Camren's anatomy

di martinapedrazzini8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First day. ***
Capitolo 2: *** Flashback (pt.1) ***
Capitolo 3: *** Flashback (pt.2) ***
Capitolo 4: *** Go crazy. ***
Capitolo 5: *** Gne. ***
Capitolo 6: *** What's wrong in me? ***
Capitolo 7: *** Always. ***
Capitolo 8: *** Now she is my dream. ***
Capitolo 9: *** Gne. ***
Capitolo 10: *** A good man in a storm. ***
Capitolo 11: *** Now you know. ***
Capitolo 12: *** She's here for me. ***
Capitolo 13: *** Everything will be fine ***
Capitolo 14: *** Forever. ***
Capitolo 15: *** There is always a solution. ***
Capitolo 16: *** You've made a choice. ***
Capitolo 17: *** Same face. ***
Capitolo 18: *** Will be difficult. ***
Capitolo 19: *** The girl is... ***



Capitolo 1
*** First day. ***


POV Lauren.
Ci siamo, sono le sei e trenta di mattino e fra meno di un’ora inizierà il mio primo giorno di lavoro, da non specializzanda, al Nicklaus Children’s Hospital di Miami.
Questa cosa mi emoziona, ma al tempo stesso mi spaventa a morte. Ora mi toccherà prendere le mie decisioni da sola, non potrò più chiedere aiuto al mio superiore e dovrò prendermi le mie responsabilità e sta cosa mi terrorizza, ma so di essere pronta e che ce la posso fare anche grazie all’aiuto delle mie due migliori amiche che, fortunatamente, lavorano con me, Normani e Ally.
Anche per Normani sarà il suo primo giorno dopo la specializzazione, mentre Ally è già un anno che è specializzata in chirurgia prenatale e ostetricia, essendo più grande di noi, cosa che non sembra assolutamente vera a causa della sua altezza, fattore che, però, non le è mai stato di ostacolo, è una delle dottoresse più rispettata e temuta grazie al suo carattere.
Normani, invece, è stata giudicata fin da subito da molti nostri colleghi essendo sia donna che di colore, ma nonostante ciò è sempre riuscita a spiccare in quello che faceva e, infatti; grazie alla sua intelligenza e al suo impegno è sempre riuscita a farsi rispettare.
Lei è specializzata in chirurgia generale, mentre io in ortopedia.
È più di un quarto d’ora che sono in piedi in bagno davanti allo specchio a osservarmi, i miei occhi verdi sono circondati da delle occhiaie, i miei capelli corvini sembrano indomabili stamattina, per non parlare della mia carnagione, sembro un latticino. Mentre cerco di darmi una parvenza umana mi arriva un messaggio da parte di Normani che mi avvisa che sarebbe passata a prendermi verso le 7.30.
Butto un’occhiata di nuovo sul cellulare per vedere l’ora e mi accorgo che ho solamente mezz’ora per lavarmi, vestirmi, fare colazione e farmi trovare fuori di casa.
Entro in doccia e dieci minuti dopo sono fuori rendendomi conto che ho solo venti minuti e sono in alto mare. Mi vesto, preparo la mia borsa, mi trucco leggermente, faccio una coda alta e mi catapulto fuori di casa dove trovo già Mani in macchina ad aspettarmi.
-Ehi Mani-  la saluto.
-Ciao Lolo, pronta per il primo giorno?- mi chiede emozionata come una ragazzina che deve affrontare il suo primo giorno di scuola.
-Insomma, non ho nemmeno fatto in tempo a fare colazione, vero che ci fermiamo al bar dell’ospedale? Ho bisogno di caffeina.-  La supplico.
-Ogni tuo desiderio è un ordine- mi dice ridendo, scaturando un sorriso anche da parte mia.
Finalmente arriviamo in ospedale e ci dirigiamo in caffetteria.  
Dopo aver preso il mio caffè giornaliero, mi dirigo verso gli spogliatoi per cambiarmi e iniziare il mio primo giorno.
Vicino al mio armadietto trovo Ally intenta a parlare con un’infermiera.
-Ciao Ally- le dico abbracciandola.
-Ciao Susan- sorrido in direzione dell’infermiera che mi sorride di rimando prima di salutare anche Ally e uscire dallo spogliatoio.
-Allora pronta per il tuo primo giorno, per incontrare i nuovi specializzandi e scegliere per la prima volta la tua preda? Io non vedo l’ora.- esclama esaltata Ally.
Ogni anno i dottori si divertono a scegliere uno specializzando del primo anno alla quale rendere la vita impossibile, può sembrare qualcosa di terribile, ma alla fine lo specializzando che scegliamo, a causa delle varie sfide che gli poniamo davanti, diventa il dottore più promettente del suo anno.
Prima che io possa risponderle mi suona il cercapersone, si tratta di David che mi chiede di vederci prima di iniziare il turno.
David è il mio migliore amico, è al suo ultimo anno di specializzazione per diventare un chirurgo plastico, è famoso in ospedale per essere un gran Don Giovanni.
È una sorta di fratello per me, anche se sono finita a letto con lui più di una volta a causa della mia sessualità confusa, ma nonostante ciò siamo rimasti grandi amici e non c’è nessun imbarazzo fra di noi e di questo ne sono grata.   
-Si sono pronta, diciamo. Comunque ora scappo che sono in ritardo, passo a salutare David e poi inizio il turno. Ci vediamo a pranzo.- rispondo a Ally mentre mi dirigo in corridoio.
-Certo, a dopo- sento in lontananza la voce della mia amica.                     

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Capitolo 2
*** Flashback (pt.1) ***


Mi dirigo nel mio nuovo ufficio dove trovo David aspettarmi appoggiato alla mia scrivania. -Ehi Dav, come stai?- gli chiedo mentre lo abbraccio. -Ciao Lauren, tutto bene, ho appena visto i nuovi specializzandi e devo ammettere che quest’anno c’è una vasta scelta- dice muovendo le sopracciglia in modo malizioso e scatenando una risata da parte mia. -Oddio David stai a pensare sempre a quello?- gli chiedo sempre continuando a ridere. -La penserai come me appena li vedrai, fidati.- risponde lui. -A proposito, devo andare che quest’anno tocca a me fare l’accoglienza a quelli del primo anno, mi accompagni?- -Molto volentieri, dai andiamo- mi dice mentre iniziamo a incamminarci verso l’entrata dell’ospedale dove ci attendono i nuovi arrivati. Ci siamo, non molto distanti da noi si trovano i nuovi specializzandi, faccio un cenno a David come per procedermi e richiamare l’attenzione dei ragazzi. David si schiarisce la voce forte in modo tale da farsi sentire e sovrastare il brusio che creano parlottando fra di loro e appena tutti si girano verso di noi la noto, lei, la ragazza che occupa la mia mente di giorno, di notte, diciamo costantemente, da un paio di mesi, da quel fatidico giorno, è proprio qui a pochi metri da me. Flashback *suono del cercapersone* ‘non ho nemmeno il tempo di prendere un caffè tra un’emergenza e l’altra, questa giornata sembra non finire più ed è ancora pomeriggio e dovrò fare il turno fino a domani mattina. Sono ancora al mio ultimo anno di specializzazione mancano solo poco più di due mesi e le giornate finalmente diventeranno meno pesanti da chirurgo, non vedo l’ora.’ Penso fra me e me mentre sbuffo e mi dirigo in proto soccorso dove hanno richiesto un consulto ortopedico. Appena arrivata un’infermiera mi informa della situazione, una ragazza sulla ventina ha avuto un incidente stradale molto grave. Stava attraversando la strada in bici quando una macchina spunta dal nulla a tutta velocità e la investe. Hanno fatto accertamenti sullo stato dell’autista e si è scoperto che si trovava sotto l’uso di sostanze stupefacenti. Inizio a visitare la paziente e mi rendo conto che anche Normani è qui con me, a quanto pare hanno richiesto il suo aiuto e mi sembra corretto notando che la ragazza si ritrova un pezzo di manubrio della bici infilato nel fianco. La ragazza continua dimenarsi per il dolore e si vede che è spaventata allora cerco di richiamare la sua attenzione per distrarla almeno un po’. -Ciao, io sono Lauren, tu come ti chiami?- le chiedo il più dolcemente possibile. -D-dinah- mi risponde con la voce tremolante. -Bene Dinah, fra poco ti daremo qualcosa per il dolore e poi ti opereremo subito, vedrai che andrà tutto bene, stai tranquilla okay?- le dico con un tono rassicurante. Lei si limita ad annuire. Facendo un controllo rapido prima di entrare in sala ho scoperto che la ragazza si ritrova con un polso slogato e il femore fratturato. Faccio appena in tempo a finire il controllo che bisogna portare la paziente in sala operatoria perché il manubrio sta causando una emorragia interna. Appena in sala, mentre Normani cerca un modo per riuscire a estrarre il manubrio, cerco di sistemare la frattura del femore e mi rendo conto che si tratta di una frattura multipla del femore distale. Con il bisturi faccio un’incisione e inizio ad operare quando ad un tratto riescono a estrarre il manubrio, ma Dinah va in arresto cardiaco. -Lauren cerca di richiudere il prima possibile, serve più sangue possibile se vogliamo che non muoia. Opererai un altro giorno, aiutami qui.- mi dici Normani. Decido allora di mettere un fissatore esterno temporaneo, metto dei fili di metallo e delle viti che verranno successivamente fissate ad una barra al di fuori della pelle. Questo dispositivo è un telaio stabilizzante che permetterà di mantenere le ossa nella posizione corretta fino a quando non la riopererò. Finito il fissaggio vado di fronte a Normani e inizio ad aiutarla. Per fortuna riusciamo a rianimarla e a bloccare l’emorragia. -C’è una ragazza che chiede come sta andando l’operazione, penso sia una sua parente.- ci avverte un’infermiera che è appena entrata in sala. -Lauren vai pure a informare la ragazza, tanto ora ho tutto sotto controllo, devo solo chiudere e portarla in terapia intensiva, se supera la notte potrai operarla domani per il femore.- dice Normani senza guardarmi intenta a concludere l’operazione. Così mi dirigo fuori dalla sala operatoria per informare la parente della mia paziente. Un’infermiera mi indica una ragazza girata di spalle. Mi avvicino e le tocco gentilmente una spalla per richiamare la sua attenzione, appena si gira rimango senza fiato. Occhi scuri, profondi, i più belli che abbia mai visto, le donano un’aria così innocente. Pelle ambrata e viso dolce incorniciato da dei lunghi capelli castani. -Lei è la dottoressa che ha operato Dinah?- una voce, la sua voce, mi riporta alla realtà. -S-si- mi schiarisco la voce prima di continuare. -Si sono io, lei è una parente?- -No, no. Sono la sua migliore amica, ma la prego mi dica che sta bene.- mi supplicò la piccola ragazza. -Non potrei dirle niente prima dell’arrivo dei suoi genitori o comunque un parente.- le dico dispiaciuta. -La prego, i suoi genitori sono morti, io sono tutta la famiglia che ha.- mi dice con le lacrime agli occhi. -Eh va bene signorina..?- -Camila, Camila Cabello, mi dia del tu.- mi risponde. -Okay, io sono Lauren Jauregui. La tua amica è ancora in sala operatoria, ma l’operazione sta per concludersi. Ha dovuto subire un intervento molto complicato, ma è andato tutto bene. Domani, in base a come sta Dinah, dovremmo rioperare per sistemare il femore, per ora le abbiamo installato un fissatore esterno. Appena potrà ricevere visite ti verrò a cercare.- concludo guardando Camila e sorridendole. -Grazie, grazie mille davvero.- mi risponde con le lacrime agli occhi e abbracciandomi di slancio. Io le sorrido imbarazzata e appena si stacca dall’abbraccio mi dirigo a cercare Normani per chiederle come si sia concluso l’intervento. OH EHI, VOLEVO INFORMARVI CHE IL FLASHBACK NON SI È CONCLUSO QUI, MA SICCOME DIVENTAVA TROPPO LUNGO DA SCRIVERE TUTTO IN UN SOLO CAPITOLO, HO PENSATO DI DIVIDERLO IN PIÙ PARTI. EH NIENTE ERA SOLO QUESTO CHE DOVEVO DIRE, QUINDI, BOH, AMACABANANE A TUTTI.

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Capitolo 3
*** Flashback (pt.2) ***


Entro nella camera di Dinah dove vedo Normani intenta a fare un controllo post-operatorio, cosa che reputo parecchio strana visto che è un compito che viene sempre affidato agli specializzandi del primo anno. -Ehi Mani, come mai stai controllando tu i valori e non una matricola?- le chiedo confusa. -Non saprei Lauren.- mi dice sospirando prima di continuare. -Sento qualcosa che mi lega a questa ragazza, non saprei spiegarti, ma è come se la conoscessi da sempre e questa cosa mi spinge a restarle vicino il più possibile. Probabilmente perché è una mia paziente e averle salvato la vita ha creato sto legame.- mi spiega Mi limito ad annuire pensierosa mentre mi dirigo alla ricerca di Camila per informarla della situazione della sua amica. La trovo seduta su una sedia della sala d'aspetto e mi prendo un minuto per osservarla bene, cosa che non ho fatto la prima volta che ci siamo incontrate. Mi accorgo solo adesso di quanto sia stupenda, si okay, prima mi ero resa conto che era una bella ragazza, ma non pensavo così tanto bella. Ha un'aria da bambina, mi viene voglia di andare da lei, abbracciarla, dirle che andrà tutto bene e difenderla dal mondo. Appena mi rendo conto dei pensieri che sto facendo, nego con la testa come per scacciarli via e mi siedo di fianco alla piccola ragazza. Appena si accorge di me si gira a guardarmi e mi regala un sorriso mozzafiato. Ha il sorriso più bello che abbia mai visto, per non parlare dei suoi occhi, mi ci perdo dentro e potrei rimanere le ore a guardarli senza mai distogliere lo sguardo. Dopo un po' mi rendo conto di starla fissando a causa della sua aria confusa, allora distolgo lo sguardo e mi schiarisco la voce. -Ehm, sono passata a dare un'occhiata a Dinah e sta bene, l'operazione si è conclusa nei migliore dei modi e se anche domani mattina avrà questi valori allora la posso rioperare per sistemare il femore.- concludo con un sorriso girandomi finalmente verso di lei. Lei si limita a sorridermi e a guardarmi senza dire una parola. -Cosa c'è?- le chiedo. -Niente, solo che sei stata molto gentile a cercarmi per informarmi nonostante non sia una parente.- conclude il suo discorso senza mai togliermi gli occhi di dosso e senza smettere di sorridere. -Beh, si, ecco, ho semplicemente pensato che ti avrebbe fatto piacere saperlo, tutto qui.- le rispondo imbarazzata grattandomi la testa. -Si, mi ha fatto molto piacere, soprattutto il fatto che sia stata tu a venire a parlarmi.- continua sorridendomi, anche se mi sembra un sorriso del tutto diverso rispetto a prima. Sembra essere passata da un sorriso dolce di gratitudine a un sorriso di malizia e sembra che stia flirtando con me, non che la cosa mi dispiaccia, anzi. -Potrei venire tutte le volte che vorrai.- le rispondo lanciandole il suo stesso sguardo malizioso e alzandomi dalla sedia per dirigermi in pronto soccorso dove sono stata affidata stamattina. Mentre cammino ripenso alla conversazione avuta con Camila e non posso che maledirmi mentalmente. Lo squallido flirtare che ho fatto poco prima non me lo so spiegare, a me nemmeno piacciono le ragazze, allora perché con lei sembra tutto così naturale? Scaccio via questi pensieri e vado avanti a fare il mio lavoro. Per fortuna riesco a portare a termine le ultime ore del mio turno e mi dirigo a casa. Mi faccio una doccia rilassante e mi butto sul letto. Appena cerco di prendere sonno mi riaffiorano tutti gli eventi di questa giornata. Il sorriso di Camila, i suoi occhi, il suo sguardo. Il breve scambio di battute che abbiamo avuto sulle sedie della sala d'aspetto e tutto ad un tratto mi ritorna in mente il discorso che mi ha fatto Normani su Dinah mentre la stava visitando. Tutte quelle emozioni e il legame della quale ha parlato mi sembra di sentirlo anche io, verso Camila, mi sento come in dovere di proteggerla da tutto e da tutti. Questi sentimenti mi confondono, non dovrei pensare e provare queste cose, soprattutto verso una ragazza. Anche se sono esausta so che non riuscirò a prendere sonno, guardò la sveglia sul mio comodino che segna le 8.30 di mattina. Ho finito il turno notturno da ormai due ore e il sonno non arriva. Decido di recarmi in ospedale, avrei dovuto iniziare il turno oggi pomeriggio tardi, ma facendolo cambiare almeno avrò la serata libera. Mi reco nella stanza di Dinah per vedere come stia, ma prima che io possa entrare mi fermo sulla porta rendendomi conto che la mia paziente non si trova sola nella camera, ma vi sono sia Normani che Camila. Mi faccio coraggio e entro. -Ciao a tutte.- saluto sorridendo. Si girano tutte e tre verso di me e rispondono al mio saluto con un sorriso, inutile dire che quello di Camila è il più bello. Prendo la cartella con scritto i valori della mia paziente e mi rendo conto che sono piuttosto buoni e quindi potrei operarla oggi stesso. -Allora Dinah come ti senti?- le chiedo dolcemente. -Nonostante sia stata investita da una macchina, essermi ritrovata il manubrio della mia bici nel fianco e successivamente aver subito ore di operazione, devo dire che sto piuttosto bene.- mi risponde sorridendo e facendo ridere le altre due ragazze che si trovavano in camera con noi. -Bene, anzi ottimo, quindi che ne pensi se appena riesco a trovare una sala libera ti opero il femore così potrai guarire prima e quindi andare a casa prima?- le domando sorridente. La ragazza mi annuisce con energia e visibilmente contenta della buona notizia. Allora mi dirigo subito fuori e mi ritrovo davanti al tabellone felice appena mi rendo conto che c'è una sala libera proprio ora, sto per scrivere il mio nome, ma una voce mi ferma. -Sei sicura che sia una buona idea?- mi chiede Normani. -Si, certo, adesso è il momento perfetto per operare, perché?- le chiedo confusa. -Ha subito un'operazione molto difficile appena ieri e penso che non sia il momento, credo che sia meglio aspettare. Anzi sono sicura che sia meglio aspettare, per il suo bene, questa operazione è troppo rischiosa da fare oggi.- mi risponde. Rimango a fissarla incredula alle sue parole, mai nessuno aveva mai discusso le mie scelte, tanto meno lei. -Come scusa? Stai dicendo che se operassi oggi sbaglierei?- le domando ora con le braccia incrociate sotto il petto e uno sguardo di sfida. Possono criticarmi tutto, ma il lavoro che faccio no, è una cosa che non sopporto, anche se si trattasse solo di un consiglio, è qualcosa che non accetto. Sono molto orgogliosa. -Esattamente, non hai considerato tutti i fattori, tutti i rischi che potrebbe correre tut- non la faccio finire che la interrompo. –No senti, ho considerato tutto quello che c'era da considerare, ti ricordo che questo è il mio campo, non il tuo. Quindi io ho deciso che la opererò oggi, anzi immediatamente visto che c'è una sala libera, con permesso.- scrivo il mio nome e mi dirigo subito verso la stanza della paziente senza dare la possibilità a Normani di ribattere. -Dinah ho trovato una sala libera, ti opererò appena finiranno di preparare la sala, a dopo.- l'avviso e mi dirigo a prepararmi anche io, non prima di aver lanciato uno sguardo a Camila che si trovava ancora in stanza con la sua amica. Un paio di ore dopo ho concluso l'operazione e con successo. Inutile dire che la mia amica di colore ha passato tutto il tempo a osservare tutti i miei movimenti come se potessi fare qualche stupido errore e sta cosa mi ha irritato e non poco. Ho cercato di evitare Normani tutto il tempo, ma lei è riuscita a fermarmi e a chiedermi scusa per il suo comportamento. Nonostante mi abbia dato molto fastidio non posso stare arrabbiata con lei, le voglio troppo bene, così l'abbraccio e le dico che è tutto risolto. Finalmente sto per uscire dal ospedale quando vengo fermata dalla ragazza che occupa i miei pensieri. -Volevo solo ringraziarti per l'operazione di Dinah, grazie mille.- mi dice prima di abbracciarmi, ma è un abbraccio diverso da quello della prima volta, è un abbraccio non solo di ringraziamento, c'è racchiuso anche qualcosa d'altro che non so decifrare, ma questa vicinanza non mi dispiace affatto, il profumo alla ciliegia che emanano i suoi capelli si adatta perfettamente a lei. Dopo un tempo che sembra infinito ci stacchiamo e ci guardiamo profondamente. Sono io la prima a distogliere lo sguardo. -Beh, allora io vado. Ehm ci vediamo.- le sorrido imbarazzata. -Si, ciao.- mi risponde lei. Finalmente esco dal ospedale e subito chiamo l'unica persona che voglio vedere in questo momento. "Ciao David, so che hai serata libera, ci vediamo al bar?" "Dieci minuti e sono li." Per tutta la sera sono tentata a parlare con Dave riguardo i sentimenti che ho provato a causa di quella ragazza che non ha lasciato la mia mente un secondo da quando sono uscita da lavoro; ma ho preferito bere, tanto, troppo, la mia mente si faceva via via più leggera. (il mattino dopo) Mi risveglio con un fortissimo mal di testa, ma non è quello il problema perché mi rendo conto che c'è qualcuno di fianco a me nel letto. Appena me ne accorgo apro gli occhi di scatto e mi giro ritrovandomi il mio migliore amico nudo che dorme beatamente. -David svegliati, adesso.- gli dico muovendolo non molto dolcemente. -Eccomi, sono sveglio, che è successo?- chiede spaesato. -Siamo stati a letto insieme a quanto pare, rimaniamo amici vero? Adesso non si creeranno situazioni imbarazzanti? Ti prego dimmi di no, io non lo sopporterei sai ci tengo molto e non vor- inizio a blaterare a vanvera, ma la sua risata mi ferma e mi risponde solo quando si accorge del mio sguardo confuso. -Ma va figurati, anzi se vorrai il secondo round io sono a tua completa disposizione.- mi risponde continuando a ridere ricevendo una gomitata da parte mia. Dinah restò in ospedale per un'altra settimana e tutti i giorni, ogni volta che vedevo Camila e sentivo tutte quelle emozioni mai provate prima, finivo a letto con David per togliermela dalla mente, ma non funzionava. Quando Dinah venne dimessa e così se ne andò anche Camila, spiegai tutto al mio migliore amico e lui mi disse che probabilmente si trattava solo di una fase e che il non vederla più me l'avrebbe fatta dimenticare al più presto, ma così non fu, anzi il suo ricordo divenne sempre più prepotente dentro la mia mente. Cosa mi stai facendo Camila Cabello? Fine flashback.

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Capitolo 4
*** Go crazy. ***


Una gomitata mi riporta alla realtà, mi risveglio dal mio stato di trance e mi rendo conto che tutti gli specializzandi del primo anno mi stanno fissando, ottimo, perfetta come impressione iniziale. Mi schiarisco la voce e inizio a parlare. -Salve a tutti, io sono la dottoressa Lauren Jauregui, specializzata in chirurgia ortopedica. Benvenuti al Nicklaus Children's Hospital. Ognuno di voi arriva qui pieno di speranze, con la voglia di scendere in campo. Soltanto un mese fa, alla facoltà di medicina, i medici erano i vostri professori, ora lo siete voi. I sette anni da specializzandi in chirurgia saranno i più belli e al tempo stesso i più brutti della vostra vita. Verrete messi sotto pressione. Guardatevi intorno, salutate la concorrenza. Otto di voi passeranno a una specializzazione più semplice, cinque di voi non reggeranno la pressione e a due di voi verrà chiesto di andarsene. Questo è il punto di partenza, la vostra arena, la vostra partita, dipende da voi.- Prima di continuare il mio discorso, mi fermo un momento a osservare le varie facce degli specializzandi, c'è chi mi guarda impaurito, chi mi guarda scoraggiato, chi prepotentemente e molte altre espressioni che non riesco a decifrare e poi c'è lei, che mi guarda e basta, sorridente come sempre. È più bella di quanto mi ricordassi, dio se mi è mancata. Rendendomi conto di ciò che sto pensando riprendo a parlare come per scacciare quei pensieri. -Bene, ora il dottor. Moore.- mi giro indicando David. –Vi mostrerà l'intero ospedale. Okay qui abbiamo finito, se avete domande o comunque avete bisogno di qualcosa, mi troverete nel mio ufficio, buona giornata a tutti.- concludo con un sorriso prima di recarmi nel mio ufficio. Dopo un po' di tempo sento bussare alla porta e pensando che si tratti di David che ha finito di far fare il giro dell'intero ospedale e siccome sono in piedi davanti alla mia scrivania, girata di spalle alla porta, impegnata a sistemare alcuni documenti, mi limito a dirgli di entrare senza cambiare la mia posizione. -Bel discorso prima, ora dovrò darti del lei dottoressa Lauren Jauregui?- mi giro di colpo appena mi rendo conto che la persona che ha appena parlato non ha la voce del mio migliore amico. -Camila, non mi avevi detto che saresti venuta qui a lavorare.- le rispondo girandomi appoggiandomi di schiena alla scrivania. -Beh se fossi uscita, anche solamente una volta come ti avevamo chiesto, adesso lo sapresti.- mi dice. È vero durante questi mesi Camila, Dinah e Normani sono uscite spesso insieme e sono stata invitata svariate volte, ma ho sempre preferito declinare per paura di incontrare quegli occhi che mi facevano, che dico, che mi fanno provare tutte queste emozioni, quei stessi occhi che ora ho proprio qui davanti a me. -Il lavoro mi ha tenuto piuttosto occupata.- le dico vagamente. -Capisco, beh da ora in poi passeremo molto tempo insieme.- mi risponde avvicinandosi sempre di più a me. Il suo corpo è ormai a pochi centimetri dal mio, il mio cuore batte a mille, quando si sentono dei colpi provenire dalla porta, qualcuno sta bussando. Camila si allontana velocemente da me mentre io mi dirigo ad aprire ritrovandomi davanti il mio amico sorridente. -Ho appena finito di far fare il giro agli specializzandi, che ne dici se adesso facciamo insieme un giro nella stanza del medico di guardia.- mi dice ammiccandomi e sorridendomi con sguardo malizioso. Apro la porta quel poco per far si che David si accorga che non mi trovo sola nel mio ufficio. -Ehm, scusami, non pensavo avessi visite.- dice per poi sussurrarmi non abbastanza piano per far si che Camila non sentisse. -Vedo che la pensi come me riguardo ai nuovi specializzandi, a pranzo mi racconti tutto.- mi fa un occhiolino e se ne va. -Cosa pensate di noi nuovi specializzandi?- mi chiede Camila sorridendomi. -Ma niente, David stamattina mi ha riferito che non siete niente male.- le rispondo senza nemmeno rendermi conto di quello che ho appena detto. -Oh allora pensi questo di me?- domanda Camila avvicinandosi pericolosamente a me. -Si, cioè no, voglio dire non saprei, non so.- le dico diventando sempre più rossa in viso. -Beh, forse dovrei darti qualcosa di cui parlare a pranzo con il tuo amico.- mi sussurra lei all'orecchio. Un brivido mi percorre la schiena, ci manca davvero poco prima che il cuore mi esca dal petto e ho il respiro corto, Camila sembra accorgersene. -Ehi tranquilla, stavo solo scherzando.- mi dice allontanandosi pian piano da me. -Beh, allora ci si vede in giro Lauren.- mi sorride prima di uscire dalla stanza. Io mi limito a farle un cenno con la testa. È ufficiale, Camila Cabello mi farà impazzire.

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Capitolo 5
*** Gne. ***


Oh ehi a tutti, vi volevo solo dire che domani parto e sto via per una settimana quindi non so quando riuscirò ad aggiornare. Proverò a farlo il primo possibile, giurin giurello. Beh, detto ciò, niente, finito. Comunque narvali a tutti e si sta come i puma. Vi cuoro. Amacabanane.

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Capitolo 6
*** What's wrong in me? ***


È passata una settimana dall’incontro con Camila nel mio ufficio e sto provando di tutto per sopprimere i sentimenti che provo per la piccola ragazza. Continuo ad andare a letto con David appena mi è possibile. Lui sa il motivo per la quale lo faccio, ma non sa che si tratta proprio della giovane specializzanda. Probabilmente dovrei dirglielo, prima o poi.

Persa nei miei pensieri non mi rendo conto della persona davanti a me e le vado addosso facendole cadere tutti i fogli che aveva in mano.

-Oddio, scusami non ti avevo vista.- dico alla ragazza della quale non ho ancora capito l’identità perchè chinata per terra intenta a raccogliere i suoi documenti.

Decido di farmi perdonare aiutandola e mettendomi alla sua altezza.

In quel momento due occhi marroni mi bucano l’anima.

-Ehi Lauren.- mi sorride timidamente Camila prima di continuare. -Non c’è nessun problema, è stata colpa mia, dovevo stare più attenta.- mi risponde riordinando i suoi fogli senza mai guardarmi negli occhi.

-No davvero, mi dispiace.- le dico prendendole un polso con la mia mano per fermarla. Appena si accorge della mia mano si blocca e finalmente i suoi occhi si rispecchiano nei miei.

Rimaniamo a fissarci in quella posizione per un lasso di tempo che sembra infinito. In questo momento ci siamo solo noi, tutto il mondo sembra essersi isolato. Starei le ore semplicemente a guardarla.

-Lauren?- una voce mi riporta alla realtà. Mi alzo di scatto notando la presenza di Ally che mi guarda confusa.

-Oh, ehi, ciao Ally, stavo giusto venendo a cercarti per quel consulto ortopedico che hai, ehm, richiesto, perché io sono un chirurgo ortopedico e quindi, si, insomma, mi occupo di queste cose.- inizio a dire in panico mentre prendo per il braccio la mia amica e mi allontano sempre di più dalla specializzanda facendole un cenno con la mano come saluto, ricevendo uno sguardo sempre più confuso dalla mia piccola collega.

Appena raggiungiamo il mio ufficio chiudo la porta dietro di noi rilasciando un sospiro.

-Okay, ora che siamo sole, mi vuoi spiegare cosa è successo poco fa?- mi domanda Ally sconvolta.

-Io, io non lo so. Non ho idea di cosa mi sia preso.- le rispondo passandomi una mano fra i capelli e sdraiandomi sul divano che si trova di fianco alla mia scrivania.

-Oh mio dio, non ci posso credere, a te piace Camila.- esclama la ragazza.

-Cosa? No, no, no, assolutamente no e poi no, per niente, nah nah, no.- concludo negando anche con la testa.

-Non mentirmi Lauren, ti conosco troppo bene ormai. È una cosa bellissima, potremmo fare anche uscite a quattro ora, io, te, Camila e Troy. Sarà diver- inizia a dire, ma la interrompo alzandomi in piedi prima che possa finire la frase.

-No Ally senti, a me non piace Camila, quindi non esiste che faremo uscite a quattro io, te, lei e il tuo fidanzato neurochirurgo. Levatelo dalla testa. A me non piace nessuno, tanto meno lei. Poi io sono etero, quindi non può piacermi Camila, perché è una ragazza e poi è una specializzanda, non si potrebbe nemmeno fare secondo le regole dell’ospedale. A me non piace punto e stop, il discorso finisce qui.- le dico incrociando le braccia al petto.

-Va bene Lauren, va bene.- dice alzando le braccia in segno di arresa. -Ma sembrava più un discorso che hai fatto per convincere te stessa e non me, solo pensaci.- mi risponde facendomi un occhiolino e uscendo dal mio ufficio.

Rimango in piedi a fissare la porta dalla quale è appena uscita la mia amica ripensando alle sue parole.

Ho bisogno di distrarmi, di liberare la mente.

Esco alla ricerca di David. Lo trovo appoggiato al bancone delle infermiere a flirtare con un’infermiera.

-Ho bisogno di un consulto Moore.- gli dico prendendolo per il braccio e trascinandolo in una stanza del medico di guardia poco lontano da li.

-Ehi, stavo parlando con Marissa, era import- non lo faccio finire che mi fiondo sulle sue labbra.

-Oh beh se la metti così.- mi rivolge un sorriso malizioso facendomi sdraiare sul letto e iniziando a togliermi i vestiti.

Siamo ormai nudi, lui sopra di me, quando ad un tratto qualcuno apre la porta.

Faccio in tempo a girarmi per vedere sulla soglia della porta una Camila sconvolta che mi sta fissando.

-Camila..- sussurro, ma lei scuote la testa e chiude la porta violentemente.

-Merda.- impreco a bassa voce iniziando a vestirmi il più velocemente possibile e uscendo dalla porta lasciando il mio migliore amico nudo e confuso da solo nella camera.

Vago per tutto l’ospedale alla ricerca della ragazza e finalmente la trovo fra i corridoi del reparto di chirurgia generale.

-Cabello.- la chiamo per ottenere la sua attenzione. -Ti devo parlare. Fra cinque minuti nel mio ufficio.- concludo andandomene ancora prima di ricevere una sua risposta.

Esattamente cinque minuti dopo sento un leggero bussare alla porta.

-Avanti.- rispondo semplicemente.

-Dovremmo finirla di incontrarci in questo modo.- mi dice subito dopo aver chiuso la porta rivolgendomi un sorriso imbarazzato.

-A proposito di quanto è successo prima, io- inizio a dire, ma vengo interrotta dalla sua voce.

-È tutto okay Lauren, non parlerò a nessuno del tuo piccolo segreto.- dice le ultime due parole accompagnandole con delle virgolette mimate dalle mani.

-Ora devo andare, ciao.- dice uscendo dalla mia porta senza darmi il tempo di rispondere.

Mi accascio sulla mia poltrona esausta.

Cosa c’è di sbagliato in me?











Oh ehi a tutti, scusate per il ritardo, ma sono stata via e non riuscivo ad aggiornare, chiedo venia.  Detto ciò, ciao piccini, amacabanane.

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Capitolo 7
*** Always. ***


Passai le ultime ore del turno rinchiusa nel mio ufficio aspettando che arrivasse, finalmente, la conclusione di quella movimentata giornata. Non vedevo l'ora di arrivare a casa e farmi una bella dormita.

Mentre stavo per uscire dall'ospedale mi arrivò un messaggio dal mio migliore amico.

"Fra dieci minuti al solito bar così mi spieghi cosa diavolo è successo oggi e non accetto un no come risposta."

Sbuffai e mi diressi al posto accordato con David.

Appena entrai l'odore di alcool invase le mie narici e devo dire che non mi dava per niente fastidio, forse parlare di tutti i pensieri che mi invadevano la mente nell'ultimo periodo, mi avrebbe fatto solo bene.

Presi una birra e poi andai a sedermi al tavolino dove si trovava già David.

-Ehi Moore.- lo salutai con un bacio sulla guancia prima di sedermi.

-Ehi a te ragazza occhi smeraldo.- mi risponde lui sorridendo.

-Come mai hai ordinato così tanti shortini di tequila?- gli chiedo indicando i svariati bicchierini sul tavolo.

-Ho semplicemente pensato che avresti avuto bisogno di un po' di coraggio liquido per raccontarmi di oggi.- mi dice lui semplicemente alzando le spalle.

-E come sempre hai ragione.- dico mentre prendo uno dei bicchierini davanti a noi e lo butto giù tutto d'un fiato.

Dopo due birre e svariati shortini mi sento pronta per parlarne.

-Allora David, prima di tutto quello che sto per dirti deve rimanere tra di noi, non deve uscire niente dalla tua bocca okay?- mi fermo aspettando una sua risposta e riprendo a parlare solamente quando lo vedo annuire convinto e con gli occhi concentrati su di me.

-Molto bene. Ricordi che ti avevo parlato di una ragazza? Una ragazza che mi aveva fatto provare emozioni a me nuove e sconosciute con uno solo sguardo?- lo vedo fare un cenno con la mano come assenso e allora continuo il mio discorso.

-Beh, quella ragazza la conosci, non da molto, anzi da davvero poco. Lavora con noi in ospedale e tutte le volte che la vedo il mondo sembra fermarsi, come se non esistesse niente al di fuori di noi, come se tutto il resto non avesse senso escludendo quei suoi occhi scuri, i suoi capelli profumati e la sua pelle ambrata. Per non parlare del suo sguardo, strano come la stessa faccia possa farti sentire così giusta e portarti così tanto dolore. Tutto di lei mi fa stare bene, anche un suo semplice gesto, è perfetta ai miei occhi. Beh, quella ragazza è-

-Camila.- concluse David al mio posto facendomi annuire.

-Si può davvero essere sicuri della propria vita e poi incontrare una persona che con una parola, un gesto e un sorriso rimetta in gioco tutto e ti colpisca così tanto da non riuscire a pensare ad altro? Sono così spaventata, perché lei? A me non piacciono nemmeno le ragazze, io non me lo spiego.-

-Non è qualcosa di razionale l'amore, non ha spiegazione.- mi risponde semplicemente lui.

-Wow non esageriamo, non ho mai parlato d'amore.- gli dico mettendo le mani in avanti come per proteggermi dalla realtà.

-Mettila come vuoi, comunque sia non troverai mai una risposta, devi semplicemente accogliere questo sentimento.-

-Lo so, ma- non mi fa finire che riprende a parlare.

-Niente ma Lauren, nessuno ama i cambiamenti però fa parte della vita imparare ad accettarli.- conclude il mio migliore amico sorridendomi.

-Cosa dovrei fare allora?- gli chiedo sbuffando rassegnata e passandomi una mano fra i capelli.

-Provaci, voglio dire, che hai da perdere? Sai prima che tu me ne parlassi vedevo il modo in cui ti guarda sempre Camila, all'inizio pensavo si trattasse solo di una mia impressione, ma ora non la penso più in questo modo.- mi risponde lui.

-Non è così semplice David, anche se fosse come dici tu, lei è una specializzanda, io uno strutturato, secondo le regole dell'ospedale non potremmo mai stare insieme.-

-Vuoi un consiglio?- mi chiede e io mi limito ad annuire.

-Smettila di seguire le regole, smettila di fare le cose solo per far contenti gli altri e inizia a farlo per te stessa. Lei è una razza? E allora? Quando si ama non ci si deve vergognare mai, l'amore non ha limiti, non ha etichette, non ha pregiudizi, l'amore è il sentimento più forte e devastante che ci sia. Rendilo tuo.-

-Forse hai ragione Dave.- dissi sospirando.

-Andrà tutto bene okay?-

-Ti voglio bene, grazie di tutto.- gli rispondo abbracciandolo forte.

-Ci sarò sempre per te piccola.- mi risponde lui accarezzandomi la schiena.

-Sempre.- sussurro io.

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Capitolo 8
*** Now she is my dream. ***


Sono passati due giorni da quella chiacchierata al bar con David, parlarne mi ha fatto bene, ma non sono ancora sicura che provare ad avere un rapporto con Camila, al di fuori dell'ambito lavorativo, sia la cosa migliore da fare.

La confusione più totale mi avvolge mentre mi dirigo in pronto soccorso dove hanno richiesto un consulto ortopedico.

Si tratta di un'anziana signora che si è rotta l'anca cadendo dal letto. Normani ha deciso di assistermi.

Quando sto per iniziare il mio lavoro vengo raggiunta dalla mia amica accompagnata dalla sua specializzanda. Appena la guardo meglio mi rendo conto che si tratta di Camila, ovviamente, con la fortuna che mi ritrovo cosa potevo pretendere.

Cerco di ignorare quei profondi occhi marroni che mi osservano durante l'operazione.

Normani, notando la mia tensione, ma non conoscendone il motivo, perché ignara della mia cotta, decide di rompere il silenzio.

-Ehi Lauren, come mai così tesa? Dovresti rilassarti più spesso, sai, una passeggiata nel verde, una bella dormita, del buon sesso.- mi dice con sguardo malizioso muovendo le sopracciglia.

-Cosa Mani?- le chiedo con gli occhi spalancati, smettendo di operare per un secondo, non ci posso credere che lo abbia detto sul serio.

-Hai capito bene Jauregui. In questo periodo sembri sempre al limite per avere una crisi di nervi. Da quanto è che non fai sesso? Troppo tempo, dopo quel Josh, nessuno ha più assaggiato il tuo frutto proibito.- mi risponde lei tranquillamente.

Camila dopo aver sentito le parole del chirurgo si schiarisce la voce, perché lei sa benissimo che non è passato poi così tanto tempo come pensa la mia amica di colore. Anche se da quando la specializzando ha beccato me e David nella stanza del medico di guardia, non ci sono più andata a letto.

Normani si gira a squadrare Camila per poi prendere parola.

-Oh mio dio, Josh non è stato l'ultimo? Perché non me ne hai parlato? Sono la sua migliore amica. Ma soprattutto, perché lo sa lei?- mi chiede sorpresa indicandola prima di continuare a parlare. -Non ho niente contro di te tesoro, sono furiosa con Lauren, tu non c'entri.- la rassicura Normani con un sorriso.

-Okay basta. Primo non c'è stato nessuno dopo Josh, secondo non mi sembra il luogo ne il momento per parlarne, terzo e ultimo, sto operando e ho bisogno di concentrazione e se volete continuare con questo discorso o qualunque altro, fuori dalla mia sala. Con questo ho chiuso e non voglio più sentire fiatare fino alla fine dell'intervento. Sono stata chiara?- dico fulminando le due ragazze davanti a me con lo sguardo. Loro si limitano ad annuire.

Finita l'operazione mi reco nel mio ufficio dove vengo raggiunta subito da Normani.

-Ehi Lau, scusa per prima non volevo.- mi dice dispiaciuta.

-No Mani, scusa tu, ho esagerato è che in questo periodo sono piuttosto nervosa.- le dico sinceramente.

-Che ne dici di uscire a bere qualcosa stasera? Devo dirti una cosa importante, poi mi potrai parlare di cosa sta succedendo. Ora devo scappare, fatti trovare pronta alle nove che passo a prenderti. Ciao ciao.- mi risponde la mia amica uscendo dalla porta senza nemmeno darmi modo di rispondere.

'Perfetto, davvero perfetto'. Penso tra me e me alzando gli occhi al cielo e passandomi una mano tra i capelli.

È una buona mezz'ora che sono davanti all'armadio senza sapere cosa indossare stasera.

Butto un'occhiata alla mia sveglia e mi rendo conto di avere solo venti minuti prima che passi Normani. Sbuffo e opto per un vestito rosso aderente e piuttosto corto, tacchi neri abbastanza alti, trucco nero abbinato al rossetto.

Ho appena finito di piastrarmi i capelli che sento il clacson della mia amica suonare, segno del suo arrivo.

Entrate nel bar noto subito che ad un tavolo sono sedute Camila e Dinah e subito inizio ad agitarmi, ma la cosa che mi preoccupa di più è che Mani si sta dirigendo proprio da loro.

Immediatamente Dinah si alza e da un bacio a stampo alla mia amica facendomi ritrovare con uno sguardo alquanto confuso. Cosa diavolo sta succedendo?

Prima che io possa, riesca, a spiccicare una parola, la ragazza di colore mi precede.

-Lauren, era questa la cosa importante che dovevo dirti, io e DJ stiamo insieme.- mi informa la mia amica sorridente come non mai. Dopo essermi ripresa dallo stupore mi lancio addosso a lei abbracciandola fortissimo.

-Ehi, ehi, ehi, vacci piano occhi verdi. Potrei anche esserne gelosa sai?- mi dice Dinah ridendo.

-Tranquilla amore, sembra che abbia qualcun altro per la testa la qui presente ragazza dark.- scherza Mani facendomi arrossire. Solo ora mi ricordo della presenza di Camila, bellissima come sempre, che è rimasta tutto il tempo ad osservare la scena sorridendo ampiamente.

-Ehm, perché non ci sediamo e beviamo qualcosa?- chiedo cercando di cambiare argomento al più presto.

Dopo un'oretta ci ritroviamo da sole io e Camila al tavolino, mentre le altre due sono in pista a ballare.

Ma è una sensazione piacevole, non so se questo è dovuto al fatto che io sia piuttosto brilla al momento o se sia lei a farmi questo effetto.

-Volevo chiederti una cosa.- la sua voce interrompe i miei pensieri. Mi giro completamente verso di lei.

-Si certo, dimmi.- le dico sorridente.

-Mi stavo chiedendo se per caso, qualche volta, posso assisterti durante le tue operazioni.- mi chiede senza smettere di guardarmi con quel suo sorriso stupendo.

-Ma come? Pensavo che fosse chirurgia generale la tua passione.- le rispondo sorridendo a mia volta.

-Si, certo, è molto intrigante, ma sono all'inizio e vorrei fare più esperienze possibili e poi ortopedia mi affascina parecchio.- mi dice abbassando il tono mentre pronuncia l'ultima parte della frase.

-Oh beh, mi sento lusingata allora.- le rispondo abbassando a mia volta la voce, rendendola più sensuale.

-Dovresti.- mi sussurra.

Mi iniziano a sudare le mani, sta iniziando a fare sempre più caldo mentre le ragazza di fronte a me si sta avvicinando al mio viso senza smettere di fissarmi le labbra.

Per un secondo gliele osservo anche io e inizio ad avvicinarmi piano piano per incontrarla a metà strada.

Lei di riflesso chiude gli occhi, stessa cosa che sto per fare anche io, quando ad un tratto l'ultima briciola di razionalità che mi ritrovo mi fa alzare di colpo interrompendo il momento.

-Ehm, scusa, io devo andare. Ci vediamo in ospedale allora.- le dico imbarazzata con un mezzo sorriso ricevendo uno sguardo confuso da parte sua prima di prendere la mia borsa e precipitarmi fuori dal locale. 

Appena fuori l'aria mi colpisce e faccio un bel respiro e smetto di trattenere il fiato, cosa che stavo facendo da quando la piccola specializzanda aveva iniziato ad accorciare la distanza che ci separava.

Anche se probabilmente avrei preferito smettere di respirare per sempre pur di assaggiare quelle labbra che tanto avevano tormentato i miei sogni.

Ormai lei è il mio sogno.

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Capitolo 9
*** Gne. ***


Oh ehi gente bellissima, volevo informarvi di un paio di cose.

Punto primo, volevo chiedere umilmente perdono per la mia assenza in questo ultimo periodo, ma ero via, quindi, beh, chiedo venia

Secondo aggiornerò a brevissimo, del tipo stasera o domani

Terzo volevo dire che vi lascio il mio twitter (baci_al_cianuro) se volete boh che so, contattarmi, parlarmi, insultarmi, prendermi a sassate, scoprire dove abito e inviarmi pesci per posta, bruciarmi le sopracciglia o cose del genere. 

Avevo anche tumbrl, ma come mio solito mi sono dimenticata la password, quindi mi sembra inutile dirvelo ahahah

Ah se no aggiungetemi su facebook, martina pedrazzini

Insomma fate quello che vi pare

Quarto oggi mi è successa una cosa troppo buffa, che vi narrerò nel prossimo capitolo GNE perchè se no questo "avviso" diventa troppo lungo e mi prendete a tonni in faccia

Detto ciò ci si sente gente di mare

Vi amo piccoli narvali volanti

Amacabanane a tutti e al prossimo 'Gne'.

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Capitolo 10
*** A good man in a storm. ***


Pov. Camila
Resto a fissare la porta del bar da dove è appena uscita Lauren.

Rimango in quella posizione per non so quanto tempo, finche non vengo riportata alla realtà dalla ragazza della mia migliore amica.

-Ehi Mila, dove è andata Lauren?-

-Non, non so, ha detto che doveva andare ed è uscita di corsa dal bar.- le rispondo ancora guardando quella porta.

-Camila tutto bene? È successo qualcosa?- questa volta è Dinah a parlare passandomi la sua mano davanti agli occhi.

-No, niente, è tutto okay.- le dico facendole un piccolo sorriso prima di continuare. -Io vado a casa, ci vediamo domani.- dico sorridendo ad entrambe prima di prendere
le mie cose e uscire dal bar.


Sto per entrare finalmente nel mio caldo letto quando iniziano a suonare e a sbattere sulla porta così forte che sembra quasi che me la vogliano buttare giù.

-Un attimo arrivo, con calma.- urlo dirigendomi all’entrata di casa mia. Apro e mi ritrovo la mia migliore amica in piedi davanti a me.

-Dinah sei impazzita? Volevi svegliare tutto il mondo? E poi tu vivi qui con me, hai le cavolo di chiavi, che problemi hai?- le chiedo furiosa.

-Ti devo parlare di una cosa importante, quindi fare un’entrata del genere rispetto ad usare le chiavi fa più effetto e soprattutto me le sono dimenticate in camera, quindi
avrei comunque dovuto bussare.- mi risponde lei semplicemente alzando le spalle e entrando in casa.

-Come mai sei già a casa? Pensavo restassi fuori di più con Normani.- le dico chiudendo la porta e raggiungendola in sala.

-Te l’ho già detto, ti devo parlare, quindi eccomi qui.- mi risponde sedendosi sul divano.

-Beh di cosa mi devi parlare?- le domando sedendomi di fianco a lei.

-Cosa sta succedendo Camila? Ti vedo strana, stai molto nel tuo, sembri sempre pensierosa e sulle nuvole. Non sembri la solita, mi fai preoccupare. Va tutto bene?- mi chiede DJ guardandomi seriamente.

-Non saprei, c’è voglio dire, si è tutto okay. Perché non dovrebbe essere tale?-

-Sei sicura?-

Ne sono sicura? No, certo che no.

-Non sono più sicura di niente in questo periodo..- le dico abbassando la testa e mettendomi le mani nei capelli.

-Mila, sono la tua migliore amica, con me puoi parlare di tutto, lo sai.- dice dolcemente accarezzandomi la schiena.

-Sono così confusa, penso sempre a Lauren, non riesco a togliermela dalla testa. È come una malattia, è come se fossi contagiata da Lauren Jauregui. E non riesco a
pensare a niente, a nessun altro, non riesco a dormire, non riesco a respirare, non riesco a mangiare.- dico in un sussurro.

-Ti stai innamorando, è normale.- mi risponde lei semplicemente.

-Ma io non mi innamoro.- le dico urlando e scattando in piedi.

-Calmati Mila, è tutto okay.-

-No Dinah, non è tutto okay.- urlo mimando la parola okay con le virgolette. -Non sono il tipo di persona che si innamora e lo sai meglio di me, non so nemmeno cosa voglia dire essere impegnati con una persona, sono sempre passata da un letto a un altro. È successo solo una volta che provassi a stare insieme a qualcuno e sai benissimo come è andata a finire, quindi no. Non voglio provare sto sentimento okay? L’amore è sopravvalutato, siamo tutti alla pazza ricerca della nostra anima gemella. Ma è solo frutto della nostra immaginazione, qualcosa per cercare di dare uno scopo alle nostre inutili vite. È tutta una fottuta illusione, perché tutte le relazioni finiscono. E le persone ci stanno male. Allora perché soffrire per qualcosa di così stupido e futile? L’amore è sopravvalutato.- finisco il mio discorso risiedendomi sul divano esausta, sia fisicamente che emotivamente.

-Non sono tutte come Leah, lo sai questo vero?- Leah era la mia ex ragazza, fu il mio primo e, allo stesso tempo, ultimo amore. Ho sofferto così tanto a causa sua che ho deciso di tagliare fuori l’amore dalla mia vita.

-Lo so, ma è stato così fottutamente doloroso. Adesso fatico a fidarmi delle persone.- le lacrime iniziano a rigare il mio viso mentre pronuncio le ultime parole.

-Ehi Camila ascoltami, le persone fanno degli errori nelle loro vite, va bene? Leah ha sbagliato con te, ha tradito la fiducia, si è presa gioco di te senza pensarci due volte e capisco che tu abbia paura di soffrire ancora, è normale. ma se Leah si è comportata in questo modo, non è detto che lo faccia anche Lauren. Le persone sono diverse e non puoi chiudere fuori tutto il mondo dal tuo cuore per paura di stare male. È meglio tentare e rischiare, che vivere per sempre con il rimorso di non averci provato. Ricorda, comunque vada sarà un successo.- sussurra dolcemente abbracciandomi.

-Ma se lei non provasse i miei stessi sentimenti? Hai mai visto i suoi occhi? Sono qualcosa di spettacolare, l’ottava meraviglia del mondo. Non ho mai visto degli occhi così magici, ti tolgono il fiato e non riesci più a ragionare appena li vedi. Poi ci sono io, infondo chi si innamorerebbe mai di due stupidi occhi marroni?-

-Prova.- mi dice solamente Dinah.

-E se tutto andrà a finire male? Se soffrirò ancora? Se questa cosa mi distruggerà un’altra volta? È dieci volte più difficile rimettere insieme i pezzi che andare in frantumi.- le rispondo.

-Tutto quello che ti serve è il coraggio per uscirne. Hai lottato, hai amato, hai perso. Cammina a testa alta Cabello e tutto andrà per il meglio.-

-Ma..- cerco di dire prima di essere fermata da Dinah.

-Niente ma, prova. E se dovesse andare male? Beh avrai la soddisfazione di dire di averci provato, di aver lottato per le cose che ami. Sii un bravo marinaio nelle tempeste.-

Un bravo marinaio nelle tempeste.






Ehilà gente bellissima, scusate ancora per il ritardo. Ho avuto anche un blocco del cavolo e niente. Se volete ditemi che ne pensate e se qualcuno che legge la storia guarda grey's anatomy me lo faccia sapere e io lo amerò per sempre. E vorrei precisare anche che per alcuni dialoghi ho preso spunto da grey's che per inciso ricomincerà con la dodicesima stagione fra pochissimo e sto tipo strippandooooo. Detto ciò, amacabanane a tutti e peace.

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Capitolo 11
*** Now you know. ***


Pov. Camila
È passata una settimana dal quasi bacio con Lauren e ancora non riesco a pensare ad altro.                  
Le sue labbra vicinissime alle mie, il suo profumo tutto intorno a me.      
Ho cercato di evitarla in questi giorni per chiarirmi bene le idee, ma so benissimo cosa voglio.      
Voglio lei.                                                                                                                                                                            
E ho deciso che le parlerò, il prima possibile, le dirò tutto.

Mentre penso al discorso da fare alla ragazza occhi smeraldo, vengo chiamata in pronto soccorso.
Arrivo contemporaneamente ad un paziente.
-Uomo, trent’anni, sbranato sulla guancia sinistra e al collo. Parametri vitali stabili.- ci informa un’infermiera.
-Che animale l’ha attaccato?- chiedo a David che si trova li con me.
Il ragazzo non fa in tempo a rispondermi che il paziente parla.
-Nessun animale, è stato un uomo. Un pazzo mi ha aggredito. Mi ha morso, gli hanno sparato, ma non è morto.- mi dice lui in preda al panico.
-Cabello, è lui l’aggressore.- sento la voce di Normani e allora mi giro verso la sua direzione. È appena entrata in ospedale con un altro paziente sulla barella.
-Ferite da arma da fuoco al torace. Pressione 90 su 60. Polso 120. Ha preso diverse droghe, è impazzito ed ha aggredito l’uomo.- dice un ragazzo del pronto soccorso che sta portando la barella insieme a me e Mani.
-Sedatelo immediatamente e Camila visitalo subito.- mi ordina la dottoressa di colore.
-Dovrebbe essere morto.- dico facendo dei controlli. -Sento a malapena il cuore.- appena finisco di pronunciare quelle parole vedo l’uomo sotto di me alzarsi di colpo, non faccio in tempo a realizzare che la sua bocca si trova sul mio collo e l’unica cosa che riesco a percepire è un dolore lancinante arrivare proprio da quel punto.
Quando finalmente riesco a staccarmi mi rendo conto del sangue che cola proprio dal punto dove sono stata morsa. Tutto intorno a me diventa nero e l’ultima cosa che sento sono delle voci, poi il nulla.


Appena apro gli occhi mi rendo conto di trovarmi sopra a un letto del pronto soccorso.
-Il pazzo ti ha morso, hai perso molto sangue e sei svenuta.- mi informa Alex, uno del terzo anno, mentre mi sta medicando.
-Ahi, mi fai male.- rispondo io facendo una smorfia dal dolore.
-Lo so, scusa. Ah mi hanno detto di dirti che dovresti fare gli esami e un emocromo incluso su HIV sul paziente e sul sangue che aveva in bocca.- mi dice il ragazzo.

Questo significa che sono a rischio HIV.

Potrei essere infetta.

Potrei morire.

Mi si forma un nodo in gola, ma cerco di scacciarlo schiarendomi la gola.
-Come mai non è morto? Voglio dire, gli hanno sparato al cuore, due volte.- chiedo debolmente.
-Ha un situs inversus.- risponde lui semplicemente.
-Tutti gli organi sono al contrario, rispecchiati alla loro usuale posizione.- ora tutto ha un senso.
-Gli hanno sparato due volte al torace e non è morto, tu sentivi a malapena il battito e viene fuori che il cuore è dall’altra parte.- conclude lui per me.
-Devo assistere assolutamente all’operazione, è rarissimo che questa condizione si manifesti.- esclamo io.
-No, non esiste. Non puoi entrare in sala operatoria con una ferita aperta e lo sai bene anche tu.- dice lo specializzando che intanto ha finito di pulirmi il morso.
-Ma..- cerco di protestare, ma vengo fermata subito.
-Na-ah niente ma Cabello, ora vai a fare quegli esami e non so, riposati mentre aspetti i risultati. Mi dispiace, ma non puoi fare altro. Ora devo andare, ci vediamo.- mi dice prima di sorridermi e andarsene.

Scendo dal lettino e mi dirigo a fare quegli stupidi esami che decideranno del mio futuro.
Se dovessero essere positivi non saprei davvero che farei.
Dovrei lasciare la chirurgia che in questi mesi è diventata la mia vita.
Con questi pensieri finisco i vari controlli e mi dirigo in una stanzetta del medico di guardia.
Chiudo la porta e mi sdraio sul letto tenendo la luce spenta.
Appena tocco il materasso i pensieri mi offuscano la mente.
La prima cosa che mi appare davanti sono quegli occhi, quel colore verde che ormai conosco a memoria con le sue varie sfumature che li rendono di un colore incredibile, come la ragazza alla quale appartengono.
Successivamente quello spettacolo viene sostituito da un solo e terrificante pensiero. Gli esami del sangue.
Fra un paio di ore dovrò andare a ritirarli e finalmente saprò la verità, ma sinceramente ho paura e non poca.
Non me ne rendo nemmeno conto, ma le lacrime iniziano a scorrermi incontrollate sulle mie guance.

Mentre cerco di asciugarmi la faccia sento la porta aprirsi e successivamente una luce accendersi.
Appena mi giro, restando ancora sdraiata, mi accorgo di Lauren sullo stipite che mi osserva.
-Ehi, che succede?- mi chiede dolcemente chiudendo la porta dietro di se e avvicinandosi piano piano a me.
-N-niente.- rispondo io mettendomi seduta e cercando di essere credibile.
-Non è vero, stai piangendo.- mi dice sedendosi di fianco a me e pulendo con la sua mano una mia guancia dalle lacrime. Quel gesto mi fa causa un brivido lungo tutta la schiena.
-Sono stata morsa da un pazzo drogato e sto aspettando il risultato del suo test HIV.- riesco a rispondere debolmente guardando verso il basso.
-Perché non me lo hai detto?- mi domanda.
-Perché avrei dovuto? Insomma cosa siamo? Non siamo nemmeno amiche in fin dei conti.- dico io alzandomi di scatto dal letto.
-Io non voglio essere tua amica.- dice lei alzandosi a sua volta e mettendosi davanti a me.
Siamo a pochi centimetri di distanza e già fatico a ragionare.
-Allora cosa ci fai qui?- le sussurro debolmente.
Lei mi guarda negli occhi per un tempo che mi sembra interminabile e poi appoggia le sue labbra dolcemente sulle mie.
È un contatto appena accennato, ma ha scatenato in me una miriade di emozioni e non posso fare altro che sorridere.
Dopo poco si stacca.
-Ora lo sai.- mi dice semplicemente prima di sorridermi un’ultima volta dirigendosi fuori dalla stanza.

Ora lo so.  




Oh ehi genteeee. 
Scusate il ritardo, è stato un parto sto capitolo, ma ce l'ho fatta e boh, niente, tutto qui ahah. 
Come sempre fatemi sapere che ne pensate e robe varie.
Amacabanane a tutti e al prossimo capitolo.
Bye narvali del mio cuoreeeeeee.

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Capitolo 12
*** She's here for me. ***


Pov. Camila

Devo essere rimasta una buona mezz’ora a fissare la porta della stanza.
Da quando Lauren mi ha baciata non mi sono mossa di un passo. Sono rimasta immobile per paura che si fosse trattato solamente di un sogno, un fantastico sogno, ma pur sempre un sogno.

È il suono del mio cercapersone a riportarmi alla realtà.
Guardo la scritta sopra l’aggeggio e mi accorgo che i risultati degli esami del sangue sono finalmente pronti. 
Senza rendermene conto inizio a tremare all’idea che gli esiti siano positivi. 

Okay Camila, calmati, vedrai che andrà bene.
Ripetendomi questa frase come un mantra, esco dalla stanza e mi dirigo in laboratorio.

Appena ritirati gli esami; come se avessero vita propria, le mie gambe mi portano davanti ad un ufficio. Appena alzo la testa mi rendo conto che si tratta di quello del mio chirurgo ortopedico preferito.
Mi ritrovo a bussare leggermente, forse per paura di disturbare o più semplicemente sperando che lei non mi abbia sentito.
E così sembra visto che nessuno risponde.

Sto per andarmene, quando girandomi, mi ritrovo davanti la ragazza che possiede gli occhi più belli che io abbia mai visto.

-Ehi Camila, come mai qua?- mi chiede dolcemente.
-Io, ti stavo cerando.- le rispondo indicando la targhetta col suo nome affissa sulla porta del suo ufficio.
-Oh, scusami, ero a controllare un paio di pazienti.- mi dice sorridendomi dolcemente.
Non posso far altro che sorridere a mia volta.
-Dai entriamo così possiamo parlare.- dice senza smettere di sorridere, superandomi ed entrando nella stanza.
Io mi limito a seguirla all’interno e chiudendo la porta subito dopo di me.
-Allora cosa volevi dirmi?- mi chiede appoggiandosi alla sua scrivania.
-Ho i risultati degli esami del sangue.- dico sollevando la busta che si trova nella mia mano destra.
-E cosa dicono? Sono negativi vero? Oh mio dio dimmi che non sono positivi non potrei sopportarlo. Avanti Camila di qualcosa, sto per impazzire.- sta iniziando a camminare avanti ed indietro per l’ufficio senza smettere di fissarmi.
-Non lo so, non le ho ancora guadate, avevo paura farlo da sola. Quindi, non so, sono venuta da te, ma ti prego smettila di camminare, mi agiti così.- le rispondo sedendomi sul divanetto vicino alla scrivania.
-Vuoi che controlli io?- mi chiede teneramente sedendosi di fianco a me.
-Si, ti prego, lo faresti?- le domando.
-Ma certo, tutto quello che vuoi.- risponde prendendomi la busta dalle mani.
-Pronta?- mi domanda mentre sta per aprirla.
Io mi limito ad annuire e ad osservare ogni suo semplice movimento.
-Okay è l’ora della verità.- mormora a bassa voce mentre estrae gli esami.
-Bene, ho due notizie. Una buona e una cattiva. Quale vuoi sapere per prima?- mi dice alzando finalmente lo sguardo dai fogli.
Osservo attentamente il suo volto, ma non riesco a notare nemmeno un’emozione, ne sollievo, ne paura, ne ansia, niente.
-Beh, prima la buona.- rispondo nervosamente.
-Come vuoi. Allora i risultati sono tutti negativi.- appena sento quella frase uscire dalla sua bocca lascio un sospiro di sollievo.
-Ottimo, ma scusa allora qual è la brutta notizia?- le chiedo preoccupandomi di nuovo.
-Ecco, il tuo paziente ha il ferro molto basso. Penso proprio che sia anemico.- mi dice lei scoppiando a ridere.
-Ma che problemi hai? Mi hai fatta spaventare a morte. Te sei fuori. Non ci riprovare mai più, siamo intese?- le urlo in risposta guardandola male.
-Okay, okay, scusami, ma è stato troppo divertente avresti dovuto vedere la tua faccia.- dice continuando a ridere.
Cerco di rimanere seria, ma il fatto che i risultati siano negativi e la vicinanza di quella ragazza non mi permettono di contenere la mia felicità e mi ritrovo a ridere insieme a lei.
-Grazie.- le dico tutto ad un tratto tornando seria.
-Di cosa?- mi domanda lei.
-Di esserci stata, per me.-
-Figurati, è stato un piacere. Quando vuoi io sono qui.- risponde lei guardandomi intensamente ed avvicinandosi sempre di più a me.
Pochissima distanza divide i nostri volti.
Ci stiamo praticamente baciando quando sento un suono provenire dall’interno della tasca del suo camice.
Il suo cercapersone ci fa allontanare velocemente.
-Si tratta di un consulto, devo andare.- mi dice sospirando tristemente.
La guardo mentre si alza dal divano.
-Ehi che ne dici di assistermi?- mi chiede sorridendomi.
-Davvero?- le domando sorridendole e alzandomi a mia volta dal divano.
-Certo, allora vieni?-
-Assolutamente si. Grazie mille.- rispondo uscendo insieme a lei dall’ufficio.
-Quando vuoi, ricorda sono qui per te.- dice sorridendomi.
So che si riferisce ad altro con quell’affermazione così le sorrido anche io mentre ci rechiamo in pronto soccorso.


Lei è qui per me.

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Capitolo 13
*** Everything will be fine ***


Pov. Lauren

Io e Camila ci stiamo dirigendo in pronto soccorso per un consulto.
Quello che è successo fra di noi oggi è stato fantastico.
Anche con un semplice bacio ho provato emozioni impossibili da descrivere con sole parole.
Queste sensazioni mi elettrizzano e mi spaventano allo stesso tempo.
Non ho mia provato niente del genere per nessuno, tanto meno per una ragazza.
Sono davvero pronta ad affrontare una cosa del genere? Ne vale veramente la pena? Mettere da parte tutto ciò che sapevo su me stessa, abbandonare tutte le mie certezze e fare un salto nel vuoto?
Sono sempre più confusa, ma per fortuna arriviamo al pronto soccorso e per il momento tutti i miei dubbi mi abbandonano per far spazio al medico che è in me.

-Okay, cosa abbiamo?- chiedo al paramedico appena sceso dell’ambulanza.
-Jamie Morgan, sedici anni, un treno in moto l’ha colpita e sbattuta al lato della ferrovia. Pressione sistolica a 100. Ha colpito il lato sinistro del corpo e c’è un grosso ematoma.- conclude lui.
-C’è una scorciatoia che utilizziamo sempre per arrivare a scuola, sui binari, è sicura…- dice la ragazza stesa sulla barella.
-Tachicardia a 120, mi serve un ecodoppler per verificare la circolazione degli arti.- dico io riferendomi all’infermiera.
-Sono, sono inciampata. Mi si è castrato il piede sul binario. A-avete visto l’altra ragazza? Ha cercato di spingermi fuori dai binari.- continua Jamie.
-Qualcuno mi aiuta qui?- urla David che sta visitando la seconda ragazza appena scesa da un’altra ambulanza.
-Okay, Camila portala in una stanza del pronto soccorso, io arrivo subito.- la specializzanda ascolta i miei ordini prima di annuire e spingere la barella all’interno.
-Va bene, entriamo.- dico verso David ed entrambi ci mettiamo a spingere la barella dentro all’ospedale.

-Attaccate due sacche di zero negativo, controllate lo stabilizzatore pelvico e preparatela per un’intubazione.- ordina il mio migliore amico.
-Sappiamo qualcosa sul suo nome? I suoi genitori?- domando.
-Non credo abbia dei documenti.- mi risponde un’infermiera.
-Hai provato a guardare nel suo zaino?- le chiedo.
-Okay, dove vi servo?- la nostra conversazione viene interrotta dall’arrivo di Normani.
-Le serve una laparotomia esplorativa, una delle sue gambe è stata dislocata. Ha la clavicola fratturata e il treno le ha rotto il bacino e distrutto le interiora. Devo stabilizzare il bacino e gli arti, ma non prima che vi siete occupati delle ferite interne.- informo la mia collega.
-Ha anche bisogno di una tac celebrale per escludere traumi al cervello.- continua David.
-Va bene. Avete trovato un nome?- chiedo di nuovo.
-No, ma ho trovato dei libri di seconda e terza, deve avere sedici anni anche lei.-

Guardando il braccio della ragazza mi accorgo di una stella disegnata sopra, la stessa stella che ha sul medesimo braccio anche l’altra ragazza, Jamie.
Mi dirigo subito nell’altra stanza.

-Bene, sei qui. Ha fratture multiple complesse. Deve andare in sala per un lavaggio articolare. Emotorace al lato destro, deve essere drenato.- mi informa Camila, io la prendo un attimo in disparte per parlarle.
-Hai notato, le due ragazze hanno lo stesso disegno sul braccio, eppure Jamie ha detto di non conoscerla, non ha senso.- la ragazza mi guarda semplicemente prima di prendere una sedia e mettersi vicino alla ragazza.

-Jamie, puoi dirmi come si chiama l’altra ragazza?- le chiede Camila.
-Non, non la conosco, quindi.- si limita a dire.
-Avete lo stesso disegno sul braccio, credo che vi conosciate.- la paziente la fissa per un paio di minuti prima di cedere e parlare.
-Si chiama Rose.- le risponde mentre io rimango a guardare la scena appoggiata allo stipite della porta.
-Ed eravate insieme?- le chiede dolcemente Camila.
-Si..-
-Non è vero che il tuo piede si è incastrato, sbaglio?-
La ragazza si limita a negare con la testa.
-Dimmi che è successo.- continua la specializzanda accarezzandole i capelli.
-Volevamo solo stare insieme. Da vive o da morte.- dice solamente Jamie.
-Hai solo sedici anni. Vuoi davvero morire?-
-È un po’ più complicato. Non volevamo suicidarci, solo..-
-Okay Jamie, ora ti dirò una cosa su di me. Mi piacciono le donne, dal punto di vista amoroso, a me piacciono. Ora posso chiedere una cosa a te?- istintivamente sorrido mentre la ragazza la guarda annuendo.
-Ti piacciono le ragazze? Ti piace Rose?-
-La amo.-
-Cosa ci facevate la fuori?- continua la specializzanda sorridendole.
-Non è che volessimo proprio morire. Era solo, era solo l’unico modo in cui saremmo potute stare insieme. Per sempre.-
-No, no Jamie, ci sono altri modi per stare insieme, morire non risolverebbe niente.- le dice prendendole la mano.
-I miei genitori, loro, non pensano sia giusto quello che provo per Rose, loro non accettano quello che sono e mi costringono a starle alla larga, loro non approvano.- risponde iniziando a piangere.
-Andrà tutto bene vedrai.- le sorride dolcemente Camila accarezzandole una guancia prima di alzarsi e venire verso di me.

-Ora che facciamo?- mi chiede con occhi tristi. Io sospiro staccandomi dalla parete prima di risponderle.
-La operiamo, operiamo entrambe e speriamo che vada tutto per il meglio, poi si vedrà.- rispondo accarezzandole il braccio per rassicurarla.


Andrà tutto bene.

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Capitolo 14
*** Forever. ***


Pov. Lauren

Io e Camila stiamo portando Jamie in sala operatoria.

Dopo aver affidato la ragazza alle infermiere, ci rechiamo a prepararci quando veniamo raggiunte da un dottore diverso rispetto a quello che mi aspettavo.

-Ehm, scusi, penso che lei abbia sbagliato sala, qui dovrebbe operare la dottoressa Kordei.- domando confusa rivolgendomi verso l’uomo che ci ha appena affiancate.

-No, mi dispiace per lei, ma questa è la sala giusta. Kordei è stata chiamata con urgenza per operare un’altra paziente e quindi la sostituisco io. Sono il dottor Smith.- mi risponde lui con aria di superiorità.

Iniziamo bene.

-Oh, capisco. Beh mi sembra perfetto. Allora entriamo.- rispondo semplicemente.

-In realtà non mi hanno informato sulle condizioni del paziente. Tu, specializzanda, parla.- dice rivolgendosi a Camila con disprezzo.

-La paziente presenta fratture multiple, due alla gamba sinistra, bisogna operarla immediatamente o potrebbe rischiare di perderne l’uso. Necessita una laparotomia esplorativa per trovare l’origine dell’emorragia interna ed infine emotorace che ha richiesto un drenaggio toracico e per ora è stabile.- risponde con professionalità Camila mentre io passo tutto il tempo a guardare il chirurgo generale con astio.

-Mi pare perfetto, entriamo signore così vi mostrerò la mia magia.- risponde lui in modo supponente mentre entra in sala.

-Sbruffone.- sussurro io, prima di raggiungerlo, scatenando una dolce risata da parte della specializzanda.



L’operazione sembra andare per il meglio, ma ad un certo punto i valori calano di colpo.

-L’emorragia non si ferma, bisogna fare qualcosa, ha perso il massimo dei vasocostrittori, non riuscirà a sopportare una pressione arteriosa così bassa.- dice Camila mentre io lascio perdere la gamba e mi avvicino al torace per aiutarli.

-Lo so benissimo anche io questo, ora clampo l’ilo.- risponde Smith.

-Non sta funzionando, dobbiamo darci una mossa, sta andando in arresto, chiamate cardio chirurgia.- dico rivolgendomi ad un’infermiera nella sala.

-E se l’aprissimo con una sternotomia?- chiede Camila.

-Il torace della paziente è già aperto, sarebbe inutile fare un’altra incisione a pochi centimetri di distanza. Proverò a torcere l’ilo. - risponde il dottore.

-Deve poter controllare da un’angolazione più alta, l’arteria polmonare è lacerata. So che può sembrare eccessivo fare un’ulteriore incisione in un torace già aperto, ma se lo farà, aprirà lo sterno e così avrà una visuale del tutto diversa. Tra lasciare due cicatrici sul torace e farla morire, scommetto che sarebbe meglio le due cicatrici.- continua la specializzanda.

Il chirurgo sembra riflettere sulla proposta di Camila, ma deve muoversi a prendere una decisione, non abbiamo così tanto tempo.

-Smith, mi sembra un’ottima idea quella della Cabello. Non lasci che il suo ego uccida questa ragazza.- intervengo io.

-Ma è solo una specializzanda, da quanto poi? Due giorni? Non sa quello che dice.- risponde lui.

-Okay, mi trovo obbligata a farla allontanare dal tavolo, metta giù il bisturi.- ora si che mi sto arrabbiando.

-Non può farlo.- urla incredulo.

-Oh dice sul serio? Esca immediatamente dalla mia sala operatoria.- dico, ma lui non si muove di un millimetro.

-Fuori.- urlo sta volta, indicandogli la porta.

Sembra che abbia capito perche mette giù il bisturi e si dirige verso l’uscita della sala operatoria non prima di urlare a sua volta.

-Non sa contro chi si è messa.-

Non lo ascolto e prendo il suo posto.

-Bene, ora che non abbiamo più ostacoli, possiamo continuare. Serve una sega e un divaricatore sternale.-

-Prepariamo per la sternotomia.- dice Camila che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad assistere alla scena.

-Okay, sto aprendo. Fatto, ecco il vaso emorragico. Bene mi serve un prolene quattro zeri e un patch pericardico.- dico cercando di salvare la vita alla ragazza.

-Ce l’hai fatta.- mi dice entusiasta Camila dopo che sono riuscita a fermare l’emorragia.

-No, tu ce l’hai fatta, è stata tua l’idea, brillante idea. Se non fosse stato per te Jamie non ce l’avrebbe mai fatta. Complimenti.- rispondo sorridente alla specializzanda.

-Grazie.- mormora lei semplicemente arrossendo leggermente.

-Va bene, chiudi pure Cabello. Abbiamo finito. Ottimo lavoro tutti.- detto ciò mi tolgo il camice e i guanti e mi dirigo fuori dalla sala.



Raggiungo il mio ufficio e dopo dieci minuti sento bussare alla porta.

Non faccio in tempo ad alzarmi dalla poltrona che Normani irrompe all’interno furiosa.

-Cosa diavolo ti passa per la testa?- mi dice puntandomi il dito incontro.

-Cosa avrei fatto?- chiedo confusa.

-Cosa avresti fatto?- ripete ridendo nervosamente prima di continuare a parlare.

-Tu hai cacciato dalla sala il nuovo capo di chirurgia generale, il capo Lauren, non uno specializzando qualunque, ma il cavolo di capo.-

-Non si stava comportando in modo professionale. Ha trattato male la mia specializzanda e stava mettendo in pericolo la vita della mia paziente. Ho agito nel modo più giusto.- rispondo alzando le spalle.

-Chi era la specializzanda?- mi domanda lei.

-Camila, ma non capisco cosa pos..- non riesco a finire la frase che mi interrompe.

-Ecco, lo sapevo.-

-Aspetta, cosa vorresti insinuare?- domando accigliandomi e incrociando le braccia.

-Andiamo Lauren, si è capito ormai, hai una cotta pazzesca per lei, non c’è nessun problema, anzi la reputo una bravissima ragazza e mi sembra fantastico, ma dovresti cercare di separare i sentimenti dal lavoro. Sarebbe la cosa migliore.- dice lei stupendomi e per qualche minuto rimango senza parole.

Resto a guardarla per poi scuotere leggermente la testa e riprendere a parlare.

-Okay, primo non ho nessunissima cotta per lei. Secondo il tuo capo si è comportato davvero in modo stupido. Ha fatto prevalere il suo orgoglio solo perché una specializzanda del primo anno è riuscita a trovare una soluzione e lui non accettava il fatto di non esserci arrivato per primo. Quindi anche se fosse come dici tu, che ho una cotta per Camila, questo non inciderebbe mai sul mio lavoro e lo sai benissimo. Mi sono comportata in modo molto più professionale di lui e avrei agito così qualsiasi sia stato lo specializzando in questione e ora se vuoi continuare a fare supposizioni del genere per favore esci di qui.-

-Va bene, come vuoi, ma sappi che sono venuta qui anche per dirti che ho operato l’altra ragazza, Rose, sta bene. Comunque dovresti andare a parlare con i genitori della tua paziente, ti stanno aspettando. Scusa per prima, ne parleremo un’altra volta, okay?- dice la mia amica prima di uscire dall’ufficio.



Sospiro profondamente prima di recarmi in sala d’aspetto per parlare con i genitori di Jamie.



Appena arrivo mi rendo conto che Camila sta già parlando con i due signori, ma la madre sembra piuttosto agitata e prima che io riesca ad arrivare vedo che tira una sberla alla specializzanda. Così mi affretto a raggiungerle.

-Ehi, ehi, cosa sta succedendo qui eh?- urlo separandole.

-Questa ragazzina pretende di insegnarmi come bisogna fare la madre.- grida furiosa la signora.

-Okay, primo di tutto calmiamoci, ora, Camila mi puoi spiegare cosa diavolo sta succedendo?- chiedo rivolgendomi alla ragazza di fianco a me.

-Ho solo detto alla signora che dovrebbe amare sua figlia per qualsiasi scelta faccia. Che se la sua famiglia l’avesse accettata ora lei non si sarebbe trovata in questo ospedale.-

-Io la denuncio.- urla ancora più arrabbiata la madre della paziente.

-No, adesso basta. Qui nessuno verrà denunciato. Ne la specializzanda, ne lei signora per aver aggredito un dottore. Questa ragazza vicino a me ha salvato la vita a sua figlia, se non ci fosse stata lei, ora, neanche sua figlia ci sarebbe stata più. Quindi calmiamoci, prendiamo un bel respiro e passiamo sopra a tutta questa storia. Jamie sta bene, ora si trova in terapia intensiva, potrete andarla a trovare fra un paio di ore, ma che tutto questo le serva da lezione. Questa volta è andata bene, ma non si sa cosa potrebbe succedere in futuro, quindi stia attenta. Con permesso.- finisco prendendo Camila per un braccio e portandola nel mio ufficio.



Appena chiudo la porta della stanza la ragazza inizia a parlare a raffica in preda al panico.

-Mi denuncerà non è vero? Oh mio dio non posso crederci di averlo fatto sul serio. Sono un’idiota, non avrei mai dovuto agire così. Mi licenzieranno. Non ho nemmeno fatto in tempo a fare carriera che è già finita. Sono fottuta, decisamente.-

-Stai tranquilla Camila, nessuno ti licenzierà capito? È tutto okay. Smettila di preoccuparti per niente.- le dico avvicinandomi a lei e bloccandole le braccia che continuava ad agitare in modo frenetico.

-Perché sei così dolce con me? Ho fatto una cazzata la fuori.- continua lei abbassando però il tono di voce.

-Perché avrei agito nello stesso identico modo anche io, hai fatto la cosa giusta e non devi essere punita per questo, okay?- le rispondo sorridendole in modo rassicurante.

-Okay.- dice semplicemente prima di avvicinarsi ancora di più a me abbracciandomi.

-Starei le ore in questa posizione.- sussurra Camila dolcemente contro il mio petto.

-Non dirlo a me. Ci starei per sempre.- le rispondo in un sussurro accarezzandole i capelli.





Per sempre.

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Capitolo 15
*** There is always a solution. ***





Pov. Lauren

Sono ormai ore che sono sdraiata sul letto a fissare il soffitto. Dovrei dormire, ma non ci riesco proprio, continui flashback riaffiorano nella mia mente.

Il bacio con Camila. 

Due ragazzine che hanno rischiato la vita pur di vivere la loro storia d'amore, unite contro il mondo stesso. 

Il discorso che la specializzanda ha fatto alla paziente, il suo continuo difenderla dalla madre e rischiare persino una denuncia. 

Questi ultimi giorni sono stati intensi e non so più che fare.

Mai avrei immaginato che l'arrivo di Camila mi avrebbe stravolto tanto, fin dalla prima volta che l'ho incontrata la mia vita è diventata confusa.

Non ho più idea di cosa sia giusto fare, cercare di instaurare un rapporto al di là di quello lavorativo e vedere come si potrebbe evolvere oppure lasciare un legame semplicemente professionale.

La mia ragione e il mio cuore sono in continua lotta.

Quando è con me mi sento viva, libera, provo emozioni che mai avrei immaginato si potessero provare, ma forse questo è un male visto che, quando sono al suo fianco, non ragiono lucidamente e potrebbe dimostrarsi nocivo sul luogo di lavoro. I sentimenti che provo per lei potrebbero essere pericolosi. E non posso permettermi il minimo errore.

Per non parlare del fatto che lei è una ragazza. Mai avrei pensato di poter provare qualcosa per una persona del mio stesso sesso, è una novità e come ogni volta, questo mi spaventa e non poco.

Le persone sono buone solo a giudicare e a criticare e non penso di essere pronta a entrare nel loro mirino. So che molte cose nella mia vita cambieranno e dire che sono terrificata è un eufemismo. 

 Ho deciso, domani parlerò con Camila e sistemerò le cose, non posso andare avanti così.

Pov. Camila

Ho appena ricevuto un messaggio da parte di Lauren che mi dice di raggiungerla nel suo ufficio perchè mi deve parlare di una cosa importante.

Forse finalmente riuscirò a dirle quello che provo, dopo il nostro bacio non riesco a pensare a niente che non sia lei e spero che provi le stesse cose.

Ho appena bussato alla sua porta, non riesco a smettere di tremare, sono agitata e di calmarmi proprio non c'è modo.

-Avanti.- sento la sua voce rispondere.

Prendo un respiro profondo e poi apro la porta.

Ed eccola li, seduta sulla sedia dietro alla scrivania mentre guarda qualcosa al computer.

Appena sente la porta chiudersi si gira a guardarmi e nel mentre si alza per venire verso di me.

-Ciao Camila, prego accomodati.- mi dice indicando il divano all'interno del suo ufficio.

Mi siedo e lei mi segue a ruota.

-Allora..- inizio aspettando che lei continui, ma resta semplicemente ferma a guardarmi, quindi riprendo a parlare.

-Di cosa mi volevi parlare?- le domando.

Lei sembra finalmente riscuotersi dai suoi pensieri e prima di rispondere mi rivolge un piccolo sorriso.

-C'è una cosa che ti volevo dire.- mi informa, ma prima che possa continuare la interrompo.

-Anche io devo dirti una cosa.- le dico.

-Oh, okay, ma posso parlare prima io? È davvero importante e sono sicura che anche la tua cosa lo sia, ma se non lo faccio adesso probabilmente non lo farò mai più e io ho bisogno di dirlo perché sto impazzendo e non so più che fare.- mi risponde iniziando ad agitarsi.

-Si si, tranquilla, aspetterò, non è un problema, davvero, parla prima tu.- le sorrido cercando di rassicurarla.

 Lei prende le mie mani con le sue e tira un sospiro prima di iniziare a parlare.

-Allora, come ovviamente ben sai, un paio di giorni fa ti ho baciata ed è di questo che ti volevo parlare.- io mi limito ad annuire semplicemente cosi, lei, riprende il suo discorso.

- Ho pensato a lungo a quello che ho fatto e devo chiarire le cose perché così non riesco ad andare avanti. Voglio essere sincera con te, quando sono con te provo cose che non ho mai provato con nessun altro nella mia vita, il semplice tocco delle nostre labbra ha scaturito una miriade di emozioni che non mi aspettavo di provare. I sentimenti che provo nei tuoi confronti mi hanno sopraffatta e non mi hanno permesso di ragionare lucidamente ultimamente e devo sistemare le cose perché cosi non posso continuare. Provo qualcosa di davvero forte per te..- si interrompe improvvisamente.

-Ma? C'è sempre un fottuto "ma".- le dico e le stringo le mani incitandola a procedere.

-Ma noi non possiamo avere un tipo di rapporto che vada oltre l'ambito lavorativo, ci sono delle regole e siamo obbligate a rispettarle, fra di noi non potrà mai esserci niente al di fuori di, massimo, una semplice amicizia.- conclude abbassando lo sguardo.

-Ma molte persone all'interno di questo ospedale stanno insieme.- le dico alzandole il viso con una mano.

-Lo so, ma sono situazioni differenti, per noi è troppo complicato.-

Mi alzo in piedi non facendocela più.

-Cosa è realmente complicato eh Lauren? Il fatto che io sono una specializzanda e tu una strutturata o il fatto che io sia una donna? Cosa ti preoccupano? Le regole o il giudizio delle altre persone? Cosa davvero ti turba Lauren? Dai dimmelo.- scoppio, ma lei non risponde, semplicemente si limita a guardarmi in faccia.

-Sai che ti dico? Anche  io provo dei fottuti sentimenti, ma a quanto pare tutto questo non è sufficiente per te dico bene? Non riesco a levarti dalla testa e mi fai impazzire, letteralmente. Senti, non ce la faccio a subire tutta questa merda per una seconda volta, pensavo fossi al di sopra del giudizio degli altri, pensavo fossi migliore di tutte quelle persone che ci sono li fuori, ti reputavo la migliore, ma a quanto pare niente è come sembra. Ci tengo davvero tanto a te, sei diventata importante in poco tempo, ma a quanto pare non basta.- 

Detto questo esco dal suo ufficio sbattendo la porta e senza fermarmi nonostante i suoi richiami. 

Sono emotivamente esausta, per fortuna il mio turno è appena finito.

Prendo le mie cose e mi dirigo direttamente a casa e mentre faccio una doccia calda ripenso a tutto quello che è accaduto.

Appena finisco di vestirmi, sento la porta di casa aprirsi, segno che Dinah è tornata.

Scendo le scale e la raggiungo in cucina.

-Ehi Mila tutto bene? Hai una faccia distrutta.- mi guarda preoccupata mentre prende qualcosa da mangiare dal frigo.

-Tutto bene, semplicemente è finita.-

-Cosa?- mi risponde con sguardo confuso.

-Qualsiasi cosa che sarebbe potuta nascere con Lauren.- le rispondo andando a rannicchiarmi sul divano in sala.

-Ne vuoi parlare?- mi domanda raggiungendomi.

-Ha detto che prova dei sentimenti per me, ma che tra noi non può nascere niente, presumo sia preoccupata per il giudizio altrui e la posso capire, anche per me non è stato facile le prime volte, ma non posso rischiare che succeda quello che è accaduto con la mia ex, non potrei sopportarlo ancora.- concludo facendomi scappare un singhiozzo.

Dinah mi stringe forte a se.

-Lo so piccola, lo so, ma vedrai che in un modo o nell'altro troveremo una soluzione.-

-Magari sta volta non c'è.- rispondo stringendomi ancora di più alla mia migliore amica.

-C'è sempre una soluzione.- 

Ed è l'ultima cosa che sento prima di addormentarmi, sfinita, tra le sue braccia.

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Capitolo 16
*** You've made a choice. ***


Pov. Camila

 

Sono passate ormai due settimane da quando ho avuto quella conversazione con Lauren e ora sto semplicemente impazzendo.

Cerca in tutti i modi di evitarmi e quando siamo obbligate a stare insieme a lavoro, si comporta, come si definisce lei, da amica.

Ma questa situazione mi sta sfinendo.

Non ce la faccio più a vederla tutti i giorni e fare finta che non sia successo niente e che tre noi non ci sia nulla.

Ora mi trovo in ospedale mentre mi preparo per un operazione con la dottoressa Kordei, almeno non vedrò occhi verdi per oggi.

-Allora Camila, pronta?- mi richiama Normani avvicinandosi a me.

-Ehm, sisi, pronta.- le rispondo finendo di preparami.

-Sicura? Non sembra che tu stia tanto bene.- continua guardandomi attentamente.

-Sicurissima, va tutto alla grande.- le dico sorridendole leggermente.

-Beh, bene, penso. Comunque mi assisterà Lauren durante l’operazione visto che c’è bisogno di un ortopedico.- conclude prima di dirigersi in sala operatoria.

-Perfetto.- mormoro a bassa voce seguendola a ruota.

Appena entro mi rendo conto di due bellissimi occhi che mi fissano attentamente.

-Ciao Camila.- mi dice Lauren con la sua voce roca.

-Salve dottoressa Jauregui.- le rispondo freddamente senza nemmeno rivolgerle uno sguardo.

 -Wow, qualcuno sembra di cattivo umore oggi.- afferma ridacchiando leggermente.

Non mi degno nemmeno di rispondere e mi metto di fianco a Normani.

-Okay Cabello, iniziamo. Aspira mentre io apro il paziente per vedere i danni che ha riportato gettandosi dalla finestra.- dice Normani prima di iniziare ad operare.

-Si sa per quale motivo questo poveretto abbia deciso di fare un volo del genere?- chiede Lauren mentre verifica le condizioni delle gambe.

-Non si ha la certezza, ma si pensa che sia perché sua moglie abbia chiesto il divorzio.- le risponde una delle  infermiere.

-Abbastanza drastica come decisione, poteva realmente rimanerci secco.- afferma la ragazza di colore vicino a me.

-Magari secondo lui era la cosa giusta da fare, dopotutto aveva appena ricevuto una delle notizie più brutte della sua vita, presumo.- continua occhi belli mentre sistema una frattura.

-Lo so, però tutto si può sistemare, voglio dire, arrivare addirittura a morire per qualcuno..- lascia in sospeso la frase Normani prima di essere interrotta da Lauren.

-Si farebbe di tutto per amore, anche la più grande delle pazzie.- sussurra guardandomi dritta negli occhi.

Io distolgo lo sguardo prima di schiarirmi la voce.

-Dottoressa Kordei c’è ancora bisogno del mio aiuto? Perché non mi sento tanto bene.- dico smettendo di aspirare.

-No, è tutto okay Camila, puoi anche andare ora che abbiamo quasi finito, vai a riposarti.- mi risponde dolcemente prima di chiedere ad un’infermiera di prendere il mio posto.

-Grazie.- rispondo semplicemente prima di uscire da quella sala che stava ormai diventando soffocante.

Appena trovo un ripostiglio vuoto, entro chiudendomi la porta alle spalle e scivolando lentamente verso il basso fino a trovarmi con il volto sulle ginocchia raggomitolata su me stessa.

 

 

Non so quanto tempo sia passato, ma non riesco a smettere di piangere.

Ma ad un certo punto sento la porta dietro di me aprirsi, allora scatto in piedi girandomi di spalle mentre mi asciugo velocemente il volto con il dorso della mano.

-Camila..- sento una voce richiamarmi, la voce della persona che è appena entrata, più precisamente la sua voce.

-Vattene Lauren.- rispondo senza voltarmi.

Sento la porta chiudersi e dei passi avvicinarsi a me.

-Camila, che succede?- continua avvicinandosi sempre di più.

Io scoppio in una risata isterica dandole ancora le spalle.

-Parlami, siamo amiche adesso, possiamo parlare di quello che ci preoccupa.- afferma mentre appoggia una sua mano sulla mia spalla.

-Lauren, vattene, ti prego.-

-No, cosa succede, parlami Camila.- dice girandomi verso la sua figura.

-Ti prego, Lauren.- sussurro debolmente guardando in basso.

-Camila, guardami.- mormora dolcemente alzandomi il volto con la sua calda mano.

Apro gli occhi guardandola con il viso pieno di lacrime.

-Camz, puoi parlare con me, ti voglio bene, ci tengo.- dopo aver ascoltato questa sua frase mi stacco bruscamente da lei, ora non ce la faccio davvero più.

-Smettila Lauren per una santa volta, mi vuoi bene? Ottimo, ma la devi piantare, piuttosto odiami perché il tuo volermi bene mi fa stare male.- scoppio urlandole contro.

-Camila, io..- cerca di dire, ma la interrompo prima che possa continuare.

-No Lauren, non ci provare nemmeno, non voglio sentire le tue patetiche scuse un’altra volta, sono stanca.-

-Allora cosa vuoi che ti dica? Eh? Vuoi che ti dica che non ce la faccio più a stare con te e non poterti toccare, baciare, abbracciare e amare come vorrei? Vuoi che ti dica questo? Che senza di te non so stare? Che ogni volta che non ti vedo mi manchi come il fiato?- urla anche lei sta volta.

-Vorrei semplicemente che tu mi dicessi la verità, che non avessi paura di quello che potremmo essere insieme, sono ormai quasi sei mesi che ci conosciamo e sto ancora aspettando.- le rispondo guardandola intensamente in attesa di qualcosa da parte sua, una qualunque cosa che mi dimostri che sto sbagliando, ma ciò non accade.

-Come immaginavo.- dico tristemente superandola per uscire il prima possibile da li, ma la sua mano mi ferma.

-Non te ne andare, ti prego.- sento dalla sua voce che sta piangendo.

-Perché dovrei rimanere?- le chiedo senza guardarla.

-Perché ho bisogno di te.-

-Ormai hai fatto una scelta Lauren, ci vediamo in giro.- le rispondo uscendo dalla porta.

 

Pov. Lauren

 

Sono distrutta, brutalmente ed irrimediabilmente distrutta.

Mi sono resa conto della cazzata che ho fatto e farò di tutto per riaverla con me.

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Capitolo 17
*** Same face. ***


 

Pov. Camila

 

È ormai una settimana che Lauren non si presenta a lavoro, a quanto ne so si è presa un periodo di malattia.

Nessuno sa quale sia il motivo, ma io penso di averne un’idea.

 

Mentre sto camminando tra i corridoi dell’ospedale immersa nei miei pensieri, una mano mi afferra il braccio fermando la mia avanzata.

Mi giro trovandomi di fianco Normani.

-Ehi ciao Camila, posso parlarti?- mi chiede sorridendomi.

-Ehm, si certo, tanto ho quasi finito il turno. Dimmi.- le rispondo.

-Vieni pure nel mio ufficio, così è più tranquillo.- detto questo mi limito ad annuire seguendola.

 

Una volta arrivate apre la porta e mi fa sedere sopra una delle due poltrone, poste frontalmente alla sua scrivania, per poi accomodarsi anche lei.

 

-Volevo chiederti una cosa.- inizia la ragazza di colore.

-Dimmi.- le dico semplicemente.

-Come avrai notato Lauren non si presenta a lavoro da ormai una settimana, ma non è da lei, assolutamente. Ho provato a chiamarla, ma non risponde, a presentarmi sotto casa sua, ma non ne vuole sapere di farmi entrare.- mi dice e io non capisco dove voglia arrivare a parare.

-Si, ma non capisco io cosa c’entro.-

-Beh, Dinah mi ha raccontato che ultimamente te e Lauren siete molto unite e quindi pensavo che tu avresti potuto aiutarmi nel saperne qualcosa.- dice guardandomi speranzosa.

-Non so cosa ti abbia detto Dinah, ma stai parlando con la persona sbagliata, mi dispiace.- le rispondo alzandomi dalla sedia e uscendo dall’ufficio.

Devo assolutamente parlare con Dinah.

 

Pov. Lauren

 

Sono seduta sul divano mentre guardo un film qualsiasi, senza prestarne particolare attenzione, quando sento bussare alla porta.

-Lauren smettila di fare l’idiota e apri questa dannata porta.- urla quella che riconosco essere Normani.

-No Mani, lasciami in pace.- le rispondo di rimando.

-Alza il culo Jauregui.- insiste lei.

-No.- urlo semplicemente.

-Va bene, non importa, tanto ho io le tue chiavi di scorta brutta stupida che non sei altro e ora sto per entrare.- afferma prima di aprire la porta.

-Allora perché non sei entrata subito?- le domando alzandomi dal divano.

-Volevo rispettare la tua privacy, ma poi mi sono rotta le palle.- prende una pausa prima di continuare a parlare.

-Si può sapere che ti succede? Non sei mai stata a casa così a lungo e da quel che vedo non sei ammalata.- conclude squadrandomi cercando di trovare la causa del mio malessere.

-Non succede nulla, semplicemente avevo bisogno di fare una pausa dal lavoro.- mento risedendomi sul divano e invitando la mia amica a fare lo stesso.

-Pensi che io sia stupida? Hai sempre amato il tuo lavoro fin da quando eri al primo anno di specializzazione, figuriamoci adesso che sei uno strutturato.-

-Ti dico che sto dicendo la verità.- affermo cercando di essere il più sicura possibile.

-Bah, come ti pare. Comunque oggi ho parlato con la tua protetta, sembrava strana.- cambia argomento la mia amica.

-La mia protetta? Di cosa stai parlando?- le domando confusa.

-Sto parlando di Camila, oggi le ho chiesto se sapeva cosa avessi e lei mi è sembrata strana, è successo qualcosa con lei? Avete litigato?- chiede curiosa.

-Non so di cosa tu stia parlando.- rispondo vagamente.

Normani si limita ad osservarmi senza dire niente.

-Smettila di guardarmi in quel modo.-

-Per quale motivo? C’è qualcosa che vorresti dirmi Lauren?- continua fissandomi.

-Fanculo non ce la faccio più. Ho baciato Camila per poi dirle che non volevo niente al di fuori di un rapporto lavorativo e mi sento una merda quindi ho deciso di starmene a casa perché non riesco a guardarla in faccia senza morire un po’ dentro.- dico velocemente.

La mia amica mi guarda senza dire niente per un momento che sembra essere infinito.

-Mani, ti prego, di qualcosa.- la supplico.

-Tu? Lei? Voi cosa? Spiega bene e soprattutto perché non me lo hai detto prima? Stupida!- esclama tirandomi una sberla sul braccio.

-Ahia, mi hai fatto male Normani.-

-Ma smettila e muoviti a parlare.- taglia corto la mia amica sedendosi più comodamente sul divano.

-Beh, tutto è iniziato quando è arrivata la prima volta in ospedale.- inizio a raccontare.

-Quando Dinah ha avuto l’incidente?- mi domanda Normani.

-Si, è stata la prima volta che l’ho vista e mi ha subito colpita. Pensavo fosse bellissima e cose che non avevo mai pensato per nessun altro, figuriamoci per una ragazza. Tutto ciò mi confondeva.-

-Allora è per questo motivo che non hai mai voluto uscire con noi? Non riuscivo a spiegarmelo, mi dispiace per tutte le volte che ho cercato di obbligarti.- chiede scusa sinceramente.

-No, ehi, non è colpa tua, avrei dovuto dirtelo molto prima.- la interrompo prendendole le mani con le mie.

-Su questo siamo d’accordo entrambe, sono parecchio arrabbiata con te. Dai continua.- risponde stringendomi in modo giocoso le mani e incitandomi a continuare a parlare.

-Come stavo dicendo prima, ero confusa, molto, allora ho iniziato a chiudermi in me stessa. Poco dopo è successo che io e David siamo finiti a letto insieme, la prima volta perché eravamo ubriachi marci, ma poi ho continuato a farlo per cercare di levarmi Camila dalla testa. Poi, quando Dinah è stata dimessa, la fonte dei miei sogni e al tempo stesso incubi era sparita dalla mia vita. Inizialmente ero sollevata, pensavo che se non l’avessi più vista tutto sarebbe tornato alla normalità. Ma mi sbagliavo.- faccio una pausa prima di riprendere a parlare.

- Ho iniziato a sognarla sempre più intensamente, a sentire la sua mancanza a sperare che tornasse da me. Quando poi è successo, quando l’ho vista in mezzo ai nuovi specializzandi, ero così felice, mi è sembrato di tornare a respirare dopo un tempo infinito, era così bella e io stavo iniziando a rendermi conto che quello che provavo non poteva essere semplicemente amicizia o qualcosa di passeggero. Ho provato ad ignorarla, ma mi era impossibile, pensavo che se le fossi stata lontana tutto questo sarebbe magicamente scomparso, ma più mi allontanavo più una forza immaginaria mi spingeva verso di lei. Ero come stregata e così fottutamente spaventata. Poi è successo quello che avevo sempre cercato di evitare.-

-Vi siete baciate.- conclude la mia amica.

-Esattamente, ci siamo baciate, l’ho baciata e te lo giuro, mai in vita mia ho provato qualcosa del genere.- dico prima di alzarmi in piedi per poi continuare il discorso.

-Sai è stato come nei film, come lo descrivono nei più frivoli e scontati romanzi, un insieme di emozioni si sono sprigionate dentro di me senza che io potessi impedirlo. Il semplice tocco delle nostre labbra ha scaturito brividi lungo tutto il mio corpo, avevo il cuore che batteva a duemila all’ora e al posto delle farfalle nello stomaco, avevo un branco di rinoceronti inferociti. Mi sembrava di essere una ragazzina alla sua prima cotta.- concludo tornando a sedermi sul divano.

-E poi? Cosa è successo?- chiede la ragazza al mio fianco.

-Beh, semplice, la realtà mi è piombata addosso come un macigno. Mi sono resa conto che fra noi due non ci sarebbe mai potuto essere niente. Ci ho pensato a lungo, non è stata assolutamente una scelte impulsiva. Ho ragionato sui pro e i contro che questa ipotetica relazione avrebbe portato ad entrambe. E hanno vinto i contro. E poi cosa o chi mi dava la certezza che anche lei provava gli stessi sentimenti?-

-Assolutamente nessuno, ma questa è la parte migliore, non sapere come andrà a finire, ma nonostante ciò rischiare.- mi risponde.

-Non posso permettermi di rischiare. Sogno e realtà qua non possono esistere insieme.-

-E quindi ora? Finisce tutto così?- mi domanda la mia amica.

-Si, non vedo altre soluzioni, ho anche pensato di cercare di sistemare le cose, ma mi sembrava semplicemente una futile perdita di tempo.-

-Dimmi una cosa Lauren, stai scappando da una cosa che non vuoi o da una cosa che hai paura di volere?- mi chiede Normani.

-Io..- lascio la frase in sospeso allora Mani prende parola.

-Pensaci, però tieni a mente una cosa, Camila è una ragazza fantastica e non avere una persona del genere nella propria vita sarebbe proprio da idioti. Se proprio non riesci a costruire qualcosa con lei cerca almeno di esserle amica. Persone così non le trovi tutti i giorni. Detto questo andiamo a preparare qualcosa da mangiare che sto morendo di fame.- esclama iniziando a dirigersi verso la cucina.

-Come continui un'amicizia se, ogni volta, l'unica cosa alla quale pensi è quanto vorresti di più?- dico a bassa voce prima di sospirare e raggiungere la mia amica.

 

Finito di mangiare Normani è tornata a casa solo dopo che le ho promesso che da domani sarei tornata a lavorare.

 

Ora mi trovo a letto che cerco di chiudere occhio, ma come è ormai quotidianità, l’immagine della ragazza più meravigliosa che io abbia mai incontrato si fa spazio nella mia mente non permettendomi di dormire serenamente.

 

Strano come la stessa faccia possa farti sentire così giusta e portarti così tanto dolore.

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Capitolo 18
*** Will be difficult. ***


Pov. Camila

Dopo una settimana passata a casa, Lauren, è tornata a lavoro.

Non so bene come sentirmi a riguardo.

 

Ora mi trovo nello spogliatoio prima di iniziare il turno.

Mi sono tolta la mia maglietta per mettere il camice quando la porta si apre.

Faccio appena in tempo a girarmi per vedere chi sta per entrare quando la vedo, dopo una settimana infinita ecco che incrocio di nuovo quei suoi occhi.

 

-Scusa non volevo, c’è volevo vederti perché devo parlarti, ma non era mia intenzione vederti mezza nuda. Non che questo mi dia fastidio, anzi. Ma non è questo il punto. Aspetterò che tu abbia finito di cambiarti per poi rientrare e parlarti. Scusa ancora.- dice velocemente Lauren prima di uscire.

 

Appena mi infilo la parte superiore del camice, apro la porta guardando la ragazza che ora si trova di fronte a me.

-Saresti potuta restare, in fin dei conti sei una ragazza anche tu.- le dico semplicemente prima di spostarmi per farla passare e successivamente chiudere la porta dietro di me.

-Lo so, ma non mi sembrava il caso, poi tu sei così..- interrompe la frase per indicare il mio corpo con le sue mani facendo scorrere anche i suoi occhi su e giù prima di riprendere parola.

-E io sono pur sempre un essere umano, insomma, come sarei riuscita a parlare?- conclude guardandomi.

Io alzo semplicemente le spalle prima di andare a sedermi sulla panchina.

-Allora? Cosa c’è? Spero che sia una cosa veloce perché devo iniziare il turno fra poco, quindi..- lascio la frase in sospeso aspettando che sia lei a prendere parola.

Lei rimane in silenzio per una decina di secondi restando semplicemente a guardarmi, dopo di che si gratta la testa, sembra parecchio a disagio.

 

Alla fine sembra farsi coraggio e si siede di fianco a me, tenendo una certa distanza.

-Ehm, si ecco, non so se ci hai fatto caso, ma questa settimana non sono venuta a lavoro.- aspetta un mio cenno prima di continuare.

Dopo un mio lieve movimento della testa riprende il suo discorso.

-Allora, sono rimasta a casa per pensare. Per pensare a te. Voglio dire, in questo periodo mi sono comportata da cogliona patentata. Non sono mai stata così confusa in vita mia come in questi ultimi mesi. Ma questo non giustifica assolutamente il mio comportamento e lo so bene. Ho pensato solo a me stessa senza rendermi conto di quello che ho fatto passare alle persone che mi circondavano, di quello che ho fatto passare a te. Mi dispiace così tanto, non so cosa mi sia preso, ma non era mia intenzione ferirti, mi sento malissimo per questo.- dice sinceramente guardandomi negli occhi.

-Però l’hai fatto, mi hai fatta soffrire anche se non era tua intenzione. So cosa stai provando perché l’ho passato anche io e se avrai bisogno, nonostante tutto io, sarò qui.- le rispondo avvicinandomi un po’ di più a lei.

 

-Ieri ho parlato con Normani e mi ha fatto capire una cosa. Per quanto io possa negarlo, ho bisogno della tua presenza nella mia vita, ma non sono pronta per costruire un rapporto al di fuori di una semplice amicizia. Ti prego dimmi che resterai al mio fianco, so quanto questo possa essere egoistico da parte mia, ma senza di te non ce la posso fare.-

Rimango un attimo a guardarla.

Non saprei che fare, ci sono stata davvero male, ma so che anche io senza di lei nella mia vita, non riuscirei a stare.

Nonostante tutto questa ragazza ha fatto breccia nel mio cuore e so che se la escludessi del tutto, starei malissimo.

Alla fine sono i suoi occhi spettacolari a farmi prendere una decisione.

 

-Amiche?- le domando allungando la mano verso di lei.

Lauren mi guarda sorridendo prima di stringere la mia mano con la sua.

-Amiche.- afferma sorridente prima di alzarsi aggiustandosi il camice.

-Ah senti, ricordo che una certa specializzanda aveva voglia di chirurgia ortopedica. Ho una paziente da visitare prima dell’operazione, pensavo che avresti potuto assistermi, sempre se ti va.- mi chiede timidamente.

-Mi farebbe molto piacere assistere ad un intervento di chirurgia ortopedica, peccato solo che ci sarai anche tu.- le rispondo facendole un occhiolino prima di superarla ed uscire dallo spogliatoio.

-Ah, Cabello.- le sento dire prima che mi raggiunga in corridoio.

 

Mentre ci stavamo dirigendo nella camera del paziente, io e Lauren, abbiamo parlato del più e del meno, è stato un po’ imbarazzante all’inizio, dovrò abituarmi a questo nuovo rapporto, ma spero che vada tutto per il meglio.

 

Pov. Lauren

 

Siamo arrivate davanti alla porta della mia paziente.

 

-Pronta?- chiedo a Camila prima di aprire la porta appena lei annuisce convinta.

-Ciao Sara,come ti senti oggi?- chiedo alla paziente sorridendole.

-Ora che vedo queste due bellissime dottoresse, molto meglio.- risponde lei ricambiando il sorriso.

 

Sara Ramirez è una donna davvero bella, sulla trentina, di origine latine e un forte accento spagnolo.

 

Rido leggermente prima di rivolgermi a Camila.

-Leggi la cartella.- le dico facendole spazio per farsi vedere dalla paziente.

-Sara Ramirez, ventinove anni, deve essere operata al ginocchio per la ricostruzione del tendine rotuleo.- espone la specializzanda prima di rivolgersi a Sara.

-Posso farle una domanda?- le chiede gentilmente.

-Certo, ma dammi del tu.- le risponde sorridendo un po’ troppo per i miei gusti.

-Ehm, va bene. Allora, volevo sapere, il dolore che si prova in questi casi è davvero forte, come mai hai aspettato così tanto per farti visitare? Ti saresti potuta risparmiare un operazione se solo fossi venuta prima.-

-Cabello non penso sia il caso.- mi intrometto.

-No no, va benissimo, mi piacciono le ragazze curiose.- prende parola la paziente sorridendo ancora a Camila prima di continuare il discorso.

-Vedi, io sono un pompiere, le gambe sono la mia forza maggiore, la mia agilità e velocità mi hanno permesso di salvare molte vite. Quindi, ogni volta che provavo dolore, pensavo che quello che stavo passando io era niente rispetto a quello che quelle povere persone, che soccorriamo, provano e finche sono riuscita a lavorare, l’ho fatto. Ma durante l’ultima missione, mentre portavo fuori da una casa in fiamme un bambino, ho sentito un dolore mai provato prima e dopo aver portato in salvo tutti e spento il fuoco, i miei colleghi mi hanno portata qui.- conclude la ragazza continuando a tenere lo sguardo fisso sulla specializzanda.

Ma quanto se la tira? Io non ho parole.

-Wow, quello che fai è fantastico, sei proprio coraggiosa.- commenta Camila guardandola con occhi pieni di ammirazione.

-Faccio semplicemente un lavoro come un altro e poi anche tu salvi le vite.- controbatte la paziente ammiccando in sua direzione.

 

È quando vedo Camz arrossire e abbassare la testa che capisco che è ora di interrompere questa sceneggiata.

 

Con un colpo di tosse riprendo l’attenzione di entrambe.

-Penso che ci siamo dilungate un po’ troppo, eravamo venute qui solo per dirti che oggi pomeriggio ti opereremo.- sorrido falsamente.

-Chi sarà ad operarmi?-

-Io e la dottoressa Cabello.- rispondo semplicemente.

La ragazza annuisce prima di girarsi verso la mora.

-Perfetto, mi terrai la mano per tutto il tempo?- le chiede con quel suo sorrisetto fastidiosissimo.

-Sarebbe meglio se tenesse il bisturi, sai.- rispondo io.

-Beh, ma posso tenerti la mano adesso, se vuoi.- interviene Camila sedendosi sulla sedia che si trova di fianco al lettino e stringendole la mano.

-Ottimo.- risponde lei.

 

Non sopporto più questa situazione quindi cerco di chiuderla al più presto.

-Allora, hai altre domande? Sai siamo abbastanza impegnate, quindi.- chiedo pazientemente.

-Non mi viene in mente niente, ma non voglio che questa bellissima ragazza mi lasci la mano, possiamo restare così ancora per un po’?- domanda con occhi sognanti.

Prendo parola prima che la specializzanda possa dire qualcosa.

-No, mi dispiace, ma dobbiamo proprio andare, sai il lavoro.- concludo in modo brusco prima di aprire la porta e incitare la ragazza a uscire.

 

Dopo che la paziente saluta io chiudo la porta dietro noi due.

 

-Cavolo, avrei dovuto lasciarvi da sole?- le domando sforzando un sorriso.

-Stavo semplicemente cercando di metterla a suo agio.- cerca di difendersi la giovane ragazza.

-Si, infatti mi sembrava molto a suo agio mentre ti teneva la mano e ti spogliava con gli occhi.- le rispondo a tono.

-Stai esagerando, smettila.- mi riprende Camila.

-Hai ragione, scusa. Ora devo andare, ci vediamo.- le dico cercando di sorriderle.

 

Appena sto per incamminarmi lei mi richiama.

Mi giro per guardarla e lei si avvicina al mio orecchio.

-E comunque, questo non è un comportamento da solo amiche.- sussurra per poi sorridermi e andarsene.

 

Rimango a fissare il vuoto per un paio di minuti.

Sarà più dura di quanto pensassi.

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Capitolo 19
*** The girl is... ***


Pov. Lauren

 

Sono ormai passati un paio di mesi da quando io e Camila siamo diventate ufficialmente "amiche" e da quando ha iniziato a vedersi con Sara Ramirez, la mia vecchia paziente.

Dopo che è stata dimessa ha chiesto di uscire alla specializzanda che, da quanto vedo, ha accettato.

 

Dire che questa situazione mi vada bene sarebbe mentire, ma so che la colpa è solo mia, sono stata io a decidere ed a definire il nostro rapporto.

Ormai non c'è più niente che io possa fare.

 

Il suono del mio cercapersone interrompe i miei pensieri.

 

Sono appena arrivata in pronto soccorso e mi volto verso un'infermiera per chiedere informazioni.

 

-Mi hanno chiamata, cosa è successo?-

-Un grave incidente in macchina, il conducente ha riportato semplicemente qualche graffio, ma i due passeggeri sono feriti gravemente e uno dei due è una bambina- mi spiega gentilmente.

-Ma come è potuto succedere?- domando sconvolta.

-Si presume che la persona alla guida sia stata distratta dal telefono e quindi sia andata fuori strada, ma non ne siamo ancora sicuri, ora dovrebbe andare al lettino 3 e poi a quello 7.- conclude l'infermiera prima di tornare a svolgere il suo lavoro.

 

Ancora abbastanza turbata mi reco al lettino indicato dalla ragazza.

 

Appena sposto la tendina divisoria, la scena che mi trovo davanti mi spezza il cuore, quella povera bambina circondata da macchinari e medici.

 

-Cosa abbiamo?- chiedo ad uno specializzando.

-Bambina, dieci anni, ha riportato fratture multiple al bacino e alla gamba destra, contusioni sull'addome causate della cintura che però le ha salvato la vita durante l'impatto.- mi risponde lui continuando la visita.

-Okay, allora finiamo gli accertamenti così la portiamo subito in sala operatoria.- finito di parlare mi dirigo subito davanti al tabellone per prenotare la sala.

 

Mentre sto scrivendo il mio nome una voce mi ferma.

-Lauren, ho bisogno di te per una paziente.- è Normani, mi sembra piuttosto agitata.

-Mi dispiace, devo andare a prepararmi per l'operazione di una bambina, chiama qualcun altro di ortopedia.- mentre parlo finisco di scrivere le informazioni sul tabellone.

-Ma è importante che ci sia tu Lauren..- sembra supplicarmi, ma non posso, devo aiutare quella povera bambina.

-Non posso proprio Normani, scusa, vedrai che andrà benissimo anche senza di me.- le sorrido per poi andarmene.

 

Abbiamo iniziato ad operare da circa un paio di ore e sta andando tutto per il meglio, quando sento il suono di un cercapersone.

 

-Dottoressa Jauregui è il suo, chiedono di lei in sala tre.- mi riferisce un'infermiera.

-Okay, beh qua abbiamo praticamente finito, comunque sia abbiamo scoperto il nome della bambina?- chiedo ad un specializzando mentre sto per uscire.

-Sofia dottoressa, il suo nome è Sofia.- mi risponde lui concludendo l'operazione.

 

-Cosa abbiamo?- domando entrando in sala operatoria.

-Donna, venticinque anni, è la sorella della bambina che hai operato prima, ha varie ferite, ma quella che mi preoccupa di più è quella alla gamba.- mi informa Normani.

-Mh, è proprio una brutta ferita, è messa molto male.- rifletto mentre osservo la gamba della paziente, l'osso fa capolinea dall'arto ed è presente una grave infezione.

-Ma scusate, perchè ha il volto coperto la ragazza?- domando confusa dopo aver notato un telo che le copre parzialmente il viso.

-Oh, ehm, perchè prima abbiamo operato l'addome, aveva una grave emorragia interna e quindi abbiamo preferito coprirla per proteggerla.- mi risponde la mia amica.

-Ah okay, che cosa strana, va beh non importa.- commento prima di riprendere ad osservare la gamba.

 

Ha davvero una brutta ferita, non so proprio cosa fare al riguardo, devo pensarci su.

 

-Allora, se voi avete finito direi di portarla in terapia intensiva, ora come ora non so proprio come agire, devo studiare bene il suo caso e fare un paio di ricerche prima di prendere una decisione.- informo i colleghi prima di allontanarmi dalla paziente e di dirigermi nel mio ufficio.

 

Dopo aver cercato studi su pazienti nella stessa situazione della mia, vado a cercare Normani per maggiori informazioni.

 

La trovo a parlare con Dinah in caffetteria.

 

-Ciao Dinah cosa ti porta qua?- domando dopo averle raggiunte.

-Oh, ciao Lauren, niente ero nei paraggi, sai.- mi risponde, sembra molto stanca e triste, oh beh avrà i suoi motivi.

-Capito, comunque Normani volevo chiederti la cartella e gli esiti degli esami della ragazza di prima, sai per avere un'idea migliore della situazione e decidere come agire.-

-Certo, arrivo subito, spettami nel mio ufficio.- conclude lei prima di tornare a parlare con la sua ragazza.

-Vedrai che andrà tutto bene.- le sento dire mentre mi sto allontanando.

 

Chissà cosa sta succedendo.

 

Dopo dieci minuti dalla porta entra la mia amica.

 

-Eccomi, scusa, ma avevo bisogno di finire di parlare con Dinah.- si giustifica lei prima di andare a sedersi.

-Ma figurati, tranquilla, va tutto bene?- domando prima di seguirla a ruota.

-Si, cioè non molto, ci sono alcuni problemi, ma si risolverà tutto.- conclude con un sorriso stanco.

-Va bene, comunque gli esami della paziente?-

-Ah si giusto, ecco.- dice passandomi alcuni fascicoli.

-Ma si è scoperto il suo nome? Qua non c'è scritto niente al di fuori della sua età, che poi che strano sappiamo gli anni e non il nome?- domando perplessa mentre osservo delle lastre.

-Ehm, prima di perdere i sensi ci ha riferito la sua età e basta strano si, comunque la gamba?- sembra parecchio nervosa, ma non dico niente e inizio a spiegarle bene la situazione.

-Allora c'è un'estesa lesione ossea e il grado di infezione dei tessuti molli sono abbastanza preoccupanti, come è possibile che presenti un'infezione così avanzata?- domando confusa continuando a sfogliare gli esiti dei vari esami.

-I paramedici mi hanno riferito che è rimasta incastrata sdraiata verso l'asfalto per circa un'ora prima che riuscissero a soccorrerla e la ferita della gamba è stata schiacciata sul suolo per tutto il tempo.- mi informa la ragazza.

-Ah, beh almeno questo ora ha senso, comunque sia se l'infezione arriva all'osso sarà difficile riuscire a curarla, ufficialmente raccomando l'amputazione.- purtroppo per il momento non riesco a trovare altre vie da percorrere.

.-Assolutamente no, non se ne parla, quella gamba deve essere salvata.- risponde immediatamente alzandosi in piedi.

-Okay non so per quale assurdo motivo tu abbia avuto questa reazione, ma intervenire potrebbe peggiorare l'infezione e aumentare il rischio di trombosi venosa profonda.- rispondo tranquillamente.

-Sicuramente tu ne saprai di più, ma secondo me puoi salvarle la gamba.- continua lei.

-Si, ovviamente ne so di più ed è piuttosto presuntuoso da parte tua e non capisco questa insistenza.-

 

Ora mi sono alzata anche io dalla sedia, questa situazione mi sta innervosendo parecchio.

 

-Hai ragione, scusa, solo per favore cerca di trovare un'altra soluzione.- conclude Normani prima di cadere esausta sulla sua poltrona.

-Va bene, non ho idea di cosa stia succedendo e non capisco cosa tu mi stia nascondendo, ma lo farò perchè per qualche assurdo motivo ti interessa particolarmente, fammi ragionare due minuti.-

 

Dopo averla vista annuire, con la coda dell'occhio, continuo ad analizzare le varie opzioni che mi si presentano.

 

-Okay, forse ho trovato una soluzione.- esclamo all'improvviso.

-Ovvero?- domanda speranzosa la ragazza.

-Beh prima di tutto dobbiamo aspettare che l'infezione migliori.-

-Possiamo provare ad utilizzare medicinali più forti, come la colimicina.- mi suggerisce.

-Certo è un'ottima idea, anche perchè non abbiamo molto tempo visto che più aspettiamo e più la vascolarizzazione diminuisce, i nervi muoiono e i muscoli si atrofizzano.- rifletto prima di esporre la mia idea a Normani.

-Potrei utilizzare un chiodo intramidollare, certo avrà bisogno di un lungo periodo di fisioterapia per riprendere la totale funzionalità, ma in questo modo forse riusciremo a salvarla.-

-Per poi utilizzare un lembo libero per coprire del tutto il punto della frattura.- conclude la mia collega sorridendo.

-Esattamente, forse agendo in questo modo ce la faremo.- rispondo soddisfatta.

-Perfetto Lauren, vedi te lo avevo detto che non era necessario amputare.- commenta elettrizzata.

-Non capisco perchè tu sia così al settimo cielo, ma mi fa piacere che tu sia felice.- rido prima di continuare a parlare.

-Comunque avrei bisogno di visitare la paziente per essere sicura di poter applicare questa cura.- concludo prima di dirigermi verso la porta.

-No aspetta.- urla la mia amica fermandomi.

-Voglio dire, l'ho vista poco fa e il grado di infezione non è variato ed ho già avvisato l'infermiera di procedere con i nuovi medicinali, vai pure dagli altri tuoi pazienti è tutto sotto controllo.- mi informa raggiungendomi.

-Oggi siete tutti molto strani, ma okay, chiamami quando avrò il tuo permesso per salvarle la gamba.- affermo ironica prima di uscire dall'ufficio.

 

Ho appena finito di controllare gli altri pazienti ed è tutto tranquillo.

 

Decido quindi di dirigermi al bancone di accoglienza all'entrata per avere delle informazioni.

 

-Salve, per caso sa dirmi se la dottoressa Cabello è arrivata, il suo turno sarebbe dovuto iniziare un paio di ora fa, ma non l'ho ancora vista.- chiedo gentilmente alla donna dietro al bancone.

-Controllo un secondo e le dico.- mi risponde lei gentilmente.

-Mh no, nessuna Cabello si è presentata a lavoro oggi.- conclude sorridendo.

-Ah, ho capito, la ringrazio e buona giornata.- la saluto allontanandomi confusa.

 

Bah è insolito, non ha mai saltato un giorno.

 

Mentre entro in pronto soccorso, provo a chiamare la specializzanda al cellulare per controllare che vada tutto bene.

 

Dopo un paio di squilli sento in lontananza la suoneria di un telefono.

Seguo il suono e mi trovo in una stanza del pronto soccorso, il rumore arriva da una busta di plastica dove solitamente le infermiere mettono tutti gli averi del paziente che stanno soccorrendo al momento.

 

Non capisco.

 

Provo a chiamare di nuovo la ragazza e il telefono all'interno della busta riprende a suonare.

Decido di aprirla e leggo sul display "Lauren".

 

Sono ormai dieci minuti che sto correndo alla ricerca di Normani quando finalmente la trovo che sta parlando con Ally.

 

-Chi è la ragazza della gamba?- chiedo interrompendo il loro discorso.

-Non lo so Lauren te l'ho già detto.- risponde lei.

-Mi stai prendendo per il culo, tu lo sai!- sto iniziando ad urlare, ma non mi interessa, devo avere la certezza di essermi sbagliata, che tutto questo sia solo un brutto incubo.

-Basta non lo so.- urla lei a sua volta.

-Dove diavolo è Camila, questo lo sai?- le domando con ormai le lacrime agli occhi.

-Lauren..- la interrompo prima che possa finire la frase.

-Ti prego, dimmi che non è lei.- la sto supplicando ormai.

-Mi dispiace, ma la ragazza che sta rischiando di perdere la gamba, è Camila Cabello.-

 

 

Ed è stato in quel preciso istante che il mondo ha iniziato a crollarmi addosso.

 

 

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