Caso O Fato?

di Yurha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Un grazie infinitamente grande a Jarmione che mi ha dato uno spunto bellissimo da cui ho creato questa nuova storia °w° °w°
 
Capitolo 1
 

Quella appena passata è stata sicuramente la settimana più lunga della sua vita: l’ultima riunione nello studio dell’ex Procuratore Capo Arthur Branch, ricerche in archivio, assistenza ad infiniti interrogatori della polizia, cinque discussioni di fasi predibattimentali e tre ascolti di sentenze, due delle quali nello stesso giorno e quasi simultanee.. Insomma, un rilassatissimo weekend era d’obbligo.
Lasciatasi alle spalle l’edificio della Procura Distrettuale di New York, l’Assistente Procuratore Esecutivo Connie Rubirosa decise di andare da sola al suo bar preferito dato che il suo nuovo capo, il Procuratore Capo John Jack McCoy era impegnato.
Sospirò sistemandosi la sua ventiquattrore sulla spalla.

“Le sere in compagnia di Jack sono finite.. Peccato, mi divertivo molto con lui..” pensò mentre apriva la porta del locale.
Effettivamente aveva ragione, le sere post-lavorative rilassate con Jack erano finite dato che era riuscito a candidarsi e a vincere le elezioni per il posto di Procuratore Capo della contea di New York, ormai non aveva più tempo per andarsene in giro con i suoi collaboratori come se nulla fosse.
Finchè non trovava il suo sostituto, Connie era stata nominata da Arthur Branch in persona a temporaneo Sostituto Procuratore Esecutivo.
Appena entrò nel locale, vide al bancone il suo amico barista, presissimo in una conversazione con altri due uomini, ma non appena la vide, si scusò ed andò da lei.
«Hey! Congratulazioni Procuratore!» esclamò il sempre sorridente barista mentre si appoggiava al bancone proprio davanti a lei.
«Grazie, ma non sono ancora Procuratore, ho la carica temporanea.. Ma come fai a saperlo?!» chiese con aria molto interrogativa.
Il barista scoppiò in una fragorosa risata. «Connie, mia meravigliosa Connie, ci conosciamo da due anni, ormai dovresti sapere che ho informatori ovunque..» rispose guardandola nei suoi occhi color nocciola.
«Ho notato. Dì ai tuoi informatori, da parte mia, che sono degli impiccioni.» disse ridendo.
«Oh, Jack sarà molto felice di saperlo..»
Connie lo guardò trattenendo un sorriso.
«Sbaglio o questa sera è più vuoto del solito?» chiese lei guardandosi intorno.
«Già, ma stasera c’è la partita Giants contro Jets. Chissà perchè ma preferisco essere qui con te invece che allo stadio..» disse con tono basso, sporgendosi un pò di più dal bancone, verso di lei.
Lei sorrise. «Chissà perchè fatico a crederti..» rispose con lo stesso tono, avvicinandosi a lui.
Scoppiarono a ridere entrambi.
«Bene, ora che sono riuscito a tirarti un pò su di morale, ti servo il solito?» chiese sempre con il suo solito sorriso sulle labbra.
«Grazie Alex.» rispose facendogli l’occhiolino.
Mentre andava a versarle un calice del suo miglio vino, il barman Alex la guardava con la coda dell’occhio.
Non l’avrebbe mai e poi mai ammesso dato che era un pò avanti con gli anni ed era anche sposato, ma una bella cotta per Connie se l’era presa eccome..
Tornò da lei e appoggiò il bicchiere sul bancone di legno massiccio scuro.
«Allora, a parte la temporanea promozione, come sta andando a lavoro?»
«Diciamo bene, ammetto che essere il sostituto del Sostituto è esasperante. Troppe responsabilità, davvero troppe, mi sono resa conto che non si stacca mai realmente. Spero non mi senta nessuno ma preferisco essere un’assistente a vita.» rispose ridendo insieme ad Alex.
Connie pensava che quell’uomo era davvero un angelo caduto dal cielo, era una persona come ce ne sono poche.
Ascoltava, dava consigli ed era tanto, davvero tanto gentile con lei. Quante volte da quando si erano conosciuti l’aveva consolata, riso e scherzato insieme.
Fisicamente era alto, un pò robusto ma tutto sommato in forma e aveva circa cinquantacinque anni, forse pochi di più.
Prese un sorso di vino. «Spero tanto che Jack trovi presto il suo rimpiazzo. Oggi ha passato tutto il santo giorno ad intervistare gli ultimi candidati e prima che uscissi era impegnato con l’ultimo, poi ha lasciato detto alla sua segretaria che sarebbe andato a casa direttamente.»
Alex appoggiò la testa sul palmo della mano. «Sono felice per Jack. Dopo più di venti sudati anni a far rispettare sempre ed in ogni caso la Legge sul campo, un posto dietro la scrivania se lo merita. Farà davvero delle grandi cose, credimi.»
Guardò Connie e notò che aveva un’aria pensierosa. «Quando dovresti incontrare il nuovo capo?» continuò lui.
Connie alzò le spalle. «Non saprei proprio. Nel caso migliore lunedì ed in quello peggiore tra qualche eone.. Jack è incontentabile, vorrebbe trovare una sua copia esatta, ma non penso sia possibile. Di Jack McCoy ce n’è uno solo ed è insostituibile.» disse con orgoglio.
Lei lo stimava davvero tanto e pensare che non avrebbe più lavorato con lui direttamente un pò l’intristiva.
Alex annuì grattandosi il pizzetto ormai grigio.
«Però chissà come sarà, spero che sia simpatico o simpatica, dato che dovremo lavorare insieme anche di notte.» continuò lei sorridendo e prendendo un altro sorso di vino.
Il barista sorrise in risposta. «Speriamo, altrimenti se è un uomo e ti spezza il cuore, io gli spezzerò le gambe.» disse alzando e stringendo il pugno.
Lei rise. «E se è una donna?»
«Bhè, potrei sempre provare a farle la corte..» disse malizioso ma in quel momento gli passò dietro Susy, sua moglie, che gli tirò un buffetto sul sedere.
«Se è una donna, sarò io a spezzarle le gambe. Il mio Orsacchiotto non si tocca!» rispose la donna ridendo.
Connie lo guardò divertita. «“Orsacchiotto”? Davvero?»
Alex abbassò la testa e si mise a ridere. «Doveva essere top secret..» scherzò ma si accorse che un uomo entrò nel pub.
«Oh, un cliente. Torno subito mia bellissima avvocatessa. Se hai bisogno di qualcosa.. Bhè, lo sai.» disse facendole l’occhiolino ed allontanandosi.
Lei lo guardò con tenerezza. Quell’uomo era come un padre, la capiva e l’aiutava sempre in qualsiasi cosa.
Una volta è arrivato anche a prendere a pugni un’uomo che continuava ad importunarla pesantemente e che non voleva andarsene..
Era davvero l’angelo custode di Connie.

Un uomo di bell’aspetto si avvicinò al bancone e si sedette su uno sgabello nel posto più appartato.
Alex arrivò da quell’uomo. «Buona sera, benvenuto all’Emerald Isle. Io sono Alex, il proprietario. Qualsiasi cosa ti serva, Alex ti accontenta.» disse presentandosi al nuovo cliente con il suo contagioso buon umore.
L’uomo sorrise. «Piacere Alex, io sono William. Sono appena arrivato in città, ma penso che questo locale diventerà il mio nuovo rifugio preferito.» rispose stringendogli la mano.
«Da dove vieni?» chiese.
«Brooklyn. Per il momento ci vivo, spero ancora per poco. Ho appena finito di fare il colloquio di lavoro più importante che abbia mai fatto.» rispose guardandolo negli occhi.
«Brooklyn? Mia sorella abita in quel quartiere e mi dice sempre che la criminalità sta diminuendo moltissimo. Ma passiamo a cose più importanti, che posso darti?» disse sistemandosi l’asciugamano sulla spalla.
L’uomo di nome William inspirò pensieroso. «Mhm, direi che la tua migliore birra rossa sarebbe l’ideale in questo momento.» rispose sorridendo.
«Ottima scelta, però devo chiederti un documento. Sai, lavorando con tutti questi avvocati e poliziotti..» disse appoggiandosi al bancone come era solito fare.
William rise. «Sembro davvero così giovane? Grazie per il complimento..» rispose mentre gli mostrava la patente.
Anche Alex rise. «Bhè, in confronto a me, potresti essere mio fratello minore oppure mio figlio.» disse dirigendosi verso la postazione delle birre alla spina.
William si guardò attorno, gli piaceva quel locale, era così particolare, notò da come era arredato e dall'accento con cui parlava che Alex doveva essere irlandese.
«Ecco a te, posso fare qualcos’altro, mio nuovo amico?» chiese gentile.
William esitò un’istante. «Si, posso chiedere cosa sarebbe più adatto ad essere offerto a quella donna laggiù?»
Alex si girò e vide che l’unica persona seduta in quella direzione era Connie, che in quel momento era intenta a guardare il cellulare.
Il barman sorrise. «Connie? A lei piace bere soprattutto il buon vino. Ogni tanto birra, ma quella più raramente.» rispose.
William continuava a guardarla ed Alex notò il suo sguardo.
In confronto a tutti gli uomini che chiedevano di lei, William aveva una luce diversa negli occhi.
“Mhm.. niente doppi fini in mente. Ottimo, ma lo metterò comunque alla prova, devo sapere che la mia Connie è al sicuro.” pensò Alex.
«La trovi bella, non è vero? Pensa che è un avvocato ed è anche molto brava nel suo lavoro. Bella ed intelligente, ha le palle quadre, te lo dico io!» disse con mezzo sorriso sulle labbra.
L’uomo guardò il barman. «Avvocato? Sei riuscito ad attirare tutta la mia attenzione e, credimi, non è facile..» rispose William sorseggiando la sua birra.
“É sicuramente diverso dagli altri. Promosso a pieni voti.” pensò ancora Alex sorridendo.
«Alex, accetto il tuo consiglio. Vorrei offrirle un calice del tuo miglior vino.» disse lui alzando il boccale in segno di ringraziamento.

Alex andò da Connie con un altro calice di vino rosso, ma lei lo guardò confusa mentre metteva da parte il suo cellulare.
«Non ho ordinato un secondo giro, almeno, non ancora.»
La guardò negli occhi con espressione dolce. «Offre quell’uomo seduto laggiù. Dovresti andare a parlarci, è un tipo simpatico e divertente e, soprattutto, sembra affidabile.»
«Che fai, ora organizzi appuntamenti al buio?» chiese scherzando.
«Dài, non preoccuparti l’ho messo alla prova e l’ha superata, comunque se succede qualcosa che non gradisci basta uno sguardo e ci penso io piccola mia.» rispose pizzicandole gentilmente una guancia. «E poi ti organizzo gli appuntamenti perchè ho notato che con gli uomini non ti butti e quando lo fai succedono disastri. Sei sempre qui con Jack o sola.. O devo pensare che stai con Jack?» continuò incrociando le braccia al petto.
Lei lo guardò facendo una smorfia, poi sospirò rassegnata, quindi si alzò dal suo sgabello. «Okay, però ci spostiamo al tavolo là.» disse indicando il punto.
«Quello più nascosto eh?» disse malizioso.
Iniziò ad andare verso l’uomo di nome William, ma Alex finì la frase, forse a voce un pò troppo alta. «Mi raccomando, non "consumate" qui!»
Connie si fermò, si girò verso di lui. Era imbarazzatissima.
“Stupido” mimò con le labbra mentre rideva.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 

William sentì la battuta di Alex e rise sotto i baffi nel vedere Connie fermarsi e girarsi verso di lui.
La trovava davvero bella, era vestita con una gonna nera lunga fino al ginocchio, scarpe con il tacco nere e una bellissima camicia rossa di raso.
I capelli lunghi fino alle spalle e mossi le incorniciavano il volto e nell’insieme era davvero elegante.
«Ciao, sei tu che mi hai offerto il vino, vero?» chiese sorridendo e con molta gentilezza.
Lui la guardò negli occhi. «Si, sono io. Ti ringrazio per essere venuta da me.» rispose l’uomo sorridendo.
«Figurati. Vieni, andiamo a quel tavolo laggiù, così saremo più tranquilli.» disse indicando il luogo dietro al divisorio di vetro colorato.
William annuì e si alzò.
Si sedettero al tavolo e si guardarono per un paio di secondi negli occhi, ma Connie sorrise distogliendo lo sguardo.
Davanti a quegli occhi azzurro/verde così belli e profondi, si sentiva come se fosse nuda.
«Posso chiederti come mai non sei venuto direttamente a parlarmi? Per ora non mordo mica..» scherzò lei.
William abbassò lo sguardo e sorrise. «Non sono mai stato il tipo d’uomo che va alla carica, preferisco lasciare la scelta all’altra persona. Non volevo interrompere il filo dei tuoi pensieri.» spiegò.
Lei sorrise. «Sei il primo uomo che si preoccupa di questo, sei stato carino e lo apprezzo molto. Hai già guadagnato qualche punto.» disse in fine scherzando e prendendo un sorso di vino.
«Posso permettermi di dirti che ti trovo davvero una bellissima donna, prima di presentarmi?» disse guardandola dritta negli occhi e on tono dolce.
«Ti ringrazio, ma non trovi che sia un tantino inquietante così?» rispose sempre scherzosa.
«Perdonami, non voglio essere inquietante.. Almeno, non per ora.» disse sorridendo.
«Io sono Connie Rubirosa.»
«William, piacere mio.» rispose dopo aver mandato giù un sorso di birra.
Connie lo guardò bene.
Era vestito con un completo a tre pezzi color avio, camicia bianca e cravatta rossa, sicuramente era fatto su misura a giudicare da come la giacca ricadeva perfettamente sulle spalle e sui fianchi, senza contare il tocco di classe del fazzoletto bianco nel taschino della giacca.
E poi era davvero un bell’uomo.. Capelli corti castano chiaro, occhi azzurro/verde, un sorriso dolce, di corporatura e altezza normali.. Ma aveva qualcosa che lo faceva sembrare affascinante e carismatico.
“Ha sicuramente fatto strage di cuori, è davvero carino e dolce. Pochi uomini sono così.” pensò sorseggiando il vino.
«Non credo di averti mai visto da queste parti.» disse lei.
«Già, sono nuovo di queste parti. Stamattina mi hanno chiamato per un colloquio di lavoro in un ufficio qui vicino e sono rimasto per fare una giornata in città. È sempre stato il mio sogno vivere e lavorare a Manhattan, ma con la professione che ho scelto è dura.» spiegò lui grattandosi la guancia.
«Incrocio le dita per il tuo sogno» rispose lei facendogli l’occhiolino. «Comunque, qual’è la tua professione?» continuò.
Lui sorrise con espressione orgogliosa. «Sono un avvocato penalista.»
A Connie comparì un’espressione stupita. «Davvero? Sono anch’io avvocato.» rispose lei. «Penalista in che sezione?» chiese curiosa.
«Ero ai Crimini Violenti di Brooklyn. Ti prego dimmi che non sei un difensore o peggio.. Del Legal-Aid..» disse scherzando.
«Oddio no, assolutamente no. Sono Procuratore, cioè, sono Assistente Procuratore, ma finchè non si troverà il mio nuovo capo, sono stata nominata temporaneo Sostituto Procuratore Esecutivo.» rispose.
«Mhm, devi essere proprio una brava assistente se quel ruolo l’hanno affidato a te, non è da tutti ricevere quella nomina, seppur temporanea.» disse complimentandosi.
«Sai, quando ho detto alla mia famiglia che volevo e sarei diventata a tutti i costi Procuratore, i miei fratelli maggiori hanno sostenuta da subito ed hanno sempre detto che sono abbastanza tosta per sbattere i cattivi in cella anche di peso.»
Risero entrambi.
«Sei divertente, bellissima ed intelligentissima Connie Rubirosa, hai davvero tutta la mia più profonda stima.»
«Grazie William, sei molto gentile.»
«Ti prego, chiamami Will.» disse a bassa vece guardandola negli occhi.
Connie sorrise e abbassò lo sguardo.
«Che ne dici, facciamo un altro giro? Offro io, così festeggiamo la mia probabile nuova carriera a Manhattan e soprattutto la nostra appena nata amicizia.» continuò in tono allegro, per non farla sentire in imbarazzo più del dovuto.
«Ci sto!» rispose decisa. Poi si girò verso il bancone e Alex, come se lo avesse chiamato, la guardò.
«Alex, un altro giro, ma questa volta Scotch!»
«Agli ordini mia bellissima avvocatessa!» disse ammiccando.

Con il terzo giro, Connie e Will si sciolsero il tanto che bastava per raccontarsi aneddoti divertenti capitati a lavoro.
«...Così nel bel mezzo del processo, il primo capo assegnatomi appena finita l’università, saltò su dicendo: “obiezione!”, il giudice si girò. “Su quale base avvocato Flanagan?” Lui si guardò intorno con una faccia a dir poco interrogativa. “Bhè giudice, scelga lei un motivo.”..»
William rise. «Disse proprio “scelga lei un motivo”?!»
«Già, ma aspetta, la parte imbarazzante viene ora. Il giudice lo guardò, guardò me e poi guardò il suo cancelliere. “Avvocato Flanagan, si sente bene?” chiese il giudice. Lawrence, il mio capo, mi guardò, io lo guardai sempre più interrogativa e imbarazzata, poi si girò verso il giudice. “..e va bene, lo ammetto, sono ubriaco.” poi prese la valigetta e se ne andò tranquillamente come se nulla fosse.. Ti giuro, avrei voluto sprofondare. Il giudice mi guardò come se avesse voluto far arrestare me, poi alzò le braccia rassegnato e disse “okay, non so cosa sia successo ma io mi arrendo. Dichiaro nullo il processo e lei, signorina Rubirosa, recuperi il suo capo e lo denunci alla Commissione Etica.» disse scoppiando a ridere.
«Sul serio?!» chiese William mentre rideva come un matto.
«Già, ma un pò mi dispiace, Lawrence Flanagan era davvero bravo, purtroppo aveva un piccolo problema con gli alcolici.. Che bel modo di fare pratica sul campo, eh?»
Will si appoggiò sul gomito. «Signorina Rubirosa, dove sei stata per tutta la mia vita..» disse sorridendo dolcemente.
«Stavo per chiederti la stessa cosa.» disse lei ricambiando. «Sto tutto il giorno e a volte anche la notte in ufficio, cercando di sbattere dentro criminali su criminali, cinque giorni a settimana e se necessario anche i weekend, quindi non ho molte possibilità di conoscere qualcuno come te.» continuò guardando il bicchiere davanti a sè.
Lui allungò la mano e toccò le sue dita lievemente. «Bhè, allora fortunato me.» rispose con tono basso.
Lei sorrise. «Sei così dolce.»
William le prese la mano nella sua, l’avvicinò e le baciò il dorso, mentre la guardava negli occhi.
Connie sentì il suo cuore impazzire, nessuno era mai stato così dolce con lei.
«Se faccio qualcosa di sbagliato, ti prego, dimmelo.» disse subito dopo.
«No, va bene.. Va.. Bene..» rispose sussurrando.
Quegli occhi erano talmente belli che sembravano fossero fatti di gel.
«Will, io..»
«Ci vediamo domani alle nove?» chiese lui interrompendola, ma lo guardò come per chiedergli di restare.
«Mi dispiace Connie, devo andare. Sappi e ricordati che tu sei una donna stupenda, magnifica, per non dire perfetta. Per dimostrarti che non sparirò nel nulla assoluto, ti lascio il mio numero.» disse scrivendoglielo direttamente sul cellulare.
Lei sorrise. «Sei il primo uomo che si comporta così gentilmente con me e lo è veramente. Molti erano gentili per la speranza di ottenere qualcosa di più, ma quando scoprono il lavoro che faccio si comportano tutti come se avessero qualcosa da nascondere, come se fossero tutti colpevoli di qualcosa ed è abbastanza snervante.» spiegò.
Lui sorrise. «Allora tutti gli uomini che hai incontrato non ti meritavano.»
Si alzarono dal tavolo e notarono che nel locale non c’era più nessuno.
Si avvicinarono al bancone e videro Alex intento ad asciugare dei bicchieri.
Facendo finta di niente, li spiava con la coda dell’occhio, ridevano.
“Sono felice per te piccola mia.” pensò con mezzo sorriso.
«Aspettami fuori, arrivo subito.» disse a Connie, lei annuì e si allontanò.
William si avvicinò al bancone. «Ecco a te.» disse porgendogli i soldi.
Alex si girò, li prese ma gliene restituì più della metà. «Tieni, stasera ti faccio un maxi sconto di benvenuto ed anche perchè voglio ringraziarti per aver fatto compagnia alla mia Connie. È molto raro che lei trovi simpatico un uomo appena conosciuto. Mio caro William, io, tu e il suo grande capo siamo le eccezioni, goditi questo momento.»
«Oh, allora è veramente la mia serata fortunata. Alex, ti sei aggiudicato un nuovo cliente e amico.» disse stringendogli la mano.
Uscì dal locale e Connie chiamò un taxi, che li portò alle rispettive case.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


La sera seguente si incontrarono di nuovo al bar di Alex. Parlarono, risero e scherzarono.. Si conobbero meglio.
Uscirono dal locale quando Alex annunciò che era ormai l’ora di chiusura.
William uscì dalla porta dopo Connie mentre si stava chiudendo il pesante cappotto a doppio petto.
«Che freddo eh? Si stava meglio dentro.» disse sorridendo.
Connie andò davanti a lui e gli sorrise dolcemente. William si fermò, la guardò. Il suo cuore andò a mille quando sentì le braccia di lei andare sulle sue spalle, ma poi si accorse che gli stava alzando il bavero del giaccone.
«Will, più ti guardo più mi convinco che sei stupendamente diverso dagli altri uomini.» disse lei sempre con gli occhi nei suoi.
Non ebbe il tempo di rispondere perchè lei lo attirò in un bacio così dolce che lui rimase senza parole ma con molti pensieri nella mente ed in quel momento erano quasi tutti non esattamente casti..
Lo guardò di nuovo, poi si girò per fermare un taxi.
«Notte William, ti chiamo domani.» disse sorridendo.
«Notte..Connie..» rispose sottovoce.

La mattina dopo, William si svegliò con il suono del suo Blackberry grigio.
Ancora con gli occhi chiusi e con voce assonnata, si lamentò tirandosi sopra la testa la pesante coperta ma rispose comunque al telefono.
«Pronto..?»
«Hey, buongiorno, ti ho svegliato?» chiese lei sempre piena di vita.
Lui sorrise. «No tranquilla, stavo solo indugiando prima di alzarmi. Che fai?»
«Niente di che, stavo solo sistemando un pò casa. Mi chiedevo se avessi voglia di pranzare insieme.»
Will con un enorme sforzo, si mise seduto in mezzo al letto e dopo essersi stropicciato gli occhi, guardò l’orologio al suo polso.
«Certo, volentieri.»
«Molto bene, anzi, perfetto! Ci vediamo davanti al locale di Alex poi ti porterò in un posto speciale.» disse lei con un gran sorriso, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Non vedo l’ora mia bellissima.» disse lui con voce bassa.

Connie guardò l’orologio. “Ma che fine ha fatto?” pensò ma subito dopo vide un taxi avvicinarsi, fermarsi e William scendere.
«Hey, scusami per il ritardo, c’è un traffico infernale. Sai.. Come dire.. Tutti pazzi per i Giants..» disse mimando una grande folla di tifosi felici per la vittoria della squadra.
«Sei incredibile.» disse ridendo.
Anche se nevicava, andarono a piedi fino ad un piccolo e caratteristico ristorante italiano, il migliore di New York secondo Connie.
Entrarono e vennero accolti da un gentilissimo ragazzo, che si presentò subito come loro cameriere per tutta la durata del pranzo.
Li accompagnò ad un tavolo proprio davanti la vetrina. Da lì potevano vedere una parte della zona pedonale di Foley Square, la piazza davanti ai Tribunali Distrettuali.
Finirono il pranzo e decisero di fare una passeggiata fino a Central Park.
Passeggiarono lungo tutta la via di Broadway, passarono Union Square e fecero una pausa caffè al Flatiron Green Cafe, al Medison Square Park, poi continuarono la loro passeggiata lungo la 5th Avenue, fino alla loro meta, Central Park.
«Connie, è da quando ci siamo incontrati prima di pranzo che pensi a qualcosa, posso sapere cosa cattura i tuoi pensieri?» chiese lui mentre camminavano a braccetto per i viali dell’enorme parco.
«È difficile dirlo. È imbarazzante..» disse.
«Tranquilla, non mi scandalizzo.»
«Ti ho sognato questa notte.» ammise lei.
«Oh.. Davvero?» chiese incuriosito ma malizioso.
«Già.» rispose guardandolo negli occhi.
«Allora spero sia stato il migliore dei sogni.» rispose ricambiando lo sguardo.
Connie aveva le guance leggermente arrossate per il freddo, particolare che gli faceva venire una gran voglia di abbracciarla e darle un lungo bacio, ma si trattenne dal farlo, non voleva darle l’impressione che fosse uno dei tanti uomini che pensavano solo al lato fisico di un rapporto.
Odiava apparire in quel modo tanto quanto odiava essere solo il giocattolo di una notte.
Lui voleva di più.
«Oh.. Direi proprio di si.» rispose lei incrociando le dita con quelle di William.
«Così però mi fai venire strane idee, sai?» disse lui con mezzo sorriso.
Lei gli fece l’occhiolino. «Mi piace che tu abbia strane idee..»

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Arrivò la sera e decisero di andare a casa di Connie, dato che abitava lì vicino.
Avevano passato una bellissima giornata, passeggiando e parlando di qualsiasi cosa passasse loro per la testa, quindi pensarono che stare a casa di uno dei due al caldo, fosse stato l’ideale.
Mentre Connie apriva la porta del suo appartamento, ridendo per una battuta che fece lui poco prima in ascensore, William la salvò da una caduta, prendendola per i fianchi.
«Hey, attenta.» disse lui al suo orecchio.
Lei ebbe un leggero sussulto sentendo la sua voce così vicina a lei e con quel tono caldo.
Si schiarì la voce cercando di mantenere la calma. «V-vieni, entra pure.» sussurrò con il cuore a mille e con il suo braccio ancora intorno ai fianchi.
Lui sorrise. «Grazie.» rispose sempre al suo orecchio.
Fecero un passo dentro e Connie accese la luce.
William si guardò un pò attorno. «Hai davvero un bell’appartamento, molto spazioso.»
«Grazie. Dài, mettiti comodo e fai come se fossi a casa tua, io intanto vado a preparare qualcosa.» disse lei mentre si allontanava.
La guardò e sorrise dolcemente, poi si mise le mani in tasca ed andò a guardare alcune delle foto che erano sopra una delle mensole vicino la porta della cucina a vista.
Erano quasi una sintesi della sua vita: lei da adolescente, in vacanza con gli amici, alla laurea, con la sua famiglia.
«Belle le foto, quanti anni avevi qui?» chiese mentre entrava in cucina con una delle foto in mano.
Connie chiuse il frigorifero e guardò di quale si trattasse.
«Qui avevo diciannove anni, eravamo in piena vacanza di primavera con gli amici del college, a Santo Domingo. Quanti casini abbiamo combinato quella volta..» rispose mentre appoggiava gli ingredienti sul bancone e prendendo la foto dalle mani di Will.
Le loro dita si sfiorarono e fu il fuoco per entrambi.
Si guardarono senza dire una parola.
«Will..» sospirò lei.
«Connie, io..» disse stringendo la mascella.
Era teso.
«Scusami un secondo.» disse lei interrompendolo e uscendo di corsa dalla cucina.
William sospirò, abbassò la testa e chiuse gli occhi. “Sono un idiota.” pensò lui, poi gli venne in mente una cosa per farsi perdonare.

Connie tornò in cucina un pò più in sè.
«Will, non dovevi disturbarti.» disse vedendolo intento a cucinare.
«Non preoccuparti, cucinare mi rilassa eppure lo faccio così raramente.. Sai il nostro lavoro com’è..»
Era vero.
«Ti do una mano.» disse lei andandogli vicino.

Dopo cena, misero tutto in lavastoviglie e si andarono a sedere sul divano a tre posti in salotto.
«Posso offrirti qualcosa da bere? Ho notato che ti piace lo Scotch, ne ho uno davvero buono, direttamente dalla Scozia. Un regalo del mio ex capo per il mio compleanno.» disse lei guardandolo.
«Perchè no, un bicchiere di buon Scotch ci vuole proprio dopo il freddo che abbiamo preso oggi.» rispose lui annuendo.
Connie gli sorrise e si alzò per andare a versare il liquido alcolico, ma quando si girò per tornare a sedersi, si ritrovò davanti William.
«Oh..Will.. Ecco a te.» disse con tono basso.
«Grazie.» rispose con lo stesso tono, ma mentre prendeva il bicchiere dalla sua mano, per la seconda volta, le loro dita si toccarono.
«Tu stai cercando di farmi impazzire, non è così?» disse lei mentre appoggiava il bicchiere sul tavolino e metteva le braccia intorno alle spalle di lui per poi attirarlo in un bacio appassionato.
William, ancora intrappolato in quel bacio, appoggiò il suo bicchiere vicino a quello di lei e le mise una mano alla base della schiena e l’altra tra i suoi capelli mossi.
«Credimi, in genere non sono così, ma tu..» disse scuotendo leggermente la testa tenendo gli occhi chiusi e la fronte contro quella di lui. «Tu mi tenti come il diavolo.» disse poco prima di baciarlo di nuovo con più passione di prima.
Lui ricambiò e la strinse a sua volta, iniziando a spingersi a vicenda verso il corridoio.
Di tanto in tanto sbattevano contro le pareti, strappandosi letteralmente i vestiti di dosso..
Insomma, la passione è pur sempre passione..
Lui spostò i suoi baci ardenti sul delicato collo e non solo, la mordeva, la baciava, la succhiava.. La faceva impazzire.
Entrarono in camera da letto e continuarono a spingersi, finchè Connie, infine, non lo spinse facendolo cadere sul letto, per poi andarsi a sedere sopra di lui.
«Will..» sussurrò mentre si apriva il reggiseno. «Mio bellissimo William, tu mi fai impazzire.» continuò mentre gli accarezzava il petto.
Lui, anche se aveva il fiato corto, fece un mezzo sorriso che la fece andare fuori di testa, quindi la prese tra le braccia e la fece sdraiare sotto di sè.
Si mise in ginocchio.
«Connie, mia stupenda avvocatessa, tu sei sicuramente la donna che ogni uomo sogna di avere tutta per sè.» disse mentre si slacciava la cintura e i bottoni dei jeans.
Lei sorrise mordendosi il labbro. «Anche nel momento in cui dovresti farti divorare dalla passione riesci a dire cose così dolci. Tu sei davvero un uomo perfetto, quasi irreale.»
William si abbassò su di lei mettendole una mano sulla guancia, sorrise.
«È molto tempo che non ho una donna e vorrei che questa notte duri molto a lungo.» disse baciandola.
«Allora mi sento onorata.» rispose sorridendo con voce sensuale mentre lui tornava a baciarle il collo, poi ripresero a baciarsi con passione e si lasciarono andare completamente, senza più indugiare, senza più pensare o parlare.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 

Erano lì, sotto il pesante piumone, abbracciati.
Lui le accarezzava i capelli mentre lei era accoccolata al suo petto.
«Connie, sei veramente una donna magnifica.» disse stringendola a sè.
Lei sorrise e gli baciò il petto. «Tu sei magnifico, sei perfetto.. Troppo perfetto.» disse mentre si metteva a pancia sotto, tenendosi sui gomiti. «Non sarai mica un serial killer, vero?» chiese scherzosa.
«Mhm.. Potrebbe anche essere. Non si conosce mai qualcuno abbastanza.» rispose ridendo.
Connie lo guardò. «Non muoverti, arrivo subito.» disse alzandosi e andando verso la sala.
William, sentendo la notifica delle mail, prese il cellulare.
Il suo cuore ebbe un tuffo.
Connie tornò con il bicchiere di Scotch in mano e notò che Will aveva un’espressione felice.
«Come mai quella faccia?» chiese sdraiandosi di nuovo e coprendosi con la pesante coperta.
«Ho appena ricevuto la notizia che aspettavo. Mi hanno assunto e comincio domani mattina.» disse girandosi verso di lei, sorridendo e baciandola.
«Fantastico Will, sono davvero felice per te!» rispose lei felicissima e prendendo un sorso di Scotch per poi passare il bicchiere a lui.
«Dato che comincio domani, devo alzarmi presto. Credimi, vorrei davvero tanto restare qui con te e ci starò non appena mi trasferirò nella nuova casa, te lo giuro piccola.» disse baciandola sulla fronte e alzandosi per rivestirsi.
«Will, è troppo presto se ti dico che ti amo?» chiese lei sottovoce, quasi imbarazzata.
Lui si fermò da ciò che stava facendo e la guardò dolce. «No, non è troppo presto.»
Lei sorrise e si alzò dal letto per accompagnarlo alla porta.
«Ti chiamo domani per farti sapere com’è andata.» disse baciandola di nuovo.
«D’accordo. Buonanotte mio dolce William.»
«Notte mia meravigliosa Connie, sognerò i tuoi dolci baci finchè non ti avrò di nuovo tra le mie braccia.» disse prima di avviarsi verso l’ascensore.

Connie arrivò presto in ufficio, aveva moltissime cose da fare, tra le quali smistare i nuovi casi tra tutti gli assistenti disponibili a darle una mano.
Il lavoro di Sostituto Procuratore Esecutivo era molto duro da affrontare se non si aveva la giusta esperienza ed infatti, Connie Rubirosa non era ancora pronta per quel ruolo.
Sospirò. “Spero che Jack abbia trovato qualcuno perchè altrimenti, giuro che entro la fine della settimana faccio una strage..” pensò.
Le porte dell’ascensore si aprirono e trovò la guardia all’ingresso degli uffici intento a compilare dei moduli.
«Buongiorno Guy.» disse salutandolo.
Lui la guardò ed il suo sguardo si illuminò. «Buongiorno signorina Rubirosa, ha visto che bel sole oggi? Sembra quasi primavera.» rispose sorridendole.
«Hai proprio ragione. Tieni, per te una bella tazza di caffè nero con pochissimo zucchero.»
«Grazie, è sempre così gentile con me.» disse prendendo la tazza con entrambe le mani.
«Ti ho già detto di darmi del tu, così mi fai sentire vecchia.» rispose ridendo ed andando verso la sua scrivania sopra cui appoggiò la borsa, la ventiquattrore e, sulla poltrona, il pesante cappotto, quindi riprese le tazze rimanenti ed andò verso l’ufficio di Jack.
«Buongiorno Gwen, ecco a te un caffè d’orzo con molto zucchero.» disse sorridendo.
La segretaria di Jack, Gwen, era intenta a parlare al telefono ma coprì la parte inferiore della cornetta e mimò un “ti ringrazio tanto”, poi sorrise e ne prese un sorso.
Infine, bussò alla porta dell’ufficio di Jack.
«Avanti.» disse lui con la sua voce profonda.
Connie entrò e chiuse la porta. «Buongio.. Oh, non sapevo che fossi occupato.» disse lei vedendo un uomo seduto con le spalle rivolte verso di lei.
Sentendo la sua voce, quell’uomo sgranò gli occhi e sollevò appena la testa.
Jack lo guardò in modo strano. «Mike, qualcosa non va?» chiese ma l’uomo di nome Mike deglutì e sussurrò «no, va tutto bene.»
Jack sospirò e mise le mani nelle tasche dei pantaloni. «Connie, già che sei qui, posso dirti che da oggi sei ufficialmente sollevata dai tuoi incarichi di temporaneo Sostituto Procuratore Esecutivo e torni ad essere l’Assistente Procuratore Esecutivo. Ti presento il tuo nuovo capo.»
L’uomo si alzò e si girò verso di lei.
Entrambi restarono con gli occhi sbarrati.
«Lui è il nuovo Sostituto Procuratore Esecutivo della contea di New York, Michael William Cutter.»
«Connie?!» disse lui stupito.
«Will?!.. O Mike??» rispose molto confusa.
Jack li guardò entrambi con un’espressione interrogativa. «Vi conoscete già? Molto meglio. Ora andate, ho una telefonata importante.» disse sentendo il telefono squillare.
Uscirono dall’ufficio del capo ed entrarono del nuovo ufficio di Mike dalla porta laterale di servizio, proprio di fronte all’ingresso dell’ufficio di Jack.
Appena lui chiuse la porta dietro di sè, Connie alzò le mai.
Michael, con le mani nelle tasche dei pantaloni, la guardava e sorrideva, palesemente divertito dall’ironia della sorte.
«Spiegami una cosa.. Ho fatto l’amore con il mio capo?! Potevi dirmi che..»
«Bhè, chi poteva sapere che fossi proprio tu la mia assistente? Jack non ti ha mai menzionata. Quando ci siamo conosciuti non potevo sapere chi tu fossi.» disse cercando di giustificarsi anche se era ancora più divertito di quanto non lo fosse già.
Connie sospirò, cercando un senso in tutto ciò che era accaduto in soli tre giorni.
Lui si avvicinò a lei, ma lei fece un passo indietro.
«Cos’è, ora vuoi fare finta che non sia successo nulla? Ricordo che hai detto di amarmi.» disse lui cambiando tono da divertito a seduttore ed avvicinandosi ancora di più a lei.
«Will..»
«Mike.» precisò con mezzo sorriso sulle labbra e prendendola tra le sue braccia.
«Mike, in ufficio non è proprio il caso.» disse mentre la stringeva a sè.
«Ma è proprio questo che rende le cose molto più interessanti, non credi?.» rispose prima di premere le sue labbra sopra quelle della sua nuova assistente.

Jack si ricordò di non aver detto al suo nuovo sostituto un’ultima cosa, quindi bussò ed entrò nell’ufficio di Mike, ma appena mise il naso dentro, alzò le sopracciglia e restò a bocca aperta per la scena che si ritrovò davanti.
Connie e Mike, ancora presi da quel lungo bacio, si girarono di scatto verso la porta, con un’espressione a dir poco attonita.
Jack, dopo un momento di sbigottimento, si ricompose e si schiarì la voce. «Vedo che avete saltato ogni tipo di convenevole.. Ora però datevi una mossa e cominciate a lavorare, c’è molto da fare qui.. E Mike, ho dimenticato di dirti che.. Bhè.. non importa..» disse con il suo caratteristico tono autoritario ma allo stesso tempo divertito.
Richiuse la porta e tornò nel suo ufficio, con mezzo sorriso compiaciuto sulle labbra.

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