Eat With Me - a Tasty love story

di Dimea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro - La Cocinelle ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***



Capitolo 1
*** Intro - La Cocinelle ***


Eat With Me

Eat With Me
Rossetto e Cioccolato

Introduzione



<<
Marinette Du Pain-Cheng nasce a Parigi nel 1993 da Thomàs Du Pain e Sabine Cheng.
Figlia d'arte  muove i primi passi culinari nella pasticceria dei genitori a soli sei anni, sotto l'attenta guida del padre (mastro fornaio) e della madre (Chef Patissier dell'Hotel Ritz di Londra, nei primi anni '80), sviluppando le sue innate doti artistiche ed il suo amore per le materie prime.
A quindici anni si trasferisce ad Hong Kong dallo zio materno, il celeberrimo Chef Wang Cheng, dove inizia a frequentare un istituto alberghiero ed a muovere i primi passi nel ristorante di proprietà del parente, "La Rondine".
Il Maestro Cheng è il suo mentore fino al compimento dei diciotto anni e durante questo tempo, la giovane Marinette, demolisce la scala gerarchica della cucina del prozio, diventando Junior Sous Chef all'età di diciassette anni.
In questo periodo, il ristorante, acquisisce la sua terza stella Michelin e Marinette, considerata la portafortuna  del gruppo, riceve il soprannome di "Coccinella".
Alla fine del 2011, la ragazza torna a Parigi, pronta ad iscriversi alla prestigiosa accademia Cordon Bleu, ricevendo il premio "Promessa della Cucina" a fine anno accademico.
Nello stesso periodo, Il maestro Cheng riceve la critica del temibile critico gastronomico francese, Le Papillon. L'articolo gli fa perdere la stella sudata e gli provoca un arresto cardiaco.
La notizia della dipartita del suo maestro segna irrimediabilmente Marinette, che giura di vendicare l'onore dello zio.
L'Enfant Prodige si fa strada, ad una velocità sovrumana, nelle classifiche di cucina, venendo richiesta nei più grandi ristoranti Francesi. Ma la sua anima si ferma al Ritz di Parigi dove, a soli ventidue anni, diventa Head Chef e dimostrando le sue doti da domatrice, i suoi nervi d'acciaio e tutta la sua creatività.
Nel 2017, decide di permettere ad un suo sogno di poter fare radici, Così nasce "La Cocinelle", il suo ristorante in Rue Rivoli [...]  >>


-No, non ci siamo proprio!- Marinette scosse il capo, agitando una rivista a mezz'aria -Alya!-
La corvina se ne stava seduta sulla poltroncina in cuoio del suo ufficio, sventolando sgraziatamente la rivista Le Gust nella speranza di essere notata dall'amica e compagna di battaglia. I capelli erano malamente raccolti in uno chignon con l'ausilio di una bacchetta, e sotto agli occhi celesti campeggiavano due pesantssime occhiaie, sintomo di notti insonne ma consacrate alla creazione di un nuovo menù. I primi bottoni della giacca immacolata erano aperti, quasi a nascondere il nome della proprietaria, finemente ricamato in rosso.
-Ma dai, sembra la favoletta di Cenerentola, non una biografia!- Mari sbuffò nervosamente, lanciando quello che doveva essere il periodico più influente della ristorazione francese -Nadia Pulinkova... facesse almeno un cazzo di articolo decente! Addirittura Chloè avrebbe steso una biografia umana ed un'itervista leggibile, al massimo si sarebbe focalizzata sui miei capelli alla rinfusa o sulle unghie corte e rovinate- sospirò - Questa non sa nemmeno come tagliare un dialogo... -
Alya cercò di proseguire con la lettura, in silenzio, scongiurando il peggio.
Dalla morte del suo mentore, Marinette, aveva giurato vendetta verso Papillon, portando questa sua crociata al limite dell'esasperazione. Quando, l'anno prima, il temibile critico culinario annunciò il suo ritiro in favore del suo pupillo, beh, la giovane Chef non fece altro che impacchettare il suo odio per Papillon e scagliarlo su Chat.
Letteralmente.
Quella sera, la corvina, si chiuse in cucina, fino all'indomani mattina, per portarsi avanti con la preparazione. Alya la ritrovò a pulire alle cinque, dopo aver rotto un paio di piatti. - Codardo- ringhiava - si è sempre nascosto... non ha avuto nemmeno la decenza di varcare la soglia del nostro ristorante...-
Marinette, passava l'intera venerdì notte a leggere e rileggere le recensioni di Chat Noir che, seppur meno velenose, avevano già smontato l'ego di parecchi chef parigini. Le studiava, smembrava e ricomponeva, alla ricerca di una debolezza. Di un passo falso.
Nulla, il giovane critico sapeva il fatto suo e , seppure l'amica continuasse a negarlo, Alya riconosceva il quelle recensioni, lo stesso amore per la cucina della corvina.
-Dimmi solo che non ti sei fatta predere dall'astio- tuonò solennemente la rossa -non hai sfidato Chat Noir, vero?-
-centotrentacinquesima riga...- sibilò Mari, senza aggiungere altro.

<< [...] Paura di quello? (ride, lasciandosi andare sulla sua poltrona in pelle fulva -ndr) Nemmeno per sogno! Che si presenti a La Cocinelle, avrà pane per i suoi denti! >>

-MARINETTE!- Sbottò Alya -Per quanto abbia completa fiducia nelle tu capacità, sei pregata di avvisare la Manager del tuo ristorante, quando hai queste crisi da aspirante suicida! Non potevi aspettare che questo locale compisse almeno tre mesi, prima di invitare il nemico?- la ragazza si tolse gli occhiali, per poi passarsi una mano tra i capelli - Lo sai che comprendo la tua battaglia, ero con te quando hai ricevuto la notizia, ma ora devi ragionare! Non puoi essere un genio solo in cucina!-
-Dai, pensiamo entrambe: Quello è acido con i suoi commenti, solo perchè è un frustrato che non scopa abbastanza!- La corvina sbottò, incrociando le braccia al petto.
Alya la conosceva da più di dieci anni e sapeva quanto Mari non fosse stata in grado di cambiare in questi anni, se non nella schiettezza e nell'acidità di alcune sue affermazioni. Marinette non pensava, sparava sulla folla. In realtà, la capiva: Una donna per lavorare in una cucina, ad alti livelli, può solo diventare una stronza di prima categoria. Lei si era costruita queste mura, sperando di poter sembrare forte.
-Se devi puntare su questo, nemmeno tu!- ridacchiò la rossa -Quindi vedi di andarti a cambiare, sai che abbiamo un appuntamento!-
-Ehi ehi, è l'anniversario scolastico, non un evento!-


to be continued...

L'intro è decisamente corto, lo so. volevo semplicemente introdurvi nella scena.
Pensavo già da un po' a questa AU: Marinette Head Chef, con una passione per il cibo e Chat, uno dei più temibili critici culinari.
La mia fortuna/sfortuna è l'aver lavorato in cucine serie ed incasinate. e Mari è creativa ed una leader nata. Mi sono detta "perchè no?"
Ci leggiamo presto

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Capitolo 2
*** I ***


eat with me 2

I



Marinette non disdegnava qualche evento mondando, ogni tanto, purché lei non fosse al centro dell'attenzione o comunque il soggetto del chiacchiericcio. Evitava abiti troppo appariscenti o esagerati e tacchi, che le avrebbero causato solo dolore alle gambe il giorno seguente a lavoro. Il trucco rappresentava quasi più una necessità, nonostante  non le dispiacesse dilettarsi nella nobile arte del restauro del suo povero volto, perennemente devastato dalla mancanza di sonno.
In ogni caso, faceva tutto ciò che potesse essere in suo potere per passare in sordina, nonostante fosse molto difficile con un'accompagnatrice come la sua manager.
Alya aveva insistito parecchio per quella serata, tanto che la giovane chef dovette lasciare il suo sous-chef in comando per il servizio serale, pur di accontentare la sua socia in affari.
Eppure, la felicità nel rivedere i vecchi compagni delle medie, era paragonabile solo alla voglia di farsi frustare da un boia con un gatto a nove code...
-Parti sempre prevenuta! Stasera potresti anche divertirti. Da quello che mi è stato riferito, ci saranno tutti- cinguettava la rossa, calcando sull'acceleratore.
Era esattamente ciò che la corvina temeva di più: vedere ciò che aveva lasciato in tutta fretta. Fantasmi di un infantile passato, pronti a giudicare o a provare ad arrampicarsi sul carrozzone dei vincitori.
O peggio, vedere qualcosa di incompiuto, un "poteva essere ma...". O forse no.
-Togli quel muso lungo! Stasera non ho nemmeno fiatato su ciò che hai scelto di indossare- ridacchiò argentina Alya.
-Cosa non va in questa camicetta di seta?- tuonò l'amica - Guarda che è una fantastica Chanel!- risero entrambe posteggiando l'auto.
-Mari, avevi bisogno di una serata libera. Non ti prendi un giorno Off da quando abbiamo aperto... te lo meriti un po' di svago.-
Marinette lo sapeva, eccome se ne era a conoscenza, ma l'abitudine, e la voglia, di sacrificarsi anima e corpo per il suo lavoro spesso prendeva il sopravvento. Era ben cosciente delle sue scelte e sapeva benissimo a cosa avrebbero portato, ma nonostante tutti aveva battagliato tanto per loro, che non riusciva ad accantonarle poi così facilmente.
La rossa, dal canto suo, era decisamente più serena quella sera. Non temeva alcun tipo di confronto, sapeva di poter entrare da quel portone a testa alta, sfoggiando tutta la sua sicurezza. Aveva imparato a lasciar correre già da tempo, a non dare soddisfazioni a chi aveva cercato di devastare le sue ambizioni. A differenza dell'amica, che ancora cercava di evitare le ombre che l'avevano indirizzata sulle sue scelte. Decise, per entrambe, di indossare il suo miglior sorriso, sistemare il suo abito verde dalle pieghe provocate dal sedile ed imbracciare la sua macchina fotografica. -Coraggio!- strizzò l'occhio alla compagna - ora tocca a noi-.
Marinette riconobbe il collegio, nonostante i recenti restauri apportati, e si stupì davanti al cortile addobbato ed illuminato. Non era difficile tornare quindicenne, in quell'atmosfera così ingannevole e leggera mentre suonavano le canzoni che avevano segnato la sua adolescenza. Forse sarebbe anche riuscita a divertirsi... forse.
Avvistò Nino, alla postazione del DJ e non riuscì a trattenere un sorriso, pensando alla sua accompagnatrice.
In ogni caso, era già psicologicamente preparata a defilarsi, scivolare su una parete, avvicinarsi al bar improvvisato e stare lì gran parte della serata. Era già tutto programmato... peccato non avesse calcolato una grandissima e potente variante: il vertiginoso aumento della sua popolarità.
-Marinette, mia cara!- gracchiò una voce dal fondo della sala - Come sono felice di vederti!- Naturalmente, tutti gli invitati si voltarono verso di lei, puntandole addosso i loro sguardi incuriositi ed il loro chiacchiericcio.
La corvina, cercò un appiglio nella sua migliore amica ma il tentativo fu vano, in un solo istante Chloè Bourgeois le si parò davanti, senza lasciarle scampo.
-Chloè...- le fece un cenno del capo, scansando l'abbraccio che la bionda provò ad offrirle, con un gesto meccanico quasi fosse un'automa -piacere di rivederti- si sentiva a disagio, inoltre non poteva dimenticare ciò che la Bourgeois le aveva fatto. Dunque sorrise quasi forzatamente, e proseguì cercò di farsi largo tra la folla, ricambiando i saluti, verso la meta primaria.
-Ma cosa...?- la Chloè rimase immobile, stupita quasi.
-No, lasciala in pace almeno stasera.- le passò una mano sulla spalla Alya -Non puoi sperare che le sia passata così.-
-Ma... ma... sono passati dieci anni. Eravamo ragazzine!- La rossa alzò un dito, cercando di zittire l'altra, scrollando il capo.
-Portarla qui è stato difficile, non forzarla.- Lei sapeva. Il gesto della bionda fu una delle ragioni per cui Marinette decise di lasciare Parigi un anno prima rispetto ai suoi programmi. -Lascia stare.- Sussurrò prima di passare avanti, verso Nino.
Nulla era cambiato. Mari aveva gli stessi volti a due passi, le stesse espressioni. Certo, forse i tratti erano più marcati, ma erano loro con le stesse luci negli occhi di sempre. Tutto sommato non si era persa molto, o almeno sembrava che il tempo si fosse fermato a quell'estate di dieci anni prima.
Le sfuggì un sorriso malinconico poco prima di ordinare un Hugo al barman, per poi rimanere ad osservarlo, con le gambe accavallate, facendo molleggiare il piede destro. Avrebbe voluto sprofondare lì, affogandosi nello sciroppo di sambuco, piuttosto che ritrovarsi faccia a faccia con Chloè,
-Se ti avessi vista bere per la prima volta, qualche anno fa, sarei rimasto stupito di questa scelta- sussurrò una voce vellutata, a pochi centimetri dal suo orecchio, seguito dal rumore dello sgabello accanto al suo, che veniva trascinato sul pavimento.
Marinette attese qualche istante prima di voltarsi, cercando di appellarsi alla sua memoria alla ricerca del proprietario di quel timbro vocale. già udito.
-Ci conosc...- le parole le morirono in gola. Quegli occhi. Non importava quanto fosse cambiata la cornice, ma quegli occhi più smeraldini e profondi di qualsiasi impenetrabile foresta e quei capelli dello stesso colore del grano grano ad agosto, lei li conosceva bene.
Cercò di ricomporsi, ricacciando l'ondata di sentimenti sopiti sotto ad una montagna di rabbia e rassegnazione. -Agreste, buonasera- Tornò a riconcentrarsi sul suo bicchiere -Non mi credevi tipo da cocktail simili?-
-Bentornata, Marinette. In realtà no, ti avrei vista con qualcosa di più classico.- sorrise con le sue labbra sottili. - Volevo complimentarmi con te per il ristorante...-
-Grazie... ah, complimenti per le Olimpiadi dello scorso anno. Un oro nel fioretto a squadre. Non è una cosa da tutti i giorni.- Non alzava lo sguardo, evitando accuratamente ogni contatto visivo con lui, con la costante paura che Adrien potesse cogliere i suoi pensieri.
-C'è una motivazione in particolare sul perchè sei tornata a Parigi?- Chiese il biondo con un filo di voce. Gli tremava stranamente la voce e lei colse immediatamente questa variazione e decise di abbassare la guardia, quel tanto che bastava, per voltarsi verso il biondo.
Gli donava quel completo scuro senza cravatta e quei due bottoni della camicia sbottonati che lasciavano intravedere un collo muscoloso e teso, Non era difficile indovinare la sua statura, nonostante fosse seduto, avrebbe potuto superare Marinette di una trentina di centimetri scarsi.
-Mi mancava casa.- sorrise, quasi amaramente, la corvina - Tutto qui- scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo una seconda volta.
-Guarda un po' chi si rivede!- Squillò una voce alle spalle della ragazza - Niente di meno che il nostro Adrien Agreste di ritorno dagli allenamenti per i prossimi mondiali di scherma!- Alya si stabilì tra i due ragazzi ed indicò la bottiglia di Vodka al Barman -Le voci corrono ed un uccellino mi ha detto che ti sei qualificato anche quest'anno. Quindi sono serviti i tuoi anni adolescenziali passati sotto quell'orribile tutina bianca-
Il ragazzo scoppiò in una risata di gusto -Il tuo "informatore" è il tuo ragazzo? Ho provato a spiegare a Nino che non può farsi scappare ogni cosa che gli racconto-
Mari se ne stava lì, ringraziando mentalmente l'amica per quel salvagente gettato in mezzo allo tsunami emotivo che lui stava risvegliando, osservando la barba non fatta da un paio di giorni di Adrien e maledicendosi per il suo autocontrollo inesistente.
A quanto pareva, dieci anni non erano bastati a farle scordare qualcosa di dannatamente acerbo e che sperava di aver soffocato. Già, doveva già essere sepolto eppure era bastato un istante.
-Alya, ho scordato una cosa in auto... arrivo subito.- Cercò di liquidarli nella maniera più spiccia e ed indolore possibile, ma aveva bisogno di respirare un'aria che non sapesse di sandalo e muschio quanto la pelle di Agreste.
Il ragazzo la vide allontanarsi, rabbuiandosi - Non è cambiata- sentenziò desolato, scrollando il capo.
-Solo esteriormente, come tutti- sorrise la rossa alzando un sopracciglio -Certo che dopo tutto questo tempo...- sospirò prima di essere colta dal lampo di genio -Ascolta, tra un paio di giorni terrà il discorso di apertura per l'anno accademico alla Cordon Bleu. Perchè non vai a dare un'occhiata?- Spesso, Alya stessa, si stupiva di alcune sue geniali trovate.
-In realtà sarei voluto passare dal ristorante a vedere come vi siete sistemate, ma penso che potrei riaccompagnarla lì dopo il discorso- cercò di dimostrarsi distaccato davanti alla proposta della ragazza ma sapeva benissimo che " l'uccellino" non aveva cantato solo sulle sue qualificazioni. Ma quanto ne sapeva Marinette?

To Be continued...

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Capitolo 3
*** II ***



II



C'erano mattine in cui Marinette non ricordava come si facesse a respirare ed annaspava spasmodicamente alla ricerca di aria, quasi fosse rimasta privata dell'ossigeno per ore.
Sentiva il vuoto e l'eco tormentarla, da qualche parte nel suo stomaco.
Restava bloccata nel letto, lo sguardo assente, il volto puntato verso il soffitto immacolato, vuoto. Inutile. Freddo e bianco.
Come se le mancasse qualcosa.
Come se avesse deciso, inconsciamente, di dimenticare.
Aveva preso l'abitudine di aprire gli occhi dieci minuti prima della sveglia, maledicendo gli incubi che non le permettevano di riposare ogni notte.
Un nastro rotto in riproduzione continua.
Poteva dire con assoluta certezza che si trattava della stessa scena. Ogni notte.
Qualcosa di già vissuto, già amaramente assaporato. Un veleno già assimilato ma non smaltito.
Eppure non riusciva a ricordare, come se il suo subconscio preferisse torturarla a vita negandole una possibile soluzione, piuttosto che collaborare e farle fare pace con i sensi.
In realtà poco le importava, o meglio cercava di non curarsene, durante la giornata era troppo impegnata a scalare una montagna dalla pareti pericolosamente sdrucciolevoli, a mani nude. Ma amava troppo ciò che La Cocinelle rappresentava, per non mettere tutta la sua anima in quel progetto, dunque gli incubi potevano farle mancare l'aria durante il sonno, a patto di non farsi vedere per il restante tempo.
Per quieto vivere, poteva sopravvivere a delle nottate d'inferno, in un letto troppo grande, vuoto e freddo.

Si passò una mano sul volto, cercando di sciogliere la matassa di pensieri che le affollavano la mente .
Dalla sera della rimpatriata qualcosa di sopito da tempo si era risvegliato in lei. Lo sentiva scalpitare, affamato ed irrequieto, alla ricerca di qualcosa di cui lei non voleva nemmeno sapere.
Lei aveva chiuso con quel passato.
Lei aveva scelto di passare oltre.
Lei aveva voluto ignorare tutto ciò che, a quel tempo, aveva cominciato a funzionare attorno alla sua bolla.
Per rendersene conto tardi?
Forse, ma non avrebbe rimpianto le sue scelte per nulla al mondo. Ora aveva ciò che aveva sempre sognato: il suo fantastico ristorante nella via più esclusiva di Parigi; un attico vista Tour Effeil; una gatta che l'amava alla follia ed una fantastica bicicletta... non che non potesse permettersi un'auto, semplicemente le piaceva tagliare il traffico parigino.
Un tonfo sommesso sul materasso accanto a lei le segnalò la presenza della sua consolatrice mattutina. La piccola dittatrice rossiccia iniziò a dare leggeri colpi con il musetto sulla guancia della sua amica, condendo il gesto d'affetto con profonde fusa.
-Buongiorno anche a te, Tikki- la corvina sfregò il naso contro a quello della felina -Hai ragione, è tardi, ora mi tocca alzarmi.-
Con passo pigro, si trascinò oltre la camera, volta verso al bagno.
La mora si ritrovò davanti allo specchio del bagno, osservando le profonde fosse oscure e marcate sotto ai suoi occhi cristallini, sbuffando sonoramente: non poteva presentarsi in accademia in quello stato!
No, decisamente. Non con un discorso di apertura da tenere...
Sospirando, aprì il rubinetto cercando di prepararsi psicologicamente all'imminente getto gelato: quelle borse dovevano sparire in poco meno di venti minuti!
-Marinette, ti prego dimmi che sei pronta- la voce della sua manager proveniva dall'ingesso, seguita da un tacchettio veloce e nervoso.
Alya era l'unica a possedere un mazzo delle sue chiavi di casa. In emergenza. Come quando, la mora, decideva di restare a dormire nell'ufficio del ristorante per finire prima la contabilità... e all'amica toccava passarle a prendere una divisa pulita.
Un mugugno di dissenso allarmò la manager, probabilmente la sua amica era ancora alle prese con lo spazzolino. Ottimo!
-Senti, già che ci siamo direi che abbiamo una situazione spinosa tra le mani... e prima che tu ti possa strozzare con il dentifricio, non riguarda il lavoro- la rossa si lisciò la giacca amaranto, cercando di stemperare la tensione. Temeva che ciò che stava per dire non avrebbe giovato all'umore dell'amica, ma sapeva di dover affrontare certi discorsi. Appoggiò la fronte al legno della porta, cercando il tono più dolce in suo possesso -L'altra sera ti sei defilata dalla conversazione con Adrien e hai passato la serata seduta su una panchina a sorbirti il tuo ex stalker delle medie. Non ti pare sia il caso di guardare in faccia la realtà... e non abbandonare la tua migliore amica in discorsi imbarazzanti con la tua cotta dai tempi delle medie- Quando Marinette aprì di scatto la porta, con la bocca sporca di dentifricio, si trovò davanti Alya con le braccia conserte che aspettava una risposta. -Tranquilla, Mari, abbiamo anche il viaggio in auto fino all'accademia per parlarne...-
Non poteva scappare.
La corvina si preparò in una manciata di minuti, senza proferire parola e so trascinò verso l'auto, dopo aver salutato la sua fedele Tikki.
-Alya... non mi aspettavo di- Ma l'amica la zittì prontamente, stringendo le mani sul volante.
-Di trovartelo davanti? Non dirlo nemmeno per scherzo! Era la rimpatriata della classe, sapevi benissimo che ci sarebbe stata la possibilità- eruttò -Quindi ora sputa il rospo-
Seguì un attimo di silenzio, scandito solo dal deglutire nervoso di Marinette.
-Non lo so... mi sono sentita uno schifo.- Abbassò il capo - Come se forre ricominciato tutto da capo.-
-Sono passati dieci anni, non hai pensato che forse dovresti passare oltre a ciò che è accaduto?- sospirò -Ascolta, sei la ragazza più coraggiosa che io conosca, e lo hai dimostrato a tutto il mondo. A volte sei anche molto stupida... ti devo ricordare della sfida lanciata a Chat Noir- Alya si irrigidì di colpo, cominciando a sperare che l'amica non stesse ascoltando.
-Ora perchè hai tirato fuori questo discorso?- sibilò
-Quale?- cercò di dissimulare la rossa, con scarsissimi risultati
-Mademoiselle Cesairè, ha recensito quel vigliacco?- ringhiava, digrignando i denti
-Non proprio...- sospirò Alya -apri il suo blog dal telefono...-

Mademoiselle, penso sia inutile dirle che accetto la sua sfida di buon grado.
Adoro le persone coraggiose come lei che scelgono di andare a svegliare il gatto nella sua tana, incuranti degli artigli.
I miei ossequi Mademoiselle Du Pain-Cheng.
P.S. Divertenti gli epiteti da lei donati, inoltre vorrei ringraziarla per la sua preoccupazione a riguardo del mio appetito sessuale. Non si preoccupi a riguardo, posso affermarle con assoluta certezza di non aver problemi di alcun genere.
Devotamente vostro,
Chat Noir.


-Bastardo! Si fa beffa di me- Marinette schiumava di rabbia, ma l'amica sapeva che tutto sommato aveva meritato quella risposta decisamente velenosa.


-Buon giorno a tutti. Non sono molto sicura che tutti sappiano chi sono, quindi mi pare più che doveroso presentarmi.
Il mio nome è Marinette du Pain-Cheng e fino a qualche anno fa ero seduta esattamente al vostro posto,... infatti non potete immaginare quanto mi faccia strano essere dall'altra parte del gioco. No, dico sul serio... è emozionante e spaventoso. Sto anche tremando!- Marinette alzò una mano, mostrando il suo tremore alla platea che, in tutta risposta, ridacchiò sommessa.
-Almeno sono riuscita a stemperare la tensione...
 Bene. Innanzitutto vorrei ringraziare il nostro Rettore, per avermi permesso di poter essere qui in questo importantissimo momento. Considero questo posto come una seconda casa ed aprire un corso è per me un onore ed un grande onere.  Non potete immaginare quanto sia fiera di voi, pur non conoscendovi di persona. Avete scelto una strada in salita e senza vetta, impervia e lastricata di ostacoli. Eppure il viaggio, e ciò che diventerete, vi posso assicurare, sarà valso tutto lo schifo che avrete ingoiato- deglutì, temendo di aver sbagliato metafore.
-Sapete, ho lavorato con gente che non meriterebbe nemmeno di pulire le scarpe ad un garzone che ha cercato, in qualsiasi modo, di farmi desistere. Di allontanarmi da una delle mie più grandi passioni. Dalla mia vita. E sapete perchè lo fanno? - Prese un respiro - Perchè sono morti dentro. Non hanno più passione, o forse non l'hanno mai nemmeno vista. O peggio, alcuni si sentiranno minacciati dalla vostra presenza e per questo cercheranno di minare il vostro orgoglio. Non permettetelo mai: Ricordate che in cucina dovete essere umili ma non stupidi!-
Dopo trenta minuti di discorso, Marinette aveva scatenato un'ovazione generale tra gli studenti.
Questa esperienza l'aveva piacevolmente soddisfatta. Era anche riuscita a scaricare la tensione provocatale dalla velenosa risposta del critico.
-Mademoiselle Du Pain-Cheng, mi concede due parole- le parole provenivano da dietro di lei. Doveva essere uno studente con qualche domanda che lei sarebbe stata molto felice di esaudire.
Adrien Agreste se ne stava davanti a lei, sfoggiando il più radioso dei suoi sorrisi... e lei per poco non soffocò per lo stupore.
Che diavolo ci faceva lì?!?
-Un gran bel discorso, non ti è stata ancora proposta la cattedra?- cercò di scherzare lui
-In realtà ho rifiutato, preferisco sbraitare nella mia cucina- Mari provava a nascondere il nervosismo -A cosa devo l'onore?-
-Beh, direi che per stasera sarò il suo autista.-

To be Continued...


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Capitolo 4
*** III ***


Marinette arcuò il sopracciglio, enfatizzando il suo stupore alla notizia.
Non poteva accettare il passaggio.
Non poteva e non doveva.
Già, decisamente fuori discussione.
Sentiva la fatalità annegarla nel caso, quasi fosse una punizione per la sua forzata latitanza.
Si sentiva alle strette, come un gatto braccato in un angolo di un vicolo cieco.
Non era poi così difficile capire chi fosse il mandante di quello scherzo privo di gusto, soprattutto dopo il discorso di quella mattina, eppure sapeva di non poter far nulla per rimediare a quella situazione.
Se c'era qualcosa in cui la ragazza eccelleva, cucina a parte, era lo sprofondare nel panico più estremo e , se durante la rimpatriata non era andata poi così male, la corvina iniziò a fiutare la catastrofe imminente.
Alya l'avrebbe pagata cara.
Dunque allungò la mano nella borsa, rovistando frettolosamente, alla ricerca del cellulare... ma venne prontamente fermata dal giovane modello. Nei suoi occhi un velo plumbeo.
-Mari, non ho la minima intenzione di importunarti e, se la mia presenza ti disturba, posso sempre andarmene- sospirò Adrien con rassegnazione - L'unica cosa che mi premeva era vedere una cara amica, sparita nel nulla per anni e Alya mi aveva semplicemente chiesto di riaccompagnarti al ristorante. Non era un appuntamento e sai bene che non sono nemmeno uno stalker.-
Il senso di colpa pervase la coscienza della corvina, con la stessa velocità di una potente neurotossina.
Forse Adrien non aveva tutti i torti.
Forse si era davvero posta nel peggiore dei modi e non aveva capito cosa realmente il ragazzo volesse da lei.
Forse la teatralità adolescenziale l'aveva sopraffatta, riportandola a memorie che non voleva rivangare. Forse.
Forse doveva calare il ponte levatoio anche solo per un istante. Non voleva farle del male, dopo tutto.
Dunque sospirò, lasciando che lo sguardo scivolasse sul pavimento, pentendosi del suo carattere impulsivo e tutt'altro che positivo. Scusandosi con un filo di voce.
-Non preoccuparti- tagliò corto lui, volgendo lo sguardo verso la stanza gremita di gente -ora goditi il momento e, se vorrai, ti accompagnerò al ristorante-.
Il momento...
Il suo umore era decisamente sprofondato nell'entroterra, nonostante la presenza di lui la rendesse fin troppo felice... certo questo non lo avrebbe ammesso.
Il biondo le posò delicatamente una mano sulla spalla.
Era sincero, Marinette poteva sentirlo e per un istante tornò a vederlo come quel ragazzino troppo preso dai photoshoot per rendersi conto di lei.
Cosa diavolo le era successo?
Forse la sua migliore amica non aveva poi così tanto torto, erano passati anni e forse valeva la pena dare una possibilità ad un vecchio amico?
Così lei sfiorò di rimando la mano di lui, sovrappensiero. Marinette non poteva sapere però, quanto questo aveva riacceso una flebile fiammella nell'animo del giovane uomo, che a quel tocco sussultò. Una parte di lui avrebbe voluto abbracciarla, urlarle quanto le era mancata e che aveva avuto modi di pensare molto a lei.
Di ragionare su ciò che lei non aveva mai detto. Su ciò che lui aveva taciuto.
No, lui lo sentiva sulla sua pelle, quei dieci anni non erano passati.
La corvina, dal canto suo si trovava in piena tempesta emozionale e decisamente poco lucida. Se la riunione l'aveva scossa, in questo momento lei era davvero shoccata.
Lo osservava di sottecchi, cercando di mantenere il cuore ad un battito costante.
-Posso almeno offrirti da bere? O meglio, - lui sembrava decisamente nervoso - la scuola sta offrendo, ma potrei portarti qualcosa... se ti va-
Vederlo in quello stato scatenò una risata quasi incontrollabile nella ragazza ed un'espressione tra il divertito e l'impacciato bello sportivo.
-Cosa le fa tanto ridere, Mademoiselle, di grazia?-
Marinette non sapeva decidersi se svuotare i suoi pensieri o se lasciarlo con qualcosa su cui rimuginare, mentre cercava di ritrovare il fiato.
-Penso non lo saprà mai, monsieur... ma gradirei qualcosa di alcolico e possibilmente molto forte.- 
-Temo che non servano nulla più forte di uno Champagne!- Sbuffò lui divertito, portandosi una mano dietro la testa -Per quello dovrei portarti fuori...-
-Potresti sempre accompagnarmi al ristorante- sussurrò lei sorridendo. 
Marinette piantala! Due secondi fa non volevi nemmeno salire in macchina con lui, ed ora ci flirti? Riprenditi, Dannazione, non puoi permettere ad Agreste di timonare i tuoi ormoni!
Forse era leggermente confusa, ma di questo se ne rendeva conto. Insomma, era più di un decennio che lei aveva il priority pass per le montagne russe emozionali dirette dal biondo!
Un largo sorriso illuminò il volo dell'atleta, che le fece segno di seguirlo.
Un saluto qui, una breve stretta di mano lì e già si ritrovarono nel parcheggio della scuola.
-Comunque non te l'ho detto prima, hai un gran bel- Forza Marinette, concetrati! Non puoi certo dirgli quello che pensi davvero... respira. Brava, così, calmati - giubbotto di pelle- Deglutì la corvina. Non aveva del tutto sbagliato complimento, la pelle nera donava parecchio al ragazzo. Gli sottolineava il fisico tonico e le spalle larghe.
-Ehm, grazie... Devo dire che anche a te dona parecchio.- 
-Grazie, ma è merito di quella svitata della mia migliore amica. Secondo lei era adatto al discorso che stavo preparando...-
-Allora devo chiederti scusa,- Adrien si era fermato tutto d'un tratto - le ho chiesto di convincerti ad indossarlo- sogghignò lui, porgendole un casco.
-Voi due siete un'associazione a delinquere!- Esplose in una risata, la giovane -Vi eravate accordati anche su questo? E poi perchè non mi avevi detto di essere in motocicletta?-
L'aveva decisamente stupita, certo la sua migliore amica aveva firmato la sua condanna a morte, ma lui... beh lui l'aveva piacevolmente stupita.
-Non me l'hai chiesto- ridacchiò montando in sella - Quindi, pensi di accomodarti?-  la mano tamburellava sul cuoio lucido, invitante quanto il guidatore.


Guess Who is Back?!?
Scusate il ritardo, ma ora sono tornata per terminarla anche perchè sapete quanto sia affezionata a questa storia e quanto significhi per me.
Non vi tedierò con la motivazione del mio blocco forzato...
Per quanto riguarda il capitolo, è volutamente corto e serve come introduzione verso il prossimo.
Tenetevi stretti i pantaloni, potrebbero cadervi nel prossimo episodio!
Sempre Vostra
Dimea

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