Mirror [Miraculous Tales]

di DaIsY_Day
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Start ***
Capitolo 2: *** Game ***
Capitolo 3: *** Memories ***
Capitolo 4: *** I love you ***



Capitolo 1
*** Start ***


C'era qualcosa di strano nell'aria quella sera.

Poteva sentirlo.

Chiuse gli occhi. Gli strepitii dei bambini si confondevano con i discorsi degli adulti, e in sottofondo si sentiva il continuo brontolio delle macchine ferme ai semafori. 
La giornata volgeva al termine e Ladybug non vedeva l'ora di tornare a casa per lasciare i panni dell'eroina parigina senza paura e rifugiarsi nei comodi abiti di Marinette Dupain-Cheng, normale studentessa senza troppe pretese.

Da quando i Miraculous erano entrati nella sua vita, ogni sera sgaiattolava dal terrazzino in camera sua, già trasformata, per poi andare incontro a Chat Noir sul tetto del ristorante 'Cherié'.

Facevano a turni.

Ogni notte uno dei due pattugliava la Parigi a destra della Senna, mentre l'altro si occupava della parte sinistra.

Lei, sinceramente, preferiva la sinistra.

Amava les rues à la mode, e  tutte le boutique di alta moda che si trovavano nei paraggi. Chat, al contrario, sembrava aver sviluppato una particolare passione per la destra. La Parigi antica lo affascinava, anche se spesso Ladybug aveva il presentimento che in realtà il suo compagno fuggisse da qualcosa presente a sinistra.

Scrollò le spalle, preparando lo yo-yo al lancio.

Non sono affari miei, pensò.

Tuttavia qualcosa non andava quella sera. Lo sentiva nell'aria, tra le vie, nel cielo che incombeva su di lei.

Ladybug atterrò sul tetto dell'edificio disabitato di fronte al 'Café Rouge et Noir', che le faceva da rifugio da ormai tre lunghi anni. Finalmente, dopo venti minuti di tortura, decise di chiedere aiuto al suo compagno di avventure. Se qualcosa non andava, insieme a lui avrebbe potuto capire cosa e occuparsene. Sapeva per certo che lui le avrebbe risposto, lo faceva sempre.

Restò in attesa attaccata al suo phone-bug fino a che una voce elettronica non la informò che il numero chiamato era al momento irraggiungibile. La ragazza schioccò la lingua, palesemente scocciata.

Dove si é infilato quello stupido gatto?? Dovrebbe essere di pattuglia!

Odiava ammetterlo, ma era piuttosto dipendente da Chat. Le piaceva la sua compagnia, e più volte lui le aveva salvato la vita, regalato sorrisi, dato una spalla su cui piangere o anche solo rallegrato la giornata.

Come quella volta.

La volta in cui il suo viso e le sue parole erano state capaci di fermare la sua tristezza il giorno in cui Adrien Agreste, il ragazzo che le era piaciuto per due anni, l'aveva rifiutata definitivamente, dicendole chiaro e tondo che esisteva già qualcuno nel suo cuore, e che quel qualcuno non era lei. 
Non lei. 
Non Marinette.

Si era sentita morire dentro.

Quel giorno, senza versare una lacrima, aveva preso tutte le fotografie di lui, i suoi poster, le riviste, le cornici, i guanti rosati che le aveva regalato per il suo sedicesimo compleanno, il portafortuna che una volta gli aveva prestato e il suo diario. Per ultimo prese l'ombrello nero che Adrien le aveva dato quel pomeriggio piovoso di tanto tempo fa in cui si era innamorata di lui. 
Giorno che sembrava ormai lontano quanto le stelle.

Portò tutto in un vicolo buio dei sobborghi più malfamati di Parigi.

E bruciò tutto.

Restò a guardare il fuoco che consumava quei ricordi e si convinse stesse bruciando anche il suo amore. 
Per ultimo gettò nel bidone di ferro incandescente l'ombrello, non senza averlo prima spezzato sbattendolo varie volte contro il muro incrostato di quella stretta via.

Così spariva l'ultimo ricordo di Adrien Agreste.

Sarebbe bello se sparisse pure lui..., pensò alzando il mento, come cercando di darsi un contegno. Restò a guardare le fiamme per un tempo che le sembrò eterno, fino a anche la docile voce della sua Kwami non spezzò il silenzio.

"...andiamo a casa..." le aveva bisbigliato Tikki dal taschino della giacca. 
Marinette si limitò ad annuire. 
Se ne andò da quel vicolo in fretta, per poi fuggire verso casa trasformata nella dolce eroina parigina.

La ragazza scosse la testa con vigore, cercando di far uscire quei brutti ricordi dalla mente. 
Non era il momento di pensare a lui, qualcosa non andava a Parigi e lei doveva occuparsene.

E in fondo mi sono già vendicata di quel verme
Le sue labbra si piegarono in un sorrisino soddisfatto.
Oh dolce, dolce vendetta!...

Provò a richiamare il suo compagno d'armi, ma non c'era niente da fare, Chat non sembrava voler risponderle quella sera.

Improvvisamente un lampo di luce si scagliò a pochi metri da lei, disintegrando gran parte dell'edificio e provocando la caduta di grandi pezzi di cemento.

Ladybug scattò all'indietro, afferrando con il suo yo-yo uno dei ferri sporgenti di un'impalcatura poco distante. Cercò di distinguere con gli occhi la figura lucente che balzava agilmente da un tetto all'altro, ma non riusciva a distinguere i suoi lineamenti.

Lo sto perdendo! La ragazza decise di partire all'inseguimento di quello che aveva tutta l'aria di essere una vittima di HawkMoth.

Scattò velocemente tra le palazzine della città, cercando di raggiungerlo, ma la figura balzava felina tra i vicoli e sembrava sparire, per poi ricomparire a sorpresa metri più in là. Nonostante il candido colore di cui era vestito da cima a fondo sembrava potersi eclissare nella notte come un'ombra.

Veloce... ebbe il tempo di pensare Ladybug. Decise di usare tutta la sua agilità nel serpeggiare tra le strade per raggiungerlo e chiudere la faccenda in fretta.

Ma dove si è cacciato Chat? Che si sia fatto catturare?

A questo pensiero il suo cuore si strinse in una stretta dolorosa. Le sue mani si chiusero con forza, tanto da far sbiancare le nocche sotto la tuta.

Se HawkMoth gli ha fatto qualcosa non vedrà l'alba di domani.

Dopo pochi minuti d'inseguimento finalmente l'abilità di Ladybug diede i suoi frutti. Con un'abile movimento del polso la ragazza finse di voler prendere il palo davanti a lei, ma all'ultimo secondo cambiò direzione, prendendo invece le ruote di un camion stazionato appena più avanti, e facendo inciampare la figura in fuga.

Senza perdere tempo Ladybug scese velocemente, aggrovigliando allo stesso tempo la sua preda nel filo. Si avvicinò a lui minacciosa, ma non appena vide il viso del ragazzo davanti a lei si fermò.

"Cha...at?..."

Il ragazzo le dedicò un sorriso sghembo.

"My Lady... bellissima come sempre."

Ladybug non rispose alla sua provocazione. Si prese qualche secondo per osservarlo. 
L'intera tuta da supereroe si era colorata di bianco, persino la coda e le orecchie, senza però cambiare molto da quella che indossava normalmente.

Ma la cosa che più la spaventò furono i suoi occhi.

Le pupille erano completamente allungate e le sue iridi erano diventate gialle. Lo sguardo che le dedicava aveva perso ogni delicatezza, tenerezza, amore. 
Era uno sguardo che trasudava disprezzo e odio, tinto da lugubre scherno.

Il ragazzo tentò di liberarsi dal filo che lo imprigionava, ma lei fu veloce a reagire. 
Senza perdere tempo lo spinse a terra, bloccandolo col suo corpo e tenendosi lontana dalla sua mano destra, per quanto possibile.

"Perché?... Cosa ti è successo?"

Chat la guardò in silenzio. Poi scoppiò a ridere, lasciando basita la sua ex-compagna.

"Tu! Tu non sai proprio nulla!"

E rise ancora, scuotendo il corpo dal ridere. Lei strinse gli occhi, osservando la scena incredula e triste.

"...Allora spiegami."

Chat smise di ridere, ma il sorriso non sparì dalle sue labbra. "My Lady... cosa hai fatto questo pomeriggio?"

Ladybug strinse gli occhi. "E questo cosa c'entra ora?"

Chat sogghignò brevemente. "Dillo."

Ladybug lo squadrò stranita, sentendo brividi correre per la sua schiena.

"Sono tornata da scuola, ho fatto i compiti, ho giocato a WWIII, ho cucinat--"

"NON QUELLO!"

Il ragazzo prese a soffiare arrabbiato, dando prova della sua irascibile natura felina.

"Dimmi. Cosa. Hai fatto. A casa. Agreste."

Chat scandì pericolosamente ogni parola, puntando le sue iridi in quelle di Ladybug, e avvelenando ogni parola con furia.
Davanti a lui, Ladybug era pietrificata.
Poteva sentire il ghiaccio scorrere al posto del sangue nelle vene, e il gelo infilarsi nelle sue ossa, insieme alla paura.

"E tu come... che... che ne sai di quello che ho fatto?"

Glielo chiese tremante. La sua presa su di lui s'indebolì notevolmente, e lui colse la possibilità al volo. 
Con un movimento di bacino capovolse la situazione. 
Si libero velocemente dal filo e approfittò dell'incredulità di Ladybug per imprigionarle i polsi sopra la testa, rendendole impossibile raggiungere il suo yo-yo.

'Chat Blanc!'

La voce di HawkMoth risuonò nella sua mente, mentre sul suo viso compariva la tipica farfalla stilizzata luminescente.

'Prendi il suo Miraculous!'

Chat si limitò a ghignare, muovendo le orecchie con fare dispettoso.

"Ma così non ci sarebbe gusto! Noi dovevamo distruggerla... Spezzarla! Questa era la tua promessa!'

La stridula risata di HawkMoth invase la mente di Chat, costringendolo a strizzare un occhio dal dolore. Nonostante ciò non mollò la presa su Ladybug.

'Va bene Chat Blanc, fai quello che vuoi. Basta che entro l'alba tu mi dia il suo Miraculous.'

E detto questo la farfalla violacea sulla maschera di Chat si dissolse. Lui sorrise soddisfatto.

"Bene bene, abbiamo un po' di tempo per giocare, eh Ladybug?"

Non le diede il tempo di rispondere.

Ladybug aprí la bocca per ribattere, ma Chat improvvisamente mollò la presa sui suoi polsi, solo per colpirla con un pugno subito dopo.

Ladybug sentì solo come la sua testa colpiva violentemente il cemento.

L'oscurità calò su di lei.






































 

 

Un po' di spiegazioni:

La Senna, come saprete di certo, è il fiume che attraversa Parigi, dividendo la città in due parti. 
Le due sponde vengono chiamate la Rive Gauche (Destra) e la Rive Droit (Sinistra) della Senna. Si tratta di una suddivisione puramente folkloristica, e non ha valore amministrativo. 
Sulla Sinistra ci sono i grandi musei e la parte 'antica' e 'vecchia' della città, ed è stato fino al 1970 il centro artistico, letterario ed intellettuale di Parigi. Sulla Destra invece ci sono le grandi vie della moda e i quartieri più trendy.

In sostanza, secondo la mia personale opinione e immaginazione da fangirl, Gabriel ha sicuramente tappezzato la Destra con poster di Adrien, ed è per questo che Chat Noir preferisce pattugliare la Sinistra. Al contrario, Mari è attratta dal mondo della moda (e Adrien) e quindi mi è sembrato plausibile che preferisse la Destra.

 

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Capitolo 2
*** Game ***


Quando Ladybug aprì gli occhi non riuscì a vedere nulla eccetto due occhi gialli che illuminavano un viso malizioso e impertinente.

"My Lady!" canticchiò allegramente Chat. Ladybug diede un'occhiata veloce al posto, ma non riuscì a riconoscerlo. A prima vista direi che è un magazzino... è pieno di vestiti ma... non so...

"Ti piace questo posto Bugaboo? Me lo ha prestato il nostro adorato amico HawkMoth, perciò più tardi lo ringrazieremo~!"

Chat Blanc le girò intorno, facendo ruotare nella sua destra il bastone argentato. Ladybug tentò di divincolarsi sulla sedia a cui era legata, ma le corde erano troppo strette.

"Oh no no no~!" Il ragazzo schioccò la lingua, divertito, e le si avvicinò da dietro, circondandola con le braccia. Prese ad accarezzarle la testa amorevolmente.

"Tesoro~... non te ne puoi andare adesso... non ci siamo ancora divertiti!" Le sussurrò ad un orecchio.

A quelle parole Ladybug si agitò ancora di più, ma tentò di dissimulare. Se voleva sopravvivere e liberare Chat doveva fargli credere di avere lui il comando. Almeno per ora.

Posso farcela... per il bene di Chat... e il mio... devo, devo farcela.

Raddrizzò la schiena e puntò il suo sguardo in un qualsiasi punto nell'oscurità.

"Cosa vuoi farmi Chat Noir?"

Chiese Ladybug con un tono neutro e privo di emozioni. Il ragazzo la prese improvvisamente per la gola, stringendo le sue dita sulla sua trachea.

"IO SONO CHAT BLANC! DILLO!"

Ladybug alzò lo sguardo verso il cielo, stringendo i denti e annaspando per un po' di ossigeno. Chat Blanc strinse la presa.

"DILLO!"

Ladybug aprí e chiuse la bocca un po' di volte, gemendo dal dolore.

"...C-Chat...Bl... Bl-l-l-an...c..."

Il ragazzo mollò la presa, soddisfatto. Le sue labbra si aprirono in un sorriso.

"Visto? Non era tanto difficile~!"

Ladybug respirava a fatica, i polmoni in fiamme. Tossì per un po', evitando con cura di incrociare lo sguardo con l'essere che aveva preso il posto del suo amico e compagno.

Chat... perché ti è successo tutto questo?

Chat camminò per la stanza buia ancora per qualche secondo, poi tornò da lei con due dadi in mano. Sorrise.

"Facciamo un gioco M'Lady~"

Lei non lo guardò. Strinse i denti e aspettò che continuasse.

"Mhh allora... vediamo, è come obbligo e verità, va bene~? Ma i turni lo decidono i dadi, ed esiste solo la verità! Ogni volta che esce una coppia di numeri uguali è il tuo turno. Il resto è il mio. Va bene, Bugaboo~?"

Ladybug restò ferma, in silenzio.

"Lo prenderò per un sì! Inizio io~!"

Chat tirò i dadi.
Ladybug continuò a fissare la parete davanti a lei.

"Ah! Due e sei, è il mio turno~!"

Il ragazzo non si fermò neanche per pensare.

"Per prima cosa dimmi com'è che conosci Adrien Agreste."

Ladybug puntò il suo sguardo su di lui velocemente, con gli occhi spalancati e confusi.

"C-Come... come lo conosci tu?"

Chat scoppiò a ridere. Poi si avvicinò alla ragazza e le accarezzò una guancia.
Ladybug lo osservava, incredula.

Lo schiaffo fu veloce ed inaspettato.

Quando lei se ne rese conto il dolore si stava già diffondendo per tutta la guancia. Ladybug trattenne il respiro per qualche secondo, tentando di recuperare quel minimo di contegno che le serviva per affrontare Chat Blanc. Quando si girò verso il felino, lui le sorrideva straffottente.

"Mia cara Ladybug, non ti ricordi le regole del gioco? È il mio turno, io faccio la domanda e tu rispondi e basta, sono stato abbastanza chiaro??"

A lei non restò che annuire.

"Ottimo. Ed ora potresti gentilmente rispondere alla mia domanda~?"

Ladybug strinse i denti, ma decise di affrontare il perverso gioco di quel Gatto mentre cercava un modo per fuggire.

"Conosco Adrien Agreste perché vado a scuola insieme a lui."

Il sorriso di Chat Blanc morí sulle sue labbra. Strabuzzó gli occhi un paio di volte, in una espressione che lo faceva sembrare realmente stupito da quella rivelazione. E per un attimo, per un breve istante, i suoi occhi si velarono di una tale innocenza che Ladybug si chiese se il suo amico fosse ancora cosciente, sotto la maschera di Chat Blanc.
Ma fu solo un secondo.

"Ah bene bene... dunque andate a scuola insieme..."

Ladybug sospirò.
Chat la colpí con un altro schiaffo, sempre nella stessa guancia.

"Questo è per avermi fatto aspettare."

Ladybug gemette piano.

"È il tuo turno M'Lady, ma non posso slegarti, tu mi capisci... spero non ti dispiaccia che sia io a tirare per te~!"

E così dicendo fece cadere i dadi per terra.

"Tre e quattro, ahh che sfortuna~!" ghignò soddisfatto. Ladybug si limitò a fissarlo.

"Tocca ancora a me eh? Dunque... dimmi di questo Adrien, siete molto amici?"

Ladybug cercò di non perdere tempo questa volta. Il dolore dei due schiaffi era ancora vivo e presente.

"No. Qualche volta parliamo, ma non siamo amici."

Chat annuí pensoso.
Tirò i dadi di nuovo.

"Uno e cinque! Vediamo... dimmi... perché provi tutto questo odio per Adrien Agreste?"

Ladybug gemette sotto il peso dei ricordi che la schiacciava ogni volta che ricordava il rifiuto di Adrien. Non poteva certo dire la verità al suo attuale nemico.

"Io non lo odio."

Chat le si avvicinò furente. Le prese il mento fra le dita e la costrinse a guardarlo negli occhi.

"NON MENTIRE!"

Ladybug tremò. Il suo sguardo vagava nei dintorni, alla ricerca disperata di qualcosa che l'aiutasse a liberarsi da quella situazione.

"I-Io non m-m-mento!"

Uno schiaffo la colpí di nuovo.  Ladybug si costrinse a non gridare.

"Non mentire mia piccola Lady... o il gioco finirà~."

Chat la osservava minaccioso. La giovane ragazza non poté che arrendersi all'evidenza che Chat la odiava, e il perché aveva a che fare con Adrien.

Che sia geloso di lui?

Ladybug sapeva dei sentimenti del Gatto verso di lei, ma non era mai riuscita ad accettarli prima a causa del suo amore per Adrien, ed ora per paura che il suo compagno potesse rifiutarla una volta scoperta la sua vera identità. In fondo Adrien aveva rifiutato Marinette, perciò niente poteva garantirle che non sarebbe stata rifiutata anche da Chat.

"Io... sì, hai ragione, io odio Adrien Agreste. Lui mi ha insultata e disprezzata, mi ha fatto soffrire e ha ucciso una parte importante di me."

Chat schioccò la lingua, impaziente.

"Parla chiaramente, o il gioco finirà. E finirà anche la tua vita."

Ladybug rabbrividì.

"Lui... Adrien... lui mi ha rifiutato."

Chat alzò la mano, minaccioso.

"STO DICENDO LA VERITÀ!"

Lui spalancò gli occhi.

"Io... sto dicendo la verità..." lacrime calde scesero gentili sul suo viso. Chat non poté fare a meno di continuare ad ascoltarla.

"Un anno fa ho dichiarato il mio amore ad Adrien... ma lui mi ha rifiutata senza darmi una vera spiegazione. Così questa primavera sono tornata da lui, e gli ho chiesto di accettare i miei sentimenti, o almeno dirmi perché li rifiutava. E lui... lui mi ha detto che non mi amava... che non mi aveva mai amato... e questo perché lui ama un'altra. Mi ha detto di lasciarlo stare, che non avevo possibilità, che non le avevo mai avute! Lui...LUI!"

I singhiozzi le impedirono di finire la frase. Le lacrime oscuravano la sua vista, ma poteva immaginare il sorriso soddisfatto di Chat Blanc.
Chat l'afferrò per i capelli, costringendola ad alzare il viso mentre lui la guardava dall'alto.

"Continua."

Dagli occhi di Ladybug scesero ancora più lacrime. Sentiva lo stomaco stringersi in una presa dolorosa, ma non poteva dimenticare che quella era una lotta contro HawkMoth. E lei era la supereroina di Parigi. Era suo compito fermarlo.

"No. È il mio turno. Stiamo giocando Chat, vero?"

Chat la guardò per qualche secondo, poi sorrise ampiamente.

"Giusto~! Questo è lo spirito my Lady~!"

Le lasciò il viso in un gesto poco delicato e prese i dadi da terra.

"Tocca a te." mormorò più a se stesso che alla ragazza davanti a lui mentre tirava i dadi.

"Doppio tre. Sei fortunata~."

Chat rimase in piedi dietro di lei.

"Chiedimi quello che vuoi, risponderò~."

Ladybug colse l'occasione al volo.

"Perché mi odi?

Chat le accarezzò i capelli. Poi si abbassò, fino ad arrivare a sussurrarle all'udito.

"Perché tu mi hai spezzato il cuore. Perché tu hai rifiutato il mio amore. Insomma, per le stesse ragioni per cui tu odi Adrien Agreste."

Ladybug tentò di girarsi di scatto, ma il movimento fu bloccato dalle corde che la tenevano ferma sulla sedia.

"Tu... cosa stai dicendo? Cosa vuoi dire, che tu... TU!..."

Chat sorrise. Ladybug aprì gli occhi smisuratamente.

La ragazza aprì la bocca per ribattere, ma non fece in tempo a proferire parola che il tetto del magazzino crollò con un boato. Chat fece appena in tempo ad afferrare Ladybug e buttarla più in là con ancora la sedia attaccata lei, mentre dal fumo nero della caduta uscivano farfalle violacee.

"Dov'è Ladybug?"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti per aver letto questo secondo capitolo! Se la storia vi è piaciuta fatemelo sapere, e se invece vi ha fatto schifo... fatemelo sapere lo stesso! Le critiche costruttive sono sempre ben accette~!

 

 

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Capitolo 3
*** Memories ***





HawkMoth avanzò circondato dalle sue farfalle bluatre, con la stessa eleganza di un nobiluomo. Sbatteva il bastone ritmicamente, le labbra piegate in un leggero sorriso sarcastico.

"Dammi Ladybug, Chat Blanc."

Gli occhi di Chat vennero attraversati da un lampo maligno. Era un gatto viziato, e voleva quanto più divertimento poteva.

"Non ti vuoi unire al nostro piccolo gioco, HawkMoth?"

Lui rimase in silenzio, attraversando la sala con il suo sguardo freddo. Chat ghignò, completamente a suo agio. "Mi piacerebbe conoscere la tua vera identità, HawkMoth. In fondo ti ho dato la caccia così a lungo..." 

HawkMoth sorrise. "E sia. Ti dirò chi sono, ma prima..."

Il suo sguardo si spostò sul corpo ferito di Ladybug. Sul suo volto si disegnò una smorfia crudele.

"Prima mi devi dare il suo Miraculous." Precisò lui indicando la ragazza per terra.

Chat Blanc sembrò fermarsi a riflettere.

"Chi mi garantisce che dopo non te ne andrai senza dirmi niente?"

L'uomo riprese a camminare verso di loro, tenendo gli occhi puntati sul corpo svenuto di Ladybug. Si fermò a pochi passi da Chat.

"Chat Blanc, ti dovresti fidare un po' di più dell'uomo che ti ha dato tutto quel potere!"

Il ragazzo lo osservò per qualche secondo, indeciso. Poi, all'improvviso, gli sorrise. Ridacchiò per qualche secondo, facendo scivolare la sua frangia di lato.

"D'accordo! Ti darò il Miraculous della Fortuna! Ricorda di toglierti la maschera Hawkie~"

Le labbra di HawkMoth si strinsero in una smorfia di disgusto. Chat continuò ridacchiare mentre si inginocchiava affianco a Ladybug.

Il silenzio scese lento.

Chat passò una mano guantata sulle sue guance, raccogliendo qualche lacrima dal suo viso, e per una attimo si scoprì ammaliato dalla lei. Perché non importava quanto lei lo avesse ferito, non importavano più le parole crudeli che lei gli aveva gridato.

Anche questo perdeva di significato se ricordava l'amore che, sotto sotto, ancora provava per lei. 

Perché i sentimenti che lui un tempo aveva sentito per Ladybug avevano messo le loro radici nella più intima parte della sua anima.

Troppo profonde per poter essere tagliate in una sola notte.

























:::::::::::::::

























Era tornato a casa sua di cattivo umore.

Suo padre, ancora una volta, aveva rifiutato di fargli saltare una sessione fotografica, ed ora si ritrovava con tutta Fisica ancora da fare.

Se studiassi a casa non ci sarebbero questi problemi! diceva suo padre.

Prova a capirlo, è il suo lavoro... gli consigliava Natalie.

Vaffanculo. pensava lui.

E in fondo era lui che doveva stare sveglio fino alle due del mattino per studiare, non certo loro. E non poteva neanche rinunciare ai photoshoots, perché erano l'unico legame che aveva con suo padre. Un legame che, a pensarci bene, non c'era mai stato veramente. Se pensava la sua famiglia, la prima persona che gli veniva in mente er sua madre. Poi il nonno. La nonna. Il suo cagnolino. 
Tutti morti.
A lui era rimasto solo suo padre, quell'ombra oscura che viaggiava per colpa del lavoro, e a casa c'era si e no per Natale e Capodanno. Qualche volta anche per Pasqua.

Da lui non aveva preso nulla. 
Non il talento, non la serietà, il pragmatismo, la freddezza, la compostezza, la calma, l'eleganza, l'ambizione. 
Lui era più come sua madre. Bello, gentile, premuroso... sempre col sorriso in bocca. Aveva cercato di essere forte, per sua madre, e di stare accanto a suo padre. 
Ma a lui sembrava di vivere in un'altra dimensione. 
Non era come lui.
Mai lo sarebbe stato.
Qualche volta si ritrova persino a chiedersi se davvero fosse suo figlio, perché da lui non aveva preso veramente nulla, se non il cognome.

Entrò nella sua camera con la certezza di passare almeno quattro ore della sua vita sui libri, disperandosi e pregando Iddio che lo aiuti, e forse fu per questo che quando vide Ladybug comodamente seduta sulla sua scrivania che osservava le foto, la sua prima reazione fu uscire dalla porta e controllare di avere ancora il battito cardiaco.

Si mise una mano sul petto, e con suo grande sollievo si rese conto si essere vivo.

Vivo e drogato, possibilmente.

Che Nino mi abbia dato qualche sostanza poco legale?

Entrò di nuovo nella stanza, buttò lo zaino per terra e si avvicinò a passo sicuro verso la ragazza in rosso che ora lo guardava interrogativa. Lui si fermò ad appena pochi passi da lei e le prese il viso fra le mani. Molleggiò per qualche secondo con le sue guance, scoprendole magnificamente morbide, per poi rendersi conto di ciò che stava facendo. Scattò all'indietro come un fulmine, abbassando lo sguardo e balbettando delle scuse incomprensibili. Poteva sentire le sue guance andare a fuoco e il cuore battergli nelle orecchie, completamente impazzito.

Ladybug era reale. 
Era davvero lei.
Era davvero lì di fronte a lui.

Gli sembrò un sogno.

"Hey"

Adrien aveva a malapena avuto il coraggio di alzare lo sguardo verso di lei. Ladybug indicò leggermente accigliata con un dito lo schermo acceso del computer. "Cos'è questo?"

Lui spostò il suo sguardo sul monitor, per poi spalancare gli occhi ed agonizzare nella sua stessa saliva. Ladybug alzò un sopracciglio, imperscrutabile.

"Questo... è... mhh, t-tipo una c-c-cosa per...perché... i-io ti ammiro m-mol-lto...e..."

Ladybug scoppiò a ridere. Con un lampo negli occhi si avvicinò a lui, gli prese il mento fra le dita e si avvicinò pericolosamente alle sue labbra. "Non sono una stupida Adrien... e so cosa sta succedendo..."

Lui la osservò mordersi il labbro inferiore con fare sensuale. La sua temperatura salí pericolosamente. "N-Non so a c-c-cosa ti r-riferisci..."

Ladybug alzò un dito, facendo notare ad Adrien che la sua intera stanza era decorata con poster di lei, modellini, action figures, riviste e ritagli di giornali. Lui abbassò lo sguardo, profondamente imbarazzato.

"Ho visto anche le foto che tieni nascoste nell'armadio... quelle sul computer... e tutte le fanfiction sporche che leggi o scrivi su di me..."

Adrien arrossì fino alle orecchie.

"Ma sai una cosa?" E così dicendo si avvicinò alle sue labbra ancora di più, fino a respirare il suo alito. "Io... io provo qualcosa per te..."

Adrien aveva sentito il cuore riempirsi di qualcosa di nuovo e magico. La sua mente si fece leggera, e fu come rinascere una seconda volta. In uno slancio di coraggio Adrien tentò di riempire lo spazio tra loro due. Voleva assaporare le labbra di lei, voleva sentirla e sapere se ciò che aveva detto era vero. 
Lei mi... ama?
Sorrise.
Si sentiva completo e felice. 
Si sentiva innamorato.

"Anch'io... ti amo Ladybug!" disse lui prima di baciarla.

Ma lei fece un passo indietro, sorridendo. Dal computer arrivò una notifica. La ragazza prese velocemente una chiavetta elettronica che Adrien non aveva notato, e si girò, pronta ad andarsene.

Un secondo prima di lanciarsi nel vuoto si girò di nuovo verso Adrien, che la guardava interrogativo e confuso. Alzò la chiavetta in aria, trionfante.

"Qui dentro ci sono tutte le prove della tua piccola passione per me, Adrien Agreste. La prova di quanto tu sia degenerato e un pervertito. Sei uno sporco maniaco, e non vedo l'ora di farlo sapere al mondo! Puoi dire addio alla tua carriera come modello. Sarà il più grande scandalo della famiglia Agreste, quasi quanto tua madre!"

Adrien sentì il suo corpo farsi mille volte più pesante, e un lampo doloroso gli attraverso le meningi. Non riusciva a capire, gli sfuggiva la logica e il perché di tutto ciò. Le parole di Ladybug risuonarono nella sua mente.

"Io... io provo qualcosa per te..." aveva detto così. È allora perché, perché, perché??

"Avevi detto che mi amavi!!" ebbe la forza di gridarle contro prima che se andasse. Lei lo squadrò con la coda dell'occhio, nella totale indifferenza.

"Ho detto che provo qualcosa per te." puntualizzò. Adrien sentì il cuore perdere un battito. Lei rise piano, crudele.

"E per te provo solo odio. Ti disprezzo... anzi, mi fai decisamente schifo. Credo non ci sia peggior essere umano su questa Terra peggiore di te, persino HawkMoth è migliore!" Fece una breve pausa. "Probabilmente è per questo che tua madre non ne vuole sapere niente di te."

In quel momento Adrien Agreste poté sentire i suoi sentimenti cadere in frantumi. Poteva chiaramente sentire le lacrime agli occhi, quel sapore amaro inondargli la bocca, e quel familiare nodo alla gola si fece più stretto. Il dolore lo pervadeva, lo mangiava da dentro, divorando qualsiasi sentimento buono ci fosse mai stato in lui.

Stava morendo.

"Gente come te non dovrebbe mai essere nata. Sei un incidente. Forse sei solo quello: un incidente. E rimarrai sempre solo quello." E con quelle parole nell'aria si lanciò dalla finestra, proiettandosi verso il centro città, perdendosi nel pomeriggio parigino bagnato dai raggi rossi del sole.

Adrien rimase lì ancora per un po', lo sguardo perso. 
Non aveva neanche la forza di disperarsi, piangere, soffrire. 
Era furioso. 
Ed immensamente triste.

Fuggire da casa gli sembrò la cosa più giusta da fare.
Senza pensarci su molto si trasformò in Chat Noir e si nascose nelle ombre allungate che il tramonto disegnava per le strade.

La sofferenza era troppa.

Finí per perdersi nei peggiori quartieri parigini, fermandosi spesso ad osservare i gatti che passavano in compagnia e gli ubriaconi accompagnati da formose prostitute.

Fu in quel momento che sentì una voce sussurrargli dolci parole all'orecchio. "Bonjour Chat Blanc, io sono HawkMoth e posso darti il potere che ti serve per sconfiggere Ladybug!"

Chat si portò le mani sulle orecchie, nel vano tentativo di scacciare quella voce familiare. "Ma io... non voglio sconfiggerla..."

"Lei ti ha fatto soffrire! Merita almeno di essere punita! O per caso pensi di meritarti quelle sue parole?"

"N-No..." Ebbe la forza di sussurrare, più a sé stesso che al suo nemico.

"E allora dimostrale che tra voi due, lei è la peggiore!" La mente di Chat si riempì di tutti quei momenti di felicità con la donna che amava. 
Distrutti. 
Memorie felici di bugie. 
Erano solo menzogne.

Sei un incidente, gli aveva detto.

Ti odio, aveva sussurrato.

Probabilmente è per questo che tua madre non ne vuole sapere niente di te... glielo aveva detto  con il chiaro intento di ferirla. E c'era riuscita.

Lei aveva detto tutto questo. 
Aveva distrutto con le sue stesse mani il suo primo amore. 
Lei aveva distrutto Adrien Agreste.

Ed ora lui stava soffrendo. 
Troppo.

Non poteva non vendicarsi.

"...Okay HawkMoth."

Aveva deciso. 
Avrebbe vendicato la morte del suo primo amore.

Il suo anello diventò bianco, risucchiò Plagg e Adrien sentí il suo corpo cambiare.

Stava rinascendo.

E presto si sarebbe vendicato di Ladybug.

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Capitolo 4
*** I love you ***


Chat osservò con cura il corpo ferito di Ladybug.

Nel suo animo sentiva il rifiuto di Ladybug bruciare.

Eppure la amava ancora.

HawkMoth prese il pomello del suo bastone da passeggio e lo estrasse, rivelando un pugnale nascosto. Lo mostrò a Chat Blanc.

"Ora puoi vendicarti. Falle ciò che ti pare, ma fallo in fretta, o lo farò io."

Chat prese il pugnale e lo tenne tra le mani, soppesandolo. Un sorriso sinistro si disegno sulle sue labbra.

"Con piacere HawkMoth."

Il ragazzo fece scorrere il pugnale sulla tuta della ragazza, ed incise debolmente, lacerando la tela e rivelando la pelle pallida di lei. Chat passò di nuovo il coltello nello stesso punto, e stavolta disegnò una lunga scia rossa. Il dolore riportò Ladybug alla coscienza. 
Aprì gli occhi di scatto, e vide Chat che strappava la sua tuta e lasciava segni rossastri sulla sua pelle. Le ferite cominciarono a bruciare simultaneamente, e il dolore divenne presto insostenibile.
Urlò.

"Oh, sei sveglia!"

HawkMoth rise sguaiatamente, mentre Chat continuava il suo lavoro, ignorando le urla della ragazza. Si fermò solo quando la vide ormai semi svestita, ancora legata alla sedia. Il suo corpo era coperto di tagli e le ferite sanguinavano copiosamente, coprendo intere porzioni del suo corpo di liquido rosso. Della sua tuta l'unica cosa che rimaneva integra era la sua maschera.

Ladybug singhiozzava in silenzio, con la testa abbassata, indifesa sotto lo sguardo di Chat Blanc e HawkMoth.

Il ragazzo scoppiò a ridere, restituendo il coltello al suo legittimo proprietario. HawkMoth si avvicinò a Ladybug. Puntò il pugnale ai suoi occhi e si avvicinò. Chat però lo fermò appena qualche secondo prima.

"No... Lasciale gli occhi... l'azzurro sta bene col rosso."

HawkMoth sorrise.

"Hai perfettamente ragione! Le toglieremo solo la maschera."

E così dicendo l'uomo afferrò i lobi di Ladybug, e con uno scatto veloce le tolse gli orecchini magici, ferendola.

La sua trasformazione giunse a termine.

La maschera che copriva il suo volto e i vari pezzetti della tuta che giacevano a terra scomparvero in uno scintillio rosa.

Davanti a loro rimase inerme Marinette.

Chat spalancò gli occhi. 
HawkMoth rimase impassibile.

I suo vestiti erano ridotte a poche strisce che lasciavano intravedere molto della sua pelle. Le sue guance erano rosse per colpa degli schiaffi, e su tutto il corpo erano sparse varie ferite. 
Il sangue la ricopriva.

Chat era terrorizzato.

La sua mente si riempì di tutti i ricordi che aveva con Marinette. La volta in cui aveva vinto il concorso indetto da suo padre. La volta in cui lei non era andata alla sua festa di compleanno. La volta in cui aveva scoperto che lei gli mandava sempre dei regali, ma in anonimo. La volta in cui lei era stata presa in ostaggio da Discolour. La volta un cui avevano giocato insieme ai videogiochi. La volta in cui si erano quasi baciati nel parco. La volta in cui si erano quasi baciati a scuola. La volta in cui sono diventati amici.

Marinette.

La ragazza più gentile e dolce. La più perfetta delle sue amiche. La migliore delle sue amiche. La ragazza che adorava contro ogni buon senso. La ragazza che più di tutte gli era costato rifiutare, proprio perché non avrebbe mai voluto ferirla. La ragazza che però aveva ferito lo stesso, in nome dell'amore che provava per Ladybug.

Ladybug.

Che in realtà era Marinette. 

Chat Noir cadde in ginocchio sconfitto. Con gesti veloci e tremanti liberò la ragazza dalla sua prigionia, e la fece sdraiare con la testa sulle sue ginocchia. I suoi occhi si riempirono di lacrime.

Improvvisamente la ragazza aprì gli occhi. Le sue mani salirono per cercare il suo Miracolous. Svanito. Le sue iridi si riempirono di disperazione. Chat le accarezzò una guancia, singhiozzando vivamente. "Scusami... scusami..."

Alcune lacrime sfuggirono dalle palpebre dell ragazza. "Chat..."

E Chat pianse ancora di più. Le sue lacrime cadevano copiose, e il nero del suo costume cominciò a far capolino dalle sue orecchie feline. E nel pianto dei due eroi parigini, l'akuma che aveva preso possesso di Chat abbandonò il suo posto, per poi svanire poco più in là, nel nulla.

Ladybug allungò una mano verso il viso del ragazzo, tremante. Chat la prese, singhiozzando ancora. 
"Ladybug... io ti amo..."

Marinette smise di piangere. Lo guardò. Chat Noir continuò

"Ladybug, io ti amo, e ti chiedo scusa... sono stato debole, debole, DEBOLE!" E così dicendo Chat si portò le mani della ragazza che amava alle labbra, lasciando un breve bacio bagnato di tutto il sangue e di tutte le lacrime che faceva versato.

"Non ti preoccupare my Lady, ora ti porterò in ospedale... tutto si sistemerà, vedrai, ce la caveremo... ce la caveremo..." continuò a ripetere Chat come un mantra. E così dicendo il ragazzo la prese in braccio. Lei gemette di dolore, ma tentò di resistere. Si avviarono verso la finestra.

Dall'altra parte della stanza HawkMoth sorrideva, felice. "Oh mio caro Chat... non credere sia finita qui..." Disse sussurrando.

Tirò fuori il pugnale.

"CHAT!" Ebbe la forza di gridare molto debolmente Ladybug.

Il pugnale sibilò nell'aria.

Chat ebbe appena il tempo di guardare Ladybug. Le sue pupille si dilatarono. Dalla sua bocca cadde del sangue.

"Mari...ne..tte..."

Chat cadde per terra con un gran tonfo, il pugnale profondamente infilato nella sua carne come un seconda fodera. Ladybug si divincolò dalla sua presa, nel vano tentativo di liberarsi e difenderlo.

"Chat! Chat! CHAT!" Gridò il suo nome per quello che le sembrò un tempo infinito.

Dall'altra parte della stanza HawkMoth avanzava tranquillo, con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Appena fu vicino al corpo esanime di Chat Noir prese il suo anello, mettendo fine alla sua trasformazione.

Ladybug pianse senza poter fare nulla, ridotta com'era anche lei all'immobilità. Riuscì a malapena a vedere come uno scintillio verdastro avvolgeva il ragazzo accanto a lei, lasciando al suo posto il giovane Adrien Agreste.

HawkMoth, più in là, si prese a malapena qualche secondo per osservare la scena. Poi sorrise.

"Addio Ladybug! E grazie di cuore per avermi permesso di ottenere il potere!" Rise lui sollevando i Miraculous chiusi nel suo pugno, scomparendo subito dopo in un nugolo di farfalle violacee.

Mari urlò. E pianse sul corpo freddo di Adrien.

"Adrien... Adrien..."

Piangeva e gemeva il suo nome.

"Adrien..."

Gli scostò una ciocca dalla fronte. "Adrien... io ti ho sempre... a-amato..."

Trattenne il respiro.

"Mi dispiace Adrien... Chat..."

Proprio in quel momento Adrien riaprí gli occhi, non completamente certo di quello che aveva sentito. 
Ma quella era l'ultima occasione che aveva per dirle ciò che provava. 
La gola gli bruciava, e la testa pulsava dolorosamente. Il sapore di sangue gli dava la nausea, e il buio lo chiamava seducente.

L'incoscienza era sempre più vicina.

Voleva approfittare della sua coscienza finché l'aveva.

"My Lady... Marinette... ti amo..."

E così dicendo chiuse gli occhi. 
La testa si abbandonò al suolo, e le sue mani si adagiarono al suo petto ormai fermo.

Marinette trattenne il respiro.

Adrien non era morto?

Adrien era...

...

No!

No!

No!

Era vivo!

C'era ancora speranza.

Ci doveva essere.

Marinette si avvicinò al corpo del ragazzo. 
"Adrien... tu non mi ami... tu ami Ladybug. Non me."

Marinette tossì del sangue, e tentò di abbracciare il corpo senza vita del ragazzo. "Tu non mi ami Adrien,... ugh...,  tu vuoi solo Ladybug..."

Con fatica riuscì a trascinarsi con lui verso l'uscita. Marinette prese a singhiozzare violentemente tra le parole.

"Ed io... io... avrei voluto più tempo per conoscerti... e amare anche il tuo Chat."

Tentò di strisciare ancora per un po', ma il dolore alle ferite stava diventando insopportabile, e l'aver perso troppo sangue le rendeva la vista opaca e confusa. Presto cominciò anche ad annaspare, in cerca di ossigeno.

"Se solo... avessi sap-puto... che tu eri... il mio Chat..."

Con un ultimo grande sforzo la ragazza trascinò il suo compagno fino alle porte dell'ascensore. 

Si sdraiò accanto a lui. 

Anche il suo respiro si stava facendo più lento ora.

La sua vista era completamente offuscata dalle lacrime.

La sua coscienza minacciava di andarsene in un qualsiasi momento ormai.

Interseco le loro dita.

Poteva sentire la pelle del ragazzo diventare sempre più fredda. 

Sorrise tristemente.

Adesso sapeva.

Era troppo tardi.



Era finita.



































































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