L'incubo di Notteinfinita (/viewuser.php?uid=177364)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Progetto di gruppo ***
Capitolo 2: *** Cara, pestifera Alya ***
Capitolo 3: *** Un tentennamento di troppo ***
Capitolo 4: *** Grazie Sabine! ***
Capitolo 5: *** Pigiama party ***
Capitolo 6: *** L'incubo ***
Capitolo 1 *** Progetto di gruppo ***
1-
Progetto di gruppo
Marinette
silenziò la sveglia prima ancora che suonasse; ormai per lei
era
diventata un'abitudine visto che passava le notti quasi in bianco. E
come avrebbe potuto dormire proprio quella notte visto ciò
che
l'attendeva nel pomeriggio?
Si
alzò mezza intontita dalla stanchezza e sorrise con sguardo
perso
nel vuoto.
Con
gesti meccanici si lavò e si vestì alternando
attimi di gioia
assoluta ad altri di terrore paralizzante.
La
verità era che non sapeva se essere grata ad Alya per la sua
presenza di spirito o se strozzarla per averla messa in quella
situazione.
Il
giorno prima, durante la lezione di storia dell'arte, la
professoressa aveva annunciato che avrebbero svolto una ricerca
dividendosi in gruppi di quattro.
Immediatamente
Alya le aveva chiesto se lei avesse voluto far parte del suo gruppo,
ben sapendo di ottenere una risposta positiva.
Nel
frattempo Nino aveva rivolto la stessa domanda ad Adrien, ricevendo
la medesima risposta.
I
due fidanzati si erano poi guardati negli occhi comprendendo al volo
la reciproca muta domanda.
Il
risultato era stato che Marinette si era ritrovata in gruppo con
Adrien e, grazie alle manipolazioni di Alya, il gruppo avrebbe
lavorato alla ricerca proprio a casa sua.
Cosa
avrebbe potuto ribattere quando la sua amica aveva innocentemente
sostenuto che la sua era la casa migliore dove lavorare visto che non
c'erano sorelline o fratellini piccoli che potevano disturbarli e
che, trovandosi a pochi passi dalla scuola, era di certo la
più
comoda nel caso avessero avuto bisogno di consultare qualche libro
dalla biblioteca?
Così
Marinette aveva passato il pomeriggio precedente a far sparire ogni
traccia della sua passione per Adrien, a pulire la camera e a trovare
un angolo in cui la piccola Tikki potesse trascorrere l'intero
pomeriggio nascosta.
Nonostante
la stanchezza, però, non le era riuscito di addormentarsi e
così
adesso si sentiva fiacca, stordita e per nulla desiderosa di
affrontare una giornata di scuola. Solo l'eccitazione per l'evento
del pomeriggio le dava la forza di sopportare il resto della
giornata.
Guardandosi
allo specchio mentre finiva di pettinarsi sospirò
rassegnata, anche
oggi sarebbe dovuta ricorrere ad un po' di trucco per mimetizzare le
occhiaie che facevano bella mostra di se sotto i suoi occhi.
Sorridendo
mestamente mentre applicava il correttore cercò di
consolarsi
pensando che almeno stavolta erano dovute a qualcosa di più
piacevole dell'incubo che ormai la tormentava ogni notte da un paio
di mesi a questa parte.
Il
solo pensarci le fece sentire un peso gravarle sul cuore ed un
singulto le sfuggì dalle labbra.
Stringendo
forte gli occhi per impedirsi di piangere, respirò
lentamente e
s'impose di calmarsi.
Finito
di applicare il trucco prese il giubbotto, lo zaino e la borsetta,
aprendola affinché Tikki potesse entrarvi.
Dopo
aver dato un'ultima occhiata alla stanza per essere certa di aver
nascosto tutte le foto di Adrien, scese alla pasticceria per salutare
i suoi genitori.
«Buongiorno
tesoro!» la salutò la madre, baciandola dolcemente
sulla guancia.
«Sbaglio o sei in orario, chissà come
mai!?» ridacchiò la donna,
ben consapevole del motivo che aveva buttato sua figlia giù
dal
letto.
«Mamma!»
protestò Marinette, arrossendo.
«Ti
avevo lasciato la colazione in cucina, hai mangiato?»
domandò la
madre, cambiando discorso.
«Grazie,
sono a posto così.» mormorò lei in
risposta.
Aveva
lo stomaco chiuso, non sarebbe riuscita a mandare giù nulla.
«Vado,
così magari oggi arrivo puntuale.» disse a mo' di
saluto, passando
velocemente nel laboratorio per un bacio al padre ed uscendo dal
negozio.
Si
era appena chiusa il portone alle spalle quando un foglio, spinto dal
vento, le si appiccò al viso.
Quando
l'ebbe tolto si accorse che era un foglio di giornale, al centro
campeggiava una foto di Ladybug e Chat Noir ritratti dopo aver
sventato l'ennesimo attacco di un' Akuma.
Una
morsa di ghiaccio le strinse lo stomaco e sentì gli occhi
pizzicarle
per le lacrime.
Con
mani malferme accartocciò il foglio e lo gettò
nel cestino lì
vicino.
Non
era giusto, sembrava che l'universo ce l'avesse con lei. Più
cercava
di non pensarci più tutto sembrava congiurare per ricordale
ciò che
era successo qualche mese prima.
Volpina
si era arrampicata sulla Tour Eiffel portando con se Adrien, o almeno
quello che lei credeva fosse Adrien.
In
preda alla disperazione, quando l'Akumizzata aveva minacciato di
gettarlo di sotto, stava quasi per consegnarle il suo Miraculous ma
per fortuna Chat Noir aveva lanciato il suo bastone e l'illusione era
svanita.
Purtroppo
però lei era ancora così agitata da aver messo un
piede in fallo
perdendo irrimediabilmente la presa.
Chat
si era lanciato per soccorrerla, anche se non poteva fare molto senza
la sua arma. Era riuscito a raggiungerla e a stringerla a se ma non
aveva modo di mettere in salvo nessuno dei due.
Lei
aveva lanciato lo yo-yo ma la vista ancora appannata dalle lacrime le
aveva impedito di creare un appiglio sicuro.
Tutto
ciò che era riuscita a fare era stato rallentare la caduta
prima che
lo yo-yo perdesse la presa e i due si ritrovassero di nuovo a cadere
nel vuoto abbracciati.
Istintivamente
lei aveva chiuso gli occhi preparandosi all'impatto e due secondi
dopo aveva avvertito un rumore sordo e la botta della caduta.
Si
aspettava di sentire più male invece era atterrata su
qualcosa di
caldo e confortevole.
Aperti
gli occhi si era resa conto che Chat Noir le aveva fatto da scudo con
il proprio corpo andando a sbattere violentemente la testa contro il
selciato.
Aveva
iniziato a chiamarlo ma lui non reagiva in alcun modo.
Preoccupata
aveva poggiato la testa sul suo petto e, per fortuna, aveva sentito
il suo cuore battere ancora.
Avrebbe
voluto portarlo al sicuro ma Volpina era piombata su di lei
moltiplicata in decine di copie così si era vista costretta
ad
abbandonare il suo compagno di battaglia.
Senza
perdere tempo aveva evocato il Lucky Charm e, dopo aver accecato la
vera Volpina con l'involucro di un gelato al cioccolato, l'aveva
immobilizzata con il suo yo-yo per poi strapparle la collana dal
collo e purificare l'Akuma.
Riportato
tutto alla normalità era corsa da Chat Noir, trovandolo
ancora privo
di sensi.
Non
sapendo se e quando si sarebbe ritrasformato e quindi impossibilitata
a portarlo in ospedale per non mettere in pericolo la sua vera
identità lo aveva stretto a se ed era volata sul tetto di un
edificio nelle vicinanze di casa sua che sapeva essere al momento
disabitato.
Nuovamente
aveva provato a risvegliare il suo amico senza risultato.
Disperata
si era accasciata sul suo petto ed aveva iniziato a piangere
continuando a chiamarlo.
«My
Lady, tranquilla, sto bene.» aveva risposto lui, dopo un po',
accarezzandole i capelli e cercando di mettersi seduto.
A
quel punto lei gli aveva gettato le braccia al collo mettendosi a
piangere ancora di più e supplicando di perdonarla per
essere una
compagna indegna.
«Non
credevo che tenessi tanto a me, Insettina.» aveva scherzato
lui
ridacchiando e stringendola a se, felice.
Lei
aveva risposto che avrebbe meritato una compagna migliore ma lui
l'aveva costretta a guardarlo negli occhi e tenendole il viso tra le
mani le aveva risposto che non avrebbe voluto nessun'altra partner
che non fosse lei, l'unica per cui era disposto a dare la vita.
In
quel momento i suoi orecchini avevano iniziato a suonare
così, dopo
un veloce bacio sulla guancia e uno scusami appena sussurrato lei era
stata costretta a scappare via senza neanche aver avuto il tempo di
verificare che lui stesse davvero bene.
Da
allora ogni volta che lottavano insieme lei sentiva il senso di colpa
attanagliarla e ogni notte era tormentata dallo stesso incubo, la
replica esatta della lotta con Volpina; solo un particolare
differiva, nel sogno Chat non riprendeva i sensi ma rimaneva inerte
tra le sue braccia, privo di vita mentre lei piangeva tutte le sue
lacrime e straziata urlava il suo dolore risvegliandosi nel suo
letto, il viso bagnato di lacrime e il cuore stretto in una morsa.
Il
rimbombo di un tuono in lontananza costrinse Marinette a tornare al
presente, era così persa nei suoi pensieri che se non si
fosse
sbrigata sarebbe riuscita ad arrivare anche oggi tardi a scuola.
Per
fortuna l'edificio non era molto distante e una breve corsetta
bastò
a portarla davanti al portone proprio nel momento in cui anche la sua
amica Alya stava per entrare.
La
ragazza, stranita, guardò l'orologio, convinta che si fosse
fermato.
Doveva di certo essere lei in ritardo perché non si era mai
verificato un evento come l'arrivo puntuale di Marinette a scuola.
«Ragazza
mia, buongiorno. Vedo che qui qualcuno non ha dormito molto.»
commentò vedendo il volto stanco dell'amica.
«Chissà
perché!?» rispose Marinette, sarcastica, cercando
di non pensare
più agli altri motivi che le toglievano il sonno.
«Magari
perché hai passato tutta la notte a pensare al tuo
Adrien.»
ipotizzò l'altra, calcando la voce sul pronome possessivo.
«Alya!»
esclamò Marinette, imbarazzatissima, guardandosi intorno
allarmata e scatenando le risate dell'amica.
«Hey,
ma cosa devi fare con quel borsone?» domandò poi,
attirata
dall'ingombrante oggetto che la sua amica portava a tracolla.
«Hai
dimenticato che stasera rimango a dormire da te?» le
ricordò Alya,
scuotendo la testa.
«No
ma lì dentro sembra ci sia molto di più del
cambio di una notte.»
commentò Marinette.
Come
avrebbe potuto dimenticarlo?
Quando
Alya glielo aveva proposto era ancora così intontita
all'idea di far
parte dello stesso gruppo di Adrien da averle detto di si senza
neanche capire a cosa si stesse riferendo.
Quando,
successivamente, aveva capito a cosa aveva acconsentito era entrata
nel panico.
Come
avrebbe fatto a coprire la sua sparizione nel caso si fosse
verificato l'attacco di un'Akuma? E come avrebbe giustificato
l'incubo che la tormentava tutte le notti?
Aveva
cercato ogni possibile via d'uscita consultandosi anche con la sua
Kwami ma alla fine si era rassegnata.
Non
poteva ritrattare l'invito senza offendere Alya quindi poteva solo
sperare che, per una volta, essere la portatrice del Miraculous della
coccinella le portasse fortuna.
«Si,
ho portato qualcosa in più.» ammise lei, senza
però aggiungere
altre spiegazioni.
Marinette
le rivolse uno sguardo preoccupato ma decise che forse era meglio non
indagare, aveva già troppo a cui pensare.
Rassegnata,
seguì l'amica in classe e prese posto al proprio banco
mentre la
campanella suonava e Nino e Adrien facevano il loro ingresso in
classe.
«Tutto
bene per oggi pomeriggio?» chiese Alya.
«Si!»
rispose Nino, sorridendole.
«Essendo
un compito per la scuola mio padre non ha potuto dire di no.
Evvai!»
esclamò Adrien perdendo il suo solito contegno posato e
lanciando in
aria la sua tracolla per poi riprenderla al volo, totalmente
dimentico della presenza del suo Kwami
all'interno.«Marinette,
grazie per l'ospitalità.» aggiunse, rivolgendole
un sorriso
talmente smagliante da farle fermare il cuore per qualche secondo.
«Di-di-di
nu-nul-la.» balbettò lei, abbassando il capo,
affranta. Non sarebbe
mai riuscita a dire una frase di senso compiuto in sua presenza. Era
un caso senza speranza.
Alya
la guardò di sottecchi mentre un luccichio tutt'altro che
rassicurante si faceva strada nei suoi occhi.
«Ciao
Adrien,» disse una voce squillante sulla porta della classe
«volevo
avvisarti che se vuoi sei ancora in tempo per cambiare
gruppo.»
aggiunse Chloé entrando e puntando dritto verso il ragazzo,
ignorando a bella posta gli altri tre.
«Ti
ringrazio ma ormai ho dato la mia parola, non posso rimangiarmela,
scusami.» ribatté lui, fermo ma educato.
Immediatamente
il viso di Marinette si rabbuiò e in lei si fece strada il
dubbio
che Adrien forse avrebbe preferito essere in gruppo con la sua
più
vecchia amica.
Vedendola
in quello stato Alya strinse i pugni innervosendosi.
«Peggio
per te, con gli agganci di mio padre sarebbe stata una passeggiata
portare a termine la ricerca con la certezza di prendere il massimo
dei voti!» esclamò Chloè, stringendosi
nelle spalle e andando al
suo posto.
«Guarda
che se sei troppo impegnato e preferisci andare nel gruppo di
Chloè
sei libero di farlo.» affermò Alya pungente.
«Perché,
non mi volete più con voi?» chiese Adrien,
sinceramente stupito.
«Temevo
non volessi più tu.» ribadì lei, ancora
sulla difensiva.
«Ho
solo cercato di rifiutare in maniera educata per evitare qualche
infantile ritorsione da parte sua.» spiegò a sua
volta.
«Hai
ragione, scusami.» pigolò Alya, pentita.
«Non
fa nulla. Comunque anche se il suo fosse stato l'ultimo gruppo
rimasto non ci sarei voluto andare comunque. Io voglio essere
valutato per il mio lavoro non per quello che fanno gli altri e che
io spaccio per mio.» aggiunse disgustato.
«Bravo
fratello, così si fa!» esclamò Nino,
battendo il pugno con il suo
amico.
«Adrien
io...» iniziò Alya, desiderosa di farsi perdonare
per il
trattamento di poco prima.
«Non
è successo nulla.» affermò Adrien,
interrompendola. «Invece,
Marinette, mi chiedevo se fosse possibile fare un giro nel
laboratorio della pasticceria, non ne ho mai visto uno.»
chiese, con
gli occhi scintillanti di entusiasmo.
«Da
me puoi avere tutto ciò che vuoi.»
sospirò Marinette, troppo
incantata dal suo sorriso per ricordarsi di connettere il cervello
alla bocca.
Appena
si fu resa conto delle parole appena pronunciate e del loro
significato ambiguo arrossì visibilmente scatenando le
risate di
Alya e Nino e lo sguardo imbarazzato di Adrien.
Per
sua fortuna l'ingresso della professoressa Mendeleev li costrinse ad
interrompere ogni discorso e lei, dopo che Adrien ebbe voltato lo
sguardo verso la cattedra, poté riprendere a respirare
normalmente.
Quella
mattina il ritmo delle lezioni fu così serrato da impedire a
Marinette di perdersi nei suoi voli pindarici.
La
campanella del pranzo le ricordò che solo alcune ore di
lezioni la
separavano dal momento in cui Adrien sarebbe entrato nella sua
stanza.
Sentendo
le gambe molli seguì Alya fuori dalla classe fino al muretto
del
cortile su cui erano solite consumare il pranzo.
Marinette
sospirò fissando le nuvole nere che si stavano addensando
all'orizzonte.
«Amica,
sicura che vada tutto bene?» chiese Alya, preoccupata.
«Ho forse
fatto male a far entrare Adrien nel gruppo di studio?»
«No!!!»
urlò Marinette agitata. «È solo che ho
paura di combinare qualche
disastro passando tutto quel tempo con lui. Non riesco neanche a
dirgli due parole in croce.» spiegò scoraggiata.
«Saremmo
impegnati con la ricerca, vedrai che tenerti occupata ti
aiuterà a
mantenere la calma.»
L'ombra
di qualcuno che si era piazzato davanti a loro fermò i loro
discorsi.
Alzati
gli occhi si accorsero che si trattava di Chloé e della sua
inseparabile sottoposta.
«Cosa
vuoi?» ringhiò Alya.
«Da
te nulla, volevo solo dire due parole alla tu amica.»
affermò
altezzosa. «Goditi il pomeriggio tanto Adrien non
ricambierà mai i
tuoi sentimenti, noi veniamo da ambienti simili, tu non hai nulla in
comune con lui, alla fine lui sarà mio.»
Finito
di parlare e prima che una delle due avesse tempo di ribattere
qualcosa, Chloé e Sabrine si allontarono senza
più degnarle di uno
sguardo.
L'umore
di Marinette, già nero, precipitò ulteriormente.
«Ha
ragione Chloé, io non ho alcuna speranza.» ammise,
sconsolata,
portandosi le ginocchia al petto.
«Adesso
basta!» esclamò Alya, saltando giù dal
muretto e fronteggiando la
sua amica con le mani sui fianchi e lo sguardo furioso.
«Quella è
solo una stupida oca che sta rosicando da morire perché
Adrien
passerà il pomeriggio con te. Ti sembra che lui abbia mai
trattato
diversamente chi è ricco da chi non lo è? Oppure
ti è mai parso
che lui abbia mostrato il seppur che minimo interesse nei confronti
di Chloé?»
Marinette
rifletté su ciò che aveva appena detto l'amica e
fece un cenno di
diniego in risposta abbozzando un fiducioso sorriso.
«Ti
ha detto quelle cose solo perché sapeva che avrebbero minato
la tua
fiducia. Non pensarci più, ok?» propose la
ragazza, porgendo la
mano all'amica per farla alzare dal muretto.
«Grazie
Alya, non so come farei senza di te!» esclamò
Marinette, gettandole
le braccia al collo.
«Si,
in effetti senza di me saresti perduta.» ammise lei con voce
sostenuta per poi scoppiare a ridere. «Andiamo, altrimenti tu
saresti capace di arrivare in ritardo anche alle lezioni del
pomeriggio.» aggiunse, trascinandola per un braccio.
Le
ultime due ore di lezione, letteratura francese, sembravano non voler
finire mai e Marinette pregò in cuor suo che la
professoressa
Bustier non avesse spiegato nulla d'importante visto che per tutto il
tempo la sua attenzione era stata attratta dalla capigliatura bionda
del ragazzo seduto davanti a lei.
Purtroppo
quella capigliatura tendeva a ricordarle un'altra zazzera,
decisamente più ribelle ma altrettanto bionda.
Alternava
così momenti in cui sentiva l'emozione crescere al pensiero
che
avrebbe trascorso l'intero pomeriggio con lui a casa sua, lontano
dalle ingerenze di quell'arpia di Chloé, ad altri in cui le
tornavano in mente le immagini dell'incubo che la tormentava da mesi
portandola a serrare i pugni talmente stretti da conficcarsi le
unghie nel palmo e da chiedersi se non avrebbe fatto meglio a
riconsegnare il Miraculous della coccinella vista la sua
incapacità.
Era
così concentrata nei propri pensieri da non accorgersi
neanche che
fosse suonata la campanella che segnava la fine delle lezioni.
Ci
pensò Alya, scrollandola per le spalle, a riportarla al
presente.
«Andiamo?»
la esortò la sua amica.
«Certo!»
rispose lei, scattando in piedi e incontrando lo sguardo sorridente e
divertito di Nino e Adrien.
Raggiunta
l'uscita, i quattro si diressero verso casa di Marinette.
_______________________________________________________________________________________________________________________
Angolo dell'autrice: Eccoci alla fine del
primo capitolo.
Che ve ne pare?
Riuscirà Marinette a
sopravvivere ad un intero pomeriggio in compagnia di Adrien?
Appuntamento a domenica prossima per
scoprirlo.
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Capitolo 2 *** Cara, pestifera Alya ***
2-
Cara, pestifera Alya
Per
tutto il tragitto lei non poté fare a meno di pregare che i
suoi non
la mettessero in imbarazzo.
Stava
quasi accarezzando l'idea di passare dal retro così da poter
rimandare il loro incontro a più tardi quando Alya in un
attimo
distrusse ogni sua speranza.
«Marinette,
passiamo dalla pasticceria, vero?» domandò, ignara
dei pensieri
dell'amica. «Così salutiamo i tuoi e io confermo
l'ordine per la
torta di compleanno delle mie sorelle.»
«Ok.»
si limitò a mormorare lei in risposta, anche se in cuor suo
avrebbe
volentieri scrollato l'amica per le spalle per farla rendere conto
della situazione in cui l'aveva messa.
Il
tintinnio del campanello posto sopra la porta risuonò per il
negozio
attirando l'attenzione dei signori Dupain-Cheng.
«Mamma,
papà sono a casa.» avvisò Marinette,
nella speranza che ciò
mettesse i genitori sull'avviso e le evitasse qualche brutta figura.
«Ragazzi,
ben arrivati!» esclamò Sabine, uscendo dal bancone
e salutando con
una stretta di mano i due ragazzi, riservando invece un sonoro bacio
sulla guancia per Alya e sua figlia.
«Sabine
prima che me ne dimentichi, mia madre voleva che confermassi l'ordine
per la torta di compleanno delle mie sorelline. Naturalmente la
farcitura deve essere al cioccolato, se no chi le sente quelle
piccole pesti!»
«Certo
Alya, nessun problema.» rispose ridacchiando la donna per poi
tornare dietro al bancone e controllare su un'agenda che tutti i dati
fossero appuntati correttamente.
«Tesoro,
sei tornata!» salutò il padre, uscendo dal
laboratorio. «Ciao
Alya, Nino!» aggiunse, facendo un cenno in direzione dei due.
«E
tu? La tua faccia non mi è nuova.» disse, volgendo
lo sguardo su
Adrien. «Sabine ma non è quello dei
poster...» continuò portando
un dito in alto in direzione dei piani superiori.
Un
pestone sul piede da parte della moglie, però, gli
impedì di
continuare.
«Si
caro, è lo stesso dei cartelloni pubblicitari che hai visto
in giro
per la città.»
«Sono
Adrien Agreste, signore. Piacere.» si presentò,
intimidito,
porgendogli la mano.
«Piacere
mio ma chiamami Tom.» rispose l'uomo stringendogli
vigorosamente la
mano.
«Ed
io anche per te sono Sabine, va bene?»
«Va
bene, grazie.» mormorò Adrien, in preda
all'imbarazzo.
Suo
padre e i suoi collaboratori erano tipi così gelidi da non
essere
abituato ad avere a che fare con adulti socievoli ed affettuosi come
i genitori della sua amica.
Con
una leggera invidia non poté fare a meno di pensare che
Marinette
era davvero fortunata.
«Ragazzi
gradite qualcosa da mangiare prima di salire a studiare?»
chiese
ancora la donna.
«Grazie
mamma, magari più tardi. Abbiamo molto lavoro da fare quindi
è
meglio se iniziamo a portarci avanti.»
«Allora
buon lavoro.» augurò loro schioccando un ultimo
bacio sulla tempia
della figlia che arrossì a disagio.
«Scusate,
a volte i miei genitori sono un po' troppo espansivi.» si
giustificò, imbarazzata, mentre faceva strada verso camera
sua.
«Scherzi?
Sono fantastici!» esclamò Adrien, cercando di non
lasciar trapelare
quanto avrebbe desiderato essere al suo posto.
Marinette
si volse sorridendogli grata per poi tornare a concentrare la propria
attenzione sul difficile compito di salire le scale senza inciampare
nei suoi stessi piedi al pensiero che tra qualche secondo Adrien
sarebbe entrato in camera sua.
«Eccoci
qua, mettetevi comodi.» disse, appena aperta la botola che
conduceva
in camera sua, facendosi da parte per far salire gli altri.
Alya,
per cui la stanza era ormai familiare, si mise comoda sulla
chaise-longue trattenendo a stento una risata al pensiero di come si
presentava quella stessa camera fino al giorno prima e della faccia
che avrebbe fatto Adrien vedendo le sue foto ricoprire quasi ogni
superficie libera mentre i due ragazzi, ignari dell'opera di pulizia
effettuata, si guardavano intorno con aria curiosa e affascinata.
Il
picchiettare leggero della pioggia sulla finestra a tetto
attirò la
loro attenzione.
«Siamo
arrivati a casa tua appena in tempo.» affermò
Alya, sbuffando
scocciata. Odiava la pioggia, rendeva i suoi capelli più
ribelli del
solito.
«Controllo
un attimo che la finestra sia chiusa.» disse Marinette,
salendo sul
soppalco che portava al proprio letto.
L'arrivo
della pioggia le aveva permesso di avere un'ottima scusa per salire e
portare Tikki al sicuro.
Appena
Marinette ebbe raggiunto il proprio letto, la piccola Kwami
scivolò
lesta fuori dalla borsa e prese posto nella casetta delle bambole che
aveva sistemato sul ripiano dietro il letto.
Era
un oggetto un po' infantile ma almeno lì era certa che la
sua
piccola amica sarebbe stata al sicuro.
Chiusa
la finestra scese nuovamente dai suoi amici guardandosi bene da
alzare lo sguardo su Adrien onde evitare di rotolare giù
dalle
scale.
«Ragazzi,
non so voi ma io non ho nessuna intenzione di passare tutto il
pomeriggio a studiare quindi mettiamoci all'opera, togliamoci dai
piedi la ricerca e poi divertiamoci!» li incitò
Alya, alzandosi
dalla chaise-longue con un gesto energico. «Il soggetto, come
d'accordo, è il David di Donatello. Come concordato, tu
Adrien ti
occuperai delle specifiche dell'opera, Nino farà una breve
sinossi
della biografia dell'autore.» spiegò,
avvicinandosi al suo ragazzo
e dandogli un bacio a fior di labbra che fece arrossire Marinette e
sorridere Adrien. «Io mi occuperò di
curiosità e aneddoti
riguardanti l'opera e la nostra artista la riprodurrà sul
cartellone
che presenteremo. Giusto?» concluse la ragazza, guardando i
suoi
compagni accovacciati in semicerchio sul soffice tappeto posto al
centro della stanza, in cerca di una conferma che non tardò
ad
arrivare sotto forma di un cenno di assenso.
«In
realtà ho già cercato il sito con tutte le
informazioni che mi
servivano quindi mi basterà ritrovarlo e farne una
sintesi.» spiegò
Adrien tirando fuori il computer dalla tracolla e poggiandolo di lato
per poi riprendere a cercare qualcosa nella sua borsa.
«Ma
dove cavolo è finita!» esclamò ad un
tratto esasperato, lanciando
uno sguardo di traverso in direzione del suo Kwami con il vago
sospetto che avesse preso la sua chiavetta per un pezzo di formaggio
e avesse provato a mangiarlo.
«Che
succede fratello?»
«Mi
ero portato la chiavetta per connettermi a internet ma non la trovo
più.»
«Puoi
usare il pc di Marinette.» propose Alya, ignara dell'infarto
che
aveva appena causato all'amica.
Aveva
passato il pomeriggio precedente a togliere qualsiasi traccia di
Adrien dalla sua camera e aveva dimenticato di cambiare il desktop
del suo pc!
Come
aveva potuto essere così stupida?
Adesso
Adrien avrebbe visto il collage delle sue foto che lei aveva fatto e
l'avrebbe presa per una stalker, gemette tra se la ragazza.
Alya
stava già per accendere l'apparecchio quando
un'illuminazione colse
Marinette che mollò la matita che aveva in mano e
schizzò in
direzione della scrivania.
Dopo
avervi rovistato brevemente sopra, sotto lo sguardo attonito di Alya
che se l'era vista passare davanti con uno scatto da centometrista,
prese un foglietto e lo porse ad Adrien.
«Se
vuoi puoi connetterti alla rete di casa mia.» propose,
porgendo il
foglio al ragazzo con mani leggermente tremanti.«Eccoti la
password.»
«Grazie
Marinette, è perfetto, ho il link che mi serve nella
cronologia,
così non dovrò neanche perdere tempo a
cercarlo.» la ringraziò
sorridendole e facendole diventare le gambe molli.
«Di-di
nulla.» riuscì a pigolare prima di allontanarsi e
lasciarsi cadere
davanti al cartellone che doveva disegnare proprio nel momento in cui
le sue gambe avevano smesso di reggerla.
Da
quel momento i quattro ragazzi si concentrarono sul loro lavoro,
impegnati nella missione di finire al più presto la ricerca
per poi
godersi un po' di meritato riposo.
Un
paio di ore dopo, mentre la tenue pioggerella di prima si era
trasformata in un vero e proprio acquazzone, qualcuno che bussava
alla botola li fece sussultare.
Marinette
si alzò e andò ad aprire.
«Pausa
merenda.» annunciò sua madre porgendole un vassoio
pieno di
prelibatezze e bevande.
«Grazie
mamma!» esclamò Marinette, prendendo il vassoio e
poggiandolo sulla
scrivania.
«Ci
voleva proprio! Grazie!» disse Nino, adocchiando i dolci con
l'acquolina in bocca.
«Grazie
Sabine!» disse a sua volta Alya.
«Grazie
signora...» iniziò Adrien
«Mmmm...»
mugugnò la donna, lanciandogli uno sguardo obliquo.
«Grazie
Sabine.» mormorò allora, arrossendo leggermente.
«Così
va meglio.» affermò la donna, facendogli
l'occhiolino per poi
andarsene.
Marinette
chiuse la botola scuotendo la testa. Sua madre era tutta matta.
«Dovresti
farti dare qualche lezione da tua madre su come trattare con
Adrien.»
le mormorò Alya all'orecchio guadagnandosi un'occhiata
scioccata da
parte dell'amica.
«Su,
servitevi.» li esortò Marinette.
I
ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e si buttarono a
capofitto sulle leccornie che erano state offerte loro.
Agguantato
ognuno il meritato premio per il loro duro lavoro, i quattro
ripresero posto sul tappeto dopo aver scostato cartelloni, computer e
quant'altro onde evitare possibili incidenti.
Adrien
trovava difficile trattenersi dal sorridere beato, stava trascorrendo
un pomeriggio tra amici senza altri impegni che quelli da lui stesso
presi; senza contare che stava mangiando dei dolci davvero
fantastici.
Marinette,
seduta accanto ad Alya, sbocconcellava il suo macaron ed osservava
rapita il viso beato del ragazzo che amava e che sembrava davvero
felice di essere lì.
«Direi
che il pomeriggio sta andando bene.» le sussurrò
Alya,
avvicinandolesi. «Adrien sembra a suo agio e anche tu non hai
combinato disastri.» aggiunse, ridacchiando e picchiettandole
una
guancia appena arrossata dall'imbarazzo.
«Adesso
però è giunto il momento di fare un altro passo
avanti.» affermò
con uno sguardo niente affatto rassicurante, finendo di bere la sua
bibita.
Marinette
le rivolse uno sguardo intimorito senza il coraggio di chiederle cosa
intendesse.
«Ragazzi,
prima di riprendere i compiti che ne dite di fare un piccolo gioco,
giusto per svagarsi un po'?» propose.
«Che
gioco?» chiese Adrien incuriosito.
«Il
gioco della bottiglia.» rispose Alya, dondolando leggermente
quella
che aveva appena svuotato e che teneva tra le mani.
«Alya,
non so se è il caso...» provò a
protestare Marinette sentendo il
sangue affluirle alle guance al solo pensiero di fare quel gioco con
lui e delle conseguenze che avrebbe potuto avere.
«In
cosa consiste? Non ci ho mai giocato.» ammise Adrien,
incuriosito.
«Non
preoccuparti, le regole sono abbastanza semplici.» lo
rassicurò
Alya. «Ci si pone in cerchio e a turno si sceglie tra bacio
bianco,
rosa o rosso poi si gira la bottiglia e si dà il bacio a chi
viene
scelto dalla sorte.»
La
faccia perplessa di Adrien gli fece capire che le regole non gli
erano ancora chiare.
«E
che differenza c'è tra i tre?»
«Bacio
bianco sulla guancia, rosa a stampo sulle labbra e rosso,
bé, bacio
con la lingua.» precisò.
«Oh.»
fu l'unico commento del ragazzo, leggermente rosso in viso mentre
Nino ridacchiava divertito dalla sua espressione.
«Naturalmente
chiunque capiti bisogna baciarsi, maschio o femmina che sia.»
aggiunse la ragazza con nonchalance beccandosi le occhiate scioccate
degli altri tre. «Pronti a giocare?»
«Ma
Alya, tu e Nino siete una coppia, e se vi capitasse di dover baciare
qualcuno che non siate voi due?» domandò
Marinette, in preda al
panico.
Sapeva
che la sua amica stava tentando di crearle un'occasione per baciare
Adrien ma quello non gli sembrava il metodo giusto, senza contare
che con la fortuna che aveva di certo la bottiglia non si sarebbe
fermata su di lui.
«Marinette,
non farti problemi, è solo un gioco.» la
rassicurò Alya, lanciando
un'occhiata d'intesa al suo ragazzo. Avrebbero fatto mettere insieme
quei due, anche a costo d'imbrogliare al gioco.
«Visto
che sei tu la padrona di casa, a te il primo giro, così fai
vedere
ad Adrien come si gioca.» la incitò sorridente,
poggiando la
bottiglia in mezzo a loro.
«Ti
odio.» bisbigliò l'altra di rimando, portando lo
sguardo sulla
bottiglia senza il coraggio di alzare gli occhi. «Ba-ba-bacio
bianco.» sussurrò.
«Fifona.»
le mormorò Alya all'orecchio, ridendo.
Fatto
un bel respiro, Marinette fece girare la bottiglia e chiuse gli
occhi, non aveva il coraggio di guardare.
Passato
qualche secondo socchiuse un occhio e vide che la bottiglia si era
fermata. Fattasi coraggio alzò lo sguardo trovandosi davanti
quello
leggermente imbarazzato di Nino.
«Scommetto
che adesso sei felice che abbia scelto bacio bianco.» la
punzecchiò
Marinette.
Evitando
di guardare Adrien, si sporse in avanti per poi schioccare un sonoro
bacio sulla guancia dell'amico che le sorrise comprensivo. Sapevano
bene entrambi quanto fosse testarda Alya. Se si metteva qualcosa in
testa era impossibile farle cambiare idea.
«Tocca
a me!» annunciò la ragazza in questione.
«Bacio rosa.» disse,
girando con slancio la bottiglia.
Dopo
aver girato vorticosamente per un po' iniziò a rallentare
fino a
fermarsi.
«Cosa!?»
strillò Marinette vedendo il risultato mentre fischi e
acclamazioni
si alzavano dalla parte maschile dei partecipanti.
«Molto
maturi, complimenti.» sibilò Alya, facendogli una
linguaccia.
«Ci
vorrebbero i pop corn.» commentò Nino,
sistemandosi meglio sui
cuscini mentre Adrien ridacchiava, divertito e imbarazzato al tempo
stesso.
«Dai,
vieni qui Marinette.» la esortò Alya.
«Scherzi!?»
domandò lei, scioccata.
«Le
regole sono regole.» ribatté semplicemente la sua
amica.
In
cuor suo Marinette fu tentata di ringraziare Dark Cupido. Voleva bene
ad Alya ma non le andava di dare a lei il suo primo bacio. Molto
meglio averlo dato a Chat Noir.
Resasi
conto del corso dei suoi pensieri, Marinette sgranò gli
occhi e
arrossì.
Lei
era innamorata di Adrien, non poteva pensare a Chat Noir in quei
termini.
Come
sempre, menzionare il suo compagno di battaglia fece ritornare a
galla le immagini del suo incubo facendola incupire.
«Bacio,
bacio!» iniziarono a gridare i due ragazzi, distraendola dai
suoi
pensieri.
Alzando
gli occhi al cielo Alya l'afferrò per un braccio per poi
avvicinarla
a se e sfiorarle le labbra con un bacio tra le acclamazioni sempre
più scalmanate degli altri due.
A
quel punto fu la volta di Nino.
«Bacio
rosso.» disse, guardando intensamente negli occhi la sua
ragazza.
La
scena di poco prima lo aveva decisamente mandato su di giri
facendogli dimenticare la presenza degli altri due partecipanti al
gioco e il rischio che correva scegliendo quel tipo di bacio.
C'era
poco da fare, da che mondo e mondo la visione di due ragazze che si
baciavano mandava in tilt le funzioni cognitive dei maschi.
Per
fortuna il destino, o forse la punta di un piede intervenuta al
momento giusto, portarono la bottiglia a fermarsi proprio di fronte
ad Alya.
Dopo
averle sorriso con sguardo malandrino, Nino le si avvicinò
carponi,
quindi sedette sui talloni e le cinse il fianco con una mano mentre
portava l'altra dietro la sua nuca per poi baciarla con trasporto
venendo ricambiato in pieno.
In
breve Marinette si trovò ad arrossire e a distogliere lo
sguardo
mentre Nino spostava entrambe le mani sui fianchi della sua ragazza
portandola a cavalcioni su di lui.
«Volete
che vi lasciamo soli?» chiese ad un tratto Adrien, lasciando
uscire
la parte più maliziosa di lui.
«Fratello
sei un rompiscatole.» affermò Nino, staccandosi
infine da Alya con
un sospiro frustrato mentre la ragazza, rossa in volto, nascondeva il
viso sulla sua spalla.
Il
tonfo della botola che si richiudeva insieme ad un “Tom,
no!”
sussurrato in tono di rimprovero li gelarono sul posto.
«Forse
sarebbe il caso di interrompere il gioco.» propose Marinette,
preoccupata.
«Non
possiamo, Adrien non ha ancora giocato.» le fece notare Alya.
«Tranquille,
non voglio mettere Marinette nei guai.» rispose lui,
conciliante.
«Niente
ma. Ora tocca a te.» ribatté la riccia, spingendo
la bottiglia
verso di lui.
Adrien
la osservò indeciso per qualche istante.
Non
voleva fare la figura del codardo e scegliere bacio bianco ma non gli
andava neanche di mettersi a limonare con una delle sue amiche.
«Bacio
rosa.» sussurrò prima di far girare la bottiglia.
Un
sorriso soddisfatto si aprì sul volto di Alya mentre posava
il suo
sguardo su Nino che la ricambiava con uno sguardo complice.
Certo
non era un bacio rosso ma era comunque un inizio.
Gli
altri due, ignari, osservavano il vorticoso roteare della bottiglia.
Forse
a causa dell'agitazione Adrien l'aveva girata troppo forte e
così
adesso appariva come una trottola impazzita sul pavimento della
stanza, decisa a non fermarsi.
Seduta
di fianco a lui, Marinette non aveva il coraggio di guardarlo in
faccia. Sentiva il cuore a mille e il viso andarle a fuoco.
Una
parte di lei sperava di essere la prescelta e già immaginava
come
avrebbe raccontato ai loro futuri figli del loro primo bacio ma
un'altra non sopportava di baciarlo a causa di uno stupido gioco e
non perché lo desideravano entrambi.
Quando
la bottiglia iniziò a rallentare la tensione all'interno del
cerchio
era palpabile.
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Angolo autrice: Che ne pensate del piano di Alya?
E sopratutto come pensate che andrà
adesso?
Appuntamento a domenica
prossima con il terzo capitolo.
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Capitolo 3 *** Un tentennamento di troppo ***
3-Un
tentennamento di troppo
Per
pochi brevi attimi i maschi del gruppo vennero colti dal panico: la
bottiglia sembrava intenzionata a fermarsi su Nino. Poi la fortuna (o
molto più probabilmente un mirato intervento esterno) le
diedero la
forza per girare ancora un po' fino a fermarsi su una sbigottita
Marinette.
Immediatamente
sentì il sudore ricoprirle il palmo delle mani e le guance
andarle a
fuoco, le sembrava impossibile che stesse succedendo davvero.
«Vai
Marinette!» le bisbigliò Alya all'orecchio,
dandole una leggera
spintarella.
Di
fianco a lei Adrien le fece un sorriso incoraggiante anche se
imbarazzato.
Non
aveva mai baciato una ragazza, non che ricordasse almeno; certo,
c'era quell'accenno ad un bacio da parte di Ladybug dopo l'attacco di
Dark Cupido e la foto vista durante l'intervista televisiva ma lui
non ricordava nulla e non avevano più ripreso l'argomento
quindi per
lui era a tutti gli effetti un vero primo bacio.
Farlo
sotto gli occhi di Alya e Nino lo agitava, temeva si accorgessero
delle sue incertezze.
Avrebbe
voluto dare il suo primo bacio a Ladybug ma, visto che con lei
sembrava non avere speranza, era felice di darlo a Marinette. La
trovava simpatica, dolce e carina e la ammirava, era così
altruista
e combattiva (anche se davanti a lui diventava incapace di mettere
due parole insieme); forse se non fosse stato innamorato di Ladybug
si sarebbe preso una bella cotta per lei ammise tra se e se.
Con
fare titubante si avvicinò alla ragazza che lo fissava ad
occhi
spalancati, troppo impegnata a ricordarsi di respirare e non vomitare
per riuscire a fare altro.
Delicatamente
le poggiò le mani a lati del viso ma vedendola sussultare si
fermò.
«Marinette,
sei sicura che per te vada bene?» chiese, dubbioso, lasciando
ricadere le braccia.
Ok,
era solo un gioco, ma non avrebbe mai baciato una ragazza contro la
sua volontà.
Marinette
aprì la bocca per parlare ma non riuscì ad
emettere alcun suono.
Adrien
le aveva appena chiesto se volesse essere baciata da lui. Era come
chiederle se volesse respirare o vivere.
«Marinette?»
domandò, ancora, preoccupato dal suo mutismo.
«Tranquillo,
è più che d'accordo.» rispose Alya,
dandole una pacca
d'incoraggiamento su una spalla.
A
quella affermazione, lei arrossì ma Adrien non si mosse,
Alya poteva
dire ciò che voleva ma era Marinette a dover acconsentire.
Vedendola
ancora immobile, Adrien si ritrasse per tornare al proprio posto. Era
logico che lei si sentiva a disagio, non l'avrebbe costretta.
Quel
gesto ebbe il potere di riscuotere Marinette, allungato un braccio,
afferrò la mano di lui senza però guardarlo in
viso.
«Io-si-vorrei.»
mormorò in tono appena udibile, diventando, se possibile,
ancora più
rossa.
Incoraggiato
dal suo assenso, Adrien tornò vicino a lei e le pose la mano
libera
sulla guancia. Marinette gli stringeva ancora l'altra e doveva
ammettere di trovare quel contatto estremamente piacevole.
Lentamente
riavvicinò i loro visi sentendo il suo cuore accelerare i
battiti.
Sentiva già il respiro agitato di Marinette solleticargli le
labbra
quando un lampo più potente degli altri illuminò
tutto a giorno
prima di farli piombare nel buio totale. Era andata via la luce.
Un
secondo dopo dei passi pesanti e frettolosi risuonarono sulle scale.
Con
scatto fulmineo Alya accese il display del cellulare, fece sparire la
bottiglia e tirò a se il suo pc.
La
botola si aprì proprio mentre Adrien e Marinette si
allontanavano di
soprassalto.
«Tutto
bene, ragazzi?» domandò Tom, ansioso,
spettralmente illuminato da
una lampada d'emergenza.
«Scusateci.»
disse la madre di Marinette, scuotendo la testa.
Aveva
cercato di fermare il marito ma stavolta non ci era proprio riuscita.
L'idea che la sua “piccolina” fosse da sola al buio
con due
ragazzi lo faceva sragionare; che fossero lì per studiare e
che con
loro ci fosse Alya, bé, quelli per lui erano dettagli
irrilevanti.
«Tutto
bene.» rispose Alya a nome di tutti, sfoderando
un'invidiabile
faccia da poker. «Stavamo ricontrollando ciò che
avevamo scritto
finora. Fortunatamente abbiamo usato i portatili così non
è andato
perso nulla.»
Per
fortuna l'illuminazione non era tale da permettere di vedere bene i
volti dei ragazzi perché altrimenti sarebbe stato difficile
spiegare
il motivo per cui Adrien e Marinette erano rossi come pomodori.
«Perfetto,
allora vi lasciamo la lampada e torniamo giù.»
disse Sabine,
strattonando il marito per un braccio.
«Grazie
per la merenda, era tutto ottimo!» gridò Nino,
prima che la botola
si richiudesse.
Adrien
preferì non dire nulla, non era certo di avere una voce
ferma.
I
genitori di Marinette erano appena scesi quando il black-out ebbe
fine e i quattro ragazzi si ritrovarono a sbattere le palpebre
abbagliati dalla luce.
Appena
furono capaci di rimettere a fuoco ciò che vedevano, Adrien
e
Marinette si lanciarono un veloce sguardo per poi volgere il capo,
imbarazzati.
«Rimettiamoci
a lavoro.» propose Alya, osservandoli delusa.
Il
momento era ormai passato, sarebbe stato impossibile ricreare
l'atmosfera di prima. Senza contare che, a giudicare dal picchiare
della pioggia sul vetro e dal susseguirsi di lampi e tuoni sempre
più
repentino, il maltempo stava decisamente peggiorando.
Gli
altri tre fecero un cenno di assenso e ripresero i loro posti.
Marinette
sospirò tra se, demoralizzata, aveva avuto la sua grande
occasione e
l'aveva sprecata a causa della sua timidezza. Se solo avesse
acconsentito subito avrebbe avuto tutto il tempo di baciare Adrien,
invece adesso avrebbe dovuto convivere con il rimpianto di
ciò che
sarebbe potuto essere.
Dall'altra
parte della stanza, chino sul suo pc, Adrien sentiva la frustrazione
serpeggiargli in corpo. Nonostante l'imbarazzo e la situazione non
idilliaca, vista la presenza degli amici, quando aveva avvertito il
respiro di Marinette sulle sue labbra aveva dimenticato tutto il
resto rimpiazzato dal desiderio di baciarla che aveva sentito
crescere dentro di se. La cosa lo stupiva e lo faceva anche sentire
un po' in colpa nei confronti di Ladybug ma doveva essere sincero con
se stesso, si sentiva attratto da Marinette.
Lavoravano
già da un po' accompagnati dal suono sempre più
onnipresente dei
tuoni che sembravano far tremare l'intero edificio quando il
cellulare di Adrien iniziò a suonare.
«Pronto,
Nathalie.» rispose Adrien. «Si, sono a casa di
Marinette. No, non è
possibile, non abbiamo ancora finito la ricerca. Nathalie,
no!»
«Maledizione!»
gridò, guardando il telefono muto.
«Che
succede?» chiesero gli altri tre, preoccupati.
«Nathalie
sta mandando la macchina a prendermi, mio padre vuole che rientri
subito a casa a causa del maltempo.» spiegò,
amareggiato. «La mia
parte sulle caratteristiche dell'opera è completa, vedete se
può
andare o se è necessario apportare modifiche.»
Era
così felice di poter trascorrere finalmente un pomeriggio
come un
normale adolescente e adesso, a causa di quello stupido temporale,
avrebbe dovuto rinunciarci.
Senza
aggiungere altro, iniziò a raccogliere le sue cose mentre
Marinette,
Nino e Alya lo osservavano affranti. Ormai conoscevano troppo bene il
signor Agreste, protestare sarebbe stato solo controproducente.
«Mi
dispiace fratello.» disse Nino, dandogli una pacca sulla
spalla.
«Lo
so.» mormorò Adrien senza distogliere lo sguardo
dall'interno della
sua tracolla, non voleva che gli altri vedessero che aveva gli occhi
lucidi.
Il
rumore di qualcuno che bussava alla botola portò tutti a
girarsi.
«Scusate
ragazzi. Nino, ha chiamato tua madre, il tuo telefono gli risulta
spento, era preoccupata.» disse Sabine, affacciandosi.
«Che
succede?» chiese, vedendo le facce tese dei tre e lo sguardo
sfuggente dell'altro.
«Mio
padre sta mandando l'autista a riprendermi. Vuole che torni a casa a
causa del maltempo.» spiegò Adrien.
«Grazie di tutto, Sabine.»
«È
già arrivato?»
«No.»
«Allora
dammi il numero di tuo padre, ci parlo io.» propose la donna.
«È
molto testardo, la prego, non vorrei fosse scortese con lei.»
pregò
Adrien, preoccupato.
La
madre di Marinette era così gentile, non sopportava l'idea
che suo
padre la trattasse male.
«Fidati
di me.» lo rassicurò la donna, sorridendogli.
Pur
se titubante, Adrien fece come la donna gli diceva quindi, mentre lei
ritornava al piano di sotto lui riprese a sistemare le sue cose.
«Cavolo,
il telefono si è scaricato.» affermò
Nino, dopo aver controllato
il suo cellulare.
«Il
mio caricabatteria è sulla scrivania, vedi se va
bene.» offrì
Marinette.
Quando
Adrien ebbe finito di sistemare le sue cose i quattro si sedettero
sul tappeto, in silenzio. Troppo tristi per lavorare o parlare.
Trascorsi
poco più di dieci minuti, il rumore di un'auto che frenava
proprio
davanti alla pasticceria attirò la loro attenzione. I loro
sguardi,
già tristi, divennero se possibile ancora più
sconsolati.
______________________________________________________________________________________________________________________________________________
Angolo
autrice: ok, manteniamo la calma, mettete giù gli ortaggi!
So che ci siete rimasti male per il mancato bacio
ma non potevo farlo succedere già al terzo capitolo, no?
Adesso sembra
proprio che il nostro povero Adrien sia costretto a tornare a
casa...secondo voi cosa succederà?
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Capitolo 4 *** Grazie Sabine! ***
4-
Grazie Sabine!
«Ciao.»
mormorò Adrien, infilando il giubbotto e mettendo la
tracolla in
spalla.
«A
lunedì.» rispose Alya.
«Ciao.»
mormorò semplicemente Marinette.
«Ciao
fratello.» lo salutò Nino, dandogli un pugno sulla
spalla.
Dopo
un ultimo sguardo dispiaciuto, Adrien aprì la botola e
iniziò a
scendere trovandosi davanti la signora Cheng che lo fissò
con
sguardo serio.
«Grazie
di tutto Sabine. Spero che mio padre non sia stato troppo sgarbato
con lei.» disse, scendendo alcuni gradini affinché
non lo vedesse
in volto mentre lacrime di rabbia e frustrazione gli oscuravano la
vista.
«Dove
credi di andare, giovanotto?» chiese Sabine, aprendo il viso
ad un
sorriso e seguendolo giù per alcuni gradini.
«Cosa?»
chiese Adrien, sorpreso, fermandosi e girandosi verso di lei.
«Ho
sentito l'auto fermarsi davanti al negozio. Sono venuti a
prendermi.»
«Ne
dubito, visto che non devi andare da nessuna parte.» lo
rassicurò
la donna.
«Davvero?»
chiese Adrien, incerto.
«Davvero.»
confermò lei. «
Sulle prime ha protestato ma poi gli ho fatto capire che saresti
stato più al sicuro qui, al caldo e all'asciutto che per
strada con
questo temporale e i black-out che mettono fuori uso i
semafori.»
«Grazie!»
esclamò Adrien, incredulo, abbracciandola d'impulso e
nascondendogli
il viso sulla spalla.
Resosi
conto di ciò che aveva fatto cercò di ritrarsi ma
le braccia di
Sabine lo trattennero.
Vedere
quel ragazzone più alto di lei reagire in quel modo e
ricordare ciò
che sapeva della sua vita; la perdita della madre e il crescere con
un padre autoritario e distaccato, le fecero provare una grande
tenerezza nei suoi confronti.
«Non
c'è di che, caro.» gli sussurrò
dolcemente, accarezzandogli i
capelli e depositandogli un lieve bacio sul capo. «Andiamo a
dare la
buona notizia agli altri.» aggiunse poi, stringendolo appena
un po'
prima di lasciarlo andare definitivamente.
Adrien
si asciugò furtivamente gli occhi e seguì la
donna, ancora incapace
di credere che ciò che gli aveva detto fosse vero.
«Via
quei musi lunghi.» esortò Sabine, entrando in
camera. «Adrien può
rimanere.» annunciò.
Tre
paia di occhi si fissarono sulla botola finché non comparve
il loro
compagno che li fissava sorridente e incredulo.
«Nino
mi sono presa la libertà di chiamare anche i tuoi genitori.
Ho paura
che stanotte in casa DuPain-Cheng ci sarà un pigiama
party.»
annunciò con voce fintamente preoccupata.
Gli
sguardi confusi dei quattro la fecero scoppiare a ridere.
«C'è
troppo maltempo, nessuno di voi andrà via di qui prima di
domani
mattina. Stanotte oltre ad Alya anche Nino e Adrien dormiranno a casa
nostra ma sul divano-letto al piano di sotto, non vorrete mica che al
mio povero Tom venga un infarto!» esclamò, ridendo
delle facce
sconvolte dei quattro.
«Sabine
sei grande!» esclamò Alya.
«Mamma
sei fantastica!»
«Un
urrà per Sabine!» gridò Nino lanciando
in aria il suo berretto e
riprendendolo al volo.
«Urrà!!!»
urlarono Marinette e Alya insieme.
Subito
dopo i tre corsero ad abbracciarla rischiando di farla finire a
terra.
«Uno,
due, tre.» contò Sabine. «Hey, qui manca
qualcuno.» affermò
alzando lo sguardo su Adrien che li guardava con un misto di timore e
desiderio sul volto.
Suo
padre non lo aveva abituato ad esternare il proprio affetto, a
maggior ragion di front ad altri, e non sapeva bene come comportarsi.
«Vieni
qui.» comandò Sabine, liberando un braccio dalla
morsa stritolante
degli altri tre e sorridendogli incoraggiante.
Con
fare impacciato Adrien si avvicinò e lei lo strinse a se
insieme
agli altri in un mega abbraccio di gruppo.
«Grazie
mamma.» sussurrò Marinette con il viso sepolto sul
petto della
madre.
«Di
nulla tesoro.» rispose la donna, dandole un bacetto sulla
testa.
Dopo
aver riservato lo stesso trattamento agli altri tre, provocando
l'immediato imbarazzo dei due ragazzi, la donna si sciolse
dall'abbraccio.
«Torno
ad aiutare tuo padre. Ci vediamo dopo.» disse, salutandoli
per poi
scendere al piano di sotto.
«Tua
madre è fantastica.» affermò Adrien,
gli occhi fissi sulla botola
dai cui era uscita e le guance ancora leggermente rosse per
l'imbarazzo.
«Lo
so.» ammise Marinette, sorridendo con orgoglio.
«Coraggio,
rimettiamoci all'opera.» li spronò Alya.
«Non vorrete mica
sprecare tutta la serata sul progetto scolastico!»
«No!»
esclamarono entusiasti gli altri tre correndo a riprendere il loro
lavoro.
«Marinette,
puoi venire un attimo qui?» chiese Alya, facendole cenno di
avvicinarsi.
«Che
c'è Alya?» chiese lei, raggiungendola.
«Ti
sei accorta che quando tua madre ci ha coinvolto in quel mega
abbraccio Adrien era esattamente dietro di te, anzi era praticamente
spalmato su di te?»
Marinette
abbassò lo sguardo ed arrossì.
Come
avrebbe potuto non accorgersene quando Adrien abbracciando sua madre
aveva abbracciato anche lei? Come avrebbe potuto non notare la
consistenza marmorea del suo petto premuto sulla sua schiena o il
delizioso profumo che l'aveva avvolta e che ancora si sentiva
addosso?
Era
stato il momento più imbarazzante e al tempo stesso il
più bello
della sua vita e se non avesse smesso di ripensarci rischiava
seriamente di andare in iperventilazione.
«Ragazza,
devi davvero farti dare qualche lezione da tua madre su come
avvicinarti ad Adrien. È riuscita ad ottenere, e a farti
ottenere,
di più lei in un paio d'ore che tu nell'ultimo
anno.» le disse
Alya, ridacchiando dell'espressione imbarazzata dell'altra.
Dopo
aver rivolto una linguaccia in direzione dell'amica, Marinette
tornò
a lavorare sul cartellone senza però potersi impedire di
lanciare di
tanto in tanto un'occhiata in direzione di Adrien mentre un sorriso
felice le illuminava il volto.
I
quattro trascorsero le successive due ore a lavorare senza sosta,
decisi a finire al più presto i loro progetto.
Qualcuno
che bussava alla botola, però, li distrasse dal loro lavoro.
«Ragazzi,
per cena abbiamo pensato di preparare delle pizze. Tra una
mezz'oretta Tom inizierà a condirle e infornarle. Per voi va
bene?»
«Si!!!»
risposero in coro i quattro.
«Perfetto.
Fatemi sapere che pizza volete, ok?» disse Sabine,
salutandoli.
Animati
dalla prospettiva della cena che li attendeva Alya, Nino e Marinette
tornarono a lavoro mentre Adrien rimase a fissare la botola con lo
sguardo perso nel vuoto.
«Fratello,
tutto ok?» chiese Nino, perplesso.
«Adrien,
qualcosa non va? Se non vuoi la pizza possiamo preparare
qualcos'altro.» disse Marinette, preoccupata.
«Questa
casa è il paradiso!» esclamò Adrien,
rivolgendo loro un sorriso
ebete e lasciandosi cadere a terra in preda all'euforia scatenando
l'ilarità generale.
Non
gli importava se gli altri lo avessero considerato un po' strano quel
giorno, era troppo felice per contenersi e comportarsi come al
solito, in maniera seria e compassata.
Venti
minuti dopo Marinette alzava il cartellone, ormai completo, per
mostrarlo agli altri.
«Che
ve ne sembra?» chiese.
«Perfetto.»
rispose Alya a nome di tutti.
«Adesso
dobbiamo pensare a che pizza vogliamo, a meno che non preferiate
scendere a vederle preparare.»
«Possiamo?»
chiese Adrien con gli occhi accesi di entusiasmo.
«Certo.»
rispose Marinette cercando di ricordare a se stessa di continuare a
respirare e di non imbambolarsi davanti al suo splendido sorriso.
«Allora
è deciso. Si scende.» annunciò Alya,
afferrando Nino per la mano e
trascinandolo giù per le scale.
Ridendo
e scherzando i quattro scesero le scale facendo quasi tremare il
palazzo per il troppo entusiasmo.
«Papà,
mamma, siamo qui!» annunciò Marinette, entrando
nel laboratorio.
«Arrivate
giusto in tempo.» affermò Tom, sorridendo loro.
«Qualcuno di voi
vuole cimentarsi nella preparazione della propria pizza oppure
preferite fare gli spettatori?»
«Non
so voi ma io voglio provare.» annunciò Alya,
iniziando ad
arrotolarsi le maniche.
«Ci
buttiamo?» domandò Nino, rivolto ad Adrien.
«Perché
no!» rispose lui, sorridendo.
«Sabine,
puoi portare dei grembiuli per i miei nuovi aiutanti?» chiese
Tom.
In
pochi secondi la donna sbucò dal nulla portando con se
quattro
grembiuli che velocemente allacciò alla vita dei ragazzi.
«Marinette
visto che tu già conosci la procedura farai il mio secondo
mentre la
mamma finisce di preparare gli ingredienti per condirle.»
disse
l'uomo facendole l'occhiolino.
«Agli
ordini!» esclamò Marinette mimando un saluto
militare.
Pochi
minuti dopo, sotto le direttive del signor Dupain, i quattro erano
immersi nella farina fino ai gomiti.
Finito
di stendere il suo panetto, Marinette alzò lo sguardo sui
suoi amici
e dovette mordersi una guancia per impedirsi di ridere.
Aveva
finalmente scoperto qualcosa in cui Adrien non era molto bravo.
Invece
di stendere il panetto di pasta ci stava litigando e, quasi per
vendetta, l'impasto gli si era attaccato alle mani così
adesso lui
stava lottando per staccarselo di dosso con gesti che gli ricordavano
un gatto le cui zampe fossero rimaste attaccate ad un foglio di carta
moschicida.
Era
davvero buffo e tenero e, per un attimo, gli ricordò un
altro gatto
che gli stava molto a cuore. A quel pensiero l'immagine di Chat
esanime tra le sue braccia invase la sua mente e sentì una
morsa
stringerle lo stomaco.
Per
fortuna sua madre intervenne a distrarla dai suoi pensieri.
«Qualcuno
ha bisogno di aiuto.» le sussurrò Sabine,
spingendola leggermente
verso di Adrien
«Po-posso
darti una mano?» gli chiese, cercando disperatamente di non
balbettare.
«Mi
sa che non sono proprio capace.» ammise Adrien, deluso.
«Hai
solo bisogno di un po' di pratica.» lo rassicurò
Marinette,
intenerita dalla sua faccia delusa. «Sfrega le mani con la
farina
così da ripulirle dall'impasto.»
Anche
se un po' titubante, Adrien fece come lei gli diceva e si
stupì ne
ritrovarsi finalmente con le mani libere.
«Fai
così, poggia il panetto su un po' di farina e allargalo
velocemente
con le mani.» spiegò, mostrandogli come fare.
«Credo
di aver capito.» rispose Adrien, sorridente per poi prendere
un
nuovo panetto e provare ad imitarla.
Vedendo
che stava sbagliando, Marinette lo fermò prendendogli le
mani.
«Devi
spingere l'impasto verso l'esterno, non verso il basso se no rischi
che ti si attacchi al piano di lavoro.» precisò
facendogli vedere
il movimento corretto.
«Sei
proprio una brava insegnante.» si complimentò
Adrien, grato.
«Oh
bé, io. Grazie.» borbottò arrossendo
sempre di più ad ogni parola
e lasciandogli andare le mani per poi allontanarsi da lui con un
balzo.
Temeva
che da un momento all'altro avrebbe smesso di respirare o il suo
cuore si sarebbe fermato.
Era
così presa dal desiderio di aiutarlo da non essersi resa
conto di
quanto fosse vicino a lui né di avergli preso le mani tra le
proprie.
«Sbaglio
o qui qualcuno stava giocando a Ghost?» le
bisbigliò Alya
all'orecchio.
«Ma
di che parli?» chiese Marinette, ancora intontita dopo essere
stata
vicina ad Adrien.
«Ok,
questo era impasto per pizza, quello del film era un vaso di creta ma
insomma in fondo la scena era la stessa.» sussurrò
ancora la
ragazza per poi ridacchiare nel vedere il bel colorito porpora
assunto dal viso dell'amica.
Mezz'ora
dopo tutti e sei erano seduti a tavola intenti a gustarsi le pizze
che loro stessi avevano preparato.
«Sembra
proprio che il temporale sia passato.» disse Tom, osservando
le
poche gocce residue che bagnavano il vetro.
«Per
fortuna ormai è tardi per tornare a casa!»
esclamò Nino,
sorridendo allegro in direzione dell'amico.
«Propongo
un brindisi.» disse Alya. «Al temporale
più tempestivo che potesse
esserci!»
Ridendo
tutti si unirono allo strampalato brindisi per poi tornare a
fiondarsi sulla rispettiva pizza.
«Oh
no, il telefono!» esclamò Adrien ad un tratto.
«Che
succede, fratello?»
«Ho
lasciato il cellulare nella borsa, se mio padre telefonasse ed io non
rispondessi sarebbero guai. Vado un attimo a prenderlo.»
Scusatosi,
si alzò e corse in camera di Marinette.
«Plagg?»
chiamò piano, tirando fuori la fetta di pizza che aveva
trafugato
dalla tavola.
«Oh,
Adrien, sei tu!» esclamò l'esserino, uscendo da
dietro la
chaise-longue e portandosi una zampina al petto per lo spavento.
«Ma
che ci fai in giro?» chiese Adrien, allarmato. «E
se non fossi
stato io, se ti avesse visto un dei miei compagni? Devi fare
attenzione!» lo rimproverò
«Scusami,
avevo bisogno di sgranchirmi le zampe.» si
giustificò, non poteva
certo dirgli che da quando loro erano scesi aveva passato il tempo in
compagnia della Kwami di Marinette a rimpinzarsi di dolci.
«Ok,
ma fai attenzione. Guarda cosa ti ho portato.» disse
mostrando la
pizza.
Immediatamente
Plagg vi si lanciò sopra e stava quasi per farne un sol
boccone
quando si ricordò della presenza di Tikki.
«Bé,
grazie, farò attenzione a non sporcare nulla.»
disse, cercando di
apparire naturale.
«Bene,
io devo tornare giù.» rispose Adrien che dopo aver
recuperato
davvero il cellulare tornò di corsa dai suoi amici.
Adesso
che aveva pensato alla cena per il suo Kwami si sarebbe potuto godere
di più anche la propria.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Angolo
autrice: Chiedo scusa a tutti. Purtroppo ieri non ho potuto pubblicare.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
I quattro passeranno la notte a casa di Marinette, voi cosa
pensate che succederà?
Sono aperte le scommesse!
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Capitolo 5 *** Pigiama party ***
5-
Pigiama party
«Nathalie
mi terrà a sola insalata per una settimana ma non m'importa,
penso
di non aver mai mangiato tanto bene in vita mia!»
esclamò poco dopo
Adrien, appoggiandosi allo schienale della sedia con aria soddisfatta
e fissando quasi con dispiacere il piatto vuoto.
«Oh
bé, grazie!» rispose il signor Dupain, arrossendo
leggermente.
«Comunque non preoccuparti, puoi venire a mangiare qui quando
vuoi,
sei il benvenuto!»
«Grazie
ma difficilmente mio padre mi lascia libero di andare dove
voglio.»
rispose tristemente Adrien.
«Allora
vuol dire che ti manderemo qualche leccornia sottobanco con
Marinette.» propose Sabine, con aria da finta cospiratrice.
Adrien
le sorrise grato, era bello sentirsi coccolato da una figura
femminile anche se ciò, inevitabilmente, gli faceva sentire
ancora
di più la mancanza della madre.
Finito
di mangiare i quattro ragazzi aiutarono la madre di Marinette a
riordinare la cucina, nonostante le sue proteste; gli erano
immensamente grati per essere riuscita a far rimanere Adrien con loro
e non sapevano davvero come sdebitarsi.
«Adesso
penso sia il caso di organizzarsi per la notte.»
annunciò la donna
quando ebbero finito i piatti. «Vado a prendere le lenzuola
ma
dovremo anche cercare qualcosa da farvi indossare per la
notte.»
«Quello
non è un problema, ho io ciò che ci serve.
Aspettatemi qui!»
annunciò Alya correndo in camera di Marinette.
Pochi
minuti dopo la ragazza ritornò portando con se tre pacchetti.
«Un'amica
di mia mamma aveva un negozio ma ormai è anziana ed
è andata in
pensione così, prima di vendere in blocco tutto
ciò che c'era, mi
ha praticamente costretta a scegliere qualcosa da regalarmi per
ringraziarmi delle volte in cui l'ho aiutata ed io ho scelto
questi.»
spiegò, porgendo loro i pacchetti. «Su andiamoli a
provare!» li
esortò, trascinandosi dietro Marinette.
«Voi
ragazzi se volete potete cambiarvi in bagno.»
suggerì Sabine prima
di sparire in direzione della camera da letto.
Pochi
minuti dopo i quattro ragazzi si ritrovarono in salotto.
«Ma
che carini che siete!» esclamò Sabine, rientrando
con le lenzuola e
le coperte per il divano-letto.
Le
ragazze sorrisero mentre i maschi abbassarono lo sguardo imbarazzati.
I
pacchetti contenevano quelli che si rivelarono essere dei morbidi
pigiami corredati di buffe ciabatte a forma di zampette.
Alya
aveva scelto un pigiama rosso per Marinette, nero per Adrien, verde
per Nino e arancio per se. Ognuno dei pigiami portava un animaletto
stampato all'altezza del cuore, una coccinella, un gattino, una
tartaruga ed una piccola volpe.
L'idea
che Alya avesse scelto il pigiama con la coccinella proprio per lei
la metteva un po' in agitazione ma si disse che di certo era stato
solo un caso. Anche Adrien dal canto suo, non si sentiva a proprio
agio in quella tenuta. In comune con il suo costume da Chat Noir
c'era solo il colore ma non poteva fare a meno di sentirsi come se il
suo segreto fosse in pericolo, sotto gli occhi acuti di Alya.
«Marinette,
eccoti il necessario per preparare il letto.» disse Sabine
poggiando
il tutto sulla spalliera del divano. «Voi ragazzi continuate
pure a
divertirti ma io e Tom, come capirete, abbiamo bisogno di andare a
dormire. Mi raccomando, ricordatevi che ci stiamo fidando di
voi.»
raccomandò, infine, con sguardo serio.
«Buonanotte
ragazzi.» disse Tom, appena rientrato dall'ultimo giro di
controllo
in pasticceria. Li salutò sorridendo ma prima di sparire in
corridoio lanciò un'occhiata ai ragazzi difficilmente
equivocabile,
guai a chi avesse sgarrato sotto il suo tetto.
«Come
proseguiamo la serata?» chiese Alya, una volta che furono
rimasti
soli.
«Non
so ma evitiamo attività troppo rumorose, ricordiamoci che i
miei
domani hanno la sveglia alle quattro.»
«Sinceramente
mi sento così pieno che avrei solo voglia di guardare la tv
sul
divano.» confessò Adrien che desiderava davvero
una serata in
relax, impegnato com'era sempre in mille attività.
«Peccato
tu sia troppo pieno, papà mi aveva lasciato un bel po' di
dolcetti
tutti per noi.» ebbe il coraggio di commentare Marinette non
senza
arrossire ma ridacchiando nel vedere lo sguardo di Adrien
illuminarsi.
«Davvero!?
Oh no, per i dolci di tuo padre ho sempre posto!»
esclamò,
scatenando l'ilarità generale.
«Se
avessi saputo che avremmo potuto passare tutta la serata insieme
avrei scaricato qualche film carino.» mormorò
Alya, sbuffando.
«Se
ricordo bene stasera in tv c'è Blaide Trinity, che ve ne
sembra?»
domandò Nino, iniziando a fare zapping con il telecomando.
La
proposta venne accolta da tutti e così qualche minuto dopo,
scortati
da un'abbondante dose di dolcetti di vario tipo, Nino e Alya
prendevano posto su uno dei divani romanticamente accoccolati l'uno
tra le braccia dell'altra mentre Marinette con un certo imbarazzo
prendeva posto di fianco ad Adrien sull'altro divano.
Quando
il film finì Marinette e Alya raccolsero i vassoi vuoti dal
tavolino
del salotto (a quanto pare Adrien non era l'unico a cui lo stomaco si
allargava magicamente di fronte ai dolci del signor Dupain) mentre i
ragazzi si davano da fare per aprire il divano-letto.
«Marinette,
posso chiederti un favore?» chiese Alya, giocherellando
nervosamente
con il vassoio che aveva in mano.
«Dimmi.»
la esortò Marinette, stupita dall'atteggiamento dell'amica.
«Non
vorrei abusare della tua ospitalità ma ecco, io mi chiedevo
se non
potessi rimanere un po' sola con Nino, in camera tua.» disse,
diventando sempre più rossa ad ogni parola che pronunciava.
«Devo
forse cominciare a cercare una scusa per giustificare a mia madre il
motivo per cui ho dovuto cambiare le lenzuola nel mio letto?»
domandò con sguardo sornione facendo arrossire ancora di
più Alya;
per una volta era divertente non essere quella in imbarazzo.
«No,
ecco, noi non siamo ancora a quel punto.» ammise l'altra
senza
guardarla in faccia.
«Dai,
stavo solo scherzando.» la rassicurò Marinette.
«Però se i miei
passano in salotto cosa gli dico?» domandò, un po'
preoccupata.
«Gli
dici che io sono andata a lavarmi i denti nel bagno di camera tua,
Nino è andato un attimo a recuperare il cellulare che aveva
messo
sotto carica e tu stai facendo compagnia ad Adrien. Naturalmente nel
frattempo mi invierete un messaggio ed io spedirò
giù Nino il più
velocemente possibile.» snocciolò Alya con un
sorriso furbo.
«Vedo
che hai pensato proprio a tutto.»
«Sai
che sono una tipa previdente.» rispose, ancora leggermente
rossa in
viso.
Tornati
in salotto trovarono che i ragazzi avevano già sistemato il
letto.
«Guarda
che bravi i nostri ometti!» esclamò Alya, facendo
l'occhiolino in
direzione di Nino che le sorrise per poi farle una linguaccia.
«È
tutto merito di Nino.» precisò Adrien, finendo di
sistemare il
risvolto del lenzuolo.
«Visto
che i miei lavorano entrambi è normale che io faccia la mia
parte in
casa.» si schernì Nino arrossendo.
Nel
frattempo Alya gli si avvicinò sussurrandogli qualcosa che
lo fece
arrossire ancora di più per poi lanciare uno sguardo
d'intesa in
direzione di Marinette che sorrise loro.
Quando
Alya e Nino uscirono dal salotto Adrien volse su Marinette uno
sguardo perplesso.
«Ma
dove vanno?»
«Volevano
stare un po' da soli.» spiegò lei, sentendosi
imbarazzata al
pensiero del senso dietro le sue parole e rendendosi conto che anche
lei era da sola con Adrien.
«Sono
davvero una bella coppia.» disse Adrien, indicando con lo
sguardo la
porta da cui erano usciti i due.
«Si,
sono davvero carini.» confermò Marinette,
sorridendo.
«Che
facciamo aspettando che tornino?» chiese Adrien.
«Possiamo
guardare un altro film.» propose Marinette, a corto di idee;
la sua
mente non faceva che inviarle immagini di ben altre cose che avrebbe
potuto e voluto fare con Adrien e che le mandavano la testa in
confusione. «A te la scelta, sei tu l'ospite.»
disse, porgendogli
il telecomando e cercando di non fargli notare che era arrossita.
«Ok,
grazie.» rispose Adrien tornando a prendere posto sul divano.
Anche
Marinette riprese il suo posto ma non poteva fare a meno di sentirsi
agitata. Era sola con Adrien, seduta vicino a lui nella penombra del
salotto poco illuminato.
Accoccolata
sul divano, messa su un fianco con le gambe rannicchiate sulla
seduta, e intenta a fissare il profilo di lui illuminato dalla
televisione non poteva fare a meno di invidiare Nino e Alya che di
certo erano intenti a scambiarsi davvero delle tenere effusioni
invece di sognare ad occhi aperti come lei.
«Hai
delle preferenze?» chiese Adrien, distogliendola dai propri
pensieri.
«No
davvero, scegli ciò che ti piace.» lo
incoraggiò Marinette,
pregando in cuor suo che non scegliesse un horror, di incubi ne
faceva già abbastanza senza bisogno che la tv le desse nuovi
spunti.
Dopo
aver fatto un po' di zapping Adrien si fermò su un canale.
«Anna
and the King!» esclamarono entrambi riconoscendo la scena.
«Piace
anche a te?» chiese Marinette, piacevolmente stupita. Non
credeva
fosse il tipo da apprezzare un film così romantico.
«A
dire il vero si.» ammise Adrien, distogliendo lo sguardo,
imbarazzato. «Lo so, non è un film molto da
maschi.»
«Non
è vero. È un bellissimo film e chi non lo capisce
è solo perché
non ha un minimo di sensibilità!»
esclamò Marinette,
accalorandosi, quasi qualcuno avesse davvero tacciato Adrien di
scarsa virilità.
«Devo
dedurre dalle tue parole che questo film piace anche a te?»
domandò
Adrien sorridendo della risposta veemente dell'amica.
«Oh,
bé, in effetti si.» mormorò Marinette,
ritrovando la sua timidezza
nel vedersi scrutare con occhi divertiti dal ragazzo di cui era
innamorata.
«Allora
è deciso, guardiamo questo.» affermò
Adrien, poggiando il
telecomando e mettendosi più comodo.
Marinette
fece un cenno di assenso e si costrinse a spostare lo sguardo verso
lo schermo anche se avrebbe preferito tenerlo fisso sul profilo di
lui illuminato solo dal bagliore del televisore.
«Se
proprio devo essere sincero c'è solo una cosa che non mi
piace di
questo film.» affermò d'un tratto Adrien senza
distogliere lo
sguardo dallo schermo. «I protagonisti non lottano per il
proprio
amore, si limitano ad accettare il loro destino.»
«Sono
un re ed un'istitutrice, sanno che il loro è un'amore
impossibile.»
rispose Marinette, gettando una rapido sguardo carico di tristezza in
direzione di Adrien.
Capiva
benissimo Anna, Adrien era il suo principe azzurro, bello e famoso,
ma lei proprio come l'istitutrice non aveva alcuna speranza con lui.
«Lo
so benissimo ma per me ciò non giustifica la
facilità con cui si
rassegnano. Secondo me se ami davvero qualcuno devi continuare a
lottare, anche se il destino ti rema contro.»
affermò Adrien con
sguardo serio, stringendo i pugni.
Anche
se guardava lo schermo in quel momento l'unica cosa che vedeva era il
viso della sua Insettina mentre, per l'ennesima volta, rifiutava le
sue avances e gli confessava che nel suo cuore c'era già un
ragazzo.
Marinette
sentì un sorriso nascerle sul viso, le sue parole l'avevano
rincuorata. Avrebbe lottato per il suo amore, anche se a volte
conquistare Adrien le sembrava una missione praticamente impossibile.
Entrambi
riportarono la loro attenzione sul film continuando a guardarlo in
silenzio.
Angolo
dell'autrice: Marinette e
Adrien sono rimasti soli in salotto, sarà finalmente
l'occasione
giusta affinché i due si avvicinino?
Appuntamento a
domenica prossima con
il quinto e ultimo capitolo.
Baci.
Notteinfinita.
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Capitolo 6 *** L'incubo ***
6-
L'incubo
Erano
già passate da un po' le due ed il peso delle tante notti
trascorse
quasi insonni a causa degli incubi iniziava a gravare sugli occhi di
Marinette.
Ogni
tanto la vista le si appannava e attraverso gli occhi velati di sonno
la figura del ragazzo seduto di fianco a lei sembrava mutare
diventando quella del suo compagno di battaglia. A quel punto
Marinette, conscia di stare per addormentarsi, sbatteva le palpebre e
scuoteva il capo per cercare di svegliarsi.
Alla
fine, però, senza che se ne accorgesse la stanchezza ebbe la
meglio
e scivolò in un sonno profondo.
Quando
il film finì Adrien si volse verso Marinette ed un sorriso
gli
nacque spontaneo sulle labbra nel trovarla accoccolata sul divano e
profondamente addormentata.
Temendo
che potesse sentire freddo, prese il plaid posto sulla spalliera del
divano e cercando di fare il più piano possibile glielo
drappeggiò
addosso quindi tornò al suo posto dopo aver gettato
un'occhiata
preoccupata in direzione della porta d'ingresso.
Capiva
bene la voglia di Alya e Nino di stare da soli ma si era fatto
davvero tardi e non voleva che Marinette finisse nei guai per colpa
loro. Sarebbe stato un pessimo modo di ringraziarla per la splendida
giornata che gli aveva fatto passare; senza contare che stava male al
pensiero di deludere la fiducia dei genitori della sua compagna dopo
che erano stati così gentili con lui.
Impossibilitato
a fare qualcosa, Adrien riprese posto sul divano e cercò
qualcos'altro da guardare in tv.
D'un
tratto avvertì Marinette mugolare nel sonno ed incuriosito
volse lo
sguardo su di lei.
Era
immobile ma continuava a mormorare qualcosa, anche se lui non
riusciva a capire cosa.
Man
mano il mormorio si fece più concitato e la voce rotta, come
da
singhiozzi repressi.
Adrien
iniziò a chiedersi cosa mai stesse sognando per avere
un'espressione
così tormentata. Preoccupato, le si fece più
vicino.
«Chat,
Chat ti prego rispondimi!» mormorò lei d'un tratto
mentre una
lacrima scendeva a rigarle una guancia.
Adrien
sgranò gli occhi, esterrefatto. Marinette stava sognando il
suo
alter ego e piangeva per lui.
«Chat,
ti prego.» singhiozzò ancora lei, con voce sempre
più angosciata.
Sentiva
il cuore volergli uscire dal petto. Gli sembrava impossibile eppure
ricordava bene quelle parole e l'occasione in cui le aveva
già
sentite e sopratutto ricordava che su quel tetto, non molto lontano
da lì, c'erano solo lui e Ladybug.
Nessun
altro poteva essere a conoscenza di quella conversazione.
Febbrilmente
percorse con lo sguardo i lineamenti di Marinette chiedendosi se
davvero poteva essere stato così cieco da non accorgersi che
la
ragazza di cui era innamorato gli era stata a fianco ogni giorno.
Un
nuovo singhiozzo lo riscosse dai suoi pensieri.
Doveva
tirarla fuori da quell'incubo ma voleva anche capire se davvero
Marinette era la sua Lady. Plagg purtroppo era confinato nella sua
tracolla al piano di sopra quindi non poteva sperare in nessun aiuto
da parte sua.
Con
fare esitante si accostò all'orecchio di Marinette.
«My
Lady, tranquilla, sto bene.» le sussurrò,
accarezzandole lievemente
la testa.
A
quelle parole Marinette, ebbe un singulto e, senza aprire gli occhi,
gli gettò le braccia al collo continuando a piangere e a
tremare
scossa dai singhiozzi.
«Oh
Chat, mi dispiace così tanto! Sono una compagna
indegna!» esclamò
stringendolo convulsamente a se.
Adrien
si sentì arrossire, come e più di quella volta
dopo lo scontro con
Volpina; non solo adesso era pienamente in se e quindi poteva
avvertire il calore ed il profumo di lei con ogni fibra del proprio
corpo ma inoltre non c'erano maschere che celassero la loro
identità
o i loro sentimenti.
«Non
credevo che tenessi tanto a me, Insettina.»
ribatté, sentendo la
voce tremargli leggermente per l'emozione mentre l'abbracciava a sua
volta, ripetendo la scena verificatesi qualche mese prima.
«Meriteresti
una partner migliore di me.» sussurrò Marinette,
iniziando a
calmarsi.
«Ma
io non vorrei nessun altro che non fossi tu, l'unica per cui sarei
disposto a dare la mia vita.» rispose Adrien sentendo una
certa
agitazione pervaderlo.
Temeva
la reazione di Marinette anche se, in fondo, sperava che lei fosse
felice di trovare lui sotto la maschera.
Ancora
semi addormentata, Marinette si sentiva confusa. Normalmente il suo
incubo si concludeva con lei che si rendeva conto che Chat Noir era
morto e si svegliava di soprassalto ma stavolta era diverso, lui si
era ripreso e le sembrava quasi di sentire le sue forti braccia che
la stringevano ed il suo profumo che l'avvolgeva.
Era
tutto così reale, troppo reale.
Marinette
spalancò gli occhi, svegliandosi di botto.
Il
cuore prese a batterle freneticamente quando si rese conto di essere
realmente abbracciata a qualcuno, nel salotto di casa sua.
In
preda al panico si chiese quale bugia avrebbe mai potuto inventare
per spiegare il suo comportamento.
Intuendo
che si fosse svegliata dal modo in cui si era irrigidita, Adrien
sciolse parzialmente l'abbraccio fino a portare il viso di lei
davanti al suo.
«Ben
svegliata, Insettina!» esclamò, esibendo il suo
miglior ghigno alla
Chat Noir.
«Cos...ma
che..cioè...» s'incartò Marinette.
«È
incredibile che non mi sia mai accorto che Ladybug fossi proprio
tu.»
sussurrò Adrien accarezzandole lievemente il lobo di un
orecchio e
gettando uno sguardo all'orecchino.
«Non
capisco.» rispose Marinette, cercando disperatamente una via
d'uscita da quella situazione.
«Parlavi
nel sonno e da ciò che dicevi stavi rivivendo una scena
verificatasi
un paio di mesi fa su un tetto non lontano da qui.»
spiegò Adrien.
«E su quel tetto c'erano solo due persone. Una era Ladybug,
l'altro
ero io.» concluse, mostrando il suo anello.
Marinette
boccheggiò, incapace di proferire parola.
Era
impossibile, quel gatto rompiscatole che faceva battute pessime altro
non era che il suo adorato Adrien.
Immediatamente
la sua mente si riempì di immagini di Chat Noir che tentava
di
flirtare con lei alternate a quelle di Adrien sempre così
dolce ed
educato.
Le
sembrava impossibile conciliare le due immagini di quello che adesso
sapeva essere la stessa persona.
D'altro
canto anche lei quando vestiva i panni di Ladybug era più
forte e
sicura di se.
Il
prolungato silenzio di lei unito allo sguardo sbalordito cui lo
fissava iniziò a fare innervosire Adrien.
«Marinette,
tutto bene?» chiese, esitante.
«Oh
mio dio, ho baciato Adrien!» esclamò d'un tratto
riscuotendosi nel
momento in cui il ricordo di come aveva risvegliato Chat Noir dal
controllo di Dark Cupido le tornava in mente.
A
quelle parole Adrien sgranò gli occhi ed entrambi
arrossirono
violentemente.
«Vuoi
dire che la foto che ho visto durante l'intervista che ci ha fatto
Nadja Chamack era vera?» chiese, stupito e imbarazzato al
tempo
stesso.
«Era
l'unico modo per farti tornare in te.» si
giustificò Marinette,
arrossendo sempre di più ad ogni parola e abbassando lo
sguardo fino
a fissare il pavimento.
«Peccato
che non ricordi nulla.» si rammaricò Adrien.
«Forse però tu non
avresti voluto...» suppose, improvvisamente dubbioso,
vedendola
torcersi le mani ed evitare il suo sguardo.
«È
solo che è tutto così strano. Dal giorno in cui
mi hai prestato il
tuo ombrello ho sperato e sognato di dare a te il mio primo bacio;
poi Kim è stato akumizzato ed io dovevo salvare Chat Noir e
adesso
scopro che lui sei tu.» spiegò parlando sempre
più concitatamente.
«Quindi in pratica ogni volta che rifiutavo lui in
realtà rifiutavo
te. Mi sento così confusa!» esclamò
infine, dando voce ai suoi
pensieri senza rendersene conto e nascondendo il volto tra le mani.
Seduto
accanto a lei, Adrien aprì il volto ad un sorriso felice. Il
comportamento di Marinette gli aveva fatto sospettare che lei
provasse qualcosa per lui ma essendo innamorato di Ladybug l'aveva
sempre trattata come un'amica, adesso che però aveva
scoperto che
lei era Ladybug non aveva più motivo di tenere le distanze.
«Anch'io
speravo di dare a Ladybug il mio primo bacio.»
confessò Adrien con
voce leggermente malferma per l'emozione. «E a quanto pare
è stato
così anche se non lo ricordo...però magari
potremmo, non so, fare
un replay.» aggiunse, lasciando uscire la parte
più maliziosa di
lui.
Resasi
finalmente conto di aver parlato a voce alta, Marinette alzò
su
Adrien uno sguardo allarmato iniziando a boccheggiare.
Era
sempre incapace di dire ciò che pensava davanti a lui o
anche solo
di articolare frasi di senso compiuto e proprio quella sera il suo
cervello aveva avuto la geniale idea di farle spiattellare tutto a
voce alta.
«Ma
io sono solo Marinette mentre tu vuoi Ladybug.»
riuscì a dire con
un filo di voce, senza riuscire a mascherare la sua delusione.
«Vuoi
dire che tu non mi vuoi più ora che hai scoperto che sono
Chat
Noir?» le chiese allora, in ansia.
Marinette
scosse energicamente la testa, incapace di parlare.
«Allora
perché mai dovrebbe essere diverso per me? Quando c'era il
sospetto
che Ladybug fosse Chloé ammetto di aver messo in dubbio i
miei
sentimenti ma non potrei mai farlo adesso che ho scoperto che dietro
la maschera ci sei tu.» confessò, facendolesi
più vicino.
Marinette
sentiva il cuore batterle freneticamente nel petto e non
poté fare a
meno di sussultare leggermente quando Adrien portò una mano
sulla
sua guancia fissando gli occhi nei suoi.
Lentamente
si avvicinarono fino a colmare la distanza che li separava unendo le
labbra in un dolce bacio.
Adrien
mosse esitante le labbra su quelle di lei, seguendo l'istinto e
quando lei schiuse leggermente le sue ne approfittò per
approfondire
il bacio assaporando a pieno quell'attimo di beatitudine.
Inizialmente
Marinette rimase stupita dalla sua intraprendenza ma subito dopo si
ritrovò a rispondere al bacio con uguale passione
intrecciando le
mani dietro al collo di lui.
Quando
finalmente si staccarono, con il respiro affannato, Adrien le sorrise
felice mentre lei arrossiva imbarazzata. Certo, si erano appena
dichiarati ma lei aveva pur sempre appena baciato Adrien, non le si
poteva chiedere di non arrossire.
«Adesso
ricordo, ricordo tutto!» esclamò subito dopo
Adrien mentre il
sorriso sul suo viso si allagava ulteriormente.
«Cosa?»
chiese Marinette.
«Il
nostro primo bacio.» rispose Adrien con un sorriso sornione.
«Non
riesco a credere di averti fatto tanto penare per darmi un bacio
quando era ciò che più desideravo!»
esclamò, scuotendo la testa.
«È stato stupendo.» aggiunse,
stringendola a se e ridacchiando nel
vederla arrossire di nuovo. «Dimmi un po', hai intenzione di
continuare ad arrossire ogni volta che ti sono vicino?» le
chiese,
ottenendo come effetto di fare aumentare ancor di più la
colorazione
delle sue guance. «Allora abbiamo un bel problema,
perché io non ho
intenzione di lasciarti andare mai più.» le
sussurrò all'orecchio
causandole un brivido lungo la schiena.
Marinette
si mordicchiò le labbra riflettendo. Ora che le maschere
erano
cadute Adrien stava mostrando il lato più impertinente di
se, se in
quel momento lei fosse stata Ladybug non gli avrebbe mai permesso di
prendere in mano la situazione in quel modo ma avrebbe ribattuto.
«Non
ti sembra che te ne stai approfittando un po' troppo
gattino?»
domandò, sciogliendosi dal suo abbraccio e fissandolo dritto
negli
occhi cercando di mantenere un tono di voce sicuro anche se dentro di
se sentiva il cuore impazzito.
Adrien
la fissò a bocca aperta, gli sembrava di essere all'interno
di uno
dei tanti sogni che faceva su Ladybug.
«Durante
la nostra prossima missione potrei vendicarmi e lasciarti penzolare
nel vuoto legato al mio yo-yo.» lo minacciò.
«Puoi
fare di me ciò che vuoi.» rispose Adrien,
ridacchiando nel vederla
arrossire di nuovo al significato implicito in quelle parole.
«Taci
gattino.» intimò Marinette, decisa a non dargliela
vinta nonostante
l'imbarazzo quindi tornò ad avvicinarsi a lui e provvide a
ridurlo
al silenzio tappandogli la bocca con la propria mentre lui
l'avvolgeva con le sue braccia.
Quando
si staccarono l'uno dall'altra non poterono fare a meno di ridere
divertiti adesso che la tensione era un po' scemata.
«Adesso
però voglio sapere da quanto tempo hai gli incubi su di
me.» chiese
rimanendo abbracciato a lei.
«Praticamente
da quando abbiamo combattuto Volpina.» ammise lei, sospirando
e
abbassando lo sguardo.
«Ora
capisco perché ti vedevo sempre così stanca e
distratta. Non sai
quanto mi hai fatto preoccupare!» esclamò, dandole
un lieve bacio
sulla testa.
«Te
ne sei accorto ed eri preoccupato per me?» chiese Marinette,
alzando
lo sguardo e fissandolo stupita.
«Certo
che me ne sono accorto e che mi preoccupavo. Ci tenevo a te e se
cercavo di vederti come un'amica era solo perché non sapevo
che tu
eri Ladybug.»
Gli
occhi di Marinette si fecero lucidi per l'emozione, era sempre stata
convinta di passare inosservata agli occhi di Adrien.
«Ora
però basta incubi, io sto bene, anzi non potrei stare
meglio.»
affermò, accarezzandole la guancia con aria beata.
«E se per caso
dovessi averne ancora non dovrai fare altro che chiamarmi ed io
correrò da te.» aggiunse baciandola sul naso.
Marinette
si limitò a stringersi a lui, felice come mai lo era stata
in vita
sua.
Rimasero
un po' così in silenzio godendo solo della reciproca
vicinanza
finché Adrien non iniziò a ridacchiare tra se.
«Che
c'è?» chiese Marinette, perplessa.
«Niente,
semplicemente adesso capisco perché Plagg se la rideva tanto
ogni
volta che cercavo di estorcergli informazioni su chi ci fosse sotto
la maschera di Ladybug.» spiegò Adrien continuando
a ridacchiare.
«Rideva della mia tontaggine. Anch'io adesso non mi spiego
come ho
fatto a non capirlo che eri tu.»
«Se
è per questo neanch'io avevo capito che eri tu.»
«Già
e mi davi sempre picche. Se la sera che io ti avevo organizzato la
sorpresa mi avessi confessato che il ragazzo a cui tenevi ero io ci
saremmo risparmiati tante delusioni.»
«Sai
che non potevo, rivelare il tuo nome ti avrebbe dato un indizio sulla
mia identità senza contare che così temevo di
mettere in pericolo
il ragazzo che...» disse Marinette, bloccandosi di botto e
arrossendo.
«Il
ragazzo che?» la incalzò Adrien con sguardo
ammiccante.
«Si
bé ecco, che...» balbettò Marinette,
incapace di proseguire. Un
conto era fargli intuire ciò che provava, un altro era dirlo
apertamente guardandolo negli occhi, avrebbe avuto bisogno di molto
più coraggio di quello che sentiva di avere.
«Sai
cosa stavo per dirti quando Dark Cupido mi ha colpito con la sua
freccia?» chiese di botto Adrien, vedendola in
difficoltà.
Marinette
fece segno di no.
«Stavo
per confessarti il mio amore ma sono felice di non averlo fatto
allora quando le maschere celavano le nostre vere
identità.» disse
Adrien sentendosi sempre più agitato ad ogni parola, con la
maschera
di Chat Noir era molto più spavaldo ma non voleva tirarsi
indietro
anche se sentiva il cuore battere un ritmo impazzito.
«Così posso
farlo adesso guardandoti negli occhi. Ti amo My Lady, mia dolce
Marinette.» affermò arrossendo.
Marinette
trasse un sospiro concitato e incredulo.
«Anch'io
ti amo, Adrien.» sussurrò lei, trovando finalmente
il coraggio.
Il
volto di Adrien si aprì in un sorriso e fu con quella stessa
espressione beata che portò le mani a lati del viso di lei
per
catturarle le labbra in un altro bacio.
Rimasero
a lungo abbracciati sul divano dimentichi di Alya e Nino al piano di
sopra, dei genitori di Marinette che dormivano solo a qualche metro
di distanza e che avrebbero potuto scoprirli, di Papillon e delle
Akuma; di tutto ciò che non fossero loro e lo splendido
momento di
felicità che stavano vivendo ora che finalmente si erano
trovati.
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Angolo
autrice:Eccoci giunti alla fine di questa ff.
Spero
che leggerla sia stato piacevole per voi quanto per me è
stato scriverla.
A
presto.
Notteinfinita.
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