La speranza si chiama Peeta Mellark

di vale ronron
(/viewuser.php?uid=115936)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pensieri e incubi notturni ***
Capitolo 2: *** Risvegli e preoccupazioni ***
Capitolo 3: *** Vecchie e nuove paure ***
Capitolo 4: *** Passeggiata in città ***
Capitolo 5: *** cadere e rialzarsi insieme ***



Capitolo 1
*** Pensieri e incubi notturni ***


 
POV Katniss

possa la fortuna sempre essere al vostro favore

“Aaaaaaaaaaaaah” urlai alzandomi di scatto dal letto.
Ero immersa in una pozzanghera di sudore e il mio corpo era scosso da singhiozzi e da tremori incontrollabili. Mi presi la testa tra le mani nel vano tentativo di scacciare le orrende immagini che l’ennesimo incubo mi aveva “gentilmente” donato.
Quella frase mi rimbalzava nel cranio sempre più amplificata…possa la fortuna essere sempre al vostro favore…facevo sempre dei sogni orrendi, pieni di sangue, di morte, di esplosioni ma rivedere il palazzo di giustizia bandito e preparato per la mietitura mi aveva riempita di terrore.
Sogno
Ero in mezzo alla folla insieme a tutte le ragazze della mia età, mi guardai attorno, a sinistra c’era Gale insieme ai ragazzi della sua età, e a circa 50 m davanti a me c’era Prim…la mia paperella.

Era il giorno della mietitura, ed ero già perfettamente consapevole che la mia piccola sorellina sarebbe stata estratta, ero terrorizzata.
Effie era sul palco, ma non aveva ancora estratto nessun biglietto, ero ancora in tempo.

Avrei potuto fare qualcosa, magari innescare un ammutinamento, tutta la gente del distretto era in piazza per assistere alla mietitura, i pacificatori erano tanti ma in confronto agli abitanti del 12 erano in minoranza, se ci ribellassimo con un po’ di fortuna potremmo fermare temporaneamente la mietitura cosi avrei il tempo di scappare nella confusione generale. Provai a muovermi disperata ma il mio corpo non rispondeva, l’unica cosa che riuscivo a muovere era la mia testa e il mi collo, tutti gli altri miei arti erano paralizzati.

No, non voglio che la mia paperella sia di nuovo estratta alla mietituta, so già come sarebbe andata a finire la storia, non voglio che si ripeta.
Prim verrà estratta come tributo femmina e Peeta come tributo maschio… oh mio dio Peeta, mi voltai a sinistra verso i ragazzi maschi della sua età ma non riuscii a trovarlo.  

“Peeta” urlai

c’era un silenzio tombale ma lui non rispose

“Peeta” urlai cercando con lo sguardo tra la folla dei ragazzi ma non c’era nessuna traccia del ragazzo del pane.
Diedi un’occhiata a Prim per paura che fosse scomparsa anche lei, ma Prim era lì e mi guardava con la paura e il terrore negli occhi.
Mi scese una lacrima, disperata mi girai verso Gale, lui mi stava guardando ma aveva un ghigno stampato in viso, incominciò a ridere, lo guardai sconvolta, come poteva ridere di tutto questo.

“Dolcezza” mi girai di scatto, solo una persona mi chiamava in quel modo, Haymitch, era sul palco vicino ad Effie

“Haymitch dov’è Peeta?”

“pensi a lui sempre troppo tardi Katniss, Peeta è sempre stato il tuo ultimo pensiero, non lo meriteresti nemmeno se vivessi altre 100 vite”

“troppo tardi…che significa??, dimmi dov’è, ti prego!!” lo pregai disperata

“è stato portato via dalle guardie, verrà torturato dai pacificatori e depistato con gli aghi inseguitori”

“Nooooooooooooooo” urlai “perché non hai impedito che lo portassero via” gli urlai contro piangendo “non può succedere di nuovo, non posiamo permetterlo”

“Avresti dovuto pensarci tu Katniss, era tuo compito proteggerlo”

“dimmi dove l’hanno portato, ti prego!! Possiamo ancora liberarlo!!”

“non ce più tempo!!” mi rispose spazientito e rassegnato.

Stavo per urlargli contro ma non ne ebbi il tempo… perché il portone del palazzo di giustizia si aprì ed uscì Snow in persona, il sangue mi si raggelò nelle vene al solo vederlo, dietro di lui c’erano due pacificatori che trascinavano con fatica un corpo inerme.
Prima ancora di avere la certezza che quella testa penzolante ricoperta da ciuffi biondi fosse quella del mio ragazzo del pane, feci uscire dalla mia trachea un urlo disumano, gettarono il corpo di Peeta sotto l’ampolla contente i nomi dei ragazzi del distretto.

“E adesso signorina Trinket proceda pure con l’estrazione” disse Snow impassibile

Effie si avvicinò all’ampolla, io ero paralizzata, continuavo a fissare il corpo immobile del ragazzo del pane, non volevo illudermi ma sembrava che respirasse ancora, forse era solo svenuto magari lo avevano addormentato.

“la precedenza alle ragazze” disse Effie col suo accento capitolino

“Primrose Everdeen” disse Effie senza alcuna emozione

“nooooooooo “cercai di muovermi e di fermare l’avanzata della mia paperella, che saliva sul podio tremante tentando di aggiustarsi la camicetta dentro la gonna

 “mi offro volontaria” urlai

“non si accettano volontari signorina Everdeen” mi disse Snow ridendo soddisfatto

“nooooo, non potete farlo, io mi offro volontaria, vi prego prendete me, vi supplico!!”

“continui signorina trinket” disse Snow non prestandomi la minima attenzione

“e adesso procediamo ad estrarre il valoroso ragazzo che rappresenterà il distretto 12 ai settantaquattresimi hunger games”

Se è un sogno vorrei svegliarmi adesso, non posso vederli morire senza poter fare niente, ho un dolore lacinante al petto, mi manca il respiro, mi sento morire…non posso muovermi, posso solo urlare ,ma non serve a niente farlo.

“il ragazzo fortunato è Gale Hawthorne” disse a gran voce Effie col suo tono squillante

Mi giro verso Gale, lo vedo muoversi tranquillo verso il podio, continua a ridere, io sono sotto shock non capisco cosa sta succedendo, come può comportarsi in questo modo, continuo a seguire Gale con lo sguardo, in me incomincia a crescere una rabbia sempre più crescente nei suoi confronti.
 Una volta arrivato al podio con mio grande stupore Gale strinse le mani a Snow e gli disse: “mi permetta  una domanda signor presidente…mi chiedevo perché perdere tempo a  fare i settantaquattresimi hunger games se possiamo direttamente risolvere la questione in breve tempo”

“Si spieghi meglio signor Hawthorne” disse Snow stupito quasi quanto me

“be signor presidente il suo scopo è quello di distruggere definitivamente Katniss Everdeen, be, qui in questo palco attualmente ci sono le persone a cui lei tiene di più al mondo” disse indicando se stesso, Peeta e Prim.

Snow lo guardo ammirato e sorridendo gli disse “mi suggerisca il da farsi signor Hawthorne”

Gale alzò una mano al cielo, io terrorizzata alzai la testa e vidi con terrore un hovercraft di Capitol, due piccoli paracaduti furono lanciati via dall’hovercraft.

Sconvolta, ma già ben consapevole, cercai di capire dove sarebbero potuti cadere, segui una traiettoria invisibile e com’era prevedibile i miei occhi caddero sui corpi di Peeta, steso per terra, e su Prim, trattenuta sul palco da due pacificatori.
Vidi gli occhi di Prim erano pieni di lacrime, di paura, di terrore, di morte, all’improvviso la bocca di mia sorella si aprì e disse delle parole che non mi sarei mai aspettata e che mi confusero parecchio:

“perdona Gale, Katniss, e soprattutto perdona te stessa o non avrai pace”

Non feci in tempo a stupirmi delle sue parole che i paracaduti si appoggiarono ai piedi di Prim e al corpo di Peeta riducendo i loro corpi prima in due grandi fiaccole e poi in cenere, quest’ultima si sparse in tutta la piazza con una grande esplosione.
Urlai come non avevo mai fatto in vita mia.
Fine sogno
Cercai di respirare ma i miei polmoni non è volevano sapere, ero in piena crisi di panico, ne avevo fatti tanti di incubi ma questo era stato uno dei più brutti, ero troppo reale, le frasi di quel sogno mi rimbombavano in testa:

…pensi a lui sempre troppo tardi Katniss, Peeta è sempre stato il tuo ultimo pensiero…
…non lo meriteresti nemmeno se vivessi altre 100 vite…
…Avresti dovuto pensarci tu Katniss, era tuo compito proteggerlo…
…Primrose Everdeen…
…non si accettano volontari signorina Everdeen…
…Gale Hawthorne…
…be signor presidente il suo scopo è quello di distruggere definitivamente Katniss Everdeen, be, qui in questo palco attualmente ci sono le persone a cui lei tiene di più al mondo…
…perdona Gale, Katniss, e perdona te stessa o non avrai pace…

Era quest’ultima frase che in particolare non riuscivo a togliermi dalla testa:

…perdona Gale, Katniss, e perdona te stessa o non avrai pace…

Come potevo perdonare Gale?!

Come potevo perdonare me stessa?!

Gale aveva ucciso Prim

Io avevo ferito e abbandonato Peeta, ma io non avevo fatto del male solo a lui, avevo ucciso molte altre persone.

Era tutta colpa mia.

Sarei dovuta restare al mio posto, avrei dovuto mangiare i morsi della notte dentro l’arena, in quel modo Peeta sarebbe tornato al 12, si sarebbe fatto una vita e col tempo mi avrebbe dimenticata, e con un po’ di fortuna Prim avrebbe potuto non essere più estratta, col la mia morte non avrebbe avuto senso far uscire il nome di Prim l’anno dopo alla mietitura, si sarebbero create rivolte e Snow non voleva questo…
…la mia morte, il cuore spezzato di Peeta e di mia sorella sarebbe bastato come vendetta nei miei confronti, e poi sono sicura che Peeta e chissà magari anche Haymitch avrebbero protetto e nutrito Prim fino a quando ne avrebbero avuto la possibilità.

Non mangiando quelle bacche ho condannato Peeta, Prim e tutta Panem…questo è un dato di fatto e nessuno mi farà cambiare idea.
Mi alzo tremante e come tutte le notti dopo un incubo mi affaccio alla finestra cercando di intravedere la casa di Peeta, come quasi tutte le notti c’è la luce accesa, non sono mai entrata a casa sua ma so che la finestra illuminata è quella della stanza dove dipinge.
In una delle nostre rare ma preziose conversazioni mattutine, mi ha confidato che quando la notte è sopraffatto dagli incubi si alza e dipinge su tela i suoi incubi.

Non me l’ha detto ma sono quasi certa che la gran parte dei dipinti che fa di notte ritraggono me mentre cerco di ucciderlo o peggio me che uccido la sua famiglia o me mentre do fuoco al distretto 12.

Sospirai rassegnata… io e Peeta abbiamo un rapporto strano, se è possibile è ancora meno indefinito di quello che avevamo prima e durante la guerra.

Come disse lui, quando eravamo a Capitol con la squadra di stelle, noi siamo stati:
amici, amanti, vincitori, fidanzati, nemici, alleati…abbiamo sempre avuto un aggettivo che in qualche modo ci rappresentasse ma in realtà neanche noi sapevamo cosa eravamo o chi eravamo:
ragazzo del pane, ragazzo innamorato, ibridovolontaria, ragazza di fuoco, ghiandaia imitatrice, sventurati innamorati, vincitori…ci hanno sempre affibbiato nomignoli che in qualche modo ci rappresentassero ma chi siamo in realtà non lo sappiamo neanche noi.
Forse un tempo lo sapevamo, ma adesso siamo smarriti, viviamo alla giornata compiendo azioni meccaniche e quotidiane.
Credo che adesso l’aggettivo che ci descriva di più sia sopravvissuti

Diedi un ultimo sguardo alla finestra di Peeta e decisi di scendere in cucina per bere un po’, mi sedetti nella mia solita sedia a capotavola, guardai dritto a me, quello opposto al mio è il posto di Peeta.
Ogni mattina siedi lì e fa colazione con me, Sea la Zozza e sua nipote Molly. Queste ultime due si siedono rispettivamente alla mia destra e alla mia sinistra. 
A pranzo siamo solo io e Sae, la piccola resta con i suoi genitori, mentre Peeta non so di preciso cosa faccia ma so che pranza sempre giù in città, resta lì tutto il pomeriggio e poi la sera torna al villaggio dei vincitori, e dopo essersi fatto una doccia a casa sua, viene a cenare a casa mia insieme ad Haymitch.

Dopo cena ci mettiamo a lavorare al libro dei ricordi, lui disegna e io o Haymitch gli dettiamo cosa scrivere nelle pagine del libro.
Peeta è sempre impegnato a fare qualcosa, non sta mai fermo, non so dove trovi la forza per farlo, sospetto che si tenga impegnato per non pensare a come farmi fuori, rido amaramente.

Una volta chiesi a Sae se sapesse cosa facesse Peeta giù in città e lei mi rispose che lui si stava dando un gran da fare per dare una mano per ricostruire il distretto. quando le chiesi chi altro se ne occupasse lei mi disse che invece di chiedere sarei potuta uscire ed andare a vedere di persona. Io la ignorai e non le feci più domande di questo tipo.

Io e Peeta non restiamo mai soli a parte quando la sera Haymitch crolla sulla poltrona per l’eccessivo alcool. Questa è la massima intimità a cui possiamo aspirare. Penso che a Peeta vada più che bene così, il problema quindi è solo mio, a quanto pare io sono l’unica a cui non sta più bene questa situazione di stallo.

La verità è che lui mi manca… Peeta mi manca, so di non avere il coraggio e la sfrontatezza  per dirglielo ma non posso più mentire a me stessa. Mi mancano i suoi abbracci, le sue attenzioni, il modo in cui mi guardava, il modo in cui mi proteggeva e mi difendeva, il modo in cui mi amava…

Rido e piango contemporaneamente…anche se io e Peeta iniziassimo ad avvicinarci, non sarebbe più lo stesso…non avrei più le stesse attenzioni e le stesse gentilezze da parte sua, non avrei più l’amore di Peeta perché il mio ragazzo del pane non c'è più, mi ha abbandonata anche lui…le persone che mi amavano le ho perse tutte.

Ho perso l’amore fraterno di Prim

Ho perso l’amore incondizionato e senza riserve di Peeta.

Ho perso l’amore di Gale.

Ho perso l’amore materno di mia madre, ma a quel tipo di vuoto c’ero già abituata, l’affetto di mia madre l’avevo perso già da molto tempo.

Ho perso l’affetto di Finnick, lui era diventato un mio fedele amico e confidente.

Ho perso l’affetto di Cinna, tenevo moltissimo a lui.

Ho perso tutti.

La verità è che io faccio male a chiunque mi voglia bene, forse è meglio cosi, è meglio che Peeta non si avvicini troppo a me, o rischierà di farsi male di nuovo.

Tuttavia questi sono solo pensieri senza ne testa e ne piedi, tanto per cambiare sono rimasta la solita egoista, non riuscirò mai a dire a Peeta di allontanarsi del tutto da me.

Perché ormai so che senza lui perderei l’unico appiglio che mi lega a questa vita.

Perché ho capito che alla fine della guerra quando sono rientrata al 12 non ho più tentato di uccidermi perché in consapevolmente stavo aspettando qualcosa, non sapevo cosa o chi, ma adesso lo so, io stavo aspettando la speranza, stavo aspettando il mio dente di leone, aspettavo che Peeta tornasse da me.

Sbuffai quel gattaccio di Ranuncolo si sta strusciando tra i miei piedi, tanto lo so che lo fa solo per avere cibo, mi alzai, gli presi un biscotto dalla credenza, glielo porsi e decisi e mi sdraiai sul divano, ero sfinita.

Mi addormentai con la speranza di non svegliarmi con un altro incubo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Risvegli e preoccupazioni ***


CAPITOLO 3

POV PEETA

Decisi di andare da Katniss.

Bussai al suo portone, ma ad aprirmi fu Sae la Zozza.

“Oggi ve la state prendendo tutti con comodo!!” mi disse Sea sbrigativa tornando a rassettare la casa.

Entrai e seduta sul tavolo della cucina trovai solo Molly, la nipotina di Sae, stava giocando con due gomitoli di lana colorata, non appena mi vide mi fece un sorriso.

Molly non era una bambina come tante altre, non parlava mai, ma aveva la capacità di capire le persone solo con lo sguardo, era una bambina speciale.

“Ciao Molly, hai già fatto colazione?” le chiesi ricambiandole il sorriso

Lei annui e riprese a giocare.

“dato che stavi tardando, l’ho fatta mangiare, c’erano delle focaccine al formaggio nella dispensa” mi disse Sea

“hai fatto bene, oggi non ho ancora preparato niente!!” le dissi sovrappensiero, inizia a guardarmi intorno per cercare Katniss, ma non c’era, così decisi di chiedere a Sea

“Katniss dov’è?”

“sul divano” mi disse annoiata

Uscii dalla cucina, varcai la porta del salone e la vidi...

I lunghi capelli ondulati erano sparsi sul cuscino, le sue carnose labbra rosee erano socchiuse, il suo petto si sollevava in modo regolare, dormiva, ma non aveva un’espressione serena, aveva gli occhi gonfi e due profonde occhiaie, deve aver avuto una brutta nottata, sopirai tristemente, gli incubi non ci abbandoneranno mai…

mi avvicinai a lei e le sistemai meglio la coperta, mi sarebbe piaciuto accarezzarla, ero molto tentato e per un momento pensai di farlo…poi però mi rivenne in mente il sogno di stanotte…

…lei che dormiva tranquilla e serena tra le mie braccia e io che la uccidevo…

…Istintivamente mi allontanai da lei e mi misi ad una distanza di sicurezza, la guardai continuare a dormire per un po’, dopo di che decisi di tornare a casa mia per andare a fare il pane e di tornare da lei per l’ora di pranzo.

Avvisai Sae che sarei tornato per l’ora di pranzo e andai a casa

Dopo aver preparato il pane, presi il telefono e chiamai Delly per dirle che oggi non sarei andato da lei a pranzo, dopo di che chiamai Tom e gli chiesi se lui e gli altri ragazzi potevano venire da me prima di pranzo per prendere il pane e distribuirlo agli abitanti.
Sfornai il pane e lo sistemai nelle ceste e nell’attesa che i ragazzi le venissero a prenderle mi misi a dipingere.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

POV KATNISS

Non appena mi svegliai, la luce accecante che trovai nella stanza, mi fece subito capire che era tarda mattinata, sbadigliai ancora insonnolita, e stiracchiandomi mi guardai intorno…ero in salone…all’inizio mi chiesi il perché, poi però mi ricordai la terribile nottataccia, sospirando rassegnata, mi alzai e andai verso la cucina

“buongiorno” dissi

“finalmente ti sei svegliata!!” mi disse Sae con finto tono di rimprovero

“che ore sono?” le chiesi ignorando la sua frecciatina

“è ora di pranzo” mi rispose continuando a mescolare qualcosa dentro la pentola “ti sarei molto riconoscente se mi aiutassi a fare la tavola!!” aggiunse frettolosamente

“d’accordo” le risposi pensierosa

…era già ora di pranzo…avevo perso la colazione con Peeta, adesso avrei dovuto aspettare l’ora di cena per vederlo…distrattamente presi due piatti e due paia di posate e le ordinai sul tavolo

“Siamo in tre” mi disse Sae all’improvviso

…siamo in tre…per un attimo mi illusi che la terza persona fosse Peeta, stavo giusto per chiedere spiegazioni a Sae quando sentii bussare alla porta… corsi ad aprire…

“ciao” Peeta, mi saluto con un sorriso

“ciao” gli risposi contenta “mangi con noi?” gli chiesi speranzosa

“be, se mi fai entrare si” mi rispose scherzosamente

Che stupida, ero così contenta di vederlo che invece di farlo entrare l’avevo lasciato sull’atrio della porta.

Mi diressi imbarazzata verso la cucina, con al seguito Peeta

“la bella addormentata si è svegliata in tempo per il pranzo” disse Sae rivolgendosi a Peeta

“forse aveva fame” le rispose Peeta divertito “ho portato il pane e le focaccine al formaggio appena sfornate” aggiunse porgendo una cesta a Sea

“Eri già stato qui oggi?” gli chiesi confusa dallo scambio di battute tra lui e Sae

“si, ma tu stavi dormendo, quindi visto che avevo delle commissioni da sbrigare sono tornato a casa mia ed ho avvertito Sae dicendole che sarei tornato per l’ora di pranzo” mi spiegò aiutandomi a finire di apparecchiare la tavola.

Annui contenta per il fatto che non avesse deciso di venire direttamente per l’ora di cena.

Mi sedetti al mio solito posto, e lui al suo

“Come procedono i lavori giù in città?” chiese Sea a Peeta

“Bene, ogni famiglia ha una propria casa dotata di luce, gas e acqua…adesso ci stiamo occupando di sistemare le strade e di rimettere su le botteghe, in modo da poterci mantenere da soli economicamente” rispose Peeta iniziando a mangiare

Venire a sapere che il 12 stava risorgendo dalle proprie ceneri mi rallegro.

Il pranzo prosegui in tranquillità, all’improvviso però mi venne in mente una domanda.

“cosa fai di solito a pranzo?” chiesi a Peeta, solitamente lui durante le ore di pranzo non restava mai al villaggio dei vincitori

“di solito vado a pranzare a casa di Delly e Dennis, una volta finito, andiamo al magazzino per raggiungere gli altri ragazzi” mi spiegò

E cosi Peeta pranzava sempre con Delly…non ne capì il motivo, ma la cosa mi infastidì parecchio…

 “ho sentito dire che Delly ha avuto qualche problema per ottenere la custodia di suo fratello” disse Sae

“be si, essendo dei minorenni orfani di guerra, abbiamo avuto tutti problemi di affidamento…dopo la guerra Delly era ancora minorenne quindi anche lei aveva bisogno di una famiglia affidataria, infatti per poter tornare al 12 insieme a Dennis ha dovuto aspettare di compiere la maggiore età, fino a quel giorno hanno avuto dei genitori affidatari con obbligo di residenza a Capitol”

“per fortuna era quasi diciottenne, chissà dove sarebbero adesso lei e suo fratello, se lei fosse stata più piccola” si chiese Sae pensierosa

“sarebbe qui” rispose Peeta risoluto “io e Delly avevamo stretto un patto, se alla fine della guerra, io, lei e suo fratello saremmo sopravvissuti, ci saremmo trasferiti tutti e tre nello stesso posto, e così è stato… se fosse stato necessario avrei obbligato Haymitch ad adottare anche lei e Dennis…il mio vecchio e caro mentore ha molte cose di cui farsi perdonare, mi deve un sacco di favori!!”

“sei molto legato a lei” lo accusò Sae guardando me di sottecchi

“be se sono riuscito a superare il depistaggio è grazie a lei” sentenzio Peeta “l’ho trattata malissimo e l’ho più volte mandata a quel paese, ma lei è la sua voce stridula, nonostante tutto, sono rimaste ad indicarmi la retta via” disse riconoscente

“quando eravamo a Capitol si inventava un sacco di idee strampalate per farmi stare meglio…una volta mi fece uscire e mi trascino su una delle vette più alte delle montagne di Capitol, mi disse:  fai quello che devi fare, per un attimo pensai che volesse che mi buttassi giù, ma poi capì, voleva che mi sfogassi, cosi iniziammo entrambi a urlare al vento, fu liberatorio, inoltre ci divertimmo molto, era divertente sentire l’eco delle nostre voci tra le montagne” raccontò ridendo al suo ricordo

“Senza Delly Cartwright, non sarei mai riuscito a tornare al 12!!” disse terminando il discorso e alzandosi per sparecchiare

Restai in silenzio a pensare a ciò che aveva detto Peeta…sarò per sempre riconoscente a Delly per aver riportato Peeta al 12 e per averlo aiutato e sostenuto quando ne aveva più bisogno, ma una parte di me temeva il forte legame che si era instaurato tra lei e Peeta…la cosa mi spaventava e agitava allo stesso tempo, non è capivo bene il motivo, ma tutta questa storia mi turbava e rattristiva molto...

…La cosa che mi consolava un po’ era che lui, oggi, aveva rinunciato al pranzo con lei per restare con me… cercai di esserne contenta, ma un brutto presentimento stava nascendo dentro di me, e nonostante mi imponessi di reprimerlo la situazione non cambiava.

Mi alzai e per cercare di non pensare decisi di aiutare Peeta a sparecchiare

“ci penso io a lavare i piatti” ci disse Sae

Sospirai e mi appoggia al tavolo della cucina pensando che mi sarei dovuta trovare un passatempo per il pomeriggio…le mie giornate erano monotone ed infinite…infatti i miei giorni della settimana preferiti erano il sabato e la domenica perché erano i giorni in cui Peeta ed Haymitch trascorrevano quasi tutta la giornata a casa mia…lavoravamo al libro dei ricordi…mangiavamo insieme duranti i pasti e di tanto in tanto chiacheravamo allegramente.

“tutto a posto?” mi chiese Peeta facendomi sussultare

“si, tutto a posto, grazie” risposi distrattamente ma la sua espressione corrucciata mi fece capire che non ero stata molto convincente

“ti sei rattristita… vero o falso?” mi chiese pensieroso

Non volevo mentirgli, ma non volevo nemmeno spiegargli il vero motivo del mio cambio d’umore così decisi di rispondergli sinceramente ma restando sul vago “vero, ma adesso mi passa”

“è per qualcosa che ho detto?” mi chiese rattristendosi…accidenti… depistaggio o meno…Peeta continuava a capirmi meglio di chiunque altro…e adesso come diamine me ne esco?!

“no, tranquillo, non è colpa tua, mi sono solo venuti in mente dei ricordi tristi, ma adesso sto già meglio” aggiunsi cercando di fargli un sorriso, ma dalla faccia poco convinta di Peeta capì che mi era uscita solo una terribile smorfia…tuttavia finse di credermi e cambiò discorso chiedendomi:
“che programmi hai per oggi pomeriggio?”

“divano” gli risposi facendo, stavolta, una smorfia volontaria.

“perché non vieni giù in città con me?” mi propose tutto d’un fiato guardandomi negli occhi, ricambiai il suo sguardo e lo osservai, era teso, forse temeva un mio rifiuto o forse si era pentito di avermelo chiesto, fatto sta che il suo nervosismo iniziò ad aumentare con il passare del tempo, dovevo dargli una risposta…

…andare con lui giù in città…non ero mai stata giù in città da dopo la guerra…non sono sicura di riuscire a camminare fin la giù…la mia ormai era una vita sedentaria…inoltre la giù i ricordi mi avrebbero investita come un fiume in piena, non ero sicura di riuscire a farcela…

…istintivamente guardai verso il divano, e mi immaginai lì, seduta da sola, per tutto il pomeriggio, sommersa dai vecchi ricordi e dalle nuove preoccupazioni…se fossi andata con lui giù in città avrei tenuto la mente occupata e inoltre sarei stata in sua compagnia…saremmo stati finalmente un po’da soli…

Peeta era lì che mi fissava, ostentava tranquillità, ma il tamburellare ripetitivo delle sue mani sul tavolo della cucina mi fece percepire appieno il suo nervosismo.

Mi decisi a dargli una risposta.

“d’accordo” gli dissi senza far trasparire nessuna emozione

“davvero?!” mi chiese sorpreso e incredulo

“si…mi farà bene prendere un po’ d’aria” mi giustificai

“lo penso anch’io” mi rispose sincero, regalandomi un sorriso di incoraggiamento.
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Vecchie e nuove paure ***


POV PEETA

Sono tre notti che faccio sempre lo stesso incubo, ma stavolta non ci sono né ibridi né morti ci siamo solo io e Katniss. Il dottor Aurelius mi ha consigliato di riportare su tela le visioni e gli incubi che tormentano le mie notti, in modo da poterli studiare e capire se siano reali o quantomeno veritieri.

Fisso il quadro ma più lo osservo e più i miei sentimenti su di esso sono contrastanti, sotto suggerimento del dottore per ogni quadro che creo scrivo un tema dove indico se effettivamente sia reale o falso, e dove annoto i sentimenti che ho provato mentre lo creavo e dopo averlo rivisto a mente lucida una volta ultimato.

Ieri sera subito dopo l’incubo ho creato il quadro e ho iniziato a scrivere il tema parlando dei sentimenti  che provavo mentre lo dipingevo, tuttavia a fine lavoro ero troppo scioccato, agitato e arrabbiato per guardarlo così andai a dormire, feci fatica ad addormentarmi, il sogno era ancora troppo vivido ed eccessivamente veritiero, ma nonostante tutto mi costrinsi a chiudere gli occhi e nella mente mi ripetei che quello che avevo disegnato non era mai accaduto e che dovevo stare calmo, l’indomani avrei chiamato il dottore e gli avrei raccontato il mio “insolito” sogno.
“Insolito” perché mi era già capitato di aver sognato una scena simile a questa dove c’eravamo solo io e Katniss, ma di solito quello che moriva o che rischiava di essere ucciso dalla ragazza di fuoco ero io, ma stavolta stranamente nel mio incubo non ero io quello che moriva e paradossalmente questo nuovo finale del mio incubo mi spaventava ancora di più…

Mi addormentai nella speranza che quel sogno non si realizzasse mai.

Il sole entrando dalla finestra della mia camera mi svegliò, mi passai le mani sul viso e stordito mi voltai a guardare la sveglia.
“oh mio dio è tardissimo” dissi a mezza voce, erano quasi le 10:00, non avrei dovuto dormire così tanto.
Di solito nonostante gli incubi notturni mi alzo sempre verso le 07:00 massimo le 08:00 del mattino e per le 10:00 solitamente sono sempre da Katniss a fare colazione.

La mi routine è semplice ma molto programmata, la mattina mi alzo presto, impasto il pane e lo lascio a lievitare, preparo la colazione per Katniss, Sea e sua nipote, mi lavo, mi vesto, metto tutto ciò che ho preparato in un cestino e vado a casa di Katniss per iniziare la giornata insieme, una volta finita la colazione,  torno a casa e inforno il pane per poi distribuirlo alle famiglie del distretto, una volta finito  mi reco a casa di Haymicht per assicurarmi che mangi qualcosa, dopo di che vado a casa di Delly  pranzo con lei e il suo fratellino e poi insieme scendiamo giù in città per aiutare gli altri volontari a ricostruire il distretto.
 
Accidenti a me, non so che fare, sono ancora in tenuta da casa, decido di andare a fare una doccia e di vestirmi in fretta e furia, mi sa che oggi la consegna del pane tarderà di un paio d’ore.
Solo per un attimo aveva preso inconsiderazione l’idea di non andare da Katniss ma il pensiero di non vederla fino a stasera non mi piaceva, però all’ improvviso pensando a Katniss mi venne in mente il quadro e l’incubo di stanotte.
forse non dovrei andare, soprattutto dopo il sogno di stanotte, e se andassi da lei e le facessi del male come nell’incubo di stanotte.
Rimasi paralizzato nell’ingresso senza sapere che fare.

Alla fine decisi di chiamare il dottor Aurelius, mi sarei fatto consigliare da lui.
Presi il telefono e chiamai il dottore, dopo tre squilli mi rispose:

“Pronto?”

“Buongiorno dottor Aurelius sono Peeta, la disturbo?”

“buongiorno ragazzo mio, lo sai che tu non disturbi mai, dimmi pure” mi disse con affetto il dottore, dopo mesi e mesi passati con me, si era affezionato così tanto che a fine della guerra si rese disponibile per una mia eventuale adozione, infatti essendo ancora minorenne ed essendo rimasto orfano avevo bisogno di un tutore legale.

Alla fine al dottore gli fu dato un affido temporaneo, una volta tornato al 12 fui affidato ad Haymitch, sulla carta ovviamente, perché nella realtà ero io che mi prendevo cura e badavo a lui e non certo il contrario.

“se ha un po’ di tempo, vorrei raccontarle il mio incubo di stanotte”

“certo Peeta dimmi pure” mi disse con gentilezza

“be ecco non è un incubo nuovo, anzi ne ho già fatti altri molto simili a questo, solo che gli altri incubi fatti in precedenza finivano sempre allo stesso modo, invece l’incubo di ieri sera nonostante sia simile agli altri ha un finale diverso ma altrettanto terrificante” dissi non aggiungendo nient’altro

“quindi quello che ti preoccupa e che ti ha sorpreso è il finale del sogno?” mi chiesi il dottore con tono riflessivo

“Si esatto” dissi sollevato che mi avesse capito

“ti va di raccontarmelo dettagliatamente?” mi propose il dottore col suo tono di voce calmo e rassicurante

“ecco il sogno inizia con un urlo, salgo una rampa di scale correndo, mi dirigo verso una porta di una camera, e agitato la apro, dentro la stanza c’era Katniss seduta sul letto, tremante, smarrita, era seduta con la testa appoggiata sulle ginocchia e le braccia strette intorno alle ginocchia, si dondolava disperatamente. Vedendola in quello stato ho fatto qualche passo verso di lei sussurrando il suo nome per attirare la sua attenzione, lei non appena mi vede alterna diverse emozioni, sembra sorpresa di vedermi lì ma allo stesso momento sembra sollevata, tuttavia il dolore e la sofferenza non lasciano il suo viso, ero rimasto lì a guardarla, stavo per chiederle se potevo aiutarla in qualche modo, ma non ebbi il tempo perché lei con un tono quasi supplichevole in un sussurro mi chiese  di restare lì con lei, io senza neanche rispondere mi diressi verso il letto mi sdrai accanto a lei e la feci sdraiare sul mio torace, la circondai con le mia braccia e le dissi PER SEMPRE.” feci una pausa, quel per sempre era difficile da pronunciare nella realtà eppure in sogno non avevo mai nessun problema a pronunciarlo.

Il dottore non dava nessun segno di vita, ma sapevo che mi stava dando solo il tempo di riflettere, cosi mi spinsi a ultimare il racconto, avevo un estremo bisogno del suo responso ma ero perfettamente consapevole che quest’ultimo non mi avrebbe detto niente finché non avessi finito il racconto.
Feci un respiro e con coraggio raccontai la parte più terrificante del sogno “di solito negli altri sogni quello che abbassa la guardia addormentandosi per primo sono io, invece nell’incubo di stanotte quella che si addormenta per prima è Katniss, di conseguenza stavolta ad uccidermi nel sonno non è Katniss m...ma sono iiio che strozzo Katniss mentre dorme tranquilla e serena” mi fermai scioccato dirlo ad alta voce era più terrificante di sognarlo o dipingerlo.

“capisce dottore, io ho ucciso Katniss mentre dormiva, lei si era fidata di me, mi aveva chiesto di restare, aveva desiderato la mia compagnia, si era abbandonata tra le mie braccia, dormiva serena, ma io mi sono approfittato di questa sua debolezza e l’ho strozzata senza pietà, non le ho dato nemmeno la possibilità di difendersi perché l’ho colpita mentre dormiva, sono un mostro dottore” mi lamentai disperato

“i..iiio, io credevo di non desiderare più la sua morte invece l‘ho uccisa, io ho ucciso Katniss Everdeen” mormorai con orrore

“cosa provi adesso che l’hai uccisa” mi chiese il dottore tenendomi il filo, lo faceva sempre quando confondevo la realtà con gli incubi.

“ioo io io ho ucciso Katniss” ero troppo scioccato per dire altro

“provi sollievo?” mi chiese il dottore cambiando strategia visto che non stavo collaborando come lui voleva

“n...no” mi stupisco io stesso della risposta

“ti senti in colpa per averlo fatto?”

“si…io non volevo farlo” risposi balbettando

“perché non volevi farlo?” mi chiese con delicatezza

“i…io…volevo che continuasse a dormire”

“ti piaceva vederla dormire?”

“s...sì lei era cosi serena e tranquilla” gli risposi con trasporto

“ti piaceva vederla così?”

“sì…mi rilassava osservarla”

“non avresti voluto che lei si svegliasse e che magari ti sorridesse” mi chiese innocentemente il dottore

“s…sì avrei voluto, ma non volevo che si svegliasse subito, lei non è mai così nella realtà”

“ti dispiace che Katniss nella realtà non sia mai rilassata e tranquilla come nel sogno di stanotte?”

“si” risposi meccanicamente

“perché ti dispiace?” mi chiese il dottore con nonchalance

“perché io vorrei che lei fosse sempre così” risposi sospirando rassegnato

“quindi vorresti che Katniss fosse sempre serena e tranquilla nella sua quotidianità?”

“si, esatto” dissi

“bene prova ad immaginartela adesso” gli diedi ascolto e per un attimo mi immaginai una Katniss tranquilla, serena e sorridente mentre fa colazione, mentre legge un libro, mentre dorme, mentre canta, mentre cammina in giardino per dirigersi verso la città.

“te la sei immaginata?” mi chiese il dottore dolcemente

“si”

“nella tua immaginazione Katniss era sola?”

Ero stupito, sorpreso senza parole…

“no” dissi con un tono basso e sconvolto, era un no quasi sussurrato

“e chi c’era con lei” mi chiese il dottore col tono di chi la sapeva lunga

“c’ero io” dissi sempre più sconvolto dalla mia stessa immaginazione, non ci avevo fatto caso fino a quando il dottore non me l’aveva chiesto.

La Katniss che mi ero immaginata non era sola, i sorrisi che rivolgeva erano indirizzati a me, era con me che passeggiava in giardino verso la città, la canzone la stava cantando a me, mentre faceva colazione sorridente era in mia compagnia, mentre dormiva ero io che la stringevo e le accarezzavo i capelli sciolti.

“c...cco…cosa vuol dire?” chiesi disorientato

vuol dire che la situazione si è invertita”

“in che senso?” risposi sempre più confuso

“be hai immaginato Katniss mentre vive una vita serena e tranquilla accanto a te”

“ma è stato lei a chiedermelo”

“No io ti ho chiesto solo di immaginarti Katniss che viveva serena e tranquilla, sei tu che incosciamente hai associato la sua tranquillità e serenità alla tua compagnia”

“m…ma io non so perché l’ho fatto” dissi giustificandomi

“io invece penso che tu lo sappia eccome” mi rispose il dottore con tono solenne

“ma dottore io stanotte ho sognato di ucciderla” gli ricordai agitato “e poi cosa intendeva dire prima con l’affermazione: la situazione si è invertita” gli chiesi sempre più confuso

“be nei vecchi sogni eri tu ad addormentarti e lei a ucciderti, perché il depistaggio ti ha fatto credere che tu eri la preda innocente e lei la cacciatrice, in questo sogno invece quella che si addormenta è Katniss, stavolta era lei la preda innocente e tu eri il cacciatore senza alcun scrupolo.”

“lo dice come se la cosa dovesse tranquillizzarmi o fami stare meglio, io invece sono terrorizzato, se prima sognavo di essere ucciso da Katniss per colpa del depistaggio adesso che l’ho effettivamente uccisa, anche se solo in sogno, non è indice del fatto che io sia definitivamente diventato un ibrido assassinio che vuole e desidera solo la sua morte?” chiesi disperatamente

“non è esatto, guardi la cosa dalla prospettiva sbagliata” mi rispose il dottore con fare riflessivo.

“il tuo depistaggio è tutto basato sulla paura, tu prima avevi paura che Katniss ti uccidesse in migliaia di modi diversi sia da sveglio che da addormentato” fece pausa per farmi ragionare “stanotte invece la tua paura più grande è stata quella di farle del male”

Spalancai la bocca involontariamente

“l’hai sognata con te, mentre ti chiedeva di restare e ti dava fiducia, tu per un momento l’hai vista serena e tranquilla fra le tue braccia, ma poi è subentrata la paura, la paura che sia tu stesso a eliminare la serenità e la tranquillità di Katniss, togliendole persino la vita.”

“iii…io non voglio ucciderla...io…v...voglio che lei viva.”

“vuoi solo questo?” mi domandò con tono paziente

“io non voglio che lei muoia, io voglio che sia felice…iiin...insieme a…m…mm…me” arrivai con fatica alla conclusione

Il dottore mi lascio un’infinità di tempo per accettare la cosa fino a quando mi fece la fatidica domanda, quella che mi faceva alla fine delle nostre chiamate

“quindi Peeta al momento qual è la tua paura?” pensaci bene prima di rispondere, non usare solo la testa o l’istinto

Una parte di me quella più impulsiva e spontanea voleva rispondere: “ho paura di uccidere Katniss” ma l'altra quella più riflessiva e sincera voleva rispondere: “ho paura che Katniss muoia” rimasi a pensare ad una vita in cui Katniss muore senza io che sia il colpevole e fu così che pensieroso quasi inconsciamente risposi in maniera sincera con un:

“ho paura che Katniss muoia” sospirai

“e se morisse cosa succederebbe?”

“io non la vedrei più” dissi con profonda tristezza e con grande dolore al solo pensiero di non averla più vicino a me

“e quale era la tua più grande paura prima del depistaggio, oltre a quella di perdere te stesso e di diventare qualcun’ altro?!”

“avevo paura di perdere Katniss e di non vederla mai più” risposi in automatico

“quindi di cosa hai paura adesso?!” mi chiese di nuovo

“ho paura che le succeda qualcosa, ho paura che sia io stesso ad allontanarla da me, ho paura che muoia perché se succedesse io non potrei più rivederla e soprattutto ho il terrore che sia io quello che possa ucciderla, portandola via da me per sempre e distruggendomi la vita da solo” le parole uscirono dalle mie labbra con la stessa velocità e forza che ha un fiume in piena.
“vedo che ci sei arrivato ragazzo, sono fiero di te” mi disse con tono orgoglioso il dottore

“e adesso?” gli chiesi disorientato

“be adesso potresti salutarmi, staccare la telefonata e andare a fare ciò che di solito fai a quest’ora… se vuoi saperlo sono le 11:30” mi disse affettuosamente

“Katniss…ho saltato la colazione con lei” dissi ricordandomi la tarda ora in cui mi ero svegliato

“ti dovrai fare perdonare allora” mi disse il dottore divertito dalla situazione

“si” gli risposi pensieroso, “la saluto dottore, grazie mille per avermi ascoltato”

“è stato un piacere ragazzo, alla prossima!!” mi disse il dottore.

Stavo per staccare definitivamente la chiamata quando il dottore aggiunse:

“Peeta, vorrei darti un consiglio” ascoltai sorpreso “cerca di essere più spontaneo, non stare sempre lì a pensare a cosa potrebbe succedere se perdessi il controllo, l’impulsività non è sempre un comportamento negativo, sii più rilassato nelle tue azioni, detto questo ti lascio alla tua impegnativa giornata, a presto ragazzo” disse staccando la chiamata.

I consigli del dottore erano sempre difficili e complessi  da capire ma si erano sempre rivelati molto utili ed estremamente saggi.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Passeggiata in città ***


CAPITOLO 4

 
POV KATNISS
 
Varcati i cancelli del villaggio pensai subito di aver commesso un errore ad uscire…
…ero ancora in tempo, avrei potuto dire a Peeta che non stavo molto bene, mi sarei potuta scusare con lui e chiedergli se potevamo rimandare…
…decisi di fare un bel respiro e di dirgli tutto ma fui anticipata dalle sue parole:

“rilassati Katniss, non succederà niente!!” mi rispose neanche avesse letto i miei pensieri “è solo una passeggiata” aggiunse “anch’io ero agitato la prima volta che sono uscito dal villaggio dei vincitori”

“Davvero?” risposi curiosa

“be, l’ultima volta che avevo fatto una passeggiata, il 12 era ancora tutto integro, non mi sentivo di vederlo allo stato attuale, anche perché avevo paura di avere una ricaduta” mi confessò imbarazzato

“però alla fine sei uscito lo stesso” gli feci notare

“mi ci sono voluti 5 giorni” mi rispose rivolgendomi un sorriso

 “appena sono arrivato al 12 mi sono sistemato e sono uscito, ma mi sono limitato a camminare lungo i margini del bosco, ti ho preso le primule e sono tornato al villaggio” mi spiegò guardandomi con la coda dell’occhio

“il secondo giorno mi svegliai presto e preparai il pane, avrei voluto portarlo giù in città per distribuirlo alle famiglie del distretto, ma ero troppo agitato per farlo, cosi telefonai a Tom e gli chiesi se poteva venire a prenderlo a casa mia”

“il terzo giorno feci l’incontro a Tom al vecchio Giacimento”

“il quarto giorno porsi il pane a Tom al prato”

“il quinto giorno portai il pane giù in piazza e lo distribuì io stesso”

“sei stato coraggioso” gli dissi ammirata

…doveva essere fiero di quello che era riuscito a fare, in soli 5 giorni aveva trovato il coraggio di uscire, io era la prima volta dopo la guerra che mettevo veramente il naso fuori casa, escludendo i boschi ovviamente.

“non sono d’accordo” mi disse, fermandosi, “vedi quelle tre strade davanti a noi??” mi chiese, annui disorientata

“be se fossi davvero coraggioso prenderei la strada dritta, invece ogni giorno per andare in città prendo quella di sinistra o al massimo quella a destra, ma non prendo mai quella al centro” disse sovrappensiero e svoltando a sinistra.

Io restai ferma per un attimo, cercando di capire che cosa stesse cercando di dirmi, alla fine capì…la strada diritta passava davanti alle macerie del suo panificio, mentre quella di destra andava al prato e quella di sinistra costeggiava il vecchio Giacimento, per poi arrivare nella piazza principale della città.

 Sospirai riprendendo a camminare, non aveva ancora trovato la forza di andare a vedere la sua vecchia casa e le macerie della sua panetteria…lì dentro c’era morta la sua famiglia…

“non te ne devi fare una colpa, col tempo troverai la forza di prendere la strada dritta” risposi sicura delle mie parole

 “tu almeno sei tornato”...aggiunsi quasi impercettibilmente, infatti non ero neanche sicura che mi avesse sentita, tuttavia lui non mi chiese niente però sentì di avere il suo sguardo addosso, continuai a camminare guardando dritto di fronte a me.

Già, lui era tornato…e stava cercando di affrontare le sue paure e i fantasmi del passato, mia madre invece non lo aveva fatto, anzi aveva abbandonato l’unica figlia che gli era rimasta pur di non affrontare i mostri del passato.

“stai bene?” mi chiese inaspettatamente

“si...non preoccuparti” gli risposi con la voce inclinata, il pensiero di mia madre mi faceva mancare il respiro, e a quanto pare nonostante io stessi facendo di tutto per nasconderlo, Peeta l’aveva capito lo stesso.

“dove stiamo andando di preciso?” aggiunsi con fatica, per interrompere il silenzio di tensione che si era creato

“da Tom e da Delly, tutti i giorni dopo pranzo ci incontriamo sempre al magazzino” mi spiegò rattristito.

Mi guardai intorno, la stradina del Giacimento traspirava desolazione da tutti i pori, c’era cenere da per tutto, ogni tanto spuntava un cespuglio o un manto d’erba qui o là, cercai di non pensare alle case che c’erano prima lungo i margini di quella strada.

Presi un lungo e profondo respiro, la strada stava per finire, tra poco avrei incontrato la gente del distretto…iniziai a respirare più velocemente, stavo per entrare in iperventilazione, ed era inutile nasconderlo, se ne sarebbe accorto persino Ranuncolo.

Stavo per entrare nel panico quando mi senti sfiorare la mano sinistra, istintivamente abbassai lo sguardo per guardarla…Peeta mi stava offrendo la sua mano, gliela presi con emergenza e gliela strinsi convulsivamente…ne avevo un estremo bisogno…

…rimasi a guardare le nostre mani intrecciate e nel frattempo cercai di regolarizzare il mio respiro, non mi ero nemmeno accorta che nel frattempo ci eravamo fermati, presi un bel respiro e alzai lo sguardo verso Peeta, anche lui stava guardando le nostre mani intrecciate, chissà che cosa stava pensando, avrei tanto voluto saperlo….

…Era il nostro primo vero contatto da quando era tornato…

 Presi un altro respiro e gli sussurrai un grazie, lui alzò lo sguardo e lo incatenò al mio, non mi disse niente ma mi regalo un timido sorriso, che per me valeva più di mille parole.

“Te la senti di continuare?” mi chiese gentilmente

Mi guardai attorno, la stradina del giacimento era finita, pochissimi metri e ci saremmo trovati in una delle vie che portavano alla piazza centrale, sospirai, che cosa volevo fare?!...

Se avessi scelto di tornare a casa avrei dovuto fare da sola la strada a ritroso, per andare dove poi?!...

 ...sarei tornata a casa e mi sarei seduta davanti al camino a fissare le fiamme…sola…se continuavo invece avrei avuto Peeta accanto a me.

Lo guardai, stava aspettando paziente, in viso sfoggiava un’espressione preoccupata però sembrava anche leggermente rassegnato, cercai di capirne il motivo, ma alla fine lasciai stare, non potevo tenerlo in sospeso per sempre, aspettava una mia risposta, cosi presi coraggio e risposi:

“se mi prometti che non mi lasci sola, si” distinto accompagnai la mia richiesta stringendo un po’ di più la stretta delle nostre mani, ma essendo una grande codarda feci di tutto pur di non incontrare il suo sguardo, ma non riuscì a trattene la curiosità così con la coda dell’occhio cercai di leggere la sua espressione…

…Era sorpreso, la rassegnazione e la preoccupazione di prima erano totalmente scomparse, anzi sul suo viso era spuntato un bel sorriso, non era quello genuino e spontaneo del mio ragazzo del pane ma ci si avvicinava molto.

“be, allora andiamo!!” mi disse Peeta con tono allegro strattonandomi in modo giocoso verso la direzione da prendere.

Percorremmo gli ultimi metri ed eccoci qui, sembrava di aver passato una linea immaginaria…

… la strada che avevamo appena intrapreso era molto larga, il pavimento era fatto con delle pietre levigate e piatte, disposti in maniera ordinata ed elegante, ai margini della strada dei piccoli arbusti erano stati piantati a pochi centimetri di distanza tra loro, mi avvicinai ad una delle piantine per vedere se la conoscessi

“è lavanda?” chiesi incuriosa

“esatto, è selvatica, fiorirà in agosto” mi rispose divertito Peeta

“sarà uno spettacolo” dissi immaginandomi la strada con ai margini due strisce viola, inoltre la lavanda emana un profumo incredibile, mio padre raramente riusciva a trovarla, è più facile trovarla in zone montuose

“ma dove l’avete trovata?” domandai sempre più curiosa

“ce la siamo fatta spedire dal distretto 13, hanno una miriade di piante in superficie” mi spiegò

Era vero, quando usci dai sotterranei del distretto 13 per andare a cacciare con Gale, il paesaggio che trovammo in superficie era stupendo, non c’era nessun segno dell’uomo, in quel posto comandava la natura, persino gli animali non temevano l’uomo, non erano abituati ad esso, quello era il loro habitat, e la natura lì aveva libera espressione.

“Tutte le strade sono state ricostruite così?” chiesi

“purtroppo no…la Paylor fa fatica a rifornire tutti i distretti, le richieste sono molte, ma vengono accettate solo quelle indispensabili, la precedenza viene data ai distretti più disagiati, le cose più importanti arrivano ma al momento la Paylor principalmente ci manda solo i materiali per costruire le case, le nuove botteghe e l’industria farmaceutica”

“ma la gente cosa mangia?” chiesi agitata

“ogni tre giorni arriva un vagone con i rifornimenti alimentari, e da lì che prendo la farina per fare il pane per le famiglie del distretto”
lo guardai ammirata, ma ero preoccupata, 74 edizioni di hunger games e una guerra e ancora il distretto 12 doveva arrancare per sopravvivere

“non ti devi preoccupare” mi disse leggendomi dentro, come solo lui sapeva fare, “ce la stiamo cavando bene, il cibo basta per tutti, inoltre abbiamo formato una squadra di costruzione e ragionando tutti insieme abbiamo avuto un’idea su come rimediarci i materiali, che servono per ricostruire il 12, senza pesare troppo su Capitol, infatti nei fogli di richiesta scriviamo materiali facilmente reperibili con il minimo costo e a volte suggeriamo dove trovarli” mi spiegò

“per esempio le pietre usate per questa strada sono state prese dal fiume del distretto 13” aggiunse indicandomi il pavimento sotto ai nostri piedi

“come sapete dove trovare il materiale?” chiesi incuriosita

“be, si sono trasferiti qui anche alcuni ragazzi provenienti da altri distretti, si sono offerti volontari per la squadra di ricostruzione, e quando possono danno dei suggerimenti” mi rispose

“be sarebbe bello abbellire tutte le strade cosi” dissi riprendendo a camminare

“sono contento che ti piaccia!!” mi rispose con tono allegro

Percorrendo la strada passammo davanti alle nuove case. Peeta mi spiego che erano delle villette a schiera, ville tutte attaccate fra di loro ma ognuna di esse era dotata di due piani e aveva un proprio tetto abbellito con delle tegole rosse, ogni villetta aveva un balcone al primo piano, una veranda e un giardinetto e i viali delle singole case si immettevano nella strada delle lavande.

Ero così incantata a guardare la trasformazione del 12 che non mi ero resa conto che eravamo quasi arrivati nella piazza dove c’era il vecchio palazzo di giustizia.

 Quando me ne resi conto mi ritornò in mente il sogno di stanotte…
…la piazza allestita per gli hunger games, il palco davanti al palazzo di giustizia, il tavolo con la boccia con i nomi dei tributi, Peeta svenuto, e gli occhi spaventati e terrorizzati di Prim…

“Katniss…Katniss…”

All’improvviso nella mia testa vidi solo esplosioni e cenere…due corpi con capelli biondi e occhi chiari prendevano fuoco senza che io potessi fare niente…

“Prim…” sussurrai in trans

“Katniss…” mi sentii tirare

Avrei voluto vedere chi fosse, avrei voluto risponde a quelle voce familiare che mi chiamava con tono apprensivo e preoccupato, ma non ci riuscivo, il vuoto mi aveva catturata, non riuscivo a muovermi, respiravo a fatica e velocemente, intorno a me era tutto buio, ero circondata dal nulla, ma nella mia testa c’erano due nomi che non mi sarei mai potuta dimenticare… Prim... e
“Peeta”…sussurrai prima di cedere al vuoto
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** cadere e rialzarsi insieme ***


CAPITOLO 5

POV KATNISS

Non avrei dovuto portarla, lei non è pronta per tutto questo!!” conoscevo questa voce, avrei potuto riconoscerla anche in mezzo a migliaia di voci.

“smettila Peeta, non è successo nulla, ha solo avuto un crollo emotivo, hai sentito cos’ha detto il dottore Aurelius al telefono?!...è un bene che sia uscita, non può restare per sempre chiusa in quella casa!!”

“il dottore ha detto che ha provato troppe emozioni e che il suo cervello non ha retto, e questo non fa che confermare il fatto che non avrei dovuto portala con me in città!!”

“è invece hai fatto bene!!…ti stai concentrando solo sul fatto che sia svenuta e invece dovresti essere contento del fatto che per un momento lei è stata bene…mi hai detto che i lavori fatti al distretto le sono piaciuti e che ti è parsa serena e di buon umore mentre camminavate lungo la strada delle lavande!!”

“si, sembrava spensierata, si guardava intorno incantata o almeno lo ha fatto fino a quando non siano arrivati vicino alla piazza…non so cosa le sia successo…so solo che all’improvviso ha cambiato umore e si è irrigidita, ho cercato di chiamarla, ma nonostante fossi a pochi centimetri di distanza da lei, la sentivo distante anni luce…poi ad un certo punto ha sussurrato il nome di sua sorella, ha iniziato a respirare in modo irregolare, ha pronunciato il mio nome ed è svenuta!!”

“per fortuna sei riuscito a prenderla al volo, si sarebbe potuta fare male se avesse sbattuto la testa sulle pietre” disse apprensiva Delly

“perché non si sta svegliando?!” lo sentì chiedere preoccupato

“stai tranquillo, si sveglierà quando il suo corpo sentirà di poter affrontare la realtà!!”

“parli come Aurelius!!” la rimproverò Peeta

“be anch’io sono stata la sua figliuola, ed ero anche la sua preferita!!”

“ma va là, lo sai benissimo che il suo preferito ero e sono tutt’ora io!!”

“certo come no, sei un povero illuso, fratellino!!”

“fratellino…?!” dissi confusa con voce rauca

Apri gli occhi lentamente, e cercai con fatica di abituarmi alla luce pomeridiana, sentii dei passi venire velocemente verso la mia direzione

“Katniss ti sei svegliata!!, come stai?”  l’entusiasmo di Delly mi colpì in pieno, mi aveva raggiunta dalla stanza accanto e si era seduta sulla brandina su cui ero sdraiata.

“un po’ frastornata ma…. bene” le dissi sincera guardandomi intorno disorientata

“Siamo al magazzino” mi rispose Delly allegra “Peeta ti ha portata qui perché era il posto più vicino dove poterti fare sdraiare, un dottore ti ha già visitato, ci ha detto di lasciarti dormire finché ne avevi bisogno” in un batter d’occhio Delly aveva risposto a tutte le domande che il mio cervello voleva sapere.

mi dispiace avervi rovinato la giornata!!” le dissi dispiaciuta con tono colpevole.

“smettila di dire stupidaggini, e poi sono ancora le cinque sei ancora in tempo per aiutarci!!” rispose allegra regalandomi uno dei suoi sorrisi
Cercai di ricambiare il suo sorriso, più per educazione che per altro, tuttavia fra i miei pensieri emergeva solo una domanda…perché Peeta non è entrato?!...era nella stanza accanto con Delly, li avevo sentiti parlare ma non appena mi sono svegliata l’unica che è venuta a vedere come stessi è stata Delly.

 Istintivamente guardai l’uscio della porta, nella speranza di vederlo spuntare, ma di Peeta nessuna traccia, sospirai sconsolata, e rivolsi lo sguardo verso Delly, la sorpresi a fissarmi.

“sai Katniss, a volte Peeta si fa prendere dalla paura e dall’agitazione, il depistaggio lo ha confuso parecchio, ma ha solo bisogno di un po’ di tempo per schiarirsi le idee!!...adesso vado dagli altri ragazzi, cosi vi lascio un po’ da soli!!” mi sussurrò facendomi l’occhialino.

La guardai sorpresa, avevo sottovalutato Delly, era una ragazza molto sveglia, l’accompagnai con lo sguardo fino all’uscio della porta e rimasi in attesa finché timidamente non apparse dall’uscio della porta una chioma bionda e ribelle accompagnata da due profondi occhi azzurri.

Non appena vidi Peeta mi sentì sollevata, per un attimo avevo temuto che non venisse.

“stai meglio?” mi chiese timidamente con tono preoccupato

“si” gli risposi cauta “mi dispiace per questa situazione!!”

“non è stata colpa tua, può capitare di sentirsi male, non ti devi scusare per questo!!” mi rispose accigliato entrando nella stanza.

“grazie per avermi portata qui” lo ringraziai guardandolo dritto negli occhi, erano limpidi e azzurri, nessun segno degli occhi neri che sormontavano il suo viso durante i suoi episodi.

“Katniss, posso farti una domanda...però mi devi promettere che mi risponderai!”

Non mi piaceva l’idea che in qualche modo mi stesse incastrando, ma per una volta misi da parte il mio caratteraccio impulsivo e invece di stare sulla difensiva decisi di accontentarlo. In fondo Delly aveva ragione. Peeta aveva bisogno di schiarirsi le idee, e dopo tutto quello che lui aveva passato per colpa mia, era mio dovere aiutarlo.

“d’accordo” dissi accondiscendente, l’espressione sorpresa di Peeta mi fece capire che per una volta avevo preso una giusta decisione

“cosa stavi pensando prima di svenire?” mi chiese guardandomi intensamente negli occhi.

Restai paralizzata, immaginavo che sarebbe stato difficile rispondere alla sua domanda, ma non pensavo che mi avesse chiesto questo…non potevo rispondere…non potevo dirglielo…anzi non volevo dirglielo…

“i...io…” dissi scombussolata

“Katniss, mi hai fatto una promessa!!” mi rimproverò con tono severo continuando a fissarmi negli occhi, come se li dentro potesse leggervi tutte le risposte alle domande che lo affliggevano.

Mi ha incastrata…non voglio raccontargli il sogno…ma se non rispondo alla sua domanda lui perderà definitivamente la fiducia in me…sempre se gliene sia rimasta…dopo tutto quello che gli ho combinato e dopo il depistaggio è già un miracolo se mi rivolge la parola…cosi sospirai e risposi…

“mi era tornato in mente l’incubo di stanotte!!” risposi abbassando lo sguardo.

“ti andrebbe di palarmene?” mi chiese dolcemente alzandomi il mento con due dita per poter tornare a guardarmi negli occhi

“non la prendere male, ma…non credo sia una buona idea!!” risposi sincera cercando di sostenere il suo sguardo

Peeta aveva fatto molti miglioramenti ma non avevo idea di come potesse prendere l’idea che nel mio sogno lui fosse diventato una torce umana

“potremmo provare con il vero o falso!?” mi propose speranzoso

Annuì…anche se in me cresceva sempre più la paura di poterlo vedere scivolare in un uno dei suoi episodi.

“il tuo sogno avveniva nella piazza del palazzo di giustizia…vero o falso?” mi chiese cauto

“vero” risposi sorpresa che lo avesse intuito

“e nel sogno c’ero anch’io…vero o falso?” mi chiese continuando a guardarmi

“vero” risposi sempre più tesa

“e c’erano anche altre persone…vero o falso?”

“vero” risposi

“chi altro c’era?” mi chiese

“questo non è un vero o falso!” risposi di getto

 “hai ragione!!” mi disse rivolgendomi un sorriso spontaneo

Mi ero dimenticata quanto bello fosse il suo sorriso

“però, potresti darmi un aiutino!!” mi disse scherzosamente

“pensa al giorno della mietitura” gli dissi con tono triste

“quella dei settantaquattresimi hunger games…vero o falso?”

“vero e falso…” risposi, lui ovviamente si accigliò.

“sembrava la settantaquattresima mietitura ma per certi aspetti assomigliava alla settantacinquesima” cercai di trovare le giuste parole…

…“ovvero io e te avevamo già affrontato la prima arena ed eravamo tornati al 12, però nel sogno affrontavamo un’altra volta la mietitura.”

“e in questa mietitura veniva estratta Prim?” mi chiese pronunciando il nome di mia sorella con tono cauto, dolce ma al tempo stesso solenne

“s...si” dissi con un nodo in gola, da quando ero tornata al 12 era la prima volta che sentivo nominare il nome di mia sorella, mi chiesi per la prima volta, se fosse giusto non nominarla mai…in fondo sentire parlare di lei era un modo per sentirla ancora vicina a me…oppure no!?...

“e tu ti offrivi volontaria…vero o falso”? continuo cauto Peeta

“vero…ma non ho potuto prendere il suo posto, perché non accettavano volontari, inoltre nel sogno io ero bloccata, potevo solo parlare,
quindi non ho potuto evitare che lei salisse sul palco.


“e il tributo maschio ero io…vero o falso?” mi chiese pensieroso

“falso, il tributo maschio estratto non eri tu” dissi nervosa

Peeta mi guardo intensamente, voleva che continuassi a parlare di mia spontanea volontà, ma avevo paura della sua reazione, mi feci coraggio, presi un profondo respiro e dissi:

“tutti i ragazzi estraibili erano in piazza per sottoporsi alla mietitura, c’erano tutti, tranne te!!” mi fermai per vedere la sua espressione, era concentrato ad ascoltare le mie parole, sembrava tranquillo, cosi prosegui dicendo:

“non trovandoti vicino ai ragazzi della tua età, cominciai a guardarmi intorno, chiamando il tuo nome, ma tu non c’eri e non rispondevi ai miei richiami, stavo continuando a cercarti, fino a quando Haymitch è apparso sul palco e mi ha urlato contro dicendomi che per te non c’era più niente da fare, perché prima che iniziasse la mietitura un gruppo di pacificatori, per ordine di Snow, ti avevano rapito per portarti a Capitol…” Peeta  si era irrigidito, aveva la schiena inarcata e teneva i pugni stretti, con timore gli fissai le pupille aspettandomi di trovarle nere e dilatate, ma inaspettatamente le trovai del loro colore naturale, ma era palese che non era più tranquillo, come cinque minuti fa…

“se vuoi smetto!!” gli chiesi timorosa, sperando in un suo SI!!

“continua” mi disse con voce malferma

“mentre parlavo con Haymitch, il portone del palazzo di giustizia si è aperto ed è apparso Snow con asseguito dei pacificatori che trascinavano…”mi fermai titubante e turbata per il ricordo “Peeta, davvero, potrei finire di raccontartelo un altro giorno…” cercai di convincerlo con tono quasi supplichevole, guardandolo mentre stringeva in modo convulsivo i bordi della sedia su cui era seduto

“i pacificatori trascinavano me…vero o falso?” mi chiese con tono grave e cupo, ignorando la mia proposta

“…si…” risposi rassegnata “eri incosciente…ma vivo!!” mi sbrigai ad aggiungere…tuttavia prima di proseguire con il racconto, aspettai che si calmasse…anche perché il peggio del sogno doveva ancora venire…

Quando smise di stringere convulsamente i bordi della sedia mi decisi a proseguire…

“ti sdraiarono sotto le colonne delle ampolle, contenenti i nomi dei tributi, e iniziarono con le estrazioni, per prima fu estratta Prim, che salì sul palco mettendosi alla tua sinistra e poi fu estratto il tributo maschio” dissi sperando di poter terminare qui il racconto

…speranza vana…

“chi era il tributo maschio?” mi chiese Peeta, che non aveva ancora smesso di tenere i pugni serrati e la schiena inarcata

Lo guardai, era testardo, non mi avrebbe fatto cambiare discorso se prima non avessi finito di raccontare tutto il sogno, così spazientita, dissi il nome della persona che al momento odiavo di più:

“Gale” dissi arrabbiata

“me lo immaginavo!!” rispose Peeta con voce atona “però non hai pronunciato il suo nome prima di svenire!!” aggiunse confuso e accigliato

“ho pronunciato dei nomi?” chiesi sorpresa e stupita, non ricordavo di averlo fatto, ero convinta di essere svenuta e basta

“si” mi disse annuendo “hai pronunciato il nome di Prim e poi il mio” mi disse osservando la mia reazione

Sospirai, sapevo benissimo il motivo per cui avevo pronunciato quei nomi…

“ho pronunciato quei nomi perché Snow sotto suggerimento di Gale fece volare un hovercraft sopra la piazza, ordinandogli di sganciare due bombe-paracadute sopra te e sopra Prim…tu eri ancora svenuto e Prim era bloccata sul posto da due pacificatori, i p…pa...paracadute vi hanno sfiorati e sono e…esp…esplosi”…dissi terminando la frase con un singulto, senti gli occhi riempirsi di lacrime

Mi tornarono in mente i corpi di Peeta e della mia sorellina in fiamme e poi le loro ceneri che volavano per tutto il distretto…il mio corpo iniziò a tremare scosso dai singulti…il viso mi si riempi di lacrime…decisi di sdraiarmi e di nascondere la faccia sul cuscino.
 Ma non feci in tempo, perché Peeta ,che nel frattempo si era alzato, mi tirò a sé e mi strinse forte…mi attaccai a lui con disperazione, come se fosse la mia unica ancora di salvezza…e forse lo era realmente…

Tremava ancora, e potevo sentire i suoi pugni serrati appoggiati sulla mia schiena, ma non mi importava, avevo bisogno di un suo contatto, avevo bisogno di averlo vicino, volevo sentirlo vivo…volevo sentirmi viva…e io vivevo solo quando Peeta era accanto a me….
Non so precisamente per quanto tempo restammo fermi in quella posizione, so solo che nell’esatto momento in cui ci separammo da quella stretta disperata, sentii subito la mancanza del contatto con il corpo del mio ragazzo del pane…

“ti avevo detto che non sarebbe stata una buona idea raccontarti il mio incubo!!” gli dissi tristemente

“non ti senti meglio adesso?” mi chiese insicuro

Ci pensai, effettivamente dopo aver raccontato il mio incubo sentivo un peso in meno, come se in qualche modo avessi metabolizzato e allontanato dalla mia testa quelle orrende scene

“si” risposi un po’ sollevata

“io i miei incubi li racconto sempre al dottor Aurelius, fa parte della mia terapia, a volte li dipingo, mi aiuta a metabolizzarli ed a estraniarli dalla mia testa” mi spiegò

“perché non provi a raccontarli al dottore anche tu!?...vedrai che starai meglio dopo averlo fatto!!” mi suggerì dolcemente

Annui distrattamente

“tu stai meglio?” gli chiesi delicatamente, lo osservai, non aveva più i pugni serrati, però aveva ancora un leggero tremolio alle mani.

“si” mi rispose abbassando lo sguardo “mi dispiace di essermi agitato!!”

“non fa niente” lo consolai sorridendogli per incoraggiarlo, lui ricambiò il mio sorriso e imbarazzato mi chiese se me la sentissi di raggiungere gli altri

Gli risposi di si, così raggiungemmo Delly e Tom in una delle stanze adiacenti a quella dove eravamo noi due.

Non appena entrammo, Delly e Tom ci guardarono in modo apprensivo.

“ciao Katniss, è bello vederti qui!” mi disse Tom sorridendomi

“ciao Tom” gli risposi cercando di ricambiare il sorriso

“arrivate al momento giusto!!” disse Delly “ci serve una mano, dobbiamo attaccare i piedi alle tavole di legno”

“non dovremmo prima dipingerle?” le chiese Tom confuso

“forse hai ragione!!” gli rispose Delly pensierosa

“per cosa vi servono?” chiesi curiosa, guardando le numerose tavole di legno impilate l’una sull’altra, erano larghe, lunghe e abbastanza spesse, accanto alla pila c’erano dei bastoni di media lunghezze, di forma quadrata

“Delly vuole costruire dei banchi e delle sedie per la scuola” mi spiegò Peeta

“è già stata costruita una scuola?” chiesi sorpresa

“purtroppo no” rispose tristemente Delly “i bambini fanno lezione dentro al magazzino, seduti per terra, hanno solo dei fogli e delle matite per scrivere” aggiunse sconsolata

“Delly e altri volontari la mattina radunano i bambini del distretto in una delle stanze del magazzino, li fanno leggere, scrivere e giocare” mi spiegò Peeta

“abbiamo inviato alla Paylor la richiesta per la scuola, ma al momento sono più importanti le botteghe” aggiunse Tom

“tuttavia ho pensato che dato che la situazione rimarrà invariata a lungo potremmo almeno abbellire il magazzino, con dei banchi, delle sedie, e magari anche qualche gioco in legno” disse Delly con entusiasmo

“mi sembra un’ottima idea” le dissi

“sono contenta di avere il tuo appoggio, perché questi due sfaticati, si lamentano in continuazione, hanno sempre qualcosa da ridire!!” disse indicandomi Peeta e Tom con le dita

“non è vero che ci lamentiamo sempre!!” disse Tom sulla difensiva “ti abbiamo solo detto che abbiamo tante cose da fare e che i banchi e le sedie per la scuola possono aspettare” concluse Tom

“io non la penso così, se ci organizziamo bene, il tempo per fare qualche lavoretto per la scuola lo troviamo!!” lo contraddi Delly

 “ragazzi non litigate, troveremo una soluzione!!” intervenne Peeta

“aiuterò io Delly!!” dissi di getto, tre paia di occhi si girarono a guardarmi sorpresi

“davvero?!” mi chiese al settimo cielo Delly

“si” risposi decisa, in fondo a casa non avevo mai niente da fare, e poi il pensiero di quei bambini seduti per terra mi rattristiva, avrei aiutato Delly a costruire i banchi e le sedie ed allestire il magazzino.

“Fantastico!!...grazie mille Katniss, vedrai che ci divertiremo insieme!!” disse eccitata regalandomi un sorriso a 32 denti
A vederla in quello stato mi uscì un sorriso spontaneo, Delly metteva allegria.

 Mi girai verso Peeta e lo trovai a fissarmi…mi stava studiando… ricambiai il suo sguardo e inaspettatamente lui non abbassò lo sguardo come suo solito, anzi continuò a guardarmi, aveva un’espressione indecifrabile, chissà cosa stava pensando…

“mettiamoci a lavoro!!” disse Tom, attirando l’attenzione mia e di Peeta.

Iniziammo a dipingere le tavole e i futuri piedi dei banchi di legno, utilizzammo una pittura marrone scura, era bella, valorizzava le venature del legno.

“Katniss perché non ci canti qualcosa?” disse Delly interrompendo il piacevole silenzio che si era creato nella stanza.

Alzai lo sguardo dalla tavola di legno che stavo dipingendo e risposi di getto:

“Le canzoni che conosco io sono tutte tristi, non mi va di cantarle!!”

“Be dovresti provare a cantare quelle di Peeta, sono molto belle!!” mi propose Delly

“Quali canzoni?” chiesi curiosa

“Quelle che compone lui!!” mi spiegò Delly

“Non credo sia una buona idea!!” intervenne Peeta, continuando a dipingere la sua tavola

“Io penso che faresti la felicità di Plutarch se facessi cantare le tue canzoni a Katniss” affermò Delly

“Le canzoni le scrivo perché sono in debito con Plutarch e poi non voglio costringere Katniss a fare qualcosa che non vuole!!” le rispose Peeta alzando lo sguardo verso Delly

“Questa è solo una scusa, secondo me ti vergogni a fargliele leggere!!” lo schernì Delly

“Perché mai dovrei vergognarmi?!” rispose Peeta sulla difensiva

“Be non lo so Peeta, dimmelo tu!!” gli chiese Delly sfidandolo con lo sguardo di chi la sa lunga.

“Perché non riprendi il tuo lavoro Delly!?” le propose Peeta con apparente nonchalance

“Lo riprendo, ma solo perché lo voglio io e non perché me l’hai detto tu!!” gli rispose Delly facendogli una linguaccia.

“Perché sei in debito con Plutarch?” chiesi preoccupata a Peeta interrompendo la mia attività.

“Mi ha fatto un favore e io glielo ricambio scrivendo canzoni per il suo programma musicale!!” rispose evasivo riprendendo a dipingere.

Lo guardai preoccupata, che tipo di favore potrebbe aver fatto Plutarch a Peeta… ha risposto in modo evasivo, è palese che non voglia approfondire il discorso, sospirai amareggiata e contrariata…Peeta Mellark aveva molti segreti, o per meglio dire, i segreti ce li aveva con me, visto che Delly sapeva tutto di lui…

…io invece non sapevo nemmeno che componesse canzoni, e soprattutto non avevo idea che avesse dei debiti con Plutarch, decisi che non appena avessi rivisto Haymitch gli avrei chiesto se ne sapesse qualcosa.

…Conoscevo bene Plutarch e non mi piaceva l’idea che Peeta gli dovesse dei favori, chissà per quale motivo poi…
Decisi che per ora mi sarei fatta bastare la sua spiegazione superficiale ed evasiva, tuttavia sulle canzoni non volevo dargliela vinta, così decisi di rompere il silenzio dicendo:

“Mi piacerebbe leggere i testi delle tue canzoni!!” dissi tutto d’un un fiato

“davvero?” mi chiese sorpreso e leggermente agitato

“si” dissi accigliandomi contrariata per la sua reazione

“va bene…allora stasera te ne farò leggere qualcuna!!” mi rispose sottovoce.

Lo guardai e restai sorpresa, Peeta aveva gli occhi abbassati e aveva il volto arrossato, ma non è capivo il motivo…forse aveva caldo, pensai.

Mi rimisi a dipingere
 
 
Capitolo un po' lungo, ma non mi andava di spezzarlo, anche perchè vorrei velocizzare il ritmo della storia. Per ora questi sono capitoli di transizione. Se volete darmi qualche suggerimento o consiglio fate pure. Vorrei introdurre anche dei nuovi personaggi per vivacizzare la storia, se volete suggerirmi l'aspetto o il nome di uno dei nuovi personaggi, sarò felice di utilizzare, e di introdurre le vostre idee e proposte nella storia. Ringrazio  tutti coloro che stanno continuando a seguire la storia. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, a presto!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3733380