Edoardo ed Isabella

di Angelo Azzurro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Quando il principe Edoardo aprì gli occhi sentì dolore in ogni parte del corpo, ma si stupì di ritrovarsi vivo nella sua stanza, infatti credeva di essere morto e di risvegliarsi direttamente in Paradiso.
Cercò di muovere le braccia, ma vide che erano legate ben strette, una precauzione più che necessaria ovviamente, perché altrimenti sarebbe scappato. Ovvio che sarebbe fuggito, forse volevano ucciderlo sulla pubblica piazza, rendere la sua esecuzione spettacolare in modo che tutto il suo popolo sapesse che lui, il principe Edoardo delle Terre Verdi non era riuscito a proteggerli, non era riuscito a salvare suo padre e ora il loro fiorente regno era in mano a quei barbari del lega dei nomadi.
La lega dei nomadi era una corte itinerante, non avevano un castello vero e proprio, si spostavano in accampamenti in territori ricchi per depredarli e per lasciarli poi una volta che li avevano completamente distrutti. Ma questa volta non se ne sarebbero andati, perché il loro re Esteban aveva avuto una figlia femmina, che amava particolarmente e non potendole lasciare il comando, che sarebbe passato al figlio maggiore Valentino, desiderava fare di lei una regina e quindi l’aveva proposta in sposa ad Edoardo. Ma suo padre, il re Umber, quando si era visto recapitare la domanda di fidanzamento aveva riso in faccia all’emissario, dichiarando che il suo erede non avrebbe mai sposato una piccola barbara dai piedi scalzi. L’emissario se n’era andato minacciando che se ne sarebbero pentiti e avrebbero ricordato quel giorno come la fine del loro regno dorato.
Il re Umber non aveva preso sul serio quelle minacce, perché non era la prima volta che la lega dei nomadi attaccava i loro territori, ma erano sempre riusciti a cacciarli, senza grande fatica.
E quindi più di un mese dopo, quando ormai avevano già dimenticato quelle minacce, si trovarono il palazzo pieno di nomadi, non riuscirono a capire come fosse stato possibile; i nomadi non erano così tanti, almeno così credevano loro. In realtà tutta la corte, più diversi mercenari si erano recati nel regno delle Terre Verdi e avevano distrutto e depredato e ucciso suo padre.
Era là quando era successo, il palazzo era a ferro e fuoco, la servitù urlava e fuggiva inseguita dagli invasori, suo padre si stava battendo contro un energumeno dai lunghi capelli neri che brandiva una mazza, il re era un uomo di quasi cinquant’anni, ma era ancora un valido guerriero e lui il suo erede si stava battendo contro un ragazzo nomade piuttosto bravo con la spada.
L’energumeno era riuscito a colpire suo padre con la mazza alla testa, Edoardo quindi aveva girato le spalle al suo avversario per correre in suo soccorso, ma non era riuscito ad aiutare il padre e il giovane nomade si era avventato su di lui da dietro. Ma lui non sentiva i colpi, vedeva solo suo padre che veniva finito da quell’energumeno e poi ad un certo punto sentì che anche per lui la fine era vicina, il suo sangue lo stava lasciando, aveva diverse ferite, era ormai steso a terra e il suo avversario lo stava prendendo ripetutamente a calci.
Stava solo aspettando la morte, prima o poi il suo avversario gli avrebbe dato il colpo di grazia, se nonché poco prima che avvenisse, un giovane dai lunghi capelli dorati era arrivato di corsa e aveva ordinato al giovane nomade di fermarsi. Il suo avversario si era fermato all’istante e aveva chinato il capo. Il nuovo venuto aveva dato una rapida occhiata al re morto e poi il suo sguardo si era spostato su di lui:” Questo è il principe Edoardo e gli ordini erano di non ucciderlo, ricordi vero Nicholas?”
Nicholas si scusò e giurò che non l’avrebbe ucciso, ma il ragazzo dai capelli lunghi non gli credette e con un rapido colpo della sua spada gli taglio la gola; Edoardo nel vedere la scena emise un verso strozzato, quel ragazzo era un demonio, aveva ucciso con una freddezza inaudita il suo alleato.
Dopo aver eseguito l’operazione, chiamò l’energumeno ordinandogli di tirarlo su da terra ed esso senza particolare grazia lo tirò su per le ascelle in modo che i suoi occhi s’incrociassero con quelli col acciaio del biondo: “Principe Edoardo, i miei omaggi, buonanotte!” così lo salutò prima di colpirlo in testa con l’elsa della sua spada e da quel momento fu tutto buio. Fino a quel momento in cui aveva aperto gli occhi.
“Vedo che avete riaperto gli occhi principe. Avete perso molto sangue, ora dovrò pulire le vostre ferite e purtroppo sarà doloroso, mi dispiace.” Spiegò il guaritore apprestandosi ad eseguire le cure, ma Edoardo sentì poco il dolore, stava esaminando la situazione. Era legato, e quel guaritore non era uno di quelli al servizio presso la sua corte, quindi difficilmente avrebbe potuto chiedergli aiuto per scappare, ma forse avrebbe potuto dargli alcune informazioni.
“Da quanto tempo sono qui?” chiese a bassa voce Edoardo al guaritore, il quale prima si guardò attorno e poi gli rispose a voce ancora più bassa: “Mi dispiace principe, mi è vietato di parlare con voi, rischio la vita. Posso solo dirle che ha dormito per tre giorni e durante questo tempo la nostra famiglia reale si è insediata sul suo trono.”
“Credi che mi uccideranno?” chiede il ragazzo, ma il guaritore non gli rispose, anzi portò via i suoi strumenti e lo lasciò solo.
Per due giorni le uniche persone che vide furono il guaritore, che non rispondeva mai alle sue domande, i servi che lo nutrivano e si occupavano delle sue necessità e l’energumeno che lo sorvegliava, ma con quest’ultimo nemmeno provò a comunicare.
Il terzo giorno proprio l’energumeno senza tante cerimonie lo depositò su una sedia con le ruote e legandogli mani e piedi lo trascinò nella sala del trono.
Durante il tragitto non incontrarono nessuno, ma Edoardo cercò di guardarsi attorno, il più possibile e l’unica cosa che notò fu che tutto era tornato in ordine.
Appena entrò nella sala del trono, si sentì salire dentro una gran rabbia; sul trono di suo padre, sul trono che un giorno avrebbe dovuto essere suo c’era seduta una ragazzina che lo stava osservando con disgusto.
“Ehi Val, non sarà davvero questo il mio futuro sposo? E’ uno smidollato, oltre ad essere brutto è  pure ancora sporco di sangue. Potevi farlo ripulire prima di portarlo al mio cospetto.” Esclamò la ragazzina con una vocetta odiosamente petulante.
Nella stanza era presente anche il ragazzo dai lunghi capelli biondi che si trovava dietro il trono, ed era proprio lui a rispondere al nome di Val.
“Sorellina mi dispiace, ma non ne ho davvero avuto il tempo, sai ero troppo impegnato ad insediarti su quel trono che tu trovi tanto comodo. Bene, principe Edoardo credo che ormai sia ora di fare due chiacchiere, ti starai chiedendo come mai non sei ancora morto vero?” gli chiese Val.
Edoardo li osservò un momento e notò subito la somiglianza tra i due, erano fratelli, quel Val aveva lunghi capelli biondi tendenti al riccio, occhi color acciaio e fisicamente sembrava una montagna, non doveva essere molto più vecchio di lui, forse aveva al massimo 25 anni. La sorella invece gli sembrava molto giovane, forse aveva attorno ai 14 anni, era molto magra, con una chioma sciolta ricciuta tendente al rosso e occhi grigi, indossava una tunica di seta azzurro chiaro e infine notò che sulla testa portava la corona di suo padre, la sua corona.
“Avete intenzione di impiccarmi, decapitarmi o torturarmi sulla pubblica piazza?” chiese allora Edoardo e quel Val scoppiò a ridere e alla sua risata si unì quella della ragazzina rossa.
“Oltre a brutto sei pure sciocco e con la memoria corta…tu principe non morirai, diventerai il mio sposo, e una volta che io sarò regina con una discendenza tu verrai giustiziato, ma solo allora, vedrai che troverò un ottimo pretesto, prometto che sarò creativa. Oh naturalmente, non ci sposeremo così su due piedi, prima tu dovrai essere presentabile, poi dovremo fare un ragionevole fidanzamento e solo dopo avverranno le nozze, le tradizioni vanno rispettato. E tu dovrai anche divenire fedele a noi. Come vedi abbiam tantissimo lavoro da fare e quindi…” spiegò la ragazzina ridacchiando, ma fu interrotta dal fratello: “Isabella, tu parli sempre troppo e non hai ancora capito che qui non stiamo giocando. Nostro padre ha deciso di regalarti questo regno, che tu dovrai governare, in modo che io quando mi stancherò delle mie peregrinazioni possa venire qui a riposarmi con la mia corte e questo bamboccio qui presente dovrà fare quello che diciamo noi, se non desidera che noi uccidiamo uno dei suoi sudditi ogni giorno sotto i suoi occhi.” La sgridò il fratello e poi proseguì fissando Edoardo:” Bene ora vogliamo sapere da te quanti anni hai?”
Il principe disgustato da tutto quello che aveva appena visto e sentito non rispose alla domanda, chiudendosi in un silenzio ostinato, ma questo non scoraggiò Val che scoppiò in una risata sguaiata e chiese all’energumeno, chiamandolo Tom, di portargli una delle servette. E poco dopo l’energumeno torno tenendo per i capelli una delle servette del castello, una ragazza di cui lui non conosceva il nome, ma che doveva lavorare nelle cucine.
“Allora se non risponderai alle mie domande ucciderò questa ragazza e poi ne ucciderò un’altra e così via finchè non rimarrai solo tu e allora capirai che potrò fare a meno di te perché qui non ci sarà più nessuno.” Spiegò Val estraendo la spada e quindi Edoardo si trovò costretto a cedere:
”Ho 18 anni, ne compirò 19 tra due mese.”
“Secondo le leggi del popolo nomade a 19 anni potrai chiedere formalmente in moglie mia sorella a me e a mio padre e noi ti sfideremo a duello per valutare il tuo valore. Quindi spero per te che tu sappia usare una spada. Ci penserà comunque Tom ad allenarti, non pensare di perdere il duello volontariamente, perché in quel caso ti uccideremo dopo averti torturato. Ti lasceremo il tempo di guarire dalle tue ferite e poi inizierai l’addestramento. Quando Tom riterrà che tu sia pronto io e mio padre torneremo per la cerimonia del fidanzamento. Ovviamente qui tu ora non governi nulla, tu ubbidirai a mia sorella e lei, senza ucciderti, potrà fare di te tutto ciò che riterrà opportuno. Se prometterai di non scappare potrai rimanere nella tua stanza slegato. Ovviamente se cercherai di fuggire noi ti riprenderemo e per te non sarà affatto una bella situazione. E ora Tom portalo via” e così senza aspettare che lui potesse rispondere Tom lo spinse via senza dire una parola.
“Saby mi aspetto che tu riesca a mantenere il potere con ogni mezzo. Ricordati che sei tu la regina, noi torneremo tra due mesi e mi aspetto che quel bamboccio sia addomesticato a dovere, altrimenti saranno guai per te.” Disse Val stringendo il braccio della sorella una volta che furono rimasti soli.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, ma non pianse, annuì e con tutta la compostezza di cui era capace assicurò che avrebbe fatto dei suo meglio per tenere tutto sotto controllo e che tra due mesi il bamboccio sarebbe stato il più fedele dei servitori.
Poco dopo Val si congedò dalla sorella e una volta che Isabella rimase sola sospirando si tolse quella corona così pesante. Era in oro massiccio tempestata di rubini, più adatta ad una testa maschile indubbiamente, ma suo padre aveva deciso di regalarle quel trono, un ruolo fittizio in realtà, perché il suo compito era occuparsi di quella terra mentre suo fratello era in viaggio per depredare altre terre. La lega dei nomadi per secoli non aveva mai conosciuto il significato della parola stabilità, ma suo padre aveva deciso che era ora di cambiare le tradizioni e quindi aveva deciso di provare ad allearsi tramite un matrimonio ai signori delle Terre Verdi, i quali però l’avevano trattato come un loro inferiore, avevano anche disprezzato lei, nonostante fosse bella e piuttosto istruita, definendola principessa degli stracci. E quindi suo padre aveva deciso di prendersi quel trono da re dei nomadi, uccidendo e depredando come ci si aspettava da lui. E ora lei si trovava in un castello pieno di mercenari, servi terrorizzati e con quel principe altezzoso, la prima cosa da fare sarebbe stata piegare quell’Edoardo e questo le avrebbe dato gioia, gliel’avrebbe fatta vedere lei chi era il superiore.
Edoardo una volta nella sua stanza provò a mettersi in piedi, cosa per nulla facile, si avvicinò alla finestra e provò a valutare se aveva le forze per lanciarsi sul balcone del piano di sotto, ma la risposta fu ovviamente negativa, sentiva la testa girargli furiosamente e la nausea, si mise quindi seduto sul pavimento con la testa tra le mani. Pretendevano che tra due mesi lui chiedesse spontaneamente la mano di Isabella, battendo due spietati spadaccini, con ottime probabilità di morire dopo il matrimonio una volta che non fosse più servito e con la minaccia di uccidere i suoi sudditi ad ogni suo rifiuto. Si chiese cosa avrebbe fatto suo padre, lui era stato un grande uomo, aveva guidato il suo popolo con giustizia e non avrebbe voluto che morissero per mano di quegli usurpatori, ma forse non avrebbe nemmeno voluto che il suo unico figlio diventasse un fantoccio nelle loro mani. Si sarebbe opposto per quanto possibile, ma per il momento non poteva fare molto. Forse prima o poi avrebbe trovato il modo per fuggire e riprendersi il regno, se fosse arrivato nel regno dell’Oro da suo cugino Mikail forse avrebbe potuto aiutarlo, forse sarebbe bastato mandargli un messaggio, ma come? Al momento l’unica cosa che poteva fare era osservare.
Forse sarebbe riuscito a raggirare Isabella, gli sembrava poco più che una bambina e sicuramente non aveva molta esperienza ne per quanto riguardasse regnare ne sui ragazzi, forse si sarebbe innamorata di lui e allora lì lui avrebbe avuta dalla sua parte e l’avrebbe fatta prigioniera e suo fratello per riaverla viva avrebbe potuto portarsi via i suoi soldati. Ma forse suo fratello l’avrebbe fatta uccidere, quel ragazzo era spietato, sperava solo che Isabella fosse meglio.


 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


capitolo 2

 Passò un altro giorno ed Edoardo rimase confinato nella sua stanza, venne un servitore che non conosceva, che l’aiutò a lavarsi e gli portò i pasti, ma non gli rivolse nemmeno una parola né uno sguardo. Edoardo dopo un ulteriore giorno di riposo si sentiva meglio, aveva ancora alcune ferite bendate, ma ormai erano in via di guarigione.

Si stava giusto esaminando le ferite quando senza bussare entrò dentro la su stanza la ragazzina dai capelli rossicci.

I due ragazzi si fissarono un momento senza dire nulla, poi Isabella con un sorriso quasi imbarazzato si lasciò cadere sul letto di Edoardo.

“Principe Edoardo, io pensavo che potremmo conoscerci meglio…come ti senti? Sai ho visto che ti stavi guardando le ferite e io…” esordì la ragazza, ma il principe la interruppe bruscamente:” Principessa Isabella, ti ringrazio per il tuo interessamento, ma tu per me hai già fatto abbastanza dopo avermi sterminato il padre, occupato il castello e tenuto qui prigioniero ricordandomi che appena non avrai più bisogno di me mi ucciderai. Quindi se non è di troppo disturbo ti chiederei di lasciarmi solo.”

Poi Edoardo si allontanò dal letto, e mise dalla finestra di spalle, sperando che la ragazzina se ne andasse. Ma Isabella non era un tipo che si scoraggiava così facilmente, quindi ordinò a gran voce del vino e del cibo e dopo un paio di minuti entrò un servitore che lascò quanto richiesto sul tavolo e se ne andò inchinandosi. Il principe notò le pessime maniere con cui la ragazza aveva chiamato il servitore, ma d’altronde lei non era altro che una piccola selvaggia, anche in quel momento i suoi capelli erano sciolti e spettinati, indossava una tunica verde chiaro di ottimo tessuto, ma di taglio semplicissimo, adatto più ad una servetta e inoltre non indossava nemmeno le scarpe, ma delle cavigliere dorate.

La principessa con un gesto lo invitò a sedere di fronte a lei e lui, anche se titubante lo fece, notando subito che così facendo la ragazza sorrise e gli versò un bicchiere di vino rosso scuro, e fu lì che non riuscì più a trattenersi: “Ma scusa tu hai l’età per bere vino?”

Isabella ne bevve un sorso con aria di sfida e poi rispose:” Ma certo, quanti anni credi che abbia?”

“Al massimo 14” rispose il giovane bevendo il suo bicchiere, non era il suo vino, doveva provenire dalla riserva della lega dei nomadi, era molto dolce e speziato, diverso da ciò che era abituato a bere.

“Mi dispiace deluderti, ma ho 16 anni appena compiuti, sono nata nel mese delle piogge. Ho appena raggiunto l’età adatta per bere vino, per allontanarmi da sola dalla tenda di mio padre e perché qualcuno si batta per avere la mia mano.” Spiegò la ragazza.

“E quel qualcuno sarei io no? Cosa ci guadagno io a battermi per la tua mano? Ho una spada sulla testa pronta a colpirmi appena non servirò più!” esclamò Edoardo.

Isabella gli mise una mano sul braccio e cercò di rassicurarlo che non aveva alcuna intenzione di farlo fuori, che anzi era lì per cercare di fare amicizia, avrebbero potuto collaborare, cercare di andare d’accordo. Ma fu proprio mentre la ragazza cercava di blandirlo che ad Edoardo venne un’idea, vide sul tavolo un coltello da burro e quindi lo prese e lo puntò direttamente alla gola della ragazza.

“Non ho alcuna intenzione di collaborare con un’assassina vestita da sguattera più che da principessa. Ora se non ti dispiace, Isabella cara, potresti accompagnarmi alle scuderie e aiutarmi a fuggire? Prima che ti tagli la gola?” chiese il principe con voce malefica.

Edoardo ritenne di averla spaventata a sufficienza e che a breve sarebbe scoppiata a piagnucolare dalla paura, se era stata così sciocca da presentarsi da lui da sola, senza guardia e di dargli pure un coltello, forse avrebbe potuto abboccare e aiutarlo davvero a fuggire. Se fosse riuscito a sfuggire, avrebbe trovato un esercito e si sarebbe ripreso quello che era suo. E forse avrebbe anche potuto pensare di risparmiare quella ragazzina, si sarebbe accontentato di esiliarla.

Ma mentre il principe aveva questi pensieri, notò che la ragazza non stava piagnucolando affatto, anzi che lo stava osservando con curiosità. E dopo fu tutto molto veloce, con un colpo allontanò il coltello dalla sua gola e con un altro diede al principe un pugno sul naso così forte, da essere quasi certo di esserselo rotto.

E mentre lui era a terra che si teneva il naso sanguinante, Isabella si era alzata in piedi e torreggiava sopra di lui ridendo:” Davvero credevi che fossi una, come hai chiamato? Ah sì, servetta, una piccola servetta sprovveduta. La mia guardia del corpo è fuori da quella porta, ma non ne ho poi così tanto bisogno per difendermi da te. Devi sapere che a noi principesse nomadi, insegnano l’arte della lotta al posto dell’etichetta. Come invece insegneranno a voi principini delicati e raffinati. Peccato credevo che avremmo potuto essere amici e invece mi sbagliavo. Non importa! Domani mattina verrai prelevato e portato in armeria per testare le tue doti da guerriero, ma da quello che posso vedere non mi sembri molto dotato. Ah mi dispiace per il tuo naso, ma credo che capirai se non ti manderò un guaritore questa volta. A presto principe Edoardo!”

E così dicendo lasciò la stanza lasciando Edoardo solo ad imprecare contro gli dei.

Appena fu fuori dalla stanza, Tom la sgridò per non avergli acconsentito di presenziare al loro incontro, ma Isabella rispose che quel ragazzo era solo uno smidollato e che non aveva nulla da temere, sarebbe stato un perfetto re fantoccio, una volta addomesticato.

In realtà Isabella desiderava scappare il più lontano possibile da tutto e tutti. In quel palazzo non aveva nessun amico, solo la sua guardia del corpo, che più che un amico stava facendo le veci di suo padre e quindi continuava a rimproverarla. Lei non desiderava affatto essere una regina, soprattutto non di un regno che non era il suo, e poi quel ragazzo la guardava come se volesse ucciderla, la disprezzava e lei poteva benissimo comprenderlo. Aveva cercato di dimostrarsi amichevole, forse non sarebbe stato così male sposarsi con quel ragazzo, non era poi così brutto una volta ripulito. Aveva i capelli color nero corvino piuttosto folti, che si arricciavano leggermente e occhi azzurri, un bel viso insomma, anche se il corpo era magro, forse troppo magro, se paragonato a suo fratello, ma d’altra parte lui si allenava ogni giorno con la spada per moltissime ore, quel ragazzo probabilmente avrà preso lezione di spada due volte a settimana a dire tanto. Se lui fosse stato un nomade e l’avesse corteggiata lei l’avrebbe preso in considerazione. La situazione in cui si trovavano era assurda, se solo lui avesse capito che anche lei era una vittima, forse avrebbero potuto collaborare. Ma ovviamente lui la odiava, aveva preso in giro il suo modo di essere e anche se goffamente aveva cercato di ucciderla con quel ridicolo coltello. Come poteva spiegargli che lei era abituata sin da bambina a difendersi e a sopportare ben di peggio, ma fino a quel momento aveva avuto vicino a lei la sua famiglia a dirle cosa fare, ora invece era da sola e se qualcosa fosse andato storto suo fratello le avrebbe fatto del male. Lei aveva paura di Valentino, sapeva perfettamente cosa era in grado di farle.

Edoardo si pulì il sangue dal naso come meglio riuscì, provò ad uscire dalla stanza, ma due soldati lo ricacciarono dentro in malo modo. Tentò quindi di chiamare a gran voce un servitore, come aveva fatto Isabella, ma non venne nessuno, quindi comprese che sarebbe stato tutto inutile e si rassegnò.

Era stato davvero uno sciocco, se avesse giocato meglio le sue carte avrebbe potuto ingannare la ragazza fingendo che erano amici e invece lui si era fatto prendere dalla rabbia e aveva rovinato tutto. Alla fine gli stava bene quel pugno in faccia, avrebbe dovuto provare a recuperare, ma al solo pensiero di lei la rabbia gli ribolliva il sangue, era uno scricciolo, ma sapeva il fatto suo. Se solo avesse trovato il modo di non pensare a suo padre morto ogni volta che la guardava.

Il giorno dopo sarebbe stato testato all’armeria, non sapeva davvero cosa aspettarsi, forse era meglio non mostrare la sua reale forza, avrebbe potuto tenerla in serbo per un’occasione di fuga. Ma chi sarebbe stato il suo maestro d’arme? Sicuramente non maestro Caleb, chissà se era stato ucciso o se era riuscito a fuggire. E se l’avesse addestrato quella ragazzina? Oh no, sarebbe stato troppo imbarazzante. Sperava che non sarebbe stato l’energumeno perché allora l’avrebbe ucciso.

 

I timori di Edoardo erano più che fondati, il giorno seguente due guardie lo scortarono nell’armeria e ad aspettarlo c’erano la ragazzina e l’energumeno.

Il principe fece per voltarsi per uscire dalla stanza, ma la trovò chiusa a chiave, preso dalla frustrazione iniziò a prendere a pugni la porta.

“Sei impulsivo ragazzo, devi imparare a controllarti! Ora voltati e lascia in pace quella porta!” lo riprese l’energumeno. Per un momento Edoardo valutò di non dare retta a quell’uomo, ma sarebbe stato assolutamente inutile continuare a prendere a pugni la porta fino a spellarsi le mani, quindi si voltò e scossò ad entrambi una gelida occhiata e per un momento nella sala sembrava che il tempo si fosse congelato.

“Come va il naso? Sarà meglio mandare un guaritore principessa, altrimenti potrebbe rimanere storto.” Disse Tom rivolto ad Isabella che annuì pensierosamente.

“Il naso va benissimo, il ridicolo pugno della principessa servetta non mi ha fatto nulla!” esclamò il ragazzo con il chiaro intento di provocare la principessa; che però non replicò, rimase a fissarlo con le braccia incrociate.

“Beh ora potrete regolare i conti. Voglio vedere come ti muovi, quindi la principessa Isabella si batterà con te. E tu mi raccomando non esagerare, intesi?” chiese l’energumeno rivolto verso la principessa, la quale scrollò le spalle senza rispondere.

Era decisamente una situazione spinosa per Edoardo, avrebbe disperatamente voluto uccidere entrambi, e forse avrebbe anche potuto avere la meglio su Isabella, o almeno lo sperava, perché se lei l’avesse battuto, sarebbe stato terribilmente umiliante. D’altra parte se avesse fatto del male alla ragazza, sicuramente l’energumeno l’avrebbe fatto a pezzi. Tanto l’unica cosa che poteva fare era combattere, non poteva ribellarsi a loro, era in totale svantaggio.

Mentre il giovane faceva queste considerazioni, l’energumeno gli aveva messo in mano una spada da allenamento e la nomade si era piazzata di fronte a lui e gli stava facendo un mezzo inchino piuttosto ingiurioso:” Mio signore quando volete!” lo richiamò la ragazza.

Edoardo si lanciò verso di lei, ma la ragazza parò il suo colpo e contrattaccò molto velocemente. Fecero un paio di giravolte e di parate e stoccate, sicuramente la nomade sapeva usare la spada, non era bravissima, ma si difendeva piuttosto bene e lui ci stava mettendo abbastanza impegno per tenere il suo ritmo.

“Ragazzi fate sul serio, mi sto annoiando! Edoardo non voglio nemmeno pensare che tu combatta come una fanciulla!” lo richiamò l’energumeno, con il chiaro intento di provocarlo.

Il principe quindi caricò con forza verso la ragazza che però riuscì nuovamente a deviare il colpo, ricambiando con un sorriso sardonico.

Ripresero a colpire e parare, finchè Edoardo non vide la sua occasione, aveva trovato un punto scoperto, quindi mirò a quello e la ragazza non fu abbastanza veloce a difendersi e quindi cadde a terra rovinosamente e lui le puntò la lama alla gola.

“Peccato che sia una lama da allenamento mia signora!” esclamò lui gettando via la spada.

“Chi ti ha detto di gettare la spada? Aiuta la tua futura sposa a rialzarsi e poi vai a prendere la spada!” gli ordinò l’energumeno alzando la voce.

“E se mi rifiutassi?” chiese il ragazzo, che dopo aver vinto il combattimento era pieno di rabbia e non voleva ubbidire all’uomo che aveva ucciso suo padre. Nel frattempo Isabella si era rialzata da sola e fu lei a rispondere al posto dell’energumeno: “Tom insegnagli ad essere più umile. E hai il permesso di non andarci leggero!”

“Ti brucia aver perso servetta? Nel tuo accampamento hai imparato a batterti, ma si vede che non c’è ne tecnica ne grazia. Una servetta che ha imparato da sola ad usare una spada, forse per combattere contro le altre servette e…!” esclamò Edoardo per provocare la ragazza, ma non riuscì a finire la frase perché Tom, l’energumeno, l’aveva appena colpito in viso con il rovescio della mano, sentì il sapore del sangue in bocca e lo sputò in viso all’energumeno, che nemmeno si pulì, ma anzi lo prese per la camicia e gli sibilò:” Tu non pronuncerai più queste ingiurie verso la mia signora, altrimenti lei ti farà tagliare la lingua. Quella non ci serve per metterla sul tuo trono. E ora va a riprendere la tua spada, non abbiamo finito, ragazzo. Ora ti batterai con me e non ci andrò molto per il sottile. Devi imparare a controllarti e lo imparerai!”

Isabella decise di uscire, sapeva che Tom avrebbe fatto male al ragazzo, lo meritava eccome, ma lei non voleva assistere. Sentì Edoardo che gridare, scappa scappa principessa, ma non rientrò. Le provocazioni del ragazzo non l’avevano ferita, aveva sopportato ben di peggio. Ma davvero non sapeva come fare a controllarlo. Già non sapeva come fare a trasformarsi in una regina degna di tale regno, così diverso da dove veniva lei, si sentiva profondamente inadeguata. Sarebbe stato più semplice avere di fianco un re dalla sua parte che l’avrebbe aiutata e anche magari istruita su ciò che non aveva imparato tra la sua gente. Ma non poteva e non doveva mostrare nessuna debolezza a quella gente, lei era la regina, o meglio, sarebbe stata incoronata ufficialmente durante il matrimonio con Edoardo e davvero sarebbe stata un’impresa portarlo all’altare, forse avrebbero dovuto trascinarlo.

Per non parlare poi del duello che avrebbe dovuto affrontare per chiedere la sua mano, è chiaro che non avrebbe dovuto vincere per nessun motivo, ma nemmeno farsi massacrare da suo padre e suo fratello. E se si fosse rivolto a loro con quelle frasi offensive? Loro lo avrebbero ucciso, non ci teneva davvero alla sua vita?

Tom diede una sonora lezione ad Edoardo, non dosò per nulla la sua forza, durante il combattimento oltre alle pesanti stoccate con la spade che si andarono ad abbattere sulle sue costole, braccia e gambe, lo colpì anche in viso diverse volte. Il giovane fece del suo meglio per resistere, ma quell’uomo era una forza della natura, oltre alla potenza dei suoi colpi, aveva anche una tecnica a dir poco perfetta. Improvvisamente il ragazzo cadde a terra, ma l’energumeno gli diede alcuni colpi alle costole e questo lo spinse a rotolare via per riprendere la sua spada, ma l’uomo non glielo permise, lo bloccò a terra con un piede e con la punta della spada gli scostò i capelli che gli erano finiti sugli occhi.

“Direi che ne hai prese abbastanza. Ti sei difeso piuttosto bene, per quanto ti è stato possibile. Da domani ci alleneremo seriamente. Ma devi imparare a controllarti e a tenere a freno la lingua.” Disse l’uomo porgendo la mano al ragazzo per aiutarlo a rialzarsi, ma questo non accettò l’aiuto, si rimise in piedi da solo, non senza una smorfia di dolore, forse aveva alcune costole rotte.

“L’allenamento sarà tu che mi prendi a botte fino ad uccidermi? No grazie, lascerò che sia il fratello della tua giovane signora a finirmi. Prima avverrà e meglio sarà!” rispose il giovane.

“Edoardo ora devi ascoltarmi molto attentamente: io ho ucciso tuo padre e comprendo la tua rabbia, ma io mi sono limitato ad eseguire l’ordine del mio signore. Ora il suo ordine è allenarti per il duello ed è quello che farò. E ti dirò di più, io ti devo una vita e quindi la mia missione personale sarà salvare la tua. Non dimenticartelo ragazzo.” Spiegò Tom al giovane, che gli rispose però in maniera piuttosto piccata:” Intendi salvarmi la vita picchiandomi fino a rompermi le ossa? E quando il tuo nobile signore ti ordinerà di uccidermi perché non vi servirò più cosa farai?”

“Mi sembra di averti appena detto che ti devo una vita e che quindi farò del mio meglio per proteggerti. E oggi ti ho ridotto così perché te lo sei decisamente meritato, hai avuto un atteggiamento davvero sciocco. Quando inizierai ad essere ragionevole e a capire che ti voglio aiutare, faremo grandi cose insieme. E ora ti riaccompagno nella tua stanza.” Rispose Tom e prendendo il ragazzo per un braccio lo scortò per i corridoio del palazzo.

Durante il tragitto non si dissero nemmeno una parola, solo una volta nella stanza Tom ricordò al ragazzo di collaborare e di non rischiare la vita inutilmente, ma il ragazzo rispose che se mai ne avesse avuto l’occasione si sarebbe vendicato di tutti quanti loro e sbatte la porta per rimanere solo.

L’uomo che aveva ucciso suo padre, voleva proteggerlo, una vera e propria assurdità, al momento aveva dolore dappertutto e senza preoccuparsi del dolore e del sangue che usciva dai suoi tagli si buttò sul letto e sperò di addormentarsi per poi risvegliarsi e scoprire che tutto quello che era accaduto fino a quel momento non era altro che un terribile incubo.

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