Eat With Me - a Tasty love story di Dimea (/viewuser.php?uid=30497)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro - La Cocinelle ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 1 *** Intro - La Cocinelle ***
Eat With Me
Eat With Me
Rossetto e Cioccolato
Introduzione
<<
Marinette Du Pain-Cheng nasce a
Parigi nel 1993 da Thomàs Du Pain e Sabine Cheng.
Figlia
d'arte muove i primi passi culinari nella pasticceria dei
genitori a soli sei anni, sotto l'attenta guida del padre (mastro
fornaio) e della madre (Chef Patissier dell'Hotel Ritz di Londra, nei
primi anni '80), sviluppando le sue innate doti artistiche ed il suo
amore per le materie prime.
A
quindici anni si trasferisce ad Hong Kong dallo zio materno, il
celeberrimo Chef Wang
Cheng, dove
inizia a frequentare un istituto alberghiero ed a muovere i primi passi
nel ristorante di proprietà del parente, "La
Rondine".
Il
Maestro Cheng è il suo mentore fino al compimento dei
diciotto anni e durante questo tempo, la giovane Marinette, demolisce
la scala gerarchica della cucina del prozio, diventando Junior Sous
Chef all'età di diciassette anni.
In
questo periodo, il ristorante, acquisisce la sua terza stella Michelin e
Marinette, considerata la portafortuna del gruppo, riceve il
soprannome di "Coccinella".
Alla
fine del 2011, la ragazza torna a Parigi, pronta ad iscriversi alla
prestigiosa accademia Cordon
Bleu,
ricevendo il premio "Promessa della Cucina" a fine anno accademico.
Nello
stesso periodo, Il maestro Cheng riceve la critica del temibile critico
gastronomico francese, Le Papillon. L'articolo gli fa perdere la stella
sudata e gli provoca un arresto cardiaco.
La
notizia della dipartita del suo maestro segna irrimediabilmente
Marinette, che giura di vendicare l'onore dello zio.
L'Enfant
Prodige si fa
strada, ad una velocità sovrumana, nelle classifiche di
cucina, venendo richiesta nei più grandi ristoranti
Francesi. Ma la sua anima si ferma al Ritz di Parigi dove, a soli
ventidue anni, diventa Head Chef e dimostrando le sue doti da
domatrice, i suoi nervi d'acciaio e tutta la sua creatività.
Nel
2017, decide di permettere ad un suo sogno di poter fare radici,
Così nasce "La
Cocinelle", il
suo ristorante in Rue Rivoli [...] >>
-No, non ci siamo proprio!- Marinette scosse il capo,
agitando una rivista a mezz'aria -Alya!-
La corvina se ne stava seduta sulla poltroncina in cuoio del suo
ufficio, sventolando sgraziatamente la rivista Le Gust nella
speranza di essere notata dall'amica e compagna di battaglia. I capelli
erano malamente raccolti in uno chignon con l'ausilio di una bacchetta,
e sotto agli occhi celesti campeggiavano due pesantssime occhiaie,
sintomo di notti insonne ma consacrate alla creazione di un nuovo
menù. I primi bottoni della giacca immacolata erano aperti,
quasi a nascondere il nome della proprietaria, finemente ricamato in
rosso.
-Ma dai, sembra la favoletta di Cenerentola, non una biografia!- Mari
sbuffò nervosamente, lanciando quello che doveva essere il
periodico più influente della ristorazione francese -Nadia
Pulinkova... facesse almeno un cazzo di articolo decente! Addirittura
Chloè avrebbe steso una biografia umana ed un'itervista
leggibile, al massimo si sarebbe focalizzata sui miei capelli alla
rinfusa o sulle unghie corte e rovinate- sospirò - Questa
non sa nemmeno come tagliare un dialogo... -
Alya cercò di proseguire con la lettura, in silenzio,
scongiurando il peggio.
Dalla morte del suo mentore, Marinette, aveva giurato vendetta verso
Papillon, portando questa sua crociata al limite dell'esasperazione.
Quando, l'anno prima, il temibile critico culinario annunciò
il suo ritiro in favore del suo pupillo, beh, la giovane Chef non fece
altro che impacchettare il suo odio per Papillon e scagliarlo su Chat.
Letteralmente.
Quella sera, la corvina, si chiuse in cucina, fino all'indomani
mattina, per portarsi avanti con la preparazione. Alya la
ritrovò a pulire alle cinque, dopo aver rotto un paio di
piatti. - Codardo- ringhiava - si è sempre nascosto... non
ha avuto nemmeno la decenza di varcare la soglia del nostro
ristorante...-
Marinette, passava l'intera venerdì notte a leggere e
rileggere le recensioni di Chat Noir che, seppur meno velenose, avevano
già smontato l'ego di parecchi chef parigini. Le studiava,
smembrava e ricomponeva, alla ricerca di una debolezza. Di un passo
falso.
Nulla, il giovane critico sapeva il fatto suo e , seppure l'amica
continuasse a negarlo, Alya riconosceva il quelle recensioni, lo stesso
amore per la cucina della corvina.
-Dimmi solo che non ti sei fatta predere dall'astio- tuonò
solennemente la rossa -non hai sfidato Chat Noir, vero?-
-centotrentacinquesima riga...- sibilò Mari, senza
aggiungere altro.
<<
[...] Paura di
quello? (ride,
lasciandosi andare sulla sua poltrona in pelle fulva -ndr) Nemmeno per
sogno! Che si presenti a La Cocinelle, avrà pane per i suoi
denti! >>
-MARINETTE!- Sbottò Alya -Per quanto abbia completa fiducia
nelle tu capacità, sei pregata di avvisare la Manager del
tuo ristorante, quando hai queste crisi da aspirante suicida! Non
potevi aspettare che questo locale compisse almeno tre mesi, prima di
invitare il nemico?- la ragazza si tolse gli occhiali, per poi passarsi
una mano tra i capelli - Lo sai che comprendo la tua battaglia, ero con
te quando hai ricevuto la notizia, ma ora devi ragionare! Non puoi
essere un genio solo in cucina!-
-Dai, pensiamo entrambe: Quello è acido con i suoi commenti,
solo perchè è un frustrato che non scopa
abbastanza!- La corvina sbottò, incrociando le braccia al
petto.
Alya la conosceva da più di dieci anni e sapeva quanto Mari
non fosse stata in grado di cambiare in questi anni, se non nella
schiettezza e nell'acidità di alcune sue affermazioni.
Marinette non pensava, sparava sulla folla. In realtà, la
capiva: Una donna per lavorare in una cucina, ad alti livelli,
può solo diventare una stronza di prima categoria. Lei si
era costruita queste mura, sperando di poter sembrare forte.
-Se devi puntare su questo, nemmeno tu!- ridacchiò la rossa
-Quindi vedi di andarti a cambiare, sai che abbiamo un appuntamento!-
-Ehi ehi, è l'anniversario scolastico, non un evento!-
to be continued...
L'intro è decisamente corto, lo so. volevo semplicemente
introdurvi nella scena.
Pensavo già da un po' a questa AU: Marinette Head Chef, con
una passione per il cibo e Chat, uno dei più temibili
critici culinari.
La mia fortuna/sfortuna è l'aver lavorato in cucine serie ed
incasinate. e Mari è creativa ed una leader nata. Mi sono
detta "perchè no?"
Ci leggiamo presto
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Capitolo 2 *** I ***
eat with me 2
I
Marinette non disdegnava qualche evento mondando,
ogni
tanto, purché lei non fosse al centro dell'attenzione o
comunque il soggetto del chiacchiericcio. Evitava abiti troppo
appariscenti o esagerati e tacchi, che le avrebbero causato solo dolore
alle gambe il giorno seguente a lavoro. Il trucco rappresentava quasi
più una necessità, nonostante non le
dispiacesse dilettarsi nella nobile arte del restauro del suo povero
volto, perennemente devastato dalla mancanza di sonno.
In ogni caso, faceva tutto ciò che potesse essere in suo
potere per passare in sordina, nonostante fosse molto difficile con
un'accompagnatrice come la sua manager.
Alya aveva insistito parecchio per quella serata, tanto che la giovane
chef dovette lasciare il suo sous-chef in comando per il servizio
serale, pur di accontentare la sua socia in affari.
Eppure, la felicità nel rivedere i vecchi compagni delle
medie, era paragonabile solo alla voglia di farsi frustare da un boia
con un gatto a nove code...
-Parti sempre prevenuta! Stasera potresti anche divertirti. Da quello
che mi è stato riferito, ci saranno tutti- cinguettava la
rossa, calcando sull'acceleratore.
Era esattamente ciò che la corvina temeva di più:
vedere ciò che aveva lasciato in tutta fretta. Fantasmi di
un infantile passato, pronti a giudicare o a provare ad arrampicarsi
sul carrozzone dei vincitori.
O peggio, vedere qualcosa di incompiuto, un "poteva essere ma...". O
forse no.
-Togli quel muso lungo! Stasera non ho nemmeno fiatato su
ciò che hai scelto di indossare- ridacchiò
argentina Alya.
-Cosa non va in questa camicetta di seta?- tuonò l'amica -
Guarda che è una fantastica Chanel!- risero entrambe
posteggiando l'auto.
-Mari, avevi bisogno di una serata libera. Non ti prendi un giorno Off
da quando abbiamo aperto... te lo meriti un po' di svago.-
Marinette lo sapeva, eccome se ne era a conoscenza, ma l'abitudine, e
la voglia, di sacrificarsi anima e corpo per il suo lavoro spesso
prendeva il sopravvento. Era ben cosciente delle sue scelte e sapeva
benissimo a cosa avrebbero portato, ma nonostante tutti aveva
battagliato tanto per loro, che non riusciva ad accantonarle poi
così facilmente.
La rossa, dal canto suo, era decisamente più serena quella
sera. Non temeva alcun tipo di confronto, sapeva di poter entrare da
quel portone a testa alta, sfoggiando tutta la sua sicurezza. Aveva
imparato a lasciar correre già da tempo, a non dare
soddisfazioni a chi aveva cercato di devastare le sue ambizioni. A
differenza dell'amica, che ancora cercava di evitare le ombre che
l'avevano indirizzata sulle sue scelte. Decise, per entrambe, di
indossare il suo miglior sorriso, sistemare il suo abito verde dalle
pieghe provocate dal sedile ed imbracciare la sua macchina fotografica.
-Coraggio!- strizzò l'occhio alla compagna - ora tocca a
noi-.
Marinette riconobbe il collegio, nonostante i recenti restauri
apportati, e si stupì davanti al cortile addobbato
ed illuminato. Non era difficile tornare quindicenne, in
quell'atmosfera così ingannevole e leggera mentre suonavano
le canzoni che avevano segnato la sua adolescenza. Forse sarebbe anche
riuscita a divertirsi... forse.
Avvistò Nino, alla postazione del DJ e non riuscì
a trattenere un sorriso, pensando alla sua accompagnatrice.
In ogni caso, era già psicologicamente preparata a
defilarsi, scivolare su una parete, avvicinarsi al bar improvvisato e
stare lì gran parte della serata. Era già tutto
programmato... peccato non avesse calcolato una grandissima e potente
variante: il vertiginoso aumento della sua popolarità.
-Marinette, mia cara!- gracchiò una voce dal fondo della
sala - Come sono felice di vederti!- Naturalmente, tutti gli invitati
si voltarono verso di lei, puntandole addosso i loro sguardi
incuriositi ed il loro chiacchiericcio.
La corvina, cercò un appiglio nella sua migliore amica ma il
tentativo fu vano, in un solo istante Chloè Bourgeois le si
parò davanti, senza lasciarle scampo.
-Chloè...- le fece un cenno del capo, scansando l'abbraccio
che la bionda provò ad offrirle, con un gesto meccanico
quasi fosse un'automa -piacere di rivederti- si sentiva a disagio,
inoltre non poteva dimenticare ciò che la Bourgeois le aveva
fatto. Dunque sorrise quasi forzatamente, e proseguì
cercò di farsi largo tra la folla, ricambiando i saluti,
verso la meta primaria.
-Ma cosa...?- la Chloè rimase immobile, stupita quasi.
-No, lasciala in pace almeno stasera.- le passò una mano
sulla spalla Alya -Non puoi sperare che le sia passata così.-
-Ma... ma... sono passati dieci anni. Eravamo ragazzine!- La rossa
alzò un dito, cercando di zittire l'altra, scrollando il
capo.
-Portarla qui è stato difficile, non forzarla.- Lei sapeva.
Il gesto della bionda fu una delle ragioni per cui Marinette decise di
lasciare Parigi un anno prima rispetto ai suoi programmi. -Lascia
stare.- Sussurrò prima di passare avanti, verso Nino.
Nulla era cambiato. Mari aveva gli stessi volti a due passi, le stesse
espressioni. Certo, forse i tratti erano più marcati, ma
erano loro con le stesse luci negli occhi di sempre. Tutto sommato non
si era persa molto, o almeno sembrava che il tempo si fosse fermato a
quell'estate di dieci anni prima.
Le sfuggì un sorriso malinconico poco prima di ordinare un
Hugo al barman, per poi rimanere ad osservarlo, con le gambe
accavallate, facendo molleggiare il piede destro. Avrebbe voluto
sprofondare lì, affogandosi nello sciroppo di sambuco,
piuttosto che ritrovarsi faccia a faccia con Chloè,
-Se ti avessi vista bere per la prima volta, qualche anno fa, sarei
rimasto stupito di questa scelta- sussurrò una voce
vellutata, a pochi centimetri dal suo orecchio, seguito dal rumore
dello sgabello accanto al suo, che veniva trascinato sul pavimento.
Marinette attese qualche istante prima di voltarsi, cercando di
appellarsi alla sua memoria alla ricerca del proprietario di quel
timbro vocale. già udito.
-Ci conosc...- le parole le morirono in gola. Quegli occhi. Non
importava quanto fosse cambiata la cornice, ma quegli occhi
più smeraldini e profondi di qualsiasi impenetrabile foresta
e quei capelli dello stesso colore del grano grano ad agosto, lei li
conosceva bene.
Cercò di ricomporsi, ricacciando l'ondata di sentimenti
sopiti sotto ad una montagna di rabbia e rassegnazione. -Agreste,
buonasera- Tornò a riconcentrarsi sul suo bicchiere -Non mi
credevi tipo da cocktail simili?-
-Bentornata, Marinette. In realtà no, ti avrei vista con
qualcosa di più classico.- sorrise con le sue labbra
sottili. - Volevo complimentarmi con te per il ristorante...-
-Grazie... ah, complimenti per le Olimpiadi dello scorso anno. Un oro
nel fioretto a squadre. Non è una cosa da tutti i giorni.-
Non alzava lo sguardo, evitando accuratamente ogni contatto visivo con
lui, con la costante paura che Adrien potesse cogliere i suoi pensieri.
-C'è una motivazione in particolare sul perchè
sei tornata a Parigi?- Chiese il biondo con un filo di voce. Gli
tremava stranamente la voce e lei colse immediatamente questa
variazione e decise di abbassare la guardia, quel tanto che bastava,
per voltarsi verso il biondo.
Gli donava quel completo scuro senza cravatta e quei due bottoni della
camicia sbottonati che lasciavano intravedere un collo muscoloso e
teso, Non era difficile indovinare la sua statura, nonostante fosse
seduto, avrebbe potuto superare Marinette di una trentina di centimetri
scarsi.
-Mi mancava casa.- sorrise, quasi amaramente, la corvina - Tutto qui-
scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo una seconda volta.
-Guarda un po' chi si rivede!- Squillò una voce alle spalle
della ragazza - Niente di meno che il nostro Adrien Agreste di ritorno
dagli allenamenti per i prossimi mondiali di scherma!- Alya si
stabilì tra i due ragazzi ed indicò la bottiglia
di Vodka al Barman -Le voci corrono ed un uccellino mi ha detto che ti
sei qualificato anche quest'anno. Quindi sono serviti i tuoi anni
adolescenziali passati sotto quell'orribile tutina bianca-
Il ragazzo scoppiò in una risata di gusto -Il tuo
"informatore" è il tuo ragazzo? Ho provato a spiegare a Nino
che non può farsi scappare ogni cosa che gli racconto-
Mari se ne stava lì, ringraziando mentalmente l'amica per
quel salvagente gettato in mezzo allo tsunami emotivo che lui stava
risvegliando, osservando la barba non fatta da un paio di giorni di
Adrien e maledicendosi per il suo autocontrollo inesistente.
A quanto pareva, dieci anni non erano bastati a farle scordare qualcosa
di dannatamente acerbo e che sperava di aver soffocato. Già,
doveva già essere sepolto eppure era bastato un istante.
-Alya, ho scordato una cosa in auto... arrivo subito.- Cercò
di liquidarli nella maniera più spiccia e ed indolore
possibile, ma aveva bisogno di respirare un'aria che non sapesse di
sandalo e muschio quanto la pelle di Agreste.
Il ragazzo la vide allontanarsi, rabbuiandosi - Non è
cambiata- sentenziò desolato, scrollando il capo.
-Solo esteriormente, come tutti- sorrise la rossa alzando un
sopracciglio -Certo che dopo tutto questo tempo...- sospirò
prima di essere colta dal lampo di genio -Ascolta, tra un paio di
giorni terrà il discorso di apertura per l'anno accademico
alla Cordon Bleu. Perchè non vai a dare un'occhiata?-
Spesso, Alya stessa, si stupiva di alcune sue geniali trovate.
-In realtà sarei voluto passare dal ristorante a vedere come
vi siete sistemate, ma penso che potrei riaccompagnarla lì
dopo il discorso- cercò di dimostrarsi distaccato davanti
alla proposta della ragazza ma sapeva benissimo che " l'uccellino" non
aveva cantato solo sulle sue qualificazioni. Ma quanto ne sapeva
Marinette?
To Be continued...
|
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Capitolo 3 *** II ***
II
C'erano mattine in cui Marinette non ricordava come si
facesse a
respirare ed annaspava spasmodicamente alla ricerca di aria, quasi
fosse rimasta privata dell'ossigeno per ore.
Sentiva il vuoto e l'eco tormentarla, da qualche parte nel suo stomaco.
Restava bloccata nel letto, lo sguardo assente, il volto puntato verso
il soffitto immacolato, vuoto. Inutile. Freddo e bianco.
Come se le mancasse qualcosa.
Come se avesse deciso, inconsciamente, di dimenticare.
Aveva preso l'abitudine di aprire gli occhi dieci minuti prima
della sveglia, maledicendo gli incubi che non le permettevano di
riposare ogni notte.
Un nastro rotto in riproduzione continua.
Poteva dire con assoluta certezza che si trattava della stessa scena.
Ogni notte.
Qualcosa di già vissuto, già amaramente
assaporato. Un veleno già assimilato ma non smaltito.
Eppure non riusciva a ricordare, come se il suo subconscio preferisse
torturarla a vita negandole una possibile soluzione, piuttosto che
collaborare e farle fare pace con i sensi.
In realtà poco le importava, o meglio cercava di non
curarsene, durante la giornata era troppo
impegnata a scalare una montagna dalla pareti pericolosamente
sdrucciolevoli, a mani nude. Ma amava troppo ciò che La Cocinelle rappresentava,
per non mettere tutta la sua anima in quel progetto, dunque gli incubi
potevano farle mancare l'aria durante il sonno, a patto di non farsi
vedere per il restante tempo.
Per quieto vivere, poteva sopravvivere a delle nottate d'inferno, in un
letto troppo grande, vuoto e freddo.
Si passò una mano sul
volto, cercando di sciogliere la matassa di pensieri che le affollavano
la mente .
Dalla sera della rimpatriata qualcosa di sopito da tempo si era
risvegliato in lei. Lo sentiva scalpitare, affamato ed irrequieto, alla
ricerca di qualcosa di cui lei non voleva nemmeno sapere.
Lei aveva
chiuso con quel passato.
Lei aveva
scelto di passare oltre.
Lei aveva
voluto ignorare tutto ciò che, a quel tempo, aveva
cominciato a funzionare attorno alla sua bolla.
Per rendersene conto
tardi?
Forse, ma non avrebbe rimpianto le sue scelte per nulla al
mondo. Ora aveva ciò che aveva sempre sognato: il suo
fantastico ristorante nella via più esclusiva di Parigi; un
attico vista Tour Effeil; una gatta che l'amava alla follia ed una
fantastica bicicletta... non che non potesse permettersi un'auto,
semplicemente le piaceva tagliare il traffico parigino.
Un tonfo sommesso sul materasso accanto a lei le segnalò la
presenza della sua consolatrice mattutina. La piccola dittatrice
rossiccia iniziò a dare leggeri colpi con il musetto sulla
guancia della sua amica, condendo il gesto d'affetto con profonde fusa.
-Buongiorno anche a te, Tikki- la corvina sfregò il naso
contro a quello della felina -Hai ragione, è tardi, ora mi
tocca alzarmi.-
Con passo pigro, si trascinò oltre la camera, volta verso al
bagno.
La mora si ritrovò
davanti allo specchio
del bagno, osservando le profonde fosse oscure e marcate sotto ai suoi
occhi cristallini, sbuffando sonoramente: non poteva presentarsi in
accademia in quello stato!
No, decisamente. Non con un discorso di apertura da tenere...
Sospirando, aprì il rubinetto cercando di prepararsi
psicologicamente all'imminente getto gelato: quelle borse dovevano
sparire in poco meno di venti minuti!
-Marinette, ti prego dimmi che sei pronta- la voce della sua manager
proveniva dall'ingesso, seguita da un tacchettio veloce e nervoso.
Alya era l'unica a possedere un mazzo delle sue chiavi di casa. In
emergenza. Come quando, la mora, decideva di restare a dormire
nell'ufficio del ristorante per finire prima la
contabilità... e
all'amica toccava passarle a prendere una divisa pulita.
Un mugugno di dissenso allarmò la manager, probabilmente la
sua amica era ancora alle prese con lo spazzolino. Ottimo!
-Senti, già che ci siamo direi che abbiamo una situazione
spinosa tra le mani... e prima che tu ti possa strozzare con il
dentifricio, non riguarda il lavoro- la rossa si lisciò la
giacca amaranto, cercando di stemperare la tensione. Temeva che
ciò che stava per dire non avrebbe giovato all'umore
dell'amica, ma sapeva di dover affrontare certi discorsi.
Appoggiò la fronte al legno della porta, cercando il tono
più dolce in suo possesso -L'altra sera ti sei defilata
dalla conversazione con Adrien e hai passato la serata seduta su una
panchina a sorbirti il tuo ex stalker delle medie. Non ti pare sia il
caso di guardare in faccia la realtà... e non abbandonare la
tua migliore amica in discorsi imbarazzanti con la tua cotta dai tempi
delle medie- Quando Marinette aprì di scatto la porta, con
la bocca sporca di dentifricio, si trovò davanti Alya con le
braccia conserte che aspettava una risposta. -Tranquilla, Mari, abbiamo
anche il viaggio in auto fino all'accademia per parlarne...-
Non poteva scappare.
La corvina si preparò in una manciata di minuti, senza
proferire parola e so trascinò verso l'auto, dopo aver
salutato la sua fedele Tikki.
-Alya... non mi aspettavo di- Ma l'amica la zittì
prontamente, stringendo le mani sul volante.
-Di trovartelo davanti? Non dirlo nemmeno per scherzo! Era la
rimpatriata della classe, sapevi benissimo che ci sarebbe stata la
possibilità- eruttò -Quindi ora sputa il rospo-
Seguì un attimo di silenzio, scandito solo dal deglutire
nervoso di Marinette.
-Non lo so... mi sono sentita uno schifo.- Abbassò il capo -
Come se forre ricominciato tutto da capo.-
-Sono passati dieci anni, non hai pensato che forse dovresti passare
oltre a ciò che è accaduto?- sospirò
-Ascolta, sei la ragazza più coraggiosa che io conosca, e lo
hai dimostrato a tutto il mondo. A volte sei anche molto stupida... ti
devo ricordare della sfida lanciata a Chat Noir- Alya si
irrigidì di colpo, cominciando a sperare che l'amica non
stesse ascoltando.
-Ora perchè hai tirato fuori questo discorso?-
sibilò
-Quale?- cercò di dissimulare la rossa, con scarsissimi
risultati
-Mademoiselle Cesairè, ha recensito quel vigliacco?-
ringhiava, digrignando i denti
-Non proprio...- sospirò Alya -apri il suo blog dal
telefono...-
Mademoiselle,
penso sia inutile dirle che accetto la sua sfida di buon grado.
Adoro
le persone coraggiose come lei che scelgono di andare a svegliare il
gatto nella sua tana, incuranti degli artigli.
I miei ossequi Mademoiselle Du Pain-Cheng.
P.S. Divertenti gli epiteti da lei donati, inoltre vorrei ringraziarla
per la sua preoccupazione a riguardo del mio appetito sessuale. Non si
preoccupi a riguardo, posso affermarle con assoluta certezza di non
aver problemi di alcun genere.
Devotamente vostro,
Chat Noir.
-Bastardo! Si fa beffa di me- Marinette schiumava di rabbia, ma l'amica
sapeva che tutto sommato aveva meritato quella risposta decisamente
velenosa.
-Buon giorno a tutti.
Non sono molto sicura che tutti sappiano chi sono, quindi mi pare
più che doveroso presentarmi.
Il mio nome è
Marinette du Pain-Cheng e fino a qualche anno fa
ero seduta esattamente al vostro posto,... infatti non potete
immaginare
quanto mi faccia strano essere dall'altra parte del gioco. No, dico sul
serio... è emozionante e spaventoso. Sto anche tremando!-
Marinette alzò una mano, mostrando il suo tremore alla
platea
che, in tutta risposta, ridacchiò sommessa.
-Almeno sono riuscita a
stemperare la tensione...
Bene.
Innanzitutto
vorrei ringraziare il nostro Rettore, per avermi permesso di poter
essere qui in questo importantissimo momento. Considero questo posto
come una seconda casa ed aprire un corso è per me un onore
ed un
grande onere. Non potete immaginare quanto sia fiera di voi,
pur
non conoscendovi di persona. Avete scelto una strada in salita e senza
vetta, impervia e lastricata di ostacoli. Eppure il viaggio, e
ciò che diventerete, vi posso assicurare, sarà
valso
tutto lo schifo che avrete ingoiato- deglutì,
temendo di aver sbagliato metafore.
-Sapete, ho lavorato con
gente che non meriterebbe nemmeno di pulire le
scarpe ad un garzone che ha cercato, in qualsiasi modo, di farmi
desistere. Di allontanarmi da una delle mie più grandi
passioni.
Dalla mia vita. E sapete perchè lo fanno? -
Prese un respiro -
Perchè sono
morti dentro. Non hanno più passione, o forse
non l'hanno mai nemmeno vista. O peggio, alcuni si sentiranno
minacciati dalla vostra presenza e per questo cercheranno di minare il
vostro orgoglio. Non permettetelo mai: Ricordate che in cucina dovete
essere umili ma non stupidi!-
Dopo trenta minuti di discorso, Marinette aveva scatenato un'ovazione
generale tra gli studenti.
Questa esperienza l'aveva piacevolmente soddisfatta. Era anche riuscita
a scaricare la tensione provocatale dalla velenosa risposta del critico.
-Mademoiselle Du Pain-Cheng, mi concede due parole- le parole
provenivano da dietro di lei. Doveva essere uno studente con qualche
domanda che lei sarebbe stata molto felice di esaudire.
Adrien Agreste se ne stava davanti a lei, sfoggiando il più
radioso dei suoi sorrisi... e lei per poco non soffocò per
lo stupore.
Che diavolo ci faceva lì?!?
-Un gran bel discorso, non ti è stata ancora proposta la
cattedra?- cercò di scherzare lui
-In realtà ho rifiutato, preferisco sbraitare nella mia
cucina- Mari provava a nascondere il nervosismo -A cosa devo l'onore?-
-Beh, direi che per stasera sarò il suo autista.-
To be Continued...
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Capitolo 4 *** III ***
Marinette
arcuò il sopracciglio, enfatizzando il suo stupore alla
notizia.
Non
poteva accettare il passaggio.
Non
poteva e non doveva.
Già,
decisamente fuori discussione.
Sentiva
la fatalità annegarla nel caso, quasi fosse una punizione
per la sua forzata latitanza.
Si
sentiva alle strette, come un gatto braccato in un angolo di un vicolo
cieco.
Non
era poi così difficile capire chi fosse il mandante di
quello scherzo privo di gusto, soprattutto dopo il discorso di quella
mattina, eppure sapeva di non poter far nulla per rimediare a quella
situazione.
Se
c'era qualcosa in cui la ragazza eccelleva, cucina a parte, era lo
sprofondare nel panico più estremo e , se durante la
rimpatriata non era andata poi così male, la corvina
iniziò a fiutare la catastrofe imminente.
Alya
l'avrebbe pagata cara.
Dunque
allungò la mano nella borsa, rovistando frettolosamente,
alla ricerca del cellulare... ma venne prontamente fermata dal giovane
modello. Nei suoi occhi un velo plumbeo.
-Mari,
non ho la minima intenzione di importunarti e, se la mia presenza ti
disturba, posso sempre andarmene- sospirò Adrien con
rassegnazione - L'unica cosa che mi premeva era vedere una cara amica,
sparita nel nulla per anni e Alya mi aveva semplicemente chiesto di
riaccompagnarti al ristorante. Non era un appuntamento e sai bene che
non sono nemmeno uno stalker.-
Il
senso di colpa pervase la coscienza della corvina, con la stessa
velocità di una potente neurotossina.
Forse Adrien
non aveva tutti i torti.
Forse si
era davvero posta nel peggiore dei modi e non aveva capito cosa
realmente il ragazzo volesse da lei.
Forse la
teatralità adolescenziale l'aveva sopraffatta, riportandola
a memorie che non voleva rivangare. Forse.
Forse doveva
calare il ponte levatoio anche solo per un istante. Non voleva farle
del male, dopo tutto.
Dunque
sospirò, lasciando che lo sguardo scivolasse sul pavimento,
pentendosi del suo carattere impulsivo e tutt'altro che positivo.
Scusandosi con un filo di voce.
-Non
preoccuparti- tagliò corto lui, volgendo lo sguardo verso la
stanza gremita di gente -ora goditi il momento e, se vorrai, ti
accompagnerò al ristorante-.
Il
momento...
Il
suo umore era decisamente sprofondato nell'entroterra, nonostante la
presenza di lui la rendesse fin troppo felice... certo questo non lo
avrebbe ammesso.
Il
biondo le posò delicatamente una mano sulla spalla.
Era
sincero, Marinette poteva sentirlo e per un istante tornò a
vederlo come quel ragazzino troppo preso dai photoshoot per rendersi
conto di lei.
Cosa
diavolo le era successo?
Forse
la sua migliore amica non aveva poi così tanto torto, erano
passati anni e forse valeva la pena dare una possibilità ad
un vecchio amico?
Così
lei sfiorò di rimando la mano di lui, sovrappensiero.
Marinette non poteva sapere però, quanto questo aveva
riacceso una flebile fiammella nell'animo del giovane uomo, che a quel
tocco sussultò. Una parte di lui avrebbe voluto
abbracciarla, urlarle quanto le era mancata e che aveva avuto modi di
pensare molto a lei.
Di
ragionare su ciò che lei non aveva mai detto. Su
ciò che lui aveva taciuto.
No,
lui lo sentiva sulla sua pelle, quei dieci anni non erano passati.
La
corvina, dal canto suo si trovava in piena tempesta emozionale e
decisamente poco lucida. Se la riunione l'aveva scossa, in questo
momento lei era davvero shoccata.
Lo
osservava di sottecchi, cercando di mantenere il cuore ad un battito
costante.
-Posso
almeno offrirti da bere? O meglio, - lui sembrava decisamente nervoso -
la scuola sta offrendo, ma potrei portarti qualcosa... se ti va-
Vederlo
in quello stato scatenò una risata quasi incontrollabile
nella ragazza ed un'espressione tra il divertito e l'impacciato bello
sportivo.
-Cosa
le fa tanto ridere, Mademoiselle, di grazia?-
Marinette
non sapeva decidersi se svuotare i suoi pensieri o se lasciarlo con
qualcosa su cui rimuginare, mentre cercava di ritrovare il fiato.
-Penso
non lo saprà mai, monsieur... ma gradirei qualcosa di
alcolico e possibilmente molto forte.-
-Temo
che non servano nulla più forte di uno Champagne!-
Sbuffò lui divertito, portandosi una mano dietro la testa
-Per quello dovrei portarti fuori...-
-Potresti
sempre accompagnarmi al ristorante- sussurrò lei
sorridendo.
Marinette
piantala! Due secondi fa non volevi nemmeno salire in macchina con lui,
ed ora ci flirti? Riprenditi, Dannazione, non puoi permettere ad
Agreste di timonare i tuoi ormoni!
Forse
era leggermente confusa, ma di questo se ne rendeva conto. Insomma, era
più di un decennio che lei aveva il priority
pass per le
montagne russe emozionali dirette dal biondo!
Un
largo sorriso illuminò il volo dell'atleta, che le fece
segno di seguirlo.
Un
saluto qui, una breve stretta di mano lì e già si
ritrovarono nel parcheggio della scuola.
-Comunque
non te l'ho detto prima, hai un gran bel- Forza
Marinette, concetrati! Non puoi certo dirgli quello che pensi
davvero... respira. Brava, così, calmati -
giubbotto di pelle- Deglutì la corvina. Non aveva del tutto
sbagliato complimento, la pelle nera donava parecchio al ragazzo. Gli
sottolineava il fisico tonico e le spalle larghe.
-Ehm,
grazie... Devo dire che anche a te dona parecchio.-
-Grazie,
ma è merito di quella svitata della mia migliore amica.
Secondo lei era adatto al discorso che stavo preparando...-
-Allora
devo chiederti scusa,- Adrien si era fermato tutto d'un tratto - le ho
chiesto di convincerti ad indossarlo- sogghignò lui,
porgendole un casco.
-Voi
due siete un'associazione a delinquere!- Esplose in una risata, la
giovane -Vi eravate accordati anche su questo? E poi perchè
non mi avevi detto di essere in motocicletta?-
L'aveva
decisamente stupita, certo la sua migliore amica aveva firmato la sua
condanna a morte, ma lui... beh lui l'aveva piacevolmente stupita.
-Non
me l'hai chiesto- ridacchiò montando in sella - Quindi,
pensi di accomodarti?- la mano tamburellava sul cuoio lucido,
invitante quanto il guidatore.
Guess
Who is Back?!?
Scusate
il ritardo, ma ora sono tornata per terminarla anche perchè
sapete quanto sia affezionata a questa storia e quanto significhi per
me.
Non
vi tedierò con la motivazione del mio blocco forzato...
Per
quanto riguarda il capitolo, è volutamente corto e serve
come introduzione verso il prossimo.
Tenetevi
stretti i pantaloni, potrebbero cadervi nel prossimo episodio!
Sempre
Vostra
Dimea
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