciarono a sentirsi dietro di lui. Poco dopo, un incendio si espanse tra la folla di briganti. Il Bianco non aveva potuto fare a meno di pensare in quel momento alla principessa, sperando che fosse ancora viva. Così una voce familiare gli rispose:

“La principessa è al sicuro.”

La voce proveniva da un brigante tutto ricoperto di stracci. All’improvviso, costui tirava fuori una spada corta, da sotto gli stracci, ed infilzò un brigante vicino a lui, colpendolo al cuore. Il suo comportamento fu notato dagli altri briganti, che gli andarono subito contro.

 L’uomo si tolse gli stracci, all’improvviso, e sotto di essi, apparve un’armatura color smeraldo. Il Bianco riconobbe il Cavaliere Verde. Il Verde si era infiltrato nella base e si era occupato lui della principessa, dell’incendio e delle esplosioni.

Bianco: “Qundi, sei arrivato qui prima di me… le tue capacità superano le mie.”

Verde: “Mi piacerebbe poter dire di si… in realtà, mi è andata bene perchè hai attirato su di te la maggior parte dei briganti… altrimenti, forse, non sarei nemmeno arrivato a vedere la principessa.”

Da Sud iniziarono a partire strilli ed urla piene di dolore. Era arrivato il Cavaliere Nero, con la sua armatura sempre sporca di sangue e la sua aura maligna, bastava la sua sola presenza per intimorire centinaia di nemici; nel frattempo, faceva a pezzi tutti quelli che gli capitavano a tiro.

Il Bianco non aveva in simpatia il Nero, per via della sua pessima fama, ma sapeva che in quel momento non poteva fare nient’altro che accettare il suo aiuto.

Da Nord si vide arrivare il Cavaliere Blu con un libro tra le mani. Quel libro era il libro di incantesimi che il Blu aveva preso alla vecchia strega, dopo averla uccisa. Quando Blu recitò alcuni versi, alcuni nemici presero fuoco, altri vennero fulminati, altri ancora finirono sbattuti via da un forte vento.

Il Bianco rimase stupefatto nel vedere le nuove capacità del Cavaliere Blu e la sua felicità non potè che aumentare.

Da Est comparve un intero esercito, a capo del quale vi era il Cavaliere Giallo che aveva portato con sé 200 dei suoi uomini e 100 mercenari.

Da Ovest un altro piccolo esercito era apparso, erano gli altri 90 cavalieri chiamati dal Re che ora erano stati riuniti e guidati dal Cavaliere Grigio.

Ma niente superò l’entrata in scena del Cavaliere Rosso. Inizialmente, tutti sentirono solo un forte battito di ali. Quando, poi, avevano alzato lo sguardo, avevano visto sulle loro teste il Rosso in groppa ad un grosso Drago. Il Drago, dal cielo iniziò a lanciare delle grandi fiammate contro l’esercito dei briganti.

In poco tempo, i briganti finirono sconfitti. Un mese dopo, il Cavaliere Bianco si sposò con la principessa e divenne, di fatto, il nuovo Re. Tutti gli altri cavalieri erano andati via, ognuno per la sua strada, ma la leggenda dei 7 Cavalieri è rimasta scolpita nella storia di quel Regno. Il Cavaliere Bianco rimase conosciuto nella storia come il più valoroso dei 100.

Poi, c’è un’altra leggenda che iniziò a circolare.

Secondo la quale, se il Regno si fosse dovuto trovare di nuovo in difficoltà oppure si fosse dovuta trovare in pericolo la stessa famiglia reale, i Sette Cavalieri sarebbero riapparsi per mettere le cose a posto.

THE END

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Capitolo 2
*** La Minaccia dall'Est ***


Il Regno aveva vissuto secoli di pace e felicità, fino a quando non erano arrivati gli stranieri.

 

Venivano dall'Est, avevano tratti asiatici, corpi robusti e tarchiati, scolpiti da mille battaglie, si vestivano con pellicce e riuscivano a fare anche a meno di armature. Pare che resistessero molto bene anche al freddo e ad ogni tipo di intemperia. Combattevano e vivevano sui loro possenti cavalli, insieme ai quali, si diceva, che fossero terribili guerrieri. I primi di loro erano iniziati ad arrivare nel continente dieci anni fa; all'inizio, si erano accontentati solo di qualche razzia, ma col tempo, erano diventati sempre più numerosi e pericolosi. Quando era diventato loro comandante il guerriero noto come Flagello, era iniziata un'Era di sangue e morte. I barbari avevano cominciato ad attaccare e distruggere regni e nazioni. Nessuno riusciva a tener testa a questi demoni scappati dall'Inferno.

Perciò, il Re aveva dovuto organizzare un grande esercito, il più grande che la storia del Regno ricordasse, per distruggere la minaccia che veniva dall'Est, prima che loro li avessero distrutti. L'esercito era formato da 15.000 uomini e il Re era partito con esso per partecipare, in prima persona, a questa battaglia che avrebbe deciso il futuro del suo Regno. Ma era stato tutto inutile.

L'esercito dei barbari si era mostrato molto, ma molto più numeroso e forte. Il Re stesso si era trovato a faccia a faccia con il Flagello. Era alto tre metri, e lo chiamavano anche il Gigante. Cavalcava un cavallo grosso quasi quanto un elefante. I suoi capelli neri gli arrivavano ai fianchi mentre i baffi gli arrivavano ai piedi. La sua spada era la più grande che il Re avesse mai visto. Non solo, il Re, negli occhi di quel barbaro, vide una furia indomabile. Prima di essere ucciso da un possente colpo di spada.

Tutti i soldati del Re finirono uccisi. Dato che, ora, il Regno era senza nessun scudo, i barbari videro una grande opportunità di attaccarlo, depredarlo ed assogettarlo.

Nella capitale, il Principe era stato informato di tutto. Aveva saputo della morte di suo padre e di quasi tutti i loro soldati, nonché dell'arrivo imminente dei barbari. Quindi, la sua prima mossa fu quella di mettere in salvo donne, bambini e vecchi. La seconda fu di formare un nuovo esercito con gli uomini che erano rimasti nella capitale, tra cui anche contadini ed artigiani. Erano circa 3.000.

Una situazione, certamente, disperata.

Il Principe ricordò una vecchia leggenda del suo Regno, quella riguardo i famosi 7 Cavalieri. Si trattava di un racconto fantastico che si diceva risalisse ad una vicenda davvero accaduta due secoli prima. Secondo la leggenda, quando il Regno o la famiglia reale fossero stati di nuovo in pericolo, i 7 sarebbero riapparsi.

Il giorno della battaglia era ormai arrivato.

Il Principe, invece di mettersi nelle retrovie come un normale comandante, si era messo davanti a tutti i suoi uomini, per affrontare in prima persona i nemici, quando avrebbero superato le mura della capitale.

E i nemici arrivarono, una massa di esseri umani a cavallo che copriva intere distese di terra. Furono gli arcieri sopra le mura ad iniziare lo scontro. Gli arcieri riuscirono, con le loro frecce, ad eliminare i nemici nelle prime file. Ma, alla fine dei conti, riuscirono a prendere solo un po' di tempo, dato che i barbari erano davvero tantissimi. Non c'era possibilità per gli arcieri di abbattere tutta quell'orda.

Il Principe era fermo e concentrato, si stava preparando mentalmente per gli scontri imminenti e, quasi sicuramente, anche alla sua morte. Davanti a lui, c'era il muro che proteggeva la capitale, con un enorme portone chiuso al centro di esso.

Alcuni barbari, con l'ausilio di scale di legno, erano già saliti sulle mura ed avevano già ucciso tutti gli arcieri. I barbari a terra, invece, con l'ausilio di un Ariete, dopo poco tempo, distruggevano anche il portone. I barbari, così, poterono entrare nella capitale. 

Il Principe andò all'attacco. In breve tempo, riuscì ad eliminare decine e decine di barbari. Il grosso dell'esercito di barbari, però, non era ancora arrivato. Difatti, il Principe stava ancora combattendo solo con la punta dell'esercito vero e proprio. Dopo un po' di tempo, i soldati del Principe morirono tutti. Solo il Principe rimaneva in vita e continuava a combattere, anche se era stato ferito ad un braccio ed al viso. Fiotti di sangue gli uscivano da tutte le parti, ma lui non indietreggiava. 

 

All'improvviso, delle trombe suonarono da tutte le direzioni. Nuovi eserciti erano arrivati, a comando dei quali vi erano dei curiosi Cavalieri. Ogni Cavaliere aveva un'armatura di un colore specifico.

Il Cavaliere Rosso aveva portato 1.000 soldati, tra i quali, alcuni portavano in alto, su una bandiera, il suo stemma: una Testa di Drago Rossa con due Ali Bianche ai lati. Dietro di lui, in cielo, c'erano ben tre Draghi.

Il Cavaliere Nero aveva portato 500 soldati che portavano anch'essi il suo stemma: un Teschio Nero al centro di una Fiamma Rossa.

Il Cavaliere Blu aveva portato 1.500 soldati che portavano lo stemma: un Libro Grigio aperto con una Stella Blu in mezzo.

Il Cavaliere Verde aveva 200 soldati che portavano lo stemma: in un Campo Bianco un Omino Verde colpisce con una Pietra Nera un Gigante Marrone.

Il Cavaliere Grigio aveva 3.000 soldati che portavano lo stemma: un Vecchio Grigio inginocchiato e Illuminato da una Luce Mistica dal Cielo.

Il Cavaliere Giallo aveva 10.000 soldati che portavano lo stemma: una Borsa Bianca piena di Monete d'Oro.

 

I Sei Cavalieri erano tutti a cavallo e riuscirono ad aprirsi, rapidamente, dei varchi nell'esercito barbaro, anche grazie agli eserciti che si portavano dietro. Attraversarono quell'esercito barbaro, come il coltello attraversa il burro, ed i Sei arrivarono subito al cospetto del Principe, abbattendo facilmente l'orda barbara contro cui stava combattendo. 

Il grosso dell'esercito barbaro rimase fermo per alcuni secondi, come incantato, ad osservare quei guerrieri così eccezionali. 

Il Cavaliere Rosso era il più alto e grosso, come arma aveva un grande martello che teneva stretto in due mani.

Il Cavaliere Nero era il più alto dopo il Rosso e portava un elmo a forma di teschio, un mantello lungo nero ed una grande falce come arma.

Il Cavaliere Blu era alto e magro, la sua armatura sembrava scintillare in modo strano e le sue armi erano due corte spade.

Il Cavaliere Verde era basso e magro, portava una spada corta ed un arco dietro le spade.

Il Cavaliere Grigio era di statura normale e portava una lancia a due mani.

Il Cavaliere Giallo era anche lui di statura normale, decisamente grasso, portava una mazza ferrata tra le mani ed una balestra dietro la schiena.

I Sei si erano poi inchinati al Principe, presentandosi come i discendenti dei Cavalieri che avevano compiuto la grande impresa due secoli prima.

Quando il Principe aveva fatto notare la mancanza del settimo, i Sei avevano tutti puntato le loro armi verso di lui. Il settimo Cavaliere era proprio il Principe.

In quel momento, i barbari come svegliati dal sogno, dopo aver ripreso lucidità, erano tornati all'attacco. I Cavalieri, quindi, tornarono a combattere.

Il Principe rientrò nel suo palazzo, forse per andare a prendere un'altra arma. 

Il Rosso con il suo martello, sbatteva per aria svariate decine di avversari. La sua forza non aveva paragoni con gli altri cavalieri.

Il Nero, con il suo aspetto che lo faceva sembrare la Morte stessa, terrorizzava così tanto i nemici, che questi indietreggiavano spesso a vederlo arrivare, ed esitavano, maggiormente, a colpirlo.

Il Blu usava degli incantesimi ed aveva potere sugli elementi naturali, per cui, i suoi avversari prendevano fuoco o venivano fulminati o ancora sbattuti via dal vento. Inoltre, veniva colpito spesso ma la sua armatura pareva reggere a qualsiasi attacco.

Il Verde era salito su un'alta torre e, da lì sopra, aveva iniziato a lanciare tantissime frecce sui nemici. Grazie alla sua mira prodigiosa, il Verde, ogni volta che tirava una freccia, riusciva sempre a colpire un punto vitale del nemico, uccidendolo sempre sul colpo.

Il Grigio si aprì un varco, roteando con grande abilità la sua lancia. Era il cavaliere che più riusciva a mantenersi freddo e lucido durante le battaglie.

Il Giallo proseguì lentamente, ma riusciva comunque a far fuori tanti nemici, alternando alcuni colpi con la sua mazza, ad altri con la sua balestra. Tra i cavalieri, era il più debole ma, grazie alle sue ricchezze, disponeva di un esercito più numeroso degli altri cavalieri. 

 

Dopo un'ora, però, la folla barbara continuava a dominare con il suo spropositato numero. I cavalieri iniziano ad essere stanchi. I nemici sembravano non finire mai.

Il Rosso aveva perso il martello e quando aveva chiamato i suoi Draghi, nessuno di loro aveva risposto. Perché i barbari, con parecchie lance, li avevano uccisi. Quindi, il Cavaliere senz'armi, fu colpito duramene da svariati nemici, e si trovò ad andare a tappeto.

Il Nero era stato colpito, su tutto il corpo, da frecce di ogni genere, per cui andava a terra anche lui dopo poco.

Il Blu era stato preso alla sprovvista alle spalle e buttato con un calcio in un fiume.

Il Verde era stato infilzato all'addome.

Il Grigio aveva perso l'uso di una mano e di una gamba.

Il Giallo era stato colpito molto forte alla testa con una mazza ferrata più grande della sua.

A quel punto, dalla folla, era apparso anche Flagello. Il comandante era rimasto nelle retrovie tutto il tempo, mantenendosi riposato e fresco. Con il suo enorme cavallo, parve davvero un Dio della Distruzione. Le mura e gli edifici della città erano a pezzi, un fuoco bruciava il Palazzo Reale. E la vittoria degli stranieri sembrava oramai compiuta.

Ma, ben presto, le porte del Palazzo Reale si aprirono e ne uscì fuori il settimo cavaliere, il Cavaliere Bianco.

La sua armatura era tanto lucente da sembrare sovrannaturale, e il Cavaliere portava due cose nelle mani. In una portava una lunga bandiera dove vi era il suo stemma: un Arcangelo armato di Spada. Nell'altra portava una spada anch'essa molto lucente.

L'armatura, lo stemma e la spada erano del Cavaliere Bianco di due secoli prima, che erano stati nascosti a lungo nel castello e tramandati di generazione in generazione dalla famiglia reale. Il Principe aveva finalmente ritrovato la sua eredità. Quell'armatura e quella spada avevano poteri inimaginabili.

Il Cavaliere Bianco, dopo aver gettato la bandiera, iniziò a combattere di nuovo, con un nuovo vigore ed una forza quasi magica, o divina. I barbari non riuscivano a colpirlo, mentre lui falciò, rapidamente, quasi cento di loro. La sua spada sembrava riuscire a colpire gente anche molto lontana e trapassava qualsiasi cosa facilmente: armature, scudi, armi, ecc.

Allora, il Flagello, sempre a cavallo, andò all'attacco anche lui del Bianco. La sua spada sembrava la spada di un vero gigante per quanto era grande. Il Bianco schivò il colpo e tagliò la testa del cavallo su cui galloppava il nemico, facendolo cadere a terra.

 Proprio in quell'istante, gli altri Cavalieri resuscitarono.

Il Rosso si era alzato e si era trasformato in un grosso Drago che sputava grandi fiammate e divorava i nemici.

Il Nero si era trasformato in un vero e proprio fantasma, in grado di uccidere con la sua falce i barbari.

Il Blu, con i suoi nuovi poteri, aveva alzato in aria l'intero fiume vicino e lo aveva tirato sui nemici.

Il Verde aveva iniziato a tirare delle frecce che, dopo essere state lanciate, si trasformavano in grosse spade ed infilzavano gravemente i nemici.

Il Grigio si era trasformato in grosso banco di nebbia che ricopriva e soffocava i suoi avversari.

Il Giallo aveva preso la sua sacca piena di monete, e l'aveva rovesciata a terra; tutte le monete che erano cadute si erano trasformate veri e propri soldati al suo comando.

 Il Flagello, dopo essersi rialzato, corse verso il Bianco, saltò con la sua spada in pugno. Il colpo avrebbe tranciato un albero, ma il Bianco lo bloccò con la sua spada. Una luce, proveniente dal corpo del Bianco, accecò il Flagello. Il barbaro, un secondo dopo, si trovò tagliato in due. 

 

Poco tempo dopo, la guerra era finita. I barbari erano stati sconfitti.

I Sette si erano riuniti ed ognuno si levò l'elmo.

Il Cavaliere Bianco aveva una faccia giovane, senza ancora la barba, lineamenti dolci e capelli scuri ben curati.

Il Cavaliere Rosso aveva capelli castani un po' più lunghi del normale, una faccia da uomo vissuto e un pizzetto ben curato.

Il Cavaliere Nero aveva lunghissimi capelli e occhi corvini, nessuna traccia di barba e i lineamenti di un uomo bellissimo, quasi un angelo.

Il Cavaliere Blu si rivelava come una donna dai lunghi capelli rossi, occhi di un blu gelido e lineamenti duri.

Il Cavaliere Verde aveva un volto bell'uomo sui trent'anni, con occhi azzurri e taglienti, capelli  biondi, un sorriso beffardo e senza barba.

Il Cavaliere Grigio si mostrò come il più giovane, una faccia quasi fanciullesca illuminata da una strana saggezza ed incorniciata da capelli neri, oltretutto aveva anche dei begli occhi azzurri.

Il Cavaliere Giallo aveva una faccia di un uomo quasi sui cinquant'anni, calvo, una barba marrone folta e poco curata.

 

La Leggenda dei 7 Cavalieri non era finita.

 

 

 

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Capitolo 3
*** 2015 ***


I tempi dei Regni, di maghi, di draghi, di prodigi e soprattutto di cavalieri sono finiti. La tecnologia ha cambiato radicalmente il mondo, non c'è più spazio per la magia ed i miracoli.

Anche se, a volte, dei cavalieri votati al bene del loro Paese possono sempre ritornare.

 

2015 d.c.

{C}

1.RAPIMENTO

Arthur non vedeva la luce da due giorni. Era rimasto chiuso in quello stanzino buio per ben due giorni, meno male che c'era un bagno all'interno per i bisogni e due volte a giorno gli portavano un vassoio con qualcosa da mangiare. Un tizio vestito di nero con una mascherina sulla faccia apriva la porta, entrava e posava il vassoio sul tavolo in mezzo alla stanza, poi usciva di nuovo, e sarebbe tornato poco dopo a prendersi il vassoio. Arthur non lo avrebbe potuto fermare in nessun caso, dopotutto aveva 9 anni e ne dimostrava anche meno. Come si era trovato in quella situazione non lo avrebbe saputo dire nemmeno lui, fino ad una settimana prima era ancora a casa con i suoi genitori, poi un giorno quando era uscito da scuola lo avevano buttato in un furgone e l'avevano rapito. In questi pochi giorni lo avevano portato in più parti della città e mai aveva visto il viso di qualcuno di loro. Tre giorni prima lo avevano sottoposto perfino a delle visite mediche e poi gli avevano fatto anche tante domande sulla sua famiglia e i suoi parenti. All'inizio, era davvero molto intimorito, ma adesso pare che si stesse abituando a questa situazione pazzesca, l'unica cosa che lo scoraggiava davvero era il pensiero di non vedere più i suoi genitori. Ogni ora che passava, lui pregava il cielo di tornare dalla sua famiglia, sperava che le cose si stimassero, che alla fine lo liberassero o qualcuno lo venisse a salvare.

La mattina del quinto giorno degli strani rumori e delle urla lo avevano svegliato prima del tempo. Dopo pochi attimi, aveva sentito chiaramente dei colpi di arma da fuoco, sia di fucili che di pistole. Perciò, si era spaventato parecchio e si era nascosto sotto il piccolo letto dove dormiva. Poi, era iniziato un breve periodo di silenzio e la porta si era aperta, una luce si era accesa ed una voce lo aveva salutato - "Ciao Arthur, io sono Alex."

L'uomo che ora aveva davanti non lo aveva mai visto, era alto e snello, aveva un completo giacca-pantalone beige che sembrava costoso, con un maglioncino nero sotto, aveva dei capelli sul biondiccio alzati con un po' di cera, delle orecchie affilate, degli occhiali da sole neri ed un sorriso da uomo molto sicuro di sé  stesso. E portava due pistole, una ancora in una mano, mentre l'altra l'aveva già nascosta in una fondina sotto la giacca. Non sembrava avere una faccia tanto raccomandabile, ma dopotutto lo aveva salvato, forse era lui il suo angelo custode.

"Piccolo, segui lo zio Alex che ti porta in un posto sicuro."

Dietro il suo corpo, c'erano sei cadaveri.

Due ore dopo, lo aveva portato in uno scantinato di una casa che pareva abbandonata. C'era una porta segreta, quando Alex l'aveva aperta era comparso un corridoio che avevano percorso entrambi fino ad arrivare ad un grande stanzone ammobiliato , e dove c'era un altro tizio. Questo smanettava con un computer che pareva molto grande e potente, qualcosa di completamente fuori luogo in quella stanza. C'era poca illuminazione, una TV accesa in un angolo che non stava guardando nessuno, un divano di fronte alla TV, due letti, un tavolo con due sedie, un frigorifero ed un vecchio scaffale con alcuni libri. Su una parete erano attaccate tutte una serie di armi: vari modelli di pistole e di fucili, addirittura c'era anche un bazooka.

"Arthur, ti presento Harry."

Quell'uomo allora si girava per scrutare il nuovo piccolo arrivato. Questo Harry non doveva arrivare ai trent'anni, era basso e magro, di pelle molto pallida, sembrava che non vedesse un po' di sole da mesi, aveva delle basette molto lunghe, vestiva con un jeans e una canottiera bianca,  era a piedi nudi ed aveva capelli neri corti, con occhi anche loro neri ed accompagnati da delle occhiaie tremende. In più portava degli occhiali da vista con una montatura blu e il suo sguardo sembrava quello di un indagatore.

"Alex, questo cucciolo è..." - aveva chiesto con una certa ansia Harry.

"Si" - aveva risposto Alex.

"Chi siete voi? Perché mi avete portato qui?" - queste domande erano uscite fuori dalla bocca del ragazzino.

Harry, allora, aveva iniziato a parlare - "Arthur, è bene che tu sappia alcune cose. I tipi che ti hanno rapito fanno parte della Camelot, un'organizzazione che da molti anni ha preso potere in questa città. Sono dei tipi molto pericolosi  e sono anche i nostri nemici, miei e di Alex. Ora anche i tuoi. Il motivo del tuo rapimento è da collegare ad un manufatto che questi tipi hanno trovato recentemente e vogliono usare nei modi peggiori. Il nome in codice che è stato dato a questo oggetto è: Spirito Santo."

Quella sera, nel grattacielo più alto della città, l'Excalibur, al piano più alto, ovvero il 100°, c'era il capo della Camelot, in una grande sala, seduto sul suo divano, con una bellissima bruna che gli versava da bere nel bicchiere. Lui è Maxim, ha 44 anni, ormai è quasi completamente calvo, ha un po' di pancia eppure è l'uomo più potente della città. Da poco era stato informato della liberazione del piccolo e attraverso le telecamere i suoi uomini avevano riconosciuto il tipo che lo aveva salvato. Dopo qualche ricerca, era venuto fuori che questo tizio si chiamava Alexander Ward, aveva 36 anni ed era stato 12 anni nell'Esercito ed aveva servito per parecchio tempo anche nei Berretti Verdi con cui aveva svolto diverse missioni nel Medio-Oriente, era un sergente prima che si congedasse per poi scomparire completamente dalla circolazione. Pare che il suo curriculum militare fosse qualcosa al di fuori del comune.

 

2.EXCALIBUR

Nello stanzone, intanto, dormiva solo Arthur mentre Harry continuava a smanettare vicino al computer e Alex, dopo essersi tolto gli occhiali, stava guardando alla TV una partita di Poker, quando poi Harry si era alzato urlando trionfante. Arthur si era svegliato immediatamente mentre Alex aveva spento la TV, si era rimesso gli occhiali da sole e gli si era avvicinato.

"Sono riuscito ad entrare dentro i loro computer, ora so dove si trova lo Spirito Santo. Lo stavo cercando da mesi, in questo momento si trova al 95° piano dell'Excalibur ed è ben sorvegliato." - disse Harry.

Alex: "Questa è la nostra occasione, dovremmo approfittare della notte che ci accompagnerà ancora per alcune ore. Dobbiamo prepararci immediatamente."

Arthur: "E io che farò?"

Alex: "Tu verrai con noi, tu non lo sai ma hai qualcosa di speciale che può salvarci tutti."

Arthur: "Io non ho niente, non voglio vedere più gente morta, non voglio morire, voglio la mia famiglia...."

Arthur aveva iniziato a piangere forte. Harry lo aveva preso per le spalle e si era abbassato lui stesso per guardarlo negli occhi - "Arthur lo so che vorresti tornare a casa, dalla tua famiglia, ma qui sono in gioco cose più grandi di tutti noi. Tu sei qui con noi perché servi per uno scopo speciale. Perciò, se potessimo evitare di portarti a rischiare la vita l'avremmo fatto, ma non possiamo farne davvero a meno, tu ci servirai davvero in quel grattacielo. Per quanto riguarda di morti, certo ne vedrai ancora parecchie, ma non temere di morire perché io e Alex ti proteggeremo a tutti i costi."

Arthur: "Siete soltanto in due, non riuscirete a proteggermi in nessun modo."

Alex: "Noi siamo solo due ma siamo molto forti. E poi non è vero che siamo solo due, abbiamo altri amici."

Un'ora dopo, tutti e tre erano sotto al grattacielo, in un vicolo buio e deserto, erano le tre del mattino, all'interno non doveva esserci nessun impiegato innocente, a quell'ora lavoravano all'interno del grattacielo solo i membri della Camelot, quindi Alex a breve si sarebbe potuto dare di nuovo alla pazza gioia con le sue due pistole. Alex e Harry si erano cambiati d'abito, ora indossavano delle tute mimetiche, quella del primo era più chiara mentre quella del secondo era più scura. Harry portava ancora i suoi occhiali e portava con una mano una grande e pesante valigetta. Alex si era portato le pistole della volta scorsa, solo che stavolta erano silenziate, stranamente portava ancora i suoi occhiali scuri.

Harry: "Allora, io vado. Alex tu sai già dove andare, a breve ci risentiremo. Attento al cucciolo."

Detto questo, Harry scomparve in un altro vicolo buio. Arthur non aveva capito cosa era andato a fare Harry e nemmeno lo aveva voluto chiedere. Intanto, Alex lo aveva portato dritto per il vicolo, poi sopra il tetto di una casa e infine dentro un condotto di ventilazione che portava dentro il grattacielo. Dopo un po' di tempo erano usciti al 4° piano che era moderatamente illuminato e sorvegliato. Alex aveva lasciato il piccolo nel condotto e con una certa rapidità e con pochissimo rumore aveva fatto fuori 3 guardie. Poi, aveva ricevuto una chiamata da Harry che lo aveva informato di aver "pulito" completamente il 48° piano, per cui aveva preso Arthur ed erano saliti con l'ascensore al 48°, dove avevano trovato una ventina di guardie a terra morte. La domanda di Arthur fu - "Ma come ha fatto?"

Fuori, in un altro grattacielo, in una stanza buia c'era Harry appoggiato su un tavolo con un fucile di precisione più lungo del normale, e con un grosso silenziatore, che puntava fuori da una finestra in direzione dell'Excalibur.

Nell'ultimo piano dell'Excalibur, Maxim stava affacciato ad un balcone e pensava a quello che gli avevano detto da poco i suoi uomini. Dopo aver fatto altre ricerche su Alexander Ward, era venuto fuori un altro tipo, si chiamava Harry Nelson. Quest'uomo aveva 29 anni ed era stato nei Marine per 6 anni, era diventato tiratore scelto ed aveva svolto diverse missioni in Africa. Poco prima che si congedasse gli avevano fatto fare il test del QI ed il risultato era stato 140. Dopo essersi congedato pareva avesse smesso con le armi da fuoco per dedicarsi esclusivamente alla pirateria informatica, quando poi una banda di mafiosi gli aveva fatto saltare in aria la casa. Lui era sopravvissuto e poco tempo dopo aveva fatto fuori tutti i membri di quella banda, che erano una cinquantina, praticamente da solo, ma l'incredibile era che li aveva uccisi tutti con un fucile da precisione da distanze impossibili e senza che si fosse sentito alcun sparo. Dopo quelle vicende erano cominciate a nascere delle voci che dicevano che quel tizio avesse un fucile di precisione unico al mondo, il migliore e più avanzato di tutti.

 

Alex e Arthur, intanto, erano saliti fino al 61° piano con delle scale di servizio che non erano sorvegliate da nessuno, una volta arrivati al piano, Alex come sempre si era avviato con le sue due pistole per il piano poco illuminato da solo, per poi tornare poco dopo aver "pulito", facendo un cenno di venire avanti ad Arthur. In una stanza lì vicino, c'erano 6 guardie che giacevano morte. E in quella stessa stanza c'era una porta d'acciaio che dava su un'altra stanza, si trattava di una cella.

Alex: "Si trova rinchiuso qui, allora."

Arthur: "Chi si trova rinchiuso qui?"

Alex: "Ora vedrai."

Dopo di ciò, Alex si era avvicinato ad un computer là vicino ed aveva inserito una password che, dopo pochi attimi, aveva aperto la porta, facendo emergere un omone di quasi due metri.

Alex:" Ciao, George."

George: "Perché ci avete messo così tanto? Sono da giorni chiuso lì dentro."

George aveva 41 anni ed era una montagna di muscoli alta un metro e novantacinque. Era calvo e portava dei folti baffi. Vestiva una maglietta nera senza maniche che faceva risaltare ancora di più i suoi muscoli sopra un pantalone pure nero. Quello che Arthur non poteva sapere era che il nome completo di quell'uomo era George Bailey ed era stato 9 anni nei Ranger, in seguito dopo essersi congedato si era dato agli studi e pochi anni dopo era diventato professore di storia e archeologia ad un'Università. Fino a quando non era stato rapito dai membri della Camelot.

George: "Allora, è lui...".

Si era chiesto l'omone guardando Arthur che, stranamente, non aveva avuto nessun segno di paura davanti a quella montagna.

Alex: "Al 95° piano c'è lo Spirito Santo, noi stiamo andando a prenderlo, Harry nei prossimi piani non potrà coprirci, dovremo vedercela da soli."

E, mentre Alex parlava, aveva raccolto un fucile e lo aveva passato a George che lo aveva prima esaminato e poi caricato. Nelle sue mani pareva un giocattolo.

 

3.ULTIMI PIANI

Poco dopo, i tre erano di nuovo a salire per le scale di servizio, non trovando nessuna resistenza. Arrivati all'84° piano avevano notato che non era formato da stanze ma da una sola grande sala, e mancava completamente la luce, quando all'improvviso tutte le luci si erano accese e dal nulla erano comparse delle guardie armate di tutto punto. Erano comparsi una quarantina di uomini che avevano cominciato a sparare con tutto quello che avevano. George aveva preso Arthur e lo aveva nascosto dietro una colonna di pietra mentre lui si era messo in ginocchio a sparare. Ma il più incredibile era stato Alex, che aveva cacciato fuori le sue due pistole silenziate e con una scaltrezza, una velocità ed una mira prodigiosa riusciva a far fuori diversi nemici, mentre nessuno pareva riuscire a colpire lui. Ma, dopo un po', anche Alex si era dovuto mettere a riparo dietro una colonna lì vicino, doveva caricare e dai suoi modi pareva sapere anche lui che quegli uomini erano troppi anche per lui.

Quando, all'improvviso, da una vetrata era comparso un elicottero rosso, un grossissimo elicottero di un tipo mai visto prima, certamente un tipo che non faceva pensare a niente di buono e, infatti, pochi attimi dopo l'elicottero aveva iniziato a sparare raffica sulle guardie attraverso la vetrata.

Alex: "Meno male, è arrivato Michael."

Arthur: "Michael?"

George: "Presto lo conoscerai."

Intanto, le guardie stavano morendo tutte, nessuna riusciva a rispondere al fuoco dell'elicottero, quando poi lo stesso elicottero aveva lanciato un missile, dopo una grande esplosione erano morte tutte le guardie e l'elicottero era scomparso di nuovo.

Arthur era ancora mezzo intontito dall'esplosione, George infatti l'aveva preso e se l'era messo su una spalla mentre, insieme ad Alex, avevano ripreso a salire per le scale. Ora sapevano che la Camelot era a conoscenza della loro presenza, sapevano che stavano salendo.

Mentre salivano gli ultimi piani, avevano trovato qualche resistenza, tipo uno che aveva cercato di attaccare George con un coltello e si era trovato poco dopo lanciato nel vuoto da una finestra, mentre altri due avevano cercato di prendere di sorpresa Alex ma erano finiti tutti e due bucati come un groviera. Arthur era ormai stanchissimo di quella salita, ormai ce la faceva a malapena a camminare, anche se gli ultimi piani lo aveva portato per la maggior parte George, il 95° piano si avvicinava e così anche il mattino.

Nell'ultimo piano, alcune guardie avevano trovato il loro capo Maxim con la gola recisa e, non facevano in tempo ad uscire fuori dalla stanza, che una grande esplosione non li investì uccidendoli sul colpo.

Al 95° c'erano ancora una ventina di guardie. Alex con i suoi ultimi proiettili faceva fuori quattro uomini, poi rubava un fucile da terra ad un cadavere ed iniziava delle nuove raffiche. Un tipo si era avvicinato abbastanza e stava per sparare ad Arthur, quando George si mise di mezzo e si prese lui il colpo in una spalla. Per Arthur, quel George era molto più buono di quello che sembrava e questa  volta gli aveva letteralmente salvato la vita.

Un tipo in mezzo alla sala portava nelle mani qualcosa di indefinito, un qualcosa che era coperto da un mantello nero. Dopo di che, il tizio scappava per i piani superiori.

Alex: "Dannazione, quel tipo ha lo Spirito Santo, non possiamo perdere altro tempo."

E dopo aver detto ciò Alex uscì fuori dal suo riparo con il suo fucile  e, mentre sparava, si dirigeva verso le guardie che erano rimaste. Due-tre colpi di pistola lo colpivano di striscio mentre lui, con la sua solita velocità e mira, faceva fuori le ultime guardie che erano rimaste. Per Arthur, Alex doveva essere un genio delle armi da fuoco, nemmeno nei film aveva visto fare agli attori quello che faceva Alex nella realtà. Ora dovevano salire ancora.

 

Il tipo con lo Spirito Santo si stava dirigendo sul tetto dove si erano raccolte altre guardie, per la festa finale. Mentre i tre salivano gli ultimi piani,  Alex caricava il suo fucile e George, nonostante la ferita, con una mano portava il suo fucile mentre con l'altra teneva il piccolo stretto a sé. Arrivati sul tetto, c'era di nuovo l'elicottero di prima ad eliminare tutte le guardie che erano rimaste. Mentre Alex, George e Arthur erano concentrati sullo spettacolo di fuoco che stava creando l'elicottero, una guardia era riuscita ad avvicinarsi a loro da dietro e stava per sparare quando venne uccisa,  a sua volta, da un'altra persona comparsa dal nulla.

I tre si giravano e davanti a loro vi era una donna molto giovane, di una bellezza diabolica e conturbante, aveva una pelle bianca come la luna che aveva dietro le spalle e i suoi capelli neri s'intonavano con i suoi occhi, portava un piccolo vestito rosso che mostrava nudo la maggior parte del suo corpo. Nelle sue mani portava un coltello insanguinato e la sua espressione era molto fredda, pareva un tipo di persona che non avesse rimorsi, forse non ne provava proprio di emozioni.

Alex: "Ginevra, hai svolto la tua missione allora?"

Ginevra: "Maxim è morto..."

Dalla bocca della ragazza, le parole uscivano ancora più fredde della sua espressione, pareva quasi un fantasma. Il suo nome completo era Ginevra Myers, aveva 24 anni e non si sapeva niente della sua vita, tranne che avesse ucciso molte persone e che per alcuni anni fosse stata rinchiusa in un manicomio.

Il tizio che portava lo Spirito Santo, intanto, faceva come per buttare il manufatto da sopra il tetto per non consegnarlo a nessuno. Ma esattamente prima che il manufatto volasse in aria, un'energia mistica lo aveva attirato ad Arthur. Il piccolo d'improvviso si era trovato quel manufatto tra le mani senza sapere come, quindi gli aveva levato il mantello e tra le mani si era trovato una spada bianca brillante, tanto grande per lui che si meravigliò subito di come riuscisse a tenerla alzata senza problemi.

George: "Allora, era vero, Arhtur è l'incarnazione del Cavaliere Bianco."

Il tizio che aveva provato a lanciare dal tetto la spada si era trovato con la gola recisa dal coltello di Ginevra. Intanto, tutti gli altri avevano cominciato ad avvicinarsi ad Arthur ed alla sua spada magica.

L'elicottero che prima aveva pulito tutto il tetto praticamente da solo atterrò sul tetto e ne uscì un uomo alto e muscoloso, che dalla pelle sembrava un latino-americano, completamente pelato, con una giacca rossa da cui uscivano fuori due braccia muscolose ed il tatuaggio della testa di un drago su una spalla. Michael Cruz aveva 39 anni era stato 4 anni nell'Esercito, durante i quali si era distinto come pilota di molti mezzi, come elicotteri, aerei, carri armati, ecc. Dopo congedato, si era dedicato a molte arti marziali nelle quali sembrava eccellere e aveva vinto innumerevoli combattimenti in varie leghe e in vari Paesi del mondo. La sua presenza metteva soggezione, se George aveva solo la forza questo tipo dava l'dea di avere qualcosa in più di un po' di muscoli.

Intanto, erano arrivati altri due tipi sul tetto. Uno era Harry con il suo lungo fucile mentre l'altro era sconosciuto ad Arthur e pareva disarmato.

 

Si trattava di Herman Price, aveva 32 anni e portava abiti di una certa foggia. A coprirlo era un grande cappotto giallo. Oltre a ciò, era di bellissimo aspetto, e i suoi capelli erano lunghi e perciò riuniti in un codino ben sistemato. Faceva parte di una famiglia molto ricca e potente, lui stesso era famoso come genio della finanza.

Herman: "Bene, bene, la nostra missione è compiuta. Arthur io sono Herman e sono quello che ha finanziato quest'operazione. Tempo fa esisteva una leggenda che parlava di 7 Cavalieri, quei Cavalieri siamo noi, o meglio siamo i loro discendenti. Oggi abbiamo sistemato una parte consistente della Camelot, ma c'è ne sono ancora di membri in città. Certo, ora abbiamo anche il Cavaliere Bianco e la sua spada ad aiutarci. Comunque, Arthur è ora che tu ci conosca davvero. Io sono il Cavaliere Giallo."

George: "Cavaliere Grigio."

Harry: "Cavaliere Blu."

Ginevra: "Cavaliere Nero."

Michael: "Cavaliere Rosso."

Alex, levandosi gli occhiali da sole e mostrò degli occhi di un verde molto intenso - "Cavaliere Verde."

Arthur: "Cavaliere Bianco, vi nomino miei cavalieri."

La spada creò una luce tanto luminosa da intimidire il sole che stava nascendo.

 

THE END

 

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