Vita

di ryuga hideki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuove Esperienze ***
Capitolo 2: *** Passione ***
Capitolo 3: *** Nobody can save me ***
Capitolo 4: *** Ricominciare ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Il Ballo ***
Capitolo 7: *** Il Lato Positivo ***
Capitolo 8: *** La Magia dell'Inverno ***
Capitolo 9: *** Vivere ***
Capitolo 10: *** Pace Interiore ***
Capitolo 11: *** Never Forget ***



Capitolo 1
*** Nuove Esperienze ***


 

 

Nuove Esperienze





 

Il sole era sorto da qualche ora, un caldo raggio penetrò nella stanza andandosi a posare sul suo viso ancora dormiente. Mugugnò per poi strofinarsi gli occhi con il dorso della mano. Li aprì lentamente e si mise seduto stiracchiandosi. Si alzò, bevve un bel bicchiere di acqua fresca per poi guardarsi allo specchio.

-Da oggi la gente avrà modo di ammirare la mia bellissima arte!- pensò, assumendo un sorriso grintoso. -Forza, Dei, è tempo di spaccare culi!-

Si preparò decidendo di non usare abiti troppo stravaganti ed appariscenti. Optò per un paio di jeans e una semplice camicia bianca. Si sistemò i capelli per poi correre di sotto in cucina a prendersi una banana da portarsi dietro.

-Ciao nyanya*, ci vediamo dopo! Corro in accademia!- urlò senza fermarsi un istante. L'anziana donna si voltò un po' preoccupata.

-Non mangia niente?-

-Ho con me una banana, grazie!- uscì di casa senza farsi vedere dall'autista e corse per prendere la metropolitana e recarsi in centro.

 

 

Non appena giunse all'accademia di arte si fermò. Sorrise soddisfatto, gli occhi erano pieni di fuoco e determinazione. Finalmente aveva l'opportunità di studiare arte. Finalmente il padre aveva ceduto, anche se a caro prezzo. Corse dentro e cercò la classe di storia dell'arte chiedendo informazioni in giro. Quando la trovò si sedette al primo posto ed aspettò.

Dopo qualche minuto la campanella suonò, comunicando l'inizio delle lezioni. Il professore entrò in aula al primissimo rintocco. Si avvicinò con passo calmo e allo stesso tempo deciso alla cattedra. Appoggiò la borsa con precisione e vi tirò fuori il libro di testo e il quaderno degli appunti. Li mise perfettamente uno parallelo all'altro e perfettamente al centro del tavolo. Prese il pennarello dalla borsa, lo depose precisamente al centro tra i due libri. Chiuse la cartella e la lasciò nell'angolo a sinistra parallelamente ai bordi della cattedra.

Deidara lo fissò alquanto stupito e allo stesso tempo affascinato. Il professore aveva l'aria di essere molto colto e allo stesso tempo interessante. La prima cosa che lo colpì, oltre all'estrema ossessione per la precisione, fu il colore candido della pelle che contrastava con i capelli rossastri.

Il giovane professore alzò lo sguardo e si presentò.

-Salve ragazzi, sono Akasuna Sasori e sono il vostro professore di Storia dell'Arte. Con me scoprirete l'arte a 360 gradi tramite dibattiti e analisi di diapositive. Per chi fosse interessato organizzerò, durante l'anno, dei laboratori artistici nel caso in cui voleste avere dei crediti in più...- Deidara rimase ammaliato dal suono della sua voce così calda e calma. Doveva essere sincero, quel professore lo aveva proprio colpito.

-Vi prego di fare silenzio durante le spiegazioni, poiché non ripeterò le cose più di una volta. Quindi se per caso vi sfugge qualcosa...- accennò un piccolo sorriso. -Sono fatti vostri.- analizzò lo sguardo dei suoi alunni notando un lieve terrore, tutti tranne in uno: il biondino seduto in prima fila. A quelle parole gli occhi di Deidara si infiammarono ancora di più di eccitazione e passione. Non vedeva l'ora di iniziare a fare sul serio.

 

 

 

Quello era anche il suo primo giorno nella nuova scuola. Si era trasferito da poco in città con la sua famiglia e oggi avrebbe iniziato una nuova vita. Fece fatica a svegliarsi e a scendere dal letto. La sveglia suonò ben quattro volte, ma non servì a nulla. Fu la madre a svegliarlo con le urla di prima mattina che lo fecero cadere per terra.

Si preparò di fretta e furia, notando l'ora tarda, e corse in cucina a prendere una fetta di pancarré e uovo.

-Fai sempre tardi! E oggi è anche il primo giorno di scuola!!! Non ti vergogni?- sbraitò la madre.

-Non lo faccio apposta! Ho sonno!- al tavolo vi era il padre che sorrideva divertito dalla scena.

-Tu non sorridere Minato!-

-Scusa, ma è davvero divertente, anche se non capirò mai come fai ad urlare così tanto di prima mattina!- con un dito si massaggiò l'orecchio. -Ad ogni modo, buona fortuna figliolo!-

-Grazie, papà!- sorrise Naruto per poi correre senza sosta fino a scuola.

 

 

Giunto appena in tempo, la vicepreside della scuola lo accompagnò fuori dalla sua nuova aula. Il ragazzo fece un respiro profondo ed aprì la porta, raggiungendo il professore Umino.

-Ragazzi, oggi c'è un nuovo alunno! Il suo nome è Naruto Uzumaki. Dategli il benvenuto!-

-Salve a tutti!- sorrise radioso.

-Puoi accomodarti in quel banco vuoto- indicò il professore. Naruto si guardò in torno e poi si sedette. Al suo fianco a destra vi era una giovane dai lunghi capelli blu scuro e occhi chiarissimi. Il ragazzo la notò e si presentò sottovoce, la ragazza gli rivolse un sorriso timido.

-Piacere, sono Hinata...-

 

 

 

Le prime ore passarono molto velocemente. L'intervallo era giunto e la giovane Hinata decise di parlare al nuovo compagno.

-Ehm...Naruto, ti andrebbe di venire con me e conoscere alcuni dei miei amici?- gli sorrise.

-Certo!!! Ne sarei felicissimo!- sorrise a trentadue denti.

I due andarono in cortile e nel mentre Naruto cercava di conoscere meglio la scuola.

-Eccoli là!- li indicò. Appoggiato al muro vi era un ragazzo dai capelli corti e neri e dalla carnagione pallidissima e poco più accanto a lui vi era una ragazza. Non appena la vide gli occhi gli brillarono. Era bellissima. Aveva i capelli a media lunghezza e rosa, la pelle bianca e rosata.

-Ciao ragazzi!-

-Ciao Hinata!- sorrise la ragazza.

-E lui chi sarebbe?- domandò con tono un po' acido il ragazzo.

-Lui è Naruto, è un nuovo alunno. Fa parte della mia stessa sezione e pensavo di fargli fare qualche amicizia...- disse, tenendo lo sguardo basso.

-Ciao Naruto, io sono Sakura e lui è Sasuke!- gli sorrise.

-Piacere di conoscervi!!!- sorrise radioso.

-Ti hanno mostrato la scuola?- chiese Sakura.

-No, non ancora!-

-Io me ne lavo le mani...- commentò Sasuke.

-Io purtroppo oggi ho un impegno con mio cugino...- rivelò dispiaciuta Hinata. Sakura alzò gli occhi al cielo, sospirò ed incrociò le braccia.

-Ci penso io. Per tua fortuna, Naruto, non ho impegni se no...-

-Tranquilla, Sakura-chan! Avrei chiesto a qualche altro compagno!- le sorrise. La giovane si sorprese della sua spontaneità e semplicità.

-Non sono tutti cordiali come noi tre...- sussurrò Hinata. Naruto si stupì.

-Beh, non sembra che Sasuke sia cordiale!- rise di gusto il biondo per poi venire colpito da un pugno in pancia dal diretto interessato.

-Sasuke!!!- ringhiò Sakura, spingendolo via e aiutando Naruto. -Tutto bene?- il biondo rise a fatica.

-S...sì, grazie!- il moro se ne andò, lasciando le ragazze con il nuovo arrivato. Hinata rimase a fissarlo incantata fino a che non scomparve della sua vista. Arrossì lievemente, sentendo il cuore battergli forte. I due notarono l'espressione della giovane ma fecero finta di nulla.

 

 

Quando la giornata scolastica terminò, Sakura si presentò davanti alla classe di Naruto ed Hinata per mostrare al biondo l'intera struttura.

-Ciao Sakura-chan!!!- le sorrise.

-Ciao, allora sei pronto?-

-Certo! Ciao Hinata, ci vediamo domani!-

Con molta calma iniziarono a fare il giro dell'edificio, nel mentre parlavano del più e del meno.

-E questa è la palestra! Ci puoi venire anche prima delle lezioni o fermarti per fare qualche esercizio dopo, ma la scuola chiude alle sette quindi devi essere fuori prima di quell'ora!-

-Uh! Interessante! Potrei farci un pensierino!- si voltò verso di lei. -A te piace allenarti?- le sorrise.

-Beh, sì... di tanto in tanto resto ad allenarmi un po', ma niente di che. Non credo neanche che si noti.-

-E invece ti sbagli! Si nota. Si vede che sei in ottima forma!-

-D...dici?- arrossì impercettibilmente.

-Sì!- le sorrise venendo ricambiato. I due s'incamminarono senza alcuna fretta verso l'uscita della scuola. -Perchè Hinata ha detto che le persone non sono cordiali?-

-Beh, perché siamo in una scuola privata e frequentata da figli di papà e la maggior parte di essi se la tirano! Sono davvero rari quelli gentili come te o Hinata.-

-Anche tu sei gentile, Sakura-chan!-

-Grazie... Ah, devo dire che sei molto coraggioso a dire tutto ciò che ti passa per la testa, sopratutto dire a Sasuke quello che gli hai detto!- sorrise.

-Beh, ma è vero! Non è cordiale per niente! O meglio...credo si trovi gente più calorosa in Norvegia!- commentò, facendo scoppiare a ridere la ragazza. Naruto sorrise. -Credo di aver preso un colpo di fulmine...- pensò.

-Hai ragione, ma è fatto così perché suo padre è molto severo. Tanto severo! Fa parte di una famiglia abbastanza rinomata in tutto il Giappone. Non so se hai mai sentito parlare degli Uchiha...-

-Oh, certo! La famiglia di avvocati e giudici più importante del paese!-

-Non appena ha compiuto dodici anni è stato riempito di un sacco di responsabilità.- sospirò. Naruto incrociò le braccia.

-Che brutta cosa... E dimmi un po', come fai a sapere tutte queste cose?- avrebbe voluto aggiunge un: “Sei, forse, la sua fidanzata?” ma non voleva sembrare sfacciato.

-Siamo amici d'infanzia. Ci conosciamo da parecchio tempo.- annuì il biondo. Senza che se ne resero conto, giunsero all'ingresso del cancello.

-Oh, siamo già fuori?- constatò Naruto.

-Beh, ti saluto, Naruto. Corro a casa.-

-Ciao, Sakura-chan! Ci vediamo domani!- i due si separarono e Naruto tornò a casa con aria sognante e soddisfatta in viso.

 

 

 

Le lezioni all'accademia finirono quando il sole stava già tramontando. Deidara si fermò qualche minuto in più per iscriversi alla maggior parte dei laboratori artistici che vi erano in bacheca. Si iscrisse a tutti quelli organizzati dal professore Akasuna. Adorava il modo in cui spiegava e per questo non poteva perdersi gli altri suoi corsi.

Quando finì, uscì dall'edificio e si mise ad ammirare il cielo arancione. Ne rimase incantato, gli sembrava di essere dentro un opera d'arte in piena regola.

-Tutto, in questo paese, è stupendo!- pensò.

In quel momento uscì Sasori che si accorse subito della presenza di qualcun altro. Era sempre stato il solo ed unico ad uscire per ultimo dalla struttura.

-Ma quello è...- pensò. Rimase a fissarlo per un istante. La luce calda del sole che delineava la sua figura esile e contrastava con la tonalità scusa dell'ombra; il vento che faceva danzare i suoi lunghissimi fili dorati di cui, alcuni, brillavano sotto i raggi del sole. Le mani iniziarono a tremargli impercettibilmente, ne strinse una a pugno e si morse con forza il labbro inferiore. Strani pensieri s'insidiarono nella sua mente, pensieri che cercava di contrastare. Fece un respiro profondo e s'incamminò verso di lui. -Ma guarda chi si vede...l'alunno più stimolante che abbia mai avuto in vita mia!-

Deidara si voltò di soprassalto e gli sorrise con sicurezza e orgoglio.

-Professore! Non credevo ci fosse ancora qualcuno!-

-Neanche io...eppure...-

-Siamo qui in due!- rise di gusto il biondo.

-Cosa ci facevi ancora qui?-

-Mi sono iscritto ai laboratori...credo che mi vedrà molto spesso!- incrociò le braccia assumendo un aria soddisfatta.

-Beh, ne sono onorato!- rimasero a guardargli negli occhi per un istante che sembrò interminabili ore. Poi Deidara ruppe il silenzio, sentendosi un po' a disagio a rimanere in silenzio con lui.

-D...devo andare ora! O farò tardi, do svid**...ehm...arrivederci!- corse via.

 

 

 

 

Era giunta la sera e Itachi si stava incamminando per andare a lezione di karate.

-Sicuramente Deidara mi fracasserà le orecchie perché dovrà raccontarmi di tutta la giornata di oggi...- pensò per poi sospirare.

Arrivò prima degli altri e con estrema calma si preparò. In tutta la palestra vi era un silenzio penetrante che fu distrutto dal vibrare della sveglia del cellulare. Prese il telefono, controllò l'ora e lo spense. Guardò la borsa per un istante. Era indeciso sul da farsi. Sospirò, aprì la tasca centrale dello zaino e vi tirò fuori una siringa e si fece un iniezione. Rimise tutto in ordine poco prima che arrivassero gli altri compagni di corso.

Come al solito Deidara arrivò per ultimo e di corsa.

-Ciao Itachi! Lo so sono in ritardo, ma mi sono fermato in accademia più del dovuto!- il moro alzò lo sguardo al cielo, capendo che era iniziato il momento del “fracassamento delle orecchie”. Deidara gli raccontò la giornata, ma stranamente non nel dettaglio come credeva. -Oggi c'è il nuovo maestro, vero?- chiese il biondo.

-Sì...-

-Si sa chi è?-

-No...-

-Oh! Hai sentito che quel tizio plurimedagliato si è messo a fare un lavoro extra e utile per la società?-

-Non ho idea di chi stai parlando...-

-Poi ti faccio vedere sul cellulare! Poydem***!- uscirono dallo spogliatoio ed andarono a mettersi in fila. Qualche minuto dopo arrivò il nuovo maestro. Era altissimo e muscoloso. I capelli corti e di un blu scuro. Si voltò verso gli allievi e molti di loro rimasero stupiti, tra qui Deidara che diede una gomitata ad Itachi. -Eccolo! È lui! Quello che ti dicevo prima!- gli sussurrò. Itachi annuì e rimase composto a fissare il maestro.

-Salve a tutti ragazzi! Sono il vostro nuovo maestro. Per chi non lo sapesse sono Kisame Hoshigaki. Ho vinto qualche medaglia ma nulla di troppo importante, quindi non spaventatevi e non sentitevi in difetto!- rise. -Ma vi dirò che sarà molto più tosta con me, quindi date il meglio di voi. Iniziamo!-

Incominciarono con un semplice riscaldamento che aumentava di intensità sempre di più. Proseguirono con qualche mossa nuova per poi allenarsi al corpo a corpo, uno contro l'altro.

Pur essendo cintura blu, Deidara si dimostrò molto agile e forte anche contro coloro che erano di qualche grado più alto.

-Avanti il prossimo! I...Itachi? E Mamoru?- i due si prepararono. Fecero l'inchino e si misero in posizione. Iniziarono a combattere, entrambi molto abili e forti anche se Itachi ebbe la meglio in poco tempo. Deidara continuava a tenere d'occhio l'amico senza perderlo neanche per un secondo. Ad un certo punto gli si avvicinò e sussurrò.

-Stai bene?- il moro annuì.

Ultimati gli scontri, Kisame gli fece fare una serie di esercizi per rinforzare i muscoli e definirli. Erano esercizi abbastanza facili come: addominali, flessioni, squat. L'unico problema era la quantità.

-Su forza! Non siate mezze seghe! Siamo solo al secondo set!- urlava nel mentre faceva il giro per vedere gli alunni. -Deidara, alzati di più!!!- il biondo strinse i denti e riprese a fare addominali completi. -Itachi, più dritto con la schiena e non inarcarla!!!- rimase a guardarlo per poi mettersi in ginocchio accanto a lui. -Stai giù con la schiena!- Itachi continuava a rimanere serio e impassibile anche sentendo le urla del maestro. Kisame ne fu soddisfatto. -Ho detto giù, cazzo!!!- gli mise una mano sulla pancia. Il moro sussultò impercettibilmente al tocco del maestro e si concentrò di più. Il troppo sforzo iniziò a fargli brutti scherzi. La vista incominciò a farsi sfocata, ma non cedette. -Continua così!-

Quando ebbero finito Deidara andò ad aiutare Itachi. Kisame fece caso alle continue premure del biondo, ma non disse nulla. Conclusero l'allenamento con un po' di stretching e riequilibrio dell'energia.

Ultimata la lezione si lavarono e cambiarono tutti quanti. Itachi aspettò di essere l'ultimo. Si lavò e vestì con calma, senza alcuna fretta e poi uscì. Vide Kisame intento a memorizzare i nomi degli allievi. Fece finta di nulla e s'incamminò verso l'uscita.

-It...- guardò il foglio. -Itachi Uchiha, aspetta!- alzò lo sguardo e gli si avvicinò.

-Serve qualcosa?-

-Mi piace che sei un tizio tosto e determinato...-

-Grazie, signore...-

-Ma fin quando continuerai ad avere la balia non credo che andrai molto avanti! Hai talento e sarebbe uno spreco gettarlo via così!- incrociò le braccia. Itachi rimase pacato, mantenendo lo sguardo fisso sul suo.

-Si può avere una forza maggiore con l'aiuto e il sostegno dei propri compagni, maestro...- Kisame rimase spiazzato, ma non lo diede a vedere. -Ora se non le dispiace, torno a casa. Buona serata...- uscì con calma senza voltarsi.

-Allora vediamo quanta forza ti danno, se ti porto al limite...- pensò, assumendo un ghigno sul viso. -Vediamo quanto sei forte, Itachi...-










*nyanya= bambinaia (pronuncia niagnia)
** do svidaniya= arrivederci (pronuncia dasvidania, Deidara non ha finito la parola)
***poydem= andiamo (pronuncia paidium)




 


Ciao a tutti, cari lettori! Dopo lunghi anni di assenza in questo fandom (e anche su efp) sono tornata a scrivere. Qualche giorno fa mi è venuta una voglia assurda di scrivere su Naruto e quindi eccomi qui!
Spero che come inizio vi piaccia! Per quanto riguarda i prossimi capitoli vedrò di pubblicarli ogni Martedì o Giovedi!
Fatemi sapere cosa ne pensate! :)

A Presto

Ryuga Hideki

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Capitolo 2
*** Passione ***




PASSIONE




 

Era a lezione di diritto, ma non riusciva a rimanere concentrato. Non faceva altro che pensare al nuovo maestro di karate. Era già passata una settimana dall'inizio del corso e Itachi aveva potuto notare che lo stava mettendo alla prova.

-Vediamo chi diavolo è questo Hoshigaki...- pensò. Si mise a fare una ricerca con il telefono, facendo attenzione a non essere visto. -Mmh... Nato a Iwaki il 18 Marzo 1987. Detentore di tre medaglie d'oro alle olimpiadi e campione mondiale ai tornei di karate dall'età di quindici anni. Non ha fatto altro tutta la vita. Meno male che aveva detto “qualche medaglia”.- pensò. -Oh, ma guarda, è anche una persona social...- digitò sull'icona di instagram e curiosò un poco. Guardò qualche foto, facendo estrema attenzione a non lasciare qualche “mi piace” alle foto. Era uno di quei classici profili di chi si gode la vita, facendo uno stile di vita sano e attivo condividendo anche le foto della sua bella ragazza sexy. All'improvviso la vista iniziò ad offuscarsi e fu costretto a spegnere e strofinarsi gli occhi. -Oggi non è giornata...- si disse. La lezione terminò presto, ma decise di non restare a frequentare le altre poiché non si sentiva molto bene. Tornò a casa e si mise a riposare qualche minuto per poi studiare.

 

 

 

 

Era giunto il momento dell'intervallo e Hinata, Naruto, Sasuke e Sakura erano seduti in cortile a parlare del più e del meno.

-Avete sentito che il campione olimpionico Hoshigaki sarà al centro commerciale per firmare degli autografi? Se non erro è in centro qui a Tokyo.- rivelò Sakura. Gli occhi di Naruto s'illuminarono.

-Cosa??? Davvero??? Non ci posso credere! È il mio atleta preferito, lo seguo su tutti i social che ha!!!- rivelò il biondo con euforia.

-Sa...Sasuke...- il moro alzò lo sguardo verso Hinata che sentì il cuore palpitare all'impazzata. -Non è il nuovo maestro di ka...karate di tuo fratello?- si voltarono tutti verso di lui.

-Sì... dice che è abbastanza tosto ma non si lamenta...-

-WOW!!! Tuo fratello prende lezioni da Kisame Hoshigaki in persona??? Accidenti che figata!!!- commentò eccitato Naruto. Sasuke alzò le spalle rimanendo indifferente. Sakura sorrise e si voltò verso Naruto.

-Beh, ci vai?- disse la ragazza dai capelli rosa.

-Certo!!!- in quel momento l'entusiasmo di Naruto si affievolì sempre di più. -Solo che...non ho idea di come arrivarci. Non so nulla sulla città. Conosco solo il tragitto casa-scuola e viceversa. Non ho avuto molto tempo di ambientarmi.-

-Ti accompagno io, se vuoi!- disse Sakura.

-Davvero???- le prese le mani tra le proprie, guardandola con devozione.

-Certo!- gli sorrise.

-Grazie mille, Sakura-chan!-

Hinata guardò Sasuke con la coda degli occhi, diventando leggermente rossa.

-Mi piacerebbe anche a me uscire con Sasuke-kun...- si disse la ragazza, sentendo il cuore esplodergli nel petto. Sgranò gli occhi per paura che gli altri potessero notare il suo imbarazzo, così si alzò, salutò tutti e corse in classe. Sasuke alzò uno sopracciglio, mentre Sakura e Naruto in un primo momento non capirono.

-Ma che le prede ad Hinata? Certo che voi ragazze siete proprio strane- commentò Sasuke.

-No, Sasuke. Siete voi ragazzi ad avere le fette di salame sugli occhi!- rispose Sakura un po' irritata. Il moro la guardò un po' confuso, mentre la ragazza scosse la testa e Naruto rise. -Sasuke... Hinata è cotta di te! Come diavolo fai a non notarlo? Sono ormai tre anni che ti viene dietro!- Sasuke rimase impassibile facendo scattare l'ira della ragazza che gli tirò uno schiaffo. Naruto sgranò gli occhi, gli sembrò di vedere sua madre infuriata e ciò non fece altro che apprezzarla ancora di più.

-Dannazione Sakura! Che motivo c'era???- alzò la voce il ragazzo, un tantino irritato.

-Datti una svegliata!!!- l'Uchiha si alzò annuendo per poi incamminarsi verso la propria aula.

-Oggi ho capito che dovrò stare attento a non farti arrabbiare, Sakura-chan!- sorrise il biondo. La ragazza s'imbarazzò un tantino.

-Scusa, di solito mi controllo...ma quando fa così non riesco, è più forte di me!-

-Non importa! È stato divertente! Allora...mi accompagni davvero?-

-Certo! Ci vediamo domenica qui a scuola, va bene?-

-Yo! Grazie mille, davvero!- l'abbracciò cogliendola di sorpresa. La campana suonò, si staccò da lei e le sorrise. -Ci vediamo all'uscita!!!- corse via, lasciandola imbambolata.

-Non ho mai conosciuto uno così...- pensò.

 

 

 

 

Il giorno tanto atteso da Naruto arrivò in un baleno. Cercò di vestirsi il più decentemente possibile per far colpo su Sakura e non fare brutta figura davanti a Kisame.

Giunse davanti all'ingresso della scuola con qualche minuto in anticipo, o almeno così lui credeva. Quando arrivò, Sakura era già lì ad aspettarlo.

-Sakura-chan!- urlò. La giovane si volto e lo salutò con la mano.

-Sei in ritardo!-

-Come??? Impossibile ho messo l'orologio in avanti per mettermi fretta! Guarda!- le mostrò il cellulare. La ragazza scosse la testa.

-Naruto...hai messo l'ora indietro, non in avanti!-

-Cos...- controllò. -Ma porca troia!!! Ero sicurissimo di averlo messo giusto!-

-Tranquillo, non stavo aspettando da molto!- rise. -Andiamo o faremo tardi.-

Prima di andare al centro commerciale fecero un giro per il centro.

-Di dove sei, Naruto?-

-Sono nato a Sydney, ma i miei genitori sono entrambi giapponesi anche se mio nonno non del tutto. I miei erano lì per lavoro. Tu?-

-Interessante! Ho sempre voluto visitare l'Australia! Io sono nata e cresciuta a Tokyo. Non ho avuto la fortuna di poter viaggiare, ma spero di farlo un giorno.-

-Te lo auguro tantissimo! E cosa ti piacerebbe fare in futuro?-

-Vorrei diventare un dottore. So che ci vorrà molta pratica e studio, ma è il mio sogno.-

-Sono sicuro che ci riuscirai! Sei molto altruista e credo tu abbia un gran cuore, Sakura-chan!-

-E tu invece?-gli sorrise.

-Io vorrei diventare ministro dell'ambiente! Ci sono un sacco di cose che non vanno e quindi molte cose da fare. Non sarà facile ma ce la metterò tutta per diventarlo!- le mostrò un sorriso grintoso.

-Wow, credevo che volevi seguire le stesse orme di Kisame.-

-No, lui mi ispira in altri modi! Il mio mentore di vita è mio padre!- Sakura ne fu sorpresa. Lo guardò e gli sorrise teneramente.

-Non credevo fosse così...- pensò la ragazza. -Forse è meglio se andiamo al centro commerciale!-

Una volta giunti sul posto videro che era pieno zeppo di gente solo per poter vedere Kisame. I due si guardarono in torno un po' spiazzati.

-Accidenti, non credevo che ci sarebbe stata così tanta gente...- commentò la ragazza. Naruto sospirò.

-Non credo che riusciremo ad incontrarlo- incrociò le braccia e si mise a riflettere sotto lo sguardo di Sakura. -Passare l'intero pomeriggio in coda in un centro commerciale per un pezzo di carta autografato, o passarlo fuori con Sakura approfittandone della bellissima giornata? Ma che domande!- pensò. -Non importa, fammi vedere la città!- Sakura si sorprese. Non riusciva a capire come mai avesse cambiato idea, dopotutto ci teneva così tanto ad incontrarlo.

-Ne sei sicuro?-

-Certo! Sono convinto che avrò modo di incontrarlo un'altra volta e magari senza così tanta gente!- le sorrise.

-O...ok...-

I due uscirono ed andarono a fare un giro per la città.

 

 

 

 

Passarono alcuni mesi, ormai l'estate era finita lasciando il posto all'autunno.

Sasori era nel proprio appartamento. Erano ore che fissava la tela che aveva davanti a sé senza alcun risultato.

-Dannazione...- appoggiò la fronte su di essa. -Sono un emerito fallito! Sono anni che non riesco a realizzare qualcosa di decente...- pensò. Le mani gli tremarono impercettibilmente, le strinse con forza, facendosi male con le unghia. -Vorrei, vorrei sentire... No, smettila di pensarci!- Si morse il labbro e si alzò. Si avvicinò alla finestra e si mise a guardare fuori con occhi malinconici e spenti. Si ricordò del primo giorno all'accademia quando aveva incontrato Deidara fuori dall'istituto. -Se solo riuscissi a provare le stesse emozioni di quel momento...- si disse. -Ho bisogno di uscire da qui.-

Andò in camera e si preparò per uscire. Non si era prefissato una meta precisa, andava in giro seguendo l'intuito, confidando di trovare l'ispirazione che tanto bramava. Continuava a mantenere fisso nella propria mente quell'immagine di Deidara. Un piede dietro l'altro e passo dopo passo raggiunse il parco senza farci troppo caso. Continuava a tenere gli occhi alzati verso il cielo, come se ne fosse incantato. All'improvviso sentì l'istinto di abbassare lo sguardo e voltarsi alla sua destra. Non si chiese il motivo, lo fece e basta.

Lentamente voltò il capo girando lo sguardo con esso. Ciò che vide lo lasciò sbalordito. Indietreggiò fino a sedersi su di una panchina senza pensarci due volte, il che era molto strano visto che solitamente evitava di farlo poiché odiava toccare cose pubbliche.

-Non può essere...- sussurrò mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Era riuscito a trovarlo. Deidara era davanti ai propri occhi in tento a posare per delle foto. Delle emozioni gli esplosero nel petto, non erano come le prime che provò, erano diverse ed inspiegabili. -Lui è...lui è...- pensò. Rimase a guardarlo per tutto il tempo, assaporando ogni singola emozione che provava. Le mani presero a tremargli lievemente, ma non se ne rese conto. Passò quasi un ora immobile a guardarlo. Lo seguì quando si spostavano per cambiare leggermente lo sfondo e illuminazione. E ogni volta rimaneva distante, seduto su di una panchina, ad ammirarlo.

Dopo un'altra ora Deidara finì il lavoro. Si diresse verso i truccatori e acconciatori per farsi sistemare, quando ad un tratto notò in lontananza Sasori.

-Scusate...- il ragazzo gli andò in contro con passo deciso. I capelli erano raccolti in una coda cotonata. Indossava un lungo cappotto nero di camoscio ornato da finta pelliccia, dei pantaloni di pelle e una camicia viola scuro. In quel momento il rosso tornò con i piedi per terra. -Prof! Che coincidenza!-

-Lo credo anche io...- in un battibaleno si rese conto di dov'era seduto e si alzò all'istante.

-Cosa ci fa qui?-

-Cercavo ispirazione-

-Unh! È riuscito a trovarla?- gli sorrise incrociando le braccia.

-Credo proprio di sì. E tu? Cosa ci fai qui?-

-Beh, stavo lavorando!- assunse uno sguardo intrigante. -Ma che ne dice di andare in un bar a parlare un po' di arte?-

-Oh...va bene-

-Grande! Posso chiamarla Sasori?-

-Come vuoi...-

Andarono in un bar elegante lì vicino ed iniziarono a discutere di arte. Deidara trovava tutto ciò stimolante, anche se avevano due concezioni diverse al riguardo. Adorava ascoltarlo parlare con quel suo tono calmo e caldo e sopratutto era affascinato dalla sua infinita conoscenza al riguardo.

Sasori si sentiva abbastanza appagato nel trovare qualcuno così brillante con cui parlare di ciò che più amava nella vita. Anche se si trattava di un diciannovenne era capace di fare acute osservazioni, era capace di tenergli testa.

-Sei davvero brillante, Deidara. Di dove sei?-

-San Pietroburgo, ma ho passato undici anni qui. E al dire il vero il mio cognome non è Iwa, ma Iwanov...però se puoi non dirlo in giro te ne sarei grato. Non lo sopporto come cognome.- il rosso annuì.

-Sapevo che non poteva essere un giapponese...troppo perfetto. Così perfetto che...- pensò. Le mani gli tremarono, le strinse a pugno e le nascose sotto al tavolo. Non era abituato a provare ciò che Deidara gli faceva nascere dentro. Doveva controllarsi, ma gli riusciva difficile. Quei lunghi capelli dorati e quegli occhi così azzurri come l'oceano, lo facevano diventare matto. Rimasero a guardarsi negli occhi come se fossero incantati. Il cuore di Deidara iniziò a battere sempre più velocemente. Gli occhi color nocciola di Sasori lo facevano disperdere in un mare di emozioni. Quella lieve malinconia che li caratterizzava gli imprigionava il cuore.

-Dannazione!- pensò il biondo. A rompere quel silenzio ci pensò il cameriere.

-Cosa vi porto?-

-Qualcosa di ipocalorico, anzi qualcosa di ipercalorico!- rispose Deidara.

-Per lei, signore?- si voltò verso Sasori.

-Un caffé al ginseng...- continuava a mantenere gli occhi sul biondino. Il cameriere li lasciò per tornare poco dopo.

-Uuh! Torta Sacher!!! YA lyublyu*!- con estrema raffinatezza prese a mangiare la sua adorata torta, sotto gli occhi attenti di Sasori che in un istante finì il suo caffé.

-Posa per me...- disse senza troppi giri di parole, lasciando il biondino spiazzato. Subito dopo Deidara assunse un sorriso fiero sul viso.

-Va bene!- rimasero a guardarsi negli occhi con malizia e desiderio, fino a che Deidara non finì la torta. Sasori lasciò i soldi sul tavolo ed uscirono, andando verso casa sua.

 

 

 

 

 

Quella stessa mattina Itachi decise di parlare al padre di una questione molto importante. Aveva deciso di smettere di intraprendere la strada per diventare avvocato. Era sicuro che il padre non avrebbe reagito bene, ma doveva pur provarci.

Scese in cucina e si sedette a tavola per la colazione. Il padre era già lì intento a bere il suo caffè e a leggere il giornale. Anche Sasuke era a tavola che mangiava i suoi cereali con aria assonnata e pensosa.

Itachi si sedette e guardò il suo piatto di uova strapazzate e il suo bicchierino di aloe vera. Voltò lo sguardo verso il padre e decise di parlare.

-Padre... Devo dirvi una cosa importante...-

-Dimmi-

-Ho deciso di non diventare avvocato...- il padre abbassò il giornale e lo guardò con uno sguardo severissimo. Sasuke sgranò gli occhi e rimase in silenzio.

-Cosa hai detto?- chiese a denti stretti.

-Non voglio diventare avvocato...- disse mantenendo la calma.

-Non è una cosa che puoi decidere tu!!! Sei in questa famiglia ed essendo tutti avvocati tu lo sarai a tua volta! Ne avevamo già discusso tempo fa e la mia risposta è no!-

-Ma padre, non voglio essere costretto a vivere una vita che non apprezzo!-

-E cosa vorresti fare, sentiamo!- alzò il tono di voce, facendosi sempre più freddo.

-L'atleta...-

-L'atleta? Nelle tue condizioni?- scoppiò a ridere. -Non ti è permesso, sai che non puoi!-

-Non m'interessa se non posso farlo! Io voglio farlo! E non m'interessa se per voi non va bene! Non ho intenzione di fare l'avvocato e non lo farò!- si sorprese di ciò che stava dicendo. Sasuke rimase immobile con il terrore negli occhi. Il padre di Itachi si alzò e gli diede uno potente schiaffo. La madre rimase in silenzio, guardando con preoccupazione il figlio.

-Non ti azzardare a rivolgerti a me in questo modo! Sono stato chiaro? Tu diventerai avvocato o ti sbatto fuori di casa e ti diseredo! SONO STATO CHIARO?- Itachi non rispose. Sasuke sentì la rabbia in corpo circolargli. Strinse i pugni che nascose sotto il tavolo. Il padre uscì di casa sbattendo la porta.

Itachi rimase in mobile a fissare il piatto. Avrebbe dovuto mangiare ma l'appetito gli passò. Alzò lo sguardo e guardò Sasuke. Gli accennò un piccolo sorriso e poi si alzò ed andò in camera.

-Devi mangiare, Itachi...- disse la madre.

Il moro prese la borsa della palestra, scese di sotto ed uscì di casa per andare ad allenarsi e sfogarsi. Quando arrivò, si mise la divisa e sfogò tutta la rabbia e la frustrazione che aveva in corpo contro il sacco da boxe.

Qualche minuto dopo giunse Kisame pieno di nervosismo e rabbia addosso. Aveva anch'egli discusso con la propria ragazza riguardo al loro fidanzamento. Quando entrò in palestra rimase sorpreso nel vedere Itachi intento ad allenarsi. Andò a cambiarsi, quando fu pronto si mise a fissare il moro che non ci fece caso, finché non venne chiamato.

-Allenati con me! C'è più gusto.- ridacchiò. L'Uchiha si voltò verso di lui ed accettò con un semplice cenno col capo. Si misero al centro della palestra, fecero l'inchino ed iniziarono ad affrontarsi.

Itachi diede tutto se stesso, immaginandosi di affrontare suo padre e tutti i suoi problemi. Era difficile tenere testa a Kisame, ma non gli importava voleva solo dare il meglio di sé.

-Quanta passione! È questo quello che voglio da lui!- pensò Kisame.

-Non voglio una vita priva di appagamento!- si disse Itachi per poi urlare e combattere con ancora più foga. Riuscì quasi a sopraffarlo, ma la mancanza di cibo nel corpo iniziava a farsi sentire. Kisame gli tirò un calcio che lo fece indietreggiare. La vista di Itachi si appannò, non riusciva a vedere bene l'avversario che gli venne in contro, lo afferrò e lo fece cadere per terra immobilizzandolo. Il moro gemette a bocca chiusa. Guardò negli occhi Kisame, la vista stava migliorando. Entrambi ansimavano dalla fatica ma soddisfatti dello scontro. Dopo qualche secondo Itachi girò la testa per distogliere lo sguardo dal maestro. Kisame si alzò e lo aiutò.

-Questa passione devi metterci! Questa passione devi metterci nella vita!- Itachi lo guardò, rimanendo colpito dalle sue parole, ma la testa incominciò a girargli così tanto che quasi perdeva l'equilibrio. Kisame lo sorresse. -Tutto ok?-

-Ho bisogno di mangiare qualcosa...- disse mantenendo la testa bassa. Sentì qualcosa rigargli il viso. Vi appoggiò due dita e le vide sporcarsi di sangue. Kisame lo notò e si preoccupò.

-Ne sei sicuro?-

-S...sì...-

-Ti accompagno a mangiare.-

Era certo che Itachi gli stava nascondendo qualcosa. Avrebbe voluto chiederglielo, magari strappargli la verità con la forza, ma non lo fece. Aveva rispetto per lui e in un certo senso sentiva il desiderio di proteggerlo, cosa che non aveva mai provato per nessuno. Aveva deciso che avrebbe aspettato ma che prima o poi lo avrebbe scoperto.







*YA lyublyu= adoro (pronuncia ja liublu)
 
Ciao a tutti! Ecco un nuovo capitolo, l'ho postato prima del dovuto perché non resistevo! Spero sia venuto bene e che la storia vi stia interessando!
Grazie a tutti, al prossimo capitolo Martedi o Giovedi!


Ryuga Hideki

 

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Capitolo 3
*** Nobody can save me ***


NOBODY CAN SAVE ME





 

Giunti all'appartamento di Sasori, Deidara si guardò intorno. Erano all'undicesimo piano di un enorme grattacielo. Le stanze avevano enormi finestre da cui entrava tantissima luce naturale. La sala era enorme ed affacciava su di una modernissima cucina a vista. Vi era una camera da letto grandissima con un letto spaziosissimo ed un bagno in camera. Accanto alla camera da letto vi era uno studio e un bagno per gli ospiti, anche se di fatto Sasori non ne aveva mai. Il tutto era arredato con un ottimo gusto moderno e allo stesso tempo raffinato. Ogni cosa era al proprio posto e pulitissima, alquanto strano per un artista.

-Hai una casa stupenda, Danna!- esclamò affascinato. Il rosso annuì.

-Se vuoi darti una sistemata...- lo accompagnò davanti al bagno. -Questo è il bagno.- il biondo analizzò la stanza e poi si voltò verso di lui con un sorriso fiero.

-Vuoi che indosso qualche cosa di particolare?-

-No, va bene così...- il biondo annuì. -Fai con calma-

-Ok, grazie!- entrò, sentendo gli occhi del rosso seguirlo fino a che non si chiuse la porta dietro e vi si appoggiò. Rimase per qualche minuto lì fermo. Aveva il cuore che gli batteva velocemente, non riusciva a controllarsi. Si mise una mano sul petto, mordendosi il labbro. Si sentiva scoppiare. -Dannazione! Non può essere successo! Come faccio ora? Cosa faccio ora?- pensò, mettendosi le mani sul viso. -Proklyat'ye*...- fece dei respiri profondi riuscendo a calmarsi un poco.

Sasori rimase fuori dalla porta per qualche istante, poi si ricordò di quello che aveva fatto al parco e si rese conto di ciò che era riuscito a fare al bar. Sgranò gli occhi e corse in camera per togliersi i pantaloni, che buttò, e cambiarsi. Raggiunse il proprio bagno e si lavò i denti con estrema cura. Quando ebbe finito si recò in sala e vide Deidara intento ad ammirare il panorama. I capelli erano tornati perfettamente in ordine e sciolti. Rimase a guardarlo per un istante per poi schiarirsi la gola e avere la sua attenzione. Il biondo si voltò, aveva uno sguardo strano e diverso dal solito. Gli sembrava di guardarsi allo specchio. Il cuore di Sasori perse un battito.

-Ahm...andiamo pure nello studio...- gli fece strada. Quando glielo mostrò, gli occhi di Deidara ritornarono a brillare. Vi era profumo di legna e plastilina. Le pareti erano un esplosione di colori caldi. Vi erano un sacco di cose artistiche che Deidara non possedeva ma che avrebbe tanto voluto avere.

-Credo sia...la cosa più bella che io abbia mai visto!- esclamò, posando una mano sul cavalletto perfettamente pulito. Vi erano opere sparse un po' ovunque. Sembrava di essere in un posto completamente diverso dal resto della casa, era come se fosse entrato dentro l'anima di Sasori.

-Beh...è il mio mondo, la mia vita...- il biondo chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni la fragranza che inondava l'intera stanza. Riuscì a calmarsi, ogni pensiero che lo avviliva pochi istanti prima erano scomparsi.

-Possiamo iniziare...- aprì gli occhi, per poi voltarsi verso il rosso. -Dove mi metto?-

-Ehm...- prese uno sgabello e lo fece accomodare. Lo guardò, cercando di capire cosa volesse trasmettere. -Posso...sistemarti?- gli domandò, guardandolo negli occhi. Deidara arrossì leggermente, annuendo. Gli fece cadere leggermente all'indietro il cappotto di camoscio. Si avvicinò al colletto della camicia, le mani gli tremarono lievemente quando iniziò ad aprirgli qualche bottone. Subito dopo lo guardò negli occhi, gli sistemò i capelli per poi fissargli le labbra. Il cuore di Deidara, se avesse potuto, sarebbe esploso in quel preciso momento. -Ora...guarda fuori dalla finestra...- il biondo annuì e guardò fuori. Sasori si mise in posizione dietro ad un cavalletto. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e poi lo guardò. Gli occhi di Deidara erano tornati malinconici e ciò ispirò ancora di più Sasori. -Lui è...- pensò.

Nel giro di un paio d'ore finì il dipinto, mancava solo qualche tocco in più e poi era completo.

-Ho finito...- comunicò Sasori.

-Era ora! Mi stava diventando il culo quadrato!- si alzò e si sgranchì la schiena, le gambe e il collo, per poi avvicinarsi. -Vediamo cos'è uscito!- gli andò vicino e quando vide l'opera rimase sorpreso e senza parole. L'abilità di Sasori era così elevata da riuscire a cogliere l'animo e i pensieri che tormentavano Deidara. Vedere ciò che lo angosciava lo rese più triste di prima. Abbassò lo sguardo e strinse i pugni.

-Io...io...devo andare...- si voltò e corse verso la porta di casa. Sasori lo seguì e lo fermò prendendogli la mano, stringendogliela con forza.

-Aspetta...- gli disse con tono gentile e calmo. Deidara mantenne la testa bassa e gli rivelò tutto come se avesse letto i pensieri di Sasori.

-Non posso stare qui. Mi sto innamorando di te e non doveva succedere!- si staccò bruscamente dalla presa ferrea del rosso che rimase incredulo a ciò che aveva udito. -Lo so, sono uno stupido idiota che si prende una cotta per il proprio maestro!- rise istericamente.

-No, non lo penso affatto...- a quelle parole Deidara sgranò gli occhi ed alzò leggermente la testa, ma senza voltarsi. Sasori non sapeva cosa dire, aveva la testa alquanto confusa e non riusciva a capire ciò che provava in quel momento.

-Do svidaniya...- disse il biondo con freddezza per poi uscire dall'appartamento.

Sasori rimase immobile a fissare la porta. Sentiva il petto stringersi e i polmoni chiudersi. Avvertiva come un pesante peso sul torace. Le mani stavano iniziando a farsi sempre più fredde. Si sentiva mancare. La testa stava per esplodergli. Stava impazzendo. Si sedette per terra, respirando a fatica. Si adagiò delicatamente sul pavimento, mettendosi sul fianco. Cercò di fare respiri profondi ma più ci provava e peggio stava.

-Mi sento morire! Dannazione, che devo fare? Stai calmo, Sasori! Andrà tutto bene! È solo un attacco di panico. Non ne avevi da anni, ma ci sei già passato, lo hai già superato. Chiudi gli occhi, metti una mano sul petto e concentrati sui battiti del cuore. Cazzo, non ho neanche gli ansiolitici! Perché sta succedendo adesso? Cosa cazzo mi succede? Non respiro! Stai calmo! Concentrati sul cuore!- continuava a dirsi mentalmente cercando di calmarsi. Senza che nemmeno se ne rese conto si addormentò sul pavimento.

 

 

Deidara corse senza sosta fino all'uscita del palazzo. Appena vi uscì si accorse che aveva iniziato a piovere a dirotto.

- Proklyat'ye!!!- tirò un calcio contro al muro. Urlò per poi farsi cadere sulle ginocchia. La pioggia gli cadeva incessantemente addosso. La temperatura si stava abbassando drasticamente. Cercò di calmarsi un poco e quando ci riuscì chiamò la sua nyanya.

-Signorino!!! Dov'è? È successo qualcosa? Sta bene?-

-Mi vieni a prendere? Non...non ho l'ombrello...- disse con voce rotta.

-Certo! Dove si trova?- il ragazzo controllò dal telefono per poi rivelarle la sua posizione.

Una mezzora dopo la donna arrivò su di una macchina scura e dai vetri oscurati. Gli corse incontro con l'ombrello. Lo abbracciò per poi accompagnarlo in macchina.

-Tutto bene, signorino?- gli chiese amorevolmente. Il biondo era intento a guardare fuori dal finestrino, pensando a quanto era successo con Sasori.

-Sì...-

Quando arrivò a casa si fiondò in bagno per farsi un lunghissimo bagno bollente. Continuava a pensare al suo Danna. Era confuso su cosa avrebbe dovuto fare, aveva giurato che non si sarebbe lasciato travolgere dai sentimenti di alcun genere. Non faceva altro che pensare alle fredde parole del padre prima di acconsentire a lasciargli studiare arte. Continuava a sentire la voce del padre che gli ripeteva di imparare ad essere più freddo e distaccato perché non avrebbe portato benefici al suo futuro. Allora si decise di dar retta alle parole del padre iniziando a fare la scelta più logica e quindi di assopire i sentimenti che provava.

 

 

Passarono alcune settimane da quando Deidara si confessò a Sasori. I due fecero finta di nulla, anche se non era molto facile. Deidara si sentiva sempre più frustato, dei vecchi demoni del passato erano tornati a fargli visita ma che cercava di affrontare per non farsi buttare giù nuovamente. Si concentrava solo sull'arte, componendo sculture bizzarre e contemporanee.

Sasori continuava ad analizzare la propria vita e lottando, di tanto in tanto, con qualche attacco di panico. Non riusciva a concentrarsi e le idee gli venivano sempre meno. Si sentiva morire giorno dopo giorno sempre di più. Era come se l'unica cosa a mantenerlo in vita fosse l'arte.

Era una terribile giornata autunnale, quasi invernale. Pioveva e faceva freddo. Deidara non aveva alcuna voglia di uscire di casa, ma lo fece ugualmente. Non voleva privarsi dell'unica gioia riguardante Sasori che gli era rimasta. Seguire le sue lezioni era come fondersi in un unica essenza assieme a lui, era come se le loro anime potessero sfiorarsi.

Si mise come sempre al primo banco. Non appena la lezione iniziò Deidara si fece avanti, incominciando un dibattito sull'arte contemporanea e l'arte classica.

-Come fa a dire che nell'arte contemporanea non vi è sentimento mentre nella classica ed ellenistica si? Se ci si sofferma ad ammirare una creazione di Yayoi Kusama si avverte benissimo quello che vuole comunicare!- commentò con strafottenza.

-Dopo estrema attenzione e magari con l'aiuto di uno studioso dell'arte, la gente comune può cogliere meglio ciò che provi tu! Invece un quadro di Leonardo Da Vinci o una scultura di Michelangelo Buonarroti è alla portata di tutti. Chiunque, anche un bambino è capace di meravigliarsi di fronte alle loro impeccabili opere.- i due continuarono a dibattere fino a che Sasori non perse la pazienza e non lo zittì con una calma che incuteva timore. -Rimarrai in classe a fare un tema, Deidara! Ora finiscila di interrompere la lezione-

Quando l'ora finì, Sasori gli sbatté un foglio sul banco. Si sedette sulla cattedra ed aspettò che tutti quanti uscissero. Deidara si alzò e gli si avvicinò.

-Ecco la mia risposta...- gli lanciò il foglio in bianco per poi scandire per bene un: “vaffanculo” con la freddezza tipica di un russo. Sasori lo guardò negli occhi, si alzò. Lo prese per le spalle e lo fece sbattere contro il banco da cui si era alzato. Deidara si morse il labbro, il cuore prese a battergli all'impazzata. Erano così vicini da poter sentire uno il respiro dell'altro. Avrebbe tanto voluto che tutto questo sfociasse in qualcosa di più. Continuarono a guardarsi negli occhi. Sasori spostò una mano sulla sua vita e l'altra la mise attorno al suo collo, facendogli alzare leggermente il viso. Strinse la presa alla vita, facendo scappare un mugugno al biondo il cui viso si fece rosso e accaldato. Il rosso avvicinò il viso al suo collo per poter assaporare il suo profumo. Deidara schiuse le labbra, posò una mano sulla sua schiena e l'altra sul capo, stringendogli i capelli.

-Impavido come sempre, Deidara...- sussurrò il rosso. Tolse la mano dalla gola e gliela spostò sotto il mento, tirando il viso più vicino al proprio.

-Ti...ti prego...- sussurrò il biondo.

-Mi fai quasi venire voglia di...- gli si avvicinò sempre di più alle labbra, stringendo con più forza la presa alla vita. Il biondo si morse il labbro per trattenere i gemiti.

-Non rendere le cose più difficili...- sussurrò. -Ti prego...- lo sguardo di Deidara si fece malinconico e non appena Sasori lo vice perse un battito e si allontanò. Si scambiarono un veloce sguardo, poi Deidara s'incamminò verso l'uscita. Si fermò per un istante, guardandolo con la coda degli occhi e poi uscì dall'aula, chiudendo la porta con violenza.

Sasori rimase immobile per qualche minuto, guardandosi le mani. Non riusciva a credere a ciò che aveva fatto. Rabbrividì e sentì l'ansia prendergli il sopravvento ma cercò di mantenersi calmo almeno fino al ritorno a casa. Sistemò con velocità le proprie cose all'interno della borsa. Prese l'ipod e si mise le cuffie nelle orecchie per cercare di ascoltare qualcosa che lo potesse calmare. Scelse la canzone ed uscì dall'edificio per tornare a casa. Quando arrivò, posò la borsa per terra, ai piedi dell'attaccapanni. Rimase immobile per qualche secondo ripensando a ciò che aveva fatto. Si sentiva diviso in due. Aveva provato soddisfazione per quello che aveva fatto, ma si disprezzava e disgustava per averlo fatto e aver ceduto ai suoi impulsi. Con la mente annebbiata dai mille pensieri si diresse in camera e si buttò sul letto con le cuffie ancora nelle orecchie. Partì una nuova canzone, quella che, a parer suo, lo rappresentava di più interiormente.

-I'm holding up the light, I'm chasing out the darkness inside 'cause nobody can save me**...- canticchiò con un filo di voce. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla canzone cercando la calma e lucidità. L'unico modo per calmarsi completamente era mettersi il cuore in pace, prendendo la decisione giusta. Si decise che avrebbe rimediato a quello che aveva fatto nel migliore dei modi possibile. Quando la canzone finì si sentì meglio e decise di navigare su internet in cerca d'ispirazione. Un articolo in prima pagina lo colpì: “La prestigiosa famiglia Iwanov organizza un ballo in maschera per raccolta fondi”. La foto che vi era correlata ritraeva Deidara con la sua famiglia. A Sasori fu tutto molto più chiaro. Si mise l'ipod sul petto, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo: -Been searching somewhere out there for what's been missing right here**...-

 

 

 

 

La situazione a casa di Itachi non era delle migliori. Dopo aver rivelato al padre di voler abbandonare la strada per diventare avvocato il rapporto tra i due s'incrinò. L'aria era sempre tesa e molto spesso il padre inveiva contro di lui senza alcun motivo.

Quella mattina Itachi e Sasuke uscirono di casa assieme. Il maggiore decise di percorrere un pezzo di strada con il fratellino per assicurarsi che stesse bene.

-Stai bene, Sasuke?- il giovane non rispose, si limitò a tenere lo sguardo basso. -Non ti devi preoccupare per me e per quello che succede tra me e nostro padre.-

-Come fai a dirlo?- lo guardò con occhi pieni di rabbia. -Non è giusto tutto questo! Dovresti scegliere tu cosa fare della tua vita! E non mi pare neanche giusto che ti rimproveri per nulla!- strinse i pugni. Itachi gli mise una mano sulla spalla e gli accennò un piccolo sorriso.

-Apprezzo che tu sia in pena per me, ma non ce n'è bisogno. Ho sempre saputo che non avrei mai fatto l'atleta, fin da piccolo lo sapevo, anche se è sempre stato un mio grande desiderio. È già tanto che io riesca a prendere lezioni di karate senza collassare...- Sasuke lo guardò negli occhi per poi abbassare lo sguardo. -Però tu mi devi promettere che seguirai i tuoi sogni e farai di tutto per raggiungerli, ok?- il minore alzò di colpo lo sguardo su di lui e lo guardò con determinazione per poi annuire.

-Te lo prometto!-

-Bravo, fratellino!- gli diede un colpo sulla fronte con due dita. -Ora vai, prima che fai tardi!- si salutarono e si divisero. Itachi s'incamminò verso la palestra per sfogarsi un po'.

Appena arrivato si cambiò e si mise a fare gli esercizi senza sosta. Le ore passarono di filata senza che nemmeno se ne accorgesse si era lasciato alle spalle l'ora di pranzo e perciò il suo organismo ne risentì. La testa incominciò a girargli e a perdere la vista. Diventò pallido e iniziò a sentirsi fiacco e sempre più stanco. Iniziò a tremare e ad avere un attacco di tachicardia. Si fermò ansimando, cercò di raggiungere la propria borsa ma non fece in tempo poiché cadde a terra svenuto. Qualche minuto dopo arrivò Kisame che, nel vederlo in quello stato, corse in suo aiuto.

-Itachi!- lo scrollò un po' per farlo svegliare. -Itachi, apri gli occhi! Cazzo!- lo prese in braccio e lo portò nell'infermeria del centro sportivo. -Ho bisogno di aiuto!!!- due infermiere gli corsero incontro per poi accompagnarlo nella sala medica.

-Aspetti qui fuori per cortesia...- gli disse una delle due. Kisame non riusciva ad aspettare, continuava a fare avanti e indietro davanti alla porta. Per la fortuna di Itachi i medici del centro sportivo erano a conoscenza del suo stato di salute, poiché erano stati avvisati dal maestro precedente. Gli somministrarono dell'insulina e nel giro di poco tempo aprì gli occhi. Le infermiere uscirono dalla stanza.

-Come sta?- chiese preoccupato Kisame.

-Tutto bene, ha avuto un calo di glicemia. Dovrebbe evitare di strafare, gli fa bene lo sport ma solo con moderazione! Sopratutto nelle sue condizioni!-

-Ok...grazie!- non ascoltò completamente l'infermiera, solo a sentire che Itachi stava bene lo aveva fatto smettere di ascoltare. Entrò nella stanza e si avvicinò al lettino. Itachi aveva lo sguardo spento e perso nel vuoto. La vista era ancora appannata. -Stai forse cercando di farti fuori lentamente?- il moro non rispose, si limitò a mettersi il braccio sugli occhi. -Non sono stupido! So perfettamente che c'è qualcosa che non va, non sono nato ieri! E faresti bene a dirmelo o farò il modo che tu non metta più piede in questa palestra!- Itachi tolse il braccio dagli occhi e voltò lo sguardo verso di lui. Rimase in silenzio per qualche secondo, facendo percepire l'aria tesa all'Hoshigaki che si sentì irritato dalla situazione. Poi il moro proferì parola con tono atono.

-Sono diabetico da quando sono nato e il mio sistema immunitario fa schifo...- Kisame si fece serio e malinconico di colpo. Ora gli era tutto più chiaro. Aveva capito perché Deidara era così attento nei suoi confronti e perché molte volte si fermava durante la lezione. Si sentiva così stupido e terribilmente in colpa per aver tentato di fargli raggiungere il limite ad ogni allenamento. Si mise una mano sulla faccia.

-Sono stato un idiota! Ti ho costretto a fare un allenamento pesante senza sapere che potevi stare male...-

-Non importa... è stato bello essere trattato come gli altri...- si mise seduto con cautela.

-Non importa???- alzò la voce, guardandolo con rimprovero. Itachi si voltò verso di lui e gli mostrò uno sguardo pieno di gratitudine ma allo stesso tempo malinconico. Kisame si stupì ed istintivamente lo abbracciò forte. Itachi perse un battito e schiuse le labbra dalla sorpresa. Poco dopo chiuse gli occhi con forza e ricambiò l'abbraccio aggrappandosi con forza alla sua maglia.

-Ti prego, non trattarmi come fanno gli altri...- sussurrò con voce rotta. Kisame lo strinse ancora più forte tra le proprie braccia come se volesse proteggerlo da ogni cosa.

-Ti farò sgobbare fino a farti implorare pietà!- si staccarono, Itachi gli accennò un piccolo sorriso. L'Hoshigaki allungò una mano verso il suo viso. Era tentato di accarezzargli una guancia ma non lo fece, si limitò a scompigliargli i capelli.

-Alzati, marmotta!- si alzò. -Ti insegno qualcosa che va ben oltre il karate e le botte! Qualcosa che nutre lo spirito!- Itachi lo guardò interrogativo. Si alzò con cautela e lo seguì.

-Ovvero?-

-Meditazione, credo che ti possa far bene... Anzi, ogni giorno vieni qui e facciamo due ore di meditazione. Ti lascio anche il mio numero nel caso in cui tu non riesca a venire a lezione! Almeno ti sfoghi senza strafare!- sorrise a trentadue denti.

Itachi lo guardò senza dire nulla. Era rimasto colpito da tale gesto. Sentiva dentro di sé nascere qualcosa che ancora non sapeva bene come definire ma che avrebbe scoperto presto.





*Proklyat'ye= dannazione (pronuncia praclezie)
** Titolo della canzone Nobody Can Save Me


 
Ciao a tutti! Eccomi come promesso con un nuovo capitolo. Spero che vi piaccia e spero non ci siano errori di distrazione! Prometto che ogni cosa verrà spiegata (sempre se non mi scordo qualcosa ma spero di no). Ringrazio tutti voi che state seguendo e leggendo! Fatemi sapere cosa ne pensate se volete e se avete qualche consiglio in generale! 

Grazie a tutti, ci si vede settimana prossima con il prossimo capitolo!


Ryuga Hideki
 

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Capitolo 4
*** Ricominciare ***


 
 


 

RICOMINCIARE







 

 

Era stato chiamato dalla preside dell'istituto per una comunicazione importante. Si stava dirigendo verso il suo studio nel mentre le classi facevano lezione. Aveva la testa tra le nuvole, non riusciva a concentrarsi già da qualche giorno e in cuor suo aveva il timore che la direttrice volesse rimproverarlo per il suo andamento scolastico, anche se non era cambiato di molto.

Bussò alla porta e si accomodò.

-Sasuke, ben arrivato!- disse la donna facendolo accomodare. Il giovane si stupì nel ritrovare nella stanza anche Hinata.

-S...salve...- si sedette accanto a lei. -Doveva dirmi qualcosa d'importante?- chiese con il suo solito tono pacato.

-Ho fatto chiamare sia te che Hinata per lo stesso motivo. A breve ci sarà la festa d'inizio inverno dell'istituto per questo volevo chiedervi di diventare gli organizzatori dell'evento.- i due ragazzi si sorpresero. -Avete circa un mese di tempo per tutto!-

-Non c'è problema. Lasci fare a noi!- sorrise teneramente Hinata. Sasuke annuì senza dire nulla.

-Grazie! Sapevo di poter contare su di voi! Potete andare.- i due si alzarono, fecero un inchino ed uscirono dalla stanza. Rimasero in silenzio per qualche secondo, Sasuke era impegnato a notare il comportamento della giovane per vedere se Sakura e Naruto avessero ragione. Notò che il viso di Hinata si era fatto tutto rosso, ma pensò che si trattasse semplicemente di timidezza. In ogni caso continuò a tenerla d'occhio.

-Ho...ho notato che ultimamente s...sei pensieroso. S...stai bene?- gli chiese, facendosi coraggio e tenendo lo sguardo fisso per terra.

-Più o meno...-

-V...vuoi parlarne?- lo guardò con la coda degli occhi.

-Non credo servirebbe...-

-Beh, potrebbe alleggerirti il carico! M...ma se non vuoi va bene lo stesso!- Sasuke la guardò. Ci rifletté su per qualche istante.

-Non va tanto bene a casa, tutto qua...- Hinata si mise una mano sul petto, voltando leggermente lo sguardo verso di lui.

-Spero non sia nulla di grave-

-Mmh... Mio padre non fa altro che arrabbiarsi con Itachi perché gli ha detto che non vuole fare l'avvocato.- abbassò lo sguardo, si fermò e strinse i pugni con forza. Hinata si voltò verso di lui. -Non so cosa fare...vorrei difendere mio fratello ma non posso per rispetto nei confronti di mio padre, ma...- si morse il labbro. Hinata gli prese una mano con titubanza. Sasuke si sorprese e la guardò. Aveva le guance rosse e gli occhi rivolti verso il basso.

-Forse la cosa che puoi fare per aiutare tuo fratello non è difenderlo da tuo padre, ma essergli di supporto dopo lo scontro con lui.- alzò lo sguardo sorridendogli. -Forse sentire il tuo sostegno e affetto può dargli la forza per resistere e andare avanti!- il giovane si sorprese sempre di più. Quelle parole lo avevano colpito parecchio e nel sentirle poteva dire di sentirsi più leggero.

-Grazie Hinata! Credo che seguirò il tuo consiglio...- le accennò un piccolo sorriso, facendola imbarazzare ancora di più.

-Fi...figurati!- si voltò. -Ora è meglio se corro in classe! A dopo!- corse via. Sasuke rimase a guardarla allontanarsi. Senza che se ne rendesse conto aveva dipinto sul viso un sorriso radioso. S'incamminò verso la propria aula pensando alle parole di Hinata e a quello che avrebbe potuto fare per Itachi.

 

 

 

Era una tiepida giornata di autunno. Il sole era pallido ma ancora abbastanza caldo e il cielo era limpido, privo di nuvole. Sasori si alzò prima del dovuto poiché non era riuscito a riposare bene. Si preparò ed uscì di casa per andare all'accademia. Voleva arrivare prima, anche se cambiare abitudine non gli andava troppo a genio anche se il suo analista glielo aveva sempre consigliato. Decise di rimediare a quello che aveva fatto a Deidara il giorno prima. Scoprire la verità sulla sua famiglia lo fece sentire in colpa poiché non era riuscito a trattenere i propri impulsi con cui stava lottando da anni. Aveva intuito perché quel giorno era scappato dal suo appartamento e per questo motivo aveva deciso di porgergli le sue scuse.

Giunse in classe un ora prima dell'inizio della lezione. Sistemò tutto con estrema calma e precisione. Pulì la sedia di legno e vi si sedette, aspettando gli studenti. Quando arrivarono, furono tutti sorpresi nel vederlo già lì. Quando Deidara entrò lo guardò con un po' di aggressività negli occhi, mostrandosi sicuro di sé.

-Prima d'iniziare volevo farvi i complimenti. Siete la mia prima classe che si mostra all'altezza delle mie lezioni e devo dire che è estremamente raro.- volse lo sguardo verso il biondo. -Deidara, visto che sei il mio migliore allievo vorrei affidarti qualche commissione extra.- il ragazzo lo guardò un po' confuso. Non capiva se poteva fidarsi o se si sarebbe comportato come il giorno precedente. Una cosa gli era certa, aveva lo sguardo completamente diverso. -Se puoi fermarti qualche minuto dopo la lezione ti spiego cosa fare...-

-Non c'è problema!- gli rispose con fermezza.

-Bene, iniziamo...- il biondo passò l'intera lezione ad analizzarlo, perdendosi del tutto la spiegazione.

Quando la campanella suonò Deidara si alzò e si avvicinò alla cattedra.

-Mi dica, professore!- incrociò le braccia.

-Vorrei che preparassi un paio di lezioni al mio posto. Ovviamente saranno svolte in un altra sezione per evitare qualche discordia tra te e i tuoi compagni...- si fermò un attimo. -Anche se la cosa mi alletta...- pensò tra sé e sé. Scosse la testa per cacciare via quei pensieri. Deidara si sorprese della proposta del rosso.

-Perché vuoi darmi una tale responsabilità?-

-Te l'ho detto, perché sei il migliore allievo che io abbia mai avuto e vedo del potenziale in te, quindi tanto vale metterti alla prova con qualcosa di stimolante.- il biondo sorrise con orgoglio. -Sceglierai l'argomento e poi me lo comunicherai non appena ci vediamo.-

-Prevoskhodnyy*!!!- rise soddisfatto.

-Scusa...- abbassò lo sguardo il rosso. Deidara smise di ridere, rimanendo sorpreso.

-Cosa?-

-Mi spiace per ieri. Non avrei dovuto...- le mani iniziarono a tremargli impercettibilmente. -Non sono riuscito a controllare i miei impulsi...- il biondo lo guardò con uno sguardo confuso.

-Non capisco...- Sasori posò lo sguardo fuori dalla finestra.

-Soffro di un disturbo della personalità...anzi ho qualche problema psicologico che sto cercando di curare, ma da quando ti ho visto fuori da scuola la prima volta si sono fatti più insidiosi e difficili da tenere a bada.

-Eppure hai detto che ti faccio stare bene...- lo guardò ancora più confuso.

-Sì... Quando parliamo o semplicemente vedere la tua determinazione mi rende calmo, ma quando ho visto quel tuo sguardo malinconico mentre posavi per me, hai acceso demoni che si erano attenuati da tempo. Vedere il tuo sguardo simile al mio mi ha fatto desiderare di...- lo guardò e poi abbassò lo sguardo.

-Di...?-

-Di farti male...- sussurrò. Deidara sgranò gli occhi ed indietreggiò leggermente. -Ma allo stesso tempo non riesco e non capisco perché.- alzò lo sguardo su di lui. -Ti sei infatuato di un mostro...- il cuore del biondo perse un battito. -Ma tranquillo, non mi avvicinerò più del dovuto a te. Controllerò i miei impulsi con le pillole e sarai al sicuro.- il biondo abbassò lo sguardo. -Ti prego di non rinunciare all'opportunità che ti ho dato poc'anzi...-

Deidara scosse la testa. Strinse i pugni e alzò il viso guardandolo con occhi pieni di fierezza. Sasori si sorprese.

-Vado subito a lavoro!- corse fuori. Voleva allontanarsi il più possibile da quel posto e da lui. Corse fino a casa senza sosta come se volesse correre via dalla verità. Non appena arrivò a casa andò a rifugiarsi nell'immenso giardino che avevano. Raggiunse l'angolo più isolato da tutto e da tutti e si fece cadere per terra ansimando. Era completamente sudato con il viso tutto arrossato. Il cuore gli batteva velocissimo nel petto, come se volesse scappare dal torace.

Ti sei infatuato di un mostro...

Non riusciva a togliersi dalla testa quella frase. Non riusciva a credere a quelle parole. Sasori non poteva essere una persona sadica e violenta. Si sentiva uno stupido, come poteva essersi infatuato di qualcuno così velocemente? Lo conosceva da tre mesi, avevano avuto modo di parlarsi qualche volta e ogni volta che succedeva sentiva il suo cuore sussultare. Eppure questa volta è stato diverso. Il petto gli faceva male, come se fosse stato trafitto da un pugnale. Forse essere rifiutati sarebbe stato meglio che sapere la verità. Gli faceva male perché sperava che l'avventatezza di Sasori del giorno precedente avrebbe potuto significare qualcosa. Sapeva che non sarebbe potuto succedere nulla tra di loro, eppure ci sperava. Lo desiderava con tutto il cuore.

-Sei uno stolto, Deidara...- sussurrò con gli occhi fissi al cielo. Odiava questa situazione, ma la razionalità prese il sopravvento anche se in lui ve n'era poca. Aveva capito che forse avrebbe dovuto rinunciare a quel desiderio che il suo cuore gli urlava. Aveva compreso che sarebbe stato saggio assopire i propri sentimenti definitivamente. Non era sicuro di potercela fare, ma avrebbe tentato.

Si sdraiò sul fianco e si strinse le gambe al petto. Un soffio di vento gli accarezzò il viso, provocandogli dei brividi lungo la schiena.

-Danna...- sussurrò, strizzando gli occhi. Scosse la testa e si alzò da terra. -Concentriamoci solo sul dovere!- si disse con occhi pieni di determinazione. Corse in camera, si spogliò buttando tutti i vestiti a terra e si cambiò. S'infilò dei pantaloni della tuta grigi e una maglietta nera dei AC\DC. Si legò i lunghissimi capelli biondi a modo di chignon scompigliato e concluse mettendogli degli occhiali per far riposare la vista davanti al computer.

Si mise subito all'opera dando il meglio di sé. Aveva deciso di preparare la lezione sull'arte contemporanea visto che quelle di Sasori, secondo Deidara, non rendevano giustizia alla sua magnificenza. Non si fermò mai, neppure per mangiare e per dormire, anzi il mattino seguente si era ritrovato a sonnecchiare sulla scrivania. Quando suonò la sveglia si alzò di soprassalto e senza nemmeno pensarci si fiondò in doccia per darsi una bella svegliata. Si vestì con le prime cose che aveva sotto mano e corse di sotto in cucina a prendersi una banana.

-Signorino, non ha mangiato niente ieri! Non può fare colazione con solo una banana!- esclamò preoccupata la sua nyanya.

-Tranquilla!- la donna rimase a guardarlo corre via. Scosse la testa e sospirò preoccupata.

-Spero solo che non ricada nei vecchi problemi...- pensò la donna.

Quel giorno le lezioni gli sembravano non terminare mai. Era ansioso di tornare a casa e ultimare il lavoro che gli aveva assegnato Sasori. Sembrava un robot, ad ogni cambio aula correva come un razzo per fiondarsi in quella nuova come se potesse iniziare e finire prima.

Quando la giornata finì si fiondò subito verso l'uscita senza guardare in faccia nessuno. Non fece caso nemmeno di essere passato accanto a Sasori che rimase sorpreso dalla turbolenza del ragazzo. Si voltò verso di lui vedendolo uscire. Accennò un minuscolo sorriso, pensò che probabilmente si era già messo al lavoro.

Passò un intera settimana. Deidara aveva ultimato la commissione che gli era stata affidata. Aveva trascorso tutti i giorni precedenti a lavorare sodo senza alcuna sosta, dimenticandosi di mangiare e di dormire almeno le sei ore per ricaricarsi.

Il sole era sorto da qualche ora e un raggio si era posato sul suo viso adagiato sulla scrivania. Si svegliò prima che la sveglia suonasse. Si alzò dalla sedia e si stiracchiò. Si sentiva uno straccio. Probabilmente aveva delle occhiaie che potevano competere contro gli occhi dei panda. Ma era orgoglioso e soddisfatto del lavoro che aveva ultimato. Sorrise, prese il telefono e spense la sveglia. Andò a farsi un bel bagno tiepido per rigenerarsi. Dopo circa una mezz'oretta uscì e si vestì, scegliendo con cura i propri capi. Optò per una maglia nera con sopra una camicia rosso scuro e dei semplici jeans neri. Si mise gli stivaletti, prese tutto il materiale che aveva da mostrare a Sasori e corse di sotto. Prese la sua solita banana e il cappotto di pelle ed uscì.

Aspettò con ansia la lezione di Sasori, decise di parlargli a fine ora per non rubargli tempo prezioso. Non faceva altro che muovere su e giù il piede dall'eccitazione. Si continuava a chiedere cosa avrebbe pensato di ciò che aveva scritto e sopratutto quando avrebbe tenuto la lezione.

Quando la campanella suonò, si alzò e lo raggiunse.

-Scommetto che hai terminato il lavoro...- commentò il rosso nel mentre sistemava le proprie cose.

-Sì! Come...-

-Si nota che sei agitato, anzi emozionato... sei tanto espressivo...- lo guardò alzando un poco lo sguardo.

-Uhn! Non che me ne freghi molto, comunque ecco qui!- gli mostrò un bel malloppo di fogli, su per giù un centinaio. Sasori si mise eretto e prese il lavoro, lo sfogliò velocemente e glielo ridiede. Deidara lo guardò confuso. Sentiva il cuore battergli a mille e la preoccupazione salirgli. -B...beh? Quando...-

-Adesso, ovviamente...- sentenziò Sasori con un tono di voce pacato e distaccato. Il biondo sgranò gli occhi, il cuore perse un battito.

-C...cosa?-

-Hai capito bene. Non ho bisogno di controllarlo, se è come i tuoi test non sarà deludente e sono sicuro che anche l'esposizione andrà bene. Te l'ho detto, sei eccellente se non lo fossi non ti avrei assegnato un tale compito, non trovi?-

-Lo so che sono eccellente! Ma sono uno straccio! Non possono prendermi sul serio!- alzò la voce, stringendo i pugni. Sasori lo guardò con occhi inespressivi che improvvisamente cambiarono sentendo quel suo desiderio violento prendere il sopravvento. Scosse la testa, fece un respiro profondo e tornò serio.

-Non sono i vestiti o il tuo aspetto a dire se sei una persona seria o meno. Tutto lo determina il modo in cui ti poni e il modo in cui ti senti dentro. Se ti senti terrorizzato e non all'altezza nessuno ti prende in considerazione. Se ti senti sicuro di te e determinato allora puoi far credere qualsiasi cosa...- Deidara si calmò. Le parole di Sasori lo colpirono parecchio. -Sei o non sei all'altezza di un tale compito?-

-Certo che lo sono! Sono sicuro di saper spiegare l'arte contemporanea meglio di lei!- lo guardò con un fuoco ardente negli occhi. Sasori incrociò le braccia e sorrise soddisfatto. -Piuttosto lei come farà a starmi dietro se non sa cosa ho scritto? Non sa che artisti ho portato...-ghignò.

-Era prevedibile che avresti affrontato un tema simile, quindi ho semplicemente ripassato tutti gli artisti contemporanei che sono esistiti...-

-Dannazione! Potrai essere riuscito a farmela, ma al secondo tentativo ti stupirò!- pensò il biondo.

-Andiamo...mi stai facendo fare tardi e odio fare tardi!- s'incamminarono verso la nuova aula. Quando arrivarono Sasori si scusò per il ritardo. -Lui mi aiuterà con la lezione di oggi. Si chiama Deidara e parlerà dell'arte contemporanea.- il biondo fece un mezzo inchino. Si voltò verso la cattedra ove appoggiò i propri foglie, prese un respiro profondo e tornò a guardare gli alunni. Senza farselo dire, iniziò la lezione con estrema sicurezza di sé. Gli studenti erano tutti attenti a seguire ciò che il biondo diceva.

Sasori era appoggiato alla cattedra con le braccia conserte nel mentre lo guardava e valutava. Era davvero impressionato dalla passione e bravura innata del biondo. Sembrava che fosse nato per fare tutto questo. Non c'era quasi bisogno di aiutarlo anche se di tanto in tanto decise di farlo e aggiungere qualche cosa che gli era sfuggito. Riusciva a sentire tutta la passione e l'amore che ci aveva messo a preparare la lezione che stava affrontando. Ciò gli fece tornare alla mente alcuni frammenti del suo passato. Gli sembrava di sentire parlare sua madre quando gli raccontava le storie che vi erano dietro ad ogni dipinto. In un certo senso gli ricordava anche se stesso quando aveva iniziato ad insegnare. Amava il lavoro che faceva, un tempo era una sorta di medicina naturale che assopiva i disturbi che lo tormentavano. Ma con il passare degli anni la situazione si faceva sempre più difficile e ciò che amava più di ogni altra cosa non lo aiutava più.

Quando la lezione terminò, Deidara si voltò verso di lui con un sorriso raggiante in viso. Sasori ricambiò, gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.

-Sei stato bravo, magari potevi fare di meglio ma sei stato davvero fantastico!- il cuore di Deidara prese a battere velocemente per l'eccitazione e l'emozione. Non riusciva a credere a tutto ciò. Avrebbe voluto continuare a parlare d'arte per un altro giorno intero.

-Sono davvero, davvero felice!!!- lo abbracciò senza farci caso. Sasori si sorprese, non sapeva cosa fare, ma per fortuna il biondo si staccò e tornò composto.

-Noto che sei un po' sciupato...ti va di andare a mangiare qualcosa?-

-Non le fa schifo mangiare fuori?- chiese il biondo con uno sguardo interrogativo.

-Non ricordarmelo... ma il mio analista vuole che faccio progressi, quindi... e poi ho il ristorante di fiducia!- sistemò le proprie cose. Deidara pensò se accettare o meno l'invito. Non era sicuro che fosse la scelta più giusta da fare, sopratutto dopo le rivelazioni del professore. Lo guardò nel mentre sistemava le sue cose. Il rosso prese un barattolino di plastica arancione e ne estrasse due pillole. Le mise in bocca e le fece scendere giù.

-Allora si sta davvero curando...- pensò tra sé e sé il biondo. Si sentì sollevato e allo stesso tempo felice per lui. Il rosso si voltò e lo guardò.

-Allora? Vieni?- Deidara si era completamente dimenticato di dargli una risposta. Si era perso nei suoi pensieri.

-Sì!-

Uscirono dall'accademia e si diressero verso un locale lì vicino. Era un piccolo ristorante tenuto davvero bene. Era tutto pulito e ordinato, con bianche pareti e un arredo semplice ed elegante.

-Sasori! È da una vita che non ci si vede!- esclamò il proprietario non appena lo vide.

-Già...-

-Vieni, vieni! Il tuo posto è sempre pronto ad aspettarti! Non l'ho mai fatto usare a nessuno anche quando hai smesso di venire!- disse l'uomo calorosamente, accompagnandoli verso un tavolino accanto alla vetrata che dava sul giardino.

-Non dovevi...-

-Ma figurati!- il biondo ascoltava attentamente ciò che diceva il proprietario del ristorante. -Vi lascio scegliere!- se ne andò. I due si sedettero e si misero a leggere il menù. Deidara lo fissava con la coda degli occhi. Si morse un labbro, era troppo curioso di sapere e conoscere meglio Sasori.

-Come mai hai smesso di venirci?- abbassò la lista e lo guardò. Il rosso strinse il menu con più forza. Deidara notò la reazione. Lo aveva messo a disagio, ma non gli importava molto poiché voleva conoscerlo a fondo. -Danna...- lo chiamò con tono gentile. Sasori si calmò, mantenendo lo sguardo fisso sulla lista del cibo.

-La mente ha la capacità di farti sentire bene un giorno e poi distruggerti nel seguente...- rivelò freddamente. Il biondo decise di non indagare ulteriormente al momento. Avrebbe aspettato il momento più adatto per farlo. Qualche minuto dopo tornò il proprietario del locale per prendere le ordinazioni.

-Cosa vi porto?-

-Il solito...- disse Sasori. -Ma senza sakè...-

-Verdure al vapore per me, ma senza riso...-

-Ok, vedrò di fare il prima possibile!- li lasciò soli.

Si misero a parlare del più e del meno, iniziando a conoscersi un po' meglio e sentendosi al proprio agio. Ovviamente non poteva mancare qualche discussione sull'arte che infiammava i cuori di entrambi.

Quando ebbero finito di mangiare, anche se non si poteva dire la stessa cosa per Deidara visto che aveva quasi avanzato tutto, Sasori andò a pagare ed uscirono.

-Ti va di fare quattro passi al parco qui vicino? Non voglio tornare a casa...- gli chiese il biondo. Sasori annuì e s'incamminarono.

-Come mai non vuoi tornare a casa?- il biondo alzò le spalle.

-Così...c'è troppa gente che va e viene e non voglio stare da solo...- rivelò.

-Probabilmente staranno organizzando il ricevimento di cui ho letto qualche giorno fa...- pensò il rosso. Quando arrivarono al parco, Deidara chiuse gli occhi alzando il viso verso il cielo. Fece un respiro profondo e si stiracchiò. Si tolse le scarpe e corse a piedi nudi verso un albero. Sasori sgranò gli occhi, non poteva credere a ciò che gli aveva visto fare. Lo seguì.

-Dai su! Siediti!- disse il biondo buttandosi per terra a pancia in su. -Fai un piccolo passo in avanti! Siediti solamente!-

-Ecco...io...- sentiva l'ansia prendere il sopravvento. Deidara si mise seduto e gli allungò la mano.

-Se sei sicuro di te puoi convincere chiunque di qualsiasi cosa! Puoi convincere la tua mente, Danna!- gli sorrise. Sasori lo guardò negli occhi e trovò la calma di cui aveva bisogno. Gli prese la mano e si sedette. -Visto, non sei morto!- rise.

-Lo dici adesso...- sussurrò un po' irritato, ma sentire la risata di Deidara lo fece stare meglio. Poco dopo smise e si buttò all'indietro per sdraiarsi sul terreno.

-Da...danna... da quanto tempo hai sto problema? E perché?- lo guardò. Notò il suo sguardo farsi malinconico più del solito.

-I primi problemi sono apparsi quando avevo cinque anni esattamente il giorno dopo in cui i miei genitori sono morti...- Deidara sgranò gli occhi, sentendo il cuore fermarsi per un'istante. -Ma a quell'età avevo iniziato con il disturbo ossessivo compulsivo. Crescendo il dolore che provavo mi aveva cambiato i pensieri. Volevo che la gente soffrisse per ricavarne piacere, così non ero il solo a stare male. Credevo che se loro soffrissero la gioia che provavo avrebbe fatto passare ciò che avevo dentro. Ma mi sbagliato...ho perso il controllo della situazione...- gli occhi di Deidara si erano fatti un po' lucidi, non riusciva a staccare lo sguardo da quello di Sasori. Credeva che si sarebbe messo a piangere, ma probabilmente quegli occhi avevano versato già abbastanza lacrime da prosciugarsi del tutto.

-Mi spiace, Danna...- gli sfiorò la mano.

-Tranquillo, sto bene... se non fosse per mia nonna non so se sarei ancora qui...- accennò un piccolo e falso sorriso. Poi sospirò e si voltò verso di lui. -E tu perché non mangi più?- il biondo si sorprese. Si alzò per mettersi seduto e stringersi le gambe al petto.

-Ho lo stomaco chiuso da qualche giorno...- lo guardò ed accennò un amaro sorriso. -Te ne sei accorto tu, mentre a casa mia nessuno c'ha fatto caso...come sempre dal resto...- rise amaramente.

-Beh, ma io sono fissato per i dettagli, non faccio testo...-

-No, sono i miei che hanno fatto un figlio per sbaglio o probabilmente solo per portare avanti il nome della famiglia...- appoggiò il mento sulle ginocchia con lo sguardo fisso davanti a sé.

-Non dev'essere facile appartenere ad un'importante famiglia russa, sopratutto se sono consiglieri del leader politico della nazione...- Deidara lo guardò un po' sorpreso.

-L'hai scoperto... Come?-

-Beh, bastava che cercassi su internet il tuo nome e cognome dopo che me l'hai rivelato. È stato molto astuto iscriverti a scuola usando l'abbreviazione del tuo cognome. Ma comunque mi è capitato per caso di leggere un articolo e trovare una foto della tua famiglia...- lo tranquillizzò prima di passare per uno stalker.

-Oh...- tornò a guardare avanti a sé. -Beh sì...non è per niente bello e facile essere nati in una famiglia così, poi in Russia figuriamoci- rise amaramente. -Non so se faccia più male avere una famiglia che nemmeno ti considera o non averla affatto...-

-Probabilmente è doloroso ad ugual misura ma diversamente...- si mise a guardare il cielo. -Ma se ti senti solo puoi sempre cercarmi...- stranamente si sentiva calmo. Gli impulsi aggressivi si erano spenti per tutto quel periodo in cui si era seduto accanto a lui. Non capiva come mai gli riuscisse così facilmente aprirsi con lui, forse la sua anima aveva riconosciuto in quella di Deidara qualcosa che ancora non gli era chiaro. Il biondo lo guardò con la coda degli occhi, cercò la sua mano per poi posare la propria su di essa.

-Grazie, Danna...-

 

 

 

Anche quel giorno Itachi era andato in palestra, dopo le lezioni all'università, per fare un po' di meditazione assieme a Kisame. In quei pochi giorni che aveva iniziato era riuscito a ritrovare tanta energia e a reprimere la rabbia nei confronti del padre. Ogni secondo che passava con gli occhi chiusi, riusciva a sentire nuova energia in corpo e a rigenerarsi completamente. Si sentiva in pace con se stesso ogni volta che meditava, era come se riuscisse a trovare un angolo di paradiso sulla terra.

Aveva gli occhi chiusi, il petto si alzava e abbassava con armonia e delicatezza. E con altrettanta finezza e calma aprì piano le palpebre. Sentiva il corpo svegliarsi come se avesse dormito per quell'intera ora, anche se la mente era ancora sveglia. Era rilassato, ogni affanno della vita era sparito.

Kisame si alzò e gli andò vicino, porgendogli una mano.

-Come va?- gli chiese il maestro.

-Bene... va sempre meglio...- gli afferrò la mano e si tirò su.

-Te l'avevo detto io...- gli sorrise. -Che dici, ci facciamo un giro?- il moro annuì, nel mentre si dirigeva verso lo spogliatoio per andarsi a cambiare.

Si tolse il karategi che depose con cura dentro la borsa. S'infilò i jeans e la camicia bianca. Si sciacquò il viso con dell'acqua ghiacciata e poi si sedette un secondo. Tirò fuori un piccolo attrezzo dalla borsa che gli serviva per monitorare il livello di glucosio nel sangue. Aspettò qualche istante, controllò che tutto fosse nella norma e poi uscì. Kisame era già pronto davanti alla porta. Lo raggiunse ed uscirono.

-Dove vuoi andare?- chiese con con atono Itachi.

-Ti faccio assaggiare il tea più buono del paese! Potrebbe farti bene anche quello!- sorrise Kisame. Itachi lo guardò assottigliando lo sguardo. Non sapeva se tutto ciò che diceva che lo avrebbe fatto stare bene era solo una diceria o era vero. Rimase in silenzio a guardarlo. Non riusciva a capire come mai si preoccupasse tanto e allo stesso tempo lo trattasse come se non avesse alcun problema.

-Secondo me vuoi semplicemente che io trovi piacere nella vita...- sbottò il moro.

-Beh, che male c'è?- lo avvolse con un braccio. -Ma comunque è risaputo che il tea ha molte proprietà benefiche!- Itachi abbassò lo sguardo e guardò con la coda degli occhi il il braccio del maestro. -Se non vivi la tua vita, tanto vale lasciarsi morire o uccidersi, non trovi?- lo guardò, notando lo sguardo un po' spento del moro. Kisame aggrottò le sopracciglia, si fermò e lo voltò verso di sé. Gli mise le mani sulle spalle e si abbassò un poco per guardarlo bene negli occhi. -Itachi...- l'Uchiha lo guardò sorpreso. -La vita non è facile per nessuno. La tua lo sarà un po' più degli altri, ma non deve limitarti! Ogni cosa accade per un motivo, se tu hai questi problemi ci sarà sicuramente una motivazione valida. Probabilmente non scalerai mai il Monte Rosa, ma sono certo che farai grandi cose!- gli occhi del moro si fecero lucidi, abbassò lo sguardo e strinse i pugni. -Ma se non la smetti di vedere la tua vita come una punizione, non andrai mai avanti e non potrai mai compiere le grandi imprese a cui sei destinato... Quindi ora ti godrai un bellissimo momento del tea!- sorrise. Itachi alzò lo sguardo, sentendosi un po' più sereno di prima.

-Grazie, Kisame...- l'Hoshigaki gli diede una pacca sulla spalla e si rimisero in marcia. Poco dopo arrivarono, presero posto e ordinarono due tazze di tea verde oolong.

-Allora Itachi, cosa vorresti fare nella vita?-

-Farò l'avvocato...- disse con lo sguardo basso.

-Non ho detto cosa farai nella tua vita, ma cosa vorresti fare! È ben diverso!- Itachi lo guardò.

-Vorrei fare l'atleta... o meglio, partecipare a gare competitive di karate-

-E scommetto che per portare avanti il mestiere di famiglia tu non possa farlo.- il moro annuì per poi guardarsi attorno.

-E anche perché dicono che sono troppo cagionevole...- Kisame appoggiò il gomito sul tavolo e si sorresse il viso con la mano.

-Neanche io volevo fare ciò che faccio ora...- Itachi si voltò verso di lui un po' sorpreso. -In famiglia siamo tutti dei grandi sportivi, anzi per essere precisi sono tutti nuotatori. Ma ho convinto mio padre a farmi fare altro o meglio... ho trovato un compromesso. Se fosse stato per me avrei unito il mestiere di nutrizionista e quello di life coach. Volevo far apprezzare alla gente la vita. Ma alla fine ho potuto scegliere quale sport fare al posto del nuoto! Insomma ho scelto quello che mi piaceva di più!- rise. Itachi rimase ammaliato dalla sua storia e dal suo amore per la vita.

-Non vorresti fare ancora il life coach?-

-Certo! Ma lo faccio di già anche se non è proprio la stessa cosa! Diventando abbastanza affermato sono riuscito a diventare un punto di riferimento per la gente che mi segue e io cerco di aiutarli in qualche modo! Così come sto facendo con te!- Il cameriere arrivò e portò le tazze di tea. -Quindi anche tu potresti fare una cosa del genere!-

-Come hai fatto a convincerlo?-

-Eh...c'è voluto molto tempo e sopratutto molte cinghiate!- rise rozzamente. -Ma sono sicuro che puoi capire cosa vuoi e ottenerla anche se devi fare l'avvocato!- Kisame lo guardò, notando il suo sguardo serio. -Anche tuo padre ti picchia?- si fece serio.

-Non tanto...più che altro usa le parole...- lo guardò negli occhi. Kisame rimase in silenzio per un istante, poi si mise composto e prese tra le mani la tazzina di tea.

-Assapora il tea con gli occhi chiusi e senti i benefici che ti dona scendendo e percorrendo tutto il tuo corpo...- Itachi fece come gli disse Kisame e si concentrò ad ogni sorso. Riuscì a sentire un lieve tepore e il gusto intenso delle foglie di tea espandersi nel suo petto. Involontariamente sorrise. -Questo che senti è la gioia di vivere...-


*Prevoskhodnyy= fantastico


 


Buon martedì a tutti!!! Ecco un nuovo capitolo come promesso! Spero di aver corretto tutti gli errori possibili e spero caldamente che vi possa piacere! 
Grazie a tutti quelli che continuano a leggere! <3 

Vi aspetto a martedì prossimo!


Ryuga Hideki

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Capitolo 5
*** Rivelazioni ***



RIVELAZIONI





 

Era seduto sulla cattedra della propria classe con le gambe incrociate, un gomito sopra al ginocchio e la mano che gli reggeva la testa. Era intento a fissare Hinata che gli stava esponendo qualche idea per la festa della scuola.

Le lezioni erano ultimate da circa un ora e i due si erano ritrovati nella sua aula per continuare a portare avanti il progetto che gli era stato affidato circa due settimane prima. Non avrebbe mai creduto che passare del tempo con Hinata sarebbe stato così piacevole. Era una ragazza davvero sveglia, precisa e determinata anche se molte volte questi suoi pregi venivano offuscati dalla sua timidezza. Aveva notato che più passavano del tempo assieme e più lei acquistava sicurezza in sé, era quasi riuscita a smettere di balbettare quando gli parlava e sopratutto riusciva a guardarlo negli occhi quando gli rivolgeva la parola. Il viso le diventava sempre leggermente rosso per l'imbarazzo e insicurezza, ma riusciva comunque ad affrontare una conversazione con Sasuke senza scappare.

-Cosa ne pensi della mia idea?- chiese la ragazza con tono delicato. Il ragazzo sembrava poco attento e la domanda di Hinata lo destò dai propri pensieri.

-Credo che aggiungere attività invernali sia davvero una buona idea... Cosa pensavi di fare?-

-Beh ecco...- la ragazza incrociò le braccia e assunse uno sguardo pensoso. Sasuke rimase a fissarla, perdendosi nuovamente nei propri pensieri. Voleva scoprire qualcosa di più su di lei e sopratutto capire come mai si fosse innamorata di uno come lui. -Potremmo fare una specie di gara di sculture di ghiaccio...- lo guardò negli occhi e vide il suo sguardo perso nel vuoto. -S...sasuke?- si sporse in avanti per guardarlo meglio in viso. Il ragazzo fece la stessa cosa per ritrovarsi vicinissimi l'uno dal volto dell'altro. La ragazza arrossì leggermente, ma tentò di rimanere calma. Gli mise una mano sulla fronte per controllare se fosse accaldato. -Stai bene?- chiese un po' titubante.

-Sì e mi piace la tua idea...- si mise composto. -Quindi abbiamo deciso di addobbare l'intera scuola, sia dentro che fuori, a tema invernale con stand con cibo tipico stagionale. Accendere un grande falò al centro del cortile, organizzare una gara di scacchi, sculture di ghiaccio e altri laboratori creativi. Verso sera si conclude con danza e musica, giusto?-

-Sì, tutto corretto!- gli sorrise.

-Bene, allora domani presentiamo il programma alla direttrice per avere il totale consenso e poi si iniziano i preparativi!- si alzò dalla cattedra per poi stiracchiarsi la schiena e le gambe. Hinata si voltò per sistemare tutti i fogli che aveva sul banco accanto a sé. -Vuoi uscire con me?- chiese su due piedi senza un minimo di preavviso. La ragazza s'immobilizzò, diventando tutta rossa. Il cuore le batteva così velocemente da poter quasi esplodere. Non riusciva a tenere a freno i propri pensieri. Si sentiva felice ma tremendamente in imbarazzo. Aveva sempre fantasticato su questo momento, molto spesso lo immaginava prima di addormentarsi per poi viverlo nel mondo dei sogni, ma non credeva che sarebbe mai successo nella realtà.

Sasuke notò di averla messa in difficoltà e cercò di rimediare in qualche modo. Pensò velocemente a cosa poterle dire per farla tornare a respirare tranquillamente.

-Pensavo di uscire tutti assieme: io, te, Sakura e Naruto...- aggiunse il moro per far sembrare la proposta un po' più amichevole. La ragazza iniziò a calmarsi. Si sentiva sollevata anche se in cuor suo avrebbe tanto voluto avere un appuntamento con Sasuke. Era convinta di non essere il tipo giusto per lui, ormai si stava convincendo che sarebbe diventato un amore platonico.

-Va bene...- si voltò verso di lui accennandogli un sorriso. -Cosa vorresti fare?-

-Pensavo di andare al luna park questo sabato...-

-Cioè dopo domani...- il ragazzo annuì. -Per me va bene. Dopo avviso Sakura-chan e Naruto!- prese i raccoglitori, pieni di fogli, tra le braccia. Sasuke le si avvicinò e glieli prese per darle una mano. La ragazza si stupì ed abbassò lo sguardo un po' imbarazzata.

-A Naruto ci penso io- Hinata lo guardò negli occhi, il moro fece incontrare i loro sguardi per un interminabile istante. Stranamente ella non si sentì in imbarazzo, rimase a perdersi nei suoi occhi provando solamente calma e conforto. -Forse è meglio se tu inizi ad andare prima che sia troppo tardi e pericoloso-

-S...sì... A domani e buona serata- gli sorrise dolcemente per poi andarsene. Sasuke rimase per un istante a guardare la porta da dove era uscita. Aveva in mente il suo sorriso e cercò di inciderlo profondamente nella mente per potersene ricordare nei momenti di rabbia e sconforto. Il sorriso di Hinata aveva il potere di mantenerlo calmo e lucido.

Uscì dall'aula per andare a mettere a posto il materiale che avevano usato per organizzare la festa della scuola. Aveva la mente completamente persa tra le nuvole. Non vedeva l'ora che arrivasse sabato per poter osservare Hinata al di fuori della scuola e scoprire, magari, qualcosa di nuovo su di lei. Era quasi tentato di chiederle direttamente cosa ci trovasse in lui, ma forse era troppo avventato e avrebbe soltanto rischiato di farla svenire. Ma era sicuro che sabato avrebbe scoperto qualcosa di nuovo.

 

 

Quando Hinata arrivò a casa chiamò subito Sakura per informarla dell'appuntamento che si sarebbe tenuto quel sabato. Prese il cellulare, cercò il numero dell'amica e la chiamò.

-Ciao Hinata!-

-Ciao Sakura-chan, spero di non averti disturbato...- disse nel mentre andò a sedersi sul letto.

-Ma no, figurati! Avevi bisogno di qualcosa?-

-Beh, ecco...Sasuke mi ha invitato al luna park, invitando sia te che Naruto...- sentiva il cuore battergli all'impazzata nel petto e il viso farsi più caldo.

-COSA??? SASUKE TI HA INVITATO AD USCIRE??? Non posso crederci! Ma stava bene? Com'è successo? Voglio sapere tutto!!!- l'Haruno iniziò ad agitarsi dall'emozione, sperava vivamente che il ragazzo si fosse accorto dell'amica dopo tanti anni.

-Ehm...prima di tornare a casa mi ha semplicemente chiesto se volevo uscire con lui, poi ha aggiunto che avrebbe invitato sia te che Naruto.- si mise una mano al petto, torturandosi la maglietta.

-ODDIO!!! Non ci credo!!! Avrei voluto essere lì ad assistere!!!- alzò la voce per l'eccitazione. Poi fece un respiro profondo e si calmò un poco. -Allora...prima ha invitato solo te e poi ha aggiunto me e Naruto, eh?- ripeté come se stesse architettando qualcosa di losco.

-S...sì...- l'Haruno ghignò, mandando in confusione l'amica. -Sa...Sakura-chan, cosa c'è?- chiese titubante.

-Oh, nulla! Spero che il bel addormentato si sia svegliato. Comunque sì, ci sono!-

-Fantastico! Sarà divertente!-

-Non vedo l'ora! Ora ti lascio, ci vediamo domani!-

-Ciao...- chiuse la chiamata, buttò il telefono sul cuscino e si fece cadere all'indietro. Chiuse gli occhi e si mise una mano sul petto sentendo il cuore battergli forte. Accennò un piccolo sorriso nel pensare a Sasuke. Non poteva ancora crederci che il ragazzo che tanto amava le avesse chiesto di uscire, pensava di essere in un sogno. -Sasuke-kun...- sussurrò per poi cadere addormentata.

 

 

 

Quel sabato arrivò subito. La giornata sembrava quasi primaverile anche se il freddo era abbastanza pungente. Hinata non stava più nella pelle, era un altalena di emozioni contrastanti. Era felicissima di poter passare del tempo con Sasuke fuori dall'ambito scolastico ma allo stesso tempo aveva paura, una parte di lei era tentata di rinunciare all'uscita per il troppo nervoso. Si stava fasciando la testa prima del dovuto con tutti i filmini mentali che si stava facendo. Cercò di calmarsi prendo un respiro profondo e decise di concentrarsi soltanto sul prepararsi per la giornata.
Aprì l'armadio e pensò a cosa indossare. Scelse dei jeans chiari con sopra una fine maglietta a maniche lunghe bianca, un maglione indaco con maniche larghe, lunghe fino al gomito e collo alto. Quando fu pronta era giunto il momento di uscire e incontrarsi con gli altri alla stazione per andare tutti assieme al luna park di Asakusa Hanayashiki.
Sasuke era il primo ad essere già sul posto. Hinata gli corse in contro e lo salutò.

-Scusa per l'attesa!- gli accennò un piccolo sorriso.
-Tranquilla, tanto mancano ancora gli altri due...- appena finì la frase giunse Sakura.
-Ehi! Naruto ancora non c'è?- disse la ragazza appena arrivata guardandosi attorno.
-Secondo te?- le rispose Sasuke facendo irritare l'Haruno che strinse le mani a pugno.
-ECCOMI RAGAZZI!!!- si sentì urlare da lontano. Tutti si voltarono in direzione della voce e videro Naruto correre verso di loro. -Scusate il ritardo! Sono stato trattenuto!- sorrise a trentadue denti, poi guardò Sakura e rimase ammaliato dalla sua bellezza. Indossava un cappotto in camoscio nero aperto che mostrava un maglione bordeaux, aveva dei jeans neri e stretti e portava una sciarpa e un cappellino di maglia dello stesso colore del maglione.
-Bene, allora andiamo...- disse Sasuke.
Presero il treno e dopo qualche minuto arrivarono a destinazione. Si fiondarono subito verso le montagne russe per poi fare un giro sul disk “o”. Quando scesero dall'attrazione sentirono la testa vorticare. Naruto era diventato pallido, ma cercò di riprendersi il prima possibile per fare da sostegno a Sakura.
-Ti senti bene, Naruto?- chiese la ragazza dai capelli rosa, mettendogli una mano sulla schiena.
-Certo!!!- cercò di mantenersi eretto, ma poco dopo si piegò posando le mani sulle coscia. -No, ok...il mio stomaco implora pietà...-
-Prendi questo...- la ragazza tirò fuori dalla tasca una scatolina di alluminio da cui estrasse dei pezzi di zenzero. Naruto ne prese un pezzo e lo mangiò. Sentì la gola bruciare, ma il senso di nausea sparì poco dopo.
Anche Hinata non se la passava molto bene, la testa continuava a girarle e a fatica riusciva a stare in piedi. Sasuke, che fra tutti era quello che stava meglio, le si avvicinò mettendole una mano sulla schiena e l'altra sul braccio.
-Tutto ok?-
-Mi gira un po' la testa ma fra poco dovrebbe passare...- era talmente concentrata sul mal di testa che non si rese conto del contatto fisico di Sasuke.
-Fai dei respiri profondi mentre fai qualche passo...- l'aiutò a camminare fino a che non si riprese del tutto.

Subito dopo essersi ripresi del tutto, decisero di cimentarsi con lo space shot.
-Io...credo che vi aspetto qui...- disse Hinata guardando la torre alta.
-No, Hinata! Non puoi!!!- esclamò il biondo. La ragazza abbassò lo sguardo.
-Soffri di vertigini?- chiese Sasuke. Lei arrossì leggermente, annuendo. -Beh, nel caso tu svenissi ci pensiamo noi a te...- Hinata strinse i pugni e si fece coraggio, accettando di partecipare. Non appena salirono, sentì l'ansia prendere il sopravvento. Iniziava già a sentirsi male. Chiuse con forza gli occhi, cercando di non pensare. Sasuke allungò una mano verso di lei, notando il terrore nei suoi occhi. La chiamò per attirare la sua attenzione. La ragazza si voltò verso di lui e vide la sua mano. Arrossì lievemente sentendo il cuore battergli forte nel petto. -Prendi la mia mano.- Hinata allungò la propria con timore per poi stringergliela forte. Non appena sentì il contatto con la mano dell'Uchiha riuscì a sconfiggere la paura e a godersi un poco quei minuti sulla giostra.

Nel giro di qualche minuto terminarono il giro e scesero. Naruto e Sakura erano entrambi elettrizzati e soddisfatti del tempo trascorso sullo space shot, sentivano ancora l'adrenalina che scorreva nel corpo. Sasuke si alzò ed andò ad aiutare Hinata che aveva le gambe tremolanti ma tutto sommato felice dell'esperienza fatta.
-Stai bene?- domandò Sasuke. La ragazza gli sorrise ed annuì, si sentiva diversa come se avesse ritrovato il coraggio che era nascosto dentro di lei.
-Su ragazzi! Andiamo alla casa stregata?- incitò Naruto pieno di euforia. Sakura lo guardò e rise, sentendo uno strano calore nel petto.
-Come volete...- rispose Sasuke. Il biondo prese per mano Sakura correndo in direzione della casa dell'orrore.
-Presto, Sakura-chan!!!-
Dopo qualche minuto di fila entrarono, ritrovandosi in una specie di labirinto poco illuminato e offuscato dal fumo. Vi era tanto silenzio, non si udiva nemmeno la gente all'esterno che urlava. Di tanto in tanto si coglieva qualche soffio di vento, ma per lo più i rumori che echeggiavano erano quelli dei loro passi.
Sakura continuava a guardarsi intorno con sospetto per essere pronta a qualsiasi strano ed inaspettato avvenimento, ma sentiva l'ansia crescere dentro di lei ad ogni passo. Un po' di timore si stava facendo strada. Istintivamente si avvicinò a Naruto senza dare troppo nell'occhio, non voleva farsi vedere timorosa preferiva mostrarsi forte il quanto più possibile. Ma il biondo, sentendola vicina, le prese la mano senza dire alcun che. Sakura lo guardò ed arrossì sorridendo, doveva ammettere che si sentiva più al sicuro ora.
All'improvviso, quando meno se lo aspettavano, spuntò uno zombie dal nulla che iniziò ad inseguirli. Hinata urlò dallo spavento ed impulsivamente strinse la mano a Sasuke che si sorprese ed avvertì il cuore accelerargli di colpo. Tutti e quattro iniziarono a correre per scampare dalle grinfie dello zombie, cercando di uscire dalla casa stregata. Furono colti da altri imprevisti che fecero salire ancora di più l'adrenalina e l'agitazione e dopo circa venti minuti riuscirono ad uscire ed ultimare il percorso.
-Caspita! Fatto proprio bene!!!- commentò Naruto ansimando.
-Già! È la prima volta che ne trovo uno fatto così bene...- aggiunse Sakura.
-Non credevo fosse così, pensavo fosse più deludente...- disse Sasuke.
-Scusate per l'urlo di prima...- intervenne Hinata con un po' d'imbarazzo. Aveva ancora la mano stretta in quella di Sasuke che non aveva alcuna voglia di staccare quel semplice contatto. La ragazza sentiva il cuore battergli all'impazzata ma si sentiva felice come non lo era mai stata.
Naruto si guardò intorno e vide delle bancarelle con giochi a premi, si eccitò e pensò che avrebbe potuto fare colpo su Sakura vincendo un peluche per lei.
-Vieni, Sakura-chan!- le prese la mano e la portò alla bancarella.
-Cosa vuoi fare?- chiese confusa.
-Vincerò per te un peluche!- la guardò con determinazione e sorridendo. La ragazza ricambiò il sorriso e lo guardò nel mentre affrontava la piccola sfida di mira. Se Naruto colpiva tutti i barattoli avrebbe vinto un premio. Sakura mantenne gli occhi fissi sulle lattine, sperando con tutto il cuore che il biondo superasse la prova. Non voleva che si demoralizzasse, la giornata stava andando fin troppo bene e vederlo col morale a terra sarebbe stata una piccola rovina in questo giorno perfetto. Per fortuna Naruto era abbastanza abile da riuscire nell'intento al primo colpo, sbalordendo la ragazza che sorrise radiosa. -Ce l'ho fatta!- strinse la mano a pugno per poi voltarsi verso di lei sorridendole.
-Sei stato bravissimo!-
-Complimenti, ragazzo, che premio volete?- chiese il giostraio guardando entrambi. La ragazza si avvicinò al bancone e guardò cosa offrivano. Vi erano un sacco di peluche di qualsiasi genere: animali, pokemon, pupazzi di supereroi o di onigiri; ma lei s'innamorò di un semplice e grande peluche a forma di volpe.
-Vorrei quella volpe lì!- il signore si voltò verso la direzione indicatagli dalla giovane, lo prese e glielo consegnò.
-Ottima scelta! Grazie per aver giocato!-
-Grazie a lei! Arrivederci!- dissero i due per poi incamminarsi verso Sasuke e Hinata.
-Grazie Naruto!- il biondo la guardò un po' imbarazzato.
-Figurati... Ho sempre voluto fare una cosa del genere per qualcuno a cui tengo.- Sakura lo guardò con la coda degli occhi. Aveva il cuore che le batteva forte e sentiva il viso diventare paonazzo. Si voltò verso di lui e gli diede un piccolo e svelto bacio sulla guancia. Naruto arrossì vistosamente, il cuore accelerò di colpo e il cervello s'inceppò.
-Sa...sakura-chan...- sussurrò imbambolato.
-Dai su! Andiamo dagli altri!- gli prese la mano e corsero via.
Nel frattempo Sasuke ed Hinata avevano fatto una piccola sosta sedendosi su di una panchina. Parlarono un poco e il moro poté notare un piccolo cambiamento nella ragazza. Era diventata ancora più sicura di sé, riusciva a parlargli senza balbettare e raramente arrossiva. Sasuke poteva sentire che l'energia che vi era tra i due si era liberata da quel alone di tensione che proveniva da parte di lei e lui non poté che esserne sollevato. Non sapeva perché ultimamente gli importasse che Hinata si trovasse al proprio agio con lui, forse voleva fare qualcosa per lei dopo il consiglio che gli aveva dato su Itachi. Fu proprio quello il momento in cui incominciò a voler avvicinarsi a lei per conoscerla meglio. Sapeva che con lei avrebbe potuto trovare la tranquillità che il suo animo cercava e lui voleva ricambiare aprendosi un po' di più.
-Come va a casa?- gli domandò Hinata.
-Come al solito, ma Itachi sembra diverso come se facesse scivolare via tutta la negatività di nostro padre...- incrociò le braccia, assumendo uno sguardo pensieroso.
-Oh...allora sta imparando la meditazione e l'autocontrollo dell'energia- Sasuke si voltò verso di lei guardandola con un espressione confusa e allo stesso tempo sorpresa. Hinata lo guardò e gli sorrise.
-Come fai a saperlo? Cioè come fai ad esserne certa?-
-Beh, nella mia famiglia la pratichiamo tutti, abbiamo anche una scuola di yoga e meditazione. Io purtroppo ne faccio poca perché ho poco tempo da dedicarci, ma mio cugino Neji è quasi esperto nel campo.- il moro la guardò con ammirazione.
-Affascinante, magari un giorno potresti spiegarmi meglio...-
-Certo, con piacere!- arrossì lievemente.
-Ah, sto mettendo in pratica ciò che mi hai suggerito di fare con mio fratello e lui lo apprezza tanto, quindi grazie- accennò un piccolo sorriso. Hinata si sorprese e diventò ancora più rossa nel vederlo sorridere.
-Figurati...- ci fu un momento di silenzio. La ragazza tornò a guardare il cielo, mentre Sasuke mantenne lo sguardo fisso su di lei, era un po' teso e non capì il perché ma con estrema tranquillità prese a parlare per rompere il silenzio.
-C'è un evento politico fra circa una settimana. È un ballo in maschera, vuoi venire con me?- Hinata sgranò gli occhi diventando rossa, si voltò verso di lui ed acconsentì con un semplice gesto con la testa.
In quel momento tornarono Sakura e Naruto. Il biondo aveva ancora la testa tra le nuvole, ripensando ripetutamente al bacio che aveva ricevuto, mentre Sakura era alquanto divertita.
-Sta bene o è morto?- domandò Sasuke, alzando un sopracciglio.
-Sta bene, si riprenderà presto!- in quell'istante un soffio di vento accarezzò il viso di Naruto portando con sé il delizioso profumo di ramen che lo fece svegliare di colpo.
-Cibo!!! Ho fame!!! Andiamo a mangiare?- propose con un enorme passione negli occhi. Tutti gli altri acconsentirono e si diressero verso uno dei ristoranti che vi erano lì.
Passarono buona parte del pomeriggio a parlare dentro al locale, per poi fare ritorno a casa al calare del sole.
Era stata una bellissima giornata. Naruto era ormai certo che il suo cuore appartenesse a Sakura. Non faceva altro che pensare a lei, giorno e notte, e quando succedeva si sentiva al settimo cielo. Avrebbe voluto passare molto tempo, se non addirittura il resto della sua vita con lei, per questo decise che si sarebbe fatto avanti nel momento più opportuno.
Sakura era sempre più colpita da Naruto. Ogni giorno che passavano assieme scopriva delle sfaccettature nuove di lui e ne rimaneva sempre più affascinata. Erano poche le persone capaci di stupirla quasi sempre e lui era una di quelle rare persone. Doveva ammettere che stare assieme a lui la rendeva felice.
Hinata si sentì soddisfatta dei progressi personali che era riuscita ad ottenere. Non riusciva a crederci di essere riuscita a parlare con Sasuke senza alcun problema. Ma la cosa che non pensava fosse davvero accaduta era l'aver tenuto la sua mano stretta nella propria. Continuava a ripetersi che probabilmente per lui non significava niente quel semplice gesto e che sicuramente era solamente gentilezza, ma per lei valeva molto. Per non parlare della proposta che gli aveva fatto, partecipare ad un ballo in maschera con lui poteva essere solo un sogno eppure era tutto vero.
Sasuke capì che Hinata provava davvero qualcosa per lui e ciò gli creò un po' di confusione in testa. Non sapeva come comportarsi e sopratutto non capiva come mai si sentiva così strano. Ma sapeva con certezza che lei lo faceva stare così bene da sentirsi quasi in un altro mondo.

 

 

 

Se ne stava seduto sulla sedia della propria scrivania a pensare all'argomento della seconda lezione che avrebbe dovuto affrontare. Continuava a girarsi sulla poltrona con le rotelle, nel mentre si picchiettava la matita sul naso. Voleva trovare qualcosa che potesse sorprendere Sasori, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era solamente lui. Desiderava toglierselo dalla testa, ma da quando passarono il pomeriggio al parco non riusciva a non pensarci. Voleva conoscere la sua vita a fondo per capire la sua sofferenza e conoscere, così, il vero volto delle opere che aveva visto a casa sua. In quel momento un colpo di genio gli balenò alla mente. Si fiondò sul computer e fece una ricerca approfondita su Sasori. Ghignò quando trovò quello che stava cercando. Si alzò ed andò a vestirsi con le prime cose che trovò sotto mano. Uscì di casa di corsa, facendo slalom tra gli organizzatori del ricevimento che sarebbe stato a breve.

Si fece accompagnare dall'autista a Ōme, un paesino attraversato da un fiume e circondato dal verde. Si fece lasciare davanti un'abitazione non troppo distante dal fiume. La guardò dal finestrino dell'automobile e in qualche modo riuscì a sentire una minima parte di essenza di Sasori provenire da quell'edificio.
-Aspetta qui, Serjgey!-
-Da, mister!- rispose l'uomo con un forte accento russo.
-Spasibo!- Deidara uscì dalla macchina e si diresse verso la casa.
Si guardò intorno cercando di analizzare il più che poteva del luogo. Si sentiva un po' nervoso e allo stesso tempo emozionato di stare nella stessa città dove era cresciuto il suo adorato maestro. Giunto sulla soglia, bussò alla porta ed aspettò. Qualche istante dopo si ritrovò davanti un anziana signora con lunghi capelli grigi che le ornavano un tenero viso candido.
-Cosa posso fare per te, giovanotto?- chiese la signora con tono calmo. Deidara s'irrigidì un poco, quel modo di parlare così tranquillo gli ricordava fin troppo Sasori.
-Sono Deidara Iwa, uno studente di suo nipote!- fece un inchino.
-Oh... Il biondino dall'innato talento artistico. Sasori mi ha parlato molto di te...- il ragazzo si alzò di colpo guardandola con enorme stupore. Non avrebbe mai creduto che Sasori potesse aver parlato di lui con qualcuno. Sentiva il cuore battergli all'impazzata senza aver la minima intenzione di volersi fermare. -Vieni, entra...- la donna gli fece strada verso il salotto. -Desideri una tazza di tea oolong?-
-S...sì, grazie!- si sedette sul divano nel mentre si guardava attorno, ammirando il gusto rustico e accogliente dell'enorme sala. Vi era un grande camino e molte finestre da cui filtrava parecchia luce. Tutta la stanza era colma di dipinti e sculture. Gli sembrava di essere nello studio di Sasori e allo stesso tempo si sentiva immerso in un posto magico e fantastico. Adorava essere circondato dall'arte, gli donava un senso di pace e serenità, si sentiva completo e in paradiso.
Qualche minuto dopo l'anziana tornò e gli servì il tea. Poi si sedette sulla poltrona di fronte a lui e gli sorrise.
-Allora, cosa ti porta qui dalla vecchia Chiyo?-
-Beh, ecco... Sto preparando una lezione di arte e volevo approfondire quella della vostra famiglia. So che lei è una grande artista e so che lo erano anche i genitori di Sasori, quindi mi chiedevo se...potesse parlarmene un po'!- la guardò con determinazione, facendola sorridere.
-Da dove inizio?-
-Da dove ha memoria!- Chiyo rifletté qualche istante per poi iniziare a parlare. Deidara si avvicinò di più con fare eccitato, si sentiva come un bambino a natale.
Gli raccontò di come la famiglia Akasuna iniziò a praticare l'arte, rivelandogli che in principio realizzavano opere legate alla religione per volere del sovrano. Gli spiegò che gli Akasuna erano una famiglia antichissima e che di generazione in generazione veniva portato avanti il culto dell'arte. Erano uno dei più importanti clan del Giappone assieme alla famiglia Uchiha. Il loro ruolo era molto importante poiché tramite le loro opere dovevano mostrare la ricchezza e grandezza della nazione. Molti templi e persino il palazzo imperiale erano ornati da loro opere. Ma purtroppo molte disgrazie colpirono la dinastia Akasuna che li portò quasi alla totale rovina. Tra le guerre e il continuo progredire della tecnologia la loro arte, così come quella dei singoli artigiani, era venuta meno in richieste. Gli rivelò che tale disgrazia si abbatté nelle loro vite già dagli inizi del novecento e ancora non erano riusciti a risollevarsi.
Deidara si sentì addolorato nell'apprendere una tale storia. Capì il motivo per cui Sasori non approvasse a pieno l'arte contemporanea e comprese perché per lui l'arte era una parte importante della sua vita. Più la sentiva raccontare la storia della loro famiglia e più si sentiva vicino all'animo di Sasori, poteva quasi vedere alcuni demoni che dimoravano dentro di lui.
-C'è stato un momento in cui pensavamo di poter tornare alla gloria di un tempo...- il biondo la guardò con occhi pieni di speranza. -I genitori di Sasori avevano un talento così innato e innovativo che fin da giovani riscontrarono grandi successi. Eravamo sicuri che avrebbero riportato una certa fama, ma purtroppo non è potuto succedere...- l'anziana sospirò. Deidara abbassò lo sguardo facendosi malinconico.

-Dev'essere faticoso portare un tale peso e una tale responsabilità...- commentò il ragazzo. Riusciva a capire quello che stava passando Sasori, cercare di mantenere alto il nome della propria famiglia o tentare di riportarlo alla luce era un compito assai oneroso. Anche lui era stato cresciuto con la consapevolezza che avrebbe dovuto vivere in un certo modo per il bene della famiglia anche se ciò voleva significare rinunciare alla propria felicità. Ma non sapeva che anche Sasori portasse un tale fardello.
-Sì, ma Sasori non ha ancora capito una cosa importante.- Deidara alzò lo sguardo su di lei, guardandola con aria confusa.

-Cosa sta dicendo? In che senso?- ella gli rivolse un piccolo sorriso.
-In Sasori vi è la stessa genialità, la stessa scintilla di talento che vi era nei suoi genitori. Dopo trentacinque lunghi anni non se n'è reso conto, probabilmente il peso della perdita dei suoi e dell'eredità di famiglia non lo hanno aiutato affatto.- sospirò. Sul viso del biondo si accese un enorme e radioso sorriso pieno di determinazione.
-Allora c'è speranza!!!- le prese le mani.
-C'è sempre speranza, figliolo!-
-Mi dica di più, sul vostro stile!-
La donna continuò a parlare, raccontandogli delle loro tecniche di lavoro e di alcuni simboli che ricorrevano in ogni loro opera. Passò circa un'ora e quando Chiyo finì, Deidara si sentì al settimo cielo. Aveva lo sguardo infuocato di passione e determinazione. Il sorriso stampato in faccia indelebilmente e il suo spirito si sentì appagato.

-Sei proprio un vero amante dell'arte, eh?-

-Sì! È l'unica cosa che mi fa sentire vivo!- la guardò per poi rendersi conto di aver lasciato Serjgey ad aspettare in macchina per quasi due ore. -Proklyat'ye*!!! Devo tornare a casa!!! È tardissimo! La ringrazio per il suo tempo!- fece un piccolo inchino. La vecchia si alzò, gli mese una mano sulla spalla ossuta per poi accompagnarlo fuori.
-Grazie a te per la visita!- gli sorrise.
-Si figuri! Spasibo!!!- fece un piccolo inchino per poi correre in auto. Chiyo lo guardò allontanarsi con aria soddisfatta e un tenero sorriso sul viso. Sospirò e guardò il cielo.
-Eh sì, è proprio come me lo hai descritto tu, Sasori...- si disse per poi rientrare in casa.

 

 

 

 

Un tiepido soffio di vento entrava dalla finestra accarezzando i loro corpi nudi e sudati. Ansiti e piccoli gemiti echeggiavano nella stanza illuminata solo dai raggi della luna.
La sua candida e delicata mano gli accarezzava il petto tutto sudato, mentre le sue soffici labbra torturavano un capezzolo. Aveva la mano stretta nei suoi morbidi capelli rossi, mentre respirava con affanno e il viso tutto arrossato. Il rosso si spostò con la bocca sul suo collo mentre con la mano scendeva fino all'inguine per divaricargli dolcemente le gambe. Gli alzò leggermente il bacino e lo penetrò, entrambi gemettero. Il rosso lo guardò negli occhi per poi baciarlo con passione e amore nel mentre si muoveva dentro di lui. Poco dopo si staccò dalle sue labbra, gli si avvicinò all'orecchio e gli sussurrò due semplici parole.
-Ti amo...- l'altro gemette, graffiandogli la pallida schiena con i polpastrelli.

 

Di colpo si svegliò ansimando e mettendosi seduto. Era sudato e il cuore gli batteva forte nel petto. Si sentiva accaldato e allo stesso tempo in imbarazzo. Si guardò intorno e vide il letto tutto disfatto e il computer ancora acceso. Si mise una mano sul cuore chiudendo gli occhi per cercare di calmarsi. Si morse il labbro ripensando al sogno appena fatto e ciò non fece altro che agitarlo ancora di più. Si mise le mani sul volto iniziando ad urlare ed imprecare in russo.
-Non doveva finire così!- sentì lo stomaco attorcigliarsi, procurandogli un senso di nausea allucinante che lo fece correre subito in bagno a vomitare. Si guardò allo specchio e si vergognò. -È la sesta volta che succede in due settimane...- pensò. Abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa per quanto aveva appena fatto e per tutte le altre volte che era successo. Si sedette per terra, appoggiando la schiena contro il muro. Guardò davanti a sé dritto verso la vasca, la mente era priva di pensieri, l'unica cosa che avvertiva era il senso di disagio che provava nei propri confronti. Si guardò le mani che si erano fatte leggermente più ossute rispetto al normale. -Io non sono così... Io sono meglio di così!- cercò di ripetersi per convincersi e darsi forza, ma c'era sempre quella fastidiosa vocina che continuava a ripetergli: “Allora perché sei triste? Uno come te non dovrebbe esserlo. Non sarai mai degno di portare il nome della tua famiglia e tanto meno tuo padre non ti guarderà mai in modo più affettuoso, nessuno si accorge della tua esistenza.”. Scosse la testa cercando di cacciare via quei brutti pensieri ed aggrappandosi a qualcosa che potesse farlo respirare. Istintivamente la sua mente tornò a quell'uscita con Sasori e il suo cuore si riempì di gioia e calore. Strinse i pugni, aggrottò le sopracciglia e si rialzò con determinazione. -Io sono meglio di così!-
Si lavò e si preparò per andare a lezione. Erano passati un paio di giorni da quando era andato a fare visita alla vecchia Chiyo e in quei pochi giorni era riuscito ad ultimare anche la seconda ed ultima lezione. Quel giorno gli avrebbe rivelato l'argomento che avrebbe trattato e avrebbe visto lo stupore dipingersi sul suo viso.
Una volta arrivato in classe, aspettò con impazienza l'ora di Sasori che tutto sommato arrivò presto. Aveva passato tutte le ore precedenti a pensare al racconto della vecchia Chiyo, a Sasori e al sogno che aveva fatto. Ogni volta che si ricordava di quelle due parole magiche sentiva il cuore scoppiargli nel petto e il respiro farsi sempre più corto. Ormai aveva capito che non avrebbe più potuto fermare e assopire i suoi sentimenti, non poteva contrastare ciò che provava per lui poiché non era più infatuazione ma qualcosa di molto più grande.
Sasori entrò in aula salutando gli alunni. Deidara non riuscì a guardarlo in volto per l'imbarazzo. Come la prima volta decise di aspettare che la lezione ultimasse per non rubargli tempo prezioso e nel mentre si preparò psicologicamente a non imbarazzarsi davanti a lui.
La campanella suonò e il biondo si alzò ed avvicinò alla cattedra con passo deciso. Sasori lo guardò e si fermò nel sistemare le proprie cose.
-Dimmi, Deidara...-
-Ho pronta la seconda lezione!- strinse i pugni per farsi forza.
-Argomento?- il biondo ghignò, confondendo il professore.
-Beh, lo scoprirà quando inizierà la lezione, sono certo che è preparato a riguardo!- si voltò lasciando il rosso un tantino spiazzato. -In che aula siamo?-
-Trecentotrentatré...-
-Ok, l'aspetto lì fuori.- s'incamminò. Sasori lo guardò uscire rimanendo quasi incantato dal suo modo di fare. Era curioso di scoprire cosa stesse tramando il biondino. Senza badare troppo all'ordine, prese le sue cose e corse fuori verso la classe in cui aveva lezione. Entrò, salutò i propri alunni e presentò Deidara.
-Prego, Iwa, esponi l'argomento alla classe...- disse, tenendo gli occhi puntati su di lui e rimanendo appoggiato alla cattedra con le braccia conserte.
-L'argomento di oggi è un approfondimento sull'arte giapponese, parlando in particolar modo di una famiglia importantissima di artisti. La famiglia...- si voltò verso di lui. -Akasuna...- vide il volto di Sasori farsi pallido e gli occhi spalancarsi dalla sorpresa. Riusciva a percepire la sua ansia e la sua voglia tremenda di fermarlo e magari fargli male, molto male. Deidara si sentì soddisfatto della vittoria ma impulsivamente sul suo viso si dipinse un sorriso affettuoso, mimandogli un semplice: “Sta' tranquillo!”. L'espressione del rosso cambiò, facendosi più rilassata anche se era tentato di fargli parecchio male per ciò che aveva fatto. La classe rimase in silenzio nel scoprire che la lezione fosse incentrata sulla famiglia del loro professore e non sapevano come meglio reagire poiché temevano una sua qualsiasi reazione improvvisa.
Deidara iniziò ad esporre quanto scoperto, ma decise di rivelare solamente gli anni d'oro degli Akasuna e di analizzare il loro stile. Non voleva rivelare faccende tanto private a tutti quanti, soprattutto senza il consenso di Sasori, voleva mantenersi più professionale possibile e mostrargli la sua abilità nel farlo.
Il rosso fu sorpreso dal modo in cui il biondo spiegava la storia della sua famiglia. Era completamente diverso dalla sua prima lezione sull'arte contemporanea. Avvertiva una passione diversa, non travolgente ma più delicata e armoniosa. Riusciva a captare un estrema cura in qualsiasi cosa diceva e quasi amore in ogni parola. Ciò lo stupì ancora di più, facendogli provare delle strane sensazioni. Sentiva uno strano calore nel petto e allo stesso tempo si sentiva fragile. Gli sembrava di essere avvolto da un caloroso abbraccio pieno di affetto. Si sentiva bene e in pace con se stesso, come se ogni dolore fosse scomparso come per magia. Quell'impulso malsano di violenza era sparito nel nulla e ogni problema sembrava fosse scivolato via dalla sua anima. Era come se fosse tornato a vivere nella luce. Non intervenne mai, non voleva interrompere il flusso delle sue parole e sopratutto non voleva rischiare di perdere questa piacevole sensazione che provava.
Senza che nemmeno se ne rese conto la lezione finì, Deidara lo raggiunse e lo chiamò ripetutamente per nome. Non notando alcuna risposta, gli mise una mano sulla spalla facendolo tornare con i piedi per terra.
-Allora, Danna!- esclamò un po' spazientito.

-Ho bisogno di prendere un po' d'aria, vieni?- lo guardò negli occhi per un istante per poi dirigersi verso la propria borsa e prendere le medicine.
-Va bene...- lo guardò e poi lo seguì.
Uscirono dall'istituto ed andarono al parco lì vicino. Non parlarono per tutto il tragitto, Deidara rimase sulla difensiva poiché non capiva cosa avesse l'altro. Si diressero verso una panchina, Sasori prese un foglio di giornale dalla borsa e vi si sedette sopra. Il biondo lo guardò per poi sedersi accanto a lui, sentiva lo stomaco in subbuglio e la voglia di vomitare in quel preciso istante ma si trattenne.

-Da...danna?- lo guardò con la coda degli occhi un po' turbato.
-Sei stato davvero eccezionale. Non ho mai assistito ad una lezione del genere.- rivelò, guardando il cielo. -Sei stato anche meglio della volta scorsa...- nel tono della sua voce vi era un velo di dolcezza quasi impercettibile accompagnato dalla solita calma. -Ti sono grato per quello che hai fatto e di aver omesso i fatti spiacevoli...- incrociò le braccia. Fece un respiro profondo.
-Figurati...- lo guardò e sentì il cuore battere velocemente e il corpo avvampare di calore.
-Ma ciò che mi chiedo è perché tu abbia scelto un tale argomento- lo guardò.
-Volevo stupirti. Sapevo che non eri un artista che realizzava opere per puro diletto, così ho fatto una piccola ricerca e il resto è venuto da sé.- posò lo sguardo altrove sentendo l'agitazione prendere il sopravvento.
-Ho fatto caso che...ci tenevi tanto a questo tema, anche più della tua adorata arte contemporanea...- Deidara sgranò gli occhi, sentì il cuore perdere un battito e il viso farsi rosso. Gli tornò alla mente il sogno che aveva fatto. Strinse i pugni e si morse il labbro.
-Più scoprivo la storia del tuo clan e più mi appassionava...- si fermò un attimo, abbassò lo sguardo e sentì gli occhi di Sasori su di lui. -Mi sembrava fosse un ottimo modo per uscire di scena!- rise amaramente anche se dentro di sé si sentiva morire. Non poteva continuare a frequentare l'accademia per via dei sentimenti che provava per Sasori, se poi lo avesse scoperto suo padre sarebbe stata la fine. Il rosso rimase shockato nel sentire quelle parole. Sentiva la pace interiore scivolargli via e il tormento tornare a soffocarlo nell'oscurità.
-Non puoi andartene! Sei un puro talento! Perché gettare via tutto?- il biondo fu colto da un turbinio di forti emozioni. Era frustato e arrabbiato perché non avrebbe voluto rinunciare alla sua passione per colpa del nome che portava. Si sentiva inondato dall'amore che provava per lui e allo stesso tempo disperato perché doveva rinunciarci ancor prima di provarci. Ciò non faceva altro che farlo infuriare ancora di più poiché odia a morte perdere.
Si alzò di scatto dalla panchina, stringendo con violenza i pugni. Si voltò verso di lui guardandolo con occhi pieni di disperazione e furia.
-Perché sono innamorato di te!!! Più scoprivo la tua storia e più sentivo il bisogno di poterti avere come non potrò mai! Perché sei l'unico che mi ha mai fatto sentire vivo in tutta la mia vita e io non posso! Dannazione! Non posso!!! Non posso essere me stesso a causa della mia famiglia e del futuro che mi aspetta!- si fermò un istante per cercare di calmarsi un po'. -Addio, Sasori!- corse via, lasciandolo da solo.
Sasori lo guardò allontanarsi rimanendo quasi paralizzato. Si sentiva diverso rispetto alla prima volta che era scappato dopo avergli fatto da modello. Si sentiva fragile e tremendamente solo, con il cuore spezzato a metà. Avrebbe voluto rincorrerlo ma non capiva il perché avrebbe dovuto farlo. Non riusciva a comprendere come mai provasse queste strane sensazioni. Era dispiaciuto che dovesse abbandonare il percorso artistico poiché aveva davvero un enorme talento, ma non si spiegava il perché gli facesse così male.
Si alzò e tornò a casa con aria avvilita e sguardo spento. Una volta giunto all'appartamento, andò nello studio e si sdraiò per terra. Respirò a pieni polmoni l'odore che impregnava l'intera stanza, cercando di calmarsi. Nella sua mente continuavano a ripetersi le parole urlate da Deidara in un ciclo continuo senza sosta. Più le ascoltava e più stava male sentendo un enorme vuoto propagarsi nel petto. Si focalizzò sull'assenza del biondo nella sua vita e un forte dolore si concentrò nel torace. Gli sembrava di avere il Monte Fuji che gli opprimeva la cassa toracica impedendogli di respirare. Sgranò gli occhi, mettendosi una mano sul petto stringendo la maglia con forza. Non respirava, era quasi certo di non respirare. La testa incominciò a girargli e gli arti a farsi pesanti come macigni e allo stesso tempo gelidi come se fossero privi di vita. Sentiva il cuore battergli forte e allo stesso tempo decelerare di colpo. Ansimò come se fosse in preda ad un attacco di asma. Non poteva neanche raggiungere gli ansiolitici poiché erano in cucina e in quel momento non aveva la forza di muoversi. Cercò, quindi, di focalizzare il pensiero su qualcosa che gli poteva dare gioia ma non ci riuscì. Si mise sul fianco destro con estrema fatica. Sussurrò il nome di Deidara e poi perse i sensi.

-Deve cercare di fare piccoli progressi alla volta, se no rimarrà intrappolato per sempre nella situazione in cui si trova.-

-Come suggerisce di fare?-
-Si apra con qualcuno. Non deve aver paura a scoprire il suo cuore e non deve nemmeno temere di innamorarsi o lasciarsi amare da qualcuno. Lei si è chiuso in se stesso creandole ancora più problemi e sopratutto difficoltà a liberarsi dei suoi demoni. I suoi pensieri sadici possono essere risolti se lei si lasciasse amare da qualcuno dato che derivano dalla perdita dei suoi genitori. S'innamori...-
-Come faccio a capire di amare qualcuno senza confonderli con impulsi sadici che mi fanno stare bene ed eccitano?-
-Se è innamorato di qualcuno è probabile che gli nascano quei stimoli, ma sente anche il desiderio di far del bene a quella persona, anche semplicemente abbracciarla o ammirarla per il puro piacere di incantarsi nella sua bellezza. Per intenderci se ama qualcuno si sente come se fosse nel suo mondo artistico, quindi si sente bene e i problemi che ha tendono a sparire!-

 

Sasori riaprì lentamente gli occhi sentendo le parole del suo psichiatra nella mente. Si mise la mano sul cuore sentendolo palpitare con armonia. Chiuse gli occhi.

-Deidara...- sussurrò con un filo di voce. Aveva capito che non poteva perderlo e quindi avrebbe dovuto agire per riaverlo nella sua vita.






  






*Proklyat'ye= dannazione (pronuncia praclezie)


 
Buon martedì a tutti! Spero che la storia vi stia piacendo! Mi spiace per i finali dei capitoli un po' deludenti e con pochissima suspance, ma non riesco a fare di meglio! 
Grazie di cuore a tutti coloro che leggono e seguono :)

A martedì prossimo!!!

Ryuga Hideki
 

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Capitolo 6
*** Il Ballo ***


IL BALLO 


 

Naruto era in camera sua intento a prepararsi per l'evento mondano che si sarebbe tenuto quella sera. Era la prima volta che partecipava ad una cerimonia politica così importante assieme ai suoi genitori. Doveva assolutamente fare bella figura e sembrare meno idiota possibile, visto che era in gioco anche il suo futuro come ministro dell'ambiente.
Il ballo in maschera organizzato dagli Iwanov era solo un pretesto per riunire la maggior parte dei più importanti politici dell'Asia ed Australia, parlando di affari molto importanti senza troppa tensione. Il padre di Naruto era stato invitato come intermediario tra le nazioni del Giappone e dell'Australia poiché era stato per lunghi anni un deputato del governo australiano.
-Sono Naruto Uzumaki Namikaze, piacere di fare la vostra conoscenza! No, no! È una banale presentazione!- si mise le mani tra i capelli. Era davanti allo specchio intento ad esercitarsi per la serata nel mentre ultimava di vestirsi. -Non voglio far fare una brutta figura a mio padre...- pensò, assumendo uno sguardo alquanto malinconico. In quel momento qualcuno bussò alla porta della sua stanza, richiamando la sua attenzione. -Avanti!- Kushina entrò nella disordinata camera del figlio, lasciandolo a bocca aperta per quanto fosse bella. Indossava un lungo abito bordeaux a maniche lunghe e con sopra uno scialle nero. -Sei bellissima, mamma!- esclamò con sguardo incantato.
-Grazie, tesoro!- sorrise. -Allora sei pronto?- gli si avvicinò. Il biondo si voltò verso lo specchio, scuotendo la testa.
-Mi manca il fiocco che non so mettere...- aggiunse, tentando di annodare il nastro. La madre lo fermò e prese in mano la situazione per aiutarlo.
-Lascia fare a me...- lo guardò con la coda degli occhi, avvertendo la sua tensione. -Come mai sei così nervoso?- chiese con aria turbata.
-Beh...- abbassò lo sguardo. -Questa è la prima volta che vengo con voi ad un ricevimento così importante e...ho paura di fare un fiasco e deludere papà...- la donna sorrise affettuosamente e quando finì di annodare il fiocco gli diede un bacio sulla fronte.
-Sarai perfetto... Ma ora va da tuo padre, vuole parlarti!- gli accarezzò una guancia e poi lo lasciò solo. Naruto si guardò allo specchio, sorrise con determinazione ed uscì di corsa per raggiungere il padre nella sala al piano inferiore.
-Eccomi, papà!- Minato si voltò verso di lui sorridendogli.
-Come stai? Ti senti bene?- gli mise le mani sulle spalle.
-A dire la verità sono nervoso...- rise per la tensione, portandosi una mano dietro la testa.
-Lo so, posso capirlo. Anche io ero agitato al mio primo evento politico, ma stai tranquillo perché andrà tutto bene, in fin dei conti sei mio figlio no?- gli sorrise, Naruto lo guardò negli occhi riuscendo a calmarsi, sentendosi di gran lunga più leggero.
-Cosa volevi dirmi?-
-Oggi potrebbe essere il giorno perfetto per mostrare quanto sei brillante. Conoscerai tanti politici che probabilmente diventeranno tuoi colleghi, quindi ti suggerisco di giocare bene le tue carte e mostrare quanto vali.- si fece un po' serio.
-Lo...lo so...è questo che mi preoccupa! Ho paura di combinare un disastro dietro l'altro.- abbassò lo sguardo per un istante per poi tornare a guardarlo. -Per caso hai qualche consiglio?- sorrise imbarazzato.
-Sii semplicemente te stesso!- il figlio annuì, guardandolo con determinazione. Le parole del padre gli donarono la grinta necessaria per affrontare al meglio la serata. Minato gli diede una pacca sulla spalla, mostrandogli un sorriso soddisfatto. -Ora andiamo o facciamo tardi!-
Presero i soprabiti e le maschere ed uscirono di casa. Il sole stava tramontando quando giunsero alla maestosa villa degli Iwanov. Scesi dall'auto Naruto si guardò intorno stupefatto.
-Wow...sembra una di quelle ville che si vedono solo nei film...- commentò. La dimora era interamente circondata da un ampio giardino ricco di piante e statue classicheggianti.
-Signori, vi prego di seguirmi!- furono accolti da un maggiordomo che li accompagnò fino alla sala del ricevimento. Naruto si guardò intorno con aria meravigliata nel mentre raggiungevano le scale padronali che li avrebbero accompagnati al piano superiore. Non aveva mai visto una reggia così enorme e sfarzosa. Pensò che sicuramente possedeva una ventina di stanze di cui ne venivano usate nemmeno la metà. -Ecco a voi...- l'uomo aprì la maestosa porta in legno pregiato della sala. Era immensa e affollata. Vi erano circa tre ampie finestre che affacciavano su di un terrazzo. Lungo i lati della stanza vi erano tre tavoli colmi di cibo raffinato e di ogni genere. Vi erano musicisti che alleggerivano l'atmosfera a suon di violino, mentre la gente parlava di affari. Molti indossavano delle maschere mentre altri optarono per mantenere il volto scoperto.
-Andiamo a porgere i nostri saluti ai proprietari di casa!- suggerì Minato non appena trovò i diretti interessati per poi guardare Naruto. -La prima cosa da fare è ringraziare chi ti ha invitato!- gli sussurrò all'orecchio intanto che percorrevano la sala scostandosi tra la gente.
-Minato Namikaze! Da quanto tempo!- esclamò un uomo abbastanza alto e robusto, vedendoli avvicinare. -Il giovane brillante e ammirato da tutto il mondo!- disse il russo con compostezza. Aveva la carnagione leggermente scura che faceva risaltare gli occhi chiarissimi. I capelli erano corti, lisci e di un bel biondo acceso. Al suo fianco a destra vi era la moglie, una donna di una rara bellezza. Il corpo era esile e la carnagione bianca come il latte. I capelli erano lunghissimi, liscissimi e di un biondo platino che quasi sembrava bianco. Gli occhi erano di un blu brillante come se fossero due zaffiri.
-Il piacere è tutto mio, Lord!- strinse la mano dell'uomo. -Lasci che le presenti mio figlio Naruto!- il ragazzo sentì il cuore battergli estremamente veloce nel petto e l'agitazione prendere il sopravvento. Cercò di riprendere il controllo di sé ricordandosi delle parole dei suoi genitori che riuscirono a calmarlo.
-Sono onorato, signor Iwanov!- fece un sommo inchino e quando si rialzò vide un enorme sorriso sul viso del russo che sorprese persino Deidara.
-Scommetto che sei brillante come tuo padre!- Naruto arrossì leggermente, sorridendogli. -Ad ogni modo lui è mio figlio Deidara.- il giovane russo fece un piccolo inchino, rimanendo il più freddo e composto possibile. Naruto rimase affascinato dalla sua bellezza e finezza, sembrava quasi un principe.
-Fate come se foste a casa vostra e divertitevi...- disse la padrona di casa. I Namikaze fecero un piccolo inchino e si congedarono.
-Ora ti faccio conoscere una persona importantissima, Naruto.- gli sussurrò il padre in tanto che si avvicinavano ad un gruppo di politici. -Signor Presidente del Consiglio...- cercò di chiamare l'attenzione dell'uomo che era di spalle. Si voltò e gli sorrise a trentadue denti.
-Minato!!! Che bello rivederti! Kushina sei sempre stupenda!- esclamò l'uomo, stringendo con forza la mano del biondo e poco dopo baciando quella di Kushina.
-Naruto, lui è il Presidente del Consiglio australiano. Presidente, lui è mio figlio!- disse Minato sorridente.
-Oddio! Sei cresciuto tantissimo e sei identico a tuo padre!- gli diede una pacca sulla spalla. Il ragazzo sorrise un po' imbarazzato. Cercava di ricordarsi di quell'uomo ma non ne aveva alcuna memoria.
-Piacere di conoscerla, signore!- tentò di essere più naturale ed educato possibile per non fare brutta figura. L'uomo era diverso da tutti gli altri politici che aveva visto in giro. Gli infondeva serenità e affidabilità. Era caloroso e dall'aspetto molto curato.
-Minato, non c'è modo di farti tornare in Australia? Tuo nonno sarebbe stato felice di sapere che hai abbracciato parte delle tue origini!-
-La mia vita mi chiede di restare qui ancora per un po'. Ho molto da fare essendo segretario del Primo Ministro...- sorrise un po' lusingato dalle parole dell'uomo.
-Non capisco come mai tu abbia accettato di retrocedere nella carriera. Eri Ministro degli Esteri in Australia eppure hai accettato la proposta del Primo Ministro. Perché?- chiese curioso, incrociando le braccia.
-Beh, ero sicuro di imparare molto da lui e accrescere di più le mie capacità. E poi...per la mia famiglia. Volevo avere più tempo, anche semplicemente un ora in più da passare a casa!- Naruto posò lo sguardo sul padre con aria stupita. Non sapeva che avesse rinunciato a così tanto pur di trascorrere qualche momento in più a casa. Se doveva essere sincero non era mai stato in collera con lui per essere stato poco presente durante la sua infanzia. Era piuttosto orgoglioso di essere suo figlio, lo ammirava molto.
-Sei sempre stato un uomo molto sensibile e legato alla tua famiglia, eh?- gli diede una pacca sulla spalla. Poi guardò Naruto. -E tu cosa vorresti fare del tuo futuro?- gli occhi del giovane s'incendiarono di passione mentre sul viso si dipinse un sorriso determinato.
-Voglio diventare il Ministro dell'Ambiente. Voglio seguire le orme di mio padre e fare grandi cose!- il Presidente si meravigliò di notare tanta decisione in un giovane ragazzo.
-Buon sangue non mente, eh?- rise di gusto, avvolgendo con un braccio le spalle di Minato.
-Grazie!- sorrise Naruto. Poco dopo prese a guardarsi intorno intanto che i suoi genitori parlavano di affari. Era curioso nel vedere tutte quelle persone intente a discutere di questioni importanti in un atmosfera così serena. All'improvviso notò di sfuggita Sasuke vicino al tavolo delle vivande difronte alle finestre. Si congedò e si allontanò per raggiungere l'amico.
-Sas'ke! Cosa ci fai qui?- il moro alzò lo sguardo su di lui.
-Dovrei chiederti la stessa cosa...- commentò con indifferenza, il biondo sorrise imbarazzato portandosi una mano dietro la nuca.
-Ne deduco che siamo qui per lo stesso motivo... Come mai sei tutto solo?- chiese con aria confusa.
-Sto aspettando una persona...- incrociò le braccia. Naruto assunse uno sguardo malizioso, iniziando a punzecchiarlo con il gomito.
-Uh, stai forse aspettando la fidanzata?- Sasuke arrossì leggermente per poi rivolgergli uno sguardo omicida. Il biondo si mise sulla difensiva chiedendo ripetutamente scusa. -Stavo scherzando! Tranquillo! Anche se magari avere la fidanzata potrebbe farti bene...- il moro s'irritò ancora di più. -Cioè volevo dire...ecco...- il biondo fu sopraffatto dal panico solo guardando l'espressione dell'amico che si era fatta ancora più da assassino, ma qualcosa cambiò in un istante. In quel momento Hinata varcò la soglia della sala richiamando l'attenzione dell'Uchiha che s'incantò. -Sas'ke?- lo guardò con aria confusa per poi voltarsi, cercando di capire cosa lo avesse imbambolato. Vide Hinata intenta a guardarsi intorno. Era davvero incantevole. Aveva i capelli raccolti che lasciavano scoperto il candido ed esile collo ornato da una fine collana di zaffiri. Portava una fine maschera nera di pizzo che le faceva risaltare gli occhi. Indossava un lungo vestito color viola scuro ed uno scialle di lana color blu notte.
Sasuke s'incamminò verso di lei senza nemmeno far caso a Naruto, era rimasto talmente tanto affascinato da Hinata che era riuscito ad estraniarsi dal resto della sala. Più si avvicinava a lei e più sentiva il cuore battergli forte. La ragazza lo vide e lo raggiunse sorridendogli.
-Ciao, Sasuke-kun!- lo salutò con un po' d'imbarazzo. Il ragazzo le prese la mano e gliela baciò, facendola arrossire.
-Mi spiace di non essere passato a prenderti, spero che l'autista sia stato gentile...-
-Sì, grazie...- abbassò lo sguardo, sentiva l'agitazione prendere il sopravvento.
-Vuoi ballare?- la ragazza annuì e si fece accompagnare sulla pista da ballo al centro della stanza. Sasuke le cinse la vita con una mano mentre l'altra l'avvolse in quella di Hinata per poi iniziare a danzare. La ragazza non poté fare a meno di tenere lo sguardo puntato sui piedi per paura di sbagliare. -Tieni lo sguardo fisso su di me, c'è meno rischio che sbagli...- le suggerì. Hinata alzò la testa e fece incontrare i loro sguardi. Rimasero in silenzio, lasciandosi trasportare dalle note della musica in sottofondo. La giovane si sentiva davvero al settimo cielo, aveva come la sensazione di essere dentro uno dei suoi sogni. Era leggermente imbarazzata, ma stranamente si sentiva sicura e all'altezza della situazione. L'agitazione era scomparsa non appena iniziarono a ballare e il cuore aveva preso a battere regolarmente. Non riusciva a distaccarsi dagli occhi di Sasuke che le conferivano tanta fiducia.
Sasuke si era perso nello sguardo della ragazza, aveva il potere di portarlo su di un altro pianeta e farlo estraniare da tutto e da tutti. Si sentiva in pace come se tutta la sua vita non avesse più importanza se non quel singolo istante. Non aveva mai provato queste sensazioni e doveva ammettere che tutto ciò gli piaceva poiché lo faceva stare divinamente bene. Accennò un piccolo sorriso senza rendersene conto.
-Stai davvero bene con questo vestito...- rivelò il ragazzo, spostando lo sguardo altrove. Hinata arrossì sorridendo.
-Grazie...- i due tornarono a guardarsi, scambiandosi dei sinceri sorrisi.
Naruto era rimasto a fissarli per un bel po' con aria incredula. Non riusciva a credere che Sasuke fosse capace di ballare e soprattutto vederlo sorridere era ancora più raro. Sospirò a malincuore, desiderando di avere Sakura al suo fianco. Raggiunse il padre e la madre che lo presentarono ad altri politici australiani.
-Naruto, abbiamo saputo che ambisci a diventare Ministro dell'Ambiente, hai qualche idea da proporre?- il ragazzo si fece serio, rispondendo con fermezza ed esponendo qualche suo progetto eco-sostenibile. Tutti rimasero stupefatti dalla sua genialità. Improvvisamente una voce famigliare lo chiamò, distraendolo dalla conversazione. Si scusò e si voltò notando Sakura dietro di sé.
-Sakura-chan!!!- le prese le mani con gli occhi che gli brillavano di gioia. La ragazza sorrise divertita. -Non credevo di trovarti qui!!!-
-Neanche io, sinceramente!- Naruto la guardò bene, arrossendo vistosamente. La trovò semplicemente magnifica. Indossava un lungo vestito rosso ricamato d'oro che lasciava scoperte le spalle. Le maniche erano lunghe e larghe, ricamate con dei disegni floreali. Il collo era ornato da una collana di diamanti.
-Ti...ti va di ballare?- le chiese tenendo lo sguardo basso. Sakura avvolse il braccio attorno al suo accettando l'invito. Una volta in pista e in posizione, incominciarono a danzare. Naruto non era sicuramente abile come Sasuke, anzi era abbastanza pessimo poiché s'inceppava di continuo. Ad un certo punto si fermò, tenendo lo sguardo basso che si era fatto malinconico. -Scusami tanto, Sakura-chan... sono completamente negato con il ballo.-
-Non importa, davvero.- tentò di tirarlo su di morale.
-Volevo fare qualcosa di stupefacente per te...- la ragazza assunse uno sguardo dispiaciuto, si guardò intorno per poi posare lo sguardo sul balcone. Tornò a guardarlo, lo prese per mano e lo trascinò verso la terrazza. -Dove andiamo?- chiese un po' confuso e sorpreso.
-C'è troppa gente qui, non mi piace... Prendiamo un po' d'aria.- uscirono sulla balconata e si avvicinarono alla balaustra. -Allora come mai sei qui?- chiese la giovane, posando le braccia sul parapetto di marmo e guardando il cielo, seguita da Naruto.
-Ehm...i miei genitori sono stati invitati...-
-I tuoi genitori? Devono essere importanti.- commentò con aria pensosa.
-Nah, nulla di che.- si sorresse il viso con la mano. -E tu invece?-
-I miei sono interpreti, quindi sono qui per lavoro.- Sakura rimase in silenzio per qualche secondo, stava cercando di ricordarsi chi avesse visto accanto a Naruto. Sentiva che era una persona importante, ma non riusciva a rimembrare. Si voltò verso di lui e tutto le fu più chiaro. Il suo sguardo mutò, facendosi incredulo. Il biondo la guardò con la coda degli occhi sentendo l'agitazione incombere. -Oddio, ma tu sei...sei il figlio di Minato Namikaze?- chiese titubante. Il ragazzo spostò lo sguardo altrove sentendosi leggermente in imbarazzo. Avrebbe tanto voluto tenerlo nascosto il più possibile, ma a quanto pare non gli era stato possibile.
-Beh, ecco...-
-Allora è vero!!! Perché diavolo ti fai chiamare in un altro modo? Perché lo tieni nascosto? Dovresti essere fiero di portare il nome di colui che ha evitato lo scoppio della guerra tra la Russia e la Corea!!!- esclamò emozionata e con il cuore che batteva a mille. Il biondo era un po' demoralizzato e ciò colpì la ragazza che si calmò. -Na...naruto?-

-Sono fiero e onorato di essere figlio di mio padre. Mi sento il ragazzo più fortunato del pianeta, ma volevo che la gente mi apprezzasse per come sono e non perché sono suo figlio. Volevo e voglio evitare che qualcuno possa approfittarsi di me solo per il nome che porto. Prima di arrivare qui in questo paese la gente mi conosceva come Naruto Namikaze. Ero circondato da persone che reputavo mie amiche e da ragazze che mi facevano il filo, ma se davvero fossero stati interessati a me non mi avrebbero parlato alle spalle dicendo un sacco di cattiverie.- il suo sguardo si era fatto malinconico e cupo. Sakura sentì una fitta al petto, gli si avvicinò e lo abbracciò. Naruto sgranò gli occhi per lo sorpresa, sentì il cuore battergli forte.
-Hanno perso loro. Non sapevano quanto sei generoso e gentile.- il biondo sorrise teneramente, posando le mani sulle sue.
-Grazie, Sakura-chan.- la ragazza si staccò dall'abbraccio e tornò a guardare il cielo. Si strinse le braccia al petto per via del freddo. Naruto si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle. Sakura arrossì leggermente. Il profumo del biondo l'avvolse completamente facendole provare una piacevole sensazione di sicurezza e pace. L'Uzumaki si sentiva davvero soddisfatto e felice di come si stavano mettendo le cose tra di loro. Era al settimo cielo, gli sembrava di poter toccare il cielo con un dito. Ma pensò di fare le cose con calma per evitare di rovinare tutto come al suo solito. Per ora era contento di dov'era arrivato.

 

 

 

Itachi si diresse verso Deidara che se ne stava tutto solo in disparte accanto alla finestra. Aveva uno sguardo pessimo, per non parlare dello stato in cui era.
-Ciao, Dei...- disse con tono atono.
-Ciao, Itachi. Come va?- chiese quasi a fatica.
-Tutto nella norma. Tu, piuttosto, come stai? È da due settimane che non vieni a karate, anche se sei bravo è un peccato perdere lezioni importanti...-
-Non sto bene ultimamente.- si mise una mano sullo stomaco. -Sto davvero male...- Itachi fece attenzione ad ogni singolo particolare dell'amico, assumendo uno sguardo serio.
-Ci sei caduto di nuovo?- chiese con tatto. Deidara s'irrigidì, sentendo lo stomaco contorcersi ancora di più. Abbassò lo sguardo e strinse i pugni.
-Anche se fosse?- rispose con acidità.
-Mi preoccupo per te, non voglio che stai male come l'ultima volta...-
-Tranquillo, ho tutto sotto controllo.- lo guardò un po' seccato dalla situazione. -Ora scusa ma, non mi sento bene. Divertiti anche per me...- gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò, dirigendosi verso il bagno.
Il moro sospirò, guardò fuori dalla finestra il giardino e decise di andarsi a rifugiare lì.
Si sedette su di una panchina accanto a dei cespugli di rose e si mise a guardare la luna. Pensò alla sua vita e a quanto fosse cambiata in meglio grazie a Kisame. Era quasi riuscito a vivere ogni giorno in modo positivo nonostante tutti i problemi che avesse. Accennò un piccolo sorriso malinconico.

In quel momento Kisame raggiunse il giardino con la speranza di rimanere da solo. Si stupì nel vedere Itachi. Rimase ammaliato dalla sua figura baciata dai raggi argentati della luna. Schiuse appena le labbra, sentendo il fiato farsi più corto. Gli sembrava di avere davanti a sé una musa o una specie di angelo dalle sembianze così perfette e delicate da sembrare irreale. Scosse la testa e gli si avvicinò chiamandolo per nome. Il moro lo guardò con la coda degli occhi, si meravigliò di vederlo proprio lì nell'istante esatto in cui stava pensando a lui.
-Kisame, cosa ci fai qui?- domandò pacato.
-Accompagno la mia ragazza. È la figlia di un ministro o robe simili.- gli si sedette accanto. -Come mai tutto solo?-
-Non mi piace stare con troppa gente per troppo tempo. Tu?-
-Mi annoia stare intorno a gente noiosa, pensavo di prendere un po' d'aria per poi svignarmela!- rise. -Allora, alla fine hai deciso cosa vuoi fare nella tua vita?-
-Ho trovato un compromesso, anche se ancora non l'ho comunicato a mio padre.- rispose, guardando la luna.
-E quale sarà il tuo destino, quindi?-
-Se devo rimanere nel ramo della giustizia tanto vale diventare un giudice. Mi sto impegnando a fondo con l'università così da passare avanti con gli anni se riesco...-
-Ottimo! Vedrò di comportarmi bene per non averti come nemico allora!- rise. Itachi accennò un piccolo sorriso, poco dopo si fece malinconico. Kisame lo guardò ed assunse uno sguardo un po' confuso. Incrociò le braccia ed aggrottò le sopracciglia. -Sei felice, Itachi?- l'Uchiha rimase spiazzato dalla domanda che gli aveva posto. Lo guardò e poi abbassò lo sguardo, scuotendo la testa. -Perché?-
-Vorrei che succedesse qualcosa di nuovo nella mia vita. Intraprendere un viaggio o un avventura o anche semplicemente trovare qualcuno d'amare...-
-Ti posso aiutare io se vuoi! Ti farò fare così tante cose che dovrai chiedermi una pausa!- ridacchiò. -Hai mai pensato che forse c'è qualcuno che possa interessarti ma di cui non ti sei accorto perché troppo impegnato?- Itachi alzò lo sguardo su di lui, facendosi serio e attento. -Il segreto per essere felici è saper godere delle cose che fai nel presente. Anche stare semplicemente tra la natura può renderti felice, basta solo che chiudi gli occhi e ti sentirai magicamente completo e sereno. Hai mai provato?- il moro scosse la testa. -Bene, allora chiudi gli occhi, fai un respiro profondo e ti sentirai felice. Concentrati su te stesso e quello che provi, magari riesci a scoprire qualcosa d'interessante.- entrambi chiusero gli occhi, fecero un respiro profondo e rimasero ad ascoltare tutto ciò che li circondava e ciò che provavano.
Itachi iniziò a sentirsi meglio. Cercò di far luce sui propri sentimenti per vedere se per caso vi fosse qualcuno a cui teneva. Ripercorse molti momenti della sua vita ed ogni volta che pensava agli attimi trascorsi con Kisame sentiva uno strano calore nel petto. Si chiese cosa volesse significare ciò che provava, che tipo di affetto fosse, ma poco prima che potesse scoprirlo un brivido gelido gli percorse la schiena facendolo irrigidire e focalizzare il pensiero sulla sua salute. Si strinse le spalle per riscaldarsi, iniziando a muovere le gambe. Kisame aprì gli occhi, lo guardò e si tolse la giacca per coprirlo.
-Che stupido, avrei dovuto dirti che non era saggio stare fuori...- commentò l'Hoshigaki ridacchiando. Itachi si voltò verso di lui con le guance leggermente arrossate. Il cuore prese a battergli velocemente. Si guardarono negli occhi senza dire nulla fino a che la vista del moro non iniziò a mancare. Si mise una mano sul viso, iniziò a tremare impercettibilmente. Kisame lo avvolse con un braccio e lo aiutò ad alzarsi. -Ti accompagno a casa...- il moro si strinse alla sua camicia, lasciandosi guidare dall'amico. Uscirono dalla villa senza essere notati.
-Ma la sua fidanzata?- si domandò l'Uchiha, avrebbe voluto chiederglielo ma rimase in silenzio. Tirò fuori dalla tasca il cellulare e glielo diede a Kisame. -Puoi mandare un messaggio a mia madre e dirgli che sto tornando a casa?-
-Certo...- fece come chiesto nel mentre aspettavano l'arrivo dell'automobile. Quando il parcheggiatore tornò, l'Hoshigaki lo aiutò a salire in macchina e dirigersi così a casa. -Ti senti meglio?-
-No...- strinse le mani a pugno. Kisame lo avvolse con un braccio per cercare di calmarlo ed in tanto incominciò a parlare di situazioni buffe che gli erano capitate nella sua vita.
-Una volta alle olimpiadi sono finito nello spogliatoio delle donne. Immagina che figura ho fatto e quanto ho rischiato! Le donne che fanno karate sono molto più aggressive degli uomini.- ridacchiò, sperando di portare un sorriso all'amico. -Alle olimpiadi di Sochi, invece, sono stato rincorso da un cane. Quel bastardo mi aveva morso una chiappa strappandomi i pantaloni. Sono dovuto arrivare in palestra con mezza natica scoperta! Non ti dico i fotografi...- pian piano il moro iniziò a calmarsi e a farsi più sereno, la vista si accinse a tornare. Arrivati a casa di Itachi, Kisame lo accompagnò fino alla soglia per sicurezza.
-Grazie...-
-Figurati! Se hai bisogno di qualsiasi cosa puoi chiamarmi!- gli sorrise. -Riposati bene e non sforzare la vista.- il moro annuì, l'Hoshigaki si voltò. -Buona notte.- fece per andare quando l'Uchiha lo chiamò, si voltò e rimasero a guardarsi per un'istante. Itachi non capì perché lo avesse chiamato, l'unica cosa che sapeva era di non voler rimanere da solo. Ma non gli chiese di fargli compagnia.
-Buona notte...- disse con tono pacato e gentile. Kisame gli sorrise.
-Sogni d'oro, Itachi...- pronunciò il suo nome con molto affetto, poi se ne andò. Il moro rimase a guardarlo allontanarsi per poi entrare in casa.

 

 

 

Deidara uscì dal bagno dopo diversi minuti. Stava peggio di prima, ma non gli importava. Raggiunse i suoi genitori per avvisargli che si sarebbe ritirato nella sua stanza per riposare. Quando arrivò da loro, notò un ragazzo dai capelli rossi che stava conversando con loro.
-Otets*...-
-Oh, Deidara eccoti! Ti presento Hiruko è di una famiglia importante giapponese.- il ragazzo dai capelli rossi si voltò verso il biondo mostrando il suo viso ornato da una maschera. Il biondo assottigliò lo sguardo. Aveva come la sensazione di averlo già visto da qualche parte.
-Piacere di conoscerla, signorino Deidara...- fece un piccolo inchino.
-Piacere mio...- sussurrò.
-Perché non conversate un po', ha detto che gli piace l'arte...magari può interessarti.- suggerì la madre con tono distaccato. Sentendo le parole della madre pensò che potesse trattarsi di Sasori, ma tale convinzione svanì poco dopo.
-Ne sarei onorato!- disse il rosso tenendo gli occhi fissi su Deidara. Il biondo annuì e lo portò nello studio che vi era accanto alla sala.
-Almeno qui non c'è casino...- commentò il biondo, facendolo entrare. Chiuse la porta e quando si voltò verso di lui sgranò gli occhi. -Sasori...- sussurrò, scosse la testa. -Che cazzo ci fai qui, Sasori?- chiese un po' irritato e allo stesso tempo sconvolto, mettendo le mani tra i capelli e facendo avanti e indietro per la stanza.
-Sono qui per te...- il biondo si fermò e voltò verso di lui.
-Co...cosa?-
-Sono qui per te... Avevo bisogno di vederti.-
-E perché mai? Per farmi stare peggio di come mi sento di già? Credevo avessi capito che non volevo più rivederti per il bene di entrambi!- esclamò alzando leggermente la voce.
-Devo dirti una cosa importante. - teneva gli occhi fissi su di lui, facendolo agitare ancora di più.
-E allora vieni nella tana del lupo, mi pare logico!- commentò sarcastico.
-Così non mi avresti evitato...-
-Allora sbrigati a parlare, così puoi sparire prima che io impazzisca!- le mani gli tremavano dal nervosismo e la testa gli girava per via della debolezza.
-Non voglio che tu te ne vada dalla mia vita, Deidara... Non so cosa mi sta succedendo, ma mi fai provare cose che non sentivo da anni...- il biondo posò lo sguardo su di lui facendo incontrare i loro occhi, era senza parole e il cuore gli stava esplodendo nel petto. Non poteva credere a ciò che stava succedendo. -Mi fai stare bene e fai nascere in me la speranza di poter guarire...- gli si avvicinò, tenendo lo sguardo basso. -Posso...- gli prese la mano. -Posso entrare nella tua vita?-
-Io...- rimase imbambolato per qualche secondo, credeva di avere un allucinazione eppure era tutto vero, la salda presa della mano del rosso era reale. Ma ad un tratto si ricordò della realtà in cui viveva, degli obblighi che lo opprimevano e che lo costringevano a vivere una vita piena di falsità e illusioni. Gli tornarono alla mente le fredde parole del padre la prima volta che lo aveva visto baciarsi con un ragazzo: “Mi fai ribrezzo! Ti brucio vivo! Non osare rifarlo o sei morto! Non osare mettere in cattiva luce questa famiglia per questo tuo malsano modo di essere!” , sentì l'odio e la stretta della sua mano intorno al collo. Si mise la mano destra sulla spalla sinistra, stringendo con forza la camicia. -Non posso, vorrei tanto ma non posso...- si voltò, strizzando gli occhi e mordendosi un labbro. -Ho giurato a mio padre che non...avrei macchiato la mia famiglia e non posso rischiare di...- rivelò con voce rotta. Abbassò la testa, stringendo i pugni. Sasori gli si avvicinò, prendendogli la mano.
-Andrà tutto bene...- il biondo fu felice nell'udire quelle parole rincuoranti, ma allo stesso tempo si sentì morire dentro poiché sapeva quanto fosse pericoloso suo padre. Conosceva le conseguenze che avrebbero passato in caso fosse venuto a scoprirlo. Corse via come se volesse scappare da quella situazione e volesse finalmente liberarsi da ogni obbligo. Sasori lo rincorse fino a che non si fermò nel suo rifugio, l'angolo del giardino circondato da cespugli di rose. -Deidara... cosa ti turba?- gli chiese con tono calmo e gentile.
-Non voglio rischiare che ti faccia del male!- esclamò con rabbia, stringendo i pugni. -Non posso vivere pensando che possa accaderti qualcosa per colpa mia e sua. Vorrei vivere una vita normale e fare cose normali. Avere una famiglia con l'uomo che amo senza paura...- Sasori rimase in silenzio, comprendendo ciò che affliggeva il suo animo. Non sapeva come dargli un po' di sollievo quindi si limitò a prendergli la mano per voltarlo e poi baciarlo. Il biondo in un primo momento ne fu sorpreso, ma poi si lasciò andare e ricambiò. Quanto aveva sognato di poter sentire quelle sue candide labbra sulle proprie, poterlo stringere a sé e sentire il suo cuore battere contro il proprio petto. Ogni problema che li angosciava era scivolato via, era come se si fossero catapultati nel loro mondo. In quel momento capirono di aver sempre desiderato quel contatto, compresero che le loro anime si erano unite fin dal primo momento che si parlarono. Sasori si staccò lentamente dalle sue labbra, posando la fronte contro quella del biondo. Deidara rimase con gli occhi chiusi fino a che non lo sentì parlare.
-Staremo bene vivendo ogni secondo come se fosse l'ultimo. Non possono toglierci il presente...- sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra. Il biondo sorrise chiudendo gli occhi per poi abbracciarlo forte e farlo cadere all'indietro.
-Sono felice, Danna... Sono felice che tu sia accanto a me.- si aggrappò saldamente alla sua giacca per paura di perderlo.
-Anche io...- gli accarezzò i capelli tenendo gli occhi chiusi e lasciandosi cullare dal suo dolce profumo.
Non sapevano come sarebbe andata a finire. Non volevano nemmeno sfiorare quel pensiero che li faceva stare male. Sapevano che si erano avventurati in un sentiero pieno di insidie e peripezie, ma volevano credere che avrebbero superato qualsiasi cosa grazie alla speranza. Tutto ciò che davvero contava in quel momento erano i sentimenti che provavano l'uno per l'altro, capaci di farli sentire magnificamente bene.
Si guardarono negli occhi senza dirsi nulla. Sasori gli accarezzò una guancia con estrema delicatezza come se avesse paura di scalfirlo. Deidara chiuse gli occhi concentrandosi su quel tocco leggero capace di curargli l'anima. Sasori rimase ammaliato dalla sua bellezza e stranamente si sentì libero dai suoi impulsi malsani. Per la prima volta dopo tanti anni non avvertì il desiderio sadico di violenza scorrergli nelle vene.
-Allora è questo ciò di cui parlava lo psicologo...- si disse senza mai togliere lo sguardo su di lui. -È così piacevole...- si avvicinò alle sue labbra sentendo il suo respiro sulla pelle. -Tu sei...- lo baciò, interrompendo il flusso dei pensieri. Lo strinse forte a sé, mettendo una mano sotto la sua giacca. Sentì sulla propria pelle il corpo scarno di Deidara. Il biondo s'irrigidì appena, gli tolse la mano per evitare che indagasse ulteriormente. Sasori lo fece appoggiare sull'erba senza mai far staccare le loro labbra. Poco dopo si allontanò lentamente dal suo viso, lo guardò negli occhi rimanendo in silenzio per qualche istante.
-Voglio che anche tu guarisca...- gli sussurrò. Il biondo sgranò gli occhi, colto alla sprovvista. -Possiamo tornare a vivere, insieme.- gli accarezzò una guancia. Deidara si commosse e lo strinse forte, nascondendo il viso tra l'incavo del suo collo.
Rimasero sdraiati sul prato per molto tempo intenti a fissare il cielo stellato nel mentre, di tanto in tanto, parlavano. Avrebbero voluto che quell'istante non finisse mai. Avrebbero voluto vivere in quel momento per sempre, privi da ogni preoccupazione. Si erano promessi che sarebbero stati bene e questo era l'unica cosa che davvero importava.




 

La serata era quasi giunta al termine e Naruto decise di riaccompagnare a casa Sakura che era stanca di stare ad aspettare i suoi genitori. Presero un taxi e passarono tutto il tragitto a ridere e scherzare. Ogni volta che la ragazza rideva Naruto si sentiva appagato e colmo di gioia. Era proprio innamorato di lei, più la guardava e più sentiva crescere il desiderio di passare il resto della sua vita con lei.
Quando giunsero presso la sua casa, il biondo uscì dall'auto e l'aiutò a scendere. L'accompagnò fino alla soglia di casa.
-Grazie per avermi accompagnato.- disse la ragazza sorridendogli.
-Figurati, l'ho fatto volentieri e poi mi stavo annoiando anche io...- rise il ragazzo.
-Ma potevi fare conoscenze importanti per il tuo futuro...- commentò Sakura.
-Non importa, ho preferito sentirti ridere e mettermi di buon umore! E poi l'incontro più fondamentale l'ho già fatto!- le sorrise lasciandola confusa. -Ora è meglio che vado, così ti lascio riposare un po'...- le diede un piccolo bacio sulla guancia, facendola arrossire leggermente. -Dormi bene e sogni d'oro...-
-Anche a te!- si guardarono negli occhi per un istante, poi Naruto si voltò ed entrò in auto per farsi riaccompagnare a casa. Una volta arrivato, si diresse verso camera canticchiando. Salì le scale, svoltò a destra e dopo qualche passo arrivò a destinazione. Si spogliò e si mise il pigiama. Poi si buttò sul letto guardando il soffitto e continuando a pensare a Sakura.

-Ormai sono tutto tuo, Sakura-chan...- sussurrò, chiudendo gli occhi e senza rendersene conto si addormentò dopo qualche minuto.
 

 

 

La festa era terminata e Sasuke aspettò assieme ad Hinata l'arrivo del suo autista. Avevano passato quasi tutta la cerimonia a ballare, fermandosi solo per bere e mettere sotto i denti qualcosa.
-Ti ringrazio di essere venuta...- commentò Sasuke, facendo sorridere la ragazza.
-Ho passato una bella serata. Sono felice che tu mi abbia invitato, Sasuke-kun.- gli rispose guardandolo negli occhi per poi abbassare lo sguardo. Poco dopo arrivò l'auto che avrebbe accompagnato a casa Hinata. Le aprì la portiera, Sasuke le baciò la mano, facendola arrossire. Posò gli occhi su quelli di lei per secondi che sembrarono durare un'eternità.
-Buona notte, Hinata...- le disse con un tono di voce quasi dolce.
-Buona notte, Sasuke-kun...- gli sorrise teneramente, si voltò ed entrò in auto. Il moro la guardò allontanarsi, perdendosi nei suoi pensieri.
Qualche minuto dopo giunsero i suoi genitori e tornarono a casa.
-Certo che Itachi è stato davvero molto maleducato a lasciare così la cerimonia!- borbottò Fugaku alquanto irritato.
-Ha detto che non stava bene, quindi ha fatto ciò che era giusto.- gli rispose a modo la moglie, prendendo le difese del figlio. Sasuke aveva la testa altrove. Lo sguardo era perso fuori dal finestrino. Le voci dei suoi genitori non le percepiva nemmeno.
Non appena arrivarono al loro ovile, s'incamminò verso la propria stanza. Si tolse la giacca e la cravatta buttandole per terra, per poi lasciarsi cadere sul letto con le braccia aperte. Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di Hinata quando varcò la soglia della sala. Gli sembrò di aver visto un angelo. Più si concentrava sulla sua figura e più si sentiva strano. Aveva il cuore che batteva velocemente e lo stomaco in subbuglio. Si sentiva felice e completo. Era come se prima di quel momento avesse vissuto la sua vita solo per metà, per poi ricongiungersi con la parte mancante di sé. Si mise una mano sul petto, sentendo il cuore sussultare e accelerare ogni volta che pensava al viso sorridente di Hinata. Ormai ne era più che convinto, la freccia di Cupido lo aveva colpito proprio quella sera.






*otets= padre (pronuncia atiez)


  

 
Buongiorno a tutti! Scusate il ritardo ma ieri ho lavorato fino a tardi e non ho avuto tempo. Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e sia venuto abbastanza bene (scusate per gli eventuali errori). 
Grazie a tutti voi che leggete, seguite e a cui piace la storia!
Il prossimo capitolo uscirà Martedì, se tutto va bene.

A presto e grazie ancora di tutto!

Ryuga Hideki

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Capitolo 7
*** Il Lato Positivo ***


   
IL LATO POSITIVO




 

Stava tornando dalla sua lunga corsa mattutina. Girò a destra ed arrivò a casa. Si tolse le cuffie dalle orecchie e mise in tasca l'Ipod. Aprì la porta ed entrò. Sentì dei gemiti e delle urla strozzate provenire dal piano di sopra. Abbassò il capo e strinse i pugni nel mentre si dirigeva verso la stanza con passo deciso. Salì le scale, svoltò a sinistra e spalancò la porta, che era socchiusa, facendo spaventare la sua fidanzata e l'amante.
-Ki...kisame, cosa...?- disse terrorizzata la ragazza, nel mentre lui si avvicinava.
-Amico...non è come sembra!- esclamò il ragazzo che era nel panico. Kisame prese la donna per un braccio tirandola a sé per poi prenderla alla gola e sbatterla contro il muro.
-Sparisci, verme!- ringhiò l'Hoshigaki guardando con uno sguardo omicida l'amante della sua fidanzata. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, raccolse i vestiti e scappò. Tornò a guardare la donna con occhi pieni di odio. -Sei una puttana! Mi hai fatto passare anni di merda, facendomi sentire uno schifo perché non ti facevo sentire importante e ora mi fai questo?-
-Io...- la ragazza cercò di parlare ma non riusciva.
-Non sai quante volte avrei voluto sbatterti fuori di casa, ma ora ho un pretesto.- ghignò. Lasciò la presa, facendola cadere per terra. -Sparisci!- la donna non disse nulla, raccattò i propri abiti e corse via.
Kisame rimase immobile per qualche istante. Non si sentiva ferito, in un certo senso era sollevato perché finalmente poteva smettere di mentire a se stesso e vivere in una farsa. L'unica cosa che rimpiangeva era di aver aspettato tanto a lasciarla. Era giù di morale perché pensava di aver buttato quasi un anno della sua vita. Ma cercò di non focalizzarsi troppo su quel pensiero e si fiondò a ricominciare per non perdere altro tempo prezioso. Si mise a svuotare la casa dalle cianfrusaglie della sua ex-fidanzata, pronto ad un nuovo capitolo della sua avventura.

 

 

Itachi era appena tornato dall'ospedale dopo la solita serie di esami di routine a cui doveva sottoporsi ogni due mesi. Quando arrivò a casa non disse nulla, si limitò a lasciare gli esiti sul tavolo della sala così che i suoi potessero scoprire da sé il risultato. La madre lo guardò allontanarsi per poi prendere i referti e leggerli in tanto che il figlio andava in camera sua al piano superiore. Si sedette sul letto con lo sguardo perso nel vuoto. Rimase fermo in mobile quasi per un ora. Aveva la mente vuota, gli riusciva difficile persino pensare ma forse in quel momento non era del tutto un male. Il tempo sembrava non scorrere più, come se fosse intrappolato in quell'istante senza via di uscita. Si sentiva opprimere, ma il suo corpo non aveva molta voglia di reagire. Poco dopo si alzò lentamente, aveva bisogno di aria per trovare, magari, un po' di energia. Aprì la porta, percorse il corridoio e si fermò quando udì i suoi genitori discutere.

-Non so cosa diavolo abbiamo fatto per meritarci tanto!- disse irritato Fugaku. -Sta diventando davvero insostenibile la situazione con Itachi!- Mikoto lo guardò con le lacrime agli occhi e con uno sguardo rabbioso.
-Non credi che magari sia difficile anche per lui? È da quando è nato che fa avanti e indietro dall'ospedale per fare esami su esami! E tu ti lamenti del suo comportamento?- alzò il tono di voce.
-Sì, perché dovrebbe almeno esserci riconoscente! Facciamo di tutto per lui e nemmeno se ne rende conto! Maledetto!- la moglie lo guardò negli occhi, intuendo cosa volesse dire.
-Dai, dillo! Non fare il codardo!- il marito la guardò con rabbia e un velo di rancore negli occhi.
-Sarebbe stato meglio se non fosse nato!- la donna gli tirò uno schiaffo per poi lanciargli gli esami del figlio in faccia. Lo lasciò solo ad annegare in quel enorme problema e nelle sue parole che lo avrebbero fatto stare malissimo dopo aver letto i referti.
Itachi sentì una fitta al cuore nel udire quelle parole. Si pietrificò, si voltò e tornò in camera sua. Non sapeva cosa fare, l'unica cosa che voleva era uscire da quella dannata casa. Prese il cellulare e pensò di scrivere a Kisame, aveva bisogno di qualcuno capace di fargli apprezzare ogni secondo della sua vita.

 

» Sei libero? Posso venire da te? 10:05 am√√
« Certo! Nessun problema, ti mando l'indirizzo. 10:08 am√√

Aspettò il messaggio nel mentre preparava lo zaino con qualche vestito e medicine dentro. Quando lo ricevette uscì di casa, avvisando i suoi che sarebbe stato via tutto il weekend per studiare con un compagno di università e senza dargli tempo di replicare.

Una volta arrivato a destinazione, suonò il campanello ed aspettò. Qualche secondo dopo Kisame aprì la porta e gli sorrise.
-Qual buon vento ti porta qui?- lo fece accomodare.
-Niente di che volevo solo uscire di casa.- Itachi si guardò intorno. La villetta di Kisame era davvero lussuosissima e moderna. Vi era un ampia sala con un enorme televisore piatto, un fine camino e un intera parete a finestra che rendeva la stanza luminosissima. La cucina era a vista e anche essa era raffinata e moderna. Le scale che davano al piano superiore avevano il corrimano interamente fatto di vetro, il soffitto era alto e il tutto dava un senso di armonia e libertà. Notò qualche scatolone in giro per la stanza.
-Scusa il disordine, ma sto buttando la roba della mia, ormai, ex-fidanzata.- il moro si voltò verso di lui guardandolo con sguardo incredulo.
-Vi siete lasciati?-
-Sì, proprio un paio di ore fa!- sorrise. Itachi era sorpreso di vederlo così contento in una situazione del genere. Non credeva che qualcuno potesse stare bene dopo aver rotto una relazione. Kisame intuì i pensieri del moro e gli tolse i dubbi che aveva. -Sto bene solo perché volevo lasciarla già da qualche anno, l'unico rimpianto è non averlo fatto prima!- rise.
-E perché non l'hai fatto?- lo guardò con sguardo serio.
-Stavamo assieme da quasi quattro anni, ma con il passare del tempo ciò che provavo è cambiato. Credevo che fosse dovuto dallo stress del momento: nuovo lavoro, la pressione di mio padre per le prossime olimpiadi, l'insistenza di lei e di suo padre nel procreare...- sospirò. -Insomma, pensavo che tutto si sarebbe risolto dopo questo periodo e che sarei tornato ad amarla come prima, invece...- abbassò lo sguardo. -La tensione non ha fatto altro che farci allontanare e a spingere lei tra le gambe di un altro!- ridacchiò. -Come si dice: “Si attira ciò che si pensa” e io ho attirato il momento giusto per prendere la decisione a cui pensavo spesso! E ora mi sento decisamente meglio!- sorrise sollevato. Il moro era sempre più affascinato dal suo modo di essere, riuscire a trovare il lato positivo in ogni situazione. Voleva passare più tempo possibile assieme a lui e apprendere il suo modo di vivere ed affrontare la vita così da applicarlo nella propria.

-Mi spiace, comunque...- disse atono, inoltrandosi nella sala.
-Ma va, tranquillo!- lo seguì con lo sguardo.
-Sei ancora disponibile a farmi vivere esperienze mai affrontate?- voltò il viso verso di lui.
-Ovviamente!-
-Possiamo iniziare?- Kisame non si fece troppe domande ed acconsentì all'istante.
-Ti farò fare un sacco di belle cose! Per primo...andremo a fare Bungee Jumping!- uscirono di casa ed Itachi si fece trasportare dall'amico fino all'auto in garage. Arrivati sul posto, Kisame pagò per entrambi l'attività. Si trovavano presso un ponte sopra un fiume non distante dalla città. L'addetto legò alla caviglia i due per poi lasciarli liberi di saltare quando volevano. Erano davvero in alto e la corrente era veloce. Itachi si avvicinò al parapetto e guardò giù.
-Accidenti è alto...- commentò pacato.
-Hai paura?- ridacchiò l'amico.
-No...- sentì l'adrenalina entrare in circolo e una strana sensazione incominciò prendere il possesso del suo corpo. Gli sembrava di essere invincibile e pieno di forza. Si voltò verso Kisame guardandolo con determinazione. -Saltiamo assieme!- rivelò cogliendolo di sorpresa. L'amico non se lo fece ripetere due volte, si presero per mano e si posizionarono lungo la sporgenza. Si guardarono sorridendosi.
-Pronto?- chiese Kisame eccitato. Il moro annuì. Contarono fino al tre ed in fine saltarono.
Itachi si sentì come volare. Aveva un sorriso indelebile sul volto, non riusciva a smettere di sentirsi così pieno di gioia e di vita. Non gli era mai successo in vita sua di assaporare una tale voglia di vivere. Allungò il braccio verso l'acqua e la sfiorò appena con le dita, avvertendola gelida e tagliente. Anche se tutto durò solo per qualche secondo, riuscì a percepire un senso di completezza che lo faceva stare bene. Lo rifecero per altre due volte per poi concludere il loro turno. Si sedettero per terra entrambi con il respiro corto e la soddisfazione sul volto.
-Allora? Soddisfatto?- domandò Kisame sorridendo.
-Tantissimo! Voglio fare altro! Non voglio smettere!- gli occhi di Itachi brillavano ed erano pieni di vitalità. Era la prima volta che Kisame lo vedeva così.
-Sei mai stato a cavallo?- il moro scosse la testa. -Ok, perfetto!- lo aiutò ad alzarsi e lo portò in un allevamento di cavalli a pochissimi chilometri da dov'erano. Ne affittarono uno per due ore, giusto il tempo di fare un giro in mezzo alla natura. Andarono nella stalla, situata poco distante dalla pista di esercitazione, e presero un destriero nero e robusto. -Lui è Vader! Fin da quando ero piccolo mi portava sempre lui in giro!- Itachi lo guardò un po' sorpreso.
-Hai fatto equitazione?-
-Ho fatto fin troppi sport nella mia vita. La mia famiglia è fissata!- ridacchiò. -Sei pronto a salire?- il moro annuì. Kisame lo aiutò a montare Vader. -Reggiti forte alle redini!- subito dopo salì anche lui e prese la briglia con una mano mentre l'altra la mise sull'addome di Itachi. Il cavallo iniziò a correre non appena Kisame gli diede il segnale con le redini e le gambe. Vader era così veloce da alzare un violento vento. Il moro allargò le braccia chiudendo gli occhi, lasciandosi travolgere dalle sensazioni che provava. Rischiava, lo sapeva benissimo, ma in quel momento non gli importava. Si sentiva divinamente bene e questo contava più di qualsiasi altra cosa. Era libero da dalla realtà che lo opprimeva, gli sembrava di lasciarsi alle spalle ogni preoccupazione. Poco dopo aprì gli occhi e mise le mani su quella di Kisame. Si guardò intorno per apprezzare il paesaggio e avvertire il corpo rilassarsi grazie al potere curativo degli alberi. Vi era tanta umidità, ma non provava freddo poiché il corpo dell'amico lo riscaldava più di una stufa.
Kisame non capiva come mai Itachi fosse così diverso. Era tentato di chiedergli spiegazioni, ma aveva paura della risposta che avrebbe ricevuto.
-Grazie, Kisame...- gli strinse la mano. Il ragazzo lo strinse di più a sé come se volesse proteggerlo da qualcosa. Continuarono il giro fino a che non finirono le ore che avevano a disposizione.

Ritornati all'allevamento, riportarono Vader in stalla per poi tornare all'auto. Il volto di Itachi era sereno come non lo era mai stato.
-Cosa vuoi fare ora?-
-Andiamo a mangiare qualcosa!- gli accennò un piccolo sorriso. L'amico mise in moto la macchina e tornarono a casa per lasciare il mezzo in garage e poi andare al ristorante a piedi. Kisame lo portò in un posticino piccolo e tradizionale, non troppo distante dalla casa in cui abitava. Presero una ciotola di ramen a testa.
-Quanti sport hai fatto in vita tua?- domandò il moro. L'amico ci rifletté per qualche secondo.
-Vediamo...dovrebbero essere cinque o sei.-
-E quali erano?-
-Allora...mmh... A quattro anni ho iniziato nuoto. Mi allenavo spesso perché mio padre voleva che portassi avanti la tradizione di famiglia come ti avevo detto. Ma verso i dodici anni ho smesso di allenarmi seriamente e ora lo pratico di tanto in tanto. A cinque anni ho praticato equitazione, ma solo per qualche ora alla settimana per distogliere il cervello dal nuoto. L'ho praticato fino ai dieci anni, con il passare del tempo non riuscivo a starci più dietro visto che mi ero messo in testa, a sei anni, di fare karate.- si fermò un attimo, ripensando allo svolgersi della sua vita e carriera sportiva. -Poi a dieci anni mi destreggiavo tra karate, nuovo e basket che ho abbandonato dopo cinque anni. Successivamente ho fatto un anno di calcio, ma ho lasciato per concentrarmi solo sul karate agonistico. Dopo qualche anno, credo circa a ventidue anni, ho fatto aikido per sei anni e abbandonando di molto il nuoto.- Itachi si stupì della vita frenetica che ebbe Kisame. Non riusciva a credere che qualcuno fosse capace di fare tutto ciò.
-Ma come diavolo hai fatto?-
-Beh, semplicemente al posto di giocare facevo sport perché mi divertiva di più. Ovviamente quello che sarebbe dovuto essere agonistico aveva la massima priorità sugli altri. A dodici anni, quando ho deciso che karate sarebbe diventato il mio futuro, il tempo che dedicavo al nuoto era scarso, solo qualche volta al mese.-
-Mmh... in sostanza ciò che tu hai fatto con lo sport io l'ho fatto con i libri e lo studio...-
-Beh, vedi? Saremmo una squadra ben bilanciata! Tu la mente e io il braccio! Meglio di così!- ridacchiò, facendo sorridere il moro. -E tu quando hai iniziato a fare karate?-
-A dieci anni, credo... Non ne sono sicuro, ricordo solo che ho insistito tanto e grazie ai dottori sono riuscito a convincere i miei.-
-E fu così che si scoprì che il piccolo Itachi era un genio anche nello sport!- rise, facendo scappare una piccola risata anche all'amico. Continuarono a parlare e scherzare. Quando finirono di pranzare ed uscirono, si accorsero che stava diluviando.
-Merda! Fino un attimo fa c'era il sole!- imprecò Kisame. Il moro non disse nulla, si limitò semplicemente a guardare il cielo. -Facciamo una corsetta, va bene?- gli sorrise. L'Uchiha annuì e corsero fino a casa. Quando arrivarono all'ovile di Kisame erano ormai bagnati fradici. -Vai pure in bagno ad asciugarti e prendi pure il mio accappatoio blu!- gli indicò la porta del bagno che era non molto lontano dalla scala che portava al piano superiore. Itachi andò ad asciugarsi mentre Kisame accese il camino. Poco dopo il moro tornò con in dosso l'indumento dell'amico. Stava tremando dal freddo, gli sembrava di avere la pelle ricoperta di ghiaccio. L'Hoshigaki gli si avvicinò e lo fece sedere accanto al fuoco. -Stai pure qui vicino a riscaldarti, fra poco faccio un tea caldo.- il moro non disse nulla, si limitò a rivolgere lo sguardo verso le fiamme perdendosi nei suoi pensieri. Kisame notò che qualcosa in lui era cambiato. Gli occhi erano tornati ad essere spenti e malinconici, ma non s'intromise, decise di andare ad asciugarsi per poi preparare il tea.
Una volta finito gli portò la tazza, posandola per terra. Si voltò per tornare in cucina ma Itachi lo fermò incominciando a parlare.
-Non sono stato sincero stamattina...- Kisame si voltò verso di lui e rimase in silenzio, aspettando che finisse. -Volevo allontanarmi il più possibile da casa mia, dai miei e dalla mia vita per un po' o magari per sempre...- rivelò tenendo gli occhi fissi sul camino. La voce era flebile e priva di emozioni.
-Perché?- chiese quasi con timore.
-Ho sentito mio padre dire che...- esitò un attimo. Ricordare quelle parole gli faceva male. -Avrebbe preferito non avermi visto i problemi che ho...- si strinse le gambe al petto per riscaldarsi di più.
-Oh, andiamo! Solo perché sei diabetico e cagionevole?- commentò un po' irritato.
-Non sono cagionevole, ti ho mentito al riguardo...- abbassò lo sguardo, distogliendolo dal fuoco. La voce iniziò a tremargli. Kisame sentì il cuore accelerargli e un cenno di ansia trasalire. -Ho una malattia rara...neanche i medici sanno cosa sia e come curarmi. Il mio sistema immunitario è quasi assente...- Kisame perse un battito e rimase pietrificato. -Oggi sono andato a fare degli esami di routine e gli esiti non sono andati come speravano. La cura a cui mi sto sottoponendo non serve a nulla, anzi sto peggiorando...- sentì gli occhi farsi lucidi. Kisame istintivamente corse ad abbracciarlo e stringerlo forte a sé. Itachi sgranò gli occhi dalla sorpresa. Lo strinse forte, aggrappandosi alla sua maglia e nascondendo il viso sul suo petto.
-Sono stato uno stupido! Avrei dovuto almeno ripararti dalla pioggia!- il moro s'irrigidì. Kisame capì che avrebbe dovuto comportarsi come se nulla fosse successo per non farlo stare peggio. -Scusami...- ora comprese il suo comportamento. Tutto si era fatto più chiaro. Itachi si rilassò, sentendosi al sicuro tra le sue braccia. Avrebbe tanto voluto non doversi mai muovere da lì e restare stretto a lui per tutto il resto della sua vita. -Ti prometto che ti aiuterò in qualsiasi modo!- gli sussurrò. Voleva aiutarlo in qualsiasi maniera, anche se non sapeva come. Voleva poter essere utile per farlo stare bene. Desiderava e sperava con tutto il cuore che potesse vivere una vita normale senza alcuna preoccupazione. Itachi si staccò appena dall'abbraccio e lo guardò negli occhi. Erano così vicini da riuscire a sentire l'uno il respiro dell'altro.
-Grazie...-

 

 

 

 

Erano passati diversi giorni da quando Itachi aveva rivelato a Kisame la verità sulla sua salute. Aveva trascorso molto tempo a casa dell'amico, si poteva quasi dire che ormai vivesse lì. Era l'unico modo che aveva per potersi sentire felice senza dover pensare troppo alla realtà. Aveva paura, su questo non vi erano dubbi, ma quando stava con lui ritrovava la forza di reagire senza farsi sconfiggere dalla depressione.
Dicembre era quasi alle porte e l'autunno era agli sgoccioli. La temperatura stava calando sempre più e le giornate si stavano accorciando. Anche quel giorno Itachi era da Kisame, aveva passato tutta la settimana a casa dell'amico dicendo ai suoi che stava preparando un esame con un suo compagno di università. Era una bella giornata, il cielo era limpido e il sole filtrava dalle enormi finestre della casa.
Era seduto sul divano intento a leggere un pesante libro che avrebbe dovuto portare al prossimo esame. Kisame era appena uscito dalla doccia dopo essersi allenato. Lo raggiunse e si appoggiò con le braccia allo schienale del divano.
-Allora, cosa vuoi fare oggi?- il moro lo guardò con la coda degli occhi ed alzò le spalle. -Oh, dai! Ci dev'essere qualcosa di cui hai voglia! C'è anche una bellissima giornata di sole!- esclamò sconsolato. -È da giorni che continui a studiare! Non hai il cervello fuso?-
-Se devo essere sincero sì...-
-Bene, allora...- gli tolse il libro dalle mani e lo appoggiò al comodino che aveva affianco. -Ci distraiamo!- scavalcò il divano e scese dall'altra parte, il moro lo seguì con lo sguardo. -Hai mai giocato alla playstation?- si avvicinò alla televisione per accendere la console.
-No...- Kisame si voltò verso di lui, era abbastanza shockato.
-Com'è possibile?-
-Semplicemente i miei genitori non sono favorevoli ai videogames e io non ne sento il bisogno...- rivelò, alzando le spalle. L'amico si sedette accanto a lui con aria molto sconsolata dandogli un joystick.
-Allora oggi ci giocherai per la prima volta! Facciamo un torneo a Tekken 7-
-Che roba è?- Kisame si mise una mano sul viso, scuotendo il capo.
-Mi sento male...- sospirò. -È un picchia duro della Namco...in sostanza ti scegli il personaggio e fai a botte con il tuo avversario.-
-Non potevamo semplicemente massacrarci di botte fuori in giardino?- chiese con tono atono il moro.
-Certo che no! Mi sono appena lavato!- rise. -Ti spiego velocemente i tasti...- gli fece una breve lezione su cosa doveva schiacciare e poi iniziarono. -Scegli i personaggi che vuoi mettere nella tua squadra!-
-Non posso fare una prova, prima di iniziare?- l'amico ghignò sadico.
-Ovviamente no! Mica sono così gentile d'aiutarti in ogni tuo problema!-
-Hai paura di perdere?- domandò con tono divertito.
-Assolutamente no, è solo per darti una lezione di vita!-
Scelti i personaggi, iniziarono lo scontro. Kisame andò subito in vantaggio, vincendo i primi cinque incontri su dodici, ma poco dopo Itachi lo raggiunse vincendo cinque scontri consecutivi. Ormai ci aveva preso la mano ed essendo un genio non gli ci volle molto a tenergli testa. Si avvantaggiò di una manche giungendo così all'ultima sfida. In poche mosse il moro mise fuori combattimento l'amico che rimase spiazzato.
-Non è possibile...- sussurrò Kisame. Itachi ghignò sotto i baffi. -Voglio la rivincita Schiaccia per la rivincita!- si voltò verso di lui.
-No, ti ho dato una lezione di vita e quindi non esistono rivincite.- rispose con aria da saccente.
-Itachi! Voglio 'sta maledettissima rivincita!- aggrottò le sopracciglia. Il moro lo guardò con uno sguardo malizioso.
-Allora perché non provi a prendere il joystick?- gli rivolse un sorrisetto malefico, alzando il braccio in alto e allontanandosi da lui. Kisame ghignò ed accettò la sua proposta, si buttò su di lui ma il moro si spostò con estrema agilità lasciandolo con le mani in mano.
Iniziarono a rincorrersi per tutta la sala, Itachi era sempre un pelo avanti a lui riuscendo sempre a scansarlo.
-Accidenti, credevo che fossi più agile, pluricampione di karate...- lo istigò. Si erano fermati per un istante. Itachi era davanti alla penisola del divano mentre Kisame era a circa un metro di distanza da lui.
-Cerchi di farmi alterare, piccoletto?- ghignò divertito. Il moro non rispose, rimanendo concentrato su di lui e tenendo in alto il braccio con il joypad in mano. Kisame architettò un approccio diverso. Gli corse in contro, si diede una piccola spinta in avanti per saltare e poi afferrarlo. Itachi fece un salto all'indietro ma questa volta la presa dell'amico lo raggiunse prima, tirandogli la maglietta. Caddero l'uno sopra l'altro sulla penisola del divano. -Ti ho preso...- sussurrò a pochi centimetri dal suo viso. Itachi non disse nulla, limitandosi soltanto a guardarlo negli occhi arrossando leggermente. Rimasero a scambiarsi lunghi e profondi sguardi sentendosi attratti sempre di più l'uno all'altro. Kisame continuò ad avvicinare lentamente le labbra alle sue, il respiro di Itachi si fece sempre più corto mentre il suo battito cardiaco continuava ad accelerare incessantemente. Poco dopo annullarono quei pochi centimetri che li separavano, scambiandosi un dolce bacio che man mano stava diventando più passionale. Itachi fece cadere il joystick dalla mano per potersi stringere a lui aggrappandosi alla sua maglietta, mentre Kisame lo avvolse con un braccio e con l'altra mano cercò d'intrufolarsi sotto la sua maglia. Il moro mugugnò al tocco e prontamente lo fermò staccandosi e posando una mano sulla sua. Rivolse lo sguardo fuori dalla finestra, sentendosi in imbarazzo.
-Itachi...- sussurrò. Il ragazzo gli fece voltare il viso in direzione opposta alla sua per non sentire i suoi occhi su di sé. Kisame si alzò e sistemò la stanza mentre Itachi andò in bagno a rinfrescarsi il viso tutto accaldato. Si guardò allo specchio poi si voltò e si strinse le braccia al petto. Stava tremando impercettibilmente ripensando a quanto era accaduto. Avrebbe voluto non fermarlo, ma non si sentiva sicuro su quello che sarebbe potuto succedere. Sapeva che doveva parlare con Kisame per spiegargli cosa provava così da evitare di creare un'inutile tensione tra di loro.
Fece un respiro profondo ed uscì dal bagno. Raggiunse la sala ma di lui non vi era alcuna traccia. Posò lo sguardo fuori e lo vide in piede sul bordo della piscina. Andò da lui, allungò una mano verso la sua e con timore gliela prese. Kisame gliela strinse forte senza dire nulla.
-Scusami...- sussurrò il moro, tenendo lo sguardo basso. -Avrei voluto continuare... così da poter liberare i sentimenti che nascono dentro di me ogni volta che ti sono vicino e capire cosa si prova ad amare una persona per cui provi forti emozioni, ma avevo...ho paura per quello che potrebbe succedere...- gli rivelò con voce rotta. Kisame rimase in silenzio, in preda a intense sensazioni. Ogni volta che Itachi parlava non sapeva cosa dire, aveva il potere di farlo rimanere senza parole. -Qualsiasi cosa faccio potrebbe uccidermi...- tremò lievemente, sentendo gli occhi farsi lucidi. Kisame perse un battito ed istintivamente si voltò verso di lui per abbracciarlo e tenerlo forte tra le sue braccia. Itachi lo strinse tenendosi forte alla sua maglia e nascondendo il viso tra l'incavo del suo collo, qualche lacrima gli rigò il viso.
-Va tutto bene...- gli sussurrò. -Non permetterò che ti capiti nulla di male, ok?- si staccò dall'abbraccio e gli alzò il viso.-Starai bene.- gli asciugò il viso e gli sorrise. Il moro si alzò in punta di piedi e lo baciò, poco dopo si staccarono lentamente e si guardarono negli occhi. -Forse è meglio rientrare...ti faccio un tea!-
Andarono in cucina e intanto che Kisame preparava l'acqua Itachi si sedette su di uno sgabello e lo guardò rimanendo in silenzio.
-Posso farti una domanda, Itachi?- si voltò verso di lui. Il moro annuì. -Come facevi e fai a fare tutte le cose che compi? Per esempio: andare a scuola o solamente uscire. Non hai mai avuto la febbre?- chiese con curiosità.
-Ho passato la mia infanzia e parte dell'adolescenza chiuso in casa. I primi anni uscivo solo per andare a fare le visite e quando lo facevo...dovevo usare protezioni di qualsiasi tipo. Ho frequentato le elementari e le medie studiando a casa, ma uscivo eccezionalmente per fare karate, ma solo perché avevo raggiunto l'età per dei medicinali più forti che mi permettevano di uscire per un certo limite di tempo.- abbassò lo sguardo. -Quando dovetti iscrivermi al liceo mi imposi con i miei per farmi frequentare una vera scuola. Sono anni che continuo a sottopormi a diverse cure per portare alla norma le difese...- si fermò e strinse i pugni, odiava la vita che aveva. Non capiva come aveva fatto in tutti questi anni a non porre fine a tali sofferenze. Kisame gli prese una mano e gliela strinse per fargli coraggio. -La nuova terapia consiste nell'assumere delle pillole che dovrebbero aumentare i valori del mio sistema immunitario a lungo termine, ma per ora non sta funzionando. Offre solo una copertura giornaliera e neanche sicura al cento per cento.- si fermò nuovamente, parlarne non era per niente facile ma stranamente con Kisame riusciva a trovare la forza di affrontare il problema. -Ho avuto molto spesso l'influenza nella mia vita e ogni volta devo essere ricoverato in ospedale...- alzò lo sguardo su di lui notando i suoi con occhi pieni di comprensione.
-Beh, le medicine che prendi sono meglio di niente, no? E sono certo che troveranno una terapia efficace e che ti permetterà di vivere come chiunque!- gli sorrise.
Presero il tea, cercando di farsi scivolare di dosso la realtà e tornare nella spensieratezza. Si raccontarono un sacco di cose riguardanti la loro vita e quello che avrebbero voluto in futuro. Kisame sperava di concludere la carriera con stile per poi aprire un centro sportivo con tanto di programma motivazionale per tutti i tesserati.

-E per quanto riguarda la vita sentimentale, che progetti hai?- chiese Itachi con tatto. L'Hoshigaki incrociò le braccia assumendo uno sguardo pensoso.
-Se devo essere sincero non c'ho mai pensato. Non mi sono mai posto il problema di avere figli o meno nella mia vita. So solo che voglio vivere alla giornata, anche se...- si soffermò un secondo, guardandolo negli occhi. -Da quando ti ho conosciuto ho capito che la vita va passata con qualcuno di speciale. E chi lo sa... magari sei tu!- gli sorrise a trentadue denti, cogliendo di sorpresa l'altro che schiuse appena le labbra. Itachi sentì il cuore battergli all'impazzata, ma cercò di mantenersi più calmo possibile. Le sue parole lo resero molto felice, anche se un po' di malinconia rimase nel suo animo. -E di te che mi dici?-
-Io...- prese la tazza tra le mani e bevve un sorso di tea in tanto che rifletteva sulla domanda. -Io desidero vivere una vita normale e sana. Ultimamente vorrei fare qualcosa di concreto per il nostro paese, quindi dovrò studiare parecchio.-
-Che secchione!- ridacchiò, facendo nascere un piccolo sorriso sul viso del moro. -E la vita sentimentale non la conti? Solo doveri?- lo guardò divertito. Itachi abbassò lo sguardo.
-Beh, vorrei passare la mia vita con la persona che amo. Banale no?- sorrise un po' imbarazzato. Erano cose semplici, ma per come era venuto al mondo anche la cosa più elementare poteva risultare complessa e difficile da realizzare.
-Non lo reputo banale, anzi al giorno d'oggi è ancora più difficile avere una relazione duratura. Il “fin che morte non ci separi” è diventato privo di significato ormai!- Itachi alzò lo sguardo su di lui. Rimase per qualche secondo in silenzio e poi parlò.
-Kisame...- si guardarono negli occhi intensamente. -Insegnami a trovare la speranza nella mia vita...- l'Hoshigaki sorrise, gli si avvicinò al suo viso rimanendo a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Ti farò vedere il lato positivo...-

 




Quella mattina Deidara aveva intenzione di andare a trovare Sasori subito dopo essersi allenato in palestra. Si era prefissato di recuperare le lezioni perse di karate partecipando a qualche ora d'insegnamento extra.
Uscì dalla palestra e corse all'appartamento di Sasori, non riusciva a stargli lontano dal giorno in cui decisero di frequentarsi. Cercava di non dare troppo nell'occhio quando era a casa e di passare sempre inosservato così da non destare sospetti.
Una volta arrivato, suonò il campanello ed aspettò impazientemente che venisse ad aprire. Quando lo vide, gli sorrise ed entrò, si tolse il cappotto per poi abbracciarlo.
-Come stai, Danna?-
-Bene, sono tornato da poco dalla seduta...- gli accarezzò i capelli.
-Com'è andata?- si staccò e lo guardò con occhi pieni di passione.
-Va sempre meglio. Il mio analista è soddisfatto dei progressi. Tu? Ti stai rimettendo in piedi?- lo guardò un po' serio. Deidara si voltò per andarsi a sedere sul divano.
-Sì, non preoccuparti!- ovviamente mentì. La pressione che aveva riguardo la situazione non lo faceva stare bene mentalmente. Desiderava sparire e con il passare dei giorni questo desiderio aumentava, ma sapeva che doveva reagire. Voleva vivere meglio e soprattutto voleva vivere il suo sogno di stare con il suo amato. Per questo motivo passava molto tempo da Sasori, era l'unico modo per non dare peso alle voci che aveva in testa e alleggerire il carico degli obblighi che lo imprigionavano.
Sasori gli si avvicinò da dietro, posando le mani sullo schienale del divano. Deidara lo guardò sorridendogli beffardo.
-Io mi...- il biondo non lo fece finire di parlare, lo tirò a sé e lo baciò. Poco dopo si staccò e lo guardò.
-Cosa vuoi fare, Danna?- il rosso non gli rispose, si limitò semplicemente a baciarlo. Era tentato di rendere quel semplice bacio in qualcosa di più passionale, ma la sua mente lo bloccava. Cercava di zittirla in qualsiasi modo, ma nulla sembrava essere efficace. Si staccò e lo guardò. -I tuoi casti baci sono la fine del mondo...- gli rivolse uno sorriso mentre si girava verso di lui, mettendo le ginocchia sul divano. Gli si avvicinò al viso, guardandogli le labbra. -Mi fanno stare bene...- Sasori gli mise una mano sulla guancia, il biondo si morse il labbro. Il rosso si sentì travolto da una irrefrenabile passione che gli annebbiò la mente. Gli sembrava di essere sotto l'effetto di uno dei suoi impulsi violenti, ma quella volta desiderava solamente baciarlo con ardore. Le parole di Deidara erano riuscite a fargli zittire i pensieri che lo tormentavano. Lo baciò con estrema passione. Il biondo avvolse le braccia attorno al suo collo, nel mentre l'altro lo tirava su per prenderlo in braccio. Andarono in camera continuando a baciarsi con più foga. Si fecero cadere sul letto, Sasori spostò le labbra sul suo collo mentre con la mano destra s'intrufolava sotto il suo maglione nero. Deidara gli mise una mano tra i capelli, iniziando ad ansimare. La mano del rosso raggiunse il suo capezzolo sinistro incominciando ad accarezzarglielo, salì leggermente più su avvertendo uno strano rialzo sulla pelle. Il biondo s'irrigidì, mettendogli una mano sulla sua per fermarlo.
-N...no, basta...- si coprì il viso con la mano mentre Sasori si fermò e lo guardò.
-Cos'hai lì sotto?- domandò con tono pacato. Deidara scosse la testa, non voleva rispondere. -Ho detto: Cos'hai lì sotto.- richiese, scandendo le parole per bene. Il biondo non rispose, facendo irritare leggermente l'altro che gli prese con forza i polsi per allontanargli le mani ed immobilizzarlo. Vide il suo sguardo terrorizzato e pieno di odio. Allentò la presa e si mise a sedere accanto a lui, continuando a guardarlo. Il biondo si mise seduto, portando le gambe al petto. -Dei...- sussurrò con tono gentile, posando una mano sulla sua schiena. Rimasero in silenzio per qualche secondo fino a che Deidara non decise di scoprirsi, togliendosi il maglione e tenendo lo sguardo basso. Sasori sbirciò un po' titubante e ciò che vide lo lasciò senza parole. Sulla parte sinistra della schiena aveva pesanti ustioni, mentre davanti, leggermente più sopra il capezzolo, vi era una profonda cicatrice che arrivava fino alla clavicola.
-Contento ora?- disse con tono irritato e freddo. Sasori prese il maglione ed iniziò a vestirlo con cura. Deidara schiuse leggermente le labbra dallo stupore, rivolgendogli uno sguardo mesto.
-Scusa, non volevo...- lo guardò negli occhi ed avvertendo il suo dolore, sentì la rabbia nascergli dentro. -È stato tuo padre?- domandò con tono severo. Il biondo annuì. -Co...com'è successo?-
-Beh, ecco...- posò lo sguardo altrove e gli raccontò l'accaduto.


Era in una delle sale, dell'enorme villa, assieme al suo ragazzo ed erano in piedi accanto al pianoforte posto tra la finestra e il divano sul lato sinistro della stanza. Si stavano baciando castamente, cercando di non lasciarsi prendere il controllo dagli ormoni. Improvvisamente la porta si aprì ed i due si staccarono di soprassalto, voltandosi verso l'entrata. Non credevano vi fosse qualcuno in casa, pensavano e speravano di essere da soli, ma si sbagliavano. Il padre di Deidara era fermo immobile sulla soglia intento a guardarli con disprezzo e odio.
-Otets*...posso... posso spiegarti!- lo guardò con uno sguardo terrorizzato. Più si avvicinava e più sentivano il terrore crescere in loro. Quando fu abbastanza vicino lo afferrò per il collo, si voltò verso l'altro guardandolo con occhi omicida.
-Sparisci!- il ragazzo corse via in lacrime senza dire nulla. L'uomo tornò a guardare il figlio. Lo alzò da terra sbattendolo contro la spessa finestra.
-Otets...ya proshu vas**...- sussurrò a fatica, sentendo la presa del padre farsi più forte.
-Mi fai ribrezzo! Ti brucio vivo!- prese dalla tasca il coltellino che portava sempre con sé e glielo conficcò nel lato sinistro della spalla appena sopra il capezzolo. -Non osare rifarlo!- spinse la lama più dentro per poi portarla fin sopra la clavicola. Deidara gemette dal dolore, qualche lacrima gli rigò il viso. -Non osare rifarlo o giuro che sei morto!-
-Otets...- cercò di parlare tra il dolore e a fatica. L'uomo lo sbatté con forza contro il vetro, stordendolo un poco. Lo buttò per terra, s'incamminò con decisione verso il camino alla sua destra e prese il combustibile liquido per accendere il fuoco. Deidara non riuscì a reagire, cercò di togliersi il coltello dalla spalla ma poco prima di riuscirci il padre tornò. Gli staccò con violenza la lama, il biondo cercò di soffocare i gemiti di dolore.
-Non osare mettere in cattiva luce questa famiglia!- gli diede un calcio dietro la schiena facendolo girare a pancia in giù. Gli buttò del liquido infiammabile su tutto il lato sinistro della schiena. Prese l'accendino che aveva in tasca e lo bruciò. Il biondo urlò dal dolore. -Non osare farlo con questo tuo malsano modo di essere!-
-Otets! Ya proshu vas!!!- urlò disperato. Le sue urla echeggiarono per tutta la casa, cogliendo l'attenzione della madre e della nyanya che corsero nella sala, seguendo il fumo. Entrarono e rimasero shockate da ciò che videro.
-Deidara!!!- urlò la madre correndogli incontro. Il biondo sussurrò il suo nome prima di perdere i sensi. Si tolse il maglione e cercò di spegnere le fiamme mentre la nyanya usò un cuscino del divano. Quando fu salvo la madre lo prese tra le braccia cullandolo.

 

 

-Questo è quanto accaduto... Una volta in ospedale mia madre mi disse che avrei dovuto giurare di non avere mai più relazioni con uomini...- rivelò con voce rotta.
-Quanto tempo fa è accaduto?- domandò cercando di essere più cauto possibile.
-Avevo quattordici anni... Sono passati cinque anni e da quel giorno ho il promemoria che non posso essere me stesso. Anche l'arte mi era quasi proibita perché mio padre voleva che mi concentrassi solo sulla politica...- Sasori lo avvolse con un braccio, stringendolo a sé.
-Però sei riuscito a frequentare l'accademia.-
-Sì, dopo aver promesso che mi sarei trovato una fidanzata e soprattutto non mi sarei dovuto innamorare e nemmeno avvicinarmi a qualche ragazzo...- rise amaramente. Il rosso gli fece girare il viso dalla propria parte per poterlo guardare meglio negli occhi.
-Questa volta andrà diversamente!- Deidara lo abbracciò, strizzando gli occhi.
-Sono felice che tu sia nella mia vita, Danna! Riesci quasi a farmi vedere il lato positivo di tutto quello che mi è successo!-
-Il lato positivo? Io?- si staccarono dall'abbraccio. Il biondo lo guardò con un tenero sorriso sul viso.
-Sì! L'arte era l'unica cosa che mi faceva sentire vivo dopo quello che mi era successo, quindi se non fosse accaduto non sarei mai venuto all'accademia. Avrei solo coltivato questa passione raramente come hobby, sognando di poterla approfondire.- Sasori si sentì avvolgere da una strana e piacevole sensazione. Gli prese il volto tra le mani e gli si avvicinò.
-Se le cose stanno così allora non me ne andrò tanto facilmente dalla tua vita...- gli sussurrò per poi baciarlo.
Deidara si sentì rinascere. Dava seriamente speranza al loro futuro, anche se ormai era deciso a godersi il presente
.






*otets= padre (pronuncia atiez)
**Ya proshu vas= ti prego (pronuncia glia prasciu vas)



 
Scusate tanto per il finale un po' bruttino! Sono pessima con le conclusioni dei capitoli! Ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Grazie a tutti voi che leggete e seguite la storia! Fatemi sapere che ve ne pare! :)

Alla prossima

Ryuga Hideki

 

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Capitolo 8
*** La Magia dell'Inverno ***


LA MAGIA DELL'INVERNO





 

-A quanto pare la festa sta procedendo bene!- disse Hinata con aria felice. Era nel cortile dell'istituto accanto a Sasuke che ammiravano la gente intenta divertirsi nei più svariati modi. Dicembre era giunto e con essa anche la festa d'inverno organizzata dai due. Era una tipica giornata invernale con il cielo coperto e tinto di bianco e l'aria fredda ed umida che quasi preannunciava l'arrivo della neve.
-Abbiamo fatto un ottimo lavoro!- sorrise soddisfatto incrociando le braccia. -Ancora qualche minuto e poi accendiamo il falò, ok?- si voltò verso di lei. La ragazza annuì sorridendogli.
-Sas'ke!!! Hinata-chan!!!- la loro attenzione fu attirata da una voce fin troppo familiare. Si voltarono e videro Naruto corrergli incontro.
-Naruto-kun, è successo qualcosa?- chiese Hinata un po' turbata. Il biondo si fermò a prendere un po' di fiato, posando le mani sulle ginocchia.
-Avete visto Sakura-chan? La sto cercando da più di un ora! Ho corso per tutto l'istituto ma non l'ho vista, c'è troppa gente!- rivelò sconsolato. Sasuke scosse la testa con fare apatico, mentre la ragazza sorrise alquanto divertita.
-L'ho vista poco fa, ha detto che voleva andare a vedere le sculture di ghiaccio ed assistere al vincitore.- gli occhi di Naruto brillarono alla notizia.
-Ecco, lì non ho controllato!- rise un po' imbarazzato. -Comunque ti ringrazio, Hinata! Ci vediamo dopo!- corse via in direzione della palestra ove si teneva il torneo di scultura.
-Certo che Naruto è così...- commentò Sasuke, guardandolo correre via. Hinata si voltò verso di lui incuriosita dalle sue parole.
-Così?-
-Beh, è Naruto! Credo non esista qualcuno come lui! È un idiota e certe volte tira fuori un barlume di genialità.-
-Non lo definirei stupido, semplicemente non si prende sul serio e questo gli permette di mostrarsi più umano possibile. Proprio per questo motivo è speciale e gli riesce facile entrare in sintonia con chiunque, oltre al fatto di essere molto estroverso.- sorrise teneramente. -Lo ammiro molto e vorrei tanto essere come lui...- abbassò lo sguardo diventando leggermente rossa. Sasuke si voltò verso di lei, sentiva una strana sensazione nel corpo come un miscuglio tra rabbia, ansia e preoccupazione. Cercò di mantenersi più calmo possibile per non dare a vedere ciò che stava provando.

-Perché provo tutto ciò? Non ha senso! Non può essere... Non posso essere...- pensò tra sé e sé. -Non posso essere geloso di Naruto! È illogico! Perché mai dovrei essere geloso di lui? Non ha niente che io non ho, anzi sono meglio! Eppure lei...- scosse la testa per cancellare quei pensieri dalla mente. -Anche tu a modo tuo riesci ad arrivare al cuore delle persone, Hinata. Devi solo abbattere la timidezza...- le disse, cogliendola alla sprovvista. Si guardarono negli occhi per un'istante poi lei gli sorrise teneramente.
-Grazie, Sasuke-kun!-

 

 

 

Naruto riuscì a trovare Sakura che era intenta ad ammirare le opere realizzate da alcuni alunni.
-Sakura-chan! Ti ho trovato finalmente!- la ragazza si voltò verso di lui notando il suo viso arrossato e sudato.
-Oh, non dirmi che hai corso per tutta la scuola solo per trovarmi...- lo guardò con aria stupita. Il ragazzo sorrise imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca.
-Beh, ecco...-
-Stupido, potevi mandarmi un messaggio!- sorrise affettuosamente. Prese un fazzoletto di stoffa dalla tasca dei jeans e lo asciugò dal sudore.
-Hai ragione, non c'avevo pensato!- le prese la mano con cui gli stava tamponando la fronte. -Grazie.- le sorrise per poi voltarsi. -Chi sta vincendo?-
-Sono arrivati in finale Kankuro e Sai...-
-Sai è davvero bravo...- commentò Naruto, ammirando la raffinatissima fata che stava modellando nel ghiaccio.
-Lo conosci?- lo guardò con la coda degli occhi. Il biondo annuì.
-C'ho parlato qualche volta. È un ragazzo strano e complesso, credo che sia una particolarità che caratterizza ogni artista però è simpatico!-
-Ho notato che ti sei integrato bene a scuola. Ti conoscono tutti, anche più di Sai che ha sempre fatto parte dell'istituto, e dire che sei arrivato solo qualche mese fa!- constatò la ragazza.
-Sarà una dote di famiglia!- rise di gusto il ragazzo.
-Tempo concluso! È l'ora delle votazioni!- annunciò il professore Iruka. Tutti aspettarono con impazienza di scoprire chi si sarebbe portato a casa la vittoria. Sia Kankuro che Sai erano artisti formidabili che mantenevano alto il nome dell'istituto vincendo tutte le competizioni artistiche tra scuole. Anche Gaara era molto abile e presto avrebbe preso il posto del fratello Kankuro una volta diplomato. -Il vincitore è...- aprì la busta datagli dagli altri insegnanti giurati. -Sai!-
-Lo sapevo! Ero certo che avrebbe vinto lui!- esclamò Naruto con gli occhi che gli brillavano. -Bravissimo Sai!!!- urlò richiamando la sua attenzione. Il moro si voltò verso di lui e lo salutò con un espressione apatica sul viso.
Finito il torneo andarono in cortile per assistere all'accensione del falò. Era pomeriggio, ma il sole era già tramontato da circa un'ora. Tutto l'edificio era illuminato con lanterne sparse dappertutto creando una piacevole atmosfera calda. Una volta giunti al centro del patio si sedettero vicino al mucchio di rami. A poco a poco molta gente incominciava a radunarsi lì intorno e qualche minuto dopo Sasuke e Hinata accesero il falò, portando entusiasmo ai presenti.
Naruto si voltò verso Sakura e la vide pensierosa guardare il fuoco con occhi malinconici.
-Sakura-chan...tutto bene?- le mise una mano sulla schiena. Era un po' preoccupato poiché non l'aveva mai vista con quello sguardo.
-Sì...- sospirò ed alzò il viso al cielo per un'istante. -L'inverno mi rende un po' triste.-
-Come mai?-
-Perché mi da la sensazione che tutto debba finire. Ogni volta che arriva ti ricorda che l'anno sta per giungere al termine e ciò mi mette tristezza. È sciocco lo so, ma non posso farci niente!- si voltò verso di lui mostrandogli un sorriso falso. -Odio quando qualcosa finisce, per non parlare degli addii!- istintivamente Naruto l'abbracciò per confortarla. Sakura arrossì stupita. Il cuore le batteva così forte da procurarle un piacevole calore nel petto. Riusciva a sentire l'amore di Naruto riversarsi su di lei e risanarle l'animo. Poco dopo il ragazzo si staccò e le sorrise.
-Dovresti pensare che ogni fine può portare ad un nuovo inizio! Una volta concluso l'anno si aprono le porte per quello nuovo!-
-Hai ragione. Grazie, Naruto!- gli sorrise dolcemente per poi tornare a guardare il fuoco. Il biondo la guardò con aria compiaciuta, era davvero contento di esserle stato d'aiuto e ogni volta che succedeva sentiva tutto l'amore che provava per lei prorompergli nel petto. In quel momento un'idea gli balenò nella mente. Si alzò e corse verso le bancarelle di cibo che vi erano su tutto il lato destro del cortile. Voleva che Sakura avesse un bellissimo ricordo legato a quella stagione che tanto la rattristava. Si era ricordato di aver visto una piccola sfogliatina di mele a forma di rosa in uno dei banchetti allestiti. Quando la trovò, la comprò e corse il più velocemente possibile verso di lei. La ragazza si era alzata e si stava guardando intorno per cercarlo.
-Ma dove diavolo è finito?- borbottò sottovoce un po' spazientita. Non appena si rigirò a destra lo vide davanti a sé. -Ah, eccoti! Dov'eri finito?- lo rimproverò, alzando il tono di voce.
-Scusami tanto! Dovevo prendere una cosa!- sorrise imbarazzato e un po' preoccupato dalla furia che sprigionavano gli occhi della ragazza.
-Potevi avvisarmi e venivo con te!- ringhiò con uno sguardo infuocato.
-No, impossibile! È una sorpresa!- Sakura si calmò leggermente e lo guardò con aria confusa e allo stesso tempo irritata.
-Ma che...?-

-Aspetta!- mise sul palmo della mano il sacchettino di carta, intrufolò l'altra dentro e lentamente tirò fuori il dolcino. -Sakura...- la guardò negli occhi, la ragazza sentì il cuore battergli forte e l'agitazione prendere il sopravvento. -Posso portare la primavera nelle tue giornate invernali ed essere il tuo ragazzo?- le porse la sfoglia di mele, sorridendole. Lei arrossì incredula di ciò che stava accadendo. Prese il dolcetto senza dire nulla. Lo guardò per un'istante e quando rialzò lo sguardo su di lui lo abbracciò con un enorme sorriso sulle labbra.
-Sì! Lo voglio tanto!- Naruto la strinse e l'alzò da terra. Si guardarono negli occhi intensamente, il biondo appoggiò la fronte sulla sua.
-Voglio renderti felice in qualsiasi modo...- le sussurrò guardandole le morbide labbra rosee. La ragazza lo baciò dolcemente venendo ricambiata.

 

Sasuke li stava guardando da lontano, assorto nei suoi pensieri ed estraniandosi da tutto ciò che lo circondava.
-Chissà cosa si prova a stare con qualcuno...- pensò tra sé e sé. Più guardava quei due e più l'immagine di Hinata si focalizzava nella sua mente con prepotenza. -Hinata...- si disse. Sentì il suo cuore battergli forte facendogli provare una piacevole sensazione.
-Sasuke-kun...- la voce gentile della ragazza lo riportò con i piedi per terra, si voltò verso di lei. -Dico ai musicisti di iniziare con la musica?-
-Sì, direi che è ora!-
La sinfonia dei violini, della chitarra e dello shamisen risuonarono in tutto il cortile, richiamando l'attenzione di molta gente. Naruto portò a ballare Sakura, rispetto alla prima volta aveva fatto qualche progresso e ne fu davvero fiero.
Sasuke raggiunse Hinata che era rimasta ad ascoltare la musica, accanto ai musicisti, con aria sognante. Le si avvicinò e le prese la mano cogliendola di sorpresa.
-Vuoi ballare?- la ragazza annuì, diventando leggermente rossa in viso. Il moro le cinse la vita con le mani e l'avvicinò di più a sé. Hinata portò le braccia attorno al suo collo, mantenendo gli occhi fissi sui suoi. Non dissero nulla, si limitarono a scambiarsi sguardi complici ed intensi che valevano più di mille parole.
La festa si concluse nel migliore dei modi. Tutti i partecipanti rimasero entusiasti della giornata e tornarono a casa sorridenti. Gli ultimi ad andarsene furono Sasuke ed Hinata che dovettero supervisionare gli addetti alle pulizie. Quando tutto fu ultimato era già sera inoltrata e il moro decise di accompagnare a casa l'amica.
-Siamo stati bravi! È uscita davvero una bella festa!- commentò Hinata con aria soddisfatta e sorridente.
-Beh, è tutto merito tuo io non ho fatto un granché.- le accennò un piccolo sorriso.
-Grazie...- abbassò lo sguardo un po' imbarazzata.
-Hai visto che Naruto e Sakura si sono messi assieme?- la ragazza alzò lo sguardo su di lui alquanto sorpresa.
-Davvero? Quando? Sakura-chan non mi ha detto nulla!-
-Oggi pomeriggio è successo. Stavo controllando che tutto filasse liscio, soprattutto con il falò, e li ho visti...- la ragazza assunse uno sguardo spensierato, guardando il cielo.
-Sarebbe bello avere qualcuno d'amare...- disse senza rendersi conto di averlo fatto ad alta voce. Sasuke la guardò, comprendendo le sue parole.
-Credo che capiti quando meno te lo aspetti e quindi è impossibile decidere quando farlo accadere.- commentò posando lo sguardo altrove. La ragazza lo guardò imbarazzata, non credeva di aver rivelato quel suo desiderio ai quattro venti e quindi non si aspettava un parere da parte sua. Senza che se ne resero conto giunsero a casa di Hinata.
-Oh, siamo arrivati!- rivelò la ragazza che guardò l'ingresso alla sua destra. Sasuke si voltò nella sua medesima direzione. -Grazie per avermi accompagnato.- lo guardò sorridendo teneramente, lui si voltò e non poté fare a meno di accennarle un piccolo sorriso.
-Figurati, passa una buona serata.-
-Anche tu!- s'incamminò verso la porta d'entrata mentre il moro fece per tornare sui propri passi. Subito dopo si fermò per guardare in direzione di lei, ritornò indietro chiamandola. Lei si voltò e lentamente gli si avvicinò. -Cosa c'è?-
-Vuoi uscire con me?- il cuore di Hinata perse un battito e le gote le diventarono rossissime.
-Sì...- sussurrò con voce flebile.
-Ti passo a prendere domani alle sette, ok?- lei annuì e gli sorrise. -Allora a domani...- Hinata gli si avvicinò leggermente e gli diede un sfuggevole bacio sulla guancia cogliendolo di sorpresa.
-A domani...- gli sussurrò per poi correre in casa. Sasuke rimase per qualche secondo immobile. Sul viso gli si dipinse un piccolo sorriso. Si voltò e s'incamminò verso casa con aria soddisfatta.

 

 

 

Il giorno seguente Sasuke lo passò a riflettere sui suoi sentimenti per Hinata. Era il giorno dell'appuntamento e non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi. Non sapendo dove altro sbattere la testa per riuscire a chiarirsi, decise di parlare con suo fratello.
Uscì dalla stanza ed entrò in quella accanto alla sua. Itachi stava preparando la borsa per andare agli allenamenti di karate, facendo avanti e indietro per la camera.
-Itachi, posso parlarti un secondo?- domandò rimanendo sulla soglia della porta. Il fratello si voltò verso di lui.
-Certo, entra! Ma fa in fretta che fra poco passa Deidara per andare a karate!- Sasuke si sedette sul letto e lo guardò seguendolo con lo sguardo.
-Senti, secondo te...- abbassò lo sguardo, sentendosi leggermente in imbarazzo. -Come si fa a capire se si prova un profondo affetto per qualcuno? Cioè, voglio dire...come fai a capire se ciò che provi è amore o simpatia?- tornò a guardarlo. Il fratello maggiore si sedette accanto a lui per mettersi le scarpe.
-Non riesci a capire se ti piace qualcuno?-
-Sì. Non so se ciò che provo è solo profonda amicizia oppure qualcosa di più...- Itachi guardò avanti a sé una volta allacciate le scarpe.
-Beh, di certo se provi attrazione fisica non si può definire amicizia. Per il resto lo senti... se ti fa battere il cuore forte o se non riesci a pensare ad altro che a questa persona perché ti fa sentire in un modo che non hai mai provato, allora è amore. L'amicizia è simile, ma non passi ore a pensare a quella persona e ciò che provi. Già solo il fatto che tu sia venuto qui a chiedermi consiglio, credo che dentro di te la risposta la conosci già!- lo guardò sorridendogli.
-E come faccio a far capire ciò che provo?- assunse uno sguardo pensoso.
-Glielo dici, ma se non riesci ad aprirti potresti dimostrarglielo con i gesti. Piccoli gesti contano di più delle parole. Anche semplicemente essere presente quando la persona ha bisogno di te è una dimostrazione importantissima di affetto e amore. Ricordatelo sempre.- gli diede un colpetto sulla fronte con due dita. -Spero di esserti stato d'aiuto.-
-Sì, grazie!- gli accennò un piccolo sorriso.
-Bene!- Itachi si alzò soddisfatto. -Allora posso andare prima che faccio tardi.- si avvicinò alla scrivania e prese le pillole. Si voltò verso di lui. -Buona fortuna con la ragazza!- gli accennò un piccolo sorriso per poi andare via.
Sasuke andò a prepararsi, riflettendo sulle parole di Itachi. Ormai sapeva cosa avrebbe dovuto fare e come avrebbe dovuto comportarsi.
Uscì dalla stanza, scese le scale e salutò sua madre che era in cucina a preparare la cena.
-Stai attento!-
-Sì, tranquilla...- uscì di casa per andare a prendere Hinata. Una volta arrivato a destinazione, suonò alla porta venendo accolto dal padre della ragazza che lo fece accomodare in sala.
-Oh, Sasuke Uchiha! Ti trovo in gran forma!- disse rimanendo serio e composto.
-Grazie, signore!- fece un piccolo inchino con il capo.
-Hinata scenderà a momenti...- gli si avvicinò con passo deciso e lo guardò intensamente negli occhi. Il ragazzo si fece molto serio, rimanendo con i nervi saldi. -Vedi di trattare bene mia figlia o non la passerai liscia!- gli rivelò con tono di voce basso e severo.
-Non si preoccupi, la tratterò con degno rispetto.- in quel momento Hinata scese dalle scale e li raggiunse.
-Scusa, Sasuke-kun per averti fatto aspettare.- gli accennò un piccolo sorriso imbarazzato.
-Tranquilla, non c'è fretta.- guardò il padre di lei e fece un piccolo inchino. -Buona serata, signore!- l'uomo non rispose, si limitò solamente a fare un piccolo gesto con il capo. Il moro raggiunse la ragazza ed uscirono.
-Spero che mio padre non ti abbia messo in soggezione...-
-No, figurati. Si è comportato come farebbe un qualsiasi padre con il ragazzo con cui sta uscendo la figlia.-
-Scusa...- sorrise imbarazzata, portandosi una mano sulla fronte.
-Tranquilla.-
Andarono a mangiare in un ristorante nel quartiere di Shibuya, non distante dal parco Yoyogi-kōen.
-Direi che come posto è carino!- commentò la ragazza, guardandosi intorno per poi sedersi al tavolo. -Come l'hai trovato?-
-Me l'ha consigliato mio fratello, ha detto che c'è stato con il suo...- si fermò un secondo, posando lo sguardo altrove. -Con quel Hoshigaki...- Hinata assunse uno sguardo indagatore.
-C'è...qualcosa che...che non va?- abbassò lo sguardo. -Sembri un po' turbato...- il moro la guardò un po' sorpreso. Era preoccupato per suo fratello, su questo non v'erano dubbi, ma non credeva di farlo notare così tanto.
-Sempre le solite questioni, nulla di speciale.- cercò di chiudere il discorso e passare ad altro. La ragazza annuì e rimase in silenzio per qualche secondo. Strinse i pugni per farsi coraggio, voleva chiedergli delle informazioni sulla salute di Itachi ma non sapeva come farlo, allora si buttò.
-Sasuke-kun...- continuò a mantenere lo sguardo basso. -Posso farti una domanda un po' delicata?- chiese con tono gentile e delicato.
-Va bene...-
-I medici...sono riusciti a trovare una cura per tuo fratello?- le mani presero a tremarle impercettibilmente, sentiva l'ansia scorrerle nelle vene facendole accelerare il battito cardiaco. Sasuke si stupì della domanda che gli aveva fatto. Si fece un po' cupo ma cercò di mostrarsi il più forte possibile.
-No, non ancora. Il suo sistema immunitario non reagisce a nessuna terapia a cui lo sottopongono... Ma bene o male riesce a vivere abbastanza normalmente prendendo le medicine.- accennò un piccolo sorriso forzato. Hinata lo guardò negli occhi e notando il suo dolore riuscì a trovare la sicurezza in sé. Portò le mani sul tavolo mentre lo sguardo si fece più determinato e grintoso, lasciando senza parole l'altro.
-Io...studierò a fondo come ricercatrice e prometto che troverò una cura!- il moro accennò un piccolo e tenero sorriso. -Forse non riuscirò da sola, magari chiederò aiuto a Sakura e sono sicura che tutto andrà per il meglio!- Sasuke le prese una mano e gliela strinse.
-Grazie...- la ragazza arrossì leggermente sorridendogli.
Una volta terminata la cena, decisero di andare a fare due passi presso il parco di Yoyogi-kōen. Gli alberi erano tutti spogli, niente a che vedere con il periodo primaverile che tingeva tutto di rosa.
-Ha un aspetto così diverso in inverno...- commentò Hinata, guardandosi intorno.
-Già... sembra tutto più triste.-
-Cosa farai una volta diplomato? Ormai manca poco...- lo guardò con la coda degli occhi.
-Vorrei diventare un detective, ma non sono sicuro che mio padre sia d'accordo, però voglio raggiungere il mio obiettivo per Itachi! Lui non può realizzare il suo sogno, quindi io voglio mettercela tutta!- rivelò con occhi pieni di determinazione.
-Ti auguro di riuscirci. Vedrai che tuo padre cederà, dopotutto non avrebbe senso vivere una vita infelice, no?- gli sorrise.
-Non credo che la felicità si basi solo sulla carriera, anche se fino a poco tempo fa era ciò in cui credevo. È molto probabile che l'uomo tenda a cercare la felicità ovunque perché non sa cosa sia.- si voltò verso di lei. -Per te cos'è la felicità?- Hinata si sorprese della domanda, ma cercò di rifletterci un poco per potergli dare una risposta soddisfacente.
-Secondo me è semplicemente riuscire ad essere in completa armonia e pace con se stessi e chi ci circonda. La felicità risiede dentro di noi e le piccole cose che ci accadono nel quotidiano la incrementano.- Sasuke la guardò con sguardo assorto ed interessato.
-Cosa ti renderebbe felice?- si fermarono per ammirare il laghetto che vi era accanto a loro. Hinata si appoggiò con le braccia alla staccionata, mentre Sasuke si accostò con la schiena.
-Sicuramente riuscire a diventare una ricercatrice in campo medico mi renderebbe molto felice, ma mi accontento anche solo di avere una famiglia con la persona che amo...- posò lo sguardo altrove, sentendosi leggermente in imbarazzo. -A te cosa rende felice?- domandò con un filo di voce per poi alzare lo sguardo su di lui, voltandosi. Sasuke si girò verso di lei e le posò due dita sulla fronte.
-Tu...- la ragazza arrossì vistosamente, sentendo il cuore battergli all'impazzata fino quasi esplodere. Si mise una mano nel punto in cui lui aveva posato le dita.
-I...io?- chiese con timore.
-Tutto ciò che hai detto prima sulla felicità, a me succede con te.- le prese una mano e gliela strinse. Hinata rimase incantata dalle sue parole e dai suoi gesti. -Mi chiedevo se vorresti essere la mia ragazza...- abbassò per un secondo lo sguardo sulla mano che stringeva per poi tornare a guardarla.
-Sì...- sussurrò con un filo di voce. Non poteva credere che tutto quello che stava accadendo fosse reale. Senza sapere come, riuscì a trovare il coraggio di avvicinarsi a lui e baciarlo, venendo ricambiata. Poco dopo si staccarono, Hinata gli sorrise e Sasuke l'abbracciò.
Rimasero stretti in un lungo abbraccio senza dirsi nulla, assaporando il piacevole tepore che provavano grazie alla felicità. Ogni dilemma che Sasuke si era posto, fino a quel giorno, era scomparso nell'istante in cui Hinata gli aveva risposto con un semplice “sì”. Era felice e si sentiva amato e completo, finalmente era riuscito a trovare quel tassello mancante che lo faceva sentire per metà vuoto.
Hinata faceva fatica a credere che tutto quello che stava vivendo fosse reale. Era quasi convinta che si sarebbe svegliata da un momento all'altro e scoprire che tutto era un sogno. Eppure tutte quelle sensazioni che sentiva dentro di sé erano così reali che dovevano per forza essere vere. Non si era mai sentita così contenta in vita sua, finalmente era riuscita ad assaporare un attimo di vera felicità.
-Forse dovrei accompagnarti a casa, prima che tuo padre mi uccida...- commentò, staccandosi da lei. La ragazza gli sorrise e lo prese per mano. S'incamminarono verso casa di lei, mentre contemplavano la bellezza della città di notte.
Una volta giunti a destinazione, si guardarono intensamente negli occhi.
-Buona notte, Sasuke-kun!- avrebbe tanto voluto abbracciarlo o ancora meglio baciarlo, ma resistette per paura di essere vista dal padre.
-Buona notte, Hinata...- le posò nuovamente due dita sulla fronte, accennandole un piccolo sorriso e venendo ricambiato. Poco dopo Hinata si voltò e corse in casa sotto lo sguardo sereno del moro. Quando lei rincasò, s'incamminò verso casa propria sentendosi al settimo cielo. Finalmente aveva trovato la pace interiore.






 


Ciao a tutti! Scusate il ritardo con la pubblicazione, ma ho avuto una settimana un po' impegnata! Spero che questo capitolo via piaccia! Ringrazio tutti quelli che continuano a seguire e leggere la storia!
Buona pasqua e alla prossima!


Ryuga Hideki

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Capitolo 9
*** Vivere ***


VIVERE


 

Aprile era quasi alle porte. Il freddo dell'inverno stava abbandonando le giornate che avevano iniziato a farsi più lunghe. Gli uccellini erano tornati ad allietare le giornate con il loro canto.
La relazione tra Sasori e Deidara procedeva abbastanza bene anche se stava diventando sempre più complicato per il biondo non far trasparire nulla. Il suo rapporto con il cibo peggiorava sempre di più e talvolta portava discussioni tra lui e il rosso.
Il sole stava iniziando a sorgere e lui era sdraiato sul letto intento a guardare il soffitto con occhi spenti. Si era svegliato da circa un ora ma non riusciva a trovare la forza di alzarsi, ogni giorno era difficile iniziare la giornata ed uscire dal letto.
-Devi alzarti, Deidara... Non puoi rimanere per sempre sul letto.- si disse, cercando di motivarsi. -Ma non ho voglia. Non ho voglia di continuare a nascondermi. Non ho voglia di vivere nel timore. Non ho voglia di reagire. Non ho voglia di vivere...- strizzò gli occhi, stringendo una mano a pugno. Un brivido lungo la schiena lo pervase. Non era in sé, stava perdendo la testa. -Idiota! Vuoi davvero smettere di vivere? Che ne sarà del tuo desiderio di vivere con Sasori? Vuoi rinunciare a lui così facilmente senza lottare? Ci dev'essere una soluzione per poter vivere assieme a lui!- aggrottò le sopracciglia e strinse i denti. -Alzati per lui!- sentiva un enorme peso addosso, come se fosse schiacciato da una montagna o il suo corpo fosse completamente fatto di acciaio. -ALZATI! ALZATI PER SASORI!!!- si fece forza concentrandosi sul volto dell'amato e si alzò. Con passo morto si diresse verso il bagno per darsi una rinfrescata con la speranza di far scivolare via quella pesantezza che lo intrappolava. Si guardò allo specchio, gli occhi erano circondati da pesanti occhiaie scure e le guance erano asciutte e quasi scarne. Abbassò lo sguardo, si sentiva terribilmente in colpa per come era diventato, ma non aveva alcuna voglia di risollevarsi, non un'altra volta. Si voltò e tornò in camera per vestirsi. Una volta pronto scese al piano inferiore per raggiungere la sala da pranzo dove i suoi genitori stavano già consumando la colazione.
-Dobroe utro, Deidara.- lo salutò la madre rimanendo composta.
-Dobroe utro, mat'- si sedette al proprio posto nel mentre il padre lo guardava con sguardo severo, abbassando il giornale. Si versò una tazza di tea ed incominciò a sorseggiarla con estrema calma.
-Ho saputo che è da un po' che non vai all'accademia. Perchè?- chiese il padre con freddezza. Deidara si bloccò per un istante, ma cercò di rimanere il più impassibile possibile.
-Tutti gli insegnanti li trovavo incompetenti.- l'uomo aggrottò le sopracciglia, stringendo le mani a pugno.
-Eppure mi hanno detto che eri il più bravo dell'istituto.- cercò di mantenersi il più calmo possibile. Sapeva che il figlio stava mentendo, ma voleva vedere fino a che punto era disposto ad arrivare.
-Appunto per questo ho mollato, essere più bravi degli stessi insegnanti?- sul viso gli si dipinse un piccolo ghigno che svanì subito dopo non appena il padre sbatté un pugno sul tavolo con violenza. Il biondo sgranò gli occhi, il cuore prese a battergli velocemente. Sentiva il panico prendere il sopravvento. L'uomo si alzò e gli si avvicinò, prendendolo per il colletto della camicia.
-Perché menti?- gli urlò contro con tutta la rabbia che aveva in corpo.
-Smettila!- esclamò la moglie un po' turbata. Aveva paura che potesse ricapitare quello che era successo qualche anno prima.
-Zitta, donna!- la guardò con la coda degli occhi per poi tornare sul figlio. -Dimmi la verità!-
-Non... Non ho mantenuto la promessa.- lo guardò negli occhi con severità. -Non aveva senso continuare una volta infranto il patto che avevamo fatto. Era inutile rischiare di essere massacrato di botte di nuovo!- ghignò con audacia, facendo irritare ancora di più il suo vecchio. Si guardarono per pochi secondi negli occhi, poi l'uomo gli si avvicinò al suo orecchio.
-So che nascondi qualcosa e non mi sarà difficile scoprire cosa.- si allontanò da lui e lo guardò con aria compiaciuta notando il suo sguardo pieno di terrore.
Deidara strinse i pugni ed aggrottò le sopracciglia, poi si alzò e corse in camera sua. Rimase immobile per qualche istante con l'intento di calmarsi un poco, ma non ci riuscì. Preparò uno zaino mettendovi dentro le prime cose che gli capitavano. Riuscì dalla stanza facendo attenzione a non fare alcun rumore per poter uscire di nascosto dal secondo ingresso che era poco sorvegliato.
Una volta superati gli ostacoli ed essere fuori dalla villa, si mise a correre il più velocemente e lontano possibile da lì. Voleva mettere in salvo il suo angolo di paradiso, raggiungendo l'appartamento di Sasori.

 

Giunto a destinazione, bussò con insistenza alla porta del rosso.
-Danna, apri! Danna, svelto, apri!!! Cazzo, Danna!!!- in quel momento il ragazzo aprì la porta un po' irritato, ma non appena incrociò lo sguardo turbato del biondo si preoccupò.
-Dei, cos...- non fece in tempo a concludere la frase che il biondo entrò borbottando qualcosa.
-Vieni via con me, scappiamo!- Sasori si chiuse la porta alle spalle intanto che lo guardava. Deidara era alquanto agitato. La testa gli picchiava e si sentiva completamente privo di forze. -Vieni via con me...- si voltò verso di lui, guardandolo con occhi mesti.
-Cos'è successo?- gli si avvicinò e gli prese le mani.
-Non è più sicuro. Dobbiamo andarcene...- il viso gli si fece sempre più bianco e le gambe si fecero estremamente deboli. -Dobbiamo...- perse i sensi e prontamente Sasori lo prese tra le braccia.
-Dei!- gli diede dei piccoli colpi sul viso per cercare di farlo riprendere. -Dei, svegliati!- continuò a scuoterlo, ma il biondo non rispondeva. -Dei!!! Riprenditi! Dei!!!- sgranò gli occhi, le mani presero a tremargli impercettibilmente. Non sapeva cosa fare era sotto shock. -Dei... ti prego. Ti prego, svegliati...- gli accarezzò il viso con estrema delicatezza. Sentiva un peso al petto e il respiro mancargli. Una crisi di panico stava tornando a fargli visita, ma non poteva lasciarsi travolgere, non quella volta o per Deidara poteva essere la fine. Chiuse gli occhi e incominciò a fare respiri profondi. Una volta riuscito a calmarsi un poco, lo prese in braccio e lo fece sdraiare sul divano che per fortuna era lì accanto. -Resisti, Dei!- gli alzò le gambe con un braccio mentre con l'altra mano chiamò l'ambulanza. Sapeva che tutto ciò era dovuto al suo disturbo di anoressia per questo sapeva che farlo rinvenire sarebbe stato più difficile. Il respiro del biondo si stava facendo sempre più debole e il viso stava diventando sempre più pallido. -Dei, non mollare!-

-Sarebbe così facile porre rimedio a tutto. Mi basta soltanto lasciarmi andare...-

 

-Dei, non arrenderti - gli strinse la mano.

-Che bel tepore. La mano di Danna è così calda. Mi uccidono le tue parole...-

 

-Dei, non abbandonarmi anche tu...- gli strinse la mano.

-Danna...- quelle parole lo colpirono. -Ce la farò!-

 

Sasori era rimasto fuori dalla stanza ad aspettare che i dottori gli comunicassero le condizioni di salute del biondo. Era imbambolato con la testa basta e gli occhi che guardavano nel vuoto verso il pavimento.

-Non sei capace di prenderti cura di chi ami, e dire che dovresti essere un adulto!- pensieri malefici continuavano a tormentarlo, facendolo stare peggio di quanto non lo fosse di già. -Sei un fallito, Sasori. Lo sei sempre stato.- le mani iniziarono a tremargli, assetate di violenza come se potesse servire a zittire le voci che aveva in testa. Respirava con affanno e faceva male, come se i polmoni fossero colmi di aghi. In quel momento il telefono di Deidara, che teneva in tasca, suonò. Meccanicamente lo tirò fuori e rispose con voce flebile. -P...pronto?- la persona dall'altro capo del telefono non rispose subito.
-Sei Sasori, vero?-
-S...sì...-
-Sasori, sono Itachi, dov'è Deidara? Sua madre lo sta cercando...-
-Lui è...siamo al NCGM Hospital di Shinjuko...-
-Cos'è successo?- chiese un po' allarmato.
-Ecco...- non riuscì a continuare la frase per via della testa affollata dalle voci insistenti. -Morirà, Sasori, e tu non avrai fatto nulla per impedirlo...- gli rivelò una voce sadica e piena di malignità. Il telefono gli cadde dalla mano, rimanendo pietrificato. Non riusciva a respirare, la testa incominciò a farsi pesante e a girargli nel mentre i suoi arti iniziarono a farsi sempre più freddi. I rumori intorno a lui si fecero distanti ed ovattati, le voci nella sua testa urlavano senza dargli pace. Si mise una mano al petto, stringendosi la maglia con forza. Gli sembrava che il tempo si fosse fermato in quell'istante e che tutto si stesse sgretolando sotto i suoi piedi, facendolo cadere in un vortice buio e desolato. Non riusciva a mettere in pratica il pensiero razionale che doveva usare in momenti del genere. Si sentiva imprigionato nel suo stesso corpo. -Smettetela di parlare...- sussurrò. Si appoggiò con la schiena al muro e si fece cadere per terra lentamente. Un'infermiera lo vide e gli si avvicinò.
-Si sente bene?- gli mise una mano sulla spalla.
-S...sì...- si scostò dalla sua presa. La donna rimase a guardarlo con aria dispiaciuta per poi alzarsi.
-Se ha bisogno di aiuto mi cerchi...- se ne andò. Il rosso si mise le mani tra i capelli, strizzando gli occhi.
-Vi prego, basta...- si disse, ma più cercava di contrastarle più loro aumentavano il volume e l'intensità dei pensieri.
Qualche minuto dopo Itachi arrivò sul posto. Si guardò intorno e lo notò. Gli si avvicinò e lo guardò dall'alto verso il basso.
-Sasori?- lo chiamò con tono pacato e gentile. La sua voce giunse alle orecchie del rosso, portando uno po' di calma nella sua mente. Il moro raccolse il telefono dell'amico da terra in tanto che Sasori posava il suo sguardo su di lui. Rimase colpito dal suo aspetto che lasciava trasparire il suo essere calmo. Ma ciò che lo stupì maggiormente erano i guanti e la mascherina che portava, gli sembrava di vedere il se stesso di qualche anno prima quando la sua sindrome ossessiva compulsiva aveva raggiunto livelli esorbitanti. Itachi si rimise eretto per poi allungargli una mano. Il rosso gliela prese e si alzò. -Cos'è successo?-
-Ecco...- abbassò lo sguardo, stringendo le mani a pugno. -Deidara si è sentito male, credo sia svenuto a causa dell'anoressia e lo stress...- la voce gli tremava e non riusciva a guardarlo negli occhi. Itachi sospirò, portandosi una mano sugli occhi. -Non sono riuscito ad aiutarlo come lui stava facendo con me...- accennò un piccolo ed amaro sorriso. -Sono un fallito, non gli ho portato altro che sofferenza.- Itachi lo guardò con uno sguardo serio.
-Deidara è sempre stato un tipo estremo e passionale, con forti sbalzi di umore e anche un po' incline alla depressione. Non è la prima volta che finisce in ospedale per questo motivo, quindi non devi colpevolizzarti, anzi se devo essere sincero da quando ti ha conosciuto è cambiato parecchio.- Sasori si voltò verso di lui, assumendo uno sguardo interrogativo. -Non l'ho mai visto davvero felice, ma quando parla di te...beh, s'illumina e sembra che abbia così tanta voglia di vivere che quasi fa paura!- accennò un piccolo sorriso. Il rosso rimase sorpreso dalle sue parole che gli portarono pace interiore. -Starà bene. Non è uno che molla tanto facilmente.-
-Grazie...- in quel momento un'infermiera uscì dalla stanza del biondo e si diresse verso di loro. I due si voltarono verso di lei.
-Era messo malissimo, ma l'hanno portato giusto in tempo!- gli accennò un sorriso gentile.
-Possiamo entrare?- chiese il rosso.
-Certo! Ma cercate di non stressarlo troppo.-
-Ok, grazie.- si congedarono. Il primo ad entrare fu Itachi, mentre Sasori esitò un istante. Quando lo vide sveglio rimase immobile, non riusciva a togliersi dalla testa il suo volto privo di sensi e quasi cadaverico.
-Itachi, che ci fai qui?- chiese a fatica.
-Scommetto che ti sei dimenticato che dovevamo vederci...- mentì, per evitare di parlargli della sua famiglia.
-Sì, in effetti non ricordavo.- rise con sforzo. Il rosso si avvicinò titubante cogliendo la sua attenzione. -Oh, Danna...- i suoi occhi si fecero malinconici, ricordando vagamente quanto era successo poco prima.
-Ehi, testa bacata...- si avvicinò di più al letto. In quel momento l'unica cosa a cui pensava era ciò che provava per lui. Non credeva di tenere così tanto a quel ragazzino spavaldo e sapere che stava bene lo rendeva enormemente felice. -Stai bene?-
-Più o meno.- Itachi fece un respiro profondo, sgranchendosi la schiena.
-Beh, Deidara, io vado. Vedi di rimetterti presto, ci vediamo domani!-
-Ciao.- il moro si voltò e si diresse verso la porta. Poco prima di uscire si voltò e li guardò. Sasori si era seduto al suo fianco, prendendogli la mano. Il biondo lo guardava con occhi malinconici ma pieni di amore.
-Non voglio vederti più in questo stato.- sussurrò il rosso. Itachi rimase colpito dalla scena, che gli fece capire quanto fosse bello essere amati e amare qualcuno. Uscì e li lasciò soli.
-Scusa, Danna...-
-Non ho bisogno di scuse!- lo guardò con occhi mesti e allo stesso tempo severi. -Voglio che tu viva! Non puoi stravolgermi la vita e allo stesso tempo comportarti come se volessi andartene! Non potrei sopportare di perdere qualcun altro! Non m'importa se la situazione si complica, non m'importa se devo lasciarti! Voglio solo che tu viva!- gli strinse la mano, lo guardò negli occhi per qualche secondo per poi abbassare lo sguardo. -Mi hai fatto impazzire, credevo di rimanere nuovamente solo... Mi terrorizza il pensiero di tornare ad esserlo perché mi completi e ormai sei diventato la mia droga...-
-Danna...- sussurrò. Gli occhi gli erano diventati lucidi dall'emozione. Sasori gli baciò la mano e tornò a guardarlo.
-Andrà tutto bene.-

 

 

 

Una volta uscito dalla struttura ed avvisato la nyanya di Deidara, Itachi si recò ad un parco lì vicino. Aveva la testa che gli vagava senza sosta. Non faceva altro che pensare a quello che Sasori gli aveva detto e alla sua preoccupazione. Tutta quella situazione gli aveva innescato dei strani pensieri che continuavano ad affluire con costanza.
-Lo sguardo che aveva Sasori faceva rabbrividire... Pensare di perdere qualcuno che ami non dev'essere bello.- pensò, automaticamente la sua mente finì su Kisame. Un brivido gelido gli percorse la schiena, era molto probabile che anche lui provasse un certo timore nel perderlo visto il suo problema di salute. -Non voglio far soffrire Kisame. Voglio che sia felice e che non si preoccupi di me. Voglio che si ricordi dei bei momenti passati assieme, se dovesse succedermi qualcosa...- strinse i pugni con forza. Sentiva il desiderio di vederlo, fare cose di cui probabilmente si sarebbe pentito ma che lo avrebbero fatto sentire vivo. Si mise a correre verso la stazione per prendere il treno ed andare a casa sua.
Arrivato a destinazione, suonò con insistenza il campanello fino a che non gli aprì.
-Itachi!- esclamò un po' irritato. -Cosa ci fai qui?-
-Facciamo qualcosa assieme?- gli rivelò con poco fiato per via della corsa che aveva fatto. Si tolse la mascherina e se la mise in tasca assieme ai guanti.
-Uh! Ci sto! Che ne dici di paintball?-
-Va bene, è una cosa che non ho mai fatto quindi ci sto!- gli accennò un piccolo sorriso.
-Perfetto! Prendo il borsello con il portafogli e andiamo!- rientrò in un'istante per poi uscire e chiudere la porta. Gli prese la mano e s'incamminarono verso la stazione. Itachi lo guardò con la coda degli occhi, accennando un piccolo sorriso.
Una volta giunti nella contea di Taīto, non ci misero molto ad arrivare a destinazione.
-Cosa bisogna fare?- chiese Itachi nel mentre aspettavano il loro turno.
-Ti danno una pistola caricata con della vernice e tu devi completare il gioco sparando alle altre persone!- gli rivelò con gli occhi che brillavano di entusiasmo. Il moro incrociò le braccia, assumendo un'espressione alquanto interessata.
-Sembra interessante. Quanto dura una partita?-
-Può variare, ma di base un ora.-
Arrivato il loro turno e preso tutto l'occorrente, entrarono nell'area gioco. L'Uchiha si guardò intorno: il posto era pieno di nascondigli, scale e vernice ovunque.
-Wow, è enorme il pos...- non riuscì a finire la frase poiché dovette subito scansarsi e mettersi in salvo da un colpo.
-Non c'è tempo per parlare, Itachi! Una volta messo il primo piede all'interno dell'arena si inizia a giocare!-
-Avvisarmi prima?- chiese ironicamente. Sentiva l'adrenalina entrargli in circolo ed eccitarlo un poco.
-Bisogna arrivare dall'altra parte della zona di gioco, quella a sinistra. Lì ci sarà il trofeo che porrà fine alla partita.- rivelò nel mentre controllava la zona. Poi si voltò verso di lui, guardandolo con un ghigno. -Ma sappi che vincerò io!-
-Cos...?- lo lasciò spiazzato. Kisame gli rubò un piccolo bacio per poi tornare a guardarlo beffardo ed andarsene. -Vuol dire che giocherò contro di te, eh?- si disse. Accennò un piccolo sorriso compiaciuto per poi entrare in azione. Si fece largo con cautela, facendo soprattutto attenzione a Kisame, poiché sapeva essere molto abile. Si sbarazzò di tutti quelli che incontrava e più proseguiva più sentiva l'eccitazione prendere il possesso del suo corpo. Si stava divertendo da matti. -È la cosa più figa che io abbia mai fatto!- si disse in tanto che riprendeva fiato, rimanendo nascosto dietro ad una barricata. Sbirciò nei paraggi per valutare quanti avversari fossero rimasti per puntare, così, al trofeo. -Dovremmo essere rimasti in sei. Prima mi sbarazzerò degli altri, lasciando per ultimo Kisame e combattere ad armi pari senza alcun intralcio.- fece un respiro profondo e poi entrò in azione. Si alzò rapidamente, buttando una bomba di vernice alla sua sinistra ove vi erano rifugiati due avversari per poi buttarsi dentro il nascondiglio avanti a sé.
In quello stesso istante Kisame si sbarazzò degli altri due, rimanendo da solo con il compagno.
-Siamo rimasti solo noi due, Itachi, se i miei calcoli sono giusti.-
-Non credere che mi arrenderò tanto facilmente. Non ti lascerò vincere.-
-Vediamo se sei alla mia altezza, allora!- ridacchiò compiaciuto.
Per nessuno dei due fu facile sbarazzarsi dell'altro, anche se per Itachi era la prima volta era riuscito a prenderci subito la mano, dopotutto era un genio. Tirarono avanti per quasi mezz'ora ed entrambi erano quasi accorto di munizioni.
-Posso ancora farcela se gioco d'astuzia!- si disse Itachi, riflettendo su come muoversi. Anche Kisame pensò al da farsi, cercando il modo più rapido per vincere anche senza dover far fuori il compagno se fosse necessario. Entrambi, però, ebbero la stessa idea di avvicinarsi al punto di arrivo e sbarazzarsi dell'altro nel momento in cui avrebbe sparato per allontanarlo dalla vittoria.
-Itachi!- erano giunti davanti al trofeo nello stesso istante ed entrambi si sorpresero di ritrovarsi lì. -A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea!- ridacchiò.
-Quindi le carte in tavola cambiano...- commentò il moro rimanendo in all'erta. Si guardarono per qualche secondo negli occhi senza dire alcun che. -Voglio vincere.- pensò Itachi.
-Voglio vincere!!!- si disse Kisame.
-Tre...- iniziò a contare mentalmente il moro.
-Due!-
-Uno...-
-Ora!!!- in quel momento entrambi fecero fuoco, sparandosi alla spalla destra e facendoli indietreggiare un poco. Kisame scoppiò a ridere e Itachi sorrise divertito. -Siamo pari, eh?-
-Che ne dici, vinciamo insieme?- suggerì Itachi.
-Massì!- si avvicinarono all'obiettivo finale, poi Kisame lo abbracciò. -Sei stato bravissimo e fighissimo!- il moro lo allontanò divertito.
-Avrei potuto batterti. Ma comunque è stato divertente, grazie!-

 

Quando tornarono a casa erano ancora eccitati per via dell'adrenalina che gli scorreva nel corpo.

-Vai a farti una doccia, in tanto io ti preparo dei vestiti!- gli suggerì Kisame in tanto che si dirigeva verso la camera da letto.
Itachi si diresse verso il bagno, portandosi con sé il proprio borsello con dentro le medicine. Prima di fiondarsi in doccia, si guardò allo specchio. Sentiva il cuore battergli forte. Si mise una mano sul petto, chiudendo gli occhi.
-Mi sento così felice ed eccitato...- pensò. -Vorrei poter rivivere un'emozione così ogni giorno, o provare qualcosa di ancora più intenso.- strinse la maglia, mordendosi un labbro. Nella mente si era ricordato di quanto era accaduto a Deidara e in quel momento comprese quanto effimera potesse essere la vita. -Non voglio morire avendo rimpianti.- gli ritornò alla memoria il giorno in cui Kisame lo baciò per la prima volta e del forte desiderio che aveva avuto di sentirlo ancora più vicino. Riaprì lentamente gli occhi, assunse uno sguardo serio ma allo stesso tempo un poco intimorito. Aprì il borsello delle medicine e prese la scatola delle pillole per aumentare le difese immunitarie. -Facciamolo!- ne prese due in un solo colpo. Fece un respiro profondo e poi uscì. Salì le scale e si diresse verso la camera da letto. Rimase sulla soglia della porta per qualche secondo a guardarlo: era sdraiato sul letto intento a guardare il soffitto e rilassarsi. Poco dopo si avvicinò lentamente e silenziosamente, quando gli fu abbastanza vicino Kisame lo vide e si mise seduto.
-Tutto bene?- domandò un po' confuso. Il moro gli si sedette a cavalcioni sulle gambe ed avvicinandosi al suo viso guardandogli le labbra. -Itachi...?- s'irrigidì per un secondo, colto alla sprovvista. Poi gli mise le mani sulle spalle allontanandolo un pochino. -Cos'hai?- il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante, abbassando lo sguardo.
-Non voglio morire rimpiangendo di non aver fatto qualcosa...- l'Hoshigaki perse un battito, rimanendo spiazzato. -Non voglio morire senza sapere cosa si prova ad amare davvero qualcuno...- lo guardò con la coda degli occhi, notando il suo sguardo affranto e comprensivo.
-Itachi io...- il moro lo guardò negli occhi con un po' di serietà. Aveva paura, ma temeva di più di morire senza mai aver amato intensamente e completamente qualcuno.
-Non m'importa quello che può succedere, voglio rischiare, anche se fosse l'ultima cosa che faccio.- Kisame istintivamente lo baciò con passione, stringendolo a sé mentre con una mano gli scioglieva i lunghi capelli corvini. Itachi ricambiò, lasciandosi trasportare dall'eccitazione del momento. L'Hoshigaki lo fece sdraiare sul letto senza mai togliere il contatto dalle sue labbra. Lentamente prese a spogliarlo; posò le labbra sul collo succhiandolo e baciandolo con delicatezza mentre con una mano gli accarezza il petto, soffermandosi sul capezzolo. La mente di Itachi si annebbiò, incominciando ad ansimare e ribollire di passione; più il compagno lo marchiava con quelle sue carnose e bollenti labbra e più il suo corpo fremeva dall'eccitazione.
Una volta spogliati completamente, il moro arrossì vistosamente, oltre che per il desiderio lussurioso che gli era entrato in circolo, anche per un lieve imbarazzo nell'essere visto nudo da qualcuno. I due si guardarono intensamente negli occhi, Kisame gli accarezzò una guancia per poi avvicinarsi alle sue labbra e baciarlo. Poco dopo si staccò nuovamente dalle sue labbra e lo guardò.
-Sei sicuro di volerlo fare?- sussurrò Kisame, Itachi posò lo sguardo altrove per un istante per poi tornare a guardarlo.
-Sì...- gli rispose con un filo di voce. Il compagno tornò a baciarlo con ancora più passione, giocando di tanto in tanto con la sua lingua nel mentre lo preparava. Una volta uniti in un unico corpo, Kisame fece intrecciare le loro mani per avere maggior contatto. Itachi si sentì completo come non lo era mai stato, provava una piacevole sensazione di benessere pervadere ogni singola cellula del suo corpo. Tutto l'amore che provavano si era totalmente liberato, avvolgendo i loro corpi e facendoli sentire ancora più uniti di prima.
Quando raggiunsero quasi il limite, Itachi lo strinse forte a sé per poi venire assieme. Kisame si sdraiò accanto a lui, entrambi ansimanti e sudati. Rimasero supini per qualche minuto per far tornare alla normalità i loro respiri. Itachi si sentì felice ma con il passare del tempo un piccolo dubbio stava germogliando nella sua mente, facendogli provare un lieve timore. Si voltò verso Kisame, che si era voltato verso di lui, e posò le mani sul suo petto per poi alzare lo sguardo e perdersi nei suoi occhi chiari.
-Tutto bene?- gli chiese l'Hoshigaki, coprendolo con la coperta.
-Sì...- sussurrò con un filo di voce. Kisame gli accarezzò la guancia, sapeva che lo turbava qualcosa così decise di infondergli coraggio sorridendogli. Itachi lo abbracciò, nascondendo il suo viso sul suo petto e cercando di calmarsi assaporando il suo profumo. Rimasero stretti per qualche minuto, poi Kisame lo baciò e si alzò.
-Riposati, io vado a fare la doccia. E copriti bene!- il moro annuì e lo seguì con lo sguardo mentre usciva dalla porta. Si mise supino guardando il soffitto e ripensando a quanto era successo. Era felice di aver fatto l'amore con lui e doveva ammettere che gli era anche piaciuto parecchio. Più pensava a quell'istante e più il suo cuore batteva forte senza sosta. Decise che si sarebbe aggrappato a quel ricordo meraviglioso ogni volta che i pensieri negativi avrebbero tentato di buttarlo giù. Si mise due dita sulle labbra, accennando un sorriso e chiudendo gli occhi. Sentiva le sensazioni che aveva provato qualche minuto prima invadergli il corpo. Si morse il labbro, il fiato si stava facendo sempre più corto. Si mise seduto e scese dal letto ed usò il copriletto per coprirsi. Uscì dalla stanza e scese le scale per dirigersi verso il bagno da cui proveniva della musica. Aprì la porta con cautela, entrò e fece cadere il plaid per terra. Si avvicinò alla doccia, Kisame era girato di spalle intento a farsi scivolare l'acqua sul viso, e s'intrufolò. Lo abbracciò da dietro, baciandogli il collo.
-Deduco che ti è piaciuto.- sorrise soddisfatto, lasciandolo continuare per un po' per poi voltarsi e baciarlo con la lingua. Lo alzò da terra e lo mise contro al muro, spostando le labbra sul collo. Poi si staccò e lo guardò negli occhi, notando la sua eccitazione nello sguardo. -Sei insaziabile...- gli sussurrò con tono seducente, avvicinandosi al viso. -Ti accontento subito.- gli leccò le labbra, Itachi aveva già preso ad ansimare.
-Muoviti.- gli rivelò con un filo di voce, mettendogli una mano sulla nuca e stringendogli i capelli. Kisame ghignò soddisfatto e lo fece suo nuovamente, dando ancora di più il meglio di sé.

 

Erano sul divano intenti a guardare una serie tv in modo disinteressato. Itachi era seduto composto alla sinistra del compagno che lo avvolgeva con un braccio.

-Vorrei fare le cose seriamente, intendo tra noi due.- commentò dal nulla Kisame, prendendo alla sprovvista l'altro che si voltò verso di lui un po' confuso.
-Ho capito bene?- domandò pacato. L'Hoshigaki lo guardò sorridendogli ed annuendo.
-Potremmo avere una relazione seria se per te va bene.- Itachi abbassò lo sguardo.
-Ecco...-
-Voglio proteggerti e starti vicino e soprattutto renderti felice, il resto non m'importa. Sai che non penso mai al futuro e mi godo il presente!- ridacchiò. Itachi gli prese la mano stringendogliela. -E poi hai bisogno di uno che ti continui a ripetere che andrò tutto bene, no? Ehi, Itachi...- il moro alzò lo sguardo su di lui. -Andrà tutto bene.- lo baciò. -Te lo prometto!- Itachi lo abbracciò forte, sentiva il cuore riempirsi di gioia. Era felice d'iniziare una nuova fase nella sua vita e di condividerla assieme alla persona che amava.




 


Buon Martedì a tutti! Rieccomi con il nuovo capitolo che spero vivamente vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto se avete succerimenti, consigli o qualsiasi cosa!
Grazie a tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono!

Alla Prossima!

Ryuga Hideki

 
 

 

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Capitolo 10
*** Pace Interiore ***


PACE INTERIORE





 

-Scusa, Sakura-chan...-
-Si può sapere che ti prende?-
-Ecco...-
-Naruto, così mi preoccupi.-
-A mio padre gli hanno chiesto di assumere la carica di Ministro degli Esteri dell'Australia.-

 

-Sakura-chan...- sussurrò, guardando fuori dal finestrino dell'autobus. -Quel tuo sguardo così perso e terrorizzato, non riesco a togliermelo dalla testa...- 

 

-Mi spiace, Sakura-chan...Non so cosa fare...-
-Tranquillo. È importante anche per il tuo futuro no?-
-Sì, però...-
-Godiamoci questi ultimi mesi, ok?-

 

 

-Ogni volta che inizia il mese di marzo, mi torni in mente, Sakura-chan... Vorrei tanto che tu fossi qui.- si morse le labbra. Aveva come la sensazione che la bocca della ragazza si fosse posata sulla sua come accadde quel giorno di due anni fa. Sospirò e scese dal bus, giunto ormai a destinazione. S'incamminò verso l'ingresso dell'università, salì le scale facendosi largo tra gli altri studenti ed entrò. La sessione di esami era già finita da circa un mese, facendo ripartire le lezioni.
La giornata si preannunciava leggermente pesante, con ore di materie alquanto complesse e noiose. Sapeva che sarebbe stato arduo arrivare a fine giornata.
-Vorrei tanto essere in un parco in questo momento...- pensò tra sé e sé, guardando fuori dalla finestra. Non appena la lezione si concluse, uscì dall'aula e si diresse verso la segreteria al piano terra per dare uno sguardo agli annunci della bacheca. -E neanche oggi c'è qualcosa d'interessante...- pensò sconsolato, si voltò con la testa ancora tra le nuvole e andò a sbattere contro una ragazza a cui fece cadere tutti i libri per terra. -Oddio, scusami! Ero distratto!- s'inginocchiò per aiutarla.
-Grazie per l'aiuto.- la giovane alzò lo sguardo incrociando gli occhi celesti di Naruto che rimase incredulo. La ragazza perse un battito. -Na...ru...to...- sussurrò la giovane.
-Oddio...non ci credo...- gli occhi gli diventarono lucidi. -Dev'essere un sogno, non puoi essere davvero qui.- si portò una mano sulla bocca, mentre avvicinò l'altra verso la sua mano con timore. La ragazza abbassò lo sguardo, una lacrima le rigò il viso. -Sakura!- il biondo l'abbracciò calorosamente, cogliendola di sorpresa.
-Naruto...- lo strinse forte, aggrappandosi alla sua camicia. -È bello vederti.- si staccarono e si guardarono per un'istante negli occhi sorridendosi. Naruto si alzò, aiutandola.
-Cosa ci fai qui a Sydney?- domandò con estrema curiosità e gli occhi illuminati dalla gioia.
-Sto partecipando ad un erasmus per perfezionare l'indirizzo di medicina, che sto affrontando, con corsi integrativi che nella mia università non ci sono.-
-Ma sei qui da poco, vero?-
-Sì, diciamo di sì. Sono arrivata due settimane fa.- abbassò lo sguardo.
-Perché non mi hai avvisato? Perché non mi hai detto che saresti venuta qui a Sydney?- chiese un po' dispiaciuto. Era un po' terrorizzato nel sentire la risposta. La sua testa già fantasticava su possibili nuovi fidanzati super gelosi.
-Ma come? Non te lo ricordi più?- lo guardò un po' perplessa, sentendo l'irritazione crescergli a vista d'occhio. Il biondo sorrise imbarazzato, portandosi una mano dietro la testa.
-A dire il vero...no.-
-Sei sempre il solito!- la ragazza scosse la testa, sospirando. -Avevi detto che non ci saremmo distratti fino a che non avremmo raggiunto il nostro obiettivo. Ci eravamo promessi di dare il meglio di noi stessi, senza intralciarci in qualche modo.-
-Certo! Ora ricordo! Avevo anche detto che se era destino ci saremmo ritrovati anche a distanza di anni.- la guardò negli occhi teneramente. -E ora eccoci qua. Dobbiamo assolutamente festeggiare! Domani sera ti porto fuori a cena!-
-Ma io...- Sakura si sentì un tantino in imbarazzo, ma allo stesso tempo felice. In quei due anni Naruto non era cambiato quasi per niente, si era fatto più alto e leggermente più muscoloso ma di carattere sembrava essere rimasto uguale a prima.
-Non accetto obbiezioni!- le sorrise radioso.
-E va bene, dopotutto sono da sola.- sorrise teneramente.
-Grande!!!- gli occhi del biondo s'infuocarono di eccitazione. -Ah, stasera vieni pure a cena a casa mia! Ai miei fa sempre piacere avere ospiti!-
-Grazie, ma non vorrei essere di disturbo...-
-Ma va, figurati. Nessun problema.- la campanella suonò, indicando l'inizio di una nuova lezione. -Ora ti lascio andare a lezione, ci vediamo fuori dall'istituto intorno alle sei, ok?-
-Ok, va bene e grazie.- gli sorrise. -A dopo.- si salutarono e si divisero.


Ultimate le lezioni Naruto si precipitò di corsa fuori dall'edificio, non voleva far aspettare Sakura il più del dovuto o magari arrivare in anticipo per almeno una volta.
Giunto fuori si guardò intorno per cercarla, ma non la vide. Si sedette su di un gradino e aspettò.
-Per una volta non la faccio attendere.- pensò tra sé e sé soddisfatto.
-Naruto!- sentì la sua voce giungergli dalle spalle, si voltò e la vide avvicinarsi. Si alzò salutandola. -Scusami il ritardo, mi sono fermata a parlare con un prof.-
-Tranquilla, sono appena arrivato anche io.- le sorrise per rincuorarla. -Andiamo?- la ragazza annuì. Naruto le prese la mano, facendola arrossire leggermente, e s'incamminarono verso la fermata dell'autobus.
-Come stanno andando gli studi?- domandò Sakura, salendo sul bus.
-Bene, ce la sto mettendo tutta per finire prima, sempre se riesco... Mio padre di tanto in tanto mi porta a qualche riunione, ovviamente non quelle importantissime, ma mi fa partecipare quando può. È bello mettersi in gioco, insomma è meglio la parte pratica della teoria.- ridacchiò. -Se si potesse vivere senza dover apprendere certi mattoni colmi di diritti e codici civili e quant'altro...sarebbe tutto molto più semplice. So che il mio sogno è abbastanza complesso da raggiungere, ma lavorerò sodo per realizzarlo! Costi quel che costi!- aveva lo sguardo leggermente malinconico rivolto verso il finestrino. La ragazza si stupì di vedere quegli occhi così diversi da un tempo. Due anni prima li avrebbe visti infuocarsi di determinazione parlando del suo obiettivo, invece in quel momento...
-Naruto...- sussurrò con un filo di voce. Il biondo si voltò verso di lei sorridendole.
-A te come sta andando?-
-Bene. Anche il mio indirizzo è abbastanza tosto, ma non impossibile. Vorrei laurearmi il prima possibile per aiutare la gente, ma so che è meglio non avere troppa fretta e fare le cose per bene e con calma piuttosto che rischiare di far del male a qualcuno per la mia mancanza di pazienza.-
-L'importante è giungere al traguardo, senza premura. Oh, siamo arrivati, dobbiamo scendere.- scesi dal veicolo, Sakura si guardò intorno con aria meravigliata. -Benvenuta a Double Bay! Qui è dove sono cresciuto e dov'è nato e cresciuto mio padre e mio nonno prima di lui, insomma qui è dove parte della mia famiglia ha vissuto per generazioni.-
-Wow... Non credevo che saresti tornato a vivere nel tuo vecchio quartiere.-
-Beh, mio padre e mia madre sono molto legati alle loro origini, quindi hanno deciso di non cedere le nostre proprietà sia questa che quella a Tokyo. Non era facile prima, ma con il nuovo stipendio dei miei è tutto molto più semplice. E questa è casa mia!- aprì il cancelletto, mostrandole una piccola villetta di due piani circondata dal verde.
-Davvero molto bella, è proprio una tipica casa di mare ed è anche di un bel colore caldo e rassicurante.-
-Dai, vieni! Ti faccio conoscere i miei!- le prese la mano e corsero in casa. -Sono a casa!- Kushina lo raggiunse.
-Bentornato! Oh...lei dev'essere Sakura, vero?- accennò un piccolo e tenero sorriso.
-Esattamente. Sakura, lei è mia madre Kushina Uzumaki!-
-Piacere di conoscerla.- fece un piccolo inchino.
-Papà non è ancora a casa?-
-No, dovrebbe tornare a momenti, ma intanto che aspettiamo fai fare un giro per la casa a Sakura e falla rinfrescare un po'.-
-Certo, subito. Vieni, Sakura-chan.-

Una volta fatto il giro della casa, andarono fuori in giardino ad aspettare l'ora di cena.
-Come stanno Hinata e Sasuke? Stanno ancora assieme?- si sedette sulla panca di legno che vi era appena fuori sotto il porticato.
-Sì, stanno ancora assieme e stanno bene. Sasuke sta studiando per diventare detective, alla fine ha convinto suo padre, mentre Hinata sta più o meno affrontando i miei stessi studi.-
-Vorrei tanto vedere Sasuke fare il detective!- scoppiò a ridere, immaginandoselo in azione. -Dev'essere davvero spassoso.- Sakura si sedette accanto a lui e lo guardò intensamente, cercando di capire cosa nascondesse. Sentiva che c'era qualcosa che non andava e aveva intensione di scoprirlo.
-Cos'hai, Naruto?- chiese senza troppi giri di parole. Il ragazzo si sorprese della domanda così spontanea e la guardò un po' spiazzato.
-Cosa intendi dire? Non ho nulla...- sorrise a stento, cercando di mascherare il suo vero stato d'animo.
-Stai mentendo. C'è qualcosa che ti turba, l'ho notato prima mentre eravamo sull'autobus. È come se non credessi più in quello che vuoi fare, ma perché?- rivelò con un tono di voce calmo e gentile. Il biondo abbassò lo sguardo.
-Beh, ecco... è dura voler realizzare un sogno rinunciando a molte cose che vorresti tenerti stretto nella tua vita.- Sakura rimase ad ascoltarlo con attenzione, senza proferire alcuna parola. -Non è stato facile tornare qui a Sydney. Amo questo paese, su questo non ho dubbi e sì, ho degli amici anche qui, ma quello che ho vissuto a Tokyo, anche se per poco, è stato il periodo più bello della mia vita fin ora.- alzò gli occhi verso il cielo. -Per la prima volta mi sono sentito davvero accettato per come sono. Quando mio padre mi ha detto che dovevamo tornare in Australia mi sono sentito diviso in due. Sarei voluto rimanere a Tokyo con te e allo stesso tempo seguire i miei qui... . Insomma...- la guardò accennando un sorriso. -Ho capito che non è così semplice rinunciare a tutto pur di realizzare un sogno, come si suol dire: “tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare”.-
-Hai ragione...- gli prese la mano e gliela strinse.
-Ragazzi, è pronto!!!- li chiamò Kushina dalla sala da pranzo.
-Sarà meglio entrare prima che mia madre si arrabbi.- rise, immaginandosi la scena.



Giunti in sala, Naruto presentò Sakura al padre, che era rientrato da poco, nel mentre si accomodavano attorno al tavolo.
-Finalmente io e mia moglie possiamo conoscerti. Naruto non faceva altro che parlare di te.- sorrise Minato. La ragazza ricambiò il sorriso un po' con imbarazzo.
-Papà, smettila!- si mise una mano sul viso, sentendosi alquanto a disagio.
-Beh, ma è vero. Dicci, Sakura, che cosa studi? E cosa ti porta qui a Sydney?- chiese Minato, iniziando a mangiare.
-Frequento la facoltà di medicina all'università di Tokyo e sono qui per un periodo di erasmus.-
-Devo dire che sei stato fortunato, Naruto, a ritrovarla proprio nella tua università.- commentò Kushina. -Anche a me sarebbe piaciuto diventare un medico, ma alla fine i miei progetti sono cambiati quando ho conosciuto Minato.- sorrise teneramente.
-Cosa fa lei?-
-Io lavoro in un ente benefico per la protezione ambientale. Molto spesso i problemi che riscontriamo nel paese o in tutto il mondo vengono risolti grazie all'intervento di Minato con la sua influenza in politica.-
-Ora capisco perché Naruto vuole diventare il Ministro dell'ambiente.- sorrise.
La serata proseguì estremamente bene facendo sentire la ragazza come se fosse a casa propria. Dopo aver finito la cena e parlato ancora un po' con i genitori di Naruto, giunse l'ora di separarsi.
-Sarà meglio che vada, non vorrei rincasare troppo tardi.- si alzò e fece un piccolo inchino. -Vi ringrazio per la bellissima serata.-
-Torna quando vuoi!- le suggerì Minato.
-Aspetta, ti accompagno con la macchina.- disse il biondo, alzandosi dalla sedia.
-Ma no, non disturbarti troppo.- rispose imbarazzata.
-Non è di alcun disturbo. Lo faccio con enorme piacere!- le sorrise. La ragazza sospirò ed accettò. -Ci vediamo fra poco.- salutò i suoi genitori ed uscirono. Presero l'auto dal garage e si diressero verso casa della ragazza.
-Certo che per essere autunno fa caldo. Devo ancora abituarmi che qui a Marzo non è primavera. È abbastanza strano...- commentò Sakura.
-Sì, fa sempre abbastanza caldo e capisco come ti senti, a me faceva strano compiere gli anni in autunno, ero abituato a festeggiarli al parco in primavera!- rise. -Ma comunque ti abituerai presto.- nel giro di mezz'ora, giunsero sotto casa dell'Haruno. -Eccoti arrivata. Riposa bene, ci si vede all'università.- le sorrise teneramente.
-Grazie.- gli accennò un piccolo sorriso. -A domani.-
-Ah, domani sera ti porto fuori a cena, ricordatelo.-
-Sì, tranquillo e grazie ancora.- scese dall'auto e s'incamminò verso la porta d'ingresso del palazzo. Non si voltò, ma sentiva il suo cuore battergli forte e un senso di serenità ritrovata dopo tanto tempo.

 

 


La sera seguente giunse in fretta. Naruto era emozionato per l'appuntamento. Aveva deciso di portarla in un bel ristorante giapponese, il migliore della città, per festeggiare il suo compleanno. La passò a prendere in macchina sotto casa, le fece uno squillo sul cellulare e l'aspettò.
-Stai calmo, Naruto, andrà tutto bene. Fai respiri profondi.- chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi ma nella sua mente vi era solo il viso sorridente di Sakura che lo faceva agitare ancora di più. Il rumore della porta che si apriva gli giunse alle orecchie, costringendolo ad aprire gli occhi e voltarsi di scatto verso di lei.
-Eccomi, scusa l'attesa.-
-Tranquilla. Ti trovo davvero bene.- le sorrise a trentadue denti, sentendo il cuore esplodergli nel petto.
-Grazie. Anche tu stai bene vestito così.- ricambiò il sorriso. Il biondo sorrise ancora di più, poi scosse la testa e mise in moto la macchina. -Dove andiamo?-
-In un bel posto per un giorno speciale.-
Una volta arrivati nei pressi del locale, posteggiò la macchina e si diressero al ristorante.
-Eccoci al giapponese più buono di Sydney!- gli occhi della ragazza s'illuminarono. Il posto dava proprio la sensazione di essere in Giappone. Ogni arredo e decorazione sprigionava un'essenza orientale.
-Sembra di essere a casa...- sorrise dolcemente.
-Sono felice che ti piaccia! E non ti credere che poi finisca qui.- Sakura lo guardò un po' confusa. -C'è una piccola sorpresa per dopo.-
-Cosa?-
-Lo scoprirai dopo.- le sorrise con malizia, rendendola ancora più confusa.
Cenarono immergendosi nei tipici sapori orientali, tra risate e spensieratezza. Quando ebbero finito, Naruto la portò in spiaggia bendandole gli occhi.
-Allora, siamo arrivati?-
-Sì!- le liberò la vista. Davanti a loro vi era una piccola baita tutta illuminata. Sakura si avvicinò alla struttura e vide l'interno tutto addobbato con lucine e finti petali di fiori di pesco. Entrando si udivano persino il cinguettare degli uccelli, sembrava proprio di essere in piena primavera.
-Buon compleanno, Sakura-chan.- la ragazza si voltò verso di lui sorpresa.
-Te...te lo sei ricordato...-
-Non potrei mai scordarmelo. Anche gli ultimi due anni passati separati mi ricordavo sempre del tuo compleanno e ogni giorno andavo sul balcone con un piccolo muffin. Accendevo la candela e ti facevo gli auguri esprimendo anche un desiderio.- accennò un piccolo sorriso.
-Cosa chiedevi?- Naruto guardò altrove sentendosi un poco in imbarazzo.
-Qualcosa che si è realizzato.- si voltò verso di lei sorridendo a trentadue denti. -Ovvero te.- Sakura perse un battito, le guance le si tinsero tutte di rosso e gli occhi si fecero lucidi. Istintivamente lo abbracciò, stringendosi saldamente al suo maglione. -È stato straziante stare lontano da te, Sakura-chan. Vorrei che tu rimanessi qui per sempre...- si staccarono e si guardarono negli occhi.
-Ti amo, Naruto.- Sakura si alzò leggermente in punta dei piedi e lo baciò. Dopo due anni riuscirono a colmare quel desiderio di potersi ritoccare e stringersi come un tempo.

 

 

 

 

 

Era in biblioteca intento a studiare per il prossimo esame. La maggior parte del suo tempo lo impiegava nello studio per potersi laureare il prima possibile e dimostrare a suo padre quanto valesse. Ma con l'arrivo del caldo gli era sempre più arduo rimanere concentrato sui libri.
-Sono venti minuti che rileggo la stessa frase, non riesco a concentrarmi.- pensò tra sé e sé. Aveva il cervello completamente fuso. Si sentiva spossato ed estremamente bollente in viso. Si mise una mano sugli occhi per riposarsi un tantino, ma non servì a molto.
-Sasuke-kun...- una voce gentile e calma lo chiamò dalle sue spalle. Si voltò e vide Hinata tendergli una bottiglia fresca di acqua, sorridendogli.
-Hinata cosa ci fai qui?- prese l'acqua e iniziò a berne qualche sorso sentendosi sempre meglio.
-Sono venuta a farti compagnia. Tu da quanto sei qua dentro?-
-Dalle otto di questa mattina, perché che ore sono?- domandò un po' spaesato. La ragazza scosse la testa.
-Direi che è l'ora della pausa, visto che sono le quattro del pomeriggio.-
-Cosa? Di già???- chiese incredulo, capendo come mai si sentisse così fiacco. -Mi sa che dovrei proprio fare una pausa...- si alzò e si sgranchì la schiena e le gambe.
-So cosa potrebbe aiutarti.- Sasuke la guardò con aria interrogativa. -Ti porto al centro della mia famiglia.- gli sorrise dolcemente, prendendogli la mano.
-Oh, ok. Fammi sistemare la roba.- ripose i libri nella borsa per poi farsi accompagnare dalla ragazza nel luogo stabilito.
Poco più di mezz'ora dopo giunsero presso il centro Hyuga. L'edificio aveva l'aria tradizionale e si riusciva a percepire un energia positiva e rigenerante avvolgere chiunque entrasse.
-Cosa hai detto che fate qui?- chiese Sasuke, incamminandosi verso l'entrata.
-Tengono corsi di yoga, meditazione e spirituali, ma la gente può anche venire qui per meditare e rigenerarsi un po'.-
-Quello che serve a me...- sussurrò il moro. Una volta dentro si guardò intorno. La struttura era rilassante e rassicurante, oltre che ad essere fresca senza l'ausilio del climatizzatore.
-Hinata, cosa ci fai qua?- una voce sopraggiunse alle loro spalle, costringendoli a voltarsi.
-Ciao, Neji. Sono venuta qui con Sasuke per fargli recuperare un po' di energie.-
-E così tu sei il fidanzato di mia cugina...-
-Piacere di conoscerti.- disse Sasuke con tono pacato per poi fare un piccolo inchino.
-Scommetto che è la prima volta che fai qualcosa del genere.-
-Sì, diciamo di sì.-
-Immaginavo.- si voltò verso la cugina. -Allora vi lascio la sala D, ci pensi tu a lui vero?-
-Sì, tranquillo.- Neji gli diede un piccolo mazzo di chiavi.
-Bene, buona meditazione.-
Si diressero verso la sala D che si trovava nell'ala di destra dell'edificio. Entrati nella stanza, Sasuke poté avvertire una piacevole sensazione di freschezza e rilassamento. In sottofondo vi era una piacevole musica distensiva e nell'aria vi era anche l'odore di lavanda che aiutava ancora di più a tranquillizzare l'animo.
-Bene, siediti su di uno di quei cuscinetti. Trova la posizione che ti è più comoda e poi chiudi gli occhi.- il moro fece come gli era stato detto, mentre la ragazza si sedette di fronte a lui. -Fai dei respiri profondi e concentrati sulla musica, cercando di non pensare a nulla. Non avere paura di nulla, di ciò che sentirai dentro di te e di come ti risveglierai non appena avrai riaperto gli occhi.- Sasuke annuì per poi cercare di concentrarsi sulle note in sottofondo. -Rilassati soltanto...- la stessa cosa fece anche Hinata.
La mente di Sasuke a poco a poco si calmò, lasciando fuori ogni pensiero. Più si distendeva e più la sua mente e il suo corpo si facevano leggeri, quasi fossero privi di gravità. Avvertiva il cervello risanarsi, abbandonando la stanchezza di qualche ora prima. Poco dopo vide una luce chiara e rassicurante avvolgerlo. Si sentì spogliato da ogni fatica, affanno e dolore procurandogli tanto benessere. Provò una piacevole sensazione di calore nel petto espandersi sempre di più in ogni cellula del corpo, lo stesso tepore che provava quando vedeva Hinata sorridere. Gli sembrava di essere finito nel paradiso e non aveva alcuna intensione di riaprire gli occhi e tornare alla realtà. Aveva visto i suoi sentimenti, era riuscito a renderli più chiari e vividi dentro di sé. Era riuscito a comprendere qualcosa che fino a quel momento gli era nascosto.
-Sasuke...- sussurrò Hinata. Era passata un ora e mezza e senza che se ne resero conto era giunto il momento di abbandonare la sala. -Sasuke-kun è ora di tornare alla realtà e riaprire gli occhi.- continuò a chiamarlo con un tono di voce calmo e flebile. Poco dopo il moro aprì lentamente gli occhi e la guardò. Si sentiva così rilassato che quasi gli sembrava di aver dormito, anche se la sua testa era attiva ed energica.
-Hinata...- sussurrò, sorridendole.
-Tutto ok?-
-Sì...- l'abbracciò cogliendola di sorpresa e facendola arrossire. -Grazie, è stato davvero utile.-
-Sono felice che ti sia servito.- accennò un piccolo sorriso.
-Ti amo tanto...- aggiunse senza rendersene conto. Hinata arrossì vistosamente, sentendo il cuore battergli all'impazzata.
-A...anche io.- lo strinse forte. In quel momento Sasuke si rese conto di ciò che aveva detto e si stupì di essere riuscito a liberarsi dei suoi sentimenti con estrema facilità.
Fare meditazione gli era servito parecchio e doveva ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto continuare a praticarla e conoscere a fondo il culto degli Hyuga. Aveva intensione di andare a fondo e magari scoprire un lato di sé che ancora non conosceva.





 


Ciao a tutti. So che non è martedì e che sono in ritardo ma ho avuto poco tempo. Il prossimo capitolo non so quando avrò il momento di scriverlo ma probabilmente ci si vede a maggio inoltrato. Scusate per gli eventuali errori e per il finale un po' meh. Spero comunque che vi sia piaciuto.
Grazie a tutti quelli che seguono e leggono, fatemi sapere che ne pensate.

Buone vacanze a tutti.

Ryuga Hideki

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Capitolo 11
*** Never Forget ***


NEVER FORGET




 

Dei rumori di passi rimbombavano nella sua testa. Stava correndo più velocemente possibile. Doveva raggiungere Sasori prima che fosse troppo tardi. Stava salendo le scale a piedi, non aveva tempo di aspettare l'ascensore, il tempo stringeva.
-Sasori!- pensò tra sé e sé. Il fiato si stava facendo sempre più corto, ma non aveva alcuna intenzione di fermarsi a riprendere fiato. Giunto davanti la porta di casa del rosso, bussò ininterrottamente. -Sasori apri la porta!- urlò più forte che poteva. Poco dopo il compagno l'aprì guardandolo con aria confusa.
-Cos'è successo?- il biondo entrò in casa.
-Devi andartene subito! Scappa!- la voce gli tremava e i suoi occhi erano pieni di disperazione.
-Dei...- lo prese per le spalle, cercando di calmarlo. -Cos'è accaduto?-
-Non c'è tempo! Stanno arrivando! Sarà già qui!!!- strizzò gli occhi e delle lacrime gli uscirono, solcando il suo viso. Si liberò dalla presa del rosso e corse verso camera sua, venendo seguito. -Prendi poche cose e vattene!- esclamò, frugando nei vari armadi estraendo qualche vestito. Sasori gli si avvicinò e gli prese la mano per farlo voltare verso di sé. Il biondo teneva lo sguardo basso. -Mi spiace, Danna! È colpa mia! È riuscito a capirlo!- si morse il labbro con forza, poi alzò lo sguardo su di lui. -Vattene o ti ucciderà! Ci ucciderà!-
-Non...- in quel momento sentirono la porta di casa aprirsi con forza e dei rumori di passi e il vociare di qualcuno echeggiare per l'appartamento. Gli occhi di Deidara si dipinsero di terrore, non fecero in tempo a fare nulla poiché vennero subito presi ed allontanati con forza dai subordinati del padre di Deidara.
-E così sei tu...- disse il Iwanov con un forte accento russo mentre si avvicinava al rosso. -Sei quello che era venuto al ballo in maschera a casa mia.- commentò con severità. Sasori lo guardò inespressivo, non aveva paura anzi sentiva dentro di sé crescere il desiderio di fargli molto male. -Dovrò ucciderti, lo sai?- ghignò. Il rosso non batté ciglio.
-Otets! Ya proshu vas!*- urlò Deidara.
-Oh e anche a quel lurido di figlio che mi ritrovo.- a quelle parole Sasori perse un battito e sentì la rabbia scorrergli nelle vene.
-Non lo faccia. Punisca me.-
-Sasori no!!!- la scena si fece sempre più confusa e offuscata. Dei piccoli gemiti uscirono dalle labbra del rosso, i subordinati del padre di Deidara continuavano a torturarlo e poi le risate crudeli del signor Iwanov echeggiavano nella stanza assieme alle urla del biondo.
-OTETS! YA PROSHU VAS!- era straziante vedere Sasori venir torturato. -Basta!!! Rinuncio! Rinuncio a lui, farò tutto ciò che vuoi ma ti prego risparmialo!- strizzò gli occhi e strinse i pugni. Il padre si voltò verso di lui e gli si avvicinò.
-Non lo vedrai più. Tornerai con me a Mosca e non farai mai più ritorno qui in Giappone. Sarai sorvegliato per tutto il giorno e ti sposerai con chi ti dirò io. Non fiaterai e non parlerai se non te lo dirò io. Chiaro?- disse il tutto scandendo ogni singola parola.
-Sì...- sussurrò, abbassando la testa con rassegnazione. Gli scagnozzi di Iwanov si fermarono e lasciarono andare Sasori che alzò, con fatica, lo sguardo verso Deidara.
-Portatelo via.- disse l'uomo prima di lasciare la stanza. Il biondo alzò lo sguardo su Sasori.
-Danna...- sussurrò nel mentre lo portavano via. Istintivamente allungò il braccio verso di lui.
-Aspetta...- arrancò con il braccio teso per poter afferrare per un ultima volta la sua mano. -Dei...- riuscì a sfiorargli le dita. -Vivi! Perché tu sei arte!- a quelle parole il biondo sussultò incredulo e tutto si fece buio.

Vivi perché sei arte...

-Danna!- si svegliò di soprassalto ansimando. Il cuore gli batteva forte nel petto e sentiva l'ansia opprimergli i polmoni. Abbassò lo sguardo e strinse i pugni con forza.
Erano passati due anni da quando fu costretto a lasciare Sasori. Erano due anni che viveva di nuovo a Mosca. Due anni passati a vivere senza vivere. -Non faccio altro che rivivere quel dannato giorno in ogni sogno che faccio...- si disse. Guardò fuori dalla finestra, dei piccoli fiocchi di neve cadevano dal cielo anche se oramai era iniziata da qualche giorno la primavera.
Si alzò dal letto ed andò in bagno per lavarsi e prepararsi per la giornata.
-Anche oggi mi tocca andare a lavorare con mio padre...- si lavò il viso e si guardò allo specchio. -Ah, oggi è il giorno... Non voglio. Non voglio!- strinse le mani a pugno, abbassando lo sguardo. -Mi manchi, Danna...- strinse i denti, sentendo la rabbia nascergli dentro. Avrebbe voluto urlare e nel profondo desiderava uccidere suo padre con le sue stesse mani, ma non poteva sbarazzarsi di un parlamentare così vicino allo zar e passarla liscia.
Qualcuno bussò alla porta, riportandolo con i piedi per terra.
-Gospodin, ty gotov?*- il biondo scosse la testa per sbarazzarsi dei pensieri che gli affollavano la mente, per poi rispondere un freddo e secco “no”. La guardia del corpo, anche se di fatto era un controllore giornaliero come gli aveva detto suo padre, entrò nella stanza sostando davanti alla porta. Deidara uscì dal bagno e lo guardò un po' seccato mentre si dirigeva verso l'armadio.
-Odio dovermi cambiare ogni giorno davanti a questo!- pensò alquanto stizzito. Prese il completo elegante e si vestì coprendosi con le ante del mobile. Fece un respiro profondo ad occhi chiusi. -Forza e coraggio.- si disse, chiudendo il guardaroba. -Poydem.*-

 

Giunsero in parlamento ove incontrò suo padre che lo stava aspettando. Era un giorno importante, Deidara avrebbe dovuto tenere un discorso a tutti i parlamentari mettendo in gioco il suo futuro e la sua carriera in politica.
-Non ho alcun interesse a fare 'sto dannato discorso...- pensò nel mentre seguiva il padre, giungendo alla loro postazione. -Voglio andarmene. Non ce la faccio più mi sento opprimere.- si sedettero ed aspettarono. -Fuggi! Vattene! Certo, così quando ti troverà e ti avrà tra le mani ti farà fuori senza alcuna pietà, perché è ovvio che ti scova! Anche se sei prigioniero dell'Isis lui riesce a trovarti.- non riusciva a prestare attenzione a quanto succedeva intorno a lui. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, alle sue orecchie non giungeva alcuna voce era completamente estraniato. In quel momento il signor Iwanov gli strattonò il braccio per richiamare la sua attenzione e fargli notare che tutti stavano aspettando il suo discorso. Era già arrivata l'ora tanto detestata.
-Vedi di non farmi fare brutta figura.- gli sussurrò all'orecchio. Il biondo lo guardò con la coda degli occhi alquanto scocciato, per poi alzarsi e dirigersi verso il microfono che stava al centro della sala. Guardò tutti i politici che aveva avanti a sé, cercando di assumere un atteggiamento sicuro e determinato.
-Io sono arte!- si disse prima d'incominciare. Riuscì a padroneggiare al meglio la situazione come se fosse nato per tutto quello. Tutti rimasero attenti nell'ascoltarlo con interesse fino alla fine. -Bol'shoye spasibo!*- concluse, facendo un piccolo inchino. Tutti quanti si alzarono ed applaudirono, il biondo voltò lo sguardo verso il padre e per la prima volta lo vide sorridergli soddisfatto. Tornò al posto ed aspettò con ansia il termine della sessione parlamentare.
Ultimata la riunione il biondo si fece riaccompagnare a casa, separandosi così da suo padre che stava ancora lavorando.
La giornata sta per finire anche se il cielo era ancora chiaro. La neve aveva smesso di cadere già da qualche ora e le strade stavano iniziando a tornare pulite.
-Sasori...- aveva lo sguardo rivolto verso il finestrino che guardava il cielo con occhi spenti. -Non ce la faccio più a starti lontano, voglio vederti!- si mise una mano sul volto chiudendo gli occhi. -Basta, non m'importa quello che succederà io lo devo fare!-
Arrivati a casa si finse stanco e malato per ritirarsi nella propria stanza senza essere disturbato. Salì le scale, seguito dalla guardia del corpo, ed una volta davanti alla porta si voltò verso di lui.
-Stai fuori, non voglio sentire la tua presenza dentro camera!- l'uomo non ebbe tempo di contestarlo poiché il biondo si chiuse subito in camera, buttandosi sul letto. Aspettò qualche minuto per poi rialzarsi, con cautela si preparò lo zaino buttandovi dentro due vestiti, di cui uno da donna. Si spogliò, rimettendo i vestiti a posto e si cambiò. -Grazie al cielo ho anche questo vestito da ragazza che mi hanno generosamente donato dopo un set fotografico!- si disse tra sé e sé. Si truccò e si acconciò i capelli con una lunga treccia. Prese i soldi che teneva dentro la cassaforte posta dietro al quadro sopra il letto, si sistemò e poi si avvicinò alla finestra. L'aprì delicatamente, cercando di fare meno rumore possibile, si affacciò per controllare la situazione.
-Ok, Dei. Ce la puoi fare!- fece un respiro profondo per poi mettersi a preparare le ultime cose. Prese delle lenzuola e le usò a mo' di corda, poco prima di scendere cosparse dell'alcol un po' per tutta la camera, concentrandosi principalmente sulla finestra e sui panni che avrebbe usato per scappare. Una volta ultimato questo procedimento, prese lo zaino e se ne andò lasciandosi alle spalle qualsiasi cosa potesse essere rintracciato. Diede fuoco alle lenzuola e corse via stando attento a non farsi notare.
Prese un taxi e si fece portare all'aeroporto.
-Speriamo di trovare un aereo per Tokyo subito...- pensò, rimanendo concentrato e in all'erta sul da farsi. Arrivato a destinazione, pagò il taxista profumatamente bene per evitare che parlasse per poi correre a fare il biglietto. Aveva progettato tutto nei minimi dettagli in quei due lunghi anni, si era fatto fare persino dei documenti falsi senza che nessuno lo scoprisse. Dopotutto era pur sempre il figlio di un ex spia. Ma anche se era tutto calcolato alla perfezione, non aveva mai avuto il coraggio di mettere in atto il suo piano fino a quel giorno.
-Vorrei il prenotare il primo volo per Tokyo.-
-Controllo subito!-
-Speriamo ci sia qualcosa presto.- si disse, incrociando le dita.
-Abbiamo un ultimo posto per un volo che parte fra mezz'ora, dovrebbe farcela ad imbarcarsi.-
-Va benissimo, grazie!- le passò i documenti, pregando che non vi fossero intoppi e grazie al cielo tutto filò liscio.
-Ecco a lei, buon viaggio!-
-Grazie!- corse il più velocemente possibile per riuscire ad imbarcarsi in tempo.
Una volta passati i controlli non ci mise molto a giungere a destinazione.
-Ci sono quasi! Manca poco e poi sono libero...- si disse una volta salito sul mezzo e preso posto. -Danna, sto arrivando...- si sentiva felice, finalmente avrebbe rincontrato il suo amato. L'aereo si alzò in volo e Deidara voltò lo sguardo verso il finestrino con aria malinconica -Do svidaniya, moya dorogaya Moskva.*- sussurrò nel mentre si allontanava dalla sua città natia.


 

Era nel suo appartamento, per l'esattezza era nella sua stanza di arte che cercava di scolpire qualcosa. Da quando Deidara era tornato in Russia non riusciva a creare nulla. Ogni schizzo che faceva aveva le sue sembianze e ciò non faceva altro che farlo innervosire ancora di più. I miglioramenti che aveva fatto grazie al biondo erano andati persi, era tornato aggressivo e sadico e la sua sindrome ossessiva compulsiva si era accentuata ancora di più. La sua depressione si era aggravata, richiedendo l'assunzione di ancora più farmaci per controllarsi, ma in quei ultimi mesi aveva smesso di prenderli. Non usciva di casa se non per andare dallo psicologo o per fare una piccola visita a sua nonna.
-Dannazione!- lanciò la plastilina contro il muro. -Vaffanculo! Fanculo!!!- iniziò a mettere sotto sopra l'intera stanza urlando e rompendo ogni cosa. Non gli importava di farsi male o meno, voleva solo scatenare la frustrazione che aveva dentro. Poco dopo si calmò e si fece cadere sulle ginocchia. -Deidara...- sussurrò con un filo di voce. Si accasciò a terra con la mente ormai offuscata dai troppi pensieri. Stava male, si sentiva solo e senza alcuna speranza di felicità. Senza che se ne accorse si addormentò.
Il sole filtrava dalla finestra, posandosi sul suo viso e costringendolo a svegliarsi. Si guardò intorno un po' spaesato.
-Cosa...- pensò. Si mise seduto per poi alzarsi con cautela. -Che cacchio ho combinato?- sospirò ed incominciò a sistemare il grosso per poi andare a lavarsi la faccia e svegliarsi. In quel momento qualcuno suonò alla porta con insistenza. Si guardò allo specchio. -Dei... No, non può essere lui...- fece finta di nulla per qualche secondo, fino a che non perse la pazienza. Uscì dal bagno e aprì la porta con violenza.
-Cosa posso fare per lei?- domandò un po' spazientito.
-Scappare via con me, Danna...- non appena il rosso udì quella voce, la sua espressione cambiò.
-Non può essere...- allungò la mano verso il suo viso con un po' di timore. Non credeva ai suoi occhi di averlo lì davanti. -Dei... Cosa ci fai qui? Come...-
-Non ne potevo più di vivere una falsa vita. Non potevo più vivere senza di te.- lo abbracciò con forza, strizzando gli occhi e lasciandosi scappare qualche lacrima di gioia.
-Sei qui! Sei davvero qui!- lo strinse forte a sé per paura di perderlo nuovamente. -Come hai fatto?- il biondo si staccò leggermente e lo guardò negli occhi.
-Non c'è molto tempo, dimmi solo che verrai via con me e poi ti spiegherò mentre viaggiamo.-
-Ecco...- non era sicuro che fosse la cosa giusta da fare, ma lo sguardo di Deidara, quello sguardo che amava e che desiderava tanto poter rivedere, gli sussurrava di buttarsi. -Va bene.- il biondo sorrise e lo abbracciò nuovamente.
-Sono felice di poter tentare di vivere con te!-
-Sono felice di essere con te...-

Il piano di Deidara non era ancora ultimato, mancava davvero poco e poi avrebbe potuto dirsi libero da ogni affanno e vivere la vita che aveva sempre sognato.

 

 

 

-Bene, dovrebbe essere l'ultimo documento e poi ho finito.- si disse Kisame controllando tutte le pratiche che aveva davanti a sé. Posò la penna sulla scrivania e si massaggiò le tempie. -Speravo di tornare a Tokyo per sposarmi e non di certo per un funerale...- si mise la mano sul viso, cercando di rilassarsi e spegnere per qualche secondo la mente. -Devo uscire di qui o impazzisco.- si alzò dalla poltrona ed andò in sala. Una donna sulla cinquantina d'anni era seduta sul divano con lo sguardo perso nel vuoto. Kisame le si avvicinò e le mise una mano sulla schiena. -Mamma...- la donna si voltò verso di lui con gli occhi lucidi.
-Mi spiace che tu sia dovuto tornare qui e mollare i tuoi allenamenti! Mi spiace che tuo padre sia stato così duro con te! Mi spiace per tutto!!!- scoppiò in lacrime, mettendosi le mani sul viso.
-Non importa.- l'abbracciò, cercando di consolarla. -Tu perché non esci un po' con qualche tua amica? Almeno non resti qui a pensare.-
-Forse hai ragione...-
-Tutti i documenti sono stati firmati, quindi non c'è bisogno che tu resta in casa. Puoi uscire e domani io vado a finire le ultime cose così poi non ci pensiamo più, ok?- si staccò e le accennò un piccolo sorriso.
-Grazie.- gli diede un bacio sulla fronte, si alzò e dopo essersi rinfrescata il viso uscì di casa per andare a fare visita a qualche sua amica.
-Ho bisogno di vederlo, anche se so che poi sarà ancora più dura separarsi!- pensò. Uscì di casa, prese la bici e si diresse verso casa di Itachi. -Speriamo sia a casa...- giunto a destinazione, scese dalla bicicletta e la posò contro il muretto dell'abitazione, oltrepassò il cancelletto e suonò il campanello. Qualche secondo dopo il moro si trovava davanti ai suoi occhi con un espressione incredula.
-Ki...kisame...- si mise una mano sulla bocca.
-Ciao, Itachi.- gli sorrise. Il moro allungò una mano verso di lui, accarezzandogli una guancia. Accennò un piccolo sorriso per poi abbracciarlo. -Mi sei mancato tantissimo.- lo strinse forte a sé.
-Anche tu...- nascose il viso tra l'incavo del suo collo assaporando il suo profumo. Poco dopo si staccarono e si guardarono negli occhi. Kisame poté notare il suo viso così candido dopo tanto tempo. Si era fatto leggermente più pallido del solito e i suoi occhi erano sciupati più di quanto non lo fossero prima. -Entra, sono solo in casa.- lo fece accomodare, accompagnandolo in sala. -Come mai sei tornato dagli Stati Uniti? Le olimpiadi non sono alle porte?-
-Sì, tecnicamente sì... Ma mio padre è venuto a mancare e quindi sono dovuto ritornare.- rivelò con voce rotta, Itachi si voltò verso di lui e gli prese la mano.
-Mi spiace...-
-Tranquillo, sto bene.- gli accennò un piccolo sorriso. Il moro lo guidò verso il giardino di casa, visto il bel tempo era un peccato rimanere rinchiusi in casa.
-Avresti potuto avvisarmi, sarei potuto stare con te in questi giorni difficili...- si sedette sulla panchina seguito da Kisame.
-Volevo evitare di vederti per non stare male dopo essere ripartito, ma durante il funerale sentivo il bisogno di vederti.- Itachi gli prese la mano e gliela strinse.
-Avrei voluto starti vicino...-
-Ci sei ora e comunque ci sei sempre.- gli sorrise.
-Quando riparti?-
-Ecco...- guardò avanti a sé. -Non so se riparto. Le relazioni a distanza non sono facili come pensavo e con la morte di mio padre ho capito che non sopporto starti lontano. Sì, siamo stati bravi durante questi due anni, ma...ogni giorno mi mancavi. Mi mancava poterti abbracciare e punzecchiare quando volevo.- si voltò verso di lui. -Insomma ho capito che voglio vivere insieme a te.- il moro lo guardò sorpreso arrossendo lievemente. -Non riesco a concentrarmi senza di te.- Itachi lo abbracciò, aggrappandosi con forza alla sua maglia.
-Sono davvero felice che tu sia qui...-
-Anche io...- si staccarono e si guardarono negli occhi. -Stai bene?- il moro abbassò lo sguardo ed annuì.
-Perché lo domandi?- domandò con un tono di voce pacato.
-Perché sei più sciupato del solito. Da Skype non si nota tanto.- il moro non rispose subito, rimase in silenzio per qualche secondo.
-Non ti preoccupare è tutto come al solito.- si sgranchì la voce, avvertendo un piccolo fastidio alla gola. Kisame lo guardò con la coda degli occhi senza contestare. -Purtroppo non ci sono novità positive- in quel momento si sentì strano. Aggrottò le sopracciglia, assumendo un espressione di lieve dolore. Si mise una mano davanti alla bocca sentendo il bisogno di tossire. Cercò di resistere il più che poteva ma non ci riuscì. Iniziò a tossire senza tregua sputando sangue. Improvvisamente sentì la testa farsi calda e il corpo debole. Kisame si voltò verso di lui allarmato.
-Ehi, ehi!- gli mise una mano sulla spalla. Notò il sangue colare dalla sua bocca, facendolo allarmare. -Chiamo l'ambulanza!- si alzò di scatto, venendo fermato da Itachi che gli afferrò e strinse la maglietta.
-Non...- la vista gli si appannò e perse i sensi. Poco prima di cadere al suolo, Kisame lo afferrò, prendendolo in braccio e portandolo in casa. Lo adagiò sul divano e chiamò l'ambulanza.
-Itachi, ti prego di resistere!-


Una volta in ospedale, avvisò la sua famiglia nel mentre aspettava che i dottori gli facessero sapere qualcosa.
Era in piedi in sala d'attesa, appoggiato contro al muro con la testa bassa. Dava l'impressione di essere estremamente calmo, ma in realtà stava morendo dall'ansia. Era estremamente preoccupato, aveva paura che tutto sarebbe finito.
-Non ti azzardare a lasciarmi anche tu!- pensò tra sé e sé, stringendo le mani a pugno. -Non puoi andartene così presto! Dobbiamo fare così tante cose insieme...- in quel momento arrivò Sasuke seguito da sua madre.
-Dov'è Itachi?- chiese preoccupata la donna con gli occhi lucidi. Kisame alzò la testa e li raggiunse. Sasuke lo riconobbe, Itachi lo aveva costretto a parlarci assieme via Skype per farglielo conoscere.
-Kisame...- la voce di Sasuke lasciava trasparire qualche punta di preoccupazione. Mikoto si voltò verso di lui.
-Sei tu quello che ci ha chiamato?-
-Sì...-
-Dov'è Itachi?- gli afferrò la maglia e guardandolo con disperazione
-Lo stanno ancora visitando. Non mi hanno fatto sapere nulla...-
-Cos'è successo?- chiese Sasuke un po' timoroso.
-Stavamo parlando quando si è sentito male. Ha iniziato a tossire e poi è svenuto...- abbassò lo sguardo.
Qualche minuto dopo un dottore li raggiunse con aria rassegnata. La madre iniziò a piangere, a Sasuke iniziarono a tremare le mani mentre Kisame cercò di mantenersi il più calmo possibile.
-Siete parenti di Uchiha Itachi?-
-Sì...- rispose Sasuke.
-Ora sta meglio, ma ha preso una brutta infezione polmonare... La sua malattia sta degenerando, dobbiamo tenerlo in quarantena per evitare il peggio. Mi spiace...-
-Grazie.- disse Kisame. Il dottore si congedò, lasciandoli soli. Mikoto si sentì male, mentre Sasuke cercò di essere forte e consolarla. L'Hoshigaki andò a prendere una bottiglietta d'acqua per Mikoto e gliela portò. Rimase con loro per un poco, cercando di consolarli. Si avvicinò a Sasuke e gli mise una mano sulla spalla. -Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami, ok?- il moro continuò a mantenere lo sguardo basso.
-Grazie...-
-Vedrai che starà bene.- gli mise una mano sulla testa, accennando un piccolo e forzato sorriso. Sasuke annuì e lo guardò negli occhi.
-Spero tu abbia ragione.-
-Anche io. Ci vediamo, ok? Non fate scrupolo a chiamarmi per qualsiasi cosa.- guardò Mikoto, posandole una mano sulla spalla.
-Grazie, gentilissimo...- disse la donna addolorata. Kisame si congedò e prima di uscire andò verso la stanza di Itachi. L'osservò dallo spesso vetro che li divideva, era sul lettino addormentato con la mascherina per l'ossigeno sul viso e le flebo alle braccia.
-Lotta con tutte le forze che hai in corpo, Itachi.- sussurrò, strinse i pugni mordendosi il labbro. -Verrò a trovarti spesso, tu guarisci... A presto.- si voltò e andò via.
Tornato a casa, andò direttamente in camera e si buttò sul letto. Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di quanto accaduto.
-Se solo potessi fare qualcosa! Dannazione!!!- pensò e poi urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo. -Prima mio padre e adesso anche lui!- serrò i denti e strinse i pugni. Era la prima volta in vita sua che non riusciva a pensare positivo. Non riusciva a vedere una soluzione a tutto quello che gli stava succedendo, ma credeva in qualcosa più grande e che nulla era affidato al caso. -Non lasciarmi, Itachi...-




*
Otets, Ya proshu vas = Padre, ti prego ( pronun: atiez, ja proshù vas)
**Gospodin, ty gotov?= signore, siete pronto? (pron:  gospadin,  te gato)
***Bol'shoye spasibo= Grazie mille (pron: blashoe spasiba)
****Do svidaniya, moya dorogaya Moskva.= Addio, mia cara Mosca (pron: Dasvidania, maia daraghe Maskva)


 


Ciao a tutti! Scusate l'eccessivo ritardo ma ho avuto poco tempo! Spero che il capitolo vi piaccia! 

Grazie a tutti voi che seguite!

A presto

Ryuga Hideki

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