More like sisters

di Ghillyam
(/viewuser.php?uid=787047)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Mommy is back ***



Capitolo 1
*** Welcome to Hogwarts ***


NdA: il testo riprende molto da vicino quello che è il contenuto del  film e dei primi capitoli de “La pietra filosofale”, ma solo perché mi serviva come introduzione a quelli che saranno i capitoli successivi.
Ci tengo comunque a specificare che personaggi e luoghi non mi appartengono.
 


More like sisters

 
 
 
 

Il fumo bianco tipico del binario 9¾ invase la sua visuale ed Icy si ritrovò costretta ad agitare ripetutamente la mano destra davanti al viso nel tentativo di farlo diradare e riuscire a vedere più chiaramente ciò che la circondava.
Si trovava sulla banchina del treno che di lì a poco sarebbe partito per condurre tanti giovani maghi e streghe verso la loro tanto agognata destinazione: la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
Attorno a lei, ragazzi e ragazze correvano da tutte le parti, trasportando bauli e gabbie con all'interno gufi e gatti, per raggiungere amici da riabbracciare o parenti da salutare prima della partenza, e schiamazzi e grida riecheggiavano ovunque.
Cercando di non travolgere nessuno con il carrello su cui teneva i suoi bagagli, Icy raggiunse la sua famiglia, che si trovava poco più avanti, ed affiancò suo fratello gemello, che si stava già facendo aiutare a caricare il baule sull'espresso.
 
I due, nati la bellezza di undici anni prima, si assomigliavano in tutto e per tutto. L'unico dettaglio che li distingueva era il differente taglio di capelli e, be’, ovviamente il fatto che fossero un maschio e una femmina. A parte questo, però, erano veramente molto simili: entrambi avevano lineamenti spigolosi e la pelle diafana, le labbra rosee e carnose erano il più delle volte tirate in un'espressione sprezzante e gli occhi, sebbene quelli di Icy assumessero varie sfumature di azzurro e quelli di Draco – questo era il nome del gemello – fossero grigi, avevano lo stesso taglio sottile, acuito dagli sguardi di superiorità che erano abituati a rivolgere al resto delle persone, esattamente nel modo in cui gli era stato insegnato dai loro genitori. Il loro tratto distintivo, però, così come quello di tutti i Malfoy, erano i chiarissimi capelli biondi, che, a seconda della luce, potevano quasi apparire bianchi e che sia Icy che Draco amavano sfoggiare; la prima soleva tenerli legati in un'alta e lunga coda, che le arrivava fin quasi al fondoschiena, ma che le lasciava libere due ciocche che le contornavano il viso, mentre l'altro, non potendo esibire particolari acconciature, si limitava a curarli con vari e speciali prodotti, il più delle volte presi in prestito dalla scorta di quelli del padre.
 
Quel giorno indossavano già tutti e due la divisa che avevano acquistato durante l'estate da Madame McClan ed avevano passato ogni istante a rimirarla orgogliosi, nonostante le occhiate sbieche che avevano ricevuto dai vari Babbani presenti alla stazione di King's Cross, che in realtà erano più interessati agli abiti bizzarri – almeno secondo i comuni londinesi – dei loro genitori, Lucius e Narcissa, che però non se ne erano curati minimamente.
 
«Ehi, aspettatemi!»
 
A quel richiamo i gemelli si voltarono e videro arrivare verso di loro un'euforica ragazzina riccioluta che stava trascinando un pesante baule sopra il quale se ne stava appollaiata una grossa civetta dalle penne grigio-nere, incurante delle persone costrette a scansarsi in malo modo al suo passaggio.
 
«Certo che potevate fermarvi un attimo.» ansimò quella, mettendosi le mani sulle ginocchia e piegando il busto in avanti tentando di riprendere fiato.
 
«Non è colpa nostra se ci hai messo un secolo ad attraversare la barriera.» replicò Icy con un'alzata di spalle.
 
«Ho fatto cadere la gabbia di Ocula e un paio di Babbani si sono messi a gridare quando si è messa a volargli intorno, poi lei si è spaventata e...»
 
«Stormy, taglia per favore.» la interruppe Draco.
 
«L'importante è che sia qui, no?» concluse lei, caricando il suo bagaglio insieme a quello dei cugini.
 
«Per Salazar, Stormy, sistemati quella veste – esclamò Narcissa, quando nel voltarsi verso di loro vide in che condizioni si trovava la nipote – Mi sembrava di essere stata chiara su come ci si comporta in pubblico, non vogliamo che ci si confonda con Mezzosangue e Nati Babbani vero?»
 
«Certo che no zia, scusa.» disse Stormy, lisciandosi le pieghe della gonna e raddrizzandosi il mantello sulle spalle, che si era girato in modo tale da coprirla quasi totalmente sul davanti.
Poi si passò una mano tra i folti capelli ricci nel tentativo di dargli un certo ordine, ma con scarsi risultati; ormai anche Narcissa aveva perso le speranze di domare la sua chioma ribelle; l'unica soluzione che aveva trovato era stata quella di raccoglierli in due codini, ma avevano concordato che piuttosto che farla uscire con quella acconciatura raccapricciante sarebbe stato meglio lasciarli sciolti. Che sua zia non riusciva ancora ad accettare, però, era il fatto che circa un mese prima, nel provare le bacchette da Olivander, per un qualche strano errore i capelli di Stormy avevano assunto una sfumatura viola-bluastra – fatta eccezione per un paio di ciocche che adesso erano color lilla chiaro – che in nessun modo era riuscita a far sparire, recuperando l'originario color ebano.
Alla ragazzina quella nuova tinta tuttavia non dispiaceva affatto, credeva che si abbinasse perfettamente con il verde-acqua dei suoi occhi, sebbene in un primo momento avesse dovuto fingere di essere tremendamente addolorata per quel terribile incidente.

«Sono così emozionata. Non vedo l'ora di arrivare ad Hogwarts!» trillò la riccia, saltellando sul posto.
 
«Sì, ma vedi di calmarti.» l'apostrofò Icy, afferrandola per un lembo del mantello per farla stare ferma.
 
«Come se anche tu non fossi super emozionata, lo so che morivi dalla voglia di andarci.»
 
«Draco, ragazze, venite – li chiamò Lucius con la sua tipica voce strascicata, prima che Icy potesse replicare – Ora noi dobbiamo andare quindi mi raccomando: ricordate quello che vi abbiamo spiegato riguardo...»
 
L'uomo guardò la moglie in cerca di una parola da utilizzare per definire tutti coloro che non potevano vantare sangue puro nelle vene e subito lei gli andò in aiuto «La feccia.»
 
«Esattamente. Scriveteci non appena sarà terminato lo Smistamento. Ci rivedremo a Natale.»
 
Detto questo, i due salutarono figli e nipote e si diressero verso la barriera, lasciando finalmente soli i ragazzi.
 
«Io direi di salire.» suggerì Draco, che senza aspettare una risposta da parte delle altre due salì e prese posto nello scompartimento che avevano occupato poco prima.
 
«Adesso che se ne sono andati ditelo che siete emozionati tanto quanto me.» li incitò Stormy, che già stava pregustando il momento in cui il Cappello Parlante avrebbe annunciato a tutti che la sua Casa sarebbe stata quella di Salazar Serpeverde e immaginando gli applausi che avrebbe ricevuto.
 
«Eh va bene, non vedo l'ora.» ammise alla fine Icy con un sorriso leggero sulle labbra.
 
«Già, sarà fantastico – concordò Draco – Ma ora se non vi dispiace vado a cercare Tiger e Goyle. A dopo.»
 
«Oh Merlino! Ma perché perdi tempo con quei due idioti?» sospirò la sorella, alzando gli occhi al cielo.
 
«Ti sei risposta da sola, sorellina: sono due idioti.»
 
Icy stava per replicare che la sua risposta non aveva il benché minimo senso, ma nel momento in cui aprì bocca sembrò capire il ragionamento del gemello e si limitò ad annuire, mentre Stormy, ancora persa nelle sue fantasie, non aveva prestato attenzione alla risposta di Draco ed aveva lo sguardo perso al di là del vetro del finestrino, da cui aveva appena fatto uscire Ocula dopo averle raccomandato di raggiungere Hogwarts.
 
Malfoy le salutò, poi uscì dallo scompartimento e si mise alla ricerca dei due amici.
Icy si alzò e liberò dalla gabbia il suo bel gatto bianco, Frostbite, e se lo mise in grembo, iniziando ad accarezzarlo; quando era a casa sua madre non voleva che giocasse con lui. Diceva che avrebbe finito con lo spargere peli dappertutto e che poi pulire sarebbe stata un'impresa, nonostante ad occuparsi delle pulizie fossero gli Elfi Domestici, perciò ne approfittava ogni volta che poteva per coccolarlo. Frostbite era forse il solo essere vivente verso cui la giovane strega mostrasse affetto apertamente e senza preoccuparsi di darlo a vedere.
 
«Scusate, posso sedermi con voi? Tutti gli altri scompartimenti sono occupati.»
 
Le due cugine si voltarono verso la ragazzina che aveva appena parlato e che se ne stava ferma sulla soglia dello scompartimento con un baule stretto in una mano e con quello che doveva essere un piccolo acquario, contente una particolare rana gialla, nell'altra.
 
«Sicuro. Siediti qui.» la invitò Stormy, indicando il posto accanto al suo e facendo un po' di spazio per permetterle di appoggiare il suo bagaglio.
 
«Grazie. Io sono Darcy.»
 
«Piacere, noi siamo Icy e Stormy.» rispose la Malfoy, rivolgendole un piccolo cenno di saluto.
 
Nel sentire i nomi delle compagne, Darcy sentì il suo viso contrarsi in un'espressione di stupore senza che potesse impedirlo e si sentì incredibilmente stupida, ma non poteva immaginare che sarebbero state proprio loro due le prime che avrebbe incontrato nel suo viaggio verso Hogwarts.
 
«Perché fai quella faccia?» chiese Stormy perplessa.
 
«Io... oh, niente. È solo che non ho mai viaggiato su un treno.» si giustificò lei, approfittando dello scossone dell'espresso che stava partendo in quel momento.
 
«È normale, nelle famiglie di maghi di solito si usa la Metropolvere o la Materializzazione.» osservò Icy.
 
«Infatti, per questo mi è nuovo.» asserì Darcy, distogliendo lo sguardo da quello dell'altra e prendendo a giocherellare con una ciocca dei capelli castani tagliati a caschetto, la cui frangia regolare le copriva la fronte e che le arrivavano fin poco sopra le spalle. Il viso sottile era in parte coperto da un paio di occhiali arancioni dalla montatura circolare, che scurivano ulteriormente i suoi occhi marroni ed accentuavano la sua aria da piccola intellettuale.
Le labbra rosee erano screpolate, forse a causa della tendenza della ragazzina di mordicchiarle quando era particolarmente nervosa, e accanto alla bocca faceva bella mostra di sé una tenera fossetta.
 
«Non so voi, ma io ho un'incredibile voglia di dolci!» esclamò a un certo punto Stormy, rompendo il silenzio che era calato nello scompartimento.
 
Proprio in quel momento una donna grassoccia, dai ricci capelli brizzolati, fece la sua comparsa accompagnata da un carrello traboccante di dolciumi di ogni tipo.
 
«Eccoti esaudita.» fu il commento di Icy, mentre frugava nelle tasche del mantello alla ricerca del poco denaro, ma certamente sufficiente per comprare più caramelle del necessario, che le aveva dato suo padre quella mattina all'insaputa di Narcissa, fermamente convinta che una signorina per bene non dovesse avere a che fare con cose tanto volgari come i soldi.
 
«Che prendo?» domandò la riccia alla cugina, mentre anche Darcy tirava fuori i tre galeoni che sua sorella maggiore le aveva dato sottobanco dicendole «Mamma non ha mai voluto darmi dei soldi fino ai tredici anni, e solo perché papà l'ha praticamente costretta, ma farti salire su quel treno senza darti la possibilità di strafogarti di dolci sarebbe un crimine.»
 
Alla fine le tre optarono per una scorta di Cioccorane, Gelatine tutti i gusti+1 e una quantità indefinita di Api Frizzole, Gomme Bolle Bollenti e Bacchette di Liquirizia, che probabilmente gli sarebbero bastate per un mese.
 
Il viaggio di Icy, Darcy e Stormy continuò tranquillamente tra scherzi, risate e qualche incantesimo improvvisato; tra loro non c'era imbarazzo e anche con Darcy si era creato subito un forte legame come se, in qualche modo, si conoscessero da sempre e le due cugine l'avevano subito trattata come solevano fare tra loro e con Draco. Senza preoccuparsi di rivolgerle numerose domande – come di solito tendevano a fare gli adulti – erano riuscite a coinvolgerla più di quanto ci si sarebbe aspettato e quando il treno si fermò nella stazione di Hogsmeade se qualcuno glielo avesse chiesto si sarebbero già definite come sorelle.
 
Nel momento in cui scesero furono subito inglobate dalla fiumana dei vari ragazzi più grandi, che si accingevano a raggiungere le carrozze magiche che li avrebbero condotti al castello, mentre i Prefetti tentavano di farsi udire al di sopra degli schiamazzi per richiamare l'attenzione di quelli del primo anno.
A portare l'ordine ci pensò un enorme uomo barbuto, che con la lanterna che teneva in mano sembrava un gigante faro in mezzo al mare in tempesta, punto di riferimento per i marinai dispersi; seguendo le sue istruzioni, i neo-maghi e streghe si diressero verso il lago dove li aspettavano delle barchette in legno, su cui gli fu detto di salire affinché raggiungessero il castello e, obbedienti, tutti quanti salirono, chi leggermente titubante e chi invece entusiasta di quella che qualcuno tra loro definì una figata pazzesca.
 
Icy, Darcy e Stormy si strinsero sulla barca per far spazio ad una ragazzina dal viso appuntito con corti capelli mori e grandi occhi color nocciola, che sembrava pendere dalle labbra di Malfoy e lo guardava quasi con adorazione, mentre quello prendeva posto su una barca vicina insieme a Tiger e Goyle.
 
«Ciao Lucy.» la salutarono piuttosto freddamente Icy e Stormy, che la conoscevano già da qualche tempo, ma a cui non stava particolarmente simpatica; inoltre, anche se lei non l'avrebbe mai ammesso, Icy non la vedeva di buon occhio per le troppe attenzioni che riservava a Draco. Era piuttosto protettiva nei suoi confronti, il che era sempre parso strano alla cugina che più volte le aveva ripetuto «Dovrebbe essere lui quello iper protettivo, mica tu.», ma l'altra si era sempre e solo limitata ad un'alzata di spalle per liquidare l'argomento il prima possibile.
 
«Lei è Darcy.» disse la riccia, presentando la nuova amica all'altra, a cui lei sorrise timidamente e che ricambiò facendo altrettanto.
 
Hogwarts, illuminata da mille luci, si stagliava imponente in lontananza e dominava su tutto il Lago Nero con imponenza, incutendo in egual misura soggezione e meraviglia nei nuovi studenti, che la osservavano con occhi e bocca spalancati.
Quando le barche attraccarono ad un piccolo molo sotterraneo e Hagrid – questo era il nome dell'omone che li aveva accompagnati – li guidò fin davanti al portone principale ci fu un sussulto generale, dovuto alla trepidazione e al nervosismo che stavano attanagliando i ragazzi.
 
Ordinatamente attraversarono l'ingresso e finalmente si trovarono all'interno della più famosa scuola di magia della Gran Bretagna.
Davanti a loro si trovava una strega alta e dai capelli corvini, che indossava un abito e un mantello color verde smeraldo e li osservava con cipiglio severo; Hagrid li affidò a lei e se ne andò, mentre la professoressa Griselda McGranitt, come l'aveva chiamata il guardiacaccia, li accompagnava in una saletta vuota oltre la sala d'ingresso. Lì spiegò ai ragazzi che prima di farli accomodare con gli studenti più grandi si sarebbe svolto lo Smistamento, una cerimonia alquanto importante che avrebbe determinato la loro Casa di appartenenza, dopodiché uscì per organizzare gli ultimi dettagli e li lasciò soli.
 
«È vero, allora, quello che dicevano sul treno: Harry Potter è venuto ad Hogwarts.»
 
Un mormorio concitato interruppe la conversazione tra due ragazzini: uno aveva capelli color carota e parecchie lentiggini sul viso. L'altro, mingherlino, aveva un paio di occhiali rotondi sul naso, capelli neri scarmigliati e luminosi occhi verdi e nel sentire il suo nome si voltò in direzione di Draco Malfoy, appoggiato distrattamente ad una parete con le braccia conserte e una smorfia indecifrabile sulle labbra.
 
«Che cavolo dici?» esclamò Stormy, voltandosi verso il cugino, che in tutta risposta glielo indicò con un cenno della testa.
 
«Wow!» fu il commento di Icy, mentre faceva passare lo sguardo dagli occhiali alla fronte di Harry, dove individuò la famosa cicatrice a forma di saetta.
 
Draco si avvicinò al Bambino-che-è-sopravvissuto e si presentò, provocando una risatina nell'amico di Potter, che subito la sorella denigrò con una frase pungente riguardo la sua famiglia, i Weasley, e lo fulminò con lo sguardo, facendolo tacere.
 
«Scoprirai che alcune famiglie sono migliori di altre, Potter, non vorrai fare amicizia con le persone sbagliate. Posso aiutarti io.»
 
L'offerta di Malfoy fu rifiutata talmente in fretta che Draco ci mise alcuni secondi ad afferrare il senso della frase di Harry e lasciar ricadere lungo il fianco la mano che gli aveva porto, adesso con uno sguardo sprezzante in volto.
I ragazzi furono interrotti dall'ingresso della professoressa McGranitt, la quale li informò che era tutto pronto per riceverli e li guidò con passo sicuro nella Sala Grande, dove furono accolti dagli studenti più grandi, seduti intorno a quattro lunghi tavoli disposti verticalmente rispetto ad un altro tavolo in fondo alla sala, al quale erano seduti la preside, una donna che incuteva un certo timore con i suoi capelli candidi e un paio di occhiali a mezzaluna sul naso, e il resto degli insegnanti più Hagrid.
 
Procedendo in fila, mentre molti di loro ammiravano lo splendido cielo stellato che fungeva da soffitto – «Sembra un cielo stellato, ma è una magia. È nel libro Storia di Hogwarts, io l'ho letto.» stava spiegando una ragazzina dall'aria petulante, con intricati capelli ricci color castano chiaro e i denti davanti sporgenti – arrivarono in fondo alla Sala Grande dove Griselda posizionò uno sgabello, su cui si trovava un vecchio cappello logoro e rattoppato in più punti, che improvvisamente cominciò a recitare una canzone riguardante le qualità delle quattro Case, provocando un sussulto generale tra i nuovi allievi. Quando finì l'anziana strega srotolò una pergamena e cominciò a chiamare, in ordine alfabetico, i nomi dei ragazzi affinché il Cappello Parlante potesse Smistarli e dare così inizio al nuovo anno scolastico.
 
La prima ad essere chiamata fu Abbott Flora, una ragazzina minuta dalla pelle ambrata i cui capelli castani ricadevano morbidi lungo la schiena, che si guardava intorno con un'aria spaesata e impaurita, rapidamente sostituita da un largo sorriso nel momento in cui venne assegnata a Tassorosso.
Dopo toccò a Boot Terry che finì a Corvonero; Brown Lavanda invece fu accolta con un fragoroso applauso dal tavolo dei Grifondoro.
 
Lo Smistamento stava proseguendo in modo abbastanza rapido, il Cappello Parlante sembrava sapere sempre a che Casa assegnare gli studenti e le sue decisioni erano immediate, fatta eccezione per quella che vide protagonista Finch-Fletchley Justin, che rimase seduto sullo sgabello per ben più di cinque minuti, ma alla fine raggiunse trepidante i nuovi compagni Tassorosso, e un altro paio di ragazze, tra cui Hermione Granger, quella che poco prima stava elencando tutte le sue numerose conoscenze riguardo Hogwarts.
 
«Oh Merlino, tra poco tocca a me.» sussurrò Stormy, nel momento in cui la McGranitt pronunciò il primo cognome con iniziale la lettera L, in modo che Icy e Darcy potessero sentirla. La riccia stava cercando di tenere ferme le sue mani, che sembravano aver preso vita propria da tanto tremavano.
 
«Calmati.» le intimò glaciale la cugina, senza mancare però di stringerle la mano con la sua in un gesto di solidarietà.
 
«Lo sai che non posso stare calma.»
 
«Perché?» domandò stranita Darcy.
 
«Sì che può, ma... lascia stare.» disse Icy, tornando a concentrarsi sulla professoressa.
 
Finalmente arrivò il momento tanto atteso e temuto, e Stormy si ritrovò a trattenere il fiato così a lungo da non riuscire quasi più a respirare, mentre le sue unghie si ficcavano sempre più a fondo nella mano della Malfoy.
 
«Lestrange Stormy.»
 
La riccia vide la mascella dell'insegnante contrarsi per un attimo nel leggere il suo nome e sentì il gemito sommesso di un ragazzino grassoccio dal viso rotondo nell'istante in cui gli passò accanto per andare a prendere posto sullo sgabello, ma si convinse che era tutta una sua impressione.
 
Ecco perché non può stare calma, quasi me ne dimenticavo pensò Darcy, prima di rivolgersi ad Icy «Ehm... sai, c'è una cosa che forse dovreste sapere.»
 
«Cosa?»
 
«Ecco, vedi...»
 
«SERPEVERDE!»
 
L'annuncio del Cappello Parlante fece passare in secondo piano ciò che Darcy voleva dirle e Icy, dimenticandosi per un attimo di essere in pubblico, urlò a Stormy qualcosa di incomprensibile al di sopra del frastuono e fu solo la presa di Draco ad impedirle di correre ad abbracciare la cugina, che adesso sembrava molto più sollevata.
 
«Oh, adesso la smetterà di rompere.» disse la bionda, ricomponendosi e assumendo un'espressione di fierezza che la fece assomigliare tremendamente a Narcissa.
 
«Scusami, Darcy, cosa dicevi?»
 
«Niente, lascia stare. Ve lo dico dopo.» affermò la mora, unendosi agli applausi in onore di Amaryl Lobster.
 
Tempo una decina di minuti e anche Icy e Draco avevano preso posto al tavolo dei Serpeverde, dove furono accolti con entusiasmo.
Rimasta sola, anche Darcy iniziò a sentire la paura crescere: era da quando aveva ricevuto la sua lettera che continuava a pensare a quale Casa sarebbe potuta appartenere, ma proprio non riusciva a capirlo. Suo padre e sua sorella erano entrambi Tassorosso, ma sua madre era stata assegnata a Serpeverde e tra le due sicuramente lei si sentiva più affine a quest'ultima, ma da quello che le avevano raccontato anche Corvonero sarebbe stato adatto a lei, dopotutto eccelleva nello studio, era curiosa per natura e spesso aveva preferito la compagnia dei libri a quella delle persone, ma nonostante questo si era presto resa conto di essere anche molto ambiziosa – doveva sempre essere la migliore in tutto quello che faceva – e aveva una furbizia innata, che le era tornata più volte utile per nascondere qualche disastro combinato insieme alla sua sorellona, e queste erano caratteristiche degne di una Serpeverde, che, inoltre, sapeva essere stata la Casa di appartenenza della maggior parte della famiglia di sua madre.
 
Quasi non si accorse dello scorrere del tempo e sentì a malapena le grida di giubilo dei Grifondoro quando Harry Potter prese posto accanto a loro, le importava solo sentir chiamare il suo nome per poter porre fine ai suoi dubbi.
 
«Tonks Darcy.»
 
Il suo sguardo incontrò quello della McGranitt che, tra i pochi studenti del primo anno rimasti, la riconobbe subito come la figlia di Ted e Andromeda e le fece cenno di raggiungerla.
La ragazzina quasi cadde dallo sgabello tanta era la foga con cui ci si era fiondata e in mezzo ai volti ridacchianti individuò quello pensieroso di Icy, che la stava osservando con un sopracciglio inarcato prima di mettersi a sussurrare qualcosa all'orecchio del fratello e della cugina che la guardarono con occhi sgranati, poi la stoffa del Cappello ostruì la sua visuale.
Sobbalzò quando lo sentì iniziare a parlare nella sua testa, ma si tranquillizzò subito. Non seppe definire la durata della loro conversazione, ma tirò un inevitabile sospiro di sollievo nel sentir pronunciare un deciso «SERPEVERDE.» e si diresse sorridente verso il tavolo verde e argento.
 
Darcy prese posto tra Draco e Lucy, con gran disappunto di quest'ultima, ma aveva bisogno di parlare con quelli che sapeva essere suoi parenti fin da quella mattina in treno, ma che a quanto pareva non avevano mai sentito parlare di lei.
 
«Quindi tu saresti...»
 
«Vostra cugina, sì.» confermò subito lei in risposta ad Icy, che subito si voltò verso la riccia, esclamando «Te l'ho detto che aveva un'aria familiare.»
 
«E cosa potevo saperne io, scusa?»
 
«Be’, niente... Ma non è questo il punto.!»
 
«No, infatti – intervenne Draco – Il punto è: perché nessuno ci ha mai parlato di te?»
 
«Credo che questo dipenda dal fatto che le nostre madri – e dicendo così Icy fece un gesto circolare in modo da indicare tutti e quattro loro – Non si parlino per, be’...»
 
«Diciamo pure per ovvi motivi.» concluse Stormy con una punta di amarezza nella voce.
 
«A me non è che ne abbia parlato mia madre, è stata mia sorella Ninfadora, anche se lei preferisce farsi chiamare Tonks. Comunque, mi ha detto che mamma ha due sorelle e che i loro figli avrebbero iniziato a frequentare Hogwarts quest'anno e quando ci siamo presentate sul treno ho capito che dovevate essere voi, i nomi corrispondevano.» spiegò Darcy.
 
«Io ho sentito il tuo nome per la prima volta quest'estate, e per puro caso.» la informò la Malfoy.
 
«E come mai non ci hai subito detto chi fosse?» indagò il gemello.
 
«Non è che ho sentito proprio il suo nome, papà parlava di una certa Tonks.»
 
«E cos'altro ha detto?»
 
«Non lo so, tu hai avuto una delle tue crisi isteriche e sono venuta a vedere cosa fosse successo.» replicò Icy rivolta a Stormy.
 
A quel punto Darcy introdusse con una certa titubanza l'argomento che più le premeva «Sapete, Dora mi ha detto che i nostri genitori si odiano per via del fatto che mio padre è un... Nato Babbano quindi, insomma, se non vorrete più parlare con me io lo capirei.»
 
«Non dire sciocchezze! – la fermò la riccia – Sei nostra cugina e una Serpeverde, gli zii non diranno niente.»
 
Il sorriso di Darcy alle sue parole le fece piacere, ma Stormy non era poi tanto sicura che Lucius e Narcissa avrebbero approvato per non parlare di ciò che sua madre avrebbe potuto pensare. Non che fosse rilevante data la situazione, ma a lei era sempre importato e tanto, nonostante tutto. Si era sempre immaginata come sarebbe stato se a crescerla fossero stati Bellatrix e Rodolphus e per questo aveva assorbito ogni parola di ciò che invece le aveva raccontato la zia e col tempo si era fatta un'idea piuttosto chiara di che tipo di madre sarebbe stata Bellatrix, e da quello che aveva sentito doveva essere abbastanza veritiera. Tuttavia, nonostante non lo desse a vedere, le mancava terribilmente il fatto di non averla avuta accanto a sé in quegli anni e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, provava un po' di invidia nei confronti di Icy e Draco, che, sebbene fossero stati come dei fratelli per lei, potevano vantare due genitori che li adoravano – nonostante la loro fastidiosa tendenza a rompere le pluffe più del dovuto – e avrebbero fatto di tutto per loro.
 
I pensieri di Stormy furono interrotti dal ripetuto tintinnio di un bicchiere, che proprio in quel momento la professoressa McGranitt stava colpendo leggermente con un cucchiaino d'argento, e dall'improvviso silenzio che calò nella Sala Grande nel momento in cui la preside si alzò in piedi.
 
«Benvenuti! – esordì Faragonda, con un sorriso radioso che le illuminava il viso, segnato da numerose rughe – Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!»
 
Tutti i ragazzi si guardarono straniti, chi ridacchiando sommessamente chi con un'aria dubbiosa, ma subito le espressioni perplesse furono sostituite da quelle stupite quando i piatti sui tavoli si riempirono magicamente di cibo dall'aria assai invitante.
Ognuno di loro iniziò a servirsi senza fare complimenti e in breve tempo si stavano tutti ingozzando di ogni genere di prelibatezza possibile e immaginabile. Era tutto squisito, fatta eccezione per dei bizzarri dolci alla menta che solo alcuni tra i più audaci osarono assaggiare, ma che furono promossi a peggior portata.
 
«Nessuno dei nostri Elfi Domestici sa cucinare così bene.» osservò Draco tra un boccone e l'altro, rischiando di soffocare quando una figura argentea, che sembrava ricoperta di sangue e che era legata con delle catene, comparve improvvisamente accanto a lui. Malfoy tossì furiosamente, cercando di tornare a respirare e fu grazie all'intervento del ragazzo seduto accanto a lui, che dalla spilla appuntata alla sua veste doveva essere il Prefetto di Serpeverde, che non cadde dalla panca a causa degli spasmi.
 
«Anapneo.» pronunciò quello con disinvoltura e subito le vie respiratorie di Draco si liberarono, permettendogli di tornare a respirare normalmente.
 
Malfoy sibilò un grazie per poi voltarsi a lanciare un'occhiataccia alla gemella e alle cugine, che stavano cercando di trattenersi dal ridere, ma con scarsi risultati; Lucy, al contrario, sembrava aver appena assistito ad uno spettacolo raccapricciante perché aveva una faccia sconvolta e, non appena ebbe realizzato che Draco stava bene, si alzò dal suo posto e, scansando malamente Darcy, si sedette accanto al ragazzo, probabilmente non rendendosi conto che adesso si trovava all'interno di un fantasma.
A quel punto Stormy non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere fragorosamente, seguita a ruota da Icy e Darcy.
 
«Si può sapere cosa avete da ridere?» chiese con stizza la Parkinson, ma ammutolì vedendo il fantasma spostarsi da dove si trovava poco prima per mettersi a fluttuare sopra al tavolo.
 
«Come cavolo hai fatto a non sentire freddo?» le chiese Icy, ma Lucy la ignorò e tornò a concentrarsi su Draco.
 
«Barone, era davvero necessario?» domandò invece il Prefetto, senza però smettere di mangiare.
 
«Assolutamente – affermò quello con tono solenne – Queste giovani menti hanno bisogno di essere temprate.»
 
«E non crede che per farlo debbano rimanere, non so... vivi?»
 
«Io sono morto eppure...»
 
Il Barone non terminò la frase e se ne andò così com'era arrivato, lasciando interdetti i ragazzi.
 
«Quello era il Barone Sanguinario – li informò il ragazzo – È il fantasma di Serpeverde.»
 
«Simpatico.» fu il commento sarcastico di Draco, ancora scosso e vagamente infastidito, nonostante le carezze di Lucy sul suo braccio.
 
«Sicuramente sembra più simpatico di quello seduto al tavolo dei Grifondoro.» disse Icy, sporgendosi leggermente per avere una visuale migliore su un fantasma con tanto di gorgiera e monocolo che proprio in quel momento stava mostrando ad alcuni del primo anno, inclusi Potter e Weasley, come potesse essere quasi-senza-testa.
 
«Hai perfettamente ragione.» concordò il Prefetto, sorridendo alla Malfoy, che arrossì impercettibilmente davanti ai suoi magnetici occhi grigi e ai lunghi capelli biondo cenere, che, era certa, avrebbero sciolto anche il blocco di ghiaccio più freddo.
 
«Io sono Valtor Ancestor, piacere.»
 
«Piacere, Icy Malfoy – ricambiò lei – Loro sono le mie cugine Stormy Lestrange e Darcy Tonks, e lui è mio fratello Draco.»
 
«Dai vostri cognomi non mi stupisce che siate finiti qui, ma tu non hai una sorella che era a Tassorosso?» chiese, rivolgendosi a Darcy.
 
«Si, ma mia madre era Serpeverde – rispose lei risoluta – E comunque Dora è una grande strega.»
 
«Ovviamente, ma è sempre strano che due sorelle vengano Smistate in case così diverse.»
 
«A volte succede.» disse lei, prima di tornare a concentrarsi sul suo pollo.
 
Quando tutti si furono saziati a sufficienza e la preside ebbe dato le ultime raccomandazioni, in particolare rivolte a quelli del primo anno, i Prefetti si alzarono e a gran voce chiamarono i rispettivi compagni di casa più giovani per condurli nei loro dormitori.
Valtor, insieme ad un'alta ragazza bionda dall'aria aristocratica – e anche un po' antipatica, a detta di Stormy – che disse di chiamarsi Diaspro Opal, richiamò i neo-Serpeverde e li condusse fuori dalla Sala Grande poi si diresse verso una scala che scendeva fino ad arrivare ai sotterranei e, superati corridoi, porte e passaggi segreti, si fermò di fronte ad uno spesso muro dietro cui sembrava non esserci nulla.
Diaspro si portò in testa alla fila e dopo aver pronunciato ad alta voce la parola Purosangue si fece da parte per mostrare ai nuovi la parete che si apriva, dando l'accesso alla loro Sala Comune: era una grande stanza con tre pareti di pietra e una interamente occupata dalla visuale delle profondità del Lago Nero, le cui acque, popolate da avvincini, sirene e pesci d'ogni specie che nuotavano allegri, emettevano dei riflessi verdastri che incupivano l'ambiente. Davanti al camino spento erano posizionati divani e poltrone di pelle nera molto eleganti e in un angolo della stanza si trovavano dei tavoli e delle sedie in mogano altrettanto raffinati; per finire, sui muri erano appesi alcuni arazzi verdi e argento rappresentanti lo stemma di Serpeverde, che confermavano l'appartenenza di quel luogo alla Casa di Salazar Serpeverde.
 
«Dunque, da quella porta si accede ai dormitori: quelli dei ragazzi sono a sinistra, quelli delle ragazze a destra. Bauli e gabbie li troverete già nelle vostre stanze insieme alle sciarpe e alle cravatte coi nostri colori, la cravatta sarà obbligatorio indossarla per distinguervi dalle altre Case, dubito che vogliate essere scambiati per dei Grifondoro.»
 
«O peggio, per dei Tassorosso.» gli fece eco Diaspro, scatenando delle risate tra i più giovani.
 
«Certo. Adesso andate a dormire, domani avrete il resto delle informazioni e, mi raccomando, cercate di rendere onore a Serpeverde. Buonanotte.»
 
Icy si sentì incredibilmente stupida quando si rese conto di essere una dei pochi ad aver risposto alla buonanotte del Prefetto, ma il sorriso incoraggiante che le rivolse le fece presto dimenticare l'imbarazzo e insieme a Stormy e Darcy raggiunse il loro dormitorio, una stanza rettangolare piuttosto grande con cinque letti a baldacchino, con tende e coperte verdi, e il pavimento in legno, incantato appositamente affinché l'umidità del Lago Nero non lo facesse marcire. In fondo alla camera c'era una piccola porta che dava sul bagno, che avrebbero dovuto condividere.
I loro bagagli erano già tutti nella camera ad aspettarle, insieme ai loro animali. Ocula, nel momento in cui vide Stormy le volò incontro e si appollaiò sul suo braccio, becchettandola leggermente in attesa di ricevere coccole e croccantini come premio per essere arrivata ad Hogwarts come le aveva detto.
Icy si affrettò a liberare Frostbite e subito si buttò sul letto più vicino, iniziando ad accarezzarlo.
 
«Ti avviso, quel gatto deve stare lontano dal mio letto.» disse Darcy, mentre posava sul comodino l'acquario che conteneva la sua rana, Changey, ed apriva il proprio baule per cambiarsi ed indossare il pigiama.
 
«Tranquilla, non c'è pericolo.»
 
«Speriamo.»
 
In quel momento nella stanza entrarono Lucy e Mirta Pamkin*, una ragazzina minuta con numerose lentiggini e corti capelli rossi – in effetti qualcuno avrebbe potuto scambiarla per una Weasley – tra i quali spiccava una treccina blu decorata con delle perline gialle. Durante lo Smistamento era stata una di quelle per cui il Cappello Parlante aveva impiegato più di cinque minuti per decidere a quale Casa assegnarla. Le due si sedettero sui letti accanto alla porta e, dopo aver rivolto un cenno di saluto alle compagne, tornarono a parlare fitto fitto tra loro.
Icy, Darcy e Stormy le ignorarono e finirono di prepararsi per la notte, senza smettere di parlare di quanto fossero emozionate e nervose per l'inizio delle lezioni il giorno dopo.
 
«Sono sicura che sarà fantastico!» affermò sicura Stormy, infilandosi sotto le coperte.
 
«Non vedo l'ora di iniziare Incantesimi.» disse invece Darcy, ansiosa di imparare a padroneggiare i più svariati incantesimi.
 
«E che mi dici di Difesa contro le Arti Oscure?» aggiunse Icy.
 
«Oh sì!»
 
«Anche Trasfigurazione non sembra male.»
 
«Già, ma quella Griselda sembra un osso duro.» fece notare Darcy.
 
«Ehi, voi tre, la smettereste di parlare? Qui vogliamo dormire.» le rimbeccò Lucy, infastidita.
 
«E va bene. 'Notte ragazze.»
 
«'Notte.»
 
Le tre chiusero le tende dei loro letti e, mentre il sonno arrivava più velocemente del previsto, era uno il pensiero che le stava attraversando: Non avrei potuto trovare compagne migliori per passare questi 7 anni.
 
 
 
 
*Pamkin è semplicemente una variazione del termine Pumpkin (Zucca). È dovuto al fatto che Mirta, nell’episodio 14 della prima stagione, venga trasformata in una zucca da Icy… la solita simpatica.
 
NdA: Did you miss me?
Con qualcosa nel fandom dovevo pur tornare e questa è una cosina che aveva in serbo da un bel po’. Io sono una malata di crossover e specie se si parla di Harry Potter, non posso trattenermi dall’assegnare ogni personaggio di una qualsiasi opera ad una delle quattro di Case di Hogwarts.
Anyway, la storia sarà composta all’incirca da quattro capitoli, attualmente sono alla metà del secondo, e conoscendo la mia regolarità nell’aggiornare probabilmente ci sentiremo tra tre anni.
Ora smetto di annoiarvi. Spero che questa introduzione vi sia piaciuta e che non sembri una cosa troppo pazza, un bacio a tutti!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Mommy is back ***


Mommy is back
 
 
31 dicembre 1995
 
La musica e le risate riecheggiavano tra le pareti del salone principale di Villa Malfoy, mentre streghe e maghi dell'alta società Purosangue si aggiravano intorno al lungo e antico tavolo intarsiato, occupato da numerosi vassoi e piatti ricolmi di antipasti dall'aria invitante, al centro della stanza, e diversi Elfi Domestici si muovevano con discrezione, offrendo calici di vino Elfico agli invitati al ricevimento, che chiacchieravano allegramente tra loro.
 
Dalla sua stanza Icy poteva sentire perfettamente le note suonate al piano di sotto dal quartetto d'archi, ingaggiato per la serata dai suoi genitori, e riusciva ad immaginare con precisione gli argomenti e i pettegolezzi che stavano facendo da padroni nelle conversazioni degli importanti, e incredibilmente noiosi, amici di suo padre e sua madre.
Erano già tre volte che Narcissa la invitava o, meglio, le ordinava in modo molto educato di scendere, ma Icy ne aveva sempre meno voglia, soprattutto considerando la scena estremamente divertente a cui stava assistendo.
 
«Santo Salazar! Qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi chi accidenti ha inventato queste trappole mortali, per cortesia?!!» stava urlando Stormy, mentre una Darcy sempre più irritata stava tentando di stringere i lacci del corsetto della cugina, che sembrava non volerne sapere di collaborare per riuscire a porre finalmente fine a quella tortura.
 
«Per l'ennesima volta – sbottò la mora – Devi stare zitta e cercare di trattenere quel cazzo di fiato!»
 
«Oh oh, quando inizia con le imprecazioni è meglio darle retta.» rise Icy, seduta comodamente sul letto e impegnata a pettinarsi i capelli, che per quella sera aveva deciso di tenere sciolti, fatta eccezione per alcune ciocche che le ricadevano lungo la schiena, legate in una treccia.
 
«Che ne dici di venire a darmi una mano invece di stare lì a fare la bella statuina?» la riprese Darcy, con un tono stridulo ed esasperato.
 
«Ma perché non lasci perdere? Tanto nessuna di noi vuole scendere.»
 
«Muoviti!»
 
«Quanto sei pesante.» sospirò la Malfoy, ma si alzò comunque per aiutarla.
 
«Tu, adesso, prendi un bel respiro e lo trattieni perché sarà l'ultimo fino alla fine della festa.» disse minacciosa la mora, rivolta a Stormy, per poi stringere insieme ad Icy i lacci del malaugurato corsetto.
 
«Fatto!» esultò Darcy e proprio in quel momento fece la sua comparsa Draco, che, fermo sull'uscio della porta, le osservava divertito nel suo bel completo nero.
 
«Mamma si sta seriamente infuriando, fareste meglio a scendere.» le informò.
 
«Prova a spiegarlo a queste due.» replicò secca Darcy, guardando torva le cugine.
 
«Tu sarai anche felice di soffocare dentro a questo coso, ma io no.» brontolò Stormy, mentre si infilava l'abito confezionato e cucito a mano appositamente per lei da Madama McClan: era un vestito rosso con un'ampia gonna di tulle e un busto stretto, che metteva in risalto il seno prosperoso, per i suoi quindici anni di età, ed era decorato finemente con delle piccole pietruzze bordeaux, poste in modo da formare svariati ed intricati ghirigori.
Le maniche le ricadevano lungo le spalle e lasciavano scoperte spalle e décolleté.
Continuando a lamentarsi la riccia si infilò un paio di guanti rossi, che le arrivavano fin poco sopra il gomito, e un rubino di forma ovale come ciondolo.
 
«E tu che ti lamentavi. Stai benissimo.» le fece notare Icy, mentre si dava un'aggiustatina all'abito blu notte che portava: era particolarmente attillato e le scendeva morbido fino ai piedi. Ognuna delle maniche terminava con un piccolo anellino a forma di diamante che doveva essere infilato al dito medio e la scollatura a V lasciava intravedere parte del reggiseno che indossava. Allo stesso modo lo spacco sulla gamba sinistra lasciava scoperta una delle sue cut-out argentate, che sfoggiava con orgoglio.
Le discussioni con Narcissa per convincerla a farle indossare quel vestito erano state numerose, ma alla fine era riuscita a spuntarla. La donna era convinta che per una ragazza della sua età fosse un abito decisamente troppo provocante, ma Icy, fin da quando aveva trovato una foto di sua zia Bellatrix insieme alla madre – e, a giudicare dalla parte mancante, zia Andromeda – in cui la maggiore delle sorelle Black, che, come la ragazza aveva fatto presente più volte, non doveva avere più di quindici anni, ne indossava uno simile, aveva insistito per averne uno dello stesso modello fino a che Narcissa, esasperata, aveva dovuto accontentarla.
 
«È come se le mie tette stessero per scoppiare.» fu il commento di Stormy, mentre si legava i capelli in una semplice coda, che non riuscì comunque a domare tutti i suoi ricci; alcuni infatti erano sfuggiti al suo fermaglio e le ricadevano lungo il viso.
 
«Merlino, sei un lamento unico.» sospirò Darcy, che invece indossava un raffinato abito viola, la cui gonna corta e vaporosa sul davanti, si allungava sempre più fino a toccare terra nella parte posteriore, mentre il corpetto era decorato con delle perle sulla scollatura a cuore. I corti guanti erano abbinati ai suoi stivaletti col tacco e gli occhiali arancioni – non più tondi, ma rettangolari – avevano lasciato il posto a delle comuni lenti a contatto, inoltre i capelli erano acconciati in un particolare chignon che le lasciava libere un paio di ciocche bionde, in contrasto con i capelli scuri.
 
Insieme i quattro uscirono dalla camera e si diressero verso il salone.
 
«Sai, sorellina, credo che giù ci sia proprio qualcuno che sarà assai felice di vederti.» disse Draco, ammiccando in direzione della gemella.
 
«Ah si?» chiese lei, cercando di mostrarsi indifferente.
 
«Già, è da quando è arrivato che non si dà pace.»
 
«Ti prego, dimmi che non è quel pescemorto di Tritannus.» pregò Stormy con un finto tono supplichevole, incrociando le mani e rivolgendole verso l'alto.
 
«Non dire stupidaggini, Stormy – la riprese Darcy, prima di aggiungere – A me ricorda più un tonno gigante.»
Icy le fulminò entrambe con lo sguardo e accelerò il passo, assumendo un'espressione tra l'offeso e il furioso.
 
«E comunque i vostri ridicoli commenti ve li potete pure tenere, tanto non mi interessa. Di chiunque si tratti.» sottolineò la Malfoy, voltandosi verso di loro.
 
«Nemmeno se fosse un alto, muscoloso e affascinante ex giocatore di Quidditch?» la prese in giro Darcy, guardando in direzione di un ragazzo biondo e dall'aspetto atletico che stava venendo verso di loro con un sorrisetto seducente dipinto sulle labbra.
 
«Penso di non averti mai vista arrossire così in fretta.» rise Stormy, ma prima che potesse aggiungere altro fu trascinata via dagli altri due, che si mischiarono al resto degli ospiti.
 
«Se mi permette, signorina Malfoy, lei è decisamente sexy stasera.»
 
«E lei è un bugiardo patentato, signor Ancestor.»
 
I due risero, guardandosi negli occhi: non si vedevano da quasi un anno, un po' per gli impegni che avevano tenuto occupato Valtor, che da quando aveva terminato la scuola aveva subito intrapreso la carriera di Spezzaincantesimi per la Gringott, un po' perché con Icy ad Hogwarts erano rare le occasioni in cui incontrarsi, ma avevano mantenuto una fitta corrispondenza.
Non era mai stato un segreto la colossale cotta che la giovane Malfoy si era presa per l'ex cacciatore, nonostante i suoi sforzi per far credere il contrario, e quando un paio di anni prima anche lui aveva mostrato interesse nei suoi confronti – nonostante i quattro anni di differenza, che erano sempre sembrati un ostacolo insormontabile, ma che alla fine non si erano dimostrati tale – per Icy era stato un avvenimento che l'aveva fatta sorridere per giorni, con grande sorpresa di tutti, e, sebbene nei successivi anni avesse avuto altri – e numerosi, come spesso puntualizzava Draco con  disapprovazione, nonostante anche lui non fosse da meno – corteggiatori, primo tra tutti Tritannus, un Serpeverde del sesto anno, nessuno era mai stato all'altezza di Valtor.
 
«Ti va di ballare?»
 
«Certo.»
 
Nello stesso momento Stormy e Draco, che si erano defilati in un angolo per evitare di essere incastrati da qualche lontano parente o amico, stavano commentando divertiti la scena di Darcy, intenta a ballare con un ragazzo robusto, la cui espressione cupa stonava incredibilmente con l'atmosfera gioiosa nella sala. Non doveva avere più di sedici anni, ma si muoveva rigidamente e con compostezza: era circondato da un alone di mistero, accentuato dai profondi e tenebrosi occhi viola e dalla cresta indomabile di un inspiegabile color magenta, probabilmente dovuto ad un raro atto di ribellione verso i severi costumi impostigli dal padre, fedele alle antiche tradizioni Purosangue.
Ma a Darcy questo sembrava non importare e, anzi, pareva perfettamente a suo agio in sua compagnia tant’è che, per una volta in vita sua, si stava lasciando trasportare da quello che le suggerivano le emozioni.
 
In effetti, Stormy aveva come l’impressione che le sue cugine si fossero completamente rincretinite.
 
«A quanto pare siamo gli unici sani rimasti in famiglia.» osservò, voltandosi verso Draco, solo per accorgersi che anche lui l’aveva abbandonata preferendo la compagnia di Lucy Parkinson. Quella ragazza continuava ad essere una spina nel fianco.
 
Annoiata – e con il corsetto che minacciava di esplodere da un momento all’altro – Stormy prese a girare per il salone, divertendosi come meglio poteva nel fare sgambetti agli invitati e a tormentare i poveri Elfi Domestici con richieste impossibili e in disaccordo tra loro. Se fossero state creature più intelligenti avrebbero smesso circa sei anni prima di prestare ascolto alle parole della padroncina, ma il fatto che non fosse così era ciò che spingeva la riccia a continuare coi suoi dispetti, soprattutto durante situazioni del genere.
 
Solo Darcy poteva trovare divertente partecipare ad un ballo infinito, ma in fondo Stormy la capiva: fare in modo che Lucius e Narcissa l’accettassero era stata la missione del secolo, ma il fronte unito che avevano trovato nel momento in cui avevano ordinato ai figli e alla nipote di non frequentare più quella Mezzosangue traditrice del suo sangue li aveva fatti desistere dal loro proposito. Certo, il fatto che la figlia di Andromeda avesse una particolare inclinazione per le Arti Oscure e fosse una fiera Serpeverde – senza contare il fatto che assomigliasse a sua madre in modo incredibile – era stato per Narcissa un valido motivo per iniziare a considerarla parte della famiglia, nonostante tutti i suoi sforzi per non farlo accadere, e Darcy non aveva la benché minima intenzione di vanificare quel grande successo.
 
Pensare ai suoi zii le fece notare che era da un po’ che non li vedeva aggirarsi tra gli ospiti come sarebbe stato buon costume fare. E per sua zia il buon costume era tutto.
Sapendo finalmente in che modo occupare il tempo, Stormy abbandonò la sala da ballo e si mise alla ricerca dei coniugi Malfoy, sperando di non sorprenderli in attività che fossero ben più illecite di quanto volesse sperare.
 
Furono le voci provenienti dallo studio privato di Lucius ad attirare la sua attenzione.
La stanza era situata al secondo piano del Maniero, in una zona appartata ma non così distante dal resto delle altre camere da impedire al suo proprietario di intervenire in caso di bisogno o, più semplicemente, per impedirgli di tenere sotto controllo la situazione.
Come negli altri locali anche nello studio era presente uno stendardo raffigurante lo stemma di Serpeverde ed era quello che Stormy riusciva a intravedere dallo spiraglio della porta lasciata accostata.
 
Il mago non era solo nella stanza, questo era chiaro, ma gli sprazzi di conversazione che giungevano fino a lei erano confusi e discordanti. La giovane premette l’orecchio contro la parete cercando di capire meglio il significato di ciò a cui stava assistendo.
 
«Dobbiamo aspettare, non è ancora il momento di agire.» stava dicendo qualcuno, la cui voce risultò difficile da decifrare a Stormy sebbene le suonasse in qualche modo familiare.
 
Il commento, tuttavia, sembrò irritare particolarmente suo zio che subito lo mise a tacere «Non hai voce in capitolo, nessuno di voi ce l’ha: l’Oscuro Signore ha già deciso.»
 
«Stronzate – sbottò una voce profonda, che le fece drizzare i capelli – Se gli Auror ci prendono siamo nella merda.»
 
Stormy poté giurare di sentire lo sbuffo contrariato e il tono di ammonimento di Narcissa nel redarguire l’uomo che aveva osato pronunciare quelle parolacce in sua presenza. A parere della Lestrange era lei l’unica di cui avere paura in quel momento.
 
«E scommetto che sarai tu a dirglielo quando ci ordinerà di farlo.» lo schernì un altro, che nel parlare si parò perfettamente in traiettoria con quello che era il campo visivo di Stormy in quel momento. La carnagione scura e i capelli raccolti in una serie di dreads le fecero suonare un campanello d’allarme: quel tipo lo aveva già visto.
La sua foto era in un album che lei e Icy avevano trovato durante l’estate, appena prima di iniziare il quinto anno, ed era lì che lo aveva visto in compagnia di altri tre uomini e dei suoi zii. C’erano anche i suoi genitori.
Erano tutti molto più giovani, probabilmente lo scatto risaliva ai tempi della fine dei loro studi a Hogwarts, ma lo sguardo canzonatorio che aveva rivolto all’obbiettivo era lo stesso che adesso stava rivolgendo a lei. Fu un attimo, ma alla strega sembrò di avergli visto fare l’occhiolino.
 
«Credo che Lucius e Anagan abbiano ragione, Ogron.» intervenne di nuovo il primo uomo e in quel momento Stormy capì perché le sembrasse di conoscerlo: era il padre di Theodore Nott che stava parlando, Gantlos Nott.
 
Il cerchio nero.
 
Le parole presero forma insieme ad una rapida sequenza di flash: la Coppa del Mondo di Quidditch, il Torneo Tre Maghi, Potter che da quando era uscito dal labirinto insieme al cadavere di Cedric Diggory non aveva fatto altro che gridare in ogni dove che il Signore Oscuro fosse tornato.
Oltre alla preside Faragonda e ai Weasley, nessuno gli aveva creduto e fino a quel momento anche lei aveva pensato che fossero solo un mucchio di storie per continuare ad attirare l’attenzione su di lui. Ma ascoltare quella conversazione era stato come trovare il pezzo mancante del puzzle e ogni tassello si incastrò alla perfezione.
 
Naturalmente sapeva che Lucius, così come sua madre e suo padre, aveva fatto parte di un gruppo chiamato Il cerchio nero, i cui membri avevano ottenuto il nome di Mangiamorte, e che insieme ai suoi compagni aveva combattuto durante la Prima Guerra Magica per stabilire la supremazia dei Purosangue su Mezzosangue e Nati Babbani, nonché sui Babbani stessi, ma le erano sempre sembrati eventi talmente lontani da non doversene preoccupare. Senza contare che la mente dietro a tutto ciò che era capitato era stata data per morta quindici anni prima, uccisa da Harry Potter.
 
Lord Darkar era il suo nome, sebbene per molti fosse meglio non pronunciarlo mai. La Fenice o Colui-che-non-deve-essere-nominato – Oscuro Signore nel caso dei suoi accoliti – erano appellativi preferibili.
 
La discussione all’interno della stanza si stava facendo più animata e Stormy tornò a concentrarsi su di essa.
 
«Agiremo non appena ricomincerà la scuola. Per il Ministero è un periodo caotico, nessuno ci metterà i bastoni tra le ruote.»
 
«E con tutte le grane che sta avendo Faragonda nemmeno lei sarà un problema.» affermò quello che doveva essere Ogron. Alla fine lo avevano convinto.
 
«Per questo dobbiamo ringraziare quella specie di vecchio rospo della Griffin. E quell’idiota di Saladin: il vecchio ci sta facendo un favore con la sua ottusità.»
 
La giovane si chiese quale fosse quella missione così importante e desiderò che la smettessero con i giri di parole e parlassero chiaramente, ma proprio in quel momento fu Narcissa ad intervenire «Bene, ora che vi abbiamo informati potete andare. Noi dobbiamo tornare di sotto, tra poco ci sarà il conto alla rovescia.»
 
«Ai suoi ordini, madame.» ghignò Gantlos, la cui affermazione venne seguita da un frusciare di vesti e da un sonoro pop.
Pochi istanti dopo anche Anagan e Ogron seguirono l’esempio dell’amico e si Smaterializzarono.
 
Stormy si mosse rapidamente e prima che i suoi zii uscissero dallo studio si fiondò verso le scale per tornare al ricevimento.
Sperò che nessuno si fosse accorto della sua assenza, ma quando si sentì artigliare un braccio da Icy, ancora stretta a Valtor, capì che non era stato così.
L’interrogatorio della Malfoy durò comunque meno del previsto e poco dopo si avvicinarono al tavolo del buffet, chiacchierando del più e del meno.
Ma per il resto della serata Stormy non riuscì a pensare ad altro che ai Mangiamorte e alle loro maschere scure.
 
*
 
Il rientro a Hogwarts fu per Icy più traumatico di quanto non si sarebbe aspettata: di solito non le era mai pesato il ritorno alla routine quotidiana né tantomeno l’inizio delle lezioni le era parso tanto noioso, ma a differenza degli anni precedenti le sembrava che ogni cosa fosse contro di lei. Dalla punizione che Wizgiz le aveva rifilato per aver colpito accidentalmente – o questo era ciò che sosteneva lei – Musa Chang con una fattura Orcovolante durante la lezione di Incantesimi alle nevicate continue che avevano impedito alla squadra di Quidditch di Serpeverde di allenarsi per più di una settimana, e proprio in prossimità della prima partita dopo le vacanze.
Se poi si contavano le incombenze che il far parte della Squadra di Inquisizione comportava e il fatto che i G.U.F.O fossero sempre più vicini, ogni momento libero sembrava destinato a sfociare in un grande e irritante nulla.
 
In più c’era il fatto che non avrebbe rivisto Valtor per chissà quanto tempo. Era stato ospite a Villa Malfoy durante la sua ultima settimana di vacanza, ma la maggior parte del tempo l’aveva trascorsa in compagnia di Lucius – e Icy proprio non riusciva a capire cosa avessero di tanto importante da dirsi – e la brillante idea di Narcissa di far alloggiare il ragazzo in una delle stanze dal lato opposto del maniero rispetto a quella della figlia non aveva fatto altro che incrementare il suo cattivo umore. Almeno fino alla sera prima della partenza.
I baci che i due si erano scambiati erano riusciti a scacciare dalla mente di Icy qualsiasi altro pensiero che non fosse lui.
La faccia con cui si era presentata a colazione la mattina seguente aveva fatto scattare i commenti più svariati, diventati ancora più inopportuni nel momento in cui i quattro cugini si erano ritrovati da soli sull’espresso per Hogwarts.
 
Erano questi i pensieri che stavano attraversando la mente della giovane Malfoy quando, con una grazia innegabile, Ocula – stretta tra le zampe una copia fresca fresca della Gazzetta del Profeta – ebbe la brillante idea di planare sulla sua spalla facendole prendere un mezzo infarto. Quell’uccellaccio non lo poteva proprio sopportare, non aveva niente a che vedere con il suo Frostbite.
 
«Ocula, qui.» la richiamò Stormy, perfettamente a conoscenza del reciproco odio che intercorreva tra le due. Poi passò la copia del giornale a Darcy, l’unica veramente interessata a quello che accadeva all’infuori del castello.
Nello scorrere la prima pagina, il cuore della mora perse un battito mentre, accanto a lei, Stormy non riuscì a trattenersi dal dare un’occhiata al titolo che, con i suoi caratteri cubitali, occupava la metà dello spazio.
L’imprecazione che lanciò attirò l’attenzione di alcuni Corvonero seduti accanto a loro, facendole guadagnare un’occhiataccia da parte di Icy che per poco non si strozzò con le uova che stava mangiando. A quanto pareva l’Universo aveva deciso che il modo migliore per ucciderla fosse durante la colazione.
 
Da parte sua, Darcy non si era accorta di niente tanto era immersa nella lettura del quotidiano. Stringeva le pagine così forte da averle accartocciate ai lati e gli occhi correvano veloci da una riga all’altra, mentre passavano da un’espressione sconvolta ad una preoccupata. Doveva essere lo scherzo di un editore particolarmente annoiato, non poteva essere vero.
Il suo primo pensiero fu per Dora: chissà se lei ne sapeva qualcosa. Lavorando come Auror le sue informazioni sarebbero state di certo più attendibili, anche se qualcosa le diceva che non era di una burla che si trattava.
Anche Stormy sembrava dello stesso avviso e dallo sguardo vitreo che teneva puntato sul calice di succo di zucca davanti a lei pareva quasi che fosse stata colpita da un Pietrificus Totalus. Nemmeno le beccate di Ocula, in attesa dei suoi croccantini, la distolsero dal suo stato di trance.
 
Allora è di questo che parlavano.
 
«Ohi! – le richiamò Icy – Si può sapere che cosa è successo?»
 
Nel vedersi ignorata si sporse sul tavolo e strappò il giornale dalle mani di Darcy, cominciando a leggere.
 
«Adesso mi spiegate che cavolo – capendo ciò che aveva sconvolto le altre due, rovesciò il suo bicchiere, strappando un urletto a Stella Solèy* di fianco a lei – Vi è preso.»
 
Le ci vollero dei lunghi minuti per assimilare quanto letto e altrettanti le ce ne vollero per alzare lo sguardo in direzione delle cugine.
 
«C’è stata davvero… Insomma-»
 
«Un’evasione di massa da Azkaban. Sì.»
 
Solo nel pronunciare e nel sentire quelle parole le due si resero conto di cosa questo effettivamente significasse – soprattutto considerando l’immagine che spiccava sotto al titolo. Di certo l’approccio che Bellatrix aveva avuto con chi le aveva scattato quella foto non era stato dei migliori – e si voltarono verso la riccia, che ancora non aveva dato segni di movimento.
 
«Stormy, tutto bene?»
 
«Uhm, cosa? Sì, sì, certo, tutto benissimo.»
 
«Sei sicura? Perché, insomma, non è che sia proprio qualcosa che-»
 
Darcy venne interrotta dall’atterraggio di un grosso gufo bruno che planò dritto nel suo piatto e si girò un paio di volte, incerto sul destinatario della lettera che doveva consegnare. La prese Icy e subito l’aprì; era indirizzata a tutte e tre loro, e a Draco.
 
«Sono mamma e papà – disse, dopo averla letta velocemente – Dicono che verranno a prendere Stormy oggi stesso e che non appena sarà possibile faranno lo stesso con me e Draco. A te dicono di non preoccuparti, ma che per ovvie ragioni non possono prelevarti dalla scuola.»
 
«Come hanno fatto a farla arrivare così in fretta?» chiese la mora, riferendosi alla lettera.
 
«Non saprei. Papà lavora al Ministero ed è in buoni rapporti con il Ministro, avrà saputo tutto ieri sera. Oppure-»
 
«Oppure?»
 
Si scambiarono un’occhiata eloquente e capirono che stavano pensando la stessa cosa: oppure ha contribuito all’evasione.
 
«Quindi adesso che si fa?»
 
«Adesso sarete così gentili da seguirmi nel mio ufficio.»
 
Tre paia d’occhi si fissarono sulla figura di Avalon Piton*, impenetrabile nei suoi abiti neri e con un’espressione indecifrabile sul viso. Accanto a lui un fremente Draco fingeva un vivo interesse per la punta delle sue costose scarpe nuove.
 
«Professore, salve. Noi in realtà dovremmo ancora finire di fare colazione-»
 
«Sono sicuro che il vostro stomaco non protesterà per del porridge in meno, signorina Tonks.» la interruppe Piton con un tono che non ammetteva repliche poi, con un semplice cenno del capo, fece segno a tutte e tre di alzarsi e di precederlo verso i sotterranei.
 
*
 
L’ufficio di Piton era quanto di più tenebroso, cupo e umido si potesse trovare all’interno di Hogwarts e forse proprio per quello il suo proprietario aveva scelto come sede i sotterranei, la vista di studenti sorridenti e sghignazzanti doveva essere un trauma eccessivo già durante il giorno per doverli sopportare anche il resto delle ore. Inoltre, da lì, era molto più facile raggiungere la Sala Comune di Serpeverde in caso di bisogno.
Darcy esaminò con interesse i barattoli e le ampolle sugli scaffali, contenenti ogni genere di ingrediente per pozioni dal dubbio utilizzo: pelle di girillacco, occhi di rana e altre schifezze come una sostanza densa e scura che la giovane si astenette dal chiedere cosa fosse, un’immagine inquietante già formatasi nella sua mente.
 
Abbandonando finalmente il suo atteggiamento da guardia, Avalon si sedette sulla sedia al di là della scrivania – un plico di pergamene al centro, appartenenti a dei Grifondoro a giudicare le numerose correzioni apportate – e li invitò a fare lo stesso su quelle fatte apparire magicamente apposta per loro.
 
«Professore, non fraintenda, non è che tutto questo mistero non ci piaccia ma, sa, la pazienza non rientra tra le nostre virtù.»
 
«Ciò è senz’altro veritiero, signorina Tonks, se non altro nel caso di sua cugina. Lestrange, stia ferma.»
 
Le unghie con cui Stormy stava ritmicamente battendo sul bracciolo della sedia si bloccarono a mezz’aria e una smorfia mortificata le arricciò le labbra.
 
«Un’evasione di massa non è un evento che passa inosservato – iniziò Piton – Ma è durante tempi bui come questi che si necessità di un forte temperamento. Tuttavia, finché sarete sotto la mia giurisdizione, Salazar mi sia testimone, non accetterò alcun tipo di comportamento sconsiderato o inappropriato, niente che possa nuocere alla nostra Casa. Sono stato chiaro? Dica, signorina Malfoy.»
 
«Senza offesa, professore, ma qui di chiaro non c’è assolutamente niente. Avrebbe potuto farci un discorso simile anche al piano di sopra o, se non altro, in Sala Comune insieme agli altri.»
 
«La sua lungimiranza mi lascia sempre piacevolmente colpito. In effetti ha ragione, ma occhi attenti come i suoi avranno notato quanto questa scuola sia cambiata nell’ultimo periodo, la spilla sulla sua veste me lo conferma – Icy sfiorò automaticamente la spilla che Dolores Griffin, insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, aveva appuntato personalmente sulla sua divisa e si chiese quali fossero gli attriti tra i due insegnanti. Le era sempre sembrato che il loro fosse un obbiettivo comune – Mi auguro che presterete fede alle mie parole, non è sicuro esporsi troppo.»
 
Icy stava per replicare nuovamente quando la porta dell’ufficio si spalancò di colpo, rivelando un’affannata Bloom Weasley dietro ad essa. Un moto di irritazione profonda scosse la giovane Malfoy: non aveva mai potuto sopportare quell’infida Traditrice del suo Sangue.
 
Con tono pericolosamente flemmatico, Avalon si rivolse alla nuova arrivata «L’ultima volta che ho controllato bussare era ancora una pratica comune ed educata. Dieci punti in meno a Grifondoro.»
 
Bloom arrossì fino alla radice dei capelli, confondendosi con il suo colore naturale, poi si scusò balbettando leggermente.
Stormy e Draco sghignazzarono maligni, ma non si spinsero oltre: eventuali commenti sulla cotta che la rossa nutriva nei confronti del professore di Pozioni non erano argomento adatto alla presenza del diretto interessato. Certamente la Weasley non era la sola ad essere rimasta affascinata dall’aspetto tenebroso e dai bei lineamenti dell’uomo, ma solitamente il carattere notoriamente perfido era un buon deterrente per far disilludere le allieve dal loro sogno d’amore. A quanto pareva, però, non nel suo caso.
 
«Mi perdoni, professore, ma la preside Faragonda vorrebbe vederla nel suo ufficio immediatamente. Ha detto che è urgente.»
 
Piton non sembrava sorpreso da quella convocazione e subito si alzò, congedando la ragazza.
 
«Potete andare anche voi quattro e dite che il ritardo per la prima ora lo giustifico io. Non dimenticate ciò che ho detto.»
 
«Certo, signore, grazie.»
 
Non appena furono ad una portata d’orecchio ragionevole perché il loro Capo Casa non li sentisse, Draco esclamò «Ditemi che non sono l’unico a non averci capito niente.»
 
«Per una volta nella vita, fratellino, sono d’accordo con te. Una lezione di Divinazione sarebbe stata più comprensibile.»
 
«Ve lo dico io, ragazzi – si aggiunse Stormy – Piton si sballa di brutto. Avete visto quante bacche di Belladonna aveva là dentro?»
 
«Mmm, quasi quasi torno indietro a prenderne qualcuna.» ridacchiò Malfoy.
 
Darcy, qualche passo avanti ai cugini, si voltò verso di loro. Qualcosa non quadrava, era vero, ma lei aveva avuto tutta un’altra impressione sull’atteggiamento ambiguo dell’insegnante. Non le servì parlare perché gli altri lo capissero, bastarono il naso arricciato e le palpebre leggermente abbassate.
 
«Okay, Tonks, sputa il rospo.»
 
«A me è sembrato che fosse un avvertimento più per se stesso che non per noi.» spiegò la strega, dubbiosa.
 
«Potrebbe anche essere – confermò Icy, che aveva imparato a non diffidare mai delle intuizioni della mora – Ma credo che ci sia dell’altro sotto.»
 
Senza smettere di borbottare e bofonchiare riguardo strani piani malefici i quattro sbucarono nella Sala d’Ingresso dove non era rimasto nessuno, ad eccezione di pochi ritardatari.
 
«Ne riparliamo stasera.» concluse Darcy. Non era nel suo stile perdere minuti preziosi di lezione tanto più se si trattava di Antiche Rune; imboccò le scale in compagnia di Icy mentre Stormy e Draco uscivano dal castello in direzione delle serre.
 
Quando fu sicura di non avere più gli occhi da gendarme delle cugine puntati addosso, con un sorriso furbo la riccia disse «Che ne dici di fare con calma? Tanto il ritardo lo giustifica Piton.»
 
E ad una proposta tanto allettante, Malfoy non avrebbe certo potuto dire di no.
 
*
 
Convincere Faragonda a lasciarla partire con così poco preavviso e con un così grande pericolo fuori dalle mura del castello era stato pressoché impossibile, ma se c’era una cosa di cui Stormy non aveva mai dubitato erano le doti persuasive di sua zia nel momento in cui quest’ultima perdeva le staffe.
Era suo compito assicurarsi che le condizioni mentali di sua nipote fossero ottimali prima di abbandonarla all’inefficienza del corpo insegnanti o, almeno, questo era ciò che Narcissa aveva sostenuto con veemenza. Arrivati al punto in cui si era rischiato che anche le bacchette venissero estratte, perfino la Griffin – piombata nell’ufficio della preside senza alcun invito prestabilito – era intervenuta, offrendosi addirittura di mettere a disposizione il suo camino in modo che i coniugi Malfoy e la giovane Lestrange potessero rientrare nel loro maniero tramite Metropolvere. La fuliggine che la ricoprì da capo a piedi fece desiderare alla riccia una più veloce e indolore Materializzazione.
 
Entrata in camera sua, Stormy gettò la divisa impolverata in un angolo e si appuntò di chiamare un Elfo Domestico che più tardi la lavasse e la rimettesse a nuovo, mentre, senza aspettare che l’acqua si scaldasse, lei si infilava sotto la doccia. Nonostante le antiche origini di Villa Malfoy, le camere dei tre ragazzi erano state modernizzate secondo il loro gusto e come esse anche i bagni corrispettivi; di certo, la Serpeverde non avrebbe potuto sopportare di dover aspettare ogni volta che la vasca si riempisse prima di potersi abbandonare ai pensieri che una sana e fresca doccia portava con sé. Quella era una cosa molto più da Icy.
Le ci volle più del previsto per lavarsi e vestirsi con abiti puliti, ma la prospettiva di una chiacchierata a cuore aperto con i suoi zii non l’allietava per niente, inoltre non era sicura di cosa provasse ed era certa che per metabolizzare le ci sarebbe voluto ancora un bel po’.
Le sue elucubrazioni vennero tuttavia fomentate dall’improvvisa apparizione di Thundy – la sua Elfa Domestica personale – che, con voce assai più tremante del solito, la incitò a scendere al piano di sotto, dove tutti la stavano aspettando. Almeno quella volta, non se lo fece ripetere due volte.
 
Per una strana ragione, le sembrò che ogni suo passo risuonasse in maniera decisamente  più inquietante tra le fredde pareti e per la prima volta, complice l’assenza di Icy e Draco, si rese conto di quanto enorme fosse l’abitazione. L’aria che si respirava era la più tesa che avesse mai percepito tra quelle mura e improvvisamente iniziò a sentire un forte mal di testa premerle sulle meningi.
 
Quando bussò alla porta del salotto privato, udì come delle voci arrestarsi di colpo e per l’agitazione delle scintille incontrollate si irradiarono attraverso tutto il corpo nell’ambiente circostante; in modo frenetico tentò di appiattire i capelli gonfiatisi oltremisura.
 
«Avanti.»
 
La voce di Narcissa era venata da una nota di preoccupazione e affanno che mai Stormy le aveva sentito e ciò contribuì a farla preoccupare ulteriormente. Con un cigolio sinistro aprì la porta ed entrò.
Sulla poltrona davanti al camino, un uomo magro con le guance scavate e quello che una volta doveva essere stato un fisico possente la squadrò con meraviglia, mentre un colpo di tosse lo coglieva impreparato. Accanto a lui, lo schienale dell’altra poltrona le ostruiva la visuale su chi la occupasse.
 
Avanzò di qualche passo cercando lo sguardo di Lucius, in piedi accanto alla finestra, la mano appoggiata sulla spalla della moglie che sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Lo interrogò mutamente in attesa che le dicesse chi fossero i due ospiti, ma anche il padrone di casa appariva pietrificato.
 
«Zii, si può sapere che succede qui?»
 
Solo quando la sua voce vibrò, spezzando l’immobilità, la persona celata dietro alla seconda sedia si palesò ruotando di tre quarti verso di lei. Per poco Stormy non svenne.
Ricci folti e occhi di pece si scontrarono coi suoi, mentre con una mano la giovane si assicurava che ciò a cui stava assistendo non fosse un sogno, uno di quelli brutti.
 
«Mamma.»
 
 
 
 
*Solèy significa sole in Haitiano e l’ho scelto perché mi sembrava adatto alla nostra Stella
*Piton è un personaggio così iconico che avrei voluto mantenerlo come nell’opera originale ma poi mi è salita tutta una riflessione sul fatto che Avalon ci sia stato presentato sia in una versione buona sia in una cattiva e che ciò potesse essere metafora dell’ambivalenza di Piton ché ho deciso di usare lui come insegnante di Pozioni. Inoltre ho voluto mantenere il suo aspetto notoriamente affascinante perché, dai, quanto sarebbe stato più difficile odiare Piton se fosse stato figo?
 
 
NdA: tan tan taaan! Ebbene sì, dopo mesi di pausa – e come sempre ad un orario improbabile – mi accingo ad aggiornare *applausi*
Avrei davvero voluto farlo prima, ma la mia ispirazione si è diretta da tutta un’altra parte e non ho potuto non assecondarla, sapendo che prima o poi mi avrebbe riportato qui.
Passando al capitolo, so che potrebbe risultare noioso se non inutile ma mi serviva per delineare ulteriormente questa versione delle Trix adolescenti e potteriane e soprattutto per organizzare il salto temporale dal primo al quinto anno. Spero lo stesso che vi sia piaciuto. Purtroppo non sono una cima nei colpi di scena e la fine credo faccia abbastanza schifo, ma tra due giorni parto per il mare e volevo lasciare qualcosa prima della partenza.
La finisco e passo ai ringraziamenti: grazie mille Mary Rosemary e Lady Nabla per aver recensito il primo capitolo e per le bellissime parole che avete usato, siete fantastiche.
Ora torno a nascondermi nella mia tana sperando di riuscire ad uscirne prima stavolta, baci!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3744642