Colori
Dirle addio
Si mosse lentamente, attraversando
l’ampia stanza sulla punta dei piedi, le scarpe da ginnastica strette tra le
mani, le orecchie tese e pronte al più piccolo rumore, il respiro trattenuto.
Arrivò alla porta e sorrise…
“Kara.” Sobbalzò quando la luce si
accese e sua sorella la guardò con le braccia incrociate e lo sguardo torvo.
“Ehi… Alex!” Disse, agitando una mano
e nascondendo le scarpe dietro alla schiena con la seconda.
“Hai promesso che non l’avresti più
vista!” Le ricordò la donna e ora i suoi occhi si accesero di preoccupazione.
“Oh, quello? Noooo,
non ha niente a che vedere… fffff… no, no! Volevo…
ehm… approfittare dell’ultima sera sulla Terra per… ehm… mangiare!” Kara annuì
decisa, cercando di ignorare il fatto che lo sguardo di Alex si era incupito e
lei sentiva le guance bruciare. Si sistemò gli occhiali e guardò la sorella con
occhi supplichevoli. “Devo... Devo dirle addio.” Ammise, lo sguardo basso.
“Kara…” Sospirò Alex scuotendo la
testa. “Lo sai che non va bene, lo sai che queste cose non possono accadere.”
“Non le ho detto nulla di me, di noi!
Voglio solo salutarla.” Insistette.
Alex chiuse gli occhi per un istante,
poi sospirò di nuovo.
“Torna prima dell’alba e, mi
raccomando, non fare nulla di sciocco! Loro lo saprebbero.”
Sul viso di Kara apparve un sorriso
luminoso.
“Grazie!” Esclamò, poi strinse la
sorella tra le braccia, afferrò la felpa e scappò via prima che la ragazza
cambiasse idea.
La notte era buia, ma nel cielo
brillavano le stelle, un chiarore più che sufficiente per orientarsi nel volo.
Le ampie ali sbattevano silenziose nell’aria, portandola lontano dalla città
fino al grande maniero dove la ragazza stava aspettando.
Atterrò nel prato con delicatezza,
osservando attentamente attorno a sé affinché nessuno la vedesse, corse fino
alla casa e il sorriso le si spense sulle labbra. Sapeva che sarebbe successo,
che un giorno avrebbe dovuto dirle addio, ma ora che era giunto qual giorno le
sembrava che il tempo fosse stato troppo poco.
Esitò ancora un istante, sicuramente,
dietro alle tende verdi della finestra del sottotetto, lei stava aspettando,
leggendo come faceva sempre.
Kara sorrise, la tristezza che veniva
accantonata, ricordava il primo giorno in cui l’aveva vista, appoggiata alla
grande sequoia al centro del parco, intenta a leggere. I capelli neri raccolti
in un morbido chignon, gli occhi concentrati, un’aura così colorata da aver
attirato persino lo sguardo di Alex.
Non le avrebbe detto addio per
sempre, sarebbe tornata sulla Terra e l’avrebbe vista di nuovo. Con quella
sicurezza, ben impressa nella mente, Kara afferrò l’edera che correva lungo i
due piani dell’elegante edificio, e si issò lungo il muro, senza nessuna
difficoltà. Il suo corpo era più forte e veloce di qualsiasi corpo umano.
Avrebbe potuto persino volare fino alla finestra, ma era meglio non rischiare.
Prima che potesse oltrepassare la
prima avanzata del tetto la finestra si aprì e Kara sorrise mentre davanti ai
suoi occhi compariva il viso divertito della giovane ragazza.
“Lo sai che potresti suonare il
campanello, non è vero?” Le chiese, il gomito appoggiato alla finestra, la mano
che sorreggeva la testa, i capelli sciolti che contornavano il viso.
“Non piaccio a tua madre.” Le ricordò
lei, raggiungendola con pochi passi. “Mi fai entrare?” Chiese e Lena sorrise
ancora, prima di fare un passo indietro.
“Sei in ritardo, pensavo non venissi
più.”
“Ho dovuto aspettare che Alex
dormisse.” Spiegò e la giovane alzò un sopracciglio.
“E perché mai? Tua sorella sa che
dobbiamo finire la tesina…”
“Lena.” La interruppe Kara attirando
la sua attenzione. La giovane la guardò perplessa, i colori attorno a lei
sembrarono vorticare un attimo. Kara cercò di non perdersi in quella
contemplazione, era impossibile abituarsi alla ricca colorazione che avvolgeva
la donna.
“Non sono venuta qua per i compiti.”
Ammise. Per un istante sul viso di Lena restò la perplessità, poi i colori
attorno a lei si accesero, brillando. Kara ne rimase profondamente confusa,
quella era gioia, eppure lei si era aspettata tristezza!
Ogni essere umano possedeva un’aurea,
più o meno intensa, più o meno colorata, un angelo, come Kara, poteva vederla e
interpretarla.
La giovane sorrise, un leggero
rossore si diffuse sulle sue guance, ma non distolse lo sguardo da lei.
“Non sei venuta per la tesina… e,
allora, perché hai scalato la parete di casa mia e sei nella mia stanza?”
Chiese e Kara percepì un brivido nell’aria, qualcosa che non aveva mai sentito
o… provato.
“Ehm…” Improvvisamente non era più
sicura di quello che avrebbe dovuto dire.
“Sì?” Domandò Lena, avvicinandosi a
lei. “Credevo che non lo avresti mai ammesso.” Aggiunse poi.
“Ammesso?” Chiese Kara, facendo un
passo indietro e scontrandosi contro la scrivania della giovane. “Credevo che
non sapessi che… voglio dire…” Era nel panico.
Come lo aveva scoperto? Cosa, loro, avrebbero fatto se avessero
scoperto che Lena sapeva? Si raccontavano cose piuttosto spaventose al
riguardo! Alex le aveva detto di fare attenzione e lei lo aveva fatto! Era la
sua prima volta sulla Terra, ma non era una bambina, aveva fatto tutto seguendo
le regole! Beh… tranne Lena, non avrebbe dovuto diventare così amica con
un’umana… ma Lena era speciale e… la sua stanza era sempre stata così piccola?
Perché ora Lena sembrava così vicina?
“Lo speravo.” Affermò Lena e, sì, era
vicina, tanto vicina.
“Lo… lo… speravi?” Chiese, sentendosi
una sciocca perché balbettava. Alzò la mano per sistemarsi gli occhiali che già
stavano benissimo al loro posto, ma, invece, incontrò la mano di Lena che, con
delicatezza glieli sfilò.
Erano sempre stati così belli i suoi
occhi? Ed era sempre stato così luminoso il suo sorriso? E perché erano così
belle le loro rispettive auree mescolate? Quella rossa e blu di Kara completava
i colori di quelli di Lena nella mano che ora la giovane aveva stretto alla
sua.
Kara osservò meravigliata quella fusione
che mai prima aveva visto e non perché non avesse mai toccato un umano…
“Kara?” La chiamò la giovane e lei
distolse gli occhi dalle loro mani intrecciate per incontrare i suoi occhi. “Va
tutto bene?” Le chiese. “Sei venuta per questo, non è vero? Non mi sto
sbagliando?”
Era venuta per…
Kara chiuse gli occhi, mentre
incontrava le labbra di Lena. Soffici, dolci, leggermente tremolanti.
Quando riaprì gli occhi il suo cuore
batteva veloce. Guardò Lena e vide i suoi occhi sgranarsi, sconvolti.
La ragazza fece un brusco passo
indietro e Kara ne fece uno avanti, cercando di riempire quel vuoto tra loro
due. Così facendo entrò nel riflesso dello specchio. Le sue ali facevano bella
mostra di sé sulla sua schiena. Kara sgranò gli occhi e le ali scomparirono, ma
troppo tardi.
“Cosa…?” Lena la guardava sconvolta.
“Lena… io…”
“Cosa sei?” Le chiese la donna.
“È difficile da spiegare.” Provò lei,
ma Lena incrociò le braccia. Ora non sembrava più pronta a fuggire.
“Provaci!” Le ordinò, con tono
deciso, quasi imperioso.
“Un angelo.” Sbottò Kara, conscia che
stava rivelando il grande segreto che le era stato ordinato di non rivelare
mai. Alex l’avrebbe uccisa.
“Un angelo. Bene, non è stato
difficile.” Lena la fissava, le braccia strette al petto, gli occhi che non si
staccavano dal suo volto.
“Ehm… tutto qui? Niente…
sbarellamento?” Il termine fece alzare un sopracciglio a Lena. “Oh, giusto, i Luthor non sbarellano.” Kara fece ruotare gli occhi e un
primo piccolo sorriso apparve sulle labbra di Lena.
“Ho sempre pensato che fossi strana,
comparsa dal nulla, così curiosa del mondo da essere adorabile, mangi una
quantità di cibo che solo una squadra di football potrebbe mangiare e…” Kara
aveva un sorriso enorme sul viso e la ragazza lo aveva notato. “Cosa?” Chiese
allora.
“Hai detto che sono adorabile.” Le
fece notare e Lena fece ruotare gli occhi, sbuffando.
“Non credo sia questo il soggetto
della conversazione.” Fece ancora notare la giovane Luthor.
“Ma mi trovi adorabile?” Lena scosse
la testa, ma ora sulle sue labbra apparve un vero sorriso, poi il suo viso
tornò serio.
“Sei un angelo.” Disse, osservandola
come se la vedesse per la prima volta.
Kara annuì piano, timorosa adesso,
perché Lena non stava scherzando e non era neppure spaventata, ora era
concentrata.
“Posso… posso vederle?” Chiese, dopo
un lungo istante, Lena e non ebbe bisogno di specificare.
Kara arrossì un poco, abbassando il capo.
Le ali erano il simbolo di ciò che era, qualcosa di speciale e unico che un umano
non avrebbe mai dovuto vedere, qualcosa che la definiva.
“Se non vuoi non…” Lena richiuse la
bocca, gli occhi che si sgranavano di nuovo, quando Kara alzò il volto e
permise alle sue ali di riempire l’aria dietro di lei. Non erano bianche, come
molti umani credevano, ma cambiavano a seconda dell’angelo, le sue erano di un
profondo rosso cupo come erano sempre state quelle degli El,
la sua famiglia.
“Sono bellissime.” Le parole uscirono
in un mormorio dalle labbra di Lena. La donna fece un passo verso di lei, poi
un secondo, cercò nei suoi occhi il permesso e, quando Kara annuì, alzò le
mani, sfiorandole.
Era strano e al contempo
meraviglioso. Condividere quella parte di lei con Lena era quello che, senza
neanche saperlo, desiderava più di ogni altra cosa.
“Quindi puoi volare?” Chiese la
giovane e Kara annuì.
“Vuoi vedere?” Alla sua proposta Lena
fece un deciso passo indietro.
“No.”
“No?” Sul suo viso doveva essere
apparsa la delusione perché Lena inclinò un poco la testa, come faceva ogni
volta che si preparava a cedere su di un punto.
“Forse un’altra volta.” Propose. Ma
il cuore di Kara perse un battito a quelle parole. Quello che era successo
l’aveva distratta da quello che era venuta a dire. “Cosa succede?” Domandò
Lena, la sua voce era tesa, era sempre stata brava ad indovinare i suoi stati
d’animo.
“Io… noi… devo andare via…”
“Cosa significa, dove vai, perché
dici noi? Anche Alex è un angelo? Come funziona, quanti siete? E questa forma
che hai assunto è la tua forma reale o…” La mente di Lena era sempre stata
analitica, scientifica, bisognosa di spiegazioni, faceva impazzire i suoi
docenti e, ora che lo shock iniziale era passato, era ovvio che avrebbe voluto
sapere ogni cosa.
“Lena.” La interruppe però lei. “Non
posso dirti queste cose, tu non dovresti neppure sapere di me… loro mi hanno
detto che non dovevo più vederti.” Improvvisamente impallidì all’idea. Se
avesse saputo anche di quello che era appena successo? Non era concesso essere
amici con gli umani, figurarsi baciarli!
“Loro?” Chiese Lena.
“Sì, il consiglio. Lei non sarà
contenta di me…” Guardò Lena facendo una smorfia. Di certo la sua maestra
l’avrebbe uccisa se non ci pensava prima Alex.
“Lei?”
Kara scosse la testa.
“Non posso spiegarti queste cose!” La
implorò.
“Va bene.” Acconsentì la giovane, ma
era chiaro che stava davvero facendo uno sforzo enorme. “Quando tornerai?”
Un’altra domanda, una domanda alla
quale, però, Kara non poteva rispondere.
“Io…” Sospirò e decise che qualcosa
doveva spiegarlo. “Sono un angelo custode, sono nata così, ma, come si può
proteggere un essere umano, aiutarlo attraverso le difficoltà della vita, se
non si sa cos’è essere un umano? Per
questo scendiamo sulla Terra, per… formarci.” Lena ascoltava attenta. “Il mio
tempo qua è quasi finito, ma tornerò, quando il portale si aprirà di nuovo.”
“Quando dovrai andartene?” Lena la
guardava. “A fine semestre?” Domandò. Dovette leggere la risposta negli occhi
di Kara perché il suo viso si incupì ancora di più. “Sei venuta per dirmi
addio, non è vero? Ecco perché hai detto che non eri qui per la tesina.” Lena
scosse la testa, allontanandosi ancora da lei. “Che stupida.” Mormorò tra i
denti.
“No, ehi, non dire così, non sei
stupida... sono io che non dovevo… mi avevano detto di non affezionarmi ad un
umano in particolare, di frequentarli, sì, ma di non…” Si fermò cercando di
trovare il coraggio di dire quello che ormai sapeva.
“Fraternizzare?” Domandò Lena e il
suo tono era amaro.
“Innamorarmi.” Sbottò Kara, rossa in
volto. Lena si voltò a guardarla, sorpresa.
“Non dire…”
“Mi sono innamorata. Ecco.” Ripeté
lei. “Ed è per questo che mi hanno vietato di vederti e ho dovuto aspettare che
tutti dormissero per venire da te. Winn ci ha messo
un secolo a finire la sua partita online, ma era l’ultima, posso capirlo…”
“Winn.” Si
lasciò sfuggire Lena, sembrò persa per un istante, come se quell’ulteriore
informazione avesse bisogno di un istante per essere assimilata, poi però tornò
a concentrarsi su Kara.
“Ma non potevo andarmene senza
salutarti e Alex mi ha lasciato andare e…” Smise di parlare, perché ora Lena
era tra le sue braccia e la baciava. Lo stupore fu presto superato e Kara la
avvolse in un abbraccio, baciando le sue morbide labbra per la seconda volta
quella sera. Quando si separarono le ali di Kara proiettavano una luce soffusa
nella stanza.
Kara corrugò la fronte, notando come
nell’aura della giovane ora ci fossero nuove tonalità… le sue. Un ampio sorriso
apparve sulle sue labbra.
“Anche tu mi ami!” Esclamò. Lena
arrossì.
“Ehi.” La riprese, ma era ovvio che
il suo rimprovero non fosse troppo sentito. “Se permetti dovrei essere io a
dirlo.”
“Ma lo vedo nei tuoi colori, ora ci
sono anche io dentro di te.” Lena scosse la testa osservandola con meraviglia.
“Sei così pazzescamente innocente…
neppure una frase simile riesce a risultare…” Corrugò la fronte. “Cosa
significa i miei colori?”
“Oh… non posso dirtelo.” Kara le
accarezzò il viso. Gli occhi persi in quelli meravigliosi di Lena. Avrebbe
potuto baciarla ancora…
Lo fece, la baciò e questa volta non
fu un bacio casto, le loro bocche si schiusero e le loro lingue si
incontrarono. Lena fremette tra le sue braccia e Kara fu attraversata da una
vampata di calore. In qualche modo si ritrovò a cadere sul letto della ragazza,
eppure era sicura di non essersi mossa.
Lena rise e lei la guardò confusa.
“Abbiamo volato assieme, dopo tutto.”
Spiegò la giovane e Kara arrossì e sorrise, incapace di fare altro che perdersi
nello sguardo di Lena, sdraiata accanto a lei.
La ragazza le accarezzò il viso, con
delicatezza.
Il viso di Kara si fece serio, una
precisa consapevolezza prese possesso della sua mente: non poteva lasciarla.
Non poteva andarsene.
“Cosa succede?” Le chiese lei, senza
smettere di giocare con i suoi lineamenti.
“Non posso andarmene.” Lena non disse
nulla, attorcigliando un ciocca di capelli d’oro attorno al suo dito, con
delicatezza, vi fu un lungo momento di silenzio, poi la ragazza sorrise, piano.
“Posso aspettarti.” Mormorò,
timorosa, ma non incerta.
“Non voglio…” Lena le posò un dito
sulle labbra.
“Abbiamo solo sedici anni…” Corrugò
la fronte. “Hai sedici anni anche tu, non è vero?”
“Sì.” Kara sorrise nel vedere il
sollievo nello sguardo di Lena.
“Siamo… giovani, non possiamo sapere
quello che vogliamo per la nostra vita.”
“Io so che non voglio andarmene, non
se significa lasciarti qua.”
“Hai detto che tornerai.”
“Dieci anni. Il portale si apre ogni
dieci anni e… c’è un’altra cosa…” Alla prima affermazione Lena aveva accusato
il colpo con solo un leggero battito delle palpebre, ma Kara non era sicura di
come avrebbe reagito a questa seconda parte della questione. “Il fatto è che…
non mi ricorderai.”
“Assurdo. Certo che mi ricorderò di
te. Dieci anni sono tanti e sarò impegnata a studiare, ma questo non significa
che ti dimenticherò e, oltretutto, hai voluto fare tonnellate di foto assieme
quindi potrò guardarti ogni volta che ne avrò voglia.”
Kara scosse la testa.
“È una cosa da angeli… un altro segreto
che non dovrei dirti.” Spiegò, il tono di voce basso, mogio. “Il nostro
passaggio sulla Terra non può essere ricordato. Così non appena passiamo il
portale noi spariamo dalla mente di chi ci ha conosciuto e con i ricordi anche
qualsiasi altra traccia.”
Lena si irrigidì, poi scosse la
testa, decisa.
“No.” Decretò. “Io mi ricorderò di
te.”
“Lena…” Iniziò lei, ma la ragazza le
prese il volto tra le mani, decisa.
“Per noi sarà diverso, lo hai detto
tu stessa, sei entrata nei miei colori, qualsiasi cosa voglia dire. Non succede
spesso, vero? L’ho visto nei tuoi occhi.”
Kara annuì piano e Lena sorrise
prendendola come una conferma della sua teoria.
“Dieci anni. Sono molti, ma avrò da
fare, quando tornerai sarò capo di un’azienda, avrò cambiato il mondo, risolto
il problema della fame oppure il sovrappopolamento o magari eliminato le
malattie, devo ancora decidere e tu, tu sarai una donna bellissima, un angelo
bellissimo e allora, se lo vorrai ancora, potremo… stare assieme.” Mentre
parlava del suo futuro vi era stata solo certezza nel suo tono, ma ora vi era
di nuovo quel timore e Kara non poté fare a meno di sorridere e di stringerla
un poco di più tra le sue braccia.
“Io vorrò sempre stare con te.”
Assicurò. La sua mente però era lontana, Lena poteva credere che loro erano
speciali, ma Kara sapeva che il sistema non falliva, la ragazza avrebbe
dimenticato ogni cosa.
Poteva permetterlo? Non era l’attesa
di dieci anni a tormentarla, ne avrebbe aspettati mille per poterla rivedere
anche soltanto per un attimo, ma sparire dalla sua memoria, venire cancellata
via con un colpo di spugna, sparire dal suo cuore, così, come se niente fosse?
Un forte bussare alla finestra la
riportò alla realtà.
“Kara!” Chiamò una voce soffocata, ma
dal tono inequivocabile. Lena la guardò con sorpresa.
“Cosa ci fa tua sorella qua?” Chiese
per poi alzarsi e aprire la finestra. Sbatté appena le palpebre nel vedere le
ampie ali nere di Alex.
“Stanno arrivando. Kara! Ti avevo
detto di non… perché dovevi innamorarti di un’umana, maledizione!”
Kara aprì la bocca e la richiuse,
incapace di rispondere.
“Sono qui, comunque.” Precisò Lena.
“Lo vedo e mi piaci Lena, saresti
perfetta per Kara, se avessi delle maledette ali benedirei il vostro amore e…”
La donna la guardò di nuovo, poi fissò Kara. “Le hai dato i tuoi colori.”
Rimarcò come se lei ne avesse una colpa.
“Non l’ho fatto apposta!” Precisò
allora.
“Ora porta il rosso e il blu degli El!” Fece notare Alex indicando Lena con un gesto veemente.
“Come diavolo la nascondiamo una cosa simile?”
“Non pensavo che gli angeli potessero
imprecare in quel modo.” Intervenne Lena, le mani incrociate, un’aria di sfida
sul viso.
Alex la ignorò.
“Lo sai cosa succederà, vero? Lo sai
che potrebbero decidere di tenerti lontana dalla Terra per cicli e cicli?”
“No, non lo permetterò.” Ora sul viso
di Kara vi era un’espressione seria, decisa.
“Non abbiamo tempo! Ho detto loro che
non eri a casa perché eri uscita per mangiare quei dannati cosi che ti
piacciono tanto, ma devi rientrare al più presto o J’onn
userà i suoi metodi per rintracciarti e se ti trovano da lei non faranno altre
domande!”
Kara incrociò le braccia, il mento
alzato, l’aria di sfida sul volto.
“Rinuncerò alle ali se è l’unico modo
per rimanere con lei. Non permetterò che mi dimentichi!”
“Kara!” Esclamò Alex, sconvolta da
quell’affermazione. “Tu sogni di diventare un angelo custode da quando sei
nata! Rinunceresti a tutto per…” Guardò Lena con disperazione. “Se le vuoi
anche solo un po’ di bene non puoi lasciarle fare una cosa simile.”
“Tu lo faresti per Maggie?
Permetteresti che la sua mente venga svuotata di te?”
“Il mio cuore non ti dimenticherà
mai.” Lena intervenne nella conversazione con forza, mettendosi davanti a Kara,
ignorando Alex. “Non sapevo che eri un angelo… un effettivo angelo!” Di nuovo
sbatté gli occhi come se facesse fatica ad accettare in pieno il concetto e a
dirlo ad alta voce. “Ma da quando ti conosco ho capito che eri buona e che
avresti sempre messo gli altri prima di te stessa. Sapevo che eri speciale.” Le
ultime parole le bisbigliò. Ora era vicino a Kara, alzò la mano e le sfiorò il
viso. “Non ti dimenticherò.”
Kara osservò l’ampio portale aprirsi,
sentiva le mani fremere, il cuore battere veloce. Un passo oltre quel cerchio
dorato e la Terra sarebbe stata solo più un ricordo. Voltò la testa, Alex le
strinse la mano.
“È la cosa giusta da fare.” Le ricordò.
Winn dall’altro lato lanciò loro un’occhiata
preoccupata, era sveglio e allerta quando Kara e Alex erano tornate a casa.
Kara con una borsa di potstickers e le lacrime agli
occhi.
J’onn aveva lanciato loro un’occhiataccia,
ma non aveva detto nulla.
“Alex… non sono sicura…” Kara fece un
passo indietro. La stretta di Alex si fece più forte. Aveva diciotto anni, era
più grande e si sentiva responsabile per la sorellina adottiva.
“Lo so che è difficile, ma Lena starà
bene.”
“Come fai a saperlo?” Domandò la
ragazza, gli occhi che si riempivano di nuovo di lacrime.
Alex non rispose, ma una serie di
figure si materializzarono dal cerchio dorato.
Kal, Lois, Lucy, James e numerosi altri
angeli arrivarono sulla Terra, pronti a compiere il loro dovere: guidare e
proteggere gli umani.
Kara drizzò la schiena nel vedere il
cugino più grande, esempio perfetto di angelo, ma la sua mano tremava nella stretta
della sorella adottiva.
“Alex, come fai a saperlo?”
Insistette Kara.
La sorella la guardò, Kara le sembrava
così giovane, troppo per prendere una decisione così importante su due piedi.
Per un lungo istante rifletté su cosa dovesse fare, su quale fosse il suo
dovere, proteggerla ad ogni costo cosa significava?
“Non devi preoccuparti per lei. Si
ricorderà di te, hai visto i colori della sua aurea, non ti dimenticherà, dieci
anni non sono molti, quando torneremo sarete entrambe donne adulte e potrete
prendere decisioni con calma e sicurezza.”
Kara sbatté le palpebre, non era
quello che voleva sentirsi dire.
“Posso ancora lasciare le mie ali…
posso vivere una via da umana…” Alex le strinse la mano, sapeva che stava
rischiando di sbagliare, ma aveva promesso di riportare Kara a casa e doveva
farlo.
“Se il vostro sentimento non regge
alla prova del tempo, allora saprai che non era amore.”
Gli occhi di Kara brillarono alla
sfida. La sua schiena si irrigidì e il suo volto si fece fiero, sicuro. Alex
capì che aveva vinto, eppure una parte di lei rabbrividì all’idea di aver
sbagliato.
Lena osservava il cielo, non sapeva
dove Kara fosse, ma, mentre il sole sorgeva con attorno un disco dorato, seppe
che se ne stava andando. Trattenne il respiro, strinse i pugni e sbatté le
palpebre.
Lena rabbrividì, faceva freddo quel
mattino. Chiuse la finestra e si preparò alle lezioni.
Sulla sua scrivania un paio di
occhiali attirarono il suo sguardo. Per un attimo percepì un profondo senso di
perdita, mentre sulle pareti della stanza le parve di scorgere un riverbero di
un profondo rosso. Corrucciò la fronte osservando la montatura. Dovevano
appartenere alla domestica.
Li prese, pronta a portarli di sotto
poi esitò e li lasciò lì.
Due settimane dopo, quando nessuno li
aveva reclamati, li ripose in un cassetto incapace di gettarli via.
Note: Questa
era la prima parte di una storia a due capitoli, spero vi si piaciuta.
Il mio tempo
è stato occupato dal lavoro, ma due giorni di vacanza mi hanno permesso di
scrivere questa piccola storia ispirata al bellissimo disegno che avete
incontrato lungo la lettura.
L’artista ci
tiene a farvi sapere che è solo uno schizzo... per me è semplicemente perfetto!
;-)
Fatemi sapere
se la storia vi ha intrigato e se, come Lena, credete che sia impossibile
cancellarle Kara dal cuore...